Silenzio! - Parrocchia di Tencarola

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Silenzio! - Parrocchia di Tencarola
La Vela
PARROCCHIA “SAN BARTOLOMEO” DI TENCAROLA
Anno XII - Numero
2
maggio 2013
Mensile di informazione,
one, dialogo, proposta ed educazione permanente
L’editoriale di
DON RAFFAELE
Silenzio!
Sommario
Editoriale: Silenzio!
Don Raffaele
1
Missione… compiuta!
A. De Guio
2
Il nuovo Papa
A. Filidoro
3
Centro di ascolto vicariale
Dono di sè
M. Tagliapietra
Il gruppo giovani AC
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Sulle tracce dell’uomo
P. Campogalliani
5
Appuntamenti
La Madonna Pellegrina
6
Nonno Nene
CONSIGLIO PASTORALE
PARROCCHIALE
Parrocchia di S. Bartolomeo Ap. in Tencarola
via Padova, 2 • 35030 Selvazzano Dentro PD
Tel. 049 72 00 08
[email protected]
www.parrocchiatencarola.it
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Una delle cose che più manca al nostro tempo è il silenzio: silenzio
fisico come protezione dall’invadenza del rumore; silenzio mentale
contro il chiacchiericcio insulso da cui siamo avvolti, contro il dilagare di opinionisti, “opinion leader”, commentatori; silenzio come
spazio interiore di profondo ascolto a fronte di una mente che pensa,
elucubra e non si “spegne” mai.
Il silenzio propizia il miracolo dello stupore, allena alla capacità
di osservazione, ridesta in noi energia e intelligenza… avvicina al
mistero di Dio.
C’è un silenzio che è solo povertà, intorpidimento ed assenza; c’è
un silenzio pieno di bellezza, contemplazione ed intensità in cui tutto
l’essere si raccoglie e va oltre la superficie e l’apparenza.
Acutamente il cardinal Ravasi scrive: «Il silenzio per sua natura
è una realtà radicalmente ambigua. Esiste il cosiddetto “silenzio
nero”, che è l’assenza dei suoni, delle voci. Nella Bibbia si legge:
“Quando Dio maledice un popolo, fa cessare il canto dello sposo e
della sposa”. Cassiodoro, nel VI secolo, scrisse nelle Istituzioni una
frase folgorante e straordinaria: “Se voi continuerete a commettere
ingiustizia, Dio vi lascerà senza la musica”. Nel silenzio».
In positivo la Bibbia sa che dal silenzio sgorga pure la potenza della
Parola di Dio. Il profeta Elia va sul monte Sinai, in una grotta, per
ritrovare se stesso in un momento di terribile disperazione. “Ed
ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo
da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma
il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il
Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il
Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza
leggera”, 1Re 19,11-13.
Ancora il card. Ravasi: «La fede è ascoltare, non dire. Dire è di Dio:
che apre e squarcia il silenzio del nulla».
Dio nel silenzio che parla più di mille parole.
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Vita di comunità
M ISSIONE … COMPIUTA !
A. DE GUIO
Don Nicola De Guio, già viceparroco a Tencarola, è
rientrato dall’Ecuador, dove era stato inviato dalla
diocesi come prete “fidei donum”. Questa espressione, coniata da Pio XII nella sua enciclica omonima,
invitava i preti a vivere il loro ministero non solo nei
confini della diocesi ma anche in terra di missione,
come dono di fede.
I preti, religiosi e laici fidei donum sono espressione
della collaborazione missionaria tra due diocesi, con
l’impegno di confrontarsi, di aprirsi a ricevere da chi
vive la stessa nostra fede altrove… noi che, da occidentali, abbiamo la pretesa di voler donare!
Ecco il resoconto del ritorno, di cui abbiamo avuto
bella eco per la presenza nella nostra parrocchia di
don Nicola a tutte le Messe di domenica 21 aprile.
L’11 febbraio 2013, con gioia di mamma Elisa, familiari ed amici, Don Nicola De Guio è rientrato
dall’esperienza missionaria di dieci anni a Luz y
Vida in Ecuador.
Con l’occasione del carnevale, l’abbiamo accolto all’aeroporto di Venezia abbigliati a tema della
fiaba “Biancaneve”: al “padrecito” [nomignolo attribuito in Ecuador al don Nicola] non poteva che
spettare la parte del nano “Eccolo”!!!
L’accoglienza in comunità d’origine ha avuto il culmine nella serata di benvenuto del 1 marzo alla sala
Grillo Parlante di Asiago. L’inizio della festa era previsto per le ore 20.30 circa ed hanno aderito, oltre
le aspettative, numerose persone care, familiari ed
amici provenienti da lontano, tra cui anche Padre
Nelson che ha accompagnato Don Nicola nel viaggio di rientro in Italia.
La serata è cominciata con il saluto ufficiale da parte di Don Roberto, parroco di Asiago, Don Lino di
Mezzaselva e Don Valentino Sguotti. Poi è spettato a Novella presentare un personaggio davvero speciale ed inaspettato: Papa Benedetto XVI
interpretato magistralmente da Domenico, Pejus
maximum, che ha fatto letteralmente piangere il
pubblico dalle risate!
A seguire la lettura, da parte di nipoti e cognate, di
alcune lettere trasmesse da Don Nicola durante la
permanenza in America Latina, così da ricostruire
alcuni passaggi importanti della sua esperienza.
Poi è toccato a don Nicola offrire la testimonianza
sulla propria esperienza, dichiarando le difficoltà
della vita in parrocchia, ma anche la soddisfazione
e la ricchezza morale che da essa sono derivate;
tra queste la profonda amicizia di numerose persone che hanno poi condiviso con lui l’esperienza a
Luz y Vida come Lara Borella, Flavio Brunello e GloLa Vela - anno XII n. 2
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ria Soto, Nicola Pellichero, Letizia Zecchin, Morena
Soldan, Maurizio Fanton, ecc… che hanno partecipato alla serata con foto e testimonianze.
Per rendere l’atmosfera più suggestiva, durante la
festa non potevano mancare le proposte musicali
di brani andini da parte del gruppo “Encuentro”.
Dopo la consegna di una foto molto significativa
realizzata dal fratello Ilario, la serata non poteva
non concludersi con un buffet; patatine, pizzette e
naturalmente le torte di Ilario [il fratello]!!!
Credo che, pur avendo toccato temi caldi ed importanti, questa serata sarà ricordata come una festa
emozionante e gioiosa, oltre che educativa.
Tutti ci siamo sentiti parte di una grande famiglia
nella quale ognuno ha portato affetto a Don Nicola
ed ha ricevuto in cambio calore e molti sorrisi
Vita di comunità
IL NUOVO PAPA
A. FILIDORO
Il successore di Benedetto XVI è il cardinale Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, che ha accettato l’elezione dicendo umilmente: “Sono un grande
peccatore. Confidando nella misericordia e nella
pazienza di Dio, accetto.” In effetti, ha avuto così inizio
l’era pontificia di papa Bergoglio, un prelato argentino
di origini italiane, figlio di emigranti piemontesi, che
ha scelto di chiamarsi, da papa, col nome di Francesco,
nome che nessuno aveva mai scelto prima e che vale
più di un programma perché, appunto, il forte richiamo
al Santo di Assisi possa significare rinnovamento della
nostra Chiesa cattolica attraverso l’adesione totale al
Vangelo. Ebbene, proprio per questo motivo l’elezione
di papa Bergoglio è una forte novità, perché egli è innanzitutto un evangelizzatore, cioè testimonia il Cristo
del Vangelo annunziandolo concretamente, facendo il
prete del popolo di Dio. Figura di spicco del cattolicesimo latino-americano per intelligenza, cultura, spiritualità, papa Francesco è nel contempo un uomo semplice,
mite, vicino alla gente. Peraltro, questo particolare aspetto della sua personalità di rigoroso prelato gesuita,
rappresentante di una Chiesa che vuole rigenerarsi, si
è rivelato l’elemento determinante per la sua elezione
alla cattedra di Pietro. Infatti,in un discorso alle Congregazioni ha fatto emergere l’urgenza della nostra
Chiesa di fare pulizia al suo interno, mettendo da parte
“ogni vanità di potere”, perché suo compito è “camminare con la gente e prendere il passo del povero, in
quanto non è pensabile “avere un pastore a monte e
un gregge a valle”. Ebbene, questo discorso, accolto
con plebiscitario consenso ha determinato la sua elezione. Così, con l’elezione di papa Francesco la prima
considerazione che ci viene da fare è che dopo due
papi europei per cultura e per anagrafe, il polacco Wojtyla e il tedesco Ratzinger, arriva alla cattedra di Pietro
un prelato del sud del mondo, l’Arcivescovo argentino
Bergoglio, evento di particolare significato ecumenico,
perché dice limpidamente che la Chiesa cattolica è universale sempre, indipendentemente dalla nazionalità
del suo pontefice. Nelle scritture cristiane infatti, pulsa un messaggio di universalità che addita al mondo un
visione che supera la ristretta cerchia della nostra quotidianità, del nostro paese, perché vuole giungere fino
ai con fini del mondo intero. Gesù ha detto agli apostoli
“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, cioè il
nucleo centrale del messaggio universalistico del Cristianesimo è connesso profondamente alla predicazione del Vangelo, alla comunicazione della parola. Evangelizzare dunque, questo è il compito della Chiesa, che
deve essere missionaria sempre. Questo ci dice papa
Francesco, definito icasticamente il papa nuovo, perché da papa continua a fare quello che ha sempre fatto
da quando è stato ordinato sacerdote, cioè fa il prete
comunicando al popolo di Dio il messaggio evangelico.
Così egli, da gesuita autentico, esprime il principio
cardine della Compagnia di Gesù : “Cercare e trovare
Dio in tutte le cose”. Infatti vivendo il Vangelo, Dio lo
troviamo nella straordinaria storia della nostra salvezza, dove lo scopriamo in un Uomo che è anche Dio, lo
scopriamo nel nostro prossimo e soprattutto nei poveri. Pertanto il nuovo papa ci addita evangelicamente
che è lì, nelle periferie urbane, ai bordi dell’umanità,
tra gli ultimi del mondo che il Cristianesimo ci fa incontrare il Cristo Dio, che il mondo e in particolare la nostra Europa in declino sembra aver smarrito nella calca
degli “-ismi” della nostra società del postmodeno, irretita tra marxismo, ateismo individualismo, relativismo e via dicendo. Ora, tornando ai suddetti tre papi, la
seconda considerazione che ci viene da fare è che con
la loro forte personalità di eredi ed interpreti del Varicano II, gli eventi più spinosi di questi ultimi decenni
li hanno superati perché, come dice papa Francesco,
hanno saputo “fare squadra” e questo ci fa ben sperare per le sorti della nostra Chiesa. Giovanni Paolo II,
da par suo, oltre alla sua poliedrica attività di evangelizzatore, con la collaborazione del cardinale Ratzinger,
con le encicliche “Laborem exercens”, “Sollecitudo rei
socialis” e “Centesimus annus” ha dato una organica
ridefinizione della dottrina sociale della Chiesa, ancorandola nell’ambito della Teologia morale. Con tale assunzione, per la centralità della persona nello sviluppo
della società, ogni lavoratore che svolge con dignità la
sua attività, è soggetto di storia, compartecipe del conseguimento del bene comune e titolare dei diritti di tutela per l’edificazione della sua vita materiale e spirituale. A sua volta, Joseph Ratzinger ha fondato la rivista
“Communio” col proposito di fare della Teologia, più
che un sapere riservato a pochi, un sapere aperto per
confrontarsi ed interloquire con tutti i saperi presenti
nella società civile (letteratura, storia, filosofia, musica ecc). D’altro canto, l’attuale papa,verso la fine degli
anni settanta ha dovuto affrontare energicamente la
“vexata questio” della Teologia della liberazione, una
corrente di pensiero collusa col potere marxista del
dittatore Videla, al punto che alcuni sacerdoti, fedeli
al dittatore, trasformavano le loro omelie in comizi
marxisti. Poi tutto si è risolto con l’autorevole intervento dottrinario del teologo Ratzinger. Ora, superata
l’emozione di questi ultimi mesi, papa Francesco ci introduce nel clima del suo pontificato, affidando il suo
esordio alla significativa pronuncia di alcune parole
del Vangelo: misericordia, umiltà, carità, speranza, tenerezza. Sono le parole chiavi in cui si snoda il disegno
pastorale di questo papa nuovo, che vive la sua Chiesa
vivendo il Vangelo, da pastore autentico che si porta
appresso “l’odore delle pecore”. Allora, quando dice,
intercalando il suo dire con affettuosa premura: “per
favore, non fatevi rubare la speranza, ci vuol dire, paternamente, attenti, se vi imbrigliate nella mondanità
perdete Cristo, “Colui che viene”, sempre, perché è
Lui la nostra speranza. Questa è gesuitica “cultura
dell’incontro”, lo stile personalissimo del nostro nuovo
papa. In piazza San Pietro, passare davanti ai potenti
della terra per abbracciare un disabile con tenerezza,
è stato un fatto cosi sorprendentemente vero, che
tutti abbiamo avvertito con profonda emozione, perché solo e soltanto un atto di semplice, meravigliosa,
evangelica testimonianza. Con questo gesto papa Bergoglio, venuto dai confini del mondo, coglie le ansie di
tutta l’umanità e le convoglia nel grande alveo del Vangelo di Cristo. Con lo stesso spirito riceve il testimone
dal suo predecessore, l’emerito Benedetto XVI, perché intenzionato a continuare la sua opera di riforma.
Prosit Santità. La seguiamo con le nostre preghiere.
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Vita di comunità
CENTRO DI ASCOLTO VICARIALE
M. TAGLIAPIETRA
per riceverne gli aiuti di sempre.
Mercoledì e Giovedì 10/11 Aprile hanno avuto luogo i
primi due “sportelli” del progetto Centro di Ascolto
Vicariale.
I residenti nelle Parrocchie del Vicariato di Selvazzano e cioè BOSCO DI RUBANO, CASELLE, CREOLA,
RUBANO, SAN DOMENICO, SACCOLONGO, SARMEOLA. SELVAZZANO, TENCAROLA, VILLAGUATTERA
possono quindi fare riferimento a due sedi:
Alla base di tutto l’esigenza di riorganizzare le CARITAS Parrocchiali e coordinarle a livello vicariale, quale
risposta al crescente disagio sociale di questi ultimi
anni. Si tratta in sostanza di realizzare - con l’ausilio
di una rete informatica, chiamata OSCAR (che sta per
Osservatorio Caritas) – la mappatura delle povertà e
delle opportunità, facendo in modo che si incontrino.
Il percorso sarà completo quando tutti i Vicariati della
Diocesi faranno confluire dati nella predetta rete.
PARROCCHIA DI SARMEOLA DI RUBANO
Via Della Provvidenza, 98
Tel. 3400944554 (in orario di sportello)
APERTURA: MERCOLEDI
h. 9,00 – 11.00
Le persone in difficoltà che verranno a colloquio saranno quindi registrate, con il vantaggio di evitare
sovrapposizioni di interventi a favore e dispersioni di
risorse; saranno ascoltate nei loro bisogni – che non
sono sempre e solo di natura economica – aiutate e
indirizzate, ove il caso, verso Uffici, Enti e Istituzioni,
soccorse materialmente con appoggio alle CARITAS
PARROCCHIA DI TENCAROLA
Via Padova, 2
Tel. 3450175761 (in orario di sportello)
APERTURA: GIOVEDI
h. 9.00 – 11.00
Dono di sè
Il gruppo giovani parrocchiale vede la presenza di una quindicina di giovani dai 18 ai 22 anni che si ritrova quindicinalmente per condividere parte della loro vita e del loro percorso di crescita.
Tra le varie tematiche affrontate quest’anno ci si è soffermati in modo particolare sul servizio e sul dono di sé.
A partire da alcuni incontri è nata l’idea di aiutare ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo) nell’iniziativa
“Una colomba per la vita” in un week-end di marzo. Per il gruppo è stata l’occasione di conoscere questa associazione ma soprattutto l’opportunità per rendere più autentiche e concrete le tante parole risuonate durante
i nostri ritrovi.
In una serata di aprile abbiamo invitato Elena e Marco, due giovani collaboratori della sezione ADMO di Padova,
perché ci presentassero in modo più dettagliato l’associazione. È stato interessante scoprire come ADMO sia
nata dall’idea di Renato Picardi, un uomo di Milano che, dopo aver perso il figlio Lorenzo di soli 7 anni, si è mosso
e ingegnato per “far sì che meno genitori potessero soffrire quello che avevamo sofferto noi e che più genitori
avessero la possibilità di avere un aiuto in più”.
Elena e Marco ci hanno da subito chiarito le idee, a partire dalla diceria comune che confonde il midollo osseo
con quello spinale. Ci hanno poi spiegato nei particolari come avviene la tipizzazione e quanto facile sia questo
gesto che ti fa entrare nel registro mondiale dei donatori. Qualcuno dei giovani, sollecitato dalle loro parole, si
è già messo in moto per tipizzarsi.
Ciò che più ci ha colpito è stata la testimonianza di Marco che è diventato un donatore effettivo, cosa rara se
pensiamo che c’è 1 probabilità su 100.000 che ci sia compatibilità fra persone non consanguinee. Dopo 14 anni,
in modo del tutto inaspettato, lo chiamano per dirgli che c’è un ricevente compatibile. Marco ci ha raccontato la
trepidazione e la gioia all’ascolto di questa telefonata che gli prospettava la possibilità reale di salvare una vita
di una persona sconosciuta affetta da neoplasia del sangue.
ADMO rappresenta per questo un esempio di amore gratuito e incondizionato, un amore che raramente si incontra nelle logiche del mondo odierno ma che tanto rimanda a quel comandamento che il Signore Gesù ci ha
lasciato e che promette gioia vera e pienezza di vita.
Il gruppo giovani AC
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Vita di comunità
SULLE TRACCE DELL’UOMO
P. CAMPOGALLIANI
A volte, in un certo comportamento, riconosciamo la presenza di una profonda umanità, mentre, in un altro, rileviamo tratti di dolorosa disumanità, e certe condotte di vita
le giudichiamo di crescita umana, altre le troviamo tristemente improntate a forme regressive. Fortunatamente ci
sentiamo coinvolti nel formulare questi giudizi, poiché a
sospingerci c’è in noi un desiderio profondo di umanizzazione.
Tuttavia chi è l’uomo, cosa significa l’umanizzazione, non
lo sapremo mai compiutamente. L’uomo è come un’immagine all’orizzonte che ci guida nel nostro cammino, come
una bussola che ci orienta nella nostra ricerca di identificazione. La ragione ci aiuta, anche quella scientifica, a disegnare questo profilo, che resta pur sempre incompiuto
e rimanda al trascendente. Di certo la ragione ci aiuta a
liberarci da immagini antiquate per procedere più leggeri
e essenziali.
Ad esempio, spirito e corpo. Ancora oggi siamo portati a
ritenerli separati, come fossero due mondi quasi contrapposti, il mondo della spiritualità e quello della corporeità.
O almeno a ritenerle due realtà tra loro estranee. E’ un
dualismo, pigramente perdurante, che rischia di condizionare anche la nostra religiosità, suggerendo, per una sorta
di analogia, una separazione tra le cose terrestri e le cose
dell’anima. Col rischio di relegarci in un culto avulso dalla
vita, in un mondo dello spirito astratto e distante dal nostro impegno quotidiano. E di imprigionarci in un mondo
del corpo come pura fisicità senza luce.
“La materia e il corpo non sono solamente prolungamenti dell’attività spirituale […] essi costituiscono con essa
un’unità, ne sono l’espressione immediata”, così ci ricorda
il filosofo E. Mounier a metà Novecento.
Uno sguardo al pensiero scientifico del secolo scorso, suggerisce qualche stimolo a ripensare positivamente l’immagine dell’uomo. E questo ci introduce nella ricerca delle
forme etiche che riteniamo umanizzanti Con l’umiltà di
cogliere disponibili la luce che proviene da fonti ovunque
esse siano, si contrassegna infatti un’etica matura della
conoscenza.
La relazione dell’uomo con la natura, emersa sempre più
evidente nel secolo scorso, mostra un legame inaspettatamente profondo. L’uomo non sta più collocato di fronte
alla natura, come si è concepito per tanti secoli, è piuttosto immerso in una natura che lo permea capillarmente.
L’uomo non è solo natura fisica, ma con la natura fisica è
indissolubilmente intrecciato.
Questo intreccio tra uomo e natura, non ancora sufficientemente riconosciuto, e non sempre pacifico, produce
aperture imprevedibili.
Con la comprensione della complessità della biosfera, ad
esempio, al pianeta Terra si associa un insieme di relazioni
includenti l’intera umanità. L’uomo può sussistere in quanto è espressione di queste relazioni di cui è intessuta la natura. Questo ha conferito una portata nuova al concetto
di solidarietà, facendo luce su responsabilità insite nella
relazione tra uomo e ambiente, nella relazione dell’uomo
con la sua storia, in particolare con le future generazioni.
Così l’individualismo egocentrico si rivela non più realtà
banalmente confinabile nei suoi effetti, ma un disordine
che coinvolge l’umanità universale. L’ambiente naturale
e socioculturale non ammettono infatti una contabilità di
interessi circoscritti nel qui ora. La natura dell’uomo si rivela una realtà aperta in un continuo dinamismo di scambi.
Su questa linea di profonda inscindibilità anima corpo risulta attestarsi quanto si legge, ad esempio, nell’enciclica
Veritatis Splendor. In particolare al n. 48 e segg., si trova la ferma condanna di ogni visione morale ancorata a
un’antropologia dualista che dissocia le due dimensioni e
per la quale “farvi [ al corpo] riferimento, per cercarvi indicazioni razionali circa l’ordine della moralità, dovrebbe
esser tacciato di fisicismo e di biologismo”. Affermazione
confermata più esplicitamente al n. 50 dove ancora si legge :”Si può ora comprendere il vero significato della legge morale: essa si riferisce alla natura propria e originale
dell’uomo, alla natura della persona umana, che è la persona stessa nell’unità di anima e di corpo, nell’unità delle
sue inclinazioni di ordine sia spirituale che biologico”.
Così questo intimo legame tra il corpo e lo spirito comporta che l’uomo è sempre in ricerca di un cammino di
crescita verso un progetto futuro.
Ancora, le ricerche di antropologia scientifica, di etnologia, di etologia, di psicologia, di psicoanalisi ecc., hanno
profondamente illuminato e arricchito il concetto di eros,
mettendolo in relazione intrinseca con l’integralità della
persona. Si intrecciano così aspetti fisiologici, psicologici,
spirituali relativi all’intero spettro dell’agire umano, con
particolare attinenza alla maturazione della facoltà di
amare.
In proposito, nell’enciclica “Deus Caritas est”, è detto
molto efficacemente al n. 4: “L’uomo diventa veramente
se stesso quando corpo e anima si ritrovano in intima unità; la sfida dell’eros può dirsi veramente superata quando
questa unificazione è riuscita”, e quindi al n. 7: ”In realtà
eros e agape […] non si lasciano mai separare completamente l’uno dall’altro: quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano la giusta unità nell’unica realtà
dell’amore, tanto più si realizza la vera natura dell’amore
in genere.”. Così è detto anche che eros deve purificarsi e
disciplinarsi in modo che il momento dell’agape si inserisca in esso. E la scienza ha compreso che agape deve guardarsi dall’illusione spiritualistica di potersi esprimere in
modo autonomo, poiché essa abbisogna di essere fecondamente integrata dalle energie di un eros maturo. Senza
una maturità psicologico affettiva è assai arduo riuscire ad
esprimersi nella facoltà di amare l’altro, e i surrogati sono
pronti a ingannarci.
L’impegno ad umanizzare le nostre vite e il mondo intorno a noi, ci suggerisce di cercare con fatica, oltre abitudini
consolidate, su sentieri non semplici. La scienza ci aiuta a
rintracciarne alcuni tratti, lontani dall’arroganza, consci
del mistero che nell’uomo trascende la natura fisica. Siamo attratti a seguire queste tracce, ci ricompensa la scoperta di orizzonti sempre più aperti nel profilo dell’uomo.
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Vita di comunità
APPUNTAMENTI
Esperienze estive & Grest
La parrocchia propone attraverso l’AGESCI PADOVA 10 e l’AZIONE CATTOLICA dei giorni di formazione e
divertimento, per imparare a crescere e a stare insieme. Informazioni in parrocchia.
SCOUT
Branco: 20 - 27 luglio, località Prossecco di Trieste
Reparto: 18 - 27 luglio, località Prossecco di Trieste
Noviziato: 2 - 10 agosto, Lourdes (Francia)
Clan: in fase di definizione
AZIONE CATTOLICA RAGAZZI
ACR elementari: 13 - 20 luglio
ACR 1^ e 2^ media: 20 - 27 luglio
AC 3^ media: 6 - 13 luglio
Grest: dal 16 al 30 giugno 2013
Il GREST (Gruppo Estivo) nasce dall’impegno della parrocchia a donare tempo ed energie al servizio dei
bambini e dei ragazzi. Con il Grest i bambini/ragazzi hanno la possibilità di divertirsi insieme dopo il periodo
scolastico e di avvicinarsi in modo semplice e divertente alla vita cristiana, grazie all’aiuto di amici “grandi”. I
bambini si confrontano con lo stile di vita che viene trasmesso loro dagli animatori che rivestono quindi anche
un compito di educatori.
È un sostegno per le famiglie che, terminato il periodo scolastico, hanno la possibilità di affidare i figli al
patronato.
Il Grest è un appuntamento importante, di responsabilità e divertimento, anche per i giovani che svolgono il
servizio di animatori.
Dal 19 maggio saranno a disposizione in parrocchia i depliant con le informazioni dettagliate.
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Vita di comunità
L• M•••••• P• •!"#••
NONNO NENE
C
S
ari bambini, sto uscendo dal Centro medico di Via dei Colli
(dopo l’ex Salata). Lì si effettuano visite mediche, radiografie, terapie ed altro ancora. Fra qualche giorno sarà
maggio (il mese di Maria), quindi faccio solo due passi e mi trovo davanti al capitello della Madonna Pellegrina. Cari bambini, vi
sembrerà strano questo titolo. La Madonna... Lei “Pellegrina”?
Siete abituati a sentire dai... grandi che “pellegrino” è il popolo che va a trovarLa, magari nei grandi santuari: Lourdes, Fatima e, in questi ultimi anni, Medjugorje. Invece fu proprio così;
la Madonna, Madre di Gesù, andò Lei ad incontrare i Suoi figli!
Fu un’idea geniale della Chiesa, poco dopo la fine della guerra,
esattamente nel 1949. Ricordo folle enormi che accorrevano nei
paesi dove era ospitata. Persone indurite dagli stenti, dalla guerra, dalla prigionia o che da anni non andavano più in chiesa contendersi i primi posti vicino all’immagine, dire con le lacrime agli
occhi che la Madonna era... anche loro, anzi era loro! Fu il trionfo della Madonna con il titolo di Pellegrina! Il miracolo ci fu ed
è stato un bagno di coscienze presso il confessionale. Daudet,
scrittore francese, avrebbe detto: “Fu un bucato generale!”
ra sto col capo chino e osservo quel fazzoletto di terra prospiciente il capitello, tappezzato di meravigliose
pansè viola, con qualche macchia di altre di colore giallo. Il mio pensiero va a quella persona così sensibile che avrà
provveduto. Ora apro il cancelletto e leggo l’iscrizione sulla lapide sottostante:
ollevo il capo; l’edificio è proprio malandato: che peccato.
Quando si dice: la burocrazia!
Alcuni anni fa il nostro parroco don Francesco portò in
Consiglio pastorale parrocchiale una lettera con una bella notizia. Un signore, non appartenente alla nostra comunità, che
desiderava mantenere l’incognito, frequentando la zona aveva
notato con disappunto lo stato di degrado in cui cominciava
a versare il capitello, in particolare dopo che le casette erano
state abbandonate dagli abitanti. Questa persona si dichiarava
disposta a provvedere ai restauri a proprie spese. Era però necessario, prima di intraprendere i lavori, interpellare il proprietario del terreno dove il capitello è stato edificato. I familiari della
signora Esterina, però, non possedevano alcun documento che
facesse luce sul problema. Da notare che il suolo ricade nel Comune di Padova e che, a memoria d’uomo, lì c’era un fossato.
Quindi, il terreno non poteva appartenere ad un privato, ma forse a qualche ente pubblico. Ma quale? Il Comune? La Provincia?
L’A.N.A.S.? O qualche Consorzio? Fosse successo una ventina
d’anni fa il muratore Ettore Soligo avrebbe convocato uno dei
fratelli Giuriati e Guarnieri, insieme ad uno dei fratelli Babetto
come imbianchini, proponendo loro di festeggiare il primo maggio restaurando il capitello della Madonna. Alle cinque del mattino si sarebbero incontrati ed alle nove di sera sarebbero stati
intenti a lavare cazzuola e pennelli!
O
O Vergine Maria, Celeste Pellegrina,
nel mare procelloso Fulgida Stella,
guidaci tutti sicuri al porto
Anno Santo 1950
P
C
enso all’autore di questi versi, il carissimo parroco di allora don Angelo Bertolin.
ari bambini, il passaggio della Madonna Pellegrina ha lasciato dei segni. Ecco allora la nostra diocesi erigere un
tempio a Lei dedicato, con questo titolo. Ora – direte –
anche la nostra parrocchia ha voluto edificare questo capitello.
No, sono stati i risparmi e i tanti sacrifici di un’abitante di quelle
casette da poco abbattute: la signora Esterina Zambon. Si trattava di un’ambulante che in bicicletta, con due sporte colme di
scampoli di tessuto (la sua mercanzia), girava nei paesi vicini,
con il freddo dell’inverno e la calura dell’estate e, soldino su soldino, è riuscita ad edificarlo! Probabilmente ci sarà stato qualche aiutino dai vicini con delle offerte, ma la responsabilità e le
spese per la manutenzione (prima, durante e dopo) sono state
sempre della signora Esterina! Ricordo l’inaugurazione con tanta folla. Pensate all’orgoglio degli abitanti delle casette. Ricordo
la poesia di Leone, nipote di Esterina, un bambino di terza elementare. Applausi... altri tempi!
Il capitello com'é oggi
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Consiglio Pastorale Parrocchiale
CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE
I COMPONENTI
NUOVO CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE
Ecco l’elenco degli eletti:
Pelizza Flavio
Schiano Francesca
Maggiolo Marta
Carraro Marco
Sabbion Ornella
Baldan Nicola
Cuccolo Marco
Lazzaretto Silvia
Grandis Claudio
Finco Mario
Trevisanello Tommaso
Gennaro Armando
Grandis Angela
Marzari Lorenzo
Rappresentanti designati da àmbiti pastorali:
Squarcina Livio
Angelini Gianni
Celotto Laura
Chillon Giovanni
Bordin Andrea
Sanavio Giancarlo
(sacristi - pulizia chiesa - animatori del canto liturgico ministri straordinari della comunione)
(sostegno a distanza - missioni - Caritas)
(catechiste/i)
La prima convocazione sarà
(circolo NOI)
martedì 14 maggio alle ore 21
(pastorale familiare)
presso il Centro parrocchiale
(scout Agesci Padova 10)
Membri di diritto:
Borella Lara
Suor Mariagrazia
Ballotta don Demis
Gobbi don Raffaele
(presidente Azione Cattolica parrocchiale)
(religiose)
(viceparroco)
(parroco)
Membri cooptati:
Johnson Obinna Omumuawuike
Il fioretto di Maggio
Il Rosario si pregherà alle ore 20.45:
• Lunedì: presso la Scuola Materna
• Martedì: angolo via Risorgimento-via XXV Aprile
• Mercoledì: in fondo a via Monte S. Daniele-Monte Alto
• Giovedì: alla rotonda in via Rovereto
• Venerdì: alla statua di Don Bosco, in piazza Vittorio Veneto
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USCITA DI FINE CATECHISMO
DOVE: Museo Veneto delle Campane (Montegalda, cfr www.muvec.org)
• un PARCO meraviglioso
• un VILLA mozzafiato, ricca di storia ed arte
• moltissime campane, con concerto strepitoso
• caccia al tesoro per bambini e ragazzi attraverso la lettura e il riconoscimento dei simboli sulle campane
ORARI: partenza ore 14.45 - ritorno per le 18.30 (in tempo per la Festa della Scuola Materna!)
PER CHI: bambini/ragazzi della catechesi (6 - 13 anni) - catechiste/i - genitori
TRASPORTO: in pullman (o per chi
COSTO: € 5 tutto compreso (€ 8 per 2 fratelli/sorelle - € 13 per 3 fratelli-sorelle; adulti sempre € 5)
ISCRIZIONI: entro e non oltre il 19 maggio presso la canonica (pomeriggio dalle 16 alle 19)
La Vela - anno XII n. 2
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Ciclostilato in proprio