Rapporto annuale 2012 - amnesty :: Rapporto annuale

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Europa e Asia Centrale
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DUEMILA
Uzbekistan
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RAPPORTO 2012
A giugno, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che la polizia aveva fatto ricorso a trattamenti disumani e degradanti. La Corte ha accordato un risarcimento di più di 10.000 euro al ricorrente, rappresentato dal Comitato Helsinki ungherese, che era stato maltrattato dalla polizia durante la custodia.
RAPPORTI DI AMNESTY INTERNATIONAL
Freedom of expression under fire: Briefing to the Hungarian government on the new
media legislation (EUR 27/004/2011)
Hungary: newly adopted Constitution at odds with human rights (EUR 27/006/2011)
Amnesty International welcome’s Hungary’s commitment to combat discrimination and
urges full and effective investigation and prosecution of racially motivated crimes (EUR
27/007/2011)
UZBEKISTAN
REPUBBLICA DELL’UZBEKISTAN
Capo di stato: Islam Karimov
Capo del governo: Shavkat Mirzioiev
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Popolazione: 27,8 milioni
Aspettativa di vita: 68,3 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni: 36,1‰
Alfabetizzazione adulti: 99,3%
Due difensori dei diritti umani sono stati rilasciati in anticipo per ragioni umanitarie ma
altri prigionieri di coscienza hanno continuato a scontare lunghe pene detentive in condizioni equivalenti a trattamento crudele, disumano o degradante. Nonostante l’introduzione di nuovi provvedimenti per migliorare il trattamento dei detenuti, hanno continuato
a emergere decine di denunce di tortura e altri maltrattamenti di arrestati e prigionieri.
Le libertà di espressione e di associazione sono state ulteriormente ridotte.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE – DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI E GIORNALISTI
Le autorità hanno continuato a limitare la libertà di espressione e di associazione.
Ad aprile, ai giornalisti è stato notificato che non erano più autorizzati a incontrare rappresentanti di organizzazioni straniere e diplomatici esteri o a partecipare a conferenze
stampa e seminari senza il preventivo permesso delle autorità. A luglio, un tribunale di
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Tashkent ha condannato l’addetto stampa dell’ambasciata del Regno Unito e cittadino
uzbeko Leonid Kudryavtsev al pagamento di una pesante ammenda per aver “contravvenuto alle leggi sull’organizzazione d’incontri, proteste di piazza e manifestazioni da parte
di enti”. Il pubblico ministero lo aveva accusato di incoraggiare l’estremismo durante
seminari di formazione destinati ad attivisti per i diritti umani indipendenti, tenuti nei
locali dell’ambasciata britannica. Ad agosto, una corte d’appello ha respinto il ricorso
che Leonid Kudryavtsev aveva presentato contro il verdetto.
Come in passato, difensori dei diritti umani e giornalisti indipendenti hanno subito molestie, pestaggi, detenzioni e processi iniqui. Sono stati convocati dalla polizia per essere
interrogati, posti agli arresti domiciliari e sistematicamente controllati da agenti in uniforme o in borghese. Alcuni hanno riferito di essere stati picchiati da agenti di polizia o
da persone sospettate di lavorare per le forze di sicurezza.
Le autorità hanno rilasciato prima del tempo due difensori dei diritti umani, ma almeno
altri 10 continuavano a scontare lunghe pene detentive in condizioni equivalenti a trattamento crudele, disumano o degradante. Numerosi detenuti erano gravemente ammalati
ma non hanno avuto accesso alle necessarie cure mediche; molti altri hanno continuato
a essere sottoposti a tortura come punizione per aver denunciato il trattamento riservato
a loro o ad altri reclusi.
Il 14 ottobre, il difensore dei diritti umani e prigioniero di coscienza Norboi Kholzhigitov, di 61 anni, è stato
rilasciato prima della scadenza della pena per motivi umanitari, qualche giorno prima della visita ufficiale
in Uzbekistan della segretaria di stato americana Hillary Clinton. La sua salute si era gravemente deteriorata nei mesi precedenti al rilascio e la famiglia temeva che sarebbe morto in carcere. Khabibulla Akpulatov, collega e coimputato di Norboi Kholzhigitov, è rimasto in carcere. Dopo averlo visitato a novembre,
suo figlio Yuldosh ha riferito che la salute e le condizioni del padre erano peggiorate dall’ultima volta in
cui lo aveva visto a luglio. Khabibulla Akpulatov pesava meno di 50 kg, aveva perso la sensibilità a entrambe le gambe e si muoveva con difficoltà. Gli erano rimasti solo sei denti ma gli sono state negate le
cure dentistiche. Appariva angosciato e restio a parlare di come veniva trattato.
A giugno, le autorità hanno chiuso l’ufficio di Human Rights Watch, l’ultima organizzazione internazionale per i diritti umani ancora presente. La Corte suprema ha accolto
un’istanza del ministero della Giustizia volta a chiudere l’ufficio per la presunta ripetuta
inosservanza dei regolamenti, costringendo così Human Rights Watch a interrompere le
sue attività nel paese.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
Malgrado le autorità abbiano affermato che la diffusione della tortura era diminuita in
modo significativo e nonostante l’introduzione di nuovi provvedimenti per migliorare il
trattamento dei detenuti, nel corso dell’anno sono emerse decine di denunce di tortura
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e altri maltrattamenti nei confronti di arrestati e detenuti. Nella maggior parte dei casi,
le autorità non hanno condotto indagini immediate, esaurienti e imparziali.
A settembre, il presidente ha approvato una nuova legge sul trattamento delle persone
in detenzione preventiva e preprocessuale. Le nuove norme hanno previsto, tra l’altro,
un numero illimitato di visite di durata indefinita da parte dei parenti e degli avvocati
dei detenuti e hanno abolito la necessità di ottenere un permesso preventivo per indagare
sugli agenti delle forze di sicurezza. Tuttavia, a fine dicembre c’erano scarse prove che
la legge fosse applicata in modo costante ed efficace.
Nonostante pochi rilasci ben pubblicizzati, diverse migliaia di persone condannate per
coinvolgimento in partiti islamisti o movimenti islamici vietati, o critici verso il governo,
oppositori politici e difensori dei diritti umani hanno continuato a scontare lunghe pene
detentive in condizioni equivalenti a trattamento crudele, disumano o degradante. Molti
si sono visti prolungare la pena, presumibilmente per aver violato i regolamenti carcerari,
dopo processi sommari e segreti, celebrati all’interno delle stesse strutture detentive.
Il 19 maggio, il poeta e oppositore del governo Yusuf Juma è stato inaspettatamente rilasciato dal carcere
di Yaslik, dopo aver scontato tre dei cinque anni di reclusione a cui era stato condannato per resistenza
all’arresto e oltraggio a pubblico ufficiale, accuse che egli aveva ritenuto motivate politicamente. È stato
trasferito in segreto all’aeroporto di Tashkent e imbarcato su un volo diretto negli Stati Uniti. Yusuf Juma
ha dichiarato di essere stato costretto a rinunciare alla cittadinanza uzbeka in cambio del ricongiungimento
con la sua famiglia, che negli Usa aveva ottenuto asilo politico. In un’intervista concessa a Radio Ozodlik
(il servizio in lingua uzbeka di Radio Free Europe/Radio Liberty) ha affermato di essere stato torturato e
maltrattato durante tutta la prigionia e di aver regolarmente trascorso periodi di 15 giorni di isolamento
in celle di punizione. Ha anche raccontato che il personale della prigione e gli agenti delle forze di sicurezza
applicavano sistematicamente la tortura per estorcere confessioni agli arrestati o punire i detenuti.
CONTROTERRORISMO E SICUREZZA
Le autorità hanno continuato a cercare di ottenere l’estradizione di membri o presunti
membri di movimenti islamici e gruppi e partiti islamisti vietati in Uzbekistan, in nome
della sicurezza nazionale e regionale e della lotta al terrorismo. Le persone rimpatriate
con la forza in Uzbekistan erano a grave rischio di subire tortura e altri maltrattamenti e
di essere condannate a lunghe pene detentive in condizioni crudeli, disumani o degradanti, dopo processi iniqui.
Secondo quanto riferito, almeno 12 dei 28 uzbeki estradati a giugno dal Kazakistan (cfr.
Kazakistan) sono stati processati per accuse di estremismo religioso e presunta appartenenza all’organizzazione islamista Jihadchilar (Jihadisti). Dopo l’estradizione, tutti gli
uomini sono stati detenuti in incommunicado. Osservatori per i diritti umani ritenevano
che fossero detenuti nel carcere di Tashkent e fossero a grave rischio di tortura. Hanno
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riferito inoltre che i loro parenti sono stati intimiditi dalle forze di sicurezza ed è stato
loro impedito di scoprire dove gli uomini fossero trattenuti.
Tre degli uomini estradati sono stati condannati alla reclusione in processi separati svoltisi ad agosto e settembre. Il 21 agosto, il tribunale regionale della Sirdarya ha condannato, Akhmad Boltaev e Faizullakhon Akbarov rispettivamente a 15 e cinque anni di
carcere. In appello, le sentenze sono state ridotte a 13 e quattro anni. I due sono stati
ritenuti colpevoli di appartenenza alla Jihadchilar, di aver distribuito materiali che minacciavano l’ordine pubblico e di aver progettato di rovesciare l’ordine costituzionale
dell’Uzbekistan. Sono stati detenuti in incommunicado per due mesi e hanno potuto incontrare i parenti solo dopo il processo. Non è stato loro permesso di nominare loro avvocati e hanno avuto accesso limitato ai legali nominati d’ufficio. Il 13 settembre, il
tribunale penale distrettuale di Kibraisk ha condannato Kobidzhon Kurbanov a quattro
anni di carcere per aver organizzato raduni religiosi illegali.
VAGLIO INTERNAZIONALE
La comunità internazionale, in particolare l’Eu e gli Usa, ha adottato misure per accrescere la cooperazione sul piano economico e di sicurezza con l’Uzbekistan, nonostante
le perduranti ed evidenti violazioni dei diritti umani nel paese.
Il presidente Karimov si è recato a Bruxelles il 24 gennaio per discutere sulla sicurezza
della regione e sulla cooperazione economica con l’Eu e la Nato, nonostante le esplicite
proteste delle organizzazioni per i diritti umani. È stata la sua prima visita ufficiale a
Bruxelles dopo le uccisioni di massa del maggio 2005 ad Andijan e la successiva imposizione di sanzioni da parte dell’Eu. Il presidente del Consiglio d’Europa Herman Van
Rompuy si è rifiutato di incontrare il presidente Karimov per “ragioni ideologiche”. Il
presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha emesso un comunicato
stampa in cui sottolineava di aver sollevato il tema dei diritti umani con il presidente
Karimov durante il loro incontro. Ciò nondimeno, l’Eu ha continuato a non intervenire
per fare in modo che l’Uzbekistan mantenesse fede agli impegni assunti in tema di diritti
umani.
A settembre, dopo ulteriori promesse da parte del presidente nel campo delle riforme
economiche, politiche e democratiche, il congresso degli Stati Uniti ha rimosso le restrizioni, imposte sette anni fa a causa della situazione dei diritti umani, sull’assistenza
militare all’Uzbekistan, per facilitare la collaborazione per il transito di approvvigionamenti alle truppe americane e della Nato nel vicino Afghanistan.
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