Monastero invisibile Luglio 2015

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Monastero invisibile Luglio 2015
Signore, mio Dio,
non mi lasci...
non lasci che il mio cuore sia
travolto dalle cose di questo mondo,
mi accompagni
e mi circondi di divine premure
perché la mia vita non si perda,
mi dai il tuo Spirito
che soffia nel mio cuore
un desiderio di bene,
mi dai un Padre che mi ama
di un amore forte e misericordioso
e tu stesso mi ami di un amore che
fa ardere il cuore per Te e i fratelli.
Signore, ti ringrazio
perché la mia vita risorge
e quasi trasfigura alla tua luce
perché le mie relazioni sono
opportunità di amarti
perché la mia famiglia è luogo
per incontrarti e abbracciarti.
Gesù, mio Signore,
mio Maestro, mio Fratello
lasciami contemplare
la tua presenza,
lascia che io
possa vedere quel pane spezzato
e sentire quella benedizione
che è per me e per tutti
gioia vera.
LUGLIO 2015
MONASTERO
invisibile
Questo numero del “Monastero” è stato curato in collaborazione con il
Gruppo Famiglie della parrocchia di S. Pio X in Mantova. Il gruppo è
presente da circa 15 anni ed è cresciuto all’interno della comunità
parrocchiale, in un percorso di condivisione, di vita fraterna e
approfondimento della fede e nell’orizzonte di una spiritualità familiare.
Il gruppo, costituito da circa 20 famiglie che si riuniscono mensilmente
con l’assistenza di un sacerdote, è caratterizzato da una forte presenza di
servizio all’interno della parrocchia.
Gesù, in questo stralcio del lungo discorso d’addio (cc.
14–17), riportato tra l’episodio della lavanda dei piedi e la
Dal vangelo secondo
Giovanni (Gv 14,15­21)
cattura nel giardino, promette ai discepoli di rivolgersi al
“Se mi amate, osserverete i
miei comandamenti; e io
pregherò il Padre ed egli vi
darà un altro Paraclito
perché rimanga con voi per
sempre, lo Spirito della
verità, che il mondo non
può ricevere perché non lo
vede e non lo conosce. Voi
lo conoscete perché egli
rimane presso di voi e sarà
in voi. Non vi lascerò orfani:
verrò da voi. Ancora un
poco e il mondo non mi
vedrà più; voi invece mi
vedrete, perché io vivo e voi
vivrete. In quel giorno voi
saprete che io sono nel
Padre mio e voi in me e io in
voi. Chi accoglie i miei
comandamenti e li osserva,
questi è colui che mi ama.
Chi ama me sarà amato dal
Padre mio e anch’io lo
amerò e mi manifesterò a
lui”.
advocatus): mentre se ne ritorna al Padre, il Figlio promette
Padre affinché mandi un altro Paraclito. L’appellativo
letteralmente significa “chiamato presso qualcuno” (cf. lat.
ai suoi che non li lascerà orfani. Nello Spirito della verità
essi saranno guidati alla verità tutta intera (16,13) e, a
differenza del mondo, potranno riconoscere Gesù vivo e
presente in mezzo a loro.
1. “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”
Solo chi vive nell’Amore è capace di un’obbedienza
autentica alla parola di Gesù e solo chi accoglie la
Sua parola sa amare in sincerità di cuore e nella
verità. È il Paraclito, “chiamato su di noi”, che ci
abilita ad amare. In questo tempo di preghiera
invoco il dono dello Spirito perché mi renda capace
di accogliere il dolce comandamento dell’amore e io
compia quegli autentici e quotidiani gesti
d’obbedienza che la vita mi chiede.
Il concetto semitico di verità non è legato, come nella
tradizione occidentale, all’esattezza concettuale e neppure
all’ideale moderno di spontaneità, bensì all’idea, molto
concreta, di stabilità. Per l’uomo biblico una realtà è vera
perché è solida, rocciosa e quindi degna di fede; conoscere
quella realtà significa stabilire una relazione con essa.
Gesù rende testimonianza alla Verità (18,37), udita dal
Padre, aderendo incondizionatamente alla sua volontà, fino
al punto di morirci: lui e il Padre sono dunque una cosa
sola. Tale adesione alla verità del Padre è possibile – sia per
il Figlio sia per il credente – per mezzo dello Spirito di
2. “Non vi lascerò orfani”
Gesù promette che non ci lascerà mai soli e ci
associa al Padre suo in un legame destinato a
rimanere in eterno: noi siamo in Lui e Lui in noi,
per sempre! In questo tempo di preghiera ti chiedo,
Signore, per me e per chi è nell’afflizione, di saper
scorgere la tua presenza viva e quotidiana che dona
speranza nella preghiera, nell’amore delle persone
care e degli amici, in coloro che incontriamo nella
nostra comunità e in chiunque ci regala un sorriso.
verità (cf. 14,17; 15,26; 16,13). Chi lo riceve, quale dono per
eccellenza della pasqua di Gesù (19,30.34; 20,22­23), è in
grado di riconoscere il Figlio in ogni tempo e in ogni
circostanza. Chi vede il Figlio nello Spirito scopre che egli è
una cosa sola col Padre e partecipa della vita del Figlio: egli
è nel Padre e anche il credente lo è, giacché esiste un
rapporto di “reciproca immanenza” tra il Figlio e il
credente, un vicendevole rimanere dei due… “voi in me e io
in voi”. Rimanendo nel Figlio, per mezzo dello Spirito,
possiamo essere una cosa sola col Padre e trovare la nostra
consistenza nella vita, amando con un amore che va oltre
noi stessi.
3. “Mi manifesterò a lui”
Chi ama vede Dio nella propria vita. Quando
lasciamo spazio a Gesù, abbandonandoci a Lui, la
nostra vita si trasforma e s’illumina di luce nuova. In
questo tempo di preghiera, chiedo a Dio di poterlo
riconoscere nelle piccole cose di ogni giorno: gli
domando occhi capaci di scorgerlo nei fratelli, nella
comunità, nelle famiglie e nelle persone che la
provvidenza mi fa incontrare, perché mi manifesti
sempre più chiaramente il corso della mia vocazione.