Giornale della libreria

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Stampa digitale: è possibile per gli editori partire dalle
tecnologie per immaginare nuovi prodotti editoriali?
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02/07/2015 G. Peresson
Alla ricerca di
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Sembrava a tutti un business maturo e
invece è diventato uno dei settori della
filiera con i più elevati indici di
innovazione. Non stiamo parlando di
qualche provincia del mondo del Web
2.0 che ha a che fare con i libri e gli
editori, né del mondo social o delle startup. Stiamo parlando della stampa, o
meglio, della stampa digitale di libri. Proprio alla stampa digitale è stato
dedicato il workshop del 25 giugno
scorso nato dalla collaborazione tra
Associazione italiana editori e Rotomail
(un approfondimento più ampio si troverà
sul «GdL» di settembre). La considerazione di base è sotto gli
occhi di tutti: gli editori si trovano sempre
più alle prese con una trasformazione dei
comportamenti della filiera che va dalla
segmentazione della domanda (più titoli ma stampati in quantità molto più ridotte: la tiratura media della
varia è di 1.600 copie e si è ridotta del 34% dal 2010); alla gestione più attenta dello stock da parte
del punto vendita (grazie anche al potere di controllo sulla composizione del monte merci che dà al
libraio); fino al cambiamento nella «natura» stessa del best seller. L’indagine condotta lo scorso anno
sulla piccola e media editoria (il 4% degli editori attivi pubblica più di 61 novità all’anno) mostrava
chiaramente come a fronte di tirature medie di 1.200 copie – che sono comunque del 26% inferiori alla
media di mercato – solo il 45% delle copie viene venduto nei 12 mesi successivi all’uscita. Tradotto: ciò
significa immobilizzi finanziari importanti, costi di logistica e di magazzino. Rotomail
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La stampa digitale – lo hanno ben
mostrato le varie case history che sono
state portate e che saranno analizzate
diffusamente sul «Giornale della
libreria» – offre innanzitutto risposte a
questo primo tipo di esigenza
permettendo di gestire meglio la logistica
e il magazzino nonché la domanda che
viene dal mercato, anche nel caso delle
copie singole dato che l’innovazione
tecnologica che Rotomail ha portato nel
processo di stampa permette di
stampare copie uniche di libri di
formato differente e con copertine
diverse. Queste innovazioni si integrano nel
flusso logistico che parte dalla libreria
dove se il cliente chiede un titolo non
disponibile nel magazzino fisico – ma
invece presente in «quello digitale»,
come lo ha definito Angela di Biasio di Messaggerie –, non ci sono più problemi ad accontentarlo. Ma
ovviamente un discorso analogo vale anche per l’editore che voglia attivare una micro tiratura per
rafforzare di qualche decina di copie il proprio magazzino presso il distributore. Per gli editori che
usufruiscono del print on demand gestito da Messaggerie (con Lampi di stampa) e Rotomail, già oggi il 5%
delle vendite deriva da questo tipo di domanda. Ma se i vantaggi di non perdere vendite sui titoli esauriti, su quelli a bassa rotazione o temporaneamente
non disponibili sono tutto sommato aspetti già presenti nell’orizzonte in chi si muove nel print on demand,
proprio l’innovazione tecnologica introdotta da Rotomail nei processi di stampa introduce, come ha
raccontato Antonio Imparato di Carocci, una domanda: è possibile per gli editori partire da queste
innovazioni per immaginare nuovi prodotti editoriali? Per capire di cosa stiamo parlando può essere utile il video di seguito che mostra come la lavorazione
simultanea di titoli diversi imponga che ogni pagina rechi un codice a lettura ottica tale da garantire che,
una volta composto il libro, le pagine ci siano tutte e siano tutte dello stesso titolo e che, infine, si incontrino
con la giusta copertina che ha bisogno, anche lei, di un QR code. Si è verificato un errore.
Impossibile eseguire Javascript.
Un'altra possibilità è quella della «stampa a dato variabile» che permette di creare libri personalizzati e
che all’estero è già stata utilizzata con buoni risultati per i libri per bambini. Se ci pensiamo, ed è questo lo scarto importante, questi sono due buoni esempi di come il «pensare» a
nuovi prodotti editoriali non possa prescindere dalla conoscenza di come stanno cambiando – anzi di
come sono già cambiate – le tecnologie di produzione e stampa del libro, sempre più elementi
imprescindibili per essere nelle condizioni di sviluppare lungo strade diverse – e fino a poco tempo fa difficili
anche da immaginare – il buon vecchio format cartaceo del libro.
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