Sanità - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio

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Sanità - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Il CORRIERE ROMA
DI
Fondato nel 1948 da Giuseppe Gesualdi
numero 13 anno LXVI GIOVEDI 21 NOVEMBRE 2013
Direttore Giovanni Tagliapietra
Comune furbo,
fa cassa con le multe
Il Campidoglio mette in bilancio 408 milioni di euro di ricavi dalle contravvenzioni. Fondi che dovrebbero essere in parte destinati ad
interventi sulla mobilità e che vengono dirottati a sanare il buco nero dei conti capitolini. E se il cittadino paga due volte meglio ancora
F
are cassa. E’ l’imperativo della nuova
giunta. 408 milioni di euro la somma prevista in bilancio delle multe del comune di
Roma. Con le contravvenzioni e gli interessi
pagati dai trasgressori romani si forma una
cifra stratosferica da coprire metà del debito. Lo scorso
4 novembre la giunta Marino ha deliberato che il 50 per
cento di questi proventi, pari a circa 210 milioni, sia de-
SCANDALO ATAC
glioramento della sicurezza stradale, relative alla manutenzione delle strade di proprietà dell’ente, all’installazione, all’ammodernamento, al potenziamento, alla
messa a norma e alla manutenzione delle barriere e alla
sistemazione del manto stradale delle medesime
strade».
stinato ad interventi «di sostituzione, di ammodernamento, di potenziamento, di messa a norma e di manutenzione della segnaletica delle strade di proprietà
dell’ente», «al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di
circolazione stradale, anche attraverso l’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi e dei servizi di
Polizia Municipale», ad altre finalità connesse «al mi-
di Stefania Pascucci segue a pagina 4 e 5
A VOLTE RITORNANO
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IlCORRIERE ROMA
PRIMO PIANO
DI
DIETRO AI FATTI
giovedì 21 novembre 2013 pagina 2
DOPO LA “COSA” DI ALEMANNO RINASCE ALLEANZA NAZIONALE CON LA LEADERSHIP
DI STORACE. MA I MEDIA SNOBBAN O L’INIZIATIVA E GLI EX AMICI E ALLEATI CARICANO
A TESTA BASSA. RASSEGNAZIONE E PRESE DI DISTANZA, PER ORA SONO TUTTI FUORI GIOCO
Non contiamo sulla nuova destra
per risolvere i problemi della Capitale
O
ramai il termometro dei
consensi può venire misurato direttamente dai
social network, la piazza
virtuale… lo sfogatoio;
basta vivere da anni nell’ambiente oppure
avere i contatti giusti nella rete. La base
(esasperata) e i vecchi militanti (idem…
) possono far lavorare i giornalisti-commentatori meglio delle decine di “paludosi” comunicati stampa, oppure di
articoli scontati sugli “house-organ di rito.
Rinasce Alleanza Nazionale, a Roma in
una delle sedi storiche e pluri-sfruttate…
il classico hotel dei Parioli, e già questo fa
un po’ riflettere. Prima e dopo l’evento i
pochi commenti sono a dir poco “al vetriolo”. Non citiamo per “bon-ton” i destinatari, ma non si può nascondere la
perplessità sull’accaduto, a cominciare dai
protagonisti del nuovo cartello politicoelettorale. Invisi alla base, riempiti di epiteti irripetibili, accusati di tradimento
(soprattutto gli ex Fli) e di finalità tutt’altro che “politiche” e, inoltre la cosa peggiore, neppure presi in considerazione.
Se Alemanno con l’invito su Facebook per
la sua “nuova creatura” politica, almeno
aveva suscitato sdegno e rabbia da parte
di molti “camerati” romani, la kermesse di
“Ciccio” (nomignolo di Storace quando
era - in auge - Presidente della Regione
Lazio) è stata un deserto di commenti.
Questo, al di là della sala piena (che conta
poco) è un primo desolante termometro.
Poi le accuse più gravi: “Fate tutto per il
problema dei fondi della Fondazione e
per cercare un esilio dorato alle prossime
elezioni Europee”, dicono in tanti. Un’accusa mossa da molti e che è stata anche
oggetto di veti incrociati e comunicati
stampa. Una vera tristezza per un mondo
politico che in passato si era diviso pane e
ospitalità, quando si trattava di un manipolo di fratelli. Ora, quei fratelli, si sentono derubati di un passato che ha visto
molti dei loro referenti al potere, senza
aver fatto nulla (nel migliore dei casi…)
per rappresentare e portare le istanze di
un mondo umano e culturale che aveva
dato militanza e sangue quando persino
uscire di casa e fare politica, poteva significare l’oblio, la ghettizzazione oppure –
nei casi estremi – la morte.
La rinascita di Alleanza Nazionale, a Roma, è vissuta con
grande distacco e commenti
ironici o sarcastici. Un distacco dovuto alle questioni
suesposte: un mix di rassegnazione e di prese di distanza.
Dovuta a esperienze alle quali
gli uomini protagonisti di
questa nuova formazione politica (possiamo anche chiamarla operazione di marketing elettorale), hanno
oramai abituato il loro stesso elettorato.
Un elettorato potenziale molto vasto ma
che non riesce a trovare una dimensione
politica oramai calpestata da troppe esperienze passate negative e di un maturato
pragmatismo. Se questo è “il nuovo che
avanza” oppure la destra politica che serve
a Roma ed alla Nazione, stiamo freschi.
Lo faranno passare senza dargli tanto
peso. Il fardello, dicono in tanti, se lo trascineranno con loro ed è quello di un ambiente che ormai è stato svezzato da
delusioni e deja-vu, condito da ricorsi sul
simbolo elettorale e problemi di poltrone
al tavolo del banchetto per la spartizione
dei fondi della Fondazione di Alleanza
Nazionale (“l’Huffington Post” li quantifica in circa 550 milioni di euro, noi eravamo rimasti a 400...).
Concorsone, l’ennesima gaffe
della coppia Marino-Nieri
E adesso come ne usciamo?
C
oncorsone, è l'ennesimo
schiaffo. Marino e Nieri,
sindaco e vice sindaco potrebbero rimetterci le penne.
Non è una grana qualsiasi ed è
quasi peggio del buco in bilancio, fatte le debite proporzioni,
per gli effetti nel medio e lungo
periodo che la vicenda può
avere, tra strascichi politici, amministrativi, giudiziari.
La credibilità della Giunta capitolina subisce un brutto colpo e
certamente nell’incontro tra
Ignazio Marino e il nuovo leader
del Pd romano anche di questo
si sarà parlato. Lionello Cosentino non interpreta il ruolo di
azionista di maggioranza nell’azienda-Campidoglio ma certamente è intenzionato a far
pesare sul sindaco-chirurgo il
suo ruolo. E di rimpasto già si
parla, dietro le quinte.
L’effetto-concorsone in questo
contesto è destabilizzante, gli
errori in serie e le leggerezze logorano tutti. Non si capisce perché il sindaco abbia convocato
in tutta fretta una conferenza
stampa per dare una notizia
non chiara e definita che
avrebbe dovuto essere oggetto
prima di una denuncia o per lo
meno di un esposto alla Procura della Repubblica.
Ora sono tutti nei guai e non
sanno come uscirne. Per mille
motivi ilc oncorso deve saltare, per altri mille non può
saltare. In mezzo ci sono migliaia di persone. Che lunedì
mattina sono scese in piazza
senza sapere nemmeno contro
chi e contro che cosa protestavano. Dopo lo scandalo dei biglietti clonati Atac questo
proprio non ci voleva.
IlCORRIERE ROMA
PRIMO PIANO
giovedì 21 novembre 2013 pagina 3
DI
L’EDITORIALE
Marino risolve l’emergenza
storni (forse). È già qualcosa
di Giovanni Tagliapietra
A
nche le pietre (anzi i sanpietrini) lo
sanno, se ne stanno convincendo
tutti. La scelta di puntare su Ignazio Marino - nata da tortuosi ragionamenti e da scontri di potere
all’interno del Pd - non sta producendo gli effetti
sperati. Nessuna polemica, ma elementari, crudi
calcoli politici. Che il chirurgo prestato alla politica fosse difficilmente gestibile era cosa nota, che
fosse inadeguato al compito decisamente difficile, alla mission impossibile di rimettere in riga
la scassata macchina amministrativa della capitale era cosa altrettanto certa. Allora perché rischiare. A Ferrara sarebbe stato perfetto, forse
anche a Reggio Emilia, due città piatte da tutti i
punti di vista, adatte alla bicicletta. Roma è tutta
in salita e con saliscendi pericolosi, non bastano
i soliti slogan, gli annunci, le promesse. Il personaggio non ha il respiro per governare la capitale
ed è assalito dai problemi, dalle emergenze, soffocato dalle richieste d’aiuto e dalle cambiali da
scontare. Non è mestiere suo, non è giusto che i
romani debbano pagare per la presunzione del
sindaco. Troppe mele avvelenate, troppe bombe
ad orologeria sul suo percorso. Cadrebbe chiunque se non adeguatamente protetto e Marino non
il
ORSINO
P
della
La squadra del sindaco
in affanno,
urgono alternative
D
edichiamo all’argomento la copertina,
non possiamo non
citarlo nel Borsino, Pasquale Pelusi, dirigente
comunale, la sua firma è
in migliaia di comunicazioni relative a multe e dintorni recapitate ai romani.
Non ha responsabilità dirette, ma a nostro avviso è
giusto che se un cittadino paga due volte si rivolga alla persona giusta, Pelusi appunto. E non
ad una amministrazione delle nebbie, non a
quella stessa burocrazia che ha commesso l’errore. Butta male per parecchi, in Campidoglio,
chissà perché il vice sindaco Luigi Nieri non ha
fatto più sapere nulla della indagine sui curricula dopo l’incidente del suo capo di gabinetto.
Tutti in regola gli altri? E perché il body-guard
politico di Marino, Enzo Foschi, non ha rassicurato tutti sulla conguità della sua situazione?
Spostiamo il mirino: l’assessore Marta Leonori
continua a promettere, ad annunciare, ma attorno a lei frana tutto. E i camion bar? E le postazioni dei caldarrostai in centro, tutto
regolare? Via del Corso, tre euro per sei caldarroste, al supermercato gli stessi marroni costano 5 euro al chilo. Nessun problema. E
l’assessore alla mobilità Guido Improta? I risultati si vedono. Parla poco e cerca di limitare i
danni l’assessore al bilancio Daniela Morgante. Troppo poco. Meno male che adesso arriva Lionello Cosentino, nuovo capo del Pd
romano a mettere ordine, a riorganizzare le fila.
Tra metro C, Atac, vigili urbani e bilancio qualcuno deve pur alleggerire la tensione. Pare che
nel caos generale si rigenerino i grillini, lo dicono i sondaggi, ma è tutto da dimostrare. L’opposizione pensa ad altro, vedi Sveva Belviso,
l’evanescente Alessandro Onorato. Meglio
guardare oltre, sul territorio.C’è chi nel mondo
dell’impresa, del commercio, del terziario,cerca
di muoversi autonomamente, come Marcello
Ciccaglioni, mister Arion, per intenderci. Sentiremo parlare di lui.
CHI SALE
dall’alto Daniela Morgante,
Marcello Ciccaglioni
e Lionello Cosentino
CHI SCENDE
dal basso Luigi Nieri,
Alessandro Onorato
e Marta Leonori
lo è. Sarà utile in questo senso il cordone sanitario
che Cosentino-Machiavelli, nuovo capo del Pd
romano, cercherà di costruirgli intorno? Scandalo Atac, scandalo concorsone, emergenza
Metro C, per non parlare dell’ovvio problema del
bilancio, ingestibile per chiunque. Chi porterà
per mano fuori dalle sabbie mobili il sindaco di
Roma? Che ha fatto un armistizio con gli autisti
degli autobus, con i tassisti, con i vigili, ma non
ha risolto e archiviato alcun fascicolo. Ma è riuscito ad infilarsi in vicoli stretti e pericolosi con
sortita sulla pavimentazione dei sanpietrini (è il
caso di pensare anche a questo oggi?), con l’annuncio della pedonalizzazione integrale dei Fori
(non bastano i problemi provocati dalla sua avventata iniziativa?) per pavoneggiarsi di fronte
agli stranieri, con la sua benedizione alle Unioni
Civili e alle adozioni gay, alienandosi le simpatie
dei cattolici conservatori e della diocesi. Un sindaco laico e di sinistra per far contenti i protettori
del Pd? Non sarebbe meglio che si concentrasse
sulle emergenze quotidiane della città e oltre a risparmiare facesse entrare nuove risorse? Da anni
tutti sanno che il patrimonio immobiliare del Comune è una realtà viscida e confusa, che sollevare
il coperchio è pericoloso: ma sarebbe stato più
produttivo concentrarsi su questo, ad esempio (e
non delegare ai politici di professione l’incombenza), e vedere di trarne qualcosa. Vendere tutto
è forse possibile, rientrare di crediti forse è più facile. Ma qualcuno evidentemente lo ha sconsigliato. Meglio taglieggiare la gente con l’aumento
dei permessi Ztl (se li tagliassero invece, o li riconsiderassero verificando la liceità di alcune
concessioni, entrerebbero meno soldi freschi...),
più sicuro. E il decoro urbano, gli abusivi del
commercio, i parcheggiatori, i lavavetri, i rom, le
buche, il traffico, la sicurezza? La temperatura di
una città si misura an che e soprattutto su questa
difficile quotidianità. Ma Marino vola troppo alto
per capirlo. E volando alto ha intercettato gli
storni che complicano la vita di decine di migliaia
di romani. A questo, pare, sta provvedendo. Forse
perché girando in bici qualche “regalo” in testa lo
ha ricevuto. E non ha gradito.
IlCORRIERE ROMA
CRONACHE
DI
giovedì 21 novembre 2013 pagina 4
Comune
furbo,
fa cassa
con
le multe
segue dalla prima pagina
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l’ammodernamento, il potenziamento,
la messa a norma, la manutenzione e la gestione
degli impianti di illuminazione pubblica stradale»; a interventi «per la sicurezza stradale a tutela degli utenti
deboli, quali bambini, anziani, disabili,
pedoni e ciclisti, allo svolgimento, da
parte degli organi di polizia locale,
nelle scuole di ogni ordine e grado, di
corsi didattici finalizzati all’educazione
stradale, a misure di assistenza e di previdenza per il
personale». Alla fine in realtà la giunta ha deciso che
il 63% dei proventi delle contravvenzioni - pari a 133 milioni - sia destinato alla spesa
corrente .
Il Campidoglio è obbligato a
stanziare in bilancio le
somme derivanti dalle contravvenzioni fin dal lontano
1992, quindi da ben 21 anni.
In realtà quei soldi sarebbero
impiegati e impegnati per
altri settori. Non certo quello
della mobilità, non certo per
il manto stradale, per l’abbattimento di tutte le barriere
IL CASO
che impediscono quotidianamente ai disabili
di
circolare
liberamente, per il miglioramento del traffico, in primis per il
trasporto pubblico. In
due decenni, invece, è
tutto peggiorato, dal traffico, ai mezzi
pubblici, e le buche sulle strade di
Roma sono diventate voragini. Il codice della strada è fondamentale per il
rispetto delle regole, ma agli automo-
bilisti non è concessa nessuna equità:
solo multe, interessi e ablazioni. Eppure la normativa chiara: una quota
delle entrate derivanti dalle multe deve
trasformarsi in spesa corrente per mi-
gliorare la qualità della vita urbana di
tutti, bambini, disabili, anziani, operatori di polizia municipale. In sostanza,
si devono riparare le strade e offrire
servizi, quali ad esempio i parcheggi. Il
La beffa delle doppie multe
Il caso delle contravvenzioni del comune di Roma è paradossale e grave. I dirigenti alla riscossione del dipartimento delle Risorse Economiche inviano notifiche a casa
dei cittadini per far pagare una seconda volta quelle ammende riscosse con la riduzione del 30 per cento. Verranno puniti i responsabili di tanta leggerezza e chi risarcirà
il cittadino che deve difendersi da questi errori macroscopici che la pubblica amministrazione (visti i generosi livelli retributivi dei colletti bianchi) non puo più permettersi?
S
ono arrivate a casa dei romani, in questi giorni, multe da pagare. Peccato che le somme
in questione siano già state corrisposte e quindi il Campidoglio abbia già riscosso il
quantum. Il caso più curioso è quello della richiesta da parte del servizio contravvenzioni del comune di Roma del pagamento di una ammenda che invece è già stata pagata
con la norma dello sconto del 30 per cento. La legge, entrata in vigore lo scorso 21 agosto, faceva parte del decreto “del Fare” e stabilisce una riduzione sulle multe pagate in fretta, cioè
entro i 5 giorni dall’accertamento. La logica è quella di spingere il trasgressore a pagare subito
iniettando così liquidità nelle casse dei comuni i quali risparmiano anche sugli avvisi, sulla carta
e sui costi di amministrazione. E invece non è così. Il dipartimento delle Risorse economiche,
gestito dal dirigente Pasquale Pelusi, già responsabile dello stesso settore ai tempi di Alemanno,
riconfermato dal sindaco Ignazio Marino, sarebbe nel caos. Da quando ad Equitalia, la società di
riscossione delle tasse e delle multe, non è stato più riconosciuto il ruolo di esattore, a cui invece
è rimasta la parte delle notifiche, il comune di Roma è diventato il responsabile delle procedure
d’incasso ma anche di riscossione. E sulla questione vessazione che ha portato i cittadini a chiedere
agli amministratori di cambiare politica sulla gestione delle riscossioni sembrerebbe non esser
cambiato nulla. I macroscopici errori delle cartelle inviate agli automobilisti non possono accadere
nella pubblica amministrazione, soprattutto in tempi in cui la questione morale e le retribuzioni
dei dirigenti degli enti locali sono a livelli altissimi. L’umore del cittadino non è dei migliori
quando si vede recapitare a casa una notifica di pagamento che paradossalmente ha già versato.
Che cosa sta succedendo negli uffici del Campidoglio per generare questa vetusta burocrazia costosa e mostruosa? E chi paga, alla fine del procedimento sbagliato, il cittadino che per giorni
soffre e deve dedicarsi alla difesa tout court? I deboli ne saranno sopraffatti e non sapranno cosa
fare per difendersi, chi avrà la possibilità si rivolgerà all’avvocato per il ricorso ma dovrà sborsare
altri quattrini. Certo, questa non è l’equità sociale e l’efficienza che aveva promesso il neo sindaco
Marino per la Capitale, ma soprattutto per i romani.
(S.P)
IlCORRIERE ROMA
CRONACHE
giovedì 21 novembre 2013 pagina 5
DI
sindaco Marino di recente ha
dichiarato (dopo aver chiuso
al traffico via dei Fori Imperiali) che ora vorrebbe anche
togliere i sanpietrini su via Nazionale e, al loro posto, mettere l’asfalto. Siamo su un
fronte antropologico: sarebbe
il caso di ascoltare di più i romani prima di andare a colonizzare
la
Capitale,
togliendole i riferimenti culturali oltre a quelli archeologici.
La sicurezza stradale non riguarda il tratto di via Nazionale, riguarda l’intera città.
Che senso ha vessare sempre
e solo il cittadino – automobilista per fare cassa e andare a
coprire altri buchi (leggi le società partecipate in profondo
rosso)? Gli interventi sulla
mobilità non possono più attendere.
Stefania Pascucci
LE SPESE
IMPORTO PROVENTI
CONTRAVVENZIONI
408.861.372,06
ACCANTONAMENTO
FONDO SVALUTAZIONE
CREDITI
197.980.851,70
IMPORTO DESTINATO
AL FINANZIAMENTO
DELLA SPESA CORRENTE
210.880.520,36
I PROVENTI PER LE AMMENDE E PER LE CONTRAVVENZIONI
ARRETRATI, AMMENDE, OBLAZIONI ELEVATE DA AUSILIARI TPL
26.025.529,54
ARRETRATI, AMMENDE, OBLAZIONI ELEVATE DA OPERATORI COMUNALI DELLA MOBILITA’
COMPETENZA, AMMENDE ED OBLAZIONI ELEVATE DA AUSILIARI TEVERE TPL
771.551,21
3.600.000,00
AMMENDE ED OBLAZIONI ELEVATE DA AUSILIARI TEVERE TPL-ARRETRATI AVVISO BONARIO
6.000,00
ARRETRATI, AMMENDE, OBLAZIONI ELEVATE DA AUSILIARI DEL TRAFFICO
23.956.880,35
AMMENDE E OBLAZIONI PER CONTRAVVENZIONI ALLE NORME
PER LA CIRCOLAZIONE STRADALE, AI REGOLAMENTI COMUNALI,
ALLE ORDINANZE SINDACALI ED ALLE LEGGI 706/75 E 398/76
80.000.000,00
PROVENTI DEI SERVIZI PUBBLICI RELATIVI
AL SETTORE TRASPORTO E VIABILITA’ DESTINATI AGLI INVESTIMENTI
19.800,00
COMPETENZA, AMMENDE ED OBLAZIONI ELEVATE DA AUSILIARI DEL TRAFFICO
8.500.000,00
AMMENDE ED OBLAZIONI PER CONTRAVVENZIONI ALLE NORME
DELLA CIRCOLAZIONE STRADALE - ARRETRATI AVVISO BONARIO
7.500.000,00
ARRETRATI, AMMENDE, OBLAZIONI ELEVATE DA AUSILIARI SITA
22.277.077,00
AMMENDE ED OBLAZIONI PER CONTRAVVENZIONI ALLE NORME
DELLA CIRCOLAZIONE STRADALE - TRAMITE AUTOVELOX
1.400.000,00
AMMENDE ED OBLAZIONI ELEVATE DA AUSILIARI DEL TRAFFICO - ARRETRATI AVVISO BONARIO
AMMENDE ED OBLAZIONI PER CONTRAVVENZIONI ALLE NORME
SULLA CIRCOLAZIONE - ARRETRATI
AMMENDE ED OBLAZIONI ELEVATE DA AUSILIARI SITA - ARRETRATI AVVISO BONARIO
COMPETENZA AMMENDE ED OBLAZIONI ELEVATE DA AUSILIARI TPL
TOTALE
50.000,00
229.744.533,96
9.000,00
5.000.000,00
408.861.372,06
IN PRESA DIRETTA
Campidoglio-caos, agli esercenti manca un interlocutore
D
opo i primi mesi della nuova maggioranza capitolina guidata dal “sindacoinbicicletta”, il bilancio
che si può trarre rispetto al settore del commercio
e del turismo è a dir poco desolante. Un connubio di inefficacia, provvedimenti ideologici e dissapori interni che
non lasciano presagire nulla di buono. La scorsa settimana
è arrivata la nomina del nuovo segretario romano del Pd
(Lionello Cosentino) e con le prime dichiarazioni ha messo
subito in chiaro che Ignazio Marino deve assolutamente
aprire un confronto con la forza politica che, volente o nolente, lo ha portato ad essere il Primo cittadino della Capitale. Un vero e proprio appello (o un diktat mascherato)
che conferma indirettamente il fatto che il Sindaco non
ha fin qui guardato agli interessi di partito e di coalizione,
sfornando provvedimenti sbagliati che lo hanno portato ad
essere già inviso dalla maggioranza dei romani. Un richiamo all’ordine “di scuderia” che evidenzia come tra
Consiglieri capitolini del PD, Assessori e Sindaco non ci
sia stato molto feeling ma neppure un minimo di coordinamento.
Nel settore del commercio è evidente che dopo la pedonalizzazione dei Fori e la mozione sulla vendita dei prodotti
preconfezionati nelle edicole, ognuno stia praticamente
lavorando per conto proprio. Con beghe e conflitti di attribuzione tra Giunta e Presidenti di commissione. Se per
qualcuno deve essere la Giunta a dare gli input politici e
le Commissioni in posizioni di supporto, per altri esponenti
politici, si deve agire esattamente al contrario. Quello che
emerge è che in Campidoglio regnano una grande confusione, un certo immobilismo e una conflittualità che per
gli osservatori più attenti porterà a breve alla nomina di
nuovi Assessori.
I rappresentanti delle Associazioni dei commercianti, bar
Claudio Pica, segretario dell'Associazione esercenti
bar e gelaterie di Roma e Provincia
e gelaterie che la scorsa settimana sono stati convocati
per discutere il piano riguardante le edicole, si sono trovati
di fronte ad una situazione a dir poco imbarazzante, con
convocazioni sbagliate, spostate e con una strategia che
testimonia come tra Consiglieri ed Assessori - e tra Consiglieri capitolini e Sindaco - non vi siano collaborazione ed
un minimo di confronto. Questo dato è davvero sconfortante e pericoloso per l’economia cittadina in un settore
strategico come quello del commercio e dei pubblici esercizi che attende da anni un piano complessivo di allegge-
rimento fiscale e di smaltimento dell’oppressione burocratica: Che paradossalmente è differente, in ragione del Municipio di appartenenza. E sullo sfondo i problemi delle
licenze delle bancarelle a Piazza Navona, dell’interfaccia
con i Municipi, del problema degli abusivi che sottraggono
cifre da capogiro (esentasse…) all’economia della Città,
delle occupazione del suolo pubblico (i tavolini all’aperto),dei diktat della Sovrintendenza, delle bollette
Ama e dei rincari generalizzati. Un piano di lavoro a 360°
che il Presidente della Commissione commercio Orlando
Corsetti ha sposato con la calendarizzazione di incontri
con le rappresentanze cittadine ma che potrebbe venire
vanificato dal conflitto di attribuzione con l’Assessore al
Commercio Marta Leonori. “Chi deve fare cosa”? Se dopo
mesi, non l’hanno ancora capito, per Roma e per i romani,
per le imprese e i commercianti, le cose non si mettono
molto bene.
Gian Luca Rizzante
IlCORRIERE ROMA
CRONACHE
DI
giovedì 21 novembre 2013 pagina 6
Il momento è delicato. La stagione delle occupazioni è routinaria, scadenzata
Come un tacito gentleman agreement tutto si colloca nella prima parte dell'anno
scolastico, ma forse questa volta è diverso. C'è di mezzo la scuola, certo, ma c'è
di mezzo il futuro di diverse generazioni. Gli studenti sono andati in piazza per
protestare contro la legge di stabilità prima che contro docenti che insegnano
male e istituti incapaci di formare. La scuola è un caos, le occupazioni hanno un senso?
I presidi hanno le contromisure pronte, forse la risposta sarà più flessibile ma anche
più dura. Il malessere si sposta anche più in là, oltre gli studenti medi. Un tempo
le proteste dei fuori sede, della mitica residenza di via De Lollis offrivano titoli
ai giornali (soprattutto di sinistra), oggi il disinteresse è totale, ma la residenza è
occupata. Ce ne occupiamo noi. Apriamo una finestra di dialogo e di confronto
La stagione delle occupazioni
di Alessandra De Gaetano
A
pochi giorni dalla fine della
prima ondata di occupazioni nei licei romani, si
contano i danni e si parla di
misure possibili per prevenire, arginare, gestiire il riproporsi del fenomeno. Dall'Anp, l'Associazione
nazionale presidi arriva una soluzione
non nuova ne particolarmente originale,
ma percorribile: la cogestione, un periodo
di didattica alternativa che studenti e professori possano gestire insieme, nella legalità, da inserire nel piano scolastico
annuale. «Io avevo proposto - ha detto il
direttore nazionale dell'Anp, Antonino
Petrolino - di concordare l'utilizzo di alcune delle 8 assemblee annuali per fare
uno spazio di discussione tematica a scelta
dei ragazzi. Anziché farne una al mese,
farne un pacchetto, ad esempio di 4 giorni
consecutivi per fare questo percorso, ovviamente in cambio della rinuncia a quattro singole giornate inconcludenti
nell'arco dell'anno». Un'iniziativa che andrebbe ad evitare danni e/o atti vandalici
alle scuole, preoccupazione dei genitori
che i propri figli possano farsi male e sarebbe per gli studenti una finestra sul
mondo, la possibilità di affrontare temi di
interesse, anche politico. Cifre in mano,
un giorno di occupazione costa allo Stato
1000 euro al giorno per ogni classe che ha
occupato, spese pubbliche sostenute a
fronte di un servizio che non si è svolto e
che non potrà essere recuperato. E intanto
si pensa anche alle conseguenze di questi
atti per gli studenti che hanno occupato.
«Possono essere - ha detto Petrolino - formali o sostanziali, dipende se c'è stato un
minimo di concertazione o se l'azione è
stata radicale, se è stato impedito l'accesso
al personale o meno, se ci sono stati danni,
furti o vandalismi, sono tante le variabili
che entrano in gioco e le misure dipendono da scuola a scuola. Nel primo caso
entrano nel rigore della scuola che gestisce il fenomeno, e decide dall'interno se
usare la mano pesante e meno. Comunque tendenzialmente non si ricorre alla
sospensione perché è difficile individuare
le responsabilità dei singoli, in qualche
caso si abbassa il voto di condotta. Quelle
sostanziali invece riguardano i giorni di
scuola persi che non hanno lo stesso peso
per tutti, ci sono ragazzi che li recuperano
facilmente perché magari sono più preparati in partenza o hanno maggiori capacità di apprendimento, e altri che non
recuperano e trascinano le lacune fino
alla fine dell'anno e nella peggiore delle
ipotesi vengono bocciati. Quando l'occupazione dura 4-5 giorni, ci sono strascichi
pesanti».
Cambiano i protagonisti, cambiano gli obiettivi della protesta. Ora giustamente si pensa allo sfascio del Paese
e alla legge di stabilità. Dei problemi della scuola e della formazione degli insegnanti si parla poco e male. I presidi
hanno concordato una strategia flessibile. Ma occupare costa e oltre un certo limite non si può andare
L E S C U O L E O C C U PA T E
MANARA
B AC H E L E T
VISCONTI
AU G U S T O
ALBERTELLI
M O R G AG N I
M O N TA L E
V O LT A
NEW TON(autogestione)
UNIVERSITÀ
Residenza De Lollis occupata
G
li studenti che hanno occupato l'Ala C della residenza
universitaria De Lollis non
filosofeggiano, non ce l'hanno col sistema in generale, non parlano di aria
fritta. Sono alle prese con una questione molto pratica fatta di necessità
oggettive e domande legittime (ancora senza risposta). Lo stabile C è
pronto da molto tempo. Eppure,
anche quest'anno, di metterlo a disposizione dei borsisti non se ne parla.
Di fronte alle ennesime promesse non
mantenute dalla LazioDisu-Regione Lazio, pochi
giorni fa gli studenti senza alloggio hanno deciso di occupare la struttura, supportati da alcuni collettivi universitari. L'iniziativa, però, non è “politica”: il nucleo
dei promotori è composto dai cosiddetti “studenti idonei non vincitori”.
I 1700 posti-alloggio messi a disposizione nel Lazio dovrebbero far fronte alle necessità di una popolazione di
studenti fuori-sede in continuo aumento (sono 90mila
solo a Roma): i posti non bastano, e da qualche anno a
questa parte è aumentato il numero di ragazzi ritenuti
potenzialmente idonei a vincere il bando della LazioDisu e a ottenere l'alloggio, e ciò nonostante lasciati
senza un tetto per insufficienza delle strutture.
È successo ad Ahmed, che studia disegno industriale
alla Sapienza. Gli hanno detto di prendere una stanza
in affitto nell'attesa che si liberi un posto. Anche Valerio
e Gabriele sono nella stessa situazione. Mentre mi mostrano l'Ala C, espongono le loro ragioni: “Ognuno di
noi ha cercato singolarmente di ottenere una risposta,
e alcuni sono in questa situazione già da molto tempo.
L'anno scorso abbiamo occupato questo stesso stabile
e alcuni dei ragazzi che vedi sono gli stessi di allora. Abbiamo anche parlato con parecchi borsisti dello studentato di Casal Bertone: alcuni preferiscono vivere in tre
in una stanza pur di non doversi trasferire per ragioni
di graduatoria in sedi più lontane, ad esempio a Tor di
Nona o alla 'Falcone e Borsellino' di Tor Vergata. Abbiamo organizzato un'assemblea e alla fine abbiamo occupato. Non si poteva andare avanti così”.
Nell'Ala C le stanze sono 110, di cui 20 già ammobiliate.
Mancano solo le rifiniture, gli specchi, i sistemi di chiusura delle porte: l'impressione è che servirebbero poco
tempo e poco denaro per finire i lavori e assegnare gli
alloggi a chi ne ha bisogno. Eppure è in questo stato da
tre anni, tanto che in alcune stanze l'umidità ha già rovinato le pareti. “Non riusciamo a capire perché non
vengano ultimati i lavori. I soldi dovrebbero esserci:
per questo genere di interventi arrivano
anche finanziamenti europei, ma come vengono usati? La LazioDisu – recentemente
fallita e commissariata dalla Regione - ha
decine di milioni di debiti con le ditte appaltatrici. Che fine fanno i soldi che dovrebbero usare per noi?”
In tutto vi sarebbero circa 500 posti (non assegnati o non compresi dal bando ma) potenzialmente pronti in pochissimo tempo.
“Non è un problema solo nostro – continuano – Occorrono più strutture ma anche
più elasticità. Non è possibile che una
stanza pronta non sia assegnata perchè manca un mobiletto: saremmo ben felici di procurarcelo. Se non ci
sono soldi siamo anche pronti a pagare le bollette. Ci
sono centinaia di stabili inutilizzati a Roma, senza parlare delle strutture confiscate alla mafia. Si spendono
milioni per costruire residenze nuove, magari fuori dal
raccordo, ma ci sono alternative meno costose e più vicine alle facoltà”. Occorre chiedersi se siano proposte
ingenue o idee oggettivamente convenienti, da valutare
con serietà. E in questo caso bisogna domandarsi cosa
ha fatto e cosa stia facendo la LazioDisu. Di sicuro il numero degli alloggi è (vergognosamente) basso, ed è assurdo che molti dei pochi posti disponibili non
vengano consegnati per ragioni regolamentari o burocratiche o perchè mancanti di qualche pezzo di mobilio. “La battaglia è appena iniziata – chiosano – Non ci
bastano le promesse. L'occupazione continuerà finchè
non vedremo assegnati almeno questi alloggi”.
Lorenzo Marziali
IlCORRIERE ROMA
CRONACHE
giovedì 21 novembre 2013 pagina 7
DI
Atac: dieci anni di inchieste,
tanti furbetti e 200 milioni di buco
di Leonardo Giocoli
L’
Italia della memoria corta andrebbe penalmente perseguita.
Sullo scandalo della Zecca segreta dell'Atac le responsabilità
di amministratori e manager dell'ultimo decennio sono lampanti e, beati loro,
possono allegramente contare oltre che sulle
scarse sinapsi celebrali anche sulla prescrizione.
Resta il fatto che dentro l'azienda municipalizzate qualcosa puzzasse da decenni era ben noto,
soprattutto ai magistrati. Come ricorda con sospetta tempestività ad orologeria (excusatio
non petita, accusatio manifesta), il consigliere
regionale del Lazio, Riccardo Agostini (Pd),
membro della Commissione Trasporti, dei biglietti Atac le toghe se ne occupano da lustri
«Come spiegato da Mauro Calamante, presidente dell'Atac tra il marzo 2002 e il febbraio
2005 e poi assessore alla mobilità del Comune
di Roma - scava nei ricordi il consigliere del
Partito Democratico - tutti i procedimenti di
internalizzazione del servizio di biglietteria e la
successiva gestione furono controllati in quegli
anni dalla magistratura contabile (corte dei
Conti, ndr), che nulla ebbe da obiettare». Sarà,
ma oggi salta fuori tutt'altro.
A dire il vero Calamante nel 2003 scrisse una
lettera riservata all'allora sindaco Walter Veltroni per lanciare un alert sulla storia dei biglietti. Si fece un po' di ammuina, poi nel più
classico dei modi italiani Calamante venne promosso assessore e rimosso dalla presidenza.
Storia chiusa.
Ma le inchieste giudiziarie e giornalistiche su
questa azienda sono come un fiume carsico: appaiono in superficie per qualche tempo a cadenza, per poi tornare ad immergersi. E poi
riappaiono ancora. Sono passati 10 anni dalla
Roma Veltroniana. L'Atac è stata immersa in un
minestrone di debiti del quale si conosce solo
approssimativamente la portata (200 milioni),
l'azienda a oggi non è in grado neppure di pagare la società di vigilanza Italpol che ha l'incarico di sorvegliare sedi e depositi (servirebbero
16 milioni che non ci sono per saldare), o saldare qualcuna delle altre fatture. Illuminante ciò
che scrive e comunica al cda dell'azienda e al
Campidoglio Vincenzo Pesce, direttore centrale
Amministrazione finanza e controllo di Atac,
che già nell’agosto del 2011, si era preso la briga
di passare in rassegna il registro delle operazioni finanziarie e commerciali dell’azienda, e
Dal 2003 ad oggi si ripetono le analisi sui costi e i magistrati ficcano
il naso. Ma la vera colpa è nel non aver scelto aziende pubbliche e romane
(come il Poligrafico dello Stato o Finmeccanica) per realizzare biglietti
e programmi di gestione. Si è preferito volare dall'altra parte del mondo
per scoraggiare curiosi e magistrati. Ma è da escludere un'azione
di responsabilità per Veltroni, Alemanno e Marino. Finirà
con il più classico dei tutti colpevoli, nessun colpevole. E ai romani resta
un servizio da terzo mondo e oltre 200 milioni di debiti. E grazie a Marino
gli ausiliari potranno multare i portoghesi che viaggiano senza biglietto
di conseguenza aveva lanciato l'allarme. Il team
di Pesce verificò allora (nel 2011) 156 milioni
di euro di debiti verso fornitori. L'aspetto eclatante che Pesce denunciò è che c'erano ancora
<fatture del 1994 aperte>. Provate voi a non pagare il giornalaio o l'alimentari per 19 anni e vediamo se vi fanno credito, ma queste sono
considerazioni di buon senso e nella municipalizzata, così come nelle ultime amministrazioni
comunali, di senno ce n'è stato ben poco, se non
proprio dolo.
Come se non bastasse nel gennaio 2010 il Campidoglio decide la fusione, i bilanci erano di tre
società: Atac, Metro e Trambus. E invece di
mettere ordine nei conti l'accorpamento delle
aziende di mobilità locali offre l'occasione per
rendere il minestrone di conti, fatture, pagamenti, ritardi e interessi ancora più complicato
e volutamente inestricabile.
Il paradosso di tutta questa vicenda è che un
amministratore delegato oculato, o un sindaco
accorto (Veltroni, Rutelli, Alemanno, Marino,
scegliete chi volete voi), avevano sotto il naso
aziende e tecnologie per realizzare in autonomia e forse risparmiando la gestione e generazione dei biglietti. Come? Magari rivolgendosi
alla Zecca di Stato (sede di Roma, per loro informazione), che realizza, stampa e garantisce
la realizzazione di carta moneta a tanti Paesi
esteri. Se alla Zecca sono in grado di stampare
cartamoneta forse sarebbero stati anche in
grado di realizzare qualche biglietto dell'auto-
bus non taroccato. Se il problema è la numerazione o il codice elettronico sequenziale non ripetibile (che invece è stato abbondantemente
clonato), sindaci e amministratori potevano
fare una passeggiata in Finmeccanica: hanno
nell'azienda di Stato fior di cervelloni e ingegneri che realizzano, tra l'altro, satelliti sofisticatissimi e elicotteri comprati anche da Mosca
e dalla Casa Bianca. Forse sarebbero stati in
grado di mettere in piedi un programmino
senza andare a pescare una società esterovestita
in un continente australe.
Sorge il sospetto che spostare tanto lontano
l'affidamento di un appalto strategico sia stato
deciso per evitare i ficcanaso (giornalisti e
magistrati) e magari favorire qualche illecito.
Tralasciamo la considerazione da buon padre
di famiglia (Einaudi, chi era questo sconosciuto?), che un investimento tanto importante della municipalizzata romana avrebbe
potuto fare da volano all'economia della nostra regione investendo su aziende italiane,
anzi romanissime.
Ma questo lo pensa e lo mette in pratica solo un
amministratore oculato. Non se ne preoccupa
né un sindaco che ha altre mire politiche, né un
presunto manager profumatamente pagato che
deve poltrona e stipendio solo al circolo delle
amicizie. Amici che presto passano all'incasso,
forse, esigendo precise strategie aziendali che
tutto hanno come fine tranne che il servizio ai
cittadini, la sostenibilità economica e la sopravvivenza dell'azienda.
La trovata di Ignazio Marino poi per raddrizzare Atac è geniale: delegare agli ausiliari del
traffico l'accertamento e le multe dei portoghesi. Come se il problema fossero gli utenti
che non pagano e non i manager truffatori e i
politici "distratti". I giapponesi che compiono
errori si inchinano e si scusano. Magari si dimettono. I nostri politici accusano qualcun
altro. E la ruota gira.
Una preghiera ai magistrati: è possibile che
questa ennesima inchiesta non finisca nel polveroso cassetto degli scandali sepolti? I romani
già hanno un servizio di trasporto pubblico da
terzo mondo, però nella culla del diritto romano ci si aspettano almeno condanne esemplari e azioni di responsabilità verso chi ha
rubato, distratto fondi e trasformato una delle
più grandi aziende del Lazio in una discarica di
raccomandazioni, truffe e pure in una zecca.
Ma clandestina e a loro esclusivo appannaggio.
INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL I MUNICIPIO, SABRINA ALFONSI, SUL TRAFFICO INTORNO AL VATICANO
P
rati-Vaticano, non si circola
e non si vive più. Con l’entrata in campo di Papa
Francesco le cose sono
peggiorate, il flusso di fedeli
e di pullman è aumentato a fronte di una
manifesta incapacità di gestire l’emergenza da parte delle autorità municipali.
Interventi spot, piani di parcheggi per i
pullman confusi e sostanzialmente inapplicati. Ma anche da soste selvagge, fuori
regola e, soprattutto, senza sanzioni, che
i romani subiscono durante tutta la settimana. I vigili ci sono, ma non possono far
tutto, “specialmente se sono impegnati
in altri servizi”, riferiscono gli esperti. Scegliamo un giorno a caso e andare in Via
Ottaviano per vedere il numero sempre
crescente di abusivi e ambulanti. I marciapiedi sono occupati. La strada, dovrebbe essere un’isola pedonale, è piena
Prati, quando il caos è papale
di macchine non autorizzate, parcheggiate in fila. Al centro della strada, bus,
tra e taxi, fanno fatica a passare tra la
gente che non può/non vuole usare il
marciapiede. Arriviamo al semaforo che
fa incrocio con Viale Giulio Cesare. A
poche decine di metri ci sono due pullman turistici fermi: forse stanno aspettando i pellegrini che ritornano da piazza
San Pietro. Quei pullman non dovrebbero
essere lì, all’interno dell’anello ferroviario.
Dall’altra parte della strada c’è un gabbiotto. Dentro ci sono due vigili che parlano come se non si accorgessero di
nulla. In strada ce ne sono altri tre. Qualcuno ogni tanto fischia a qualche automobilista che si ferma in doppia fila.
Insomma, caos. Ne chiediamo conto a
Sabrina Alfonsi, Presidente dell’ex XVII
Municipio (oggi I Municipio)
Presidente, intorno al Vaticano - ma
anche a Prati - è il caos; come offrire ai romani e turisti l’immagine
di una città funzionale ed efficiente?
Dopo il primo mercoledì di settembre si
è cercato di mettere a regime l'arrivo dei
bus turistici, che possono sostare in alcune zone delimitate e riservate, intorno
a San Pietro, per il tempo strettamente
necessario per la discesa o la salita dei
passeggeri. Poi devono parcheggiare
negli stalli previsti che sono situati nelle
vicinanze del Vaticano, come il Parking
Gianicolo, Stazione Aurelia, Gregorio VII.
La situazione è migliorata, ma molto c’è
ancora da fare. Chiaramente è richiesto
anche il rispetto delle regole non solo per
ragioni normative, ma soprattutto per
dare ai turisti una immagine positiva e ordinata della città. È richiesta molta collaborazione da parte dei residenti, tenendo
presente che ormai il quartiere Prati è
caotico di suo durante tutta la settimana,
anche per le udienze del giudice di pace
che – coincidenza vuole – si tengono
sempre di mercoledì.
Ci sono state molte polemiche tra i
cittadini per alcuni cambiamenti di
senso di marcia in alcune strade
del municipio come via Fabio Mas-
simo o via Terenzio. Era davvero necessario questa modifica?
Quel cambiare il senso di marcia è stato
fatto per combattere l'inquinamento che
risulta più basso se le macchine viaggiano in un unico senso di marcia. Il disagio è minimo, poiché ci sono semafori
e strade che permettono di girare intorno
alla strada in maniera rapida. Stiamo
inoltre studiando la realizzazione di un sistema di parcheggio misto in via Cola di
Rienzo, ovvero riservare le strisce blu (a
pagamento) per i commercianti dalle 9
alle 19 e per i residenti nelle altre fasce
orarie. Questo potrebbe creare maggiore
scambio e dinamicità, poiché molti residenti al mattino vanno al lavoro con la
macchina e tornando ritroverebbero i
posti lasciati dai commercianti. È una ipotesi che va sperimentata.
Francesco Vitale
IlCORRIERE ROMA
CRONACHE
DI
giovedì 21 novembre 2013 pagina 8
VOGLIA DI RIVINCITA/ MARCHINI E MONDELLO STANNO PER RIENTRARE IN PISTA
A volte ritornano...
di Carlo Rebecchi
Roma è nel caos, politico e amministrativo. Mancano gli uomini - guida, manca qualcuno che possa
caricarsi sulle spalle il fardello di una città allo stremo, senza un euro e senza speranze, e pilotare una uscita
dal tunnel con il minor danno possibile. Qualche giorno fa la coppia Rutelli-Palombelli ha festeggiato
il compleanno di uno dei playmaker della politica capitolina, Goffredo Bettini. Le cronache dicono
che ci fossero tutti, per l’occasione, poteri forti, palazzinari, politici, il sindaco Marino. Ma è in quelle sedi,
in quei contesti che si ragiona su e per Roma? Pensiamo a qualche outsider, a qualche personaggio
con le mani libere e risorse proprie. Proprio in queste settimane qualcosa si sta muovendo, dall’esilio
volontario (o procurato) c’è chi sta riemergendo. Il piatto è ricco, c’è un vuoto da riempire con idee,
iniziative, prospettive politiche. A volte ritornano, come Andrea Mondello e Alfio Marchini.
Un denominatore comune, la voglia di rivincita. Talvolta è la molla più potente e più efficace sul mercato
Alfio riscalda i motori per le prossime elezioni
Marchini, dopo il risultato ottenuto alle amministrative romane, sembra intenzionato a fare il grande salto a livello nazionale con il suo movimento
Guarda con attenzione a quello che sta succedendo nel Pdl, nel Pd e in Scelta Civica e pensa di intercettare i fuoriusciti riformisti ed europeisti
D
al giugno scorso,
quando è uscito con
un tesoretto di oltre
100mila voti dalle elezioni che hanno portato in Campidoglio Ignazio Marino,
l’imprenditore Alfio Marchini nuota
praticamente sott’acqua. Dopo il suo
“no” alla nomina a vicesindaco, soltanto qualche dichiarazione, qua e là,
per ricordare a tutti i tratti essenziali
del suo programma; ma niente di
forte, come ci si sarebbe potuti aspettare, nei confronti del Sindaco, tipo
“Ah, se si fosse fatto, e si facesse, quel
che dicevo io”.
Non per questo, però, si deve pensare
che Marchini sia stato una fugace meteora nel firmamento della politica romana. Se oggi è silenzioso è perché,
dopo il lusinghiero esordio nelle Comunali, sta preparandosi a strutturare
il suo movimento, che potrebbe diventare presto un partito già a cominciare dalle elezioni europee della
prossima primavera. E anche perché,
come tutti, è in attesa di vedere quel
che accadrà del Pdl con la crisi aperta
in questo partito dalla “decadenza” di
Silvio Berlusconi, crisi che potrebbe
mettere “in libera uscita” i voti di
molti che fino ad oggi hanno sostenuto il Cavaliere.
Per Marchini le Comunali sembrano
essere state insomma la fase di “riscaldamento” prima della partita che sta
per cominciare ora. Del resto, l’uomo
ha dichiarato più volte anche pubblicamente: “ho fatto una scelta di vita,
per i prossimi quindici anni mi occuperò di politica con passione”. Dove?
Il Dna di famiglia, nota e miliardaria
dinastia di costruttori romani di sinistra - il nonno Alfio negli anni quaranta costruì e regalò al Pci la storica
sede del Bottegone - esclude la destra,
tipo Storace e eredi di An. Ma anche il
partito dei competenti (industriali,
imprenditori, manager…) cui si rivolgerebbe la nuova Forza Italia ex Pdl.
Ma certo non gli attuali moderati-ri-
formisti-europeisti senza Berlusconi (cioè i “governativi” di
Alfano schierati a sostegno di Enrico Letta) appaiono come
gli interlocutori ideali di Alfio. Insieme con Scelta civica e
gli ex Margherita (a loro volta ex Dc) e i riformisti del nascente blocco di Matteo Renzi, del quale Alfio dice: “se
avesse avuto il coraggio e la sana follia di correre da solo, oggi
il quadro politico sarebbe sicuramente diverso”).
L’ex capitano della “nazionale” di polo (per chi non lo sapesse: quello sport che si gioca a cavallo, dando colpi di
mazza a una pallina, di cui vediamo ogni tanto le foto sui
giornali dato che i protagonisti sono in genere aitanti principi, e del resto Alfio assomiglia proprio al “piacione” Ridge
di “Beautiful”), è uomo “trasversale”, bene introdotto a destra (vedi Gianni Letta) come a sinistra (Massimo D’Alema).
Corteggiato dai grandi partiti, per il momento preferisce fare
da solo, con l’aiuto alcune centinaia di 1500 volontari. Come
il Berlusconi del 1994 anche lui promette “l’Italia europea”
da tutti sognata. Al settimanale “Panorama” ha illustrato al-
Alfio Marchini
cuni suoi “no assoluti”, come il no a
ogni forma di razzismo e di intolleranza verso le cosiddette diversità, il no
“al massacro cui stiamo assistendo
inermi delle aziende piccole e medie”,
il “alla vuota retorica di questi anni”.
L’Italia, per lui, è “un’azienda con un
immenso patrimonio, i cui cittadini
sono divisi in due categorie. I figli di un
Dio minore da una parte, e sono le imprese, i lavoratori nel settore privato e
le famiglie. E i privilegiati dall’altra: investitori internazionali, dipendenti
pubblici e la macchina dello Stato in
generale”.
Mondello, l’uomo giusto per ogni stagione
L’ex presidente della Camera di Commercio di Roma da sempre rappresenta i poteri forti della Capitale. Messo da parte dall’ex sindaco Alemanno
ora sembra essere ritornato in auge, forte delle sue amicizie bipartisan e dall’essere considerato “renziano”. È indicato da molti come prossimo vicesindaco
O
gni volta che c’è stata una competizione elettorale, o una nomina importante, il nome di
Andrea Mondello è sempre
stato nella lista dei possibili
vincitori come espressione della società civile,
spesso proposto sia dal centrodestra che dal
centro sinistra (come nelle recenti elezioni per
il Sindaco di Roma e per la carica di Governatore del Lazio). Nella corsa per il Campidoglio, quando il Pd ha poi scelto Ignazio
Marino, si era detto – e la cosa sarebbe piaciuta a tutti – che Mondello sarebbe stato un
“vice sindaco ideale”. Invece Il Professore ha
fatto altre scelte. Mondello è rimasto in stand
by, ma non con le mani in mano. La sensazione, in questo momento in cui il Partito democratico cerca di mettere “sotto controllo”
un Marino che giudica troppo indipendente
ed autonomo, e si parla di rimpasto a breve, c’è
nel Pd chi dice che a fianco del Sindaco servirebbe un esponente moderato, amico del
mondo cattolico e vicino ai poteri forti della
città, come lui. Per rinverdire i fasti del “modello Roma” e delle notti bianche di Walter
Veltroni e Goffredo Bettini . La prima notte
bianca a Roma risale al 27-28 settembre 2003
e coincise con il più grande black out elettrico
mai avvenuto in Italia.
La verità è che Mondello, definito “renziano”,
è stato, e per molti lo è ancora sia pure dalla
presidenza del decentrato Tecnopolo Spa, uno
Andrea Mondello
dei “poteri forti” della Capitale. Come ha
scritto Claudio Cerasa nel suo libro “La presa
di Roma”, la Camera di Commercio di Roma,
di cui Mondello è stato per quindici anni presidente, ha fiancheggiato e sostenuto (con
l’asse Gianni Letta-Bettini-Mondello) alcuni
dei principali motori del potere romano: Investimenti spa, Aeroporti di Roma e Unicredit.
L’arrivo al potere nel Lazio del
centrodestra,(Alemanno sindaco e la Polverini
Governatore) è coinciso due anni e mezzo fa
con il passaggio della presidenza della Camera
di Commercio a Giancarlo Cremonesi, legato
proprio ad Alemanno. Comunque Mondello
avrebbe continuato a farvisi sentire attraverso
il “fedelissimo” (così lo definiscono i giornali)
segretario generale Pietro Abate (da lui nominato nel 2007, che è anche direttore di Unioncamere Lazio). Dettaglio non di poco conto: si
calcola che la Camera di Commercio romana
disponga al momento di un “tesoretto” di circa
120 milioni di euro.
Tesoretto che rappresenta, oggi, forse l’unico
serbatoio di vere risorse economiche liquide e
dall’impiego immediato per il territorio capitolino ed al quale guarda con intersse il Partito
democratico, che governa Comune, Provincia
e Regione. E attingervii sarà nei prossimi mesi
più facile, ora che il presidente Cremonesi è
stato neutralizzato con la modifica dello statuto che permette al Consiglio di sfiduciarlo, e
per la presidenza ritorna ad essere candidato il
direttore della CNA, Lorenzo Tagliavanti,
uomo di sinistra vicino proprio a Mondello. La
“vicenda Cremonesi” (che rifiuta da mesi la
concordata staffetta con Tagliavanti e promette
ora strascichi giudiziari) rende più preziosoche mai il ruolo di un Mondello la cui Camera
di Commercio tesseva - insieme alle rappresentanze dei lavoratori e al vertice di Confindustria allora rappresentato da Giancarlo Elia
Valori - iniziative che corrispondevano agli interessi economici e produttivi del territorio capitolino. Basta questo per far capire che
Mondello non è destinato a rimanere ancora a
lungo fuori dalla stanza dei bottoni dell’economia capitolina. In prima persona o come eminenza grigia.
anità
S Lazio
la
del
NUMERO 13 ANNO LXVI GIOVEDI 21 NOVEMBRE 2013
L’EDITORIALE
LA SANITÀ CHE FUNZIONA
Case della Salute,
la fanno troppo facile.
Dov’è il trucco?
Fondazione Roma Hospice
Sla-Alzheimer: “Quella felice
anomalia nel panorama
a pagina 13
della sanità
a pagina 11
OPERAZIONE MANAGER
Si stanno incartando da soli
Sabato 16 tre ore e mezza di prova per quasi duecento candidati (dei 580 iniziali)
Tra i presenti anche qualcuno dai requisiti “dubbi”. Test attitudinali e di personalità, non risolutivi
Tanto deciderà comunque Zingaretti. Ma che bisogno c’era di mettere in piedi questo circo?
di Giulio Terzi a pagina 12
La sede del Dams, all’Università Roma Tre, che ha ospitato la prova degli aspiranti manager
Se la farmacia diventa una succursale della Asl
E
ntro i primi mesi del 2014 sarà possibile prenotare
una visita e pagare il ticket in tutte le farmacie private
e pubbliche operanti nel Lazio. Il tutto senza costi a
carico dei cittadini. Parola di Zingaretti, l’uomo non
conosce le mezze misure e i condizionali. L’annuncio
è di quelli forti e viene dopo un accordo siglato tra Regione Lazio, Confservizi, Federfarma e Farmacap. Le farmacie in questa ottica dovrebbero diventare (noi il condizionale lo usiamo) dei veri e propri
terminali Cup diffusi in tutti i quartieri della città. L’accordo prevede
anche il rinnovo del contratto di distribuzione di alcuni farmaci molto
costosi e ad alto impatto, come quelli per i malati cronici o per patologie
cardiache, oncologiche o legate al diabete e alla fertilità. L’intesa prevede
il rafforzamento del ruolo delle farmacie come terminali distributivi di
questi farmaci che saranno acquistati dalla centrale unica degli acquisti
regionale, ottenendo sconti che vanno dal 50% al 70% rispetto a quanto
pagherebbero le farmacie se li comprassero ciascuna per conto proprio.
In questo modo ci aspettiamo una riduzione sui conti della farmaceutica per il 2014 di 13 milioni, dice Zingaretti. «Le farmacie sono un
terminale territoriale che già esiste e con uno studio che dobbiamo fare
insieme potrebbero diventare uno dei terminali del sistema sanitario
regionale, ad esempio come cabine di regia dell’assistenza domiciliare».
Progetto ambizioso che se realizzato segnerebbe veramente una tappa
importante per la riorganizzazione del sistema sanitario. Ma al di là
della firma di un protocollo è veramente realizzabile, i farmacisti sarebbero ( o saranno) in grado di gestire questa nuova attività, estranea
alla loro professione? E a che prezzo? L’operazione, a naso, sottintende
costi notevoli sul piano dei supporti telematici e un grosso lavoro di preparazione e di gestione. A carico di chi? Nessuno lo spiega, basta l’effetto
annuncio per dare l’impressione di una grande efficienza. Cercheremo
le risposte a questi interrogativi.
la
Sanità Lazio
I COMMENTI
giovedì 21 novembre 2013 pagina 10
del
FATTI&MISFATTI
LA ASL RMG (E IL SUO MANAGER) NEL MIRINO
Il giallo di un appalto contestato
Bufala o mossa politica?
di Alessandra De Gaetano
N
e avevamo parlato la scorsa settimana. Era apparsa insolitamente
dura la nota - resa pubblica a differenza di quanto avviene normalmente - diramata dalla cabina di
regia della sanità laziale in merito ad un appalto
piazzato “fuori tempo massimo” dal manager uscente
della Asl Rmg.
Ora viene prospettata una realtà diversa, un piccolo
giallo, insomma. Perché da Tivoli arriva una secca
precisazione, non è stata bloccata nessuna gara d'appalto dalla Regione Lazio alla Asl RmG per l'esternalizzazione del servizio di protocollo aziendale
semplicemente perché non è mai stata fatta.
La smentita arriva direttamente dal Direttore generale della Asl RmG, dottor Nazareno Brizioli, che
puntualizza sul fatto che l'informatizzazione del protocollo, già in atto, fa seguito ad un contratto Telecom
già esistente contenuto nella delibera n° 850 del 2008.
Il 10 luglio scorso è stato rinnovato, con la delibera
n°748 l'affidamento alla società Consis anche per
l'anno 2013 di una serie di servizi tra cui l'informatizzazione del protocollo per la digitalizzazione. La
società Consis faceva già parte del contratto Telecom
Sopra l’ospedale di Tivoli, a destra in alto Nazareno Brizioli,
direttore generale della Asl RmG; a fianco Alessio D’Amato
a cui facevano riferimento le diverse ditte. «Appena
sono arrivato - ha detto Brizioli - ho monitorato e rimodulato il contratto Telecom portandolo a 10 milioni e 293 mila euro contro i 12 milioni e mezzo con
cui era stato fatto. Quindi c'è stato un risparmio secco
di 2 milioni 503 mila 314 euro». Il contratto Telecom
prevedeva, attraverso la Cni (che gestiva i servizi
prima del Consis, ndr) una serie di servizi, come l'ar-
chiviazione fisica di documenti amministrativi e sanitari, l'assistenza su servizi
professionali e specialistici, la manutenzione ordinaria delle piattaforme iesis, i servizi cedolini e Cud, il
servizio gestione ciclo passivo di fatture, e il servizio
gestione del protocollo informatico, ossia la digitalizzazione che la Asl Rmg sta attuando. Non esiste gara,
dunque, perché la digitalizzazione in corso faceva già
parte di questo pacchetto che prevede un affiancamento al personale dell'azienda sanitaria per il tempo necessario ad acquisire il
nuovo software. Dopo di che il personale
porterà avanti il protocollo come è stato
sempre fatto fino ad oggi. «Io non ho mai
chiesto un'autorizzazione per una gara - ha
continuato Brizioli - la digitalizzazione è interna. Si tratta di un allineamento. Sono valutazioni (quelle della Regione Lazio, che
ha diramato un comunicato presente sul numero scorso del Corriere, ndr) prive di fondamento e del tutto strumentali. Smentisco
anche le notizie circa fantomatici sperperi
di denaro pubblico, perché la rimodulazione
che ho fatto ha consentito un risparmio
netto dell'azienda di 2 milioni 503 mila
314 euro, rimediando all'eccessiva onerosità derivante dalle condizioni stabilite
nella originaria convenzione stipulata dai
miei predecessori». E' una norma di legge quella
dell'informatizzazione del protocollo ed è un servizio necessario soprattutto in questa Asl che è molto
estesa, con 6 ospedali e 6 presidi territoriali. E
adesso cosa succede, quale sarà la prossima mossa
di Alessio D’Amato?
EDITORIALE
giovedì 21 novembre 2013 pagina 11
la
Sanità Lazio
del
L’EDITORIALE
Case della salute, la fanno
troppo facile. Dov’è il trucco?
di Giovanni Tagliapietra
L
a sensazione forte è quella di essere
di fronte all’ennesimo gioco di prestigio, all’ennesimo bluff. L’opinione pubblica, i media, ci cascano
sempre, nella trappola dell’effetto
annuncio. Basta una delibera, realizzata in modo
quasi clandestina, nemmeno presentata e discussa in Commissione sanità, per considerare
avviata l’operazione-Case della salute? Per tutti,
visto come ne parlano, è cosa fatta. E si fa finta di
dimenticare come sia difficile in Italia far partire
qualsiasi attività, decidere come, dove, quando,
perché, con chi; in sostanza stabilire precise linee
di attività, trovare i dirigenti adatti e rapportarli
al territorio, inventarsi un modo nuovo di gestire
il rapporto con gli utenti, scegliere (e spostare) il
personale. Eccetera eccetera. Si è parlato di pianta
organica, sono stati individuati con precisione gli
obiettivi? Macchè, si è solo detto che nel 2014 si
partirà. Da tre giunte a questa parte gli utenti del
Lazio si aspettano la realizzazione di ottomila
posti di Rsa, indispensabili per far fronte alle esi-
il
ORSINO
S
della
Guai a non assecondare
le idee zingarettiane,
si rischia di uscire dal giro
S
i sono svegliati tutti insieme, gli esperti di
sanità che fiancheggiano Zingaretti.
Teresa Petrangolini, Alessio D’Amato, Flori De
Grassi, Rodolfo Lena, tutti
insieme allegramente a raccontare la nuova sanità.
Prima la promessa sulle liste
d’attesa, poi la promessa romanzata delle case della salute, infine la
trasformazione delle farmacie in succursali
delle Asl. Diamo agli Zingaretti-boys l’alibi
della buona fede. Ma finisce lì. Per fare sanità ci vuole altro, ci vogliono logica e buon
senso, ci vuole una strategia che quei signori mostrano di non avere. Stupisce il
basso profilo del presidente romano di Federfarma, Franco Caprino. Lui le cose le
sa, perché non imporsi nella questione
delle farmacie? E perché tace Pier Luigi
Bartoletti, leader dei medici di base, di
fronte al sistema prospettato dalla Giunta
(Liste d’attesa-farmacie-Case della salute)?
Perché tacciono i sindacati? Forse perché
tutti questi soggetti pensano di trarre il
massimo vantaggio dall’assecondare le
idee zingarettiane, e/0 perché sono convinti che di tutti questi progetti alla fine non
se ne faccia nulla. Si battono in pochi contro questo andazzo, a colpi di interrogazioni
e di dichiarazioni. I grillini di Davide Barillari, il capogruppo del Pdl in regione Luca
Gramazio, il consigliere Fabio De Lillo.
Ma i media non li riprendono, non li citano,
non li sostengono. Fatica sprecata. Due
battute sulla bufala della gara per i 21 posti
di manager nelle Asl e nelle Aziende ospedaliere. Fanno simpatia quei direttori generali di lungo corso - Vitaliano De Salazar,
Riccardo Fatarella, Aldo Morrone, ad
esempio - che si sottopongono ai test attitudinali come se dovessero essere assunti
in un call center. E’ il lavoro, bellezza. Cosa
non si fa per rimanere in partita.
CHI SALE
dall’alto Davide Barillari,
Luca Gramazio,
e Vitaliano De Salazar
CHI SCENDE
dal basso Flori De Grassi,
Teresa Petrangolini,
e Franco Caprino
genze del territorio, della popolazione anziana.
Secondo gli amministratori precedenti dovevano
insistere sulle stesse strutture sulle quali si decide
di calare dall’alto la nuove case della salute. Non
è successo niente. Ora gli Zingaretti-boys hanno
promesso 48 strutture e hanno indicate con precisione 14 location, tutti presidi ospedalieri dismessi, da dismettere o riconvertiti, sono sul testo
del decreto commissariale n. 428 del 4 ottobre
2013 relativamente: «Nuovo Regina Margherita
(Asl Rm/A), Santissimo Salvatore di Palombara
Sabina (Asl Rm/G), San Giovanni Battista di Zagarolo (Asl Rm/G), A.C. Cartoni di Rocca
Priora (Asl Rm/H), Spolverini di Ariccia (Asl
Rm/H), Villa Albani di Anzio (Asl Rm/H), San
Carlo di Sezze (Lt), Luigi di Liegro di Gaeta (Lt),
ex ospedale di Minturno (Lt), Francesco Grifoni
di Amatrice (Ri), Ospedale civile di Ceccano
(Fr), Presidio sanitario di Ferentino (Fr), Santa
Croce di Arpino (Fr) e la struttura ‘In memoria
dei cadutì di Isola del Liri (Fr). «Per le altre strutture in corso di riconversione ed, in particolare,
per quelle oggetto di contenzioso – si legge ancora nel testo del decreto – l’opportunità di realizzare Case della salute sarà soggetta a
valutazione successiva». Quei siti erano già nella
lista nera di Marrazzo-Montino, poi in quella
della Polverini, ora in quella di Zingaretti. Non
hanno ospitato Rsa, come promettevano i governatori precedenti, perché riconvertire quelle
strutture, concepite come ospedali, in altro non
è né semplice né economicamente conveniente.
Anzi. E dunque i conti non tornano. Abbiamo
passato anni a subire tagli pesantissimi, a sentirci
dire che i piccoli ospedali vanno chiusi perché
non performanti, e scopriamo oggi che si vuole
fare una inversione a U e investire risorse su
quelle stesse strutture che si voleva cancellare.
Pare che ci sia anche un piccolo stanziamento, ma
l’operazione di riconvertire, riconsiderare, coordinare appare avventurosa, costosa, confusa.
Tutto questo non ce l’hanno spiegato. Così governa Zingaretti. Immagina 48 case della salute.
Poi si vedrà. Chissà che cosa ne pensa il nuovo
subcommissario.
la
Sanità Lazio
PRIMO PIANO
giovedì 21 novembre 2013 pagina 12
del
IL FATTO DEL GIORNO OPERAZIONE MANAGER
Si stanno incartando da soli
Sabato 16 tre ore e mezza di prova per quasi duecento candidati (dei 580 iniziali)
Tra i presenti anche qualcuno dai requisiti “dubbi”. Test attitudinali e di personalità, non risolutivi
Tanto deciderà comunque Zingaretti. Ma che bisogno c’era di mettere in piedi questo circo?
di Giulio Terzi
P
arliamoci chiaro, Nicola Zingaretti
si sta incartando da solo. Voleva
dare un segno - apparente - di discontinuità con il nuovo management della sanità regionale e ha
fatto un guaio, anzi, una serie di guai. La commedia dei duecento - o giù di lì - aspiranti manager
costretti sabato 16 ad una prova telematica e ad
un questionario di autovalutazione nelle aule abitualmente riservate agli studenti di Roma Tre
mette impietosamente il dito sulla piaga, apre
mille interrogativi e riempie la giunta di ridicolo.
Ma siccome bisogna guadagnarsi ogni giorno la
pagnotta tutti sotto con i test come se il traguardo
fosse un posto in un call center ( parole rubate
ad uno dei concorrenti…). Sembravano studenti in gita scolastica, austeri signori in grisaglia
e manager in liberta, jeans e camicia di flanella,
divertiti e imbarazzati di essere costretti ad una
prova per dimostrare di saper fare quello che
fanno da anni. Contenti di rivedersi e di scambiarsi opinioni, una rimpatriata tra membri di
unna consorteria, tra ex compagni di scuola, una
compagnia di giro che da Bologna a Palermo
passando per Roma ricopre da sempre ruoli di
responsabilità gestionale. Erano stati invitati a
presentarsi via mail per la “seconda fase propemesso nei guai da solo, infilandosi in un ginedeutica alla formazione della c.d. short list”.Con
praio di problemi. Quando avrebbe potuto tranla avvertenza di avere un documento di identifiquillamente decidere in perfetta solitudine la sua
cazione e la precisazione che la prova non
squadra senza rendere conto a nessuno. Dalla
avrebbe generato graduatoria e non avrebbe dato
polemica sui criteri di scelta, non indicati, poi inalcun diritto al passaggio al livello successivo. Un
dicati approssimativamente, poi nuovamente octest sui generis, insomma, ideato dai geni delcultati, non uscirà vivo, e i ricorsi mineranno a
l’Agenas. Tra i duecento, o 199 o 196, c’erano dilungo la stabilità del management. Il sospetto che
versi dei direttori generali oggi in carica, molti ex
ci sia sotto dell’altro è legittimo. Per la gente
e qualche new entry, spaesata. Identificati e guarZinga ha fatto una buona cosa, più pubblica di
dati con sufficienza anche dei personaggi che
così…Dietro le quinte, nelle segrete stanze, il
sotto profilo strettamente amministrativo i repolverone sollevato, i falsi obiettivi, le false piste,
quisiti per essere della partita proprio non doconsentiranno a lui e ai suoi interlocutori politici
vrebbero averli. Ma la Commissione
- poteri forti, amici di partito, oppositori da acevidentemente ha fatto delle scelte “bonarie” (o
contentare in cambio di…- di fare come al solito
pilotate). E anche questo alla fine verrà messo in
le scelte “giuste” e opportune. Il concorso sarà
conto a Zingaretti e ai suoi. Soprattutto dagli
servito per portare avanti qualcuno e per libeesclusi, ovviamente. Liquidiamo in fretta la
rarsi di qualcun altro, sottile manovra dei tanti
prova, tre ore e mezzo per delle classiche prove
Richelieu della Nomenklatura capitolina. Pronti
attitudinali di personalità e una prova scritta per
valutare la capacità professionali dei candidati. Sopra Marco Frey, uno dei tre saggi incaricati ad essere smentiti, quando finalmente la lista definitiva dei 21 sarà definitiva. Per la trentina di
Una inutile scampagnata, ha detto qualcuno, una
di realizzare la short list: in alto la sede
esclusi nessuno pianga, ci sono poltrone nelle soprocedura inventata da qualche apprendista stredel Dams, all’Università Roma Tre, che
pravvissute società regionali, nelle Ipab, financo
gone che nessun contatto ha con la realtà. Una
ha ospitato la prova degli aspiranti manager nelle Comunità Montane. Provare per credere.
scampagnata che dovrebbe essere costata non
meno di 80mila euro, hanno valutato i
manager in concorso (è il loro mestiere
fare questi conti), e che dovrebbe offrire qualche elemento in più (o qualche scusa) per togliere di mezzo
“Si sono identificate cinque aree di misura- professionale dell'esperienza maturata nell'ulqualche elemento scomodo e imbarazzione, una per il percorso formativo, tre per la timo decennio, la dinamica della carriera prozante. Nessuno ha spiegato come proesperienza professionale e una per le risorse fessionale negli ultimi dieci anni, la varietà dei
cedono i signori dell’Agenas, qual è il
gestite, stabilendo che il candidato in possesso contesti aziendali nell'ambito dei quali il canloro onorario (stanno lavorando da
di almeno tre di queste caratteristiche possa didato ha operato negli ultimi cinque anni”.
mesi all’operazione). Tutto coperto da
“Per quanto riguarda la gestione di budget e riaccedere ai test successivi”.
una cortina fumogena. È ovvio, una
“Per quanto riguarda il percorso formativo sono sorse umane è stato adottato il criterio quantiprocedura così’ confusa farà scattare un
stati individuati come ulteriori titoli master, for- tativo del valore del budget e delle risorse
numero infinito di ricorsi, che qualcuno
mazione all'estero o in un contesto qualificato. umane interne. Dei 199 aspiranti chiamati ai
(la Regione) dovrà gestire e che riPer il percorso professionale sono stati indivi- test, 89 sono di Roma e 110 provengono dal
schierà di inficiare tutto il lavoro fatto
duati tre parametri relativi alla quantificazione resto d'Italia”.
fin qui. Dicevamo che Zingaretti si è
I criteri della Regione
Prepariamoci,
Zingaretti
sarà sommerso
dai ricorsi
A
lla fine, sul serio, come saranno scelti i direttori
della sanità laziale? C’è
una cortina fumogena,
una commedia degli equivoci attorno alla questione. E’ vero o no,
come hanno sostenuto il capogruppo del
Pdl alla Pisana, Luca Gramazio, e il rappresentate del Movimento Cinque Stelle,
Davide Barillari, che in corso d’opera si
sono cambiate le regole del concorso
stesso? Dalle pagine di due grandi quotidiani romani il problema è stato affrontato con una energia, ma non c’è stata
risposta. Sabato 16 un certo numero di
aspiranti direttori, 196 o 199 non si è capito bene, hanno partecipato ad una selezione, ad una serie di test: Non si
capisce come siano stati scelti questi personaggi dalla lista dei quasi seicento che
avevamo pubblicato la scorsa settimana.
E’ stata l’Agenas, l’agenzia chiamata da
Zingaretti a gestite l’operazione? Sono
stati i fedelissimi della Cabina di regia?
Certo è che i criteri non sono stati illustrati a nessuno, tantomeno ai candidati,
ai quali è stato comunque spiegato che
quella prova non ha alcun valore concorsuale. Ma quanta costa tutto questo circo
alla comunità? E cosa può pensare il cittadino del modo di agire della Regione
scoprendo che la prova svolta in modo
quasi clandestino sabato a Roma Tre è
stata solo una esercitazione senza riscontro obiettivo? Siamo sommersi dai dubbi
e li riproponiamo. Chi ha selezionato i
soggetti per questa prova di approfondimento, con quale criterio? L’impressione
che siano passati nel “tritacarne” della
cabina di regia regionale, che non ha alcuna professionalità a livello tecnico e
nemmeno, nessuna conoscenza su regole
ed ordinamenti e quindi che sia grossa
presa in giro è forte, difficile da dissipare.
E il silenzio della Regione accresce il disagio. Siamo alla frutta, peggio, siamo
sotto un treno. Non c’è più certezza nemmeno del sub commissario governativo;
forse arriverà a concorso chiuso, per togliere tutti dall’imbarazzo. Una considerazione finale; scorreranno fiumi
d’inchiostro per i ricorsi che fioccheranno
a tutto danno dei cittadini. Paghiamo
tutto noi, alla fine. Senza avere la certezza che serva a qualcosa.
Il Corvo
PRIMO PIANO
giovedì 21 novembre 2013 pagina 13
la
Sanità Lazio
del
LA SANITÀ CHE FUNZIONA/ FONDAZIONE ROMA HOSPICE-SLA-ALZHEIMER
“Quella felice anomalia
nel panorama della sanità”
Come sostenere i malati terminali, quegli affetti da terribili malattie neurodegenerative all’interno
di un sistema efficiente e tecnologicamente all’avanguardia. Diecimila pazienti assistiti in quindici anni
“U
A quindici anni dalla sua nascita - nei giorni
na felice anomalia” nel
scorsi la celebrazione dell’evento - la struttura
panorama della sanità
rappresenta effettivamente una vera e propria
italiana, un modello asanomalia: potrebbe essere il modello, l’esempio
sistenziale efficiente e
di una risposta organica alle esigenze della colcompleto che ha spesso
lettività in questo settore ed è invece una mosca
precorso le soluzioni degli enti nazionali ed inbianca, una anomalia appunto in un sistema
ternazionali e ha adottato strategie sancite solo
confuso, arretrato, paralizzato da inefficienze,
in seguito dalle normative di settore.
sprechi e cattive gestioni.
Nel definire la sua “creatura” il Prof. Emmanuele
Presidente della Fondazione Roma il professor
F.M. non poteva trovare parole più adatte e perEmmanuele, uomo di finanza e di cultura, ha
tinenti: il “Centro di
fatto della sua battaglia personale alla ricerca di
Cure Palliative Fondauna sanità migliore una bandiera.
zione Roma HospiceMa la Fondazione e il suo presidente in questo
SLA-Alzheimer”
è
quadrante della vita politica, sociale e amminiesattamente questo e
strativa sono “scomodi”, la mission non è ostaforse anche qualcosa di
colata ma nemmeno agevolata. In un sistema
più. Nessuna enfasi,
disastrato qual è quello della sanità italiana i
nessun trionfalismo,
primi della classe spesso non godono - fattore
purtroppo o per fordeterminante - di buona stampa.
tuna le cose stanno così.
E così pochi sanno ad esempio che il personale
C’è una sanità pubblica
sanitario dell’Hospice - logisticamente situato
e privata disastrata e ci
in una tranquilla strada di Monteverde vecchio,
sono delle eccellenze,
delle isole felici che Nelle foto il Prof. Emmanuele F.M. Emanuele e l’ingresso del Centro di Cure Palliative Fondazione Roma Hospice-SLA-Alzheimer via Poerio - dispone di una preparazione professionale e psicologica adeguata, al
spesso per mille incondi là del proprio settore di compefessabili motivi restano sconosciute o
tenza, nonché di moderne nozioni inquasi all’opinione pubblica. L’hospice
formatiche; che il Centro è
risponde ad alcune delle grandi emergenze socio-sanitarie della nostra Oltre 10.000 pazienti assistiti in quindici anni; 4.173 persone con fetti da SLA ed Alzheimer, nonché di tutti gli oneri relativi al perso- all’avanguardia dal punto di vista tecepoca, quella della gestione dei malati cure palliative specialistiche in regime di ricovero (per un totale di nale supplementare, medico e paramedico. L’esperienza plurien- nologico, avendo adottato una carclinica
completamente
terminali, della terribile e micidiale 113.814 giornate) e 5.668 a domicilio (263.992 giornate); 34 pa- nale dell’Hospice è stata riconosciuta dal mondo accademico, che tella
Sclerosi Laterale Amiotrofica, malat- zienti affetti da SLA in regime di ricovero (2.781 giornate) e 55 a lo ha scelto come sede per il tirocinio degli studenti del «Master informatizzata, fondamentale per il
tia che non lascia scampo; e dell’in- domicilio (6.594 giornate); 200 malati di Alzheimer (34.920 gior- di Alta Formazione in Cure Palliative», promosso dall’Università monitoraggio costante dell’assistenza
quietante moltiplicarsi dell’Alzhei nate) presso il centro diurno, a cui bisogna aggiungere 168 pa- Cattolica del Sacro Cuore di Roma. All’Hospice è stato assegnato al malato. Questa cartella, infatti, permer, sindrome alla quale non si rie- zienti assistiti a domicilio (81.885 giornate). Uno score clinico e il Bando della Regione Lazio sulla Farmacovigilanza, per uno studio mette a tutti i membri dell’équipe di
scono ancora ad opporre difese effi- assistenziale e impressionante, di enorme impatto sul territorio osservazionale sul monitoraggio dei farmaci utilizzati nelle cure accedere, in tempo reale, ai dati relacaci. Servono risposte, serve una rete per un’unica struttura, il “Centro di Cure Palliative Fondazione palliative. L’Hospice è stato inoltre inserito nel Progetto «IMPACT», tivi al paziente.
integrata a maglie strette che consenta Roma Hospice-SLA-Alzheimer». L’Hospice, per lunghi anni finan- finanziato dalla Commissione Europea, per la rilevazione degli in- Non è cosa da poco. Il modello è traa chi è entrato in quel tunnel, pazienti ziato integralmente dalla Fondazione Roma, opera oggi in conven- dicatori di qualità di vita (QoL) nei pazienti affetti da demenza in sferibile, l’hospice può interagire core familiari, di vivere con dignità la ter- zione con la Regione Lazio per i servizi di assistenza di base ai stadio avanzato, proprio perché in Italia rappresenta un Centro di rettamente e positivamente con le
strutture socio-sanitarie sul territorio?
ribile esperienza. In Italia c’è poco o malati di cancro, mentre si fa carico interamente dei pazienti af- eccellenza per il trattamento palliativo di questi malati.
Sono scommesse ancora da vincere.
nulla. Bisogna ammetterlo».
Uno score clinico e assistenziale di eccellenza
L'EX ASSESSORE REGIONALE TENTA IL RILANCIO DELL'AZIENDA CON L'APERTURA DI 4 NUOVE FARMACIE
Farmacap vacilla, ma Saraceni ha un piano
I
nsoddisfazione, sfiducia e paura,i dipendenti delle farmacie comunali di Roma,sono preoccupati per i conti
in rosso dell'azienda farmaceutica sanitaria del Comune, la Farmacap, che dal 1997 gestisce 44 farmacie
comunali della capitale che impiegano circa 360 dipendenti. Ma non è storia nuova, perché la questione va avanti da
diversi anni. Intanto, oltre ai rischi legati al pagamento degli
stipendi futuri ai dipendenti, si paventa anche la possibilità di
non avere più i farmaci sui banconi. Il direttore generale, Michele Guarino aveva già lanciato l'allarme sul rischio di non riuscire più a pagare i fornitori. Grandi timori sono stati espressi
anche dal consigliere Michele Dinoi (Gruppo misto) che ha
sottolineato come Farmacap rischi di chiudere a causa di un
buco su cui incidono pesantemente i crediti per 12 milioni vantati con la Regione e 4 con Roma Capitale. Rassicurazioni giungono invece dall’assessore del Campidoglio alle Politiche
Sociali, Rita Cutini, che ha detto di volersi impegnare per risanare i debiti e ha annunciato che sta preparando una proposta
per Farmacap, con l'obiettivo di non svendere, né chiudere
quello che rappresenta una risorsa del Comune.
Intanto la nuova amministrazione dell'azienda, con a capo Vincenzo Maria Saraceni, già assessore alla Sanità laziale nei primi
due anni e mezzo di giunta Storace, vorrebbe fare fronte con
un piano di rilancio aziendale
denominato "Piano industriale per il rilancio di Farmacap 2013/2017" che parta
dall'apertura di 4 nuove farmacie tra novembre 2013 (la
prima) e luglio 2014 (le altre
3) con un'ipotesi di fatturato
complessivo di 3,2 milioni di
euro annui. Tra gli obiettivi,
anche la fornitura diretta con
le case farmaceutiche che porVincenzo Maria Saraceni terebbe ad un risparmio di
125 mila euro, un’azione per il
recupero degli utenti della teleassistenza con un incremento a regime di circa 130 mila euro annui e il cambio di sede
con la riduzione del canone di affitto che porterebbe a pagare
un costo agevolato di 50 mila euro annui.
Alessandra De Gaetano
la
Sanità Lazio
CRONACHE
giovedì 21 novembre 2013 pagina 14
del
ASL RM D, PRESENTATI I DATI DELL’A SSISTENZA SANITARIA FORNITA NEGLI ULTIMI TRE ANNI
Ostia, calano i ricoveri, crescono i servizi alla persona
D
iminuzione dei ricoveri
ospedalieri, mentre crescono i servizi alle persone, con l’assistenza
domiciliare e gli ambulatori che forniscono assistenza anche agli
stranieri senza permesso di soggiorno, i
buoni esiti riscontrati in prevenzione con
il controllo a distanza e la prediagnostica.
Questo ed altro è contenuto nella Relazione annuale sullo stato di salute della
popolazione dei residenti sul litorale ed il
quadrante ovest di Roma, presentata di
recente all’Episcopio di Ostia Antica
dalla Asl rm D. Nel territorio della Asl
Roma D nel 2012 risiedevano 600 mila
abitanti, con un aumento annuo di 6
mila unità rispetto al 2009. La struttura
demografica della popolazione mette in
luce, come sottolineano i ricercatori, un
progressivo invecchiamento, anche se
differenziato tra i Distretti, con un indice
di vecchiaia variabile tra il 92% di Fiumicino (relativamente giovane) e il 197%
del Municipio XVI. Oltre il 30% della popolazione risiede in aree disagiate ed è
stata stimata anche la presenza di circa
24 mila poveri, pari al 4% della popolazione, ai quali vanno aggiunti i poveri “relativi” che nel Lazio sono stimati intorno
al 7% delle famiglie. Presenza che spiega
la maggiore incidenza di alcune malattie
di Enzo Bianciardi
infettive (epatite virale). Il tasso di ospedalizzazione nel
2012 è stato pari a 153 per 1.000 abitanti. Nel periodo
2008-2012 si è registrata pertanto una diminuzione dei
ricoveri acuti (-15%) e dei day hospital (-23%). L’analisi,
secondo le persone ricoverate, al netto di eventuali ricoveri ripetuti, ha evidenziato un tasso di ricovero negativo per tutte le cause e per i tumori a partire dal 2009,
con tassi più elevati nelle donne. Risultati opposti per le
malattie del sistema circolatorio, le malattie del sistema
respiratorio e i traumi, dove si è registrata una maggiore
ospedalizzazione tra gli uomini. Nei Pronto Soccorso
sono stati registrati per il 2012 circa 172 mila accessi, 8
mila in meno rispetto all’anno precedente; il 55% dei residenti si rivolge al San Camillo Forlanini o al Grassi, più
frequentemente per: dolori addominali, dolore toracico,
distorsioni. Negli ambulatori sono state effettuate circa
8,8 milioni di prestazioni specialistiche ambulatoriali (2% rispetto al 2011). Molto frequenti le prime visite
(427,000), le visite di controllo (291,000); le ecografie
(100,000), l’ecocolordoppler (63,000), la Risonanza
Magnetica (40,000), la TAC (38,000). Sul territorio
sono presenti, inoltre, 7 ambulatori che forniscono assistenza sanitaria a stranieri privi di permesso di soggiorno
e ai comunitari non iscritti al SSN (piu di 3 mila tesserini
rilasciati nel 2011, circa 7 mila le prestazioni erogate).
Sono state erogate oltre 300 mila prestazioni ambulatoriali, per lo più analisi di laboratorio, a circa 2,400 stranieri
in maggioranza donne di età 15-45 anni. I farmaci cardiovascolari si confermano come i farmaci maggiormente utilizzati (43%), seguiti dai farmaci del Sangue ed
Organi emopoietici (17%) e da quelli del Sistema Gastrointestinale (14 %). Nel complesso si registra un incremento dei consumi medi di circa il 4%; scende invece
la spesa complessiva (-11%) anche in considerazione
della consistente quota di farmaci a brevetto scaduto
(57% delle dosi totali).
Nell’ultimo decennio, a fronte di un progressivo decremento delle denunce di infortunio sul lavoro, si è osservato incremento dei riconoscimenti INAIL (2331 nel
2010). I riconoscimenti INAIL per le malattie professionali sono aumentati nello stesso periodo (25 nel
2010). Per concludere, l’analisi della mortalità, anche
questa inferiore alla media regionale dello stesso periodo. Tra le principali cause di morte restano i tumori
(38% uomini, 30% donne; causa più frequente: tumore
del polmone) e le malattie cardiovascolari (40% donne,
34% uomini). I confronti con i dati regionali hanno evidenziato un eccesso di mortalità in entrambi i sessi per
le malattie infettive (epatite virale), e nelle donne per tumore del polmone.
Villa Stuart: Servizio di Ortopedia e Traumatologia
Dr. Massimo Massarella
Medico Chirurgo
Specializzato
in Ortopedia
e Traumatologia
DISCESE INNEVATE E TRAUMI DA SCI
Focus sulla lesione del legamento collaterale ulnare del pollice:
una delle patologie più ricorrenti tra gli sciatori.
Il Dr. Massimo Massarella: “La lesione è dettata da violenta
abduzione del pollice che determina la rottura del legamento stesso”
di Paolo Brandimarte
La lesione del legamento collaterale ulnare del pollice rappresenta una patologia frequente tra gli
sportivi. Nel caso degli sciatori, può accadere che il pollice subisca una violenta abduzione, indotta
dal bastone che funge da leva. Cosa fare in questo caso?Innanzitutto, si rendono necessari gli accertamenti diagnostici come diagnosi clinica, esame radiologico ed ecografia. Il successivo trattamento dipende dal grado della lesione. In caso di minima distrazione del legamento collaterale
ulnare, è particolarmente indicato il ricorso al trattamento ortesico (apparecchio gessato, ndr).
Vi sono poi lesioni di grave entità che comportano un distacco osseo e che richiedono pertanto
un intervento chirurgico.
Casa di Cura Villa Stuart
Via Trionfale, 5952 (00136 Roma)
06. 355281 – 06. 35528200 /308
www.villastuart.it
Dr.Massarella, cosa intendiamo per lesione
di Stener?
“La lesione traumatica del legamento ulnare
collaterale del pollice. Tale legamento è di fondamentale importanza nella stabilità dell'articolazione metacarpofalangea”.
Nel caso degli sciatori, quali sono le cause
alla base del meccanismo di lesione?
“La lesione è dettata da violenta abduzione del
pollice che determina la rottura del legamento stesso, come ad esempio, durante una caduta dagli sci con
il bastone che fa da leva al pollice”.
Con quale sintomatologia si presenta?
“Dolore acuto a livello dello spazio tra primo e secondo dito, con impossibilità alla presa ed all'opposizione e apertura abnorme sotto stress della I° metacarpofalangea, tumefazione ed ematoma”.
Quali sono gli accertamenti diagnostici da effettuare?
“Diagnosi clinica, esame radiologico del primo raggio della mano ed ecografia”.
Qual è il trattamento?
“Dipende dal grado della lesione. In presenza di una minima distrazione del legamento collaterale ulnare
può essere valido il trattamento ortesico o apparecchio gessato. Nelle instabilità gravi con distacco osseo
dell'inserzione del legamento, si interviene chirurgicamente, con inserzione del frammento con micro –
ancore riassorbibili e sutura legamentosa”.
Come viene condotta la fase riabilitativa?
“Nelle lesioni semplici tre settimane di tutore, poi esercizi di ginnastica propriocettiva e ripresa della
forza e dell'opposizione, terapia fisica. Nelle lesioni più gravi con frammento osseo a consolidazione
dello stesso si consiglia terapia fisica (tecarterapia, laserterapia e fisiokinesiterapia)”.
giovedì 21 novembre 2013 pagina 15
SANITÀ&RICERCA
LO STUDIO
la
Sanità Lazio
del
Donne per natura
Neuro riabilitazione,
più
ansiose,
la tecnologia corre, ma
la causa in un gene
la sua traduzione clinica stenta C
L
principale è la riduzione della die tecnologie
nel
campo della neuro ria- I temi del VII Congresso sabilità, dovuta ad una qualsiasi
bilitazione sono semNazionale della SIRAS condizione patologica, ovvero il
raggiungimento della massima aupre più avanzate, la
(Società Italiana
tonomia possibile. Il progresso
loro traduzione clinella ricerca e l'estensiva validanica, la loro fruibilità da parte di
Riabilitazione
zione clinica di dispositivi tecnopazienti e operatori (neuroriabilidi
ausilio
alla
tatori, neuropsicologi, terapisti) di Alta Specializzazione) logici
non corre altrettanto veloce. Come
all'IRCCS Fondazione neuroriabilitazione può essere
considerato un dovere morale
colmare questo gap?
È stato uno dei temi fondamentali Santa Lucia. Come colmare delle società sviluppate, per la protezione e l'inclusione sociale delle
del VII Congresso Nazionale della
il "gap" tra ricerca
categorie più deboli.
SIRAS (Società Italiana Riabilitae utilizzo clinico
L'ideazione e la sperimentazione
zione di Alta Specializzazione)
clinica di dispositivi tecnosvoltosi tra il 14 e il 16 a
logici quali le interfacce
Roma nell'Auditorium delcervello computer (Brain
l'IRCCS Fondazione Santa
Computer Interface, BCI)
Lucia (via Ardeatina 354).
in grado di supportare
In apertura un intervento
strategie neuroriabilitative
della Dott.ssa Donatella
esistenti o di favorire l'inMattia dal titolo "Protesi e
troduzione di nuove strateBrain Computer Interface
gie basate su evidenze
tra ricerca e utilizzo cliscientifiche neuroriabilitanico" ha affrontato proprio
tive atte a migliorare le caquesto tema e indicato alpacità
di
recupero
cuni elementi considerati
funzionale motorio e corilevanti per colmare il dignitivo in pazienti colpiti
vario ancora esistente tra lo
da ictus cerebrale, rappresviluppo di queste tecnologie in ambito di ricerca e spesso ancora confinate senta una delle priorità dei programmi di ricerca
in ambito di laboratorio sperimentale, e la loro clinica translazionale presso la Fondazione Santa
concreta diffusione in ambito clinico-assistenziale. Lucia IRCCS, di Roma. Tale priorità allineandosi
Un esempio di tali elementi è rappresentato dal con i principi di programmazione della ricerca euconsolidamento di un percorso di ideazione, svi- ropea nel campo della "Information Communicaluppo, implementazione e validazione pre-clinica tion Technology", ha favorito la partecipazione
di queste interfacce a supporto delle tecniche di della stessa Fondazione a numerosi progetti di ricerca finanziati dalla Unione Europea nell'ambito
riabilitazione funzionale (i.e. post-ictus).
Nel caso dei trattamenti riabilitativi l'obiettivo del VII Programma Quadro (2006-2013).
he le donne siano per natura più ansiose non è un
preconcetto: la dimostrazione scientifica arriva dall’IsnCnr
di
Catanzaro,
in
collaborazione con l’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma. Alla
base di questa predisposizione
sembrerebbe esserci una variante
del gene 5-Httlpr implicato nella
regolazione della serotonina. La ricerca è stata
pubblicata sulla
rivista Social
Cognitive and
Affective Neuroscience.
L’ansia, spiegano
i ricercatori, è
una
normale
emozione e ha la
funzione fondamentale di segnalare situazioni pericolose o spiacevoli, mediante le modificazioni
fisiologiche prodotte dall’adrenalina che entra in circolo nel sangue.
Entro certi livelli, dunque, l’ansia è
necessaria in quanto ci consente di
affrontare situazioni stressanti. Se
però supera certi limiti, può diventare anche la base per lo sviluppo
di disturbi quali attacchi di panico
e fobie. Gli studi hanno dimostrato
che esiste una certa predisposizione
nell’essere ansiosi: in particolare,
una variante del gene 5-Httlpr, che
regola l’espressione della serotonina, causa al soggetto portatore un
aumento della quantità di questo
neurotrasmettitore, capace di modulare i comportamenti emotivi.
I ricercatori dell’Istituto di scienze
neurologiche del Consiglio nazionale delle ricerche di Catanzaro,
coadiuvati da Gianfranco Spalletta
della Fondazione Santa Lucia,
hanno realizzato una ricerca sull’anatomia cerebrale di centinaia di
persone sane dimostrando che l’effetto di questa variante genetica a
livello cerebrale sia molto influenzata dal sesso: le donne hanno una
diversa regolazione e livelli di
serotonina maggiori rispetto agli
uomini.
Lo studio è stato
condotto con
avanzate metodiche di neuroimaging. “Quello
che abbiamo scoperto – afferma
Antonio Cerasa, ricercatore IsnCnr – è che le donne portatrici
della variante genetica che conferisce una dis-regolazione della serotonina sono più ansiose degli
uomini e questa predisposizione
si manifesta con un’alterata anatomia di una regione chiave nella regolazione
dell’emozione:
l’amigdala”. Grazie ai risultati di
questo studio, conclude l’esperta,
ӏ possibile immaginare che un
giorno, non molto lontano, con
un semplice esame del sangue e
una risonanza magnetica, sarà
possibile individuare le persone
che possono avere una più marcata vulnerabilità allo sviluppo di
comportamenti patologici”.
S
la
anità
Lazio
del
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POLITICA&REGIONE
giovedì 21 novembre 2013 pagina 17
IlCORRIERE ROMA
DI
Il commento
IL FATTO
Cacciare il sindaco e abbattere
gli abusi all'hotel Cusani
di Filippo Gesualdi
Roma,
la città
dei Cinema
M
odelli, strumenti e
regole per il recupero e la riqualificazione dei cinema
chiusi ed il sostegno
dei pochi cinema ancora aperti. In questi
giorni di Festival del Cinema a Roma si è
discusso in un Convegno promosso dal
Prof. Architetto Silvano Curcio sulla
scomparsa dei cinema romani di quartiere, che fino a pochi anni fa svolgevano
un’importante funzione culturale e di aggregazione tra gli abitanti di quartieri
centrali e periferici della Capitale.
Con l’avvento delle multisale, spesso situate in centri commerciali periferici, la
tradizionale sala cinematografica ha
perso il suo appeal tra gli appassionati di
cinema che piano piano si sono trasferiti
a frequentare grandi multisale, dove la
programmazione e l’offerta sono più
vaste ed appetibili per soddisfare le varie
esigenze.
Inoltre nelle multisale ci sono sempre più
servizi di ogni genere, dal bar, ristorante,
pizzeria, intrattenimenti per bambini
che consentono alle famiglie di trascorrere una giornata godibile per tutti i
gusti e per tutte le età rimanendo nello
stesso luogo.
Così molto lentamente, e molto tristemente, tanti cinema con uno schermo e
senza validi servizi accessori sono entrati
in crisi, fino ad arrivare alla chiusura,
con un danno culturale e aggregativo
molto importante e per certi versi grave.
Molti film di “nicchia” non commerciali
o comunque poco conosciuti, oggi trovano enormi difficoltà nella distribuzione, e spesso addirittura non trovano
sale cinematografiche disposte alla programmazione.
E questo è un danno gravissimo, per il
movimento cinematografico e per gli autori emergenti, che troppo spesso non riescono neanche a far vedere il loro
prodotto.
Sarebbe opportuno che il Comune di
Roma, andando in direzione contraria
rispetto a quanto sta accadendo, mettesse
un freno a questa tendenza, cercando di
supportare in qualche modo a livello
economico la “sopravvivenza” di piccole
sale, che sembrano ormai scomparse.
Un po’ come succede con le botteghe storiche, che hanno un canone d’affitto agevolato, varie agevolazioni fiscali, e solo
così riescono a contrastare la grande distribuzione che avanza.
Sarebbe molto bello ed interessante
creare dei cinema dove programmare
film particolari, organizzare rassegne e
dibattiti cineforum e ripristinare
un’anima culturale per palati più raffinati, e speriamo tutti che questo progetto
non si fermi soltanto ad un inconcludente dibattito.
LE PROSSIME BATTAGLIE DEI "GIUSTIZIERI" DI SPERLONGA
di Giulio Terzi
A
lfredo Rossi e Benito Di Fazio ci
hanno preso gusto. Tanto ormai
da essere considerati i giustizieri
di Sperlonga, e poi dell'intera
provincia, per aver innescato la
miccia che ha portato alla sospensione di Armando Cusani sia dal ruolo di consigliere comunale nel suo feudo politico ed
imprenditoriale, sia da presidente dell'ente
provinciale. Un bel colpo per i due esponenti
della minoranza che, come Davide contro
Golia, hanno raggiunto l'insperabile a adesso
chiedono di più. Mirano alla demolizione degli
abusi all'albergo di Cusani, quello che gli è costato la fastidiosa condanna, e alla destituzione
dell'altro alleato del ex presidente, vale a dire il
primo cittadino di Sperlonga Rocco Scalingi.
«Adesso tocca al sindaco», dice uno dei
due alfieri nella battaglia, il consigliere Alfredo Rossi.
E Di Fazio rincara la dose: «Più di qualcuno ci
guarda male, ma noi vogliamo andare avanti».
Prima di capire quale sarà la strategia dei prossimi giorni, Di Fazio non riesce a trattenere un
moto d'orgoglio: «La sospensione del Prefetto
è il maggiore danno che potessi fare a Cusani,
scalzarlo era l'unico modo di fare valere le nostre ragioni. Siamo in attesa di ulteriori sviluppi - fanno sapere i consigliere - e valutare
un'azione anche nei confronti di Rocco Scalingi, il sindaco amico di Cusani. Anche lui in
attesa di importanti sentenze». Insomma, di
materiale sui cui lavorare ce n'è parecchio per
via delle irregolarità che vengono denunciate
da anni, ma che miracolosamente si dissolvono
in un cerchio magico che, come dice Di Fazio,
è possibile scalfire solo con azioni penali e costosi ricorsi al Tar. E proprio dal tribunale amministrativo ci si attende la decisione di far
nominare il commissario ad acta da parte della
Regione - l'udienza è prevista a giorni - per l'abbattimento degli abusi all'albergo.
A tutto questo bisogna aggiungere la situazione
insostenibile venutasi a creare, negli anni, a seguito dello strapotere del peggiore centrodestra incarnato da Cusani - in corsa per le
elezioni europee - e dai suoi sodali.
«C'è una illegalità diffusa in tutti gli atti dell'amministrazione - aggiunge ancora Di Fazio
- con le minoranze relegate ad un angolo senza
possibilità di incidere concretamente. Tutte le
vicepresidenze delle commissioni consiliari
non sono state designate poiché, di norma,
vanno assegnate all'opposizione. A Sperlonga
non esiste possibilità di esercitare un vero controllo sugli atti, non resta che denunciare».
Insomma, la battaglia di Rossi e Di Fazio contro i poteri forti sembra non volersi fermare, e
potrebbe aprire ulteriori scenari come la caduta del sindaco, o dell'amministrazione comunale. I due, certo, nella loro cittadini non
vengono visti come eroi. Ed ancor meno sul
panorama provinciale. Nessuno ha speso parole nei loro confronti, forse perchè la loro
azione, consumatasi lontano dai riflettori, ha
di fatto oscurato tanti politici della nomenklatura abituati alle chiacchiere e poco ai risultati.
L'INCREDIBILE STORIA DELLE TERME (MAI NATE) DI LATINA
Fogliano, sogno appassito dell'Agro pontino
U
n sogno ed un fallimento nel bel
mezzo dell'agro pontino: sono questo le 'care' vecchie terme di Fogliano
a Latina, un'impresa arenatasi nell'incapacità
amministrativa e nei contenziosi legali che rischiano di depaupare la città di un patrimonio
di 70 ettari di terreno a ridosso del mare ed ai
confini del parco nazionale del Circeo. Dovevano essere il petrolio della città, invece sono
diventati una vera e propria grana per ogni sindaco che negli anni si è avvicendato in quel di
piazza del Popolo.
Terme care, visto che - oltre ai terreni - l'unica
ricchezza della società è fatto la concessione
mineraria soggetta ad una 'tassa' annuale, ovvero lo stipendio del direttore minerario che
ogni anno viene incaricato ad un costo di circa
20mila euro.
Solo dal 2006, dunque, il Comune ha speso
circa 140mila euro per mantenere la concessione mineraria, senza però che alcun progetto
prendesse il volo.
La storia è antica, di tempo ce ne sarebbe stato
visto che l'idea della stazione termale nasce
negli anni cinquanta con le prime perforazioni
dell'Acea alla ricerca - con esito felice - di acque
salsobromoiodiche ( quei pozzi storici sono
stati chiusi, per motivi di sicurezza, nel
2008).Negli anni ’80 il sindaco democristiano
Delio Redi fa acquisire l’area delle terme al patrimonio pubblico: il Comune rileva la maggioranza della società «Terme di Fogliano
spa». Inizia così un lungo periodo di spese
senza alcun guadagno per l'ente. Iniziano qui,
per inciso, i fallimenti del Comune che prova
a fare l'imprenditore, non riuscendovi mai.
Si dovrà arrivare agli anni '90 prima che qualcuno, visionario ma non troppo, sogna di recuperare il percorso. Nel 1993 il sindaco
Ajmone Finestra, altimenti noto come 'Federale', avvia un’azione legale che porta al pignoramento delle azioni della Terme di Fogliano
spa per coprire i debiti fuori bilancio. Dopo
anni di contenziosi, il Comune riacquisirà le
azioni pignorate.
Alla società «Condotte» viene così affidato
l’incarico di effettuare nuove perforazioni, con
una spesa per il Comune di cinque miliardi di
lire. Nel febbraio 2002 il sindaco Finestra - con
una idea che oggi sarebbe stata vicente alla luce
di esperienze simili in altre realtà italiane tenta un accordo tra la società Terme di Fogliano ed alcune multinazionli facenti parte la
Central Park srl per la concessione e la gestione
dell’area delle terme per 99 anni. L’operazione
fallisce e da questo punto in poi la vicenda
entra in un gorgo senza fine.
Nel 2004 scoppia lo scandalo del decreto ingiuntivo per il pagamento di 4, 5 milioni di
euro alla Condotte che aveva scavato due pozzi
a Capoportiere. Il documento sparisce negli
uffici comunali, e da qui nasce una nuova battaglia legale per evitare o ritardare il pagamento. Il terreno oggi, risuleterebbe pignorato
dalla società Condotte, con un'azione che apparrebbe spropositata in relazione al credito
maturato. Ma, si sa, gli interessi galoppano di
questi tempi.
E il presente? Prosegue nell'incertezza, come
vuole la tradizione degli ultimi cinquanta anni.
Il sindaco Giovanni Di Giorgi afferma di voler
riqualificare l'area delle terme - che però non
è nella disponibilità del Comune - attraverso i
fondi europei del progetto Plus. Ci sono stati,
negli ultimi mesi, società interessate al progetto di rilancio, ma prima dovrebbero liquidare la società Condotte o quanto meno
coinvolgerla nel business. Siamo dunque allo
stallo più totale: senza terme non ha senso
sfruttare i terreni vincolati ad uso esclusivamente ricettivo. Il lido di Latina, oggi completamente degradato seppur con qualche timido
segnale di rilancio, vive per poche settimane
l'anno. Per il resto non offre nulla, è un vero de-
serto semi disabitato pur avendo le potenzialità di una piccola cittadina sul mare. Gli alberghi non avrebbero senso. Le terme, dunque,
moriranno per l'ennesima volta con il rischio
concreto che i terreni possano andare all'asta.
Giu.Ter.
IlCORRIERE ROMA
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IlCORRIERE ROMA
LITORALE
giovedì 21 novembre 2013 pagina 19
DI
CONCESSIONI BALNEARI APPESE AD UN FILO. SALTA LA SDEMANIALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI
Spiagge, si cerca una soluzione
di Enzo Bianciardi
I
n Italia non è mai detta l’ultima parola. . Il disegno di
legge di stabilità doveva contenere una sorta di “devolution” del demanio marittimo,
che prevedeva, una cessione del diritto di superficie per 99 anni delle
strutture murarie realizzate lungo la
costa, mentre la spiaggia sarebbe restata pubblica. Invece, nel testo definitivo, non c’era riferimento alcuno
all’operazione che, al contrario, su
proposta del Pdl (ma il Pd resta contrario) è tornata di grande attualità
per rientrare, attraverso gli emendamenti presentati dai partiti, nella
legge di stabilità 2014.
In pratica: si vorrebbero cedere le
aree dove insistono le attuali opere
murarie degli stabilimenti balneari ,
sinora in concessione, il cui ricavato
andrebbe poi a contribuire al risanamento dei conti pubblici, garantendo agli attuali concessionari il
diritto di prelazione all’acquisto. Il
Pdl vorrebbe anche che parte del
fondo ricavato andasse a finanziare
un fondo pubblico a sostegno dell’erogazione di mutui per quei concessionari che avvieranno la
ristrutturazione dei manufatti. Le
spiagge, dunque, non sono in vendita, resteranno pubbliche, ma le
pertinenze, che comprendono i locali servizi di uno stabilimento balneare, saranno private. In questo
modo, però, il concessionario che
acquisterà le “pertinenze” del suo
stabilimento, si garantirà l’assegnazione dell’arenile antistante, che
andrà ad evidenza pubblica dal
2015. Un escamotage per rivendicare, dunque, la particolarità dell’offerta
balneare
italiana,
caratterizzata, appunto, dalla presenza sugli arenili di strutture inamovibili. Immobili, tra l’altro, che
hanno già una natura “privatistica”,
in quanto inseriti nel meccanismo
attuale del rinnovo “automatico”
delle concessioni e pertanto, il
nuovo ordinamento andrebbe a “legalizzare” quanto di “di fatto” già esi-
ste. “Non possiamo nascondere la
delusione per l’iniziale accantonamento del piano – afferma Ruggero
Barbadoro, presidente della FibaLazio - restiamo convinti che questa
possa essere la soluzione giusta. Un
risultato, comunque, lo ha già raggiunto: quello di sdoganare il concetto della sdemanializzazione degli
impianti e del riconoscimento di
come una zona di
litorale sia radicalmente cambiata e
che, sopratutto,
non si può continuare a considerare solo spiaggia”.
Sulla stessa linea
Renato Papagni,
presidente della
Federbalneari: “E’
ancora possibile,
attraverso la strada
degli “emendamenti”, trovare una
soluzione che vada a risolvere gli
annosi problemi del comparto turistico balneare.
La Federbalneari Italia ha elaborato
a suo tempo, una nuova proposta
“salva balneari”. Il testo finale della
legge di stabilità dovrebbe consentire la divisione dell’area commerciale degli stabilimenti, sdemania-
lizzando le opere murarie e le strutture fisse per procedere alla vendita
e lasciare invece demaniale l’altra
parte di spiaggia, con il relativo affidamento in evidenza. E’ necessario,
però, che il Governo rappresenti alla
Commissione UE la questione, in
modo che vengano definiti assieme
i principi di uniformità, senza creare
ulteriori attriti con le leggi comunitarie”.
Siamo ancora agli inizi, ma il tempo
lavora a favore di una soluzione. “Gli
imprenditori balneari - conclude Papagni - devono comprendere che sarà
necessario, soprattutto ad Ostia, il restyling di molte strutture: abbattimento, conversione, trasformazione,
apertura agli arenili per rendere l’accesso libero alla passeggiata sul mare.
Ma intervenire sugli impianti balneari non basta se Ostia non verrà
trasformata in una meta turistica”.
UNA BARACCOPOLI A RIDOSSO DELL’AREA ORMAI RISTRUTTURATA
Borghetto… pescatori
Nuovo look per il Borghetto dei Pescatori, da una parte la nuova piazza
pedonalizzata dove sono state piantate le palme, dall’altra il degrado ed
un popolo di disperati che si è asserragliato sotto il cavalcavia ferroviario
e nelle baracche-deposito dei pescatori, che oggi, invece di ospitare le
attrezzature da pesca, sono state trasformate in mini-appartamenti. Due
estremi che rischiano di far naufragare l’agognato progetto di rilancio
dell’area, che doveva partire dal restyling della piazza e dalle nuove palazzine che stanno sorgendo alle spalle dell’antico abitato. L’antico Borghetto ha compiuto 80 anni lo scorso mese di ottobre ed a giorni verrà
presentato il progetto del nuovo impianto sportivo che prevede un campo
di calcio regolamentare, due campi di calcetto uno da calciotto e relativi
servizi. “Stiamo realizzando – afferma Domenico Pizzuti, presidente della
Cooperativa Borghetto - un intervento edilizio di 80 alloggi che per primo
a Roma, tra gli interventi di edilizia residenziale pubblica, riduce drasticamente i consumi energetici, portando quasi a zero i costi di gestione
degli appartamenti. Ad Ostia, infatti, si sta portando avanti un progetto
che per il nord Europa rappresenta la normalità, che rischia di essere vanificato da un contesto esterno assolutamente inaccettabile ed inconciliabile con un progetto di rilancio e valorizzazione del territorio”. Sino
ad oggi, le proteste dei cittadini, le decine di firme raccolte, le richieste
di intervento, non hanno sortito effetti, anzi, la baraccopoli è cresciuta
di dimensioni, le baracche sono diventate più grandi ed accoglienti, il
Una nuova gestione, un nuovo servizio per i cittadini residenti
nel quartiere Prati e per
tutti coloro che vi lavorano nei tanti uffici
che lo circondano, iniziato lo scorso 16 settembre.
La Caffetteria il Tempio
non è solo un bar, ma uno spazio
ideale per la pausa pranzo, un’occasione
per mangiare e scambiare magari due parole con i
colleghi, seduti su comodi tavolini, gustando prodotti gastronomici di altissima qualità. Lasciatevi coccolare e stupire dalla
cuoca Alessandra che ha collaborato con lo chef Davide
Bracco e con esperienze di lavoro presso la Sala Umberto, l’Hotel Aldrovandi, la Terrazza Margutta.
Un menu completo e nutriente come i fagotti di crepes ripieni di
pesce, gli spaghetti alla siciliana; c’è anche la mozzarella di bufala.
numero degli occupanti è raddoppiato. “La sera
abbiamo paura ad
uscire di casa. – afferma A.N., residente nel primo lotto delle nuove palazzine – Sotto casa succede di tutto.
In quelle baracche vengono utilizzate anche lastre di eternit, il via vai è
continuo, c’è una sola strada di accesso alla baraccopoli, per cui è facile
controllare chi entra e chi esce e per questo, è diventata una sorta di
casba nascosta agli occhi della città. Ogni sera, poi, danno fuoco a materiale di risulta e vecchi copertoni, il fumo, maleodorante, raggiunge
anche i vicini campi sportivi. Siamo stanchi. Questa gente, per chi ne
avesse diritto, deve essere assistita, gli altri sgomberati ed allontanati,
non si può continuare a tollerare questa situazione di estremo degrado
e pericolo”. Rinaldo De Fazio Presidente Comitato di Quartiere Borghetto dei Pescatori aggiunge: “Una problematica rilevante è sicuramente quella della sicurezza. Da tempo abbiamo segnalato alle autorità
la presenza di un insediamento abusivo, interventi di bonifica ne sono
stati fatti ma di sgomberi, fino ad ora nessuno. È evidente che per la rinascita del Borghetto dei Pescatori è importante riqualificare anche
quell’area”.
E.B.
IL 20% DEI FONDI RACCOLTI
DALLA “VENDITA” SIA DESTINATO
AI COMUNI PER IL RISANAMENTO
Federbalneari:
con quei soldi
riqualificare
gli arenili
L
a vendita delle “infrastrutture balneari cedibili” è stato proposta dal
Pdl, con l’intenzione di far cassa,
soldi da destinare innanzitutto alla riduzione del cuneo fiscale, poi, è spuntato fuori
anche un emendamento del Pd, prima firmataria la senatrice Manuela Granaiola che,
dopo il dietrofront del suo partito, ha spiegato al “Fatto Quotidiano”: “L’emendamento (che avrebbe comportato un introito
di 5-6 milioni di euro) – ha detto la Granaiola – è nato da un’ipotesi prospettata dal
sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta e dal Direttore dell’Agenzia del Demanio ad un tavolo di confronto con le
associazioni di categoria, condivisa da deputati e senatori di diversi schieramenti politici. Ipotesi, secondo la sottoscritta, molto
interessante che, dopo un approfondito dibattito con i concessionari, ha avuto la totale
convergenza di tutte le associazioni di categoria”. La questione resta dunque in piedi,
messa fuori dalla porta, potrebbe rientrare
dalla “finestra” di futuri provvedimenti volti
a reperire fondi per i disastrati conti pubblici. In questo contesto, Renato Papagni,
presidente di Federbalneari ha lanciato una
nuova proposta: destinare il 20% degli introiti a favore dei comuni per la riqualificazione ambientale del sistema delle coste.
Un sistema coste (7.550 km) che ha subito
nell'ultimo secolo un fortissimo processo di
antropizzazione e urbanizzazione (circa 630
comuni con una popolazione complessiva
di diciotto milioni di abitanti, pari al 30%
della popolazione italiana – dati Legambiente) che ha cambiato completamente le
caratteristiche naturali ed ambientali del
territorio. Malgrado questa “aggressione”,
sostengono i balneri, le nostre coste conservano ancora elementi da conservare e valorizzare, costituiti da: parchi, riserve, foci dei
fiumi.
En. Bia.
Per chi va più di fretta o ha poco
tempo, potrà optare tra gustosi tramezzini e panini ripieni
Nel bar troverete Maddalena e la sua famiglia
che vi accoglieranno con
simpatia e cordialità.
La Caffetteria Il Tempio offre
anche il servizio di catering, oltre
a happy hour e aperitivi. Il locale a pochi
passi dagli uffici del Tribunale e dal Palazzaccio di
Piazza Cavour, è frequentato non solo da avvocati, ma anche da
giornalisti, impiegati e numerosi studenti (nelle vicinanze ci
sono due scuole) che hanno immediatamente saputo apprezzare le qualità del bar-tavola calda.
La proprietaria Maddalena promette di personalizzare sempre di
più il locale, organizzando aperi-cene a tema, e, almeno una volta
a settimana, di voler prolungare l’apertura fino a tarda sera.
Caffetteria
“Il Tempio”
Via Ennio Quirino Visconti, 8
Tel. 06-3218290 - [email protected]
IlCORRIERE ROMA
L'INCHIESTA/1 ALLA RICERCA DELLE LIBRERIE PERDUTE
CULTURA
DI
La scommessa di Arion
Marcello Ciccaglioni è il titolare della catena che a Roma ha 20 punti vendita e occupa 120 addetti
“Nonostante la crisi siamo riusciti a investire in nuovi spazi e ad aumentare la gamma dei servizi”
di Carlo Rebecchi
I
numeri sono più eloquenti
di tanti discorsi. In Italia,
negli ultimi due anni, il fatturato dell’industria del libro
è “crollato” di 800 milioni di
euro, da tre miliardi e 800 milioni a
tre miliardi. È uno dei prezzi della
crisi. Un calo del fatturato del 20%.
“Se le cose vanno avanti di questo
passo tra cinque anni di librerie ne rimarranno ben poche. Un problema
sociale per i lavoratori del settore. Ma
anche un problema ben più vasto che
riguarda la cultura in generale” dice
al Corriere di Roma Marcello Ciccaglioni, titolare delle librerie Arion,
una catena che nella Capitale dispone di 20 punti vendita (con
140.000 titoli disponibili in tempo
reale) e dà lavoro a 120 persone.
Marcello Ciccaglioni è un libraio
“indipendente”, non è cioè sostenuto
da nessun gruppo editoriale come,
per esempio, le librerie Feltrinelli e
Mondadori, che controllano all’incirca i tre quarti del mercato nazionale. Ciccaglioni proviene dal
mondo dei “piccoli” librai e delle
cartolibrerie che vendono libri scolastici e, nonostante il successo imprenditoriale, se ne sente ancora
espressione. E non dimentica i suoi
inizi, i primi libri venduti, a sedici
anni, al “banco 5” della “Fiera del
libro” di Piazza Esedra. Quanta
strada da allora, attraverso idee originali come la vendita dei libri nelle
edicole e l’intenso lavoro per allungare sempre più, in maniera originale, la catena delle sue librerie.
zione particolare: agli
La crisi è generale e
sconti praticati dalla
anche chi vende libri
grande distribuzione
ne è vittima, piccoli e
devono essere posti dei
grandi, visto che
limiti. In Francia, per
anche aziende come
esempio, è il 5%; da
Feltrinelli Hoepli e
noi fino a un paio di
altre sono dovute rianni fa erano addiritcorrere ai contratti di
tura del 25%/30 %,
solidarietà. Ma c’è chi
perché gli sconti sui
soffre di più degli altri.
libri servivano da
“Bisogna capire –
“specchietto delle allospiega Ciccaglioni –
dole” per la vendita di
che quello delle libreMarcello Ciccaglioni
altri prodotti. Ora sono
rie indipendenti, delle
cartolibrerie, è un commercio ati- limitati al 15%, e va un po’ meglio”.
pico, non è come gli altri. I prezzi La crisi non risparmia ovviamente
sono imposti, i margini esigui. E se nemmeno le librerie Arion, che però
non hai dietro chi ti sostiene finan- non la subiscono passivamente, ma
ziariamente chiudi. Feltrinelli, Mon- contrattaccano. “Nessuno riuscirà a
dadori e soci, anche con la crisi, farmi accettare l’idea che non ci
hanno più mezzi e mi auguro che re- siano più librai – afferma Ciccaglioni
cuperino. In Italia c’è poi una situa- -. Con sinergie e razionalizzazioni
ECCO DOVE TROVARCI
Le librerie sono luogo di culto e di
cultura, ce ne dovrebbe essere una
ad ogni angolo, per lo meno in
ogni quartiere, come le caserme,
le farmacie e le chiese.
Un presidio. Eppure il sistema
oggi pensa di poterne fare
a meno, il multimediale fagocita
e schiaccia tutto. C'è chi resiste.
Iniziamo da questo numero
una ricognizione sul territorio,
alla ricerca delle librerie
e dei librai che resistono.
Cerchiamo di capire, di sostenere
e di individuare la tipologia
dei clienti, gli umori del mercato.
Magari serve a qualcosa
eventi, come fanno già in occasione
della presentazione di nuovi libri, e
di favorire la nascita di circoli. Già
oggi nelle le librerie Arion si vendono Cd, E-book, playstation ed
altri giochi elettronici “ma, per attirare un numero ancora maggiore di
clienti, dobbiamo fornire una
gamma sempre più vasta di servizi”.
Al patron delle librerie Arion, si sarà
capito, la competizione non fa
paura. Altrettanto chiaro, e lo dice
apertamente, è che non condivide il
comportamento di un certo tipo di
clienti, appassionati di lettura e di
libri, che amano andare in libreria,
sfogliano i libri e poi, magari per pigrizia, spiegano al libraio che li assiste che “questo libro mi piace, lo
comprerò online tanto in un paio di
giorni me lo recapitano a casa”. “E’
vero che internet è una comodità.
Ma questi signori devono capire
che, così facendo, ad un certo punto
la loro libreria potrebbero non trovarla più” il commento amaro di
Marcello Ciccaglioni.
SI RINGRAZIANO I SEGUENTI ESERCENTI CHE CI OSPITANO E DISTRIBUISCONO OGNI SETTIMANA
supermercati
SUPERMERCATO PIM CORTINA D’AMPEZZO
VIA TRIONFALE, 8044 00135 ROMA
SUPERMERCATO PIM TORREVECCHIA
VIA DI TORREVECCHIA 313 00168 ROMA
SUPERMERCATO PIM MAFFI
VIA PIETRO MAFFI, 114 00168 ROMA
SUPERMERCATO PIM FONTANILE
VIA DI TORREVECCHIA, 590 00168 ROMA
SUPERMERCATO PIM ODERISI
VIA ODERISI DA GUBBIO, 133 00146 ROMA
SUPERMERCATO IPERFAMILY
VIA DI TORREVECCHIA, 1050 00168 ROMA
SUPERMERCATO PIM NEWTON
VIA FELICE BELLOTTI, 2 00151 ROMA
SUPERMERCATO PIM CASALOTTI
VIA PIEDICAVALLO, 39 00166 ROMA
SUPERMERCATO PIM IGEA
VIA IGEA, 42/44 00135 ROMA
SUPERMERCATO PIM BIOLCHINI
VIA LUIGI BIOLCHINI, 15 00146 ROMA
SUPERMERCATO PIM BRAVETTA
VIA DI BRAVETTA, 403 00164 ROMA
SUPERMERCATO PIM
VIA TERESA DE GUBERNATIS SNC
SUPERMERCATO PIM
VIA VIARA DE RICCI, 51
siamo riusciti a fare economie, e
questo ci ha permesso di investire in
nuovi spazi, ma anche di allargare la
gamma dei nostri servizi. Non solo
libri, ma tutto ciò che attiene alla cultura e agli interessi culturali dei
clienti”. Un esempio? La carta Arion
permette di avere, oltre agli sconti
sui libri, anche prezzi scontati per
eventi teatrali, o per concerti, all’Auditorium o a Santa Cecilia. In una
delle librerie Arion, altro esempio, si
possono comperare biglietti “last
minute” per spettacoli teatrali o concerti con sconti fino al 65%.
Non è tutto. “La crisi ci costringe a
cercare di attirare nuovi clienti.
Dobbiamo trovare il modo di attirare in libreria chi ancora non ci
viene” spiega Ciccaglioni. Con questo obiettivo, le librerie Arion
hanno in progetto la creazione di
giovedì 21 novembre 2013 pagina 20
edicole
ARNAUDI ANTONIO
Via Merulana, 139
ARPINI BRUNA
Piazza del Parlamento
BALZOTTI LUCIANO
Via del Tritone, 152
BONELLI ALFREDO
Via Roma Libera, 22
BRESSI VITTORIA
Via Ripetta/Via Tomacelli
BUFFONI NADIA
Via XX Settembre, 96/97
CAIAFFA BRUNO
Largo del Tritone
CAMPONESCHI RITA
Galleria Colonna
(Alberto Sordi)Largo Chigi
CANU ANNA
Salita de Crescenzi/Pantheon
CASUCCI SILVANA
Piazza Sonnino
CECCHINI BEATRICE
Piazza Farnese
CIARDULLI FRANCESCA
Viale Carlo Felice/
San Giovanni
COLASANTI ELENA
Piazza Pasquale Paoli
DE CAROLIS ALDO
Piazza San Silvestro, 13
DE SERIO EDOARDO
GALLONI MASSIMO
Piazza Indipendenza
DE SILVESTRI WANDA
Largo Tassoni
Corso Vittorio
DI STEFANO FIORELLA
Piazza Cinquecento, 64
Via d’Azeglio
DURANTINI MARCO
Vicolo Sciarra/
Via del Corso
FARINA ROSSANA
Piazza Campo de’ Fiori, 2
FERDINANDI MARILISA
Piazza della Minerva, 37
FERRI SERGIO
Piazzale Albania
FIORETTI ANDREA
Viale Trastevere
ang. Via Morosini
FURINI ENRICO
Piazza del Gesù, 48
GIORGETTI MARIA GRAZIA
Piazza Capranica
GIUSTI ROBERTA
Piazza del Viminale
GRECO MARCO
Piazza di Spagna, 57
GREGORI BRUNO EREDI
Via Zanardelli altezza civ. 16/1
LORIA AURORA
Via E. Filiberto Altezza civ. 144
MANCINI ALBERTO
Via della Dogana vecchia
MASINI ANTONIO
Piazza Fontanella Borghese
MASSARONI ELISA
Largo Arenula
MATTEUCCI MARISA
Piazza santa Maria
Liberatrice
MILLO SERGIO
Via dei Sabini
Via del Corso
NOTARPIETRO ELENA
Via Boncompagni, 12/14
PERUGINI CINZIA
Viale Manzoni/Via Merulana
RO.MA SRL
Via Sora/
Corso Vittorio Emanuele
ROMANO FRANCESCO
Via Marmorata/Largo
Gelsomini
SIRAMA SNC
Piazza Benedetto Cairoli
STAIANO MARINA
Via Merulana, 204
TERASCHI PRISCILLA
Via della Scrofa, 101
VENDITTI STELLA
Via Celimontana, 5
VERDONE MARIA ANTONIETTA
Via Mario de’ fiori/
via della Croce
VITELLI MAURIZIO
Via Flavia, 52
EDICOLA CENTRALE
Piazza Tuscolo
EDICOLA
via Satrico angolo via Acaia
EDICOLA
Piazzale Roberto Ardigò
EDICOLA
Piazza Morelli
EDICOLA
Via Rosa Raimondi Garibaldi
IlCORRIERE ROMA
RUBRICHE
giovedì 21 novembre 2013 pagina 21
DI
Decolla il “jungle” di Roma Nord
Una pista olimpionica dove poter pattinare e una immensa area bimbi dove poter giocare
di Francesco Vitale
È
ormai entrata nel vivo la
stagione invernale a
Roma Nord, grazie a Ice
Park e a Bimbilandia, due
grandi strutture per un
unico divertimento nel tempo libero.
Siamo in viale di Tor di Quinto, nel
quartiere omonimo, a pochi metri dalle
rampe per la tangenziale, dove anche
quest’anno è possibile pattinare pur rimanendo in città. Ice Park, un progetto
sportivo e ricreativo che prevede una
pista di pattinaggio sul ghiaccio olimpionica realizzata all'interno di una
struttura in perfetto stile dolomitico.
Un originale momento di aggregazione, dove il pubblico oltre a cimentarsi in una disciplina completamente
nuova per la città, ha la possibilità di
assistere alle evoluzioni di fuori classe
del settore. Basta infilare i pattini ai
piedi, entrare in pista e lasciarsi andare. Dopo le prime cadute sul ghiaccio anche i principianti e coloro non
hanno mai pattinato, riescono a rimanere in pista. Un divertimento anche
per chi rimane a guardare e scopre di
essere capitato in una giornata di
grandi talenti. Sì, perché all’Ice Park si
allenano anche esponenti di scuole di
pattinaggio molto conosciuti. Chi
vuole può anche prendere qualche lezione da istruttori della Federazione
Italiana Sport del Ghiaccio. Ma per
tutti la parola d’ordine è divertimento.
All’Ice park è anche possibile far giocare i più piccoli grazie a Bimbilandia,
uno spazio enorme dedicato ai bambini, al coperto, colorato, riscaldato,
moquettato. All'ingresso dell'area è
obbligatorio togliersi le scarpe. Ap-
pena entrati sembra di assistere a una
scena de "Il Gladiatore", dove tutti i genitori, si sentono dei Russel Crowe
pronti a "scatenare l'inferno" a un segnale preciso. Ed eccoli lì i piccoli gladiatori - tra i 0 e i 4 anni - pronti a dare
battaglia salendo
sugli enormi gonfiabili, saltando sui 2
tappeti elastici, tuffandosi nelle piscine di palline e prendendo d'assalto svariati giochi
morbidi messi a loro completa disposizione, per un tempo illimitato. I più
temerari possono cimentarsi in un
percorso Giungla; i più aggressivi sal-
gono sui mini trattori; i più timidi o
"tranquilli" possono cercare rifugio
nelle casette ludiche.
In ogni caso saranno i bambini ad
avere la meglio su mamma e papà che
potranno consolarsi e, soprattutto, riprendersi, nelle varie aree ristoro-bar
installate a ridosso dell'area bimbi. A
Bimbilandia è possibile organizzare
anche feste private di compleanno.
BIMBILANDIA
Viale di Tor di Quinto,57
VILLAGGIO ICE PARK
00191 Roma
Tel 06-98260443
Cell 380-3669804
[email protected]
Tel 06-98260443
Fax +39.0731 204233
ORARI D'APERTURA
Dal Lunedì al venerdi
15.30-19:30
Sabato e domenica
10:00-13:00/14:30-19:30
ICE PARK
Viale di Tor di Quinto,57
VILLAGGIO ICE PARK
00191 Roma
Tel 06-0633225155
[email protected]
ENOGASTRONOMIA GRANDE SUCCESSO PER L'INIZIATIVA GRATUITA DI FORMAZIONE DELLA FIPE
Cake design: il primo corso per passione o per carriera
A
rtisti della decorazione
dolciaria, appassionati di
alta pasticceria ma
anche persone che cercano nuovi sbocchi professionali tra sacche da pasticcere e
pasta di zucchero. Ha avuto un grande
successo il primo corso di cake design
organizzato dell’Associazione esercenti
bar e gelaterie di Claudio Pica, sotto
l’egida dell’Accademia della cultura enogastronomica. Maestra d'eccezione Caterina Fabrizi, che ha avviato un percorso
di diffusione di questa nuova tecnica dolciaria e creativa che in Italia sta veloce-
mente prendendo piede, anche se si tratta
ancora di un'esperienza di "nicchia”, che, comunque, visto il successo di questa edizione
è risultata molto apprezzata.
Sarà anche per i temi decorativi scelti: il corso
base, infatti, era incentrato sulla decorazione
“natalizia” (un bel Babbo Natale), e la famosa
decoratrice ha mostrato le tecniche, a partire
dagli ingredienti principali, la scelta e la preparazione delle materie prime e dei supporti, nonché alcune nozioni "base" sulle decorazioni.
Soddisfatti gli allievi ma anche la docente. Fabrizi si è mostrata molto contenta dei risultati
(e delle decorazioni) degli allievi, annunciando
per i prossimi appuntamenti un innalzamento
di livello: è prevista infatti una gradualità delle difficoltà di
decorazione, prima ad “intermedio” e poi ad “avanzato” per
risultati estetici davvero eccezionali. Per gli "allievi" i corsi
sono stati giudicati "molto divertenti" e "non difficili", tanto
più che possono aprire la strada a sbocchi molto interessanti
nel settore dolciario e della pasticcerie, strizzando l’occhio
al tempo libero ed alla passione casalinga.
Chi volesse tentare la carriera o soltanto imparare a decorare una torta può contattare per maggiori informazioni
sia l’Associazione esercenti bar (www.assocazionebar.it),
l’Accademia della cultura enogastronomica (www.accademiaculturaenogastronomica.it), oppure inviare una
mail a [email protected] (presente anche su Facebook).
Gian Luca Rizzante
esercizi commerciali
GELATERIA PARADISO
VIALE I. MONTANELLI 130
MONTANI ICE
VIA DI CASALOTTI, 59/A
GELATERIA RETRÒ
VIA BALDO DEGLI UBALDI, 118
LA CAFFETTERIA MASSÌ
DI SCARDELLA MASSIMILIANO
VIA G. ALLIEVO 41 ROMA
BAR TABACCHI
LEANDRI
VIA PAOLA FALCONIERI 81 ROMA
BAR A QUATTRO SRL
DI MONTECCHIARI PATRIZIO
VIA P. VENTURI 73 ROMA
BAR DI LA MARCA LUCIANO
VIA TOR DE SCHIAVI 153/A ROMA
KRISTAL BAR SNC
CIRC.NE NOMENTANA, 568-570 ROMA
BAR GELATERIA
TERRA ANNAMARIA,
VIA LIVORNO 13 ROMA
BAR
CIRCO MASSIMO
VIALE AVENTINO, 14 ROMA
GA MA DA SNC
VIALE AVENTINO 28 ROMA
LIBRIZZI GIORDANA
VIALE AVENTINO 101 ROMA
STINZIANI ANGELO
VIALE AVENTINO 78 ROMA
GELATERIA PUDDINU
VIALE AVENTINO 59 ROMA
BAR AUGUSTO MASSIMO
VIA DEL CIRCO MASSIMO, 5 ROMA
BAR CIAMPINI
VIALE DELLE TRINITÀ DEI MONTI ROMA
CAFFÈ VAN GOGH
VIA DELLA PINETA SACCHETTI ROMA
BAR GIOVENALE
PIAZZA GIOVENALE 6 ROMA
VALORANI’S FORUM
LARGO CORRADO RICCI, 30 ROMA
BAR
DI AFFATATI PIER MATTEO
VIA CLAUDIA 14 ROMA
BOATTINI BAR
VIA MASTROGIORGIO 58 ROMA
BAR DI CAPALDO SIMONE
VIA DELLA LUNGARA 39 ROMA
ALOISE DOMENICO
VIALE TRASTEVERE 36 ROMA
GELATERIA FIOR DI LUNA
VIA DELLA LUNGARETTA 96 ROMA
GELATERIA
MIANI MARIA GIOVANNA
VIA DELLA SEGGIOLA 12 ROMA
BAR VIVONA
PIAZZA VIVONA 20 ROMA
BENEVENTO BAR
VIA ACHILLE FUNI, 32 ACILIA
MALI SRL BAR MARTINICA
VIA DELLA MARTINICA 151 ROMA
PASTICCERIA SALENTINA
VIA LAGO TANA 51 ROMA
(METRO B1 LIBIA)
ZAMA CAFFÈ
PIAZZA ZAMA 5 ROMA
OLD SHAMROCK
VIA CAPO D’AFRICA V26/D ROMA
CAFFÈ MARTINI DI ROSSI STEFANO
PIAZZALE DEL COLOSSEO 3 A/B ROMA
ANTICA DOMUS
VIA S.GIOVANNI IN LATERANO, 6 ROMA
ALIVERNINI ROBERTO
VIA CASTELFORTE 27 ROMA
ROCCI DANILO
VIA TOR DE SCHIAVI 340 ROMA
DI MUZIO DOMENICO
VIA FEDERICO DEL PINO 62 ROMA
BAR NATI STANCHI
VIA TOR DE SCHIAVI 306
BAR MARIO
VIA BRA 15/19 ROMA
CAFFÈ SCHETTINO
VIA SAN MELCHIADE PAPA ROMA
BAR PASTICCERIA DI COLA FILIPPO
VIA RUGGERO ORLANDO 68 ROMA
LOVE 4 PIZZA
VIA PEVERAGNO 52 ROMA
BAR MEDIANO
VIA TRIONFALE 11454 ROMA
BAR TABACCHI DELLA SALA ANNA
VIA PASQUALE II 109,111 ROMA
BAR GASTRONOMIA
SGANGA ANTONIO
PIAZZA NOSTRA SIGNORA
DI GUADALUPE 11 ROMA
ANTICO CAFFÈ DI ROMA
VIA GIANNINA MILLI 52 ROMA
BAR DI MANUEL ARIS VILLANI
P.ZA MARESCIALLO GIARDINO ROMA
BAR BARCOLLANDO
VIALE ADRIATICO 139 ROMA
TRATTORIA DA PAOLO,
VIA SAN FRANCESCO A RIPA, 92 ROMA
ESTETICA-SOLARIUM ESSENZA
VIA STELVIO 15/17 ROMA
OSTIA
LE PETIT CAFE'
VIALE VEGA N.6
PRESTIGE BAR
VIA DELLE GONDOLE
ANG.PIAZZA SANTA MONICA
BETTER CAFFE'
VIALE PAOLO ORLANDO 3
BAR DUCA
CORSO DUCA DI GENOVA 124
BAR GELATERIA SISTO
PIAZZA ANCO MARZIO 7
PASTICCERIA BAR
KRAPFEN PAGLIA
PIAZZA ANCO MARZIO 18/19
BAR STABILIMENTO BALNEARE VENEZIA
LUNGOMARE AMERIGO VESPUCCI N.8
CENTRO SPORTIVO RESORT "LE DUNE"
LUNGOMARE DUILIO N.22
BAR GELATERIA "NABIL"
PORTO TURISTICO DI ROMA
BAR MILELLIS
VIA CAPITAN CONSALVO N.13
SUPERMERCATO TODIS
VIA CASTELPORZIANO N.294
(INFERNETTO)
IlCORRIERE ROMA
GUSTO
DI
giovedì 21 novembre 2013 pagina 22
ENOTECA BOMPREZZI
Il vino buono venduto
(e prodotto) in famiglia
Q
uella dei Bomprezzi è un'attività di
famiglia, e non solo sulla carta. Appena entrato nel locale di via Tuscolana 904, quella che mi avvolge è
proprio una piacevolissima atmosfera familiare, forse la più accogliente sinora. Alessandro
Merizi e sua moglie Sara si occupano dei clienti con
l'aiuto della mamma di Alessandro, Rossana, prima
donna sommelier di Roma. Da tutti emana un calore
contagioso e una cortesia per niente affettata. L'arredamento dello spazio espositivo fa il resto: colori caldi,
evidente gusto femminile e – ovviamente - file interminabili di bottiglie a coprire tutte le pareti. Magari influenzato dai cesti natalizi in bella vista e
da una giornata passata in mezzo al traffico, il
negozio mi sembra un'oasi di serenità. A dire
il vero, provenendo da tutt'altri lidi, una
buona dose di tempo dietro al volante è dipesa proprio dalla necessità di raggiungere
Numidio Quadrato, non esattamente una
zona centrale. Se non si vive nelle vicinanze
una buona opzione è la metro: l'enoteca è a
due passi dalla fermata. Alessandro mi parla
della sua attività con evidente orgoglio:
“L'esercizio è nato nel 1957, fondato da mio
nonno Recildo Bomprezzi (appena trasferitosi da Jesi, nelle Marche) e all'inizio, come
tutte le enoteche storiche di Roma, era un
negozio di vini e olii. Con tanta voglia di lavorare e una sempre maggiore qualificazione dell'offerta, il locale è cresciuto
assieme al quartiere Tuscolano. Mia madre
Rosanna Bomprezzi, che già gestiva l'attività
assieme al nonno, divenne sommelier nel
1988. Contestualmente il negozio venne ristrutturato e da 'vini e olii' divenne enoteca.
Prima i vini imbottigliati erano pochi e si
ABBIAMO
PROVATO
PER VOI
vendevano principalmente liquori importati. La superficie espositiva che si vede oggi, invece, ampliata nel
2000, conta 1300 etichette di vino e circa 5000 etichette complessive tra distillati, grappe, liquori di varia
natura, rum, cognac, armagnac. Abbiamo un cospicuo
assortimento di vini esteri da tutto il mondo e una riserva di bottiglie 'importanti', dai Romanèe-Conti ai
Dom Perignon, Cristal, Winston Churchill e così via”.
La clientela dei Bomprezzi è molto varia, dalle famiglie
del quartiere agli avventori occasionali che, di passag-
gio sulla trafficatissima via Tuscolana, si fermano a dare
un'occhiata attirati dal nome sull'insegna (ormai molto
conosciuto). Molti clienti, mi dice Alessandro, risalgono ai tempi del nonno, o sono i figli e i nipoti di quelli
originari. Nel 2008 la famiglia ha aperto, al civico adiacente, un wine bar: il Crudop ('crudo' richiama le pietanze così servite, principalmente il pesce; 'Cru' e 'Dop'
si riferiscono rispettivamente al famoso vitigno e alla
Denominazione di Origine Protetta, utilizzabile da
tre anni a questa parte anche per il vino). “Come eno-
teca storica, non abbiamo voluto snaturare il nostro
lavoro mischiando le due attività – spiega Alessandro
– Nel wine bar si può bere ottimo vino alle mescita,
mangiare e partecipare a incontri su vino e cucina,
cene tematiche con i produttori, corsi di degustazione”. Non è l'unica attività a latere. Nel 1967 il
nonno Recildo ha acquistato vicino Jesi - sua terra
natia - l'azienda agricola 'Montecappone', che oggi
produce vino di alta qualità. La loro versione riserva
'Utopia' è un 'tre bicchieri' della guida del Gambero
Rosso; il vino bianco 'Tabano' è stato premiato dalla
guida di Luca Maroni come uno dei tre migliori bianchi d'Italia per quattro anni consecutivi. L'azienda è
gestita dal fratello di Alessandro, Gianluca, che si è trasferito stabilmente in terra marchigiana.
Lorenzo Marziali
'UTOPIA' MONTECAPPONE
Il 'Verdicchio dei castelli di Jesi' che sfida il tempo
Montecappone è una delle aziende-fattorie della Regione Marche gestite direttamente dai proprietari, che produce
esclusivamente vini imbottigliati all'origine. Si caratterizza per l'attenta selezione delle uve in vigna, per la bassa
produzione per ettaro e per le moderne
sperimentazioni (sia in vigna che in cantina) portate avanti dallo staff interno
di agronomi. I Mirizzi-Bomprezzi, soli
proprietari dell'azienda dal 1997, allevano, con un occhio alla valorizzazione dei vitigli autoctoni, Verdicchio,
Sauvignon Blanc, Montepulciano,
Sangiovese e Syrah. Montecappone
conta attualmente oltre 70 ettari di vigneto che si estendono
sulle colline e sui castelli intorno a Jesi. La capacità della
cantina è molto elevata ma le vasche di fermentazione sono
di piccole dimensioni, per poter effettuare piccole vinificazioni di uve raccolte via via al giusto grado di maturazione.
La cantina è disposta su tre livelli in modo da sfruttare la
Montecappone S.A.R.L.
Via Colle Olivo, 2
Jesi (AN) Italia
www.montecappone.it
[email protected]
Tel +39.0731 205761
Fax +39.0731 204233
gravità limitando così al minimo l’uso delle pompe per la movimentazione di uve e vini. Il Verdicchio dei castelli di Jesi
'Utopia' è una riserva di Verdicchio (100%) molto rinfrescante. Ha una buona struttura senza perdere d'occhio eleganza e riconoscibilità. Di colore giallo paglierino brillante,
matura per 12 mesi in vasche di cemento e 6 mesi in bottiglia. Al naso presenta note di tiglio, camomilla, ginestra,
erbe aromatiche, timo, salvia. Al palato è complesso ma
equilibrato: il frutto non perde mai di evidenza. Si consiglia
in abbinamento a spaghetti cacio e pepe, salmone ai profumi dell'Adriatico, stoccafisso all'anconetana, razza in
agrodolce. Gradazione alcolica: dai 13,5° ai 14,5° a seconda dell'annata. Temperatura di servizio: 12°-13° C. Riconoscimenti: tre bicchieri dalla guida del Gambero Rosso.
Prezzo: intorno ai 15 euro.
Zoc, un grande potenziale al momento sprecato
G
li elementi per un potenziale
successo di sono tutti: un bellissimo locale in pieno centro, una
cucina attenta al territorio e al chilometro zero, una struttura post industriale,
con un invidiabile spazio cortile
esterno invidiabile che strizza l'occhio
alla New York più modaiola. Peccato
che questo mix eccezionale di potenzialità sia declinato in modo sbagliato
e che il risultato sia mediocre e respingente.
Da Zoc (contrazione di Zoccolette, via
centralissima della Capitale a due
passi da Ponte Sisto e piazza Farnese),
i gestori che forse di ristorazione ne
sanno poco, hanno aperto da qualche
anno un ristorante bar che cavalca la
tendenza del consumo di prodotti stagionali e di prossimità. Ottima scelta se
non fosse che anche nei mesi estivi quando la produzione ortofrutticola
offre una tavolozza di gusti, colori e sapori infinita - la pigrizia dello chef di cucina limiti la carta a una, due proposte
per i primi, altrettante per i secondi e le
insalate.
Potete perderci una giornata a sfogliare il menù - composto di due facciate - e vi dovete far piacere per forza
uno dei due piatti. Punto e basta.
Grande uso di curry, cous cous (mal
cotto e peggio condito), insalate raccontate come se fossero opere d'arte
ma che nella realizzazione e mise en
place lasciano molto, molto a desiderare.
Il locale ha, in vero, un cortile interno
invidiabile arredato anche secondo le
tendenze più underground. Le bici-
clette che dovrebbero servire ai clienti
o ai gestori vengono lasciate sul marciapiede di fronte e i camerieri, specie
nel turno meridiano, sono incompetenti
e sembrano passanti distratti più che
suggeritori di un'esperienza culinaria.
I costi, di contro, sono un po' eccessivi.
Se i gestori vogliono continuare a restare aperti e diventare per la zona,
densa di uffici e ministeri, un punto di
riferimento nella ristorazione a pranzo,
devono compiere ben altri sforzi. Primo
proponendo menù sostanziosi intorno
ai 10 euro. Secondo intercettando un
personale di sala meno urticante nella
lentezza e nella proposizione con il
cliente. Insomma, è un posto che ha
enormi potenzialità, ma manca evidentemente una mano esperta che possa
mescolare tanti fattori di successo (po-
tenziali) nel successo di un locale. Per
il momento l'unico dato positivo è l'aperitivo del fine settimana affollato, soprattutto nelle stagioni morbide, più
per la comodità e lo spazio esterno che
per la proposta. Buona anche l'idea di
offrire una colazione più rilassata e abbondante e un tea time per gli avventori
che ne avvertono il bisogno (e hanno
tempo). Peccato che vengano declinate
entrambe le proposte senza passione
e con scarso guizzo. Anche la carta dei
vini lascia a desiderare, ma sembra il
minore dei peccati. Il rimpianto, piuttosto, è che con tutti i locali per turisti del
centro, questo che potrebbe trasformarsi in un punto di riferimento della
zona venga gestito in modo snobbistico e trasandato e senza quella cura
ormai indispensabile per ogni attività.
IlCORRIERE ROMA
SPETTACOLO
giovedì 21 novembre 2013 pagina 23
DI
Leggeri (anticrisi) per rilanciare il teatro
Nancy e Enrico si sfidano al botteghino a colpi di spettatori rivisitando i classici amati dal pubblico
Brignano al Sistina porta in scena Rugantino, la Brilli al Quirino replica con La Locandiera
di Bernardo del Sole
E
nrico Brignano e Nancy Brilli,
dopo aver litigato in un ascensore rimasto bloccato, in una
calda giornata d’estate, nel film
di CarloVanzina “Un’estate al
mare”, ora duellano a distanza anche in teatro.
Una tenzone a distanza s’intende sono infatti in scena a Roma con due spettacoli. Il
primo torna a calcare le tavole del Sistina
con un classico della commedia musicale:
“Rugantino”. Brignano torna a vestire i
panni del giovane romano spaccone (Rugantino) che vive di espedienti aiutato dalla
fida Eusebia, in scena Paola Tiziana Cruciani, cresciuta, come Brignano, nella scuola
teatrale di Gigi Proietti. Si tratta, come anIN SCENA. A sinistra Enrico Brignano, protagonista di Rugantino, al Sistina fino
ticipato, di un ritorno, dopo lo straordinario
al 9 febbraio; sopra Nancy Brilli nella Locandiera, al Quirino fino all’1 dicembre
successo di pubblico dell’edizione 2010.
donna, che gestisce una locanda con l'aiuto fratta (Giuseppe Marini) un misantropo,
Questa volta “Rugantino” pensa in grande
del cameriere Fabrizio (Andrea Paolotti). che lei riesce a sedurre, scommettendo sul
il musical, come accadde già nel 1964,
Scaltra e affascinante, si destreggia fra i cor- suo fascino. Dopo una lunga assenza dalle
torna a Broadway dall’11 al 15 giugno per
festeggiare i 50 anni dalla prima rappresen- media goldoniana, che già la scorsa setti- teggiamenti del Marchese di Forlimpopoli tournée teatrali, la Brilli non nasconde la
mana al debutto ha guadagnato il successo (Marco Bussotti), un aristocratico deca- sua gioia per il ritorno a pieno ritmo sul paltazione.
“Questo spettacolo ha un significato parti- del pubblico. “La locandiera” è la storia di duto; il Conte d'Albafiorita (Maximilian coscenico: “Per il teatro - sottolinea - ho
colare per me”, racconta Brignano, che è Mirandolina, un'attraente, astuta e giovane Nisi), ricco e raffinato, e il Cavalier di Ripa- sempre avuto passione perché qui si impara
molta tecnica, i trucchi del
anche regista dello spettacolo, “permestiere e soprattutto la dichè dopo averlo visto qui in una
sciplina.
L’appagamento
domenica pomeriggio del '78 con
degli spettatori, poi, è straorMontesano e Fabrizi iniziai a sognare di fare l'attore, invece del tec- A cinquant’anni dall’attentato di
incontri si vedrà come J.F. Ken- dinario”. Anche la “Locannico in un’industria meccanica”. Sul Dallas in cui perse la vita, la Fondanedy sia riuscito a coinvolgere diera”, come “Rugantino”,
palco nei panni di Rosetta, c’è Se- zione Musica per Roma dedica cintutto l’immaginario della sua ge- grazie al successo riscosso firena Rossi. Mentre Mastro Titta è que appuntamenti a John Fiztgerald
nerazione. Mario Sesti e Antonio nora nelle varie tappe in tutta
interpretato da Vincenzo Failla e il Kennedy. Proprio nel giorno esatto
Monda l’8 gennaio parleranno, Italia (nella Capitale sarà in
principe Paritelli da Michele Gam- dell’anniversario della morte del
con l’ausilio di storiche immagini scena fino all'1 dicembre),
mino. Le musiche celeberrime di presidente più amato nella storia
video, del tema “L’occhio che uc- potrebbe sbarcare all’estero.
Armando Trovaioli sono dirette da degli Stati Uniti, venerdì 22 novemcide: JFK, i media, il cinema”. Al “Non è da escludere una rapMaurizio Abeni mentre alle coreo- bre, apre la serie “Lezioni di Kengiornalista Furio Colombo il compito di approfondire l’argomento presentazione della commegrafie ha pensato Gino Landi, che nedy” la prolusione di Walter
“Kennedy e la storia: la statura di un presidente”. L’appuntamento dia fuori dall’Italia” – spiega
le ha curate in ogni allestimento di Veltroni. L’ex sindaco di Roma si
successivo “John F.Kennedy: an American tragedy” sarà affidato allo la Brilli - e non solo in Euquesto spettacolo fin dalla seconda concentrerà sull’anticonformismo
scrittore-magistrato Giancarlo De Cataldo che indagherà su mezzo se- ropa. Grande protagonista
edizione. Lo spettacolo sarà in di Kennedy che, scardinando i meccolo di indagini sulla morte. Per illustrare i rapporti tra l’era Kennedy dello spettacolo è anche Giuscena a Roma al Teatro Sistina da canismi e le consuetudini della vece la musica Ernesto Assante e Gino Castaldo ripercorreranno la na- seppe Marini, che oltre a redomani al 9 febbraio.
chia politica, riuscì a bruciare le tappe fino alla Casa Bianca.
scita dei nuovi movimenti che vennero alla luce durante i mesi della cita nel ruolo del Cavaliere di
Al Quirino, invece, la Brilli porta in La serie si articola in altri quattro appuntamenti. Durante i successivi presidenza.
B. D. S. Ripafratta, cura anche regia e
adattamento.
scena la “Locandiera” celebre com-
Veltroni celebra JFK a 50 anni dall’attentato di Dallas
QUI GATTO CI COVA
SABATO 23 NOVEMBRE ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
Maria Pia De Vito presenta “Il Pergolese”
di Gerlando Gatto
Appuntamento da non perdere, sabato 23 novembre all’Auditorium
Parco della Musica: Maria Pia De Vito
presenterà il suo ultimo lavoro, inciso per la ECM e dedicato ad una rilettura del Pergolesi.
La vocalist napoletana non è certo
nuova ad imprese quanto meno complesse: la sua continua ansia di ricerca l’ha portata ad esplorare
territori molto diversi tra di loro (dalla
sperimentazione, alla musica etnica,
a quella barocca, all'elettronica, al
mondo della forma canzone) ma ne è
sempre uscita alla grande grazie ad
una matura professionalità, una
squisita sensibilità ed un dono grandioso che solo pochi hanno: una
grande, grandissima musicalità.
Quest’ ultima avventura nasce per
accettare un invito. "Due anni fa –
racconta la stessa De Vito - il festival
Pergolesi di Jesi mi ha chiesto una rilettura della sua opera dicendomi:
'Falla come vuoi, senza limiti e confini'. E io mi sono messa all'opera. Ho
coinvolto qualche amico e collega e
mi sono immersa in centinaia di ore
di ascolto".
Il risultato è adesso a disposizione di
tutti; la musica del Pergolesi - è ancora la De Vito ad offrirci un’illuminante chiave di lettura – viene
affrontata con un grande rispetto e
un'enorme attenzione. “Il materiale
di Pergolesi è diventato un campo di
sperimentazione. Abbiamo lavorato
sulla unione tra elettronica e suoni
acustici, canto improvvisato e
tessuti armonici. Il Pergolese
è diviso in due parti: nella
prima siamo stati più aderenti
alle partiture originarie, nella
seconda abbiamo provato a
re-inventare la tradizione”. Di
qui anche la traduzione in napoletano di due frammenti
dello Stabat Mater sulla scia
di un lavoro che la cantante fa oramai da qualche anno: ricordiamo, al
riguardo, la riscrittura in partenopeo
di Chico Buarque e di Dalla , il tutto
nella convinzione che la “lingua partenopea” abbia un'espressività
molto più forte di quella italiana.
Ovviamente l’album non sarebbe riuscito così bene se accanto a Maria
Pia non ci fossero stati altre musicisti di caratura internazionale quali
François Couturier pianista francese
dai mille interessi, la violoncellista
tedesca Anja Lechner apprezzata sia
in ambito classico sia in ambito improvvisativo, il percussionista Michele Rabbia che tuti conosciamo
come artista di grande inventiva.