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0 , 9 5 E U R O D E L P R E Z Z O D I Q U E S T O G I O R N A L E R E S TA N O A L V E N D I T O R E E U R O 2 , 1 0 NUMERO 151 APRILE 2008 Poste Italiane Spa. Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n. 46) art.1 comma1, DCB Piacenza 11-12-13 APRILE 2008: TORNA “FA’ LA COSA GIUSTA!”. VENITE A TROVARCI ALLO STAND DI TERRE, VI ASPETTA UN ABBONAMENTO SPECIALE! in sala d’aspetto Trovi fedeli con la nostalgia del latino, donne con il pancione e la maglietta della nazionale, associazioni di volontariato che ancora sperano nel 5 per mille. FAVORISCA I DOCUMENTI! (N. 15) IL PERCHÉ DEL NOME Il nome del giornale l’abbiamo scelto avendo in mente quei luoghi desolati, eppure talvolta splendidi, che dividono due nazioni, due modi di essere, due culture. Terre di mezzo. Terre di nessuno. Le attraversi veloce, dopo aver varcato un confine. Ti senti un poco straniero. Nessuno si ferma. dou Mama Nome: de Wa Cognome: 1948 Data di nascita: Luogo di nascita: Stato civile: gal) M'bouloctene (Sene coniugato (1 moglie e 3 figli) In Italia dal: Ce ne sono tante di queste “terre di mezzo” nella vita, frontiere invalicate, luoghi ed esperienze attraversati in fretta, senza quasi alzare lo sguardo; spazi dove l’altro non solo è uno straniero ma forse anche un nemico. Incominciare ad abitare le terre di mezzo, e farle ridiventare terre di tutti. È il nostro augurio. N. 154 LUGLIO/AGOSTO 2008 LE IMMAGINI DEL NUMERO PAPER RESISTANCE E LE SUE FACCE DA FUORILEGGE I ritratti sono di Paper Resistance. Inizia a disegnare nel 2001 ed è tra i fondatori del collettivo “inguine.net” e della rivista “Inguine mah!gazine”. I suoi lavori sono stati esposti in Italia e all’estero. Quest’anno ha pubblicato “Handcuffs”, escursione storica illustrata sulle manette. Vive a Bologna. www.paper-resistance.org REDAZIONE Andrea Rottini Dario Paladini Ilaria Sesana e-mail: [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE Elena Parasiliti e-mail: [email protected] HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Francesco Abiuso, Laura Silvia Battaglia, Lucia Capuzzi, Antonella Carnicelli, Emanuela Chiesa, Laura Bellomi, Eleonora De Bernardi, Gabriele Del Grande, Michela Gelati, Adriano Marzi, Ornella Sinigaglia, Francesco Paletti, Valeria Raimondi, Ilaria Tavasci, l’associazione Insieme nelle Terre di mezzo onlus, l’Agenzia Redattore Sociale. SEGRETERIA [email protected] 1987 nditore di Terre al mese) giornali e 150 libri ve Professione: (circa 100 Luogo di lavoro: mercati di Monza, ianza Olgiate e Carate Br riso con carne Cibo preferito: Squadra preferita: PUBBLICITÀ Sisifo Italia, via don Soldà 8, 36061 Bassano del Grappa (VI). Tel.: 0424.50.52.18 Fax: 0424.50.81.36 Skype: sisifoitalia; e-mail: [email protected] Sito: www.sisifoitalia.it DIREZIONE E REDAZIONE via Calatafimi 10, 20122 Milano Tel.: 02.83.24.24.26; Fax: 02.83.39.02.51 Sito: www.terre.it Registrazione Tribunale di Milano n.566 del 22 ottobre 1994 STAMPA STEM EDITORIALE SPA Via Brescia 22, 20063 Cernusco S/N Naviglio Milano Tel. 02.92104710 Spedizione in a.p.45%. Art. 2, comma 20/B - legge 662/96. Filiale di Milano Anche quest'estate Terre di mezzo e i libri li potete trovare sotto l'ombrellone. I nostri venditori saranno sulle spiagge di mezza Italia. Sulla riviera Ligure, in Toscana (Piombino, Forte dei Marmi e Maremma), in Sardegna (spiagge nella provincia di Sassari), sulla riviera Adriatica (Lignano Sabbiadoro, Rimini e Ancona) e anche in Sicilia (Capo d'Orlando). IL NUMERO CHE AVETE IN MANO È DOPPIO (LUGLIO/AGOSTO). LA REDAZIONE VI AUGURA UNA BUONA ESTATE. ARRIVEDERCI A SETTEMBRE! Un posto in paradiso non si nega a nessuno. Specie quando il paradiso è fiscale. Ma non pensate che sia un privilegio di elite o faccendieri criminali: eludere il fisco attraverso società all'estero è un gioco da ragazzi, che tutti possono fare. Basta una carta di credito e Internet. Sul nuovo numero di Altreconomia raccontiamo la prassi consolidata di non pagare tasse ricorrendo a paradisi fiscali noti, come le Cayman o il Lussemburgo, ma anche altri meno noti. Nel silenzio delle istituzioni e con qualche caso notevole. Sullo stesso numero, spazio anche al mondo della carta, agli atleti africani “comprati” dagli stati arabi per andare alle Olimpiadi, alla Genova solidale e sconosciuta. Con uno speciale sul turismo responsabile per chi ancora non ha deciso che fare quest'estate. In bottega e su abbonamento, www.altreconomia.it CAMPAGNA ABBONAMENTI 2008 ECCO LE OFFERTE DA NON PERDERE! Un’occasione per accaparrarsi il primo giornale di strada italiano, con formule e possibilità diverse. 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DESIDERO ABBONARMI A TERRE DI MEZZO: B ABBONAMENTI STANDARD RICHIEDENTE ASILO 50 euro PERMESSO DI SOGGIORNO 100 euro CARTA DI SOGGIORNO 200 euro CLANDESTINO 25 euro PASSAPAROLA Abboni te e un amico 45 euro GEMELLAGGIO Terre + Altreconomia 46 euro GEMELLAGGIO Terre + Volontari per lo sviluppo 46 euro ESTERO 38 euro C CONVENZIONI EDITORIALI (riservato ai soci Arci) ABBONAMENTO A TERRE 20 euro sono socio di........................................................... n° tessera................................................................ prodotto editorialie scelto ..................................... ................................................................................. NOME ....................................................................................................................... e abbono un amico (per l’offerta “Passaparola”): COGNOME ................................................................................................................ NOME ....................................................................................................................... VIA ..................................................................................... CAP................................. COGNOME ................................................................................................................ CITTÀ ......................................................................................... PROV ..................... VIA ..................................................................................... CAP................................. Desidero iscrivermi alla mailing list, il mio indirizzo è: CITTÀ ......................................................................................... PROV ..................... ..................................................................................................................................... Pago con c.c. postale n. 42235200 intestato a: Cart’Armata edizioni, gestione “Terre di mezzo”, via Calatafimi 10, 20122 Milano (spedire o faxare, allegando la ricevuta del versamento) Terre di mezzo è tra i promotori di International Network of Street Papers www.street-papers.org un’industria di “Prima lavoravo in asto senza rim no metalli. Poi so a ho tun for r pe ma , lavoro . rre Te incontrato un nuovo lavoro, Ora vorrei trovare nte fisso. ma come dipende o fare il isc fer Altrimenti pre ali di strada”. rn gio di re ito nd ve non sono tifoso A OFFERTA SOSTENITORI MAGAZZINO ROMA Tania Rossi e-mail: [email protected] ALTRECONOMIA 96, TUTTI IN PARADISO LA RUBRICA PER CONOSCERE I VENDITORI CHE VI FERMANO PER STRADA Mandaci il modulo con i dati e la ricevuta del pagamento postale per posta o tramite fax COMPILARE E SPEDIRE A “TERRE DI MEZZO”: VIA CALATAFIMI 10, 20122 MILANO FAX: 02-83.39.02.51 - PER INFORMAZIONI WWW.TERRE.IT - TEL. 02-83.24.24.26 FACCE DA UFUORILEGGE N A V I TA S OT T O T I R O Luglio/Agosto 2008 3 Luana Monte Goffredo Bezzecchi nella sua abitazione nel campo rom di via Impastato, Milano 1938-2008: corsi e ricorsi Il Parlamento europeo ha approvato una direttiva che prevede, per gli immigrati clandestini, in attesa del rimpatrio, una detenzione (senza processo) che può durare fino a 18 mesi. A Milano è iniziato il censimento nei campi rom, in nome della sicurezza. Si addensano nubi grigio scuro nel cielo della nostra estate. Non contano i comportamenti dei singoli. Basta appartenere a una categoria di persone e si viene considerati pericolosi. Si fa di tutta l’erba un fascio. Ma la posta in gioco è alta. Lo sa bene Nedo Fiano, ebreo, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz, autore del libro “A 5405. Il coraggio di vivere” (ed. Monti). Quando ha saputo che le forze dell’ordine sono andate, di mattino presto, nel campo rom di via Impastato di Milano per “censire” Goffredo Bezzecchi (anche lui un ex deportato) e i suoi familiari, gli ha mandato un messaggio di solidarietà. E a noi di Terre, Nedo Fiado ha così spiegato questo suo gesto. “Ho conosciuto la persecuzione. So cosa vuol dire essere additati per una colpa collettiva. Anche per noi ebrei, nel 1938, ci fu un censimento. Avevo 16 anni e mi ricordo ancora quei moduli, che i miei genitori compilarono, senza capire bene quali sarebbero state le conseguenze. Il problema sta nell’uso che si farà dei dati raccolti per il solo fatto che queste persone appartengono ad una minoranza”. «Provvedimenti che ci spaventano» LA SECONDA VOLTA Italiano e rom. Goffredo Bezzecchi, 69 anni, è stato tra i primi a subire il “censimento” voluto dalla Prefettura di Milano. E sono riaffiorate antiche paure. ILARIA SESANA S cuote la cenere dalla sigaretta e ripete: “A che cosa è servito? Perché umiliarci in questo modo?”. Goffredo Bezzecchi, rom italiano, classe 1939, è preoccupato e non lo nasconde. Il ricordo della mattina del 6 giugno è recente, e brucia ancora. Erano da poco passate le cinque del mattino. Un vigile ha bussato alla finestra del prefabbricato in cui Goffredo vive con la moglie. Il campo rom di via Impastato a Milano, una striscia di terra tra la tangenziale Est e la stazione di Rogoredo, è stato invaso da poliziotti e carabinieri che hanno svegliato gli abitanti delle roulotte per identificarli e fotografare i loro documenti. Tutti, bambini compresi. Il primo atto del censimento di tutti i campi milanesi voluto dal Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, per dare una risposta efficace all’“emergenza” rom. “Erano in tanti, ma si vedeva che non lo facevano volentieri -spiega Goffredo- hanno svolto la perquisizione sapendo che non c’era nulla da trovare”. Come giudica questa situazione? Mi hanno fatto diventare un fuorilegge. E adesso che cosa dirò ai miei figli, ai miei nipoti? Prima ripetevo sempre: “Lavora, sacrificati e sarai rispettato”. Soprattutto quando vedevano i loro amici con i soldi in tasca, le belle macchine e la vita facile. Malgrado tutto questo, siamo stati tra i primi a venire schedati, ancora prima dei romeni. Avete paura? Sì. Ci spaventano questi provvedimenti presi dal Prefetto. Non sono contrario ai controlli, ma quello che non mi va bene è la schedatura, l’archivio con i nomi di tutti i rom. E poi non ci hanno spiegato nulla: vuol dire che hanno in mente qualcosa di poco promettente. Queste cose si facevano al tempo del fascismo, e per uno che le ha vissute come me... Quindi non è la prima volta che lei si ritrova a essere “fuorilegge”? Durante gli anni della guerra gli zingari venivano ammazzati, finivano nei campi di concentramento. Io e la mia famiglia siamo stati presi mentre ci trovavamo tra Udine e Palmanova e siamo stati internati a Lipari. Si stava come maiali, lì dentro: senz’acqua, con ben poco da mangiare e in condizioni igieniche pessime. Per fortuna siamo riusciti a scappare. E dove siete andati? Abbiamo continuato a scappare per tutto il tempo della guerra: Trentino, Piemonte, Emilia, Liguria. Viaggiavamo per le montagne, a piedi, sempre lontano dai sentieri. Per nostra fortuna i contadini e la gente del posto spesso ci aiutavano, permettendoci di dormire nelle loro stalle. Quando poi la guerra è finita, ci siamo fermati a Genova. E a Milano quando è arrivato? Sul finire degli anni Cinquanta, e ho iniziato subito a lavorare. Facevo l’ambulante nei mercati, poi ho comprato una giostrina. Durante la bella stagione giravo le fiere dei paesi, mentre d’inverno lavoravo come stagionale: muratore, autista, spalatore di neve. Ho fatto anche il “rimboschitore” al Monte Stella, il turnista all’Alemagna, il catramista e il commerciante di rottami. Che cosa augura ai giovani rom? Che si tengano ben stretto quello che sopravvive della tradizione zingara: il rispetto per gli anziani e l’educazione. Ma spero anche che i miei figli e i miei nipoti vadano a vivere in case vere: i campi di oggi portano all’ozio e alla delinquenza. Se potesse incontrare il Prefetto, cosa gli direbbe? Gli suggerirei di fare la differenziata anche con i rom. Non solo con i rifuti. 4 Luglio/Agosto 2008 FACCE DAP E FUORILEGGE R M OT I V I FA M I G L I A R I Dal Tribunale dei minori il permesso di soggiorno RINGRAZIANDO IL FIGLIO Un articolo ancora in vigore della Turco-Napolitano consente agli stranieri clandestini di regolarizzarsi per stare vicino ai figli. A LAURA BELLOMI Milano oltre 1500 domande nel 2007. P ermesso di soggiorno per affetto? Dalla clandestinità si esce anche per la necessità e il desiderio di stare vicino ad un figlio. Come è successo a Hamed, padre di Felicidad (i nomi sono di fantasia), che ha ottenuto il permesso di soggiorno dal Tribunale dei minori grazie all’articolo 31 della legge Turco-Napolitano (decreto legge 286/98). Un piccolo articolo, sopravvissuto alla successiva legge BossiFini, che mira a tutelare i minori. È una prassi sempre più diffusa in Italia, come mostra il caso di Milano dove le richieste erano 9 nel 2001 e sono diventate 1.527 lo scorso anno (la maggior parte accolte). È quasi un’alternativa al sistema delle quote annuali d’ingresso, previste dalla legge Bossi-Fini. “Per Felicidad l’allontanamento del padre sarebbe stato l’ennesimo grave trauma spiega l’avvocato Livio Neri, che ha seguito la vicenda-. Prima il genitore in carcere, Ma a quali condizioni si ottiene il permesso di soggiorno in questo modo? La norma viene usata per situazioni di fatto, in cui la famiglia è già unita in Italia e sarebbe un grave danno per il minore dividerla. Il decreto legge parla di “gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico e tenuto conto dell’età e delle condizioni di salute del minore”. “Si va dalla malattie che in Italia possono essere curate meglio, al caso in cui Era in Italia senza permesso di soggiorno, ma il Tribunale dei minorenni di Milano gliel’ha concesso: sua figlia Felicidad avrebbe vissuto la sua assenza come un trauma. Quarant’anni, sposato con una donna sudamericana. poi la mamma che cade in depressione e lei che viene affidata ai servizi sociali”. Dopo gli arresti domiciliari e la libertà anticipata concessa al padre per buona condotta, Felicidad avrebbe voluto e potuto tornare a vivere con la famiglia, finalmente riunita. Ma c’era ancora un ostacolo da superare: il permesso di soggiorno del papà (arrivato in Italia con semplice visto turistico) che la Questura di Milano non aveva intenzione di concedere. La famiglia di Felicidad si è allora rivolta al Tribunale dei minori. “L’articolo 31 prevede che il Tribunale possa rilasciare ad un genitore straniero il permesso di soggiorno se la sua presenza in Italia è importante per i figli -spiega Livio Neri: in questo caso il giudice ha riconosciuto al padre un positivo e forte legame affettivo con la figlia”. Minorenni figli di immigrati senza permesso di soggiorno 70 mila in Italia 18 mila in Lombardia Clandestini in Italia 350mila (1° gennaio 2007) Clandestini in Lombardia 130mila (40mila donne, 90mila uomini) Donne irregolari in Lombardia con figli 15% Uomini irregolari in Lombardia con figli 5% Fonte: stime elaborate da Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) per Terre di Mezzo il minore stia frequentando la scuola e si riesca a dimostrare che ha raggiunto un buon inserimento in Italia”, spiega ancora l’avvocato Neri. Anche se nel 90 per cento dei casi si tratta di genitori, la normativa comprende pure zii, fratelli, nonni, conviventi, purché siano loro ad accudire il bambino. In Italia l’articolo 31 della “Turco-Napolitano” è applicato a macchia di leopardo. Capita così che a Napoli, Torino, Lecce e Bari, ad esempio, si accolgano molti ricorsi. A Milano, invece, la situazione sta cambiando: la Procura presso il Tribunale dei minorenni pare abbia deciso di adottare una linea restrittiva. “Ad esempio, a meno che non si dimostri che il minore deve sottoporsi alla chemioterapia, il permesso di soggiorno per ragioni di salute non viene accordato”, dicono dal Tribunale. L’obiettivo, probabilmente, è limitare le concessioni ed evitare così un’implicita violazione delle norme sulle quote d’ingresso della legge Bossi-Fini. Le richieste però, sono in aumento: al Tribunale dei minori di Milano, i nove giudici preposti devono smaltire centinaia di fascicoli. Hamed E per gli universitari l’incubo di non tornare sui libri Jimena, 28 anni, argentina. Sta frequentando un master alla Scuola di direzione aziendale della Bocconi, una delle migliori d’Europa. A settembre, pochi giorni dopo il suo arrivo a Milano, ha fatto richiesta per il permesso di soggiorno. Validità, un anno. Tempo di attesa per ottenerlo, sempre un anno. È così probabile che Jimena riceva il visto a settembre, appena prima che scada. In Questura le avevano dato appuntamento a marzo, ma tutto è slittato a luglio. “Non ci spero molto -dice lei- è anche possibile un rinvio fino all’autunno”. La richiesta del “permesso” è un’odissea che accomuna tutti i non italiani: badanti ucraine, operai africani, studenti. Nell’anno accademico in corso (2007/2008) sono 7.069 gli stranieri iscritti alle sei università milanesi. Alla Bocconi ce ne sono 1.130, di cui 578 extracomunitari. Alla Cattolica, su 770 totali, 598 sono extra Ue. Fra questi c’è Carolina, arrivata nel 2003 dal Cile per laurearsi in psicologia. Per lei tutto liscio fino al dicembre 2006, quando cambiano le procedure per il rinnovo: bisogna andare in posta e compilare un modulo, ma i fogli vanno subito a ruba. “Ho girato tutti gli uffici postali della città invano. Per fortuna, mia sorella che vive in toscana è riuscita a recuperarmi un modulo. Il nuovo permesso è arrivato solo a gennaio 2008”. Negli atenei esistono anche le segreterie per gli studenti stranieri: “ Mandiamo anche lettere di urgenza per sbloccare le pratiche -spiegano dalla Bocconi- ma solo se lo studente deve andare all’estero per stage o in caso di problemi familiari”. Il periodo più difficile è durante l’estate, quando i ragazzi tornano a casa: se il visto non viene rinnovato in tempo, si rischia di non poter rientrare in Italia. In attesa del permesso, infatti, possono usare solo una ricevuta sostitutiva rilasciata dalle Poste, valida però soltanto se uscita e rientro avvengono attraverso lo stesso valico di frontiera e senza passare per altri Paesi dell’area Schengen. “A me è andata bene l’estate scorsa -ricorda Carolina-. Partenza da Santiago del Cile, scalo a Madrid e arrivo a Milano solo con la ricevuta delle Poste. E nessuno mi ha fermata”. Ma a ottobre dovrà affrontare il rinnovo del permesso di soggiorno. Allora, sarà un altro incubo. Michela Gelati FACCE DAMFUORILEGGE ALGRADO SIANO EROI Luglio/Agosto 2008 5 L’odissea di chi ha soccorso una carretta del mare PESCATORI DI UOMINI Altri pescherecci avevano fatto finta di niente. Loro invece no, ma poi sono stati incolpati di essere gli scafisti e processati. GABRIELE DEL GRANDE S e avessero salvato la vita a un italiano avrebbero ricevuto una medaglia al valore. Ma purtroppo i naufraghi non si scelgono, e nessuno dei 44 passeggeri stretti su quel gommone semiaffondato al largo di Lampedusa era nato nell’Unione europea. Per questo i loro soccorritori oggi rischiano da uno a 15 anni di carcere, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Protagonisti di questa storia sono sette pescatori tunisini. Gli unici “uomini di mare” che la mattina dell’8 agosto del 2007 non fecero finta di niente. Come andarono i fatti lo ha raccontato alla Corte del Tribunale di Agrigento uno dei naufraghi, Naciri Mohamed. Il motore del gommone era andato in avaria la notte del secondo giorno di viaggio e l’imbarcazione aveva iniziato a sgonfiarsi, finendo alla deriva. Avevano incrociato diversi pescherecci, ma nonostante le richieste d’aiuto non si era fermato nessuno. Finché sulla scena comparvero i sette tunisini. Il capitano Janzeri prese subito contatto con le capitanerie di porto del suo Paese. Alle 15.15 un fax inviato dalle autorità tunisine informava la Guardia costiera italiana di un Sos e chiedeva l’invio di un medico. A bordo di un’imbarcazione c’erano un bambino disabile di nove anni e una donna incinta al nono mese. La nave della marina militare italiana arrivò sul posto alle 18.14. Le imbarcazioni furono scortate verso Lampedusa (il porto più vicino), quattro dei passeggeri vennero trasportati in elicottero all’ospedale di Palermo. I sette tunisini, invece, furono tratti in arresto. Sulle loro barche non c’erano reti né pesce: erano pescatori o scafisti? La risposta stava scritta nei documenti di bordo: per la pesca al cianciolo le reti si trovano a bordo solo della nave madre, mentre le imbarcazioni minori servono a illuminare i fondali. Ma nessuno li lesse. Ebbe così inizio il processo. Era la prima volta che dei pescatori finivano sotto accusa per un salvataggio in mare. Unico precedente, il caso della Cap Anamur, la nave di proprietà dell’omonima Ong tedesca che nel giugno 2004 sbarcò in Sicilia 37 profughi soccorsi in mare. Ora è accusato dalla Procura di Agrigento di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. C ap i t a no Abdelkarim B ayo u d h Tunisino, con il suo peschereccio ha salvato 44 naufraghi al largo di Lampedusa. Dopo un mese di carcere, il 10 settembre 2007, i sette pescatori tunisini sono stati rimessi in libertà da una sentenza del Tribunale del riesame di Palermo. A loro sostegno c’erano state una manifestazione ad Agrigento, due interrogazioni parlamentari e una petizione firmata da 103 eurodeputati. Il processo sembra destinato a durare a lungo. La difesa, affidata agli avvocati Leonardo Marino e Giacomo La Russa, si dice pronta a ricorrere fino alla Corte europea di Strasburgo in caso di condanna. Intanto le famiglie dei sette pescatori sono in ginocchio. “Siamo senza lavoro da quel giorno -ci dice al telefono il capitano Bayoudh, che nel frattempo è tornato con gli altri nella propria città, a Teboulbah - I pescherecci sono ancora sotto sequestro, a Lampedusa”. L’aspetto paradossale della storia è che la Convention on Maritime Search and Rescue del 1979 impone a tutte le imbarcazioni l’obbligo di soccorrere i naufraghi “indipendentemente dalla loro nazionalità”, facendoli sbarcare in un “luogo sicuro”. Ma la legge italiana non è uguale per tutti. Chi in mare è un uomo o una donna da salvare, varcata la soglia delle acque territoriali diventa un clandestino. Chi lo soccorre, un trafficante. E INTANTO L’ACNUR PREMIA GLI EQUIPAGGI PIU’ CORAGGIOSI Un premio a chi salva vite umane dall’acqua. Si chiama “Per mare” e l’ha istituito l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur). Il 20 giugno 2008, giornata mondiale dei rifugiati, l’Acnur ha assegnato il primo premio all’equipaggio del peschereccio Ariete, che il 28 settembre ha recuperato 54 persone, tra cui una bambina di pochi mesi, che stavano cercando di raggiungere Lampedusa a bordo di un gommone in avaria. Un membro dell’equipaggio, di nazionalità tunisina, si è tuffato in mare per salvare alcune persone. Il secondo premio, ex aequo, è stato assegnato ai pescherecci Monastir e Ofelia I. L’equipaggio del primo ha recuperato, il 18 luglio 2007, 14 persone al largo di Lampedusa. I pescatori dell’Ofelia I hanno fatto invece ben due interventi, salvando 47 naufraghi e “ripescando” un mauritano rimasto aggrappato a una tavola di legno per 12 ore. Menzione speciale, infine, per i sottocapi della Guardia costiera Federico Nicoletti e Oronzo Oliva: hanno salvato due immigrati caduti in mare durante il trasbordo da un barcone con 230 persone. Dal 1988, secondo il sito Fortress Europe, nel Mediterraneo sono morti oltre 8mila migranti (Info:http://fortresseurope.blog spot.com). 6 FACCE DA T R A FUORILEGGE L E M U R A D O M E ST I C H E Luglio/Agosto 2008 Al mercato, sottobanco, costa fino a 20 euro al chilo IL FORMAGGIO PROIBITO Il Casu marzu, tradizionale pecorino sardo, è bandito da quasi 50 anni, ma un comitato vuole il marchio Dop e lo difende anche in ELEONORA DE BERNARDI sede europea. G iuseppina è fuorilegge da 1962 e non si è ancora pentita. Da quell’anno, infatti, è stato messo al bando il piatto che le riesce meglio e con cui nel 1951, all’età di 22 anni, ha conquistato il marito. Da quasi 50 anni il formaggio che produce è vietato alla vendita. Sì, perché è talmente stagionato che “cammina da solo”. Si chiama casu marzu per l’appunto, “formaggio marcio”: è un tradizionale pecorino sardo, diffuso da secoli nell’isola, ma definito alimento pericoloso per la salute dalla legge 283 del 1962. Sotto la spessa crosta ci sono migliaia di larve di mosca, la piophila casei, che a furia di sgusciare l’una sull’altra rendono il formaggio quasi una crema. Ci vuole coraggio per affrontare una forma che puzza e brulica di insetti. Anche il sapore resta impegnativo: piccante, quasi pungente come un gorgonzola particolarmente forte o un pecorino molto aspro. “Piace soprattutto agli adulti e in Sardegna è ancora molto diffuso racconta con orgoglio Giuseppina-. Si trova anche al mercato di Cagliari, sottobanco: lo vendono fino a 20 euro al chilo. Io lo faccio solo per la mia famiglia e i miei amici”. Tutto sta nella preparazione del formaggio. “Il periodo migliore per produrlo è in primavera -spiega Giuseppina- quando la mosca depone le uova”. La forma deve poi stagionare alcuni mesi. E, infine, il segreto: “Prima di mangiarla, si scoperchia e la si lascia un’oretta al sole. Così gran parte delle larve saltano via”. Ciò malgrado anche i paladini dei prodotti tipici hanno dei dubbi. Piero Sardo, presidente della Fondazione per la biodiversità di Slow food, non ci sta a considerare il casu marzu una prelibatezza da salvare: “Le larve all’interno del formaggio sono pericolose per la salute. Possono attaccarsi alle pareti dello stomaco e causare problemi intestinali gravi. Forse i sardi hanno ormai gli anticorpi, ma per tutti gli altri è un cibo da evitare”. Eppure si è costituito un comitato (formato da dieci Comuni della provincia di Sassari, la Confederazione nazionale dell’artigianato sarda e alcuni consorzi agricoli), che sta cer- cando di convincere l’Unione europea ad assegnare al casu marzu il marchio dop (prodotto d’origine protetta). La stessa Regione lo ha inserito nella lista dei prodotti tipici locali (www.sardegnaagricoltura.it). Nel 2006 l’Istituto di Entomologia agraria di Sassari, su incarico del comitato, ha cercato di ottenere le larve in laboratorio. “Siamo riusciti a dimostrare che è possibile allevare in un ambiente protetto la mosca del formaggio –spiega Andrea Lentini, curatore della ricerca-. In questo modo nasce e si riproduce solo a contatto con il formaggio e non va a posarsi su escrementi o altri materiali nocivi”. In attesa di una risposta dall’Unione europea, il formaggio con i vermi resta comunque bandito. Per assaggiarlo ci sono due modi: comprarlo sottobanco o chiedere, sottovoce, di Giuseppina. Nata e vissuta per 79 anni nel nuorese. Madre di tre figli, casalinga, grande cuoca e contadina per hobby. Giuseppina Produce per sé e per gli amici il formaggio con i vermi, di cui è proibita la vendita dal 1962. La battaglia del Comitato di Marostica LIBERI DAL CANONE Sigilli al televisore e mai più soldi alla Rai. Una proDARIO PALADINI testa contro il monopolio. S “ emo stufi de dar gli schei a mamma Rai”. È da Marostica, comune di 12.800 abitanti in provincia di Vicenza, che viene condotta la battaglia contro il canone tv. Nel piccolo paese ha sede il “Comitato per una libera informazione televisiva” (Clirt), nato nel 1983 per iniziativa di una radio locale, l’Emittente regionale veneta. “La nostra campagna ha preso il via per contestare il monopolio della Rai -spiega Fortunato Ceregato, vicepresidente del Comitato-. Oggi continua perché non accettiamo il duopolio RaiMediaset”. Davide contro i Golia della televisione. Il Clirt invita a di- sdire il canone e a chiedere che il televisore venga sigillato (con apposito sacco) dalla Guardia di finanza. “In questo modo si rispetta la legge. La nostra è una protesta civile contro la mancanza di libertà, non un tentativo di evasione fiscale”. In 25 anni sono state circa 20mila le disdette raccolte dal Clirt, 2.836 nel 2007. Sul sito www.clirt.it è possibile trovare il modulo da inviare al S.a.t - Sportello abbonamenti tv di Torino . “Il problema è che la Guardia di finanza non esce quasi mai -continua Ceregato-. La Rai però pretende che, in attesa dei sigilli, si continui a pagare. E continua a mandare i solleciti. Abbiamo un gruppo di avvocati che ci sta dando assistenza”. Nella sede del Clirt arrivano adesioni da tutta Italia. “Chiediamo una riforma del servizio che garantisca pluralismo e qualità”. Dalla metà degli anni Novanta si è unita alla protesta anche l’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori (Aduc). “Chiediamo l’abolizione del monopolio pubblico -spiega Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc-. Negli Stati Uniti e in Spagna non c’è la tv di Stato e l’informazione televisiva è migliore e più libera”. L’Aduc ha poi aperto un nuovo fronte nella guerra alla Rai: il canone su computer, videofonini e altri strumenti multimediali. “Viene già chiesto -aggiunge Donvito-. Abbiamo fatto sei interrogazioni parlamentari per avere chiarimenti, ma per ora nessuna risposta”. La legge del 1936 parla, infatti, di “apparecchi ‘atti o adattabili’ alla ricezione delle radiotrasmissioni”: una formula abbastanza ampia per comprendere, a 72 anni di distanza, strumenti informatici a quei tempi impensabili. Inserto al numero 154 di “Terre di mezzo”, luglio/agosto 2008 INSERTO DI TURISMO E TEMPO LIBERO, CULTURA DELLA TERRA E NUOVI CONSUMI Redazione [email protected] Hanno collaborato Eleonora De Bernardi Emanuela Chiesa Francesco Paletti Valeria Raimondi Pubblicità Sisifo Italia [email protected] Diritti per tutti “Every human”, ogni essere umano, “has rights”, ha dei diritti. Alla vita, alla libertà e alla sicurezza. Tutti dovrebbero poter affermare le proprie idee ed essere giudicati senza discriminazioni. Nessuno dovrebbe essere sottoposto a tortura. Parole che riecheggiano da sessant’anni, da quando venne firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Malgrado il tempo passato, però, molte di quelle affermazioni sono rimaste sulla carta: in base al rapporto 2008 di Amnesty International, infatti, la tortura viene ancora applicata in almeno 61 Paesi, processi iniqui si celebrano in 54 nazioni, mentre in 77 Stati non c’è libertà di espressione. Per questo Amnesty e altre organizzazioni hanno lanciato una petizione online, sottoscritta finora da più di 20mila persone. Info: www.everyhumanhasrights.org. FRA TERRA BIONDA, ROSSA LIMITARE E CIELO, O AL CAFFÈ AL MINIMO UN VIAGGIO SARÀ LA BIRRA L’OPERA IN MONGOLFIERA SOPRA LA REGINA DELL’ESTATE. DELL’UOMO E PRENDERSI CASTEL DEL MONTE E PER I PIÙ ESIGENTI CURA DELLA TERRA. E LA MURGIA PER SCOPRIRE TUTTI I CONSIGLI ECCO LE REGOLE D’ORO UNA PUGLIA DIVERSA PER PRODURLA IN CASA DELLA PERMACULTURA TERRITORI UNA PASSIONE CHE DIVENTA LAVORO: “IL PARATICCHIO” È L’UNICA COOPERATIVA PUGLIESE CHE ORGANIZZA VIAGGI NEL CESTO DI UNA MONGOLFIERA. PER AMMIRARE LA MURGIA E CASTEL DEL MONTE DA UN’ALTRA PROSPETTIVA. Il tempo LIBERATO ELEONORA DE BERNARDI 15 - 22 AGOSTO 2008 17 - 26 AGOSTO 19 AGOSTO - 2 SETTEMBRE PALESTINA. Pellegrinaggio di giustizia. Con Pax Christi un viaggio di conoscenza e condivisione con le comunità cristiane della Terrasanta sotto occupazione da 40 anni. Info: [email protected] - cell. 347.3176588. BOSNIA. Percorsi etnici e incontri nella Bosnia Erzegovina del 2008. Dalla scoperta di Sarajevo a Srebrenica, incontrando alcuni leader religiosi della zona e la redazione di un giornale locale. Prezzo: 520 euro. Info: www.saraj.org UZBEKISTAN. Sulla via della Seta, da Bukhara a Samarcanda, un viaggio nel deserto organizzato insieme all’associazione Donne di Buckara. Prezzo: 1.800 euro (minimo 8 persone) volo incluso. Info: www.planetviaggi.it. Gondole ad alta quota “Galleggi nell’aria come fossi in una bolla di sapone. Fluttui come una nuvola e guardi il mondo da un’altra prospettiva”. Bastano poche parole per capire che volare in mongolfiera è un’esperienza di libertà e leggerezza. Vincenzo Picardi, pugliese, consulente per le politiche sociali in vari comuni del Sud, ci è salito la prima volta sei anni fa e da allora non se l’è più tolta dalla testa. Dopo decine di voli, il corso di pilota e un paio di raduni, nell’aprile 2005 ha pensato di trasformare il suo hobby in un’attività turistica e in un’occasione di lavoro per disabili. È nata così la cooperativa sociale “Il Paraticchio”. L’investimento iniziale è stato consistente: il solo pallone aerostatico costa 45mila euro. Ma il sogno valeva il rischio: oggi è l’unico tour operator a organizzare viaggi a “volo lento” nel cielo pugliese, dando lavoro a due persone disabili che si occupano della segreteria. L’itinerario proposto per ora è uno solo: si parte da Castel del Monte, rocca del XIII secolo, protetta dall’Unesco, in provincia di Barletta-Andria-Trani, e si vola sopra il Parco nazionale dell’Alta Murgia. Si può prenotare in tutti i periodi dell’anno (meglio la primavera e l’autunno, anche se l’estate è il periodo di maggiore richiesta): circa cinque ore di volo costano 500 euro, per un massimo di quattro passeggeri. “In futuro mi piacerebbe sperimentare nuovi itinerari, coinvolgere le scuole e ideare percorsi per disabili -assicura il fondatore-. L’abitacolo è già pronto per acco- gliere le carrozzine, ma per poterli trasportare c’è bisogno di accompagnatori preparati”. “Il Paraticchio” è socio di Aitr, Associazione italiana turismo responsabile, e di Le Mat, un circuito di strutture turistiche che comprendono nel loro staff persone con disagio sociale, fisico o mentale. “Vogliamo portare avanti un’idea di turismo ‘lento’, rispettoso del territorio, della cultura locale e aperto a tutti”, dice Vincenzo. In mongolfiera, infatti, può proprio andarci chiunque, basta solo un po’ di spirito sportivo. Di solito si parte intorno alle cinque di mattina e tutto l’equipaggio è coinvolto nelle operazioni di montaggio. “La temperatura esterna deve essere fresca e bisogna avere poco vento”, spiega il pilota. Il pallone aerostatico funziona secondo una semplice legge fisica: l’aria all’interno viene riscaldata con una fiamma a gas alimentata da un fornelletto. Diventa così più leggera di quella esterna e solleva il “cesto” o “gondola” dove sono sistemati i passeggeri. “È un’emozione incredibile -racconta Vincenzo-. Il pallone non si può comandare, ma è in balia del vento. La meta del viaggio varia così a seconda delle correnti”. Ci si può alzare fino a mille metri dal suolo e godere del panorama pugliese all’alba. Ma la traversata non è l’unico modo per volare: “Il Paraticchio” mette a disposizione l’aeromobile anche per feste e sagre locali. “Fissiamo il pallone, in modo che possa solo salire e scendere dice Vincenzo-: la corsa costa 5 euro e dura un quarto d’ora, ma è altrettanto emozionante”. Tra i sogni di Vincenzo poi c’è quello di organizzare un grande raduno di aeromobili proprio nella sua terra. Info: www.explorando.org e www.ilparaticchio.it. Diversi momenti della giornata: al tramonto, quando si raccoglie il pallone e, in volo, sopra Barletta e la valle del fiume Ofanto. ilparaticchio.it 8 Trasporti alternativi Agenzia: Zona di Protezione Fontemassi e Legambiente toscana. Info: www.zpfontemassi.it illimitato per visitare in libertà la Dalmazia. Periodo: da aprile a fine settembre. Costo: per 7 notti, da 900 a 1.500 euro per due persone. Agenzia: Terremobili. Info: www.terremobili.com IN VESPA Con la mitica due ruote c’è davvero l’imbarazzo della scelta, tanto più se siete “Vespa-dotati”. I siti www.vespaonline.com e www.testecromate.com pubblicano la lista dei raduni in giro per l’Italia (almeno dieci ogni mese), mettono in rete itinerari e compagni di viaggio per le vacanze. Ma se non avete la Vespa ci sono anche tour operator che organizzano tutto: uno di questi è Terremobili, che noleggia vespe a chilometraggio IN FELUCA O IN TAXI-BROUSSE Egitto e Madagascar su tradizionali mezzi di trasporto locali. Nella terra dei Faraoni, un itinerario delle oasi e del Nilo, utilizzando la feluca, piccola imbarcazione a vela in legno con assi centrali utilizzati come superficie sulla quale mangiare, dormire e navigare. In Madagascar i mezzi proposti sono i taxi collettivi che attraversano la savana. Incerti gli orari di partenza e Dalla Vespa alla feluca, passando per la carrozza e il taxi-brousse: non mancano le occasioni per viaggiare su mezzi insoliti. Ecco alcune proposte tra le più originali: quando a portare fuori strada non è un Suv. IN CARROZZA La zona protetta di Fontemassi (Pelago, Firenze), insieme a Legambiente Toscana, organizza viaggi in carrozza alla scoperta del paesaggio naturale e dei borghi medioevali del Valdarno (Pieve di Pomino, Borselli, Reggello, Pelago, Bocelli fino all’abbazia di Vallombrosa e le valli del Chianti). Vi sentite un po’ dame o cavalieri? È naturale se si viaggia su una carrozza Vagonnette, stile fine ’800, trainati da due cavalle Haffringer. Periodo: giugno, luglio e agosto (vedi calendario sul sito). Costo: da 20 a 35 euro al giorno, in base all’itinerario, la carrozza porta fino a nove persone. arrivo, sempre pieni di gente, offrono uno spaccato efficace della vita e degli abitanti del luogo. Periodo: Egitto 16 - 28 settembre. Madagascar 23 luglio - 7 agosto oppure 13 agosto - 1 settembre. Costo: Egitto: da 1.000 a 1.300 euro Madagascar: 2.290 euro. Agenzia: Viaggi&Miraggi. Info: www.viaggiemiraggi.org TERRITORI 4 - 14 SETTEMBRE 13 - 28 SETTEMBRE BURKINA FASO. Laboratori di percussioni e corsi di danze africane al mattino, escursioni naturalistiche nel pomeriggio; si pernotta in case africane. Prezzo da 1.790 euro. Info: www.kailas.it. BRASILE. Da Salvador de Bahia alle alture del Parco nazionale della Chapada Diamantina, per trasformarsi in speleologi nella Grotta Lapa Doce. Prezzo: 2.075 euro (tasse aeroportuali escluse). Info: www.viaggisolidali.it Calendario Valeria Brandano Memorie di lotta dal sottosuolo Miniera di Nebida, laveria Lamarmora. Fu costruita nel 1897, a ridosso del mare, per estrarre piombo e zinco. LE BREVI In vacanza…In miniera! Sembra una punizione, ma per Mariacarla Castagna non è così. L’ autrice di “In Sardegna tra mare e miniere”, l’ultima guida della collana Percorsi di Terre di mezzo Editore, assicura: “Attraversare a piedi il più spettacolare parco geominerario d’Italia è un’esperienza emozionante soprattutto grazie alla terra sarda, che è piena di mare e di colori, forme modellate dal vento e dall’acqua, di storie umane intense”. La guida, ricca di cartine e indirizzi utili, propone un itinerario di trekking lungo 22 giorni tra il Sulcis e l’Iglesiente. E dal punto di vista naturale? Anche lì si hanno delle sorprese: non si immagina che le grotte buie siano piene di voci e rumori. Si sentono addirittura il fruscio delle onde, gli echi della natura e della vita del sottosuolo. Ed è facile immaginarsi anche le voci dei minatori di un tempo. Mariacarla Castagna, Cosa si trova nelle IN SARDEGNA “budella del suolo” TRA MARE E MINIERE, come le chiama Terre di mezzo Editore, nella guida? 328 pagine, 20 euro Prima di tutto un mondo sconosciuto alla maggior parte della gente, ma che per gli Cosa sono le miniere oggi? abitanti della zona è stato per La gran parte sono inutilizzate, anni un luogo di lavoro. Una ma su alcune si scatenano terra testimone di tanti eventi, ancora gli interessi di lobby e dalle lotte comuni per un salario multinazionali. C’è addirittura il migliore alle vicende più progetto di riempirle con i rifiuti personali. Questo legame forte dell’attività di estrazione di tra le comunità locali e le miniere carbone. Sarebbe davvero un è rimasto nella memoria danno irreparabile: come collettiva ed è tangibile nei cancellare la storia di centinaia discorsi della gente e nei segni di famiglie e far scomparire un del paesaggio. importante patrimonio naturale. PARI DIRITTI E DIGNITÀ PER TURISTI DISABILI Venticinque proposte turistiche accessibili, che tengono conto delle esigenze delle persone disabili. Il progetto Turismabile, promosso dalla Regione Piemonte insieme alla Consulta persone in difficoltà del comune di Torino, ha messo a punto 25 pacchetti turistici differenziati per aree tematiche (enogastronomia, arte e cultura, divertimento, ecc.). “Alla base c’è il rispetto dei diritti di tutti -afferma Giuliana Manica, assessore regionale al Turismo e alle Pari opportunità-, ma anche la capacità di capire che senza sostenibilità sociale non c’è crescita economica. Turismabile è un importante prodotto di marketing, rivolto a una fascia di popolazione che può diventare un’interessante fetta di mercato”. Sono infatti 50 milioni in Europa le persone disabili: di queste, oltre 36 milioni sarebbero disposte a viaggiare ma non lo fanno per timore di non trovare strutture adeguate. Info: www.turismabile.it LIGURIA PALMO A PALMO Un itinerario aperto, costruito in rete, guidato dalle segnalazioni di cittadini e associazioni per documentare bellezza e degrado della costa ligure. Dal 7 al 26 luglio si terrà CamminAmare 2008: un viaggio a piedi in Liguria, da Marina di Carrara a Ventimiglia, insieme a Riccardo Carnovalini, fotografo, e a Lisa Nicoli, documentarista. Le 55 tappe del viaggio toccano sempre una stazione ferroviaria per permettere a chiunque voglia di unirsi ai camminAmanti anche solo per brevi tratti. All’iniziativa, patrocinata da Wwf, Vas, Italia Nostra, MareVivo, partecipano come testimonial alcuni personaggi pubblici tra cui l’intellettuale Alberto Asor Rosa, i giornalisti Nicoletta Salvatori e Paolo Rumiz, la scrittrice Sylvie Coyaud, l’attore Giuseppe Cederna. Info: www.camminamare.eu 9 Oceani NOTIZIE DAL MONDO DELLA NONVIOLENZA PACIFICI IL MONDO DICE BASTA ALLE CLUSTER BOMB Centoundici paesi hanno firmato a Dublino la convenzione che bandisce le bombe a grappolo. La ratifica del trattato, che avverrà a Oslo a dicembre, dovrebbe portare nel giro di otto anni alla distruzione e alla fine dell’uso di queste armi, che uccidono o mutilano anche molto tempo dopo la fine dei conflitti. I Paesi aderenti si impegnano, inoltre, alla bonifica di aree disseminate di ordigni e all’assistenza delle vittime. Usa, Israele, Russia, Cina, India e Pakistan, paesi tra i massimi produttori o utilizzatori di queste armi, non hanno firmato la convenzione. Si spera che queste potenze possano cambiare idea così come hanno già fatto Giappone e Gran Bretagna. Info: www.stopclustermunitions.org e disarmo.org. Un esercito della melodia: così il sindaco di Yala (Thailandia) definisce l’orchestra da lui creata, che riunisce 140 studenti musulmani e buddhisti di tre provincie del Sud del Paese. In un territorio a maggioranza musulmana, dove dal 2004 si susseguono violenti scontri tra i ribelli musulmani e il governo buddhista di Bangkok, l’orchestra è la ricetta inventata dal sindaco per superare le tensioni religiose: “Ho pensato che, in questo modo, giovani di religione diversa avrebbero potuto crescere assieme e creare un giorno una società migliore”. UNA VITTORIA PER I MAPUCHE La comunità Mapuche Quintupuray della Patagonia argentina ha recuperato un territorio ancestrale da anni occupato da privati. La Corte di giustizia del Paese sudamericano infatti ha dichiarato che quelle terre spettano di diritto al Consiglio per lo sviluppo delle comunità indigene. Un gruppo di proprietari terrieri, forti di improbabili attestati di proprietà, avevano cacciato con la forza intere famiglie da quella zona, costringendole a vivere in condizioni disumane, accampate in un’area sulla Cuesta del Ternero, nel Sud della provincia di Rio Negro. L’incubo è finito il 29 maggio scorso. Il caso crea un precedente importante nell’annosa questione del recupero delle terre in Patagonia sottratte agli indigeni negli ultimi decenni. Negli ultimi cinque anni è diminuito il numero di guerre in cui combattono i bambini soldato: secondo il Rapporto 2008 della “Coalition to stop the use of child soldiers”, dai 27 conflitti del 2004 si è passati a 17 nel 2008. Ma il loro impiego nei conflitti si è ridotto per la fine delle guerre piuttosto che per una reale sensibilizzazione: nulla è stato fatto a livello legislativo per punirne il reclutamento e l’impiego. In Paesi come Ciad, Congo, Somalia e Uganda i minori continuano a combattere. Mancano programmi di recupero, legislazioni adeguate e per gli eserciti resta ancora molto conveniente utilizzare i bambini in operazioni di guerra. Info: www.child-soldiers.org POLIZZE AUTO CONTRO LA DISCRIMINAZIONE In Iran, almeno nel risarcimento dei danni per incidenti automobilistici, un uomo e una donna avranno lo stesso peso davanti alla legge. Lo ha deciso il Parlamento iraniano alla fine di maggio. Fino a oggi, infatti, la morte per incidente d’auto di una donna veniva risarcita la metà di quella di un uomo. Una legge che potrebbe essere una conquista, ma per entrare in vigore dovrà passare anche il vaglio del Consiglio dei Guardiani, organismo conservatore cui spetta il compito di vigilare sull’aderenza delle leggi ai precetti islamici. Nonostante l’esito non sia scontato, le nuove norme, però, potrebbero passare grazie a un cavillo: uomini e donne infatti pagano le stesse somme per stipulare le polizze assicurative. TERRITORI TERRITORI 14 - 19 LUGLIO 17 -21 LUGLIO 27 LUGLIO - 02 AGOSTO 11-14 SETTEMBRE 20 - 21 SETTEMBRE VOLTERRA. Prima edizione della scuola estiva "Metodologie partecipative per lo sviluppo rurale in Africa", organizzata da "Land Lab" e Associazione internazionale volontari laici. Info: www.land-lab.org. CAMPO MASCHERINA (PT). XII Meeting Nazionale degli ecovillaggi: quattro giorni di incontri, laboratori e festa dedicati a coloro che già vivono o che sono interessati alla vita comunitaria. Info: www.mappaecovillaggi.it. SESTINO (AR). Presso la Riserva naturale Sasso di Simone, Festival "Città del Sole", rassegna di documentari a tema naturalistico - antropologico. Info: Centro visita del Sestino tel. 0575.772642 BOLOGNA. Edizione 2008 di Sana, Salone internazionale del naturale, quest’anno dedicato all’alimentazione biologica, grande alleata della tradizione culinaria italiana. Info: www.sana.it. RIO SALICETO (RE). Ottava edizione della Festa della Natura di fine estate. Prodotti biologici e biodinamici, artigianato etnico, cosmesi naturale, editoria specializzata, trattamenti naturali e arti per il benessere psicofisico. Info: www.alberosacro.org. ALL’UNIVERSITÀ: UNA COOPERATIVA TUTTA AL FEMMINILE CHE GESTISCE IL BIRRIFICIO La più amata dai consumatori è anni) e Serena Baccilieri (32) sono senz’altro la “Montemagno”, una le altre due socie. “Facciamo solo rossa, doppio malto, con l’aggiun- birra a crudo non pastorizzata, che ta di miele nella miscela. Ma d’e- è più gustosa di quella commerciastate funziona bene anche la “Mar- le, ma anche di più difficile consertesana”, una chiara “luppolata e be- vazione”, spiega Micaela. verina” per dirla come la racconte- Una produzione limitata, circa rebbero i sommellier dei “vini 70mila litri l’anno, venduta quasi d’orzo”. esclusivamente all’ “Orzo Bruno”, Sono due delle quattro birre pro- un pub nel cuore della Pisa univerdotte dal Birrificio sitaria, aperto da tre artigianale di Biengiovani: Giuseppe tina (Pisa), una picGranello (35 anni), cola cooperativa Davide Meani (35) avviata sei anni fa e Alessio Pontiggia da tre ragazze al (39), milanesi come tempo meno che le “tre miss della trentenni. Le “ricetbirra”. te” le inventa Rosa E, come loro, lauGravina, una laurea reati in agraria o in in tecnologie alitecnologia alimenBIRRIFICIO mentari nel cassetto tare. “La verità è ARTIGIANO e il titolo di prima che ci conosciamo Via Puccini, Bientina, Pisa “mastro birraia” tutti da più di dieci Tel. 0587.755238 d’Italia. “Ma solo in anni -spiega Giuordine cronologico seppe Granello-: ORZOBRUNO (locale di mescita) -precisa- perché nel questo è un proget2002, quando ab- Via delle Case Dipinte 6/8, Pisa to collettivo nato Tel. 050.578802 biamo cominciato, nelle aule dell’uninon c’era nessuna donna che faces- versità. Sia noi che le ragazze vose questo lavoro. Oggi, invece, sia- levamo vivere in una zona verde mo in tre: una collega lavora ad facendo produzione di qualità. CoEmpoli, l’altra in Friuli”. sì, conclusi gli studi, abbiamo punRosa, 35 anni, è anche la presiden- tato tutti verso la Toscana”. te della cooperativa (“ma solo pro La scelta di aprire un locale “è staforma, tutte le decisioni le prendia- ta quasi un’ovvia conseguenza -agmo insieme”). Micaela De Vita (35 giunge-: ci piaceva l’idea di pro- E ALTRI TRE AMICI CHE LA SERVONO IN UN PUB NEL CUORE DI PISA. BENVENUTI ALL’ORZO BRUNO. Dietro I CONSUMI FRANCESCO PALETTI I trucchi per il fai da te Chicci di malto e luppolo in fiore Nel mondo degli appassionati di birra si chiamano homebrewer e sono quelli che il “vino d’orzo” se lo producono in casa. Ecco cosa occorre. ATTREZZATURA Per cominciare serve un fermentatore, cioè il contenitore dove “riposano” malto, zucchero e acqua. Quelli più capienti hanno un rubinetto nella parte bassa e una capacità di 28 litri, sufficienti per produrre 23-25 litri di birra. Poi è necessario procurarsi un gorgogliatore, l’apparecchio che permette l’uscita dei gas che si generano nel contenitore durante la fermentazione senza lasciare entrare l’aria esterna. Quindi è necessario disporre di un pentolone da 8-10 litri per la bollitura. Infine, un densimetro, utile per il calcolo del grado alcolico raggiunto, una tappatrice, del metabisolfito di potassio per disinfettare l’attrezzatura. E, ovviamente, le bottiglie. INGREDIENTI Fondamentale è il malto: in commercio si può trovare sia in grani (ossia in purezza) sia sotto forma di estratto, una sorta di mosto già preparato e più semplice da utilizzare. Servono poi il luppolo e il lievito, elemento indispensabile per la fermentazione della birra, disponibile sia in bustine sia in forma liquida. Infine l’acqua, preferibilmente naturale. PREPARAZIONE La birra si può fare in tre modi. Il sistema più semplice è quello dei “kit” già pronti all’uso e presenti in commercio. Sono composti da una lattina di malto già luppolato e una bustina di lievito secco. Seguendo le istruzioni si dovrebbe ottenere un prodotto “potabile”. Leggermente più complesso è il metodo “estratti più grani”. In questo caso occorre procurarsi l’estratto di malto, il luppolo, il lievito e i grani speciali che caratterizzano il sapore della birra. Le dosi di ciascun ingrediente dipendono dal tipo di prodotto che si vuole realizzare. Per i maestri dell’homebrewing, comunque, il metodo è uno solo ed è il cosiddetto “all grain”, il procedimento più complesso in assoluto, che utilizza solo materie prime. DOVE ACQUISTARE Nei negozi specializzati che si stanno diffondendo lungo tutto lo stivale, molti dei quali consegnano anche a domicilio. Sui siti web riportati di seguito se ne trova un elenco esaustivo. PER SAPERNE DI PIÙ www.unionbirrai.com www.maxbeer.org www.mondobirra.org porre al pubblico una sorta di filiera corta della birra”. Sacrifici tanti, “perché i finanziamenti ottenuti per l’imprenditoria giovanile e per quella femminile hanno coperto appena il 15% dell’investimento fatto”, spiegano. Soddisfazioni altrettante: “Stiamo realizzando il sogno che coltivavamo da studenti: i nostri prodotti piacciono, il locale funziona e ha un impronta che comincia a somigliarci. È bello quando ti ritrovi nelle cose che fai”, sottolinea Giuseppe. L’attenzione alla qualità, infatti, non riguarda solo le birre: i formaggi serviti nel pub arrivano da produttori selezionati della Valtellina e del Trentino, “un altro modo di caratterizzare il locale: sono prodotti poco diffusi in Toscana dove regna invece il pecorino”. Il miele e le marmellate che accompagnano i taglieri li fornisce un’azienda biologica di San Gimignano. La Coca non c’è, “preferiamo il Guaranito”, la bevanda al guaranà del commercio equo e solidale. Da dove arrivano anche tutti gli altri prodotti da bar: caffè, cioccolate, tè e bibite. Dietro il bancone c’è anche l’angolo del “bookcrossing”, ma lì qualcosa dovrà essere rivisto: “I libri belli vanno via subito, le ‘ciofeche’ sono ferme da settimane -ride Giuseppe-: dovremo cambiare qualcosa”. Esotica al cacao I chicchi di caffè vengono da Huehuetenago, in Guatemala, il cacao invece dal Costa Rica. In Italia diventano birra: la Chicca, dal sapore marcato, e la Tosta, che lascia una nota amara sul palato. Sono le due specialità del microbirrificio che la cooperativa Pausa Cafè sta realizzando all’interno del carcere “Morandi” di Saluzzo (Cuneo). La produzione sarà affidata a due detenuti, guidati dal mastro birraio Andrea Bertola. “L’obiettivo è realizzare un prodotto d’eccellenza che unisca la qualità alla sostenibilità economica e ambientale -spiega Marco Ferrero, presidente di Pausa Cafè-. Ma anche favorire l’inclusione sociale e lavorativa dei carcerati”. L’idea del birrificio è nata nel maggio 2006 durante i festeggiamenti per il ventesimo compleanno di Slow food. È così stata avviata la prima fase di produzione all’esterno del carcere per mettere a punto i prodotti. Da ottobre, usciranno le prime bottigliette dal Morandi. “Produciamo quattro tipi di birra: Chicca, Tosta, una chiara e una weiss (birra ‘bianca’ a base di frumento, ndr) -spiega Andrea Bertola-. E per tutte ci ispiriamo alle tecniche tradizionali: niente botti d’acciaio e per la chiara usiamo solo luppolo in fiore”. Tutti gli ingredienti hanno il marchio dei presidi Slow food e di Terra madre, “compresi i cereali della weiss -aggiunge Bertola-, per la quale non usiamo frumento, ma tapioca o riso basmati”. Un’attenzione per la qualità che giustifica i costi: la bottiglia da 75 centilitri è in vendita a otto euro. Ilaria Sesana 11 Laboratori INNOVAZIONI RETI, MOVIMENTI SOCIALI TOSSICODIPENDENTI MENO SOLI NELLE STRADE DI TORINO Il bus “Can Go”, servizio itinerante di assistenza ai tossicodipendenti di Torino, nel 2007 ha ottenuto ottimi risultati: dodici gli interventi salvavita per overdose, 87.727 le siringhe recuperate e smaltite, 978 i colloqui effettuati. In più, ci sono stati 37.283 contatti e 174 nuovi utenti. Sull’autobus (che si sposta ogni giorno nelle zone dove maggiore è il consumo di droghe) ci sono medici, educatori, psicologi, infermieri professionali e sociologi che offrono ascolto e assistenza. FAMIGLIE STRANIERE AGGIUNGONO UN POSTO A TAVOLA PER BIMBI IN AFFIDO Cinque famiglie, due di lingua araba e tre latinoamericane, sono pronte per accogliere in affido bambini appartenenti alla loro stessa cultura. È il primo risultato del progetto “Aggiungi un posto a tavola” partito a Genova lo scorso anno e promosso da Arci, cooperativa La Comunità, Coordinamento ligure donne latino americane, Centro culturale islamico e associazione Al Mohamadia, con il sostegno di Fondazione Vodafone Italia. Il progetto promuove l’affido familiare di bambini stranieri all’interno di nuclei familiari di connazionali residenti in Italia. Genova non è la sola città ad aver sperimentato azioni di affido omoculturale: progetti analoghi sono attivi a Parma, Imperia, Bassano del Grappa e Milano. IMMIGRATI CON LA CITTÀ IN TASCA A chi cerca un letto e un pasto caldo, a chi vuole parlare con un avvocato o seguire un corso d’italiano, ai volontari e gli operatori dei servizi che lavorano con gli stranieri di Milano e dintorni. A loro si rivolge “Dove andare per..”, guida ai servizi di prima accoglienza per i cittadini immigrati realizzata dal Naga e dall’assessorato alle Politiche sociali della Provincia. “L’obiettivo -spiega Anna Cravero, responsabile del progetto- è individuare i luoghi che soddisfano le richieste degli stranieri. Un percorso in crescendo: dai servizi di prima necessità fino a quelli per l’integrazione”. La guida segnala gli indirizzi di circa 180 associazioni, gli orari di apertura, le indicazioni per raggiungerle ed è stata stampata in tre lingue: italiano, romeno e arabo. È stata distribuita a 300 Comuni della provincia, a tutte le associazioni citate e ad altre realtà del volontariato che, pur non lavorando direttamente con gli immigrati, talvolta si trovano ad affrontare il problema. È possibile inoltre scaricarla, nelle tre lingue, dall’home page del sito www.naga.it. BUONE PRATICHE PER VIVERE MEGLIO 20O8 Le tre miss della birra UN SOGNO NATO Calendario FA’ LA COSA GIUSTA! 10 Estate in città? Diventa volontario Marco Redaelli Mense e dormitori per i poveri in estate non chiudono. Grazie ai volontari. Come all'Opera cardinal Ferrari di Milano, dove pranzano ogni giorno circa 150 anziani. E chi rimane in città, può farsi avanti per dare una mano. Ne parliamo con Marco Redaelli, coordinatore dei servizi generali dell'Opera. Quanti sono i vostri volontari? Circa 70. Alcuni fanno parte di gruppi parrocchiali che vengono da diversi anni. Ma tanti altri sono singoli cittadini che danno la disponibilità per qualche giorno alla settimana o anche solo per qualche ora. Ci sono alcuni che fanno i volontari solo in estate. Che mansioni svolgono? Non c'è che l'imbarazzo della scelta. La maggior parte aiuta nel servizio ai tavoli. Altri dedicano un po' del loro tempo per stare insieme agli anziani che frequentano il nostro centro. Bisogna avere qualifiche particolare? No, solo disponibilità a svolgere i lavori in base alle necessità del Centro e voglia di tenere compagnia agli anziani. L’Opera cardinal Ferrari si dedica soprattutto ai poveri che hanno più di 55 anni. La metà di quelli che vengono qui sono senza dimora o vivono in qualche dormitorio. Ci sono anche volontari che mettono a disposizione competenze specifiche. Mi ricordo di una maestra che sapeva fare lavoretti con le perline e aveva coinvolto le anziane: lo scopo non era realizzare braccialetti o collane, ma stare insieme. I nostri ospiti sono persone sole, hanno bisogno di qualcuno con cui parlare e passare una giornata diversa dalle altre. Avete iniziative particolari in estate? Per il giorno di ferragosto organizziamo un pranzo in grande stile, al quale partecipano di solito circa 350 anziani. I volontari, una cinquantina, servono ai tavoli e mangiano con gli ospiti. C'è chi porta la chitarra e si sta insieme tutto il pomeriggio. È un giorno di festa. Che cosa deve fare chi vuole diventare volontario dell'Opera cardinal Ferrari? Ci chiami e chieda di Marco o Loredana. Farà un colloquio e poi decideremo, insieme, come coinvolgerlo. Opera cardinal Ferrari Via G.B. Boeri, 3 20141 Milano Tel. 02.8467411 TERRITORI TERRITORI 14 - 19 LUGLIO 17 -21 LUGLIO 27 LUGLIO - 02 AGOSTO 11-14 SETTEMBRE 20 - 21 SETTEMBRE VOLTERRA. Prima edizione della scuola estiva "Metodologie partecipative per lo sviluppo rurale in Africa", organizzata da "Land Lab" e Associazione internazionale volontari laici. Info: www.land-lab.org. CAMPO MASCHERINA (PT). XII Meeting Nazionale degli ecovillaggi: quattro giorni di incontri, laboratori e festa dedicati a coloro che già vivono o che sono interessati alla vita comunitaria. Info: www.mappaecovillaggi.it. SESTINO (AR). Presso la Riserva naturale Sasso di Simone, Festival "Città del Sole", rassegna di documentari a tema naturalistico - antropologico. Info: Centro visita del Sestino tel. 0575.772642 BOLOGNA. Edizione 2008 di Sana, Salone internazionale del naturale, quest’anno dedicato all’alimentazione biologica, grande alleata della tradizione culinaria italiana. Info: www.sana.it. RIO SALICETO (RE). Ottava edizione della Festa della Natura di fine estate. Prodotti biologici e biodinamici, artigianato etnico, cosmesi naturale, editoria specializzata, trattamenti naturali e arti per il benessere psicofisico. Info: www.alberosacro.org. ALL’UNIVERSITÀ: UNA COOPERATIVA TUTTA AL FEMMINILE CHE GESTISCE IL BIRRIFICIO La più amata dai consumatori è anni) e Serena Baccilieri (32) sono senz’altro la “Montemagno”, una le altre due socie. “Facciamo solo rossa, doppio malto, con l’aggiun- birra a crudo non pastorizzata, che ta di miele nella miscela. Ma d’e- è più gustosa di quella commerciastate funziona bene anche la “Mar- le, ma anche di più difficile consertesana”, una chiara “luppolata e be- vazione”, spiega Micaela. verina” per dirla come la racconte- Una produzione limitata, circa rebbero i sommellier dei “vini 70mila litri l’anno, venduta quasi d’orzo”. esclusivamente all’ “Orzo Bruno”, Sono due delle quattro birre pro- un pub nel cuore della Pisa univerdotte dal Birrificio sitaria, aperto da tre artigianale di Biengiovani: Giuseppe tina (Pisa), una picGranello (35 anni), cola cooperativa Davide Meani (35) avviata sei anni fa e Alessio Pontiggia da tre ragazze al (39), milanesi come tempo meno che le “tre miss della trentenni. Le “ricetbirra”. te” le inventa Rosa E, come loro, lauGravina, una laurea reati in agraria o in in tecnologie alitecnologia alimenBIRRIFICIO mentari nel cassetto tare. “La verità è ARTIGIANO e il titolo di prima che ci conosciamo Via Puccini, Bientina, Pisa “mastro birraia” tutti da più di dieci Tel. 0587.755238 d’Italia. “Ma solo in anni -spiega Giuordine cronologico seppe Granello-: ORZOBRUNO (locale di mescita) -precisa- perché nel questo è un proget2002, quando ab- Via delle Case Dipinte 6/8, Pisa to collettivo nato Tel. 050.578802 biamo cominciato, nelle aule dell’uninon c’era nessuna donna che faces- versità. Sia noi che le ragazze vose questo lavoro. Oggi, invece, sia- levamo vivere in una zona verde mo in tre: una collega lavora ad facendo produzione di qualità. CoEmpoli, l’altra in Friuli”. sì, conclusi gli studi, abbiamo punRosa, 35 anni, è anche la presiden- tato tutti verso la Toscana”. te della cooperativa (“ma solo pro La scelta di aprire un locale “è staforma, tutte le decisioni le prendia- ta quasi un’ovvia conseguenza -agmo insieme”). Micaela De Vita (35 giunge-: ci piaceva l’idea di pro- E ALTRI TRE AMICI CHE LA SERVONO IN UN PUB NEL CUORE DI PISA. BENVENUTI ALL’ORZO BRUNO. Dietro I CONSUMI FRANCESCO PALETTI I trucchi per il fai da te Chicci di malto e luppolo in fiore Nel mondo degli appassionati di birra si chiamano homebrewer e sono quelli che il “vino d’orzo” se lo producono in casa. Ecco cosa occorre. ATTREZZATURA Per cominciare serve un fermentatore, cioè il contenitore dove “riposano” malto, zucchero e acqua. Quelli più capienti hanno un rubinetto nella parte bassa e una capacità di 28 litri, sufficienti per produrre 23-25 litri di birra. Poi è necessario procurarsi un gorgogliatore, l’apparecchio che permette l’uscita dei gas che si generano nel contenitore durante la fermentazione senza lasciare entrare l’aria esterna. Quindi è necessario disporre di un pentolone da 8-10 litri per la bollitura. Infine, un densimetro, utile per il calcolo del grado alcolico raggiunto, una tappatrice, del metabisolfito di potassio per disinfettare l’attrezzatura. E, ovviamente, le bottiglie. INGREDIENTI Fondamentale è il malto: in commercio si può trovare sia in grani (ossia in purezza) sia sotto forma di estratto, una sorta di mosto già preparato e più semplice da utilizzare. Servono poi il luppolo e il lievito, elemento indispensabile per la fermentazione della birra, disponibile sia in bustine sia in forma liquida. Infine l’acqua, preferibilmente naturale. PREPARAZIONE La birra si può fare in tre modi. Il sistema più semplice è quello dei “kit” già pronti all’uso e presenti in commercio. Sono composti da una lattina di malto già luppolato e una bustina di lievito secco. Seguendo le istruzioni si dovrebbe ottenere un prodotto “potabile”. Leggermente più complesso è il metodo “estratti più grani”. In questo caso occorre procurarsi l’estratto di malto, il luppolo, il lievito e i grani speciali che caratterizzano il sapore della birra. Le dosi di ciascun ingrediente dipendono dal tipo di prodotto che si vuole realizzare. Per i maestri dell’homebrewing, comunque, il metodo è uno solo ed è il cosiddetto “all grain”, il procedimento più complesso in assoluto, che utilizza solo materie prime. DOVE ACQUISTARE Nei negozi specializzati che si stanno diffondendo lungo tutto lo stivale, molti dei quali consegnano anche a domicilio. Sui siti web riportati di seguito se ne trova un elenco esaustivo. PER SAPERNE DI PIÙ www.unionbirrai.com www.maxbeer.org www.mondobirra.org porre al pubblico una sorta di filiera corta della birra”. Sacrifici tanti, “perché i finanziamenti ottenuti per l’imprenditoria giovanile e per quella femminile hanno coperto appena il 15% dell’investimento fatto”, spiegano. Soddisfazioni altrettante: “Stiamo realizzando il sogno che coltivavamo da studenti: i nostri prodotti piacciono, il locale funziona e ha un impronta che comincia a somigliarci. È bello quando ti ritrovi nelle cose che fai”, sottolinea Giuseppe. L’attenzione alla qualità, infatti, non riguarda solo le birre: i formaggi serviti nel pub arrivano da produttori selezionati della Valtellina e del Trentino, “un altro modo di caratterizzare il locale: sono prodotti poco diffusi in Toscana dove regna invece il pecorino”. Il miele e le marmellate che accompagnano i taglieri li fornisce un’azienda biologica di San Gimignano. La Coca non c’è, “preferiamo il Guaranito”, la bevanda al guaranà del commercio equo e solidale. Da dove arrivano anche tutti gli altri prodotti da bar: caffè, cioccolate, tè e bibite. Dietro il bancone c’è anche l’angolo del “bookcrossing”, ma lì qualcosa dovrà essere rivisto: “I libri belli vanno via subito, le ‘ciofeche’ sono ferme da settimane -ride Giuseppe-: dovremo cambiare qualcosa”. Esotica al cacao I chicchi di caffè vengono da Huehuetenago, in Guatemala, il cacao invece dal Costa Rica. In Italia diventano birra: la Chicca, dal sapore marcato, e la Tosta, che lascia una nota amara sul palato. Sono le due specialità del microbirrificio che la cooperativa Pausa Cafè sta realizzando all’interno del carcere “Morandi” di Saluzzo (Cuneo). La produzione sarà affidata a due detenuti, guidati dal mastro birraio Andrea Bertola. “L’obiettivo è realizzare un prodotto d’eccellenza che unisca la qualità alla sostenibilità economica e ambientale -spiega Marco Ferrero, presidente di Pausa Cafè-. Ma anche favorire l’inclusione sociale e lavorativa dei carcerati”. L’idea del birrificio è nata nel maggio 2006 durante i festeggiamenti per il ventesimo compleanno di Slow food. È così stata avviata la prima fase di produzione all’esterno del carcere per mettere a punto i prodotti. Da ottobre, usciranno le prime bottigliette dal Morandi. “Produciamo quattro tipi di birra: Chicca, Tosta, una chiara e una weiss (birra ‘bianca’ a base di frumento, ndr) -spiega Andrea Bertola-. E per tutte ci ispiriamo alle tecniche tradizionali: niente botti d’acciaio e per la chiara usiamo solo luppolo in fiore”. Tutti gli ingredienti hanno il marchio dei presidi Slow food e di Terra madre, “compresi i cereali della weiss -aggiunge Bertola-, per la quale non usiamo frumento, ma tapioca o riso basmati”. Un’attenzione per la qualità che giustifica i costi: la bottiglia da 75 centilitri è in vendita a otto euro. Ilaria Sesana 11 Laboratori INNOVAZIONI RETI, MOVIMENTI SOCIALI TOSSICODIPENDENTI MENO SOLI NELLE STRADE DI TORINO Il bus “Can Go”, servizio itinerante di assistenza ai tossicodipendenti di Torino, nel 2007 ha ottenuto ottimi risultati: dodici gli interventi salvavita per overdose, 87.727 le siringhe recuperate e smaltite, 978 i colloqui effettuati. In più, ci sono stati 37.283 contatti e 174 nuovi utenti. Sull’autobus (che si sposta ogni giorno nelle zone dove maggiore è il consumo di droghe) ci sono medici, educatori, psicologi, infermieri professionali e sociologi che offrono ascolto e assistenza. FAMIGLIE STRANIERE AGGIUNGONO UN POSTO A TAVOLA PER BIMBI IN AFFIDO Cinque famiglie, due di lingua araba e tre latinoamericane, sono pronte per accogliere in affido bambini appartenenti alla loro stessa cultura. È il primo risultato del progetto “Aggiungi un posto a tavola” partito a Genova lo scorso anno e promosso da Arci, cooperativa La Comunità, Coordinamento ligure donne latino americane, Centro culturale islamico e associazione Al Mohamadia, con il sostegno di Fondazione Vodafone Italia. Il progetto promuove l’affido familiare di bambini stranieri all’interno di nuclei familiari di connazionali residenti in Italia. Genova non è la sola città ad aver sperimentato azioni di affido omoculturale: progetti analoghi sono attivi a Parma, Imperia, Bassano del Grappa e Milano. IMMIGRATI CON LA CITTÀ IN TASCA A chi cerca un letto e un pasto caldo, a chi vuole parlare con un avvocato o seguire un corso d’italiano, ai volontari e gli operatori dei servizi che lavorano con gli stranieri di Milano e dintorni. A loro si rivolge “Dove andare per..”, guida ai servizi di prima accoglienza per i cittadini immigrati realizzata dal Naga e dall’assessorato alle Politiche sociali della Provincia. “L’obiettivo -spiega Anna Cravero, responsabile del progetto- è individuare i luoghi che soddisfano le richieste degli stranieri. Un percorso in crescendo: dai servizi di prima necessità fino a quelli per l’integrazione”. La guida segnala gli indirizzi di circa 180 associazioni, gli orari di apertura, le indicazioni per raggiungerle ed è stata stampata in tre lingue: italiano, romeno e arabo. È stata distribuita a 300 Comuni della provincia, a tutte le associazioni citate e ad altre realtà del volontariato che, pur non lavorando direttamente con gli immigrati, talvolta si trovano ad affrontare il problema. È possibile inoltre scaricarla, nelle tre lingue, dall’home page del sito www.naga.it. BUONE PRATICHE PER VIVERE MEGLIO 20O8 Le tre miss della birra UN SOGNO NATO Calendario FA’ LA COSA GIUSTA! 10 Estate in città? Diventa volontario Marco Redaelli Mense e dormitori per i poveri in estate non chiudono. Grazie ai volontari. Come all'Opera cardinal Ferrari di Milano, dove pranzano ogni giorno circa 150 anziani. E chi rimane in città, può farsi avanti per dare una mano. Ne parliamo con Marco Redaelli, coordinatore dei servizi generali dell'Opera. Quanti sono i vostri volontari? Circa 70. Alcuni fanno parte di gruppi parrocchiali che vengono da diversi anni. Ma tanti altri sono singoli cittadini che danno la disponibilità per qualche giorno alla settimana o anche solo per qualche ora. Ci sono alcuni che fanno i volontari solo in estate. Che mansioni svolgono? Non c'è che l'imbarazzo della scelta. La maggior parte aiuta nel servizio ai tavoli. Altri dedicano un po' del loro tempo per stare insieme agli anziani che frequentano il nostro centro. Bisogna avere qualifiche particolare? No, solo disponibilità a svolgere i lavori in base alle necessità del Centro e voglia di tenere compagnia agli anziani. L’Opera cardinal Ferrari si dedica soprattutto ai poveri che hanno più di 55 anni. La metà di quelli che vengono qui sono senza dimora o vivono in qualche dormitorio. Ci sono anche volontari che mettono a disposizione competenze specifiche. Mi ricordo di una maestra che sapeva fare lavoretti con le perline e aveva coinvolto le anziane: lo scopo non era realizzare braccialetti o collane, ma stare insieme. I nostri ospiti sono persone sole, hanno bisogno di qualcuno con cui parlare e passare una giornata diversa dalle altre. Avete iniziative particolari in estate? Per il giorno di ferragosto organizziamo un pranzo in grande stile, al quale partecipano di solito circa 350 anziani. I volontari, una cinquantina, servono ai tavoli e mangiano con gli ospiti. C'è chi porta la chitarra e si sta insieme tutto il pomeriggio. È un giorno di festa. Che cosa deve fare chi vuole diventare volontario dell'Opera cardinal Ferrari? Ci chiami e chieda di Marco o Loredana. Farà un colloquio e poi decideremo, insieme, come coinvolgerlo. Opera cardinal Ferrari Via G.B. Boeri, 3 20141 Milano Tel. 02.8467411 12 TERRITORI 4 – 6 LUGLIO 18 LUGLIO – 9 AGOSTO 2 AGOSTO PERGINE VALSUGANA (TN). Nel centro storico di Pergine e al Parco dei tre castagni esposizione, vendita, degustazioni di ricchi piatti a base di piccoli frutti, laboratori, visite alle aziende e spettacoli. Info: www.festivaldeiraccolti.it POLLENZO di BRA (CN). Tutti i fine settimana di luglio e agosto “Pollenzo Mon Amour 2008”, manifestazione enogastronomica con pizzica, jazz, ritmi balcanici e messicani. Info: www.agenziadipollenzo.com SACRO MONTE DI ORTA (NO). In occasione della festa della Madonna degli Angeli, la IV edizione della manifestazione enogastronomica “Assapora il parco” dedicata ai prodotti tipici delle colline novaresi. Info: www.collinenovaresi.it Qui e nella pagina accanto: due momenti del corso di orto in permacultura a “Terra e Acqua”. Sotto: azienda “La Boa”, costruzione con balle di paglia, prima mano di intonaco. LIMITARE AL MINIMO L’OPERA DELL’UOMO, QUESTO LO SPIRITO DELLA PERMACULTURA. UN SISTEMA SOSTENIBILE E CAPACE DI ESSERE PRODUTTIVO NEL TEMPO. ANCHE GRAZIE ALL’AIUTO DEGLI ANIMALI. VALERIA RAIMONDI Cultura DELLA TERRA Ritorno alla terra Tutti sui banchi Prendersi cura della terra e della gente, condividere le risorse. Con questi presupposti etici lo scienziaPermacultori si diventa, ma guai a improvvisare: prima di affondare to e naturalista Bill Mollison iniziò le mani nella terra bisogna infatti capire le relazioni tra gli elementi negli anni Settanta a immaginare che compongono un sistema delicato che, altrimenti, rischierebbe di un sistema di agricoltura sostenibiperdere l’equilibrio. Lo si può fare frequentando l’Accademia italiana le e capace di essere produttiva nel di permacultura, nata nel 2001 allo scopo di promuovere corsi per tempo senza bisogno dell’intrusioimparare i principi e lo spirito di questa disciplina e le tecniche di ne umana. Utopia? No, più sempliprogettazione ambientale. “È un percorso di apprendimento attivo cemente permacultura. spiega Maria Luisa Bisognin, architetto e segretario dell’AccademiaContrazione dell’espressione perche può essere applicato a qualunque realtà: dal balcone, a un manent agricolture (agricoltura insediamento abitativo”. La formazione si articola in un modulo di permanente), questo approccio 72 ore organizzato dalle aziende agricole riconosciute che formano considera qualunque ambiente prola rete italiana (www.permacultura.it/initalia.html). Il prezzo è duttivo - sia esso un orto grande concordato con il docente, mentre resta fissa una quota di iscrizione quanto un fazzoletto o un terreno all’Accademia di 75 euro. Al termine del primo corso, è possibile sterminato - come un piccolo ecocontinuare la formazione per un periodo di almeno due anni. sistema. “La permacultura ha cambiato i presupposti del mio approccio alla terra -racconta Irene Di Carpegna, titolare dell’azienda che basta a soddisfare le proprie concimare. In questo modo si riagricola ‘Terra e Acqua’, venti et- esigenze. Un sistema in cui trova- sparmia lavoro ed energia”. tari a San Giuliano Milanese-. La no posto anche gli animali: cento Tra i principi della permacultura, semplice produzione ha lasciato il galline ovaiole, polli e maiali. Tut- infatti, c’è quello di limitare al miposto a un sistema complesso: nel- ti parte dell’ecosistema locale: nimo l’intervento umano sulla terla cascina, a metà strada tra metro- “L’allevamento avviene libera- ra. O, almeno, di abbracciare conpoli e campagna, i rapporti umani mente sulle superfici degli orti - dotte capaci di tutelarne l’equilivalgono quanto i frutti raccolti”. conclude Irene- invece di arare la- brio. In provincia dell’Aquila, nelSu queste basi Irene ha aperto le sciamo i maiali a grufolare sul ter- l’ex convento San Giorgio, quasi porte della sua realtà a un’espe- reno, oppure usiamo le galline per 5mila metri quadrati di terreno sorienza di consociaziono coltivati a orto: i sene agricola: “Parte dei mi vengono sparsi in terreni coltivati possoPER SAPERNE DI PIÙ piccoli rettangoli di no essere ‘adottati’ da terra, i cui confini sono La “bibbia” della permacultura è il chiunque voglia partedelimitati da sponde di libro scritto dal suo fondatore, Bill cipare direttamente al rami raccolti nei boMollison, che in Italia è stato lavoro nei campi: proschi. tradotto e pubblicato da Aam Terra duzione e consumo “Sfrondando gli alberi Nuova edizioni col titolo tendono a coincidere”. dei boschi circostanti “Introduzione alla permacultura” Il progetto, avviato nel spiega Nanni Laurent, (pp 230, 20 euro). marzo 2005, raccoglie che vive e lavora al Su internet, inoltre, è possibile trovare siti di oggi più di quaranta convento San Giorgio approfondimento a questi indirizzi: famiglie (per informa(www.conventosanzioni: www.terraeacgiorgio.it)- limitiamo il In Italia www.permacultura.it qua.it), che ogni fine pericolo di incendi e www.scuoladipratichesostenibili.it settimana si dedicano abbiamo scorte di foAll’estero Spagna: www.permacultura-montsant.org alla cura di frumento, glie per le nostre caGran Bretagna: www.permaculture.co.uk farro, ortaggi e frutta, pre, nulla va perduto. Francia: www.permaculturefrance.com portando a casa quel Le lettiere, costruite- con tutte le materie organiche disponibili, paglia, erba, compost, letame, terra, sono abbastanza piccole per evitare l’uso di macchinari agricoli: con grande risparmio, energetico ed economico”. Un sistema esigente e faticoso: “Non potrebbe che essere così -aggiunge Nanni- se davvero si vuole rispettare la terra. Del resto, cos’è la natura se non un’enorme macchina complessa?”. Non ci sono limiti all’approccio della permacultura: al punto che la natura, può anche diventare parte della propria casa. Come ha fatto Stefano Soldati, che l’ha costruita con balle di paglia a Belfiore di Pramaggiore (Venezia). “In questo modo si può risparmiare fino al 75 per cento dei costi per riscaldare e rinfrescare l’edificio rispetto a una costruzione convenzionale -spiega Stefano, dell’azienda agricola “La Boa” (www.laboa.org)- la balla di paglia infatti è l’unico materiale da costruzione con caratteristiche isolanti e, allo stesso tempo, portanti”. TERRITORI 8 AGOSTO E 19 SETTEMBRE OGNI QUARTO SABATO DEL MESE FIRENZE. “Cene galeotte” al carcere di Volterra dove i detenuti, con l’aiuto di chef e cuochi, preparano cene di gala il cui ricavato va a progetti di solidarietà in otto paesi del Sud del mondo: dal Brasile al Burkina Faso, dalle Filippine al Perù. Info: www.manifestazioni.com CUNEO. Mercatino mensile di prodotti biologici in Contrada Mondovì, nel centro storico di Cuneo, organizzato in collaborazione con Agri.Bio.Piemonte. Un momento di incontro e cultura tra produttori e consumatori. Info: 0172.489609 Calendario Il segreto degli indiani Dalla teoria alla pratica. Se è vero che la permacultura si basa su forti principi ideali, tante sono le tecniche che ogni agricoltore può imparare a mettere in campo. Ma come tradurre queste idee, una volta imbracciata la zappa? LE TRE SORELLE No alla monocoltura, che sfrutta il suolo e per sopravvivere richiede un forte apporto di energia non rinnovabile. La permacultura preferisce, piuttosto, accostare nello stesso campo specie diverse di vegetali. Come le “tre sorelle” degli indiani d’America, ovvero zucchine, mais e fagioli: mentre questi ultimi si arrampicano sullo stelo del mais, risparmiando al contadino la fatica di piantare pali, le foglie della zucchina coprono il terreno con la propria ombra, riducendo il bisogno d’acqua per irrigare. FERTILIZZANTI NATURALI Rispettare le risorse vuol dire assicurare salute al suolo: ogni ortaggio raccolto infatti rappresenta fertilità rubata al terreno, che si deve restituire sotto forma di rifiuti organici. Largo quindi a compostaggio, “pacciamatura” (copertura del terreno con paglia o foglie secche per garantire l’umidità nel suolo) e ai sovesci, colture d’erba sminuzzata e incorporata nei primi 20-25 cm di terreno. Il risultato è una dose extra di humus prodotto dai microrganismi della terra, che attaccano il materiale vegetale aggiunto al suolo. PIANTE AUTODISSEMINANTI Bando ai lavori inutili: la permacultura mira a ridurre al minimo l’intervento manuale del contadino. Benvenute quindi le piante pluriennali, o quelle che si auto disseminano; così facendo si possono risparmiare energie lasciando che sia la natura a decidere del suo corso. LE BUONE ERBACCE Vietato persino accanirsi contro le “erbacce”: le piante infestanti mantengono la terra umida, disorientano i parassiti attraggono insetti che uccidono quelli più tenaci, oltre ad essere spesso commestibili. È il caso della “porcellana comune”, ricca di vitamina C che, consumata in insalata oppure cotta, è un ottimo diuretico. 13 Culture CONTAMINAZIONI CULTURALI JAMMIN’ REGNO UNITO, GIORNALISTI SCHEDATI Cronisti controllati, fotografati e schedati. Succede nel Regno Unito, ad opera del Forward intelligence team (Fit), il servizio segreto della polizia. Questa la denuncia del National union of journalists (Nuj), il sindacato dei giornalisti britannici, lanciata il 22 maggio scorso con una lettera al ministro dell’Interno Jacqui Smith. La polizia possiede un database in cui ha catalogato foto e schede di giornalisti che hanno partecipato a manifestazioni di protesta a Londra. “È una minaccia alla libertà di stampa, valore fondamentale della nostra democrazia -ha detto Jeremy Dear, segretario generale del Nuj-. Deve essere ribadito il nostro diritto a lavorare liberi da minacce, molestie ed intimidazioni”. UN PREMIO PER BILAL Il premio giornalistico intitolato a Miguel Gil Moreno, reporter assassinato nel 2000 in Sierra Leone, è stato assegnato quest’anno a Bilal Hussein (nella foto), fotografo iracheno dell’Associated Press, già premio Pulitzer nel 2005. Arrestato senza prove, trattenuto senza processo per due anni dagli americani perché sospettato di collusioni con gli insorti di Falluja è infine stato rilasciato senza alcun addebito. La Fondazione dedicata a Moreno si occupa di supportare fotoreporter, cameramen e cronisti impegnati in zone di guerra. È stata spenta Uighur Online, web-radio cinese punto di riferimento per gli uighur, comunità di religione musulmana che vive nello Xinjiang. Le trasmissioni sono state sospese a fine maggio quando il governo ha deciso che “era molto negativo coltivare il separatismo tra uighuri e cinesi”. Nata nel 2006, la radio aveva decine di migliaia di ascoltatori e di visitatori nel suo forum web. C’è sconcerto per la chiusura di una radio che promuoveva la cultura Uighur e il dialogo interculturale con la comunità cinese di etnia han. VIDEOCHIAMATE IN CARCERE I 630 detenuti del carcere di Bagram, in Afghanistan, dall’inizio dell’anno possono vedere e parlare con i loro parenti ricevendo una videochiamata. Si tratta di un’importante novità in una struttura in cui le visite non sono permesse e dove alcuni detenuti non hanno mai potuto incontrare i propri cari. La Croce Rossa Internazionale, in accordo con i militari americani, ha attivato questo programma che ha già permesso al 70% dei detenuti di incontrare una volta a settimana, via terminale, le proprie famiglie. Un grande passo avanti rispetto alle frammentarie comunicazioni per lettera ma che non può sostituire le visite in carcere. Un diritto che in Afghanistan, secondo la Croce rossa, è ancora negato. FACCE DA FUORILEGGE I N T E AT R O Luglio/Agosto 2008 15 Luigi Povelato ha recitato davanti a Giorgio Strehler L’OTELLO DI SAN VITTORE Per un detenuto andare in scena è sinonimo di libertà. E 90 istituti di pena su 205 danno la possibiANDREA ROTTINI lità di praticarlo. I “ o Luigi, come secondo nome Santino, una volta ho letto un libro di fantasia in cui si diceva che a certe persone il destino gli fa andare tutto all’opposto. Pensi bene, ma fai del male. Io ho fatto in tutto 26 anni di carcere”. Mentre leggo i suoi pensieri annotati con una grafia ordinata, Luigi Povelato prepara il caffé nella sua casa del quartiere Baggio, a Milano. Occhiali tondi color tartaruga, un piccolo codino che resiste alla calvizie, un vistoso tatuaggio che gli spunta dalla manica del maglione, Luigi mi dice di continuare. “Di ricordi ne ho tantissimi -scrive-: uno dei più belli è quando si è sparsa la voce che c’era una regista che cercava allievi per fare un corso di teatro, qui in carcere! Sembrava uno scherzo, invece era vero! Sono stato uno dei primi a frequentarlo. E la mia vita è completamente cambiata”. Nel 1985 Luigi era arrivato al carcere di San Vittore per via del suopassato di rapinatore. Non poteva immaginare che l’incontro con la giovane regista Donatella Massimilla lo avrebbe trasformato in un attore. “È la causa, è la causa anima mia...”, declama con la voce impostata mentre la caffettiera sbuffa, rievocando uno dei passi più famosi del suo cavallo di battaglia, Drammaturgo e regista teatrale, è nato nel 1959 a Cercola, hinterland di Napoli. l’Otello di Shakespeare. “L’ho recitato persino davanti a Giorgio Strehler, poco prima che morisse. Mi aveva fatto i complimenti, scegliendomi per partecipare a una serata al Piccolo Teatro”. La valigia dell’attore Luigi Povelato è piena di ricordi, ritagli di giornale e fotografie. La più bella è quella che lo vede seduto con un grembiule da cucina e un tagliere appoggiato sulle ginocchia, mentre interpreta Otello affettando le cipolle. “Un ‘costume’ che serve a simulare l’assassinio di Desdemona e mi ricorda quando imparavo la parte cucinando il sugo a San Vittore”, ricorda Luigi. La sua favola di detenuto che diventa attore è una storia più comune di quanto si possa pensare. Sono infatti almeno 90 le carceri italiane, su un totale di 205 istituti, in cui si svolgono attività teatrali e in ogni singolo progetto è coinvolto un buon numero di detenuti. È quanto emerge da una ricerca condotta nel 2006 dall’associazione Carte Blanche in 113 istituti di pena, in rappresentanza di circa la metà dell popolazione reclusa (www.teatroecarcere.net). Ma perché il teatro in carcere è così importante? “I nostri attori dicono che il teatro permette loro di accresce la propria autostima, di comprendere dove sono nel percorso della vita” dice Armando Punzo, a capo della Compagnia Nel 1987 fonda l'associazione culturale “Carte Blanche”, di cui è direttore artistico. Un anno dopo inizia a lavorare con i detenuti del penitenziario di Volterra. della Fortezza del carcere di Volterra. “Per queste persone il teatro è sinonimo di libertà”, aggiunge Donatella Massimilla, responsabile del Centro europeo Teatro e carcere. Punzo e Massimilla sono professionisti che si dedicano a tempo pieno a questo lavoro, ma dall’indagine di Carte Blanche risulta che in molti penitenziari l’attività teatrale è ancora svolta a titolo volontaristico. Solo nel 44 per cento dei casi si può parlare di gruppi teatrali e un’esperienza su due dura più tre anni. Tra le altre difficoltà, quella di far conoscere il proprio lavoro: appena l’8 per cento delle compagnie infatti ha ottenuto i permessi per realizzare una tournée. Tra queste c’è proprio Compagnia della Fortezza, che si prepara a celebrare i suoi primi vent’anni di attività con una serie di eventi nel mese di luglio. Ospite d’onore l’attore americano Rick Cluchey, ex ergastolano e fondatore della compagnia di teatro del carcere di San Quintino (vedi intervista in pagina). Nasce così la Compagnia della Fortezza, primo progetto di teatro in carcere realizzato in Italia. Armando Punzo Intervista all’ex ergastolano Rick Cluchey Portare Beckett sul palco di San Quintino Condannato all’ergastolo per sequestro e rapina a mano armata, negli anni Cinquanta Rick Cluchey venne recluso a San Quintino. Nel famoso carcere californiano, Cluchey fu rapìto dalla magia del teatro: nel giro di pochi anni non solo divenne un grande interprete delle opere del drammaturgo irlandese Samuel Beckett (premio Nobel per la letteratura nel 1975) ma fondò una compagnia teatrale che gli consentì di ottenere la grazia per alti meriti artistici dopo meno di 12 anni di reclusione. Una storia raccontata anche da Hollywood nel film Il seme della Gramigna con Nick Nolte (1985). Oggi, a 74 anni, Cluchey continua a girare il mondo per recitare e far conoscere l'esperienza del teatro in carcere: dal 14 al 27 luglio, in occasione del ventennale della Compagnia della Fortezza, sarà a Volterra con lo spettacolo L’ultimo nastro di Krapp sempre di Beckett. Che cosa l'ha colpita di Beckett? Il suo teatro parla di auto-carcerazione, una condizione che riguarda tutta l'umanità: molte volte, infatti, non troviamo una via d'uscita nemmeno quando siamo dei “liberi cittadini”. In un certo senso, siamo tutti costretti a stare dentro le nostre uniformi fatte di carne. Era appassionato di teatro anche da giovane? Prima di arrivare a San Quintino non ero mai stato in un teatro, nemmeno per rubare. Qual è l'opera che ha segnato la sua vita? Aspettando Godot di Beckett (la vicenda di due persone che ne aspettano un'altra che non arriverà mai, ndr) è il testo che rappresenta meglio la mia vita da detenuto. Senza quest'opera non sarei mai riuscito a scrivere i miei testi teatrali, in particolare The Cage, La gabbia, che ha debuttato nel 1965, quando ancora ero in carcere (per poi diventare uno sceneggiato televisivo girato a San Quintino). Qual è il ruolo del teatro in carcere? Come minimo è uno strumento di reinserimento, ma alle volte diventa qualcosa di più. Nelle “porte girevoli” dei penitenziari si spreca un patrimonio enorme di denaro e di risorse umane. Nelle celle ci sono persone alle quali il teatro consente di uscire dal proprio dolore e di sfruttare le proprie potenzialità nascoste: imparare a muoversi, a parlare, a leggere e ad esprimersi meglio aiuta a conoscere se stessi. 16 Luglio/Agosto 2008 FACCE DA FUORILEGGE PER DISOBBEDIENZA Seduti in cerchio, per decidere insieme il futuro IL METODO DI DANILO Denunciato come individuo pericoloso, finì in galera. Aveva lottato, con i siciliani, per il diritto all’acqua e al lavoro. LAURA SILVIA BATTAGLIA T ra Piano Inferno e Borgo di Dio c’è un paese che si chiama Trappeto. Non troppo sul mare, né troppo in campagna. Sospeso sul Golfo di Castellammare in provincia di Palermo. Qui approdò nel 1952 Danilo Dolci, il “Ghandi italiano”. Proprio dalla frazione Borgo di Dio iniziò la sua battaglia nonviolenta contro la mafia e il sottosviluppo fondando il “Centro studi e iniziative per la piena occupazione”. Danilo Dolci, venuto da Trieste in terra di Sicilia per regalare il paradiso agli abitanti di Trappeto, in questa campagna trovò il terreno giusto. Non decise da solo il futuro del paese, ma con i suoi abitanti. Donne, uomini, bambini, più gli architetti che aveva chiamato per dare una “casa” al suo progetto. Trenta persone in tutto, uno dei primi gruppi di “autoanalisi popolare” creati da Dolci per impiantare nel paese siciliano la sua azione di non-violenza attiva, assimilata durante gli anni di Nomadelfia, comunità per bambini privi di genitori fondata vicino Carpi da don Zeno Saltini. Il metodo che proponeva era semplice e al tempo stesso rivoluzionario: ci si siede in cerchio e si discute, facendosi domande e decidendo assieme. Nessuno comanda. È stato definito maieutica reciproca. Amico, uno di figli di Danilo, ricorda di essere stato tra i primi trenta sperimentatori del metodo: “Ero piccolissimo e tutti mi chiedevano: ‘che scuola ti piacerebbe, dove la vorresti?’ E io a rispondere con gli altri: ‘La vogliamo fuori dal paese, e ci vogliamo anche il ruscello e il cavalluzzo’”. E la scuola fu costruita, nel 1972. Una scuola pensata a misura di bambino. Tanto a misura che le finestre si alzano da meno di mezzo metro da terra e tutti i Salvo, i Vito, i Michele, le Maria, le Giovanna possono vedere da vicino anche il prato. E i fiori, e il ruscello, e gli animali. Il centro educativo di Mirto, vicino a Partinico, dove il suo “metodo” veniva applicato alla lettera, oggi è una scuola statale sperimentale a lui intitolata: qui i bambini della materna e delle elementari conservano un grande senso civico e lavorano insieme: l’olio di Mirto prodotto con le olive raccolte dai ragazzi viene venduto a novembre in una grande festa. Vito La Fata oggi ha trent’anni: dirige il Centro studi iniziative europeo (Cesie), organizzazione internazionale con partenariato eu- ropeo. Il Centro opera da Palermo e raccoglie i volontari del laboratorio maieutico dolciano: “L’ho conosciuto così: come l’unico, in paese, a parlare l’italiano; il solo a chiamare mio padre Salvatore, anziché Totò, come dicevano tutti”. Vito ha partecipato alle lotte storiche di Danilo: digiuni e “scioperi alla rovescia”, lotte per l’acqua e per il lavoro, occupazioni di strade, spiagge e trazzere. Per queste attività Dolci fu denunciato e messo in galera con i sindacalisti che lo avevano appoggiato. Nei processi, assistito da Pietro Calamandrei, venne però assolto. “Danilo dava fastidio -rimarca La Fataperché insegnava a questa gente vissuta nella sopraffazione a guardarsi negli occhi senza applicare le gerarchie del potere”. La comunicazione, per Dolci, era un dirsi reciproco. Una sfida quasi impossibile, quella di insegnare ai siciliani a parlare. Riuscita senza miracoli, ma con l’ottimismo della volontà. Tra i libri su di lui, ricordiamo “Danilo Dolci. Una rivoluzione non violenta”, edito da Terre di mezzo nella collana “I libri di Altreconomia”. Nato a Sesana (Slovenia) il 28 giugno 1924. Morto a Partinico (Pa) il 30 dicembre 1997 Danilo Dolci Antifascista, sociologo e poeta italiano. Ha organizzato digiuni e “scioperi alla rovescia”. Celebre quello nel 1956 a Partinico: centinaia di disoccupati si organizzano per riattivare pacificamente una strada comunale abbandonata. FACCE DA FUORILEGGE PER DISOBBEDIENZA Luglio/Agosto 2008 17 Vent’anni di obiezione fiscale alle spese militari PACIFISTI ARMATI DI 740 I primi, negli anni ’70, rischiavano multe salate e il pignoramento dei beni. Oggi la protesta ha scelto ORNELLA SINIGAGLIA forme più legali. M “ i infiammò Pertini, quando disse di svuotare gli arsenali e riempire i granai. Facevo il 740 e sapevo di dover decidere”. Era il 1978 e Adriano Ciccioni decise. Trattenne e non versò il 2,5 per cento della sua Irpef, cioè l’imposta dovuta allo Stato sulla base del proprio reddito. Una stima di allora, infatti, aveva valutato nella stessa percentuale la quota di bilancio destinata dallo Stato alla Difesa. La somma non versata fu invia- ta al presidente della Repubblica, con una lettera nella quale Ciccioni chiedeva che quei soldi fossero usati per la sua proposta antimilitarista.”Gli assegni, però, venivano riconsegnati al mittente”. Ciccioni in quegli anni era uno dei pochi obiettori fiscali alle spese militari. Il fenomeno prese però rapidamente piede, dopo che nei primi anni Ottanta il Governo decise di installare a Comiso, in Sicilia, i missili nucleari della Nato. Il pericolo bellico sembrava più palpabile, e sull’onda delle manifestazioni pacifiste nacque il “coordinamento nazionale della campagna per l’obiezione di coscienza alle spese militari per la difesa popolare non violenta”. A metà degli anni Ottanta contava 4.500 obiettori ma nel 1991, con la guerra del Golfo, gli stessi salirono a 10mila. L’erario però non rimase inerte. Ai solleciti di pagamento seguivano le visite dell’ufficiale giudiziario; poi il pignoramento e la messa dei beni all’asta. “Compravamo libri sulla pace con lo sconto del 50 per cento e li facevamo pignorare al prezzo di copertina -ricorda Alberto L’Abate, docente di Sociologia dei conflitti e ricerca per la pace a Firenze-. Era però difficile non rimetterci: le multe erano salate». Col tempo praticare l’obiezione fiscale divenne un impegno gravoso e in molti gettarono la spugna. “Anch’io decisi di uscirne e pagai al fisco 43 milioni di lire”, racconta Ciccioni. Alla fine degli anni Novanta, gli obiettori scesero a duecento. Oggi il fenomeno esiste ancora, anche se ha cambiato volto. Invece di non pagare il 2,5 per cento dell’Irpef (con le conseguenti sanzioni le- È stato, nel 1971, il primo obiettore alle spese militari. gate all’illecito) gli obiettori fanno un’offerta al Coordinamento nazionale o a un’associazione pacifista. Poi detraggono una parte del contributo (pari al 19 per cento della donazione) dall’Irpef da versare, al momento della dichiarazione dei redditi. Resta la lettera al presidente della Repubblica in cui si spiegano i motivi della scelta. Dopo l’invasione dell’Iraq, l’obiezione in versione “soft” ha vissuto una seconda primavera: nel 2007 hanno aderito alla campagna 850 persone. L’obiettivo del Coordinamento continua ad essere il diritto all’obiezione fiscale: nel 1998 fu il governo Prodi a impegnarsi a disciplinare la materia con una norma. Finora, però, non è ancora arrivata. Manrico Mansueti Era un impiegato comunale di Sarzana (La Spezia). Tra i writers della capitale ROMA SPRAY Si vestono di scuro per nascondersi, portano la loro “tags” sui muADRIANO MARZI ri della città. Ma rispettano i monumenti. H Iniziò l’obiezione come gesto di sostegno verso chi rifiutava il servizio militare e veniva incarcerato. ekto lo conoscono tutti. Si dice che la sua “tag”, alter ego di ogni writer, non abbia risparmiato una sola stazione in Italia. E la polizia non è mai riuscita a beccarlo. Anche Lucas è un divo. Lui però l’hanno pizzicato mentre disseminava la sua firma sulla carrozzeria di alcune auto. Incensurato, ora rischia tre anni di carcere. A Roma tanti cittadini sono stanchi di vedere la città imbrattata dalle bombolette. In centro e in periferia, le opere dei writers non hanno risparmiato un solo quartiere: da Trastevere al Testaccio, fino a San Lorenzo. Un fenomeno costoso soprattutto per il Comune, che per ripulire muri e mezzi pubblici spende circa 2 milioni di euro all’anno. La repressione però non sembra in grado di arrestare quello che ormai è un movimento. “Per ogni writer fermato dalla polizia nascono almeno dieci nuovi appassionati”, dice sicuro M., unghie incrostate di blu e felpa nera col cappuccio calato, perché anche stanotte il buio non sarà una protezione sufficiente. Giovanissimi e alle prime armi, o artisti già maturi, sono ragazzi pronti a scalare palazzi, camminare lungo cornicioni, rischiare le botte e la galera pur di appropriarsi d’uno spazio. “Nella città che ci chiude la bocca, urliamo sui muri! -dice G., mentre fa il palo ai suoi amiciPerché invece di rompere le palle a noi, la polizia non se la prende coi politici che riempiono Roma di manifesti abusivi?”. Tra i writers non esiste un’etica condivisa: di solito non si coprono le opere degli altri, mentre per quanto riguarda i monumenti c’è chi li rispetta e chi no. Molti hanno scelto una dimensione legale e realizzano opere su commissione. C’è chi invece trova un senso solo nel rischio: “Devi saltare le staccionate, rischiare di essere preso. La sensazione di dipingere sui treni non la puoi ricreare”. Ma dietro alle tags non c’è solo la voglia di marcare il territorio. Un writer vuole elaborare qualcosa di proprio, farlo meglio degli altri e in modo che sia il più visibile. Un’arte fuori da ogni schema, perché non è vendibile. “Nonostante un intrinseco valore artistico spiega Tekne, romano con un lungo passato negli Usa, a Filadelfia-, il writing è soprattutto un fenomeno sociologico: nasce e si diffonde in città con un alto livello di tensione sociale che per molti si trasforma in stimolo creativo”. In alcuni casi questo impulso ha trovato terreno fertile anche tra le istituzioni. È il caso del progetto “Qart”, promosso dall’associazione “Zerouno3nove” con l’appoggio di Rete ferroviaria italiana (Rfi), che ha portato al “recupero visivo” di alcune stazioni della Capitale. Al Nuovo Salario il restyling della stazione è stato affidato a due tra i più apprezzati writers del panorama italiano, Blu ed Etnik: in cinque giorni con le loro bombolette hanno trasformato lo spazio triste e grigio della stazione in un tripudio di colori luccicanti. 18 FACCE DA FUORILEGGE P E R SA P E R N E D I P I Ù Luglio/Agosto 2008 Il disegnatore di identikit CRIMINALI SULLA CARTA L’ispettore Rossi ricostruisce con la matita i ricordi dei testimoni di delitti. Un po’ psicologo e un po’ artista, sognava l’accademia LUCIA CAPUZZI di Brera, ma ha preferito la Scientifica. Le pareti sono zeppe di schizzi di acquarello, paesaggi stilizzati, immagini di bambini. Forse è per questo che la stanza ha un che di allegro, familiare. Sembra un ritrovo di artisti. E, invece, quest’isola colorata si trova nel cuore della Questura centrale di Milano. Qui, lavora l’ispettore Giovanni Battista Rossi, l’uomo che mette “nero su bianco” e trasforma in volti di carta i ricordi confusi delle persone. Perché Rossi è il disegnatore (l’unico per la Lombardia) della Scientifica, da lui vengono portati i testimoni e le vittime d’ogni tipo di delitto per ricostruire insieme il viso del criminale che li ha aggrediti o che hanno visto commettere un reato. Le persone arrivano da Rossi dopo un’estenuante trafila (denuncia e interrogatori), sono scosse, spaventate. “Quando entrano nella mia stanza hanno l’immagine del criminale impressa nella mente come un’istantanea -racconta l’ispettore-, ma ricordare produce dolore, dunque preferiscono rimuovere. La paura costruisce intorno a quell’immagine un muro. Il mio compito è abbatterlo”. Il lavoro di Rossi dunque comincia ben prima di impugnare la matita. “Devo trovare il modo di far rilassare il testimone o la vittima e creare con chi mi sta di fronte un LIBRI rapporto di fiducia”. Un Crudo come il caffè o una passeggiata suo titolo, aiutano. Né lui né i suoi “Zingari di collaboratori indossano merda”, è un la divisa, tutto è infortaccuino di male, “caldo”. Rossi viaggio verso chiacchiera coi suoi inSlatina in terlocutori, non pone doRomania, sulle mande, non li forza. “La tracce dei Rom scacciati dal campo persona che si rivolge a Snia di Pavia. me deve percepire che io Antonio Moresco, autore poco ho fiducia in lei, nella conciliante, insieme a Giovanni sua capacità di ricordaGiovannetti, fotografo e ideatore re”, racconta “l’ispettore della casa editrice Effigie, accompagnati dallo zingaro trentaseienne Dumitru, attraversano l’Europa dell’est: è un viaggio nella miseria e nella povertà. Una terra da cui proviene un popolo, quello dei Rom, su cui gravano i peggiori stereotipi. Gente irriducibile che con “un misto di libertà e opportunismo, di fierezza e di infingardaggine” provoca i buoni e regolari cittadini italiani sicuri del “piccolo bottino che hanno creduto di avere messo in salvo nella loro piccola Europa”. (Effigie, pp. 96, 15 euro) Emanuela Chiesa artista”, che da ragazzo sognava di fare l’Accademia di Brera e che poi ha deciso di entrare in polizia già con l’idea di fare il disegnatore della Scientifica. “Quando si stabilisce questo rapporto di fiducia il muro comincia a crollare e la persona riesce a rimettere a fuoco l’istantanea CINEMA del volto del criminale”. Il grande schermo ci ha sempre fatto conoscere volti Solo a questo punto si di “fuorilegge per necessità”. Dalla faccia di Eddy passa all’identikit vero Taylor in “Io sono innocente” di Fritz Lang (1938) a e proprio. “Parto semquella di Antonio Ricci di “Ladri di Biciclette” (De Sica pre da questa domanda: del 1948). Poco eroismo, piuttosto un'umanità ‘Che cosa le è rimasto dolente, braccata e incompresa anche ai giorni nostri più impresso?’ In genenei due film premiati dalla critica al Sundance Film re mi rispondono gli ocFestival nel 2006 e nel 2007. Entrambi parlano di immigrazione: “Padre chi». Altri ricordano le Nuestro”, del regista messicano Christopher Zalla è la storia di un giovane mani o la bocca. Da messicano che entra illegalmente negli Stati Uniti alla ricerca del padre questo primo dettaglio mai conosciuto. “Non è Peccato - La Quinceañera” di Richard Glatzer e il disegnatore inizia a Wash Westmoreland, è ambientato nei sobborghi di Los Angeles dove “buttar giù” lo schizzo. vivono gli immigrati sudamericani. In dvd su internet a circa 15 euro. (E.C.) “Non amo disegnare al computer, lavoro a mano perché più coinvolgente. Mentre la persona mi parla io inizio a tracciare le prime linee”. Sono queste a creare “la magia”: la persona comincia a vedere sulla carta un frammento di quell’immagine chiusa nella sua mente. E i ricordi sgorgano spontanei. L’identikit prende forma in modo quasi naturale. “Che soddisfazione quando mi dicono ‘sì è lui’!”. Un’emozione che Rossi, in quasi trent’anni di carriera, ha provato miFUMETTO gliaia di volte. Eppure l’ispettore ricorda Capodanno 2016: La tv ogni viso che ha disegnato. Dal primo, annuncia misure severe tracciato alla selezione per il corso di per impedire a “teppisti, disegnatore di volto della Polizia a Rodelinquenti, feccia senza ma, all’ultimo, fatto pochi minuti prima. patria” della banlieu Rossi non ha dubbi sull’identikit che gli parigina di raggiungere il è rimasto più impresso: “Nel 1990, vencentro della città. ne da me una ragazza che era riuscita a Capodanno 2047: carri armati, cecchini, posti di sfuggire a uno stupro. Tracciai il volto blocco separano le città dalle periferie dove del suo aggressore. Tre giorni dopo, vivono gli immigrati. Belfast: Romeo e Giulietta mentre camminavo in strada, vidi quello dei giorni nostri, si incontrano in una città stesso viso tra la gente. E lo arrestai”. divisa tra cattolici e protestanti. È “Noir”, raccolta di tre graphic novel del francese Baru, (Hevré Baruléa). Una visionaria e agghiacciante panoramica su un futuro che è già presente: segregazione, intolleranza, degrado, violenza armata in città divise dall'odio. In libreria dall'inizio dell'estate. Coconino press, pp. 144, 13,50 euro. (E.C.) 19 INSIEME NELLE S PA ZTERRE IO ASSOCIAZIONE Stanotte si dorme fuori HWC 2009 CERCANSI VOLONTARI L’associazione Insieme nelle Terre di mezzo onlus, nata per dare una mano ai venditori di Terre, che organizza anche la “Notte dei senza dimora” e altri eventi, cerca nuovi volontari. Ogni mercoledì ci si incontra in sede. L’indirizzo è via Calatafimi 10, Milano. Info: volontarimilano @terre.it anche e soprattutto una grande festa, con incontri, spettacoli teatrali, mostre fotografiche, proiezioni e concerti. È l’occasione per conoscere quelle associazioni o enti che nella propria città si occupano di grave emarginazione. Si condivide con i senza dimora un pasto caldo e una notte all’addiaccio nei sacchi a pelo: anche se solo una volta all’anno, si vive insomma la stessa condizione che migliaia di persone patiscono tutti i giorni. Un’iniziativa nazionale per informare, denunciare e condividere, che ha ottenuto anche il sostegno e l’apprezzamento da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ci piacerebbe vedere la “Notte” e i suoi messaggi crescere ancora e ancora... Se vuoi organizzare la Notte nella tua città, o sapere quali associazioni la promuovono, per poter dare una mano o anche solo partecipare, saremo felici di poterti aiutare! Scrivi a [email protected] oppure telefona al numero 02.58118328. Ilaria Tavasci Andrea Iacono Il 17 ottobre, giornata mondiale di lotta alla povertà indetta dall’Onu, è ancora lontano, ma già fervono i preparativi per la prossima “Notte dei Senza Dimora”, che a Milano raggiunge la nona edizione. Ogni anno sempre più città e persone in tutta Italia si uniscono in una rete di “Piazze Solidali” per passare una notte sotto le stelle: un gesto di solidarietà dedicato a chi non ha un tetto sopra la testa, un modo provocatorio per dire no alla povertà e per parlare di grave emarginazione. Nella scorsa edizione sono state più di cinquecento le persone che hanno dormito in piazza ad Avezzano, Bergamo, Bologna, Como, Cremona, Firenze, Foggia, Milano, Parma, Pavia, Pisa, Roma, Rovigo, Trento e Voghera. Lo scopo della “Notte” è quello di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione dei senza dimora, denunciare le carenze e ottenere ascolto e collaborazione da parte delle Amministrazioni locali. Ma è La “Notte” di Milano in Piazza Santo Stefano Anche a Roma ci si vede la sera del mercoledì alla Bottega del mondo Kinkelibà, via Macerata 54. Info: volontariroma @terre.it CAMPIONATO DEI SENZA DIMORA Milano capitale del calcio e della tolleranza I giocatori della Nazionale svedese alla Hwc di Cape Town nel 2006. Dall’erba rasata di San Siro ai campi polverosi del calcio di strada: Milano si prepara ad ospitare, nel settembre 2009, la settima edizione della “Homeless world cup” (Hwc), il mondiale di calcio riservato ai senza fissa dimora. A contendersi il titolo di campione saranno 64 rappresentative nazionali: uomini e donne, nomadi, abitanti di baraccopoli e ragazzi di strada che calcheranno i tre campetti allestiti per l’occasione all’interno del Parco Sempione. Una settimåana all’insegna dello sport e della speranza che un pallone possa portare un sorriso e offrire la possibilità di uscire da una condizione difficile. Per trovare la forza di smettere di bere, per trovare un lavoro dignitoso (è successo al 38% dei partecipanti), per migliorare la propria condizione abitativa (40%), per acquisire più fiducia in se stessi. Com’è successo ai giocatori della rappresentativa italiana, la “Nuova multietnica” (già campione del mondo nel 2004 a Goteborg e nel 2005 a Edimburgo) nata nel 2001 per difendere i diritti de- gli abitanti del campo rom di via Barzaghi. “Con questo evento, la nostra città diventerà capitale di sport e tolleranza”, afferma Massimo Acanfora, presidente di “Milano, Myland”, associazione senza fini di lucro nata per organizzare l’Hwc 2009. E per l’occasione, promette Acanfora, scenderà in campo anche una rappresentativa composta interamente da giocatori di etnia rom. Cuore dell’evento sarà il Parco Sempione, dove verranno installate tre arene costruite ad hoc, trasportabili e realizzate con materiali a basso impatto ambientale, progettate dal Politecnico e dallo studio Laboratorio 51. Questi piccoli stadi ospiteranno una ventina di partite, di fronte a un pubblico previsto di circa 100mila spettatori. In attesa dell’evento, agli appassionati di calcio di strada non resta che prepararsi per l’edizione 2008 dell’Homeless world cup, in programma a Melbourne (Australia) dal 1° al 7 dicembre. Ilaria Sesana N OV I T À P R I M AV E R A Dieci itinerari in treno in Europa (con due incursioni esotiche in Marocco e Turchia) e tutti i trucchi e le informazioni che è bene conoscere prima di mettersi in viaggio: come funziona l’InterRail, quale tenda e quale zaino scegliere, ma anche come trovare i posti migliori per passare la notte o quelli per mangiare e divertirsi con poco. Trentuno itinerari sui binari, nel cuore dell’Italia minore, lontani dal tumulto del turismo delle grandi città d’arte: per ognuno una scheda descrittiva del territorio, le tappe, i tempi di percorrenza, le tariffe, gli orari e i riferimenti perché il viaggio sia occasione di incontro con le comunità locali. MARCO DELFIOL, PAOLO PAPPOTTI DAL MAROCCO A CAPO NORD 272 pagine - 18,00 euro Viaggi di conoscenza, campi di lavoro, di solidarietà e in missione, campi in difesa della natura, quelli per ragazzi e spedizioni archeologiche alla portata di tutti. In oltre 80 schede tutte le proposte in Italia e all’estero per un’estate davvero diversa. DE MARIA, COMANDINI, DONATUCCI FUORI DAI SOLITI BINARI IN ITALIA 128 pagine - 10,00 euro Un Senegal lontano dai cataloghi delle agenzie: un viaggio di turismo responsabile on the road, raccontato con la passione del reportage, e tutte le indicazioni per partire scegliendo tra sedici itinerari diversi. COMANDINI, SALA, DI MARIA VACANZE CONTROMANO 144 pagine - 10,00 euro CARLO GIORGI VADO IN SENEGAL! 144 pagine - 7,50 euro I LIBRI DI TERRE DI MEZZO: IN LIBRERIA, IN STRADA E SUL SITO WWW.TERRE.IT/LIBRI