Don Giuseppe De Virgilio - La Vergine Maria donna della fede

Transcript

Don Giuseppe De Virgilio - La Vergine Maria donna della fede
Don Giuseppe De Virgilio - La Vergine Maria donna della fede
Scritto da Administrator
Giovedì 06 Settembre 2012 17:17
MARIA DI NAZARET: «BEATA COLEI CHE HA CREDUTO» (Lc 1,45)
Maria di Nazaret è la «donna» che Dio ha scelto per realizzare il progetto della salvezza,
inviando il suo Figlio Gesù Cristo. La sua vita è stata una piena e totale risposta all’appello
vocazionale del Padre, segnata da tappe importanti, che indicano l’itinerario di fede della
Vergine di Nazaret.
Proponiamo un percorso sintetico delle principali tappe della fede, contrassegnato da alcune
parole-chiave che rivelano il mistero della risposta all’amore che Maria a dato a Dio. Si tratta di
sei parole sulle quali fermiamo la nostra attenzione: Eccomi, Avvenga, Magnifica, Conservava,
Fate, Stava. L’«Eccomi» della disponibilità, l’«Avvenga» della risposta alla volontà di Dio, il
«Magnifica» della preghiera di lode, il «Conservava» dell’interiorizzazione, il «Fate»
dell’obbedienza e lo «Stava» dell’ora di dolore.
Eccomi
1/5
Don Giuseppe De Virgilio - La Vergine Maria donna della fede
Scritto da Administrator
Giovedì 06 Settembre 2012 17:17
Nel racconto dell’annunciazione (Lc 1,26-38) c’è già sintetizzato il movimento di Dio verso di noi
e il modello della risposta umana, che Maria ci offre. Cogliamo da questo racconto esemplare la
grandezza del mistero della vocazione e la misericordia di Dio che sceglie i piccoli e gli ultimi
per realizzare il suo progetto di amore. La prima parola con cui inizia il dialogo con l’angelo è
«Rallegrati» (v. 28), l’ultima parola con cui la Vergine sigilla l’incontro è «Eccomi» (v. 38).
Possiamo affermare che l’intero percorso vocazionale del credente si estende dal «Rallegrati»
all’«Eccomi»: chiamata e risposta, proposta di Dio e consenso dell’uomo, incontro di due libertà
che si fondono in un unico progetto di amore. Dio entra nella vita dell’uomo portando la gioia
profetica della sua parola trasformante (cf. Sof 3,14). Tutto quello che accade, turbamento,
chiarimento, senso d’impotenza, segno, conferma, rassicurazione ed invito a «non temere», fa
parte dell’esperienza che ciascuno di noi copie di fronte alla scoperta del progetto di Dio.
Quando il Signore decide di entrare e di prender dimora nella nostra casa, le conseguenze
sono in qualche modo descritte nei sentimenti della Vergine di Nazaret. E’ Lei che ci insegna a
ricominciare ogni giorno con il nostro «si», ripetuto poi a Betlemme nel Natale di Gesù, a
Gerusalemme, nella fuga in Egitto, nel ritorno alla casa di Nazareth, lungo la strada della
predicazione del Regno, a Cana di Galilea fin sotto la croce del Figlio amato.
Avvenga
Maria è una giovane vergine promessa sposa di Giuseppe, di Nàzaret, sconosciuto villaggio
della Galilea. Inconcepibile, per la mentalità del tempo, che il Messia potesse nascere in Galilea
e non in Giudea e, soprattutto, a Gerusalemme, la città santa. La pagina dell’Annunciazione è
un testomonianza dell’agire di Dio che va «contro corrente». Anche a Maria, come a Zaccaria,
viene detto da Gabriele che concepirà e partorirà un bambino, il figlio delle profezie, il messia
davidico, il figlio di Dio (Lc 1,28-33). Il saluto dell’angelo è ancora più strano della sua
apparizione: Maria è invitata a «rallegrarsi». La Vergine è definita «piena di grazia». Le si
comunica che «il Signore è con lei». Tutto accade im modo imprevisto, ma nel testo si può
notare come il «si» di Maria è preparato da un cammino di affidamento, preceduto da un forte
turbamento (v. 29) e dall’interrogazione sul «come sia possibile» questo avvenimento (v. 34). In
altre partole Maria si sta chiedendo: «che cosa vuoi da me?». Le rivelazioni dell’angelo mettono
il cuore di Maria in una condizione di accoglienza: ma questa accoglienza richiede la risposta
personale e piena. Solo alla fine è descritta l’adesione di Maria alla proposta di Dio (v. 38).
All’Eccomi segue una definizione: Maria è la «schiava del Signore» (doulē), totalmente aperta
alla sua volontà. Questa disponibilità è definitivamente espressa nell’affermazione: «Avvenga
2/5
Don Giuseppe De Virgilio - La Vergine Maria donna della fede
Scritto da Administrator
Giovedì 06 Settembre 2012 17:17
per me secondo la tua parola». L’Eccomi ha bisogno dell’Avvenga! Dio entra così nella storia
del mondo con tutta la sua umanità.
Magnifica
Una terza parola sigilla il cammino di fede della Vergine: il canto del Magnificat! Preceduto
dall’incontro con Elisabetta e dallo splendido dialogo di fede delle due donne, il Magnificat va
considerato come una «micro-storia della salvezza» posta all’inizio del vangelo perché si possa
interpretare l’agire di Dio come intervento di amore. E’ Maria a parlare con la preghiera: il suo
Eccomi e il suo Avvenga si spiegano alla luce delle attese dei piccoli e dei poveri per i quali
l’Onnipotente compie grandi cose. Il prezioso inno (cf. Lc 1,46-55) si caratterizza per la
ricchezza simbolica dei verbi e per la logica rivoluzionaria dei temi, che vanno letti anzitutto
secondo una prospettiva spirituale e teologica, con evidenti conseguenze storiche e sociali.
Tutto comincia con lo stupore del cuore umano di fronte alle meraviglie di Dio: in questo
orizzonte di senso Maria colloca la sua risposta vocazionale. Per questo il «canto» di Maria
diventa un «programma di vita», una delle pagine più alte e profonde della Sacra Scrittura, la
magna charta della vita cristiana. La risposta all’appello celeste diventa «canto di lode» a Dio e
«preghiera di affidamento» alla sua volontà.
Conservava
Dopo la narrazione del Natale (Lc 2,1-20) si riportano due importanti scene che riassumono la
3/5
Don Giuseppe De Virgilio - La Vergine Maria donna della fede
Scritto da Administrator
Giovedì 06 Settembre 2012 17:17
sviluppo dei «vangeli delle origini» di Gesù (vv. 22-40: la presentazione al tempio; vv. 41-52: lo
smarrimento e il ritrovamento del bambino a Gerusalemme. Il verbo attribuito alla Vergine
Madre è «Conservava». Esso ricorre nel contesto del Natale (Lc 2,19) e nel ritorno alla vita
familiare di Nazaret (Lc 2,51). Il suo impiego testimonia la presenza silenziosa della Madre nel
contemplare e interiorizzare il mistero del Figlio. Nel passaggio tra il primo e il secondo episodio
si collocano le parole profetiche dell’anziano Simeone (Lc 2,29-35). Esse testimoniano la
profonda unione tra il destino del Figlio e quello della Madre, alla quale «una spada trafiggerà
l’anima» (Lc 2,35). Quell’anima che verrà ferità dall’Amore donato sulla croce, si prepara alla
sua missione interiorizzando il cammino della sua fede. Ancora di più Maria si chiede: «cosa
vorrà il Signore da Lei». Questa domanda accompagnerà la Vergine nella progressiva
rivelazione del Figlio che culminerà nel mistero pasquale.
Fate
Il verbo ritrae l’invito che la Madre rivolge ai servi a Cana, dopo aver parlato con Gesù (Gv 2,5).
E’ l’«ultima parola» che Maria pronuncia nelle narrazioni evangeliche, mentre il Figlio compie il
«primo dei segni» nel contesto nuziale, dopo che è venuto a mancare il vino. La ricchezza
simbolica di questa scena giovannea ci permette di cogliere la densità dei messaggi contenuti.
La scena è davvero misteriosa. La madre invitata si accorge della mancanza del vino e
preoccupata dell’imbarazzo in cui si trova la giovane coppia, piena di confidenza esprime la sua
preoccupazione a Gesù. La lettura della scena assume un valore esemplare e simbolico: il vino
nella tradizione biblica è il segno della gioia (messianica) e della festa sponsale che ha Dio
come sposo. La mancanza della gioia che si sostituisce alla tristezza e all’angoscia del vuoto: la
coppia non è felice, la madre prende coscienza di una nuzialità triste, sterile, dove non c’è festa.
Maria «chiede il dono» a Gesù! Maria «prega» per l’umanità priva di amore, di gioia, di festa. Il
Figlio non rifiuta il miracolo, ma contestualmente «rivela» l’inizio del compimento e lo fa insieme
alla madre: l’ora del Figlio è associata all’ora della madre. Ecco il valore simbolico del dono. A
Gesù Maria chiede il dono del vino, a Maria Gesù chiede il dono di se stessa quando verrà la
sua ora! Dicendo ai diaconi: «fate quello che egli vi dirà» Maria ripete il suo «si» a Gesù:
mettersi al seguito del Figlio e condividere l’«ora» della sua missione. Il «Fate» può essere
considerato come la seconda risposta vocazionale dopo l’Eccomi detto all’angelo.
4/5
Don Giuseppe De Virgilio - La Vergine Maria donna della fede
Scritto da Administrator
Giovedì 06 Settembre 2012 17:17
Stava
La parola «Stava» segna l’esistenza della Vergine che segue il Figlio fino alla fine, ritratta sotto
la croce (Gv 19,25-27). Non è difficile associare questa pagina sublime con la scena delle
nozze di Cana. Il dono richiesto da Maria al Figlio, adesso in modo pieno, culmina con il dono
stesso di Maria al Figlio e all’umanità. A Cana i discepoli iniziano il cammino e credono in Lui,
che manifestò la sua gloria. Sotto la croce il discepolo crede ed ama, accogliendo la madre
come dono del Figlio, che sulla croce manifesta la gloria. Maria è la donna del «dono», iniziato
nella preghiera di supplica a Cana e compiuto nell’offerta della propria maternità al Figlio e alla
Chiesa rappresentata dal discepolo amato. La fede di Maria è l’esempio per il nostro cammino
di fede!
d. Giuseppe De Virgilio
Giulianova, 28-08-2012
5/5