Rassegna stampa 16 gennaio 2016
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Rassegna stampa 16 gennaio 2016
Il Piccolo 16 gennaio 2016 Attualità Test farmaco finisce in tragedia Un decesso e 5 ricoverati in gravi condizioni per molecola sintetica PARIGI. Un test clinico per un nuovo farmaco si è trasformato in tragedia a Rennes, nel’ovest della Francia: un paziente è morto e altri cinque sono stati ricoverati, quattro con sintomi gravi e uno per precauzione. Il test, secondo le informazioni diffuse dal ministero della Sanità transalpino, era uno studio di “fase 1”, quindi nel periodo iniziale di sviluppo, condotto dalla società specializzata Biotrial per conto della casa farmaceutica portoghese. Il medicinale somministrato conteneva una molecola analgesica - la BIA 10-2474 - studiato per agire sui disturbi dell’umore e i centri recettivi del dolore e destinata a essere utilizzata in malattie neurodegenerative come il Parkinson. I pazienti coinvolti in questa fase del test, iniziata il 7 gennaio, sono otto uomini tra i 28 e i 49 anni, tutti volontari sani remunerati. Due di loro hanno assunto un placebo, e non hanno quindi avuto problemi, mentre gli altri sei hanno assunto la molecola da testare «in modo ripetuto». Uno di loro, ricoverato il 10 gennaio, si trova in stato di morte clinica, altri quattro presentano problemi neurologici, ma potrebbero avere ripercussioni permanenti, e un sesto non ha sintomi, ma resta in ospedale in osservazione. La molecola era prima stata testata su scimpanzé, e dal luglio 2015 era passata ai test su umani, tutti svolti dalla Biotrial, che hanno coinvolto in totale 128 pazienti, di cui 90 hanno assunto la molecola e i restanti un placebo. Solo i sei attualmente ricoverati, però, hanno assunto il farmaco più volte: gli altri, ha precisato sempre il ministero, hanno assunto «una dose unica». Regione “Superambulatori” entro giugno L’assessore Telesca annuncia la data d’apertura dei nuovi Cap che funzioneranno dodici ore al giorno di Marco Ballico. TRIESTE. I primi Centri di assistenza primaria, i poliambulatori in cui i medici di base lavoreranno a contatto con pediatri, specialisti e assistenti sociali, la grande novità della riforma sanitaria sul territorio, apriranno entro giugno. L’annuncio di Maria Sandra Telesca arriva nel giorno della ratifica da parte della giunta dell’accordo integrativo firmato a fine 2015 dall’assessore alla sanità e dalle rappresentanze dei medici di medicina generale. Dal protocollo regionale dovranno derivare ora le intese aziendali, già in fase di predisposizione. «Si parte subito – assicura Telesca –, in pochi mesi saranno operativi i Cap, oltre alle Medicine di gruppo, strutture con le stesse funzioni ma di minore grandezza». L’obiettivo – i Cap saranno aperti 12 ore al giorno, dalle 8 alle 20, nei giorni lavorativi e due ore, dalle 8 alle 10, il sabato e nei prefestivi – è di aumentare la copertura oraria dell’assistenza e di ridurre l’accesso, a volte inappropriato, al Pronto soccorso. «Una sfida che siamo pronti a raccogliere – commenta soddisfatto il presidente della Fimmg Fvg Romano Paduano –: vogliamo smentire chi ci accusa di essere categoria vecchia e ripiegata su sé stessa». Più lavoro, più soldi. L’integrativo vale 45 milioni in tre anni, vale a dire una media di 15mila euro lordi all’anno, in aggiunta al trattamento vigente per ciascuno dei mille medici di famiglia della regione. Soldi che verranno spalmati sulla base del numero di assistiti. Il primo bonus, da 3 euro lordi a paziente, punta a sollecitare la costituzione delle Aft, le Aggregazioni funzionali territoriali, la formula attraverso cui la Regione vuole integrare e omogeneizzare l’attività professionali. Con 12 euro ad assistito si intende invece concretizzare la creazione della Medicina di gruppo integrata (Mgi), rete di medici (almeno sei) operanti non necessariamente nella stesse sede cui il paziente potrà rivolgersi (in un arco di 8 ore giornaliere) anche al di fuori dagli orari del proprio curante. Se 500 euro a 1 testa serviranno a finanziare le reti informatiche che i medici saranno chiamati a strutturare a proprie spese per condividere con i colleghi le informazioni su tutti i pazienti, un altro bonus, da 8 euro, servirà ad alimentare gli sforzi verso la prevenzione delle malattie croniche, le vaccinazioni e gli screening oncologici, con un’attenzione anche alle statistiche: la registrazione di numeri e tipi di patologie sarà d’aiuto nell’elaborazione di strategie di intervento generali. Una serie di pungoli, in sostanza, alla classe medica. L’aspetto economico (con Paduano che ricorda che i compensi sono fermi in regione dal 2005) non va però considerato un aumento di stipendio, rimarca Telesca. Si tratta di «quote riconosciute sulla base di obiettivi raggiunti e quindi di un servizio di più alta qualità». Se la popolazione invecchia, aggiunge l’assessore, «non intendiamo farci trovare impreparati. L’accordo ci consentirà di mettere i medici assieme fisicamente ma anche dal punto di vista scientifico, in modo che condividano il modo di curare le persone». Trieste Il picco dell’influenza atteso a febbraio L’inverno sinora mite ha dato una mano a «sfumare» l’epidemia. In calo il tasso di vaccinazioni nelle categorie a rischio di Benedetta Moro. Quest’anno l’ormai classica epidemia influenzale post festività non c’è. O meglio, gira un’influenza «clinicamente sfumata», come la definisce Fulvio Zorzut, direttore della Struttura igiene e sanità dell’Aas1. Ma il peggio, previsioni alla mano, deve ancora arrivare: il picco è atteso per la seconda settimana di febbraio. Da vent’anni, da quando cioé l’epidemia viene sorvegliata e seguita passo passo, il trend è abbastanza consolidato: «L’influenza arriva a ridosso delle vacanze, più o meno aggressiva, e raggiunge il suo picco in febbraio» spiega Zorzut. Quest’anno, a metterci lo zampino, un meteo decisamente clemente. Il direttore della Struttura igiene e sanità, infatti, pur ricordando che «il meteo non influisce sull’epidemia e i virus circolano a prescindere dal maltempo», afferma che certamente «gli strapazzi termici e le refrigerazioni favoriscono l’attività virale». Ecco perché «un inverno così, che sembra un eterno novembre, sicuramente ha una sua responsabilità nel rendere più sfumato il contagio». Un’inversione di tendenza vera e propria rispetto agli altri anni riguarda invece il tasso di copertura dei vaccini antinfluenzali nei residenti over 65 in provincia di Trieste. Solo il 42% ha deciso di correre ai ripari, un punto in meno in confronto al 2015, ma più di venti rispetto a dieci anni fa, quando l’indice aveva raggiunto il 66%. I fattori del calo sono molteplici e non riguardano solo le categorie più a rischio ma, come spiega Zorzini, tutte le fasce d’età: dai nuovi nati agli anziani passando per gli adolescenti che «che non si proteggono dal papilloma virus come è invece consigliato». Sul banco degli imputati scivola poi «un’informazione non sempre corretta da parte di molti siti pseudoscientifici», come evidenzia Zorzut, accompagnata dai timori legati a eventi passati, come quelli del 2012, quando sei milioni di dosi di un vaccino vennero ritirate dal mercato perché la temuta epidemia non si verificò, cosa che accadde anche con la pandemia suina del 2009. Tutto ciò, aggiunge il direttore, ha creato «sconcerto e disorientamento nell’opinione pubblica». Ultima causa la scomparsa delle malattie davvero gravi: «Si percepisce il vaccino come attività quasi superata dalla storia e invece non è vero, perché proprio grazie ai vaccini le malattie sono state messe da parte, ma non sono sparite e riappariranno quando i termini di copertura scenderanno». E poi, restando nel campo dell’influenza, come dimenticare le possibili complicanze? Se ci vogliono solo sette giorni perché una persona sana guarisca, una persona con patologie preesistenti o in età avanzata rischia di ritrovarsi alle prese con polmoniti dagli esiti potenzialmente devastanti. Da qui l’invito a vaccinarsi. E, anche se non è bene farlo in corso di epidemia, i ritardatari sono ben accetti. Gorizia 2 Investimenti da 3,7 milioni per ospedali più tecnologici L’Aas Bassa Friulana-Isontina acquisterà strumenti diagnostici, 227mila euro per i centri di assistenza primaria, 225mila per nuove ambulanze del 118 di Francesco Fain. Solitamente, quando si parla di sanità, i concetti più ricorrenti sono due: tagli e ridimensionamenti di reparti. Con il conseguente corollario di mal di pancia, polemiche, attacchi e difese. Ma questa volta, la notizia è positiva. La Regione, infatti, ha effettuato quattro tranche di finanziamento per migliorare la funzionalità degli immobili (ospedali in primis) e acquistare nuove strumentazioni per i reparti dei nosocomi di Gorizia, Monfalcone, Latisana e Palmanova. Destinataria l’Azienda sanitaria Bassa Friulana/Isontina. Il complesso dei finanziamenti Complessivamente, sul piatto ci sono quasi 3,7 milioni di euro. La fetta maggiore è di 2.697.000 euro (riportata nel grafico a lato), di cui 2.147.000 saranno destinati a «interventi - si legge nel decreto del direttore generale dell’Aas Bassa Friulana/Isontina Giovanni Pilati - di rilievo aziendale, sia per lavori di tipo edile/impiantistico e sia per l’acquisizione di beni mobili e tecnologici». Significativo, anche se si tratta di un “mini-finanziamento” di 59.789 euro, il contributo per la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di opere esistenti nelle aree verdi dell’ex Opp: a conferma che la riqualificazione del Parco Basaglia punta a restituire alla cittadinanza uno spazio oggi poco valorizzato per destinarlo ad attività culturali, formative ed imprenditoriali-cooperative. Nella fattispecie, 20mila euro serviranno per realizzare parcheggi nell’area del vecchio ospedale psichiatrico, 19.800 per la manutenzione della recinzione dello stesso ex Opp, 20mila per la manutenzione straordinaria delle alberature della medesima area verde. Centri di assistenza primaria (Cap) Ma entriamo nel dettaglio. Ottantacinquemila euro saranno utilizzati per l’acquisto di apparecchiature per la ventilazione polmonare e l’anestesia. Un milione 610mila euro serviranno ad adeguare gli impianti dei quattro ospedali aziendali. Importante l’iniezione di 227mila euro per l’allestimento dei Centri di assistenza primaria (Cap): si tratta dei tanti attesi maxi-ambulatori sul territorio (saranno ospitati a Cormòns e a Grado) che hanno come obiettivo quello di disintasare i Pronto soccorso, troppe volte affollati da casi non gravi che potrebbero essere tranquillamente affrontati e smaltiti in altra maniera. Nei Cap si integreranno medici di medicina generale, specialisti e personale proveniente da ospedali e distretti per garantire prelievi, diagnosi, ambulatori, piccola chirurgia. I Centri che costituiscono una delle maggiori novità della riforma sanitaria targata Serracchiani saranno luoghi fisici, punti di riferimento nei quali i cittadini potranno sempre trovare una risposta. Il fatto che ci sia un finanziamento dedicato autorizza ad essere ottimisti, dopo tanti (troppi) annunci a vuoto. Nuovi mezzi del 118 Duecentoventicinquemila euro serviranno per il rinnovo dei mezzi del 118: non è chiaro quanti nè quali, almeno in questa prima fase. Infine, una notizia che interessa molto l’ospedale di Latisana: nel Piano di investimento è inserita una posta da 550mila euro per l’acquisto di un dispositivo per la risonanza magnetica da 1,5 tesla. Sempre il nosocomio di Latisana otterrà 350mila euro per acquisire un sistema telecomandato per il reparto di radiologia. Finanziamenti L’Azienda è terza in Fvg per fondi ricevuti In un ipotetico podio l’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina si piazzerebbe al terzo posto riguardo gli investimenti. Soltanto l’Azienda ospedaliera di Udine e l’Azienda ospedialiera di Trieste drenano più risorse in regione. La prima “incassa” 5 milioni, metà dei quali verranno indirizzati per l’acquisto di un acceleratore lineare (per Radioterapia), una macchina in grado di produrre fasci di elettroni e di fotoni che, opportunamente collimati, vengono fatti incidere sul volume bersaglio. Le energie della radiazione prodotta variano da 2 a 25MeV. All’Azienda ospedaliera triestina, invece, sono stati destinati complessivamente 4 milioni 295mila euro: in questo caso, la fetta maggiore (2 milioni 200mila euro) serviranno per acquistare una nuova apparecchiatura per la risonanza 3 magnetica nel reparto di Radiologia dell’ospedale di Cattinara. L’Azienda sanitaria 1 riceverà “in dote” 779mila 500 euro: anche in questo caso, un parte (come per la nostra Azienda sanitaria) finanzierà il rinnovo dei mezzi del 118. Ammonta, invece, a 1.779.500 euro lo stanziamento dirottato all’Azienda sanitaria 3: è previsto l’acquisto di apparecchiature e dispositivi per la terapia intensiva (727.500 euro) e una quota integrativa per la fornitura e la posa in opera di una risonanza magnetica all’ospedale di Tolmezzo. L’Azienda sanitaria 4 deve “accontentarsi” di 802mila euro di stanziamento, fra cui figura una parte destinata all’apertura dei Centri di assistenza primaria. L’Azienda sanitaria 5 incasserà 2.582.000 euro: da segnalare i 600mila euro per l’acquisto di una Tac da destinare all’ospedale di Pordenone. (fra.fa.) In arrivo apparecchiature per la rianimazione Per il nosocomio goriziano anche un gastroscopio e un ventilatore polmonare In allegato alle documentazioni dell’Aas Bassa Friulana/Isontina ci sono tutte le acquisizioni di materiale tecnologico destinato agli ospedali di Gorizia, Monfalcone, Latisana e Palmanova. Per il nosocomio goriziano è previsto l’arrivo di un gastroscopio (20mila euro stanziati), di sistemi sottovuoto per i blocchi operatori (20mila), di un ventilatore polmonare per il reparto di terapia intensiva (40mila euro), di apparecchiature per l’anestesia (45mila euro). Tutte acquisizioni che fanno parte dell’elenco delle attrezzature biomedicali. Ma ci sono finanziamenti anche riguardanti le attrezzature tecnico-economali. Fra queste, ci sono i 10mila euro per non meglio definiti “arredi” per un’area verde. Non è difficile immaginare che si tratta della zona verde dedicata all’interno del perimetro dell’ospedale di Gorizia, con un’area coperta per il relax e dei vialetti pavimentati che consentano l'agevole movimentazione degli ospiti, compresi quelli del Nucleo gravi celebrolesioni acquisite (Ngca): una novità cui ha dato conto il nostro giornale nelle scorse settimane. Scorrendo l’elenco, infatti, ci si imbatte per lo stesso intervento in ulteriori 24mila euro. Tutto nasce dal fatto che al San Giovanni di Dio è stato costituito quello che per semplicità abbiamo sempre definito "Centro Sla", una struttura che ospita pazienti con gravi patologie altamente invalidanti, nel quale sono stati trasferiti da una struttura privata accreditata, Villa San Giusto. (fra.fa.) Monfalcone «Fuori i dati epidemiologici della salute» M5S e Monfalcone Domani sollecitano Comune e Regione: «I cittadini attendono i risultati da mesi» La centrale termoelettrica è in regola con i parametri di emissione degli ossidi di azoto, al di sotto dei limiti più restrittivi previsti dalla normativa europea, a fronte di un Valore limite emissivo pari a 180 mg/Nm3 su base giornaliera, rispetto al valore europeo fissato in 200 mg/Nm3. A2A ha sostenuto che, ad oggi, salvo ulteriori modifiche legislative, anche in ordine all’adeguamento della normativa italiana alle direttive europee, «sono applicate e rigorosamente rispettate tutte le nuove e più severe regole impartite dagli organismi di controllo». A fronte delle rassicurazioni fornite da A2A, il Movimento 5 Stelle, rappresentata dalla portavoce Paola Gandin, e l’associazione politica e culturale “Monfalcone Domani”, con l’ex consigliere comunale Anna Maria Cisint, sollecitano ulteriori chiarimenti. Fanno riferimento, in particolare, ai dati relativi alle emissioni dei metalli pesanti, considerando non solo la centrale ma anche altre fonti di emissione prodotte nell’atmosfera, compreso ciò che MS5 definisce «l’inquinamento storicizzato» in ordine alla questione amianto. Elementi per i quali la città, fanno notare Gandin e Cisint, dev’essere informata ai fini dei possibili effetti sulla salute della popolazione. Da qui il sollecito all’amministrazione comunale e alla Regione di «rendere pubblici gli esiti dello studio epidemiologico» promosso dagli assessorati regionali all’Ambiente e alla Salute. 4 Gandin e Cisint ricordano, comunque, il termine del 24 marzo 2017 di scadenza dell’Autorizzazione ambientale integrata in ordine alla centrale. Su tutto spingono sullo studio epidemiologico. Gandin fa riferimento alla «Vis (Valutazione di impatto sanitario)per ll’impianto termoelettrico, come per altri impianti industriali e le infrastrutture che gravitano nel nostro territorio», aggiungendo: «Sono mesi che i cittadini di Monfalcone, attraverso le loro rappresentanze di base dei Comitati di Quartiere, chiedono ai politici locali e regionali che governano attualmente il territorio di fornire i dati epidemiologici della salute dei cittadini». Cisint osserva: «La Regione aveva stanziato 20.000 euro di contributo straordinario per lo studio epidemiologico, avvalendosi dell’Università di Udine. E la Serracchiani, rispondendo a un’interrogazione di più di un anno fa, aveva affermato che “lo studio sarà concluso entro il 31/12/2014”. Ci pare che il tempo sia abbondantemente tracorso». Messaggero Veneto 16 gennaio 2016 Regione VERTICE CON TELESCA I primari sui Punti nascita «Vanno riorganizzati» UDINE. La sicurezza prima di tutto. È la richiesta che viene dai primari di pediatria, ostetricia e ginecologia della regione, che ieri hanno incontrato la presidente Debora Serracchiani e l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca. Un vertice voluto per ascoltare i professionisti sul tema materno infantile e dei Punti nascita, da razionalizzare. «È emersa all’unanimità, anche dai primari, la necessità di garantire la sicurezza del percorso nascita concentrando competenze e professionalità come la stessa letteratura scientifica rileva – ha riferito Telesca –. La nostra programmazione sanitaria prevede una concentrazione dei Punti nascita e il parere dei primari ci conforta nelle scelte perché il nostro unico obiettivo è l’incolumità delle partorienti e dei bambini». Da più voci è stata condivisa la necessità di una riorganizzazione dei Punti nascita, chiudendo per ragioni di qualità e sicurezza quelli con volumi di attività troppo ridotti, al di sotto dei 500 parti l’anno, e accrescendo l’efficienza di tutti gli altri, in linea con la riforma sanitaria. E l’incontro ha messo in luce la necessità di adottare provvedimenti urgenti, per essere in linea con gli standard previsti dagli atti di indirizzo nazionali e regionali. Fra i professionisti presenti Danica Dragovic, direttore della pediatria di Monfalcone, che ha vissuto la chiusura del Punto nascita di Gorizia e ha sottolineato la validità della scelta: «L’attività clinica di un medico deve essere numerosa per casi affrontati per poter essere di qualità. Assistere a un parto ogni due giorni per un medico non è utile alla crescita professionale». D’accordo anche Alessandro Ventura, direttore clinica pediatrica Irccs Burlo Garofolo: «La chiusura dei Punti nascita si basa sul fatto che qualità e sicurezza sono date dal numero di parti e dalle esperienze», ha detto. Primo piano friuli I diritti I malati di Sla dal notaio firmeranno “con gli occhi” di Manuela Battistutta. Un grande passo avanti per i malati Sla in termini di tutela della dignità della persona, del diritto riconosciuto di comunicare in modo autonomo – senza intermediari – nell’ambito della stipula di atti pubblici, siano essi procure, divisioni ereditarie, compravendite, lasciti testamentari, o la scelta di seguire o meno una terapia. In che modo? Attraverso il riconoscimento giuridico della “comunicazione non verbale” che 5 nasce dallo sviluppo della tecnologia del puntatore oculare che permette, attraverso l’eyetracking, al malato di Sla ma anche a una persona con grave disabilità fisica di esprimere le proprie volontà senza interpreti. La proposta, presentata nell’ambito del 50º Congresso nazionale del Notariato, svoltosi a Milano, ha visto la partecipazione e il coinvolgimento di Aisla, l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica e in particolare di Nadia Narduzzi Macorigh, di Corno di Rosazzo, vicepresidente Aisla Fvg, incarico che ricopre dal 2013. La sezione regionale, nata del 2006, conta a oggi 65 soci e grazie ai 30 volontari segue circa 70 persone nelle province di Udine, Gorizia, Trieste e Pordenone. Nadia, malata di Sla da diversi anni e madre di tre figli, è, assieme al marito Andrea Macorigh, una delle voci più attive sul territorio regionale nell’ambito delle diverse iniziative promosse da Aisla (dalle raccolte fondi alle serate informative sulla malattia, fino a interventi in ambito associativo e alle testimonianze sui media nazionali). «Ho dato ben volentieri la mia disponibilità in questo progetto – scrive Nadia attraverso il suo puntatore oculare – onorata con Andrea di portare la voce di chi non lo può fare». Così dinnanzi a una platea di 1.500 notai provenienti da tutta Italia, Nadia ha simulato una compravendita di un immobile e la disposizione della procura al marito, rispondendo anche a domande postale dal notaio, per poi lanciare il messaggio vocale. Apripista del riconoscimento della validità giuridica della “comunicazione non verbale” è stata la magistratura milanese con la presa d’atto della nuova realtà creata dagli sviluppi tecnologici a tutela dei diritti delle persone malate di Sla. «È un notevole traguardo raggiunto – spiega Nadia – che permette la totale autonomia, la possibilità di poter decidere». «Per me – conclude – è stata una grande emozione poter essere d’aiuto, visto il peso dell’argomento e gli effetti su tutti coloro che soffrono di patologie che impediscono la comunicazione verbale nonostante non vi siano alterazioni cognitive. Sono tornata a casa, a Corno di Rosazzo, consapevole di aver raggiunto un obiettivo che, per noi malati, è importantissimo, cioè poter esprimere e convalidare realmente le nostre volontà». Riprendendo la dichiarazione rilasciata al settimanale Famiglia Cristiana sull’argomento, Nadia conclude scrivendo come «l'attenzione e il silenzio della platea facevano sentire il mio click su ogni lettera e l’applauso finale ha confermato che il messaggio è stato colto nella sua totalità». Arta Terme Riapre oggi lo stabilimento termale con Promoturismo ARTA TERME. Aprirà oggi con una nuova gestione lo stabilimento termale del Comune carnico. Dopo la rinuncia del gestore precedente, la Casa di cura Città di Udine, la giunta regionale, su proposta del vice presidente e assessore alle attività produttive Sergio Bolzonello ha autorizzato PromoTurismo FVG ad assumere temporaneamente la gestione dei servizi delle Terme di Arta, come richiesto dal Comune proprietario della struttura. L’ente regionale prenderà in comodato lo stabilimento termale assumendo a proprio carico tutti gli oneri e proventi derivanti dalla gestione, fino al termine delle procedure di gara e all’avvio di una nuova gestione. Una scelta, quella di mantenere aperte le terme carniche, che saranno gestite operativamente da Carnia Welcome sino al 31 marzo, quando dovrebbe essere operativa la nuova gestione, è stata ritenuta indispensabile in quanto la chiusura prolungata del complesso termale avrebbe rappresentato un danno sia alla comunità locale che ai tanti operatori turistici e ai turisti stessi che attualmente si trovano nel comprensorio della Carnia. (g.g.) Soccorsi a rischio Interrogazione di Fdi in Regione Franco Giannelli aveva depositato una interrogazione urgente in consiglio comunale. Ora il caso Comina, che mercoledì prossimo verrà discusso in prefettura, approda in consiglio regionale. «La presidente Serracchiani riferisca al consiglio regionale quali iniziative intende adottare per evitare che venga bloccata l’intera attività dell’aviosuperficie in 6 Comina». A chiedere un intervento della presidente della giunta regionale è il consigliere di Fratelli d’Italia Luca Ciriani che ha depositato una interrogazione sul caso. «Tenuto conto che nel 1997 venne firmata una convenzione di co-uso tra Esercito italiano, concessionario dell’area, e Comune di Pordenone dove oltre all’attività di volo da diporto venne inserita anche la protezione civile e che il demanio militare ha rivisto il canone, è opportuno conoscere cosa intenda fare la Regione». Ciriani ricorda che la «piazzola dell’elisoccorso dell’ospedale di Pordenone è chiusa oramai da due anni e l’elicottero del 118 utilizza l’aviosuperficie della Comina, da dove l’ambulanza provvede a caricare il paziente per trasportarlo in ospedale. Considerato che i lavori di ristrutturazione si stanno allungando, la piazzola della Comina risulta essere indispensabile per l’attività di soccorso». Ciriani chiede dunque alla presidente di dire «se intende portare avanti la convenzione». 7