Rassegna stampa 16 gennaio 2016

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Rassegna stampa 16 gennaio 2016
Il Piccolo 16 gennaio 2016 Attualità Test farmaco finisce in tragedia
Un decesso e 5 ricoverati in gravi condizioni per molecola sintetica
PARIGI. Un test clinico per un nuovo farmaco si è trasformato in tragedia a Rennes,
nel’ovest della Francia: un paziente è morto e altri cinque sono stati ricoverati, quattro con
sintomi gravi e uno per precauzione. Il test, secondo le informazioni diffuse dal ministero
della Sanità transalpino, era uno studio di “fase 1”, quindi nel periodo iniziale di sviluppo,
condotto dalla società specializzata Biotrial per conto della casa farmaceutica portoghese.
Il medicinale somministrato conteneva una molecola analgesica - la BIA 10-2474 - studiato
per agire sui disturbi dell’umore e i centri recettivi del dolore e destinata a essere utilizzata
in malattie neurodegenerative come il Parkinson. I pazienti coinvolti in questa fase del test,
iniziata il 7 gennaio, sono otto uomini tra i 28 e i 49 anni, tutti volontari sani remunerati.
Due di loro hanno assunto un placebo, e non hanno quindi avuto problemi, mentre gli altri
sei hanno assunto la molecola da testare «in modo ripetuto». Uno di loro, ricoverato il 10
gennaio, si trova in stato di morte clinica, altri quattro presentano problemi neurologici,
ma potrebbero avere ripercussioni permanenti, e un sesto non ha sintomi, ma resta in
ospedale in osservazione. La molecola era prima stata testata su scimpanzé, e dal luglio
2015 era passata ai test su umani, tutti svolti dalla Biotrial, che hanno coinvolto in totale
128 pazienti, di cui 90 hanno assunto la molecola e i restanti un placebo. Solo i sei
attualmente ricoverati, però, hanno assunto il farmaco più volte: gli altri, ha precisato
sempre il ministero, hanno assunto «una dose unica».
Regione
“Superambulatori” entro giugno
L’assessore Telesca annuncia la data d’apertura dei nuovi Cap che funzioneranno dodici
ore al giorno
di Marco Ballico. TRIESTE. I primi Centri di assistenza primaria, i poliambulatori in cui i
medici di base lavoreranno a contatto con pediatri, specialisti e assistenti sociali, la grande
novità della riforma sanitaria sul territorio, apriranno entro giugno. L’annuncio di Maria
Sandra Telesca arriva nel giorno della ratifica da parte della giunta dell’accordo integrativo
firmato a fine 2015 dall’assessore alla sanità e dalle rappresentanze dei medici di medicina
generale. Dal protocollo regionale dovranno derivare ora le intese aziendali, già in fase di
predisposizione. «Si parte subito – assicura Telesca –, in pochi mesi saranno operativi i
Cap, oltre alle Medicine di gruppo, strutture con le stesse funzioni ma di minore
grandezza». L’obiettivo – i Cap saranno aperti 12 ore al giorno, dalle 8 alle 20, nei giorni
lavorativi e due ore, dalle 8 alle 10, il sabato e nei prefestivi – è di aumentare la copertura
oraria dell’assistenza e di ridurre l’accesso, a volte inappropriato, al Pronto soccorso. «Una
sfida che siamo pronti a raccogliere – commenta soddisfatto il presidente della Fimmg Fvg
Romano Paduano –: vogliamo smentire chi ci accusa di essere categoria vecchia e ripiegata
su sé stessa». Più lavoro, più soldi. L’integrativo vale 45 milioni in tre anni, vale a dire una
media di 15mila euro lordi all’anno, in aggiunta al trattamento vigente per ciascuno dei
mille medici di famiglia della regione. Soldi che verranno spalmati sulla base del numero di
assistiti. Il primo bonus, da 3 euro lordi a paziente, punta a sollecitare la costituzione delle
Aft, le Aggregazioni funzionali territoriali, la formula attraverso cui la Regione vuole
integrare e omogeneizzare l’attività professionali. Con 12 euro ad assistito si intende invece
concretizzare la creazione della Medicina di gruppo integrata (Mgi), rete di medici (almeno
sei) operanti non necessariamente nella stesse sede cui il paziente potrà rivolgersi (in un
arco di 8 ore giornaliere) anche al di fuori dagli orari del proprio curante. Se 500 euro a
1 testa serviranno a finanziare le reti informatiche che i medici saranno chiamati a
strutturare a proprie spese per condividere con i colleghi le informazioni su tutti i pazienti,
un altro bonus, da 8 euro, servirà ad alimentare gli sforzi verso la prevenzione delle
malattie croniche, le vaccinazioni e gli screening oncologici, con un’attenzione anche alle
statistiche: la registrazione di numeri e tipi di patologie sarà d’aiuto nell’elaborazione di
strategie di intervento generali. Una serie di pungoli, in sostanza, alla classe medica.
L’aspetto economico (con Paduano che ricorda che i compensi sono fermi in regione dal
2005) non va però considerato un aumento di stipendio, rimarca Telesca. Si tratta di
«quote riconosciute sulla base di obiettivi raggiunti e quindi di un servizio di più alta
qualità». Se la popolazione invecchia, aggiunge l’assessore, «non intendiamo farci trovare
impreparati. L’accordo ci consentirà di mettere i medici assieme fisicamente ma anche dal
punto di vista scientifico, in modo che condividano il modo di curare le persone».
Trieste
Il picco dell’influenza atteso a febbraio
L’inverno sinora mite ha dato una mano a «sfumare» l’epidemia. In calo il tasso di
vaccinazioni nelle categorie a rischio
di Benedetta Moro. Quest’anno l’ormai classica epidemia influenzale post festività non c’è.
O meglio, gira un’influenza «clinicamente sfumata», come la definisce Fulvio Zorzut,
direttore della Struttura igiene e sanità dell’Aas1. Ma il peggio, previsioni alla mano, deve
ancora arrivare: il picco è atteso per la seconda settimana di febbraio. Da vent’anni, da
quando cioé l’epidemia viene sorvegliata e seguita passo passo, il trend è abbastanza
consolidato: «L’influenza arriva a ridosso delle vacanze, più o meno aggressiva, e
raggiunge il suo picco in febbraio» spiega Zorzut. Quest’anno, a metterci lo zampino, un
meteo decisamente clemente. Il direttore della Struttura igiene e sanità, infatti, pur
ricordando che «il meteo non influisce sull’epidemia e i virus circolano a prescindere dal
maltempo», afferma che certamente «gli strapazzi termici e le refrigerazioni favoriscono
l’attività virale». Ecco perché «un inverno così, che sembra un eterno novembre,
sicuramente ha una sua responsabilità nel rendere più sfumato il contagio». Un’inversione
di tendenza vera e propria rispetto agli altri anni riguarda invece il tasso di copertura dei
vaccini antinfluenzali nei residenti over 65 in provincia di Trieste. Solo il 42% ha deciso di
correre ai ripari, un punto in meno in confronto al 2015, ma più di venti rispetto a dieci
anni fa, quando l’indice aveva raggiunto il 66%. I fattori del calo sono molteplici e non
riguardano solo le categorie più a rischio ma, come spiega Zorzini, tutte le fasce d’età: dai
nuovi nati agli anziani passando per gli adolescenti che «che non si proteggono dal
papilloma virus come è invece consigliato». Sul banco degli imputati scivola poi
«un’informazione non sempre corretta da parte di molti siti pseudoscientifici», come
evidenzia Zorzut, accompagnata dai timori legati a eventi passati, come quelli del 2012,
quando sei milioni di dosi di un vaccino vennero ritirate dal mercato perché la temuta
epidemia non si verificò, cosa che accadde anche con la pandemia suina del 2009. Tutto
ciò, aggiunge il direttore, ha creato «sconcerto e disorientamento nell’opinione pubblica».
Ultima causa la scomparsa delle malattie davvero gravi: «Si percepisce il vaccino come
attività quasi superata dalla storia e invece non è vero, perché proprio grazie ai vaccini le
malattie sono state messe da parte, ma non sono sparite e riappariranno quando i termini
di copertura scenderanno». E poi, restando nel campo dell’influenza, come dimenticare le
possibili complicanze? Se ci vogliono solo sette giorni perché una persona sana guarisca,
una persona con patologie preesistenti o in età avanzata rischia di ritrovarsi alle prese con
polmoniti dagli esiti potenzialmente devastanti. Da qui l’invito a vaccinarsi. E, anche se
non è bene farlo in corso di epidemia, i ritardatari sono ben accetti.
Gorizia
2 Investimenti da 3,7 milioni per ospedali più tecnologici
L’Aas Bassa Friulana-Isontina acquisterà strumenti diagnostici, 227mila euro
per i centri di assistenza primaria, 225mila per nuove ambulanze del 118
di Francesco Fain. Solitamente, quando si parla di sanità, i concetti più ricorrenti sono
due: tagli e ridimensionamenti di reparti. Con il conseguente corollario di mal di pancia,
polemiche, attacchi e difese. Ma questa volta, la notizia è positiva. La Regione, infatti, ha
effettuato quattro tranche di finanziamento per migliorare la funzionalità degli immobili
(ospedali in primis) e acquistare nuove strumentazioni per i reparti dei nosocomi di
Gorizia, Monfalcone, Latisana e Palmanova. Destinataria l’Azienda sanitaria Bassa
Friulana/Isontina. Il complesso dei finanziamenti Complessivamente, sul piatto ci sono
quasi 3,7 milioni di euro. La fetta maggiore è di 2.697.000 euro (riportata nel grafico a
lato), di cui 2.147.000 saranno destinati a «interventi - si legge nel decreto del direttore
generale dell’Aas Bassa Friulana/Isontina Giovanni Pilati - di rilievo aziendale, sia per
lavori di tipo edile/impiantistico e sia per l’acquisizione di beni mobili e tecnologici».
Significativo, anche se si tratta di un “mini-finanziamento” di 59.789 euro, il contributo
per la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di opere
esistenti nelle aree verdi dell’ex Opp: a conferma che la riqualificazione del Parco Basaglia
punta a restituire alla cittadinanza uno spazio oggi poco valorizzato per destinarlo ad
attività culturali, formative ed imprenditoriali-cooperative. Nella fattispecie, 20mila euro
serviranno per realizzare parcheggi nell’area del vecchio ospedale psichiatrico, 19.800 per
la manutenzione della recinzione dello stesso ex Opp, 20mila per la manutenzione
straordinaria delle alberature della medesima area verde. Centri di assistenza primaria
(Cap) Ma entriamo nel dettaglio. Ottantacinquemila euro saranno utilizzati per l’acquisto
di apparecchiature per la ventilazione polmonare e l’anestesia. Un milione 610mila euro
serviranno ad adeguare gli impianti dei quattro ospedali aziendali. Importante l’iniezione
di 227mila euro per l’allestimento dei Centri di assistenza primaria (Cap): si tratta dei tanti
attesi maxi-ambulatori sul territorio (saranno ospitati a Cormòns e a Grado) che hanno
come obiettivo quello di disintasare i Pronto soccorso, troppe volte affollati da casi non
gravi che potrebbero essere tranquillamente affrontati e smaltiti in altra maniera. Nei Cap
si integreranno medici di medicina generale, specialisti e personale proveniente da
ospedali e distretti per garantire prelievi, diagnosi, ambulatori, piccola chirurgia. I Centri che costituiscono una delle maggiori novità della riforma sanitaria targata Serracchiani saranno luoghi fisici, punti di riferimento nei quali i cittadini potranno sempre trovare una
risposta. Il fatto che ci sia un finanziamento dedicato autorizza ad essere ottimisti, dopo
tanti (troppi) annunci a vuoto. Nuovi mezzi del 118 Duecentoventicinquemila euro
serviranno per il rinnovo dei mezzi del 118: non è chiaro quanti nè quali, almeno in questa
prima fase. Infine, una notizia che interessa molto l’ospedale di Latisana: nel Piano di
investimento è inserita una posta da 550mila euro per l’acquisto di un dispositivo per la
risonanza magnetica da 1,5 tesla. Sempre il nosocomio di Latisana otterrà 350mila euro
per acquisire un sistema telecomandato per il reparto di radiologia.
Finanziamenti
L’Azienda è terza in Fvg per fondi ricevuti
In un ipotetico podio l’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina si piazzerebbe al terzo
posto riguardo gli investimenti. Soltanto l’Azienda ospedaliera di Udine e l’Azienda
ospedialiera di Trieste drenano più risorse in regione. La prima “incassa” 5 milioni, metà
dei quali verranno indirizzati per l’acquisto di un acceleratore lineare (per Radioterapia),
una macchina in grado di produrre fasci di elettroni e di fotoni che, opportunamente
collimati, vengono fatti incidere sul volume bersaglio. Le energie della radiazione prodotta
variano da 2 a 25MeV. All’Azienda ospedaliera triestina, invece, sono stati destinati
complessivamente 4 milioni 295mila euro: in questo caso, la fetta maggiore (2 milioni
200mila euro) serviranno per acquistare una nuova apparecchiatura per la risonanza
3 magnetica nel reparto di Radiologia dell’ospedale di Cattinara. L’Azienda sanitaria 1
riceverà “in dote” 779mila 500 euro: anche in questo caso, un parte (come per la nostra
Azienda sanitaria) finanzierà il rinnovo dei mezzi del 118. Ammonta, invece, a 1.779.500
euro lo stanziamento dirottato all’Azienda sanitaria 3: è previsto l’acquisto di
apparecchiature e dispositivi per la terapia intensiva (727.500 euro) e una quota
integrativa per la fornitura e la posa in opera di una risonanza magnetica all’ospedale di
Tolmezzo. L’Azienda sanitaria 4 deve “accontentarsi” di 802mila euro di stanziamento, fra
cui figura una parte destinata all’apertura dei Centri di assistenza primaria. L’Azienda
sanitaria 5 incasserà 2.582.000 euro: da segnalare i 600mila euro per l’acquisto di una Tac
da destinare all’ospedale di Pordenone. (fra.fa.)
In arrivo apparecchiature per la rianimazione
Per il nosocomio goriziano anche un gastroscopio e un ventilatore polmonare
In allegato alle documentazioni dell’Aas Bassa Friulana/Isontina ci sono tutte le
acquisizioni di materiale tecnologico destinato agli ospedali di Gorizia, Monfalcone,
Latisana e Palmanova. Per il nosocomio goriziano è previsto l’arrivo di un gastroscopio
(20mila euro stanziati), di sistemi sottovuoto per i blocchi operatori (20mila), di un
ventilatore polmonare per il reparto di terapia intensiva (40mila euro), di apparecchiature
per l’anestesia (45mila euro). Tutte acquisizioni che fanno parte dell’elenco delle
attrezzature biomedicali. Ma ci sono finanziamenti anche riguardanti le attrezzature
tecnico-economali. Fra queste, ci sono i 10mila euro per non meglio definiti “arredi” per
un’area verde. Non è difficile immaginare che si tratta della zona verde dedicata all’interno
del perimetro dell’ospedale di Gorizia, con un’area coperta per il relax e dei vialetti
pavimentati che consentano l'agevole movimentazione degli ospiti, compresi quelli del
Nucleo gravi celebrolesioni acquisite (Ngca): una novità cui ha dato conto il nostro
giornale nelle scorse settimane. Scorrendo l’elenco, infatti, ci si imbatte per lo stesso
intervento in ulteriori 24mila euro. Tutto nasce dal fatto che al San Giovanni di Dio è stato
costituito quello che per semplicità abbiamo sempre definito "Centro Sla", una struttura
che ospita pazienti con gravi patologie altamente invalidanti, nel quale sono stati trasferiti
da una struttura privata accreditata, Villa San Giusto. (fra.fa.)
Monfalcone
«Fuori i dati epidemiologici della salute»
M5S e Monfalcone Domani sollecitano Comune e Regione: «I cittadini attendono i
risultati da mesi»
La centrale termoelettrica è in regola con i parametri di emissione degli ossidi di azoto, al
di sotto dei limiti più restrittivi previsti dalla normativa europea, a fronte di un Valore
limite emissivo pari a 180 mg/Nm3 su base giornaliera, rispetto al valore europeo fissato
in 200 mg/Nm3. A2A ha sostenuto che, ad oggi, salvo ulteriori modifiche legislative, anche
in ordine all’adeguamento della normativa italiana alle direttive europee, «sono applicate e
rigorosamente rispettate tutte le nuove e più severe regole impartite dagli organismi di
controllo». A fronte delle rassicurazioni fornite da A2A, il Movimento 5 Stelle,
rappresentata dalla portavoce Paola Gandin, e l’associazione politica e culturale
“Monfalcone Domani”, con l’ex consigliere comunale Anna Maria Cisint, sollecitano
ulteriori chiarimenti. Fanno riferimento, in particolare, ai dati relativi alle emissioni dei
metalli pesanti, considerando non solo la centrale ma anche altre fonti di emissione
prodotte nell’atmosfera, compreso ciò che MS5 definisce «l’inquinamento storicizzato» in
ordine alla questione amianto. Elementi per i quali la città, fanno notare Gandin e Cisint,
dev’essere informata ai fini dei possibili effetti sulla salute della popolazione. Da qui il
sollecito all’amministrazione comunale e alla Regione di «rendere pubblici gli esiti dello
studio epidemiologico» promosso dagli assessorati regionali all’Ambiente e alla Salute.
4 Gandin e Cisint ricordano, comunque, il termine del 24 marzo 2017 di scadenza
dell’Autorizzazione ambientale integrata in ordine alla centrale. Su tutto spingono sullo
studio epidemiologico. Gandin fa riferimento alla «Vis (Valutazione di impatto
sanitario)per ll’impianto termoelettrico, come per altri impianti industriali e le
infrastrutture che gravitano nel nostro territorio», aggiungendo: «Sono mesi che i cittadini
di Monfalcone, attraverso le loro rappresentanze di base dei Comitati di Quartiere,
chiedono ai politici locali e regionali che governano attualmente il territorio di fornire i
dati epidemiologici della salute dei cittadini». Cisint osserva: «La Regione aveva stanziato
20.000 euro di contributo straordinario per lo studio epidemiologico, avvalendosi
dell’Università di Udine. E la Serracchiani, rispondendo a un’interrogazione di più di un
anno fa, aveva affermato che “lo studio sarà concluso entro il 31/12/2014”. Ci pare che il
tempo sia abbondantemente tracorso».
Messaggero Veneto 16 gennaio 2016
Regione
VERTICE CON TELESCA
I primari sui Punti nascita «Vanno riorganizzati»
UDINE. La sicurezza prima di tutto. È la richiesta che viene dai primari di pediatria,
ostetricia e ginecologia della regione, che ieri hanno incontrato la presidente Debora
Serracchiani e l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca. Un vertice voluto per ascoltare
i professionisti sul tema materno infantile e dei Punti nascita, da razionalizzare. «È emersa
all’unanimità, anche dai primari, la necessità di garantire la sicurezza del percorso nascita
concentrando competenze e professionalità come la stessa letteratura scientifica rileva –
ha riferito Telesca –. La nostra programmazione sanitaria prevede una concentrazione dei
Punti nascita e il parere dei primari ci conforta nelle scelte perché il nostro unico obiettivo
è l’incolumità delle partorienti e dei bambini». Da più voci è stata condivisa la necessità di
una riorganizzazione dei Punti nascita, chiudendo per ragioni di qualità e sicurezza quelli
con volumi di attività troppo ridotti, al di sotto dei 500 parti l’anno, e accrescendo
l’efficienza di tutti gli altri, in linea con la riforma sanitaria. E l’incontro ha messo in luce la
necessità di adottare provvedimenti urgenti, per essere in linea con gli standard previsti
dagli atti di indirizzo nazionali e regionali. Fra i professionisti presenti Danica Dragovic,
direttore della pediatria di Monfalcone, che ha vissuto la chiusura del Punto nascita di
Gorizia e ha sottolineato la validità della scelta: «L’attività clinica di un medico deve essere
numerosa per casi affrontati per poter essere di qualità. Assistere a un parto ogni due
giorni per un medico non è utile alla crescita professionale». D’accordo anche Alessandro
Ventura, direttore clinica pediatrica Irccs Burlo Garofolo: «La chiusura dei Punti nascita si
basa sul fatto che qualità e sicurezza sono date dal numero di parti e dalle esperienze», ha
detto.
Primo piano friuli
I diritti
I malati di Sla dal notaio firmeranno “con gli occhi”
di Manuela Battistutta. Un grande passo avanti per i malati Sla in termini di tutela della
dignità della persona, del diritto riconosciuto di comunicare in modo autonomo – senza
intermediari – nell’ambito della stipula di atti pubblici, siano essi procure, divisioni
ereditarie, compravendite, lasciti testamentari, o la scelta di seguire o meno una terapia. In
che modo? Attraverso il riconoscimento giuridico della “comunicazione non verbale” che
5 nasce dallo sviluppo della tecnologia del puntatore oculare che permette, attraverso l’eyetracking, al malato di Sla ma anche a una persona con grave disabilità fisica di esprimere le
proprie volontà senza interpreti. La proposta, presentata nell’ambito del 50º Congresso
nazionale del Notariato, svoltosi a Milano, ha visto la partecipazione e il coinvolgimento di
Aisla, l’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica e in particolare di Nadia Narduzzi
Macorigh, di Corno di Rosazzo, vicepresidente Aisla Fvg, incarico che ricopre dal 2013. La
sezione regionale, nata del 2006, conta a oggi 65 soci e grazie ai 30 volontari segue circa 70
persone nelle province di Udine, Gorizia, Trieste e Pordenone. Nadia, malata di Sla da
diversi anni e madre di tre figli, è, assieme al marito Andrea Macorigh, una delle voci più
attive sul territorio regionale nell’ambito delle diverse iniziative promosse da Aisla (dalle
raccolte fondi alle serate informative sulla malattia, fino a interventi in ambito associativo
e alle testimonianze sui media nazionali). «Ho dato ben volentieri la mia disponibilità in
questo progetto – scrive Nadia attraverso il suo puntatore oculare – onorata con Andrea di
portare la voce di chi non lo può fare». Così dinnanzi a una platea di 1.500 notai
provenienti da tutta Italia, Nadia ha simulato una compravendita di un immobile e la
disposizione della procura al marito, rispondendo anche a domande postale dal notaio, per
poi lanciare il messaggio vocale. Apripista del riconoscimento della validità giuridica della
“comunicazione non verbale” è stata la magistratura milanese con la presa d’atto della
nuova realtà creata dagli sviluppi tecnologici a tutela dei diritti delle persone malate di Sla.
«È un notevole traguardo raggiunto – spiega Nadia – che permette la totale autonomia, la
possibilità di poter decidere». «Per me – conclude – è stata una grande emozione poter
essere d’aiuto, visto il peso dell’argomento e gli effetti su tutti coloro che soffrono di
patologie che impediscono la comunicazione verbale nonostante non vi siano alterazioni
cognitive. Sono tornata a casa, a Corno di Rosazzo, consapevole di aver raggiunto un
obiettivo che, per noi malati, è importantissimo, cioè poter esprimere e convalidare
realmente le nostre volontà». Riprendendo la dichiarazione rilasciata al settimanale
Famiglia Cristiana sull’argomento, Nadia conclude scrivendo come «l'attenzione e il
silenzio della platea facevano sentire il mio click su ogni lettera e l’applauso finale ha
confermato che il messaggio è stato colto nella sua totalità».
Arta Terme
Riapre oggi lo stabilimento termale con Promoturismo
ARTA TERME. Aprirà oggi con una nuova gestione lo stabilimento termale del Comune
carnico. Dopo la rinuncia del gestore precedente, la Casa di cura Città di Udine, la giunta
regionale, su proposta del vice presidente e assessore alle attività produttive Sergio
Bolzonello ha autorizzato PromoTurismo FVG ad assumere temporaneamente la gestione
dei servizi delle Terme di Arta, come richiesto dal Comune proprietario della struttura.
L’ente regionale prenderà in comodato lo stabilimento termale assumendo a proprio carico
tutti gli oneri e proventi derivanti dalla gestione, fino al termine delle procedure di gara e
all’avvio di una nuova gestione. Una scelta, quella di mantenere aperte le terme carniche,
che saranno gestite operativamente da Carnia Welcome sino al 31 marzo, quando dovrebbe
essere operativa la nuova gestione, è stata ritenuta indispensabile in quanto la chiusura
prolungata del complesso termale avrebbe rappresentato un danno sia alla comunità locale
che ai tanti operatori turistici e ai turisti stessi che attualmente si trovano nel
comprensorio della Carnia. (g.g.)
Soccorsi a rischio
Interrogazione di Fdi in Regione
Franco Giannelli aveva depositato una interrogazione urgente in consiglio comunale. Ora il
caso Comina, che mercoledì prossimo verrà discusso in prefettura, approda in consiglio
regionale. «La presidente Serracchiani riferisca al consiglio regionale quali iniziative
intende adottare per evitare che venga bloccata l’intera attività dell’aviosuperficie in
6 Comina». A chiedere un intervento della presidente della giunta regionale è il consigliere
di Fratelli d’Italia Luca Ciriani che ha depositato una interrogazione sul caso. «Tenuto
conto che nel 1997 venne firmata una convenzione di co-uso tra Esercito italiano,
concessionario dell’area, e Comune di Pordenone dove oltre all’attività di volo da diporto
venne inserita anche la protezione civile e che il demanio militare ha rivisto il canone, è
opportuno conoscere cosa intenda fare la Regione». Ciriani ricorda che la «piazzola
dell’elisoccorso dell’ospedale di Pordenone è chiusa oramai da due anni e l’elicottero del
118 utilizza l’aviosuperficie della Comina, da dove l’ambulanza provvede a caricare il
paziente per trasportarlo in ospedale. Considerato che i lavori di ristrutturazione si stanno
allungando, la piazzola della Comina risulta essere indispensabile per l’attività di
soccorso». Ciriani chiede dunque alla presidente di dire «se intende portare avanti la
convenzione».
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