Q04 05 Ponte di Messina
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Q04 05 Ponte di Messina
Suolo&Sottosuolo &Sottosuolo Suolo PASSI AVANTI PER IL COLLEGAMENTO STABILE FRA SICILIA E CONTINENTE Il ponte sullo STRETTO DI MESSINA FABRIZIO BONOMO Il più importante e controverso progetto infrastrutturale previsto in Italia, unico al mondo per dimensione e complessità tecnica, ha superato le principali fasi amministrative e una serie di scogli a livello nazionale ed europeo e compie oggi i primi passi della fase più squisitamente tecnica e realizzativa, che dovrebbe portare alla sua apertura al traffico entro il 2012, con una spesa complessiva, tenuto conto dell’inflazione e degli oneri finanziari, di 6 miliardi di euro (circa 11.600 miliardi di lire) Quarry & Construction maggio 2004 63 vato il progetto e con esso una Valutazione d’impatto ambientale positiva, dando il via ai tempi e alle procedure della Legge obiettivo. Alla fine del 2003 è stata firmata la Convenzione con la Il ponte sullo Stretto di Messina mantiesocietà Stretto di Messina Spa, all’interne un suo alone di incertezza e non no della quale si è deciso di predisporre potrebbe essere altrimenti, vista la diun unico mega lotto, comprendente il mensione – il più lungo al mondo, con Ponte e le opere a terra, ed è stato approuna luce libera doppia o tripla dei masvato il Piano finanziario. Inoltre il 12 simi sinora raggiunti, oltre a essere il dicembre il Consiglio europeo ha deciso primo ponte ferroviario di queste diche il Ponte non va considerata un’opera mensioni – e lo scetticismo che lo cira se stante ma fa parte del Corridoio 1, conda (se non le forti opposizioni). da Berlino a Palermo (uno dei più imÈ però necessario prendere atto di una portanti obiettivi raggiunti dal Semestre serie di punti fermi – così come andrebdi presidenza italiano, visto che in origine questo corridoio si limitava al collegamento da Particolare del modello in scala 1:60 del Ponte di Messina Monaco a Verona), deciutilizzato alla galleria del vento del Politecnico di Milano sione poi ratificata nell’aprile scorso anche dal Parlamento europeo. Il 15 aprile 2004, infine, la Gazzetta Ufficiale italiana ha pubblicato il bando di gara per la selezione del General Contractor al quale affidare la progettazione definitiva e la realizzazione dell’Opera (importo base 4,4 miliardi di euro, tempo di esecuzione sei anni e sei mesi a partire dall’approvaziobero considerati seriamente i passi che ne del progetto, termine presentazione si compiono, visto che sono molto rileentro il 13 luglio 2004, investimento di vanti – che inequivocabilmente stanno risorse proprie da un minimo del 10 per facendo perdere terreno all’ipotesi di cento a un massimo del 20 per cento dei una decisione puramente politico-eletcosti complessivi). torale, basata cioè su un “effetto annunLe prossime tappe, indicate dalla sociecio” (possibile, visto i tempi lunghi di tà Stretto di Messina Spa, prevedono la un’opera simile) scollegato dalla volonscelta del General Contractor entro il tà o possibilità di giungere all’effettiva 2005, cui seguirà la predisposizione del realizzazione. progetto definitivo, lo svolgimento delle relative procedure di approvazione e, a fine 2005, l'apertura dei primi cantieri, Punti fermi procedurali per giungere all’apertura al traffico entro il 2012. Dopo l’inserimento nel Primo programma di opere strategiche, nel dicembre 2001, e la presentazione del progetto Decisioni economiche preliminare, nel gennaio 2003, uno dei passi più importanti è stato compiuto il Dal punto di vista economico il primo 1° agosto 2003, quando il Cipe ha appropunto fermo importante è l’approvazio- Punti fermi 64 Quarry & Construction maggio 2004 ne dell'aumento di capitale di 2,5 miliardi di euro (circa 4.800 miliardi di lire) da parte dall'Assemblea ordinaria e straordinaria della società Stretto di Messina Spa – composta da Fintecna (53,6 per cento), Rfi (12,9), Regione Calabria (12,9), Regione Sicilia (12,9) e Anas (7,7 per cento) – accordata all’unanimità il 28 aprile 2003, oltre alla delega al Consiglio d’Amministrazione per un ulteriore aumento massimo di 2.200 milioni di euro, da concedersi nel corso del prossimo quinquennio in relazione ai fabbisogni finanziari connessi con la realizzazione del ponte. Il 1° ottobre 2003 il Consiglio d'amministrazione della Società ha deciso di dare esecuzione alla prima tranche di aumento di capitale, per 307 milioni di euro: alla scadenza del termine, il 10 dicembre, Fintecna, Rfi e Anas hanno esercitato il proprio diritto d'opzione, mentre le Regioni Calabria e Sicilia hanno deciso di non procedere alla sottoscrizione, in sintonia con il Piano finanziario che prevede un ricorso prevalente al capitale privato (Fintecna, Rfi e Anas hanno quindi richiesto di sottoscrivere le azioni rimaste, come deciso nell'Assemblea del 28 aprile). Il 16 gennaio 2004 un decreto del ministero delle Infrastrutture, in qualità di Concedente, ha approvato la Convenzione e il Piano finanziario, e due mesi dopo l’Atto aggiuntivo alla nuova Convenzione. Fine dei progetti-utopia Con questi punti fermi si può dire che il ponte sullo Stretto di Messina ha abbandonato la serie di progetti-utopia che per centinaia di anni ha caratterizzato l’idea del collegamento stabile fra la Sicilia e il continente, spostandosi ora sul terreno molto concreto dei numeri, relativi sia all’effettiva necessità trasportistica e all’impatto ambientale (nei termini e nei modi che ricordano quelli per le più importanti opere infrastrutturali, a partire dai nuovi valichi alpini), sia, soprattutto alla complessità tecnica di un'opera fuori dal comune. &Sottosuolo Suolo Il ponte di Messina visto dal faro di Punta Pezzo, in Calabria Utilità Uno degli aspetti più controversi riguarda l’effettiva utilità di un collegamento stabile fra la Sicilia e il continente, a fronte di costi molto elevati. Molte voci sostengono che la realizzazione dell'opera non viene giustificata ne in relazione alle esigenze di trasporto né a quelle territoriali, considerando in particolare che, anche nella migliore delle ipotesi, il traffico su gomma occuperebbe una quota ridotta della capacità disponibile (un terzo circa nell'ipotesi più ottimistica). Il ponte quindi non avrebbe grandi impatti trasportistici ma anzi sarebbe di portata limitata rispetto al sistema dei trasporti nazionali ed europei. Certamente però un’opera di questo genere non può essere vista in termini squisitamente locali, come invece avrebbe potuto avere la vecchia ipotesi, portata avanti dal gruppo Eni negli anni Ottanta, di un collegamento stabile diretto fra le città di Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria, ottenuto attraverso uno o più tunnel sottomarini che, secondo uno studio realizzato per Eni da Systematica e pubblicato sul numero 5 della rivista Kineo, nell’ottobre 1994, a differenza del ponte avrebbe aperto nuovi scenari di mobilità locale e portato alla creazione di un unico nucleo urbano di 500 mila abitanti, con servizi e funzioni distribuiti sulle due sponde dello Stretto. Corridoi europei in Italia Quarry & Construction maggio 2004 65 Principali rotte merci nel Mondo e nel Mediterraneo Il molo continentale sud L’importanza del ponte, invece – come già segnalato nel numero di giugno 2003 della rivista – va al di là del fatto in sè, connettere cioè l’isola alla penisola e consentire un più agevole interscambio tra il mercato interno siculo e quello continentale. Il significato strategico, raramente messo in evidenza, anche dai promotori dell’iniziativa, è molto più rilevante: realizzando il ponte – sostiene infatti Mario Virano, membro del Consiglio di amministrazione dell’Anas – il sistema continentale europeo si protende per alcune centinaia di chilometri, via terra, verso il cuore del Mediterraneo. È come se l’Europa costruisse un molo, nel mare, di qualche centinaio di chilometri in più di quanto fosse prima possibile; questo significa che il sistema continentale, attraverso l’Italia, può candidare la Sicilia, o parte di essa, ad essere la piattaforma logistica meglio posizionata rispetto alle rotte oceaniche, unendo la duplice valenza che è stata sin qui rappresentata da Malta – molto centrata nel Mediterraneo, ma sconnessa dal sistema terrestre continentale – e da Gioia Tauro, inserita nel sistema terrestre ma in una posizione relativamente più decentrata rispetto al baricentro delle connessioni navali mediterranee. In sostanza, con il ponte sullo Stretto la Sicilia occidentale può fare sistema con 66 Quarry & Construction maggio 2004 Malta e Gioia Tauro e diventare la principale piattaforma logistica del sud Europa, posta sulle rotte del canale di Suez e connessa all’Europa dei 25 per via stradale e ferroviaria. 1, da Berlino a Palermo. Quanto al Libro bianco – sottolinea Pietro Ciucci – il suo obiettivo principale è il riequilibrio modale in favore delle ferrovie, e il ponte è soprattutto un collegamento ferroviario, che fra l’altro permette ad alcuni tipi di treni, come gli Eurostar, che essendo a configurazione bloccata non possono essere imbarcati sui traghetti, di raggiungere la Sicilia. Per quanto riguarda le Autostrade del mare – continua l’Amministratore delegato della Stretto di Messina Spa – non si può parlare di contrapposizione ma piuttosto di integrazione fra le diverse modalità di trasporto aria, terra e acqua; in tutti i paesi del Nord Europa, dove il traffico fluviale e marittimo è rilevante, nessuno ha infatti rinunciato allo sviluppo delle reti ferroviarie e autostradali, proprio perché sono necessarie più modalità di trasporto integrate tra loro. Inoltre, il 3 marzo 2004, un’autorevole voce europea, il Commissario ai trasporti Loyola de Palacio, rispondendo a un’interrogazione parlamentare sul Ponte, ha sostenuto che le autostrade del mare non possono essere considerate un’alternativa al ponte sullo Stretto di Messina, perchè un collegamento stabile può servire a distribuire ulteriormente i flussi stradali e ferroviari dall’Italia alla Sicilia, e viceversa. Dimensione europea La dimensione europea viene spesso sottovalutata – anzi, si sostiene che il ponte è in contraddizione con le priorità strategiche indicate nel Libro bianco sui trasporti della Commissione europea (cioè ridurre il traffico su strada e potenziare l’utilizzo delle vie d’acqua) – ma l’importanza del ponte è stata sancita nei mesi scorsi dal suo inserimento fra le opere prioritarie della nuova Rete transeuropea dei trasporti (Tern). In particolare, come già ricordato, fra dicembre 2003 e aprile 2004 l’Unione europea ha deciso che il Ponte non è un’opera a sé, ma fa parte del Corridoio Scenari possibili Il ponte rappresenta quindi un’occasione? Non lo è per la Sicilia di oggi – specie se si dovesse valutare il traffico attuale – ma certamente può aprire delle prospettive attualmente impensabili, che poi devono essere colte, ovviamente. Così è stato per grandi infrastrutture del passato – come il traforo ferroviario del Frejus, voluto da Cavour (pensando al traffico fra l’Inghilterra e l’India attraverso il canale di Suez, che non esisteva nemmeno) – ma anche per alcune intuizioni geniali del presente, come il porto container di Gioia Tauro, dove un im- &Sottosuolo Suolo prenditore è intervenuto su una struttura già pronta, integrandola solo con una serie di gru, e in poco tempo lo ha trasformato nella chiave del riequilibrio del traffico marittimo internazionale, di cui ha riportato quote importanti nel Mediterraneo. La mancanza di infrastrutture ha del resto penalizzato o spostato su altre modalità anche quello che la Sicilia dava in termini di traffico: dalla stazione di Lentini – ricorda un dirigente di Rfi – partivano tre treni al giorno carichi di arance per il continente, per un peso di circa 300/350 tonnellate, tutti i giorni, da dicembre a maggio; complessivamente, solo via treno la Sicilia esportava circa mille tonnellate al giorno di frutta, per sei mesi continuativi; la provincia di Ragusa, all’estremo sud dell’isola, era la provincia italiana con la maggiore estensione di coltivazioni protette, serre, con una gestione della campagna caratterizzata da efficienza, rigore e ordine. Negli ultimi dieci anni questo traffico si è spostato dalla ferrovia ai camion, a causa dei tempi sempre più stretti richiesti dal mercato – tre giorni dal momento della raccolta – e dell’incapacità delle ferrovie di rispondere adeguatamente, per le sue velocità commerciali molto basse, ai problemi di attraversamento di nodi come quello di Napoli e Roma, ma anche per le 4/5 ore necessarie all'attraversamento dello Stretto. Lo Stretto delle Alpi Altrettanto evidente è il fatto che quest’opera ha senso solo se integrata con una valida rete infrastrutturale, nella penisola e in Sicilia, e con collegamenti efficienti con l’Europa. Il ponte sullo stretto di Messina – ribadisce Mario Virano – ha una funzione strategica soltanto se, dopo essere sbarcati sul molo continentale, ci si trova realmente in Europa, se cioè la rete delle infrastrutture terrestri non presenta ulteriori vincoli e il passaggio non si trova ad essere ulteriormente condizionato da strettoie lungo la penisola o, soprattutto, da un’altro Stretto in corrispondenza delle Alpi, spostato mille chilometri più a nord. Per questo – sottolinea Virano – in una visione strategica di riassetto della rete dei trasporti, la scommessa del Ponte non dovrebbe essere disgiunta dalla soluzione, contestuale, della permeabilità alpina attraverso i valichi; nell’insieme, valichi alpini e ponte sullo Stretto di Messina sono quindi da concepire come grandi opere dell’Europa e della sua modernizzazione: questo tra l’altro è lo spirito base che originariamente ha orientato l’individuazione dei corridoi, mentre avrebbe meno senso intenderli come infrastrutturazione finalizzata a togliere l’Italia da un’eventuale marginalità geografica. Non credo – dichiara ancora Mario Virano – sia giusta l’obiezione che non bisogna fare il ponte sullo Stretto di Messina perchè ci sono altre priorità, come i valichi alpini, perchè la realizzazione del ponte accentua enormemente l’indispensabilità dei valichi, e se si realizza il ponte e non si potenziano i valichi, si vanifica il ponte. Sulle dorsali invece i lavori sono in corso (vedi il numero di giugno 2003), specie per migliorare la capacità di trasporto delle merci: • della dorsale Adriatica, che in questo momento ha problemi di sagoma in alcuni punti, Rfi ha deciso di fare la principale direttrice merci sud-nord; i lavori di adeguamento e potenziamento inizieranno a breve; • sulla dorsale Tirrenica invece Rfi sta lavorando alla costruzione di un secondo corridoio attraverso la linea Pontremolese, inserita nella Legge Obiettivo, che sarà potenziata sia come capacità sia come prestazioni (sagoma e doppio binario), così da creare una rete alternativa per le merci nella pianura padana (saltando la linea storica a Parma e giungendo, attraverso le linee secondarie, già individuate e sulle quali si sta già lavorando, direttamente a Verona); su questo secondo canale merci – sottolinea Rfi – si può inserire la dorsale tirrenica, da Roma a La Spezia, evitando quindi la linea fra La Spezia e Genova, utilizzata soprattutto per il traffico passeggeri. Sviluppo della rete ferroviaria Qual è oggi la situazione della rete infrastrutturale nella penisola e in Sicilia e dei collegamenti con l’Europa? I progetti dei grandi valichi hanno registrato passi avanti significativi negli ultimi mesi, con la firma di accordi internazionali che hanno sbloccato sia il nuovo traforo del Frejus, che la linea Torino-Lione e il tunnel di base del Brennero. Per quanto riguarda la rete ferroviaria, in Sicilia i progetti di potenziamento della rete esistono da tempo e – come segnalato nel numero di ottobre 2003 della rivista – sembra che le Ferrovie dello Stato siano finalmente in grado di Principali opere ferroviarie spendere i fondi stanziati già da molto previste in Italia tempo. Quarry & Construction maggio 2004 67 Lavori sulla rete stradale Per quanto riguarda la rete stradale l’Anas ha firmato il 27 novembre 2003, l’Accordo di programma per la realizzazione dei raccordi del Ponte di Messina alla rete stradale e autostradale, ma soprattutto sta procedendo velocemente verso l’adeguamento della rete in Sicilia e nella parte meridionale della Penisola. Infatti – come segnalato anche nel numero di luglio 2003 della rivista – tra i progetti più importanti in fase di realizzazione si segnala il completamento dei lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, per il quale sono stati già aggiudicati alcuni maxi-lotti, mentre parallelamente è stato messo in gara il maxi-lotto di completamento della Catania-Siracusa e sono in corso lavori per l’ammodernamento delle autostrade siciliane, in particolare la Catania-Siracusa, la Siracusa-Gela e la Messina-Palermo, oltre che della Statale Jonica. Uno degli obiettivi strategici dell’Anas – ha dichiarato Vincenzo Pozzi, presidente della società – è quello di portare a compimento entro il 2011, nei tempi di costruzione del Ponte, tutte quelle infrastrutture viarie in Calabria e in Sicilia senza le quali esso non potrebbe sviluppare appieno i suoi effetti positivi. Scenari effettivi? Il Ponte è la risposta concreta al bisogno di un più efficiente e moderno sistema di collegamento tra la Sicilia e il continente – sostiene Pietro Ciucci – perchè l’attuale sistema di attraversamento, critico in molti periodi dell’anno, crea tanti disagi soprattutto al traffico commerciale, che deve rispettare tempi precisi. In assenza di interventi infrastrutturali la situazione è destinata a peggiorare e già prima del 2012 il traghettamento non potrà mantenere un adeguato livello qualitativo dell’offerta. Venendo ai numeri, il punto di riferimento – spesso contestato dagli oppositori del Ponte – sono le stime di traffico elaborate nel 2003 dalla società Stretto 68 Quarry & Construction maggio 2004 Il nuovo viadotto Favazzina della Salerno-Reggio Calabria di Messina e prima ancora dagli advisor consultati dal Governo nel 2001. Partendo dai dati della domanda di attraversamento registrata nel 2000 – spiega Ciucci – sono state elaborate quattro ipotesi di sviluppo del traffico, risultanti dalla combinazione di due ipotesi di crescita del Pil meridionale (“alta” e “bassa”) e di due differenti scenari trasportistici (“favorevole” e “sfavorevole” all’utilizzo del Ponte): lo Studio ha dimostrato che, in tutti gli scenari considerati, pur in assenza di contributi da parte dello Stato, lo schema finanziario scelto è in grado di assicurare il rimborso e un’adeguata remunerazione del capitale investito, in tutti gli scenari macroeconomici e di traffico considerati. Il piano finanziario prende a riferimento ipotesi prudenziali sia per lo scenario macroeconomico che per lo scenario trasportistico. È stato infatti ipotizzato uno scenario di crescita economica del Mezzogiorno intermedio rispetto agli scenari di crescita “alta” e “bassa” definiti nello studio di fattibilità finanziaria del Il ponte di Messina visto dal centro dello Stretto progetto. In particolare – precisa Ciucci – sono stati assunti tassi medi annui di crescita del Pil meridionale in linea con gli obiettivi contenuti nel Dpef 2003. Per quanto riguarda l’organizzazione e l’assetto del sistema dei servizi di trasporto attraverso lo Stretto e le previsioni circa le scelte delle modalità di attraversamento da parte dei potenziali utenti del ponte, ci si è riferiti allo scenario “sfavorevole” all’utilizzo del ponte (che, tra l’altro, prevede il mantenimento del servizio di traghettamento non ferroviario, assume lo sviluppo futuro del cabotaggio e delle autostrade del mare secondo le previsioni contenute nel Piano generale dei trasporti e non considera l’ipotesi che il sistema aeroportuale siciliano si saturi, rimanendo quindi un concorrente del ponte). Inoltre, per quanto riguarda il sistema tariffario, è stata prevista l’applicazione di agevolazioni a favore del traffico stradale locale. Le tariffe fissate dalla nuova Convenzione per i veicoli stradali (moto, autovetture, autocarri, autobus) e utilizzate per il piano economico finanziario si confermano in linea con quelle praticate attualmente dai servizi di traghettamento attraverso lo Stretto, così come previsto dallo studio di analisi e fattibilità finanziaria del progetto preliminare: 5 euro per i motoveicoli, da 9,50 a 16 euro per le autovetture (ritorno entro/dopo 3 giorni), da 50 a 63 euro per i camion (ritorno entro/dopo 6 giorni) e 80 euro per gli autobus. &Sottosuolo Suolo Costi Costi effettivi Il costo complessivo di costruzione del Ponte sullo Stretto è indicato in circa 4,6 miliardi di euro (valori 2002), cioè circa 9.000 miliardi di lire, così come previsto dal progetto preliminare approvato dal Cipe il 1° agosto 2003. Questo importo – precisa Pietro Ciucci, – riguarda sia il ponte che i 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari su entrambe le coste, oltre a una serie di interventi compensativi e di mitigazione per i quali è previsto un limite di spesa di 130 milioni di euro (circa 260 miliardi di lire). Il tutto – continua Ciucci – con una riduzione di circa 300 miliardi di lire rispetto all’importo stimato nel 2001 (4,8 miliardi di euro a valori 2000, cioè circa 9.300 miliardi di lire), nonostante l’incremento dell’inflazione e, soprattutto, i costi aggiuntivi in termini di sicurezza (intesa come “safety”) derivati dall’applicazione della recente normativa in materia, cosa che ha portato, tra l’altro, all’adozione di una “sezione ferroviaria tipo” costituita da due gallerie monobinario con collegamenti ogni 250 metri. Il fabbisogno complessivo, tenuto conto dell’inflazione e degli oneri finanziari, è stimato in 6 miliardi di euro (circa 11.600 miliardi di lire). Costi futuri? Variabile Mafia La stima di costo approvata dal Cipe nel 2003 rappresenta quindi un’inversione di tendenza rispetto a un trend che vedeva crescere costantemente i costi del ponte, così come da tradizione in Italia per le grandi opere infrastrutturali e per i trafori ferroviari e stradali: sembra quasi che si voglia minimizzare l’impatto iniziale e far accettare i costi, altissimi, di procedure e impegni troppo avanzati per fermare il progetto. In effetti oggi il ponte ha subito un sostanziale raddoppio dei costi rispetto ai quasi 5.000 miliardi di lire ipotizzati dieci anni fa e i più pessimisti fra gli esperti economici – come Giuseppe Turani, che ha espresso i suoi dubbi in un articolo pubblicato sulla Repubblica nell’aprile scorso – prefigurano un sostanziale raddoppio di quanto dichiarato oggi, fino a raggiungere i 9-10 miliardi di euro (1820.000 miliardi di lire) nella fase di realizzazione. Questo basandosi sull’ipotesi che tutti i costi saliranno e quindi anche il costo complessivo dell’opera, senza contare le eventuali soluzioni tecniche adottate dal General Contractor nel progetto esecutivo, che potrebbero modificare radicalmente il progetto attuale. Un esempio riguarda l’acciaio, cioè la principale componente del ponte, che registra oggi aumenti di costo significativi, con tutte le conseguenze economiche derivate dal fatto che fra impalcato, cavi e torri il progetto assorbirà circa 350 mila tonnellate di questo materiale, oltre il 10 per cento della produzione italiana. Stiamo valutando attentamente il problema dell’aumento dei costi dell’acciaio – sostiene Pietro Ciucci – ma senza eccessiva preoccupazione. Secondo le nostre stime i costi di realizzazione delle strutture sospese aumentano di circa l’1 per cento per ogni 10 per cento di rincaro della materia prima, quindi l’aumento dovrebbe mantenersi al di sotto dell’1 per cento, ampiamente assorbito dalle previsioni di fabbisogno complessivo (6 miliardi di euro) che comprendono anche i maggiori costi dovuti all’aumento dell’inflazione tra i quali, sia pure indirettamente, è possibile ricomprendere anche l’impennata dell’acciaio. Un’ulteriore incognita sui costi è rappresentata dalle possibili infiltrazioni della malavita organizzata: sui lavori il governo Amato fece fare una valutazione d'impatto criminale, dalla quale è emerso che su 10 mila miliardi di lire la mafia ne potrebbe incamerare 4 mila; in Calabria, dove le imprese mafiose sono specializzate proprio nel movimento terra, e contano un esercito dai 7 ai 10 mila affiliati, si scaverà per oltre 4 milioni di metri cubi. A mio avviso, nell’esecuzione di progetti così impegnativi, caratterizzati da elevati fabbisogni finanziari e lunghi periodi di completamento – sostiene Pietro Ciucci – la chiave di volta è sempre stata un attento monitoraggio delle operazioni legate ai cantieri e la completa trasparenza e chiarezza degli atti amministrativi ad esse legate. Inoltre ritengo che grandi opere concentrate in un’unica area, con molta visibilità, come il ponte sullo Stretto di Messina, siano molto meno vulnerabili alle ingerenze della criminalità organizzata rispetto ad appalti di minore portata, distribuiti sul territorio, che per loro caratteristiche sono lontani dall’attenzione del pubblico e dei media. In ogni caso – continua Ciucci – il Governo, in particolare il Ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi e il Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, ha posto in essere una serie di iniziative mirate ad istituire raccordi permanenti tra le nostre polizie e i servizi di intelligence con la Direzione investigativa antimafia e in particolare con le Direzioni distrettuali antimafia di Messina e Reggio Calabria. L’obiettivo è quello di prevenire ogni potenziale forma d'infiltrazione e condizionamento da parte della criminalità organizzata, permettendo di effettuare investimenti in sicurezza. La società Stretto di Messina è in contatto con queste realtà e fornisce tutto l’adeguato supporto, garantendo un flusso di informazioni continue. Quarry & Construction maggio 2004 69 Aspetti economici Il piano finanziario del ponte prevede di coprire i 6 miliardi di euro (circa 11.600 miliardi di lire) di fabbisogno complessivo in parte con il capitale messo a disposizione dai soci della Stretto di Messina Spa, per un totale di 2,5 miliardi di euro (più o meno 4.800 miliardi di lire), pari a circa il 40 per cento del fabbisogno, mentre il restante 60 per cento (3,5 miliardi di euro, cioè circa 6.800 miliardi di lire) dovrebbe essere ottenuto tramite finanziamenti reperiti sui mercati internazionali dei capitali, secondo lo schema tipico del project finance, dei quali una quota variabile dal 10 al 20 per cento sarebbe a carico del General Contractor che si aggiudicherà la gara attualmente in corso. In una prospettiva futura la Stretto di Messina potrebbe essere anche quotata in borsa, seguendo un disegno già attuato nel passato con la società Autostrade. La remunerazione e il rimborso dei finanziamenti saranno garantiti dai flussi di cassa generati dal progetto nel periodo di esercizio. Il piano finanziario non prevede quindi contributi a fondo perduto, né dallo Stato italiano né dall’Unione europea – precisa Pietro Ciucci – anche se l’assegnazione di contributi europei, grazie all’inclusione definitiva del ponte tra le opere prioritarie, consentirebbe di agevolare la realizzazione del progetto, riducendo i tempi per il recupero del capitale e gli oneri da porre a carico degli utenti. Analoga considerazione vale per il ruolo della Banca europea degli investimenti previsto dalla Proposta del Consiglio UE per le opere prioritarie (finanziamenti di più lunga durata e a tassi più favorevoli). Basi economiche L’idea chiave è quella di utilizzare in parte i fondi dell’Iri in liquidazione, in 70 Quarry & Construction maggio 2004 tutto 3 miliardi di euro, ora in possesso di Fintecna – socio della Stretto di Messina Spa con il 53,6 per cento, insieme a Rfi (12,9 per cento), Regione Calabria (12,9), Regione Sicilia (12,9) e Anas (7,7 per cento) – anche se la cifra è ancora vincolata all’esito di molti contenziosi in corso. Di questi, circa 2 miliardi sarebbero appunto impiegati per ricapitalizzare la società Stretto di Messina e quindi contribuire in modo decisivo al suo investimento diretto, integrato dagli investimenti degli altri soci attuali, anch’essi a controllo pubblico, che nell’aprile 2003, hanno approvato all’unanimità l’aumento di capitale, per 2.507 milioni di euro, seguito nel dicembre 2003 da un’ulteriore sottoscrizione di altre azioni da parte di Fintecna, Rfi e Anas. Questa soluzione ha l’indubbio vantaggio di non gravare sul bilancio dello Stato, che quindi rimane ufficialmente fuori, evitando allo stesso tempo di ripetere l’esperienza rovinosa dell’Eurotunnel, a cui realmente gli Stati francese e inglese non hanno contribuito, con la conseguenza che il peso degli investimenti iniziali per la costruzione, oltre a una serie di fattori commerciali e di costi per la sicurezza (in termini di security) hanno portato al fallimento commerciale del tunnel, che si avvia a diventare un fallimento economico per la società di gestione a partire dal 2006 (quando cioè dovrà iniziare il rimborso del capitale). Sugli investimenti degli azionisti della Stretto di Messina Spa è opportuna però una riflessione – sottolinea Pietro Ciucci – per chiarire la natura del capitale di rischio che sarà immesso nell’iniziativa. Le risorse destinate al ponte rappresentano un investimento imprenditoriale, basato su analisi di rendimento e prospettive di recupero e non un contributo a fondo perduto. Infatti, anche se il capitale di rischio investito nel progetto proviene da Società a controllo pubblico (Fintecna, Anas e Rfi), il suo impiego discende da analisi tecniche di investimento ed è disciplinato da logiche tipicamente privatistiche di mercato. Il vero impiego di “risorse pubbliche” – continua Ciucci – si avrebbe qualora il progetto, secondo schemi seguiti in passato, venisse finanziato in larga misura (almeno il 50 per cento) con contributi a fondo perduto: una società per azioni, seppure a controllo pubblico, in generale investe in un progetto quando i parametri consentono di prevedere il recupero del capitale e la sua remunerazione. Questo è il motivo per cui le risorse destinate al ponte non potrebbero essere impiegate in altri progetti che non avessero la possibilità di remunerare e rimborsare il capitale. Riscatto da parte dello Stato In questo quadro non va però dimenticato che la delibera del Cipe ha posto a totale carico dello Stato l’onere del rischio finanziario, attivando la clausola del “valore di riscatto dell’opera”: qualora allo scadere della concessione il flusso dei passaggi dovesse rivelarsi non remunerativo perché inferiore al previsto, lo Stato garantisce di restituire fino al 50 per cento del valore dell’opera stessa, che potrebbe prefigurare un finanziamento pubblico a lungo termine mascherato, simile, anche se meno estensivo, a al project financing per l’Alta velocità prima maniera, con privati (banche) che mettono soldi ma non investono, cioè non rischiano perchè coperti da garanzie dello Stato. La clausola è espressamente prevista nel piano finanziario – ricorda Pietro Ciucci – e prevede il riconoscimento alla Stretto di Messina, da parte del Concedente, di un valore di riscatto pari, al massimo, al 50 per cento dell’investimento stesso al termine del periodo di gestione e troverebbe copertura integrale mediante l’utilizzo di parte delle risorse che verranno acquisite dallo Stato rimettendo in gara la gestione dell’infrastruttura al termine del periodo della prima concessione, cioè nel 2041 (dopo 38 anni a partire dal 1° gennaio 2004, dei quali 8 anni per la selezione del General Contractor, la progettazione definitiva e la realizzazione dell’Opera &Sottosuolo Suolo Sezione tipo dell’impalcato e vista delle tre sezioni che lo compongono e 30 anni per la gestione). A questo riguardo – puntualizza l’Amministratore delegato della Stretto di Messina Spa – è stato valutato che il valore di rinnovo ottenibile, per un periodo di ulteriori 30 anni, risulterebbe, adottando ipotesi prudenziali, almeno pari al doppio del valore di riscatto massimo da riconoscere alla Concessionaria. La previsione di un valore di riscatto permette, da un lato, di tenere conto della vita utile dell’opera – almeno cento anni, quindi di gran lunga superiore alla durata prevista per la concessione – e, dall’altro, costituisce il meccanismo che consente di destinare ad ammortamento dell’investimento i risultati effettivi prodotti dalla gestione dell’infrastruttura. La previsione di una concessione di durata superiore ai trent’anni non consentirebbe di realizzare gli stessi obiettivi, tenuto conto dell’impossibilità di ottenere finanziamenti di così lunga durata senza garanzia e che il valore economico attualizzato di tale allungamento risulterebbe di modesta entità, anche per via dell’incertezza insita in valutazioni così lontane nel tempo. Il meccanismo individuato consente pertanto – precisa Ciucci – di superare la notevole differenza esistente tra la vita utile dell’opera e l’opportuna durata della concessione, nonché di evitare l’onere connesso ad un’eccessiva prudenza delle stime (traffico, costi), necessariamente riscontrabile in valutazioni effettuate su periodi di tempo così estesi. I ratios presi in considerazione dal sistema bancario per concedere prestiti senza rivalsa di tipo project finance risultano attestati su valori tali da ritenere il progetto “bancabile”. Quarry & Construction maggio 2004 71 Redditività Il progetto Il consulente Pricewaterhouse Coopers, advisor che ha stilato anche il rapporto per il Governo presentato nel 2001, ha espresso una valutazione positiva sia sulla struttura proposta dalla Stretto di Messina – spiega Piero Ciucci –, ritenendola realizzabile secondo parametri di mercato, sia sulla possibilità che la componente privata possa assicurare la copertura di circa il 60 per cento del fabbisogno complessivo. Lo stesso consulente ha peraltro confermato quanto già individuato nel 2001, e cioè che l’ipotesi di un concessionario privato per il ponte e i collegamenti nonostante l’ipotesi di un contributo pubblico a fondo perduto del 50 per cento dell’investimento complessivo – non appare fattibile per motivi legati alla mancanza di un contesto competitivo per un’unica concessione di costruzione e gestione relativa a un progetto di tale dimensione e complessità. Allo stesso modo – afferma Ciucci – le valutazioni della fattibilità economica (analisi costi/benefici) realizzate nel 2003, dimostrano la fattibilità economica del progetto, anche nell’ipotesi di una “bassa” crescita del Pil associata ad uno scenario trasportistico “sfavorevole”. In particolare, gli indicatori dimostrano “una notevole fattibilità economica del Progetto Ponte”: il Valore Attuale Netto Economico risulta sempre positivo, i benefici sono superiori ai costi in tutti gli scenari considerati; il Saggio di Rendimento Interno Economico risulta compreso tra un minimo del 9 per cento ed un massimo del 12 per cento. Il progetto preliminare quasi 40 metri, e l’Akashi, di 35,5), si articola in tre piattaforme ben distinte, come un trimarano, lungo però oltre tre chilometri: una ferroviaria a doppio binario, posta al centro, e due autostradali ai lati, ciascuna con due corsie di marcia più una d’emergenza e un’altra, indipendente, per la manutenzione e la sicurezza. Le tre piattaforme – cassoni in acciaio modellati nella galleria del vento – sono collegate fra loro attraverso un graticcio di travi trasversali portanti, una ogni 30 metri, alle quali sono fissate le funi verticali di sostegno. Si tratta del cosiddetto “impalcato ventilato”, una soluzione innovativa già sperimentata per il ponte sul Bosforo (1.090 metri di luce), che consente l'attraver- Il progetto messo a punto dalla Stretto di Messina Spa, con il contributo di numerosi esperti nazionali e internazionali, ha un’impostazione molto tradizionale, che ripropone lo schema classico del ponte a campata unica con impalcato appeso a due funi portanti – mediante una fitta serie di funi verticali (pendini) – sorrette da due torri collocate alle estremità del ponte e fissate a terra attraverso grandi blocchi di ancoraggio. Tutto però è di dimensioni enormi, a partire dalla campata di 3.300 metri (equivalente a 33 campi di calcio messi in fila l'uno dietro l'altro), ben più lunga di ogni altra struttura simile realizzata nel mondo (oggi il ponte più lungo è quello sullo stretto di Akashi, in Giappone, che ha Vista delle tre sezioni che lo compongono una luce libera di samento verticale del flusso d'aria e quin1.991 metri). di una drastica riduzione della resistenza aerodinamica della struttura al sollevamento da parte del vento. La presenza L’impalcato della ferrovia rappresenta un ulteriore eleL’impalcato, largo complessivamente 60 mento di novità: più sensibile alle variametri (altro record, visto che i più grandi zioni del piano del ferro (altrimenti si sono oggi il nuovo ponte sul Bosforo, di rischia il deragliamento), la si ritrova raramente nei ponti più lunghi (anche se a Sezione tipo dell’impalcato volte per motivi squisitamente trasportistici: ad esempio sull’Akashi la ferrovia non è presente – come sottolinea Pietro Ciucci – non tanto per problemi tecnici ma semplicemente per questioni legate al piano trasporti locale, che non riteneva necessario stabilire un collegamento ferroviario). Tutto l'impalcato è realizzato con componenti modulari in acciaio, saldati fra loro, dal peso complessivo di circa 66.500 tonnellate. 72 Quarry & Construction maggio 2004 &Sottosuolo Suolo Il sistema di sospensione Il sistema di sospensione portante è costituito da due coppie di cavi, collegati tra di loro ogni 30 metri da “collari” in acciaio ai quali sono fissati i pendini che sorreggono il sistema di travi. Ciascuno dei cavi portanti ha un diametro di circa 1,24 metri ed è realizzato assemblando 88 funi, dal diametro di 13,5 centimetri, ciascuna delle quali è a sua volta composta da 126 fili di acciaio dal diametro di 5,38 millimetri; in totale ogni cavo portante è costituito da 44.352 fili, realizzati in acciaio armonico trafilato e zincato a caldo per immersione. Lo sviluppo effettivo di questi cavi è di circa 5.300 metri, dei quali circa 3.000 per la campata centrale, 1.020 dalla torre all'ancoraggio Sicilia e 850 dalla torre all'ancoraggio Calabria. Nelle campate laterali si aggiungono due funi per ciascun cavo, per un totale di 45.280 fili per la campata Sicilia e 44.840 per la campata Calabria. Sistema di sospensione L'insieme dei fili dei cavi principali ha un peso complessivo di circa 166.600 tonnellate e dopo la posa viene compattato fino a raggiungere una forma circolare regolare e quindi sottoposto a un Sezione longitudinale e trasversale della torre trattamento superficiale che ne garantisce la protezione alla corrosione chimica, agli agenti atmosferici e ad altre azioni aggressive (un rivestimento che segue metodologie consolidate nella costruzione dei ponti sospesi ed è costituito da tre componenti: una pasta viscosa anticorrosiva che riempie gli spazi tra i fili più esterni dei cavi, un avvolgimento di filo di acciaio zincato di diametro 4 millimetri e infine una verniciatura). Le torri Le due torri sono alte oltre 380 metri (più della Tour Eiffel o dell'Empire State Building), larghe circa 90 metri alla base e rastremate verso l’alto, con una forma ottimizzata in galleria del vento, composte ciascuna da due piloni accoppiati di sezione ottagonale. Anch’esse sono completamente in acciaio, per un peso complessivo di circa 56.000 tonnellate per ciascuna torre, e composte da 21 conci di circa 17 metri d'altezza ciascuno – il primo dei quali è inserito nelle fondazioni per 12 metri – oltre a uno di sommità che accoglie le selle dei cavi portanti. La loro struttura è dimensionata per sopportare il carico trasmesso in sommità dalle due coppie di cavi, calcolato in 102.500 tonnellate sulla torre Sicilia e 98.800 tonnellate sulla torre Calabria. Quarry & Construction maggio 2004 75 Ancoraggi I blocchi d’ancoraggio cavi L’ancoraggio dei cavi, sui due lati del ponte, avviene con monumentali blocchi in cemento armato, uno di circa 328.000 metri cubi, sul lato Sicilia, e l’altro di circa 237.000, in Calabria. All'interno dei blocchi – dimensionati per assorbire il tiro di ciascuna coppia di cavi, stimato in circa 133.000 tonnellate – sono ricavate le camere di ancoraggio delle funi dei cavi portanti, ciascuna delle quali è fissata al calcestruzzo tramite un sistema di barre di precompressione. Franco navigabile I due blocchi sono diversi, sia per la morfologia che per la tipologia di terreno in cui si inseriscono: in Sicilia ghiaie leggermente cementate (Ghiaie di Messina) e in Calabria una roccia più consistente (conglomerato di Pezzo). Complessivamente, comprendendo tutte le fondazioni e le sottostrutture, l’insieme delle opere in cemento armato richiede oltre 830.000 metri cubi di calcestruzzo e circa 70.000 tonnellate di barre di acciaio di armatura. Canale navigabile 76 Quarry & Construction maggio 2004 Lo spazio fra l’impalcato e il livello del mare consente un'altezza libera per la navigazione (franco navigabile) adeguata al passaggio di navi anche di altezza eccezionale: al centro si trova una corsia larga 600 metri con un’altezza minima di 65 metri – in presenza delle massime condizioni di carico del ponte – dove possono transitare le navi con altezza superiore alla media, sotto controllo radar e radio da terra (sistema Vessel Traffic Service); lo spazio acqueo rimanente, ai lati della corsia centrale, è diviso in due corsie larghe 1.000 metri ciascuna, con franco minimo di 50 metri. &Sottosuolo Suolo I collegamenti STRETTO DI MESSINA SPA Per quanto riguarda i raccordi del ponte alle reti a terra, sono previsti circa 20 chilometri di strade e 19,8 di ferrovie, sviluppati prevalentemente in galleria; in Calabria si collegano al nuovo tracciato dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria (A3) e alla prevista linea AV Napoli-Reggio Calabria, mentre in Sicilia il collegamento è con le autostrade Messina-Catania (A18) e Messina-Palermo (A20) e con la nuova stazione ferroviaria del capoluogo. Le fasi di costruzione Il progetto preliminare prevede la costruzione del ponte in una decina di fasi principali, che culminano con il montaggio aereo e la saldatura dell’impalcato: • trattamento dei terreni, realizzazione dei blocchi di ancoraggio e delle fondazioni delle torri; • montaggio delle torri e predisposizione delle strutture e delle attrezzature per la realizzazione dei cavi (spinning); • spostamento della sommità delle torri mediante tiro da terra (tie-back), necessario per garantire la verticalità delle torri a ponte ultimato, e posa della fune pilota; • realizzazione delle passerelle di lavoro per la formazione dei cavi (spinning); • posa dei singoli fili paralleli fino a completamento del cavo, che viene poi compattato; • inizio della posa degli elementi di sospensione dell’impalcato (collari e pendini), completamento dei blocchi d’ancoraggio e realizzazione delle strutture terminali lato Sicilia e lato Calabria; • montaggio delle campate laterali dell’impalcato lato Calabria e lato Sicilia con trasporto via mare e sollevamento dai cavi; • montaggio della campata centrale dell’impalcato; gli elementi modulari prefabbricati vengono trasportati via mare e sollevati da apposite attrezzature poste sui cavi portanti; • dopo aver montato il modulo centrale e quelli presso le torri si procede su quattro fronti di avanzamento; con la progressione del montaggio il sistema raggiunge il suo assetto definitivo, si annulla la deformazione iniziale delle torri (tieback) e si effettuano le saldature di collegamento definitivo tra i vari moduli dell’impalcato; • completamento della campata centrale, con il montaggio degli ultimi due moduli, e completamento della zona a cavallo delle torri; • installazione degli arredi di piattaforma stradale e ferroviaria (frangivento, grigliati, armamento, pavimentazione e finiture); • finitura dei cavi principali (avvolgimento, trattamenti protettivi e rivestimenti), smontaggio passerella di servizio; • completamento degli impianti di segnalamento e controllo e messa in esercizio. Aspetti tecnici Del ponte si parla da sempre come di una realtà fantasma, tecnicamente non impossibile ma destinata ad essere continuamente procrastinata, saldamente presente in qualche modo nell'immaginario collettivo con connotati di cosa acquisita (alcuni decenni fa a Messina sono state venduta cartoline con fotomontaggio del ponte, che provocarono non pochi imbarazzi davanti alle richieste di visita rivolte da autorevoli tecnici stranieri). Da secoli tecnici italiani noti e meno noti studiano il problema, offrono soluzioni disparate, proiettano il meglio della fantasia e della sapienza ingegneristica su un'idea globale, frutto non solo di calcoli ma anche di filosofie differenti: si va dal riempimento del fondo marino per la costruzione di un istmo, al classico ponte sospeso, dal ponte a più campate ai tunnel sommersi o sotterranei. La prima vera svolta avviene alla fine degli anni Sessanta, con un Concorso internazionale di idee, promosso nel 1969 dall'Anas, per un attraversamento stabile viario e ferroviario dello Stretto. Al concorso prendono parte 143 gruppi concorrenti (di cui 135 italiani), che comprendono fra i più brillanti ingegneri strutturisti del periodo; due anni dopo il concorso si risolve senza vincitori, ma con l’assegnazione di un premio di 15 milioni di lire ciascuno a sei elaborati Particolare del modello con la parte inferiore dell’impalcato Quarry & Construction maggio 2004 77 Il modello in scala 1:60 durante le prove alla galleria del vento valutati vincitori ex aequo e un premio di 3 milioni ciascuno ad altri sei classificati secondi a pari merito. I primi sei sono i progetti Musmeci, Technital, Lambertini, Grant, Pavlo-Montuori, Gruppo Ponte di Messina; i secondi sei sono i progetti Nervi, Caltabiano, Maugeri, Parsons, Girola, Samonà. Il concorso proclama troppi vincitori, con soluzioni tipologiche molto diverse - dai ponti sospesi ai tunnel sottomarini - e non favorisce quindi un rapido passaggio alla fase operativa, ma consolida attorno all’operazione due filoni di ricerca, uno legato soprattutto all’Iri (favorevole all’attraversamento aereo) e l’altro all’Eni (favorevole al tunnel). Scelta di una tipologia Il vero risultato del concorso è la costituzione, nel 1971, con una legge del parlamento, di una Società di diritto privato, a capitale pubblico (51 per cento Iri-Italstat, 49 per cento suddiviso pariteticamente tra Anas, FS, Regione Sicilia e Regione Calabria) per lo studio, progettazione, costruzione ed esercizio (della parte viaria) di un collegamento stabile tra la Sicilia e il continente. Il fatto che all’origine ci sia una legge costitutiva impedirà poi l’abbandono del progetto, nonostante per vent’anni esso 78 Quarry & Construction maggio 2004 si trascini senza grandi risultati, tra alterne vicende politiche e burocratiche, fino all’inizio degli anni Novanta, quando si sceglie definitivamente la soluzione più spettacolare, quella di un ponte sospeso con un’unica campata di 3.300 metri, che ricalca schemi classici e consolidati, ma li sviluppa per dimensioni decisamente fuori dal comune e dello sperimentato. Da qui il dubbio, sollevato da molti esperti del settore, se sia opportuno riproporre lo schema classico senza introdurre elementi innovativi nella concezione strutturale. Questo perchè i nodi tecnici sono complessi, primo fra tutti – assolutamente determinante, molto più dei terremoti o dei possibili attentati – quello di come reggere alle spinte del vento, che portano a un’instabilità trasversale dell’impalcato dei ponti sospesi, e di come dare alla struttura una sufficiente rigidità torsionale per sopportare i fenomeni di autoeccitazione che si manifestano inevitabilmente per ogni profilo investito da una corrente fluida. Le spinte del vento Il dibattito su come affrontare il problema del vento è in corso da anni, a partire dal crollo del Tacoma Bridge, nel 1940 (quattro mesi dopo l’inaugurazione), che fece perdere fiducia nella tipologia di ponte sospeso e ne determinò una lunga stasi, risolta solo alla metà degli anni Sessanta con i successi del ponte sul Forth, in Inghilterra (1.006 metri di luce libera) e del Verrazzano Narrows di New York (1.298 metri), molto più rigidi della snella soletta del Tacoma. Nel campo della progettazione dei ponti sospesi di grande luce – ricorda Massimo Majowiecki – esiste oggi una divaricazione fra la soluzione di impalcato aerodinamico, “trasparente” al vento (la cui applicazione più recente è il ponte sospeso sullo Storebelt, in Danimarca, con luce centrale di 1.624 metri) e quella di impalcato con alta rigidità e conseguente alta resistenza all'azione del vento (come il ponte Akashi Kaikyo di 1.990 metri). Con la soluzione di impalcato rigido – continua Majowiecki – si ottengono le caratteristiche aerodinamiche per garantire l'efficienza e la stabilità a scapito di un maggiore peso e, conseguentemente, di un maggiore costo strutturale; con la soluzione “trasparente” si diminuiscono le azioni trasversali. In sintesi, il problema è resistere ai venti, sia quelli molto forti – nello Stretto di Messina possono raggiungere i 200 chilometri orari – che a quelli medi (il Tacoma è caduto per questo) senza che l’oscillazione della struttura provochi il mal di mare a chi la percorre, oppure costringa a chiuderla al traffico, specie ferroviario o, nel peggiore dei casi, porti a gravi rischi di stabilità strutturale, ad esempio ai giunti di estremità o sotto le torri, o a rotture a fatica nelle saldature dell’impalcato. Ponti stradali come quello dell’Øresund, in Danimarca, registrano decine di giorni di chiusura al traffico a causa del vento, ma anche un ponte pedonale come il Millennium Bridge di Londra (una passerella lunga 300 metri) è stato chiuso e sottoposto a pesanti lavori di stabilizzazione perchè oscillava a tal punto che le persone, oltre a spaventarsi non poco, accusavano malori e giramenti di testa. La soluzione per Messina Uno degli aspetti più interessanti e sfidanti della realizzazione dell’opera ri- &Sottosuolo Suolo punto di vista tecnologico, non si può guarda la fattibilità tecnica – ribadisce Validità delle simulazioni? escludere la presenza di fenomeni non Pietro Ciucci – perchè si tratta di un Fino a pochi anni fa un’opera come ben controllati da quel tipo d’indagine. ponte senza precedenti, con dimensioni questa era giudicata impossibile – ha Un esempio recente di questi limiti ridi gran lunga superiori a quanto mai puntualizzato Giorgio Diana, direttore guarda le prove eseguite alla galleria del realizzato fin ora ed è per questo che è della galleria del vento del Politecnico vento per la costruzione dello Storebelt stato necessario coinvolgere nel tempo di Milano, in un’intervista al Corriere – continua Majowiecki – che hanno foroltre cento tra i migliori ingegneri e della Sera del 16 maggio scorso – ma nito dati interessanti sulla risposta strutprofessionisti italiani ed internazionali. dopo due decenni di studi, prima in centurale e le relative azioni, ma sono stati Esperti che, con il loro lavoro, hanno pertri stranieri, danesi e canadesi e poi a poi contraddetti osservando le vibraziomesso al progetto di ottenere nel tempo il Milano (la nuova galleria del vento è ni verificatasi realmente nella prima parvia libera dai massimi organismi statali entrata in funzione da un paio d’anni) te dell'impalcato, quando il sistema di competenti: il Cipe, il Consiglio Superiosono stati compiuti importanti passi smorzamento non era stato ancora inre dei Lavori Pubblici, l’Anas e le Ferroavanti, con sperimentazioni sia sul mostallato, e quando si sono verificati venti vie di Stato, ma anche da voci internaziodello in scala completa sia sulle varie di intensità diversa da quella prevista nali come l’advisor indipendente Steinparti, che hanno permesso di definire nelle prove alla galleria del vento. man International del gruppo Parson. meglio il tipo di disegno da privilegiare: Del resto – ribadisce Majowiecki – il Oggi si può affermare – sostiene Ciucci una struttura capace di imbrigliare i flussi dibattito e i dubbi sulle scelte progettua– che tutti gli aspetti, dai più complessi ventosi trasformandoli, invece, in un li fra impalcato aerodinamico e impala quelli che hanno spesso attirato l’atelemento di stabilizzazione. cato ad alta rigidità risiedono principaltenzione del grande pubblico, come quelIl modello messo a punto per il ponte di mente nelle incertezze della modellali geo-sismici e del vento, siano stati messina – ha dichiarato Diana al Corriezione fisica del sistema e in particolare attentamente valutati e risolti. re della Sera – è stato di recente ripreso delle azioni, perchè ancora non si può Per gli aspetti aerodinamici, il ponte è dai giapponesi e gli algoritmi di calcolo valutare la sensibilità e il grado di affidefinibile come “disegnato dal vento”. sviluppati sono diventati un riferimento dabilità del processo globale di progetto Grazie alle caratteristiche aerodinamiinternazionale. e di analisi per i ponti di grandissima che del profilo alare esso dovrebbe resiIl problema però – rivela Massimo luce, per i quali il vento è senza dubbio stere a venti con velocità superiore a 216 Majowiecki – è che le prove e i modelli l'azione dominante. chilometri orari, anche se in oltre di laboratorio non rispecchiano pienaQuindi, se per il ponte di Messina si vent’anni di monitoraggi eolici, effetmente la realtà; sono fatte sicuramente registra una ventilazione che dà ottimi tuati dal centro meteo locale della Stretal massimo della conoscenza attuale, ma coefficienti aerodinamici, non vanno dito di Messina Spa, non è mai stata ragconsiderando le dimensioni del ponte, menticate – ribadisce Majowiecki – le giunta una velocità di vento superiore ai che comportano salti molto grandi dal particolari condizioni di turbolenza che 150 chilometri orari. possono creare problemi, da Massima attenzione è stata Il modello delle protezioni laterali del ponte, in scala 1:3, utilizzato per prove specifiche alla galleria del vento locali a globali; per questo, dedicata anche ai venti meprobabilmente, il ponte vendio-bassi (sotto i 70 chilotilato dovrebbe essere abbimetri orari) che per molti nato a una serie di schermaponti hanno rappresentato ture, di flap, di soluzioni una vera insidia. che permettano di aumentaGli anni di studi in galleria re l’affidabilità della strutdel vento hanno permesso tura. di portare il confort di attraAllo stesso modo si poteva versamento e la stabilità a aumentare l’affidabilità livelli ottimali; inoltre, il strutturale con un progetto profilo alare, sempre grazie che non riguardasse solo alle prove effettuate in gall’impalcato, ma anche il sileria del vento, consente un stema complessivo: la conregolare traffico anche in figurazione delle funi popresenza di forte vento. trebbe ad esempio essere In sintesi – dichiara Pietro impostata in un modo diffeCiucci – il ponte sarà aperto rente (magari con funi sta24 ore su 24 per 365 giorni bilizzanti o traenti, sotto il l’anno. Quarry & Construction maggio 2004 79 Particolare del modello in scala 1:60 ponte, come ipotizzato già negli anni Sessanta da Sergio Musmeci nel suo progetto presentato al concorso indetto dall’Anas). Alle conoscenze attuali le previsioni di spostamento per effetto del vento al centro del ponte sono dell’ordine di almeno 8 metri: è come se fosse un’amaca appesa – precisa Majowiecki – che oscilla a destra e a sinistra, e per tornare nella posizione iniziale impiega alcune decine di secondi. Il problema sismico Un altro aspetto non trascurabile riguarda la sismicità dell’area dello Stretto, colpita nel 1908 dal più forte terremoto mai subito a memoria d'uomo dall'intero bacino del Mediterraneo (stimato di magnitudo 7,1 della scala Richter), che ha raso al suolo Reggio Calabria e Messina (successivamente invase da alte onde di marea), causando oltre 80.000 morti. Per questo le strutture del ponte – secondo i progettisti – sono state studiate per resistere senza danni anche a un sisma con magnitudo 7,1 della scala Richter. Oltre 15 anni di studi in Italia e all’estero, anche grazie all’attività dell’Istituto Nazionale di Geofisica – ricorda Pietro 80 Quarry & Construction maggio 2004 Ciucci – hanno determinato il consolidamento delle conoscenze sul terremoto del 1908 e sulla faglia principale che lo ha generato: questo terremoto è stato unanimemente classificato come un evento estremamente raro, con probabilità molto basse di ripetersi, per diversi secoli (e il ponte è progettato per una Veduta del ponte da Santa Trada, in Calabria vita utile di 200 anni, ndr). Più precisamente, secondo gli esperti della società Stretto di Messina Spa, il potenziale sismogenetico dell’area dello Stretto non è in grado di produrre terremoti di magnitudo sensibilmente più elevata di quella considerata per il dimensionamento delle strutture e con un sisma di magnitudo 7,1, il ponte rimane in campo elastico, ossia non subisce danni, mantenendo quindi ulteriori margini oltre la soglia prevista. Inoltre le infrastrutture di collegamento al ponte, viadotti e gallerie, sono progettate con i più avanzati criteri antisismici, secondo i termini di legge. Del resto – puntualizza Ciucci – i più grandi ponti sospesi del mondo sono stati realizzati in zone ad altissimo rischio sismico, come Turchia, California e Giappone, proprio perché queste opere hanno una caratteristica insensibilità ai terremoti. Quanto ai movimenti verticali delle due coste, che l’Enea ha stimato recentemente in 0,5 millimetri l'anno sul lato Sicilia e 2 millimetri in Calabria, secondo gli studiosi determinerebbero leggeri impatti sulla struttura del ponte, superabili con normali interventi di manutenzione. Quanto ai movimenti oriz- &Sottosuolo Suolo zontali tra le due coste invece, si sa che la piattaforma africana si avvicina a quella eurasiatica al ritmo di 1 centimetro all'anno, provocando uno spostamento divergente anche di Sicilia e Calabria; l’effetto di questi movimenti è però nullo nell'area dello Stretto di Messina. L’unico movimento monitorato con certezza è quello verticale – ribadiscono i tecnici dell’Enea – mentre gli spostamenti relativi delle coste siciliana e calabrese, avvengono lentamente e sono, quindi, controllabili. Il problema dei giunti Il problema sismico – precisa Massimo Majowiecki – non riguarda tanto l’impalcato che ha un periodo molto alto ed essendo molto flessibile si adatta bene ai movimenti causati dai terremoti, quanto gli ancoraggi a terra e le basi delle torri: lì gli effetti dei terremoti devono essere studiati molto bene. In questo caso quindi il nodo critico è rappresentato dai giunti, come quelli alle estremità del ponte, che nel progetto originario, presentato nel 1992, raggiungevano una lunghezza di quasi sette metri, cosa non da poco se si considera – come ha affermato in varie sedi Franco Di Majo, già docente universitario al Politecnico di Torino ed ex componente della Delegazione dell’Alta Sorveglianza delle Ferrovie dello Stato – che già un giunto di un metro e mezzo rappresenta un problema, anche se risolvibile. Lo stesso problema è stato messo in evidenza nel 2001 dall’advisor Steinman, che ha sottolineato la necessità di approfondire questo aspetto, perchè richiede un progetto speciale. Il giunto previsto nel progetto del 1992 era una proposta di massima – rivela Pietro Ciucci – per risolvere una questione notoriamente complessa e difficile: in 15 anni di studi e ricerche però, come sono state ottimizzate altre problematiche, egualmente è avvenuto per il giunto. Il progetto attuale prevede un giunto di libera deformazione che rientra nei cosiddetti giunti ordinari, risolvendo ed elevando i livelli di affidabilità prestazionali richiesti per un’opera come il Ponte sullo Stretto. Assemblaggio strutture Tutta l’immensa struttura in acciaio del ponte – un totale di circa 350 mila ton- nellate (66.500 dell’impalcato, 166.600 dei cavi, 112.000 delle torri) – viene assemblata per saldatura. Questo procedimento è ritenuto – dai critici, come Franco Di Majo – meno costoso di quello con bullonatura o chiodatura a freddo, ma anche molto meno sicuro: tutti i modelli su cui sono state applicate sollecitazioni tipo di un sisma hanno mostrato rotture per fatica se saldati invece che bullonati, perchè la saldatura induce tensioni nell'impalcato che, sommate alle tensioni da carico, renderanno vulnerabile la struttura. Posto che le prove si fanno proprio per verificare i limiti di rottura, e quindi provvedere a ricalibrare il progetto, Pietro Ciucci afferma che le saldature previste reggeranno, tanto più che il progetto, aggiornato al 2003, ha tenuto conto di tutti i passi avanti compiuti a livello mondiale dalla tecnologia della carpenteria metallica. Inoltre – continua l’Amministratore delegato della Stretto di Messina Spa – le prestazioni di progetto sono state adeguate ai livelli previsti nelle realizzazioni dei grandi ponti sospesi costruiti nell’ultimo decennio, in particolare il ponte stradale e ferroviario di Tsing Ma a Hong Kong, con una campata di 1.377 metri, aperto al traffico nel 1997. Quarry & Construction maggio 2004 81 Impatto ambientale Violazione della normativa in tema di tutela dell'ambiente, con gravi carenze nella Valutazione di impatto ambientale e nella normativa sui lavori pubblici; gravi carenze del progetto in tema di studi sismici e di geotettonica, pesantissimi dubbi sulla sostenibilità economica del ponte, gravi errori procedurali e mancato coinvolgimento dei comuni interessati. Questi, in sintesi, sono i motivi per i quali alcune associazioni ambientaliste – Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, Legambiente, Wwf e Cesia – hanno presentato ricorso al Tar del Lazio, nel dicembre 2003, chiedendo l'annullamento della delibera Cipe che, il 1° agosto 2003, ha approvato il progetto preliminare per la realizzazione del ponte. Il ricorso è stato respinto il 18 Febbraio 2004, sancendo di fatto – come ha dichiarato Pietro Ciucci – che sono state rispettate le normative vigenti e che è stato presentato un progetto in linea con quanto richiesto dalla Legge Obiettivo, con particolare attenzione a tutti gli aspetti ambientali. È però evidente che un’opera di queste dimensioni ha comunque un impatto notevole sull’ambiente in cui si inserisce, sia durante la costruzione, per i cantieri e l’approvvigionamento di materiali che necessariamente dovranno trovare posto nell’area, sia per la dimensione delle strutture, come i piloni, i viadotti, le fondazioni e gli enormi blocchi di ancoraggio, inseriti in profondità nel terreno, per circa 50 metri. Assumono così rilevanza le scelte progettuali che si faranno per la tutela delle aree a delicato equilibrio ambientale, la salvaguardia delle falde sotterranee, l'analisi dei materiali di scavo in vista di un loro riutilizzo, l'adozione di opere per la riduzione del rumore, la mitigazione dell'impatto del ponte sul paesaggio. 82 Quarry & Construction maggio 2004 Evoluzioni del progetto Le progressive trasformazioni del progetto del 1992, fino all’ultima stesura del progetto preliminare, vanno lette anche in chiave di un miglioramento dell’impatto ambientale del ponte, che via via ha recepito – come sottolinea la Stretto di Messina Spa – le indicazioni venute da più parti. In fase di aggiornamento del progetto preliminare – ricorda Pietro Ciucci – sono state adottate nuove soluzioni tecniche, non necessarie dal punto di vista della fattibilità dell’opera, con l’unico obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e paesaggistico, e nell’ambito dello Studio di impatto ambientale è stata dunque sviluppata un’analisi (multicriterio) con l’obiettivo di verificare tali miglioramenti. L’ottimizzazione tecnica del progetto, insieme all’adozione delle più moderne tecniche di cantierizzazione, movimentazione e smaltimento dei materiali, ha determinato un significativo miglioramento dell’impatto ambientale – dell’ordine del 25 per cento - rispetto al progetto del 1992. A questo miglioramento – continua Ciucci - contribuiscono: - l’abbassamento del profilo del ponte di circa 11 metri, sul lato Sicilia, con conseguente riduzione di circa 400 metri del viadotto Pantano e inserimento di un tratto di circa 350 metri in galleria in sostituzione di un tratto a cielo aperto; - l’aggiornamento del sistema viario delle aree di esazione, sensibilmente ridotto sul lato Sicilia e completamente eliminato sul lato Calabria; - l’allaccio diretto del ponte con la futura linea AV, con l’eliminazione, rispetto al progetto del 1992, di circa 21 chilometri di gallerie; - l’eliminazione di circa 2.000 metri di viadotto sul totale dei tracciati. Cantierizzazione Per quanto riguarda l’impatto dei cantieri – sottolinea Pietro Ciucci – va detto che è stato risolto il problema delle aree di stoccaggio e di accumulo, che sono state individuate in luoghi remoti e comunque scarsamente abitati. Inoltre le aree di cantiere potranno essere progettate prevedendo una loro riqualificazione (indicazioni in questo senso sono già state avanzate dal Comune di Messina), così da renderle fruibili per la popolazione, valorizzando e aumentando il patrimonio infrastrutturale e dei servizi a disposizione della cittadinanza, come aree verdi, aree sportive, parchi attrezzati. I materiali provenienti dalle diverse lavorazioni e dagli scavi saranno collocati presso cave dismesse e preventivamente trattati (vagliatura, frantumazione e lavaggio) per il riutilizzo come inerte per conglomerati; la parte restante, circa 2/3, sarà utilizzata per rimodellare le stesse cave, con evidenti benefici paesaggistici e soprattutto senza alcun impatto sull’ambiente marino. Materiali di scavo L’aggiornamento del progetto preliminare – sostiene Ciucci – ha portato all’eliminazione, pressoché totale, dei trasporti via terra di materiali, mediante l’individuazione di vie alternative attraverso il mare, così da non interferire con la viabilità locale. Sul lato Sicilia in particolare, i materiali di scavo sono trasportati verso due pontili per l’imbarco: al cantiere Torre-Capo Peloro e al cantiere nell’area Deposito ferroviario. Per la movimentazione dei materiali – ricorda Ciucci – occorre distinguere tra le diverse opere da realizzare. Per le opere ferroviarie due “talpe” scavatrici (una per ciascuna canna ferroviaria) agiranno contemporaneamente, una dal cantiere in area Deposito ferroviario e l’altra dal cantiere Ancoraggio; in entrambi i casi i materiali estratti saranno trasportati attraverso la galleria realizzata. Per il cantiere Ancoraggio il materiale arriverà al pontile Capo Peloro con un trasporto ferroviario sopraelevato (da dismettere a fine lavori); per il cantiere area Deposito ferroviario il problema non si pone per la sua prossimità al &Sottosuolo Suolo pontile dello scalo ferroviario in disuso. Per le opere autostradali i materiali saranno trasportati agli approdi tramite l’autostrada di progetto; per un breve periodo di tempo, fino a quando i nuovi tracciati saranno effettivamente agibili, è previsto un sistema di depositi temporanei (stimati per eccesso), collegati da itinerari di servizio su strade secondarie. Approvvigionamento idrico L’approvvigionamento idrico dei cantieri viene segnalato spesso come ulteriore criticità del ponte, perchè si inserisce in una zona a perenne crisi idrica. Il progetto prevede una molteplicità di fonti: dalla rete idrica, compatibilmente con la disponibilità locale, ai pozzi (previa verifica della compatibilità idrogeologica), alle fonti autonome, autobotti, navi cisterna e dissalatori di acqua marina. Ma a parte il caso specifico va comunque preso atto che, come pubblicato nel numero di marzo 2004 della rivista, sembrano finalmente decollare almeno alcuni fra gli interventi previsti dalla Legge obiettivo e dagli Accordi di programma quadro (Apq) per la realizzazione di acquedotti e sistemi per l’irrigazione nelle regioni del Sud, e della Sicilia in particolare, così da rendere finalmente utilizzabili le risorse idriche già presenti sul territorio. Il caso Messina Una relazione tecnico-urbanistica del Comune di Messina sugli impatti delle opere previste per la realizzazione del Ponte sullo Stretto prefigura gravi dissesti ambientali, la trasformazione di aree abitate in cave e discariche, l’assoggettamento di interi comuni della Sicilia orientale ai cantieri del manufatto, intere colline sventrate, boschi che si trasformano in enormi discariche di inerti, viadotti e piloni innalzati su complessi edilizi ed impianti sportivi, persino un cimitero investito dalle colate di cemento armato; in sintesi, un territorio lacerato da decine di cantieri a cielo aperto, villaggi antichissimi devastati da tralicci e cavi d’acciaio, le arterie centrali di una città, già ostaggio dei mezzi pesanti, spezzate da gallerie e reti ferroviarie. A questo, oltre alle misure già indicate, la società Stretto di Messina Spa risponde che è un problema di opere compensative e che la fase progettuale non si è esaurita ma anzi, per legge, l’elencazione di questo tipo di opere è demandata al progetto definitivo. Inoltre, la Stretto di Messina, alla quale il Cipe ha confermato l’incarico di definire le opere compensative, è in costante dialogo con le amministrazioni locali ed è pronta a recepire le esigenze ed istanze provenienti Particolare della torre sul lato Sicilia, vista da Pantano grande dal territorio, compatibilmente con la fattibilità dell’opera. Un primo segnale di disponibilità in tal senso è giunto dal Cipe che in sede di approvazione del progetto preliminare, ha innalzato di circa il 50 per cento la quota di stanziamenti per le opere compensative fissandola a 130 milioni di euro; la Relazione tecnica del Comune di Messina – sostiene Pietro Ciucci – va proprio nella direzione del dialogo fra Amministrazioni locali e Concessionario, consentendo a quest’ultimo di conoscere con largo anticipo e approfonditamente le esigenze del territorio. In questo senso si inquadrano una serie di risposte specifiche che puntano a risolvere positivamente un serie di nodi critici, come ad esempio il caso del viadotto, denominato “Pantano”, che avrebbe dovuto poggiare le sue strutture su un’ala del cimitero del villaggio di Granatari: queste evenienza oggi è stata evitata perchè – sottolinea Pietro Ciucci – il progetto dei collegamenti non prevede più alcun tipo di interferenza con l’area e grazie all’abbassamento di 11 metri della quota di attacco del ponte sul lato Sicilia è stato possibile dimezzare di quattrocento metri la lunghezza del viadotto Pantano. Un altro esempio è la previsione di prosciugamento dei due bacini lacustri (i laghi di Ganzirri) della riserva naturale di Capo Peloro: la Stretto di Messina Spa assicura che questo prosciugamento, non avverrà, perchè le soluzioni progettuali per le fondazioni della torre sul lato Sicilia e del viadotto Pantano consentono lo svolgimento delle operazioni di scavo in assenza di venute d’acqua e quindi senza alcuna modifica del regime idrogeologico; inoltre è previsto un costante e continuo monitoraggio ambientale in fase di precostruzione, costruzione ed esercizio al fine di garantire l’equilibrio delle condizioni idrogeologiche non solo di Ganzirri, ma di tutta l’area interessata dall’opera. Quarry & Construction maggio 2004 83