Riqualificazione dell`Area delle Torricelle

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Riqualificazione dell`Area delle Torricelle
Analisi Storica e dello stato di fatto
Le gualchiere alle Torricelle
L'infittirsi delle relazioni fluviali nel territorio Veneto e il miglioramento delle tecnologie applicate all'idraulica provocarono, a Padova
come altrove, molti cambiamentinell'organizzazione del lavoro e un considerevole aumento delle strutture produttive legate all'acqua e
della popolazione che ci lavorava.
Un grande impianto di macinazione sorse al Ponte delle Torricelle, l'antico muilno Grendene: una decina di ruote macinavano il grano,
lavoravano la lana e venivano utilizzate per produrre l'olio. Nel 1342 Ubertino da Carrara profuse un particolare impegno nell'industria
tessile promuovendo la costruzione di nuove fabbriche di panni di lana e stabilendo l'esenzione da tasse e gravami. Egli concesse il
possesso di un terreno presso i molini del ponte delle Torricelle a due fiorentini
vi fabbricassero delle gualchiere per la lavorazione
dei panni di lana. Le gualchiere erano i luoghi attrezzati per la lavatura con acqua e sapone, o mediante una particolare terra argillosa, e
quando si aveva certezza che il panno avesse perso tutto il grasso, lo stesso veniva portato dalle Gualchiere per l'infeltrimento, destinato a
renderlo impermeabile.
Analisi
Lo Stato di Fatto
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Strada Doppio senso di marcia
Strada Pedonale
Strada a Senso Unico
Linea Tramviaria
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VIA SANTA CHIARA
VIA DEL PADOVANINO
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IL SOTTOPASSAGGIO DELLE GUALCHIERE
Costruito nel 1217
Attualmente l'edificio residenziale di recente ristrutturazione ha sostituito, pur ricalcandone le volumetrie, la Tesoreria dello
Stato costruita nel 1969. Essa a sua volta fu edificata proprio dove sorgeva l'antico mulino Grendene che ebbe origine dai mulini
fatti costruire nel 1208 dal
Jacopo di Andito Piacentino. Della vecchia struttura rimane ancora adesso, inglobata nel
nuovo edificio, questo antico passaggio coperto chiamato "delle Gualchiere", congiungente le Torricelle con La Riviera Ruzante. Le
gualchiere, dal quale la via prese il nome, erano macchine per la follatura e il lavaggio delle lane. A seguito degli interventi
urbanistici della seconda
del 900 e del tombinamento del Naviglio, questa si
a perdere la sua funzione originaria di
unico collegamento tra le Torricelle e la Riviera.
RIVIERA RUZANTE
RIVIERA TITO LIVIO
LA RIVIERA TITO LIVIO E IL TEATRO RUZANTE
Un tempo Contrada San Giorgio, prendeva il nome dalla chiesa del XII secolo, ora teatro Ruzante, divenne rinominata Riviera del Carbon e la denominazione
sopravvisse fino al tombinamento del Naviglio (effettuato nel 1958), lungo la cui riva si estendeva dal Ponte delle Torricelle a quello di San Lorenzo. Sino al VI
secolo d.C. l'attuale Riviera delimitava il corso del Brenta che dopo aver percorso le Riviere Mussato, Mugnai e Ponti Romani concludeva la sua ampia ansa con la
Riviera Tito Livio.
In epoca medievale dopo la scomparsa del Brenta (che fu deviato) la vita riprese attorno alla chiesa di San Giorgio, di probabile origine longobarda,che divenne
nel 1513 chiesa del Monastero delle monache Benedettine. Chiesa e convento, che appartenevano al cenobio Veneziano di San Giorgio Maggiore, si innestarono in
quest'area in cui le trasformazioni urbanistiche e architettoniche furono in ogni tempo intensissime. La chiesa aveva tre altari ma dell'originale struttura
architettonica scomparsa ogni traccia di arredo e la costruzione stessa appare notevolmente modificata. Il lotto compreso tra l'angolo sulla Riviera e Via del
Padovanino venne occupato in seguito da una casa Littoria, e la chiesa trasformata in teatro. Il prospetto su Riviera Tito Livio preceduto da un portico con volte
a crociera, mentre il resto dell'edificio antico
ancora leggibile in via del Padovanino dove rimane una cortina di mattoni a vista divisa da lesene in tre
campiture, con finestra a lunetta; nella parte alta sono invece presenti una triplice cornice e archetti pensili trilobati.
Catasto Napoleonico 1810-1811
Catasto Austriaco 1838-1845
VIA SANTA CHIARA
Catasto Italiano 1866-1869
RIVIERA TITO LIVIO angolo umberto primo
Catasto Italiano 1900
RIVIERA RUZANTE
Revisore: A. Rabacchin
Inquadramento
Territoriale
Prof. Enrico Pietrogrande
VIA SANTA CHIARA
VIA DEL PADOVANINO
Un tempo via dei Fusinari. La via era stata chiamata nel Settecento con questo nome
vi erano alcune botteghe di artigiani che
fabbricavano fusi, distinguendola dal restante tratto di Via S. Chiara. Come si
evidenziare dalla cartografia del Valle, Via del
Padovanino, fino al tardo Ottocento, rappresentava l'unico collegamento con la Riviera Tito Livio. Attualmente si ha invece un accesso
diretto da Via Santa Chiara, risultato degli sventramenti Napoleonici, che ha "sacrificato" l'importanza originaria della via.
Riqualificazione dell'Area delle Torricelle
VIA PADOVANINO
VIA SANTA CHIARA E L'OMONIMO CONVENTO
L'intero tratto stradale, fin dal 1400, era ricordato con il toponimo di "Contrada dei Veri Roti" (Vetri rotti),
qui si portava a
vendere il rottame di vetro. La formazione di via Santa Chiara
farsi risalire al XII secolo contemporaneamente alla costruzione
della chiesa e del monastero benedettino di S. Giorgio, posto in via del Padovanino in angolo con la riviera Tito Livio. Sul lato opposto si
il monastero francescano di Santa Chiara, che occupava quasi per intero il fronte meridionale della via. Denominato l' "Arcella
Nova", il venusto convento sorse nel 1304 e venne riedificato attorno al 1562 con l'aggiunta di una chiesa. La volumetria del complesso
giunto sino alla seconda
del Settecento rilevabile dalla pianta del Valle (1784), dove il nucleo conventuale segue l'ansa
del canale e appare disimpegnato da un grande chiosco mentre la chiesa era costituita da una semplice aula rettangolare dotata di
campanile e piccolo sagrato. L'attuale via pssedeva un unico collegamento con Riviera Tito Livio attraverso Via del Padovanino.
Tale situazione rimase inalterata sino agli inizi dell'Ottocento quando, per decreto di Napoleone vennero soppressi i due monasteri e il
convento fu trasformato in caserma della Guardia di Finanza. Attualmente nella stessa area sorgono la sede centrale della questura e
l'istituto tecnico P.F. Calvi.
Corso di Composizione Architettonica e Urban a 3
RIVIERA TITO LIVIO
VIA DEL PADOVANINO
Gli interventi urbanistici del Novecento
Negli ultimi mesi del 1957 l'amministrazione comunale di Padova decise che il tratto delle Riviere che si concludeva al ponte delle
Torricelle doveva essere tombinato per garantire la completa
al traffico automobilistico della via Tito Livio. Il progetto venne
assegnato all'Ufficio Tecnico Comunale che lo
alla giunta negli ultimi giorni del gennaio 1958. L'anno precedente il Consiglio
Comunale aveva
approvato
il tombinamento del secondo tratto del naviglio, dal Ponte Garibaldi a quello San Lazzaro.
Numerose furono le critiche di urbanisti, del Magnifico Rettore e di alcuni componenti della Giunta che tentarono invano di tutelare le
e salvaguardare gli edifici di valore artistico presenti sul canale. Negli anni sessanta, nonostante le opposizioni sempre
feroci,
una politica volta allo snellimento dell'intenso traffico cittadino che gravava nel centro storico e alla creazione di un nuovo asse di
penetrazione, obiettivo raggiungibile attraverso il tombinamento dell'ultimissimo tratto del Naviglio, quello che dai mulini delle Torricelle
correva verso via Luca Belludi. Il tombinamento dell'antico canale Naviglio, che si
nel volgere di quattro-cinque anni, fu una
delle operazioni che stravolsero il volto urbano di Padova.
Il progetto Tav.
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Al principio del XIII secolo l'importanza territoriale e la struttura fluviale di Padova era ben delineata. Nel centro urbano il Bacchiglione,
proveniente dal Bassanello, si divideva in due rami principali, il Tronco Maestro verso nord sulle tracce del vecchio alveo lasciato dal
Brenta dopo l'alluvione del 589, ed il Naviglio Interno verso est. All'intersezione un bivio dirigeva un ramo verso nord per ricongiungersi di
nuovo al Tronco Maestro nella zona dell'attuale Ponte Molino, e un altro principale proseguiva verso sud est, chiamato Canale di Santa
Chiara, verso il Pontecorvo ed infine i vari rami si riunivano nuovamente nei pressi dell'attuale Stanga. L'articolato traffico fluviale
richiedeva
di evolversi rispetto l'antico schema. Il primo tratto del Naviglio interno, detto anche delle Torricelle , all'altezza del
vecchio Castello di Ezzelino e dell'attuale Questura, quindi con tutta
uno scavo artificiale effettuato attorno all'anno 1000,
che creava un netto confine urbano, all'interno del quale la
medioevale, completamente circondata d'acque e con attorno una
pianura per buona parte paludosa,
risorgere dopo centinaia d'anni di abbandono e rovina. Esso sfruttava l'antico alveo abbandonato
del Brenta ricomponendo quel
di
un tempo disegnato da questo fiume. A distanza di pochi decenni si susseguirono
numerose altre realizzazioni.