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“EMITTENTI LOCALI E DIFFERENZE DI GENERE –
LA PAROLA ALLE DONNE”
Giugno 2013
Rapporto predisposto dall’IPRES
Gruppo di lavoro:
Serenella Molendini
Maria Pasanisi
Magda Terrevoli
Rocco V. Santandrea
Iary P. Goffredo
1
INDICE
1. INTRODUZIONE
3
2. I PRINCIPALI RISULTATI DEL PRECEDENTE PROGETTO
5
3. OBIETTIVI E METODOLOGIA DEL NUOVO PROGETTO DI
RICERCA
8
4. RISULTATI DELLA RILEVAZIONE PRESSO LE UTENTI
11
4.1 Nota metodologica
11
4.2 Emittente preferita e caratteristiche socio-demografiche
12
4.3 Tempi e modi di visione
19
4.4 Programmi e temi
27
4.5 Ruolo delle conduttrici
32
5. Il RUOLO DELLE GIORNALISTE NELLE EMITTENTI TELEVISIVE
LOCALI
38
5.1 I risultati dell’indagine sulle giornaliste
38
5.2 Focus Group
43
5.3 La sperimentazione del format - notizia
47
6. I PRINCIPALI RISULTATI A LIVELLLO DI UNIONE EUROPEA SUL
RUOLO DELLE DONNE NELL’INDUSTRIA DEI MEDIA
49
7. QUALCHE RIFLESSIONE CONCLUSIVA
54
ALLEGATO 1 – Appendice statistica al capitolo 4
61
2
1. INTRODUZIONE
La questione della rappresentanza e rappresentazione di genere nei programmi televisivi è un
tema di ricerca e di riflessione e materia di studio fra femministe e teorici della
comunicazione di massa, nonché oggetto di normative internazionali e nazionali, da quando,
nel 1995, con la Piattaforma di Azione, con cui si è conclusa la IV Conferenza mondiale delle
donne a Pechino sono state individuati – tra gli altri - due obiettivi strategici:
1. accrescere la partecipazione delle donne e permettere loro di esprimersi e accedere ai
processi decisionali nei media;
2. Promuovere un’immagine equilibrata e non stereotipata delle donne nei mass media.
Tali obiettivi prendono ancora più forza e consistenza grazie alla nascita dell’Osservatorio
europeo sulle rappresentazioni di genere (Febbraio 2011), messo a punto dall’Osservatorio di
Pavia che ha come compito un monitoraggio permanente sulla visibilità delle donne e degli
uomini in 15 testate giornalistiche televisive di Italia, Francia, Germania, Inghilterra e
Spagna.
Base di riferimento di rilevazione quantitativa è offerta dal Global Media Monitoring Project
(GMMP) - progetto che ha lo scopo di studiare come le donne e gli uomini sono rappresentati
nell’informazione. Nato nel 1995, in occasione della conferenza internazionale ‘Women
Empowering Communication’ - Bangkok 1994 -, il progetto si collega direttamente
all'obiettivo strategico della Piattaforma di Azione approvata dalle Nazioni Unite. In
occasione della quarta edizione del GMMP, (2009 – 2010) in cui sono coinvolti ben 127 paesi
del mondo (da tutti i continenti), l’Osservatorio di Pavia – che insieme all’Università di
Padova ne segue il coordinamento, ha promosso un progetto pilota focalizzato sul
monitoraggio delle TV locali da realizzare contestualmente al monitoraggio internazionale. Il
progetto, proposto a tutti i Co.Re.Com. d’Italia, è stato accolto e finanziato dai Comitati per le
Comunicazioni di quattro Regioni: Abruzzo, Calabria, Lombardia e Veneto. La direzione
internazionale del GMMP ha accolto con grande entusiasmo questo progetto pilota sia
3
promuovendolo via internet, sia stimolando gli altri paesi aderenti al GMMP a implementare
questo progetto pilota sul proprio territorio.
Sulla base di queste indicazioni, il CO.REC.COM Puglia si è fatto promotore lo scorso anno
di un progetto “Emittenti locali e differenze di genere”, che ha indagato su rappresentanza e
rappresentazione di genere nei programmi televisivi locali, dove per programmi televisivi, si è
inteso monitorare i notiziari ed i programmi di approfondimento giornalistico. Dall’analisi
sono stati i grandi network nazionali ed internazionali e le Pay TV.
L’obiettivo del suddetto progetto è stato pertanto quello di evidenziare come le emittenti
pugliesi riescono, attraverso l’informazione, a rilevare modelli coerenti con la dovuta
attenzione alle differenze tra uomini e donne o, al contrario, continuano a trasmettere una
rappresentazione ispirata a vecchi modelli e stereotipi condannando la figura femminile alla
marginalità sociale, politica ed economica.
Il presente progetto “Emittenti locali e differenze di genere – La parola alle donne”,
promosso dall’Ufficio Regionale della Consigliera di Parità della Puglia- anche all’interno del
più ampio Osservatorio sulla Comunicazione di genere istituito nel marzo 2011- e finanziato
da CO.REC.COM Puglia, trae spunto da quanto già indagato con il precedente progetto e si
propone di compiere un ulteriore passo in avanti verso una sempre più accresciuta
consapevolezza della necessità di esplorare il nesso fra adeguata rappresentazione femminile e
gradimento al fine di avviare in maniera efficace il processo di cambiamento auspicato: media
più consapevoli e capaci del loro ruolo nella costruzione di modelli sociali di donne e uomini.
4
2. I PRINCIPALI RISULTATI DEL PRECEDENTE PROGETTO
Il precedente progetto “Emittenti locali e differenze di genere”, attuato dal CORECOM
Puglia, si è posto l’obiettivo di rilevare come le emittenti pugliesi riescono a far transitare
attraverso l’informazione, modelli coerenti con le differenze tra uomini e donne, o al
contrario, continuano a veicolare una rappresentazione ispirata a vecchi modelli e stereotipi
condannando la figura femminile alla marginalità.
La metodologia utilizzata si è basata sul modello della ricerca effettuata dal Global Media
Monitoring Project. L’analisi è stata svolta sui notiziari trasmessi da 6 emittenti televisive
pugliesi, scelte in accordo con il CORECOM identificando quelle più rappresentative rispetto
al bacino di utenza in termini di audience e rappresentanza territoriale.
Sono state interessate sei emittenti televisive locali: ANTENNA SUD – Bari; STUDIO 100 –
Taranto; TRCB – Ostuni (BR); TELEFOGGIA srl – Foggia; TELENORBA – Conversano
(Ba); TELERAMA srl – Lecce.
La fascia oraria su cui è stato effettuato il monitoraggio è quella che va dalle 19 alle 24,
mentre l’ambito prescelto è quello dei notiziari e programmi di approfondimento ad essi
collegati.
La scelta della fascia oraria, di questa prima fase di indagine, è motivata dalla necessità di
verificare negli orari in cui le notizie sono fruite sia da donne che da uomini, come e da chi
viene veicolata l’informazione analizzando il genere a cui essa è rivolta e la presenza di
stereotipi all’interno della stessa.
Il periodo oggetto dell’analisi ha previsto due giornate di cui una festiva, in modo da
verificare l’andamento dell’informazione strutturata sul feriale e festivo.
La sintesi dei risultati, può essere espressa come segue:
1. Le donne sono risultate, in linea generale, fortemente sotto rappresentate nelle
notizie;
Si manifesta con una bassa percentuale di presenza di donne nei notiziari, siano esse le
5
protagoniste delle storie raccontate o persone intervistate a vario titolo. Questo dato ci ha
restituito un’immagine irreale del contributo di uomini e donne alla costruzione sociale e
condiziona il perpetuarsi di modelli femminili che spingono a fare riferimento privilegiato
ad altri ambiti di espressione come quelli legati allo spettacolo e all’intrattenimento
leggero. Le donne hanno sì, una qualche visibilità come giornaliste e/o conduttrici dei TG,
ma questo dato non sembra incidere in maniera significativa nei confronti della
sotto/rappresentazione.
2. Come autorità o esperte le donne non appaiono quasi mai nell’informazione.
La visibilità femminile, al contrario degli uomini, inclusi anche se non protagonisti diretti
degli eventi, dipende esclusivamente dal coinvolgimento diretto nei fatti di cui si narra.
Ma a volte neanche questo basta, in alcuni casi, dove i temi sono di prevalente interesse
femminile (la maternità, ad esempio), troviamo uomini che parlano per loro. Diretta
conseguenza di questo agire è l'assenza di una voce e l'omologazione ad un unico modo
di pensare se stesse ed il mondo, quello maschile.
3. Il punto di vista delle donne è raramente presentato sulle questioni che dominano
l’agenda del media come l’informazione politica e l’economia.
Una donna, per avere potere, ha solo due alternative: adeguarsi all’ordine corrente o
rinunciare ad agire. Inesistente è la possibilità di creare valore a partire da sé.
Conseguentemente si riscontra il perpetuare dell’idea che, nelle cose che davvero
contano, (politica ed economia, appunto) non esiste la possibilità di un altro punto di
vista, un punto di vista “differente”.
4. Sono ancora presenti palesi rappresentazioni stereotipate del femminile.
La figura femminile è ancora raccontata attraverso una visione sessista. Il sesso e il
crimine sono i classici mondi di riferimento dello stereotipo. La donna in posa sexy sulla
moto in esposizione per illustrare la crisi delle vendite è noiosa ripetizione di
un’immagine stantia: l’ammaliatrice, spalmata sul cofano, pezzo integrante della
6
macchina, carrozzeria umana. Come del resto le donne incluse prevalentemente in
articoli o servizi di cronaca che riguardano criminalità e violenza sono traccia resistente
ed indicativa di una sensibilità dell'informazione stereotipata verso le donne del “male”:
l’assassina, la complice.
Questi risultati hanno evidenziato l’importanza di una formazione alla cultura della differenza
indirizzato a chi opera nella comunicazione, in modo da sviluppare una ‘competenza’ di
approccio alle notizie rispettose del maschile e del femminile.
Questa competenza è oggi l’anello mancante per una corretta rappresentazione dell’immagine
femminile. Non basta una buona intenzione ad agire in questa direzione perché qualcosa
davvero cambi. Una formazione che assuma ulteriore consapevolezza nell'ambito
dell'informazione televisiva: in questo segmento i media agiscono sempre su un doppio
livello. Le immagini televisive sono il risultato potente di contenuti testuali ed elementi
simbolici ed un telegiornale non è mai solo una sequenza di notizie e di chi le esprime;
bisogna tener conto anche del “linguaggio”delle immagini.
Infatti, affinché transitino modelli coerenti con i cambiamenti che investono l’universo
femminile, sarà necessario che coloro che operano nell’informazione, sia nei ruoli più legati
alla redazione e al commento delle notizie che nei ruoli di squisita responsabilità tecnica,
siano dotati degli strumenti necessari a riconoscere e veicolare il cambiamento e che le utenti
siano capaci di cogliere gli stereotipi e chiedere una loro correzione.
L'intreccio delle due consapevolezze potrà avviare in maniera efficace il processo auspicato:
media più attenti, consapevoli e capaci del loro ruolo nella costruzione di modelli sociali di
donne e uomini.
Sulla base delle riflessioni emerse con il precedente progetto di ricerca si è impostato il nuovo
progetto di ricerca i cui risultati sono evidenziati nei capitoli successivi.
7
3. OBIETTIVI E METODOLOGIA DEL NUOVO PROGETTO DI RICERCA
L’obiettivo del progetto è stato quello di comprendere, attraverso un’indagine empirica, se
effettivamente le utenti dei canali televisivi locali siano in grado di cogliere gli stereotipi
presenti nell’offerta televisiva a loro rivolta ed adottare verso di essa un approccio critico e
distaccato verso i modelli esperiti nella loro fruizione televisiva.
L'analisi è stata condotta, inoltre, coinvolgendo coloro (donne) che operano nel campo
dell'informazione. L’approfondimento ha cercato di mettere a fuoco la loro consapevolezza o
non consapevolezza, nel rispondere o meno a stereotipi prestabiliti e ormai acquisiti, fornendo
interessanti spunti di riflessione che sono stati incrociati sia con i dati elaborati nella prima
fase, sia con quanto rilevato da parte delle utenti dei canali televisivi locali.
Verificare ed esplorare il nesso fra adeguata rappresentazione femminile e gradimento
potrebbe dare indicazioni utili su come avviare in maniera efficace il processo di
cambiamento auspicato: i media più consapevoli e capaci del loro ruolo nella costruzione di
modelli sociali di donne e uomini.
In sintesi gli obiettivi del percorso progettuale sono stati i seguenti:
! Mettere a valore i dati monitorati, integrandoli con le opinioni delle donne (operatrici
dell’informazione e pubblico);
! Coinvolgere le operatrici dell’informazione affinché si rendano loro stesse più
consapevoli e dunque portatrici di un nuovo modo di rendere fruibili le informazioni
tenendo ben presente il punto di vista delle donne, sradicando così stereotipi più o
meno consapevoli che attraverso di esse possono transitare;
! Coinvolgere le donne delle 6 province pugliesi in quanto potenziali utenti delle
emittenti televisive locali, rendendole attrici dell’auspicato cambiamento, attraverso
l’acquisizione delle loro opinioni, gradimento e suggerimenti;
8
! Mettere a punto un format televisivo, calibrato sui notiziari informativi ed
approfondimento, che sia attento e rispettoso delle questioni di genere.
Per il raggiungimento degli obiettivi progettuali, è stata attuata la seguente metodologia:
1. Messa a punto di un questionario da sottoporre alle operatrici dell’informazione delle
emittenti televisive della regione Puglia.
Per l'individuazione delle giornaliste si è tenuto presente il criterio di coinvolgimento
delle emittenti già analizzate nella prima parte del progetto, e cioè: ANTENNA SUD –
Bari; STUDIO 100 – Taranto; TRCB – Ostuni (BR); TELEFOGGIA srl – Foggia;
TELENORBA – Conversano (Ba); TELERAMA srl – Lecce; oltre ad un ulteriore
numero di emittenti individuate sul territorio regionale.
L'obiettivo di tale questionario è stato quello di rilevare la percezione da parte delle
giornaliste
circa
la
corretta
rappresentanza
e
rappresentazione
femminile
nell’informazione.
Una volta individuate un campione di giornaliste da coinvolgere, è stata strutturata una
lettera di presentazione del progetto, ed indirizzata alla mailing list unitamente alla
somministrazione del questionario.
Le aree di domande individuate sono state suddivise in 3 ambiti:
 Parte anagrafica
 Area stereotipi
 Valutazione impatto di genere.
La somministrazione del questionario è stata effettuata nel mese di marzo 2013.
Hanno partecipato alla somministrazione del questionario dieci giornaliste.
9
2. Incontri di approfondimento con le giornaliste
Sulla base dei risultati della rilevazione diretta attraverso i questionari
somministrati
sono
stati
successivamente
organizzati
due
incontri
di
approfondimento con le giornaliste che hanno partecipato alla rilevazione
attraverso la compilazione dei questionari; gli incontri si sono tenuti il 18 aprile ed
il 20 giugno 2013.
3. Elaborazione di un questionario da sottoporre alle potenziali utenti delle emittenti
televisive locali;
L'obiettivo del questionario è stato quello di rilevare il gradimento rispetto
all’informazione proveniente dalle emittenti locali e consapevolezza della
rappresentazione di genere attraverso la notizia.
La somministrazione dei questionari è avvenuta attraverso interviste telefoniche
e interviste in presenza.
Il questionario è stato articolato in cinque ambiti informativi:
 Emittente preferita
 Tempi e modi di visione
 Programmi e temi
 Ruolo delle conduttrici
 Parte anagrafica
La somministrazione del questionario ha riguardato solo le donne ed è stato
realizzato nel periodo marzo-maggio 2013. Sono stati raccolti 623 questionari.
10
4. RISULTATI DELLA RILEVAZIONE PRESSO LE UTENTI
4.1 Nota metodologica
Il progetto di ricerca “Emittenti locali e differenze di genere – la parola alle donne” ha
riguardato, relativamente alla parte di analisi dell’utenza, la somministrazione di 623
questionari a donne residenti in Puglia (almeno 100 in ciascuna delle sei province della
regione) che si sono dichiarate fruitrici di trasmissioni di emittenti locali. Le utenti sono state
selezionate con il metodo non probabilistico dell’adesione volontaria, fra coloro che hanno
dichiarato di visionare trasmissioni televisive su emittenti locali e che si sono rese disponibili
a rispondere alle domande del questionario.
Sebbene dunque, l’ampiezza del campione
selezionato sia sufficiente a conferire una buona attendibilità ai risultati dell’indagine, le stime
ottenute risentono inevitabilmente della distorsione sistematica dovuta alla non-casualità del
campione. La somministrazione dei questionari è stata avviata il giorno 2 marzo 2013 e si è
conclusa il 23 maggio 2013.
La compilazione del questionario è avvenuta secondo diverse modalità: in alcuni casi si è
trattato di un questionario in formato cartaceo consegnato direttamente e poi ritirato da parte
dei rilevatori dell’indagine (ciò è avvenuto per la gran parte dei questionari afferenti le donne
residenti nella provincia di Taranto), in altri casi il questionario è stato consegnato all’interno
di un file in formato word editabile da re-inviare, una volta compilato, tramite e-mail ai
rilevatori dell’indagine (modalità, questa, utilizzata per alcuni dei questionari afferenti le
donne residenti nelle province di Bari e Taranto) mentre nella maggior parte dei casi, è
avvenuta tramite la compilazione di un apposito modulo predisposto sul web il cui URL è
stato diffuso tramite la pubblicazione, da parte dei rilevatori dell’indagine, di annunci su siti
web (in particolare su quello della Consigliera di Parità della Regione Puglia), blog e social
network.
11
Si fa notare, infine, che in un’esigua minoranza di casi, i questionari sono risultati essere
compilati solo parzialmente: è per tale ragione che i totali riportati nelle successive tabelle
relative agli incroci fra due o più caratteristiche o opinioni indagate nel questionario,
potrebbero risultare inferiori al numero complessivo di questionari effettivamente raccolti.
4.2 Emittente preferita e caratteristiche socio-demografiche
Dei complessivi 623 suddetti questionari compilati, la provincia da cui ne sono pervenuti il
maggior numero è quella di Bari (109) seguita da quella di Lecce (107), mentre per la sola
provincia di BAT ci si è fermati al numero minimo richiesto (100).
Tab. 4.1 – Distribuzione provinciale dei questionari
Valori assoluti
%
Bari
109
17,5
BAT
100
16,1
Brindisi
102
16,4
Foggia
103
16,5
Lecce
107
17,2
Taranto
102
16,4
Totale
623
100,0
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Per quanto concerne la composizione socio-demografica del campione, la maggior parte delle
donne coinvolte nella rilevazione ha un’età compresa fra 25 e 44 anni (322 donne, il 51,7%),
il diploma come titolo di studio più elevato (313, il 50,2%), è nubile (310, il 49,8%), non ha
figli (391 donne, il 62,8%) e, con riferimento alla condizione professionale, è occupata (312,
50,1%).
12
Tab. 4.2 – Caratteristiche socio demografiche delle utenti
Classe di età
meno di 25 anni
25-44 anni
45-64 anni
65 anni e oltre
Mancate risposte
Titolo di studio
Licenza media o titolo inferiore
Diploma
Laurea e oltre
Mancate risposte
Stato Civile
Sposata/convivente
Separata/divorziata/vedova
Nubile
Mancate risposte
Figli
Senza figli
Uno
Più di uno
Mancate risposte
Condizione lavorativa
Occupata
In cerca di occupazione
Studia
Casalinga
Pensionata
Altra condizione
Mancate risposte
Totale
Valori Assoluti
136
322
149
12
4
%
21,8
51,7
23,9
1,9
0,6
59
313
238
13
9,5
50,2
38,2
2,1
258
48
310
7
41,4
7,7
49,8
1,1
391
78
139
15
62,8
12,5
22,3
2,4
312
116
106
66
18
2
3
623
50,1
18,6
17,0
10,6
2,9
0,3
0,5
100,0
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
13
Fra le emittenti regionali, Telenorba risulta ampiamente quella preferita dalle donne
intervistate con quasi la metà dei consensi, seguita da Antenna Sud. Tale prevalenza si
estende a tutte le classi di età in maniera abbastanza uniforme (dal 47,3% fra le 45-64enni al
50,4% fra le under 25enni) e a tutte le province ad eccezione di Lecce e Foggia (dove prevale
il gradimento per le reti localizzate sul proprio territorio ossia, rispettivamente, Telerama con
il 47,6% e Telefoggia con il 44,1%), con una punta del 67,7% di gradimento raggiunta nella
provincia di BAT.
Tab. 4.3 – Emittente televisiva locale preferita
Emittente preferita
Valore Assoluto
Telenorba – Conversano
Antenna SUD- Bari
Telerama – Lecce
Telefoggia – Foggia
Studio 100 – Taranto
Teleradio Città Bianca – Ostuni
Altra emittente
Di cui Rai 3
Telebari
Teleregione
Teleblu - Foggia
Telesveva
298
79
64
46
42
10
67
7
4
4
3
3
Altre emittenti
Altra emittente non specificata
Mancate risposte
Totale
41
3
17
623
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Tralasciando Telenorba, si può notare come Antenna Sud sia la rete locale che gode di
maggiori preferenze fra le donne delle fasce di età più giovani (17,8% fra le under 25enni e
14,6% fra le 25-44enni), mentre Telerama viene preferita nelle età più avanzate (25% fra le
ultra 64enni).
14
Tab. 4.4 – Donne per emittente preferita e classe di età (percentuali)
Emittente preferita
meno di
25 anni
17,8
Antenna SUD- Bari
Classe di età
25-44
45-64 65 anni
anni
anni
e oltre
14,6
5,5
16,7
Totale
13,1
Teleradio Città Bianca – Ostuni
1,5
1,6
2,1
0,0
1,7
Studio 100 – Taranto
8,9
5,5
8,2
8,3
7,0
Telefoggia – Foggia
5,9
9,1
6,8
0,0
7,6
Telenorba – Conversano
50,4
49,8
47,3
50,0
49,3
Telerama – Lecce
11,1
8,4
13,7
25,0
10,6
4,4
11,0
16,4
0,0
10,6
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Altra emittente
Totale
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Il livello di istruzione delle donne più giovani appare più elevato di quello delle donne
appartenenti alle classi di età più avanzate. Mentre, infatti, fra le 25-44enni la quota di donne
laureate è del 51,7%, fra le 45-64enni tale quota scende al 38,6% azzerandosi, addirittura, fra
le ultra 64enni.
Tab. 4.5 – Donne per classe di età e titolo di studio (percentuali e valori assoluti)
Titolo di studio
Classe di età
meno di 25 anni
25-44 anni
45-64 anni
65 anni e oltre
Totale
Licenza media
o titolo
inferiore
9,6
7,9
11,7
40,0
9,7
Diploma
77,8
40,4
49,7
60,0
51,2
Laurea e oltre
Totale
V.A.
12,6
51,7
38,6
0,0
39,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
136
322
149
12
619
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
15
Con riferimento alla condizione professionale attuale, come ci si poteva attendere, la maggior
parte delle under 25enni è impegnata in attività di studio (il 75,5% delle studentesse
appartiene a questa fascia di età), mentre è nella fascia di età successiva, da 25 a 44 anni, che
si concentra la maggiore partecipazione al mondo del lavoro, sia in termini di occupazione
(61,1%) che di una sua ricerca (65,2%) con le ultime due fasce di età, infine, da cui proviene
il maggior quota di pensionate (55,6% e 33,3% rispettivamente fra le 45-64enni e le ultra
64enni).
Tab. 4.6 – Donne per classe di età e condizione professionale (percentuali e valori assoluti)
Classe di
età
Condizione professionale
Occupata
Casalinga
Pensionata
In cerca di
occupazione
Studentessa
Altra
condizione
Totale
meno di 25
anni
8,7
1,5
0,0
23,5
75,5
0,0
21,9
25-44 anni
61,1
44,6
11,1
65,2
23,6
0,0
52,0
45-64 anni
30,2
46,2
55,6
10,4
0,9
100,0
24,1
0,0
7,7
33,3
0,9
0,0
0,0
1,9
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
311
65
18
115
106
2
617
65 anni e
oltre
Totale
V.A.
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
La quota di donne sposate o conviventi cresce all’aumentare dell’età, passando dal 3,7% fra le
under 25enni, al 45,1% fra le 25-44enni, al 65,5% fra le 45-64enni fino all’83,3% fra le ultra
64enni. Le donne nubili seguono, invece, un andamento opposto passando dall’essere il
96,3% fra le under 25enni, il 50,5% fra le 25-44enni, il 12,8% fra le 45-64enni e finendo con
l’annullarsi fra le ultra 64enni. I due terzi delle donne non più sposate (separate, divorziate o
vedove), infine, si concentrano fra le 45-64enni.
16
Tab. 4.7 – Donne per classe di età e stato civile (percentuali e valori assoluti)
Stato civile
Classe di età
meno di 25 anni
Sposata/
Separata/ divorziata/
convivente
vedova
Nubile
Totale
3,7
0,0
96,3
100,0
25-44 anni
45,1
4,4
50,5
100,0
45-64 anni
65,5
21,6
12,8
100,0
65 anni e oltre
83,3
16,7
0,0
100,0
Totale
41,8
7,8
50,4
100,0
V.A.
258
48
310
616
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Le caratteristiche familiari sono in stretta connessione con la condizione professionale delle
donne. La quota di donne occupate fra quelle sposate o conviventi e quella fra le donne non
più sposate è superiore, in entrambi i casi, di circa 20 punti percentuali rispetto a quella che si
riscontra fra le donne nubili (59,5% fra le donne sposate e 60,4% fra quelle separate,
divorziate o vedove, contro il 40,8% fra le donne nubili) e tale differenza si accentua
ulteriormente nel caso della presenza di un figlio (71,8%) piuttosto che nessun figlio (45,4%),
mentre nel caso di donne con più figli aumenta la quota di donne casalinghe (30,2% contro il
10,3% fra le donne con un figlio e il 3,3% fra quelle senza figli). La quota di donne in cerca di
occupazione, invece, è più che doppia fra le donne nubili (25,2%) rispetto a quelle sposate o
conviventi (11,3%), è ampiamente superiore anche rispetto a quella che si riscontra fra le
donne non più sposate (16,7%) e si riduce, in presenza di un figlio, dal 22,3% al 14,1%
arrivando al 10,8% per le donne con più di un figlio. Rappresentano un’eccezione, infine, le
studentesse che si trovano in condizione di essere nubili e senza figli: soltanto 5 studentesse
su 105 sono sposate o conviventi e solo una ha figli (nella fattispecie più di uno).
17
Tab. 4.8 – Donne per condizione professionale e stato civile (percentuali)
Condizione
professionale
Stato civile
Sposata/
Separata/
convivente
divorziata/ vedova
Nubile
Totale
Occupata
59,5
60,4
40,8
50,2
Casalinga
22,2
12,5
1,0
10,7
Pensionata
4,3
10,4
0,6
2,9
11,3
16,7
25,2
18,7
Studentessa
1,9
0,0
32,4
17,1
Altra condizione
0,8
0,0
0,0
0,3
100,0
100,0
100,0
100,0
In cerca di occupazione
Totale
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Tab. 4.9 – Donne per condizione professionale e numero di figli (percentuali e
valori assoluti)
Condizione professionale
Figli
Nessuno
Uno
Più di uno
Totale
Occupata
45,4
71,8
52,5
50,4
Casalinga
3,3
10,3
30,2
10,4
Pensionata
2,1
2,6
5,8
3,0
In cerca di occupazione
22,3
14,1
10,8
18,6
Studentessa
26,7
0,0
0,7
17,3
0,3
1,3
0,0
0,3
100,0
100,0
100,0
100,0
391
78
139
608
Altra condizione
Totale
V.A.
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
18
4.3 – Tempi e modi di visione
La maggior parte delle donne intervistate (381 donne su 623, il 61,2%) predilige guardare la
televisione nella fascia serale, indicativamente dalle 19 in poi, mentre con riferimento al
tempo trascorso a guardarla, in poco più della metà dei casi (327 donne, il 52,5%) esso non si
protrae oltre le 2 ore al giorno.
Relativamente meno frequenti sono, invece, i casi di donne che guardano la televisione di
pomeriggio (178 donne, il 28,6%) e di quelle che la guardano da 2 a 4 ore (248, il 39,8%),
mentre sono rari i casi di donne che prediligono guardarla di mattina (59, il 9,5%) o che la
guardano per oltre 4 ore al giorno (45, il 7,2%).
Tab. 4.10 – Tempi e modalità di visione
Fascia oraria più frequente di accensione del
televisore
Valore
%
Assoluto
Mattina (8-13)
59
9,5
Pomeriggio (13178
28,6
19)
Sera (19-24)
381
61,2
Mancate risposte
Totale
5
623
Tempo trascorso in media ogni giorno davanti
al televisore
Valore Assoluto
%
Meno di 2 ore
327
52,5
Da 2 a 4 ore
248
39,8
Più di 4 ore
45
7,2
0,8 Mancate risposte
3
0,5
623
100,0
100,0 Totale
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Le caratteristiche socio-demografiche delle donne influiscono sensibilmente su tempi e modi
in cui scelgono di guardare la televisione. Al crescere dell’età, ad esempio, aumenta la quota
delle donne che preferiscono vederla di mattina (dal 7,4% fra le under 25enni, al 9,4% fra le
25-44enni, al 10,3% fra le 45-64enni per esplodere al 25% fra le ultra 64enni) e che la
guardano per più tempo (la quota di ultra 64enni che la guardano per più di 4 ore è superiore
di oltre 11 volte a quella delle under 25enni, mentre nessuna delle donne di almeno 65 anni
dichiara di guardare la televisione per meno di 2 ore al giorno).
19
Tab. 4.11 – Tempi e modi di visione e classe di età (percentuali e valori assoluti)
Tempi e modi di visione
Mattina (8-13)
Pomeriggio (13-19)
Sera (19-24)
Fascia oraria più
frequente di
accensione del
televisore
Meno di 2 ore
Da 2 a 4 ore
Più di 4 ore
Totale
V.A.
Tempo trascorso in
media ogni giorno
davanti al televisore
Classe di età
meno di
45-64
65 anni e
25-44 anni
Totale
25 anni
anni
oltre
7,4
9,4
10,3
25,0
9,4
41,9
27,5
17,8
41,7
28,7
50,7
63,1
71,9
33,3
61,9
44,9
50,0
5,1
100,0
136
60,9
34,1
5,0
100,0
322
45,9
43,9
10,1
100,0
149
0,0
41,7
58,3
100,0
12
52,6
40,1
7,3
100,0
619
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Con riferimento al titolo di studio, invece, si può affermare che le donne con un’istruzione
superiore hanno una maggiore propensione a guardare la televisione nelle ore serali (68,2%
fra le donne laureate contro 35,6% fra quelle con titolo non superiore alla licenza media) e
dedicano meno tempo della giornata a guardarla: il 62,7% delle donne laureate guarda la
televisione per meno di due ore al giorno contro il 49,2% delle diplomate e il 37,9% di quelle
con titolo non superiore alla licenza media, mentre il 19% di queste ultime la guarda per oltre
4 ore al giorno, contro il 7,3% delle donne diplomate e il 3% di quelle con la laurea.
Tab. 4.12 – Tempi e modi di visione e titolo di studio (percentuali e valori assoluti)
Tempi e modi di visione
Fascia oraria più
frequente di
accensione del
televisore
Tempo trascorso in
media ogni giorno
davanti al televisore
Mattina (8-13)
Pomeriggio (1319)
Sera (19-24)
Meno di 2 ore
Da 2 a 4 ore
Più di 4 ore
Totale
V.A.
Licenza media o
titolo inferiore
13,6
Titolo di studio
Laurea e
Diploma
oltre
9,6
8,2
Totale
9,4
50,8
28,4
23,6
28,8
35,6
62,0
68,2
61,8
37,9
43,1
19,0
100,0
59
49,2
43,5
7,3
100,0
313
62,7
34,3
3,0
100,0
238
53,4
39,9
6,8
100,0
610
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
20
Con riferimento alla condizione occupazionale la sera è la fascia oraria di gran lunga preferita
dalle donne che lavorano. Le casalinghe e le studentesse sembrano avere le medesime
preferenze tra pomeriggio e sera. Le donne pensionate hanno una buona frequentazione nella
fascia mattutina.
Tab. 4.12 – Tempi e modi di visione e condizione professionale (percentuali e valori assoluti)
Condizione professionale
Tempi e modi di visione
Occupata
Fascia oraria
più frequente
di accensione
del televisore
Mattina (8-13)
Pomeriggio
(13-19)
Sera (19-24)
Meno di 2 ore
Tempo
trascorso in
Da 2 a 4 ore
media ogni
giorno davanti
Più di 4 ore
al televisore
Totale
V.A.
Casalinga Pensionata
In cerca
occupaz.
Altra
Studio condiz Totale
.
9,1
9,1
22,2
13,0
5,7
0,0
9,6
19,2
37,9
22,2
42,6
38,7
0,0
28,9
71,8
53,0
55,6
44,3
55,7
100,0
61,5
60,5
34,8
16,7
52,6
45,3
100,0
52,5
35,4
42,4
61,1
40,4
50,0
0,0
40,2
4,2
22,7
22,2
7,0
4,7
0,0
7,3
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
311
66
18
115
105
2
617
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Circa un quinto delle pensionate e delle casalinghe trascorre più di 4 ore davanti alla
televisione, mentre la maggior parte delle donne occupate trascorre meno di due ore.
Poco significativi appaiono, invece, a tale proposito, la presenza di figli e lo stato civile. Se
nel caso dello stato civile emerge solo una leggera prevalenza delle donne non più sposate in
termini di tempo trascorso nella giornata a guardare la televisione (il 12,8% la guarda per oltre
21
4 ore al giorno, contro l’8,9% fra le donne sposate o conviventi e il 5,2% fra le donne nubili),
per quanto riguarda la presenza di figli, invece, ove non presenti, come si è visto, aumenta la
tendenza a dedicarsi ad un lavoro; ove presenti, invece, la maggiore presenza a casa per la
loro cura non permette in ogni caso di dedicare ulteriore tempo alla visione di programmi
televisivi.
Tab. 4.13 –Tempi e modi di visione e numero di figli (percentuali e valori assoluti)
Tempi e modi di visione
Fascia oraria più
frequente di
accensione del
televisore
Tempo trascorso in
media ogni giorno
davanti al
televisore
Mattina (8-13)
Pomeriggio (1319)
Sera (19-24)
Meno di 2 ore
Da 2 a 4 ore
Più di 4 ore
Totale
V.A.
Nessuno
8,7
Figli
Uno
Più di uno
5,2
13,9
Totale
9,5
30,3
27,3
24,1
28,5
60,9
67,5
62,0
62,0
53,6
40,8
5,6
100,0
391
55,1
34,6
10,3
100,0
78
48,6
42,8
8,7
100,0
139
52,6
40,4
6,9
100,0
618
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Tab. 4.14 – Donne per “Tempi e modi di visione” e stato civile (percentuali e valori assoluti)
Tempi e modi di visione
Fascia oraria più
frequente di
accensione del
televisore
Tempo trascorso
in media ogni
giorno davanti al
televisore
Mattina (8-13)
Pomeriggio (1319)
Sera (19-24)
Meno di 2 ore
Da 2 a 4 ore
Più di 4 ore
Totale
V.A.
Stato civile
Separata/
Sposata/
divorziata/
Nubile
convivente
vedova
9,8
6,5
10,0
Totale
9,7
24,6
30,4
32,7
29,1
65,6
63,0
57,3
61,2
52,5
38,5
8,9
100,0
258
48,9
38,3
12,8
100,0
48
53,1
41,7
5,2
100,0
310
52,5
40,1
7,3
100,0
616
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
22
Le donne che lasciano il televisore acceso senza guardarlo sono il 60% del totale delle donne
intervistate. Questa tendenza è più accentuata fra le donne ultra 65enni (91,7%), fra le
pensionate e le casalinghe (72,7% e 69,7% rispettivamente), fra le donne con più di un figlio
(71%), con titolo di studio non elevato (77,6% fra le donne con titolo non superiore alla
licenza media, contro il 62,6% fra le diplomate e il 53,4% fra le laureate) e fra quelle separate,
divorziate o rimaste vedove (66%).
Fig. 4.1a – Televisore acceso senza guardarlo (% risposte positive per classe di età)
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Fig. 4.1b – Televisore acceso senza guardarlo (% risposte positive per condizione
occupazionale)
80
70
69,7
72,2
59,8
55,7
61,0
60
%
50
40
30
20
10
0
Occupata
Casalinga
Pensionata
In cerca di Studentessa
occupazione
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
23
Fig. 4.1c – Televisore acceso senza guardarlo
(% risposte positive per numero di figli)
(% risposte positive per titolo di studio)
77,6
71,0
80
70
57,8
80
57,7
50
50
40
%
40
30
30
20
20
10
10
0
53,4
60
60
%
62,6
70
Nessun figlio
Uno
Più di uno
0
Licenza media o
titolo inferiore
Diploma
Laurea e oltre
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Il 42,1% delle donne che dichiara di lasciare il televisore acceso anche senza guardarlo,
afferma di comportarsi in questo modo perché tenere semplicemente acceso il televisore fa
compagnia; mentre cause meno frequenti sono l’abitudine (25,2%), la capacità del televisore
di conciliare il loro sonno (19,8%) e la possibilità di far intrattenere così i propri figli mentre
si ha l’esigenza di sbrigare altre faccende domestiche (7,8%).
24
Fig. 4.2 – Televisore lasciato acceso senza gurdarlo – Motivazione – Valori %












Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Considerando le principali motivazioni (il televisore è tenuto acceso perche fa compagnia o è
per abitudine) si può osservare come la classe di età centrale (25-44 anni) è quella che
dichiara di tenere accesa la televisione per compagnia in misura minore rispetto alle altre
classi di età (38,8%) e per valori più contenuti in termini di atteggiamento abitudinario
(24,6%).
Fig. 4.2.a – Principali motivazioni per classe di età
50
47,1
45,9
45,5
45
38,8
40
36,4
35
30
27,1
25
24,6
24,1
25-44 anni
45-64 anni
20
15
10
5
0
meno di 25 anni
Mi fa compagnia
65 anni e oltre
É abitudine
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
25
Le donne casalinghe e quelle disoccupate e in cerca di occupazione sono quelle che
evidenziano valori superiori al 50% per le motivazioni alla compagnia, mentre le donne in
pensione sono quelle che esprimono valori più elevati in termini di atteggiamento
abitudinario.
Fig. 4.2.b – Principali motivazioni per condizione occupazionale
60
54,3
50,8
46,2
50
40
43,8
42,5
36,1
30,8
26,2
30
29,7
25,5
23,9
19,0
20
10
0
Occupata
Casalinga
Pensionata
Mi fa compagnia
In cerca di
occupazione
Studentessa
Altra condizione
É abitudine
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Fig. 4.2 c – Principali motivazioni
Per numero di figli
Per titolo di studio





































Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
26
Con riferimento al numero di figli le donne senza figli mostrano valori nettamente più elevati
(44,4%) per quanto riguarda l’utilizzo del televisore per avere compagnia, mentre quelle con
un figlio evidenziano valori più elevati (37,2%) in relazione alla motivazione di tenere
accesso il televisore senza guardarlo per abitudine.
Le donne con titolo di studio inferiore al diploma di scuola superiore esprimono un valore
superiore alla metà (51,1%) nel tenere acceso il televisore senza guardarlo perché fa
compagnia, mentre quelle con diploma esprimo un valore maggiore (29,9%) rispetto alle altre
nel tenere acceso il televisore senza guardarlo per abitudine.
4.4 – Programmi e temi
La tipologia di programma televisivo che le donne preferiscono guardare è di gran lunga
quella dei film (li vedono 425 donne su 623, il 68,2%), seguita dai notiziari (47,4%) e dalle
fiction (34,2%), mentre meno graditi risultano i reality show ( 12,2%), le soap opera (8,3%) e
i programmi sportivi (6,9%).
Fig. 4.3 – Programmi preferiti
80
70
68,2
60
47,4
50
40
34,2
30
29,9
29,4
26
20
12,2
8,3
10
6,9
Sp
or
t
op
er
a
So
ap
y
R
ea
lit
D
oc
um
en
ta
ri
In
tra
tte
ni
m
en
to
C
ul
tu
ra
Fi
ct
io
n
N
ot
iz
ia
ri
Fi
lm
0
27
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Con riferimento ai primi quattro programmi televisivi preferiti (film, notiziari, fiction e
cultura), si osserva che la tendenza delle donne a gradire la visione di film decresce al
crescere dell’età (dal 75,7% fra le under 25enni al 58,3% fra le ultra 64enni), mentre, viceversa, aumenta quella a gradire programmi culturali (dal 19,9% fra le under 25enni al 41,7%
fra le ultra 64enni).
Fig. 4.3a - Programmi preferiti per classe di età
80
75,7
66,8
70
60
47,8
50
39
40
30
20
65,1 65,8
26,5
34,9
29,5
34,231,4
58,3
41,7 41,7
33,3
19,9
10
0
meno di 25 anni
Film
25-44 anni
Notiziari
45-64 anni
Fiction
65 anni e oltre
Cultura
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Le donne con titolo di studio non superiore alla licenza media prediligono in particolar modo
le fiction, i reality show e le soap opera che, invece, riscuotono pochissimi consensi fra le
donne laureate (solo il 13,5% delle donne che le guardano è laureata) che prediligono, invece,
programmi culturali (47%) e notiziari (44,3%).
28
Fig. 4.3b - Programmi preferiti per titolo di studio
100,0
90,0
80,0
38,7
31,3
44,3
47,0
47,1
47,0
8,6
5,9
Notiziari
Cultura
Diploma
Laurea e oltre
70,0
60,0
50,0
40,0
30,0
53,4
52,6
20,0
10,0
0,0
8,7
Film
15,4
Fiction
Licenza media o titolo inferiore
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
I notiziari, inoltre, sono particolarmente apprezzati dalle donne occupate (il 58,2% delle
donne che li guarda è occupata) e molto meno dalle studentesse (11,6%) che, invece,
mostrano di gradire particolarmente i programmi di intrattenimento (21,4%). Anche le donne
senza figli guardano poco i notiziari (54,2%), mentre mostrano una predilezione superiore alla
media per i programmi sportivi (81%) e per i reality show (73,3%) entrambi poco graditi,
invece, dalle donne con più di un figlio (9,5% e 20%, rispettivamente) così come le soap
opera (17,3%), i programmi di intrattenimento (18,7%), i documentari (19,4%) e le fiction
(20,1%).
Le donne sposate o conviventi gradiscono in particolar modo i programmi culturali (50,3%) e
i documentari (47,8%) apprezzati anche dalle donne non più sposate (11,8%). Le soap opera,
infine, riscuotono gradimento particolarmente elevato fra le donne nubili (67,3%).
29
Il 58,9% delle donne intervistate dichiara che il fatto che un programma televisivo venga
condotto da una donna non le procura un coinvolgimento maggiore nel guardarlo, mentre il
69,5% riterrebbe, piuttosto, che vi sia l’esigenza di un programma che approfondisca meglio
le tematiche di interesse prettamente femminile. Tale esigenza è avvertita con particolare
intensità dalle donne molto giovani (76,3% fra le under 25enni), da quelle più anziane (75%
fra le ultra 64enni), da quelle con un titolo di studio non elevato (79,7% fra le donne con titolo
non superiore alla licenza media) e dalle pensionate (88,2%). Inoltre, per rimarcare
ulteriormente l’importanza di questa esigenza, c’è da considerare anche il 21,2% di donne che
non ritengono utile un nuovo programma che approfondisca le tematiche femminili, ma solo
perché pensano che vi siano già abbastanza programmi di questo genere.
Tab. 4.15 - Sarebbe utile un programma che approfondisca meglio tematiche femminili?
Valori Assoluti
%
Si
433
69,5
No, ci sono già abbastanza programmi di questo genere
132
21,2
No, non sarebbe utile
49
7,9
Mancate risposte
9
1,4
Totale
623
100,0
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Con particolare riferimento ai notiziari, il tema che maggiormente le donne vorrebbero che
venisse approfondito al loro interno è il lavoro (374 donne, il 60%) seguito dalla cultura (331,
il 53,1%) e dalla salute (268, il 43%), mentre ancora una volta è lo sport il tema che riscuote
meno consensi (31, il 5%).
30
Fig. 4.4- Temi di maggiore approfondimento nei notiziari in tv
70,0
60,0
60,0
53,1
50,0
43,0
40,0
34,5
30,0
25,4
17,3
20,0
16,4
12,2
10,0
5,0
0,0
Lavoro
Cultura
Salute
Attualità Scienza
Politica
Tempo
libero
Cronaca
Sport
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Per alcuni temi l’interesse delle donne si riduce drasticamente con l’età: è il caso della
politica, che dovrebbe essere maggiormente approfondita nei notiziari secondo il 20,6% delle
under 25enni e solo l’8,3% delle ultra 64enni, del tempo libero (16,9% e 8,3%,
rispettivamente) e della scienza (30,9% e 16,7%). Vice versa la cronaca dovrebbe avere
maggiori spazi di approfondimento all’interno dei notiziari secondo il 16,7% delle ultra
64enni e solo il 7,4% delle under 25enni.
Le donne con titolo di studio non elevato mostrano particolare interesse per sport e cronaca
(rispettivamente il 19,4% e il 13,5% delle donne che se ne interessano hanno massimo la
licenza media), mentre le donne laureate sono prevalenti fra coloro che si interessano di
scienza (45,2%), politica e cultura (44,8% entrambe) e quelle diplomate optano per l’attualità
(58%).
31
Fra coloro che mostrano interesse per lo sport sono particolarmente diffuse le studentesse
(35,5%) e le donne nubili (67,7%), mentre interessa poco alle donne occupate (29%) che
preferiscono altri temi come cultura (52,4%), salute (52,2%) e attualità (51,6%). Le
casalinghe e le donne con più figli, invece, preferiscono la cronaca (17,3% e 29,3%
rispettivamente) mentre mostrano poco interesse verso la scienza (4,4% e 18,8%). In generale,
inoltre, sebbene il numero di figli non sembri discriminare particolarmente le donne rispetto ai
temi che esse vorrebbero vedere maggiormente approfonditi all’interno dei notiziari, è
interessante notare come, fra coloro che si interessano al tempo libero, sia molto bassa la
quota di donne con più figli (13%) a favore di quelle senza figli (72%).
Aspetto cruciale della presente ricerca è certamente quello dell’opinione che le donne hanno
in merito all’attenzione che le trasmissioni televisive locali pongono rispetto al loro universo,
ai loro interessi e alle loro problematiche e a ciò che, secondo loro, dovrebbe essere
eventualmente fatto per migliorare tale rappresentatività.
A questo proposito emerge che, più che l’effettiva presenza di donne all’interno di programmi
televisivi, anche nel ruolo di conduttrici, sarebbe opportuna una maggiore attenzione alle
tematiche cruciali per il mondo femminile anche per coinvolgere maggiormente le donne
stesse alla loro visione.
Il 58,1% delle donne intervistate si dichiara indifferente rispetto all’ipotesi che le tematiche da
loro indicate come quelle che vorrebbero maggiormente approfondite all’interno dei notiziari,
vengano presentate da una donna, mentre solo il 22,6% di esse si dichiara soddisfatta dello
spazio che all’interno dei programmi televisivi delle emittenti locali, viene concesso alle
tematiche di interesse prettamente femminile e il 54,7% ritiene che una televisione più attenta
a queste tematiche potrebbe effettivamente coinvolgerla maggiormente (percentuale accanto
alla quale c’è da considerare anche il 25,5% di donne che si dichiarano incerte in proposito).
32
Tab. 4.16 - Le piacerebbe che i temi da approfondire nei notiziari fossero presentate da una
donna?
Valori Assoluti
Si
249
40,0
6
1,0
362
58,1
6
1,0
623
100,0
No
Indifferente
Mancate risposte
Totale
%
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Tab. 4.17 – Adeguata attenzione all’universo femminile nella programmazione televisiva
Ritiene che la vita, i problemi e i
Ritiene che una televisione
desideri delle donne siano
più attenta all'universo
adeguatamente rappresentati nei
femminile potrebbe
programmi televisivi odierni?
coinvolgerla maggiormente?
Si
22,6
54,7
No
52,0
18,6
Non so
23,3
25,5
2,1
1,1
100,0
100,0
Mancate risposte
Totale
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Anche se non sono emerse sostanziali differenze a tal proposito in funzione delle diverse
caratteristiche socio-demografiche analizzate, si può notare comunque, una soddisfazione
sensibilmente più elevata rispetto alla media riguardo allo spazio destinato dalle televisioni
33
locali alle tematiche di interesse prettamente femminile, da parte delle donne ultra 64enni
(33,3%), di quelle con titolo di studio non superiore alla licenza media (36,2%) e di quelle
con più di un figlio (30,1%), mentre si dimostrano, invece, più pessimiste a tal proposito le
donne laureate e quelle con un solo figlio (62,6% e 61,3%, rispettivamente, le quote di coloro
che non si ritengono soddisfatte).
4.5 – Ruolo delle conduttrici
Ad ulteriore conferma del fatto che la presenza effettiva di donne nei ruoli di conduzione di
programmi televisivi non viene ritenuto l’aspetto fondamentale per garantirne la piena
rappresentatività delle problematiche al loro interno, complessivamente il 79% delle donne
intervistate non giudica insufficiente la presenza di conduttrici fra i programmi televisivi,
ritenendola invece accettabile (61,3%); il 17,7% la ritiene addirittura rilevante.
Fig. 4.5 - Come giudica la presenza delle conduttrici nei programmi televisivi?
34
1,0%
20,1%
17,7%
61,3%
Rilevante
Accettabile
Bassa
Mancate risposte
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Sebbene in questo caso, nel complesso, l’opinione delle donne non vari in maniera
significativa a seconda dei caratteri socio-demografici rilevati, si può osservare che le donne
pensionate e le 45-64enni appaiono leggermente più critiche della media a tal proposito
ritenendo troppo bassa la presenza di conduttrici nei programmi televisivi locali,
rispettivamente nel 33,3% e nel 31,8% dei casi, mentre più ottimiste sono le 25-44enni
(15,1%) e le casalinghe (15,2%).
Fig. 4.6 – Giudizio sulla presenza delle conduttrici nei programmi televisivi per classi di età
35
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
Molto netta, appare l’opinione delle donne in merito alla caratteristica che una conduttrice
dovrebbe possedere per coinvolgerle e per risultare credibile o autorevole. I vecchi retaggi
culturali che, in televisione, volevano la donna relegata ad un ruolo di mero “abbellimento
estetico” del programma volto ad attirare ampie sacche di audience maschile (si pensi alle
trasmissioni di approfondimento sportivo), vengono con forza allontanati dalle donne di oggi:
soltanto 12 delle 623 donne coinvolte (l’1,9%), infatti, dichiarano che la caratteristica più
importante per una conduttrice televisiva è la “bella presenza”, mentre la stragrande
maggioranza del campione (440 donne, il 70,6%) ritiene che una conduttrice debba essere
soprattutto intelligente. Caratteristiche indicate con minore frequenza, invece, sono la
“simpatia” (119 donne, il 19,1%) e lo “stile popolare” (48 donne, il 7,7%).
36
Fig. 4.7 - Caratteristica che dovrebbe avere una conduttrice televisiva per coinvolgere le
utenti o per essere credibile o autorevole?
0,6%
7,7%
1,9%
19,1%
70,6%
Bella presenza
Simpatica
Intelligente
Stile popolare
Mancate risposte
Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta
La tendenza a ritenere importante soprattutto l’intelligenza in una conduttrice televisiva,
inoltre, cresce con l’età (passando dal 57,4% fra le under 25enni, al 73,1% fra le 25-44enni, al
79,1% fra le 45-64enni, fino all’83,3% fra le ultra 64enni) e con il livello di istruzione
(passando dal 46,6 fra le donne con titolo non superiore alla licenza media, al 64,4% fra le
diplomate, fino all’85,7% fra le donne almeno laureate), risulta particolarmente elevata anche
fra le donne non più sposate (85,1%) e raggiunge addirittura il 100% fra le donne pensionate.
37
5. Il RUOLO DELLE GIORNALISTE NELLE EMITTENTI TELEVISIVE LOCALI
5.1 I risultati dell’indagine sulle giornaliste
A partire dal mese di marzo 2013 e fino al mese di maggio 2013 sono stati stabiliti diversi
contatti con le giornaliste delle emittenti televisive regionali.
Il coinvolgimento delle giornaliste delle emittenti televisive regionali ha incontrato rilevanti
difficoltà soprattutto con riferimento alla situazione di crisi occupazionale che investe il
settore e la mobilità territoriale e lavorativa.
Per quanto riguarda il primo punto è da sottolineare che molte delle giornaliste interessate, a
causa della crisi contingente che ha dimezzato notevolmente gli organici delle emittenti,
hanno interrotto il loro rapporto di lavoro ed ora sono free lance o addette stampa per altri
organismi.
Circa il secondo punto è da sottolineare che diverse giornaliste coinvolte sono state interessate
da mobilità territoriale e/o lavorativa, con spostamento verso altre sedi esterne a quella
regionale e altre tipologie emittenti televisive di natura nazionale o extraregionale con sede
esterna alla Puglia.
Come già descritto nella parte attinente alla metodologia di lavoro, alle giornaliste coinvolte
sono state inviate mail esplicative del progetto, unitamente al questionario ed invito a
partecipare al Focus Group.
I questionari restituiti sono stati 10 e qui di seguito se ne elencano i risultati.
38
Profilo anagrafico
1. Emittenti di appartenenza
Antenna Sud
3
Studio 100 Taranto
1
Telenorba
2
Altro
4 (Rtg Puglia – Rai Puglia – free lance)
2. Fascia di età
25-44 anni
6
45-64 anni
4
3. Passaggio a mansioni superiori
Solo in 2 casi si sono registrati cambi di livello: passaggio da coordinatrice redazionale a
teleradio-giornalista, in questo caso dopo un periodo di 5 anni, e da redattore a capo
redattore dopo 9 anni.
Le restanti risposte danno come risultato o un ruolo immutato dall’avvio del rapporto di
lavoro, o un'interruzione dello stesso e dunque avvio dell’attività da libera professionista.
Stereotipi
4. Ritiene che all’interno della sua emittente sia importante il requisito della bella presenza
per le collaboratrici?
Le risposte si sono equivalse: 50% ha risposto di sì e l’altro 50% risponde di no.
Laddove la risposta era affermativa, si chiedeva di specificare quanto fosse giudicata
importante.
In 4 hanno risposto “abbastanza importante”, ed una “molto importante”.
39
5. Durante il colloquio di assunzione, le sono state fatte domande rispetto alla sua vita
privata che, a suo avviso, in qualche modo potevano incidere sulla scelta o meno della
sua candidatura?
La risposta delle 10 giornaliste intervistate, è stata negativa.
9. Utilizzo del linguaggio di genere all’interno dei TG
In quattro casi si afferma di utilizzare un linguaggio di genere all’interno dei TG, altri sei
casi confermano invece l’assenza totale di tale approccio metodologico. Di queste ultime,
quattro ritengono che l’introduzione del linguaggio di genere sarebbe una buona pratica da
introdurre, riconoscendone l’importanza di affermare il femminile nella declinazione delle
notizie.
10. Rappresentazione del punto di vista delle donne (come addette ai lavori) negli ambiti di
politica ed economia.
Sei giornaliste intervistate confermano la non equa rappresentazione delle figure
femminili autorevoli negli ambiti sopra indicati (soprattutto notiziari) mentre quattro
ritengono che vi sia una sostanziale parità con le figure maschili rappresentative degli
ambiti politici ed economici.
11. Fasce orarie e programmi dedicati al pubblico femminile
La fascia oraria dalle 8 alle 13 viene indicata da cinque giornaliste come prevalentemente
dedicata all’utenza femminile rispetto agli altri palinsesti; altre quattro giornaliste
indicano la fascia oraria pomeridiana dalle 13 alle 19.
Rispetto ai programmi, tre giornaliste affermano che non vi sono all’interno della propria
emittente specifici programmi dedicati al pubblico femminile. Le altre indicano
programmi di salute, bellezza, talk show e cucina.
40
6. Fra i suoi colleghi maschi, ha mai sentito affermazioni del tipo…? (possibili più risposte)
“…le donne dovrebbero stare in casa…”
4
“…ha fatto carriera grazie ad altre doti…” (riferito ad una collega)
3
“…ha tolto il posto ad uno di noi…” (riferito ad una collega)
“…le donne hanno difficoltà a prendere decisioni…”
“…le donne sono soggette a sbalzi di umore…”
6
7. Percezione del ruolo ricoperto
Anche per questa domanda le risposte si sono equivalse: il 50% ritiene di avere un ruolo
adeguato alle proprie competenze, mentre l’altro 50% lo giudica inferiore.
Valutazione dell’impatto di genere
8. Ritiene che la figura femminile sia sottorappresentata nei programmi di informazione
della sua emittente?
Per tre delle giornaliste intervistate la figura femminile è sotto rappresentata o comunque
non adeguatamente rappresentata, mentre le restanti sette rispondono di non intravedere
sbilanciamenti nella rappresentazione femminile nell’ambito dei programmi di
informazione.
Le motivazioni dalle tre giornaliste che ritengono che la figura femminile sia
sottorappresentata nei programmi di informazione delle emittenti, riguardano vari ambiti:
! il potere è da sempre in mano agli uomini e dunque anche l’informazione segue questa
logica;
! in un caso si registra la motivazione come attinente al fatto che la precedente direzione
era affidata ad una donna e questa posizione, una volta che è stata assunta da un uomo,
ha portato a ricalibrare il lavoro, su dettami e regole che attengono all’universo
maschile, in maniera anche eccessiva, forse perché in tal modo si pensava di ristabilire
41
un ordine “simbolico” in un contesto fino ad allora organizzato e pensato da una
donna;
! non vi è il riconoscimento (disvalore) delle competenze femminili e quindi si fa
fatica ad utilizzarle.
12. Programmi che piacerebbe produrre per l’utenza femminile nella propria emittente
Numerose le proposte in tal senso e tutte rigorosamente allo stato attuale assenti, come
proposizione di format improntati all’ottica di genere: imprenditoria femminile – cultura
di genere – politica – chi sono le donne di oggi che cambiano il Sud – violenza di genere –
conciliazione – medicina di genere – informazione calibrata sulle maggiori problematiche
femminili del territorio – le nuove tecnologie utilizzate dai figli.
13. Utilizzo di immagini stereotipate per la rappresentazione di modelli femminili e ricerca di
modelli autorevoli
Quattro giornaliste su sei affermano che l’emittente di appartenenza utilizza, in particolare
come immagini di repertorio, modelli stereotipati di donne (donne in pose sexy,
casalinghe, donne dedite allo shopping, etc.).
Questo punto è in collegamento con quello successivo che riguarda la consapevolezza di
quanto sia importante ricercare modelli femminili più autorevoli da proporre all’interno
dei notiziari.
In proposito, otto giornaliste su dieci hanno evidenziato l’importanza di proporre modelli
femminili più autorevoli. Pertanto, pur se sei giornaliste su dieci affermano che non
vengono utilizzate immagini legate a stereotipi consolidati, probabilmente si ritiene
comunque necessario individuare modelli che diano maggiore autorevolezza all’immagine
della donna che non sempre risulta adeguatamente rappresentata.
42
14. Formazione delle giornaliste sull’ottica di genere
Sei giornaliste su dieci concordano sulla necessità di attivare, all’interno delle emittenti,
un’azione formativa per operatrici/ori al fine di sviluppare una competenza di approccio
alle notizie, ai programmi, all’organizzazione dei palinsesti più rispettosa della
dimensione e delle caratteristiche del femminile e del maschile delle persone.
5.2 Focus Group
A seguito dell’analisi dei risultati emersi attraverso la rilevazione tramite i questionari, sono
stati organizzati due incontri tra il gruppo di lavoro e le giornaliste che hanno partecipato alla
rilevazione diretta. Il primo è stato convocato il 18 aprile 2013, mentre il secondo si è tenuto
il 20 giugno 2013, entrambi presso l’Ufficio della Consigliera regionale di Parità della Puglia.
E’ da sottolineare che, nonostante contatti diretti, inviti fatti per tempo e diverse
sollecitazioni, è risultato abbastanza difficile riuscire a coinvolgere un adeguato numero di
professioniste che, vuoi a causa dei pressanti impegni lavorativi o di imprevisti sempre
presenti nella loro attività, non hanno garantito un'adeguata presenza.
Complessivamente le giornaliste incontrate sono state quattro su dieci che hanno partecipato
alla rilevazione diretta.
Interessanti comunque gli spunti di riflessioni emersi durante i due incontri.
I temi su cui si è voluta concentrare l’attenzione, hanno riguardato:
! Valorizzazione delle competenze
! Il linguaggio di genere
! La formazione sull’ottica di genere
! I format televisivi da proporre per coinvolgere maggiormente l’utenza femminile.
43
Valorizzazione delle competenze
Unanime è l’opinione che l’attenzione, da parte degli uomini che lavorano nel mondo
dell’informazione, sia bassa.
Già 10 anni fa, nel corso di un dibattito sul giornalismo femminile, si lamentava la poca
possibilità da parte delle donne di avviare percorsi di carriera adeguati alle competenze
detenute, si evidenziava come le donne fossero relegate in una nicchia e attribuite unicamente
ai servizi di cucina, bellezza, moda e quanto solitamente identificabile con la sfera femminile.
A distanza di tempo, nulla o molto poco sembra essere cambiato in termini di valorizzazione
delle competenze, sebbene ora le donne che lavorano in questo settore siano numericamente
aumentate.
L’interpretazione dei ruoli all’interno delle redazioni presenta anche oggi serie difficoltà,
soprattutto quando ad essere a capo della redazione, è una donna: gli uomini hanno reali
difficoltà a prendere ordini da una persona di sesso diverso da loro, ed a riconoscerne il valore
professionale e di conseguenza adeguarsi a quello che gli viene detto.
Discriminazioni di genere esistono anche nella nomina delle commissioni d’esame per
l’iscrizione all’ordine, dove, pur richiedendo formalmente la disponibilità alle donne a farne
parte, di fatto tali commissioni sono fatte solo da persone di genere maschile.
Linguaggio di genere
Il linguaggio di genere assume un’importanza fondamentale, soprattutto quando si va ad
incidere su tematiche che attengono la sensibilità della persona e quindi necessitano di una
44
particolare attenzione nell’essere trattate. Viene citato ad esempio, un caso di stupro trattato in
cronaca, e definito da un giornalista come “ spiacevole episodio”…
Quindi non solo le opportune declinazioni al femminile laddove previste, ma anche una
predisposizione d’animo che ponga il giusto accento su temi emotivamente forti affinché la
notizia non venga trattata solo in stile gossip.
A volte la sensibilità rispetto all’utilizzo del linguaggio di genere, è carente anche nelle donne
che faticano a riconoscersi o ad utilizzare definizioni quali “direttora”, “coordinatora”,
“ministra”, “sindaca” come se tali termini portassero ad una perdita di autorevolezza del
ruolo.
Da parte degli addetti ai lavori (maschi), l’utilizzo di questi termini quando inseriti nei testi
delle notizie da presentare….vengono considerate come una “svista” e prontamente corretti.
Rispetto alla presentazione della notizia ed utilizzo di modelli femminili autorevoli, si rileva
che laddove vi siano donne che rappresentano il potere legato ai soldi, le redazioni si
muovono senza alcuna difficoltà per registrare la notizia coinvolgendo in maniera adeguata la
figura femminile di riferimento. Quando invece accade che si parli “solo” di questioni
femminili, l’attenzione cala in maniera esponenziale.
Nelle notizie di cronaca, viene confermato il meccanismo in base al quale si privilegia, nella
presentazione della notizia, l’attenzione al particolare che orienta verso la “televisione del
dolore” e che spesso viola il rispetto della persona non solo in quanto donna, ma anche in
quanto “minorenne” o comunque persona svantaggiata (si fa riferimento al delitto di Perugia
dove un'emittente locale è stata sanzionata perché ha mandato in onda riprese del cadavere
della ragazza, o ancora un suicidio in una scuola e l’attenzione maniacale data alla corda con
cui il ragazzo si è suicidato).
45
La formazione nell’ottica di genere
Per quanto fin qui evidenziato, viene avvertita fortemente la necessità di corsi di formazione
che vadano nella direzione di comprendere come il maschile ed il femminile hanno un
importante impatto sul linguaggio, sull’approccio culturale e sul riconoscimento di stereotipi.
Importante è la programmazione di format che coinvolgano in maniera più diretta le donne;
tale dato inoltre si incrocia perfettamente con quanto rilevato nelle interviste alle utenti (il
53% delle utenti intervistate ritiene che la vita, i problemi e i desideri delle donne non siano
adeguatamente rappresentati nei programmi televisivi odierni, mentre il 70,5% ritiene che
sarebbe utile un programma che approfondisca meglio tematiche femminili.).
Tutto questo porterebbe di sicuro nuovo impulso in termini di audience e quindi di crescita
dell’emittente, e riteniamo che in un momento di forte crisi come questo, sia in termini
economici che di valori, sia un aspetto da considerare anche come fortemente prioritario.
Format televisivi da proporre per un maggior coinvolgimento dell’utenza femminile
Uno degli obiettivi indicati nel progetto è quello di verificare e rilevare, appunto, come le
notizie trasmesse dai media, siano troppo spesso poco attente e rispettose nei confronti del
genere femminile, provando a dare delle chiavi di lettura che vadano nella direzione di una
nuova comunicazione, non distorta da approcci fintamente neutri, con un utilizzo di immagini,
linguaggi ed approcci che riescano a raggiungere in maniera corretta tutta l’utenza, sia
maschile che femminile.
L’idea è che, attraverso questa prima piccola sperimentazione, e nel prossimo futuro
parallelamente a corsi di formazione ad hoc, si riesca a fornire una "cassetta degli attrezzi",
indispensabile
per
chiunque
guardi
alle
professioni
comunicative
nell'ottica
dell'aggiornamento e della valorizzazione delle competenze.
46
5.3 La sperimentazione del format-notizia1
Lo studio appena concluso ha mostrato numeri e percentuali a conferma di quanto, ancora
oggi, la nostra informazione, si nutra di luoghi comuni e di stereotipi, di quanto proceda per
cliché che sottendono un modo di pensare, spesso negato, ma in realtà alla base del racconto
contemporaneo sulla donna e la sua storia in Italia.
Quello che segue è solo una delle tante osservazioni, effettuate con nuova consapevolezza,
che fuoriescono dalla lettura quotidiana dei giornali.
La sperimentazione che abbiamo voluto fare in questa fase progettuale, è stata quella di
provare a leggere fra le righe e commentare insieme alla giornalista Rossana Gismondi, un
articolo, sbattuto sulle pagine di alcuni giornali proprio in questo periodo. Non ne abbiamo
scelto uno trai tanti, o quello più rappresentativo ma il primo, l’immediatezza dell’azione
è indicativa di quanto lavoro ci attende.
“Sapevamo che c’è il giornalismo in ginocchio. Quello dal buco della serratura. Quello
compiacente, etc.etc. Tra i generi peggiori, tuttavia, non sapevamo – anche se, ce ne
rendiamo conto in ritardo, c’è sempre stato - ci fosse anche quello con la bava alla bocca.
Bava, in senso di libidine invidiosa.
Il giorno ……del mese di giugno 2013 su diversi quotidiani nazionali e locali è apparsa un
titolo: “ L’UOMO CHE EBBE LA BARDOT”.
Il fatto: è morto uno degli ultimi playboy, Gigi Rizzo che, negli anni 60-70 visse tra belle
donne e bei luoghi ( Saint Tropez nella fattispecie) gli ultimi scampoli della dolce vita. Pace
all’anima sua, evidentemente. Il problema non è lui: il problema per Magda ( e non solo per
Magda) è quell’“ebbe la Bardot”, intesa nel senso di Brigitte Bardot, mitica e bellissima
attrice, icona di fascino e glamour inimitabili.
1
A cura di Rossana Gismondi e Magda Terrevoli
47
Brigitte Bardot è ancora viva, intorno agli ottanta anni, ritirata nella splendida villa di Saint
Tropez, dedicata anima e corpo agli animali (evidentemente ha conosciuto fin troppo il
genere umano): dunque no, non è impagliata come un trofeo e appesa da qualche parte.
Perché quell’”ebbe” (che precede una mitragliata d’ammirata invidia libidinosa del defunto,
dipinto come un idolo a sua volta poiché sostanzialmente capace di portarsi a letto chiunque
desiderasse): in fondo in fondo, rappresenta Brigitte Bardot come uno scalpo da infilare sulla
lancia, una tacca sul calcio del fucile, la conquista più pregiata da segnalare nell’agendina.
Cosa vuoi che pensiamo che già non sia pensato da milioni di donne che, senza essere,
purtroppo Brigitte Bardot (era lei che conquistava e sceglieva, piuttosto) hanno
abbondantemente vissuto situazioni simili: tutto il peggio possibile, quindi nulla. Non si
combatte contro uno stato mentale tipicamente maschile: il tizio si è fatto la femmina
migliore, il tizio merita tutta la mia ammirazione e invidia. Certo: da donne vorremmo che un
simile maschio stesse lontano dalla nostra vita, poiché a questi stati mentali seguono,
verosimilmente, altri guasti.
Il problema accade quando queste situazioni si trasmettono a mezzo stampa: chi legge
potrebbe rimanerne “colpito e affondato” per sempre; e ritenere che una donna, fosse
persino la Bardot dei tanti sogni maschili, qualsiasi donna possa essere complementare
rispetto ad una conquista. La differenza credo, ormai avendo tanti capelli bianchi e avendo
avuto tanti colleghi maschi nelle redazioni, la fanno certo delle regole base che pure
sarebbero necessarie, per chiunque si cimenti con il linguaggio e con la comunicazione. Ma,
ahimé, soprattutto la fa la sensibilità di ognuno di noi, la raffinatezza nel porgersi all’altro,
la percezione che ognuno ha dell’altro sesso. Il rispetto, per dirla brevemente. Che, come è
noto, non si insegna e non si impara: si mostra e si trasmette, casomai.
Riuscirci, magari dalle pagine di un giornale, eliminando un linguaggio un po’ da reclute in
libera uscita, varrebbe sì una tacca da segnare sul calcio del fucile”.
48
6. I PRINCIPALI RISULTATI A LIVELLLO DI UNIONE EUROPEA SUL RUOLO
DELLE DONNE NELL’INDUSTRIA DEI MEDIA
I risultati della ricerca confermano sostanzialmente quanto è emerso da una recente analisi a
livello europeo2 sul ruolo delle donne che operano nel mondo dell’informazione all’interno di
processi decisionali delle organizzazioni dei media: TV, Radio, Giornali, sia a gestione
pubblica che privata. Per l’Italia sono state prese in considerazione 4 organizzazioni: Corriere
della Sera e La Repubblica (carta stampata), Rai e Mediaset (TV-Radio).
Si tratta del primo rapporto di analisi comparata, attraverso la costruzione di specifici
indicatori comuni, sulle posizioni decisionali delle donne nelle principali organizzazioni dei
media dei 27 Paesi Membri dell’UE e la Croazia, Paese di recente adesione. Il rapporto
propone i primi indicatori in materia di donne e media della Piattaforma d'azione di Pechino
del 1995.
Due sono i punti di forte criticità che emergono dall’analisi:
-
una significativa sottorappresentazione delle donne ai vertici del processo decisionale
delle organizzazioni dei principali media, nonostante le donne rappresentino il 44%
dell’occupazione del settore e il 68% dei laureati in giornalismo e informazione tra gli
occupati nel settore dei media;
-
un progresso troppo lento nell’implementazione di azioni e politiche orientate al
superamento di tali diseguaglianze nel settore dei media.
2
European Institute for Gender Equality (2013) “Advancing gender equality in decision-making in media
organisations”, Bruxelles.
49
Il rapporto propone tre indicatori principali per analizzare e monitorare le situazioni di
disuguaglianza nelle posizioni di vertice nelle organizzazioni dei media, in attuazione della
Piattaforma di Pechino del 1995:
1. Il primo indicatore riguarda la presenza delle donne ai vertici del processo decisionale
nelle posizioni strategiche ed esecutive delle organizzazioni dei media;
2. il secondo riguarda la presenza delle donne nei consigli-comitati decisionali ed
esecutivi delle organizzazioni dei media;
3. il terzo riguarda le politiche, le misure e attività esistenti all’interno delle
organizzazioni dei media orientate a promuovere condizioni di maggiore uguaglianza
tra uomini e donne nelle posizioni apicali del processo decisionale ed esecutivo delle
organizzazioni dei media.
Fig. 6. 1- Indicatore 1 – Percentuale di donne nelle posizioni apicali nei processi decisionali
strategici ed esecutivi nelle organizzazioni dei media pubblici e private - 2012
35
33
30
30
27
25
20
15
12
11
10
10
5
0
Pubblico
Privato
Italia
Totale
EU27
Fonte: European Institute of Gender Equality (EIGE), 2012
50
Fig 6.2 -. Indicatore 2: Percentuale di donne nei consigli/comitati decisionali ed esecutivi
delle organizzazioni dei media di natura pubblica e private - 2012
35
30
25
29
25
25
21
20
13
15
10
10
5
0
Pubblico
Privato
Italia
Totale
EU27
Fonte: European Institute of Gender Equality (EIGE), 2012
Con riferimento al primo due indicatore si può osservare come a livello nazionale la presenza
delle donne nelle posizioni apicali strategiche nell’industria dei media e appena all’11% del
totale, contro il 30% a livello medio dell’Unione Europea. Non si osserva una sostanziale
differenza tra organizzazioni di natura pubblica e quelle private.
Con riferimento al secondo indicatore si può come a livello nazionale la presenza delle donne
nei consigli/comitati decisionali ed esecutivi è leggermente superiore ai primi ma non supera
il 13%, contro il 25% a livello medio dell’Unione Europea.
51
Tab. 6.1 Indicatore 3 – Politiche, misure e azioni esistenti nelle organizzazioni dei media Italia – 2012
Politiche / azioni / misure
Politiche di pari opportunità (codice di condotta)
Politiche per la diversità di opportunità
Commissione pari opportunità
Politiche di contrasto in materia di molestie sessuali sul
luogo di lavoro
Dignità alla politica di lavoro
Politica in materia di congedo di maternità
Politica in materia di congedo di paternità
Consulenti in materia di molestie
Dipartimento per le pari opportunità
Dipartimento uguaglianze
Responsabile per le pari opportunità
Corriere
La
della
Repubblica
Sera
Rai
Mediaset
X
X
X
X
X
X
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X
Fonte: European Institute of Gender Equality (EIGE), 2012
Il terzo indicatore, evidenzia una modesta presenza di politiche ed azioni di promozione delle
condizioni di pari opportunità all’interno delle organizzazioni dei media prese in
considerazione.
Sulla base dei risultati contenuti in questo rapporto, il Consiglio dell’Unione Europea (20-21
giugno 2013) 3 ha adottato una conclusione dedicata all’avanzamento delle donne ai livelli
decisionali nei media, richiamando al rispetto degli obiettivi strategici di Pechino tutti gli Stati
membri dell’Unione, articolata su tre punti.
-
Attivare misure specifiche per sostenere l’avanzamento delle donne ai livelli
decisionali nei media, secondo il Patto Europeo per l’uguaglianza di genere 2011-2020
3
Consiglio dell’Unione Europea, "Advancing Women’s Roles as Decision-makers in the Media” conclusioni del
Consiglio 20-21 giugno 2013, Bruxelles
52
e la Strategia europea per le pari opportunità tra donne e uomini 2010-2015
nell’industria dei media.
-
Continuare a incoraggiare le imprese del settore a promuovere uguali trattamenti tra
donne e uomini in modo sistematico sui luoghi di lavoro;
-
Incoraggiare le organizzazioni dei media nel disegnare e applicare nei processi di
assunzione e nelle azioni di promozione criteri chiari e trasparenti in termini di pari
opportunità.
53
7. QUALCHE RIFLESSIONE CONCLUSIVA
Il precedente progetto di ricerca “Emittenti locali e differenze di genere”, attuato dal
CORECOM Puglia ha evidenziato alcuni aspetti che possono essere sintetizzati nei seguenti
quattro punti:
1. Le donne sono risultate, in linea generale, fortemente sottorappresentate nelle notizie.
2. Come autorità o esperte le donne non appaiono quasi mai nell’informazione.
3. Il punto di vista delle donne è raramente presentato sulle questioni che dominano l’agenda
del media come l’informazione politica e l’economia.
4. Sono ancora presenti palesi rappresentazioni stereotipate del femminile.
Il presente progetto “Emittenti locali e differenza di genere. La parola alle donne”, promosso
dalla Consigliera di Parità della Puglia con un finanziamento del CORECOM Puglia, trae
spunto da quanto già indagato e si è proposto di compiere un ulteriore passo in avanti verso
una sempre più accresciuta consapevolezza della necessità di esplorare il nesso fra adeguata
rappresentazione femminile e gradimento al fine di avviare in maniera efficace il processo di
cambiamento auspicato: media più consapevoli e capaci del loro ruolo nella costruzione di
modelli sociali di donne e uomini.
Gli obiettivi del progetto sono stati i seguenti:
1. Coinvolgere le donne delle sei province pugliesi in quanto potenziali utenti delle
emittenti televisive locali, rendendole attrici dell’auspicato cambiamento, attraverso
l’acquisizione delle loro opinioni, gradimento e suggerimenti. Sono state effettuate
623 interviste a donne utenti, rispettando il requisito di almeno 100 per ogni provincia.
54
2. Coinvolgere le operatrici dell’informazione affinché si rendano loro stesse più
consapevoli e dunque portatrici, di un nuovo modo di rendere fruibili le informazioni
tenendo ben presente il punto di vista delle donne, sradicando così stereotipi più o
meno consapevoli che attraverso di esse possono transitare. Sono state intervistate
dieci giornaliste di emittenti televisive locali e sono stati organizzati due incontri con
le giornaliste che hanno partecipazione alla rilevazione diretta tramite questionario.
3. Mettere a punto un format televisivo, calibrato sui notiziari informativi ed
approfondimento, che sia attento e rispettoso delle questioni di genere.
Le attività di ricerca si sono svolte nel periodo gennaio – giugno 2013.
Rispetto al primo punto i principali risultati emersi possono essere così sintetizzati.
Fra le emittenti regionali, Telenorba risulta ampiamente quella preferita dalle donne
intervistate con quasi la metà dei consensi, seguita da Antenna Sud, che purtroppo ha
definitivamente chiuso le attività nel mese di giugno 2013.
Rispetto ai tempi e ai modi della visione, la maggior parte delle donne intervistate (381 donne
su 623, il 61,2%) predilige guardare la televisione nella fascia serale, indicativamente dalle 19
in poi, mentre con riferimento al tempo trascorso a guardarla, in poco più della metà dei casi
(327 donne, il 52,5%) esso non si protrae oltre le 2 ore al giorno, con differenze importanti in
relazione alla classe di età, alla condizione occupazionale, al numero dei figli e allo stato
civile delle utenti.
Le donne che lasciano il televisore acceso senza guardarlo sono il 60% del totale delle donne
intervistate. Questa tendenza è più accentuata fra le donne ultra 65enni (per la maggior parte
pensionate) (91,7%), fra quelle con titolo di studio non superiore alla licenza media (77,6%),
fra le donne con più di un figlio (71%), fra le casalinghe (69,7%) e fra quelle separate,
divorziate o rimaste vedove (66%).
55
Il 42,1% delle donne che dichiara di lasciare il televisore acceso anche senza guardarlo,
afferma di comportarsi in questo modo perché tenere semplicemente acceso il televisore fa
compagnia.
La tipologia di programmi televisivi che le donne preferiscono guardare è di gran lunga quella
dei film (li vedono 425 donne su 623, il 68,2%), seguita dai notiziari (47,4%) e dalle fiction
(34,2%) e dai programmi culturali (29,9%), mentre meno graditi risultano i reality show, le
soap opera e i programmi sportivi (6,9%). Rispetto a questi dati medi, emergono differenze
importanti in relazione alla classe di età, alla condizione occupazionale, al numero dei figli e
allo stato civile delle utenti.
Il 58,9% delle donne intervistate dichiara che il fatto che un programma televisivo venga
condotto da una donna non le procura un coinvolgimento maggiore nel guardarlo, mentre il
69,5% riterrebbe, piuttosto, che vi sia l’esigenza di un programma che approfondisca meglio
le tematiche di interesse prettamente femminile.
Il 58,1% delle donne intervistate si dichiara indifferente rispetto all’ipotesi che le tematiche da
loro indicate come quelle che vorrebbero maggiormente approfondite all’interno dei notiziari,
vengano presentate da una donna, mentre solo il 22,6% di esse si dichiara soddisfatta dello
spazio che all’interno dei programmi televisivi delle emittenti locali viene concesso alle
tematiche di interesse prettamente femminile e il 54,7% ritiene che una televisione più attenta
a queste tematiche potrebbe effettivamente coinvolgerla maggiormente.
Ad ulteriore conferma del fatto che la presenza effettiva di donne nei ruoli di conduzione di
programmi televisivi non viene ritenuto l’aspetto fondamentale per garantirne la piena
rappresentatività delle problematiche al loro interno, complessivamente il 79% delle donne
intervistate non giudica insufficiente la presenza di conduttrici fra i programmi televisivi,
ritenendola invece accettabile (61,3%); il 17,7% la ritiene addirittura rilevante.
56
Con riferimento alle operatrici dell’informazione (le giornaliste), sotto il profilo degli
“stereotipi” non sembrano emergere particolari elementi negativi: una metà delle giornaliste
intervistate ritiene che il ruolo ricoperto nell'emittente non sia adeguato alle proprie
competenze e che non sia importante il requisito della bella presenza. Tuttavia, si ritiene
necessaria una maggiore valorizzazione delle competenze delle giornaliste nella
programmazione televisiva e della conduzione dei programmi, atteso che ormai le donne che
lavorano in questo settore siano numericamente aumentate, rispetto a soli 10 anni fa.
Tre su dieci sostengono che la figura femminile sia sottorappresentata nei programmi di
informazione della propria emittente, soprattutto perché si ritiene che il potere sia da sempre
in mano agli uomini e dunque anche l’informazione segue questa logica oppure non vi è il
riconoscimento (disvalore) delle competenze femminili e quindi si fa fatica ad utilizzarle.
Sei giornaliste su dieci confermano la non equa rappresentazione delle figure femminili
autorevoli negli ambiti di politica ed economia (soprattutto notiziari) mentre otto giornaliste
su dieci hanno evidenziato l’importanza di proporre modelli che diano maggiore
autorevolezza all’immagine della donna che non sempre risulta adeguatamente rappresentata
nei programmi.
E’ emersa la necessità di attivare un’azione formativa per operatrici/ori che vada nella
direzione di comprendere come il maschile ed il femminile hanno un importante impatto sul
linguaggio, sull’approccio culturale e sul riconoscimento di stereotipi.
Infine, è stato sperimentato un format di notizia che ha fatto emergere la necessità, per gli
operatori ed operatrici dell’informazione, di sviluppare una sorta di "cassetta degli attrezzi",
indispensabile
per
chiunque
guardi
alle
professioni
comunicative
nell'ottica
dell'aggiornamento e della valorizzazione delle competenze, che tenga conto delle differenze
del maschile e del femminile.
57
I risultati complessivi sembrano evidenziare una percezione non particolarmente preoccupante
in materia di programmi televisivi e linguaggio di genere con riferimento alle utenti.
Le donne utenti dei programmi televisivi di emittenti locali non ritengono fondamentale la
presenza effettiva di donne nella conduzione di programmi televisivi per affrontare le
tematiche femminili.
Piuttosto, viene evidenziata l’esigenza di realizzare programmi che approfondiscano meglio e
più in profondità le tematiche di interesse prettamente femminile.
Le utenti preferiscono guardare prevalentemente film, seguono i notiziari, le fiction e qualche
buon programma culturale.
La fascia oraria più frequentemente utilizzata e quella serale, ma spesso la televisione serve a
fare “compagnia”; molti l’accendono ma non la guardano.
Una maggiore problematicità affiora tra le operatrici dell’informazione televisiva, ma non
quanto ci si sarebbe atteso, se in effetti, non sembrano emergere particolari elementi negativi
sotto il profilo degli “stereotipi” nelle redazioni.
Tuttavia, si evidenziano situazioni di non adeguata rappresentazione della componente
femminile nei ruoli apicali delle redazioni delle emittenti televisive locali; una bassa
valorizzazione delle competenze specifiche delle operatrici dell’informazione televisiva; la
necessità di proporre modelli che presentino una maggiore autorevolezza dell’immagine della
donna nei programmi televisivi.
Questa percezione sembra trovare conferma in base ai risultati del primo rapporto a livello di
Unione Europea sul ruolo delle donne nelle posizioni apicali dei processi decisionali ed
esecutivi dell’industria dei media.
In questo contesto a conclusione della ricerca si propone un percorso formativo per gli
operatori/operatrici dell’informazione delle emittenti locali.
58
La formazione è un punto importante sottolineato anche di recente da Graziella Priulla
(2013),4 docente di sociologia a Catania, che attraverso una riflessione sugli stereotipi presenti
nella comunicazione, propone nuovi modi nei processi comunicativi per tener conto della
dimensione del maschile e del femminile per lo sviluppo delle potenzialità per ciascun
soggetto.
Che la formazione sia cruciale per colmare lacune della preparazione degli operatori/trici
dell’informazione è riconosciuto anche nella recente legge di riforma dell’Ordine dei
Giornalisti dove si prevede l’obbligo della formazione come attività permanente per tutti gli
iscritti, attribuendo anche crediti formativi.
E’ importante tener ben presente i due differenti punti di vista (maschio/femmina) perché solo
in questo modo si diventa fruitori/trici di una informazione vera, riconoscibile e
comprensibile, spogliata da stereotipi che condizionano, il più delle volte in negativo, il nostro
quotidiano.
Come afferma la giornalista Nella Condorelli: “Dopo la lunga stagione di smarrimento
d’identità per l’appiattimento sul “pensiero unico” che ha oscenamente amalgamato tv
commerciale e tv pubblica nel segno del “profitto”, garantito dall’assenza di qualsiasi
intervento legislativo atto a risolvere il conflitto d’interesse alle sue spalle – una questione
che rimanda direttamente anche al rapporto tra informazione e potere/poteri -, la finalità
della
mission
di
una
RAI
“rifondata”
non
può
che
essere
il
“Diritto
alla Conoscenza/Conoscenze”, leva per l’avanzamento e la crescita di una società di uomini
e donne, bene comune solidale, specialmente sensibile e attento al sentire delle generazioni
più giovani. Sono loro, il cuore e la responsabilità principale della riflessione sul nuovo
4
Graziella Prulla (2013) C'è differenza. Identità di genere e linguaggi: storie, corpi, immagini e parole. Franco
Angeli.
59
servizio pubblico radiotelevisivo, e la domanda da cui partire nel segno della Differenza è:
cosa vorrei per i miei figli e figlie ?” 5.
In questa direzione si è mossa anche l’associazione GiULiA (Giornaliste Unite Libere
Autonome) che ha stilato un vademecum per un’informazione priva di stereotipi di genere.
A livello regionale, pertanto, sembra indispensabile avviare una duplice iniziativa:
1. diffondere a livello di redazioni una sorta di garanzia per una paritaria e reale
rappresentazione
delle
donne
quando
si
parla
di questione
femminile
nell’informazione pubblica;
2. sviluppare contenuti e modalità formative attraverso un percorso condiviso tra gli
operatori/trici sia delle emittenti locali che della carta stampata per sviluppare
momenti formativi specifici.
La proposta che viene avanzata a conclusione di questo lavoro di ricerca va pertanto nella
direzione di tavoli di lavoro, seminari, laboratori, corsi di formazione che mettano insieme
gli/le operatori/trici dell’informazione per costruire tutti/e insieme una “cassetta degli
attrezzi” indispensabile per chiunque guardi alle professioni comunicative nell'ottica
dell'aggiornamento e della valorizzazione delle competenze.
La posta in gioco è l’effettiva applicazione del dettato costituzionale, che costituisce la
cornice principale di riferimento, laddove sancisce il “diritto ad informare ed essere
informati/e”, il ruolo della Repubblica nella rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono il
raggiungimento dell’uguaglianza, e la messa in atto degli strumenti necessari a garantire pari
opportunità a tutte e tutti, quale garanzia di eguali punti di partenza anche nell’accesso e
godimento di ogni diritto previsto.
5
Giornale on line “Articolo 21” del 24 giugno 2013
60
ALLEGATO 1 – Appendice statistica al capitolo 4
Fig. A.1 – Giudizio sulla presenza delle conduttrici nei programmi televisivi per titolo di
studio, stato civile, e numero di figli
61
Fig. A.2 – Giudizio sulla presenza delle conduttrici nei programmi televisivi per condizione
occupazionale.
62
Fig. A.3 - Caratteristica dovrebbe avere una conduttrice televisiva per coinvolgerla o per
essere credibile o autorevole per classe di età?
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Fig. A.4 - Caratteristica dovrebbe avere una conduttrice televisiva per coinvolgerla o per
essere credibile o autorevole per stato civile?
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63
Fig. A.5- Caratteristica dovrebbe avere una conduttrice televisiva per coinvolgerla o per
essere credibile o autorevole per titolo di studio
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Fig. A.6- Caratteristica dovrebbe avere una conduttrice televisiva per coinvolgerla o per
essere credibile o autorevole per numero di figli
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Fig. A.7- Caratteristica dovrebbe avere una conduttrice televisiva per coinvolgerla o per
essere credibile o autorevole per condizione occupazionale
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65