la missione del 10° Arditi per distruggere i ponti in Algeria
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la missione del 10° Arditi per distruggere i ponti in Algeria
ANTICIPAZIONI i Commando italiani Dietro le linee nemiche Febbraio 1943: una pattuglia del 10° reggimento Arditi viene sbarcata in Algeria per far saltare un viadotto strategico per le forze alleate che assediano gli italiani in Tunisia. Una missione di successo pagata a caro prezzo, come tante altre sconosciute vicende dei valorosi assaltatori italiani durante la Seconda guerra mondiale. Una storia dimenticata di sacrificio e vittorie che finalmente viene raccontata in un nuovo saggio di cui «Storia in Rete» anticipa un capitolo A Il teatro di guerra tunisino nel 1943. Gli incursori italiani furono impiegati in numerose missioni alle spalle delle linee alleate in Algeria e Tunisia di Daniele Lembo metà gennaio 1943 una pattuglia di paracadutisti della 101a compagnia, al comando del sottotenente Zoli, partì da Elmas (Cagliari) per attaccare il ponte di Eddous in Algeria. Agli inizi di febbraio, gli uomini del Decimo Arditi, invece dell’aereo, impiegarono tutt’altro mezzo per essere avvicinati all’obiettivo. Pochi infatti sono a conoscenza del fatto che la Regia Ma- STORIA IN RETE | 90 rina impiegò i propri sottomarini in numerose missioni di trasporto, sia di materiali sia di sabotatori da sbarcare alle terga delle linee nemiche. Il 2 febbraio 1943 il sommergibile Volframio ed il sommergibile Malachite imbarcarono a Cagliari due pattuglie di guastatori, composte ognuna da un ufficiale e una decina di uomini appartenenti alla 102a Compagnia da Sbarco del 10° Reggimento Arditi. Il Malachite, un sommergibile costiero della classe «600» serie Perla, comandato dal tenente di vascello Alpinolo Cinti, prese a bordo la squadra comandata dal sottotenente Bertolini. Il Volframio, invece, che era un sommergibile costiero della classe «600» serie Acciaio agli ordini del tenente di vascello Giovanni Manunta, imbarcò gli uomini al comando del tenente Betti. Le due unità di guastatori, destinate ad essere sbarcate sulle coste algerine, avevano come obiettivo la distruzione del viadotto ferroviario sull’Uadi Boudovaou (Squadra Bertolini) e il ponte di El Kjeur (Squadra Betti). Far saltare i due viadotti, chiaramente, avrebbe creato danni all’apparato logistico di rifornimento alla prima linea de- Aprile 2013 gli americani. Il comandante del Malachite, partito alle ore 20.30 del 2 febbraio 1943 dalla Sardegna, giunse in prossimità della costa algerina alle ore 3.00 del seguente giorno 5. Dopo qualche ore di attesa, la zona di sbarco venne individuata intorno alle ore 16.00. Questa coincideva con un punto a 8,5 miglia dal faro di Capo Matifou, nei pressi della fattoria San Salvatore sulla riva destra dell’Uadi Boudovaou. Da bordo il comandante Cinti, me- Aprile 2013 diante il periscopio, fece controllare al sottotenente Bartolini il punto di approdo, dopodiché si acquattò sul fondo. Il primo tentativo dimettere in mare i battelli, o meglio, volendo usare il temine tecnico, di «lanciare» i battelli, con a bordo gli uomini della 1943: una pattuglia di arditi paracadutisti italiani