design radicale

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design radicale
INCONTRI DI DESIGN
Incontri a cura di Alessandro Guerriero, Stefania Vaccari, Rachel Fincken, Monica Rivella e Fatima Bianchi.
DESIGN RADICALE
ITALO ROTA
ANDREA BRANZI
Andrea Branzi, architetto e designer, nato a Firenze nel 1938, dove
si è laureato nel 1967, vive e lavora a Milano. Dal 1964 al 1974 ha
fatto parte del gruppo Archizoom Associati, primo gruppo di avanguardia
noto in campo internazionale. Dal 1967 si occupa di design industriale
e sperimentale, architettura, progettazione urbana, didattica e
promozione culturale. E’ Professore Associato alla III Facoltà di
Architettura e Disegno Industriale al Politecnico di Milano.
STEFANO BOERI
Stefano Boeri, architetto, direttore della rivista Domus, è professore di
Urbanistica presso l'IUAV di Venezia e Visiting professor presso il Berlage
Institute di Amsterdam, ha fondato il gruppo di architetti-urbanisti
Multiplicity. Curatore di numerose mostre (Bordeaux, Bruxelles, Kassel,
Tokyo, Perth) e di volumi quali Mutations con Obrist e Koolhaas, ha
progettato installazioni sulla nuova condizione urbana per l'IFA di Parigi,
la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano. Le sue ricerche si
rivolgono alla rivisitazione dei territori urbani europei e delle forme con
le quali discipline diverse osservano e rappresentano la città
contemporanea.
IL RADICAL DESIGN ITALIANO
Le avanguardie radicali, nell'architettura
e nel design internazionali, si sviluppano
nel decennio 1965-1975.
La mappa mondiale vede
particolarmente interessati i seguenti
paesi: Austria, Italia, Stati Uniti ( New
York e Las Vegas ), Gran Bretagna,
Spagna, poi Belgio, Giappone,
Germania, Cecoslovacchia.
Le tematiche vertono attorno alla politica,
alla partecipazione, alla tecnica povera,
alla creatività individuale, all'oggetto
alternativo, alla morte,
all'antropomorfismo, alla vita alternativa.
Attorno al tecnologismo di Fuller e al
mito agreste della sua cupola geodetica
lavorano gli Archigram ( col mito della
Instant City ), Cedric Price, i metabilisti
giapponesi.
Attorno all'antropomorfismo, al
sessualismo e allo spiritualismo di
Kiesler lavorano Soleri, Bruce Goff,
Hollein, Pichler, gli Haus- Rucker.
E poi l'architettura politica del marxismo,
l'architettura monumentalista di Louis
Kahn, cui fa riferimento il Superstudio.
Altri nomi a cui si sono ispirate le
avanguardie radicali sono Schonberg,
Mahler, Kokoschka, Klimt, Musil, Freud,
Steiner, Hoffman, Ginzberg, Pasolini, il
teatro di Eugenio Barba e di Grotowsky.
Quanto alla mappa italiana il primo nome
da fare per importanza e per tempo è
quello di Ettore Sottsass con i suoi intuiti
cosmopoliti e di dimensione biblica; poi
gli Archizoom e Superstudio con le loro
lauree e la contestazione del '68 nella
facoltà di architettura.
Fondamentale è l'attività della rivista
Casabella dal '70 al '75; essa si pone
come griglia di riferimento strategico per
la progettazione radicale internazionale
e italiana, come centro di smistamento
di energie, come emittente di idee di
punta. Da ricordare gli editoriali di
Mendini col titolo "idee in letargo", le
"radical notes" di Branzi, la rubrica "Per
mancato arrivo dell'aeromobile" di
Sottsass, gli articoli di Raggi.
Si può dire che Casabella di quel periodo
rifletta concentrata l'intera storia
dell'architettura radicale italiana. Da
ricordare l'ultimo numero curato da
Raggi, il numero 441, cui seguì la
polemica per la defenestrazione della
redazione da parte dell'Electa Editrice.
esiste anche un sistema di riviste minori:
da ricordare "In" dell'epoca di La Pietra
e Pier Paolo Saporito e poi "Che" a
Napoli di Almerico De Angelis ed altre
minori riviste underground e politiche.
Da ricordare anche l'attività informativa
di Domus e Casa Vogue.
Le avanguardie radicali italiane svolgono
un'attività monoideologica e
monoculturale strettissima, con un
pubblico identificatissimo, in un ruolo di
opposizione. Il loro sistema molto
intrecciato di conoscenze e di
collaborazioni porta nell'anno 1973, alla
costituzione della Global Tools, libera
scuola per lo sviluppo della creatività
individuale cui hanno aderito
praticamente tutti i gruppi radicali italiani.
La Global Tools sviluppa alcuni seminari,
svolge molte discussioni, realizza due
seminari, è articolata in quattro sezioni:
costruzione, corpo, teoria, informazione,
sopravvivenza. Poco a poco si logora
in discussioni e si spegne.
Viene edito da Casabella il libro
"Architettura radicale" di Navone e
Orlandoni, con saggi di vari autori fra i
quali Celant, che riassume e collega i
principali momenti dell'attività radicale,
i collegamenti con l'arte povera e con
altri autori fra i quali Summa, Bartolucci,
la cultura bolognese.
L'attività si svolge fra élite, populismo,
complesso borghese, utopia letteraria.
Esiste un collegamento tanto stretto
quanto retorico fra la neo-avanguardia
e il sottoproletariato. Si presenta un
intrico un po' nevrotico di problemi
emblematici più che di soluzioni. Il
dibattito avviene attraverso il sistema di
culture minoritarie internazionali,
specialmente su Casabella, senza la
quale forse una serie di voci sarebbe
rimasta inespressa.
Le città con le quali si hanno contatti
sistematici sono: Vienna, New York, Los
Angeles, Barcellona, Napoli, Firenze,
Londra, Venezia, Milano, Torino.
Gli operatori sono giovanissimi e all'inizio
culturalmente emarginati.
Si lavora su certe massime: l'idea di
realizzare subito al vero delle utopie,
con una visione eretica dell'architettura
(per esempio i Cavart che costruiscono
direttamente le capanne). L'intenzione
di svolgere uno scardinamento, un
Italo Rota nasce a Milano nel 1953. Si
laurea al Politecnico di Milano in
architettura nel 1982.
Dal 1976 al 1981 é redattore della rivista
Lotus International. Nel 1980 firma con
Gae Aulenti i progetti per il Museé
D'Orsay e per il nuovo allestimento del
Centre Pompidou a Parigi. Nel 2001
realizza la Nuova mediateca di Anzola
dell’Emilia, Bologna. Nel 2000 progetta
e realizza la chiesa di Santa Margherita
Maria Alacocque in Tor Vergata (Roma),
come chiusura del Grande Giubileo. Nel
2001 in seguito a concorso internazionale
riceve l’incarico dal Comune di Milano
per la progettazione integrale del
complesso “Arengario Museo del
Novecento” in P.zza del Duomo a Milano:
realizzazione prevista fine 2005.
2001 per la municipalità di Lugano, CH,
sviluppa il progetto di immagine globale
e allestimenti interni del nuovo Casino'
Kursaal della citta'. Nel 2004 si inaugura
la nuova mediateca presso S.Sisto a
Perugia e i negozi per la firma Roberto
Cavalli a Miami, Mosca e Milano. Ha
ricevuto il Gran premio d’urbanistica a
Parigi nel 1994 e il premio della Landmark
Conservancy dello stato di New York nel
1996 e il premio “Città di Gubbio” nel
2002.
Dal 1996 accanto all’attività professionale
svolge una intensa attività didattica e di
visiting professor partecipando a
workshop e seminari presso il Politecnico
di Milano, la Domus Academy a Milano
la Facoltà di Architettura di Ferrara e il
Politecnico di Torino
terremoto disciplinare della composizione
architettonica, opponendosi alla
stilematica tradizionale ( per esempio
Pettena che realizza delle facciate di
ghiaccio). L'interesse per grandissimi
problemi di sopravvivenza fatti intervenire
direttamente nel progetto (per esempio
gli oggetti rituali di Gaetano Pesce, di
Mendini, di Raggi).
La no-stop city degli Archizoom come
ideologia politica, i monumenti del
Superstudio come soluzioni al problema
energetico, gli oggetti performance degli
UFO come vita alternativa, gli oggetti
disequilibranti di Ugo La Pietra. Il chiodo
fisso di recuperare la creatività delle
masse, il loro diritto ad esprimere e a
realizzare il loro ambiente, mettono in
crisi la funzione dell'architetto, del
tecnico, dello specialista (per esempio
Dalisi che progetta con i bambini del
sottoproletariato a Napoli, gli Strum che
progettano su istanze degli operai della
Fiat). L'idea di recuperare il lavoro
manuale nella progettazione con un
nuovo rapporto fra lavoro intellettuale
ed esecuzione, con la riproposta
dell'artigianato e del mestiere contro la
dialettica universitaria ( per esempio gli
architetti panettieri, calzolai, parrucchieri,
vasai nella Global Tools).
Il terreno su cui ci si muove è incerto e
labile, sono sabbie mobili, sono ricerche
condotte sul filo del rasoio di possibili
equivoci.
La parabola dell'architettura radicale ha
un grosso senso specialmente per la
forza delle immagini emesse e per la
lucida visione apocalittica delle difficoltà
per il futuro lontano dell'umanità. Ma si
Nato nel 1940, si laurea nel 1968 presso la
Facoltà di Architettura di Firenze dove svolge
attività didattica a partire dal 1973 e dove è
ora professore di Storia dell'Architettura
Contemporanea. Co-fondatore e co-ispiratore
alla fine degli anni '60 del movimento della
Architettura Radicale' e in seguito della 'Global
Tools' svolge, attività sperimentale intesa ad
eliminare confini disciplinari e rivisitare e
reinventare alfabeti e linguaggi. E' stato
chiamato dal Commissario della Biennale di
Venezia Architettura dove ha personalmente
curato la mostra 'Radicals. Architettura e Design
1960-1975'. Ha presentato per la prima volta
in Europa l'opera di Frederick Law Olmsted,
considerato il fondatore della moderna
architettura del paesaggio. Nel 1999 ha curato
un'ampia panoramica sulla 'Architettura
sperimentale 1969-1999' e la mostra
'Archipelago', presso il Palazzo Fabroni di
Pistoia. Come progettista, svolge la sua opera
per il restauro e recupero di edifici storici, per
la tutela del patrimonio artistico e architettonico
e per la riqualificazione di ambiente e territorio.
GIANNI PETTENA
tratta di una parabola, di una traiettoria.
Dopo gli anni '75 la ricerca si trascina
su un terreno sempre più intellettualistico
e consunto. Infatti dopo l'avvento delle
sinistre l'attività libertaria di una cultura
architettonica alternativa non ha più un
nemico visibile.
Si è nel bel mezzo di quel problema
degli intellettuali che hanno vinto le lotte
degli anni '70 e soffrono di disagio di
essere divenuti una maggioranza. La
lotta non è più fra destra e sinistra ma
tutta interna alle sinistre. Gli architetti e
i designer d'avanguardia nel momento
in cui entrano nei musei e vengono
acquisiti dalla cultura ufficiale cambiano
lavoro, si disperdono, seguono altre
strade.
Una notevole ripresa di interesse per la
materia, sotto un aspetto espressivo e
teorico del tutto rinnovato e sotto il
possibile nome di neo-radicalismo, è
data dall'attività che alla fine degli anni
'70 ruota attorno allo Studio Alchimia di
Milano di Alessandro Guerriero, cui
collaborano De Lucchi, Mendini,
Navone, Branzi, Sottsass.
Ricerche e lavori sul decoro e sul banale
condotti anche da Raggi e Puppa
(mostre e scenografie) e teorizzati e
diffusi sulle riviste Modo e Domus.