Nieddu.Georgia - Università degli Studi di Milano
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DIPARTIMENTO DI STUDI INTERNAZIONALI, GIURIDICI E STORICO-POLITICI DIPEO OSSERVATORIO SUL DIRITTO PUBBLICO DEI PAESI DELL’EUROPA CENTRO-ORIENTALE La Georgia verso il cambiamento geopolitico e costituzionale Elena Nieddu “Per la prima volta nella storia del nostro Paese, il popolo georgiano fa dei passi in avanti, si muove verso “elezioni democratiche””, è questa la frase pronunciata dal miliardario filorusso Bidzina Ivanishvili, l’attuale Primo ministro georgiano nonché leader della coalizione “Sogno georgiano”, risultata vincitrice alle elezioni politiche dello scorso 2 ottobre. I georgiani sembrano voler cambiare aria. Ancora una volta ha preso il sopravvento il desiderio di creare una Repubblica basata su una sorta di democrazia “perfetta”, desiderio che nel corso della storia geopolitica georgiana si è più volte manifestato ma con scarsa fortuna. Per capire l’evoluzione politica della Georgia, ovvero il passaggio dalla Repubblica exsovietica ad una democrazia di stampo europeo, è utile fare un breve excursus storico relativo, in particolare, ai vari cambiamenti di governo. In seguito alla caduta dello zar, nacque la prima Repubblica georgiana indipendente in cui i socialdemocratici (menševiki) che, nel 1918, costituivano la maggioranza al potere, sostenevano il fantomatico socialismo democratico marxista, una specie di “utopia” che in quel periodo andava di moda. Nel 1921, però, la nuova Repubblica si frantumò a causa dell'incorporazione della Georgia nell'URSS. Uno spiraglio di luce si ebbe circa settant'anni più tardi, con la caduta dell'Unione Sovietica e con la nascita della seconda Repubblica indipendente che, dal 1995 al 2003, fu guidata da Eduard Shevardnadze, ex ministro degli esteri nell’URSS di Gorbacev. Nel 2003, un gruppo di riformisti, di cui faceva parte anche l'attuale presidente, Michail Saakashvili, si oppose ai risultati delle elezioni che, ancora una volta, affidavano la fiducia al governo in carica. L'accusa di broglio elettorale spinse i georgiani a scendere in piazza e a dare il via alla cosiddetta Rivoluzione delle Rose, una sorta di rivoluzione democratica non violenta. Tale 1 DIPEO - Osservatorio sulle fonti www.dipeo.unimi.it 19 dicembre 2012 DIPARTIMENTO DI STUDI INTERNAZIONALI, GIURIDICI E STORICO-POLITICI DIPEO OSSERVATORIO SUL DIRITTO PUBBLICO DEI PAESI DELL’EUROPA CENTRO-ORIENTALE avvenimento comportò l'instaurazione di un Governo provvisorio che durò fino al 2004, anno in cui Saakashvili vinse le elezioni con una maggioranza schiacciante. Difatti, ottenne circa il 97% dei consensi. Iniziò, così, un’era all'insegna di campagne liberali mirate, in particolare, alla lotta alla corruzione e all’avvicinamento all’Europa. Infatti, da questo momento, cominciò il cosiddetto “cammino verso l’Ovest”, mediante la modernizzazione del sistema giuridico, economico e democratico del Paese nonché mediante alcuni accordi con l’UE, come ad esempio quello di Associazione UE–Georgia. Saakashvili esponente del Movimento Nazionale Unificato vinse anche le elezioni successive del 2008 e rimarrà in carica fino a ottobre 2013, ossia fino alle prossime elezioni presidenziali. Sulla base di queste considerazioni, le recenti elezioni sono da considerarsi particolarmente importanti non solo in merito al cambiamento della maggioranza in Parlamento ma, soprattutto, per la questione relativa al cambiamento della forma di governo. Tale processo di mutamento è iniziato nel 2012 con l’approvazione, da parte del Parlamento, del testo della nuova Costituzione che entrerà in vigore a partire da ottobre 2013. Il nuovo testo denota un chiaro spostamento verso una forma di governo di tipo parlamentare che andrà a sostituire quella attuale, ossia semi-presidenziale. Tale affermazione deriva dal fatto che mediante le modifiche apportate alla Costituzione del 1995 sono stati notevolmente ridotti i poteri del Presidente in favore di quelli del Parlamento e del Governo. Quest’ultimo, tra l'altro, assume il ruolo di più alto organo del potere esecutivo, a capo del quale figura un Primo ministro. In tal proposito, è necessario sottolineare la modifica del capo V della Costituzione, ovvero dell’articolo riguardante la modalità della nomina del Capo del Governo: il Primo Ministro sarà designato dalla coalizione vincente le elezioni politiche, mentre, il Presidente della Repubblica avrà esclusivamente un potere di nomina formale e sarà tenuto ad approvare le candidature propostegli dal Parlamento. Per quanto riguarda le altre modifiche principali, bisogna porre ancora un particolare accento sul capo IV della Costituzione, ovvero quello relativo al Presidente della Repubblica. Collegata alla questione della nomina del Primo Ministro figura anche la perdita del diritto esclusivo del 2 DIPEO - Osservatorio sulle fonti www.dipeo.unimi.it 19 dicembre 2012 DIPARTIMENTO DI STUDI INTERNAZIONALI, GIURIDICI E STORICO-POLITICI DIPEO OSSERVATORIO SUL DIRITTO PUBBLICO DEI PAESI DELL’EUROPA CENTRO-ORIENTALE Presidente di accettare le dimissioni del Primo Ministro. Inoltre, perderà il diritto di iniziativa legislativa e quello di convocare sedute straordinarie del Parlamento. Non potrà né annullare né sospendere gli atti normativi del Governo, mentre, relativamente al diritto internazionale, manterrà il diritto di condurre trattative e concludere trattati internazionali, ma tutti gli atti dovranno essere controfirmati dal Primo Ministro. Il Parlamento, di contro, disciplinato dal capo III della Costituzione, oltre a proporre il nome del Primo Ministro, acquisisce il diritto di dare la propria sfiducia al Governo. Un ultimo cenno va fatto anche all'aggiunta di un articolo sulla proprietà e alle modifiche riguardanti il sistema giudiziario. I passi verso una democrazia più efficace e incisiva vengono espressi, infatti, anche attraverso il nuovo articolo relativo alla tutela dei diritti sulla proprietà privata, e nello specifico alla garanzia di tutela dei diritti del proprietario del bene espropriato e all'equo risarcimento dei danni provocati a causa di tale provvedimento. Infine, si assiste ad un innalzamento dell’età dei giudici da 28 a 30 anni, mentre i giudici dei tribunali di prima e di seconda istanza saranno nominati a vita. Ad ogni modo, bisognerà attendere il mese di ottobre 2013 e per scoprire se queste modifiche risulteranno essere effettivamente utili all’instaurazione di una definitiva democrazia. Nel frattempo, il nuovo Primo Ministro ha confermato di voler continuare il processo di avvicinamento all’Europa, nonché quello di ingresso nella NATO, già iniziato dal Presidente in carica. Fonti: www. rbcdaily.ru www. www.gazeta.ru/politics/2012 www.wordpress.com 3 DIPEO - Osservatorio sulle fonti www.dipeo.unimi.it 19 dicembre 2012