Maggio 2009 - Master in Giornalismo
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Maggio 2009 - Master in Giornalismo
Arte Diritto Società Turismo Management Lingue e Interpretariato Internazionale Economia Arte Diritto Comunicazione Società Società Consumi Marketing Multimedia New Media Comunicazione Giornalismo Arte Politica Politica Relazioni Pubbliche Letteratura Internazionale Internazionale Economia Cinema e TV Economia Mercati dell’Arte Consumi Giornalismo CulturaConsumi Editoria Economia Maggio 2009 www.lab.iulm.it AnnoVI Numero III dossier professioni Bimestrale del laboratorio di giornalismo dell’Università IULM. Direttore responsabile Giovanni Puglisi. In redazione gli studenti del Master in Giornalismo - facoltà di Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo. Direzione e redazione: Via Carlo Bo, 1 (tel.:02.891412538/9; e-mail [email protected]). Registrazione Trib. Milano n. 477 del 20.09.2002. Stampato da Graficart snc Biassono (Milano). COMPETENZA E PASSIONE Giovanni Puglisi Competenza e passione: sono gli assi cartesiani lungo i quali si sviluppano le “professioni”, indipendentemente dall’ambito disciplinare e dal successo sociale di esse. Come in ogni campo paradigmatico che si rispetti il diverso valore che ciascuno dei due assi portanti registra esprimerà il risultato. continua a pag.16 FUTURO in mano Sette interviste a protagonisti della comunicazione, della cultura, del marketing, del turismo, delle arti visive Le opportunità, gli ostacoli, i percorsi per affrontare la sfida della formazione e del lavoro nel terzo millennio Guida all’offerta formativa dell’Università IULM Pagina 2 SPECIALE LAB Iulm La funzione del comunicatore Le professioni del ha subito una svolta profonda Cresce l’importanza del pubblico, futuro che diventa interlocutore RELAZIONI delle aziende e non più PUBBLICHE un target da colpire Comunicare oggi è aprirsiallarete L’INTERVISTA “ Carlo Fornaro Responsabile Funzione External Relations di Telecom Italia Le persone non sono obiettivi da raggiungere ma soggetti da ascoltare CARLO FORNARO, TELECOM Un mestiere di grande rigore. L’entusiasmo non basta Maria Rosaria Iovinella arlo Fornaro, classe 1960, originario di Novara, dal 1° maggio 2008 è Responsabile della Funzione External Relations di Telecom Italia. Già a Sip nel 1991, a Vodafone nel 1998, ha diretto le Relazioni Esterne e Istituzionali di gruppo in RCS Media nel 2004, per approdare nel 2007 alla Comunicazione Corporate di Luxottica. Quale è la trasformazione più marcata che la professione ha subito negli ultimi anni? «È difficile rispondere a questa domanda: nulla nel mio lavoro assomiglia a quanto esisteva vent’anni fa. Il decennio in corso ha stravolto i canoni del decennio precedente. Abbiamo assistito a due cicli di grandi accelerazioni per il passaggio della comunicazione da un governo delle relazioni al governo dei contenuti prima, e poi alla gestione della reputazione senza mediazioni. Il decennio 90-2000 è servito per far crescere una consapevolezza che non si deve avere come unico obiettivo quello della relazione; il decennio successivo è stato poi dominato della disintermediazione; una dinamica che investe la società alterando il sistema delle C opinioni, delle relazioni. Lo cliente che certo non le sceglie stravolgimento viene da Inter- a priori. La democratizzazione net ma anche da una comuni- è un fenomeno che mi rende cazione basata sul racconto, felice e sottrae alle aziende un sulle capacità di racconto della grosso margine di in definimarca al posto della pura iden- zione nel ruolo della comunitità di marca. Internet si è evo- cazione». luto da mezzo tecnologico a Enti pubblici, imprese, orsistema sociale e ha contribuito ganizzazioni no profit: su a creare un processo alterna- quale tavolo deve puntare tivo alla reputazione assicurata chi sceglie oggi di specializzarsi nella comunicazione dai giornali. La stampa resisterà ma dob- istituzionale e d’azienda? biamo considerare una ridistri«Posso con sicurezza dire buzione delle quote di cosa non fare: illudersi di trointeresse. Un vare subito ladiscorso imporvoro con una tante è gestire la Internet ha stravolto laurea triennale le regole della in Scienze della legittimazione di fenomeni professione Comunicazione. come il wiki, La possibilità di portando essere assorbiti con gli utenti una ventata dal sistema, dato che diventano portatori di indi democrazia l’elevatissimo formazioni numero di laucome in Wikireati, è matemapedia, con annessi problemi di ticamente minima. Occorre un credibilità, ma è innegabile il passaggio in più. Poichè la socomplessivo stravolgimento, il cietà oggi chiede molto di più venire meno delle teorizza- ruoli tecnici, scientifici, per la zioni classiche come il con- comunicazione servono rigore cetto di target ad esempio. e competenze allargate per parPrima il brand prevaricava il tecipare alle dinamiche aziensoggetto, oggi no. In un mondo dali, facendosi portatori di di Internet “peers”, non gerar- professionalità e di pensiero lachico e senza mediazione, il terale. Trovo che spesso le mosingolo ha lo stesso valore di tivazioni di chi intraprende Microsoft. Le aziende hanno la questo tipo di studi siano inpossibilità di pensare che fuori sufficienti: non basta certo la dalle stanze dei bottoni c’è un curiosità per un mestiere bel- lissimo. Potrei fare lo stesso discorso per i giornalisti: non basta avere voglia e piacere di scrivere; ci vuole una preparazione tecnica strepitosa a tutti i livelli, la padronanza di contenuti che non possono essere certo surrogati alla pura capacità di scrittura». La preparazione alle pr è un punto fondamentale nella formazione di un buon manager. E’ ipotizzabile quindi in futuro armonizzare in un solo ruolo dinamiche oggi separate? «Fare il manager, in realtà, non è un mestiere: ci vogliono buon senso e competenze allargate su cui innestare un’attività che abiliti il soggetto a saper comunicare oltre il consueto public speaking. Un processo di incentivazione di cui in azienda abbiamo piena consapevolezza». La corporate social responsability rappresenta per alcuni il futuro dell’impresa capitalistica. Come cambierà il ruolo di chi farà comunicazione per le aziende? «Che debba esistere un processo interno alle imprese in materia di etica, di regole e di governance, di importanza di un’attitudine virtuosa del soggetto imprese è evidente. Ma non è certo responsabilità di chi lavora nel settore della co- “ LAB Iulm SPECIALE IL MANUALE La copertina del cofanetto dvd+libro curato da Muzi Falconi e Ventoruzzo municazione creare e gestire queste dinamiche che devono essere elaborate in tutti gli ambiti dell’impresa. È un grande abbaglio credere che il manager della comunicazione possa produrre in termini costitutivi l’etica aziendale: la può trasmettere certo, ma non può deciderla né gli spetta. È un distinguo che da sempre sostengo, tanto più alla luce dell’esplosione incontrollata di pratiche contigue alla c.s.r e al comparire di una pletora di soggetti che su questo aspetto hanno lavorato, a pieno titolo s’intende, ma esclusivamente per fare business». L’attuale crisi economica per i professionisti delle pubbliche relazioni è potenzialità nascosta o forzato ridimensionamento di ruoli e status? «Ogni crisi è anche un momento di passaggio e ha in sé delle potenzialità, distruggendo quello che non funziona e stimolando il sistema a rimettersi in discussione. Non credo allo status, non ho mai lavorato pensandoci né mi sento investito. L’idea che lavorare nella comunicazione sia uno status è di per sé sbagliato. Se parlo con un ministro o con un alto esponente della business community posso sentirmi possessore di uno status ma è un discorso trasversale ai mestieri, non peculiare alla co- si confrontano su temi impormunicazione, e comunque tanti. Telecom, che pure ha mantenuto un ruolo defilato, quasi sempre dannoso. Ho lavorato in grandi aziende ha dimostrato come sia possie ho sempre insistito con tutti bile ottenere un grande sucimpostando una per potere avere un sistema di cesso valutazione della comunica- modalità che supera il forum, zione. Fa parte del mio lavoro il blog o il sito, e si configuri essere misurabile, come chi fa soprattutto come un medium, business o tecnologia. Ovvia- un mezzo dove eventi diversi mente in comunicazione non possono accadere. L’iniziativa sempre è facile, ma è possibile. va inserita nel nostro percorso E bisogna sempre preve- attivo in rete per fare dell’impresa un soggetto di piena e derlo.». Quali platee restano da con- accettata cittadinanza nell’ecoquistare? sistema digitale: possiamo citare «Direi nesLa crisi Working Capisuna in quanto è uno stimolo tal, il confronto non c’è ambito che sia rimasto per il nostro diretto tra a.d e bloggers, estraneo alle sistema Jpeggy, Venice pratiche del a rimettersi Sessions. Il conracconto, tanto in comunicain discussione fronto diretto zione quanto in non è un optional ma un dobusiness o in politica. È un processo ampia- vere, proprio in quanto mente pervasivo di cui certo governare la reputazione di esistono meccanismi depreca- soggetto su Internet resta un bili che emergono soprattutto fenomeno più complesso che laddove c’è improvvisazione». altrove. Quello spazio non lo “Avoicomunicare”: può puoi comprare come si fa in spiegare la filosofia di que- pubblicità, devi essere accetst’iniziativa di Telecom in tato». rete? Non teme mai finalità or« “Avoicomunicare” è un per- welliane nel suo lavoro? «Ho fiducia nelle persone che corso di lavoro, la possibilità di utilizzare tecniche moderne non considero mai un target da dove azienda e soggetto sin- colpire ma soggetti da ascolgolo sono sullo stesso piano e tare. Rifiuto un’impostazione Pagina 3 In che senso fare Pr “In che senso”: un’opera importante e sfaccettata per analizzare l’universo delle Pubbliche Relazioni. La presenta Toni Muzi Falconi, decano in materia e accademico di riferimento nel settore, in collaborazione con Franco Ventoruzzo. Articolata in più sessioni, l’opera in formato digitale è accompagnata da un libro e affronta trasversalmente molteplici temi di discussione. Con l’apporto di rilevanti manager ed esponenti del settore (Chicco Testa, Furio Garbagnati, Paolo Iammatteo, Anna Martina, Giampaolo Azzoni, Stefania Romenti), Muzi Falconi dibatte di opinione pubblica e pervasività delle pubbliche relazioni, di obiettivi da raggiungere e importanza del processo di valutazione delle public relations. Muovendo dai capostipiti del genere, ma contando anche su modelli empirici, un’interessante discussione su più livelli si propone di intrattenere pubblico del settore e neofiti Notevole per interesse il dibattito sul passaggio dalla relazione al governo della reputazione, cosi come il problema dell’autorappresentazione della categoria, delle finalità della professione, del confronto serrato, ma non semplice, tra etica professionale e personale. Fondamentali anche le dinamiche inerenti all’individuazione dei pubblici, alle modalità di elaborazione di contenuti efficaci, all’importanza di una comunicazione integrata Il dibattito, condotto da Muzi Falconi e dai suoi partner, si avvale anche di un supporto grafico: presentazione in slide delle problematiche di dibattito, grafici atti a sintetizzare le soluzioni e le possibilità di evoluzione. Per un pubblico competente ma anche per curiosi della comunicazione, oltre che per la platea accademica presente. violenta del mio lavoro ma anche parole come “Bisogna costruire un’immagine”. Sono termini che grondano falsità. Esistono molteplici modi di inseguire gli obiettivi commerciali e una realtà come Telecom non può certo fare a meno di contare sulla pervasività dei media tradizionali o su realtà consolidate e fortemente popolari, come ad esempio la sponsorizzazione del calcio. Ad esse però affianco il confronto coi blogger, il social networking, il peer to peer. Credo nella possibilità di una cittadi- nanza corretta in un ecosistema digitale, di un’utenza che compartecipi le “conseguenze del futuro” di cui abbiamo dibattuto alla seconda Venice Session nel nostro Future Centre di Venezia». Dritte, segreti, consigli? «Fare scelte intelligenti, non credere che la creatività possa bastare - i migliori musicisti sono ingegneri o matematici bisogna avere passione, ma anche molta competenza. Questo è un mestiere meraviglioso che può affascinare. Anche troppo…» L’OFFERTA FORMATIVA Corso di Laurea triennale in Relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa Il corso triennale è il primo creato in Italia, nato per preparare chi intende diventare un professionista nella gestione dei processi di comunicazione interna ed esterna di organizzazioni private e pubbliche. Il corso di laurea prepara quindi ad utilizzare un insieme di competenze complesse, che richiedono non solo la comprensione dei meccanismi che governano la comunicazione, ma di quelli che regolano la vita delle istituzioni che la generano e degli individui che la ricevono, e del contesto economico e sociale entro il quale essa assume significato. Il corso di laurea in R. P. rientra tra gli 8 corsi di studio accreditati a livello nazionale dalle Associazioni Ferpi e Assorel, per l’adeguatezza delle attività formative che lo caratterizzano rispetto al mercato esistente nelle relazioni pubbliche d’impresa. S.G. Pagina 4 SPECIALE LAB Iulm Le professioni del futuro Saper vendere un sogno MARKETING Per conquistare i mercati non è sufficiente avere un buon prodotto Il consumatore deve innamorarsi del brand, sentirsi gratificato e “promosso”. Ma il marchio non deve tradire le attese altrimenti il cliente è pronto a migrare altrove “ Guglielmo Fadda direttore marketing Audi Si è arrivati in una fase in cui il marketing deve dare al cliente quello che non ha mai sognato L’INTERVISTA GUGLIELMO FADDA, AUDI Far viaggiare l’emozione. Su quattro ruote Domenico Ferrara Maria Rosa Pavia l marketing e la comunicazione, due fondamentali fattori per la commercializzazione e la distribuzione di un prodotto. Settori che sono evoluti nel corso degli anni e che, con la crisi economico-finanziaria del settembre 2008, stanno subendo una rivalutazione. Nonostante la congiuntura non favorevole, c’è chi, come Audi, ha raggiunto dei risultati importanti sia a livello comunicativo sia a livello commerciale. Abbiamo cercato di capire cosa sta dietro a questo successo intervistando Guglielmo Fadda, 37 anni, direttore Marketing di Audi Italia dal novembre 2006. Laureato in economia, dal 1995 a fine ottobre 2006, Fadda ha lavorato presso la filiale spagnola del Gruppo Volkswagen, dove ha maturato un’importante esperienza professionale in ambito Marketing e Prodotto e dove ha ricoperto per 4 anni l’incarico di direttore Marketing. Che cos’è oggi il marketing? La capacità di vendere un prodotto, la costruzioneidentificazione di un mercato per un prodotto che già c’è, la capacità di “leggere” la società oppure la creazione di I un bisogno? dita. Tanti anni fa si parlava di «Il marketing è un po’ l’in- marketing da una parte e di sieme di tutte queste compo- vendita dall’altra. Dal mio nenti. Si è arrivati ad una fase punto di vista le formule vinin cui si deve dare al cliente centi sono quelle che veraquello che non ha mai sognato. mente riescono ad integrare Tutto questo viene declinato questi due mondi. Tutte le attipoi sul prodotto, sulla comuni- vità di marketing che non sono cazione e sui veramente canali di venorientate verso Con la crisi, il cliente e il cadita, quindi praticamente a 360 si preferisce nale di distribugradi su tutti zione non hanno guidare vetture successo». quelli che posmeno appariscenti Audi è il sono essere i brand di traino dodge points e più socialmente del gruppo Volcon il cliente.» responsabili: swagen. L’anno Qual è stata è il fenomeno scorso ha ragl’evoluzione principale del dell’understatement giunto il tramestiere del reguardo di un sponsabile milione di auto marketing negli ultimi anni? vendute, nonostante la con«C’è stata un’evoluzione so- trazione complessiva del prattutto per quanto riguarda il mercato. Che peso ha avuto tipo di contatto con il cliente. la comunicazione in questa Prima ci si basava su un ap- performance? proccio top-down mentre ora «Tra i fattori di questo succi vuole un approccio bottom- cesso al primo posto c’è il proup». dotto. L’anno scorso abbiamo Qual è la sua formula vin- rinnovato la gamma, fatto il cente di marketing? lancio della nuova Audi A4 e «Io credo molto in una mag- dell’Audi Q5. Tra gli altri fatgiore integrazione con il tori emerge poi il brand, di cui mondo commerciale e la ven- si è riscontrata una crescita di immagine dal punto di vista del prestigio e del posizionamento, con una percezione molto chiara nella testa del consumatore e una carica emozionale molto importante che forse in passato mancava. Audi è sempre stato un marchio molto tecnologico e altamente qualitativo ma non molto emozionale. La comunicazione ha fatto molta leva su questo punto, rendendo il brand molto più ambito e desiderato». La Nielsen ha introdotto Buzzmetrics, il sistema di rilevazione digitale della notorietà sul web. Audi sta seguendo la stessa strada?Quanto conta essere chiacchierati in rete? «Essere presenti e chiaccherati in rete è molto importante. Da più di un anno lavoriamo con Blogmeter, un sistema di rilevazione analogo, che misura l’on-line reputation. È molto importante misurare, ma ancor di più essere attivi per generare comunicazione, essere presenti e avere un rapporto con gli opinion leader di quel settore lì. A tal proposito, l’anno scorso abbiamo realizzato un’iniziativa chiamata “ LAB Iulm SPECIALE Pagina 5 IL CASO “Il mercante di buone utopie” Per Oscar Farinetti l’inventore del marketing non fu Kotler ma la gallina. Perchè dopo aver fatto l’uovo si preoccupa di pubblicizzarlo subito con il suo coccodè. Lineare. A enunciare questo assioma è l’ideatore di Eataly, il più grande mercato enogastronomico del mondo che ha il suo quartier generale a Torino. Qui, la necessità del cibo e il godimento della Gola diventano sapere e cultura del luogo d’origine. Nella vecchia fabbrica del vermouth Carpano, tra i banchi di pesce certificato e di frutta DOP, si snoda un percorso didattico con corsi di cucina e degustazioni. Farinetti ammonisce: niente marketing senza prodotto. Un ritorno alla materia in controtendenza rispetto alle teorie che mirano ad incrementare le vendite basandosi sull’immaterialità. Imprenditore da sempre, prima dell’esperimento di Eataly, il cinquantenne originario delle Langhe, ha fondato la catena di elettrodomestici Unieuro. Ama definirsi un mercante ma crede che l’attività di riflessione teorica non debba disgiungersi dalla mera attività commerciale e ha creato la sua personale ricetta per il successo negli affari. La prima? L’ignoranza e la semplicità. “Ho sempre avuto la fortuna di essere ignorante – afferma - Mi ha fatto risparmiare tempo e denaro. La seconda tesi pone l’accento sull’importanza dell’analisi e l’individuazione della breccia nel mercato. Nei due momenti necessari per la realizzazione di un progetto, l’analisi e la co- “Blogdriver day”. Due giornate di contatto con gli opinion leader più importanti dei blog. Li abbiamo portati a vedere una gara a cui partecipava Audi e nel secondo giorno abbiamo dato loro la possibilità di guidare le nostre auto in pista con dei piloti. C’è stato dunque un contatto diretto tra noi, i nostri prodotti e il mondo della rete. Creare un legame è importante, ma deve essere credibile e consistente. Il lancio dell’Audi A1, l’anno prossimo, si baserà molto sulla comunicazione on line e nella blogosfera.» Come sono cambiati i bisogni del segmento medio-alto, cui si rivolge Audi, dopo la crisi economico-finanziaria? «Stanno nascendo una serie di L’OFFERTA FORMATIVA Laurea magistrale in Marketing, consumi e distribuzione commerciale Al corso si accede dopo il conseguimento di una laurea triennale ed offre un percorso di formazione specialistico nella gestione degli strumenti di marketing e di comunicazione relativi alla fase di commercializzazione e vendita di beni e servizi. L’obiettivo è formare le figure professionali incaricate della gestione dell’interfaccia fra impresa e mercato, sia sul fronte delle relazioni con la clientela finale sia di quelle con la distribuzione. Il fattore chiave di successo per le imprese è costituito dalla capacità di comunicare e rendere disponibili nelle reti di vendita i prodotti sviluppati grazie all’identificazione dei bisogni del consumatore. Il percorso formativo si focalizza perciò sugli strumenti e i metodi di analisi che consentono alle imprese, di leggere i comportamenti d’acquisto e di consumo e di tradurli in coerenti politiche di offerta di beni e servizi commerciali. S.G. Oscar Farinetti ideatore di Eataly struzione, il primo ha un aspetto preponderante. La terza indicazione, definita “teoria dei contrasti apparenti”, può essere applicata alla vita come al business: mettere insieme valori positivi che ai più appaiono contrastanti. Tra gli esempi citati i propositi di essere informali ma autorevoli, ironici ma orgogliosi, onesti ma furbi. La tesi della fortuna e della sfiga chiude la passerella di suggerimenti per imprenditori e no che esprime la filosofia di Farinetti, ricca di aneddoti e corollari. Il trucco per essere fortunati è sentirsi tali memorizzando e raccontando soltanto gli eventi positivi, il secondo step consiste nel dimenticare prima possibile le avversità e gli ostacoli della sorte nuove tendenze , tra cui il fe- basso. Vale anche nelle nomeno del down-sizing. Per aziende, in un momento in cui la crisi economico-finanziaria fanno dei tagli al budget o al ma anche sociale si preferisce personale, non è corretto che il guidare vetture meno appari- padrone o il dirigente si prescenti: è il fenomeno dell’un- senti con una vettura di fascia derstatement. alta. Bisogna essere sensibili». Per un giovane che vuole diIl cliente preferisce guidare ventare marvetture di segk e t i n g menti più piccoli Creatività, manager basta più compatte e, probabilmente, integrazione laurearsi in una buona più socialmente dei media università o responsabili. ed emozione c o n v i e n e Da un punto di vista commersono le basi anche studiare filosofia? O ciale, guardando per un buon prendere un i dati di immatriprogetto patentino da colato, la gamma alta dei di marketing allenatore di calcio di serie marchi premium A, visto il sucsta subendo un calo.Stiamo invece andando cesso di alcuni trainer? Inbene nei segmenti di classe somma, quanto si impara e media e, in alcuni casi, si tratta quanto si inventa nel markedi clienti che migrano da una ting? fascia superiore ad una infe«La base che può fornire riore.» un’università economica è imPerché avviene questo spo- portante. E può aiutare anche stamento? Questione di avere una base umanistica: ad paura o di portafoglio? esempio una laurea in filosofia «Ci sono persone che tengono ha una sensibilità per il mondo ad essere politically correct. della comunicazione più eleChi continua ad avere i soldi vata. Ma il marketing non può tende ad adottare un profilo essere solo comunicazione. Bi- sogna avere una visione a 360 gradi e soprattutto cercare di fare molta pratica. Importante è, in questo senso, l’attività di stagista. L’improvvisazione è da considerarsi come un rischio per le aziende. È fondamentale che ci siano persone formate con esperienza e che su queste basi sappiano improvvisare.» Quali sono i fattori irrinunciabili di un buon progetto di marketing? «I fattori sono diversi e concatenati. Un buon progetto di marketing necessita di creatività, perché se questa manca difficilmente il progetto sarà di successo. Poi c’è bisogno di un concetto forte credibile e solido, così come di un rapporto di integrazione su tutti i media ma con un’unica voce ed un unico messaggio. Per ultimo, ma non per importanza, l’emozione. Occorrono sempre argomenti irrazionali per convincere il cliente. Le decisioni d’acquisto vengono prese in base a fattori emozionali. In ultima analisi, la strategia di marketing per avere credibilità ha bisogno di un buon prodotto ma il prodotto non basta.» Pagina 6 SPECIALE Le professioni del futuro LAB Iulm Con internet gli utenti diventano produttori di contenuti. Fine dei mezzi di comunicazione o nuove opportunità? Giornalisti, pubblicitari e comunicatori in genere devono reinventarsi InMediata mente NEW MEDIA “ Luca De Biase giornalista Nei nuovi media è importante farsi conoscere per trovare qualcuno che ti paghi. Investire sulla reputazione è determinante L’INTERVISTA LUCA DE BIASE, NOVA IL SOLE 24 ORE Il futuro? Diventare iper-riconoscibili Clarissa Gigante erco le idee che spostano i limiti del possibile. E cerco i fatti che accadono, le persone che vivono, le comunità che si sviluppano, un poco oltre quei limiti.» Cosi si descrive Luca De Biase, giornalista, scrittore e docente di Giornalismo web al Master in Giornalismo, attualmente caporedattore di Nòva, l’inserto de Il Sole 24ore che si occupa di ricerca, innovazione e creatività. Qual è lo scenario mediatico attuale? E dove stiamo andando? «I nuovi media creano diverse opportunità: ci sono lavori per persone che vendono servizi web agency che poi portano alla nascita di IPTV (Internet Protocol Television) o webradio - quelli che offrono supporto e tutti gli altri per fare marketing - chi cioè sfrutta la rete per farsi conoscere, ad esempio i professionisti che mettono il loro indirizzo.» Le statistiche dicono che diminuisce il tempo impiegato sui siti di news a favore dei social network. Il giornalismo dovrà quindi passare da queste nuove piattaforme per «C sopravvivere? «Obiettivamente bisogna co«All’interno delle web minciare come freelance, se agency può nascere un notizia- vogliamo restare nell’ambito rio per IPTV, ma siamo n un dei nuovi media. Altrimenti si mercato sostenuto, competi- torna alle dinamiche classiche tivo e difficile con costi risi- di ricerca del lavoro a cui abcati. È un’opportunità vera biamo sempre assistito. Le solo se si ha una forte capacità grandi testate, però, pensano di auto-organizzarsi e una che ci sia ancora bisogno di grande solidità culturale. È ne- specializzarsi per un mezzo, cessario avere una fiducia e mentre oggi la maggior parte un’autonomia che consenta al- dei prodotti nasce sotto una lol’utente di affidarti un compito. gica cross mediale. Insomma, I contratti, però, se sai fare tutto è sono, come dire, meglio. Certo, è Per fare complicato emermolto flessibili. giornalismo, gere in questo Bisogna essere imprenditoriali. c’è bisogno contesto: da un Insomma, il punto lato i giornali di un metodo classici sono ritre è quello su cui di ricerca, gidi e dall’altro le puntare: è importante farsi conocome per la cose nuove fanno scere. Ci sono fatica a farsi scienza strada. Però il tante cose che si possono fare, ma mercato internabisogna sempre cercare qual- zionale esiste (e i nuovi media cuno che ti paghi. Magari in- sicuramente facilitano l’acventandosi un proprio cesso) e se si sa l’inglese... prodotto. Posso pensare, non I social network, invece, non so, ad una rassegna stampa in sono altro che relazioni. Per cui cercarsi uno sponsor. Altro farsi pagare, bisogna inventare esempio può essere il sito qualcosa, come un’applica“Spot.us” in cui un reporter si zione per Facebook che venga propone per realizzare un’in- condivisa da molti. Ma in quechiesta e chi crede in lui può sto caso bisogna essere prodonare un tot» grammatori. Su Twitter invece Che opportunità offrono i la cosa diventa più interessante nuovi media? perché è asincrono: chi segue non deve per forza essere seguito (non si deve essere “amici” per forza ndr). Nascono giornalini (fatti di post di soli 140 caratteri ndr) che oggi non hanno sponsor, ma non è detto che col tempo il sistema non cambi» Quindi il vero problema è che ci si è abituati ad avere l’informazione gratis? «Questo è chiaro, ma le cose di qualità si fanno pagare. Il giornale oggi dice “o mi paghi o non ti do l’informazione”. Su internet è tutto gratuito. Tra dieci anni non so: vent’anni fa, abituati com’eravamo alla tv commerciale gratuita, ci sarebbe sembrato assurdo che in Italia qualcuno pagasse un abbonamento televisivo. Eppure quanti abbonati ha Sky? Al momento non mi so immaginare internet a pagamento, ma sarebbe stupido pensare che sarà sempre tutto gratis. Già oggi abbiamo esempi di sostegno volontario come lo stesso Spot.us che citavo prima. Diventa importante, quindi, la reputazone, su cui investire tanto è determinante. Non in un’ottica utilitaristica però, ma donandosi. So che non è facile, ma in quest’ambito l’economia del dono e l’economia monetaria si compenetrano: nessuno “ LAB Iulm SPECIALE IL CASO Gli studenti del Master durante una diretta al Festival del Giornalismo di Perugia paga se non ne vede il senso. conta su internet fa giornaliPensiamo ai libri d’inchiesta: smo, se lo fa in modo profesle loro vendite si basano sulla sionale. E per farlo ha bisogno costruzione della reputazione. di una foto o un video per proTravaglio nel 1999 non varlo.» Secondo Philip Meyer l’ulavrebbe venduto tanto quanto tima copia cartacea del New oggi.» In questo contesto si può York Times sarà venduta nel fare a meno dei giornalisti? 2043. Che fine farà la carta «Direi che ci sono molte al- stampata? ternative e che non ha senso «Il giornale non è la sua carta. che alcune cose le debba fare Del resto la carta è solo una per forza un giornalista. Ad struttura, un display comodo e esempio, per una pratico, ma corecensione non è stoso per tutta la indispensabile un Solo una cultura filiera e va usato forte può solo per le cose giornalista, che invece serve sostenere preziose. Un libro quando c’è bisoha gli stessi caratil percorso teri di una copia di gno di un metodo complesso Repubblica. Il di ricerca, quando, insomma, verso problema è capire abbiamo bisogno se entrambi venla professione gono percepiti di informazione (che non va conpreziosi. E poi fusa con la comunicazione). non bisogna negare che tecniNon mi interessa se c’è un Or- camente la carta elettronica dine. Mi interessa la defini- sarà realtà: ci lavorano da 12zione: giornalista, secondo me, 13 anni…» Il futuro è nell’UserGeneraè chi ha un metodo per l’informazione al servizio del pub- tedContent, ovvero nei conblico. Il che comporta la tenuti creati dagli utenti del verifica delle notizie, la traspa- web? renza della ricerca e soprattutto «L’UserGeneratedContent di il possedere una documenta- per sé non provoca fatturato zione. Come per la scienza. per cui non è giusto che i giorAnche un blogger che vede nali lo sfruttino per avere un qualcosa su un tram e la rac- tornaconto: un giornale non può prendere un video da YouTube e ripubblicarlo. Può, invece, sfruttare i contenuti degli utenti che spontaneamente glieli inviano e diventare così una piattaforma vera e propria.» Nell’attuale scenario mediatico è meglio specializzarsi per sopravvivere? Si arriverà al Personal Broadcasting? «È meglio diventare iper-riconoscibili. Per farlo, certo, c’è bisogno di una certa specializzazione. Bisogna trovare un’identità di testata, che è per Pagina 7 La tv passa per il web C’è stato un tempo, in Italia, in cui televisione era sinonimo di Rai. Pensare al recente passato può far sorridere, soprattutto alla luce delle nuove possibilità offerte dal web 2.0. Oggi per diventare un editore televisivo bastano un paio di clic e una web tv è pronta a ospitare qualsiasi tipo di contenuto video: intrattenimento, informazione, clip musicali, format amatoriali. Chiunque può dar vita a un canale personalizzato e rivolgersi a un pubblico potenzialmente planetario. Di piattaforme gratuite che ospitano questa nuova genìa di editori è pieno il web: Mogulus, Ustream, Coolstreaming, solo per citare le più famose. Quasi tutte danno la possibilità di trasmettere in diretta e caricare video on demand. E per conoscere i gusti del pubblico c’è un sistema auditel interno che mostra la classifica delle web tv più seguite. Il loro successo, però, è sempre legato alla qualità dei contenuti: se manca, il canale è destinato all’oblio, inghiottito dall’oceano della rete. La scuola di giornalismo dell’Università Iulm a ottobre ha inaugurato CampusTv (www.mogulus.com/campusmultimedia), dove sono trasmesse tutte le inchieste, le interviste, i servizi realizzati dagli studenti durante le loro attività. In pochi mesi, i visitatori si sono collegati per più di 170 mila minuti. CampusTv ha realizzato la prima diretta il 24 novembre, in occasione della conferenza “Stati Uniti ed Europa tra Bush ed Obama”, organizzata dal consolato americano e dall’Università Iulm. Da allora gli studenti hanno seguito sul campo molti eventi, fra i quali il più importante è stato il Festival del Giornalismo di Perugia, dall’1 al 5 aprile. Il dibattito “Ve lo do io Grillo: politica, satira e informazione nell’epoca dei blog”, al quale partecipava Marco Travaglio, è stato seguito da più di mille spettatori. Contemporaneamente, CampusTv balzava al primo posto fra le web tv di Mogulus. P.B. definizione un bene-esperienza, un bene che devi prima comprare per poterne conoscere il valore. Valorizzare quello che già c’è o dare un connotato ben definito al nuovo. La specializzazione può avvenire ad esempio per settori o per bacino d’utenza. In questo senso l’iperlocale è molto interessante.» Tra i giornali specializzati c’è Nòva. Ma cosa significa fare giornalismo di innovazione? «Innanzitutto significa defi- L’OFFERTA FORMATIVA Corso di Laurea triennale in Comunicazione, media e pubblicità Il corso triennale intende formare laureati con competenze specifiche nel settore dello spettacolo e della comunicazione dei mass media, così come si vanno ridefinendo con l’avvento delle nuove tecnologie e dei linguaggi digitali. In particolare l’ateneo si pone come polo d’eccellenza nella formazione di laureati capaci di produrre contenuti per i vari mezzi di comunicazione dello spettacolo (cinema, Tv, radio, teatro, web), ma anche in grado di operare creativamente e progettualmente all’interno delle reciproche influenze che i vari media esercitano l’uno sull’altro. L’impostazione del corso alterna momenti teorico-critici a momenti laboratoriali, nell’intento di formare figure professionali capaci di operare in tutte le varie fasi della produzione audiovisiva e multimediale S.G. nire una comunità che ha bisogno di incontrarsi in un ambito giornalistico molto connotato. Nòva è un giornale per innovatori, fatto da innovatori, che parla di innovatori. E gli innovatori sono difficili da trovare in Italia! Il punto chiave del giornale è la definizione del metodo: come si definisce l’innovazione? Si definisce solo a posteriori. Insomma è una scommessa e ci sono tre modi per ovviare al problema: o si copia gli altri, o ci si rifà ad autorità come il MIT o si partecipa al processo culturale sperimentando. Noi abbiamo preferito la terza opzione che ci ha consentito, tra l’altro, di dire a pochi mesi dalla nascita di YouTube e GoogleVideo che il primo avrebbe vinto perché dava la possibilità di inserire i video nei blog.» Che consiglio darebbe a un ragazzo che oggi vuole diventare giornalista? «Di cercare e trovare la propria interezza. Di seguire la propria passione con curiosità, serietà e integrità culturale. Una cultura forte, alimentata e ricca è l’unica struttura che può sostenerlo. È un percorso complesso e trovare la propria strada rende solidi.» Pagina 8 SPECIALE LAB Iulm Le professioni del futuro Ilcinema vincerà lasfidadigitale CINEMA E TV Registi, sceneggiatori, direttori della fotografia, montatori, operatori: mestieri alla prova del terzo millennio e di una cultura delle immagini in continuo cambiamento “ Gianni Canova critico cinematografico Chi vuol lavorare nel mondo del cinema, deve avere una grandissima passione, aver visto tantissimi film e avere un’idea di mondo L’INTERVISTA GIANNI CANOVA, IULM Passione più tecnica: e l’arte diventa visione Jacopo D’Andrea Michela Di Mario ianni Canova è professore ordinario presso l’università IULM dove insegna Storia e Critica del cinema. Fondatore e direttore del mensile di cinema Duellanti, attualmente è critico ufficiale del canale satellitare di Sky. Perché in Italia il cinema non riesce a essere un’industria forte come negli Stati Uniti? «Prima di tutto ci sono dei motivi di debolezza strutturale. Dopo la grande stagione degli anni ’60, il cinema italiano non è riuscito a darsi un solido impianto industriale. Da noi il comparto audio – televisivo è un’attività assistita con denaro pubblico, quasi come fosse una specie in via di estinzione, e questo ha portato ad una progressiva atrofia e mancanza di quello slancio basato sulla presenza di figure produttive e capaci di rischiare. Un quadro di sostanziale debolezza che, paradossalmente, come spesso accade in Italia, diventa un potenziale elemento di vantaggio. Esistono, infatti, alcune professionalità nascoste molto forti che danno il segno di una certa vitalità. Motivo per cui io sono comunque ottimista. Ad G esempio, molti non sanno che rivoluzione digitale: l’Italia è gli effetti speciali digitali di pronta a raccogliere la sfida? «Che si tratti di una rivolutanti film hollywoodiani sono realizzati dalla società “Effetti zione è indubbio; che si aprano Digitali Italiani”. E sono ra- moltissime opportunità è altrettanto indubbio; che ci sia gazzi milanesi». Questa debolezza che rica- una giovane generazione cadute ha in ambito professio- pace di cogliere questa occasione è di nale? certo vero. In«È molto diffifatti, se da una cile offrire professionalità Il 74 per cento dei parte ci sono istituzioni solidamente forlaureati lente e incamate a un comdi entrare parto che non si in televisione, paci nel nuovo, dalconfigura come una struttura incinema l’altra vedo che dustriale. Bisoe new media giovani hanno idee e gna quindi lavorare caso entro un anno mondi da raccontare senza per caso: cotrova occupazione più bisogno di struire un protrovare un profilo, uno sbocco duttore che inprofessionale e un ingresso adeguato nel mer- vesta milioni su di loro. A cato del lavoro. Cosa che non Milano nell’ultimo anno e accade negli Stati uniti, in mezzo sono stati prodotti una Francia o in Inghilterra dove ci quarantina di film e lungomesono delle strutture pubbliche traggi di finzione da giovani e private che assorbono siste- con budget compresi fra i maticamente laureati in queste 2.000 e i 40.000 euro». Oggi non rischiamo di avere discipline. Da noi la discesa in campo di Sky e l’introduzione un cinema dal punto di vista del digitale terrestre hanno tecnologico molto avanzato portato all’apertura di nuovi ma dai contenuti poveri? «Lo vedo più un rischio delle canali satellitari. Il duopolio Rai – Mediaset si è così rotto realtà cinematografiche indue numerosi posti di lavoro sono strialmente strutturate. A Hollywood c’è una clamorosa crisi ora disponibili». Da più parti si inneggia alla di idee. Tranne alcune rare ec- cezioni, sfruttano fumetti, serie televisive e remake. In Europa siamo più protetti perché meno bravi nel maneggiare le tecnologie. Questo fa sì che ci sia ancora un’attenzione specifica alle idee, al senso oltre che alle sensazioni. Penso a film come Il Divo, di Paolo Sorrentino o Gomorra, di Matteo Garrone. I miei studenti seguono questi modelli, e non altri. Ciò mi porta a credere che ci sia la possibilità di un passaggio formativo interessante, che va nella direzione opposta a quella da voi prospettata». Nel nostro paese è meglio “buttarsi” in Tv o sperare di poter guadagnarsi da vivere con la settima arte? «La televisione, le web tv, il digitale terrestre e le tv satellitari sono indubbiamente un comparto in grado di assorbire molti giovani. Tantissimi dei nostri laureati, anche quelli che sono arrivati qui sognando di fare cinema, ora fanno gli autori televisivi, anche ad alti livelli, da Camera Cafè a X Factor. Quindi la tv offre sbocchi professionali concreti. Per fare il cinema, invece, bisogna avere una propensione al rischio, una disponibilità di investire su se stessi più solida, più testarda e caparbia. Non è impossibile farcela, ma bisogna avere tenacia oltre che es- “ LAB Iulm SPECIALE L’INIZIATIVA Curriculum e colloqui, la Iulm aiuta l’incontro con le aziende sere molto bravi. Ma questo è un prerequisito». Le professionalità richieste in ambito televisivo e cinematografico si stanno uniformando o mantengono ancora delle differenze? «Bisognerebbe distinguere tra le tante professionalità. Ad esempio a causa del digitale, non c’è più tanta differenza tra chi monta per il cinema e chi monta per la televisione. Restano molto diverse, invece, le competenze richieste a chi si occupa di regia, di sceneggiatura e di fotografia. Pensiamo a quest’ultimo ambito: nel cinema hai la possibilità di sperimentare e di lavorare sulle luci e sul colore in un modo che in televisione, in genere, non è consentito perché tutt’ora, in Italia, la tv ha orrore dell’ombra». Chi vuole lavorare nel mondo del cinema che tipo di abilità tecniche e artistiche deve acquisire? «Prima che abilità tecniche o artistiche, chi vuol lavorare nel mondo del cinema, deve avere una grandissima passione, aver visto tantissimi film e avere un’idea di mondo. Nel cinema emergi solo se hai l’urgenza di raccontare ciò che hai dentro. Non è questo un settore dove si può arrivare semplicemente spinti da un narcisismo un po’ vuoto. Non basta. Spesso si iscrivono da noi ragazzi che vorrebbero fare il cinema anche se hanno visto pochissimo. Ma se non sai chi sono i grandi maestri, se non hai visto cosa hanno fatto, se non hai capito perché sono stati così im- L’introduzione della tecnologia digitale rompe il duopolio Rai-Mediaset e crea nuove occasioni di lavoro portanti è inutile che intraprendi questa strada». L’università italiana è in grado di fornire professionisti in questo campo? «Non molto. Ci sono delle resistenze fortissime perché nel mondo universitario si continua a ritenere che queste discipline non siano degne di entrare nei sacri templi accademici della cultura e dell’arte. In Italia non abbiamo niente di paragonabile a corsi come quelli della New York University o di alcune università fran- cesi. La IULM, invece, cerca di formare professionisti in grado di coniugare il sapere con il saper fare, verificando attraverso laboratori quello che hanno appreso sul piano teorico. Questo fa sì che a un anno dalla laurea lavori il 74% dei nostri studenti». Ci sono delle professioni che sono a metà tra la competenza tecnica e artistica, (direttore della fotografia ad esempio) ritiene che per queste figure sia sufficiente una preparazione tecnica o è necessario anche un percorso umanistico e artistico? «Ci vogliono entrambe le cose: le arti liberali e quelle meccaniche. Tutti possono imparare rapidamente ad utilizzare le nuove tecnologie. Ma c’è comunque una differenza tra chi, pur avendo appreso la tecnica, rimarrà sempre un semplice esecutore e chi, invece, forte di una profonda consapevolezza teorica, storica e critica, è in grado di piegare le tecnologie ai suoi fini espressivi, narrativi e comunicativi. Noi qui cerchiamo di formare il secondo tipo di figura professionale: colui che pensa e progetta, non colui che esegue soltanto». La distribuzione in Italia sembra tagliare le gambe a produzioni di qualità di casa Pagina 9 Placement, al via il Career Day Il rapporto con il mondo del lavoro si costruisce sin dagli anni universitari. Per preparare gli studenti alla realtà che li attende una volta fuori dall’ateneo, l’Università Iulm di Milano, abbina all’offerta formativa una rinnovata attenzione al rapporto con il panorama lavorativo, in ambito sia privato che pubblico. E i dati di AlmaLaurea parlano chiaro: ad un anno dalla laurea specialistica, oltre il 71 per cento degli ex studenti Iulm trova un impiego, distanziando di 9 punti percentuali i laureati degli altri atenei italiani. I dati a tre anni, che offrono una prospettiva di mediolungo termine, accentuano la distanza tra la percentuale di laureati della Libera Univaersità di Lingue e Comunicazione - quasi il 94 per cento e gli altri di circa 20 punti. Diversi gli strumenti in fase di realizzazione che, una volta a regime, aumenteranno la capacità di accompagnare in maniera efficace gli studenti oltre gli studi. Il prossimo autunno si realizzerà il primo Career Day, un incontro tra studenti e aziende che si inserisce nel più ampio progetto di avvicinamento del tessuto imprenditoriale alle proposte formative dell’università. In secondo luogo, per favorire il monitoraggio degli ex studenti Iulm e mantenere un contatto con essi e tra di essi è stata creata la rivistaWho’s Iulm, contenete nomi e impieghi dei laureati che si troveranno così ad appartenere ad un network che collega al tempo stesso università a professioni concrete. Infine, punta di diamante dell’inserimento nel mondo del lavoro, l’accordo in esclusiva in Italia che Iulm ha stretto, relativamente ai propri corsi di laurea, con Lee Hecht Harrison, leader mondiale di career development e recruiting. L’erogazione di questo servizio, offerto dall’Università, consentirà di essere seguiti, nel corso dell’ultimo anno della laurea magistrale, dalla stesura del curriculum vitae al colloquio, e di conoscere, per mezzo di Lee Hecht Harrison, l’andamento dei colloqui che lo studente avrà sostenuto nelle aziende di suo interesse. A.G. nostra. La via indipendente è per adesso un’utopia o qualcosa si muove? «È un problema vero. La produzione di film, infatti, è più facile che in passato grazie alla rivoluzione digitale. Ma farlo circolare poi non è semplice. Il mercato è drogato dal momento che le sale cinematografiche sono di proprietà di un esiguo numero di soggetti i quali occupano “militarmente” le sale con le pellicole da loro prodotte. Quindi il sostegno statale non dovrebbe andare verso la produzione ma alla distribuzione e alla promozione/comunicazione. Oggi, il problema è far sapere che un film esiste e inventare dei circuiti alternativi a quelli tradizionali, che devono cominciare a fare i conti con il web. Anche questo è un terreno in cui le possibilità d’occupazione per i giovani sono straordinarie: scoprire nuovi modi di promuovere i film. Ma questo i produttori e i distributori in Italia, purtroppo, non l’hanno ancora capito». L’OFFERTA FORMATIVA Laurea magistrale in Televisione, cinema e new media Al corso si accede dopo il conseguimento di una laurea triennale ed intende formare laureati che abbiano competenze specifiche nel settore dello spettacolo e della comunicazione massmediale, così come si vanno ridefinendo con l’avvento delle nuove tecnologie e dei nuovi linguaggi digitali. In particolare si pone come polo universitario d’eccellenza nella formazione di laureati capaci di produrre contenuti narrativi e finzionali per i vari media dello spettacolo (cinema, Tv, radio, teatro, web). L’impostazione del corso coniuga ed alterna momenti teoricocritici a momenti più specificamente laboratoriali, nell’intento di formare figure professionali capaci di operare in tutte le varie fasi progettuali e operative della produzione audio-visiva e multimediale (sceneggiatura, progettazione, regia, montaggio). S.G. Pagina 10 SPECIALE Le professioni del futuro ARTE PATRIMONI E MERCATI LAB Iulm Il valore estetico di un’opera non è direttamente proporzionale alla valutazione di mercato. La globalizzazione ha disseminato ovunque i luoghi della produzione artistica Imparal’arte e non metterladaparte “ Davide Rampello Presidente Fondazione Triennale Investirò su artisti emergenti e affiderò questo compito ad un direttore artistico, capace di distinguere i talenti dalla fuffa L’INTERVISTA DAVIDE RAMPELLO, TRIENNALE Un consorzio che investe sui giovani Giovanni Felice Gloria Riva guardo corrucciato di fronte alla tela imbrattata di colore. Atteggiamento dubbioso a tu per tu con l’oggetto in plexiglas e metallo a metà strada tra una sedia e un tostapane. Il soggetto si immerge nella domanda da cento milioni di dollari: sarà un’opera d’arte? Il suggerimento alla soluzione del dilemma lo offre Davide Rampello, Presidente della Fondazione Triennale di Milano, che dell’arte ne ha fatto un mestiere: «E’ il gusto personale a definire un’opera d’arte. L’anima, nella sua forma razionale ed in quella irrazionale, l’impulso istintivo e controllato allo stesso tempo, che conducono a sentire nella tela o nella statua un’attrazione artistica». L’arte, per crescere e migliorarsi, ha bisogno di interferenze e contaminazioni da parte di settori non prettamente artistici? «La specializzazione rappresenta un limite e una chiusura alle visioni altre. Stiamo vivendo un momento di veloce cambiamento dei rapporti e dei S modi di definire le cose e, per sign è cultura del progetto che stare al passo con i cambia- gravita attorno all’ideazione di menti di linguaggio, abbiamo un prototipo, alla commerciabisogno di un concetto di cul- lizzazione degli oggetti». Un concetto vasto. Non si ritura più ampio, che va al di là della tradizionale interpreta- schia così facendo di non riuzione letteraria e artistica. C’è scire più ad assegnare un bisogno di un senso antropolo- valore concreto all’opera gico per vestire la cultura, per- d’arte? ché è l’uomo che deve tornare «Un’opera d’arte è sempliceal centro del mondo, soffiando mente il prodotto della creatiil posto agli oggetti, alle cose, vità dell’uomo. L’arte sta già che per secoli tutta nell’uomo, si sono messi Un opera d’arte e l’opera ne è al centro della solo l’espresè il prodotto sione. L’errore riflessione culturale, per della creatività. comune sta nel colpa della culL’arte sta già tutta pensare che il tura accadevalore delnell’uomo, l’opera d’arte sia mica. L’uomo deve tornare al e l’opera ne d i r e t t a m e n t e centro dell’inè solo l’espressione proporzionale terpretazione e alle valutazioni deve essere cirdel mercato. condato da oggetti, soprattutto Nulla di più lontano dalla vera da oggetti d’arte». concezione artistica, tanto più E’ così che si spiega l’ele- oggi che il sistema finanziario, zione del design ad opera su cui fino a ieri si è basata la d’arte contemporanea per nostra società, sta crollando ineccellenza? sieme alla crisi economica. La «Il design non è altro che un commercializzazione dell’arte processo, un modo di affron- e la vendita all’asta sono semtare la realtà. Pochi sanno che plicemente delle esasperazioni il termine “design” non è di del concetto di arte e non le sue origine inglese, bensì latina: prime espressioni». viene da “designare”, e signiQuindi? «In passato un’opera d’arte fica arte del progettare. Il de- seguiva delle regole canoniche, accademiche. Oggi non è più così. Con l’avvento della globalizzazione si sono dissolti i luoghi d’elezione dell’arte. Oggi il valore estetico è rintracciabile in ogni dove, in ogni cultura, in ogni tribù, fondendosi e dando vita ad un nuovo concetto di arte, non vincolato ai canoni estetici determinati». Quali saranno gli effetti della crisi economica sul mondo artistico? «Ci sarà un ritorno all’economia reale e per questo si assisterà ad una rivalutazione del valore dell’artigianato, della manualità che implica il saper fare dell’uomo e della tracciabilità dell’oggetto. In questo momento gli artisti stanno ripensando il loro modo di vedere il mondo e la vita, usando un modo diverso di raccontarsi». Esiste ancora il ruolo dell’arte come bene rifugio? «L’arte nasce come un bene affettivo, sostenuto dai mecenati che amavano il bello e di conseguenza si circondavano di cose belle. Ci troviamo nell’Antica Grecia, alle origini dell’arte, dove c’era la corrispondenza fra etica ed estetica, “ LAB Iulm SPECIALE Pagina 11 L’ISTITUZIONE In Triennale l’arte sposa l’industria dal 1923 La Triennale nasce a Monza nel 1923 per mettere in contatto le arti decorative con l’industria moderna. Oggi è lo specchio della cultura artistica ed architettonica italiana, oltre a rappresentare una delle maggiori sedi di confronto fra le tendenze emergenti. Alla quinta Triennale del '33 le pitture murali di grandi artisti tra cui De Chirico, Sironi, Campigli, Carrà e molti altri sanciscono il valore internazionale dell’esposizione. Nello stesso anno Triennale si trasferisce a Milano, nel Palazzo dell'Arte di Giovanni Muzio, realizzato grazie al lascito testamentario dell'industriale tessile Antonio Bernocchi. Il palazzo venne studiato per completare il Castello Sforzesco e il Parco Sempione. Realizzato in stile razionalista, il palazzo si rifà all’arte monumentale e di regime del tempo, unendo spazi di servizio a saloni e corridoi per esposizioni temporanee, una biblioteca, un teatro per 1200 persone, un ristorante il kalòs kài agazòs dei greci – che significa “bello e buono” . Il tracollo della coincidenza tra bello e buono avviene con l’invasione dell’Impero Romano da parte dei barbari. Sono loro a concepire l’arte come decoro, come insieme di ornamenti di cui circondarsi per consacrare la ricchezza e il potere personale. Sarà la Chiesa ad iniziare un formidabile lavoro di arte e architettura per raccontare la gloria di Dio attraverso le immagini. Fin qui l’artista era considerato un semplice strumento; solo con il Rinascimento diventa un intel- lettuale, ed è qui che le opere artistiche smettono di essere commissionate e assumono valore perché frutto esclusivo delle menti dei loro creatori. E’ per questo che oggi la stima dell’arte è del tutto relativa. Un vantaggio per la liberà dell’arte, ma anche un rischio, se l’opera finisce in pasto alle aste che la vincolano ad un prezzo. Chi colleziona opere d’arte deve farlo per amore del bello e del gusto. Chi lo fa è un grande collezionista, gli altri meritano di veder sbriciolati i loro pregiati acquisti come fossero foglie secche. I veri colle- L’OFFERTA FORMATIVA Laurea Magistrale in Arti, patrimoni e mercati Al corso, in consorzio con la Fondazione Triennale di Milano, si accede dopo il conseguimento di una laurea triennale. Gli studenti immatricolati al primo anno nell’a.a. 2009/2010 potranno frequentare le attività didattiche distribuite per struttura e specificità fra i due enti promotori. Si realizzerà in tal modo per la prima volta in Italia un fruttuoso connubio di riflessione teorica e di applicazione pratica che, per lo specifico della materia, vede coinvolti i due maggiori interpreti nell’area milanese. Il corso, profondamente rivisitato rispetto al piano tradizionale, ha come obiettivo è quello di formare manager, critici, galleristi, direttori di museo, consulenti in grado di gestire il rapporto tra arte e mercato in tutte le sue fasi. S.G. L’ingresso della Triennale collegato alla terrazza giardino, un caffè ed alcuni atelier da affittare agli artisti ritenuti meritevoli. L'attenzione alla realtà contemporanea ha coinvolto la Triennale anche nell'opera di ricostruzione post-bellica. Sotto la guida di Bottoni ha assunto un ruolo di primo piano nella realizzazione del quartiere QT8 di Milano. Da allora è nato l'interesse della Triennale per le innovazioni tecnologiche applicate all'edilizia, che diventeranno uno dei zionisti non comprano solo per mico. Bene, il mio amico oggi investire economicamente nel- si tiene in casa un’opera d’arte l’arte – come se fosse un mat- del valore di 20 milioni di tone o una puntata in Borsa -, euro». Va in questa direzione ma perché hanno un gusto artistico a prescindere dal guada- anche il nuovo corso di laurea magistrale dell’Univergno economico». E’ un principio che funziona sità Iulm “Arti, Patrimoni e Mercati”, che prevede una anche alla Fondazione? «Il mio obiettivo in Triennale collaborazione con Trienè quello di investire sui nuovi nale? artisti emergenti. Presto affi«Proprio così. Il tema della derò questo deformazione è licato compito In Italia, cruciale in Itaad un grande lia: è evidente nelle università che le università direttore artistico, capace di servono consorzi non sono più in distinguere i tache sappiano grado di farcela lenti dalla da sole. conciliare Servono confuffa. Questo è il grande inveformazione sorzi in grado di stimento: dare e professione conciliare la credito ai gioteoria con la vani, formarli e pratica, l’espefar crescere assieme a loro il rienza accademica con quella nostro patrimonio, in maniera professionale. Insomma, acesponenziale. Un semplice canto all’università ci deve esempio di quanto sto dicendo: stare l’azienda, e in questo alcuni anni fa un mio amico in- caso l’industria è di tipo cultugegnere acquistò ad un milione rale». Quali sono i punti di forza delle vecchie lire un quadro di Jackson Pollock, che a quei del Consorzio Iulm-Trientempi era un perfetto scono- nale? sciuto per la critica dell’arte. «La Triennale non sarà un Lo fece perché quel quadro gli luogo di stage per questi giocomunicava qualcosa, non vani studenti, per il semplice certo per il suo valore econo- fatto che la parola “stage” è un temi fondamentali degli anni '50. Con la trasformazione in Fondazione avvenuta nel 1999, la Triennale ha modificato l’ambito delle proprie attività, oggi definite con l’impegno a svolgere e promuovere attività di ricerca e di esposizione nei settori dell'architettura, dell'urbanistica, delle arti decorative e visive, del design, dell'artigianato, della produzione industriale, della moda, della comunicazione audiovisiva. concetto logoro, traducibile in manovalanza gratuita e la cui utilità educativa è rimessa all’intelligenza dell’apprendista nello sfruttare l’opportunità. Sarà piuttosto un luogo di alta formazione. In Triennale tutti, dal direttore artistico all’usciere, avranno l’onere etico di educare e diventare insegnanti. Così facendo non solo si formeranno nuovi attori culturali, ma si alzerà anche il livello di chi lavora in Triennale. L’insegnante, quando insegna, lascia il segno prima su se stesso per poi comunicarlo al prossimo. Se così non fosse, sarebbe un professore, uno che professa il proprio sapere, ripetendo lezioni sempre uguali a se stesse senza interazione e senza accrescere la propria cultura. Qui invece vi sarà un lavoro di crescita reciproca, che porterà ad un concetto di conoscenza più alto. Lo staff di questa istituzione nel giro di tre anni diventerà più attivo. Credo che anche le altre istituzioni artistiche, specialmente quelle pubbliche, come Brera, potrebbero trarre vantaggio da una contaminazione come quella che sta avvenendo tra Triennale e Iulm». Pagina 12 SPECIALE LAB Iulm Le professioni del futuro LINGUE Che idioma parlano gli interessi politico-economici e i bisogni energetici? La globalizzazione parla il “globish”, ma non basta per capire Cina, India e le altre potenze emergenti Interpretiamo ilMondo “ Paolo Proietti, Professore Ordinario di Letterature Comparate Univrsità IULM Ogni atto linguistico comporta un abbattimento geografico L’INTERVISTA PAOLO PROIETTI, IULM La lingua del futuro è ancora tutta da tradurre Gaetano Pecoraro Sara Occhipinti aolo Proietti, 45 anni, è Professore Ordinario di Letterature Comparate presso lo IULM, fa parte del consiglio d’amministrazione dell’università come rappresentante della Fondazione Scuola Superiore Interpreti e Traduttori. Direttore della Cattedra UNESCO-IULM, è autore di pubblicazioni scientifiche, tra le quali: “Specchi del letterario: l’imagologia. Percorsi di letteratura comparata” e “Il grado zero dell’immagine. Rispecchiamentidell’Io nell’Altro” (Sellerio). Quali scenari si delineano, oggi nel 2009, per uno studioso di lingue e verso quali nuove sponde si stanno indirizzando le specializzazioni dell’interpretariato e della traduzione? «Bisogna fare una premessa: presso i nostri corsi di laurea, lo studio della lingua si affronta come studio di uno strumento di comunicazione. Imprescindibile è la consapevolezza tecnica dell’idioma. La metodologia da noi utilizzata non è proprio tradizionale: non ci limitiamo allo studio della letteratura straniera. Insegniamo allo studente, con tecniche di mediazione scritte e P orali, a maturare la conoscenza tività, oggi, è necessario un sulinguistica per arrivare alla fi- peramento linguistico. Ogni gura del mediatore». atto linguistico comporta un Qual è il percorso di studi abbattimento geografico. Già che un mediatore o un tra- dalle piccole cose quotidiane: duttore deve affrontare? apro la posta, per far questo «La laurea triennale non è devo interagire con il pacsufficiente. La maggior parte chetto Office, in lingua itadelle associazioni di traduttori liana. Non è scontato il fatto e interpreti , che questa teccome ad esemQuesto tipo di nologia, codifipio AITI (Ascata in inglese, apprendimento con strategie sociazione Italiana Tranon si esaurisce comunicative duttori e Interpensate in inpreti), non mai nel tempo: glese, riesca a riconoscono il superare le lola parola è giche geografititolo triennale come profesun organismo che e spaziali e sionalizzante. riesca ad envivente trare in relaLa laurea magistrale è, zione dialettica quindi, indicon l’altro, quaspensabile. Allunque sia il l’iscrizione del biennio lo paese di provenienza. In Irstudente è chiamato a com- landa, ad esempio, si parla sia piere una scelta consapevole. I l’inglese che il gaelico irlancurricula sono due, e avviano a dese. Tradurre i manuali di carriere nettamente distinte: in- Windows in gaelico ha creato terpretariato di conferenza e grandi problemi. Semplicetraduttore specialistico». mente perché questa lingua Sembra scontato l’azzera- non prevede una struttura posimento di ogni distanza geo- tiva o negativa». grafica, evento in realtà Nel mondo si contano 6912 inconcepibile per l’uomo sino lingue parlate. Poi c’è il gloa qualche anno fa. Cosa si- blal inglish,in una parola glognifica approcciarsi allo stu- bish, che con soli 1500 lemmi dio di una lingua diversa è capace di far comunicare dalla propria? tutti gli abitanti del pianeta. «E’ importante il discorso Quali sono le potenzialità, geografico. In tutte le nostre at- quali i limiti di questa che in molti considerano una neolingua? «Posto che ogni lingua va letta in un divenire storico, che consta di un passato, un presente e di uno sviluppo - è un soggetto vivente - come nasca questo globish è un mistero. Sicuramente risponde al bisogno di garantire la comunicazione in una realtà che si allarga e che contemporaneamente ingloba tutti. Per ora non abbiamo strumenti sufficienti per valutarne gli sviluppi, sicuramente può garantire un atto di comunicazione semplice». Quindi quanto gioca nella comprensione della lingua di un popolo la conoscenza della sua cultura? «Tantissimo. Vi rigiro la domanda: come può il globish rendere le sfumature di tutte le lingue esistenti? Facciamo un esempio: la parola neve, nella nostra lingua possiede un solo lemma. Spostandoci a nord, ad esempio verso le culture scandinave, in lingue come la norvegese, la finlandese, la lappone, la parola neve vede associata più di 100 lemmi. Il globish non potrà mai rendere questa complessità. Io sono scettico. Le lingue rimandano a griglie di valori complessi: culturali, storici, sociali che è difficile ridurre ad uno schema». “ o LAB Iulm SPECIALE Pagina 13 IL CASO Tandem 2009: il baratto delle lingue Si chiama Tandem la metodologia didattica basata sulla conversazione tra due madrelingua di diversa nazionalità La metodologia didattica riguardo l’insegnamento delle lingue ha attraversato diverse sperimentazioni. Esiste la possibilità di un baratto linguistico, chiamato tandem, in cui due individui di madrelingua diversa iniziano un percorso di apprendimento reciproco. Alla fine degli anni '60 sorsero i primi tandem durante incontri estivi fra giovani francesi e tedeschi. Negli anni '80 si è sviluppata, poi, soprattutto in Spagna e in Germania, una vasta rete di iniziative ed istituzioni nel settore. Due le dinamiche di base: la principale, incentrata sull’apprendimento delle formule grammaticali, del lessico e delle strutture sintattiche, ed un’altra, implicita, in cui si trasmettono valori e abitudini. Le possibilità di incontro nascono su bacheche universitarie, siti specializzati o attraverso mediatori addetti al servizio. L'abbinamento delle “coppie di lavoro” avviene facendo riferimento a determinati criteri come l’età o altri indicatori personali. Gli incontri tra i partecipanti al tandem avvengono generalmente da una a quattro volte la settimana. La novità principale è che non siamo di fronte all’asettica ripetizione di una voce meccanica o la fruizione passiva di un dettato grammaticale.Tandem è partecipazione di soggetti che si mettono in discussione e che sono portatori di valori culturali e linguistici. Le coppie non ottengono, dunque, uguali risultati. L’incontro faccia a faccia tra due soggetti, volto all’apprendimento linguistico, ha un sapore primario, originario, ma il tandem oggi diventa anche virtuale sfruttando le potenzialità di chat e posta elettrronica. Nell' “e-mail tandem” l’ascolto e l’oralità sono marginali. Più spazio invece viene dato alla riflessione su messaggi scritti, supportati da sussidi per la traduzione. Quali svantaggi? I partner non possono avvalersi di segni paratestuali, come gestualità o mimica. La relativa anonimità del mezzo però può aiutare a ridurre le distanze sociali e mentali. Nuove formule di un do ut des nel segno del pragmatismo. F..M. Al punto in cui ci troviamo la cultura e la ricchezza dei nel processo di unificazione propri beni, saper parlare europea, che genere di collo- tante lingue? cazione potrebbe trovare «Molto importante, e a vario l’interprete o il traduttore? livello. Nel nostro Paese cul«Per quanto riguarda l’Eu- tura va intesa come eredità del ropa, la possibilità di place- mondo classico, come beni arment è abbastanza tistici, come la letteratura, standardizzata. Detto questo, il come il pensiero. Occorre sasogno di ogni perlo comuniinterprete è L’ingresso nel mondo care con atti di quello di avere una strategia di una propria ca- del lavoro è un punto m a r k e t i n g , bina all’incommerdi partenza, come terno di cializzazione un’istituzione bisogna pensarsi del desiderio. intergovernaDevo constatare come un soggetto in come il nostro tiva, magari a Bruxelles. Per stato di formazione paese paghi un raggiungere consistente gap continua nella capacità di questi traguardi ci vofare sistema. g l i o n o Occorre studedizione e diare strategie spirito di sacrificio, non è sem- di comunicazione per valorizplice. La maggior parte degli zare la nostra cultura e il nostro interpreti, in realtà, svolge atti- paesaggio. Questa realtà deve vità da free-lance. essere linguisticamente prepaPer il traduttore c’è qualche rata. Come, ancora una volta, possibilità in più, presso enti avviene in Irlanda, dove esipubblici o privati: grandi stono dei tourism offices diaziende, case editrici, testate stribuiti capillarmente con per giornalistiche, spesso, si do- sonale che parla fluentemente tano d’un proprio pool di tra- 2 o 3 lingue». duttori. Nel caso di medie e L’Italia è il porto naturale piccole aziende, invece, si fa sul Mediterraneo dell’UE. ricorso ad agenzie di tradu- Tutto proiettato ad Oriente. zione». E’ folle immaginare un fuQuanto è importante per un turo di italiani che siano in Paese come il nostro, ricono- grado di parlare arabo fluensciuto a livello mondiale per temente? «No, non è un’assurdità. E’ un’esigenza, se il fine è quello d’intrattenere scambi e relazioni più solide dal punto di vista culturale e commerciale. Per troppo tempo la storia - e ancora oggi è così - ha avuto per protagonista la guerra. E questo non è da ignorare». Quindi l’Italia potrebbe giocare un importante ruolo come mediatore culturale tra Occidente e Oriente? «Assolutamente sì. Da noi l’insegnamento dell’arabo non ha ancora lo spazio che meriterebbe: allo IULM, gli studenti possono inserirlo nel loro curriculum di studi come disciplina a scelta, ci stiamo muovendo affinché diventi un insegnamento strutturato, specifico e approfondito, data la complessità di questo idioma». L’Impero nascente di Cindia: 3 miliardi e mezzo di persone. Sarà sufficiente stringere rapporti parlando L’OFFERTA FORMATIVA Corso di Laurea triennale in Interpretariato e comunicazione Il corso triennale nasce dalla sinergia fra la Facoltà di Lingue, letterature e culture moderne e la Facoltà di Scienze della comunicazione e dello spettacolo - espressione della vocazione storica dell’Ateneo per le lingue e la comunicazione - e dalla collaborazione con la Scuola Superiore per Mediatori linguistici “Carlo Bo”, che è da oltre 50 anni la più prestigiosa istituzione italiana specializzata nella formazione di interpreti e traduttori. Il Corso si avvale della collaborazione di professionisti che operano nel mondo delle imprese, della traduzione e dell’interpretazione, docenti madrelingua che operano in un campus estremamente moderno con un elevato livello di tecnologie disponibili. Le lingue straniere previste sono due, di cui la prima obbligatoriamente inglese e la seconda a scelta tra francese, spagnolo e tedesco. Tra gli opzionali: arabo e cinese. S.G. inglese o si avrà il bisogno di un confronto diretto con una lingua, una cultura come quella cinese per essere realmente competitivi a livello mondiale? «Con l’India siamo avvantaggiati. In quanto storica colonia del Regno Unito, l’inglese è lingua comunemente parlata. In quanto membro del Commonwealth, è stata, per anni, integrata in un sistema economico Occidentale. Per quanto riguarda la Cina, poi, è fondamentale cominciare un percorso approfondito di conoscenza della lingua, per accedere direttamente alla complessità della loro cultura. Ogni interazione linguistica diretta è da preferire». Infine, cosa si sente di consigliare ad un giovane laureato italiano che si appresta ad entrare nel mercato del lavoro? «Non sentirsi appagato ed arrivato rispetto a ciò che ha acquisito. L’ingresso nel mondo del lavoro è un punto di partenza, bisogna pensarsi come un soggetto in stato di formazione continua. Essere animati da una costante curiositas per capire meglio ciò che ci circonda. Tutto questo è ancor più valido nell’apprendimento linguistico che non si esaurisce mai nel tempo: la lingua è un organismo vivente». Pagina 14 SPECIALE Le professioni del futuro TURISMO LAB Iulm Tra turismo “per temi”, crisi economica e new media, la sfida del futuro per i tour operator si gioca in termini di qualità, efficienza e internazionalizzazione del prodotto Viaggisu misura “ Enrico Ducrot, ad Viaggi dell’Elefante L’eco-sostenibilità, o business responsabile, è molto più di una nicchia di prodotto alla moda. Si tratta di un modo innovativo di fare impresa L’INTERVISTA ENRICO DUCROT, VIAGGI DELL’ELEFANTE Da archeologo a imprenditore di esperienze Valentina Sorci Tiziana Zaffino el sangue di Enrico Ducrot, romano di 44 anni, scorre la passione per i viaggi. Figlio di Vittorio Ducrot fondatore del tour operator, Viaggi dell’Elefante, Enrico appena finiti gli studi in Archeologia, nel 1991, entra nell’azienda di famiglia. Oggi ricopre la carica di amministratore delegato e affianca all’esperienza del padre la sua imprenditorialità. Nel 2004 Viaggi dell’Elefante ha festeggiato 30 anni dedicati all’organizzazione di viaggi che coniugano cultura, ecologia e qualità. In tempi di crisi economica, come cambia la figura del tour operator? «All’interno della filiera turistica, il mestiere di tour operator mantiene un ruolo centrale anche in tempi di crisi, ma si radicalizza l’organizzazione dei processi produttivi, per dirigere più energie verso l’evoluzione del prodotto e l’ottimizzazione delle procedure. Insomma, si evolvono le tecniche di promozione e vendita, si ampliano le strategie di marketing: si risparmia da un lato per investire in innovazione». Viaggi dell’Elefante propone “Eco-luxury”, la nuova frontiera del turismo sostenibile: alberghi raffinati in luo- N ghi straordinari ma nel ri- dei passaggi più importanti spetto dell’ambiente. Nel sarà quello di tracciare degli contesto della crisi, si ripen- standard che definiscano un serà a questo tipo di turi- prodotto affidabile o ecocomsmo? patibile. Ma ancora prima del «E’ in atto un lento processo prodotto, il maggiore cambiadi trasformazione della società. mento, etico e procedurale, Modelli economici e abitudini dovrà coinvolgere le politiche esigono politiche nuove, orien- territoriali e ambientali in alletate a una gestione più attenta anza con le imprese. Da un dell’ambiente e questo, inevi- lato, per il tour operator è netabilmente, coinvolge anche il cessario sviluppare nuovi stanprodotto di dard di gestione lusso. interni alIl patrimonio l’azienda, naturale, moWTO Tourism 2020 dall’altro scenumentale, arfornitori Vision riporta che il gliere cheologico, che siano aturbano, paeturismo religioso tenti ai criteri di saggistico in selezione del vivrà una costante prodotto». quanto tale diviene così una crescita, con picchi in Crisi o non risorsa da concrisi, ci sono servare per la coincidenza di alcuni alcuni tipi di collettività e i che eventi periodici o turismo posteri. Tutto non sembrano ciò ha un imdecrescite per crisi conoscere flespatto molto sioni, come ad politiche esempio quello forte sulla gestione del terreligioso. Che ritorio, asset di ne pensa? base del turismo. In questa pro«Non vedo grossi cambiaspettiva, “Ecoluxury” rispec- menti strutturali in questo setchia un modello di economia tore. Il viaggio con finalità responsabile». religiose è uno dei rami più anDunque, il futuro dei tour tichi, precursore del turismo operator è nel turismo eco- moderno. Se pensiamo alle ofsostenibile? ferte nei principali santuari pa«L’eco-sostenibilità, o busi- gani, agli oracoli, vediamo che ness responsabile, è molto più già in epoche lontanissime si di una nicchia di prodotto alla diffonde un’organizzazione, moda. Si tratta di un modo in- seppure primordiale, del pellenovativo di fare impresa. Uno grinaggio in tutte le latitudini. E’ un settore che, sulla scia dei grandi incrementi futuri del turismo, come segnalati da WTO Tourism 2020 Vision, rapporto dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, vivrà una costante crescita, con picchi in coincidenza di alcuni eventi periodici (Giubileo, Kumbha Mela) o decrescite per crisi politiche (Israele, Tibet)». E il turismo culturale: una scommessa persa o va ripensato? E come? «L’interesse nei confronti della cultura, e quindi nei confronti dell’identità di un luogo, non si esaurirà mai, è insita nella nostra natura. Il punto è come valorizzare e comunicare al mercato questo patrimonio. Credo che si debba ripensare il modo di considerare il singolo punto di attrazione, per esempio un monumento. Occorre spostare l’attenzione da una logica strettamente consumistica (prodotto), e quindi sfruttamento a breve termine, ad una consapevolezza di valore collettivo e visione a lungo termine. Un modo flessibile, coordinato, multidisciplinare, qualitativamente segmentato, per una fruizione del territorio più completa e approfondita». Insomma, il turismo è sempre più “per temi”. Cambierà o si accentuerà la tendenza a settorializzare l’offerta turistica? Su quale scommetterebbe? E perché? “ LAB Iulm SPECIALE IL CASO Ingresso del terminal internazionale di Orio «Molti nuovi tour operator, per entrare in un mercato saturo, cercano di imporsi lavorando sull’identità e quindi sulla specializzazione. Poi, però, si rendono conto che, raggiunto l’obiettivo, per aumentare la base della clientela, devono necessariamente allargare il campo d’azione con il rischio di perde re il carattere specialistico. Più che specializzarsi sulla tipologia di prodotto (giardini, archeologia, medioevo), suggerisco di fare uno sforzo maggiore puntando su una chiara identità di fascia di mercato (mercato alto o di massa) e concentrarsi su almeno 4 o 5 destinazioni dissimili tra di loro. Quest’ultimo per fronteggiare nel miglior modo possibile eventi tragici (tsunami, terrorismo, epidemie) che annullano in un solo attimo anni di investimenti». L’Italia è uno dei paesi più visitati al mondo. Come viene promosso il nostro paese dai tour operator italiani? «L’Italia è forse una delle prime destinazioni che ha sperimentato un turismo vero e proprio. Nel nostro paese inoltre vi sono tutte le tipologie, le condizioni e variazioni possibili nell’ambito del turismo. Oggi l’Italia dovrebbe adottare una strategia nazionale dell’offerta, un ordine operativo che permetta “l’estrazione del no- stro petrolio” nei modi più efficienti e duraturi: organizzazione, strategia, formazione molto più professionale ed internazionale dei futuri addetti, maggiore rigore negli standard dei servizi e delle licenze». Con lo sviluppo di internet e di siti specializzati nell’organizzazione di viaggi fai da te viene meno il ruolo degli operatori turistici? «Internet non è un concorrente che sostituisce il prodotto Occorre una formazione di base ferrea, ben strutturata sia dal punto di vista operativo che in quello teorico e di ricerca, oltre che imparare bene le lingue tradizionale, ma è uno strumento che favorisce la comunicazione, la rende più rapida, aumenta la concorrenza e riduce la catena d’intermediazione. Internet è una “scatola vuota”, ovvero ha bisogno di contenuti e questo è il mestiere di chi produce, come il tour operating. La sfida, quindi, è quella della qualità, dell’efficienza, dell’identità, dell’internazionalizzazione del prodotto». Perciò i new media rappresentano un ulteriore strumento per la promozione dell’offerta turistica? «Certo, ad esempio i blog o i siti che danno consigli hanno sempre più un ruolo di suggerimento. Ma tra il consiglio e la consulenza c’è una grande differenza. Non è un caso che la polverizzazione di esperienza e la carenza di professionalità delle agenzie di viaggio abbiano permesso lo sviluppo di nuovi canali d’informazione. Nel frattempo il mercato si è fortemente polarizzato. Si spiega così la nascita di “consulenti di viaggi su misura” e di prodotti di fascia alta. Una tendenza lenta ad imporsi in Italia, ma molto presente nei mercati dove la cultura del servizio è più avanzata». Quanto è importante la formazione di chi opera nel settore del turismo per il successo delle offerte proposte e per mantenere un livello di qualità e innovazione? «La formazione è molto importante così come gli aggiornamenti. Vi sono stati progressi rispetto al passato, ma non sempre la formazione concilia adeguatamente la teoria con le aspettative professionali e la capacità operativa Pagina15 Orio, l’aeroporto dei miracoli La crisi? Sembra che a Bergamo non sappiano nemmeno cosa sia grazie al low cost. Mentre la maggior parte degli scali nazionali registra un calo nel movimento passeggeri, l’Aeroporto internazionale di Orio al Serio, base italiana della compagnia irlandese Ryanair, vola alto e mantiene il trend positivo degli ultimi anni. I numeri del primo trimestre 2009 parlano chiaro: 1.452.923 passeggeri con un incremento pari allo 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2008. Il saldo positivo colloca, così, lo scalo bergamasco al quarto posto per unità di traffico tra gli aeroporti nazionali. Segno meno per i primi tre scali italiani: Fiumicino, capofila, scende del 5,3%; Malpensa e Linate, secondo e terzo aeroporto nazionale, registrano una flessione rispettivamente del 31,2% e 20%. Non solo. Orio batte anche Venezia, che scende dal quarto al quinto posto, con una curva negativa del 12,9%. Caso emblematico, considerando la storia dello scalo orobico. Nato nel 1937 per scopi militari, rischia quasi la chiusura negli anni novanta. Probabilmente nessuno, o forse in pochi, avrebbe scommesso sul piccolo aeroporto. Invece, nel 2001, Ryanair atterra a Orio, puntando sulla sua posizione strategica, polo di attrazione per Lombardia, parte del Veneto e dell’Emilia Romagna. E presto arrivano i primi risultati. Se nel 2000, Orio chiude il bilancio di esercizio con 1.241.38 passeggeri, già nel 2003 diventano 2.844.379. Alla fine del 2008 il flusso viaggiatori è quasi triplicato, raggiungendo quota 6.482.590. Orio non sembra intenzionata ad arrestare la sua corsa. Sacbo, la società che gestisce lo scalo, prevede di consegnare entro la fine del 2009 un'area partenze triplicata in termini di superficie utile rispetto a quella attuale, garantendo maggiori comfort e spazi per gli esercizi commerciali. A festeggiare saranno soprattutto i turisti stranieri, in particolare inglesi, che durante le vacanze di Natale e nel periodo di saldi, invadono i centri commerciali per fare acquisti made in Italy. necessaria per trovare, in tempi ragionevoli, un adeguato inserimento nella professione. Inoltre, il rigore didattico è generalmente più blando che in passato, mentre il mercato è diventato sempre più esigente, complesso, concorrenziale. Vedo positivamente una maggiore collaborazione e sinergia tra istituti e aziende». A chi intende intraprendere questa professione, quale consiglio suggerisce? «Ho una formazione da archeologo e chi più degli archeologi sa la difficoltà di trasferire la propria passione in un lavoro gratificante, remunerativo e appassionante? Credo che il turismo sia un settore ve- ramente straordinario, multidisciplinare, ampio e variegato, dove chiunque può trovare la propria strada. Ma, proprio perché è un settore generico e dinamico, occorre una formazione di base ferrea, ben strutturata sia dal punto di vista operativo che in quello teorico e di ricerca. Suggerisco, quindi, una formazione rigorosa, nei migliori istituti, fare sempre stage internazionali, operare continuamente esperienze lavorative in paesi fortemente avanzati (Sud Africa, Scandinavia, Estremo Oriente), ma non necessariamente legati ai flussi quantitativamente più ampi, oltre che imparare bene le lingue». L’OFFERTA FORMATIVA Corso di Laurea triennale in Turismo, culture e territorio Il corso intende formare giovani laureati che conoscano bene i problemi della gestione e dell’organizzazione dei servizi turistici, e che abbiano una solida preparazione in ambito economico, sociologico e culturale, e che siano in grado di inserirsi efficacemente nel mercato del lavoro. Per questo è previsto un particolare percorso che faciliti lo sbocco professionale già al termine del triennio. Particolare attenzione è rivolta ai temi del turismo sostenibile, in vista di una valorizzazione e conservazione dei patrimoni materiali e immateriali. Il turismo è un settore centrale nell’economia italiana. Proprio questa particolare natura dei beni turistici richiede competenze diverse.Per promuovere e progettare interventi nel settore turistico sono infatti necessarie sia capacità professionali manageriali sia sensibilità e conoscenze storico-culturali. S.G. Pagina 16 SPECIALE LAB Iulm “Impariamo ad ascoltare i talenti” La competizione tra atenei non può tradursi nella caccia a nuovi iscritti segue dalla prima Contrariamente a quanto, dunque, spesso banalmente si ritiene, il successo professionale non è prioritariamente legato alla scelta della singola professione di moda, anzi alla sua attrattività sociale e al suo impatto economico, bensì è misurato sull’impegno formativo dedicato negli anni di scuola prima e di università poi, nonché sull’intensità della passione e dello slancio personale emotivo e “sentimentale” posto negli anni della formazione prima e nell’attività professionale dopo, in particolare nei primi anni del suo esercizio. La scelta, pertanto, di una Facoltà universitaria o anche, meglio, di un corso di studi, sia di primo, che, ancor di più, di secondo livello, richiedono innanzi tutto una profonda convinzione della proprie attitudini culturali e pratiche: non voglio arrivare al punto di sostenere l’antico sistema che preparava e canalizzava le professioni, lungo binari rigidi che dalla scuola secondaria in poi orientavano rigorosamente le scelte, fino all’inserimento in una Facoltà universitaria piuttosto che in un’altra. Sicuramente quel sistema, molto rigidamente, rendendo irreversibili alcune scelte in età troppo giovane, lasciava molto spazio all’influenza non bilanciata dei genitori e della famiglia e riduceva al minimo la possibilità di conversione degli studi in corso d’opera. Per converso, la situazione attuale, figlia della liberalizzazione sessantottina degli accessi all’Università, ha mostrato la corda dal versante opposto, rendendo cioè la professione d’arrivo del tutto casuale rispetto al percorso formativo e scolastico scelto e affidando al caso, nella maggior parte dei casi, il successo professionale. A tutto ciò ci è aggiunto – specie negli ultimi anni – un peso eccessivo del sistema commerciale, che ha finito con il sottendere, abbastanza surrettiziamente e talora anche ipocritamente, la competizione fra gli Atenei, dietro la “nobile” facciata dell’orienta- mento alla scelta della Facoltà universitaria. La pubblicità – talora ingannevole – ha finito con il vestire dei panni dell’ec- cellenza “cartellonistica”, anche chi sbarca il proprio lunario quotidiano con difficoltà e talora con imbarazzante difficoltà. Del resto, in un sistema nel quale la valutazione ex post è quasi assente e il riconoscimento del valore legale del titolo di studio è universale, la casualità degli effetti è un derivato naturale. Se, dunque, dalla parte del sistema è assolutamente neces- sario dotarsi di metodi e regole di correttezza etica, che evitino quell’arrembaggio sconsiderato, al quale sembrano destinate le scuole italiane e i nostri studenti negli ultimi anni, dalla parte degli utenti – studenti e famiglie – è necessario un approccio più “professionale” al problema, passando attraverso un esame serio e approfondito delle capacità individuali dei futuri professionisti, che si sostenga attraverso una valutazione, quanto più rigorosa e seria possibile, dei percorsi di studio dei ragazzi, così come si sono sviluppati lungo tutto l’arco della vita studentesca, senza alibi e senza ipocrisie di comodo, accompagnando a ciò il “sentire” professionale, pur a livello intuitivamente embrionale, dei singoli futuri studenti universitari. Come, infatti, è impensabile formare un ottimo architetto, quando l’intelligenza tecnica è priva dell’eleganza creativa, che la progettualità visuale della professione richiede, così è delittuoso illudersi di avviare all’attività professionale forense, chi non ha alcuna pas- sione logico-retorica, che costituisce il presupposto “emotivo” di ogni professione giuridica, sia avvocatesca, che giudiziaria. O, ancor di più, avviare ad una professione tecnico-linguistica, qual’è quella dell’interprete o del traduttore, senza un bagaglio letterario e linguistico adeguato, misto ad un gusto estetico-narrativo spiccato. Cosa rimane allora agli Atenei nella promozione della loro identità formativa? Onesta semplicità pubblicitaria dei propri corsi di studio e, soprattutto, discreta narrazione dei successi professionali dei propri laureati. Sono soltanto loro, i giovani e meno giovani studenti di ieri, i migliori testimonials della storia formativa di un’Università. La IULM con orgoglio, ma senza boria, sta su questo canale. Quaranta anni di storia accademica e formativa di successo e – mi si consenta – a prezzi di mercato lo attestano. Anche questa è professionalità: ovvero competenza e passione. Giovanni Puglisi INFO E CONTATTI 02/891411 ORIENTAMENTO STUDENTI Lun-ven 9.30 - 12.00 14.00 - 16.30 IULM 1; Piano 3 02/891412386 Lun-Ven 9.00 - 17.00 02/891412590 Arti e Letterature IULM 4; Piano 2 Lun-Ven 9.00 - 13.00 02/891412604 Comunicazione IULM 2; Piano 2 Lun – Gio 9.00 - 13.00 14.00 - 17.30 Ven 9.00 - 13.00 14.00 - 17.00 02/891412674 Comunicazione per le relazioni internazionali www.micri.iulm.it [email protected] 02/891412233 - 2415 Economia del Libro Antico e d'Arte www.meclada.iulm.it [email protected] 02/891412443 Food Culture & Marketing Giornalismo International Communication MASTER II LIVELLO master.foodculture @iulm.it www.lab.iulm.it master.giornalismo @iulm.it 3382677584 (Lun-Ven 10.00 -18.00) 02/891412443 [email protected] nalcommunication.eu Dirigenza delle Istituzioni Scolastiche (MUNDIS) Economia, Marketing IULM 2; Piano 1 Lun - Gio 8.30 - 12.30 14.00 - 17.00 Ven 8.30 - 12.30 14.00 - 16.30 Scienze giuridiche IULM 4; Piano 1 Scrivere per appuntamento 02/891412636 istituto.scienze. [email protected] Sezione Lun e Mar 10.00 - 12.00 Placement e Stage Mer e Gio 14.30 - 16.30 IULM 1; Piano 3 MASTER I LIVELLO MASTER I LIVELLO Studenti IULM 1; Piano T SEGRETERIE Lun-ven 8.30 - 20.00 Sab 8.30 - 12.30 SEGRETERIE CENTRALINO Management dei processi creativi www.creativi.iulm.it master.creativi @iulm.it Management del Made in Italy master.madeinitaly @iulm.it 02/891412276 02/891412340 02/891412679 - 2674 3318831215 (Lun-Ven. 10.00 - 12.00 16.00 - 18.00) Management della comunicazione sociale, politica e istituzionale 02/891412806 www.maspi.iulm.it (Lun-Ven. 9.00 - 13.00 [email protected] 14.00 - 17.00) Management sanitario per le funzioni di coordinamento [email protected] Tourism Management [email protected] www.mtm.iulm.it master.turismo @iulm.it 376415683 02/891412815 02/891412733