01 pagine introduttive
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LO SPETTACOLO È “La Val Roya” Rupestre e selvaggia. Olivetta S. Michele Airole XXmiglia IMPERIA Sanremo Il bacino imbrifero della val Roya fa riferimento all’unico vero e proprio fiume della Liguria occidentale, con acque perenni, tra l’altro assai sfruttate per l’approvvigionamento di acqua dolce per le città delle coste italiane e francesi. La valle è ampia alla foce. Dei 59 Km. del fiume, solo 20 sono comunque in territorio italiano. Le formazioni geologiche a corona di Ventimiglia sono molto suggestive: è il pliocene, la puddinga che, erosa, forma ampie cavità e grotte. Dalla costa La val Roya conduce dritti verso l’ambito padano. Per raggiungere il quale peraltro, si devono superare alti passi, come quello di Tenda oppure il Colle delle Finestre. Oggi c’è un comodo traforo che mette in comunicazione le valli, ma un tempo erano strade difficili anche per i muli. Dopo la seconda guerra mondiale la parte più alta della valle è passata alla Francia, ma oggi non ci sono più ragioni di pensare ad un effettivo confine, nell’ottica dell’unità europea. La val Roya si inoltra fra le colline subito alle spalle di Ventimiglia, incontrando anche la val Bevera. Le numerose frazioni della città di confine fanno corona con i loro piccoli abitati, poche case ed una chiesa. La strada si inoltra, in un passaggio sempre più stretto e boscoso. Si arriva ad Airole, centro fondato dai Ventimigliesi alla fine del XV secolo. È un abitato che si contraddistingue per le sue case semplici, affiancate le une alle altre, arroccate, con la chiesa a guardia del paese. Si apprezza un’immagine scarna e verace della Liguria interna, che si riflette tra le rocce ed il verde che accompagna fino ad Olivetta San Michele: due centri, uno sul fiume, l’altro più elevato, che compongono un sistema abitativo originale. Il territorio italiano si chiude con Fanghetto, piccolo borgo incastonato fra gli alberi, dove tutto si riflette nella chiesa parrocchiale recentemente restaurata. · Ventimiglia: Torrente Bevera · Monte Grammondo (m.1377) ci si può muovere verso l’interno. La valle è ampia fino alla confluenza tra Roya e Bevera. Qui si apprezzano i letti fluviali larghi e ghiaiosi: un’immagine inconsueta per la Liguria, fatta di torrenti impetuosi stretti fra le rocce. Ben presto, però, i corsi Al di là di un confine: la continuità della val Roya. Dopo la seconda guerra mondiale, la parte alta della Val Roya è passata alla Francia. Ora, nell’ottica dell’unità europea, i centri di Briga e Tenda, con una serie di altri abitati, sono il cuore di un sistema ormai transfrontaliero completamente legato alla natura delle Alpi Marittime. Si ritorna così al passato, dal XV al XVI secolo, quando la contea di Tenda era d’acqua scorreranno proprio incassati fra le rocce, con alcuni passaggi molto stretti. La valle del Bevera, in effetti, si restringe molto andando verso l’interno, fino ai piccoli paesi più difficili da raggiungere. La val Roya diventa orrida, cupa, singolare, con uno stato regionale ligureprovenzale, con domini addentro al territorio imperiese. Si realizzava così un confronto di culture, di lingue, di realtà etniche. Realdo, ora frazione di Triora, aveva il suo capoluogo a Briga, a sei ore di cammino su terreni impervi. La cultura brigasca oggi rivive, negli usi e costumi, nella lingua riproposta dalle riviste di cultura storica, nella coesione degli abitanti e di coloro che hanno lasciato i luoghi di nascita per andare altrove, ma sempre legati alla patria. Briga e Tenda ci parlano di realtà monumentali importanti, legate soprattutto alla lavorazione della pietra, operata da scalpellini provenienti dalle valli di Rezzo e pareti calcaree a strapiombo. Si tratta di un’immagine che ha sempre colpito i viaggiatori, in particolare quelli più sensibili: pittori e poeti non hanno mancato di rendere eterne queste immagini spettacolari. Oltre la roccia, la vegetazione gioca un ruolo particolare, soprattutto in rapporto all’impegno umano. Le aree floricole e vitivinicole più costiere e vantaggiose si contendono lo spazio con gli oliveti. Questi ultimi divengono dominanti, fino ad un certo punto e lungo i versanti meno acclivi e più vantaggiosi. Non a caso esiste il paese di “Olivetta”: il riferimento è palese, per una coltivazione ben radicata fin dal XVI secolo, per quanto fosse praticata anche prima, accanto del Maro, nell’entroterra di Oneglia. Rilevante è anche la dimensione pittorica, con i grandi cicli di affreschi, come quelli di Notre-Dame des Fontaines presso Briga, legati al nome di Giovanni Canavesio. Ed è importante anche tutto il passato barocco, impreziosito da edifici sacri, decorazioni ed organi storici. La cucina, infine, fa specifico riferimento alla realtà delle preparazioni “bianche” dell’estremo entroterra, con abbondanza di verdure come porro e rape, con un ruolo specifico dei funghi ed un richiamo storico alla realtà pastorale, nell’uso dei prodotti legati agli ovini, dalla carne ai pregevoli formaggi. · Olivetta S. Michele alla vite ed alla frutta. In particolare, nel passato medievale, erano importanti i famosi “fichi secchi di Ventimiglia”, che i Genovesi esportavano fino alle colonie del mar Nero. Oltre i 400 m. la vegetazione è meno soggetta all’opera dell’uomo. Compaiono certamente i castagneti, ancora utili, associati a qualche relitto di macchia mediterranea, poco frequente a quote inferiori a causa dell’invadenza delle coltivazioni. Il bosco misto di latifoglie giungerà a punti relativamente elevati, ove però si noteranno anche le conifere, come avviene per i boschi della vicina val Nervia. Lo straordinario valore ambientale di queste aree è legato anche a spazi singolari. Tra questi merita la citazione il monte Grammondo (m.1377). Un’escursione classica è quella che segue il crinale sopra Olivetta, andando verso Sud, verso il mare, verso il sole. Proprio per l’insolazione molto forte, conviene affrontare questo percorso in periodi temperati, evitando la piena estate. Il Grammondo è la cima più elevata, e vicina al mare, della dorsale del confine italo-francese. Costituisce un’area molto importante dal punto di vista zoologico, per la presenza di autentiche rarità. Va detto che è comunque molto difficile vederle, anche se la loro presenza è stata accertata ancora recentemente. Si parla di un rettile, la lucertola ocellata (Lacerta ocellata), del colubro lacertino, altro rettile, (Malpolon m.monspessolanus) e di un volatile ibrido tra pernice rossa e coturnice alpino, ovvero l’Alectoris labatei. I rettili, senza dubbio, attraggono subito l’attenzione. La lucertola ocellata è diffusa in un’area limitata dell’Europa mediterranea, tra la Francia, la Spagna e la Liguria occidentale. Si tratta del più grande lacertide europeo, importante per la sua rarità: raggiunge i 60 cm. di lunghezza, in gran parte rappresentati dalla coda. La sua presenza sul Grammondo è giustificata dalla particolare aridità e dall’insolazione. Questa lucertola ama tantissimo il sole: la sua attività è primaverile od estiva, con particolare vivacità durante il periodo dell’accoppiamento nella tarda primavera: in questo momento è meno difficile osservarla. Si ciba principalmente di insetti, ma anche di piccoli rettili, roditori o uova di volatili. Il colubro lacertino è un’altra presenza particolare, ma sarebbe meglio non incontrarlo troppo Le manifestazioni di Airole, il paese-piano bar Airole è uno di quei centri che conserva ancora usanze storiche tipiche. È però capace di coniugarle con aspetti nuovi e coinvolgenti in atmosfere da sogno. Il 24 giugno si accende ancora il falò di San Giovanni Battista: un’usanza tipicamente nazionale, che celebra l’arrivo dell’estate. È uno di quei momenti propri di un avvicendarsi del tempo ciclico, tradizionale e scandito da feste e celebrazioni particolari. Durante tutta l’estate, poi, nei giorni di sabato o di mercoledì, la piazza, dedicata ai Santi Giacomo e Filippo, si trasforma in un suggestivo piano bar all’aperto. Le note sommesse e confidenziali aiutano ad immedesimarsi nel caratteristico paesaggio edilizio, facilitando la conversazione ed il divertimento. da vicino. È un viperide, lungo fino a due metri, di colore brunastro, dal morso velocissimo. Peraltro è aggressivo solo se disturbato inavvertitamente. Per un uomo adulto ed in buona salute, soccorso in modo adeguato, è comunque difficile subire gravi conseguenze. In ogni caso, come in ogni escursione, è meglio essere attenti. La cima del Grammondo è sassosa, aspra, l’insolazione della zona permette la risalita in quota della gariga mediterranea. Fra le rocce, in tutta l’area, si possono trovare anche importanti presenze botaniche. Si segnalano gli endemismi liguriprovenzali come la campanula, il bellissimo giglio Pomponio, il croco (Campanula macrorrhiza, Lilium pomponium, Crocus versicolor) e delle Alpi sudoccidentali (ptilotrichumhalimifolium, Primula marginata, Asperula hexaphylla), autentiche rarità locali. La val Roya è inoltre nota per la presenza della Peonia (Paeonia officinalis), di cui si apprezza soprattutto la magnifica fioritura, già ricercata per i giardini delle ville padronali sulla costa. Agriturismi Ristoranti AIROLE Ristorante A Pousa Frazione Collabassa · Via sulla Colla, 8 Tel. 0184 200025 chiuso il lunedì Trattoria Bianca Via Nazionale,17 Tel. 0184 200012 chiuso giovedì Ristorante U Carugiu Via Roma, 9 Cell. 347 4068317 chiuso martedì Ristorante U Veciu Defisiu Piazza Santissimo Filippo e Giacomo, 7 Tel. 0184 200041 chiuso mercoledì OLIVETTA S. MICHELE Ristorante La Grigliata Via Ginestra Ristorante A Cantina de Guanin Frazione Fanghetto · Via Libri Tel. 0184 222401 chiuso lunedì · Lilium “Vi aspettiamo in VaL ROJa” VENTIMIGLIA Da Michè di Sismondini Michele Via Delle Otto Case, 129 · Fraz. Sealza Tel. 0184 229496 AIROLE Ravieu di Biancheri Beatrice Località Collabassa Tel. 0184 200126 OLIVETTA S. MICHELE Da Nino di Marino Antonia Loc. Migranè Tel. 0184 222355 - 0184 31058