logistica e supply chain management. un esame con l`analisi
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logistica e supply chain management. un esame con l`analisi
LOGISTICA E SUPPLY CHAIN MANAGEMENT. UN ESAME CON L’ANALISI SISTEMICA NEL COMPARTO AGROALIMENTARE Amedeo Maizza∗ Abstract Le modificazioni del contesto competitivo in cui operano le imprese impongono sempre più una maggiore velocità tanto decisionale quanto operativa. Conseguentemente, la logistica, attività ormai assurta a ruolo strategico nell’ambito della complessiva gestione aziendale, accresce la sua rilevanza. Ciononostante, può accadere che la decisione di essere presenti sul Web determini nel management scelte di esternalizzazione della logistica con conseguente scomposizione dell’intera attività in singole funzioni operative. Tale modus operandi, evidentemente elimina il carattere sistemico dell’attività esaminanda la quale, proprio grazie ad una concezione olistica, è riuscita ad apportare il suo contributo nella complessiva opera di creazione di valore. Poste tali condizioni, il presente paper si propone di analizzare la logistica adottando la recente prospettiva d’indagine dei sistemi vitali. Con essa si verificherà come la scomposizione delle attività, ed in particolare la separazione tra flusso fisico e flusso informativo, sia il prodromo di inefficienza con conseguente dispersione di valore. Analizzando la rilevanza strategica del sistema logistico, si dimostrerà quindi come l’attuale tendenza verso il supply chain management - spesso richiamato come una rivoluzionaria impostazione gestionale - rappresenti un naturale ampliamento del sistema in esame, generato (ove possibile) dalla sua stessa dinamica evolutiva. Key words: logistica, sistema vitale Changes in the competitive framework of business are now imposing on firms an everincreasing speed at which decision making and work are to be carried out. Therefore logistics, an activity which now plays a strategic role in business management, has taken on a much greater significance. However, it may well be that the decision taken by a firm to be part of the web could cause its management to delegate the whole task of logistics. This would result in the entire business activity being broken down into individual operational functions. Such a modus operandi would eliminate the systemic character of the activity which is to be considered, an activity which has successfully brought in additional value, thanks to its holistic conception. With these conditions in mind, this paper intends to examine logistics adopting the view of regarding firms as vital systems. It will be seen how the division of activities, and in ∗ Associato di Economia e Gestione delle Imprese - Università degli Studi di Lecce e-mail: [email protected] sinergie n. 56/01 112 LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE particular the separation between physical flow and informative flow, act as a warning sign of inefficiency, with subsequent loss of value. By analysing the strategic importance of logistic systems, it will be demonstrated how the current trend in favour of the supply chain management - often considered as a revolutionary way of managing firms - represents a natural amplification of the system in question, created (where possible) by its own evolutionary process. Key words: logistics, vital system 1. Motivazioni, ambito e finalità dello studio I recenti mutamenti del mercato, che per la loro portata sono spesso definiti rivoluzionari, impongono alle imprese anche una revisione della logistica. L’imperativo, dettato dal nuovo contesto competitivo, di velocizzare i comportamenti imprenditoriali e la risposta al cliente, paradossalmente conduce talune imprese a trascurare proprio la logistica che invece dovrebbe costituire uno degli elementi gestionali cruciali per tale scopo. Il motivo di tale noncuranza può ricondursi ad una mancata comprensione del ruolo strategico della logistica, la cui rilevanza in determinati settori emerge, invece, con chiarezza quando viene considerata in ottica sistemica. Molte imprese, soprattutto nel mercato virtuale, cercano di adeguarsi ai mutamenti ambientali attraverso interventi di outsourcing logistici sporadici, non realizzati cioè tramite un adeguato piano strategico volto a ricercare valide alleanze utili a migliorare le performances. Tali comportamenti sono spesso motivati dall’attuale rincorsa verso la copertura degli spazi del Web che impone particolare impegno principalmente nella ricerca di visibilità, facendo quasi trascurare che la ebrand loyalty, presupposto per il successo, si costruisce e corrobora soprattutto grazie al servizio erogato e, quindi, anche attraverso la logistica. Quando la scomposizione delle attività logistiche, si pensi alla separazione tra flusso fisico e flusso informativo, avviene senza i necessari accorgimenti, volti a salvaguardarne il ruolo sistemico e, quindi, strategico, possono aversi cadute di efficienza con conseguente perdita del cliente e dispersione di valore. Benché, quindi, il mutato contesto di riferimento richieda alle imprese un adeguamento strutturale, rimane comunque indispensabile che la logistica mantenga inalterato il suo carattere sistemico nell’ambito del sovra-sistema di riferimento che è l’impresa. Ciò non esclude comunque il ricorso a forme di esternalizzazione, purché basate su consolidati rapporti che vedano nella fiducia e nel coordinamento dei partners gli elementi essenziali per il raggiungimento di un duraturo successo. Emerge, quindi, nuovamente il sistema logistico, questa volta in una visione ampliata, che va cioè oltre i confini dell’impresa. Il carattere sistemico della logistica è stato ampiamente sottolineato dalla letteratura e dimostrato dall’esperienza manageriale che da lungo tempo le dedica particolare attenzione. Malgrado tale acclarata e condivisa condizione, è apparso AMEDEO MAIZZA 113 comunque interessante approfondire il concetto di sistema logistico per via delle precedenti considerazioni che generano numerosi dubbi, ai quali è forse possibile fornire utili risposte se si adotta il metodo di analisi proprio della logica sistemica. Per raggiungere tale scopo risulta fondamentale disporre di un idoneo strumento di ricerca, che consenta dapprima di motivare la genesi del sistema, evidenziandone tutte le caratteristiche, per poi approfondire specifiche tematiche. Si è così pensato di avvalersi dell’approccio sistemico nella sua autorevole recente trattazione1. Con esso si affronterà l’obiettivo precipuo del presente lavoro consistente, in via preliminare, nella dimostrazione dell’esistenza del sistema logistico, concordando naturalmente con l’ampia e convergente letteratura sul tema2. Da ciò si passerà ad esaminare la rilevanza strategica del sistema logistico nell’ambito della complessiva gestione aziendale, sottolineando i rischi di una sua scomposizione. Riguardo tale aspetto è opportuno precisare che si considererà la divisione dei due flussi (fisici e informativi), tradizionalmente governati dalla logistica, oltre che nella ipotesi in cui essa sia generata dal commercio virtuale3 (che, escludendo il ruolo prettamente logistico della distribuzione commerciale, implica nuovi rapporti e comportamenti nel canale distributivo), anche quando essa derivi da impostazioni gestionali dell’impresa industriale motivate dalla ricerca di flessibilità e miglioramento della performance. Saranno altresì evidenziati i caratteri essenziali del sistema logistico e le relazioni attivabili tra le sue componenti, dimostrando come l’attuale tendenza verso il cosiddetto supply chain management costituisca un naturale ampliamento del 1 2 3 Golinelli G.M., L’approccio sistemico al governo dell’impresa, Padova, Cedam 2000. Bowersox D.J., Closs D.J., Helferich O.K., Logistica. Strategia e integrazione in azienda, Milano, Tecniche nuove, 1989; Bowersox D.J., et alii, Eccellenza logistica, Milano, FrancoAngeli, 1992; Caputo M., Logistica e produzione nell’economia delle imprese industriali, Padova, Cedam, 1990; Coyle J.J., Bardi J.E., The management of business logistics, Minneapolis, West Publishing, 1980; Di Meo E., “La gestione logistica integrata”, in Boario M., De Martini M., Di Meo E., Gros Pietro M, (a cura di), Manuale di logistica, Torino, Utet, 1992; Grando A., (a cura di), Produzione e logistica, Torino, Utet 1996; Lambert D.M., Stock J.R., Strategic logistics management, Boston, Irwin Homewood, 1993; Massaroni E., Logistica Industriale. Principi di base e aspetti evolutivi, Padova, Cedam, 1997; Rullani E., Sistema logistico e gestione della produzione, in Saraceno P. (a cura di), Economia e direzione dell’impresa industriale, Torino, Isedi, 1978; Rushton A., Oxley J., Manuale di logistica distributiva, Milano, FrancoAngeli, 1989; Scicutella M., Produzione e logistica nella gestione d’impresa, Bari, Cacucci, 1993. Sul punto si vedano: Pilotti L., Rosolin M., Rullani E., La rivoluzione tecnologica nel commercio, Padova, Cedam, 1986; Cozzi G., Di Bernardo B., Rullani E., Marketing e tecnologie dell’informazione dall’economia di massa all’economia di varietà, in AA.VV., Scritti in onore di Luigi Guatri, Milano, Bocconi Comunicazione, 1988; Castaldo S., Premazzi K., “La creazione di valore per il cliente nell’e-commerce: i servizi prodotti dall’intermediazione virtuale”, in Finanza Marketing e Produzione, n. 4/2000; Pastore A., Vagnani G., “Ruolo e prospettive dell’e-commerce nella evoluzione dei sistemi distributivi”, Industria & Distribuzione, n. 1/2000. 114 LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE sistema in esame, generato (ove possibile) dalla sua stessa dinamica evolutiva. Il punto di osservazione sarà costituito dall’impresa agro-industriale, da cui si svilupperanno considerazioni inerenti l’ambito del sistema logistico deputato ad intrattenere i rapporti a valle. L’ampiezza del tema non consentirà di affrontare compiutamente tutte le diverse sfaccettature ed implicazioni; ciononostante, solo per coincidenza concettuale, si faranno fugaci richiami ai rapporti intersistemici tra i partecipanti alla catena di fornitura (pipeline) del settore agroalimentare, rimandando ad ulteriori approfondimenti il completamento dell’intero lavoro. Conseguentemente, il presente contributo deve intendersi come il presupposto teorico di un lavoro più ampio in cui si approfondirà il ruolo strategico e, quindi, il valore del sistema logistico, avvalendosi anche di una ricerca empirica (attualmente in via di completamento) riguardante le imprese agro-industriali pugliesi4. L’incompletezza dei dati non ha consentito in questa sede una loro piena presentazione, tuttavia si faranno sporadici riferimenti alla predetta ricerca per evidenziare talune tendenze attualmente in atto nel comparto indagato. 2. Il comparto agroalimentare: caratteristiche generali Nell’avviare l’analisi del settore agroalimentare, è fondamentale rilevare come, in contesti socio-economici evoluti, il consumo dei prodotti alimentari non risponda esclusivamente alle esigenze del singolo, poiché, al pari di altri settori, esso risente di un insieme di componenti esterne allo specifico bene di consumo. La decisione di acquistare un prodotto deriva, infatti, da un processo valutativo durante il quale il consumatore definisce il proprio standard qualitativo (il concetto di “buono” risente fortemente della soggettività) non soltanto sulla base delle caratteristiche organolettiche e sensoriali del prodotto, quindi del proprio gusto, ma anche considerando l’insieme dell’offerta ad esso collegata. Ciò comporta che la scelta 4 Al momento della stesura definitiva del presente lavoro si è quasi del tutto completata la ricerca condotta nelle province di Lecce e Brindisi (è stato esaminato circa il 90% del campione). Per dovere di chiarezza espositiva, si ritiene utile precisare che lo scenario stabilito per la verifica empirica, realizzata attraverso la somministrazione di un questionario al responsabile aziendale (o ad un suo delegato), è stato composto con l’estrazione di un campione che consente un grado di copertura del 7,37% circa della popolazione di partenza, qui rappresentata dalle aziende agro-industriali pugliesi aventi forma giuridica societaria e rientranti nella codifica Istat D.A. 15 (escluso 15.6 e 15.7) che raggruppa le industrie alimentari delle bevande e del tabacco. Questa ampiezza consente la stima di una proporzione per una variabile dicotomica (azienda da selezionare o da non selezionare) con un errore massimo pari al 15%, ad un livello di confidenza del 95%. La tecnica di campionamento utilizzata è quella di tipo stratificato proporzionale (con estrazioni in ciascuno strato - provincia e tipologia giuridica- effettuate con la tecnica del passo costante) che consente di ottenere stime più precise di quelle ottenibili con un campionamento casuale semplice di pari numerosità. AMEDEO MAIZZA 115 non necessariamente sarà condizionata dal rapporto qualità/prezzo, ma risentirà anche del brand, del tempo disponibile, della reperibilità, della facilità di preparazione e consumo. L’industria agroalimentare, in special modo quella di prima trasformazione (tipo le aziende lattiero-casearie, vinicole, olearie, molitorie, conserviere), risulta particolarmente dipendente dalla produzione agricola per via dell’esigenza di procedere rapidamente alla lavorazione della materia prima, al fine di non disperderne le qualità nutritive. Conseguentemente, queste industrie di solito nascono per la disponibilità di materie prime, localizzandosi nell’area geografica di origine delle stesse. Ciò comporta l’esistenza di un’offerta agroalimentare fortemente articolata sotto l’aspetto territoriale, per effetto della presenza di specializzazioni e tipicità produttive le quali determinano differenti forme organizzative d’impresa, a seconda della produzione e delle varie aree geografiche. Tendenzialmente la produzione è realizzata da numerose piccole e medie imprese e, allo stesso tempo, da pochi grandi gruppi integrati verticalmente. Da qui deriva la presenza di competizione particolarmente agguerrita all’interno dei due raggruppamenti, i quali di rado si scontrano direttamente. Si è spesso in presenza di “sistemi locali” al cui interno operano singole realtà aziendali di modesta dimensione, tra loro collegate dall’appartenenza alla stessa filiera, che si integrano per raggiungere sinergie soprattutto nella fase distributiva (si pensi al caso del Parmigiano Reggiano). Esistono anche contesti in cui l’offerta risulta suddivisa tra imprese di piccola o media dimensione le quali, malgrado la rilevante ed omogenea produzione e le difficoltà distributive, raramente riescono a realizzare forme di aggregazioni utili per migliorare i propri risultati (ad esempio la produzione olearia pugliese). Dal punto di vista strutturale, l’offerta risulta avere una forte frammentazione dovuta alla specializzazione ed alla ricerca di flessibilità anche attraverso forme di partnership. A causa dei condizionamenti provenienti dall’esterno, è in atto un cambiamento dell’operatività all’interno del comparto consistente nella costante ricerca di miglioramento complessivo dell’offerta. Ciò comporta la presenza di operatori, specializzati in singole aree dei diversi livelli della filiera, tutti orientati ad agevolare i processi di produzione agricola, prima trasformazione, distribuzione e consumo. Diventa così difficile adottare l’analisi di settore in quanto essa, riguardando uno specifico ambito, non agevola la conoscenza delle diverse condizioni attinenti le variegate realtà imprenditoriali qui considerate. I processi di terziarizzazione, la partnership, la globalizzazione mutano i confini dell’impresa complicando i tentativi di omogeneizzazione che, per motivi di studio ed analisi, si cerca di realizzare5. Nell’ambito del comparto indagato si è in presenza di forme aggregative che, muovendo dal settore primario, giungono al terziario attraverso il secondario. Occorre, pertanto, impiegare, per fini di ricerca, modalità valide a rappresentare i comportamenti di quelle aziende tra loro collegate dai processi di 5 Sul punto si veda: Dezi L., “Relazioni tra impresa, settore e dinamiche settoriali”, Finanza Marketing e Produzione, n. 1/2000. 116 LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE trasformazione e commercializzazione di uno specifico prodotto agricolo. Si tratta di immaginare di esaminare una sezione verticale del macrosistema agroalimentare, in cui si manifestano varie relazioni tra gli agenti ed influenze provenienti dall’esterno. Quando le suddette relazioni risultano avere il carattere della complementarietà e dell’omogeneità, è possibile che si sia in presenza di imprese, operanti in diversi settori, tra loro interconnesse da relazioni di reciprocità che determinano l’emersione di un sistema intersettoriale molto spesso verticalmente integrato. In questo ambito, la logistica riveste un ruolo di primo piano per la complessità operativa, ma anche per via del potenziale strategico determinato dal suo ruolo di “ponte” tra le diverse realtà interconnesse, che necessitano di collegamento spaziotemporale. L’approccio sistemico consente, per le motivazioni che si preciseranno nel prosieguo, di analizzare i diversi comportamenti in maniera completa e correlata con gli altri sistemi. Conseguentemente è possibile, nell’ambito di una specifica filiera agroalimentare, indagare il sistema logistico (ad essa trasversale) con un univoco strumento - l’approccio sistemico innanzi citato - che agevoli la verifica degli elementi comuni alle diverse realtà imprenditoriali. Le considerazioni che seguono, benché per taluni aspetti possano essere generalizzabili, devono intendersi come derivanti da riflessioni scaturite dall’analisi del comparto agroalimentare, le cui caratteristiche, per esigenze di sintesi, sono state qui riportate brevemente. 3. Il come ed il perché del “sistema logistico” La nascita di un sistema è un fenomeno graduale scandito da stadi evolutivi che, agli occhi dell’osservatore, si inanellano tra loro sulla scorta di nessi causali. In quanto costrutto logico deduttivo, la formazione del sistema non implica necessariamente un mutamento strutturale delle sue componenti. Ciò che sostanzia l’evoluzione è soprattutto la scoperta dell’esistenza di relazioni tra le stesse componenti e, potremmo aggiungere, la capacità di comprensione del soggetto osservatore che determina la conoscenza del sistema e, quindi, il suo proficuo impiego. Tale osservazione rimane rilevante se si considerano le differenti condizioni che inibiscono la realizzazione o l’uso del sistema. Si pensi, infatti, come possa verificarsi: a) l’esistenza di condizioni necessarie e sufficienti per la realizzazione del sistema che tuttavia: a1) non sono comprese; a2) non si avverte l’opportunità di attivare; b) un percorso evolutivo attivato tendente al sistema non perfezionatosi per: b1) decisione; b2) impossibilità oggettiva. AMEDEO MAIZZA 117 L’elencazione su esposta vale per qualificare alcune situazioni che, al di là del generico uso del termine, non permettono l’emergere del sistema, inteso nella prospettiva qui adottata, e, quindi, l’ottenimento dei benefici che esso è in grado di generare. Non basta, infatti, fare riferimento al concetto di sistema; è necessario ricercare ed ottenere un sistema finalizzato a specifici obiettivi e, quindi, in grado di generare vantaggi. Tale scontata asserzione è di particolare interesse per l’ambito del presente argomentare, per via della condizione che accomuna tutti i punti su elencati -ad esclusione del punto sub b2) - consistente nella modesta capacità di individuazione (non rilevabilità) della potenzialità di realizzare il sistema da parte di coloro che hanno il compito/potere di guidare la struttura. Considerando, infatti, tale circostanza nell’ambito del sistema impresa, si comprende come detta carenza, ascrivibile al management, generi negativi effetti in termini di risultati gestionali. In effetti, è la condizione sistemica che consente alla logistica di partecipare efficacemente alla gestione aziendale ed ai rapporti interaziendali. Grazie alla condizione sistemica, infatti, è possibile il monitoraggio armonico di flussi fisici e informativi giungendo ad un perfezionamento della programmazione delle fasi operative e ad un’ottimizzazione delle strutture fisiche all’uopo dedicate. Poste tali premesse, di seguito si cercherà di individuare i caratteri propri del sistema logistico usando la citata prospettiva d’indagine6. Il concetto di logistica, nella sua generale accezione, è strettamente correlato a quello di flusso, per il fine istituzionale cui essa è delegata che può ricondursi alla programmazione, organizzazione e controllo delle materie e del correlato flusso informativo7. Per raggiungere tale scopo si mobilitano, nell’ambito dell’impresa, numerose componenti8 operanti coordinatamente. L’emergere del sistema logistico si può, dunque, ricondurre in prima battuta al carattere di omogeneità delle sue componenti, riconoscibile nella predisposizione ad agevolare il movimento finalizzato al trasferimento delle informazioni e dei beni. La logistica è, dunque, il vettore tramite cui le informazioni e i beni fluiscono tra elementi interconnessi tra loro da legami di reciprocità. Rispetto al punto di osservazione qui adottato (impresa agro-industriale), la direzione del vettore è, al tempo stesso, unidirezionale discendente, se la si considera relativamente al flusso fisico dei beni (ad eccezione dei rari casi della logistica di ritorno), e bidirezionale (ascendente e/o discendente) per il flusso informativo, grazie all’attuale disponibilità di innovazione tecnologica che agevola l’interscambio. È, pertanto, possibile rappresentare (cfr. fig. 1) uno schema elementare dei flussi logistici di un’impresa agro-industriale, avendo riguardo all’aspetto strettamente operativo (non strategico) 6 7 8 Per raggiungere tale scopo si interpreteranno “I concetti portanti della matrice concettuale” ed “I postulati della teoria dei sistemi vitali” riportati in: Golinelli G.M., op. cit., 2000, pag. 80 e segg. Scicutella M., op. cit., 1993, pag. 147. Per “componenti” si intende fare riferimento agli uomini ed alle strutture (luoghi di deposito, mezzi di trasporto, hardware, software, ecc.) deputati allo svolgimento delle attività pertinenti alla logistica. LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE 118 e sulla base delle ormai consolidate attività peculiari del predetto sistema9. Ufficio acquisti Deposito materiali Produzione Deposito prodotti Ufficio vendite Flusso fisico Flusso informativo Fig. 1: Schema dei flussi del sistema logistico Risalta, quindi, la complessità di programmazione ed organizzazione del ciclo logistico che ovviamente si aggrava quando aumentano la numerosità delle strutture fisiche e le quantità dei volumi movimentati. Per le oggettive difficoltà che si presentano durante il percorso occorre, quindi, la presenza di un’attività di coordinamento trasversale all’impresa, in grado di eliminare quei naturali e spesso invisibili impedimenti che frenano la circolazione di materie e informazioni. La presenza di predefiniti ruoli e compiti per ogni componente diventa così un’altra condizione necessaria all’emersione del sistema. Tale aspetto è facilmente riconoscibile nella logistica, la cui attività può proficuamente realizzarsi proprio grazie ad un preventivo piano di assegnazione di ruoli ad ogni singola componente in un’ottica di generale coordinamento, volto al perseguimento di un univoco fine. Da ciò discenderà agevolmente anche il riconoscimento delle relazioni strutturali che saranno rappresentate dalla pressoché generale sequenzialità dei compiti. Occorrerà, pertanto, predisporre uno schema organizzativo con finalità di inquadramento funzionale delle singole componenti. L’unanime posizione della letteratura, innanzi citata10, e l’evidenza empirica (verificabile con la presenza, sia pur differenziata, di responsabili della logistica nell’ambito del management aziendale11) dimostrano come, in virtù dei mutamenti ambientali degli ultimi decenni, la logistica si sia adattata elevandosi, nell’ambito dell’impresa, dal livello operativo al livello decisionale, pur conservando il primo. Ciò configura l’esistenza nell’ambito della logistica di un organo di governo e di una struttura operativa che le consentono di ricoprire, in taluni settori, un ruolo strategico per la gestione aziendale. La motivazione della presenza dell’organo di governo può riconoscersi principalmente nell’utile impiego dei flussi informativi, i 9 10 11 Per un’ampia rassegna della letteratura riguardo le attività operative e le attività strategiche della logistica, si veda: Caputo M., (a cura di), Organizzare la logistica per l’Efficient Consumer Response, Padova., 1998, pagg. 60-65. Cfr. nota 2. Caputo M., (a cura di), op. cit., 1998, pag. 119 e segg. AMEDEO MAIZZA 119 quali, in quanto in grado di generare conoscenza, facilitano l’assunzione di decisioni. Se è vero, come è vero, che la logistica deve gestire il flusso dei beni e delle informazioni, allora si può asserire che il suo fine ultimo è quello di agevolare e perfezionare lo scambio. Ciò è ottenibile garantendo un adeguato livello di servizio che si manifesta attraverso il trasferimento dei prodotti, nella dimensione spaziotemporale, con modalità conformi alle esigenze del cliente, queste ultime conosciute grazie al flusso informativo. In questo senso essa partecipa direttamente alla formazione del valore dell’impresa anche grazie alla gestione della leva competitiva “servizio”12. Avendo riconosciuto, nell’ambito della logistica, i caratteri propri dei sistemi, si può correttamente asserire che essa è sub-sistema vitale del sistema impresa13. La motivazione dell’approccio sistemico per il governo della logistica è facilmente percepibile se si osserva come, oltre ad i nessi sequenziali operativi delle componenti, sia la circolarizzazione delle informazioni ad assumere un ruolo determinante per il perfezionamento del sistema14. Per esprimere al massimo le 12 13 14 Scicutella M., La gestione d’impresa, Bari, Cacucci, 1999, pag. 283 e segg. Di seguito, per identificare la logistica come sub-sistema vitale, si useranno indistintamente, per comodità espositiva, i termini: logistica, sistema logistico, subsistema logistico. Si pensi, ad esempio, all’ordine del cliente che costituisce un importante momento per l’intera gestione aziendale poiché attiva una serie di relazioni inerenti al flusso fisico (avvio produzione, utilizzo materie prime, trattamento semilavorati, consegna prodotti finiti) di fondamentale utilità per la complessiva gestione aziendale. Oltre a costituire questo decisivo momento genetico per il sistema, l’ordine del cliente ingloba anche una serie di altre informazioni determinanti per numerose decisioni gestionali collegate con la logistica. Basti pensare alla possibilità di prevedere i trends della domanda, stabilire il profilo dell’acquirente tipo, conoscere le sue preferenze; tutte informazioni che consentono una migliore programmazione e gestione dei flussi. Occorre, inoltre, considerare come l’attuale livello tecnologico consenta un interscambio con i clienti in grado di agevolare la personalizzazione di massa nonché il controllo, in tempo reale, dei lotti di prodotti dal momento di avvio della lavorazione sino alla consegna al cliente finale. I risultati dell’indagine empirica (citata in nota 3) evidenziano ancora uno scarso uso delle nuove tecnologie per lo scambio informativo con clienti e fornitori (il 93% del campione usa ancora esclusivamente metodi “tradizionali”). Ciononostante, il campione dimostra di avere interesse per l’innovazione tecnologica sia poiché grazie ad essa si perviene ad un miglioramento dei flussi e dei contatti all’interno ed all’esterno dell’impresa. In proposito si osserva che il 63% del campione ha predisposto un sito Web, il 30% di esso ha pianificato l’attuazione di mirate iniziative volte a sviluppare il commercio on line ed il 22% si dichiara soddisfatto dei risultati raggiunti; l’intero campione pone particolare attenzione ai dati di vendita che rielabora per il 53% al fine di misurare le performances attraverso la realizzazione di indicatori e per il 47% per organizzare la produzione. La parziale discordanza dei risultati tra l’attuale uso delle Information e Communication Technology -I.C.T.- e la predisposizione al loro impiego deve essere letta assieme alle caratteristiche dimensionali della realtà indagata la quale, conformemente (o forse in 120 LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE potenzialità del sistema logistico non è sufficiente, infatti, che esista un legame informativo di tipo sequenziale, è opportuno, invece, realizzare una interconnessione multipla, intesa come possibilità per ogni componente di attivare relazioni con tutte le altre, dando così vita al sistema. In questo modo l’informazione diventa conoscenza condivisa, utile per l’efficacia della gestione. Questa condizione può raggiungersi grazie all’adozione di uno standard comunicativo applicato ad un’infrastruttura informatica, adeguata a sostenere tale complesso articolarsi di relazioni15. Nell’ipotesi di assenza di scambi informativi, tra le componenti la struttura logistica si avrebbero, infatti, delle carenze conoscitive che pregiudicherebbero il corretto funzionamento dei flussi fisici, eliminando di fatto il sistema. La presenza congiunta ed equilibrata del flusso informativo e del flusso fisico costituisce, pertanto, una condizione utile per qualificare l’esistenza del sistema logistico. Ciò, come già accennato, non esclude, tuttavia, la possibilità di esternalizzare talune attività16, purché ciò accada nel rispetto di preordinati piani volti a salvaguardare l’univocità comportamentale ed i nessi causali di tutte le componenti. Detti piani devono ovviamente contenere la progettazione dell’intero schema logistico che consideri fini strategici e vincoli operativi della gestione dei flussi. Si osserva17 come spesso la ricerca dei vantaggi derivanti dal Web (tipo le leggi di Moore o di Metcalfe18) metta in secondo piano l’analisi e la programmazione degli aspetti logistici, con ovvie ricadute negative sul piano dei risultati gestionali. 15 16 17 18 misura maggiore) al tessuto economico nazionale, è composta in prevalenza da piccole e medie imprese. I risultati del questionario, infatti, benché incompleti e quindi non utilizzabili con il metodo dell’inferenza, indicano la predominanza numerica soprattutto delle piccole imprese (il 67% del campione ha un volume d’affari inferiore a 5 miliardi di lire). Tale condizione, congiuntamente alle impressioni derivanti da vari colloqui avuti con diversi responsabili aziendali, consente di immaginare che la carenza d’uso dell’I.C.T. sia ascrivibile nelle PMI, oltre che a difficoltà di ordine economicofinanziario, anche ad una diffusa cautela nell’uso dell’innovazione tecnologica. Soprattutto le piccole imprese, infatti, tendenzialmente sono disposte ad implementare nuovi strumenti di I.C.T. a condizione che essi non mutino radicalmente i tradizionali processi gestionali e consentano invece soltanto un supporto operativo. A titolo meramente esemplificativo si consideri il caso dei sistemi informatici tipo Enterprise Resource Planning (E.R.P.) che consentono la completa integrazione di tutte le fasi gestionali, quindi incluse quelle inerenti la logistica, anche in presenza di unità operative decentrate. Detti software, infatti, controllano costantemente il percorso dei prodotti, individuando le piattaforme logistiche ed i mezzi interessati al fine di ottimizzare il trasferimento fisico anche attraverso interventi di completamento del carico. Merlino M., Testa S., Valivano A., “Opportunità e limiti dei processi di outsourcing. Esperienza nella logistica”, Economia & Management, n. 3/97. Grando A., Commercio elettronico e progettazione logistica: una relazione sottovalutata, Milano, Egea, 2000. Valdani E., L’impresa pro-attiva, Milano, McGraw-Hill, 2000, pag. 8. AMEDEO MAIZZA 121 4. La rilevanza strategica del sistema logistico A questo punto della trattazione ci si potrebbe chiedere in quali condizioni la logistica non ha o peggio ancora potrebbe perdere il suo naturale carattere sistemico. Le possibili cause di una tale negativa evenienza possono ricondursi ad una divisione delle attività logistiche tra i responsabili delle diverse funzioni aziendali, a dimensioni aziendali ridotte o ad erronee ed improvvisate decisioni di outsourcing. In tali ipotesi, le singole unità gestirebbero in modo distinto le funzioni logistiche, determinando così duplicazioni di mansioni, assenze/divisioni di responsabilità, conflittualità19. Un ulteriore effetto dato da questa separazione (flusso fisico e informativo) è rappresentato dalla conseguente modesta attenzione verso le attività d’interfaccia nelle quali, com’è noto, si depositano le inefficienze che abbattono il servizio ed aumentano i costi. Ciò non accade invece quando la logistica incorpora e considera sistemicamente tutte le attività inerenti la gestione dei materiali ed il correlato flusso informativo. In tal caso si perviene ad un deciso miglioramento delle relazioni interaziendali che, oggi più di ieri, assumono decisa rilevanza nella formazione del valore20. In generale la gestione separata delle funzioni logistiche incrementa gli oneri, producendo anche negativi effetti sulla gestione delle materie21. Questi ultimi effetti possono, in estrema sintesi, riconoscersi in un aumento dei costi finanziari, per il maggiore immobilizzo di capitali nelle scorte, dei costi opportunità, per il mancato utile determinato dall’erroneo investimento, e dei costi per le mancate vendite, per 19 20 21 Sul punto si vedano: Bowersox D.J., Closs D.J., Helferich O.K., op. cit., pag.. 348, 1989; Scioccati F.M., “Il ridisegno del sistema logistico di un’azienda”, Sviluppo & Organizzazione, n. 178, 2000, pag. 70. Per chiarire gli effetti della separazione delle funzioni logistiche all’interno dell’azienda, si pensi, ad esempio, alla “funzione produzione” che, per ridurre gli oneri di mantenimento delle scorte, mira ad una loro ottimizzazione (riduzione), mentre la “funzione marketing”, per assicurare il servizio al cliente, richiede livelli di stock elevati. Se si verificasse questa circostanza, si avrebbe un’assenza di coordinamento (per effetto della diversità delle funzioni) e la separazione del flusso fisico delle merci, ambito peculiare della funzione produzione, dal relativo flusso informativo, patrimonio della funzione marketing. Interessante risulta in proposito l’esperienza di E.C.R. Italia che, dopo aver analizzato nel 1995 la composizione dei costi di interfaccia generati dall’incontro dell’Industria con la Distribuzione (pari al 27% del totale), ha realizzato un progetto avente come finalità la riduzione dei suddetti costi in misura del 10-15% intervenendo sulla logistica. Il progetto prevede la revisione dell’intera pipeline al fine di ottenere un flusso fisico continuo tra produttore, cedi e punto vendita. Il perseguimento di tale fine ha richiesto naturalmente interventi anche sul flusso informativo volti ad eliminare, o quantomeno a ridurre, le diverse fasi dell’ordine. Sul punto sia consentito richiamare: Maizza A., Sinergie tra Industria e Distribuzione, Bari, Cacucci, 1996, pagg. 132-133. Secchi R., Produrre e gestire informazioni per integrare la supply chain, Milano, Guerini e associati, 2000, pag. 30. 122 LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE l’assenza di scorte. Il negativo effetto, determinato dal suddetto incremento dei costi, è tanto maggiore poiché ad esso non corrisponde un proporzionale incremento dei benefici economici (neanche nel lungo periodo) ma, al contrario, una loro riduzione. Emerge, dunque, evidente come il perseguimento di prestabiliti fini aziendali richieda la presenza di una gestione sistemica delle diverse attività logistiche, in modo che esse possano dialogare utilmente, generando soddisfazione per il cliente e valore per l’impresa. Il corretto funzionamento del sistema logistico determina molteplici ricadute positive in ambito gestionale (cfr. fig. 2) soprattutto se si considera che, nell’attuale contesto economico, gli elementi decisivi per la competizione risultano essere la conoscenza e le relazioni22, entrambi dipendenti, almeno in parte, dal sistema qui esaminato23. In questo senso il sistema logistico, fermo restando il suo fondamentale contributo operativo, assume particolare rilevanza strategica nell’ambito della gestione aziendale. Servizio Brand loyalty Supporto decisionale Efficacia delle prestazioni Relazioni Fig. 2: Gli effetti gestionali del sistema logistico Per ottenere gli effetti gestionali, rappresentati dagli obiettivi della precedente figura, occorre procedere ad un’analisi delle diverse componenti il sistema logistico, per stabilire il livello di comunicazione ottimale e, quindi, coordinare armonicamente tutte le sue attività. Soprattutto oggi, conoscere significa più che mai avere un plus da usare per raggiungere elevati livelli di performance. In questo senso, un sistema logistico efficace rappresenta un elemento strategico di fondamentale rilevanza. Ciò in quanto la presenza di informazioni consente la riduzione dell’incertezza -invero sempre presente nel quotidiano divenire- e, quindi, l’assunzione di valide decisioni che permettano anche un efficace impiego di risorse. La fiducia del cliente (brand loyalty), perseguibile tramite la sua soddisfazione, è 22 23 Vicari S. (a cura di), Brand equity, Milano, Egea 1995, pag. 19 e segg. Resciniti R., Il governo dell’integrazione logistica, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2000, pag. 72. AMEDEO MAIZZA 123 altrettanto fondamentale e dipendente anche dal servizio -componente immateriale cui, come già detto, in parte è deputata la logistica- il quale può incentivare le vendite e, quindi, rafforzare la branding delle imprese, rispettando naturalmente il principio dell’efficacia. Il raggiungimento di un sistema logistico efficiente consente, tra l’altro, di ridurre i negativi effetti generati dalla volatilità della domanda. Quest’aspetto diventa particolarmente critico quando lo si considera nell’ambito del Web dove l’elevata numerosità di offerenti e la costante ricerca del “prezzo migliore” erodono la brand loyalty, minando il potenziale di valore custodito nelle relazioni24. Emerge chiara, così, la necessità di giungere ad un coordinamento delle componenti il sistema logistico in modo da perseguire tutti i risultati potenzialmente conseguibili. L’apparente evidenza inequivocabile di tale considerazione non deve condurre ad omettere di valutare come, nella variegata realtà imprenditoriale, sia riscontrabile talvolta l’assenza del carattere sistemico nella gestione delle attività logistiche. Ciò è motivabile, oltre che dalla limitata capacità manageriale (come riportato nei punti sub a1), a2) e b1) del paragrafo 3), da differenti condizioni che attengono all’ambito competitivo di riferimento dell’impresa (sub b2) del citato paragrafo)25. Tale ultimo aspetto, riconducibile alla rilevanza strategica più o meno elevata presente soprattutto nell’ambito della logistica distributiva, può essere evidenziato attraverso la rappresentazione in matrice di due variabili: la difficoltà di consegna ed il volume dei beni. La prima attiene in modo particolare alla diffusione capillare dei punti vendita che impegna la gestione d’impresa (tanto quella industriale quanto quella commerciale) nel coordinamento delle attività di movimentazione, trasporto e consegna ai diversi punti terminali; più ampia sarà la capillarità dei punti vendita, maggiore sarà la difficoltà e, per converso, l’importanza strategica del sistema logistico. La rilevanza del volume, inteso come massa fisica e quantità dei prodotti, è abbastanza evidente poiché al suo crescere aumenterà anche il peso degli oneri dei flussi fisici. E’ così possibile rappresentare nella matrice seguente una rassegna, sia pur non esaustiva per esigenze di sintesi, della rilevanza strategica del sistema logistico (più precisamente della parte relativa alla cosiddetta logistica in uscita) in alcuni macro-settori economici. 24 25 Sul valore delle relazioni si veda: Costabile M., Il capitale relazionale: gestione delle relazioni e della customer loyalty, Milano, McGraw-Hill, 2001. I risultati della ricerca empirica mettono in risalto come, malgrado il settore agroalimentare sia particolarmente sensibile alla logistica, vi sia ancora una (sia pur minima) percentuale di imprese che non conosce (il 3%) o ritiene “non alta” la sua rilevanza strategica della logistica nell’ambito della competizione interaziendale. Riguardo l’operatività della logistica, si ritiene interessante segnalare come la maggior parte del campione (80%) ha verificato negli ultimi anni un miglioramento della performance, il 63% considera alto il livello di efficienza raggiunto e l’87% controlla i risultati. 124 LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE alta Difficoltà di consegna bassa Informatici Agroalimentari (bassa) (alta) Digitalizzabili Industriali (nulla) (media) basso alto Volume Fig. 3: La rilevanza strategica del sistema logistico in alcuni settori economici I prodotti agroalimentari richiedono all’impresa industriale un efficace sistema logistico per la numerosità e diffusione dei punti vendita e per gli elevati volumi trattati. In questo settore emerge, pertanto, come la logistica assuma un’importanza strategica alta per effetto delle seguenti condizioni: - elevata incidenza degli oneri logistici sul valore unitario dei beni trattati, frequenza d’acquisto, dispersione geografica dei punti vendita o del consumatore finale nel commercio on line, vita residua del bene, servizio logistico da erogare. A sostegno dell’importanza strategica della logistica, in particolare in tale settore e, in via più generale, nell’ambito dei beni di largo consumo, può osservarsi come essa abbia rappresentato dapprima terreno di scontro nell’ambito della rivalità tra Industria e Distribuzione26, per poi diventare area di mediazione con l’avvio di idonee iniziative (ad esempio il citato progetto Efficient Consumer Response). Considerando invece il settore dei beni industriali, il ruolo strategico della logistica è attenuato, benché non eliminato per via della elevata voluminosità dei beni, in conseguenza della relativa minore velocità dei flussi fisici (che così possono essere più facilmente programmati) e della scarsa capillarità dei punti vendita. I prodotti informatici (soprattutto quelli del tipo soft) scambiati lungo il canale tradizionale, pur dovendo essere presenti in maniera diffusa sul territorio, presentano una bassa rilevanza strategica del sistema logistico per il loro modesto ingombro. Se si analizzano, poi, i cosiddetti prodotti digitalizzabili scambiati sul Web, la rilevanza strategica in esame scompare del tutto per l’inesistenza del problema della consegna, anche se rimane l’importanza del flusso informativo. Queste veloci considerazioni consentono di asserire che l’esistenza di una, sia pur minima, rilevanza strategica della funzione logistica richiede l’emersione del 26 Sul punto, tra gli altri, si vedano: Baccarani C., (a cura di), Imprese commerciali e sistema distributivo, Torino, Giappichelli, 1997; Lugli G., Economia e politiche di marketing delle imprese commerciali, Torino, Utet, 1993; Pastore A., I nuovi rapporti tra industria e Distribuzione, Padova, Cedam, 1996. AMEDEO MAIZZA 125 sistema, non necessaria, tuttavia, in assenza di rilevanza. In quest’ultimo caso resteranno comunque alcuni elementi della funzione, che saranno però privi dei connotati propri del carattere sistemico, ovvero rientreranno in altri sub-sistemi. Per avere un’alta capacità competitiva, la logistica, come già detto, deve avere un’equilibrata presenza dei due flussi. In caso di squilibrio, infatti, benché permanga il carattere sistemico, la logistica riduce la sua valenza competitiva nell’ambito della complessiva gestione aziendale, ciò poiché, in taluni ambiti economici, risultano rilevanti altre variabili (si pensi al caso su citato dei prodotti informatici ed industriali). Si potrebbe dunque asserire che la rilevanza strategica del sistema logistico è direttamente proporzionale alla velocità ed al volume che i flussi, di materie e di informazioni, debbono avere per rispondere adeguatamente alle esigenze di mercato. Ciò è particolarmente evidente se lo si considera nell’ambito del commercio on line di molti prodotti, dove il servizio viene percepito, oltre che in termini di velocità, profondità ed ampiezza delle informazioni, soprattutto come rapidità e affidabilità nella consegna dei beni. Il tempo, lo spazio ed il volume rimangono quindi le variabili fondamentali del sistema logistico. 5. L’ampliamento del sistema logistico L’importanza della logistica nell’ambito della gestione aziendale e la conseguente verifica del miglioramento dei risultati gestionali conducono l’impresa verso la ricerca di nuovi e più ambiziosi traguardi. Il loro raggiungimento, tuttavia, non può prescindere dal coinvolgimento degli interlocutori istituzionali con cui l’impresa agro-industriale si interfaccia. Per contenere gli oneri e migliorare il flusso logistico è necessario raggiungere un migliore accordo tra gli attori dello scambio, ovvero è necessario realizzare od elevare il grado di consonanza27. Controllando, infatti, le attività d’interfaccia e le operazioni interne è possibile monitorare l’andamento dei costi ed il livello di servizio, dilemma centrale nelle problematiche inerenti la logistica, fornendo anche un valido supporto decisionale. Diventa così un’esigenza naturale quella di ricercare forme di partnership utili per il raggiungimento di un equilibrio ampliato che vada oltre l’omeostasi perseguibile all’interno dei confini dell’impresa, senza tuttavia comprometterla. Dal punto di osservazione qui adottato, si potrebbe immaginare che l’impresa agro-industriale miri a coordinare in maniera reticolare diverse unità organizzative, determinanti per completare la pipeline, in modo da raggiungere validi traguardi gestionali, rispettando la customer satisfaction. In questo senso può intendersi l’attuale tendenza verso il cosiddetto supply chain management, con cui, in linea con la definizione di logistica integrata già usata in passato dal Council of Logistics Management28, si suole considerare l’intera catena 27 28 Golinelli G.M., op. cit., 2000, pag. 178 e segg. Nel 1986 il Council of Logistics Management definì la logistica integrata come: “il 126 LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE di fornitura come un flusso armonico, guidato da un unico operatore, in modo da riuscire a gestire tanto i flussi interni quanto le relazioni tra i diversi interlocutori. L’aspetto forse innovativo consiste proprio nella gestione delle relazioni, intesa come attività volta ad organizzare i rapporti tra le parti in maniera da evitare dispersioni di valore lungo la catena29. Tale modello di governo dei flussi viene recentemente messo in particolare risalto, conducendo taluni30 ad asserire (forse in maniera volutamente iperbolica) che esso ha addirittura decretato la scomparsa della logistica, intesa nel senso adottato nel presente lavoro. Le motivazioni addotte per sostenere la scomparsa della logistica aziendale e la nascita del supply chain management, difficilmente risultato pienamente condivisibili. In effetti, l’argomentazione principale su cui poggia tale teoria31 può, in estrema sintesi, ricondursi all’impossibilità per la stessa di governare oltre ai flussi anche i rapporti interaziendali; conseguentemente si dice che la logistica dovrà tornare a gestire esclusivamente il flusso fisico delle merci. Tale circostanza determinerebbe una separazione dei due flussi da cui, come innanzi chiarito, discenderebbe una riduzione/annullamento della rilevanza strategica della logistica, indipendentemente dal settore di appartenenza dell’impresa. Ciò potrebbe risultare accettabile qualora si considerasse l’impresa come un’entità rigidamente organizzata per funzioni ognuna delle quali, pur sotto il vincolo del controllo del management, opera separatamente dalle altre. È evidente in quest’ottica l’impossibilità di interpretare l’impresa come sistema. Le attività logistiche, che per loro natura sono trasversali all’impresa, sarebbero così sezionate e ripartite tra le diverse funzioni, riducendo la loro valenza strategica. Naturale ed opportuno risulterebbe, pertanto, prevedere un’ulteriore funzione con il compito di creare un collegamento con gli interlocutori dell’impresa. Si avrebbe, quindi, una duplicazione di ruoli ed una dispersione del valore, ottenibile invece dal proficuo uso delle diverse parti della struttura aziendale. Se, viceversa, si accetta la concezione sistemica dell’impresa, ed in particolare quella che vede l’impresa come un sistema vitale - prospettiva adottata nel presente lavoro-, risulta assolutamente agevole, per via delle precedenti considerazioni, valutare i diversi elementi della logistica come un sub-sistema organicamente interrelato con il sovra-sistema impresa. Emerge così l’interpretazione del subsistema logistico come rilevante strategicamente (ferma restando la precedente 29 30 31 processo per mezzo del quale pianificare, attuare e controllare il flusso delle materie prime, dei semilavorati, dei prodotti finiti e dei relativi flussi di informazioni, dal luogo di origine al luogo di consumo in modo da renderlo il più possibile efficiente e conforme alle esigenze del cliente”. Aguiari G., Marini G., La logistica nell’economia senza frontiere, Milano, Franco Angeli, 1999, pag. 31. Ferrozzi C., Shapiro R., Dalla logistica al supply chain management, Torino, Isedi, 2000, pag. 12 e segg. Ganeshan R., Harrison T.P., An introduction to supply chain management, paper tratto dal centro per la ricerca sul supply chain management consultabile presso il sito della Penn State University : www.p.s.u.edu. AMEDEO MAIZZA 127 classificazione per settori) e, quindi, determinante per il sovra-sistema impresa, poiché in grado di collegare, con coordinamento ed integrazione, i differenti compiti di flusso. In quest’ottica il sistema logistico risulta avere una innata propensione al coordinamento (e, quindi, un’attitudine alla ricerca di consonanza prima e risonanza poi) utile non solo all’interno dei confini ma anche al di fuori dell’impresa. Esso, infatti, naturalmente delimita l’impresa essendo deputato, tra l’altro, a gestire l’ingresso e l’uscita dell’area aziendale. Per tali motivi la logistica è protesa ad intrattenere rapporti con l’esterno ed avverte così per prima l’esigenza di relazioni intersistemiche da cui in parte dipendono anche le sue performances. Così considerato, il sub-sistema logistico rappresenta il ponte attraverso cui il sistema impresa scambia beni ed informazioni con i propri interlocutori. Se si accetta tale impostazione, è agevole comprendere come il supply chain management non sia assolutamente avulso dalla logistica né tanto meno abbia decretato la sua scomparsa32; esso in realtà rappresenta un’estensione dei confini della logistica che, in quanto sub-sistema vitale, non potrà, in linea teorica e generale, scomparire ma soltanto rinnovarsi. Si tratta, quindi, di due concetti complementari, parzialmente distinti dal differente ambito d’azione che determina anche diversi livelli di complessità. In tale ottica, per affrontare l’argomento sotto un profilo strettamente semantico, si potrebbe continuare a parlare di sistema logistico, per identificare l’attività in senso stretto (ovvero all’interno dei confini dell’impresa) di programmazione e movimentazione di beni ed informazioni, lasciando al sistema logistico ampliato, altrimenti definibile supply chain management -se si vuole svecchiare il “desueto” termine-, il compito di identificare le stesse attività rese più complesse poiché svolte anche al di fuori della singola impresa, in consonanza (o meglio ancora in risonanza) con altre imprese. In definitiva, dunque, si ritiene corretto poter asserire che il sistema logistico, come accade a tutti i sistemi, è in evoluzione ed ha intrapreso, ormai da tempo, la difficile ricerca di valide forme aggregative che conducano verso l’integrazione logistica33. Ciò deriva, come accennato in apertura del presente paragrafo, dalla necessità che avverte l’impresa, che abbia raggiunto elevati livelli di performance logistica e che ritenga particolarmente strategico tale sub-sistema, di migliorare 32 33 Sul punto si veda : Da Villa F., Supply chain management oppure logistica?, Logistica Management, novembre 2000, pag. 43 e segg. Nel lavoro del 1989 (innanzi citato) Bowersox, Closs e Helferich, individuarono diversi momenti nell’evoluzione della logistica che conducevano verso forme di integrazione dei flussi tra imprese. Ampia risulta la letteratura sul punto, tra gli altri si segnalano: Borghesi A., La logistica integrata come fattore competitivo dell’impresa rete, in AA.VV., Scritti in ricordo di Carlo Fabrizi (1907-1975), Padova, Cedam, 1995; Luceri B., La logistica integrata., Milano, Giuffrè, 1996; Ottimo E., Pellegrini L., Pilotti L., Vinelli A., La logistica. Verso una logistica integrata nei rapporti industriadistribuzione, Milano, Egea; Rogora C., Pedone P., Supply chain integration: strategie per affrontare gli anni 2000, Economia & Management, n. 2-95, pag. 62; Scicutella M., “La logistica aziendale: dalla gestione di un flusso al governo di una rete integrata”, Sinergie, n. 19/89, pag. 152 e segg. 128 LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE ulteriormente i propri risultati. Poste tali condizioni, risulta evidente e naturale, nell’impresa che ricopre un ruolo determinante nel proprio ambito competitivo, la necessità di richiedere il miglioramento anche della logistica dei propri interlocutori a monte ed a valle. In quest’ottica devono, dunque, leggersi le azioni di talune imprese che si fanno promotrici del coordinamento dei flussi logistici al di fuori dei propri confini aziendali. Il fine ultimo che con tali operazioni il sistema impresa cerca di raggiungere può ricondursi all’ottenimento dell’efficacia sistemica, che costituisce la premessa essenziale per la sua sopravvivenza34. La ricerca di coordinamento e controllo della filiera diventa particolarmente rilevante nel caso dei prodotti alimentari per via del loro diretto impatto sulla salute pubblica. In questo senso, quindi, oltre ad un dovere etico dell’impresa da cui promanano regole (ad esempio il mantenimento di elevati livelli qualitativi necessari per difendere e corroborare la brand loyalty), emergono molto spesso opportuni vincoli (si pensi al D.L.vo 155/97 meglio noto come H.A.C.C.P.) statuiti dall’autorità governativa, volti ad assicurare la salubrità del prodotto e, quindi, la salvaguardia della collettività. Per far fronte all’esigenza di forme di coordinamento che consentano la riduzione degli oneri ed il miglioramento delle performances nel rispetto del consumatore, è necessario considerare nuovamente, alla luce della attuale complessità ambientale, il dilemma relativo al modello di governo delle transazioni da adottare. L’impresa, com’è noto, può, infatti, scegliere tra differenti tipologie che spaziano tra i due tradizionali estremi, analizzati da Williamson, di gerarchia e mercato, per arrivare alla teoria dei network35 che nel recente contesto sembra prevalere anche grazie all’infrastruttura informatica e ad Internet in particolare. Nelle produzioni agroalimentari, ed anche in taluni altri settori, la motivazione che spinge a realizzare, sia pur raramente, partnership logistiche36 può riconoscersi nella ricerca di flessibilità economica e di specifiche competenze, idonee a preservare o elevare il servizio. Ciò che differenzia le produzioni in esame dalle altre è essenzialmente il basso valore unitario che innalza il costo per unità di carico, rendendo difficile la scelta tra internalizzare (opzione a) o esternalizzare (opzione b). La variabile critica che risolverà il dilemma è evidentemente riconducibile ai volumi movimentati (alti volumi opzione a, bassi opzione b), la quale però mal si concilia con la possibilità di realizzare partnership basate su paritari rapporti di potere contrattuale che preservino dai rischi di incremento degli 34 35 36 “L’armonica composizione delle aspettative dei sovra-sistemi e dei sub-sistemi o, in altre parole, il conseguimento di gradi di risonanza elevati sia all’esterno sia all’interno del sistema impresa, è espressione dell’efficacia sistemica, presupposto della sua vitalità e capacità di sopravvivenza” Golinelli G.M., op. cit., 2000 pag. 206. Ampia ed autorevole è la letteratura in argomento, tra tutti si segnala: Lorenzoni G., (a cura di), Accordi, reti e vantaggio competitivo, Milano, Etas, 1992. Dalla ricerca empirica emerge per il 73% l’assenza di partnership, imputabile principalmente alla mancanza di volontà (27%), all’insicurezza nel servizio erogato (13%), oltre anche al rischio di conflittualità, ad aspetti economici ed a difficoltà nella ripartizione delle funzioni. AMEDEO MAIZZA 129 oneri e di abbattimento del livello di servizio37. In queste condizioni è naturale che si verifichino difficoltà di autonoma presenza sul mercato, se si escludono i casi di vicinanza geografica, da parte di imprese di ridotte dimensioni, ovvero ipotesi di aggregazione finalizzata alla condivisione delle attività logistiche. L’operatività delle imprese minori, infatti, può farsi risalire molto spesso al ruolo di fornitrici di imprese di grandi dimensioni non solo industriali ma anche della distribuzione moderna per taluni prodotti tipici e per la marca commerciale. Il modello di sviluppo autonomo delle imprese agro-industriali con bassi volumi distributivi può riconoscersi quando esse adottano un orientamento verso i mercati di nicchia, nei quali la ridotta rilevanza della variabile prezzo consente di superare le difficoltà connesse all’elevato costo della distribuzione fisica. Naturalmente l’operatività in tali contesti risulta particolarmente complessa38, poiché l’ambito competitivo si sposta sul brand, sulla qualità e, quindi, anche sul servizio. Il mercato globale impone oggi il passaggio da logiche produttive in cui la piccola impresa vive isolata ed ancorata all’economia locale, a forme operative sistemiche in cui, mantenendo le economie di localizzazione, si sviluppano, grazie alle infrastrutture fisiche ed immateriali, sinergie in grado di spostare la competitività dalle singole piccole imprese alla competizione tra sistemi. In questo passaggio, un ruolo fondamentale riveste la predisposizione del sistema logistico ad agevolare le alleanze tra imprese. Molteplici e variegate, infatti, sono le alleanze logistiche che, muovendo dal “semplice” contratto di trasporto, possono spingersi sino a forme di cooperazione vicine all’impresa rete39, in un’ottica di sistema logistico ampliato in cui la condivisione delle informazioni diventa prerequisito per il raggiungimento di comuni obiettivi. Se oggi la sopravvivenza dell’impresa poggia sul paradigma “conoscenza, relazioni, flessibilità”, il pieno e condiviso impiego delle informazioni, a monte ed a valle della catena, diventa indispensabile per consentire valide relazioni e, quindi, un’adeguata capacità di risposta alle mutate esigenze del mercato40. 37 38 39 40 La piccola impresa, che per via dei modesti volumi trattati sarebbe più favorevole a realizzare accordi duraturi, non ha potere contrattuale pari a quello del partner logistico, il quale, affinché possa garantire servizio ed economicità, deve avere dimensioni elevate e, quindi, ha maggiore potere rispetto all’impresa agro-industriale. Sul punto si veda: Mattiacci A., Il marketing strategico dei business di nicchia, Padova, Cedam, 2000. Gandolfo A., L’evoluzione dei processi logistici tra “old” e “new” economy, Torino, Giappichelli, 2000, pag. 47 e segg. Per esplicitare tale affermazione si pensi al caso in cui un’azienda agro-industriale non conosca l’andamento dei dati di sell out dei suoi prodotti, per effetto della separazione del flusso informativo derivante dalla indifferenza/conflittualità con la distribuzione. Conseguentemente essa effettuerà una programmazione della produzione errata (in eccesso o in difetto), che ovviamente determinerà giacenze di prodotto finito eccedenti o esigue rispetto al reale fabbisogno, con evidenti negative ripercussioni anche sul fronte dei rapporti a monte. In proposito si può riportare l’esperienza della ricerca empirica dalla quale è emersa una modesta conflittualità tra Industria e Distribuzione, i cui rapporti sono 130 LOGISTICA E SCM NEL COMPARTO AGROALIMENTARE Occorre, dunque, trasparenza nei rapporti per raggiungere la consonanza con gli interlocutori, presupposto questo per il corretto funzionamento dell’intero sistema vitale impresa. È altresì necessaria la presenza di “fiducia” tra i partners che devono impegnarsi per comuni obiettivi41. Essa, in un’ottica utilitaristica, costituisce un aspetto del variegato concetto di rischio, poiché determina l’accettazione dell’altrui offerta sul presupposto della conoscenza e con l’auspicio di ricavarne utilità. Realizzare un’alleanza efficace, che consenta cioè il perseguimento della consonanza o, meglio ancora della risonanza, presuppone, quindi, fiducia reciproca, considerato il livello di rischio elevato capace di condizionare l’attitudine competitiva delle imprese partecipanti. Tale condizione è particolarmente rilevante sul Web42 in cui la spersonalizzazione si esplicita al massimo, determinando per tutti gli attori un incremento del livello di rischio, richiedendo, pertanto, un maggiore livello di fiducia. Va, di converso, considerato che proprio il Web, per via dell’enorme potenziale di interscambio informativo, consentendo l’attivazione delle relazioni, agevola la realizzazione di complessi sistemi reticolari fortemente flessibili e, quindi, in grado di rispondere adeguatamente alla volatilità della domanda. In tali circostanze il sistema logistico, essendo come già detto il ponte deputato a collegare differenti realtà, accresce il suo ruolo e parimenti la sua complessità. 6. Note di chiusura Dalle precedenti riflessioni, si evince come la logistica rappresenti un sub-sistema vitale rilevante strategicamente nella gestione delle imprese agro-industriali, soprattutto nell’attuale ambito competitivo. Affinché detto sub-sistema possa esprimere tutte le sue potenzialità, non sempre richieste negli altri settori economici, è necessaria la presenza equilibrata dei due flussi (informativo e fisico); in questo modo, infatti, esso assicura un vantaggio competitivo, generando valore per l’intero sistema impresa. Si potrebbe, quindi, collegare l’importanza del sistema logistico all’equilibrio dei due predetti flussi che così consente all’impresa di rispondere efficacemente alle esigenze di servizio della clientela. L’approccio sistemico ha consentito, inoltre, di interpretare come un processo evolutivo l’attuale tendenza verso il supply chain management che non appare antitetico ma complementare alla logistica, benché risulti di difficile realizzazione per via dei presupposti relazionali da esso richiesti. Le ricadute di tali osservazioni appaiono molteplici e feconde di interrogativi, interessanti per la ricerca scientifica per la loro attualità e per le evidenti 41 42 caratterizzati anche da collaborazione oltre che indifferenza. Bowersox D.J., “The strategic benefits of logistics alliances”, Harvard Business Review, July-August 1990. Brace G., Mena C., Bal J., “Libertà, indipendenza gestionale e controllo nelle supply chain”, Logistica management, n. 104/2000 pag. 78. AMEDEO MAIZZA 131 implicazioni manageriali, del tipo: quando si raggiunge la risonanza tra Industria e Distribuzione? Quali diventano i confini dell’impresa reticolare nata sulla base di alleanze logistiche? Quale valore può assegnarsi al sistema logistico? Appare, dunque, evidente l’esigenza di predisporre modelli logistici rispondenti alle molteplici e variegate necessità delle imprese, ciò in quanto l’esistenza di un sistema logistico (possibilmente anche in forma ampliata) è ormai una condizione importante per rispondere alle regole ed ai vincoli provenienti dall’ambiente di riferimento, ma anche per difendere i valori dell’impresa. Bibliografia AGUIARI G., MARINI G., La logistica nell’economia senza frontiere, Milano, Franco Angeli, 1999. BACCARANI C., (a cura di), Imprese commerciali e sistema distributivo, Torino, Giappichelli, 1997. BOARIO M., DE MARTINI M., DI MEO E., GROS PIETRO M, (a cura di), Manuale di logistica, Torino, Utet, 1992. BORGHESI A., La logistica integrata come fattore competitivo dell’impresa rete, in AA.VV., Scritti in ricordo di Carlo Fabrizi (1907-1975), Padova, Cedam, 1995. BOWERSOX D.J., CLOSS D.J., HELFERICH O.K., Logistica. Strategia e integrazione in azienda, Milano, Tecniche nuove, 1989. 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