OTTOBRE 2014 Edizioni Zona Franca

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OTTOBRE 2014 Edizioni Zona Franca
da
OTTOBRE
2014
Con-Dominio
Anno XII N° 10 - OTTOBRE 2014 - Redatto a cura dell’Associazione culturale Onlus “ZONA FRANCA”, Via Arrigo Rossi, 105 - 64029 Silvi Marina (Te). Direttore Resp. Rosario Di Blasio - Copia omaggio - Mensile di cultura e informazione a diffusione cittadina - Reg. Trib. Teramo n. 14/03 del 27/06/03
Edizioni
Zona Franca
Leggere
www.daleggere.com
di Rossano Di Palma
pag. 19
Sommario
da Leggere - ottobre 2014
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EDITORIALE
R. Di Palma
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DA LEGGERE
Mensile d’informazione cittadina
a diffusione gratuita
EDITORE
Associazione culturale Onlus
“ZONA FRANCA”
Via Arrigo Rossi, 105
64029 SILVI MARINA (Te)
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DIRETTORE EDITORIALE
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Rosario Di Blasio - Rossano Di Palma
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REDATTORI
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Rossano Di Palma - Domenico Forcella
Roberto Marchione
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IMPAGINAZIONE
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REGISTRAZIONE
TribunaleTeramo
N° 14/03 del 27/06/03
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Eccesso universale
PRIMO PIANO
Naufragio Costa Concordia
T. Di Simone
L’ABRUZZO RACCONTA
La storica Torre di Cerrano
A. Spezialetti
CULTURA E SOCIETÀ
Omaggio a Donato Bosica
I. Ianni
ARTE ED EMOZIONI
La Comunione degli Apostoli
G. Scordella
CRONACA LOCALE
Contributo sociale a Silvi
L. Colantonio
SPORT
Una finestra sul Basket
S. Blois
MIX NOTIZIE
Manie informatiche
R. Di Palma
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sono gratuite.
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Editoriale
da Leggere - ottobre 2014
di Rossano Di Palma
Eccesso universale
I
pocrita accettazione del plagio
in voga; gusti plebei in sintonia
col neo-conformismo indotto dai
media; ma soprattutto sudditanza e
culto dell’apparenza, un’apparenza che
è bigiotteria presa per oro puro da un
mondo di mediocri alla ribalta. Questa
l’analisi prevalente della tipologia
standard della società odierna. Ed ecco
perciò, che in un simile scenario di
tipici ingredienti del costume contemporaneo, i valori sono quelli fittizi di
reputazioni perlopiù usurpate. Falsi
valori ripeto, perché declamati da gente
senza valore che è appunto quella che
domina l’attuale società.
E’ quindi l’avvento del profano che si
afferma con i contorti modelli della
cultura dell’orrido. Basta guardarsi
attorno ed avere libera visione… per
rendersi conto di come la volgarità e la
banalità si stiano impossessando della
coscienza stuprata di una massa amorfa
che obbedisce a priori a ciò che le viene ininterrottamente telecomandato.
Purtroppo poi, le modalità e l’effetto
del consumismo hanno altresì funzionato in questa Italia di italiani ormai
contraffatti ed ottemperanti alle mode e
alle manie strappa soldi, ad un materialismo che sta divorando l’entusiasmo
verso la vita (soprattutto nei giovani),
elementi deleteri che convergono verso
una condizione di “eccesso universale”, cioè quella che viene banalmente
denominata “crisi” nel falso senso di
povertà. Essa infatti, ripeto, è in realtà
una crisi di esubero a tutti i livelli!
Altresì dipendente, quindi, da un’evoluzione demografica che va di pari
passo alle proprie complicanze di
vivibilità inevitabili, in considerazione
primaria degli elementi artificiali che
aggiunge ad una situazione ecologica
già abbastanza esasperata. Ma ancor
peggio è che l’inevitabile catarsi di
problemi ad essa collegata (problemi
appunto di sovra-popolazione), viene
ipocritamente rimossa da un’idiota e
speculativa corazza di falsa statistica
che aggiunge benzina al fuoco! Squallide regole di un gioco tutto odierno in
cui l’assurdo sostegno dell’autodistruzione è un’evidente “invisibile” verità,
come il precitato degrado spirituale ed
intellettuale.
Rossano Di Palma
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Studio
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CARLO CRISANTE
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Politica
da Leggere - ottobre 2014
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Pineto entra
nel Mayor’s Adapt
P
ineto entra a far parte del “Mayor’s
Adapt”, il patto europeo dei sindaci nato per affrontare il riscaldamento globale. “La nostra città vuole
fare sempre di più della cultura dell’ambiente il proprio punto di forza, e lo
vogliamo dimostrare aderendo anche a
questa iniziativa di carattere europeo”,
ha dichiarato l’assessore all’Ambiente
Laura Traini.
Nato su impulso della Commissione
Europea nel marzo del 2014, il Mayor’s
Adapt è un progetto di partenariato tra
gli enti locali del continente per mettere
in campo strategie di resilienza di fronte
al fenomeno del riscaldamento globale.
Questo Patto si inserisce nella strategia
europea di lotta ai cambiamenti climatici, per la quale la Commissione ha
previsto, per il periodo 2014-2020, il 20
per cento del proprio budget, incluso un
fondo di 860 milioni di euro attraverso il
progetto LIFE.
Sono 29 le città che in Europa hanno
deciso di aderire al Patto, che permette-
rà finanziamenti dedicati a progetti che
andranno a contrastare il riscaldamento
globale.
“Non si tratta solo di una dichiarazione
di intenti - ha spiegato l’assessore Traini
- ma di qualcosa di molto concreto, perché ogni comune si impegna a mettere in
campo misure fattuali per la lotta al riscaldamento globale, e se questi impegni
non vengono rispettati si viene esclusi dal
programma”. In cambio della possibilità
di avere accesso ai fondi europei, infatti, la Commissione chiede che i Comuni
mettano in campo azioni per la lotta ai
cambiamenti climatici. “Il nostro impegno per l’ambiente vuole essere fattivo e
soprattutto vogliamo che diventi sempre
più una risorsa, non solo turistica, per la
nostra città”, ha concluso Traini.
“Dopo la Bandiera Blu, le Tre Vele di
Legambiente, la certificazione Emas e la
presenza dell’Area Marina del Cerrano,
Pineto decide di entrare in una rete europea di avanguardia per ciò che riguarda
l’ambiente e l’economia verde - ha com-
mentato il sindaco Robert Verrocchio Il nostro non sarà un impegno a parole,
ma tangibile e di lungo respiro, perché
il nostro obiettivo è far decollare a Pineto un’economia che abbia la sua base
nell’ambiente e nel suo rispetto, perché
lì è il futuro economico, e il 16 ottobre
saremo a Bruxelles per la firma del Patto per gettare un mattone importante in
questo senso”.
Alessandro Borgia
Tolleranza zero per chi
abbandona i rifiuti
M
aterassi abbandonati, mobili,
e anche pezzi di eternit abbandonati sul ciglio della strada.
È successo ieri notte nella campagna
di Pineto. Un fatto che è stato subito
segnalato agli uffici del Comune e che
ha suscitato l’immediata reazione dell’assessore all’Ambiente Laura Traini.
“Provvederemo al più presto a ripulire il
tutto, ma deve essere chiaro che da parte
nostra ci sarà tolleranza zero verso gli
incivili che lasciano i rifiuti per strada”,
ha dichiarato l’assessore.
“Pineto offre un servizio a domicilio per
il ritiro dei rifiuti ingombranti, e in più
ha un Ecocentro che funziona benissimo,
dunque non vi è alcun motivo per abbandonare i rifiuti per strada - ha proseguito
Traini - Oltre ai rifiuti ingombranti, sul
ciglio della strada sono stati abbandonati anche pezzi di eternit che a questo
punto il Comune ha il dovere di smaltire in base a norme molto stringenti, un
prezzo che, quindi, purtroppo, si dovrà
pagare con denaro pubblico. La Polizia
Municipale sta già cercando di risalire
a chi ha abbandonato questi rifiuti. Invitiamo tutti i cittadini ad attivarsi in caso
dovessero essere testimoni di fatti del genere, perché l’abbandono dei rifiuti è un
danno per tutta la collettività, un danno
ambientale, economico e anche di immagine per la nostra città”.
“Tolleranza zero per questi fatti che sono
di spregio per il nostro ambiente - ha di-
chiarato il sindaco Robert Verrocchio - e
stiamo studiando anche un regolamento
che obblighi i colpevoli, una volta individuati, a pagare oltre la multa dovuta
anche l’acquisto di piante che poi il Comune sistemerà negli spazi pubblici”.
Disponibilità, da parte dell’amministrazione, alla richiesta di Pineto Partecipattiva per la pubblicazione dell’anagrafe
dei rifiuti. “Sono dati che per legge il
Comune è tenuto ad inviare alla Regione
e lo facciamo mensilmente sin dal 2006
- ha spiegato l’assessore Traini - Non
avremo alcun problema ad inserire questi dati anche sul sito del Comune per favorire sempre di più la trasparenza”.
Alessandro Borgia
Politica
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da Leggere - ottobre 2014
Per il nuovo Presidente, Catarra invita a
trovare una soluzione superando i localismi
“
Ho sempre affermato con chiarezza
quello che penso del nuovo assetto delle
Province e del percorso, a mio avviso
sbagliato, demagogico e controproducente che il Governo ha scelto. Con coerenza
e ringraziando con affetto chi, come Paolo
Tancredi e il Nuovo Centro destra, hanno
pensato a me, escludo la possibilità di accettare la candidatura alla carica di Presidente.
Preferisco essere ricordato come l’ultimo dei
Presidenti eletti piuttosto che come il primo
dei nominati”
Questo quanto dichiarato dal presidente Valter Catarra in merito ad una sua possibile
candidatura alle elezioni di secondo livello:
“Ritengo - spiega Catarra - che in questa dif-
ficile fase di traghettamento dell’ente ad un
nuovo approdo, per quanto confuso esso appaia, vi sia bisogno di una opzione altamente
istituzionale. Il che significa superare ogni
contrapposizione fra localismi e personalismi
individuando una soluzione che sia in grado,
sopra le parti, di garantire e rappresentare gli
interessi di tutta comunità provinciale senza
creare lacerazioni.
Considerato che il meccanismo voluto dal legislatore configura il nuovo ente come un’assemblea di amministratori locali la soluzione
più logica, almeno in questa prima fase, è che
l’incarico sia assunto dal sindaco del capoluogo in quanto, proprio per questo, assimilabile a un “primus inter pares”.
Se questo dovesse risultare per il primo cittadino di Teramo un carico istituzionale troppo
gravoso sommato a tutte le altre numerose
responsabilità, sia allora il presidente del
Consiglio uscente a ricevere la designazione
e a farsene carico. E’ fuor di dubbio il profilo
super partes che Mauro Martino ha saputo incarnare alla guida del Consiglio, profilo che
gli è riconosciuto da tutti gli schieramenti
e che sarebbe molto utile in una fase nella
quale occorre necessariamente trovare una
sintesi. Invito, perciò, i partiti a considerare
serenamente l’opportunità di queste opzioni”
Ufficio stampa Provincia di Teramo
Pina Manente
Sostegno del Satyagrah di Pannella
Carceri, il Consiglio regionale approva la risoluzione urgente presentata dal consigliere del Partito Democratico Luciano Monticelli
È
stata approvata dal Consiglio regionale d’Abruzzo la risoluzione urgente
presentata dal consigliere del Pd Luciano Monticelli e firmata anche da Pierpaolo Petrucci a sostegno del Satyagrah di Marco
Pannella per l’amnistia e per stimolare il Parlamento italiano ad approvare provvedimenti
di legge obbligatori per ripristinare la legalità
delle carceri.
Votata favorevolmente da centrodestra e centrosinistra (ad eccezione di Lucrezio Paolini
dell’IdV) e bocciata invece dal Movimento 5
Stelle ad eccezione di Leonardo Bracco, con
tale risoluzione il Consiglio regionale esprime dunque il proprio sostegno a Pannella e
ai cittadini abruzzesi che con lui lottano la
nonviolenza dello sciopero della fame per
l’affermazione dei diritti degli ultimi e invita i vertici del Governo italiano ad adottare
provvedimenti di amnistia e indulto, il cui
ambito di applicazione sarà definito dal Parlamento stesso in considerazione della gravità dei reati.
“E’ la nostra battaglia per i diritti civili
– commenta in merito Monticelli – Sono soddisfatto che il Consiglio, e non solo la maggioranza di cui faccio parte, abbia recepito
favorevolmente quanto proposto, appoggiando il digiuno di dialogo del leader radicale a
favore del ripristino della legalità in tutte le
carceri italiane. Auspichiamo a questo punto
un’azione da parte del Parlamento che, magari attraverso un provvedimento di clemenza,
di amnistia e indulto, aiuti da una parte i magistrati a liberarsi delle scartoffie dei processi
e dall’altra i detenuti a uscire da carceri sovraffollate e indegne di un paese civile”.
Il provvedimento sarà ora inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al
presidente del Consiglio dei Ministri Matteo
Renzi, mentre si attende a breve una visita da
parte dello stesso Monticelli tra le mura delle
carceri abruzzesi.
Marzia Aquilio-Tania Di Simone
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Politica
da Leggere - ottobre 2014
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Giuseppe Cantoro si presenta:
“Il mio impegno sarà totale”
“
La futura Provincia avrà di fronte
sfide molto difficili, e l’impegno,
anche personale, di tutti coloro
che saranno eletti sarà fondamentale”.
Queste le parole di Giuseppe Cantoro,
consigliere comunale del Pd di Pineto,
tra i dodici in corsa per le elezioni provinciali di secondo livello che si svolgeranno il 12 ottobre prossimo con la lista
“Casa dei Comuni” a sostegno del candidato presidente Renzo Di Sabatino.
“Ringrazio il sindaco Robert Verrocchio, l’amministrazione e il Partito Democratico di Pineto per avere creduto
in me - ha proseguito Cantoro - Per la
prima volta nella storia delle Province,
ci troviamo di fronte ad elezioni di secondo livello, e a questi enti rimarranno
competenze molto importanti per il territorio, come quelle sulle strade, le scuole e i corsi d’acqua, tutte questioni che
toccano molto da vicino anche Pineto e
il territorio del Cerrano. Forse in futuro
lo Stato deciderà di riorganizzare tutte
queste funzioni, ma al momento queste
rimangono in capo alle Province e de-
vono essere affrontate. So di che cosa si
parla, perché sono stato assessore alla
Protezione Civile a Pineto e sono consapevole di quanto possa essere importante il ruolo della Provincia per mitigare
il rischio idrogeologico e per intervenire
sulla sicurezza delle strade. Il governo di
centrodestra in questi anni, per motivazioni fin troppo politiche, aveva messo da
parte il sud del territorio teramano. Dal
12 ottobre, dovremo lottare per intercettare quanti più fondi possibili, e per far
sì che questi vadano ad intervenire sulle
reali emergenze del territorio”.
Alessandro Borgia
La solidarietà all’Ufficiale De Falco
di Luciano Monticelli
I
l consigliere regionale del Pd Luciano
Monticelli esprime massima solidarietà a Gregorio De Falco, l’Ufficiale della
Capitaneria di Porto di Livorno che nel 2012
coordinò i soccorsi notturni ai naufraghi della
Costa Concordia, divenuto famoso per la telefonata con il comandante Francesco Schettino
in cui gli intimò di restare a bordo della nave
che stava affondando.
Dopo dieci anni De Falco termina, infatti, l’incarico nel settore operativo, dal quale è stato
rimosso per essere trasferito in altri uffici amministrativi, sempre della Direzione marittima
di Livorno. Il capitano di fregata, dallo scorso
anno, aveva assunto l’incarico di caposervizio
operazioni della stessa Direzione.
“Esprimo massima solidarietà a De Falco – è
il commento in merito di Luciano Monticelli
– che ho avuto il piacere di conoscere in oc-
casione del Premio Borsellino 2012, che ritirò
a Giulianova e nel corso del quale ho avuto
l’onore di pranzare con lui e la sua bella famiglia”.
A destare lo sconcerto del consigliere regionale la decisione di togliere un ufficiale con la
sua esperienza dai ruoli operativi per destinarlo ad altro incarico. “Era così necessario – si
chiede Monticelli – per una figura come quella di De Falco un ulteriore iter formativo? La
sua ragione professionale è infatti prettamente operativa. Non solo. Nel pieno del processo
sul naufragio della Costa Concordia, credo
che sarebbe opportuno chiarire se ci siano
motivazioni particolari dietro questa scelta”.
De Falco ha infatti gestito in prima persona le
fasi cruciali dei soccorsi dopo il naufragio della nave all’Isola del Giglio e ha ricevuto per
questo anche l’encomio solenne della Marina
Militare. “Sui mezzi di informazione – continua
il consigliere regionale del Pd – è diventato il
simbolo dell’Italia che prova a dare un’immagine diversa rispetto a un disastro del genere.
Tutto questo mentre il comandante Schettino,
invitato all’università per raccontare la sua
esperienza, è diventato un altro ‘volto noto’,
sebbene per altre ragioni e con sempre meno
riferimenti alla disgrazia di quella notte. Questa rimozione, dunque, merita gli opportuni
chiarimenti”.
Tania Di Simone
Elezioni di secondo livello
Presentate le liste, due i candidati alla Presidenza
R
torale ha tempo fino a sabato per procedere all’ammissione
o alla ricusazione delle liste ma si prevede di poter arrivare
alla ufficializzazione prima del giorno ultimo di scadenza.
enzo Di Sabatino, consigliere provinciale uscente
del PD e Gabriele Astolfi, sindaco di Atri, sono i due
candidati ufficiali alla presidenza della Provincia.
Tre le liste presentate per i candidati consiglieri (ne dovranno essere eletti 12): Casa dei Comuni; Forza del territorio
con Astolfi, Costituente Popolare per Teramo. L’ufficio elet-
Ufficio stampa Provincia di Teramo
Pina Manente
Politica
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da Leggere - ottobre 2014
Cordoglio dell’Amministrazione
per la scomparsa di Gabriele Martella
“
Pineto ha perso una persona di grande cuore e di inesauribile energia, che ha dato tanto alla nostra città”.
Queste le parole di cordoglio del sindaco di Pineto
Robert Verrocchio per l’improvvisa scomparsa avvenuta ieri
sera di Gabriele Martella, ex assessore, personaggio politico e imprenditore. “era una persona sempre pronta ad aiutare e sempre interessato ai problemi della comunità - ha
proseguito il sindaco - e voglio porgere alla sua famiglia le
più sentite condoglianze a nome personale e a nome di tutta
l’amministrazione”.
Partecipazione al lutto improvviso anche da parte del presidente del Consiglio cittadino Ernesto Iezzi. “Tutto il consiglio comunale ricorda l’impegno che Gabriele Martella ha
profuso per il bene di Pineto”, ha dichiarato Iezzi.
Ora si fa sul serio!
Silvi – Primi passi per Comignani
(e per l’opposizione)
P
assata la strana estate, la maggioranza del neo-sindaco
Francesco Comignani supera indenne il primo difficile
scoglio (è proprio il caso di dirlo) che si presentava sul
suo cammino. Le tanto vituperate barriere a pettine saranno
sostituite in gran parte da scogliere trasversali a pelo d’acqua,
utilizzando gli stessi fondi a disposizione della passata amministrazione, e che Dio ce la mandi buona! Un’altra opera che
sembra indirizzata a buon fine è il centro sportivo del Pescara
calcio al bivio della super-strada per Atri.
Confesso di non aver ancora visionato il progetto, ma già il
fatto che per una volta non si parli di edilizia residenziale a uso
e consumo dei soliti noti, mi fa ben sperare, anche perché pare
che nell’accordo di programma sia compresa la sistemazione
esterna dell’area ex-Villaggio del Fanciullo, insomma i classici
due piccioni con una fava.
Ma purtroppo ho la sensazione inquietante che presto si tornerà
a parlare del mattone nel senso più deteriore e patologico del
termine. Perché di ciò si tratta, di una vera e propria malattia mortale a decorso corruttivo, insinuatasi da tempo a mo’
di parassita nei gangli vitali della società silvarola. Qualcuno
nella maggioranza (ma forse non ci crede neanche lui) insiste
nel voler approvare così com’è la variante-monstre al P.R.G.
predisposta dalla giunta Vallescura, quella che praticamente
renderebbe edificabile tutto il territorio comunale. Non faccio
nomi, un po’ perché non mi piace mai personalizzare, un po’
perché (come nei migliori film di fantascienza) l’orrore non ha
nome. Ebbene, se proprio volesse, il Partito Democratico la
variante se la dovrebbe votare da solo, in quanto gli alleati di
Più volte consigliere, assessore allo Sport, alla Polizia Municipale, al Personale e alla Pubblica Istruzione, Gabriele Martella era una persona molto conosciuta e molto apprezzata in
tutta Pineto. Ai funerali, che si sono svolti presso la chiesa
di S. Agnese, vi è stato anche il gonfalone della città listato
a lutto.
Parole di cordoglio anche da parte del consigliere regionale ed ex sindaco di Pineto Luciano Monticelli. “Siamo stati
insieme colleghi per anni, ha lavorato sempre per il bene di
Pineto e del suo quartiere, il quartiere dei Poeti, ed è anche
grazie a lui se è potuto sorgere quel sottopasso che quella
zona aspettava da anni”, ha dichiarato Monticelli.
Comune di Pineto
SEL e della lista Silvi 2024 hanno già espresso la propria netta
contrarietà, forte di precisi accordi programmatici e pre-elettorali con il Sindaco e le liste collegate.
Inoltre dovrebbe farlo in assenza di un segretario nel pieno delle proprie funzioni, dopo le clamorose dimissioni di Aquilini e
in attesa dell’imminente congresso di sezione. In politica può
sempre succedere di tutto, ma il colpo di mano non sarebbe di
certo gradito dalla base elettorale della coalizione di centrosinistra e poi darebbe inevitabilmente adito a chiacchiere fastidiose e legittimi sospetti… Per il resto, se è vero che il buon
giorno si vede dal mattino, c’è da registrare l’egregio lavoro
che stanno svolgendo i vari delegati del Sindaco in campo socio-culturale. In una nuova ottica di partecipazione e reciproca
disponibilità, sono già all’opera i singoli tavoli di consultazione, che vedono per protagoniste le associazioni di categoria,
culturali, sportive, onlus, animaliste e così via, tanto che le prime proposte sono ormai in via di realizzazione. In particolare,
la vivacità e la varietà delle iniziative culturali illustrate dai
numerosi volontari presenti alla riunione inaugurale, a somiglianza di quelle arabe, ha fatto parlare sui social network di
“primavera silvarola”. E l’opposizione?
Almeno per il momento, i mariniani brillano solo per la propria
assenza, ma probabilmente si tratta solo di un periodo di assestamento, in attesa di assumere le redini ufficiali del centro-destra locale. L’altro candidato Sindaco Ferruccio Benvenuti si è
distinto per la proposta provocatoria di abolire il Parco Marino
del Cerrano e, da come vanno le cose, è molto difficile dargli
torto. I due rappresentanti del movimento civico Silvi Bellissima (Cassone e D’Isidoro) sono invece impegnati in un’azione
seria e costante di opposizione però, a mio avviso, troppe volte
pregiudiziale e dispersa nei particolari insignificanti. Meglio
sarebbe se conservassero e concentrassero le proprie energie
per obiettivi più mirati e ragionevolmente selezionati. Perciò
un consiglio spassionato all’amico Michele: attento a non
gridare troppo spesso al lupo! La gente finirebbe poi per non
prenderti più sul serio!
[email protected]
Politica
da Leggere - ottobre 2014
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Rouhani via dall’ONU
M
igliaia di iraniani, sostenitori
del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana hanno
preso parte ad una colorata e ben organizzata manifestazione di fronte al
quartier generale delle Nazioni Unite a
New York per condannare la presenza di
Hassan Rouhani all’ONU. I dimostranti
hanno chiesto la presentazione del terribile dossier sulle violazioni dei diritti
umani da parte del regime al Consiglio
di Sicurezza per l’adozione di concrete
misure punitive.
Da quando Rouhani è divenuto presidente, più di 1000 persone sono state giustiziate in Iran, tra le quali centinaia di donne, giovani, appartenenti a minoranze
etniche e religiose e attivisti dell’opposizione. Gli iraniani arrivati a New York
da 37 stati di tutta l’America, hanno dichiarato che Rouhani non rappresenta il
popolo iraniano e che proprio lui è stato
il personaggio chiave nella corsa clandestina all’acquisizione delle armi nucleari
che poi si è vantato di aver ingannato la
comunità internazionale.
In un messaggio alla manifestazione
Maryam Rajavi, Presidente eletta della
Resistenza Iraniana, riferendosi al re-
gime di Tehran come al “Padrino dell’ISIS”, ha precisato che “Rouhani è stato
ammesso all’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite proprio nel momento in
cui un rapporto del Segretario Generale
ha evidenziato un peggioramento della
situazione dei diritti umani in Iran e l’aumento del numero delle esecuzioni durante il mandato di Rouhani. Stati Uniti,
tario Generale dell’ONU, il Consiglio di
Sicurezza dell’ONU e il Governo degli
Stati Uniti devono rispettare i loro obblighi. Devono garantire sicurezza, protezione ed incolumità a tutti i residenti di
Camp Liberty fino a che non lasceranno
l’Iraq. Questo campo deve essere riconosciuto come campo per rifugiati e il
disumano assedio impostogli deve essere
ONU ed Europa non sono precisamente al corrente delle attività belliche del
regime in Siria, dei massacri quotidiani
di iracheni per mano delle milizie del regime o delle politiche guerrafondaie del
regime nello Yemen e in altri paesi? E
allora, che ci fa il rappresentante di questo regime alle Nazioni Unite? Ha detto
Maryam Rajavi:
“Coloro che sono giustamente preoccupati della minaccia rappresentata
dall’ISIS, devono rendersi conto che il
regime iraniano è il padrino dell’ISIS: il
regime è il cuore del problema e non può
essere parte della soluzione”.
Maryam Rajavi ha aggiunto: “Il Segre-
rimosso.
Diversi funzionari statunitensi, come
l’Ambasciatore John Bolton, l’Ambasciatore Bill Richardson, il Senatore Tom
Daschle, il Senatore Robert Torricelli e
Kerry Kennedy, hanno partecipato alla
manifestazione”. Gli oratori hanno respinto l’idea che Rouhani sia un moderato e hanno detto che è “un signore del
terrorismo con il sorriso”. Hanno esortato gli Stati Uniti a restare al fianco del
popolo iraniano e della Resistenza Iraniana per giungere ad un cambio di regime e al ristabilimento della democrazia e
del rispetto dei diritti umani in Iran.
Dr. Jamshid Ashough
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l’Abruzzo racconta
da Leggere - ottobre 2014
La storica
Torre di Cerrano
rivive i fasti del
passato
Set cinematografico,
musa ispiratrice di poeti,
eventi sportivi.
D
a quando è stato istituito l’area marina protetta, la storica Torre di Cerrano,
simbolo del turismo del territorio delle
terre del Cerrano, sta rivivendo i fasti del suo
passato, un passato che viene molto da lontano.
Era l’antico porto della nobile città di Atri e per
questo era la ricchezza e la risorsa economica
per tutto l’Hatrianus Ager.
Proviamo ad immaginare il traffico delle navi
che arrivavano dai paesi dell’oriente per il commercio dei cereali, lana e spezie con i prodotti
delle nostre terre a cominciare dagli ottimi vini
delle assolate colline e i prodotti dei maestri
artigiani di Atri molto bravi e rinomati per la
produzione di vasi ed anfore d’argilla dei calanchi.
E l’antico borgo di Mutignano, che in quel tempo per la sua strategica posizione era la porta
di Atri e si trovava sulla strada più breve per
raggiungere il porto della città dei Duchi d’Acquaviva.
La strada che dalla Torre sale su a Colle Cretone
porta a Mutignano e dagli antichi abitanti del
paese, veniva chiamata l’entrata. Mutignano
per la sua posizione strategica e privilegiata in
quei tempi sicuramente ha avuto dei vantaggi
economici; aveva quattro chiese, famiglie aristocratiche di Atri si trasferirono al borgo: i
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Filiani, Sorricchio, Sanguidolce e la famiglia
Corvi.
Ma chi ci abitava in fondo a Vico del Disco sotto
le medioevali volte a botte dove sul portale con
l’architrave di pietra ai due lati vi sono scolpiti
due gigli simbolo della città di Firenze?
La risposta potrebbe essere data quasi con certezza: un ricco commerciante fiorentino il quale
per non spostarsi continuamente aveva acquistato o costruito la casa per aspettare l’arrivo al
porto di Cerrano le mercanzie da acquistare.
Ma la storia della Torre di Cerrano, affascinante
e suggestiva, in quanto ci fa rivivere un’epoca
passata, bella o meno bella poco importa, dall’inizio dell’Ottocento quando il proprietario
era Pasquale Filiani che abitava a Mutignano
nel grande palazzo di Via Città Sant’Angelo
e in un suo manoscritto originale del 2 luglio
1832 scriveva: “Sin dall’anno 1808 ha egli
esercitato la carica di Cancelliere Comunale
di Mutignano e per essere trascorso il tempo
prescritto dalla Legge, potrebbe ave diritto al
soldo di ritiro per giubilare, egli pur bramando
di essere utile alla Patria si contenda di seguitare a sostenere la carica”.
La Torre, quand’era di proprietà di Pasquale
Filiani era il “ritrovo” della nobiltà teramana e
chietina per le feste che vi si davano a Mutigna-
no, soprattutto in estate.
Le sale erano arredate con mobili in stile veneziano e le tende d’arazzo.
Successivamente, forse agli inizi degli anni
Venti l’antico bastione fu venduto, dall’ultimo
erede dei Filiani, Luigi Corrado Vittorio (18891964) figlio di Vincenzo e nipote di Pasquale,
al Marchese Diego Aliprandi De Sterlick nato
il 13 agosto 1898 a Pescara quando si chiamava
Castellamare Adriatico e morto a Teramo nel
1976.
Discendente dalla Casa d’Austria ed appartenente ad una ricchissima famiglia feudale, di
Cultura e Società
da Leggere - ottobre 2014
quelle che nell’antichità esercitavano il “jus
primae noctis” dagli amici veniva chiamato
Don Diego o dai tifosi delle macchine da corsa
“Lu Pazze”, o “Il Marchese volante” quando
assistevano alle sue imprese ardimentose nelle
corse in salita. E’ da ricordare che aveva mantenuto il primato della velocità in salita vincendo
la corsa Susa-Moncenisio fino al 1958, anno in
cui il pilota romano Castellotti gli rubò il primato.
Il marchese conquistò il primato della corsa in
salita con la Bugatti cat. 2000, famosa società
automobilistica tedesca per auto da corsa, poi
continuò a correre con la Maserati, società fondata a Modena nel 1926 dai fratelli Maserati,
specializzata nella produzione di automobili
da corsa di grossa cilindrata. Quando a Pescara
ogni anno si svolgeva la corsa per la “Coppa
Acerbo” il marchese ospitava a Torre Cerrano
tutta la squadra della Maserati.
Ebbi il piacere di conoscerlo e di ospitarlo un
paio di volte; ero un giovane corrispondente del
quotidiano di Roma “Il Messaggero” quando
scrissi un articolo richiamando l’Amministrazione Comunale di curare la storica pineta. Il
marchese leggendo l’articolo volle compiacersi
scrivendomi una cartolina da Pineto, quando
abitava in Via Don Minzoni, precisando “ In
villino tanto grazioso quanto non mio”.
Ma ritornando alle sue imprese sportive il marchese continuò a correre con la Maserati conquistando trofei, correndo con campioni come
il leggendario Tazio Nuvolari.
Questa grande passione per le macchine da corsa oltre alla vicinanza alle belle donne, il gioco
d’azzardo, i pranzi luculliani e i regali. lo portò
alla rovina, Si dice che finanziava la Maserati
in difficoltà finanziaria vendendo diverse masserie ed anche la Torre di Cerrano ad un prezzo
irrisorio.
Nel 1981 la Torre di Cerrano fu acquistata
dall’Amministrazione Provinciale di Teramo
quand’era Presidente il Dottor Rocco Salini,
per usarla come Centro di Analisi e Biologia
Marina.
Da quando è stata istituita l’A.M.P. per “proteggerla” dal punto di vista ambientale la Torre sta
rivivendo il periodo d’oro dei tempi di Pasquale
Filiani e del Marchese De Sterlick con convegni, mostre enogastronomiche, mostre di vini
delle cantine d’Abruzzo ed anche eventi sportivi come “Le vele aperte”, escursioni in barca a
vela alla scoperta del mare, passeggiate distensive tra pineta e mare e nella pista ciclabile.
Nell’A.M.P. tra le dune nidifica e vive il fratino,
il piccolo uccellino che si può incontrare lungo
il bagnasciuga durante l’estate.
All’inizio degli anni Settanta la Torre è stata set
cinematografico; il regista Sergio Bergonzelli
vi girò il film giallo “Nelle pieghe della carne”
con un cast di attori famosi tra le quali Eleonora
Rossi Drago, brava attrice che recitò con registi
come Visconti e Antonioni, e nella sua stagione
migliore con Zurlini – da ricordare nel personaggio impegnativo della vedova innamorata di
un adolescente nel film “Estate violenta” con
11
Anna Maria Pierangeli che a Holliwood recitò
con Paul Newman nel film “Lassù qualcuno
mi ama” e Charles Bronson, il cattivo del cinema per i tanti film con il ruolo di duro.
I tanti visitatori e villeggianti che affollano l’A.
M.P. del Cerrano sono richiamati dal paesaggio
suggestivo per un relax totale, un’oasi immersa
tra il verde delle pinete, un mix capace di unire
i benefici dell’aria salubre in un mare con l’acqua più pulita e sulle colline circostanti antichi
borghi ricchi di storia e arte.
La Torre è stata anche la Musa ispiratrice di poeti
come il sacerdote storico e poeta di Penne Giovanni De Caesaris (1872-1949) che l’immortalò
nel 1986 con la poesia “Cerrano”: “Come una
scolta solitaria, in fondo alla Silvana spiaggia,
appar Cerrano. Alta la Torre, nel colore biondo
del cielo, spicca in riva il mar lontano”.
E la poesia dell’insegnante Floredana De Felicibus di Atri, metà mutignanese e metà atriana, una sorgente inesauribile di poesia. Nella
raccolta che ha già pubblicato nel 2009, con
ottantaquattro poesie, un’altra sta per essere
pubblicata, ha scritto Torre di Cerrano: “Lambito dal mare l’antico colle, ombre secolari
di aculei ciuffi, su tronchi torti dalla brezza, a
segnare il tempo… E pigola lontano, il minuto
uccellino, perso in cerchi di dune e di cristalli,
tra scambi d’echi nell’aria, dei mercanti di lane
e cereali”.
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Cultura e Società
da Leggere - ottobre 2014
13
Alla Redazione di “DA LEGGERE”
H
o trovato la rivista alle casse di un centro commerciale e ne ho preso per curiosità una copia dalla pila.
In copertina una coppia - lei incinta-, il titolo al centro “la coscienza che cammina” in grande evidenza. Sono andata a
pagina 13 come indicato, quasi a suggerire l’importanza dell’argomento trattato.
Grande è stato il mio disappunto nel leggere lo sfogo apocalittico e caotico contenuto nella mezza pagina,il cui autore incompreso e incomprensibile, afferma di essere l’unico in grado di “portare a spasso una coscienza” e di “guardare col pensiero”.
Come antidoto alle invettive scagliate contro i carrozzini mono e biposto, consiglio la consultazione delle tabelle Istat relative
alla natalità 2013 che con la crudezza dei numeri segnala un decremento preoccupante: meno 60.000 nati rispetto al 2012.
Lascio alla fantasia del prossimo l’ interpretazione dei dati. Grazie
Albacopi
Integrazione all’articolo
“La coscienza che cammina”
G
entile Lettrice,
Le ribadisco un mio supplemento all’articolo “La coscienza che
cammina…” (pubblicata nel numero scorso del nostro periodico)
premettendo che esso abbia eventualmente
una funzione polivalente nel caso appunto
(per me non certo sorprendente) di altre
repliche parallele alla Sua anche su altri
periodici.
La sostanza di questo mio ulteriore intervento (qui amplificata), è infatti, come
predetto, già contenuta nel conciso stampato di Settembre (peraltro successivo
ad un profetico “Pericolo Uomo”, scritto
quasi venti anni fa, e ad alcuni similari più
recenti). Procedo quindi, per ordine, a ripeterglieLa.
Lei esordisce additandomi di “sfogo apocalittico e caotico” e “incompreso e incomprensibile” disconoscendo perciò,
che quanto da me espresso, è invece argomento assolutamente “oggettivo”, quindi
scientificamente ben risaputo, ma poco
divulgato… qui da noi rispetto a quegli
Stati dove “le coscienze camminano” tuffandosi pertanto (spero che regga le metafore) nei fondali di un problema sempre
più inquietante, e non passeggiandovi sul
pattino del luogo comune come anche Lei
e tanti altri incoscienti o inconsapevoli
(veri o finti) fanno. In questi Stati dicevo,
si è già al corrente del gravissimo pericolo apportato dall’esubero demografico, in
quanto non solo rischio di ulteriore immissione di elementi artificiali nella biosfera (a cui sono collegate le conseguenze
crescenti dello sconvolgimento climatico),
ma anche quello di un’insufficienza (a
breve) della capacità globale del pianeta
a soddisfare il bisogno di sostentamento
alimentare, energetico ecc.ecc. della popolazione umana in evidente e lievitante
aumento, nonché le complicanze tangibili a tutti i livelli (faccia per curiosità una
capatina su Google scrivendo “Sao Paulo
skiline”, se ne volesse un’ennesima prova
evidente…)
Alle corrotte e mirate tabelle Istat quindi
(antidoti forse per le Sue banali convinzioni critiche su quanto da me scritto, ma fatti
apposta invece per gettare fumo negli occhi da chi lucra sull’immigrazione, quindi
su un correlato interesse politico, finanziario ecc.ecc.) potrebbe e dovrebbe anteporre, se non fosse appunto anche Lei una
probabile “teleguidata”, l’obiettività della
constatazione giornaliera dell’aumento
delle file sulle strade e autostrade per miriadi di veicoli in più, quindi negli uffici,
negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie,
nelle librerie, nelle scuole, nelle banche,
nei supermercati, nelle palestre, nelle farmacie, negli ospedali ecc.ecc. ma soprattutto l’incremento tangibile di un’edilizia
sempre più asfissiante ed invadente!
Già… ma certo! Perché l’Istat attribuisce
tale oggettivo ed evidente fenomeno agli
scoiattoli! Sì! Sono tutti scoiattoli infatti
quelli che fanno aumentare le auto, i camion, gli scooter, le biciclette, l’edilizia e i
carrozzini… nei quali ovviamente ci sono
solo scoiattoli, piccoli e graziosi roditori… che tra qualche anno non inquineranno affatto essendo, come si sa, animaletti
assolutamente rinunciatari dall’essere artificiali!...
Tutto ciò, signora (o signore/i ecc.), non è
una situazione suscettibile di opinioni, ma
una realtà che resta comunque immutata
alle chiacchiere di natura eventualmente
faziosa per appartenenza a correnti politiche ecc. da cui sono personalmente “indenne”.
E per concludere, oltre alla inquietante visione panoramica di San Paolo del Brasile,
megalopoli di circa 20 milioni di abitanti
(ovviamente tutti scoiattoli) ed estesa pertanto come la nostra Umbria… Si informi
sulle reazioni, in Cina e dintorni, nei confronti dell’insostenibile sovra popolazione locale e poi potrà capire dove risiede
veramente lo “sfogo apocalittico” e non
attribuirlo erroneamente a chi, come il sottoscritto, vorrebbe prevenirlo.
Sbaglierebbe inoltre a pensare che non mi
renda conto della Sua posizione di donna,
bisognosa pertanto di opporsi ad una verità, ripeto, istintivamente inammissibile
(come già da me precedentemente scritto).
Non si può però pensare di amare la vita o
contribuire ad essa, se non si ama e si obbedisce alla legge naturale che la permette
(sotto questo aspetto sarà sempre peggio
tanto più aumenteranno i portatori di elementi artificiali).
Se l’uomo odierno pertanto è inevitabilmente attentatore alla vita del mondo è
giusto che sia considerato per quello che
è!
Il sostegno a priori della procreazione
umana quindi, è a questo punto anche un
atto di prepotente egoismo verso le altre
creature di Dio, incolpevoli nell’attentato
alla vita dovuto soltanto all’elemento artificiale eccedente immesso nella biosfera,
continuamente ed esclusivamente, dall’attuale essere umano.
Rossano Di Palma
14
Cultura e Società
da Leggere - ottobre 2014
Omaggio di Ireneo Janni
a Donato Bosica, artista del legno
P
ercorrendo la via di Sant’Agostino
e subito dopo l’abside della chiesa,
molti tra i cittadini di Atri sanno e
hanno avvertito la presenza di una antica
attività artigianale, quella del ciabattino,
una immagine quotidiana che ci riporta
alla mente l’opera pittorica di Pasquale
Celommi. Pochi invece sanno, o hanno avvertito, la silenziosa e discreta presenza di
un’altra attività artigianale, attigua a quella del ciabattino e non meno poetica, quella di un falegname, la cui presenza si può
avvertire solo dai rumori inevitabili degli
strumenti di lavoro, ovattati comunque
dalla porta sempre chiusa. Molti cittadini
attenti e sensibili di Atri, non possono non
ricordare la figura umana e professionale
di Nicola Bosica, nato ad Atri nel1908, un
uomo religiosissimo, di grande modestia
e riservatezza, nel pieno rispetto del prossimo. La sua intensa attività è stata tesa
alla realizzazione, per notabili del luogo,
di mobili in stile d’epoca, caratterizzati
da una forte presenza di artistiche decorazioni, mediante la raffinata tecnica dell’intaglio e intarsio. Sono da ricordare tra
le esperienze lavorative, l’attività svolta a
Roma con Cesare Illuminati e la collaborazione in Atri con Giuseppe Verdecchia.
Il padre di Nicola, Donato Bosica, nato ad
Atri nel1865, maestro ebanista, insegnante
presso la Scuola d’Arte Industriale “Umberto I”, di Atri, è stato autore dei due più
bei portoni di Atri: quello in via C. Cicada, palazzo Del Marro, e quello presso S.
Nicola, di fronte al palazzo De Albentiis.
Pochi possono conoscere e ricordare il
ruolo importante che tale figura ha avuto
nell’ambito della formazione professionale e artistica nella città di Atri.
Erede certo della sua cultura e professionalità, oltre al figlio Nicola, il nipote
Donato Bosica, nato ad Atri nel 1945. La
prima formazione culturale di Donato avviene, infatti, nella Scuola Industriale di
Atri, dove aveva insegnato il nonno, ma la
fonte più importante della sua istruzione,
sono i preziosi libri storici, architettonici,
di decorazioni e tecniche costruttive, ereditati dal nonno e di cui è geloso custode.
Questi libri, che io ho avuto il piacere di
consultare in via esclusiva, sono in particolare Gli ordini di Architettura civile di
Barozzi da Vignola, il fondamentale testo di Andrea Palladio I cinque ordini di
architettura e numerosi altri relativi alle
tecniche decorative e costruttive, come gli
ormai rari manuali Hoepli di Decorazione
e Industrie artistiche di Alfredo Melani,
della fine del XIX secolo, o il Vademecum
dell’artista d’ornamenti di Augusto Garneri.
Tali testi, oltre ad essere ancora oggi una
continua fonte di ispirazione, sono impor-
Ireneo Ianni presenta Donato Bosica
tanti riferimenti storici e stilistici, tracce
di una tradizione di cui Donato si fa interprete e portatore, e che fa rivivere con le
sue creazioni, non solo dal punto di vista
formale, ma anche costruttivo, attraverso
l’uso sapiente di tutte le tecniche antiche.
La formazione professionale inizia, invece, fin da giovanissimo, con il padre,
dal quale apprende tutta la sua esperienza
progettuale e tecnica, per poi proseguire,
per motivi logistici, una lunga attività in
fabbrica, ma la passione per l’intaglio e
l’intarsio non l’ha mai abbandonata e nei
momenti liberi si è dedicato con molto riserbo e dedizione alle sue opere. Oggi lo
vediamo, finalmente, libero professionista
e proiettato nelle sue realizzazioni, che
possiamo ammirare in questo catalogo.
Prima di parlare delle opere, vorrei sottolineare alcuni aspetti peculiari della personalità di Donato: la grande riservatezza
che non è solo timidezza, ma un grande rispetto per gli altri, come lo era per il padre,
la sua grande sensibilità e amore per l’arte
che sono alla base delle sue creazioni.
Aspetti questi, della personalità di Donato,
che non potevano essere da me ignorati,
ma hanno costituito delle premesse per
una collaborazione della quale spesso mi
sono avvalso per la realizzazione di diversi progetti. E’ importante notare la continuità stilistica, che si evince quale comune
denominatore, nelle opere dei tre Bosica;
un aspetto caratterizzante tale da far capire
l’importanza di quest’antica storica bottega artigiana, quale patrimonio della cultura artistica della nostra città di Atri.
Vista la ricchezza delle opere presenti nel
catalogo, necessita una corretta lettura per
tipologie, tecniche e tematiche, per capire
il linguaggio creativo e la qualità estetica
di questa attività artistico- artigianale.
Le tipologie predilette delle opere di Donato, nelle quali riversa tutta la sua passione,
sono i tavolinetti intarsiati, le scacchiere,
le colonnine, le cornici intagliate e quadri
intarsiati, oltre a piccoli oggetti quali scrigni e cofanetti, in cui gioca protagonista
una mini architettura, realizzata con uno
stile molto personale, sia sul piano strutturale che decorativo, ma con evidenti segni
di qualificanti caratteri stilistici di riferimento. Lo stesso dicasi per gli elementi
architettonici di arredo.
La vasta produzione di Donato è caratterizzate da un’estetica molto personale: egli
è capace non solo di creare mobili in stile
d’epoca, quali scrivanie, sedie, tavoli, armadi, comodini, secretaire, e altro, grazie
al suo grande bagaglio di conoscenze storico-tecniche, ma anche di interpretare in
modo personale la tradizione. L’intaglio e
l’intarsio sono le tecniche preferite per le
sue creazioni. Il primo è usato su pregiati
legni duri, come noce nostrana, mogano,
etc. per la realizzazione degli elementi
strutturali e decorativi, modanature, lesene, cornici e capitelli. Il secondo è usato
a completamento delle superfici libere,
mediante complesse decorazioni di legni
colorati, pregiatissimi e rari, come l’ebano rosa, palissandro, acero, ulivo,sequoia,
radica di noce, piuma di mogano, radica di
mirto e di frassino e tanti altri.
L’estetica delle decorazioni, nelle opere di Donato, sembra esprimere un senso
di horror vacui espressione della critica,
che in periodi particolari della storia dell’Arte, vuole indicare un atteggiamento,
in cui la decorazione diventa imperante,
da Leggere - ottobre 2014
dominando ogni spazio vuoto di una composizione. La composizione, infatti, nelle sue opere è sempre gestita a ritmi di rigorosi
equilibri simmetrici, formali e cromatici, dove l’intarsio diventa
protagonista, come un mosaico di pregiatissimi legni, inseguendo
comunque come fine ultimo, una grande armonia estetica.
Altro aspetto importante della personalità di Donato, che vorrei
rilevare, avendolo visto all’opera, è la sua velocità: agile come
una gazzella salta da uno strumento all’altro, predisponendo con
estrema sicurezza e senza ripensamenti gli elementi strutturali
delle sue composizioni.
Diversamente, nel momento in cui si accinge alla realizzazione
delle decorazioni con le tecniche dell’intaglio e soprattutto del-
Ireneo Ianni con il critico Antonio Gasbarrini
e il maestro ebanista Donato Bosica
l’intarsio, lo si vede calmo, ieratico, con la pazienza e concentrazione di un monaco certosino, predisponendo anche qui, con
estrema sicurezza e senza ripensamenti, gli elementi decorativi
delle sue opere. Questa presentazione è stata per me una occasione per un approfondimento del rapporto tra arte e artigianato.
L’arte è definita dalla Treccani come “espressione originale di
un artista”, infatti, spesso l’arte rappresenta ciò che è bello e gradevole, non necessariamente utile. L’arte si ammira e si osserva,
non si usa. L’arte è estro creativo e ispirazione, così nasce la pittura, la scultura, l’architettura e anche la musica e la poesia. Ed
è certo, anche in questi campi è necessario il perfezionamento di
una tecnica creativa. L’artigianato, rientra nella sfera del fare,
del creare, del produrre, è alla base di ogni attività manuale e
materiale dell’uomo.
L’artista e l’artigiano, sono intimamente collegati, tale da costituire un legame molto antico. Nel Rinascimento, uno dei momenti di
massimo splendore della nostra civiltà, esso era talmente stretto
che le due figure erano quasi sovrapponibili, soprattutto all’interno di quel luogo magico che era “la bottega”, d’arte o artigiana.
Unico comune denominatore era la “capacità tecnica”, non a caso
in greco antico la parola per indicare arte, mestiere, opera, è la
medesima, ovvero
(tèchne), da cui la nostra “tecnica”;
analogamente in latino ars indica l’abilità.
Il limite tra arte e artigianato è comunque rimasto labile ed elastico fino al XIX sec., nella seconda metà dell’Ottocento si ripropone il dibattito sul rapporto tra arte e artigianato, il movimento Arts and Crafts (arti e mestieri) con William Morris tra i
principali fondatori del movimento, si schierò contro la nascente
produzione industriale di massa e a favore di quella artigianale di
alta qualità artistica. Gli oggetti industriali apparvero, inoltre, fin
Cultura e Società
15
da subito, poco durevoli e di bassa qualità.
Morris, in condivisione col pensiero di John Ruskin, abbracciò
soprattutto il rifiuto dell’ingerenza industriale nella decorazione
e nell’architettura, caldeggiando il ritorno dell’artigianato e del
lavoro manuale per riconferire agli artigiani il rango di artisti e
“l’arte applicata” avrebbe dovuto godere della stessa dignità di
cui godevano pittura e scultura. L’artigianato è ,infatti, espressione del lavoro dell’uomo, dei suoi bisogni e dei suoi sogni.
Walter Benjamin , nel 1936, torna su questi temi con il saggio
L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, in
cui afferma che l’atteggiamento degli artisti e del pubblico verso
l’arte è cambiato a causa dei processi di riproduzione e commercio dell’opera d’arte.Non si distingue più fra originale e copia.
L’arte,inoltre, ha perso l’aura sacrale che le apparteneva, data
dalla sua unicità, dal suo hic et nunc (qui e ora). La cultura di
massa ha distrutto il senso della contemplazione, dell’unicità e
della creatività.
Nel momento in cui l’arte, in seguito alle avanguardie storiche
del Novecento, si è svincolata dalla capacità tecnica in quanto
tale, subordinata a quello che in seguito diventerà il primato del
“concetto”, l’artigianato è divenuto il principale depositario non
solo delle tecniche, ma anche di tutto il repertorio storico e formale precedente.
Adolf Loos in Parole nel vuoto con il celebre motto “ornamento e delitto” sanciva la morte delle sovrastrutture decorative di
stampo ottocentesco, perché considerate anacronistiche e non necessarie al soddisfacimento dei bisogni dell’uomo moderno e si
scagliava soprattutto contro le arti applicate, in netta opposizione
con la Secessione Viennese.
Diversamente, E.H. Gombrich con Il senso dell’ordine. Studi sulla psicologia dell’arte decorativa - opera avvincente e di
fondamentale importanza - riafferma il valore della decorazione,
attraverso lo studio della storia, della teoria e della psicologia dell’arte decorativa. Approfondendo lo studio della psicologia della
rappresentazione, affrontato in Arte e Illusione, la tendenza alla
decorazione, ravvisabile nelle attività artistiche è un fondamentale tratto dell’istinto umano nella sua ricerca di ordine e ritmo
nello spazio e nel tempo, da interpretare in quanto esigenza profondamente connaturata all’uomo ed iscritta nel suo patrimonio
genetico.
Nonostante la difficoltà di conciliare l’opposizione tra la tradizione e l’innovazione, quello dell’artigiano, oggi più che mai, è
un ruolo di trasmissione di saperi e di “tra-duzione” (dal latino
traduco = condurre attraverso) dal passato al presente.
Le tre generazioni che vediamo rappresentate in questo catalogo,
costituiscono un esempio mirabile di quest’opera di comunicazione e trasmissione, un’opera che, se non adeguatamente valorizzata, rischia di arenarsi nel disinteresse di un presente dominato da
una sovrabbondanza di sollecitazioni, da un’ansia di comunicare,
spesso non supportata da messaggi consistenti da veicolare.
Rivalutare l’artigianato, e le attività manuali più in generale,
rappresenta la difesa della nostra memoria storica e del nostro
patrimonio culturale.
A conclusione di questa presentazione, vorrei sottolineare che,
oltre alla stima e all’amicizia che mi lega a Donato, il mio impegno è doveroso soprattutto per riconoscere e affermare i talenti
che, diversamente, spesso sfuggono all’attenzione della collettività, e un invito quindi, al riconoscimento di questa antica bottega
d’arte, quale patrimonio di una cultura storica che ha contraddistinto la nostra Atri come una città d’Arte.
Ireneo Janni
16
Cultura e società
da Leggere - ottobre 2014
La prima rete provinciale per la
ricarica degli automezzi elettrici
Quello teramano è fra i 19 progetti italiani approvati dal Ministero dei Trasporti
L
SS80 e dalla sua variante lungo il tronco
Teramo-Giulianova, e dalla SS16 e dal
parallelo lungomare tra Martinsicuro e
Silvi.
Con “riCAriCO – dal capoluogo alla
costa” , 238 mila euro di investimento,
sarà realizzato un sistema di infrastruttu-
“Entrambi gli assi stradali sono supportati dalla vicinanza con la rete ferroviaria; le stazioni, ad una distanza media
di circa 5 km, rappresentano dei veri e
propri nodi di interscambio, pensati per
“integrare” il trasporto su ferro con progetti di car-pooling, bike-sharing e con
installazione di pensiline fotovoltaiche
a Provincia di Teramo insieme ai
Comuni di Teramo, Bellante, Mosciano Sant’Angelo, Giulianova,
Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto,
Roseto degli Abruzzi, Pineto e Silvi, è
stata finanziata dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per realizzare la
prima rete - ricarica dedicata ai veicoli
elettrici.
re di ricarica per i veicoli elettrici, oggi
inesistente, che incentiverà l’utilizzo di
auto ad emissioni zero visto che l’assenza delle “colonnine” è uno dei motivi
che ne frena l’acquisto.
Il progetto prevede la realizzazione di
una rete di 20 colonnine in 10 Comuni e
fra questi il capoluogo. I punti di ricarica sono stati selezionati in seguito ad un’
analisi della situazione infrastrutturale
dei flussi di traffico provinciali e seguendo gli indirizzi forniti dai piani di settore
dedicati alla mobilità e ai trasporti e all’energia. Da bando la rete dovrà essere
realizzata entro un anno dal trasferimento dei finanziamenti. Alla Provincia il
compito di bandire la gara d’appalto per
la realizzazione, la gestione e manutenzione del sistema.
L’iniziativa si inserisce in un più ampio
disegno sulla mobilità sostenibile nella
fascia a “T” capoluogo-costa. Lo scheletro di tale struttura è costituito dalla
stenibile: un elemento utile, valutabile,
anche in termini di promozione turistica”.
Visione smart grid
per il ricarico di biciclette a pedalata assistita – ha spiegato questa mattina l’assessore Francesco Marconi nella sua
ultima conferenza stampa da assessore
all’Ambiente e all’energia – con questo
progetto chiudiamo il cerchio del percorso che abbiamo avviato cinque anni fa
con il Patto dei Sindaci e che ci ha visto
realizzare una serie di azioni tutte all’insegna della promozione di stili di vita sostenibili, a fianco delle amministrazioni
locali e coinvolgendo i cittadini”.
Parallelamente alla costituzione della
rete di ricarica attraverso la dotazione
infrastrutturale del territorio, il progetto
prevede anche la fornitura di 16 scooter
elettrici allestiti per la polizia municipale dei Comuni aderenti, i cui rappresentanti, questa mattina, hanno partecipato
alla conferenza stampa, sottolineando il
valore che questa rete assumerà “per la
qualificazione del territorio che comincia a poter vantare risultati significativi
in termini di piste ciclabili e mobilità so-
La struttura delle colonnine e la loro dislocazione è stata studiata in modo da
consentire una futura integrazione con
pensiline dotate di impianto fotovoltaico, oppure con i pali di illuminazione
“intelligenti”.
Le colonnine di ricarica sono dotate di
tecnologia RFID con software di monitoraggio e gestione per l’abilitazione degli utenti. L’accesso al servizio avverrà
tramite una tessera prepagata che sarà
distribuita dalle amministrazioni comunali e potrà essere ricaricata anche in
“remoto”.
A livello quantitativo, le colonnine saranno ripartite sul territorio secondo la
seguente modalità:
• Comune di Teramo: 4 colonnine;
• Comune di Bellante: 1 colonnina;
• Comune di Mosciano Sant'Angelo:
1 colonnina;
• Comune di Martinsicuro, Comune di
Alba Adriatica, Comune di Tortoreto, Comune di Giulianova, - Comune
di Roseto degli Abruzzi, Comune di
Pineto, Comune di Silvi: 2 colonnine ciascuno.
Teramo 9 ottobre 2014
Uff. Stampa Prov. Teramo
Pina Manente
Cultura e società
da Leggere - ottobre 2014
Fumo, fumo,
nient’altro
che fumo!
Oggi il Postino mi ha invitato alla Rusticola. Da qui si scorge la
Torre di Cerrano. Vedo gli ulivi e vedo il mare. In un luogo così
ameno potrebbe tornar l’appetito anche a un’anoressica della testardaggine di un mulo, mi dico mentre osservo Altobrando che
saluta il Postino. Il Postino - spero lo ricordiate - ha scritto “I 4
Mon Di..”. E dentro ci balla Caterina che dal libro vuole estrarre un originalissimo “Parco dei Saperi”. E’ lei l’anoressica che
guarisce. E io credo che il Postino tragga da lì le sue storie, le sue
invenzioni, i suoi curiosi aneddoti. L’ho fissato negli occhi per
rintracciarvi quelli dell’antilope nera; già, della ragazzina che è
il sale della storia, il suo lievito, il suo insondabile segreto.
“Se è Caterina che ti suggerisce – gli ho detto a un tratto – è bene
che tu la sorvegli. Nel numero di settembre si è messa a fare la
storiografa e ha ipnotizzato anche me. Parla attraverso la tua
bocca e talvolta dice cretinate. O, se preferisci, te le gabella una
volta che ti ha incantato!”
Ho atteso qualche secondo e ho visto il Postino stirarsi come un
gatto. Dopo un risolino enigmatico, eccovi il commento che ho
registrato (da qui in avanti rendiconterò le mie battute anteponendo “L.” e le parole del Postino anteponendo “P.”):
P. Ogni storia esiste monca! Rimettere il cuore dentro una storia
è tentare di comprenderla. Ma lo storiografo dimentica spesso
che sta descrivendo vicende di uomini. Del resto, una volta defunti, gli uomini non palpitano più.
L. Balle! Lei non m’incanta con la sua poesia! (N. b. Volontariamente sono passato al “lei” per stabilire una distanza prudenzia-
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le). Mi riferivo alla sua suggeritrice, alle cantonate che prende
e a ciò che mi ha fatto pubblicare. Nel numero di settembre,
nell’articolo “Acqua, acqua e ancora acqua!”, si dice che il Marchese de Sterlich acquista la Torre e la trasforma, facendo erigere il soprastante torrino. Ma è falso! E’ Pasquale Filiani che,
nel contesto di un restauro per renderla abitabile, lo fa erigere
intorno al 1915. Già, il torrino non c’era ma l’Ufficiale della
Regia Marina, creativo e determinato, commissiona il lavoro
all’ingegner Vincenzo Rosati. Ne nasce quello che adesso vediamo. O quasi.
P. Che storiografo! Che storiografo! Continui Luigi, continui!
L. La smetta di prendermi in giro! E, con me, i lettori! Il Marchese Diego de Sterlich diviene proprietario della Torre solo negli anni Venti. Nel 1935 la fa ampliare con un’ala a forma di elle.
Insomma, non se lo inventa lui il torrino ma…
P. Ma s’inventa un’ala!
L. Lei continua a burlarsi di me. Voglio dirglielo: a mio parere
la sua Caterina è una venditrice di fumo, fumo, nient’altro che
fumo!
P. Non immagina come stia cogliendo nel segno! Tutta questa
storia nasce nel fumo e finisce nel fumo.
L. Pietà! Pietà! Lei insiste e io sto qui… a concederle spazio!
Ma voglio minacciarla, mi sembra necessario. Se mi fa pubblicare baggianate, sarà l’ultima volta che la ospito sul giornale!
Arriva Altobrando che ha captato un discorso sulle ali. Ci interrompe e dice: “Siete alla Rusticola. Trattasi, lo saprete, della
cara beccaccia. Ebbene, essa vola zig-zagando, se deve sfuggire
al cacciatore. Mi permetto di annoiarvi perché sto leggendo “I
4 Mon Di..” e apprezzando Caterina. Ebbene, Caterina è come
la beccaccia, signor Luigi! Ci sfugge, ci sfugge sempre. Ma mi
sovviene che dentro la sua ala c’è una penna che i pittori usano
per le rifiniture di precisione. Io credo che questa ragazzina abbia davanti agli occhi un’immensa tela. E credo che non voglia
lasciare intero un solo tubetto. Già, lei spremerà tutto il colore
di cui dispone. E son certo che non dice balle. Che non sia una
venditrice di fumo!”
Altobrando si allontana verso la sua scrivania, in fondo alla sala.
Io, Luigi, torno a guardare gli ulivi. Assomigliano a quelli di
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Cultura e società
casa mia e mi dico che ognuno – quando deve disegnarsi nella
mente la casa ideale – vi aggiunge un elemento che risulti fortemente identificativo, una sorta di sigillo.
Intanto il Postino sta volando. In men che non si dica, atterra sugli anni Venti. Mi compare un quadro e comprendo che Caterina
ha derubato la beccaccia. Sì, perché è il Postino che parla. Ma
è sicuramente Caterina che lo ispira, la sua Musa, il “pennino
del Pittore”:
P. Vede, il Marchese Diego de Sterlich nasce a Castellammare
Adriatico nel 1898. Non ha ancora dieci anni quando scompare
Caterina, la terza sorella cui era stato dato il nome della nonna.
Anche le prime due, badi bene, erano morte in giovanissima età.
Tutta Penne partecipa al grave lutto che ha colpito la famiglia.
Trattavasi – giova ricordarlo - di uno dei Casati più importanti
d’Abruzzo. Gli Aliprandi erano infatti baroni e il Palazzo baronale è a Penne. Anche il marchesato de Sterlich era antico e
potente. Con l’adozione da parte del Barone Diego Aliprandi
dell’ormai maturo Adolfo - un nipote della moglie Caterina de
Sterlich - si compie la fusione delle due dinastie le quali, in vario modo, si erano già incrociate e imparentate secoli addietro.
Adolfo avrà dalla consorte Anna Henrici,
baronessa di Chieti,
tre femmine e, in ultimo, Diego: l’unico che
scamperà a una morte
prematura! Ma non
voglio confonderle la
testa. Dicevamo che
viene a mancare anche
la terza sorella e, nel
drammatico frangente,
Diego si sfoga in uno
scritto dal titolo “Caterina!” Fra le righe
leggiamo: “Se tu non
fossi morta, saremmo
stati lieti, tutti; invece,
siamo così tristi!...” Subito dopo il Marchese- bambino interroga Dio. Il quale non risponde e gli lascia fra le mani la piuma.
Nasce da lì il fumo. Bianco come la polvere quando la sollevi.
Ma io le dico, Luigi caro, che chi non ha le ali non riuscirà a
comprendere!...
Accidenti, sono di nuovo imbambolato! Costui parla e io annaspo. Va a finire che adesso mi rivolta la storia come un calzino,
che mi mette la Torre a soqquadro e che mi svela una piega
che nessuno conosce. Mi immagino Caterina de Sterlich con un
cappello di panama e mi ripeto gli angosciati versicoli di Diego
che nel suo timbro volle definirsi “Ex corridore auto, erborista,
poetastro, inventore”. Cosa dovette inventarsi il Marchese-bambino affinché il dolore non lo prostrasse? Tre sorelle se ne erano
volate via e lui, l’unico superstite, scriveva poesie per “le anime
gentili”. Sto qui seduto che penso; ed ecco il Postino che mi
precipita in un sogno.
P. Luigiiii, Luigiiiiiiiiii! Sei nel 1911, in piedi, davanti ad un bancone di un fumoso locale di Castellammare Adriatico. “Comperare quel torrione?...” si sta interrogando un signore dall’aria
severa. “Perché no?! C’è una vista stupenda e andrebbe restaurato” dice un altro col cappello calcato in testa.
Accovacciato in un angolo - con la madre che era entrata e si era
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Caterina de Sterlich terza sorella di Diego. (archivio Marco Costantini)
accomodata assai timorosa - c’è Diego che chiede un foglietto.
Il cameriere lo porta insieme alla bibita; e Diego disegna. Quando il “signore del torrione” fa per uscire, dopo aver salutato gli
amici, il ragazzino lo raggiunge e gli dà il foglio. “La faccia
restaurare così, signor…?”
“Pasquale, Pasquale Filiani!” risponde il signore sistemandosi
il cappello.
“Vede – dice il ragazzino – ogni corpo ha bisogno di una testa.
Ho sentito che lei è Ufficiale di Marina; Medico militare, per la
precisione. Quel torrione ha bisogno di una testa. E io glie l’ho
disegnata. Sono passato lì davanti con mia madre un giorno che
pioveva a dirotto. C’erano anche fulmini, uguali a quelli che
le ho accampato qui in alto! Provai l’impulso di entrarci… nel
torrione! Ma poi mi parve un mostro decapitato e come uno stupido corsi a ripararmi sotto a un albero. Quando spiovve, spuntò
l’arcobaleno e scrissi una poesia che faceva così:
“Se un giorno vorrà vincermi lo spavento, entrerò in una torre
robusta come un’armatura. Le metterò una testa per guardare
lontano. Sarà la mia prima creatura!”
“Dici sul serio ragazzo?” fece Pasquale respirando un grammo
di salsedine. “Sul serio, signore!” rispose il Marchese-bambino.
“Come farò a ricordarmi di te quando sarai cresciuto?” chiese
l’Ufficiale. “Non si preoccupi, non crescerò!” disse lui, improvvisandosi poetastro. Poi stese le sue dita infreddolite al signore
e sillabò: “Piacere, marchese Diego de Sterlich Aliprandi; lieto
di conoscerla!”
Intervista di Luigi Colantonio al Postino de “I 4 Mon Di..”
(Il seguito nel numero di novembre)
da Leggere - ottobre 2014
Con-Dominio
L
a strutturazione del nostro sistema, la cui sede principale è nel governo nazionale, deve avvalersi di una
mentalità ed un’organizzazione che inizino dai propri
distretti minori.
Tutto ciò per instaurare, già attraverso forme e sedi periferiche,
il concetto implicito, quindi l’accettazione (attiva o passiva)
dell’egemonia della classe dominante. A questi tanti “fac-simile” in miniatura del modello governativo statale, compreso
quindi il complesso groviglio burocratico che ne ottimizza la
propria ascendenza di potere, appartengono anche le amministrazioni dei condomini immobiliari. Queste ultime, infatti, vengono obbligatoriamente imposte (con leggi ferree) per
l’importanza di applicare dal basso le modalità dell’imponente
sistema finanziario del governo centrale.
L’azione di questo sistema, emulato appunto in queste sedi minori, è quella di un’autorità la quale, con o fuori discussione,
deve sempre prevalere nel raggiungimento del suo primario
obiettivo: spillare danaro pubblico nella quantità più possibile
alla propria abilità burocratica, spesso applicata (anche strategicamente) nella giustificazione dell’ingiusto.
Gli esempi di tale verità sono molteplici. Gli aspetti occultamente dolosi del comportamento di certi amministratori condominiali ecc., sono infatti piuttosto noti, o famigerati… Ripeto, “alcuni”, non tutti.
Cultura e società
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E comunque, noi che soprattutto paghiamo, continueremo
sempre più a pagare, per effetto di quell’arcana spirale, avallata ribadisco dall’alto di un sistema che vive e nutre dal basso la
propria corrotta manipolazione, cioè quella che alla fine riesce
sempre ad avere ragione, spesso illecitamente.
Da aggiungere poi, l’aggravante del ricorrente atteggiamento
assenteista della maggior parte degli amministratori nei confronti del controllo e l’interdizione di iniziative fuorilegge da
parte dei soliti condomini (inquilini) dominanti: ogni palazzo
ha il suo, cioè un leder, “un ducetto” che ascende sugli altri e
soprattutto sull’amministratore, facendo perciò quello che gli
pare! Per questo molte volte ci si chiede per quale motivo uno
debba pagare tanti soldi se dopo non viene affatto assistito dal
professionista delegato a questo compito? Sì, è un po’ come gli
assicuratori a cui devi sempre puntualmente sborsare la lievitante cifra del premio, ma dai quali poi non vieni mai premiato
quando ti spetta giustamente di ricevere!
La figura standard del condomino perciò, (sovente un modesto
pensionato) è il rappresentante classico del ceto sottomesso,
con la sua patetica sterilità, e a volte ingenuità, verso un circolo
vizioso che nei suoi confronti riesce sempre a lavarsi la faccia
da camaleonte a reversibilità universale!
Opporsi al camaleonte? Per sortire cosa? Un buco? Una voragine? Un chilometro cubo di vuoto? Sì… ma in mezzo ad
un oceano burocratico che immediatamente lo riempirebbe per
portarlo alla deriva con gli altri tanti naufraghi in balia delle
onde.
Questo è realmente ciò che avviene in Italia. Le riforme? Nel
senso vero e globale ho i miei dubbi… Voi ci credete?...
Rossano Di Palma
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Arte ed Emozioni
da Leggere - ottobre 2014
La “Comunione degli Apostoli”
di Silvi Paese: un quadro da rivalutare
S
ull’altare maggiore della
chiesa di san Salvatore a
Silvi Paese, l’edificio di
culto più antico del territorio
silvarolo, campeggia una tela
tardo-settecentesca raffigurante
la “Comunione degli Apostoli
con san Nicola”. La composizione è organizzata attorno alla
figura di Gesù Cristo, vestito
con abiti rossi e blu (gli stessi
colori della Madonna), ad indicare rispettivamente la sua Natura terrena e divina, il quale
impartisce la Comunione al primo degli Apostoli, san Pietro
(riconoscibile dai colori giallo e blu dell’abito, tipici della sua
iconografia), mentre tutti gli altri sono disposti in cerchio attorno a Lui in attesa di ricevere anch’essi l’Eucarestia (riconoscibile, in fondo, a sinistra di Gesù, san Giovanni evangelista,
con i suoi colori tipici, il rosso e il verde); fa eccezione Giuda
Iscariota, in fondo a destra, che invece sembra in procinto di
fuggire con il sacchetto dei trenta denari bene in vista, dopo
l’annuncio dell’imminente tradimento da parte di Gesù. Anche la stanza dove si svolge la scena segue l’andamento circolare della composizione, tant’è che la parete di fondo curva a
mo’ di abside. Da quel punto salgono verso l’alto delle nubi
con in cima teste di cherubini che sorreggono il Sacro Cuore
di Gesù. Fuori dal gruppo degli Apostoli, a sinistra, in posizione più avanzata, c’è san Nicola, vescovo di Myra (in Turchia)
e il cui corpo è oggi nella famosa basilica di Bari, con ricchi
paramenti vescovili e riconoscibile dalla tinozza con dentro
tre fanciulli, immagine che ricorda uno dei suoi miracoli: passando in un’osteria, comprese l’efferato omicidio compiuto
dal proprietario poco prima (tre chierici erano stati fatti a pezzi e gettati in salamoia in una tinozza); fattosi portare il recipiente e dopo averlo benedetto, i tre giovani resuscitarono. Lo
sguardo del santo rivolto verso l’atteggiamento del Cristo lega
questa figura, per il resto estranea alla scena, al resto della
composizione, guidando l’osservatore verso la figura principale del dipinto, ovviamente più illuminata rispetto alle altre.
In conformità con i dettami del Concilio di Trento (1545 –
1563), che aveva abolito quasi del tutto le aureole per i santi
nei dipinti, solo Cristo ha un alone cruciforme intorno al capo.
Il tema della “Comunione degli Apostoli” è una variante iconografica dell’Ultima Cena che pone l’accento sull’aspetto
prettamente eucaristico dell’avvenimento narrato nei Vangeli,
diventando in questo modo exemplum della stessa liturgia eucaristica che avviene all’interno del luogo di culto. Si tratta di
un’iconografia di origine orientale, bizantina, giunta in Italia
nella prima metà del XV secolo a seguito delle numerose migrazioni di intellettuali e religiosi dell’antico Impero Romano
d’Oriente, oramai in crisi e attaccato dai Turchi Ottomani e in
procinto di cadere nelle loro mani nel 1453. Una delle prime
rappresentazioni è quella di Beato Angelico, del 1440 circa,
nel convento di san Marco a Firenze, città dove nel 1439 si era
concluso un Concilio che aveva tentato di riunire le Chiese
ortodossa e cattolica e aveva perciò permesso l’arrivo di eminenti personalità da Costantinopoli. Un altro importante esempio di questa iconografia è la pala eseguita nel 1472 – 1474 dal
fiammingo Giusto di Gand ad Urbino e oggi nella locale Galleria Nazionale delle Marche. A partire dal XVI secolo la diffusione del tema della “Comunione degli Apostoli” si era ormai consolidato. La scelta di questo soggetto per l’altare della
chiesa di Silvi Paese è dunque ovvia, dato che l’altare maggiore è adibito anche a custodia del Santissimo Sacramento; inoltre, nella stessa chiesa, era all’epoca attiva la Confraternita del
Sacramento, certamente impegnata nella comunità nella diffusione del culto dell’Eucarestia. Più singolare appare invece la
presenza di san Nicola. San Nicola è sempre stato considerato
protettore dei marinai, in virtù del viaggio in mare compiuto
dalle sue reliquie per giungere a Bari e Venezia, città che nel
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Medioevo (tra il 1087 e il 1099) ne avevano trafugato il corpo
dalla sua tomba a Myra. Nella nostra zona il santo deve essere
stato venerato già poco dopo l’arrivo delle sue spoglie in Italia: testimonianza significativa ne è la chiesa di san Nicola ad
Atri, del XII secolo, ma è ben noto come anche il borgo sviluppatosi attorno al porto atriano presso Cerrano, eretto alla
metà del Duecento, fosse dotato di una chiesetta dedicata al
santo con annesso ospedale. Era in questa chiesa che venivano
a pregare i marinai locali e tutti coloro che approdavano a Cerrano per far commercio ad Atri. Particolarmente interessante
la leggenda narrante di un mercante di tessuti arabo che, all’inizio del ‘500, approdò a Cerrano dopo una violenta tempesta dalla quale si salvò per aver chiesto l’intercessione di san
Nicola, promettendo la propria conversione. Fatti i suoi commerci ad Atri, nella Cattedrale fondò la confraternita di San
Nicola dei sarti, formata da questo ceto lavorativo, che ha ancora il suo altare laterale rinascimentale. La chiesetta rimase
in piedi fino al 1627, quando un terribile terremoto originatosi
nel Gargano fece sentire i suoi effetti anche sulle coste abruzzesi, provocando violenti maremoti. I pescatori di Silvi (cioè
la maggioranza della popolazione locale), devoti al santo, riedificarono l’edificio dentro le mura di Silvi, alla fine del Corso, nell’area attualmente vuota derivata dalla demolizione della cappella nell’Ottocento e che oggi è chiamata proprio Largo
san Nicola. Da tutto ciò è evidente quanto fosse forte a Silvi,
nei secoli passati, la devozione verso san Nicola, tanto da venire rappresentato anche all’interno della pala d’altare della
chiesa parrocchiale, pur non avendo nulla a che spartire con la
scena ivi raffigurata. Si potrebbe pensare che il dipinto sia stato pagato con i fondi della comunità, la quale avrebbe voluto
la raffigurazione di questo santo nel dipinto.Il dipinto non è
mai stato oggetto di un vero e proprio esame critico negli anni
passati, solo ritenuto, superficialmente, di scuola napoletana
della fine del XVIII secolo. In effetti vi sono punti di contatto
con la stile pittorico settecentesco partenopeo, evidente soprattutto nel rapporto luci-ombre e nella caratterizzazione di
alcuni volti che hanno vaghe ascendenze solimenesche (Francesco Solimena, vissuto dal 1657 al 1747, fu il principale rappresentante della pittura napoletana del XVIII secolo). Tuttavia emergono anche caratteristiche di stampo classicista, nelle
scelte cromatiche e nell’ambientazione, che fanno pensare anche all’ambiente artistico romano, che proprio dalla metà del
‘700 assume posizioni stilistiche che sembrano preannunciare
la diffusione del Neoclassicismo (fine ‘700 – inizio ‘800), ad
opera soprattutto del pittore lucchese Pompeo Batoni (1708 –
1787). Inoltre, tipicamente batoniana è la figura del Cristo, che
riprende la fisionomia della famosa effige del “Sacro Cuore di
Gesù” realizzata dal pittore nel 1767 per la chiesa del Gesù a
Roma. Tali influenze napoletane e romane sono tuttavia declinate in un linguaggio che pur non essendo privo di qualità, è
comunque provinciale, e perciò ricollegano il quadro, piuttosto che ad un ambito di produzione napoletano, a uno più locale, abruzzese. In tale direzione, in questa sede si avanza l’attribuzione del quadro di Silvi Paese alla mano di Nicola
Ranieri (1749 – 1850), pittore nato e vissuto a Guardiagrele,
dove muore a ben 101 anni. Questa lunga vita gli consente di
conoscere l’evoluzione dello stile artistico dal Barocco fino a
tutto il Neoclassicismo, avendo come principali punti di riferimento proprio Solimena e Batoni, formando nel paese natio
una vera e propria ‘scuola’ specializzata nell’arte sacra e che
dopo di lui proseguirà con gli allievi Francesco Maria De Be-
Arte ed Emozioni
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nedictis e Ferdinando Palmerio, arrivando fino all’inizio del
‘900. Per questo linguaggio originale, frutto di una personale
sintesi e interpretazione delle novità del momento, Ranieri,
così come i suoi allievi, fu particolarmente apprezzato, oggetto di molte commissione concentrate soprattutto nella provincia di Chieti. Ciò non toglie che egli ne abbia potuto ricevere
una anche dalla più lontana Silvi. Lo stile che caratterizza il
quadro è tipico di Ranieri, e anzi è molto vicino ad opera rea-
lizzate dal pittore nell’ultimo ventennio del Settecento (confermando in questo modo la datazione tarda all’interno del
secolo), come le tele realizzate per la chiesa di san Pancrazio
a Manoppello e per la chiesa di san Silvestro a Pennapiedimonte. Altro elemento distintivo nella produzione di Ranieri,
secondo comunque una prassi tipica degli artisti dell’epoca,
soprattutto di provincia, è la ripresa delle sue composizioni
dalle incisioni che circolavano in quel tempo, talvolta tratte da
opere di artisti più famosi. La “Comunione degli Apostoli” di
Silvi, infatti, sembra essere tratta proprio da una di queste incisioni, poiché quadri assai simili si trovano in alcune chiese
della Calabria e del Salento.
Gioele Scordella
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Arte ed Emozioni
da Leggere - ottobre 2014
Tale e Quale Show
Nostra intervista con Carlo Conti
sul varietà che riparte su Raiuno
D
a Venerdì 12 settembre, in diretta dallo Studio Nomentano 5 della Dear di Roma, Carlo Conti, ha dato il via
alla quarta edizione di Tale e quale show, il fortunato varietà di Rai1. Abbiamo incontrato il conduttore toscano
poco prima che lasciasse la Conferenza Stampa, tenutasi presso la Sede Rai di Viale Mazzini a Roma.
Quando si ha in mano un format di così grande successo ci
si pone la domanda se sia necessario o meno apportare delle
novità?
Non me la sono posta questa domanda. Mi è venuta l’idea di
introdurre dei duetti e l’hoaggiunta indipendentemente dal fatto
che fosse o meno il caso di rinnovare il format. Secondo alcune
scuole di pensiero squadra che vince, idea che vince, non si
cambia. Ogni tanto mi piace cambiare qualcosa, i famosi restyling. In questo caso c’è un’ideina nuova: abbiamo portato i
concorrenti a 12, ma le esibizioni saranno 11 perché due di loro
faranno insieme un duetto. Nella prima puntata Nazzaro e Forte
saranno Frank Sinatra e Liza Minnelli L’idea del quarto giudice è mai esistita? Era un’idea, tra le tante cose che c’erano
nella testa. Abbiamo pensato anche di aggiungere ai coach un
supervisore... insomma, tante idee, poi per motivi anche econo-
mici alcune cose non riusciamo a portarle in porto
Vedo che in mano hai dei cd. Il Festival di Sanremo è anche
questo? (ride, Ndr). Ho tantissimi cd. So cosa ascoltare; purtroppo ascolto meno le radio, in questo periodo, proprio perché
sono preso ad ascoltare cd.
Come definisci la tua stagione televisiva che sta iniziando,
considerato l’impegno di Sanremo? Per assurdo, sarà per
quanto mi riguarda una stagione meno pesante. L’Eredità è il
programma più impegnativo di tutti quelli che faccio; ci vuole
concentrazione e attenzione ogni giorno perché ci sono concorrenti, soldi, domande diverse. Per un po’ questo io non lo farò,
perché dal 31 ottobre passerò il testimone a Fabrizio Frizzi.
Sotto certi aspetti sarà una stagione più leggera.
Rosario Di Blasio
Arte ed Emozioni
da Leggere - ottobre 2014
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Il primo premio letterario 2014
alla Classe 3/D della Scuola Media
“D’Annunzio” di Roseto degli Abruzzi.
P
remiato a Castel Ritaldi il racconto fantastico “A spasso con vento
Scirocco”, frutto di un articolato
lavoro in classe di scrittura creativa.
di Concezio Leonzi
ROSETO DEGLI ABRUZZI - Lo scrittore padovano Giulio Mozzi, esperto in
scrittura creativa, nelle sue peregrinazioni in tante scuole italiane, afferma
che “per raccontare una storia bisogna
innanzitutto inventarla. Ma inventare
non significa, in realtà, creare dal nulla:
significa piuttosto rielaborare e trasfigurare materiali della propria esperienza di
vita e del proprio immaginario, organizzandoli in una prima idea di forma narrativa”.
Ed è proprio ciò che hanno fatto gli alunni della classe III D della Scuola Media
“D’Annunzio” di Roseto degli Abruzzi,
alle prese con un racconto, nato così,
quasi per gioco (ma il gioco a scuola ha
sempre una molteplice valenza didattica), per il piacere di trasformare la parola e i gesti dei personaggi in qualcosa di
fantastico e di assolutamente personale.
Il racconto fantastico, infatti, riesce a
sbrigliare la fantasia di chi scrive. E il divertimento si amplifica quando il lavoro
si fa collettivo: quando, cioè, la propria
fantasia incontra quella del compagno di
banco e quella ancora del gruppo classe,
che alla fine risulta essere il vero e “unico” artefice della creazione letteraria. Il
racconto creato ed elaborato dagli alunni
della classe III D, dal titolo suggestivo
“A spasso con vento Scirocco”, narra il
viaggio che un calzino, sfuggito dalle
prese di uno stendino da bucato, percorre
spinto dal vento e dalla curiosità, la stessa che alberga nell’animo di ciascuno di
noi, e dei bambini in particolare.
Chi non vorrebbe almeno una volta osservare dall’alto le cose, gli uomini, la
natura, svolazzando allegramente, sospinto dal vento? Ecco allora il calzino
del racconto farsi metafora di un desiderio antico quanto l’uomo. E il racconto
fantastico, si sa, può fare questo miracolo. “A spasso con vento Scirocco”, frutto
di un’attività di scrittura creativa svolta
in classe e condotta con rara competenza dall’insegnante di Lettere, la prof.ssa
Maria Antonietta Tavani, oltre ad aver
raggiunto l’obiettivo di divertire gli alunni scrivendo, sporcandosi le mani con le
parole, come con il colori per un disegno, ha stravinto un concorso nazionale
di letteratura: il XV Premio Letterario
Mario Tabarrini conferito dal Comune
di Castel Ritaldi, in provincia di Perugia.
Lo chiamano il Paese delle Fiabe, per il
suo nobile intento di promuovere la sensibilità verso la scrittura creativa in tutte
le fasce di età e in particolare in quella
dei ragazzi.
Domenica 21 settembre scorso l’allegra
brigata della Scuola Media “D’Annunzio” di Roseto degli Abruzzi vi è andata
per ritirare il Primo Premio del concorso. È stata tanta l’emozione nel constatare che quel suo racconto, frutto di
una piacevole attività scolastica, aveva
conquistato anche i gusti di una severa
commissione di esperti, che la riteneva
meritevole addirittura del Primo Premio
Nazionale, selezionandolo tra centinaia
di lavori in concorso giunti da tutta Italia con la seguente motivazione: “Un
semplice fatto quotidiano sprigiona la
fantasia, l’originalità e la simpatia, e si
trasforma in voglia di scrivere. Movimento, colori, gioia si incontrano nella
lettura. La proprietà di linguaggio rende
piacevole la lettura.”
Non poteva esserci soddisfazione maggiore anche per i genitori che hanno voluto essere presenti accanto ai propri figli in questa domenica particolare, piena
di sole e allegria, tra le mura del borgo
medievale di Castel Ritaldi, tra Spoleto
e Montefalco, nel cuore della piana umbra. Dopo il conferimento ufficiale del
premio, i ragazzi si sono tuffati nel gaio
mondo delle fiabe, ricostruito ad arte per
le vie del borgo, tra danze, giochi, musica, rievocazioni storiche, spettacoli e
leccornie di ogni genere, e avvolti dalle
spire dolci della fantasia.
Una domenica e una esperienza da incorniciare, che gli alunni della III D ricorderanno per sempre. Felicissima anche la
Preside dell’Istituto Comprensivo “Roseto 1”, la Prof.ssa Gabriella Di Domenico, per questa affermazione che fa onore
alla scuola abruzzese e a quella rosetana
in particolare.
Concezio Leonzi
[email protected]
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Cronaca Locale
da Leggere - ottobre 2014
La festa del vino
e dell’uva
a Borgo S.Maria
S
i è svolto il 13 e il 14 settembre, dalle ore 16 in poi, lungo tutto il Viale della Resistenza di Borgo S. Maria, la
Festa dell’Uva e del Vino. Dopo il grandissimo successo
dell’anno scorso, con migliaia di persone lungo le strade della
frazione e la sfilata di oltre venti carri allegorici allestiti a tema,
l’Associazione “Classe ‘70” ha riproposto l’iniziativa.
Lungo tutto il viale sono stati allestiti stand gastronomici e di
degustazione molti dei quali gestiti dagli esercizi commerciali
locali, e sono stati intervallati da vari palchi dove è stata suonata musica popolare dal vivo.
All’iniziativa ha partecipato anche il neo costituito Comitato
Rurale che per l’occasione ha allestito la rievocazione della
pigiatura dell’uva insieme ad una mostra di antichi attrezzi di
lavorazione. Oltre ai temi legati all’uva e al vino, non sono
mancati postazioni dedicate ai bambini, e ovviamente è stata
riproposta la richiestissima gara dei dolci.
Per la tradizionale sfilata dei carri allegorici della domenica
grande è stata l’attesa e le prenotazioni hanno superato la cifra
dell’anno scorso. Per i carri ci sono stati tre premi: «Il carro più
bello», «Il carro più allegro», e «Il carro più giovane», dove in
gara ci sono stati i giovanissimi che si sono cimentati con la
tradizionale forma d’arte.
Alessandro Borgia
L’olio? In perle come il caviale
L’azienda pinetese lancia sul mercato una linea di oli extravergine d’oliva sottoforma di perle
L
a Tenuta Sant’Ilario
di Pineto (Te) ha
lanciato sul mercato
una grande novità, SFEROLIO, una nuova linea di oli
extra vergine d’oliva sottoforma di perle, come quelle del caviale. Un prodotto
chic che ha già conquistato
appassionati gourmet e ristoratori.
Una goccia d’olio d’oliva è stata racchiusa in una piccola
membrana di gelatina naturale incolore e insapore, in grado di
trattenere le essenze fino al momento in cui esplode al contatto
con il palato.
Una forma davvero innovativa di presentare l’olio. Le perle si
sciolgono così in bocca permettendo di assaporare il gusto intenso dell’olio prima che si mescoli con gli altri ingredienti della preparazione. Si distingue per il sapore fruttato e aromatico.
Consigliato per fornire un tocco magico ad ogni piatto, grazie
anche alle diverse qualità di aroma (basilico, peperoncino etc)
è in grado di valorizzare qualsiasi preparazione di carne, pesce
o formaggi e addirittura per accompagnare un buon dessert.
Presentato in questi giorni a Londra in occasione di Speciality London, SFEROLIO può accompagnare sia piatti caldi che
freddi, infatti la membrana esterna resiste fino a 60°. Si consiglia tuttavia di utilizzarlo a fine preparazione, in modo che il
contatto forzato con altri ingredienti non rischi di danneggiare
la membrana esterna.
Ma non finisce qui. Infatti a breve la Tenuta Sant’Ilario lancerà
sul mercato nuove forme geometriche di SFEROLIO: stelline,
spaghetti, cuoricini per fornire un tocco magico ad ogni piatto
in qualsiasi occasione.
Marzia Aquilio
Cronaca Locale
da Leggere - ottobre 2014
Pecora
blu
Q
uegli abbagli erano un invito irresistibile.
L’asfalto terminava là. Là dove
ora, una sagra grandiosa, inizia la sua
orrida alleanza con quel cemento sconosciuto agli occhi della mia adolescenza. “Graziella Bianchi” questo il nome
della mia fidata compagna di viaggio e
di avventura. Io la sfoggiavo divorando
pugni di ciliegie, strada facendo verso
un confine meridionale che amavo oltrepassare da monello piuttosto solitario,
come tutt’ora… E’ il triste destino degli
individualisti i quali, si sa, sono piuttosto
indigesti in certi ambiti… Come quello
di un istituto che frequentai per errore
d’indirizzo… Di quel tipo di scuola ne
ebbi subito piene alcune cose… Essa mi
voleva giudicare anche per il mio italiano…
Quella mia decisione fu quindi liberatoria, cioè quella di studiare lontano dalla
scuola. Per la sola e genuina volontà di
sapienza e non per l’ambizione del pezzo di carta con cui fluidificarsi la futura
esistenza, così
come fa la stragrande
maggioranza degli
studiosi “ambiziosi” del futuro
piedistallo…
Vi posso assicurare però, che quel “voglio una vita esagerata ecc.” tanto accattivante per certi eroi di banali canzonette, non fu affatto accattivante per me! Io
ero il simbolo di me stesso: la droga non
sapevo cosa fosse, tantomeno quindi la
mancanza di ideali, visto che dai quindici anni in poi non avevo fatto altro che
vivere di essi con tutta la fierezza di quei
grandi romantici dell’era tipica, musicisti per primi.
Io andavo a zonzo per la voglia e il bisogno di illudermi di un’eternità scontata,
un’immortalità garantita dall’enfasi di
cellule miracolose che mi brulicavano
nel corpo quasi sedicenne. Ed esse mi
spingevano inevitabilmente verso il sole
di maggio e giugno.
In quella luce persistente tra le foglie tenere di pioppi che allevavo con anima e
sogni. Che facevo crescere con l’orgoglio
del ritorno sistematico in quel luogo quasi esclusivo dove mi nutrivo l’avvenire
di uomo astratto, proteso verso i grandi
valori dell’anima e della coscienza.
Io serpeggiavo laggiù, sulle ruote della
mia bicicletta, schivando ramarri verdi
25
di una speranza che ovunque si aggirava
assieme a me e alla mia rapida ombra.
Essere “monello a vita”, era quella la
mia più grande ambizione! Ed essa resta
qui, ancora qui, nella mia indole aliena
fatta di vento e di luna, di quell’aspra solitudine tipica di chi è inaccettabile per
il suo anticonformismo “veramente controcorrente”… Per la propria dipendenza
dai sentimenti in un mondo in cui tutti
dipendono dal danaro! Per il suo essere
senza tempo in quanto uomo che vive a
ritroso scegliendo fra le epoche gli ingredienti della propria esistenza, rovistando
la storia per cercare quella che più delle
altre possedette i veri valori, perché vissuta da uomini che ben sapevano cosa
fossero, essendo stati loro a produrli.
Una genesi quasi estinta che ha lasciato
qualche epigono sul pianeta: uno di essi
certamente esiste… Fatto di uno slancio
interiore che volge tanto verso Vienna…
Che canta e vive nel silenzio le sue pregiate emozioni, fuori da ogni vuoto contesto dell’odierno squallore con la relativa scurrilità. Ben consapevole quindi
della sua rarità quale unica compagna
verso un infinito, per la cui conoscenza,
occorre necessariamente una formula
impossibile. Impossibile come chi la
possiede.
Rossano Di Palma
L’oratorio per la gioventù
La Parrocchia di San Gabriele di Atri propone una nuova iniziativa
D
iversi i corsi socio-culturali annessi a tale progetto, con
la religione come vera ed unica essenza. L’idea nasce
dal Parroco Don Vincenzo e dal suo prezioso collega
Don Matteo con lo scopo di creare un ambiente pieno di vita,
volta non solo al divertimento, ma soprattutto all’educazione e
alla crescita umana dei ragazzi.
Ma cos’è veramente “l’oratorio”?
È il luogo in cui preghiera e attività ludiche si fondono al fine
di creare un punto di ritrovo per i ragazzi, affinché possano trascorrere il loro tempo libero in una comunità resa sicura dalla
presenza di educatori. Scopo di questi ultimi è quello di cercare
di indirizzare i giovani che ne prendono parte verso una vita
fondata sul bene, sulla fratellanza e sul confronto formativo.
Quindi prerogativa fondamentale risulta essere la crescita d’animo fortemente ricercata da Don Bosco, pioniere del
primo centro giovanile, il quale considerava la gioventù “la
parte migliore della società”. Nel suo piccolo la Parrocchia
di San Gabriele di Atri si propone di offrire corsi gratuiti volti
all’aggregazione tramite progetti educativi, sportivi e culturali.
Un’iniziativa che, a detta del Parroco Don Vincenzo, non vuole
essere in alcun modo in competizione con altre associazioni
cittadine di qualsiasi genere. Affinché tutto ciò si concretizzi
sarà necessario raggiungere un numero prestabilito di iscritti
per ogni attività, le quali, una volta avviate, avranno la durata
di un intero anno. Diversi sono coloro che hanno già offerto
la loro disponibilità a ricoprire il ruolo di collaboratori. Don
Vincenzo e Don Matteo ringraziano anticipatamente quanti si
sono offerti nel dare il proprio apporto nella realizzazione dei
corsi e tutti coloro che intenderanno farne parte.
La cerimonia di apertura è stata effettuata il 28 Settembre alle
ore 16 presso l’Auditorium Sant’Agostino di Atri, evento che
è proseguito in Piazza Duomo dove i bambini hanno potuto divertirsi grazie all’organizzazione di giochi. L’oratorio ha preso
ufficialmente il via il giorno 3 Ottobre. Una prospettiva sociale
da non sottovalutare che risulta essere per le famiglie, soggetto
educante primario, un fedele alleato. Un’opportunità che può
concretizzarsi anche grazie all’aiuto di tutti noi.
Angelo Biello
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Le Rubriche
da Leggere - ottobre 2014
LA NUTRIZIONISTA INFORMA
La carenza di ferro
L
’Organizzazione Mondiale della Sanità ha
stimato che circa 700 milioni di persone al
mondo hanno carenze di ferro, rendendo
questo il più diffuso problema nutrizionale.
Le cause che possono contribuire all’instaurarsi
di una condizione di anemia possono essere differenti. Per prima cosa potrebbe esserci un apporto ridotto, dovuto a diete, ad esempio, carenti
di prodotti di origine animale e, in particolare di
carne, la fonte alimentare principale di questo
oligoelemento. In altri casi il problema potrebbe
essere legato ad un cattivo assorbimento dovuto ad
alterazioni dell’apparato digerente. Infine, ci sono
alcuni stati patologici caratterizzati, invece, da una
eccessiva perdita di sangue.
Le conseguenze dell’ anemia si manifestano con
pallore e stanchezza (astenia), capogiri e ronzii
alle orecchie, frequenza cardiaca accelerata ( poichè il cuore cerca di compensare la diminuzione di
ossigeno pompando più velocemente il sangue per
farlo passare con maggior forza nei polmoni), polso debole e frequente, respiro affannoso (in caso
di anemia seria).
L’organismo umano contiene circa 4 g di ferro.
Circa il 60 % è contenuto nell’emoglobina e nella mioglobina, due proteine che, proprio grazie
al ferro, sono in grado di trasportare e depositare
l’ossigeno nei diversi distretti corporei. Il resto,
invece, si trova come deposito nel fegato, nella
milza e nel midollo osseo, legato ad un’altra proteina che si chiama ferritina.
Esistono degli esami di laboratorio per valutare
se si è instaurata un’anemia. In particolare la determinazione di ferritina e transferrina è utile per
valutare l’eventuale carenza dei depositi di ferro
presenti nel fegato e nel midollo osseo. Mentre,
con un semplice emocromo è possibile valutare
l’eventuale diminuzione dell’emoglobina circolante.
Il meccanismo che regola l’assorbimento e l’escre-
zione del ferro è definito “a circuito chiuso”. Proprio per la sua fondamentale importanza, infatti, il
nostro corpo elimina piccolissime quantità di ferro
e lo recupera in continuazione dalle proteine che
“per vecchiaia” vengono sostituite.
Secondo i LARN (Livelli di Assunzione Giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana) il fabbisogno quotidiano di ferro per
l’uomo ammonta a 10 mg mentre per la donna in
età fertile sale a 15-18 mg. È un micronutriente
essenziale per tutte le cellule ed è l’oligoelemento
più abbondante nell’organismo.
Alimenti ricchi di ferro sono le carni, il fegato, i
legumi, i crostacei, la frutta secca e i vegetali verdi. La capacità del nostro organismo di assorbire
il ferro dipende, però, dallo stato di ossidazione in
cui esso si trova all’interno dell’alimento stesso.
Per farla semplice mentre il ferro contenuto nella
carne è facilmente assimilabile quello contenuto
nei vegetali necessita dell’aiuto di altre sostanze
come la vitamina C affinché possa essere utilizzato dal nostro corpo.
Dott.ssa Valentini Iole –
Biologa della Nutrizione –
[email protected] 3282855534
Cronaca Locale
da Leggere - ottobre 2014
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La Ceramica di Castelli
M
algrado le prime tracce della lavorazione della ceramica in quel
di Castelli siano state reperite in
epoca etrusca, è impossibile avere una data
certa per poter affermare con esattezza a
quando risale l’inizio dell’attività. Il suo sviluppo fu sicuramente agevolato dall’operato
di una comunità di monaci benedettini che,
circa dieci secoli fa, riuscirono ad avviare
la produzione della ceramica avendo intuito
quelle che erano le potenzialità del territorio,
le cave di argilla, i corsi d’acqua e i boschi
di faggio, tre materie prima di fondamentale importanza per garantire il funzionamento
delle fornaci. In un primo momento, stoviglie
ed utensili erano destinate ad un uso domestico, oggetti semplici realizzati per agevolare
lo svolgersi delle quotidiane attività; con il
passare dei secoli però le maestranze laiche
portarono l’arte della ceramica a livelli importanti, esaltarono la bellezza dei colori e
dei dipinti trasformando quella che era una
forma di artigianato locale in un’attività raffinata tanto da farne il fulcro dell’economia
di Castelli, un’arte apprezzata persino nelle
corti dei re tanto che era ricercatissima per
impreziosire le nobili tavole. Tra i grandi
maestri si ricordano i Pompei, Lollo, Grue,
Gentili, Cappelletti, Fuina, Castelli e, al giorno oggi, quelli che furono i capolavori delle
più grandi famiglie di maestri della maiolica
si possono ammirare in location in cui l’arte
è sovrana come il Metropolitan Museum of
Art di New York, il Louvre di Parigi, il British
e il Victoria and Albert Museum di Londra
e, infine, l’Hermitage di San Pietroburgo.
L’arte della lavorazione della ceramica è nel
Dna di ogni castellano che, di padre in figlio,
per intere generazioni, tramanda una grande
segreto, ripetendo gli stessi gesti e le stesse
tecniche di una volta. La peculiarità di questi
capolavori è nella pentacromia, ovvero l’utilizzo di cinque colori: il giallo, verde, azzurro, arancio e bruno manganese. A partire dal
seicento, oltre ad avere un occhio attento alle
tonalità utilizzate, sempre più importanza ricoprivano le decorazioni che, oltre ai tradizionali fiori, presentavano scene mitologiche
e di caccia, paesaggi e animali. Inoltre, una
delle più grandi chiavi del successo delle ceramiche di Castelli risiede nel suo forno di
cottura, chiamato “a respiro”, in quanto dalla
camera di combustione le fiamme producono
una sorta di sibilo. Questo innovativo tipo di
forno, alimentato secondo una sapiente tecnica
con la legna dei boschi circostanti, oggigiorno non è più molto utilizzato in quanto è stato soppiantato dai forni elettrici ed a metano.
La passione e l’interesse per la ceramica
conducono i cultori del genere a conoscere
la produzione di alto valore facendo visita al Museo delle Ceramiche, un prezioso
contenitore di meraviglie allestito presso
il Palazzo Municipale dell’Artigianato, in
Via Salita Paradiso. Il percorso permette di
ripercorrere la storia della maiolica castellana mettendo in mostra innumerevoli opere
relative ad un periodo storico compreso tra
l’alto medioevo ed i giorni nostri. Chi capita
in città in estate, durante il mese di agosto ha
luogo la Mostra d’arte ceramica, un evento
festoso che trasforma la bellezza abruzzese
in un museo a cielo aperto, occasione preziosa in cui spalancare gli occhi e osservare all’opera i mastri artigiani. Non si può lasciare
il borgo senza aver ammirato la Chiesa di San
Donato, sita circa a un km dal centro del borgo, famosa per la maioliche che ricoprono il
suo soffitto, 800 mattoni decorati con motivi
geometrici, ritratti, figure di animali e festoni
floreali, reperti in parte esposti presso il Museo della Ceramica di Castelli.
Rosario Di Blasio
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Cronaca Locale
da Leggere - ottobre 2014
Al via il nuovo
anno scolastico di Pineto
en 280 mila euro impegnati per
adeguare le scuole alle ultime
normative sulla sicurezza, opere per risistemare gli attuali edifici, due
gruppi di lavoro per studiare la riorga-
B
messo abbiamo riconsegnato al dirigente
scolastico, quella di Torre S. Rocco dove
la scuola ci ha chiesto di inserire una
sezione dell’Infanzia e dove nel prossimo futuro partirà il Nido dell’Infanzia, e
nizzazione dei poli scolastici e tre progetti ai nastri di partenza. Si presenta
così il nuovo anno scolastico della città
di Pineto, che inizierà domani per quasi 1500 alunni, e che è stato presentato
questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è svolta presso i locali
della scuola media Giovanni XXIII, alla
presenza del sindaco Robert Verrocchio,
dell’assessore all’Istruzione Daniela Mariani e dei responsabili locali del mondo
scolastico.
“Il Comune vuole investire nel mondo
della scuola, sia dal punto di vista delle
risorse che dal punto di vista delle idee”,
ha dichiarato il sindaco Verrocchio nel
corso della conferenza stampa. “Il nuovo
anno scolastico si apre con i lavori ultimati alla scuola di Corfù su un progetto
avviato dalla passata amministrazione,
con una nuova struttura che come pro-
con strutture risistemate grazie ai finanziamenti del progetto Scuole Belle del
governo Renzi - ha affermato il sindaco
- In più, tra i fondi del governo e quelli
del Comune, ci sono 280 mila euro da
impegnare per adeguare le nostre scuole
alle nuove leggi in materia di sicurezza.
A fianco di questo, siamo consapevoli che è arrivato il tempo di ripensare
le nostre strutture, ed è per questo che
abbiamo deciso che a breve partiranno
due gruppi di studio, uno tecnico e uno
educativo, che dovranno dialogare con
il mondo della scuola e che avranno il
compito di vedere in che modo potranno
essere riorganizzate le nostre strutture,
perché è arrivato il momento di iniziare
a pensare seriamente il futuro dei nostri
ragazzi”.
“Vogliamo aprire una bella pagina di
dialogo con la scuola”, ha affermato
l’assessore Mariani. “Il primo passo
sarà la partenza di un protocollo di intesa tra l’amministrazione e il mondo
della scuola per far nascere una vera e
propria consulta - ha proseguito l’assessore - Sarà un tavolo di lavoro tra il Comune, gli insegnanti e i genitori, perché
la scuola ha il diritto di essere informata
e di partecipare alle scelte dell’amministrazione. Oltre a questo, il progetto a cui
stiamo lavorando è quello del Piedibus,
che crediamo sia molto importante per i
bambini e i ragazzi. Abbiamo intenzione
di partire su un plesso pilota e anche qui
lavoreremo con il mondo della scuola,
con i genitori, ma anche con il reparto di Pediatria di Atri e con la Polizia
Municipale. Il Piedibus esiste ormai in
tanti comuni del Nord Italia, e ed è molto
utile sia dal punto di vista della salute,
sia perché educa al rispetto delle regole.
L’altro progetto su cui abbiamo intenzione di lavorare è quello dell’allungamento del tempo scolastico per i bambini
della scuola primaria che ci è stato chiesto dai genitori, e che crediamo abbia
anche un grande valore sociale perché
potrà andare ad aiutare le famiglie in
cui lavorano entrambi i genitori”.
“Mi voglio complimentare con questa
amministrazione, perché l’interscambio di idee tra il Comune, la scuola e la
società è fondamentale - ha affermato il
dirigente scolastico Gaetano Avolio - da
sempre Pineto è uno dei comuni che più
crede nel mondo della scuola, e apprezzo
che il dialogo sia visto come componente
strutturale e non episodica”.
Avolio ha anche espresso soddisfazione
per l’impegno dell’amministrazione ad
affrontare la questione della riorganizzazione strutturale e educativa dei plessi
scolastici pinetesi.
“Se il buongiorno si vede dal mattino, c’è
la possibilità di fare tanto - ha affermato
il presidente del Consiglio di Istituto Pasquale Argento - Creare un momento di
dialogo con gli insegnanti e i genitori è
fondamentale per il buon funzionamento
della scuola”.
Alessandro Borgia
Cronaca Locale
da Leggere - ottobre 2014
Un addio
inaspettato
N
on so perché, ma il ricordo più forte che ho dello zio
Antonio è la disperazione per il gol di Trezeguet, al
tredicesimo minuto dei tempi supplementari, che costò
all’Italia la sconfitta in finale agli Europei del 2000. Eravamo
a casa sua, una bella e calda serata d’estate, pronti a festeggiare con l’Italia in vantaggio per 1-0 fino ai minuti di recupero,
ma poi l’inaspettata beffa di Wiltord riaprì quella maledetta
partita.
Continuo a domandarmi come mai, tra tutti, questo è il ricordo
che prevale. Forse perché la vita, a volte, è come una partita di
calcio: quando meno te lo aspetti, il risultato può cambiare. Lo
zio se ne andato così, in fretta, inaspettatamente, senza neanche il tempo di porgergli un ultimo saluto.
Antonio Serafini era una persona tranquilla e ben voluta da tutti. Da giovane aveva
vissuto il mare, dall’Adriatico
all’Atlantico e, a Silvi, era famoso per le sue reti, che realizzava e riparava con cura per
i pescatori. Poi c’era la pasta
all’uovo di famiglia che, nel
nostro quartiere, è sempre stata un punto di riferimento. Per
me, invece, era famoso per i
suoi baffi e le sue grandi mani.
Quando ero piccolo, mi sembrava un gigante, con la sua risata
intensa e profonda.
Abbiamo trascorso molti bei momenti insieme in famiglia
ma, ad essere sincero, negli ultimi anni non ho avuto molte
occasioni per incontrarlo. Il suo saluto non mancava mai ma,
29
crescendo, non ho avuto molto spesso il piacere di scambiare
quattro chiacchiere con lui. Così, quando qualche settimana fa
mio padre mi ha chiamato per dirmi che ci aveva lasciati, ero
a Roma e, tornando a casa dopo una lunga giornata, mi sono
fermato a pensare. Ho iniziato a tirar fuori i momenti trascorsi
insieme ed è emerso il ricordo di quella finale tra Italia e Francia. Mi è tornato in mente quel gol inaspettato.
La vita, purtroppo, non è una partita di calcio. Non ci sono
rivincite, per cui non si possono rimandare i saluti, i baci, i
bei momenti insieme. Dovremmo vivere, ogni giorno, consapevoli della bellezza delle persone che ci sono accanto e che
ci vogliono bene. Dovremmo saper sfruttare ogni occasione,
senza avere la possibilità di rimpiangerla, perché a volte non
c’è il tempo di cambiare il risultato. D’altronde, lo zio era un
uomo di mare, uno di quelli che sa che il vento può cambiare
da un momento all’altro. Ed era un uomo di fede, che conosceva e pregava il vangelo, consapevole di dover vegliare, perché
“non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Matteo
24,42).
Riposa in pace zio. A te questo pensiero:
Federico Ronca
“Per sempre me ne andrò per questi lidi,
tra la sabbia e la schiuma del mare.
L’alta marea cancellerà le mie impronte,
e il vento disperderà la schiuma.
Ma il mare e la spiaggia dureranno
in eterno.”
Kahlil Gibran
ARIA SALUBRE...
TERRAZZO PANORAMICO...
SAPORI DI UN TEMPO...
RISTORANTE VECCHIA SILVI
[email protected]
Via Circonvallazione Boreale, 42 Silvi Alta (TE) - Tel. 085.930141
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Cronaca Locale
da Leggere - ottobre 2014
Contributo sociale alla città di Silvi
C
ome è avvenuto negli ultimi dieci anni, anche questa volta l’Associazione “Zona Franca” si è
impegnata nel dare un contributo sociale
alla nostra cittadina.
Coadiuvato dall’impeccabile presenza
del Prof. Angelo Foti l’Associazione
ha dato la possibilità ad oltre cinquanta persone bisognose di cure termali di
poter assolvere a tale necessità presso le
Terme di Caramanico con costi limitati alle sole spese di viaggio per tutti i
giorni del ciclo di cure di due settimane.
Quest’anno essendoci state le adesioni
all’iniziativa già dal mese di giugno-luglio è stato possibile anche prenotare le
cure dei Fanghi e Massaggi in tempo utile, alle quali hanno partecipato numerose
persone.
Le cure per tutti i partecipanti sono iniziate il 23 settembre e si sono concluse il
6 ottobre con una bella festa nella stessa
giornata presso il Ristorante Pizzeria
Lolita, dove Ezio, Domenico e Simone,
titolari del locale hanno deliziato i partecipanti con le loro squisitezze culinarie
di pesce e carne.
Al pranzo, chiamato “Pranzo dell’Amicizia e dell’arrivederci” che da un paio
d’anni tende a cementare l’amicizia che
si instaura tra i partecipanti hanno aderito quasi tutti anche con componenti delle
loro famiglie.
Il percorso di viaggio, come ormai da
tradizione, è stato tutti i giorni rallegrato dalle bellissime barzellette raccontate
con spirito e maestria dall’immancabile
Rosanna Moresco, ex titolare del Cinema Odeon, mentre il lasso di tempo
dalla fine delle cure all’orario di ripartenza per Silvi è stato da tutti utilizzato
per visite alla cittadina di Caramanico,
shopping e alle salutari passeggiate,
consentite dalle condizioni atmosferiche
che per tutta la durata delle cure ha assistito i partecipanti.
Questa iniziativa che ogni anno la nostra
associazione ripropone nella seconda
metà del mese di settembre ci rende orgogliosi, perché permette di dare soluzione ai problemi di salute che assillano
i partecipanti a costi molto contenuti e
Le Rubriche
da Leggere - ottobre 2014
nel contempo crea e rafforza i legami di
sincera amicizia che nascono durante il
tempo passato insieme all’interno e fuori
dalle Terme e durante il viaggio.
Un discreto numero di foto sono disponibili per chiunque ne faccia richiesta al
Presidente Colantonio, alcune delle quali
sono a corredo anche del presente articolo che completa l’annuale esperienza
alle Terme e al Pranzo dell’Amicizia di
questo 2014.
31
Il Presidente Associazione
“Zona Franca”
Luigi Colantonio
32
Le Rubriche
da Leggere - agosto-settembre 2014
Enzo
E
En
nzo
n
zo
o Ferr
Ferrari
Ferra
Ferrrari
ari
ar
ri
diede il primo “assaggio” all’Abruzzo già nel 1919, quando riuscì a racimolare i soldi per iscriversi alla Targa Florio,
prima gara importante della sua carriera. Ferrari concluse
l’apologia sottolinenando che al primo classificato della
Coppa Acerbo, oltre ai consueti premi, spettasse il titolo
di cavaliere del Regno, grazie all’importanza politica del
personaggio che organizzava la corsa stessa. Da Cavaliere
nel 1924, Ferrari col tempo diventò poi cavaliere ufficiale,
commendatore, comandante (secondo alcuni stranieri),
ingegnere, “Drake”, ma ha sempre preferito essere chiamato
“semplicemente” Ferrari.
I° Edizione della rievocazione
“Ultima corsa su strada“
Circuito di Pescara - 90° anniversario 1924/2014
11/12 Ottobre 2014 - PESCARA
con presentazione del libro
IL CIRCUITO DI PESCARA
Santuccione - Smoglica
Edito da LA CASSANDRA EDIZIONI
Sabato 11 Ottobre - ore 17.00
c/o Museo Vittoria Colonna
Via dell’Artigianato Zona Ind.le 64025 Pineto (TE))
Tel. 085.9463084
084 / Fax
08
F 085.9461013
085 9461013
www.lacassandraedizioni.com - [email protected]
Cronaca Locale
da Leggere - ottobre 2014
Elezioni
provinciali
Pubblicato l’elenco degli aventi diritto al voto
È
stato pubblicato nell’apposita sezione dedicata alle elezioni
provinciali
(vi si accede dall’home page del sito http://elezioni.provincia.teramo.it/?p=324)
l’elenco degli aventi diritto al voto suddivisi per fasce di popolazione.
Il corpo elettorale è composto da 578 votanti. La base elettorale per
l’elezione del Presidente della Provincia e dei consiglieri provinciali
è rappresentata dall’insieme dei consiglieri e dei sindaci dei Comuni,
in carica alla data del 35° giorno antecedente quello della votazione.
Sono eleggibili alla carica di Presidente della Provincia i Sindaci dei
Comuni della provincia il cui mandato scada non prima di diciotto
mesi dalla data di svolgimento delle elezioni; sono eleggibili a Consigliere provinciale i Sindaci e i Consiglieri comunali in carica dei
comuni della provincia; in sede di prima applicazione sono eleggibili
(ma non votano) anche i Consiglieri provinciali uscenti (compreso il
Presidente).
Le liste dovranno essere presentate presso l’Ufficio Elettorale costituito presso la Provincia in Via Milli n. 2 dalle ore 8 alle ore 20 di domenica 21 settembre e dalle ore 8 alle ore 12 di lunedì 22 settembre.
Per la presentazione della candidatura a Presidente sono necessari 87
sottoscrizioni; per quella dei consiglieri sono necessarie 29 sottoscrizioni. I calcoli sono rintracciabili sul verbale dell’ufficio elettorale
pubblicato http://elezioni.provincia.teramo.it/wp-content/uploads/2014/09/Verbale_elettorale.pdf
I moduli sono a disposizione sul sito. Lunedì saranno pubblicati i dati
ufficiali sugli indici ponderali di voto (il “peso”di ciascun votante
sulla base della popolazione rappresentata).
Al momento, a titolo esemplificativo ma molto vicino a quello che
risulterà dai calcoli con i dati certificati, si può consultare quello sul
sito del
Ufficio stampa Provincia di Teramo Pina Manente
33
Un tavolo in
regione per
l’erosione della
spiaggia
U
n tavolo da convocare per iniziare ad affrontare la questione
dell’erosione della spiaggia di Pineto. È quanto ha assicurato la Regione, che con i suoi dirigenti ha effettuato un
sopralluogo sul litorale della cittadina, duramente colpita dalle mareggiate di questi giorni soprattutto nel tratto a nord del torrente Calvano. “Stiamo seguendo e seguiremo con attenzione la questione”,
ha dichiarato il vicesindaco e assessore al Demanio Cleto Pallini.
Ad effettuare il sopralluogo sono stati i tecnici del Servizio Opere
Marittime e del Servizio Idrografico della Regione, Cristiano Ferrante e Nicola Caporale, insieme a Gianni Bratti, segretario dell’assessore regionale ai Lavori Pubblici Donato Di Matteo. Insieme all’assessore all’Ambiente Laura Traini, per il Comune di Pineto era
presente il responsabile per l’area Demanio Marcello D’Alberto.
I tecnici hanno effettuato un sopralluogo nel tratto di spiaggia di
Villa Ardente, e hanno effettuato fotografie dal torrino della Torre
di Cerrano per avere contezza dell’intera linea litoranea di Pineto. È
stata riconosciuta la assoluta criticità per la zona a nord del Calvano,
ed è stato assicurato l’interessamento della Regione al riguardo.
“Ringraziamo la Regione per essere subito venuta a Pineto per rendersi conto della situazione - ha dichiarato Pallini - Da parte nostra,
faremo tutto quanto in nostro potere perché la Regione intervenga
entro la prossima stagione estiva sui tratti di spiaggia più vulnerabili. Il turismo è la nostra prima industria, e ovviamente non possiamo
accettare che la zona a più alta concentrazione di strutture ricettive
come è Villa Ardente si ritrovi senza spiaggia a causa dell’erosione”.
Alessandro Borgia
Nuove risorse per il centro antiviolenza La Fenice
Aprono due sportelli territoriali
e arriva un’altra assistente sociale
P
rovincia, Regione e Fondazione Tercas stanziano 60 mila
euro per il Centro antiviolenza La Fenice che amplia i suoi
servizi con due sportelli territoriali (ad Alba Adriatica e a Roseto), un’altra assistente sociale e aumentando le ore di consulenza psicologica.La Fondazione, con 13 mila euro di finanziamento,
consentirà l’apertura degli sportelli (in collaborazione con le due
amministrazioni locali e con modalità che saranno concordate nei
prossimi giorni) mentre grazie al finanziamento regionale, 36 mila
euro e agli 11 mila euro stanziati dallo stesso Assessorato provinciale alle Politiche Sociali, il Centro La Fenice, riuscirà a garantire
gli attuali servizi e il potenziamento dell’assistenza psicologica alle
donne vittime di violenza per almeno un altro anno.“Considerato
che il Centro Antiviolenza non è inserito fra quei servizi sociali essenziali per i quali esistono linee di finanziamento garantite c’è da
essere particolarmente soddisfatti per questo risultato – commenta
l’assessore Renato Rasicci che aggiunge – anche la Provincia, in
questa fase di particolare trasformazione istituzionale, non ha fatto
mancare il suo sostegno. Mi auguro che anche la prossima amministrazione confermi l’impegno a favore della Fenice e che i Sindaci,
prossimi consiglieri provinciali, raccolgano l’appello lanciato a suo
tempo a favore di un servizio che accoglie utenti da tutto il territorio
e che, quindi, contribuiscano in maniera diretta a sostenerlo. Quanto ve ne sia bisogno è testimoniato da quotidiani e tragici fatti di
cronaca che continuano a raccontare di violenze su donne e minori
quando non di omicidi di mogli, fidanzate e figli”.
Ufficio stampa Provincia di TeramoPina Manente
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Con i Lettori
da Leggere - ottobre 2014
Emozioni e considerazioni
G
entilissimo Dott. Colantonio, buonasera e buona domenica da Arianna Sforza Le scrivo alcune mie considerazioni
sulla pioggia che in Italia soprattutto del Centro Sud blocca tutto anche se si tratta di un evento meteorico sporadico come
si dice dalle nostre parti “na ramat d’ piov’”. Considerando l’andamento del tempo mi sembrerebbe ovvio attrezzarsi col piano B;
invece devo ahimè constatare che alcuni eventi vengono rinviati
causa maltempo, gli albergatori non si attivano più di tanto per
emozionare i turisti con altre risorse dal territorio e dall’enogastronomia. Creiamo una rete di sinergia tra l’entroterra e il mare.
Non si può pensare di emozionare il turista soltanto con lo struscio
sul lungomare o con la permanenza in albergo quando piove, a
giocare a carte o a stare in maniera stanziale in un luogo di villeggiatura che sia mare montagna o campagna. Informiamo i turisti
sulle risorse del nostro territorio, regalando sensazioni, creando
stupore, così si può pensare di avere un ritorno del cliente turista.
Ho partecipato ad una trasmissione radiofonica di Radio Domani
alcuni anni fa e l’evento si svolgeva in un borgo medioevale delle
Marche: durante la trasmissione in diretta, lo speaker di RTL, venuto per quella occasione, mi chiedeva della mia passione per la
botanica ed io gli spiegavo che coltivavo il mio interesse da quando ero “in erba”; intervistavo in brevi interventi anche dei giovani
sulle loro attitudini e interessi in generale. C’erano fra il pubblico
intervenuto dei turisti finlandesi con bambini di una fascia di età
fra i ,tre e i 4 anni scalzi poco vestiti sotto la pioggerellina di inizio
ottobre ma i loro genitori nord europei non erano allarmati come
magari una mamma dalle nostre parti: “povur fij mè sott a lu
piov’”.
In più occasioni ho incontrato gente dell’Inghilterra, della Bretannia, comunque del Nord Europa che si curava poco della pioggia,
andavano senza ombrello e soprattutto non cambiavano i loro appuntamenti e impegni per motivi di pioggia! Ho assistito ad alcune
lezioni tenute dal direttore della Riserva del Lago di Penne che
diceva: :”Chi l’ha detto che quando piove il tempo è brutto?”
Mi associo al direttore della Riserva suddetta, il Dott. Fernando di
Fabrizio, che saluto con affetto, anche perchè ho constatato che
con l’acqua meteorica molti profumi di piante si intensificano e
si percepiscono e ci emozionano di più in un giardino o ambiente
naturale che sia.
Non dimentichiamo che il nostro caro poeta Gabriele D’Annunzio
si é ispirato alla pioggia e ai vari elementi della natura per scrivere
la meravigliosa poesia “La Pioggia nel Pineto” ambientata nella stupenda Pineta Dannunziana. Impariamo dagli innumerevoli
poeti ispirati alla pioggia e da altri popoli che non si spaventano
di fronte ad avversità di ogni tipo e soprattutto siamo positivi di
fronte ad ogni cosa prendendo il bello e il buono di tutto e di tutti.
Ho lavorato nel Verde Pubblico e Privato ma non si rimaneva inattivi di fronte a un temporale:si preparava la semente, si facevano
rinvasi, si preparavano talee, si facevano altri lavori e comunque
non si restava inattivi.
In altri contesti con “due gocce”, tutto si ferma. Forse se piove
tanto, è colpa, a detta di molti, degli sconvolgimenti climatici, dell’inquinamento, della deforestazione, del non corretto uso della
raccolta differenziata.
La NATURA è nostra amica, soprattutto se la sappiamo usare,
se la rispettiamo, non dimentichiamo che ad essa apparteniamo.
Incrementiamo le lezioni di educazione ambientale, l’educazione
civica. A proposito questo pomeriggio hanno fatto vedere al TG3
Abruzzo delle lezioni di Protezione Civile e primo soccorso per
ragazzi che si sono tenute a Morro D’Oro con la collaborazione
del Corpo Forestale dello Stato e della Protezione Civile com’è
giusto fare per sensibilizzare le giovani generazioni verso i veri
valori.
Ho notato che in molte testate giornalistiche sono aumentati gli
articoli in materia ambientale ed enogastronomica. Sono anche
aumentati i giovani iscritti alla facoltà di Agraria. Impegnamoci
tutti e in qualsiasi modo per la tutela dell’ambiente, facciamo in
modo di rivolgere in positivo tutti i pronostici catastrofici sulla
natura: se la distruggiamo, distruggiamo noi stessi.
Caro direttore,grazie per la cortese attenzione e per il suo impegno
su molti fronti. Se pensa sia opportuno, le dò il mio consenso a
pubblicare quanto le ho scritto oggi. Mi auguro di poterla incontrare presto. Buona serata.
Arianna Sforza
Le vignette di Cantoro
Sport
da Leggere - ottobre 2014
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Una
Finestra
sul Basket
S
ono ancora gli Stati Uniti a trionfare nel Mondiale di basket, disputato in Spagna nello scorso
settembre. Nonostante le numerose assenze, con praticamente tutte le “stars”
(James, Durant, Paul, Anthony, Howard
alcuni dei principali) a dare forfait, il
gruppo di coach Krykzewski ha di fatto passeggiato, vincendo tutte le partite
con scarti superiori ai 20 punti e non
incontrando difficoltà alcuna nemmeno
nella fase ad eliminazione diretta. Va ovviamente segnalato come, al di là delle
già citate defezioni, Team USA potesse
comunque contare su un roster di tutto
rispetto: giocatori come Harden, Irving,
Faried, Davis oltre al rientrante Rose
costituiscono un’ossatura di tutto rispetto per una competizione FIBA. Ma soprattutto, a sbarrare la strada agli USA
è stata la clamorosa eliminazione dei
padroni di casa spagnoli, sorpresi dalla
Francia come avvenuto nella semifinale
degli scorsi Europei. Stavolta le condizioni erano però decisamente diverse,
non solo per la pesante assenza di Tony
Parker (oltre a quelle dei vari De Colo,
Mahinmi e Noah) tra le fila transalpine, ma anche per il livello di gioco che
stava esprimendo la Spagna in questo
Mondiale. Gli iberici di coach Orenga
erano infatti partiti a razzo, vincendo comodamente tutte e cinque le partite del
proprio girone e l’ottavo di finale contro
il Senegal, mostrando soprattutto un gioco offensivo e difensivo scintillante con
i vari Gasol, Navarro, Fernandez e Rodriguez. La Roja sembrava una macchina perfetta pronta a sfidare (e per molti
anche battere) gli USA nel l’annunciata
finalissima, ed invece il quarto contro la
Francia, brava a disputare la partita per-
fetta (e tenendo addirittura Rubio e compagni a soli 52 punti) si è rivelato teatro
di una clamorosa ed inaspettata eliminazione. A sfidare gli americani per il titolo
mondiale è stata dunque la rivelazione
Serbia di coach Sasha Djordjevic: partiti
in sordina nel girone eliminatorio chiuso
al quarto posto, Bogdanovic e compagni
hanno disputato una strepitosa fase eliminatoria, eliminando una dopo l’altra
formazioni quotate come Grecia, Brasile
e la Francia stessa. Nella finale contro gli
USA non c’è praticamente mai stata storia, ma il torneo disputato dalla formazione serba è comunque andato ben oltre
le aspettative, con un Teodosic tornato a
tratti dominante come troppo spesso non
era avvenuto nelle ultime stagioni in maglia CSKA Mosca. Quello dell’ex playmaker dell’Olympiacos resta un quesito
di difficile spiegazione: giocatore dal
talento immenso, capace di grandi im-
prese con la maglia della Nazionale (ed
in generale, soprattutto partendo da sfavorito) ma che tende a deludere le attese
negli appuntamenti importanti, con tanta
pressione addosso come avvenuto nelle
ultime tre Final Four di Eurolega. Detto
dell’ottimo Mondiale della Francia, si è
ben comportata anche la Turchia (ed il
buzzer-beater di Preldzic contro l’Australia resterà sicuramente nella storia),
mentre il Brasile dopo aver eliminato i
rivali storici dell’Argentina si è arreso
quasi senza lottare contro gli uomini di
Sasha Djordjevic. Le altre delusioni?
La già citata Spagna merita ovviamente
un capitolo a sè, ma per motivi diversi
anche le spedizioni di Grecia, Croazia
ed Australia avrebbero dovuto regalare qualcosa in più. Senegal e Filippine
hanno portato simpatia ed anche risultati
inaspettati, in generale è stato un Mondiale piacevole ed emozionante, seppur
scontato nel suo esito finale dopo l’eliminazione degli iberici. L’auspicio è di poter rivedere presto a questi livelli anche
la nostra Nazionale, che dovesse riuscire
a ritrovarsi finalmente al completo, potrebbe davvero avere tutte le carte in regola per competere con le grandi potenze
internazionali. In pochi possono infatti
contare su una distribuzione capillare di
fisico e talento come quella garantita dai
vari Belinelli, Gallinari, Bargnani, Datome, Gentile ed Hackett (a cui si possono
aggiungere anche i vari Cinciarini, Aradori, Melli e Cusin). Poterli finalmente
schierare tutti potrebbe dare il via ad una
nuova Era per i nostri Azzurri: e dopo
aver aspettato tanto, questo sembra poter
essere davvero il momento buono per ricominciare a sognare.
Stefano Blois
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Mix Notizie
da Leggere - ottobre 2014
Manie informatiche
I
n un mattino dello scorso agosto, all’imbocco di via Trieste, ho visto un
ragazzino assorto e a testa in giù che
fissava ipnotizzato uno di questi rettangoli elettronici che fanno da telefono e
da computer. Erano verso le undici allorché io, andato in spiaggia e tornato circa
due ore e mezza dopo, con mia sorpresa
e nello stesso punto, ho rivisto lo stesso
ragazzino che continuava imperterrito e
con tanto di occhi sgranati a soffermarsi più di prima sul suo multifunzionale
aggeggio.
Vado quindi a pranzare, ma un’ora dopo
quando riscendo, vedo che lui stava ancora là e per lo stesso motivo, accecato da uno spasmodico interesse verso il
mondo virtuale da cui non era riuscito
a staccarsi neppure per l’ora di pranzo,
non solo, ma in barba a genitori di cui
non saprei cosa pensare…
Tutto ciò, per evidenziare un caso forse
estremo di questa paranoia da passeggio
che incrementa a vista d’occhio. Non
sono infatti solo gli adolescenti a sostare
o camminare a testa bassa perché con-
centrati sullo schermetto della perdizione…
Esso infatti è uno di quegli strumenti di
rappresentanza consumistica che non
lasciano scampo! Un sofisticato apparecchio non certo necessario per vivere
in questa società della crisi… Crisi di
chi invece non sa più cosa fare per aumentare la propria ricchezza e sazietà di
ogni cosa da possedere! Ed ecco perciò,
che quando passeggi per strada, incontri
spesso persone che camminano a testa
bassa (le quali per poco non ti vengono
addosso) o ferme sulle panchine per ore,
inesorabilmente ipnotizzate dalla visione
di quel piccolo video rettangolare. Ma
non è certo solo quest’ultimo ad ipnotizzare la società odierna, visto appunto il
costante incremento della droga dei numeri, alias lottomatica ecc..
Quest’ultima infatti sta mietendo vittime
a iosa; la gente ne è inesorabilmente attratta a danno di stipendi, disgregazioni
famigliari e reputazioni! Lo Stato però
non se ne preoccupa affatto e il motivo
è intuibile… Visto invece, che all’even-
Legge di stabilità
Con Tfr in busta paga a rischio 5,5 mld liquidità pmi
A
llarme rosso per la liquidità
delle piccole e medie imprese:
con il passaggio del 50% del
trattamento di fine rapporto nella busta
paga dei lavoratori sono a rischio 5,5
miliardi di euro di liquidità delle pmi.
E’ quanto rivela una analisi del Centro
studi di Unimpresa, realizzata sulla base
dell’ipotesi secondo cui nella prossima
legge di stabilità potrebbe essere inserita
una misura volta a trasferire direttamente negli stipendi la metà della liquidazione maturata nell’anno. Alla cifra di 5,5
miliardi, Unimpresa arriva considerando
che il flusso anno totale generato dalle
“liquidazioni” dei lavoratori è pari a circa 23 miliardi e che per le imprese con
meno di 50 dipendenti - che trattengono
il tfr maturato - la fetta corrispondente è
di 11 miliardi. La metà di questi 11 miliardi, secondo la misura allo studio del
governo, verrebbe pertanto sottratta alle
aziende con meno di 50 dipendenti che,
oggi, possono utilizzare tale liquidità per
investimenti e per lo sviluppo.
I flussi annui corrispondenti al tfr maturato ammontano, stando a dati Covip,
Inps e Istat, a circa 23 miliardi. Di questa
somma, circa 5,8 miliardi sono destinati
ai fondi pensione, mentre altri 6,8 miliardi sono accantonati al fondo di tesoreria
gestito dall’Inps, dove vengono trasferiti
i tfr dei dipendenti che non optano per
la previdenza complementare e che lavorano in grandi aziende, con più di 50
dipendenti. Nelle casse delle pmi restano
dunque 11 miliardi. Secondo il progetto
del governo, che potrebbe essere concretizzato con prossima legge di stabilità, a
partire dal 2015 metà della liquidazione
annua verrebbe pagata ai lavoratori.
Fedecostante: “Governo punisce im-
tuale soffiata di partite a poker ecc. fra
amici, sopraggiunge con i suoi gendarmi
in borghese per interromperle e sanzionarle senza pietà! E già, perché in quel
caso il danaro in gioco resta nelle tasche
di quei giocatori, e per questo essi sono
da censurare appunto…
Rossano Di Palma
prenditori”
“La misura sul tfr valutata dal governo
- commenta il presidente di Unimpresa
Chieti, Carlo Fedecostante - avrebbe
come obiettivo principale quello di rilanciare i consumi. Siamo, però, perplessi, visto che già con i bonus da 80
euro è stato dimostrato che pochi euro in
più in busta paga non cambiano le prospettive delle famiglie. A nostro avviso,
si deve agire con maggiore incisività sul
versante della riduzione del cuneo fiscale, specie per quanto riguarda il peso dei
tributi sulle aziende che, con meno tasse
da pagare, tornerebbero a investire e a
creare occupazione. Invece il governo
sembra andare nella direzione opposta,
togliendo all’improvviso una importante
fonte di liquidità per le imprese più piccole, spina dorsale dell’economia italiana. Ci sembra una ingiusta punizione
per gli imprenditori”.
Unimpresa Provinciale Chieti
Tel. e Fax 0871/411530
@: [email protected]
i Racconti di Vinny
da Leggere - ottobre 2014
L’Italia farà da sè
Un giorno al Museo del Risorgimento Italiano di Torino
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Garibaldi, dove oltre alla sua carrozza,
alla sua statua a cavallo e i suoi effetti
personali è conservato anche il proiettile
che lo ferì ad una gamba durante la battaglia in Aspromonte.
Questo museo è molto bello e costruttivo; purtroppo mi sono reso conto che
una giornata non è sufficiente per visitarlo tutto come piace a me.
Spero che il papà mi accompagni a vederlo una seconda volta quando a scuola
studieremo il Risorgimento d’Italia e la
sua Indipendenza.
Vinny
A
nche quest’anno con il papà ho
trascorso una parte delle vacanze in Piemonte dove oltre a visitare castelli, parchi e luoghi di interesse
siamo stati anche al Museo del Risorgimento. Esso è allestito nel bellissimo
Palazzo Carignano, dove nacque Vittorio
Emanuele II, primo Re d’Italia; sorge in
centro a Torino vicino a Piazza Castello,
Palazzo Madama, Palazzo Reale, il Museo Egizio e altri luoghi che ho visitato
negli anni passati.
Appena entrati si raggiunge l’area espositiva salendo l’imponente scalinata di
marmo bianco con un tappeto rosso intenso che finisce davanti ad alcuni cimeli
di Vittorio Emanuele II, sotto ad enormi
Tricolori.
Da questo punto cominciano le trenta
sale che dalla Rivoluzione Francese fino
alla Prima Guerra Mondiale raccontano come si è arrivati all’Unità d’Italia:
Guerre Napoleoniche, Italia Repubblicana, Italia Napoleonica, Moti e Guerre
d’Indipendenza, Camera dei Deputati
del Parlamento Sub-Alpino, Camillo
Benso Conte di Cavour, Giuseppe Garibaldi sono queste le tappe più importanti
del percorso che conta circa 2.600 pezzi
esposti che comprendono armi, unifor-
mi, busti di marmo, statue, carrozze, documenti, dipinti ecc…
La cosa che mi ha colpito di più è stata la
grande quantità di armi esposte: pistole,
sciabole, fucili, cannoni, mitragliatori;
non pensavo che si fosse dovuto combattere così tanto per avere ciò che si ha
oggi.
Molto bella la parte dedicata a Giuseppe
IMPIANTI: ANTINCENDIO - ANTIFURTO - ELETTRICI
AUTOMAZIONE: CANCELLI - SERRANDE - PORTE
CLIMATIZZATORI - VIDEOCITOFONIA - TV CIRCUITO CHIUSO
IDA Elettronica S.n.c. di TINA Stefanio & C. - C/da S.Stefano, 81 - 64028 - Silvi Marina (TE)
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Racconti d’altri Tempi
Il ricordo di un
avvenimento sportivo
Parte dodicesima
C
ome tutti sappiamo il calcio è lo sport più
popolare d’Italia e forse del mondo, ebbene è per questo che voglio raccontarvi
un evento che appassionò tutta l’Italia sportiva e
non, di quell’epoca.
Nelle domeniche si fronteggiavano i grandi talenti del gioco del pallone, squadre delle grandi e
piccole città, si davano appuntamento, come ancora oggi, per riproporre emozioni e brividi per
i tifosi delle squadre del cuore. Siamo nella de-
cade 1960-1970, si fronteggiano i grandi talenti
dell’epoca: Sivori (genio e sregolatezza), Charles (il gigante buono), Corso (l’artista), Pascutti (l’estro), Rivera (il golden boy), Mazzola (il
figlio d’arte), Bulgarelli (l’interno destro ritenuto all’epoca miglior centrocampista d’Europa),
Barison (la forza), Vinicio, Altafini, Amarildo,
Haller e tanti altri ancora.
Annata calcistica 1963-64, campionato a 16
squadre, la vittoria in ogni partita vale 2 punti
(non 3 come oggi in conseguenza delle modifiche regolamentari), due formazioni di serie
A completano l’annata calcistica a pari punti
(54), per l’assegnazione dello scudetto tricolore
secondo il regolamento in vigore occorre lo spareggio, non si cambiamo i giocatori durante la
partita, non si concedono minuti di recupero.
Le due squadre interessate allo spareggio sono:
l’Inter del grande mago Helenio Herrera, il
Bologna allenato dal Dottore, l’umile Fulvio
Bernardini (detto all’epoca “lo squadrone che
tremare il mondo fa”). Sette giugno 1964, stadio Olimpico di Roma, cielo sereno, giornata
luminosa assolata e lievemente ventilata, terreno
soffice in perfette condizioni, spettatori 80 mila
circa, incasso 300 milioni (record assoluto),
nel Bologna manca Pascutti infortunato, al suo
posto gioca Capra, le due squadre scendono in
campo agli ordini dell’arbitro Concetto Lo Bello
di Siracusa coadiuvato dai guardalinee Sbardella
di Roma e D’Agostino di Ancona (arbitri internazionali anche loro che per la grande occasione
vengono schierati come giudici di linea a conferma dell’eccezionalità dell’evento). Radiocronisti
Nando Martellini ed Enrico Ameri, telecronisti
Niccolò Carosio e Maurizio Barendson.
La partita per la prima volta viene trasmessa in
diretta radio-televisiva in tutta l’Europa. Le formazioni sono le seguenti:
INTER: Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin,
Guarnieri, Picchi, Jair, Mazzola. Milani, Suarez,
Corso.
BOLOGNA: Negri, Furlanis, Pavinato, Tumburus, Janich. Fogli, Perani, Bulgarelli, Nielsen,
Haller, Capra.
Inizia la gara, grande concentrazione per i due
allenatori Bernardini e Herrera attenzione e partecipazione degli 80 mila tifosi delle due squadre
sugli spalti, la partita è molto combattuta da entrambe le squadre, leggera supremazia dell’Inter
con 7 corner a 5 a favore ma alla fine dei novanta minuti meritatamente la vittoria arride al
Bologna per 2 a 0 con autogol di Facchetti su
punizione di Fogli nel primo tempo e secondo
gol di Nielsen nel secondo tempo.
Con la vittoria in questa partita spareggio il
Bologna si aggiudica il suo settimo ed ultimo
scudetto della storia che dedica al Presidente Renato Dall’Ara deceduto il tre giugno per arresto
cardiaco mentre la squadra si stava allenando
nel caldo oceanico di Tor di Quinto nei pressi di
Roma. Al funerale del suo Presidente la squadra
petroniana non potette partecipare per il divieto
della Lega Calcio.
Il seguito dell’anno fu assai amaro per la squadra
di Bernardini che fu eliminata dall’Anderlecht al
primo turno della Coppa dei Campioni al contrario dell’Inter, che l’anno successivo (1965)
torna a vincere lo scudetto e si aggiudica anche
la Coppa dei Campioni entrando nella storia del
calcio.
Chiudo questo mio tredicesimo revival della
“Vita d’altri tempi” tornando indietro di alcuni
anni, al 1955, durante la mia permanenza nella
terra di Toscana, per raccontarvi una piccola storiella simpatica e probabilmente veritiera su due
grandi autori di musica lirica, dei quali venni a
conoscenza.
Pietro Mascagni e Giacomo Puccini, entrambi
nati in questa meravigliosa regione, (1863 il primo e 1858 il secondo) grandi amici in gioventù
divennero acerrimi nemici in età avanzata. Una
domenica mattina entrarono in un bar per consumare un buon caffè; Mascagni era convinto che
pagasse Puccini, quest’ultimo che pagasse Mascagni; in realtà nessuno dei due era in possesso
di monete e quindi non potevano pagare; per fortuna entra nello stesso bar una terza persona amico di entrambi i musicisti che con fare gioviale
si presta per il pagamento delle tre consumazioni
tra l’ilarità di tutta la compagnia. Tutto è bene
quel che finisce bene.
Giovanni Graziosi
da Leggere - ottobre 2014
Le Poesie
da Leggere - ottobre 2014
PENSIERI
INCREDIBILE MA VERO
Impetuosi, ribelli,
affollano la mente,
vogliono domare…
come le onde del mare.
Litigare per una coda di cane.
L’undici novembre due zero nove,
nella Città della Lupa,
litigare per la coda di cane,
chi vuole una coda lunga
e chi vuole una coda corta,
tutti quanti fanno una proposta,
dieci centimetri è fin troppo!
Ma no, nove centimetri è poco?
Il signore non capisce
una coda di cane!
Undici centimetri
va fin troppo bene.
Che vergogna,
tagliatevi il vostro pene,
va finire che tagliano
la coda anche al gatto,
ma lasciate la natura
come Dio l’ha fatto.
Nella camera
del Senato nazionale,
tutti a litigare
per una coda di cane,
ma nessuno
ha scritto niente sui giornali
perché la notizia
non era tutta normale,
siccome la coda
è una cosa naturale
che un tempo ce l’avevano
anche i cristiani,
poveretti senza coda,
ma son rimasti animali,
per questo che oggi tagliano
la coda ai poveri cani.
Ma la dolcezza
ha la meglio…
come la quiete
dopo la tempesta!
Bascali
PERCORSO D’AUTUNNO
DEDICATO ALL’AMICO
CLOCHARD
Ti incontro fuori dal discount,
nella tua divisa di Re della strada,
I tuoi panni sono quelli del soldato,
in guerra con il mondo.
No, Tu non sei un escluso,
sei Tu che, a ragione, ci escludi.
Quel tratto di marciapiede
è il Tuo regno,
nessuno può togliertelo.
Non sembri ingozzato di vino,
il Tuo sguardo non è appannato,
brilla.
Quando non ci sei, mi manchi.
Non è questo il pensiero per un amico?
Giuseppe Angellotti
I miei pensieri
tra le foglie.
Come frecce
di luce, spiragli
che guizzano
di un sole tratteggiato.
Silenzio di sibili
che accolgo nell’anima,
mentre nuvole dinamiche
affollano un’altra sagra.
Ora il tramonto
è un misero eroe
che cade prematuro
da una guerra
senza gloria.
Rossano Di Palma
L’ADUNANZA
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Antonio Palandrani
Appeni intre a sta grande sala,
li sinti subito ca ndi sinde cchiù sole.
Tanta gente nghi lu surrise su la vocche,
sta billezza, lu core ti tocche.
Tutti parlino e si capisce di cose,
di li prumesse di Dio chi so meravigliose.
Vidi li ucchie chi brille come lu sole,
dentro sti mure ndi sinte mai da sole.
Si parla di Geova e si parla di Gesù,
si parla di la morte chi ngi sarà cchiù.
Si parla di lu bene, si parla di l’amore,
si parla di Dio e di lu nostre Signore.
Vide li fratille, vidi li surelle,
vidi nu monne veramente belle.
E’ tutto l’amore che dura all’infinito
ringrazieme Geova chi cià dato la vita.
Mario Mazzone
PLATANI IN CONCERTO
Il solito viale
che ascolto
con alto indice
di gradimento.
Io vago tra le foglie
catturando speranze
anch’esse ingiallite
mentre un vento sterile
riprende a suonare.
Un triste spartito
il mio,
musica di un’orchestra
vegetale
che dirigo camminando,
passeggiando lentamente
sulle ombre
della mia solitudine.
Rossano Di Palma
40
Con i Lettori
La Cassandra Edizioni
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presenta i suoi due nuovi titoli:
da Leggere - agosto-settembre 2014
Pap Kan
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