In preghiera per la Terra Santa
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In preghiera per la Terra Santa
6 SABATO 10 GENNAIO 2009 ANTISEMITISMO condivisione «Rivolgiamoci a Dio affinché il Bambino nella mangiatoia ispiri le autorità e i responsabili di entrambi i fronti, israeliano e palestinese, a un’azione immediata per porre fine all’attuale tragica situazione», ha più volte supplicato in questi giorni Benedetto XVI. Un grido di dolore accolto dall’associazione «per dare una svolta alla storia» UN NO ALL’ORRORE Roma, striscioni razzisti contro Alemanno e Pacifici Sono opera di estremisti di destra: la Digos indaga DA ROMA ue striscioni razzisti a Roma a favore di Hamas e contro il sindaco Gianni Alemanno (accusato di essere un «boia sionista») e il presidente della locale comunità ebraica Riccardo Pacifici sono stati rimossi e sequestrati dalla polizia sul cavalcavia di Ponte Lanciani. Gli striscioni, opera di estremisti di destra appartententi al gruppo di Militia, sono stati rimossi di notte dopo una telefonata. Sulla inquietante vicenda sta indagando la Digos. Mentre solidarietà al sindaco e a Pacifici è stata espressa da tutte le forze politiche. Gli inquirenti mettono in evidenza il collegamento tra le scritte e la solidarietà che il sindaco di Roma ha portato giovedì scorso - insieme a Pacifici – ai commercianti ebrei della Capitale, dopo la proposta di un sindacato di base di boicottare D L’evento sarà anticipato,il 16 gennaio prossimo, da un convegno, le merci prodotte in Israele. Il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, nell’esprimere la sua vicinanza ad Alemanno e Pacifici ha ammonito: «Sappiano gli autori di questa inutile bravata che non abbasseremo la guardia sui temi della tolleranza e della salvaguardia di principi sanciti dalla nostra Costituzione». Parole simili dal presidente della Provincia Nicola Zingaretti: «Si tratta dell’ennesimo gesto di intolleranza, a opera dei soliti imbecilli, assolutamente inaccettabile e che nessuno di noi deve sottovalutare. Episodi come questo confermano che tutto quello che è stato fatto finora non è abbastanza, perché si torni a respirare nella nostra città un clima più sereno e perché vengano definitivamente eliminati a tutti i livelli i gravissimi rigurgiti antisemiti». Il rabbino capo di Roma Di Segni ha detto che simili gesti sono «comuni e frequenti» nella Capitale – sui muri della quale compaiono spesso scritte razziste e antisemite, specie in quartieri considerati di estrema destra – anche se, ha aggiunto, «si tratta pur sempre di fenomeni isolati, marginali». (G.G.) alla Domus Mariae, a partire dal messaggio del Santo Padre Azione Cattolica In preghiera per la Terra Santa Il 18 gennaio, con le Ac di tutto il mondo DA MILANO LUCIA BELLASPIGA capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme invitano i fedeli a pregare per la fine del conflitto nella striscia di Gaza, a implorare giustizia e pace per la loro terra. Mi unisco a loro e chiedo anche a voi di fare altrettanto»: è un’implorazione quella sgorgata dal cuore di Benedetto XVI durante l’Angelus del 4 gennaio, e da quel giorno rinnovata più e più volte, sempre pressante, accorata, mano a mano che la guerra in Terra Santa infuriava e vestiva i panni della barbarie. Un appello che l’Azione Cattolica Italiana raccoglie e fa proprio, unendosi in preghiera domenica 18 gennaio alle Azioni Cattoliche di tutto il mondo per la pace in Terra Santa: «Un’iniziativa che parte da due questioni di fondo - spiega il presidente nazionale Franco Miano -: dalle parole del Santo Padre, che ci sprona a utilizzare l’arma della preghiera per riportare il dialogo in quelle regioni martoriate, ma anche dall’attenzione costante di Ac per la Terra Santa e dal rapporto privilegiato che tradizionalmente abbiamo sempre avuto con quella parte di mondo». Un’attenzione che ha radici antiche e che è provata da numerose iniziative, come l’imponente pellegrinaggio a Gerusalemme dello scorso anno dei giovani di Ac Italiana e Fiac (Forum internazionale di Azione Cattolica) con la partecipazione di 26 Paesi, o il rapporto ormai consolidato con l’associazione locale di Betlemme. «Quel che è già il nostro connaturato rispondere sempre e ovunque a un impegno di pace - sottolinea Miano - si colora dunque di una tonalità forte e particolarmente sentita quando si tratta della Terra Santa». «I Il luogo simbolo della pace che viene nel mondo, quella regione che ha dato i natali al Signore del perdono, sembra invece paradossalmente condannata a non vedere mai la fine di un conflitto che si trascina dalla notte dei tempi. «Preghiamo, dunque, affinché il Bambino nella mangiatoia ispiri le autorità e i responsabili di entrambi i fronti, israeliano e palestinese, a un’azione immediata per porre fine all’attuale tragica situazione», ha chiesto ancora il Papa il 4 gennaio. E nell’Angelus di due giorni dopo: «Ribadisco che l’odio e il rifiuto del dialogo non portano che alla guerra. Vor- anche il semplice carattere (pur non accettabile) di azione dimostrativa». È quanto ha rilevato anche Papa Ratzinger due giorni fa, nella tradizionale udienza di inizio anno di fronte agli ambasciatori di 177 nazioni in Vaticano. Un grido di dolore con il quale ha ricordato che a pagare il prezzo della cieca violenza nel mondo sono sempre i più indigenti: «Alla riconciliazione non si potrà giungere - ha avvertito il Pontefice - senza adottare un approccio globale ai problemi di quei Paesi», ricordando poi che «non siamo in grado di costruire la pace quando la spesa militare sottrae enormi risorse umane e materiali per i progetti di sviluppo, specie dei popoli più poveri». È dunque accogliendo la lucida analisi tracciata dal Papa che il presidente dell’Azione Cattolica Italiana invita domenica 18 gennaio tutte le associazioni diocesane e parrocchiali «a unirsi nella comune preghiera per la Terra Santa», anche in considerazione del fatto che tradizionalmente gennaio è il mese per la pace e Ac in questo periodo destina ad essa molte iniziative. Un mese dedicato. Come dedicata è la data del 18 gennaio, inizio della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani con tutte le Ac del mondo. Un evento anticipato due giorni prima, il 16 gennaio, da un seminario sul messaggio di Benedetto XVI, intitolato "Combattere la povertà, costruire la pace": presente tra gli altri il vescovo Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace (dalle ore 17.30 alla Domus Mariae di Roma). «Mai come oggi - conclude Miano - quei costruttori di pace invocati dal Papa sono apparsi come gli unici che possano davvero dare una svolta alla storia». Il presidente Miano: «Spronati dall’appello del Papa a chiedere la pace per una regione martoriata». Perché «niente può giustificare il ricorso alla barbarie delle armi»» iniziative A Milano manifestazioni per Gaza e a Bologna distribuite bandiere d’Israele DA MILANO n migliaio di persone ha partecipato a un corteo, ieri pomeriggio a Milano, per la “libertà del popolo palestinese”. I manifestanti si sono radunati in piazza Duomo per una fiaccolata durante la quale sono state esposte bandiere palestinesi, della pace e uno striscione con scritto: “Non rimaniamo a U rei incoraggiare gli sforzi di quanti, avendo a cuore la pace, stanno cercando di aiutare israeliani e palestinesi ad accettare di sedersi attorno a un tavolo e di parlare. Iddio sostenga questi costruttori di pace»... «Ed è questo il terzo sprone che ci ha spinti alla giornata di preghiera di domenica - aggiunge il presidente di Ac -: la valutazione delle difficoltà estreme del momento attuale, perché niente può giustificare massacri così pesanti come quelli cui abbiamo assistito i giorni scorsi. I problemi sono oggettivi ma, come ha detto Benedetto XVI, c’è bisogno di nuovi leader che sappiano parlare il linguaggio della pace. La guerra è sempre incivile e c’è sempre un’alternativa ad essa, ma il conflitto che attualmente insanguina la Striscia di Gaza supera Palestina, ancora cortei guardare, pace ora”. Nel mezzo della folla è comparso anche un cartello con la bandiera di Israele e sotto una pistola puntata contro. La fiaccolata è stata organizzata da diverse sigle tra cui Cgil, Cisl, Legambiente, Arci e Acli. La comunità palestinese tornerà anche oggi in piazza, sempre a Milano, per manifestare contro i bombardamenti israeliani a Gaza. Un corteo è previsto nel pomeriggio con partenza da piazzale Loreto. La manifestazione è stata autorizzata ma non avrà il permesso di transitare in piazza Duomo. Proprio l’arrivo in Duomo di un corteo analogo, la scorsa settimana, aveva suscitato non poche polemiche soprattutto per la decisione dei fedeli islamici di pregare davanti al sagrato della basilica. La stessa cosa era accaduta, sempre il 3 gennaio, anche a Bologna. «Una grave provocazione», l’hanno definita il senatore di An, Filippo Berselli e il consigliere comunale Galeazzo Bignami, anch’egli di An. «Siamo perplessi per la decisione assunta dalla Procura di Bologna che ha definito uno straccio la bandiera di Israele che è stata bruciata in piazza – ha specificato Berselli – trovo assurdo non considerare quel gesto un reato, solo perchè era una bandiera artigianale». «Per prendere le distanze da quella manifestazione filoHamas e per dare un segnale di presenza politca ai cittadini – ha aggiunto Bignami – domenica mattina saremo in piazza Maggiore con un gazebo, dove distribuiremo materiale sulla nostra posizione rispetto a quanto successo e raccoglieremo le firme dei cittadini, che poi porteremo al sindaco Sergio Cofferati». Al gazebo di An saranno anche portate delle bandiere di Israele, su iniziativa della comunità ebraica. Il presidente dell’Azione Cattolica Franco Miano. L’associazione ha organizzato un momento di preghiera per la pace in Terra Santa Milano, gli islamici in Curia: le scuse e il nostro rammarrico DA MILANO ANNALISA GUGLIELMINO essuna sfida. Anzi, «sincero rammarico» se qualcuno si fosse sentito offeso. Nella preghiera islamica di sabato scorso in piazza Duomo a Milano non c’era alcuna «provocazione» o «mancanza di rispetto». Annunciate nei giorni scorsi, le scuse islamiche al cardinale Dionigi Tettamanzi e alla diocesi di Milano sono arrivate. Con un «sincero rammarico» qualora il gesto di circa duecento musulmani, inginocchiati ai piedi del sagrato del Duomo, dandovi il fianco rivolti verso la Mecca (nella direzione di Palazzo Reale) «avesse ferito la sensibilità cristiana». L’incontro chiarificatore, dopo le polemiche all’indomani della manifestazione islamica milanese, si è svolto nella curia arcivescovile, a pochi passi da piazza del Duomo. Il vicario episcopale e arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini, con il responsabile diocesano per l’ecumenismo e il dialogo, don Gianfranco Bottoni, e il suo collaboratore per i rapporti con l’Islam, don Giampiero Alberti, hanno ricevuto Mahmoud Asfa, presidente della Casa della cultura islamica di Milano, il suo collaboratore Benaissa Bonunegab, Abdel Hamid Shaari, presidente dell’Istituto culturale islamico di viale Jenner, e gli organizzatori della manifestazione pro Palestina del 3 gennaio: Hannoun Mohammad, Joe Fallisi e Susanne Scheidt. Il colloquio durato più di un’ora si è svolto in un clima «franco e cordiale», come hanno raccontato gli stessi protagonisti. Quello stesso clima che, del resto, «caratterizza da anni le relazioni N Incontro di chiarificazione dopo le polemiche per la preghiera in piazza Duomo «Ora si va avanti sulla strada del dialogo» tra l’arcidiocesi di Milano e le comunità islamiche presenti nel capoluogo lombardo». Un passo formale necessario, dunque, quello di ieri pomeriggio, ma inserito in un percorso ultradecennale di dialogo. E proprio a questo ha guardato l’incontro di ieri, concludendosi con «la comune volontà di proseguire il cammino sulle vie del dialogo». La curia di Milano ha ribadito la posizione espressa nei giorni scorsi sul portale internet chiesadimilano.it: «La preghiera è un bisogno e diritto fondamentale, inalienabile per ogni uomo, appartenente a qualsiasi religione. Per questo la preghiera – per essere autentica – non può mai essere usata “contro” qualcuno e deve essere praticata, se pubblica, nei luoghi, nei tempi e nelle modalità opportune». Nella manifestazione di sabato «alla preghiera si sono uniti elementi estranei alla religione e alla spiritualità». Il corteo contro la guerra nella striscia di Gaza, violando le indicazioni delle forze dell’ordine, aveva raggiunto piazza Duomo. Qui tra varie manifestazioni, tra cui il gesto di bruciare le bandiere israeliane, si è tenuta la preghiera islamica, sotto gli occhi di numerosi cittadini. «Molti hanno interpretato questa preghiera come un affronto alla fede cattolica nel suo luogo più simbolico ed alto in città: la piazza del Duomo», testimonia la curia milanese. Per questo Asfa Mahmoud ha chiesto un incontro per chiarire quanto è successo sabato scorso e portare le scuse. Il chiarimento su come si sono svolti i fatti c’è stato: «Compiere una provocazione o mancare di rispetto non era intenzione degli organizzatori». Episodio chiuso, si va avanti. Si prosegue, è stato detto, «il cammino sulle vie del dialogo». Quello chiesto e promosso dallo stesso arcivescovo Tettamanzi in più occasioni. Una delle ultime: il discorso di Sant’Ambrogio alla città, dove invocando il dialogo, il cardinale spiegò come questo avvenga «prima di tutto con se stessi, tramite la preghiera» e come siano per tutte le fedi, compresa quella islamica, necessari «luoghi di preghiera». Un pensiero ribadito in questi giorni dalla Chiesa di Milano attraverso le parole della Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis Humanae del Concilio Vaticano II: «Si fa ingiuria alla persona umana e allo stesso ordine stabilito da Dio per gli uomini, se si nega all’uomo il libero esercizio della religione nella società, una volta rispettato il giusto ordine pubblico».