del vostro cuore con un`anima incorruttibile piena di mitezza e di
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del vostro cuore con un`anima incorruttibile piena di mitezza e di
Febbraio 2009 tema : GUARDATE NEL PROFONDO DEL VOSTRO CUORE Maria Caterina Muggianu consacrata Secolare CMOP Nella vita di tutti i giorni, il nostro cuore resta ordinariamente nascosto. Viviamo quasi del tutto immersi nei sensi esteriori, ci perdiamo nelle nostre impressioni e nei nostri sentimenti, in tutto ciò che ci attira o si oppone. Anche se vogliamo vivere a un livello più profondo, ci troviamo spesso a deviare verso l'astratto: soppesiamo, componiamo, tiriamo le conclusioni logiche. Intanto il cuore sonnecchia e non batte ancora al ritmo dello Spirito. L'uomo è un pellegrino alla ricerca del suo cuore, del suo essere più profondo. Ognuno è spinto a realizzare in sè la mirabile espressione di Pietro, nella sua Prima Lettera, " cercate piuttosto di adornare l'interno del vostro cuore con un'anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio. " (1Pt 3,4). Ciò costituisce la nostra realtà più profonda: quello che siamo noi. Là Dio ci incontra e ci parla . In un vecchio libro ho letto così il salmo 138: “Signore,tu mi scruti e tu mi sai (tu conosci a fondo il viver mio) rende l’idea di quanto Dio ci sia più intimo a noi di quanto lo siamo noi stessi, come dice S.Agostino. Signore, tu mi scruti e mi conosci, [2] tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, [3] mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; [4] la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta. [5] Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Per fare questo cammino verso il nostro cuore lasciamoci guardare da Dio stesso, chiediamo la luce dello Spirito Santo. Abbandoniamoci a Lui. La Quaresima, che stiamo ormai per iniziare, rappresenta l'occasione propizia di un cammino interiore e una profonda revisione di vita. Come accogliere l'invito alla conversione che Gesù ci rivolge anche in questa Quaresima? Come realizzare un serio cambiamento di vita? Occorre innanzitutto aprire il cuore. E’ importante quindi prendere coscienza del nostro stato spirituale per verificare il male e il bene che è in noi, soprattutto scoprire la disposizione fondamentale della nostra anima di fronte a Dio e alla nostra santificazione. Conoscere il bene per dire: Dio sia benedetto! perché tutto viene da Lui. Conoscere il male per dire: voglio, con la divina grazia, toglierlo dal mio cuore. Conoscere quanto resta da fare per operare e camminare. Bisogna quindi rilevar sinceramente, senza falsa umiltà, tutte le doti che il Signore ha posto in noi, non certo per gloriarcene, ma per esprimerne riconoscenza a Dio e per coltivarle diligentemente: sono talenti che Dio ci ha affidati e di cui domanderà conto. Il Signore ci ha elargito doni naturali e i doni soprannaturali: alcuni li abbiamo più direttamente da Dio, altri li abbiamo ricevuti attraverso i genitori con l’educazione, altri dall’istruzione, dalla Chiesa, e altri Il Signore ce li ha dati come conquista dei nostri sforzi confortati dalla grazia. Ma bisogna pure riconoscere coraggiosamente le nostre miserie e i nostri sbagli Attirati al male dalla triplice concupiscenza (la concupiscenza del corpo, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita"), questa tendenza viene accresciuta dai peccati attuali e dalle abitudini che ne risultano. Umilmente dobbiamo riconoscerlo, e, senza scoraggiamento, risvegliare in noi tutte le facoltà, con la grazia di Dio, per guarire le ferite, praticare le virtù, mirare decisamente alla perfezione del Padre Celeste. L’esame di coscienza non è finalizzato soltanto a cogliere i difetti e i peccati, come momento di autocorrezione, è soprattutto un momento di lode. Non si tratta infatti solo di un esame morale, ma di un esame spirituale, in cui si colgono i doni e i benefici ricevuti da Dio, lo si loda e ringrazia per essi. E’ un momento di «autocoscienza», in cui si prende vera consapevolezza dei doni ricevuti da Dio nel periodo che si intende esaminare: i doni di Dio sono sempre più numerosi e maggiori dei peccati da noi commessi. Dalla consapevolezza dei doni, si passa alla autocoscienza di ciò che si è fatto per Dio, di come si è espressa la lode e la propria riconoscenza nei suoi confronti. Si vedrà allora che si è fatto qualcosa di buono per lui nella vita, anche se forse sembrerà qualcosa di sproporzionato a tutto quello che lui ha fatto per noi. Si pensi, ad esempio, al dono della vita, ai doni di salute, famiglia, formazione, alle persone che si sono incontrate, alle molte occupazioni, ecc. A partire da questa «sproporzione» tra i doni ricevuti e l’attività svolta, si potrà cominciare a vedere allora le proprie omissioni. Non dimentichiamo che i peccati più grandi sono proprio delle omissioni e delle mancanze di gratitudine. Dice Don Alberione che “Per più anime vi è più da temere per i peccati di omissione che per quelli di commissione.” Talenti, tempo, uffici, opere di zelo, pratiche di pietà... omesse, doni sepolti, virtù trascurate... anime abbandonate... Di là si potrà procedere a vedere le proprie infedeltà, gli errori e i peccati in cui si è caduti. San Francesco di Sales, nella sua direzione spirituale aveva la preoccupazione di promuovere una santità che tenesse conto della nostra umanità. Per cercare di superare le tendenze peccaminose e divenire simili a Cristo, egli raccomandava di essere dolci e pazienti con noi stessi poiché le imperfezioni ci danno la possibilità di praticare la virtù. Come esseri umani dobbiamo compiere ogni sforzo con l’aiuto della grazia di Dio, ma non arriveremo mai alla perfezione in questa vita. «Ahimé, cara figlia» scrisse un giorno a una persona da lui spiritualmente diretta, «lei deve dimenticare il suo cuore; non è caduta perché è infedele, ma perché è inferma. Perciò deve correggessi soavemente e con tranquillità e non essere più angustiata e arrabbiata». Impegnamoci in questa profonda scelta di spiritualità che è la vita secondo lo Spirito radicata nell’esistenza quotidiana, con le sue fatiche e le sue tensioni, i suoi slanci e le sue asprezze. Ci sono tanti Santi maestri spirituali che consigliano come fare l’esame di coscienza: Sant’Ignazio di Lojola, San Franceasco di Sales, San Giovanni Bosco, San Josemaría Escrivá de Balaguer ecc Ognuno ha la sua spiritualità e il suo stile ma tutti invitano a fare, anche più volte nella giornata, l’esame di coscienza. Proviamo a esaminare, in modo sintetico, il metodo che ci suggerisce il Beato Giacomo Alberione: Scandagliare il fondo del cuore In ogni caso e soprattutto occorre la domanda: «dove è il mio cuore?»; oppure: «cosa cerca il mio cuore oggi e nella vita?». Dove va la mente? La volontà è ferma? L’abitudine dei pensieri, dei sentimenti, delle azioni buone o cattive, le tendenze, le parole, formano il fondo dello spirito; invece gli atti sono passeggeri e possono essere casuali. Scoprire questo fondo, questo stato, questa disposizione dominante è ancor più necessario che contare vittorie e sconfitte. Sono un’anima che è dominata dal pensiero di conservare intatta la stola battesimale, un’anima che si sente in dovere di riparazione, un’anima eucaristica, mariana, sensibile alle responsabilità del proprio stato, piena di fede, accesa di amore a Dio...O sono una di quelle persone dominate dall’orgoglio, o dall’invidia, o dall’avarizia, o sensuali, iraconde, sospettose... Questa occhiata si può ripetere molte volte lungo il giorno; ed è sempre cosa utilissima. Ma non basta da sé: alla conoscenza del fondo dello spirito o del cuore devono seguire altri tre atti: a) se il cuore è unito al Signore si ringrazia, si conferma e con una breve invocazione si attizza il fuoco dell’amore a Dio; se invece il cuore non è unito al Signore si fa un breve atto di contrizione, il proposito ed una breve invocazione al Signore. Il risultato sarà di evitare molti difetti, fortificare lo spirito per un continuo progresso nella virtù. b) La contrizione corregge il male ed il proposito rafforza il bene; la contrizione guarda la strada percorsa, il proposito guarda il cammino da percorrere. La contrizione deve giungere a ispirarsi, come motivo essenziale, all’amore perfetto, all’amore di Dio per se stesso e per la sua gloria. La contrizione è così il principio e l’anima della conversione che ci aiuta a ritrovare la gioia perduta, la gioia di essere salvati. d) La risoluzione deve portarmi pure all’unica cosa essenziale: alla conoscenza di Dio, alla sottomissione alla sua volontà, alla conformità col movimento della sua grazia. Questa risoluzione posso e debbo particolareggiarla per farla giungere al punto più saliente, di raddrizzare cioè la tendenza, che si è maggiormente allontanata da Dio; o consolidare quella che gli si è maggiormente avvicinata, e così indirizzare il mio essere alla gloria di Dio, nella volontà di Dio, nella grazia di Dio. Occorre sempre ritornare a questo punto. L’esame di coscienza sopra gli atti interni: Sopra i pensieri: la virtù della fede ed il raccoglimento interno; il pensare in maniera soprannaturale, il dominio su la fantasia, la memoria, l’immaginativa, la lotta ai pensieri contrari alle virtù. Sopra i sentimenti: l’amore a Dio, l’amore al prossimo, gli attaccamenti all’onore, ricchezze, piaceri; i sentimenti di egoismo, o contrari alla purezza, alla giustizia ed alle virtù in generale. Sopra la volontà: docilità al volere di Dio, prontezza nell’obbedienza, fedeltà ai doveri di stato, osservanza della giustizia, le buone e cattive abitudini, le inclinazioni naturali. Sopra il carattere: un’importanza grande ha l’esame sul carattere nelle relazioni col prossimo: un buon carattere che sa adattarsi al carattere altrui, è una leva potente per l’apostolato; un cattivo carattere è uno dei più grandi ostacoli al bene. Uomo di carattere è colui che, avendo forti convinzioni, si studia con fermezza e perseveranza di conformarvi la sua condotta. Il buon carattere è quel misto di bontà e di fermezza, di dolcezza e di forza, di franchezza e di riguardo, che concilia la stima e l’affetto di coloro con cui si ha da trattare. Un cattivo carattere è invece colui che, col mancare di franchezza, di bontà, di delicatezza o di fermezza, o col lasciar predominare l’egoismo, è rozzo nelle maniere e si rende sgradito e talora anche odioso al prossimo. Ricercare le cause del male: Le mancanze contro la carità possono derivare dall’orgoglio, dal carattere, ecc., le cadute frequenti dalla tiepidezza. In generale: le occasioni, libertà dei sensi, pigrizia, ecc. Ricercare le Ragioni del progresso: tenere il medesimo Direttore spirituale, la maggior pietà, l’uso di meditazioni, ecc. Esaminare il grado di volontà e lo spirito di orazione: Volontà e grazia unite assieme assicurano il buon risultato del lavoro spirituale: mancando l’una mancherà il progresso: «Non io però, ma la grazia di Dio che è in me» (1Cor 15,10). Confessione spirituale: Ad imitazione della comunione spirituale giova fare qualche volta una confessione spirituale. Press’ a poco con i medesimi atti: preghiere per leggere bene il libro della nostra coscienza, che è di difficile lettura; ricerca delle vittorie e sconfitte, con lo sguardo alle disposizioni interiori; dolore delle mancanze; accusa innanzi a Gesù Crocifisso; ascoltare le sue ispirazioni e sentire che ci assolve; imporci a fare subito una breve penitenza. Rendiconto al Confessore o al Direttore spirituale del lavoro compiuto, settimanalmente od almeno mensilmente. Soprattutto, quando ci sono peccati è indispensabile, con il cuore contrito, ricorrere alla Misericordia di Dio attraverso il sacramento della Riconciliazione. Conosci te stesso (è un motto greco iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi) non quella moltitudine di cose che poco o per nulla giovano, se pure non danneggiano. Quante inutili notizie, od occupazioni di [cose] che non ci spettano, mentre non conosciamo noi stessi; e meno ci occupiamo di quello che è l’interesse eterno! negozio unico. «Chi si giudica non sarà giudicato» [cf. Lc 6,37], perché giudicandosi condanna il suo male e ne verrà perdonato. Bada a te stesso (cf 1Tm 4,16). A che serve dar consigli, pronunziare sentenze su l’altrui operato, soddisfare inutili curiosità... se non facciamo ciò che è «Unica cosa necessaria» (Lc 10,42). L’esame di coscienza sarà prima per tempi determinati; poi verrà reso frequente dalla domanda «dove è volto il mio cuore?»; infine diverrà un abito insostituibile, per cui si crea un continuo riflettere su che cosa si fa e come si fa. Si diviene sempre presenti a noi stessi, in un dominio sereno e continuo delle nostre facoltà ed atti interni ed esterni. I propositi ed il lavoro spirituale di correzione dei difetti e di conquista delle virtù, con la perseveranza e con l’aiuto di Dio, saranno realizzati ogni giorno meglio. Un esame divenuto abitudine collega tutto: pietà, studio, apostolato, ministero, relazioni sociali e sollievo. Tralasciando l’esame di coscienza ci si mette in un vero pericolo spirituale. Prima, forse si tralascia per leggerezza; poi si praticherà più raramente; infine l’anima si troverà come in una boscaglia, in pieno disordine, priva di orientamenti precisi, con tutte le conseguenze, perché l’anima non richiama più se stessa sulla sua via. Per avere la costanza preghiamo sempre il Signore : «Signore, dammi luce perché io mi conosca, come mi farai conoscere al tuo giudizio. Voglio presentarmi a Te già giudicato ed assolto» «Signore, che io conosca Te e conosca me. Conosca Te per amarti; conosca me per disprezzarmi». E’ molto utile pregare la coroncina alla Divina Misericordia e il Santo Rosario. Il Cuore di Gesù ci ha dato prova della sua misericordia infinita in modo tutto particolare dandoci per Madre nostra la sua stessa Madre. Maria è veramente e realmente Madre nostra e rifugio dei peccatori. In questo lavoro spirituale, affidiamoci a Maria, Lei che è la Madre di Misericordia. Lei è Madre che sa compatire come nessuna persona umana la nostra miseria. Con la sua intercessione ci ottiene quella grazia che ci salva. Un’intercessione particolarmente efficace, perché, diceva il Servo di Dio Giovanni Paolo II, “si fonda nella Madre di Dio, sul singolare tatto del suo cuore materno, sulla sua particolare sensibilità, sulla sua particolare idoneità a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l’amore misericordioso da parte di una Madre. [Giovanni Paolo II, Enc. cit. 9,5; EE 8,163]. Lei si fa sentire con le sue premurose raccomandazioni e i suoi inviti Nel Messaggio del 2 Febbraio dato a Mirjana ci dice: Cari figli, oggi con cuore materno desidero ricordarvi, cioè avvertirvi dell’immenso amore di Dio e della pazienza che scaturisce da esso. Il vostro Padre mi manda e aspetta. Aspetta i vostri cuori aperti pronti per le Sue opere. Aspetta i vostri cuori uniti nell’amore cristiano e nella misericordia nello spirito di mio Figlio. Non perdete tempo, figli, perché non ne siete padroni. Vi ringrazio a Santa .Brigida ha confidato : “«Io sono la Madre della misericordia; Io sono la letizia dei giusti e la porta per cui i peccatori giungono a Dio. Sulla terra non c’è peccatore che sia privato, finché è in vita, della mia misericordia.., nessuno è così miserabile per non ottenere misericordia se mi invoca con fiducia” Concludiamo con i suggerimenti del Regolamento generale dei Secolari “ siano assidui nel frequentare il sacramento della riconciliazione,anche più di una volta al mese, soprattutto per poter vivere costantemente nella grazia e nella pace del Signore e per crescere così nella santità della vita cristiana. Si sottomettano anche alla guida esperta di un Padre/Madre spirituale,al fine di essere aiutati a discernere, di volta in volta, la volontà di Dio.” (RgS art 31)