Servizio Sanitario Nazionale (Italia) da Wikipedia, l`enciclopedia
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Servizio Sanitario Nazionale (Italia) da Wikipedia, l’enciclopedia Libera Nell'ordinamento italiano, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è il complesso delle funzioni e delle attività assistenziali svolte dai servizi sanitari regionali, dagli enti e istituzioni di rilievo nazionale e dallo Stato, volte a garantire la tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo ed interesse della collettività, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana (art. 1 del D.Lgs. 502/1992). Il termine, chiaramente ispirato al National Health Service (NHS) britannico, è stato introdotto con la legge n. 833 del 1978 (la cosiddetta “Riforma Sanitaria”). Il Servizio sanitario nazionale è un sistema pubblico di carattere universalistico che garantisce l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, finanziato attraverso la fiscalità generale e le entrate dirette, percepite dalle aziende sanitarie locali, derivanti dai ticket sanitari (cioè delle quote con cui l'assistito contribuisce alle spese) e dalle prestazioni a pagamento. Attraverso di esso viene data attuazione all'art. 32 della Costituzione italiana che sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui. Secondo una ricerca dell'OMS, risalente al 2000, l'Italia aveva il secondo sistema sanitario migliore del mondo in termini di efficienza di spesa e accesso alle cure pubbliche per i cittadini, dopo la Francia. Storia In Italia, prima dell'istituzione del Servizio sanitario nazionale, il sistema era basato su numerosi enti mutualistici (o casse mutue), il più importante dei quali era l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro le Malattie (INAM). Ciascun ente era competente per una determinata categoria di lavoratori che, con i familiari a carico, erano obbligatoriamente iscritti allo stesso e, in questo modo, fruivano dell'assicurazione sanitaria per provvedere alle cure mediche e ospedaliere, finanziata con i contributi versati dagli stessi lavoratori e dai loro datori di lavoro. Il diritto alla tutela della salute era quindi correlato non all'essere cittadino ma all'essere lavoratore (o suo familiare) con conseguenti casi di mancata copertura; vi erano, inoltre, sperequazioni tra gli stessi assistiti, vista la disomogeneità delle prestazioni assicurate dalle varie casse mutue. Nel 1958, con la legge n. 259, il Governo Fanfani II per la prima volta istituì in Italia il Ministero della Sanità, scorporandolo dal Ministero degli interni. Il primo titolare del dicastero fu Vincenzo Monaldi. Nel 1968, con la legge n. 132 (cosiddetta legge Mariotti, dal nome del ministro Luigi Mariotti), fu riformato il sistema degli ospedali, fino ad allora per lo più gestiti da enti di assistenza e beneficenza, trasformandoli in enti pubblici (enti ospedalieri) e disciplinandone l'organizzazione, la classificazione in categorie, le funzioni nell'ambito della programmazione nazionale e regionale ed il finanziamento. Nel 1974 la legge n. 386 estinse i debiti accumulati dagli enti mutualistici nei confronti degli enti ospedalieri, sciolse i consigli di amministrazione degli enti mutualistici, disponendone il commissariamento, e trasferì i compiti in materia di assistenza ospedaliera alle regioni. Nel 1978 la legge n. 833 soppresse il sistema mutualistico ed istituì il Servizio sanitario nazionale, con decorrenza del 1º gennaio 1980. Dal 2001 il Ministero della Sanità ha mutato il nome in Ministero della Salute. Struttura Il Servizio sanitario nazionale non è un'unica amministrazione ma un insieme di enti ed organi che concorrono al raggiungimento degli obiettivi di tutela della salute dei cittadini. Lo compongono infatti: • il Ministero della Salute, che coordina il piano sanitario nazionale, ferme le competenze costituzionalmente garantite delle Regioni; • • una serie di enti e organi a livello nazionale, quali: o il Consiglio superiore di sanità (CSS); o l'Istituto Superiore di Sanità (ISS); o l'Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza del Lavoro (ISPESL); o l'Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (ASSR); o gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS); o gli istituti zooprofilattici sperimentali; o l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA); i servizi sanitari regionali. Questi, a loro volta, comprendono: o le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano; o le aziende sanitarie locali (ASL) e le aziende ospedaliere (AO), attraverso le quali le regioni e le province autonome assicurano l'assistenza sanitaria. Programmazione Sanitaria Il Servizio sanitario nazionale è caratterizzato da un sistema di programmazione sanitaria, disciplinata dall'art. 1 del D.Lgs. n. 502/1992, che si articola: • nel Piano sanitario nazionale; • nei piani sanitari regionali. Il Piano sanitario nazionale ha durata triennale (anche se può essere modificato nel corso del triennio) ed è adottato dal Governo, su proposta del Ministero della Salute sentite le commissioni parlamentari competenti, nonché le confederazioni sindacali maggiormente rappresentative, tenendo conto delle proposte trasmesse dalle regioni. Esso indica: • le aree prioritarie di intervento, anche ai fini di una progressiva riduzione delle diseguaglianze sociali e territoriali nei confronti della salute; • i livelli essenziali di assistenza sanitaria da assicurare per il triennio di validità del Piano; • la quota capitaria di finanziamento assicurata alle regioni per ciascun anno di validità del Piano e la sua disaggregazione per livelli di assistenza; • gli indirizzi finalizzati a orientare il Servizio sanitario nazionale verso il miglioramento continuo della qualità dell'assistenza, anche attraverso la realizzazione di progetti di interesse sovra regionale; • i progetti-obiettivo, da realizzare anche mediante l'integrazione funzionale e operativa dei servizi sanitari e dei servizi socio-assistenziali degli enti locali; • le finalità generali e i settori principali della ricerca biomedica e sanitaria, prevedendo altresì il relativo programma di ricerca; • le esigenze relative alla formazione di base e gli indirizzi relativi alla formazione continua del personale, nonché al fabbisogno e alla valorizzazione delle risorse umane; • le linee guida e i relativi percorsi diagnostico-terapeutici allo scopo di favorire, all'interno di ciascuna struttura sanitaria, lo sviluppo di modalità sistematiche di revisione e valutazione della pratica clinica e assistenziale e di assicurare l'applicazione dei livelli essenziali di assistenza; • i criteri e gli indicatori per la verifica dei livelli di assistenza assicurati in rapporto a quelli previsti. Il piano sanitario regionale rappresenta il piano strategico degli interventi per gli obiettivi di salute e il funzionamento dei servizi per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale anche in riferimento agli obiettivi del Piano sanitario nazionale. Le regioni, entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale, adottano o adeguano i piani sanitari regionali. (rilevazione dal sito www.wikipedia.org in data 12 aprile 2010)