Cultura Tempo libero Perrini una passione per la cultura
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Cultura Tempo libero Perrini una passione per la cultura
Codice cliente: 5258135 10 Martedì 9 Febbraio 2016 Corriere della Sera BS Cultura Tempo libero La mostra La «Perseveranza» diventa fotografia La Perseveranza è la loro Musa: l’hanno messa in primo piano. Gli allievi dell’Accademia Laba, dipartimento di Fotografia, hanno aperto il diaframma per catturare la «Perseveranza della bellezza»: è il titolo della mostra allestita allo Urban Center fino all’11 marzo per la festa dei santi Faustino e Giovita (la vernice venerdì alle 18: aperta tutti i giorni, esclusi sabato e domenica, dalle 10 alle 18). Mani appoggiate a una rete. Maschere, ragazze che camminano su un ponte e visi scavati dalle rughe: gli studenti hanno cercato la Perseveranza in un dettaglio, in un volto, nelle cose banali. Anche la fotografia persevera dice Lucrezia di Carne, la curatrice della mostra: «guarda il mondo con occhi tenaci». (a.tr.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Monumento naturale ritratto nel libro fotografico di Bernadette Gerard e Giorgio Mutti Volare Da sinistra: un bombo su borragine, Hesperia comma sul timo, un Pendolino e un macaone, fotografati da Bernadette Gerard. Sotto, tramonto sul canneto di Giorgio Mutti di Costanza Lunardi P rima lo stop. Qui non si distrugge, ma si protegge. Così com’è. Basta assalto e rapina a colpi di ruspa del territorio. Prima il lento avvicinamento. La confidenza, a rispettosa distanza, la scoperta, il silenzio, le regole di una casa d’altri. Casa di alberi robusti e verticali, di alberi sradicati e adagiati a continuare una vita dormiente con le radici al vento sulla riva, di uccelli e insetti, di fiori e farfalle, di risacca e canneti, arbusti e sassi. Non è casa nostra. Casa di voli, a pelo d’acqua e all’ombra del bosco. Poi le immagini. Di una vita parallela, quella che ci vive accanto, vibrante, così poco conosciuta, osservata, protetta, amata. Gli sconosciuti amici della porta accanto. Garanti della vita di tutti. Ai quali, gli uccelli in questo caso, è bastato un gesto amministrativo, un decreto di «Monumento naturale – Area umida San Francesco», oasi di libera natura in Comune di Desenzano sul confine di Sirmione, per fare famiglia, aggregarsi, ritornare, modificare abitudini da migratori a stanziali, come nel caso dell’airone rosso, che arrivato qui occasionalmente anni fa, gli è piaciuto il posto ed è rimasto. Nella alata compagnia di molti altri, garzette e aironi, svassi e tuffetti, porciglioni e tarabusini. Una resistenza di confine, questo luogo, un relitto territoriale tra genesi e sopraffazione di poco più di due ettari e mezzo. Un tempo regno della natura, ora il suo residuo, la sua voce memoriale, tra lago e caos edilizio. Qui è necessario il silenzio, qui è richiesto un passo diverso, un accostamento timido. Come di chi è ospite non padrone. Umile osservatore, non protagonista. È consentito varcare quella soglia per poi andarsene. Come hanno fatto Bernadette Gerard e Giorgio Mutti, i due fotografi naturalisti che dalla libera natura di San Francesco hanno creato un libro, un album di immagini da sfogliare non come si sfoglia l’album delle foto ricordo per commemorare il come eravamo, ma al contrario, una meta per rinforzare e moltiplicare l’avvenire. Realizzato con il contributo dell’Amministrazione comunale di Desenzano del Garda, «Oasi san Francesco. Desenzano del Garda» (Grafo edizioni), è un raffinato libro collettivo con tre autori, l’associazione Airone rosso che si occupa della gestione dell’Oasi e delle visite, dopo averne sostenuto l’istituzione, i fotografi Gerard e Mutti, che non hanno voluto il nome a lato delle singole affinché avesse risalto l’unico protagonista: la Natura del luogo. Suddivisa in quattro diversi ambienti : Tra gli arbusti e le radure; All’ombra dei grandi alberi (la riserva integrale); Sulle rive del grande lago; Al riparo del canneto. Completo La vita nel canneto Istantanee dall’Oasi San Francesco di Desenzano, casa di uccelli e insetti, di fiori e farfalle di didascalie, il libro presenta su ciascuna pagina una fotografia, perché l’attenzione si posi nitidamente su immagini e contenuti. Per affinità naturalistiche e continuità ambientale l’insieme delle fotografie riguarda un territorio diffuso, dalle Zattere di Desenzano alla darsena di Sirmione, e non solo i ventisettemila metri quadri del Monumento che ne rappresenta una minima porzione, una pausa pacificata in un territorio fortemente antropizzato. Foto d’archivio e foto recenti, che fissano le infinite mutevolezze di un microcosmo dalle infinite variazioni, cromatiche, stagionali, ambientali e di biodiversità. L’immagine della fioritura della salcerella colta da Giorgio l’estate scorsa, ne è un esempio. Frutto della sofferenza della natura oppressa dalla siccità estiva, che ha fatto indietreggiare il lago scoprendone la riva sassosa. O quella della copiosa fioritura violacea del cardo lanaiolo, da cui il nome del cardellino, ghiotto dei suoi semi e fissato dallo scatto di Bernadette. Di Mutti sono i paesaggi, spazi silenziosi di nuvole e tramonti, di bagliori e luci morbide, come il volo degli storni sul posatoio dei cormorani, i pendolari che tornano a sera a dormire sui pioppi nella zona integrale, gli alati colti nella freschezza del quotidiano come la danza degli svassi e la commovente preparazione del nido del pendolino, ovattato con le infiorescenze del canneto. Di Bernadette, che vive mimetizzata nell’oasi per ore, sorprende l’attenzione per il microcosmo, le simbiosi di insetti e specie botaniche come la foto del bombo sulla borragine, la sorridente tenerezza e rapido sguardo con cui sono colti i piccoli uccelli, l’agile cinciarella tra gli amenti del nocciolo, il ricamo dei cristalli di ghiaccio sulle bacche di rosa canina. Silenziose contemplazioni, che affondano nell’intima naturalezza di eventi mirabili e irripetibili. Perrini una passione per la cultura Il figlio Filippo ha raccolto in un libro i suoi appunti di filosofia dalle origini a Tommaso Chi era Matteo Perrini (1925 2007) fu insegnante e ricercatore di filosofia. A Brescia era noto come anima della Cooperativa cattolica di cultura (ccdc) U na vita tra l’insegnamento e la Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura. Questa potrebbe essere la definizione migliore per caratterizzare l’impegno etico e civile di Matteo Perrini (1925-2007), di cui ricorre in questi giorni l’anniversario della scomparsa. Per ricordarlo, questa volta come insegnante e appassionato ricercatore di filosofia, è apparso in questi giorni un volume, a cura del figlio Filippo, con la raccolta dei suoi Appunti di filosofia dalle origini a Tommaso. Pagine nelle quali non solo riconosceranno il timbro di voce i suoi allievi, ma anche i numero- si amici, con i quali Matteo Perrini amava conversare di filosofia o in alcune delle sue visite nelle case editrici (La Scuola e la Morcelliana), o a margine delle serate della Ccdc o in pizzeria, Animatore culturale Matteo Perrini in uno degli incontri della Ccdc magari per preparare qualche serie d’incontri all’oratorio della Pace con padre Giulio Cittadini. Conversazioni dove le domande sempre superavano le risposte, rimandando così a nuovi incontri: proprio per il gusto del confilosofare. Aprendo il libro quel che colpisce è la sterminata letteratura critica sottesa a ogni passo, quasi fosse una lettura cifrata: se per Platone il riferimento critico sono gli studi di Giovanni Reale e della Scuola di Tubinga, per Aristotele oltre a Werner Jaeger il confronto è con le ricerche di Enrico Berti e l’interpretazione problematizzante della metafisica. Lo stesso vale per Agostino (forse l’autore più amato da Perrini) e Tommaso: lungi dal ripetere interpretazioni consolidate nei manuali degli anni Sessanta e Settanta, Perrini compie uno scavo personale nei testi degli autori, dialogando con i più rigorosi studiosi, fino a avanzare proprie proposte ermeneutiche. Basi qui il rimando alle pagine sulla conoscenza e il tempo in Agostino, dove Perrini usa, con raffinato gesto esegetico, la filosofia bergsoniana della memoria per capire Le Confessioni. Ma a sorprendere è la circolarità tra gli spunti teoretici presenti nel libro e i temi dei cicli © RIPRODUZIONE RISERVATA di conferenze della Ccdc. Una circolarità che portò a invitare a Brescia non solo Giovanni Reale o Enrico Berti, ma anche a far riflettere pubblicamente su temi classici della filosofia protagonisti della storia contemporanea: basti pensare all’attenzione verso la dissidenza nel mondo sovietico, filtrata dal tema socratico della dignità della coscienza e della libertà politica. Una frase, mutuata da Alber Camus, amava Matteo Perrini ripetere ai propri interlocutori «Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che cambi prima la via di colui che lo esprime. Che cambi in esempio». Parole che per lui erano come la riproposizione esistenziale della questione socratica nel nostro mondo. Un motto che, a ben vedere, è stato l’ideale regolativo della sua diuturna attività d’intellettuale. Ilario Bertoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA