Domenica 27 Marzo 2016 N°07
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Domenica 27 Marzo 2016 N°07
Euro 1,00 Quindicinale d’informazione della Diocesi Ales-Terralba Tassa Pagata - Autorizzazione Tribunale di Oristano n.3/95 del 3.10.1995 - Poste Italiane Spa. Sped. in a.p. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - Direzione – Redazione: Piazza Cattedrale, 2 – 09091 Ales (OR) - Tel. e Fax 0783.91402 - 0783.91603 - 334.1056570 Internet: www.nuovocammino.it - e-mail: [email protected] - [email protected] - [email protected] Numero 7 (450) Anno 21 (68) Domenica 27 Marzo 2016 L’avvicendamento tra mons. Dettori e mons. Carboni, Vescovo il prossimo 17 aprile, segna la Santa Pasqua 2016. Angoscia e dolore per la strage terroristica di Bruxelles Pasqua, sia pace e misericordia La Settimana Santa: storia di un mistero di grandezza e di amore Il messaggio pasquale di mons. Giovanni Dettori Una Pasqua speciale: sia pace per tutti a Settimana Santa finisce e finisce bene. Perché altrettanto bene si evolva e si concluda la vita di ciascuno, la storia dei popoli oppressi. La brevità del tempo nella tomba è il segno indelebile che la Risurrezione ci appartiene, anzi che ciascuno è chiamato a diventare operatore di risurrezione. “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Un tweet, non più di 140 lettere dell’alfabeto, annuncia il lamento finale di un Redentore che agli occhi dei suoi contemporanei finisce sconfitto, crocifisso. Questo sembra il fulcro di una Settimana, quella Santa, che i cristiani celebrano con grande solennità e con un ciclo di feste “memoriale”. Prende il via con una solenne cena, che è poi l’ultima per il celebrante, ma non sarà l’ultima quanto piuttosto la prima di un’infinità di Cene, che da oltre duemila anni parlano al mondo. Anzi sono proprio queste “Cene” la forza e il coraggio per quei 200mila cristiani che ogni anno subiscono persecuzioni in tutto il mondo. Piuttosto molti governi, europei in specie, portatori orgogliosi della bandiera della libertà di coscienza, laici tutti d’un pezzo, dovrebbero vergognarsi dell’ignavia di Pietro lungo il calvario che rinnega il suo Gesù, perché li abita pienamente, vergognandosi delle loro radici cristiane. Ecco vi è, in questa Settimana Santa, del coraggio, anzitutto il coraggio di un figlio dell’uomo, Gesù di Nazareth. Il quale invita alla conversione, alla testimonianza del cielo di fronte all’indifferenza. Brilla ancora un segno, un gesto in quell’ultima Cena. È l’umile chinarsi per la lavanda dei piedi, che ricorda un altro tweet di Cristo: non sono venuto per essere servito ma per servire. E c’è un giorno di questa Settimana, che si chiude nel silenzio del dolore e del lutto. L’Amato, il crocifisso, colui che ha sfidato la cattiveria, l’ingratitudine della fol- C L la, il cinismo di Pilato, la paura dei discepoli, è confortato quasi unicamente dal coraggio delle discepole, le pie donne, con accanto la madre dolente, la Madonna, che subisce nella carne del suo cuore l’insulto e la vergogna di un figlio trattato da delinquente. Ed è il silenzio dello scoraggiamento degli apostoli, forse delle stesse pie donne che ora paiono dimentiche della promessa della sua risurrezione. Infatti i giorni della tristezza, dell’ignavia, sono bruciati dal calore che si sprigiona dalla luce della Notte Santa che canta la vittoria del Risorto. Sì, la Settimana Santa finisce e finisce bene. Perché altrettanto bene si evolva e si concluda la vita di ciascuno, la storia dei popoli oppressi. La brevità del tempo nella tomba è il segno indelebile che la Risurrezione ci appartiene, anzi che ciascuno è chiamato a diventare operatore di risurrezione. Bruno Cescon arissimi Sacerdoti, Religiosi, Religiose, Diaconi, Seminaristi e amatissimi Fedeli. Nel profondo del cuore sento che stiamo per celebrare una Pasqua speciale: spero che per ognuno lo sia veramente, straordinariamente ricca di grazia, di benedizione e di tanta gioia. Che la Pasqua del Signore Risorto segni per tutti un vero passaggio dalla sofferenza alla pienezza di gioia, dall’indifferenza all’impegno nella famiglia e nella società, per intraprendere una vita cristiana più coerente. Sia Pasqua per tutti. Ci aiuti a mettere da parte i malumori, l’orgoglio e il risentimento, la maldicenza e la “guerra fredda” non solo tra i popoli ma anche fra noi. Questa Pasqua dà alla nostra Diocesi la gioia di accogliere il nuovo Vescovo. Per me attua il “passaggio” delle consegne a Sua Eccellenza Padre Roberto Carboni, nuovo Pastore tanto atteso anche con la speranza sia motivo di novità della vita ecclesiale. È la Pasqua dell’Anno Santo della Misericordia. È una occasione straordinaria per affidare al Padre le nostre trascuratezze, le fragilità e i peccati:in pace con Dio e con i fratelli, ci sentiremo invitati a nutrirci del Corpo e del Sangue di Cristo per sperimentare con Lui la gioia di “vivere da risorti”. Nell’esperienza del perdono ricevuto, ci sentiremo capaci di essere “misericordiosi come il Padre”. Intendo rivolgere all’intera Diocesi un augurio tutto nuovo, profondamente segnato dalla grazia della gioia del Risorto, mentre ho nel cuore sentimenti di no- Il saluto pasquale di mons. Roberto Carboni, Vescovo eletto della diocesi di Ales–Terralba “La grazia del Signore per camminare insieme come comunità cristiana” C arissimi in Cristo, mi avvicino a ciascuno di voi per stringervi la mano e augurarvi una Santa Pasqua. Come ci troverà quest’anno la Pasqua del Signore? Distratti o attenti, preoccupati, malati o sani, indifferenti, vicini o lontani da Dio? Qualunque sia la nostra situazione, il Signore non esita ad abbracciare di nuovo la croce per noi, per ciascuno di noi! Per noi si fa pane e vino. Per tutti, accetta di essere innalzato e dare se stesso. Augurare buona Pasqua significa augurare a me e a voi di essere toccati da questo amore sconfinato, di essere guariti in Ordinazioni 2 Diocesi profondità dal dono che Gesù fa di se stesso: “Dalle sue piaghe siamo stati guariti”, di essere disposti a mantenere viva la fede anche nella difficoltà quotidiane. Nelle solenne celebrazione del Triduo Pasquale chiederò per ciascuno di voi – i cui nomi e volti sono ancora sconosciuti ma che spero presto di conoscere – la grazie del Signore per camminare insieme come comunità cristiana e irradiare a tutti la nostra Speranza: Gesù Cristo Risorto. Auguri! P. Roberto Carboni Vescovo eletto di Ales- Terralba 3 Referendum Novelli presbiteri Intervista a mons. Dettori Trivelle: invito a riflettere rande gioia per G l’intera comunità diocesana per tre suoi ntervista esclusiva a IDettori mons. Giovanni a conclusione del Vescovi italiani Icomunità richiamano la a confrontarsi figli prossimi all’ordinazione sacerdotale a servizio del popolo di Dio suo servizio episcopale nella diocesi che ha guidato con dedizione per 12 anni sulla questione ambientale e, in particolare, sulla tematica delle trivelle 17 stalgia, di affetto, di gratitudine e di gioia per il bene che la volontà di Dio ha elargito e sta elargendo a ciascuno e a tutta la Diocesi. La mia gratitudine è fondata sui dodici anni di servizio pastorale nella Diocesi verso la quale nutro tanta stima, simpatia e affetto. Se è vero che tutto passa, tuttavia sono convinto che quanto ho vissuto tra voi nella volontà e nell’amore di Dio rimane. Anzi, il Signore farà germogliare e fruttificare anche quanto risulta difettoso a causa della mia fragilità. Per questo vorrei chiedere: “pregate per me”. Teniamo lo sguardo fisso sul Crocifisso perché purifichi i nostri occhi, rendendoli capaci di contemplare la salvezza che ci viene dalla Sua morte e risurrezione. La Santissima Vergine Maria ci aiuti a trovare la strada del perdono, della fede e della preghiera. Guidati da Lei ci avviciniamo alla sorgente della grazia e ci farà sperimentare che anche l’acqua insipida della nostra vita cristiana verrà trasformata in vino buono che dà gusto e gioia alla nostra esistenza. Buona Pasqua a tutti, carissimi. + Giovanni Dettori Pasqua 2016 Gli auguri di “Nuovo Cammino” Con grande gioia, gratitudine e affetto “Nuovo Cammino”, anche a nome dei lettori, ricambia gli Auguri Pasquali ai nostri Pastori mons. Giovanni Dettori e mons. Roberto Carboni Vescovo eletto. Che questa S. Pasqua, “straordinaria” per il concludersi e l’aprirsi del servizio episcopale tra noi, sia l’inizio di una di una nuova primavera di grazia divina e di vita comunitaria. Auguri vivissimi di una S. Pasqua ai Vescovi sardi, in particolare a Antonino Orrù, Giovanni Paolo Zedda e Corrado Melis, alle Autorità civili, e militari; ai sacerdoti, religiosi/e, e ai laici delle parrocchie; ai collaboratori e lettori di “Nuovo Cammino”; ai lavoratori, ai cassaintegrati e ai disoccupati; ai malati, ai giovani sardi ed emigrati e a quanti la vita chiama a portare la croce con Cristo. Che la Santa Pasqua conceda a tutti serenità, pace, speranza e la certezza che la Risurrezione di Gesù porterà a tutti gioia, pace e salvezza. La redazione 2 | Domenica, 27 Marzo 2016 PRIMO PIANO Attentati a Bruxelles: violenza cieca dell’Isis Ales.Convocati Diocesi e Autorità Messaggio di cordoglio Il saluto a mons. Dettori di Papa Francesco “Imploro da Dio il dono della pace” apa Francesco “condanna nuovamente la violenza cieca che provoca così tanta sofferenza” e implora da Dio “il dono della pace”. Lo si legge nel messaggio di cordoglio per le vittime degli attentati terroristici, avvenuti questa mattina a Bruxelles (Belgio), che il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha inviato, a nome del Santo Padre, all’arcivescovo di MalinesBruxelles, monsignor Jozef De Kesel. “Prendendo conoscenza degli attentati a Bruxelles, che colpiscono molte persone, il Santo Padre Papa Francesco affida alla misericordia di Dio le persone che hanno perso la vita e si unisce in preghiera con i loro cari. Esprime la sua più profonda solidarietà ai feriti e alle loro famiglie così come a tutti coloro che stanno lavorando nei soccorsi, chiedendo al Signore di portare loro conforto e consolazione nella prova. Il Santo Padre condanna nuovamente la violenza cieca che causa così tanta sofferenza e implorando da Dio il dono della pace, invoca sulle famiglie provate e sul popolo belga il beneficio delle benedizioni divine”. P L’Europa colpita al cuore entre ci apprestiamo a chiudere il numero, la radio e i media non fanno altro che amplificare le notizie M che arrivano da Bruxelles: siamo ormai arrivati a oltre 30 morti e più di 100 feriti, l’ospedale centrale della capitale belga non ha più posti letto e gli autobus sono utilizzati per trasportare i feriti. Si aspettava un colpo di coda del terrorismo, l’allerta era fissato a livello tre, ma dopo le otto del mattino la zona partenze dell’aeroporto e un’ora dopo circa le due stazioni nel cuore della metropolitana della cittadella europea scoppiava una bomba e cominciano ad uscire i feriti insanguinati e la gente spaventata. È guerra? Secondo noi no. Sono le schegge impazzite e i colpi di coda dei terroristi che non vendicano nessuno, ma danno voce e sangue al loro forte desiderio di nichilismo. La redazione ra i momenti più significativi nella storia di una comunità ecclesiale, c’è sicuramente quello che vede la conclusione del servizio episcopale di un Vescovo e l’inizio del ministero del suo Successore. Tutto ciò, se letto nell’ottica della fede, ci porta a scoprire che, nella continuità della successione apostolica, è sempre Lui, il Signore Gesù a guidare la sua Chiesa. È la consapevolezza che sembra emergere anche dalle parole che, a conclusione del Sinodo diocesano, il Vescovo Giovanni ci rivolgeva, quasi invitandoci ad essere sempre pronti a “fare memoria” della costante azione dello Spirito di Cristo nella vita della Chiesa e, allo stesso tempo, a volgere fiduciosi il nostro sguardo al futuro che ci attende. Oggi, vorremmo davvero riascoltare le sue parole, con cui ci invitava ad “invocare con insistenza il Signore della storia perché possiamo diventare una Chiesa pronta ad ascoltare, sol- T lecita nel chiedere e nel dare perdono, capace di custodire e attivare le sane e belle tradizioni del passato, ma anche capace di interpretare i segni dei tempi e di incamminarsi con coraggio verso nuovi traguardi di vita evangelica” (Libro del Sinodo, Presentazione). Ora, mentre ci apprestiamo ad accogliere con gioia il Vescovo Roberto, sentiamo anche il sincero desiderio di esprimere viva gratitudine al Signore per il dono del ministero episcopale svolto da Mons. Dettori in questi dodici anni nella Chiesa di Ales-Terralba. È ciò che desideriamo vivere domenica 10 aprile, alle ore 18.00, nella Chiesa Cattedrale: nell’Eucaristia presieduta dal Vescovo Giovanni, potremo dire a lui, ma in primo luogo al Signore, il “grazie” sincero dell’intera comunità diocesana. L’invito a partecipare è rivolto a tutti, sacerdoti, autorità civili e militari, associazioni e fedeli delle parrocchie. Don Pier Angelo Zedda Diocesi.Tre appuntamenti importanti L’ordinazione presbiterale di don Emmanuele e, a giugno, di don Daniele U na luce nel panorama Ales. In Cattedrale l’ordinazione spirituale della diocesi di Ales-Terralba: il prossimo presbiterale del diacono e la 2 aprile, alle ore 18.30, S. Messa delVescovo con prossimo mons. Dettori, diventato la comunità diocesana a Amministratore Apostolico, ordinerà sacerdote il diacono don conclusione del suo ministero Emmanuele Deidda (a sin. nella foto), 24 anni, della parrocchia Sant’Antonio in Villacidro; dove il 3 Aprile ravvicinate, gioia e soddisfazione per i due Vescovi, presiederà per la prima volta la Santa Messa, alle in attesa del completamento degli studi teologici ore 18.00. Sarà uno degli ultimi atti significativi di del chierico Mattia Porcu (a destra), 24 anni, un intenso ministro episcopale durato dodici anni, anch’egli della parrocchia Sant’Antonio in prima del congedo ufficiale dalla diocesi previsto Villacidro, ormai vicino al diaconato. con una Liturgia concelebrata col clero diocesano Una “nidiata” di giovani, chiamati all’ordine in Cattedrale domenica 10 aprile prossimo, alle ore sacerdotale già dagli anni dell’adolescenza e 18. Sempre in tema di sacerdozio, per sabato 28 cresciuti nel gruppo vocazionale “Gruppo giugno è fissata l’ordinazione presbiterale del Emmaus” (dal 2004), voluto e sostenuto fortemente diacono don Daniele Porcu (al centro), 24 anni, dal Vescovo Giovanni Dettori, e guidato da don della parrocchia San Pietro in Terralba. Sarà il Elvio Tuveri, allora responsabile del Centro nuovo vescovo diocesano mons. Roberto Carboni a Diocesano Vocazioni. Per loro, per le famiglie e le imporre le mani al novello sacerdote nella chiesacomunità tempo di ordinazioni, tempo di festa. “Grato alla Santissima Trinità, ha scritto don concattedrale, antica sede vescovile, dove Daniele è Emmanuele nell’invito, per il Suo amore cresciuto assecondando la vocazione al servizio nel misericordioso e il dono della vocazione, vi chiedo di sacerdozio. Due ordinazioni presbiterali starmi vicino con la preghiera e con la partecipazione all’importante appuntamento”. L’ordinazione presbiterale avverrà nella Cattedrale di Ales, per desiderio di mons. Dettori di richiamare la diocesi al tema della vocazione al sacerdozio e di don Emmanuele di condividere il momento dell’ordinazione nel cuore della diocesi, luogo della Porta Santa della Misericordia nel giorno della II Domenica di Pasqua, della “Divina Misericordia”. “Nuovo Cammino” è vicino a don Emmanuele, ringraziandolo per l’apporto alla vita del periodico, e si fa interprete della gioia e del ringraziamento a Dio della comunità diocesana per il dono del sacerdozio e dell’invocazione: Signore, mandaci numerosi e santi sacerdoti! P.F. VITA DIOCESANA Domenica, 27 Marzo 2016 |3 Ales. Nostra intervista esclusiva a mons. Giovanni Dettori a conclusione del suo servizio episcopale nella diocesi che ha guidato con dedizione per 12 anni “Vi conserverò nel mio cuore” ale anche per Lei il proverbio “semel abbas semper abbas”? Si sentirà sempre padre di questa diocesi? Certo, mi sentirò sempre “Padre”... e non dimenticherò mai di essere stato consacrato Vescovo per la diocesi di Ales-Terralba, che continuerò ad amare con sentimenti di paterno affetto e gratitudine. Mi sento chiamato in ogni momento ad amare il mio “prossimo”, per cui, amando chi mi sta accanto, nel presente, sono certo di amare tutti. Che cosa le mancherà di più di questa esperienza pastorale non certo facile? Non potrò effettivamente continuare il dialogo e la collaborazione con i sacerdoti e i fedeli della Diocesi di Ales-Terralba nel progetto iniziato e certamente non portato a termine. Continuerò a pregare perché si realizzi ciò che è bene per la Diocesi. Mi mancheranno particolarmente gli incontri con i cresimandi, con i ragazzi (meeting) e l’esperienza della “scuola di vita” con i giovani impegnati nell’approfondire la conoscenza della preghiera, il senso della propria vocazione e degli ideali di una vita cristiana matura nella prospettiva di una vita donata per amore. Sono state tante le attività pastorali significative che mi hanno arricchito spiritualmente e umanamente. Quali erano gli obiettivi iniziali della sua missione, quali ha raggiunto e quali, invece, si sono rivelati irraggiungibili? Fin dall’inizio ho cercato di mettermi accanto ad ogni persona con l’intento di creare “comunione”: non volevo sol- V tanto creare amicizia, ma orientarmi per una piena collaborazione con i presbiteri e quindi anche una intensa collaborazione con i laici. Si tratta di un obiettivo sempre in fase di maturazione. Sono convinto che la collaborazione nasce dal conoscere-amare-valorizzare le persone. È un percorso durato dodici anni che richiede l’umiltà di ammettere fallimenti, limiti e delusioni. Il “Diligamus nos invicem” del mio motto episcopale va continuato, ma non sarò io a vederne i frutti. Da parte mia continuerò ad amare la diocesi, la mia diocesi che ora la Provvidenza affida a mani più esperte e sagge, Questo mi riempie di gioia. Non ho cercato obiettivi raggiungibili a breve termine: non ho mai avuto la convinzione di poter realizzare tutto e subito simili prospettive, mi sono messo in cammino, il resto lo farà Colui che è il vero autore di ogni programma pastorale. La Chiesa di Ales-Terralba è cambiata: meno partecipazione ai sacramenti, minore frequenza alla Messa, numero di sacerdoti in calo. È solo secolarizzazione? In effetti stiamo vivendo una secolarizzazione molto avanzata e dilagante. Tuttavia, in questo buio risplende la luce delle stelle dei grandi santi del nostro tempo, risplendono i valori di una vita cristiana vissuta eroicamente nelle realtà più comuni, nelle relazioni quotidiane che parlano di solidarietà, di accoglienza, di uno spirito di fede che porta ad amare tutti, specialmente i più poveri e abbandonati. Anche nella nostra diocesi è encomiabile quanto le comunità parrocchiali fanno a favore dei piccoli e dei poveri, come anche per i giovani e attraverso i giovani. Quale è la principale virtù della gente della sua diocesi e quale il maggior difetto? Mi ha sempre colpito la semplicità e l’affetto della gente che si accontenta di poco. Allo stesso tempo ho apprezzato la disponibilità nel fare festa e nell’accogliere i nuovi parroci tutte le volte (forse troppo frequenti) che è stato necessario sostituire il proprio. Questa capacità di adattamento nasconde anche un aspetto che potrebbe avere effetti negativi: una certa indifferenza e una adattabilità che non è virtù. Ho provato un certo disagio nel constatare la mancanza di combattività nella difesa dei posti di lavoro. Il caso della “Scaini” e poi della “Keller” sono stati affrontati con troppa indifferenza: sembravano questioni che interessavano gli “altri” e non la propria gente. Forse si tratta di un difetto che tocca tutti gli aspetti della vita sociale e religiosa. L’indifferenza mortifica, anestetizza e conduce lentamente e inesorabilmente alla mancanza di vitalità e di progresso. Lei ha avviato una rivoluzione che potrebbe essere contagiosa per la Chiesa sarda: la scelta delle Unità Pastorali. È solo un escamotage per contenere la carenza del clero? Non si tratta di una nostra “rivoluzione”. Con la proposta delle Unità Pastorali non abbiamo scoperto il rimedio alla carenza del clero. La preparazione del Sinodo Diocesano “ Chiesa, Comunione per la Missione”, col passare degli anni, ha messo in evidenza una duplice esigenza: la necessità della comunione per la pastorale, come anche l’urgenza della missione della “Chiesa in uscita”, per incontrare ed evangelizzare le nostre periferie esistenziali. È stato proprio necessario e urgente dare vita alle Unità Pastorali? Le “Unità Pastorali”, nella riflessione comunitaria, sono state considerate attuali e opportune per creare una pastorale senza compartimenti stagno, senza steccati tra le varie comunità: una pastorale d’insieme vissuta in sinergia e in piena collaborazione tra presbiteri e laici. Senza una vissuta comunione, che è strettamente necessaria all’interno delle UP, non è possibile parlare o portare avanti un’autentica evangelizzazione. Se siamo divisi fra noi, non si costruisce ma si demolisce. Non si tratta perciò di una rivoluzione, ma della consapevolezza del nostro “essere Chiesa”, dove la comunione sta alla base della vita stessa della Chiesa. Le UP sono uno strumento valido per evitare che si rimanga a livello di idee. Tuttavia anche queste devono essere attuate. Corresponsabilità dei laici. I preti ci credono e la vogliono? I Documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, che a più riprese hanno richiesto la corresponsabilità dei laici, rischiano di essere lettera morta. In alcune comunità, parrocchiali o diocesane, si nota il prevalere di un clericalismo, non solo per colpa dei presbiteri ma anche per la comodità o l’indolenza di tanti laici che rifiutano le necessarie responsabilità. Nella pastorale ci sono dei settori che, pur essendo compito specifico dei laici, purtroppo vengono portati avanti soltanto dai sacerdoti. La crisi e le varie difficoltà potrebbero diventare occasione propizia per determinare una svolta laicale? La carenza di presbiteri, se si vuole portare avanti una vita ecclesiale dignitosa, richiede una effettiva corresponsabilità dei laici. Sarebbe utile un’esperienza in “territorio di missione” dove i laici hanno assunto vari compiti e responsabilità ecclesiali. Tali esperienze potrebbero essere riportate nelle nostre comunità che ormai sono da considerarsi “terra di missione”. È auspicabile che i primi a rendersi conto di questa improrogabile esigenza siano proprio i presbiteri, chiamati a far crescere, maturare e responsabilizzare i laici, che non devono sostituire i sacerdoti ma sono chiamati ad essere laici responsabili con compiti specifici. Una delle sue battaglie è stata quella per portare più lavoro nella diocesi. Pochi risultati. Di chi la colpa? Questo è un campo in cui la Chiesa non può fare a meno dei laici. Ho già accennato alla poca combattività e, peggio ancora, all’indifferenza. Se i laici non sono i primi ad impegnarsi nelle questioni sociali non saranno neppure capaci di favorire le spinte sociali per il lavoro e per la lotta contro tutte le povertà. Devo ammettere che i pochi risultati in campo sociale sono dipesi anche da uno stile tipicamente italiano: “il lavoro in nero”. Perché? Perché ha impedito il conforto, la solidarietà e l’aiuto agli stessi operai impegnati nelle rivendicazioni sociali. Quando lamentavo la poca partecipazione e l’assenteismo, mi veniva letteralmente chiusa la bocca perché circa il 50% di coloro che ricevevano la “cassa integrazione” arrotondava lo stipendio lavorando in nero. Questo significa fare i propri interessi anche a costo di condannare alla fame i più onesti. Non dovrei tacere l’altra piaga determinata da coloro che, stando dietro le quinte, guadagnano abbondantemente dal fallimento delle fabbriche. In questi termini non si potrà mai raggiungere un progresso socio-economico. Ora siamo in tempo di crisi. Ci sono, tuttavia, segni significativi di ripresa. Per adesso sono vere e proprie oasi in un grande deserto. Che cosa lascia in eredità al suo successore? La diocesi di Ales-Terralba ha molte potenzialità religiose, umane e sociali. Il nuovo Vescovo, padre Roberto Carboni, mi sembra la persona più adatta per la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose. Credo veramente che il nuovo Vescovo sia un dono della Provvidenza per dare nuovo slancio alla pastorale, sostegno alle famiglie e nuova speranza ai giovani. Lo stesso Sinodo Diocesano appena concluso ha indicazioni preziose che fanno ben sperare. Sarei contento di vedere la diocesi che si rinnova avendo nel nuovo Pastore un motivo di novità e di progresso. Che cosà farà, considerato che ha ancora voglia di lavorare nella “vigna del Signore”? La Provvidenza ha predisposto come Vescovo di Ozieri don Corrado Melis che ben conosco e apprezzo. Sono certo che mi accoglierà come amico fraterno. Faciliterà certamente la mia vita da “vescovo emerito”, anche se la mia collaborazione non riguarderà il suo ministero episcopale: mons. Corrado è giovane, gode buona salute e per di più la diocesi di Ozieri è piccola per cui non avrà bisogno di aiuto. Le mie prospettive pastorali riguardano la vita parrocchiale. Mi impegnerò come vice-parroco, lasciando le responsabilità e l’organizzazione pastorale al parroco. Questa idea mi piace! Il giorno più bello e quello più brutto vissuto in diocesi? Non mi sento di dare giudizi. Ogni giorno ha avuto momenti di fervore e di solitudine, momenti esaltanti ma anche di delusione. La presenza di Dio e l’impegno nel fare la sua volontà mi hanno sempre sostenuto e dato serenità, accompagnandomi con numerose grazie e benedizioni. Spero che continui a starmi vicino. Un breve messaggio-raccomandazione alla gente di Ales-Terralba. Nella Chiesa di Dio nessuno è navigatore solitario. Soltanto nella “comunione” con Dio e con i fratelli, possiamo evangelizzare. Il Vescovo ha bisogno della collaborazione dei presbiteri e dei laici. Allo stesso tempo, la diocesi con tutti i suoi membri e le attività pastorali, se credesse di fare a meno del Vescovo sarebbe come una barca senza nocchiero: sperimenterebbe la fatica quotidiana senza portare frutto. Gesù è stato chiaro: “Che tutti siano uno affinché il mondo creda”(Gv 17,21). Soltanto se siamo uniti la Chiesa va avanti nella evangelizzazione e ogni iniziativa darà buoni frutti. Mario Girau 4 | Domenica, 27 Marzo 2016 VITA DIOCESANA Ales. Il congedo in Cattedrale dei “Gruppi del rinnovamento” dall’amico Vescovo L a misericordia di Dio è davvero infinita e noi, Gruppi del “Rinnovamento nello Spirito” della diocesi, ne abbiamo ricevuto un anticipo, sabato 12 marzo, quando tutti insieme siamo convenuti in pellegrinaggio nella Cattedrale di Ales per celebrare il nostro Giubileo della Misericordia. Un’esperienza significativa per la crescita spirituale dei gruppi e di ogni fratello e sorella partecipanti. Di ciò ringraziamo il Signore prima di tutto, ma anche chi ci ha guidati, cioè il nostro vescovo, mons. Giovanni Dettori, che ci ha accolto fin dall’arrivo, ha pregato con noi, ci ha ascoltato e ha aperto la nostra mente e il nostro cuore al significato del Giubileo e della Porta della Misericordia che avremo poi attraversato. Un gesto semplice, varcare la porta in processione, ma che deve essere accompagnato dal desiderio di rinnovarsi interiormente cogliendo con fiducia l’amore e il perdono di Dio. Facendo riferimento anche alla sua ultima lettera pastorale per la Quaresima, mons. Dettori ci ha ricordato che dobbiamo portare l’amore di Dio ai fratelli dei gruppi, alle nostre famiglie e alle persone che incontreremo, non a parole ma con gesti concreti, amandoci e dimostrando questo amore, perdonando sempre. Durante la serata, volendo festeggiare anche l’approvazione avvenuta 14 anni fa dello Statuto da parte della CEI, abbiamo proiettato il video sugli eventi nazionali più rilevanti dell’ultimo anno, in particolare sul discorso che papa Francesco, durante la Convocazione nazionale 2015 in piazza San Il Giubileo del RnS Pietro, ha rivolto a tutto il Movimento. La coordinatrice diocesana, Dina Madau, ha illustrato il piano di evangelizzazione realizzato dai nostri gruppi nello stesso periodo, con incontri di formazione, giornate di evangelizzazione, ritiri spirituali, con la partecipazione a iniziative regionali e nazionali del Movimento. Diamo lode al Signore per il cammino di crescita spirituale che i gruppi hanno compiuto finora, per l’impegno dei neoeletti pastorali di gruppo e per la loro disponibilità a mettersi al ser- vizio dei fratelli che il Signore ha messo loro accanto. Infine abbiamo partecipato alla Santa Messa, celebrata dal Vescovo con il parroco della Cattedrale don Petronio Floris, e animata da un piccolo coro del RnS guidato dal bravo organista diacono Luigi Cau. Nell’omelia il Vescovo ha pronunciato parole di incoraggiamento per il nostro Movimento, ricordando quanto già il Papa disse: che il RnS è molto importante nella Chiesa, che si deve essere perseveranti nella preghiera ed essere comunità in co- munione con la Chiesa. Ha proseguito mons. Dettori: “Siate Chiesa in uscita, trasmettete agli altri i doni che avete ricevuto”. Come dice la Parola del giorno, Dio anche oggi apre strade nuove nel deserto: basta vedere il Rinnovamento nello Spirito Santo e quante associazioni e movimenti carismatici ha suscitato nella Chiesa per portare nel mondo la sua parola di vita. Prima della benedizione finale, la coordinatrice del RnS ha ringraziato il parroco perché ha permesso questo ritiro con la concessione dei locali e degli strumenti informatici necessari. Un ringraziamento speciale però va al nostro Vescovo, mons. Giovanni Dettori, che è stato sempre disponibile ad accompagnarci nelle giornate per noi più importanti. Lo ringraziamo per aver portato tante novità nella nostra diocesi, tra cui il Sinodo, con una pastoralità più moderna e vicina alla realtà sociale e culturale vissuta dai fedeli, con le Unità pastorali, creando comunione e collaborazione, valorizzando le persone e i carismi, novità che hanno permesso ai movimenti di avere più visibilità e accoglienza. Ora che deve lasciarci, noi del RnS, accettando la volontà del Signore e preparandoci spiritualmente ad accogliere il nuovo Vescovo, lo ringraziamo e salutiamo con tanta stima e tanto affetto. Lo ricorderemo sempre e gli vorremo sempre bene. Ci auguriamo di poterlo incontrare presto e di avere la sua presenza in qualche nostro incontro futuro. Ringraziamo il Signore per tutto questo! Dina Madau La Caritas Diocesana in ritiro nella comunità “Alle Sorgenti” Morgongiori. Gli operatori della Caritas vivono una giornata intensa di scambio di esperienze, di penitenza e di condivisione appuntamento era fissato per le dieci di sabato 12 marzo sul piazzale antistante all’imponente struttura della Comunità “Alle Sorgenti” de “Is Benas”, sul Monte Arci di Morgongiori. Noi, operatori della Caritas della diocesi di Ales-Terralba, eravamo lì puntualissimi, arrivati con mezzi diversi. Il grosso del gruppo, proveniente dal Medio Campidano, è arrivato a bordo di una corriera mentre gli altri, per lo più di provenienza marmillese, sono arrivati con i mezzi propri. Erano presenti i rappresentanti dei Centri d’ascolto e di accoglienza di Ales, Arbus, Baressa, Gonnosfanadiga, Guspini, Las Plassas, Terralba, Ussaramanna, VilLa giornata si è conclusa lacidro. Complessivamente quarantasei con la visita ai diversi operatori-Caritas che si sono offerti alla ambienti e agli spazi della calda accoglienza dei ragazzi della Comunità Terapeutica. Per costoro l’arrivo Comunità terapeutica di ospiti è sempre festa. Questa volta, poi, si trattava di amici-collaboratori di don Angelo! Tutto, anche nei particolari, di Marco Ledda era già predisposto e programmato da don Angelo Pittau, presidente della Caritass Diocesana e presidente anche della stessa Comunità Terapeutica. Don Angelo, quindi, era proprio a casa sua. Riuniti nella sala conferenze si è incominciato dalle presentazioni. Ogni rappresentante di parrocchia ha detto brevemente di sé e dell’attività portata avanti dal Gruppo-Caritas di cui fa parte. Ha avuto inizio subito dopo la prevista celebrazione penitenziale. È la celebrazione che Papa Francesco ha raccomandato a quanti operano nel servizio della carità, una celebrazione, quindi, inserita nella Quaresima dell’Anno Giubilare della Misericordia. A seguire ha avuto il suo spazio la lettura della “Parola”. Il brano del Vangelo secondo Matteo era uno di quelli che più si addicono a degli operatori della carità: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato?...”. Brano che si conclude con le parole di Gesù: “In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, L’ l’avete fatto a me…”. Al primo momento della liturgia penitenziale ha fatto seguito quello della condivisione. Si è preso in esame un questionario fatto di una serie di domande riguardanti per lo più le opere di misericordia spirituale e corporale, quelle con cui, in quanto operatoriCaritas, ci troviamo più spesso a misurarci. Domande dirette a suscitare riflessione, discussione, espressione di pareri più o meno condivisi. Don Angelo è stato l’abile regista della mattinata di lavoro. Egli ha avuto modo anche di parlare delle “opere segno” e delle numerose iniziative portate avanti e realizzate dalla Caritas Diocesana a livelli diversi. Sono opere della cui esistenza va dato merito in grandissima parte proprio a lui, a don Angelo, al suo coraggio, alla sua caparbietà, al suo indefesso spirito d’iniziativa. Sono opere, comunque, che dobbiamo sentire come nostre, della nostra chiesa locale, dell’intera nostra comunità diocesana. E ciò anche perché la Caritas è un organismo pastorale, cioè è parte integrante della Chiesa: Chiesa essa stessa che, nello specifico, esercita un’attenzione particolare nei confronti dei poveri, dei bisognosi, degli ultimi. Un “ritiro” molto bello e proficuo. È stato un’ottima occasione per riflettere insieme sul senso del nostro operare e sulle difficoltà che di norma incontriamo nel nostro cammino e nella nostra disponibilità che, comunque, per quanto possibile, è sempre ispirata al Vangelo. Un’occasione per riflettere tutti insieme sull’incommensurabile misericordia divina, quella che Papa Francesco usa chiamare più propriamente la “tenerezza di Dio Padre”. A conclusione della mattinata si è consumato il pasto nel refettorio insieme ai ragazzi della Comunità, i quali, tra l’altro, ci hanno servito a tavola un pranzo semplice ma veramente delizioso. La giornata poi si è conclusa con la visita ai diversi ambienti e agli spazi della Comunità, sotto la guida dei più “anziani” fra i ragazzi. Quasi inutile dire che la giornata è stata un’ottima occasione per conoscerci scambievolmente, fraternizzare, comunicarci esperienze, notizie, metodi…e soprattutto per acquisire la consapevolezza di come si è comunità, gruppo coeso, forza che agisce pienamente all’interno della nostra Chiesa locale. GIOVANI Domenica, 27 Marzo 2016 |5 #giovanicontrocorrente Il Giubileo Diocesano dei Ragazzi A cura di don Emmanuele Deidda omenica 13 marzo si è svolto ad Ales il terzo ed ultimo meeting dei ragazzi. Il cuore della diocesi ha accolto i tanti giovani provenienti da tutta la diocesi D per una giornata all’insegna della riflessione e del divertimento. Un percorso annuale dentro al tema della “Misericordia”: nel primo incontro ci ricorda don Massimo Cabua - responsabile della Pastorale Giovanile- “abbiamo aperto il nostro cuore a noi stessi, agli altri e a Dio, passando la soglia di casa e portando con noi l’“indispensabile”!. Un cammino che ha visto i ragazzi immergersi in un vero e proprio viaggio alla ricerca della verità della loro vita, verso la vera felicità. Per svolgere questo itinerario, afferma don Massimo, “nel secondo incontro, siamo rientrati in noi stessi per attraversare la porta della nostra interiorità, dove si nasconde la nostra Verità più profonda”, per ritornare alla fine del cammino nuovamente nella “casa del Padre” come il figlio al prodigo. Ecco il motivo di conciliare l’ultimo meeting insieme alla celebrazione del Giubileo dei ragazzi nella Cattedrale di Ales. I ragazzi durante la mattinata hanno avuto modo, guidati dai numerosi animatori, di soffermarsi sul tema della riconciliazione e prepararsi così ad un percorso itinerante, in tarda mattinata, per le vie di Ales. Un itinerario verso le chiese del paese, per riscoprire insieme alle opere di misericordia spirituale e corporale, tramite delle catechesi svolte da alcuni educatori e dai diaconi novelli, fare esperienza tramite il sacramento della Riconciliazione che il Padre “attende ciascuno di noi per accoglierci, abbracciarci e perdonarci...avvolti dal suo Amore”. In serata i ragazzi hanno varcato la Porta Santa della Cattedrale, concludendo la giornata con la Celebrazione dell’Eucaristia, presieduta dal Vescovo Giovanni Dettori. PASTORALE GIOVANILE Animatori… passaggio di testimone stata una giornata di rilevante importanza, che ha offerto occasioni di riflessione su temi come l’amicizia, il rispetto reciproco e l’amore. Quell’amore che unisce tutti nel Suo nome, lo stesso che ha guidato il gruppo giovani di San Gavino verso questa nuova esperienza nell’animazione. Compito importante è quello di trasmettere un messaggio con la stessa gioia con la quale è stato trasmesso a noi. Un messaggio che è arrivato forte e chiaro a tutti i giovani che hanno iniziato il percorso offerto dalla Pastorale Giovanile in questi anni. La fede non può essere una moda, ma una scelta di vita che ci aiuta ad affrontare la quotidianità. Simone Lisci È - 121 giorni Ver s o Il Giubileo dei Giovani S abato 19 marzo, ad Ales, i giovani della diocesi (dai 16 anni in su), hanno vissuto il “loro” Giubileo della Misericordia in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata a livello diocesano, dal tema “Beati i misericordiosi perché troveranno Misericordia”. L’appuntamento, promosso dal servizio diocesano di Pastorale Giovanile, ha avuto inizio nella piazza antistante a la Chiesa di Santa Maria, dove una ottantina di giovani, provenienti dai vari centri della Diocesi, guidati dal vescovo Mons. Giovanni Dettori, hanno intrapreso un breve pellegrinaggio verso la “Porta della Misericordia” della Chiesa Cattedrale seguendo la “Croce dei Giovani”. Durante il percorso penitenziale, caratterizzato dal canto e dalla preghiera, ci sono state 4 soste dove si è pregato per ottenere il perdono per i peccati della società: Comportamenti contro l’amore, la pace, i diritti dei popoli e delle religioni; i peccati che hanno ferito la dignità della donna e l’unità del genere umano; i peccati nei confronti dei diritti fondamentali della persona e, infine, i peccati che hanno compromesso l’unita del Corpo di Cristo. Con il passaggio attraverso la “Porta della Misericordia” è iniziato il secondo momento: quello dell’adorazione Eucaristica e della Celebrazione del Sacramento della Penitenza. In un clima di silenzio, interrotto solo dal canto, per circa 45 minuti, otto sacerdoti si sono resi strumenti della Misericordia del Padre nella celebrazione individuale del Sacramento della Riconciliazione. Durante la Liturgia della Parola, il vescovo Dettori ha invitato i giovani a lasciarsi abbracciare dalla Misericordia del Padre, che non smette mai di aspettarci alla porta, pronto a riaccoglierci nella sua casa. I giovani, tramite don Massimo Cabua e don Giovanni Cuccu, hanno voluto esprimere il loro saluto affettuoso al Vescovo Giovanni, per questi 12 anni di cammino percorsi insieme, con l’augurio che il Signore continui a guidare i suoi passi nel suo nuovo impegno pastorale. Il momento di preghiera si è concluso con il ringraziamento per il perdono ottenuto, la Benedizione Eucaristica e la consegna di un ricordo della serata. Al termine tutti i giovani si sono ritrovati nei locali del cinema-teatro parrocchiale, dove oltre a condividere la cena, hanno avuto modo di divertirsi stando assieme nella gioia e nel ballo. Mattia Porcu DAI PAESI MOGORO . Domenica, 27 Marzo 2016 |7 Con la partecipazione del presidente G.P. Farru e del dirigente scolastico PinoTilocca Inaugurato il Presidio di Libera “Rosario Livatino” inalmente, dopo un anno di attesa, a Mogoro è stato inaugurato il primo Presidio di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, della provincia di Oristano. L’inaugurazione è avvenuta il 2 marzo di quest’anno: l’obiettivo è stato raggiunto con grande soddisfazione di tutti coloro che ci hanno sempre creduto e che hanno messo in campo tutte le loro forze perché questo Presidio divenisse realtà: l’AIS don I. Garau, dove da diverso tempo è presente L’Osservatorio della Legalità, gli Scout AGESCI Mogoro 1, la Banda Musicale. L’Istituto ITC, che da anni porta avanti delle attività educative legate ai principi di legalità e cittadinanza, tanti cittadini, educatori, insegnanti e simpatizzanti di Libera. La serata ha visto presenti oltre al presidente regionale di Libera, Giampiero Farru, il professor Pino Tilocca, dirigente dell’Istituto superiore “De Castro” di Oristano, nonchè attivista ed esponente di Libera da tantissimi anni. Presenti il presidente dell’“AIS don Ignazio Garau” di Mogoro Donato Porceddu e Luigi Filippo Napoleone, referente del Presidio, già designato a questa carica da più di un anno e confermato all’unanimità dall’assemblea dei soci e delle associazioni presenti. Ha aperto i lavori il presidente Donato Porceddu, che ha presentato gli ospiti e ha portato i saluti e ringraziamenti a tutti i presenti, in particolar modo al professor Pino Tilocca che, oltre ad onorarci con la sua partecipazione, ha concesso l’utilizzo dell’aula magna dell’Istituto superiore di Mogoro. Un grazie anche ai professori Gianni Orrù e Patrizia Pilloni che ormai da tempo svolgono all’interno dell’Istituto una F concreta attività di educazione sui temi sociali e di solidarietà verso i più deboli. Porceddu ha sottolineato l’importante ruolo della Scuola, chiamata a preparare le giovani generazioni ad un cammino di cittadinanza consapevole. Proprio in questa prospettiva il Presidio, che in questa giornata è stato costituito, ha continuato il presidente dell’AIS, vuole essere giovane, dinamico e attivo per dare ulteriore forza ad un messaggio educativo di legalità che oggi assume un ruolo profetico, importante più che mai. “Cento passi verso il 21 marzo”, questo il titolo scelto per la manifestazione. L’inaugurazione del Presidio a Mogoro è dunque uno di questi passi, piccoli o grandi, ciascuno di essi ci avvicina al traguardo che don Luigi Ciotti ha voluto intraprendere con la fondazione di Libera. L’intervento del referente di Libera per la Sardegna, Giampiero Farru, ha ripercorso le tappe più significative della ventennale attività dell’associazione, dall’importante traguardo ottenuto con la legge 109/96 di iniziativa popolare, per l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, all’impegno costante nel promuovere iniziative di sensibilizzazione verso i temi della legalità. Il momento più significativo nelle attività di Libera è la manifestazione che si ripete ogni anno il 21 marzo, giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Quest’anno non ci sarà, come negli anni passati, una sola manifestazione a carattere nazionale, ma tante manifestazioni in diverse città, “Le mille piazze”, come si è voluto chiamarle. La manifestazione principale si svolgerà a Messina, ma contempora- neamente tante altre città in Italia ospiteranno la stessa iniziativa: Sestu per la Sardegna. Il momento più importante, è la lettura dei nomi delle oltre novecento vittime di mafia: avverrà contemporaneamente alle 11,00 del mattino in ciascuna piazza, un’unica voce che possa scuotere le coscienze di chi ancora è sordo di fronte al problema. L’intervento del professor Pino Tilocca ha sottolineato le diverse iniziative di Libera di cui fa parte da tanti anni e il lavoro che gli istituti scolastici possono e devono portare avanti nell’educazione dei giovani. Ha anche voluto rievocare per i presenti il periodo doloroso della sua vita, in cui ha perso il padre per mano della mafia, in una guerra più che mai ingiusta dove a morire sono le persone oneste, ma è proprio questa onestà che rende forti, e di questa forza che ciascuno dei presenti si è sentito investito. A questo punto si è passati all’istituzione formale del Presidio, è stato letto lo Statuto di Libera e sono state svolte le procedure istituzionali con la nomina ufficiale del referente Luigi Filippo Napoleone che ha proposto il nome da assegnare al Presidio. Si è scelto di dedicarlo a Rosario Livatino, un uomo la cui levatura morale e la cui dedizione alle istituzioni è un esempio per tutti. Viene ricordato come “ il giudice ragazzino” perché giovanissimo riuscì a raggiungere le più alte cariche. Infine il referente ringrazia le associazioni e tutti i presenti per la fiducia accordatogli e dicendosi pienamente motivato a far sì che il Presidio di Mogoro con l’aiuto di Dio e di tutti possa continuare su quella strada bella e solidale che la cittadina della Marmilla e tutte le sue associazioni ormai porta avanti da diversi lustri. Alla fine un gradevole piccolo rinfresco condiviso ha concluso un’altra interessante e piacevole giornata di impegno sociale. Donato Porceddu Guspini.Per iniziativa dell’Associazione Libera Memoria delle vittime: “Ponti di memoria, luoghi di impegno” ome ogni anno, nel primo La manifestazione nazionale giorno di primavera, simbolo con don Luigi Ciotti e molti dei di rinascita, la rete di Libera, parenti delle vittime di mafia si gli enti locali, le realtà del terzo Settore, le scuole e tanti svolgerà a Messina. Guspini sarà cittadini, assieme alle centinaia di presente alla manifestazione familiari delle vittime, si ritroveranno in 1000 luoghi, in tutta Italia, per con il proprio gonfalone ricordare, nella “XXI Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, nome per nome le Cisl e da quelli delle associazioni “Centro d’Ascolto 877 vittime innocenti che dal 1893 sino al 2015 sono mons. Spettu” di Guspini, A.N.P.I.A, Sa Mena, 2.0, morte per mano delle mafie. Il tema della giornata: Auser, Caritas della diocesi di Ales e Terralba, “Ponti di memoria, Luoghi di impegno”, è un ideale Associazione In…cantu de coru, Per Conoscere e X filo che vuole stimolare in tutto il Paese quella Fare, dai rappresentanti delle parrocchie, dagli memoria responsabile che dal ricordo può generare iscritti al Presidio e da alcuni cittadini. Il Consiglio impegno e giustizia nel presente e per il futuro. Comunale, come centinaia di Consigli in tutta Italia, La manifestazione nazionale con don Luigi Ciotti e è stato convocato in seduta straordinaria e sarà molti dei parenti delle vittime di mafia si svolgerà a presente alla manifestazione con il proprio Messina. gonfalone. Alle ore 10 i partecipanti si incontreranno Il 21 marzo Guspini è stato uno dei 1000 luoghi dove in piazza XX settembre, interverrà un rappresentante costruire “Ponti di memoria, Luoghi di impegno” per del Presidio Libera “Silvia Ruotolo” di Guspini e il ricordare. Il Presidio Libera “Silvia Ruotolo” assieme Sindaco Giuseppe De Fanti che porterà i saluti della alle Associazioni della rete Libera, faranno memoria, comunità. Alle ore 11 nella piazza in contemporanea nome per nome, delle 877 vittime innocenti. I nomi con tutte le altre piazze in Italia, inizierà la lettura dei nomi delle vittime innocenti delle mafie. saranno scanditi dagli alunni delle scuole medie, dei L’evento è stato preceduto da alcuni momenti di due istituti superiori “I.I.S. Volta” e “I.I.S. M. preparazione. Buonarroti”, dai rappresentanti dello Spi Cgil, della C L’11 marzo 2016 gli studenti degli Istituti d’Istruzione Superiore “M. Buonarotti” e “A. Volta” hanno incontrato Pino Tilocca, sindaco per 4 anni di Burgos, un piccolo paese tra Sassari e Nuoro, figlio di Bonifacio Tilocca. La colpa del padre Bonifacio è stata quella di aver raccontato a un magistrato quello che aveva scoperto sugli attentati che il figlio Pino aveva subìto in 4 anni di governo e che aveva già denunciato nel 2002. Una bomba davanti all’ingresso della sua casa lo ha ucciso all’età di 71 anni il 29 febbraio del 2004. Nel dibattito che ne è seguito gli studenti hanno chiesto a Pino Tilocca: “Cos’è l’omertà?”. Il testimone ha risposto lapidario quello che già aveva detto al cronista dell’Unione Sarda a suo tempo: “Pensare che ciò che accade al tuo vicino non ti riguardi…”. Tutto per non dimenticare! Renato Sandro Garau 8 | Domenica, 27 Marzo 2016 DAI PAESI Gonnosfanadiga. Riaperta al culto la Chiesa parrocchiale Beata Vergine di Lourdes V enerdì 18 marzo, dopo 7 mesi di lavori di ristrutturazione costati 400 mila euro, è stata riaperta al culto la chiesa parrocchiale dedicata alla “Madonna di Lourdes” a Gonnosfanadiga alla presenza del vescovo mons. Giovanni Dettori, del sindaco Fausto Orrù, dell’ing. Franceschino Serra per la Curia, dei progettisti l’architetto Zironi, gli ingegneri Crabolu e Foddi, degli operai dell’impresa Desogus di Cagliari, degli artigiani di Guspini e di Nule e di numerosi fedeli. Prima della cerimonia religiosa sono stati illustrati dai diversi operatori le carenze strutturali della chiesa e i lavori di ripristino che sono stati eseguiti. L’ing. Serra ha parlato del contributo di 325 mila euro della la Conferenza Episcopale Italiana (Cei), del contributo dell’amministrazione comunale (75 mila euro) e delle analisi fatte per trovare le soluzioni più adatte. L’ ingegner Crabolu si è soffermato sui problemi di carattere acustico, statico e sulle risposte trovate grazie soprattutto all’utilizzo di materiali locali. Lo stesso concetto è stato approfondito dall’architetto Ziranu. Nell’esecuzione dei lavori si è fatto riferimento agli artigiani di Nule per i tappetti e a quelli di Guspini per la lana sarda. Il sindaco Orrù ha rimarcato come l’opera sia stata voluta dalla comunità parrocchiale, con la collaborazione anche economica del Comune e la necessità di portare a termine quanto già la Arbus. Le due parrocchie hanno festeggiato San Giuseppe, sposo e patrono dei lavoratori A Rientro gioioso nella chiesa L’architetto Ziranu ha illustrato le simbologie raffigurate nei tappetti sulla volta: i quattro evangelisti, Dio-luce e le comunità parrocchiali precedente amministrazione aveva iniziato. Mons. Dettori durante l’Omelia si è soffermato sulla figura di San Giuseppe che non è solo lo sposo di Maria ma anche il Patrono dei lavoratori. Occorre oggi impegnarsi di nuovo perché attraverso il lavoro si dia dignità alla persona, specialmente alle giovani generazioni. Aiutato dall’architetto Ziranu ha illustrato le diverse simbologie raffigurate nei tappetti che ornano la volta della chiesa: i quattro evangelisti, Dio-luce rappresentato dal grande sole al centro, le comunità parrocchiali che convergono tutte verso la luce a significare che occorre ritornare a Dio partendo da Lui. Come per tutte le novità i giudizi sui lavori di ristrutturazione sono alquanto disparati: ad alcuni la ristrutturazione della Chiesa piace, ad altri meno. L’acustica, però, è notevolmente migliorata, si sente meno il freddo e la chiesa appare più luminosa. Di certo sarà necessario che la parrocchia faccia quanto ha auspicato l’impresario: garantire la manutenzione ordinaria all’edificio, specie con la pulizia dei pluviali. Non tutti i lavori effettuati sembrano siano stati pagati e qualcosa resta ancora da fare, ma col tempo e la fattiva collaborazione di tutti anche questi problemi verranno risolti. Intanto da queste colonne è giusto esprimere vivi complimenti dei gonnesi al parroco don Giampaolo Spada e ai suoi collaboratori, come anche agli amministratori e a quanti hanno realizzato questo progetto di restauro che sarebbe piaciuto anche ai parroci succedutisi dalla fondazione della parrocchia. Ultim’ora. Una lastra di marmo è caduta dalla cornice della statua della Madonna, creando preoccupazione per ‘incolumità dei fedeli e pertanto l’ingresso principale è stato chiuso. Occorre un ulteriore intervento di consolidamento, e altra solidarietà. Raffaele Sardu La suggestione della“Via Crucis” e dell’Incontro pasquale d Arbus la Pasqua e la Quaresima sono state veramente significative e sentite in tutte le celebrazioni. Una bella festa si è svolta presso la Parrocchia Beata Vergine Maria Regina e l’Oratorio San Giuseppe, in onore proprio del Santo. I festeggiamenti sono iniziati nella mattinata di domenica 13 marzo, in cui ai ragazzi e bambini del catechismo sono stati proposti diversi giochi e quiz. Diversi tornei tra cui quelli di corsa agli ostacoli, ping pong e calcio hanno invece riempito l’Oratorio di tanti partecipanti nel pomeriggio. Venerdì 18 marzo è stata proposta la Santa Messa in onore del Santo, che ha visto la partecipazione di tanta gente. Il parroco, don Gian Luca Carrogu, durante l’omelia ha sottolineato l’umiltà di San Giuseppe, la continua fiducia e obbedienza del Santo a Dio e il fatto che col suo sì è diventato a tutti gli effetti il padre di Gesù. E par- lando anche dell’importanza della famiglia ha detto che il padre non è solo colui che genera, ma colui che cresce, educa e ama. Dopo la Santa Messa sono state benedette le immaginette del Santo, donate poi ai fedeli. Sabato 19 marzo il rinfresco, la consegna delle tessere ai soci dell’Oratorio e altri giochi e tornei hanno chiuso la festa in onore del Santo. Insomma una bella festa che ha fatto divertire grandi e piccoli e che ha messo in risalto la figura di San Giuseppe, padre esemplare e uomo giusto. Venerdì 18 inoltre è stata proposta la Via Crucis cittadina, che partita dalla Cappella della B. V. dei Poveri si è conclusa nella Chiesa di Belvedere. Sempre suggestiva anche la celebrazione ad Ingurtosu, borgo minerario che oggi ospita pochissimi abitanti, della Via Crucis (nella foto), che, in una bellissima giornata di sole ha visto la partecipazione di tanti fedeli provenienti sia di Arbus che dei paesi limitrofi e che si svolta la Domenica delle Palme, lungo la montagna rocciosa circondata e immersa nel verde retrostante la Chiesa. Oltre al parroco, don Gian Luca Carrogu, erano presenti anche don Tarcisio Ortu e don Vincenzo Salis. Tanta partecipazione anche per la processione de “S’Incontru”, con la statua di Gesù, che è partita in processione dalla Parrocchia Beata Vergine, e quella della Madonna che, invece, è partita dalla Parrocchia San Sebastiano, per poi incontrarsi nella parte centrale del paese e raggiungere poi insieme, ancora in processione, accompagnata dalla Banda musicale E. Porrino la Parrocchia San Sebastiano, dove è cele- brata la S. Messa delle comunità parrocchiali cittadine. Insomma una Pasqua con una grande partecipazione, davvero significativa. Adele Frau Pabillonis. Un pubblico attento di cittadini e piccoli imprenditori ha partecipato al seminario L’Associazione By Us sul mercato elettronico abato 5 marzo, presso il centro di aggregazione sociale di Pabillonis, i rappresentanti dell’associazione culturale By Us con il patrocinio del Comune di Pabillonis hanno condotto un seminario informativo gratuito sulla firma digitale, il mercato elettronico e fatturazione elettronica. Il Convegno, che ha riscosso un ottimo successo dal punto di vista della partecipazione, era rivolto ai singoli cittadini, alle imprese, alle associazioni e agli hobbisti. Attraverso il pomeriggio di formazione i cittadini hanno potuto capire che la firma digitale è l’equivalente informatico di una firma autografa apposta su carta ed ha il suo stesso valore legale. La sua funzione è quella di garantire l’autenticità, l’integrità e la validità di un documento: tramite la sua apposi- S zione, infatti, è possibile sottoscriverne il contenuto, assicurarne la provenienza e garantire l’inalterabilità delle informazioni. La firma digitale è uno strumento che viene già utilizzato dalla pubblica amministrazione e che si sta largamente diffondendo nei rapporti con la stessa e con le imprese. Allo stesso modo, durante il seminario, gli imprenditori hanno avuto modo di scoprire che attraverso il MEPA, mercato elettronico della pubblica amministrazione, è possibile vendere i propri prodotti e servizi anche ad acquirenti situati a molti chilometri di distanza e che la fatturazione elettronica è un sistema digitale di emissione, trasmissione e conservazione delle fatture che permette di abbandonare per sempre il supporto cartaceo e tutti i relativi costi di stampa, spedizione e conservazio- ne. L’adesione di tante persone al pomeriggio di formazione è segno che ormai molti sentono la necessità di conoscere meglio le tematiche delle nuove tecnologie, il cui utilizzo sta diventando sempre più frequente e obbligatorio. Il sindaco Riccardo Sanna ha infatti colto la proposta dell’associazione By Us, trasformandola in un’opportunità per le imprese e i privati del suo territorio. I rappresentanti dell’associazione By Us affermano di essere molto soddisfatti per la buona riuscita dell’evento e dell’interesse riscontrato dal pubblico: “È uno stimolo per continuare a contribuire alla crescita e allo sviluppo delle aziende”. Dopo il successo di questo incontro infatti l’associazione si propone di condurre lo stesso seminario anche negli altri Comuni del Campidano e oltre. Marilena Colombu DAI PAESI Domenica, 27 Marzo 2016 |9 Festa della Donna. Nostra intervista a tre donne premurose all’interno della famiglia e impegnate in attività lavorative e sociali, spesso considerate prerogativa maschile Arbus: l’esperienza tipo di tre donne manager tra teatro, calcio e agricoltura bbiamo intervistato in occasione dell’8 marzo tre donne arburesi che svolgono lavoro e hobby spesso considerati maschili e che riescono a conciliare questo loro impegno con il loro essere mamma. A ciascuna di loro abbiamo chiesto: A 1) Inizialmente gli altri come hanno visto il tuo impegno? 2) Qualcuno ha pensato o ti ha detto: “era più bravo un uomo”? 3) Come riesci a conciliare i tuoi impegni di teatro con il tuo impegno di mamma e lavorativi? 4) Qualcuno ti ha mai detto che, a causa di ciò che fai, potresti apparire meno femminile? Secondo te è così? 5) Se pensi alle spose bambine, alle donne che ancora subiscono violenza, che vengono costrette a matrimoni forzati, che non possono andare a scuola, cosa proporresti di fare per aiutare queste donne? 6) Per te cosa rappresenta l’8 marzo? Viviana Onnis Elena Isu È componente del gruppo teatrale “Su Fazzoni” che propone commedie e sketch Lavora nell’azienda agricola di famiglia, cura gli animali e i pascoli, si occupa anche della parte burocratica 1) Avevo 16 anni quando ho iniziato e devo dire che sono stata accolta bene e che la mia famiglia mi ha sostenuto. 2) No, non me lo hanno mai detto, anche perché ho interpretato personaggi non solo femminili, ma anche maschili. E penso comunque che ciò che conta è riuscire a trasmettere qualcosa al pubblico e a farlo divertire, e questo dipende non dal fatto di essere uomo o donna, ma dalla bravura e dalla creatività. 3) Riesco a fare tutto. In passato, oltre agli impegni lavorativi, di mamma e anche di figlia a causa di problemi di salute dei miei genitori, mi sono impegnata anche in politica come assessore comunale, ma non ho rinunciato al mio impegno nel teatro. Nonostante a volte sentissi la stanchezza, ha sempre prevalso la passione. 4) Ho un carattere tosto e deciso anche nell’ambito del teatro, ma questo non mi rende meno sensibile, né meno femminile. Credo che ciò che si è nella propria interiorità sia più importante di come si appare. 5) Credo che si debba lavorare sull’intera società con più istruzione, con seminari, convegni e tutto ciò che permette di conoscere e parlare di questi gravi problemi, coinvolgendo anche gli uomini e anche i bambini e i ragazzi nelle scuole. 6) Ritengo che l’otto marzo sia una giornata importante in cui si debba ricordare tutte le lotte e le conquiste delle donne, che mantenendo la propria femminilità hanno combattuto non per essere uguali agli uomini, ma per avere gli stessi diritti. Silvana Lampis Dedica il suo tempo libero ai bambini dell’Oratorio e della Polisportiva Olimpia, insegnando il gioco del calcio 1) Per quanto riguarda il mio impegno con gli altri sono stata accolta molto bene in quanto hanno visto in me una donna, mamma che si dedica ai figli di tutti. 2) Non mi hanno mai detto è meglio un uomo, anzi mi fanno i complimenti per l’impegno che metto. No, nessuno mi ha mai detto ciò, e credo comunque che non sia così. 3) Riesco a fare tutto, casa e sport, anche perché mi occupo del calcio due volte alla settimana e poi quando c’è la passione per ciò che si fa ci si organizza. 4) Assolutamente no, anzi mi vedono come una donna, una mamma che protegge i bambini che mi sono stati affidati. 5) Penso che ci voglia più istruzione e che si debba parlare di più su questi problemi per affrontarli meglio. 6) Ritengo che l’otto marzo non è un giorno di festa ma una celebrazione per ricordare le donne che riuscirono ad ottenere tutti i diritti che noi donne moderne di oggi diamo per scontati: diritto di voto, uguaglianza sul lavoro, parità tra i sessi, tutte cose ottenute grazie alle lotte di grandi donne del passato. GUSPINI S.G. BOSCO VERSO LA PASQUA A nche quest’anno come tradizione, ormai da parecchi anni, le signore del Gruppo di Ricamo e Cucito con la collaborazione dell’Azione Cattolica e di alcune volontarie si sono impegnate nella preparazione delle Palme distribuite durante il rito della Domenica delle Palme. La previsione per quest’anno non era molto rosea, vista la mancanza della materia prima, cioè le palme, a causa 1) Le persone che mi sono vicine hanno sempre approvato e incoraggiato questa mia scelta di lavorare nell’azienda di famiglia. 2) Non si tratta di essere più o meno bravi, ma di amare il lavoro che si fa, gli animali e la natura. Le differenze di genere non contano se si fa un lavoro con amore e passione, questo penso valga per tutti i lavori. 3) Non ho avuto particolari difficoltà poiché ho sempre avuto l’aiuto della mia famiglia, in particolare seguo i consigli di mio padre e di chiunque sia disposto a darne e faccio il mio lavoro in azienda senza nessun problema. 4) No, non mi è mai stato detto. Non credo che una donna che lavora in campagna possa risultare meno femminile, essere donna non dipende dal lavoro che si fa. 5) Penso che l’arma principale sia l’istruzione, occorre sensibilizzare l’opinione pubblica e incrementare l’attenzione dei governi. Comunque credo che le Nazioni Unite si stiano muovendo bene in questa battaglia. 6) È un giorno di commemorazione per tutte le donne morte per salvaguardare i propri diritti e noi dobbiamo ricordare a noi stesse il nostro valore, la nostra dignità e i nostri diritti. Dobbiamo imparare ad essere più unite e non disperdere le energie in gelosie e critiche inutili poiché ci sono ancora tante battaglie da vincere. Adele Frau della terribile invasione del punteruolo rosso che ha provocato la morte di moltissime piante, incidendo notevolmente sul reperimento dei rami da lavorare. Nonostante la difficolta e grazie alla disponibilità e generosità di alcune persone che ancora non hanno subito il danno alle piante, si è riusciti ad avere un quantitativo ottimale di materia prima. Domenica 20 fin dalle nove del mattino il sagrato della Chiesa parrocchiale si è trasformato in una gioiosa assemblea: le palme e i rami di Ulivo sono stati distribuiti a tutti i presenti e il parroco don Claudio Marras ha potuto iniziare la solenne cerimonia di benedizione rievocando l’ingres- so di Gesù a Gerusalemme. Alla lettura del Vangelo veniva chiuso il portone d’ingresso mentre i presenti pregavano in attesa. Finita la lettura don Claudio ha bussato tre volte al portone e alla sua apertura è entrato in chiesa fra due ali di fedeli che sventolavano i ramoscelli di palma e di ulivo. Subito dopo si è svolta la solenne celebrazione della S. Messa in una chiesa gremita di fedeli con l’augurio di un buon inizio della Settimana Santa. Anche le altre comunità parrocchiali di Guspini, Montevecchio e Sa Zeppara stanno vivendo i giorni della Settimana Santa secondo la fede e le tradizioni secolari. Maria Giuseppina Atzori 10 | Domenica, 27 Marzo 2016 DAI PAESI Pasqua: fede e tradizioni in diocesi Collinas. I riti della Settimana Santa e della Pasqua di Risurrezione secondo le antiche tradizioni radicate e conservate nel popolo a Settimana Santa e la Pasqua della Domenica di Risurrezione, nelle quali si fa memoria della Passione, Morte e Risurrezione del Cristo, vengono rivissute dalle comunità della diocesi con grande partecipazione e con grande fede. Ai riti liturgici si affiancano spesso rappresentazioni paraliturgiche che contribuiscono a far riflettere sul grande mistero della Redenzione, propiziato dalla Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Sia nei centri più popolosi del Medio Campidano, sia nei più piccoli contesti della Marmilla, la tradizione tramandata da secoli si perpetua. Nelle varie parrocchie si è intrapreso in tutta la Quaresima un cammino di preparazione con la catechesi, la Via Crucis del venerdì, talvolta itinerante da un paese all’altro, talora con fiaccolata notturna per le vie, con le stazioni quaresimali, le celebrazioni, gli incontri di spiritualità, le veglie di preghiera e nell’anno della misericordia anche con il Giubileo delle varie componenti la comunità diocesana. Tutto ha inizio la Domenica delle Palme. Durante l’anno gli alberi di palma, da cui si ricaveranno il pastorale del sacerdote e le palme da distribuire ai fedeli, vengono rivestiti con sacchi di iuta e così le foglie, in assenza di luce, possono crescere più candide. Normalmente quindi nel nostro territorio le palme da benedire non si acquistano al mercato, ma vengono confezionate dall’abile manualità di giovani e di adulti. L’intreccio della palma si è conservato e anche i più giovani, sull’esempio dei maestri più anziani hanno appreso quest’arte che in tal modo non potrà cadere nell’oblio. A Collinas fede e tradizione si intersecano e si compenetrano nella Via Crucis vivente. La sacra rappresentazione degli avvenimenti più significativi per la cristianità, alimenta e arricchisce non tanto le suggestioni della gente, ma la partecipazione e la memoria. Anche quest’anno, qualche centinaio di figuranti nei caratteristici abiti palestinesi, ha sfilato lungo le vie del centro L storico, proponendo diverse scene della vita di Gesù, concluse con la crocifissione; scene trasposte dai Vangeli in lingua sarda locale. Con la scena finale della crocifissione nel sagrato della chiesa si è conclusa la manifestazione che ha richiamato alcune migliaia di spettatori. Anche Lunamatrona ha vissuto la Passio Christi nello scenario de sa Turrita con grande pathos e partecipazione popolare. Il Giovedì Santo nella chiesa Cattedrale di Ales è stata celebrata al mattino la Santa Messa crismale e nelle parrocchie alla sera la Messa in Coena Domini con la lavanda dei piedi, la veglia di preghiera e l’adorazione. In alcune parrocchie si mantiene la rappresentazione paraliturgica de S’Iscravamentu di origine spagnola con il pietoso rito della deposizione dalla croce del Cristo morto, animata dal predicatore che guida i personaggi in costume. A Sardara era in auge un’antica consuetudine praticata nella chiesa di San Gregorio: Is agullas de Deus, gli spilli di Dio. I fedeli portavano via gli spilli dalla lettiga del Cristo morto, per alleviare le sofferenze di Gesù. Un’altra consuetudine era di portare dai campi delle foglie ritenute ricche di virtù terapeutiche, capaci di medicare le ferite e lenire le sofferenze del crocifisso. Si trattava de Sa folla eucaia. Con la morte di Gesù del Venerdì Santo è il momento del silenzio e della riflessione. Anche le campane sono mute. La processione del Cristo morto, portato nella lettiga dai membri delle confraternite, che in qualche parrocchia procedono con le catene ai piedi verso il sepolcro, è accompagnata dalle fiaccole e dal suono degli strocci arranas e da is tabeddas. Ma le campane riprendono a suonare a distesa all’Angelus della Messa di Risurrezione per annunciare che Cristo ha vinto la morte: è risorto. La tradizione dell’incontro del Cristo con sua madre Maria, S’Incontru, di origine spagnola, si è mantenuto inalterato nel tempo in tutte le parrocchie della nostra diocesi. Gesù è risorto: questo è l’avvenimento più significativo per tutti noi cristiani. Antonio Corona Uras.“Note di Primavera” con la meditazione “Paschale Mysterium” Il canto gregoriano introduce ai misteri della Santa Pasqua D iverse sono state le manifestazioni, svolte durante tutti questi anni di attività dell’Associazione Cantantibus Organis, con l’organo a canne, a partire dalla sua benedizione e inaugurazione, avvenuta il cinque aprile 2009. Enorme il favore di quanti hanno partecipato ai Concerti, decretando il pieno successo per afflusso e qualità di ogni evento. Si sono alternati Maestri di fama consolidata, abili cantanti e strumentisti. Una parte importante hanno avuto musicisti, che, pur essendo molto giovani, già si sono affacciati sulla scena musicale. Anche quest’anno, il tradizionale “Concerto di Natale”, che ha chiuso la prima parte della stagione concertistica, ha visto impegnati ben quattro Cori Polifonici, che hanno presentato musiche appartenenti sia alla polifonia classica che a quella più tradizionale. Con “Note di primavera” si da inizio al secondo segmento della stagione. Sabato 19 marzo, è stata proposta una Meditazione “Paschale Mysterium” ovvero, l’introduzione attraverso il canto gregoriano, preghiera per eccellenza, al mistero pasquale di Cristo, vertice di tutta la storia progettata da Dio dall'eternità. Questa volta non il classico Concerto dunque, ma qualcosa di più originale. L’Ensemble, iniziando dalla Domenica delle Palme, con Mt 2, 9, Hosanna filio David, passando per il Giovedì Santo, Messa della Cena del Signore, con i passi più commoventi: “Signore, tu mi lavi i piedi”? Gesù e gli disse: “Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me”. E la riposta di Pietro: “Signore, tu mi lavi i piedi”? Rispose Gesù: “Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me”. “Ciò che io faccio ora non comprendi, comprenderai in seguito”. “Signore, tu mi lavi i piedi”? Rispose Gesù: “Se non ti laverò i piedi, non avrai parte con me”. E poi, il Venerdì Santo, Liturgia della Passione del Signore con l’invito all’adorazione della Croce: Adoriamo la tua Croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa resurrezione: ecco, infatti, per mezzo del legno è giunta la salvezza per il mondo intero. Dio abbia misericordia di noi e ci benedica: faccia splendere il suo volto su di noi e abbia pietà di noi. Sono risorto e di nuovo sono con te, Alleluia: hai steso su di me la tua mano, Alleluia: mirabile si è manifestata la tua sapienza, Alleluia, Alleluia! Signore, mi hai messo alla prova e mi hai conosciuto: tu hai conosciuto il mio giacere e il mio sorgere. Fino alla Domenica di Pasqua, solennità della Resurrezione del Si- gnore con la sequenza: Victimæ paschali laudes immolent Christiani. Amen. Alleluia. La splendida conclusione col “Veni, Sancte spiritus, reple tuorum corda fidelium: et tui amoris in eis ignem accende”. Nei programmi di sala ciascun brano presentato conteneva la traduzione a fronte in italiano, affinché tutti, ma proprio tutti, potessero capirne esattamente il contenuto. Gli esecutori hanno unito gli sforzi e la passione per la musica oltre due decenni or sono, spinti dalla volontà di accrescere il decoro durante le celebrazioni liturgiche nella Parrocchia di s. Lucia V.M. in Siamanna: per circa un ventennio hanno assicurato la presenza ad ogni celebrazione domenicale, alle celebrazioni dei tempi forti, delle solennità e delle feste. A tutt’oggi servono la liturgia in celebrazioni di particolare solennità. Al servizio liturgico si è unita l’attività saggistica sia in ambito polifonico sia in ambito gregoriano, divenendo, quest’ultimo, campo di particolare studio in termini esegetici ed esecutivi. Il M° Gianluca Arca, dopo la laurea in Filologia Classica, presso l’Università degli Studi di Cagliari, ha ottenuto specializzazione in Lingua e Cultura Latina, presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Dal 2000, vincitore del Concorso a Cattedra per Titoli ed Esami, è titolare di Cattedra presso il Liceo Ginnasio Statale “De Castro” in Oristano. Ha compiuto degli studi di pianoforte, si interessa di canto polifonico e, particolarmente, di canto gregoriano come studioso e come esecutore. “Note di primavera” è proseguita mercoledì 23 marzo alle ore 18, col momento di ascolto tra letture de La Passione di Gesù secondo Matteo e canti dell’antica tradizione sarda: a proporlo, gli Shardana di Ichnusa, Oche Raffaele Secci – Mesu Oche G. Battista Longu – Contra Tonino Paddeo – Bassu Mario Sanna. Le voci narranti erano quelle di Mario Sanna e Tonino Paddeo. Daniela Vacca OSSERVATORIO REGIONALE Domenica, 27 Marzo 2016 | 11 Finanziaria 2016 al Consiglio regionale: luci e ombre Cagliari. In discussione il Bilancio di previsione. Le attese di Marmilla e Medio Campidano dalla Finanziaria n questi giorni è in discussione in Consiglio Regionale la manovra finanziaria più importante per il prossimo triennio, ma in particolare per il 2016, aperto con l’esercizio provvisorio e che ci si augura, si chiuda entro il mese di marzo. Nella relazione della Giunta Regionale si fa cenno al timido segnale di crescita pari a + 0,2 per cento, che si auspica possa crescere con maggior vigore e all’aumento di ben 31 mila occupati rispetto al 2014, con la disoccupazione che passa dal 19,7% del 2014 al 16,7%. Numeri incoraggianti ma ancora molto tenui rispetto alla mancanza di lavoro e ad una robusta crescita economica. Consapevoli delle difficoltà che ancora ci sovrastano, la Giunta Regionale pone all’attenzione del Consiglio, per il 2016, un duplice obbiettivo: a) sostenere la ripresa e quindi incrementare i livelli di spesa e le politiche attive nei diversi settori; b) continuare l’opera di risanamento dei conti pubblici, in particolare nel comparto della sanità. Nel documento finanziario si indicano otto principali strategie: 1) “Istruzione”, con una dotazione di 225 milioni di euro, da ripartirsi in 109, per il Sistema Università; 92, per il Sistema Scuola; 36 per l’Accordo di Programma Quadro sulla conoscenza e 14 per altri settori. 2) “Lavoro”, con 212 milioni, da ripartirsi: 64,8 nelle Politiche di sostenibilità dell’occupazione; 30,6 per la Riorganizzazione servizi per il lavoro; 20,9 per la Flexicurity (lavoratori fuoriusciti dagli ammortizzatori sociali); 38,9 sulla Occupazione giovanile; 19,4 per la Formazione Professionale; 14 per le Azioni innovative per l’occupazione e I 23,6 per il Sostegno Iniziative imprenditoriali. 3) “Competitività del sistema produttivo”, con 512 ml. di cui: 263 per le Imprese; 156 per l’Agricoltura e 92, per il Turismo, cultura e tempo libero. 4-5) “Sanità ed Inclusione Sociale”, con 3.687 ml. suddivisi in due interventi: 3.378,8 in Sanità e 263,5 per l’Inclusione sociale. 6) “Protezione dell’Ambiente”, con 454 ml. suddivisi in: 185 per le Politiche Forestali e aree protette; 43 per la Difesa dell’Ambiente; 183 per l’Adattamento Climatico, gestione e prevenzione rischi e 28 per la Sostenibilità ambientale. 7) “Infrastrutture e agenda digitale”, con 512 ml. di cui: 411 per il superamento gap infrastrutturale regionale; 42 per la viabilità e 60 per l’Agenda Digitale. 8) “Mobilità”, con 538 ml. di cui: 68 per i collegamenti esterni aerei; 94 per i collegamenti interni su ferro; 42 collegamenti esterni marittimi; 209 Trasporto pubblico su gomma e 80 per la Modalità sostenibile, intermodalità e interscambio. Somme interessanti e mirate, ma quante di queste risorse ricadranno sul nostro territorio, considerato il più povero d’Italia ed ancora senza alcun strumento di programmazione negoziata? Eppure i bisogni non mancano, come l’alto primato raggiunto della dispersione scolastica, che associato alla mancanza di lavoro, non solo rende il nostro territorio primo per la povertà economica, ma anche intellettuale. Situazione che non ci aiuta a riprenderci da un pesante tracollo industriale ed a reimpostare una nuova prospettiva economica. Il sistema produttivo ristagna, però potremmo cogliere qualche opportunità puntando sulle imprese creative e sul turismo sostenibile. Mentre abbiamo ancora spazio e possibilità nella valorizzazione e sviluppo del settore agricolo e agroalimentare, così pure nella gestione e valorizzazione delle imprese culturali, se si riesce a mettere a sistema una buona fetta del nostro patrimonio storico culturale. Proviamo a replicare le prime esperienze delle cooperative sociali in agricoltura, che la nostra Diocesi sta incoraggiando, con le cooperative sociali in ambito culturale, mettendo in rete il patrimonio ecclesiale e civico. Potremmo sfruttare al meglio il sostegno alle imprese e le reti di imprese, nonché mettere a disposizione l’area Industriale di Villacidro ed i Piani degli Insediamenti Produttivi dei comuni per l’attrazione degli investimenti. Per le imprese già insediate occorre guardare all’internazionalizzazione, sfruttando le reti digitali che verranno finanziate in questo bilancio. La grande fetta finanziaria del bilancio 2016 la ritroviamo in ambito sanitario e anche su questo settore vi sono buone possibilità di crescita, affiancando alla nuova struttura ospedaliera di San Gavino, il Centro di Riabilitazione di Guspini, la RSA di Villacidro e almeno un ospedale di comunità nell’area della Marmilla. Per l’ambiente già alcune risorse sono disponibili, come i primi 25 milioni per la bonifica dell’area di levante di Montevecchio, ma occorre recuperare subito anche la prima OTTENUTA LA MORATORIA SUI DEBITI E CREDITI Coldiretti. Piena soddisfazione alle richieste del mondo agricolo sardo U na moratoria sui debiti degli allevamenti da latte e da carne bovina e suina che stanno affrontano una crisi senza precedenti. È quanto ha chiesto la Coldiretti al Governo nel sottolineare che occorre dare immediatamente una boccata di ossigeno per non fare chiudere le imprese agricole che da troppo tempo sono costrette a lavorare con trance del finanziamento per l’area di ponente, che interessa tutto il tratto di “Rio Irvi” sino a “Piscinas”, nel comune di Arbus. Nel capitolo infrastrutture il territorio necessiterebbe di diversi interventi, in particolare quelli attesi da tempo, come la rotonda sull’incrocio della SS. 197, Guspini, San Gavino, Villacidro; l’allagamento e sistemazione acque della stessa nel tratto Guspini – San Gavino e così pure per la SS.126, Guspini -Terralba. Ma c’è anche l’emergenza di mettere la costa di Arbus in relazione con il territorio del Medio Campidano, tramite una viabilità moderna e scorrevole, rispetto all’attuale, tortuosa, stretta e pericolosa. Certo è che le Amministrazioni Locali sono chiamate in prima fila ad impegnarsi per cogliere le opportunità previste nel bilancio, ma anche quelle che provengono direttamente da Fondi comunitari. L’altra componente che deve avere il coraggio di scommettere sul proprio futuro sono i nostri giovani, che devono osare e sfruttare le opportunità che anche in questo bilancio ci sono, se pur ancora modeste, per nuove imprese. I campi sono numerosi, a partire dal turismo sostenibile, passando per un sistema agroalimentare di qualità, per arrivare alle imprese creative ed a quelle tecnologiche, che spaziano dalle energie rinnovabili alla telefonia, dalla componentistica ai servizi, passando per i sistemi di accumulo di energia e lo sviluppo delle app per la comunicazione. Tarcisio Agus prezzi di vendita al di sotto dei costi di produzione. “Servono misure nazionali di rapida attuazione con una moratoria su mutui e prestiti agli allevamenti di 24/36 mesi nonché – sottolinea la Coldiretti - un riposizionamento debitorio dal breve al medio lungo termine ed un impegno straordinario sui fondi di garanzia”. “Una necessità che - precisa la Coldiretti – può accompagnare il position paper che l’Italia presenterà alla Commissione europea in cui si prevede anche l’obbligo di etichettatura di origine per fermare le importazioni dall’estero da spacciare come Made in Italy”. “Sono iniziative importanti che riguardano e interessano pure la Sardegna e che devono vedere in campo la Regione, sottolinea il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu. Al momento di andare in stampa, si apprende che la richiesta è stata accolta dal Governo Renzi, con soddisfazione delle categorie interessate. Michele Arbau PERIODICO DIOCESANO DI INFORMAZIONE - Direzione – Redazione: Piazza Cattedrale, 2 – 09091 Ales (OR) tel. e fax 0783.91402 - cell. 334.1056570 - P. Iva 00681930954 DIRETTORE RESPONSABILE: Petronio Floris REDATTORE: Peppangelo Perria SEGRETARIA DI REDAZIONE: Anna Mureddu PROPRIETARIO - Diocesi di Ales-Terralba - Reg. Tribunale di Oristano n.3/95 del 3.10.1995 Internet: www.nuovocammino.it e-mail: [email protected] - [email protected] HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: + Giovanni Dettori, P. Roberto Carboni, Bruno Cescon, don Pier Angelo Zedda, Mario Girau, Dina Madau, Marco Ledda, don Emmanuele Deidda, Simone Lisci, Mattia Porcu, Donato Porceddu, Renato Sandro Garau, Raffaele Sardu, Adele Frau, Marilena Colombu, Adele Frau, Maria Giuseppina Atzori, Antonio Corona, Tarcisio Agus, Michele Arbau, Sergio Concas, Lucio Melis, Jessica Manias, don Angelo Pittau, Alice Bandino, Mariella Campo, don Peppangelo Perria, don Nico Massa, Paolo Trudu, Massimo Pistis, Matteo Argiolas, Walter Marchionni, Giuseppe Manias, Maria Luisa Porcella Ciusa, Daniela Vacca ABBONAMENTI: ordinario euro 20,00 – sostenitore euro 30,00 - benemerito eurpedizione in abb. post. 70% c.c.p. n. 21939095 intestato a Nuovo Nuovo Cammino - 09091 Ales (OR) Associazione alla FISC - Federazione Italiana Settimanali Cattolici GRAFICA E STAMPA: PTM Editrice - MOGORO - Tel. 0783463976 cell. 3939212576 - Fax 0783463977 - [email protected] Chiuso in redazione il 22.3.2016 - Questo numero è stato consegnato alle Poste il 25.3.2016 12 | Domenica, 27 Marzo 2016 OSSERVATORIO REGIONALE Guspini-Arbus. Contro il bando dell’Igea per la vendita di terreni e fabbricati Stop alla speculazione Il Medio Campidano è coinvolto in questo bando grazie ai beni minerari di Montevecchio ed Ingurtosu e di quelli della ex-Fonderia di San Gavino Monreale L’ IGEA Spa, la società costituita dalla Regione Sardegna nel 1998 per la messa in sicurezza e per il ripristino ambientale delle aree minerarie dismesse, ha avviato, già dal luglio scorso, con il parere positivo della Regione Sardegna, l’iter per un nuovo bando di vendita dei beni minerari. Si tratta dell’avvio di una nuova sessione, per tentare di vendere i beni minerari, ereditati dalle aziende minerarie, Regione. Il Governo riconosce all’Isola la premialità per il 2013, merito del Centrodestra costituiti nel corso di una lunga ed intensa attività estrattiva. Il Medio Campidano è coinvolto in questo bando grazie ai beni minerari di Montevecchio ed Ingurtosu e di quelli della ex Fonderia di San Gavino Monreale. In particolare si tratta di terreni seminativi ed incolti e di diversi fabbricati siti in Comune di Arbus, Guspini e San Gavino Monreale. Altri tentativi nel recente passato sono andati a vuoto, vuoi per gli elevati costi imposti dall’IGEA e sia per la rigidità della destinazione d’uso, che impone l’utilizzo successivo della proprietà terriera o immobiliare. Sembra che questi problemi interessino poco sia all’IGEA che alla stessa Regione Sardegna e che l’unico obiettivo sia quello di fare “cassa” per risanare le difficoltà finanziarie in cui è caduta la società IGEA, in seguito anche alla gestione allegra, con fatti incresciosi e che hanno coinvolto buona parte del personale, e non solo quello dirigente. Nel corso degli anni di gestione, l’IGEA ha assolto il compito di società di ricupero occupazionale, per lavoratori sca- ricati da aziende in crisi, una sorta di NIOV-GEPI sarda, l’azienda “scatola” per l’assunzione dei lavoratori ex-cassa integrazione, nonché soggetto attivo per la bonifica ed il recupero ambientale delle aree minerarie dismesse. Non si dovrebbe permettere che i beni terrieri e immobiliari delle miniere dismesse, che dovevano diventare occasione di rilancio occupazionale, diventino oggetto di lucro per nessuna azienda, tanto meno per quelle che hanno dirigenti indagati per atti illeciti e che non sono mai stati in grado di tutelare il grande compendio terriero ed immobiliare, ereditato senza alcun merito. È auspicabile che su questo problema intervengano i Sindacati sardi che hanno stipulato accordi importanti, per il rilancio economico ed occupazionale delle aree di Montevecchio e di Ingurtosu. Lo stesso impegno dovrebbe venire dai Sindaci dei Comuni interessati, per correggere un grave errore commesso nel passato. Infatti, per il solo fatto di acquisire immobili, poi mai utilizzati o male utilizzati, hanno vanificato, pur spendendo ingenti risorse finanziarie, il principale obiettivo del progetto di riconversione delle aree minerarie dismesse, quello di creare nuove opportunità di lavoro. Ricordiamo che il Progetto Montevecchio- Ingurtosu-Funtanazza era ispirato da alcuni obiettivi basilari che, nel corso degli anni, sono stati disattesi, vanificando i buoni risultati conquistati dalle dure lotte dei minatori del 1991, nel profondo del Pozzo Amsicora. Il Progetto doveva favorire la promozione di iniziative, in grado di stimolare il tessuto socio-economico, attraverso il coinvolgimento degli imprenditori privati. Un coinvolgimento reale con la messa a disposizione delle strutture, degli immobili e terreni necessari per realizzare i progetti condivisi e che avessero l’obiettivo di un rilancio economico ed occupazionale. Tutto questo doveva realizzarsi, favorendo l’imprenditoria privata, senza alcuna speculazione. I fatti, nel corso degli anni, sono andati diversamente. Quanti avevano intenzioni serie, sono stati scoraggiati dalle condizioni imposte, che avevano come unico scopo quello di non realizzare niente. A questo punto, le Amministrazioni Comunali pur di fare qualcosa, hanno occupato strutture, che potevano trovare utilizzi, dal punto di vista economico ed occupazionale, più redditizi. A cosa serve che il Comune di Arbus abbia ancora in affidamento i locali della foresteria, senza alcun valido utilizzo, o che i locali della Direzione della Miniera abbiano solo l’utilizzo attuale? Ai Sindaci di Guspini ed Arbus va richiesto un impegno che superi l’atteggiamento sin qui espresso, per ricuperare gli obiettivi originali del Progetto Montevecchio-Ingurtosu-Funtanazza, per favorire il coinvolgimento di quegli imprenditori che hanno interesse ad investire, con condizioni accettabili, per l’utilizzo delle strutture individuate Sergio Concas Concessi per l’istruzione 28,3 milioni di euro “I 28,3 milioni di euro di premialità riconosciuti dal Governo nazionale alla Regione in materia di istruzione non sono certo un successo di cui la giunta Pigliaru può auto-attribuirsi il merito, dal momento che fanno riferimento a dati rilevati nel 2013, quando in viale Trento governava ancora il centrodestra. Speriamo però che questa iniezione straordinaria di risorse possa contribuire a determinare un’inversione di rotta nelle politiche del centrosinistra, finora caratterizzate esclusivamente da tagli agli investimenti e riduzione della presenza delle scuole sul territorio”, dichiara il capogruppo dei Riformatori Sardi – Liberaldemocratici in Consiglio regionale, Attilio Dedoni, commentando il riconoscimento ottenuto dalla Regione all’interno del Progetto Obiettivi di Servizio del Quadro Strategico Nazionale. “Le ultime rilevazioni dei dati sul livello dell’istruzione nel Mezzogiorno si riferiscono al periodo 2006-2013 e segnano, per la Sardegna, una riduzione del tasso di abbandono scolastico del 3,6 per cento”, sottolinea Dedoni. “La Giunta Pigliaru si sarebbe insediata soltanto un anno dopo, inaugurando una stagione caratterizzata da chiusure e accorpamenti di istituti scolastici, soprattutto nei piccoli Comuni delle zone interne dell’Isola. Se il ‘nuovo corso’ avrà l’effetto di rafforzare la riduzione del tasso di abbandono, saranno le prossime rilevazioni a dimostrarlo. I disagi che gli studenti dei territori più penalizzati stanno affrontando lascerebbero supporre, per ora, il contrario”. RETTIFICA SUL PIANO UNICREDIT C agliari – Nell’ultimo numero di “Nuovo Cammino” è stato pubblicato un articolo in cui veniva commentato un comunicato stampa della First “Non passa inosservato, ad esempio, il fatto che l’Assessore alla Pubblica Istruzione intenda utilizzare i fondi della premialità per completare l’acquisto degli scuolabus promessi a suo tempo ai Comuni che hanno subito la chiusura degli istituti”, conclude il capogruppo. “Per incredibile che possa sembrare, a dispetto di tutte le promesse e le rassicurazioni fatte dall’Assessore e dallo stesso presidente Pigliaru, a metà marzo regionale, sigla dei lavoratori bancari aderenti alla Cisl. Il documento sindacale criticava UniCredit, perché – secondo la First e la Cisl Sardegna - la banca non aveva inserito la Sardegna nel piano industriale triennale per il Sud. Un piano da 17 miliardi di euro che tra il 2015 e il 2018 arriverà attraverso servizi innovativi per famiglie e imprese alle regioni Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia. Il sindacato, in realtà, è stato non si è ancora completato l’acquisto degli scuolabus per i Comuni interessati dal Piano di dimensionamento scolastico entrato a regime all’inizio dell’anno didattico in corso. A questo punto, è ragionevole auspicare che gli scuolabus possano arrivare in tempo per le vacanze estive. Se è questo il miglioramento dei servizi che dovrebbe equiparare la Sardegna al Nord Italia, non c’è di che stare allegri”. “spiazzato” da Unicredit, che ha inserito la Sardegna nel raggruppamento delle regioni centrali, riservando per la nostra isola – secondo quanto riporta una nota della banca del 4 marzo 2016 - “un miliardo di euro…di cui 500 milioni per le famiglie e 500 per le imprese”. Inoltre UniCredit si propone per i prossimi 3 anni di accompagnare 130 imprese sarde sui mercati esteri. Nell’articolo in questione, per altro, “Nuovo cammino” si riservava di verificare la notizia pubblicata esclusivamente sulla base della nota sindacale. La verifica è puntualmente avvenuta e ha dato il seguente risultato: “Al via anche in Sardegna – scrive la banca - il nuovo piano UniCredit: nuovo credito per 1 miliardo per rilanciare la regione e più redditività con crescita e innovazione”. La Redazione TERRITORIO Domenica, 27 Marzo 2016 | 13 Usellus. Presentato il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 al Convegno zonale Elisabetta Falchi, enerdì 4 marzo, concludendo ha ricordato nell’aula consiliare, si come per evitare lo è svolto un convegno spopolamento, si devono organizzato avere aziende che diano dall’amministrazione reddito. L’obbiettivo è comunale di Usellus, nel anche puntare sulle quale è stato presentato il qualità organolettiche, Programma di Sviluppo inoltre nel mercato per Rurale 2014-2020 a cura essere competitivi si deve dell’assessore regionale essere visibili, all’agricoltura Elisabetta riconoscibili per i Falchi. Dopo l’introduzione consumatori: sono dell’assessore comunale previste anche misure per all’agricoltura Pierpaolo mettere insieme gli Casu, il vice sindaco Lucio agricoltori. Bisogna Melis nel salutare ha parlato puntare sulla tracciabilità, del piccolo paese di 782 sul territorio sano, in un abitanti, caratterizzato da contesto paesaggistico di vocazione agricola, ma con qualità; infine i Gal forte carenza culturale, vengono visti sempre più disoccupazione e come strumento spopolamento. operativo. L’impressione, ha detto, è che A conclusione un piccolo ci sia anche un programma di rinfresco con i vini della soppressione rurale, visto che Cantina Sociale “La Giara” la legislazione degli ultimi Alla presenza dell’Assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi di Usellus. Un convegno tempi va in tal senso, con una che riaccende le speranze, burocrazia asfissiante per i e con la partecipazione di amministratori e tecnici del settore ma occorre prendere comuni, trasferimento di coscienza che l’agricoltura funzioni ad enti sovra è davvero la base di una comunali, soppressione di nazione: senza di essa si muore o si per i bovini da carne e da latte, per un sportello necessitano di capacità servizi, ventilata soppressione delle dipende dal punto di vista economico e totale di 225. 638. 230 euro. Quindi gestionale, Argea e Laore forniranno guardie mediche e una legge di riforma alimentare da altre nazioni e da spietate l’intervento dell’on. Antonio Solinas, degli enti locali a dir poco irragionevole. supporto informativo. Tra le misure, la multinazionali, che fanno affari presidente della IV commissione 6.1 prevede aiuti per l’avviamento di Ha chiesto corsi di formazione in vendendo OGM e altri alimenti a ambiente, foreste. Il direttore Coldiretti attività dei giovani agricoltori, per un agricoltura aperti a tutte le età, per rischio, come si è potuto vedere all’Expo Giuseppe Casu, nel suo intervento, ha totale di 80.000.000 euro. Altri 81 evitare spopolamento e aumento delle 2015, dove in bella mostra stavano detto che lo spopolamento, in parte, è milioni di euro sono previsti dalla “povertà estreme”, a carico dei servizi insetti e coccodrilli “buoni da dovuto al fatto che molte aziende misura 6.4.1. per sostegno e sociali dei comuni. Quindi si è passati mangiare”, mentre al nostro maialetto è agricole che generavano reddito si sono investimenti nella diversificazione agli interventi dei relatori. Il dott. stato concesso di apparire solo spente, e che quindi è necessario dell’azienda, agriturismo e fattorie Sebastiano Piredda, direttore generale “termizzato”. Questo accade quando si riattivare aziende nei paesi. Nel sociali. La misura 7 finanzia la banda dell’assessorato regionale dipende dagli altri: si è deboli perché si dibattito sono intervenuti il sindaco di larga e ultralarga; la misura 8 si occupa all’agricoltura, ha illustrato le 19 misure sceglie di dipendere da altri. Quindi la Villa Verde Roberto Scema, di Albagiara dello sviluppo delle aree forestali; la 10 previste dal PSR, per un totale di Marmilla e Usellus devono riscattarsi, Maurizio Mallocci, i tecnici Mimmo della conservazione delle razze locali a 1.308.406.250 euro di finanziamenti: rischio di estinzione; la 14 del benessere Cau agronomo e l’ing. Maurizio Manias, riscoprendo la terra, fonte di alimenti, l’accesso sarà attraverso bandi su di reddito e di occupazione. direttore del Gal Marmilla. animale di ovini e caprini, ma anche dei “progetti a sportello”, per accelerare la Lucio Melis L’assessore regionale all’Agricoltura suini, e ne viene introdotta una nuova spesa. Considerato che i bandi a V Rilanciare le aziende agricole Milis.Progetto di inclusione sociale “Alta Marmilla… Ritorno alla terra” n occasione della rassegna di floIl progetto prevedeva lezioni in rovivaismo di Milis “Primavera in aula e laboratori per conoscere Giardino” svoltasi il 12 e 13 mari processi lavorativi dei settori zo 2016, è stato presentato al convegno inaugurale il progetto di produttivi, come strumento di agricoltura sociale “Alta Marmilla... inclusione sociale, rivolto alle ritorno alla terra” promosso e gestito dall’Unione di Comuni Alta Marmilla, persone svantaggiate in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale della Asl di Oristano e l’Agenzia Laore. Avviato nell’aprile 2015 e concluso l’educatore Filippo Bartolomeo, ideatore e anima nel settembre dello stesso anno, “Alta Marmilla... Ridell’iniziativa, sotto la supervisione dell’equipe territorno alla terra” è stato un percorso innovativo che toriale del Centro di Salute Mentale di Ales-Terralba. ha visto l’agricoltura come strumento di inclusione Proprio l’educatore della Asl 5 Filippo Bartolomeo ha sociale, rivolto alle persone svantaggiate. illustrato al Convegno il progetto di agricoltura soFinanziato dal “Gal Marmilla”, il progetto ha coinciale - come è nato, cresciuto e quali risultati ha ragvolto ventiquattro persone appartenenti ai venti cogiunto - nel corso del seminario a cura dell’Agenzia muni dell’Unione di Comuni Alta Marmilla, che per Laore “Il paesaggio agrario”, che si è tenuto a partire sei mesi sono state ospitate nelle fattorie didattiche dalle ore 10.00 presso la sala convegni di Villa Pernis, “Sa Scrussura” di Sini, “Su Massaiu” di Turri, “Sa sede dell’esposizione. Insieme a lui, a rappresentare Stiddiadroscia” di Gesturi e “Quaddus e Tellas” di il progetto erano presenti il tutor esterno dell’azienGenoni. Il progetto si è sviluppato dalle lezioni in da Sa Scrussura Cristian Chianello, che si occupa di aula ai laboratori per conoscere i processi lavorativi orticoltura-terapia, l’imprenditrice agricola Anastadei diversi settori produttivi, fino alla riabilitazione e sia Mura dell’azienda Sa Stiddiadroscia in rappresenal primo inserimento sociale nelle fattorie, attraverso tanza delle fattorie didattiche aderenti all’iniziativa e Zelia Marrocu che da protagonista diretta del progetspecifiche attività di orto-terapia e di percorsi amto ha emozionato i presenti in sala raccontando in bientali. Tutte le attività hanno avuto il supporto dei modo sentito la sua personale esperienza nei sei tutor (uno per azienda) e sono state coordinate dal- I mesi di progetto. Insieme a Zelia erano presenti anche alcuni altri dei partecipanti alla sperimentazione, cui è stato riservato uno stand informativo ed espositivo per i prodotti realizzati all’interno della mostra. Presente al convegno anche l’Assessore regionale alla Sanità Luigi Arru che ha espresso ampio apprezzamento per l’iniziativa che si è rivelata un esempio pratico di contrasto alla disabilità con programmi di inclusione sociale. La partecipazione alla rassegna di Milis mira a documentare come la terra abbia realmente un ruolo terapeutico-riabilitativo, per questo è fondamentale che progetti simili abbiano continuità. A tal fine è importante sensibilizzare l’opinione pubblica sull’opportunità che la terra offre per restituire dignità, capacità e piena autonomia alle persone (spesso a rischio emarginazione), che a contatto con la natura possono diventare protagoniste attive della nostra società. Jessica Manias 14 | Domenica, 27 Marzo 2016 CARITAS Serramanna.“La Fattoria di San Michele”: allevare asine per la produzione di latte, prodotto con altissima quotazione e richiesto soprattutto nel settore farmaceutico Per il recupero del sofferente mentale ta per concludersi il progetto “La Fattoria di San Michele” finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell’otto per mille. Il progetto è stato presentato alla CEI dall’Arcivescovo di Cagliari mons. Arrigo Miglio su indicazione del direttore della Caritas di Cagliari mons. Marco Lai per il fatto che la Comunità Terapeutica “San Michele” e il Gruppo Residenziale di Integrazione Sociale si trovano in territorio di Serramanna, nella Diocesi di Cagliari. Il progetto è stato redatto dall’Ufficio Progettazione della Caritas di Ales-Terralba diretto dal Dott. Luigi Serra, soggetto gestore è il “Centro d’Ascolto Madonna del Rosario”. Un progetto innovativo che vede coinvolti diversi soggetti dell’area Caritas impegnati nell’emergenza dei malati mentali per creare per loro accoglienza, cura e reinserimento familiare e lavorativo, per dare speranze e conforto per i malati mentali e per le loro famiglie. Il progetto “La Fattoria di san Michele” è stato creato all’interno della “Comunità pedagogico-riabilitativa e del Gruppo Residenziale Inserimento Sociale”. La Comunità San Michele è stata fondata 25 anni fa in un caseggiato e in terreni allora dell’Ersat: nel 2004 sono stati concessi al “Centro d’Ascolto Madonna del Rosario” per 29 anni. don Angelo Pittau cognitive aumentano: l’asino invia stimoli di morbidezza, calore, odore, movimento, rumore. Il gioco favorisce anche l’aumento dell’attenzione. Alla base c’è la convinzione che il contatto con la natura riesca a stimolare nelle persone con deficit psichico capacità emotive e comportamentali. Inoltre il lavoro legato alla produzione agricola permette che i ragazzi si aiutino tra di loro: quelli che stanno meglio fanno da tutor a quelli con patologie più gravi, sostenendo la collaborazione tra le persone, così chi ha la tendenza a isolarsi si sente parte di un insieme. Vivere a contatto con la terra fa bene a tutti. La coltivazione permette che i soggetti piantino un seme, lo curino e poi vedano il prodotto finito, tangibile, del loro lavoro: si S Il progetto è stato creato nella “Comunità pedagogico-riabilitativa e del Gruppo Residenziale Inserimento Sociale” Il recupero del sofferente mentale, soprattutto in situazioni molto gravi, non è facile, ma si possono adottare degli approcci metodologici finalizzati alla stimolazione delle risorse presenti nel paziente ed alla crescita delle capacità individuali. Dalla continua analisi del territorio emerge sempre più una maggiore necessità di attivare nuove risorse per i sofferenti mentali, al fine di farli sentire parte integrante di una società che tende a posizionarli ai confini. Il Progetto presentato risponde quindi ad un’effettiva carenza di strumenti operativi di supporto a questa necessità del territorio, rappresentando un forte sostegno non solo per le famiglie degli utenti ma anche per tutto il tessuto sociale. Deve essere lanciata una sfida in cui ci si proponga di sconfiggere l’idea della disabilità mentale, configurata come una malattia che considera coloro che ne sono affetti un “peso”, un costo e un’emergenza, incapaci di sviluppare delle competenze, di apprendere e di saper produrre qualcosa per gli altri. Al contrario deve essere evidente il loro importante ruolo, e il forte contributo che possono dare alla famiglia, alla società, e a tutto il Territorio. Il Progetto “La fattoria di San Michele” nasce dall’esigenza di realizzare un percorso di semi-autonomia e di socializzazione degli ospiti della Comunità Protetta, finalizzato al miglioramento della qualità della vita di questi ultimi. Lo scopo è di creare nuove attività laboratoriali, varie occasioni di socializzazione e soprattutto un percorso di inserimento socio-lavorativo una volta che il percorso terapeutico avrà raggiunto i suoi obiettivi. Il tutto tenendo sempre la persona al centro del suo percorso e le risorse di ogni singolo. Il progetto prevede l’allevamento di asine per la produzione di latte, prodotto con altissima quotazione e richiesto soprattutto nel settore farmaceutico (esistono già contatti con alcune realtà del Nord Italia grazie alla rete delle Caritas). La rieducazione con animali (pet-teraphy) è data da un insieme di metodi mirati a trovare, grazie all’animale, uno stato emotivo il più normale e tranquillo possibile. La terapia fatta con l’asino sfrutta le caratteristiche biomeccaniche dell’animale condotto al passo (accettazione passiva dei movimenti dell’animale): ha l’effetto terapeutico di produrre stimolazioni pedagogiche e psicologiche con l’integrazione psicomotoria e fisioterapica. Svolgere dei percorsi-gioco con l’asino agisce sulla regolazione del tono muscolare e aiuta nella risoluzione delle contratture, apporta rinforzo nella riduzione del tono, aiuta nel miglioramento della coordinazione muscolare e dell’equilibrio, aumenta il guadagno di ampiezza articolare. Attraverso il gioco anche le competenze Il contatto con la natura riesce a stimolare, nelle persone con deficit psichico, capacità emotive e comportamentali rendono conto di quello che hanno realizzato e di quanto sia importante, crescendo in autostima e sicurezza. E quella produttività che appartiene a loro è fondamentale per una piena inclusione sociale. Comunità San Michele Gli obiettivi generali e specifici del progetto rescita personale, Miglioramento della qualità della vita, Socializzazione e Inserimento lavorativo. L’obiettivo generale del progetto è di offrire agli ospiti della “Comunità San Michele” la possibilità di acquisire nuove capacità di tipo manuale, intellettivo, e di progettare per loro un percorso di semi-autonomia, dove gli utenti oltre che una “casa” apprendono anche un lavoro, che garantisce uno sviluppo e una crescita personale oltre che una garanzia economica. Ancora si vuole ottenere un miglioramento della qualità della vita di ogni ospite accrescendo le possibilità di socializzazione all’esterno della struttura, creando spazi dove gli ospiti possano realizzare attività lavorative, che diano possibilità di espressione agli ospiti. Obiettivo specifico 1: Adeguamento degli spazi della Comunità alle nuove esigenze, acquisto di macchinari, strumenti e mezzi utili per la realizzazione delle attività lavorative da parte degli utenti. Formazione del personale assistenza. Obiettivo specifico 2: Percorsi di inserimento lavorativi in un contesto protetto, con suddivisione delle attività lavorative tra gli utenti con specifici percorsi di formazione e assistenza, coltivazione e lavorazione dei prodotti. Obiettivo specifico 3: Distribuzione e commercializzazione dei prodotti lavorati e partecipazione alla vita sociale da parte degli utenti. Comunicazione e diffusione dell’attività svolta. C CHIESA Domenica, 27 Marzo 2016 | 15 Riunione dei Centri Missionari diocesani, con testimonianza di varie esperienze essere utile per un i è svolto mercoledì paziente impossibilitato a 24 febbraio l’incontro seguire la Messa essere periodico di verifica visitato dal proprio pardei Centri Missionari roco nel proprio Diocesani della Sardegna. ambiente(casa, comunità Presente anche mons. Gioterapeutica o nosocomio); vanni Dettori, essere rassicurato e Amministratore Apostolico accompagnato verso il della Diocesi di Ales-Terralba fine vita terrena, e Delegato Regionale uscente sostituendo l’interpretaResponsabile CDM sardi. zione passiva di “estrema Tema centrale della verifica è unzione”con un stata la formazione missionaparadigma più positivo di ria del clero e delle modalità “accompagnamento al di intervento utili per rendere confine tra i due estremi: più efficaci le attività ecclefine vita terrena/ inizio siali, orientandole allo spirito nuova vita”. missionario della Chiesa “in Per realizzare questi passi uscita”, inteso non solo a avanti è certamente livello universale ma (sopranecessario avere un clero tutto), comunitario e motivato e formato, cui diocesano. affiancare i direttivi e le Proprio mons. Dettori ha equipè di lavoro laiche ricordato che per curare la formate anch’esse e formazione e la preparazione aggiornate con la partecidei laici è necessaria l’unità pazione ai corsi del corpo episcopale: la rasorganizzati nelle sedi censegnazione paralizza e non trali di Roma e Verona. permette di tentare vie Nell’incontro è stata data molta importanza al lavoro di rete Hanno chiuso l’incontro le nuove, trincerando spesso testimonianze dei progetti nelle sacrestie la missione con gli altri organi pastorali e laici per progetti con obiettivi comuni attivi nelle Diocesi di Alesche per sua natura deve Terralba, Cagliari, essere intesa come sinonimo Oristano, Nuoro. di lode e di gioia verso l’altro. comuni a quelli dei CDM: promozione e Il prossimo incontro di verifica è stato hao (nord-est del Brasile), per circa 15 Ha approfondito l’argomento don fissato per giugno a Macomer, dove sarà sensibilizzazione all’integrazione, anni dal 1975. Prete ecumenico, Ennio Matta, direttore del Centro Mispossibile per gli operatori dei CDM all’accoglienza, alla lotta alle discrimidivenne poi direttore per vent’anni del sionario Diocesano di Cagliari, conoscere il successore di mons. Detnazioni, ai soprusi verso le fasce più Centro Missionario della Diocesi di organizzatore dell’incontro. tori: il nuovo Delegato regionale dei indifese, alle povertà estreme, al razziCagliari con grandi capacità umane e Il “Duc in altum!”che Cristo comanda a CDM sarà Padre Roberto Carboni, smo e alle nuove problematiche relazionali, amato dagli operatori del Simone (Lc 5,4), è esortazione a prennuovo Vescovo della Diocesi di Ales, che giovanile e adulte in diffusione virale CDM che l’hanno accompagnato con dere il largo per una pesca più proficua, dal 2001 al 2013 è stato missionario a (bullismo, cyberbullismo, amore e preghiera, fino alla fine del suo ma sottende anche il significato del Cuba con i frati conventuali della promercificazione del corpo sin dall’adoleviaggio in questa vita terrena. “Puntare verso l’alto”. vincia delle Marche. In terra cubana è scenza, crisi della famiglia e perdita di Dopo una verifica sulle attività Non poteva mancare un ricordo comstato direttore spirituale del Seminario valori importanti nei rapporti interperpromosse attualmente dai diversi CDM mosso di don Nino (Antonio) Onnis: interdiocesano, docente di psicologia e sonali). Missione è anche questo: e il sardi si son proposte diverse aree di missionario “fidei donum”, missionario rettore dei postulanti, nonché rettore Clero potrebbe collaborare a tali iniziaintervento per il futuro. Innanzitutto è promotore della sensibilizzazione della chiesa di San Francesco a La stata data molta importanza al lavoro di tive: ci si rivolgerà alle scuole, alle umana, psico- sociale e religiosa di Havana. Benvenuto, mons. Carboni, associazioni dove l’attività pastorale è rete con gli altri organi pastorali e laici. popolazioni povere all’estero, servendo nella sua terra sarda. necessaria per sostenere i parrocchiani. Dio nella parrocchia dell’archidiocesi di Il lavoro di rete proposto è la comparteAlice Bandino Si è parlato, ad esempio, di come può cipazione a progetti con obiettivi Cagliari in Bacurì, nello stato di Maran- S Ringraziamento a mons. Dettori Arborea.Seminario annuale “Rinnovamento carismatico cattolico servi di Cristo vivo” Commovente il momento abato 12 e domenica 13 marzo 2016 si è tenuto nella nuova Sala Condedicato ai giovani gressi dell’”Horse Country Resort” di che sono stati invitati Arborea l’annuale Seminario di a consegnare la loro Guarigione interiore dei Gruppi di Lode e Adorazione della Sardegna, appartenenti al vita a Gesù “Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale Servi di Cristo Vivo” di Diritto Pontificio. Rinnovamento Carismatico in America fin dalle sue Questo ramo del Rinnovamento Carismatico Cattoorigini. È segretario del Consiglio Internazionale del lico, iniziato negli anni ‘80 da Padre Emiliano Tardif “Rinnovamento Carismatico Cattolico Servi di Cristo (Santo Domingo - di cui nel 2007 è iniziata la causa Vivo”, laureato in Teologia e Psicologia, apprezzato di beatificazione), ha come cofondatore e Presidente predicatore di ritiri e seminari in varie nazioni del internazionale Padre Michele Vassallo. Conta numemondo e autore di numerosi libri. rosi Gruppi di preghiera in Italia e in altre 19 nazioni “Sono Io che parlo con te” (Gv 4,26) è stato il tema del mondo, circa 50 Gruppi in Sardegna ed è prescelto per questo cammino di conversione e guarisente anche nella nostra Diocesi. gione di due giorni, in preparazione alla Santa PaIl Seminario di Guarigione interiore è uno dei tre insqua, e che ci ha portato ad “incontrare” Gesù presso contri regionali che si tengono durante l’anno ad Aril pozzo di Giacobbe insieme alla Samaritana … borea. Sono convegni di evangelizzazione, “Sono Io che parlo con te” è la Parola che ognuno dei formazione e preghiera, tenuti da sacerdoti e laici, e mille partecipanti, giovani e anziani, uomini e sono aperti non solo ai Gruppi di preghiera, ma donne, che hanno gremito la Sala Congressi, si è senanche a tutti coloro che vogliono vivere un’espetito rivolgere da Gesù. Saper riconoscere la Sua voce, rienza di incontro con il Signore e con i fratelli in incontrarLo, lasciarsi guidare e guarire nel profondo questa corrente di grazia per la Chiesa di oggi che è il è stata l’esperienza forte che ha toccato i cuori di tutti, anche di chi è venuto per la prima volta. Rinnovamento Carismatico Cattolico. È stata l’esperienza di un incontro “personale, vivo, Il Seminario è stato guidato da padre Dario Betancon occhi aperti e con cuore palpitante”, come ci ha court degli Stati Uniti, che ha vissuto l’esperienza del S detto e fatto ripetere più volte padre Betancourt e che il Signore nella sua grande bontà ci ha fatto vivere. Particolarmente coinvolgenti, accanto agli insegnamenti, i momenti della preghiera comunitaria carismatica, guidata dalla Parola di Dio e accompagnata dai bellissimi canti del repertorio internazionale del Rinnovamento Carismatico eseguiti dalla Corale Regionale. Commovente il momento dedicato ai numerosissimi giovani che sono stati invitati ad avvicinarsi al palco e a consegnare la loro vita a Gesù. Significativo il bisogno di tanti che si sono avvicinati al sacramento della Riconciliazione per riscoprire ed accogliere l’amore misericordioso di Dio Padre. Toccante l’Adorazione eucaristica e la Messa concelebrata, che hanno fatto sperimentare la presenza reale di Gesù vivo che guida, nutre e consola il Suo popolo in questi tempi così difficili e dolorosi. Mariella Campo 16 | Domenica, 27 Marzo 2016 CHIESA Ecumenismo. Continua la presentazione del documento di Cuba, del quale i media si sono soffermati solo sul discorso di saluto fatto da Kirill e Francesco Il documento dei due Patriarchi Pagina a cura di don Peppangelo Perria i è riflettuto sulle violenze che hanno causato miglia di vittime in Iraq e poi in Siria, “Chiediamo a tutti coloro che possono influire sul destino delle persone rapite, fra cui i Metropoliti di Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim, sequestrati nel mese di aprile del 2013, di fare tutto ciò che è necessario per la loro liberazione”. Si prega perché tutte le parti coinvolte nei conflitti mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei negoziati. “Facciamo appello a tutti i paesi coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in maniera responsabile e prudente. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova guerra mondiale”. Si chiede il dialogo interreligioso, si afferma la libertà religiosa, si ringrazia il Signore per il rinnovamento della fede cristiana in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale, dove i regimi atei hanno dominato per molti decenni. Si ricorda come spesso cattolici e ortodossi lavorino fianco a fianco in attività caritative e sociali attestando l’esistenza di fondamenti spirituali S comuni della convivenza umana, testimoniando i valori del Vangelo. (Dic nn 10-14). La preoccupazione che restringe la libertà religiosa in tanti paesi di antica cristianità, dovuto certo al fondamentalismo e ai fondamentalisti religiosi e laici: “In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee a ogni riferimento a Dio e alla sua verità, costituisce una grave minaccia alla libertà religiosa”. È fonte di preoccupazione la limitazione dei diritti dei cristiani e le discriminazioni che si compiono quando forze politiche guidate da un ideologia secolare aggressiva spingono i cristiani ai margini della vita pubblica. Preoccupa anche la fatica che fa l’integrazione europea che stenta ad allargarsi e a offrire sicurezza e pace: “Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana”. (Dic nn 15-16). A preoccupare è poi la povertà pur crescendo le ricchezze dell’umanità. Non si può stare poi indifferenti di fronte ai milioni di migranti e di rifugiati politici ed economici che bussano di fronte alle porte di una Europa spesso sorda ed egoista, mentre sappiamo che risorse spesso usate male e anche abusate della madre terra danno segno di usura e di spreco: “Il nostro sguardo si rivolge alle persone che si trovano in situazioni di grande difficoltà [ … ]Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e una autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono.” (Dic nn 17-18.) Si apre poi la riflessione sui temi che sono più religioso e di fede: La famiglia centro naturale della vita umana e della società; la famiglia fondata sul matrimonio atto libero e fedele di un uomo e di una donna. C’è il rammarico per come certe istituzioni stiano promuovendo per una non sana, spesso, libertà ed uguaglianza altre forme di convivenza “siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna, nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica”. Si chiede il rispetto inalienabile della vita umana e la possibilità dove sia impedita della nascita di milioni di bambini, dove la regolamentazione delle nascite diventa, regolata da leggi liberticide, impossibile. L’eutanasia viene ormai vista come soluzione per il peso che può venire per le loro famiglie e la società in generale. Si mette in evidenza quanto preoccupino le tecniche di procreazione medicalmente assistita che permette la manipolazione della vita, attaccando i fondamenti dell’esistenza umana, dell’uomo creato a immagine di Dio. (Dic nn 19-21). La dichiarazione si rivolge poi ai giovani cristiani: chiamati a non nascondere i loro talenti e invitati ad usare tutte le loro capacità per testimoniare i comandamenti evangelici; l’invito forte di wojtiliana memoria di non aver paura di andare controcorrente e difendere le verità della fede cristiana nel mondo che invece propone solo norme secolari che allontanano da Dio. “Ricordate che siete stati comprati a caro prezzo, al costo della morte in croce dell’UomoDio Gesù Cristo”(Dic nn 22-23). Nei numeri 24- 29 della Dichiarazione comune poi si tocca gli argomenti concreti e le dichiarazioni di intenti che mettono in evidenza la comune Tradizione della Chiesa unita del primo millennio e la missione di annunciare anche nel mondo di oggi il Vangelo di Gesù Cristo. Non ci deve essere concorrenza ma imparare a vivere insieme nella pace e nella concordia. Si rifiuta in modo assoluto il Proselitismo e si invita al rifiuto del modo sleale per promuovere la propria Chiesa a scapito dell’Altra. Ci si augura che il cammino attuale contribuisca alla riconciliazione e all’eliminazione delle tensioni tra greco- cattolici e ortodossi, si dichiara che da oggi ogni metodo che tenta di promuovere l’uniatismo è da abrogare: “Tuttavia, le comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco- cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili”. Viene deplorato lo scontro in Ucraina che ha causato vittime, lutti e grave crisi economica e umanitaria, si auspica che ortodossi e comunità cattoliche riescano a superare le lotte e gli scismi per poter costruire un paese pacificato e rispettoso delle esigenze e delle peculiarità delle diverse confessioni attorno “alla verità di Dio e della Buona Novella salvifica, ci sostenga l’Uomo – Dio Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, che si fortifica spiritualmente con la sua infallibile promessa: «Non temere piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno»!”. Il numero 30 è la conclusione che domanda il sostegno della Trinità e la protezione della Beata Vergine. N.b. il testo commentato è tratto da La Civiltà Cattolica n 3977del 12 marzo 2016. CamPagna abbonamenTi 2016 Se non hai ancora provveduto, ricòrdati di rinnovare l’abbonamento 2016. Riporta la voce del Papa, del Vescovo, della Diocesi, delle Parrocchie e della Chiesa. 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La scorsa settimana, dal 15 al 17 marzo, il Consiglio Permanente della CEI ha predisposto un progetto di massima, da sottoporre ai Vescovi italiani. L’argomento è di evidente attualità. La rapida e profonda evoluzione nella società impone un ripensamento anche sulla pastorale della Chiesa italiana. E i preti sono in prima linea, nella ricerca di modalità nuova di presenza in questa società che progressivamente assume caratteristiche di secolarizzazione e di disaffezione dalle strutture ecclesiastiche e dalla pratica religiosa. In tanti parlano di società post-cristiana. Ma nonostante tutto la Chiesa italiana resta fortemente radicata nel vissuto della gente. Deve comunque ripensare i modi di gestire la sua attività. La missionarietà è diventata parola d’ordine, dentro una realtà che si riconosce bisognosa di annuncio del Vangelo, preliminare rispetto alla catechesi e all’amministrazione dei sacramenti. Il documento ultimo del Consiglio Permanente CEI esprime in modo brillante il nuovo atteggiamento richiesto, chiedendo un passaggio dalla pastorale del campane a quella dei campanelli. Felice espressione. Ma deve essere tradotta in strategia. E ancora prima nell’acquisizione di un L nuovo stile, di una cultura rinnovata sul piano pastorale, teologico e sociologico. Sono pronti i preti ad affrontare queste nuove sfide del tempo presente? Quali competenze e quale dinamiche operative si richiedono per questa innovazione? Per questo è necessario ripensare in primo luogo la formazione al presbiterato, di coloro che si preparano al ministero. I seminari sono chiamati ad una sempre maggiore attenzione alla complessità della società contemporanea, a livello sociale, culturale, religioso. Qualche segno di tentazione di rifugio in forme vetero-clericali, paventata da tanti, suggerisce una riflessione coraggiosa circa l’esigenza di una preparazione adeguata al tempo presente. Ma il problema si pone soprattutto per i preti già inseriti nel ministero. Sono tempi che non permettono di accontentarsi solo di curare l’esistente, insistendo nel ripercorrere vie già conosciute e sperimentate, ma che si rivelano inadatte ad un efficace annuncio in questo tempo. Diverse e varie sono le linee in cui la Chiesa intende muoversi. In primo luogo si nota l’insistenza per una più chiara identità del presbitero, radicata nell’appartenenza al presbiterio. Un prete è prete perché in comunione col presbiterio, che trova il suo punto di unità intorno al Vescovo. Una concezione individualistica contraddice l’identità stessa del prete. Per questo ci si aspetta dai Vescovi indicazioni chiare circa i modi in cui favorire questo senso di comu- nione. Questo dovrà essere coltivato prima di tutto a livello di spiritualità. La vita personale del presbitero dovrà coniugarsi e alimentarsi nella fedeltà ai momenti di preghiera e alla dimensione comunitaria, favorendo la partecipazione a momenti di condivisione, di preghiera, di incontro fraterno. Il tradizionale appuntamento del ritiro mensile dovrà essere valorizzato come punto fermo della vita presbiterale. Si deve evitare il rischio che il prete diventi un funzionario, per quanto dinamico e impegnato possa essere, ma che lo isolerebbe nell’espletamento del suo ruolo operativo, estenuandone il riferimento ecclesiale comunionale. Viene riscontrata anche come urgente l’esigenza di aggiornamento culturale. L’annuncio della Parola richiede linguaggi e modalità adatte agli uomini e alle donne di oggi. Cosa che deve rientrare nelle conoscenze e nelle competenze di ogni prete, a tutte le età. Particolare attenzione si intende rivolgere alla fase piuttosto delicata dell’inserimento dei giovani preti nell’impegno ministeriale. Si richiede un accompagnamento saggio, perché il passaggio dal Seminario al lavoro sul campo non sia traumatico, ed Roma. I Vescovi italiani invitano a riflettere sul referendum per le trivelle Coinvolgere le popolazioni «N on c’è un sì o un no da parte dei vescovi al referendum del prossimo 17 aprile, ma il tema è interessante e occorre porvi molta attenzione». Lo ha affermato il Segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, presentando in una conferenza stampa il comunicato del Consiglio episcopale permanente svoltosi a Genova da lunedì 14 a mercoledì 16 marzo scorsi. Come tutti sanno, il 17 aprile gli italiani saranno chiamati a decidere se consentire o meno agli impianti già esistenti entro la fascia costiera, di continuare l’estrazione di petrolio e di metano fino all’esaurimento del giacimento anche oltre la scadenza delle concessioni. Si tratta di un quesito referendario, sui sei proposti, indetto grazie alla richiesta presentata da nove regioni fra cui la Sardegna assieme a Basilicata, Marche, Puglia, Veneto, Calabria, Liguria e Molise. «L’attenzione all’aspetto sociale ha portato i vescovi a confrontarsi anche sulla questione ambientale e, in particolare, sulla tematica delle trivelle - ha detto mons. Galantino - concordando circa l’importanza che essa sia dibattuta nelle comunità per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco». Il Segretario della Cei ha evidenziato come il punto non è dichiararsi pro o contro le trivelle, ma invitare tutti a creare spazi di incontro e di confronto perché gli slogan non funzionano più, perciò occorre coinvolgere la gente a interessarsi alla questione. «Il problema va affrontato alla luce non solo di quello che dice il Papa ma anche di quello che è stato lungamente discusso dalla Chiesa - ha evidenziato - per cui è importante parlarne, non fermarsi al sì o al no se manca un sufficiente coinvolgimento delle persone». «Oggi si tratta del problema delle trivelle - ha proseguito Galantino - domani ci sarà quello del nucleare, poi altri ancora. Su tutti questi argomenti manca l’approccio culturale, il ragionare sulle cose». Alla dovuta prudenza di mons. Galantino, appare molto chiara la parte dell’enciclica di Papa Francesco citata dal Segretario della Cei, nel passo che afferma “Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili deve essere sostituita progressivamente e senza indugio…». Un tema, quello ambientale in generale, e sulle “trivelle” in particolare, è oltremodo complesso che eviti prevedibili rischi. Per quanto ci riguarda da vicino, nell’ambito della Chiesa sarda sta maturando l’esigenza di creare centri in cui i preti possano ritrovare opportunità di ristoro sia sotto l’aspetto spirituale che sul piano culturale e della vita personale. Si sta facendo strada anche la proposta che per rispondere a certe esigenze in questa direzione le diocesi imparino anche a convergere su iniziative, strumenti e luoghi che coinvolgano quanto meno le Chiese locali più vicine. Una riscoperta e valorizzazione delle metropolie (Cagliari, Sassari e Oristano sono le sedi metropolitane) apparirebbe possibile e opportuna. Si prospetta la possibilità che entro l’anno si possa tenere un Convegno del clero sardo. Sarebbe davvero una buona opportunità, per i preti della Sardegna: riflettere insieme e trovare linee operative giuste, in questo tempo non facile. Don Nico Massa non può, e non deve essere risolto soltanto applicando la “Laudato sì” alle scelte per l’appuntamento elettorale, perché l’enciclica non può essere ridotta a un mero manifesto referendario essendo, invece, un documento di grande magistero che la Chiesa propone per il risveglio delle coscienze. Mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasto, presentando l’enciclica “ambientalista” di Papa Francesco, ha sottolineato come questa non fa altro che chiedere di “integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”, rispondendo con molta chiarezza a chi, dal mondo industriale controbatte all’urgenza del rispetto per l’ambiente con una esigenza occupazionale ed economica. Ancora, mons. Forte afferma che la posizione della Chiesa sulle esplorazioni petrolifere “rientra nel risanamento di quel debito che i Paesi sviluppati possono perseguire solo limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile”. Questo referendum segnerà una tappa importante anche per la Sardegna che da tempo è sottoposta ad uno “stress” di richieste di sfruttamento per la ricerca di idrocarburi, principalmente gas nel sottosuolo, ma ci sono state anche illusorie richieste, fortunatamente tutte respinte al mittente, per realizzare in mare ambigue “foreste di pale eoliche” per produrre energia elettrica rinnovabile. Per tornare all’argomento del referendum, completiamo le informazioni dicendo che in Italia, entro le 12 miglia del nostro mare, in totale sono presenti 35 concessioni di cui 3 sono inattive, una è sospesa fino a fine anno e cinque non sono produttive già dal 2015. Delle 26 concessioni funzionanti per “coltivare idrocarburi” sono attive 79 piattaforme per 463 pozzi distribuiti fra il mar Adriatico, il mar Ionio e il Canale di Sicilia. Paolo Trudu Cumbidu a sa ligidura 18 | Domenica, 27 Marzo 2016 CULTURA Dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed, reportage giornalistico sulla Rivoluzione d’ottobre, libro epocale per generazioni di militanti progressisti lcuni testi sono diventati con il tempo veri e propri monumenti, miti da onorare, cult. Ciò comporta la non ordinarietà e grande popolarità in un determinato ambito di lettori. É certo il caso di Dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed, libro epocale per generazioni di militanti progressisti, giovani studenti, operai e intellettuali, reportage giornalistico sulla Rivoluzione d’Ottobre del 1917 (secondo il calendario giuliano). Si tratta, secondo la stessa definizione dell’autore, di un brano di storia vissuta a Pietrogrado, cuore dell’insurrezione, che si ripeté con una intensità più o meno grande in tutta la Russia. Diverse sono le peculiarità che rendono unico il racconto di questo evento così straordinario, oltre alla sorta di presa diretta “ante litteram”. Reed è un americano e la sua breve vita è stata attiva e leggendaria. Era un vero democratico, aveva un forte senso della giustizia e non aveva paura di esprimere il suo dissenso se ne- A cessario. Fu rispettato e adulato da Lenin che ne raccomandò la lettura “agli operai di tutto il mondo” e definì le sue cronache veritiere, lo stesso fecero Nadežda Krupskaja - secondo cui il racconto delle scene vissute evoca la realtà dei fatti - e Trotsky, che lo definì “un uomo che sapeva vedere e ascoltare”. John Reed (Portland 1887-Mosca 1920), laureato ad Harvard, viaggiò a lungo in Europa come reporter per American Magazine, The Masses, Metropolitan, The Liberator. Aderì alla Industrial Workers of the World, un’organizzazione operaia e scrisse sul massacro dei minatori di Ludlow. Nel 1914 seguì come reporter l’esercito di Pancho Villa (Il Messico insorge). In USA tenne conferenze contro la guerra. All’inizio del 1917 sposò la collega Louise Bryant e partì con lei per Pietrogrado. Nel 1918, in USA, partecipò alla fondazione del Communist Labor Party. Tornò in Russia come delegato del II Congresso dell’Internazionale Comunista e vi morì di tifo il 17 ottobre 1920, all’età di 33 anni. É sepolto sotto le mura del Cremlino. Dieci giorni che sconvolsero il mondo è un documento prezioso perché smentisce la propaganda reazionaria occidentale e rende evidente il successivo tradimento della Rivoluzione. In Russia la classe operaia ebbe ragione degli interessi del capitale, che alla lunga riuscì a rifarsi. Reed racconta lo straordinario clima di quei giorni. La Russia intera imparava a leggere; leggeva di politica, di economia e di storia perché il popolo aveva bisogno di sapere. In ciascuna città, quasi in ciascun villaggio, su tutto il fronte, ogni frazione politica aveva il suo giornale (…) La sete di istruzione frenata per tanto tempo divenne con la rivoluzione un vero delirio. (…) Conferenze e congressi innumerevoli mescolavano gli uomini di due continenti: i congressi dei soviet, delle cooperative, degli zemstvo, delle nazionalità, i congressi di preti, di contadini, di partiti politici, la conferenza democratica di Pietrogrado, la conferenza nazionale di Mosca, il Consiglio delle Repubblica russa… L’esigenza pregiudiziale per i rivoluzionari era la pace, che venne proposta ai tutti i popoli europei belligeranti con un memorabile proclama. Dal libro sono stati tratti i film Ottobre (1927) di Sergej M. Ejzenstejn, Reds (1981) di Warren Beatty, I dieci giorni che sconvolsero il mondo di Sergej Fedorovic Bondarcuk (1982). (Editori Riuniti, Roma 1961). Massimo Pistis Rubrica “… Tra Chiesa, storia e architettura” a cura di Matteo Argiolas S. Leonardo e Masullas, dal Medioevo fino a noi I nizia da questo numero una nuova rubrica “Tra Chiesa, storia”, che ci darà l’opportunità di riscoprire la bellezza artistica e storica di tante chiese della nostra diocesi. A curare la rubrica, Matteo Argiolas, giovane di San Gavino, laureato in Scienze dell’Architettura, e in cammino verso il completamento della magistrale. Il paese di Masullas nasce dalla fusione di due piccoli centri sviluppatisi attorno alle chiese di San Leonardo e Santa Lucia. Con la costruzione della chiesa parrocchiale della Madonna delle Grazie (XVI sec), questi due centri si unirono a formare l’attuale paese. Un recente ritrovamento avvenuto durante i restauri della chiesa patronale ha dato alla luce un’antica vasca battesimale che per tipologia e caratteristiche potrebbe essere ascrivibile al VIVII sec, periodo Bizantino in Sardegna. Il ritrovato suggerisce la presenza di una Pieve, una chiesa battesimale tra le poche nell’isola. La pieve era sia centro religioso che entità territoriale, per chi abitava lontano dai centri urbani era l’unico luogo di culto in cui si potevano amministrare tutti i sacramenti, a partire dal battesimo, che veniva celebrato solo nelle Cattedrali. Il ritrovamento mette in luce un ruolo centrale di Masullas nell’organizzazione ecclesiastica medioevale in Sardegna. Il paese nel periodo del Giudicato di Arborea apparteneva alla curatoria di “Parte Montis”. La chiesa faceva parte della Mensa vescovile, perciò Parroco e amministratore diretto era il vescovo di Terralba, rappresentato in Parrocchia dal suo Vicario Parrocchiale. Durante il periodo di transizione verso la nuova diocesi di Ales, il villaggio di Masullas ha ospitato per brevi periodi la sede vescovile e alcuni vescovi di Terralba vi avevano una seconda residenza (preferenza probabilmente dettata da un clima e una protezione migliore rispetto alla piana insalubre e soggetta a incursioni di Terralba). La chiesa di S. Leonardo (metà del XIII sec) è l’edificio meglio conservato tra quelli che attestano la continuità con il modello romanico mononavato arborense, con abside semicircolare a nord-est e copertura a capriata lignea. I monaci Vallombrosani avevano un monastero a San Michele in Thamis, vicino a Masullas, e verosimilmente si deve a essi la costruzione della chiesa; da uno stretto rapporto con i monaci di Fulda entrarono in possesso delle reliquie di S. Callisto (Papa tra il 217 e il 222, che da diacono era stato in esilio in Sardegna) e come si legge in un documento del 1848 pare fossero qui deposti i corpi dei santi Callisto e Calica. Nel restauro (1977) si è trovata la traccia di un impianto anteriore al XIII sec: in una prima ricostruzione pare esistesse una medesima aula mononavata; da altre fonti esso potrebbe essere invece un ambiente binavato. I prospetti principali sono in conci di arenaria e trachite di media pezzatura mentre i prospetti laterali presentano pietrame misto. La facciata a doppio spiovente è sormontata da un campanile a vela e può essere scomposta in tre livelli ai quali corrispondono diversi registri linguistici. Il primo presenta il portale di ingresso sormontato da una lunetta semicircolare, il secondo prevede una finta loggia in rilievo con una serie di archetti pensili a doppia ghiera, internamente a tutto sesto e esternamente a sesto acuto, nel terzo livello in asse con il portale si apre una bifora. I due prospetti laterali presentano entrambi una monofora strombata verso l’interno, così come quella absidale che presenta nella centina una protome antropomorfa. La porta meridionale ha capitelli a decoro fitomorfo e un architrave a timpano rialzato. Lo schema della facciata rivela derivazioni toscane (finta loggia) e tendenze conservative della tradizione locale quali motivi ornamentali e strutturali (la lunetta semicircolare e forse la gradinata a semicerchio dell’ingresso laterale). Nella sua semplicità ci mostra una spiritualità romanica con una precisa tendenza al trascendente. Attualmente la chiesa appartiene alla parrocchia B.V. delle Grazie della forania di Mogoro, amministrata dal vicario Padre Jerome, succeduto e a don Giuseppe Carta (1999-2015) e don Giovanni Biancu (1988-1999). A soli 389,00 Euro CULTURA Mostra di arti visive promossa dal MAGMMA in via San Gavino Evviva Villacidro! Il Magmma è vivo! C sione dall’autore. Oppure quella croce di Seddanus, magnificamente stilata da Gavino Ganau dove tutto ciò che è attorno svanisce come per esaltarne l’esclusività materiale, lei che rappresenta l’immateriale. E poi il Lavatoio, vero vanto del popolo di Villacidro, che ho voluto plasmare e sospendere in un vuoto apparente. Max Mazzoli ha utilizzato una tecnica mista composta da interventi ad olio e passaggi acquerellati, Gavino Ganau la matita morbida ed il sottoscritto tempera su carta cotone. Il risultato è una commistione di generi che in maniera del tutto casuale, esaltano e risaltano la peculiarità urbanistica ed ambientale di Villacidro. Evviva Villacidro! Il Magmma è vivo! Walter Marchionni VillaVerde.Biblioteca Gramsciana, una nuova sezione Antonio Gramsci e la Sardegna D L’ Africa è un continente affascinante e di infinite bellezze. Da anni i suoi paesi sono diventati luoghi ideali per vacanze culturali, naturali e per i safari fotografici. E proprio le storie belle dell’Africa, quelle più misteriose ma anche quelle più tristi e spesso celate agli occhi del mondo n Ales - Curcuris L’Anai, Associazione nazionale archivistica italiana promuove una settimana di eventi per fare conoscere ai cittadini la ricchezza del patrimonio archivistico del nostro Paese. La Nur in collaborazione con Terra Noba Onlus e Biblioteca Gramsciana Onlus, ha aderito venerdì 18 Marzo e sabato 19 Marzo al programma “Ispirati dagli Archivi” con una mostra del tutto eccezionale. Per la prima volta in assoluto è stata esposta un’ampia scelta di documenti dell’Associazione Centrale di incoraggiamento per l’apicoltura in Italia, fondata a Milano l’8 gennaio 1867 per volontà di alcuni spiriti illuminati: Michele Balsamo Crivelli, Gaetano Barbò, Emilio Borromeo, Norberto de Mayno, Giulio Durini, Carlo Gola, Giuseppe Resta, Alfonso Visconti di Saliceto, Gabrio Lurani e Antonio Cappelli. Fu la prima e più importante associazione apistica italiana e svolse un ruolo decisivo “perché l’industria avesse a prendere un maggiore sviluppo”. L’archivio, in fase di riordino ad opera della Nur, è fondamentalmente composto da un carteggio che va dal 1877 al 1914, anni cruciali per la modernizzazione dell’apicoltura italiana. I più significativi documenti e rare fotografie d’epoca dell’Associazione saranno proposti contestualmente a quelli dell’archivio di Luigi Olla, che nel 1917 fu tra i primi a introdurre in Sardegna l’arnia a favo mobile e del quale saranno esposti, nell’allestimento curato da Mauro Podda, gli antichi utensili apistici. La mostra si è tenuta ad Ales in località Marraconi, tra Ales e Curcuris, all’interno di una sala ampia e funzionale di un moderno spazio ispirato ai più rigorosi criteri della bioarchitettura. Il titolo della mostra è mutuato da quello della bibliografia apistica di Marco Accorti, alla cui memoria l’evento è dedicato. Scritti musicali di F. Vittorino Joannes come CD, DVD, video cassette, musicassette, ecc., un fondo di oltre 700 manifesti, una collezione di oltre 350 opere d’arte, oltre 50 testate di periodici. Il patrimonio documentario è articolato, con quella di nuova istituzione, in sette sezioni: opere di Gramsci, opere su Gramsci; Storia; Logica, “non book material”, periodici e Sardegna. Tutto il patrimonio bibliografico è catalogato, interrogabile nell’OPAC del polo SBN Sardegna, e pertanto accessibile al pubblico. La Biblioteca Gramsciana dal giugno 2016 ha sede nella “Crobeddu” a Villa Verde dove ci sarà la fruizione al pubblico delle monografie possedute. Il servizio comprenderà l’apertura al pubblico della Bi- Misteri di popoli e animali Notizie flash n Cagliari Ha un catalogo di 5800 monografie, più materiali come CD, DVD, video cassette, musicassette e altre 350 opere d’arte Nel Museo Sa Corona Arrubia | 19 Mostra “Le Api di Carta” oniando questo slogan per la mostra che andiamo a rappresentare, mi viene spontaneo riferirlo al MAGMMA stesso e che potrebbe essere tradotto in questi termini: evviva il MAGMMA. Il MAGMMA è vivo. Dopo il temporaneo abbandono del Palazzo Vescovile, dove, come è noto, il MAGMMA ha la sua sede naturale, e dove tra l’altro la Fondazione Estetica & Progresso da me rappresentata ha l’esclusività di tutte le attività relative alle arti visive (pittura, grafica, scultura, fotografia etc.) sancito da un accordo con la Diocesi di Ales Terralba, siamo ospitati nella “Casa Santi Gioacnella doppia veste di colui che ha ideato chino e Anna” del Centro d’Ascolto Mail MAGMMA e di artista, come atto di donna del Rosario. Il luogo è quasi ame- appartenenza al mio paese. La mostra è no: è la bella periferia di Villacidro, dove un passaggio fondamentale del percoril verde ti avvolge in un sapore che sa di so avviato più di un anno fa dal Museo antichi ricordi. Spazi aperti, come vuole MAGMMA. essere il MAGMMA, un luogo aperto a Il piacere, ma anche l’onore, di condivitutti, come l’arte deve essere. In questa dere questo momento con due amici soluzione, quale sede temporanea del artisti la cui fama ha oltrepassato il TirMAGMMA, la cui ricerca per alcuni reno, mi coinvolge in questo singolar mesi ha conosciuto traversie di vario ge- tenzone allargato a tre: Villacidro, come nere, è stata di fondamentale importanmusa, immota ed eterna, attende la voza l’intervento di istituzioni private glia di esprimere al meglio la tecnica e come la Fondazione Banco di Sardegna la vena ispiratrice degli artisti. ed il Centro Culturale di Alta FormazioEcco allora la rappresentazione della ne, garantendo continuità alle attività vecchia stazione delle Ferrovie Complemuseali. mentari da parte di Max Mazzoli scuoNon volevo sottrarmi alla celebrazione tere l’anima del villacidrese in un tripudell’evento; e ho voluto parteciparvi dio di rosa antico “forgiato” per l’occa- a anni opera un gruppo di lavoro composto da bibliotecari e archivisti, che sta costituendo una biblioteca interamente dedicata agli scritti di e su Gramsci. Si tratta di raccogliere sotto un unico tetto tutte le edizioni italiane e straniere degli scritti di Gramsci. La Biblioteca Gramsciana è ormai una realtà fattiva e operante e si arricchisce ogni giorno di contenuti e lavori. Una nuova sezione è nata grazie alla donazione di due amici della biblioteca Gramsciana di oltre 250 volumi riguardanti gli autori sardi e la Sardegna. Si spera che questa sezione anche grazie ad altre donazioni possa accrescere il patrimonio della Biblioteca (per informazioni 3493946245). Ad oggi la Biblioteca Gramsciana si connota come l’istituzione bibliotecaria dedicata al grande uomo politico sardo tra le più articolate e ricche esistenti oggi in Italia e pertanto nel mondo. La Biblioteca Gramsciana, che ha regolamento, carta dei servizi e carta delle collezioni, ha un catalogo di 5800 monografie, più materiali Domenica, 27 Marzo 2016 blioteca Gramsciana nelle 12 ore di apertura della Biblioteca Comunale “Antoni Cuccu” (Mar e Ven 15-19 e Gio 8,30-12,30). La Biblioteca Gramsciana si è dimostrata un importante “attrattore culturale”. Infatti negli ultimi dieci anni numerosi e autorevoli esponenti del mondo della cultura e della politica hanno voluta visitarla a prescinderne da qualsiasi motivazione di studio o ricerca. Mentre l’utenza abituale è sempre quella particolarmente qualificata, tipica di una biblioteca specialistica qual è la gramsciana, composta da tesisti, dottorandi, e docenti, ma anche, sebbene in minor misura, quella più generalista. Giuseppe Manias occidentale sono state raccontate da Stefano Floris domenica 20 marzo nel Museo Naturalistico del Territorio G.Pusceddu. “Tornerò in Italia per mostrarvi la “mia” Africa. Alcuni di voi ci sono già stati, altri staranno progettando di farlo, altri ancora forse la conosceranno solo tramite le mie parole. Ma posso promettervi che, attraverso ben 400 diapositive e inserti video, sgranerete gli occhi, sorriderete, riderete a crepapelle ma piangerete anche di fronte alle incredibili storie di popoli e animali d’Africa che la nostra televisione non vi racconterà mai… ” dice Stefano Floris, guida safari che dopo la tappa in terra sarda racconterà la sua esperienza nei teatri di Roma e Firenze. È disponibile anche per l’acquisto on line il volume di Fernando Vittorino Joannes, L’arpa di Davide. Scritti musicali, uscito di recente per la PFTS University Press. Si tratta di una raccolta di trenta scritti musicali del padre francescano Vittorino Joannes (1931- 2012), teologo e liturgista, e curati in questo volume da Daniele Vinci. Gli scritti, quasi tutti inediti, sono ordinati cronologicamente e rappresentano un originalissimo viaggio umano e musicale, corredato di immagini e testimonianze, che dal Medioevo giunge alla contemporaneità. In appendice al testo vi sono 19 tavole a colori che riportano i volti e i luoghi nei quali i testi sono nati. La maggior parte di questi scritti sono relativi agli anni novanta, periodo in cui “Joannes sostiene come ‘maestro interiore’ il Coro dell’Università Cattolica di Milano, animandone le giornate di studio e accompagnando la crescita musicale e culturale non solo del gruppo nel suo insieme ma anche dei suoi singoli membri”. Ma è la musica, la “scrittura sulla musica”, il vero cuore di questo volume, tanto ampio per tematiche a arco temporale considerato quanto intenso e appassionato in ogni sua riga. Come è riportato nella quarta di copertina: “È per questo che i cantori amano re Davide e la sua arpa. È per questo che offrono il loro tempo, la loro voce, il loro sacrificio di ogni giorno. Sono come i mastri costruttori di cattedrali: scavano per noi, entro la dura roccia dell’esistenza, il portale della poesia. E ci invitano a varcarlo senza paura: dentro, ci dicono, c’è il canto. E le ragioni più alte, più intime per cui vale la pena di vivere, e di morire”. 20 | Domenica, 27 Marzo 2016 SARDI NEL MONDO Cucina internazionale. Corrado Pani, Executive Chef con il desiderio di tornare orrado Pani, di carriera ne ha fatta. Oggi, a 45 anni, vanta un curriculum da far impallidire qualunque chef perché, grazie a passione, duro lavoro e tenacia si è ritagliato un’importantissima fetta del mercato della ristorazione negli Emirati Arabi. Corrado ha iniziato la sua carriera da chef nel lontano 1986 nelle navi da crociera che lo portarono a New York. Poi ha proseguito lavorando nei 5 stelle della Costa Smeralda e al Forte Village di Santa Margherita fino al ‘88. Il richiamo per i viaggi era troppo forte e Corrado ha seguito la sua passione per la cucina in giro per il mondo finché, nel 1997, arriva a Londra dove lavora in un 5 stelle di lusso, il famoso “Grosvenor House Park Lane” del Jumeirah Hotels. Dopo una breve parentesi nella terra natia in cui apre il Deco, ristorante della discoteca Why Not di Marrubiu, e lavora come chef al Sant’Elmo beach di Costa Rei, manda il curriculum negli Emirati Arabi. “L’ho inviato quasi per gioco. Volevo continuare a viaggiare e ho tentato” spiega Corrado che, dopo tantissimi colloqui, riesce a ottenere il posto. Da quel momento in poi la sua carriera sarà solo in ascesa. Perché lui non è solo uno chef ma è un Executive, o meglio il Direttore Culinario, colui che, tra le tante figure impegnate all’interno di un ristorante, senza dubbio ha uno dei ruoli più importanti. Deve supervisionare tutto ciò che avviene tra le mura delle cucine dei locali. “Gestisco tutte le operazioni dei ristoranti dell’hotel in cui lavoro adesso, che sono tutti diversi tra di loro: pesce, messicano, internazionale, club lounge, steak house etc. Mi occupo di tutto, dal concept alla gestione dei costi, dall’approvvigionamento al dare l’ok per i menù da pro- C Da S.N. D’Arcidano ai ristoranti di Dubai porre, dalle presentazioni e nuove idee di promozione per tutto l’arco dell’anno alla formazione dei team”. È evidente, dunque, che per aspirare a questo prestigioso ruolo, è indispensabile un grande bagaglio di esperienze ed una buona preparazione. E, dopo essere passato per i più rinomati e lussuosi hotel 5 stelle di Abu Dhabi e Dubai (Rotana Hotels & Towers, Westin Meridien, Ritz Carlton, Millenniun & Copthorne e Sheraton solo per citarne alcuni) dove ha ottenuto diversi premi (come “Best Italian” con il Pregos ad Abu Dhabi e col Bussola a Dubai) Corrado decide di aprire un locale tutto suo, sempre a Dubai, il Solo, grazie al quale ha già ricevuto un importantissimo riconoscimento, il Time Out Award (l’Oscar dei locali) per il 2015 e il 2016 come “Miglior Nuovo Ristorante”. “Ora sono socio di una compagnia che possiede 5 ristoranti e il mio, il Solo, si trova all’interno del Ruffles, un hotel 5 stelle tra i più spettacolari di Dubai. Propongo un genere di cucina che chiamo bistronomia, una cucina di Bistrò ma gastronomica, tecnica, utilizzando ricette anche tradizionali ma personalizzate, all’interno di una cornice conviviale e con uno stile che CERCATE LE OPERE, TROVERETE LA SPERANZA. Scopri i progetti realizzati con i fondi 8xmille alla Chiesa cattolica. Visita la mappa su www.8xmille.it TOSCANA: Lucca Cooperativa agricola “Calafata” SARDEGNA: Cagliari Mensa Caritas LIGURIA: Genova Oratorio “Centro Storico Ragazzi” guarda sempre alla mia terra”. Perché la sua terra Corrado la porta sempre nel cuore. Basta dare uno sguardo al menù che propone: pane carasau rigorosamente handmade, lorighittas, spaghetti ai ricci e bottarga, risotto al cannonau, seadas servite con gelato al miele e sapa e il suo piatto forte e tra i più apprezzati, i culurgiones con carciofi, salsa di fiore sardo e menta, un piatto da far leccare i baffi anche al più pretenzioso tra gli emiri o tra gli uomini d’affari. Il sogno e l’ultimo progetto dello chef è però quello di tornare a Cagliari: “Appena posso torno sempre in Sardegna e ho notato che il capoluogo negli ultimi anni è davvero cambiato, è più dinamico. Dopo trent’anni in giro per il mondo mi piacerebbe tornare e spero presto di trovare qualche grande investitore con cui collaborare che abbia voglia di agire su progetti seri e innovativi di ospitalità. Cagliari ha sicuramente dei grandi potenziali ma servono ancora formule per attrarre turismo e renderci visibili in un contesto ampio. Al momento sto proprio lavorando per un concept Sardegna che vorrei lanciare a livello internazionale e non mi dispiacerebbe proprio farlo partire dalla mia Isola piuttosto che da Dubai” e, conoscendo Corrado, la sua caparbia, la sua tenacia e voglia di riuscire, sicuramente avrà successo anche in quest’impresa. “La mia vita è sempre stata un tutt’uno con la voglia di avventura e sperimentazione. Non mi sono mai fermato perché c’è sempre da imparare e c’è sempre spazio per nuovi stimoli e io di certo non mi pongo limiti”, questa la filosofia di Corrado Pani che, con una carriera lunga trent’anni, non vede l’ora di tornare a calcare nuovamente la terra sarda. Maria Luisa Porcella Ciusa