Domenica 27 Marzo 2016 N°07

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Domenica 27 Marzo 2016 N°07
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Quindicinale d’informazione
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Numero 7 (450) Anno 21 (68)
Domenica 27 Marzo 2016
L’avvicendamento tra mons. Dettori e mons. Carboni, Vescovo il prossimo 17 aprile,
segna la Santa Pasqua 2016. Angoscia e dolore per la strage terroristica di Bruxelles
Pasqua, sia pace e misericordia
La Settimana Santa:
storia di un mistero
di grandezza e di amore
Il messaggio pasquale di mons. Giovanni Dettori
Una Pasqua speciale: sia pace per tutti
a Settimana Santa finisce e finisce bene. Perché altrettanto
bene si evolva e si concluda la
vita di ciascuno, la storia dei popoli
oppressi. La brevità del tempo nella
tomba è il segno indelebile che la Risurrezione ci appartiene, anzi che ciascuno
è chiamato a diventare operatore di risurrezione. “Dio mio, Dio mio perché
mi hai abbandonato?”. Un tweet, non
più di 140 lettere dell’alfabeto, annuncia
il lamento finale di un Redentore che
agli occhi dei suoi
contemporanei finisce sconfitto, crocifisso. Questo sembra il fulcro di una Settimana, quella Santa, che i cristiani celebrano con grande solennità e con un
ciclo di feste “memoriale”. Prende il via
con una solenne cena, che è poi l’ultima
per il celebrante, ma non sarà l’ultima
quanto piuttosto la prima di un’infinità
di Cene, che da oltre duemila anni parlano al mondo. Anzi sono proprio queste “Cene” la forza e il coraggio per quei
200mila cristiani che ogni anno subiscono
persecuzioni in tutto il mondo. Piuttosto
molti governi, europei in specie, portatori
orgogliosi della bandiera della libertà di coscienza, laici tutti d’un pezzo, dovrebbero
vergognarsi dell’ignavia di Pietro lungo il
calvario che rinnega il suo Gesù, perché li
abita pienamente, vergognandosi delle loro
radici cristiane. Ecco vi è, in questa Settimana Santa, del coraggio, anzitutto il coraggio
di un figlio dell’uomo, Gesù di Nazareth. Il
quale invita alla conversione, alla testimonianza del cielo di fronte all’indifferenza.
Brilla ancora un segno, un gesto in quell’ultima Cena. È l’umile chinarsi per la lavanda
dei piedi, che ricorda un altro tweet di Cristo: non sono venuto per essere servito ma
per servire. E c’è un giorno di questa Settimana, che si chiude nel silenzio del dolore e
del lutto. L’Amato, il crocifisso, colui che ha
sfidato la cattiveria, l’ingratitudine della fol-
C
L
la, il cinismo di Pilato, la paura dei discepoli,
è confortato quasi unicamente dal coraggio
delle discepole, le pie donne, con accanto la
madre dolente, la Madonna, che subisce
nella carne del suo cuore l’insulto e la vergogna di un figlio trattato da delinquente.
Ed è il silenzio dello scoraggiamento degli
apostoli, forse delle stesse pie donne che ora
paiono dimentiche della promessa della sua
risurrezione. Infatti i giorni della tristezza,
dell’ignavia, sono bruciati dal calore che si
sprigiona dalla luce della Notte Santa che
canta la vittoria del Risorto.
Sì, la Settimana Santa finisce e finisce bene.
Perché altrettanto bene si evolva e si concluda la vita di ciascuno, la storia dei popoli oppressi. La brevità del tempo nella tomba è il
segno indelebile che la Risurrezione ci appartiene, anzi che ciascuno è chiamato a diventare operatore di risurrezione.
Bruno Cescon
arissimi Sacerdoti, Religiosi, Religiose, Diaconi, Seminaristi e
amatissimi Fedeli. Nel profondo
del cuore sento che stiamo per celebrare una Pasqua speciale: spero che
per ognuno lo sia veramente, straordinariamente ricca di grazia, di benedizione e di tanta gioia. Che la Pasqua
del Signore Risorto segni per tutti un
vero passaggio dalla sofferenza alla
pienezza di gioia, dall’indifferenza all’impegno nella famiglia e nella società, per intraprendere una vita cristiana
più coerente. Sia Pasqua per tutti.
Ci aiuti a mettere da parte i malumori,
l’orgoglio e il risentimento, la maldicenza e la “guerra fredda” non solo tra
i popoli ma anche fra noi. Questa Pasqua dà alla nostra Diocesi la gioia di
accogliere il nuovo Vescovo. Per me attua il “passaggio” delle consegne a Sua
Eccellenza Padre Roberto Carboni,
nuovo Pastore tanto atteso anche con
la speranza sia motivo di novità della
vita ecclesiale. È la Pasqua dell’Anno
Santo della Misericordia. È una occasione straordinaria per affidare al Padre le nostre trascuratezze, le fragilità
e i peccati:in pace con Dio e con i fratelli, ci sentiremo invitati a nutrirci del Corpo e
del Sangue di Cristo per
sperimentare con Lui la
gioia di “vivere da risorti”. Nell’esperienza del
perdono ricevuto, ci
sentiremo capaci di essere “misericordiosi
come il Padre”.
Intendo rivolgere all’intera Diocesi un augurio
tutto nuovo, profondamente segnato dalla grazia della gioia del
Risorto, mentre ho nel
cuore sentimenti di no-
Il saluto pasquale di mons. Roberto Carboni, Vescovo eletto della diocesi di Ales–Terralba
“La grazia del Signore per camminare insieme come comunità cristiana”
C
arissimi in Cristo, mi avvicino a ciascuno di voi per
stringervi la mano e augurarvi una Santa Pasqua.
Come ci troverà quest’anno la Pasqua del Signore?
Distratti o attenti, preoccupati, malati o sani, indifferenti,
vicini o lontani da Dio? Qualunque sia la nostra situazione, il Signore non esita ad abbracciare di nuovo la croce
per noi, per ciascuno di noi! Per noi si fa pane e vino. Per
tutti, accetta di essere innalzato e dare se stesso. Augurare buona Pasqua significa augurare a me e a voi di essere
toccati da questo amore sconfinato, di essere guariti in
Ordinazioni
2
Diocesi
profondità dal dono che Gesù fa di se stesso: “Dalle sue
piaghe siamo stati guariti”, di essere disposti a mantenere
viva la fede anche nella difficoltà quotidiane.
Nelle solenne celebrazione del Triduo Pasquale chiederò
per ciascuno di voi – i cui nomi e volti sono ancora sconosciuti ma che spero presto di conoscere – la grazie del Signore per camminare insieme come comunità cristiana e
irradiare a tutti la nostra Speranza: Gesù Cristo Risorto.
Auguri!
P. Roberto Carboni
Vescovo eletto di Ales- Terralba
3
Referendum
Novelli
presbiteri
Intervista
a mons. Dettori
Trivelle:
invito a riflettere
rande gioia per
G
l’intera comunità
diocesana per tre suoi
ntervista esclusiva a
IDettori
mons. Giovanni
a conclusione del
Vescovi italiani
Icomunità
richiamano la
a confrontarsi
figli prossimi
all’ordinazione
sacerdotale a servizio
del popolo di Dio
suo servizio episcopale
nella diocesi che ha
guidato con dedizione
per 12 anni
sulla questione
ambientale e, in
particolare, sulla tematica
delle trivelle
17
stalgia, di affetto, di gratitudine e di
gioia per il bene che la volontà di Dio
ha elargito e sta elargendo a ciascuno
e a tutta la Diocesi. La mia gratitudine
è fondata sui dodici anni di servizio
pastorale nella Diocesi verso la quale
nutro tanta stima, simpatia e affetto.
Se è vero che tutto passa, tuttavia sono
convinto che quanto ho vissuto tra voi
nella volontà e nell’amore di Dio rimane. Anzi, il Signore farà germogliare
e fruttificare anche quanto risulta difettoso a causa della mia fragilità. Per
questo vorrei chiedere: “pregate per
me”. Teniamo lo sguardo fisso sul Crocifisso perché purifichi i nostri occhi,
rendendoli capaci di contemplare la
salvezza che ci viene dalla Sua morte e
risurrezione. La Santissima Vergine
Maria ci aiuti a trovare la strada del
perdono, della fede e della preghiera.
Guidati da Lei ci avviciniamo alla sorgente della grazia e ci farà sperimentare che anche l’acqua insipida della
nostra vita cristiana verrà trasformata
in vino buono che dà gusto e gioia alla
nostra esistenza.
Buona Pasqua a tutti, carissimi.
+ Giovanni Dettori
Pasqua 2016
Gli auguri
di “Nuovo Cammino”
Con grande gioia, gratitudine e affetto
“Nuovo Cammino”, anche a nome dei lettori,
ricambia gli Auguri Pasquali ai nostri Pastori mons. Giovanni Dettori e mons. Roberto Carboni Vescovo eletto. Che questa S.
Pasqua, “straordinaria” per il concludersi e
l’aprirsi del servizio episcopale tra noi, sia
l’inizio di una di una nuova primavera di
grazia divina e di vita comunitaria. Auguri
vivissimi di una S. Pasqua ai Vescovi sardi,
in particolare a Antonino Orrù, Giovanni
Paolo Zedda e Corrado Melis, alle Autorità
civili, e militari; ai sacerdoti, religiosi/e, e
ai laici delle parrocchie; ai collaboratori e
lettori di “Nuovo Cammino”; ai lavoratori,
ai cassaintegrati e ai disoccupati; ai malati,
ai giovani sardi ed emigrati e a quanti la
vita chiama a portare la croce con Cristo.
Che la Santa Pasqua conceda a tutti serenità, pace, speranza e la certezza che la Risurrezione di Gesù porterà a tutti gioia,
pace e salvezza.
La redazione
2 | Domenica, 27 Marzo 2016
PRIMO PIANO
Attentati a Bruxelles: violenza cieca dell’Isis
Ales.Convocati Diocesi e Autorità
Messaggio di cordoglio Il saluto a mons. Dettori
di Papa Francesco
“Imploro
da Dio il dono
della pace”
apa Francesco “condanna
nuovamente la violenza
cieca che provoca così
tanta sofferenza” e implora da
Dio “il dono della pace”. Lo si
legge nel messaggio di cordoglio
per le vittime degli attentati
terroristici, avvenuti questa
mattina a Bruxelles (Belgio), che
il cardinale segretario di Stato,
Pietro Parolin, ha inviato, a
nome del Santo Padre,
all’arcivescovo di MalinesBruxelles, monsignor Jozef De
Kesel. “Prendendo conoscenza
degli attentati a Bruxelles, che
colpiscono molte persone, il
Santo Padre Papa Francesco
affida alla misericordia di Dio le
persone che hanno perso la vita
e si unisce in preghiera con i
loro cari. Esprime la sua più
profonda solidarietà ai feriti e
alle loro famiglie così come a
tutti coloro che stanno
lavorando nei soccorsi,
chiedendo al Signore di portare
loro conforto e consolazione
nella prova. Il Santo Padre
condanna nuovamente la
violenza cieca che causa così
tanta sofferenza e implorando
da Dio il dono della pace, invoca
sulle famiglie provate e sul
popolo belga il beneficio delle
benedizioni divine”.
P
L’Europa colpita al cuore
entre ci apprestiamo a chiudere il numero, la radio
e i media non fanno altro che amplificare le notizie
M
che arrivano da Bruxelles: siamo ormai arrivati a oltre
30 morti e più di 100 feriti, l’ospedale centrale della
capitale belga non ha più posti letto e gli autobus sono
utilizzati per trasportare i feriti. Si aspettava un colpo
di coda del terrorismo, l’allerta era fissato a livello tre,
ma dopo le otto del mattino la zona partenze
dell’aeroporto e un’ora dopo circa le due stazioni nel
cuore della metropolitana della cittadella europea
scoppiava una bomba e cominciano ad uscire i feriti
insanguinati e la gente spaventata. È guerra? Secondo
noi no. Sono le schegge impazzite e i colpi di coda dei
terroristi che non vendicano nessuno, ma danno voce e
sangue al loro forte desiderio di nichilismo.
La redazione
ra i momenti più significativi nella storia di una
comunità ecclesiale, c’è
sicuramente quello che
vede la conclusione del servizio
episcopale di un Vescovo e
l’inizio del ministero del suo
Successore. Tutto ciò, se letto
nell’ottica della fede, ci porta a
scoprire che, nella continuità
della successione apostolica, è
sempre Lui, il Signore Gesù a
guidare la sua Chiesa. È la consapevolezza che sembra emergere anche dalle parole che, a
conclusione del Sinodo diocesano, il Vescovo Giovanni ci rivolgeva, quasi invitandoci ad
essere sempre pronti a “fare
memoria” della costante azione
dello Spirito di Cristo nella vita
della Chiesa e, allo stesso tempo, a volgere fiduciosi il nostro
sguardo al futuro che ci attende. Oggi, vorremmo davvero
riascoltare le sue parole, con
cui ci invitava ad “invocare con
insistenza il Signore della storia
perché possiamo diventare una
Chiesa pronta ad ascoltare, sol-
T
lecita nel chiedere e nel dare
perdono, capace di custodire e
attivare le sane e belle tradizioni del passato, ma anche capace di interpretare i segni dei
tempi e di incamminarsi con
coraggio verso nuovi traguardi
di vita evangelica” (Libro del Sinodo, Presentazione). Ora,
mentre ci apprestiamo ad accogliere con gioia il Vescovo
Roberto, sentiamo anche il sincero desiderio di esprimere
viva gratitudine al Signore per il
dono del ministero episcopale
svolto da Mons. Dettori in questi dodici anni nella Chiesa di
Ales-Terralba. È ciò che desideriamo vivere domenica 10 aprile, alle ore 18.00, nella Chiesa
Cattedrale: nell’Eucaristia presieduta dal Vescovo Giovanni,
potremo dire a lui, ma in primo
luogo al Signore, il “grazie” sincero dell’intera comunità diocesana. L’invito a partecipare è
rivolto a tutti, sacerdoti, autorità civili e militari, associazioni
e fedeli delle parrocchie.
Don Pier Angelo Zedda
Diocesi.Tre appuntamenti importanti
L’ordinazione presbiterale
di don Emmanuele e, a
giugno, di don Daniele
U
na luce nel panorama
Ales. In Cattedrale l’ordinazione
spirituale della diocesi di
Ales-Terralba: il prossimo
presbiterale del diacono e la
2 aprile, alle ore 18.30,
S.
Messa delVescovo con
prossimo mons. Dettori, diventato
la comunità diocesana a
Amministratore Apostolico, ordinerà
sacerdote il diacono don
conclusione del suo ministero
Emmanuele Deidda (a sin. nella
foto), 24 anni, della parrocchia
Sant’Antonio in Villacidro; dove il 3 Aprile
ravvicinate, gioia e soddisfazione per i due Vescovi,
presiederà per la prima volta la Santa Messa, alle
in attesa del completamento degli studi teologici
ore 18.00. Sarà uno degli ultimi atti significativi di
del chierico Mattia Porcu (a destra), 24 anni,
un intenso ministro episcopale durato dodici anni,
anch’egli della parrocchia Sant’Antonio in
prima del congedo ufficiale dalla diocesi previsto
Villacidro, ormai vicino al diaconato.
con una Liturgia concelebrata col clero diocesano
Una “nidiata” di giovani, chiamati all’ordine
in Cattedrale domenica 10 aprile prossimo, alle ore
sacerdotale già dagli anni dell’adolescenza e
18. Sempre in tema di sacerdozio, per sabato 28
cresciuti nel gruppo vocazionale “Gruppo
giugno è fissata l’ordinazione presbiterale del
Emmaus” (dal 2004), voluto e sostenuto fortemente
diacono don Daniele Porcu (al centro), 24 anni,
dal Vescovo Giovanni Dettori, e guidato da don
della parrocchia San Pietro in Terralba. Sarà il
Elvio Tuveri, allora responsabile del Centro
nuovo vescovo diocesano mons. Roberto Carboni a
Diocesano Vocazioni. Per loro, per le famiglie e le
imporre le mani al novello sacerdote nella chiesacomunità tempo di ordinazioni, tempo di festa.
“Grato alla Santissima Trinità, ha scritto don
concattedrale, antica sede vescovile, dove Daniele è
Emmanuele nell’invito, per il Suo amore
cresciuto assecondando la vocazione al servizio nel
misericordioso e il dono della vocazione, vi chiedo di
sacerdozio. Due ordinazioni presbiterali
starmi vicino con la preghiera e con la
partecipazione all’importante appuntamento”.
L’ordinazione presbiterale avverrà nella Cattedrale
di Ales, per desiderio di mons. Dettori di richiamare
la diocesi al tema della vocazione al sacerdozio e di
don Emmanuele di condividere il momento
dell’ordinazione nel cuore della diocesi, luogo della
Porta Santa della Misericordia nel giorno della II
Domenica di Pasqua, della “Divina Misericordia”.
“Nuovo Cammino” è vicino a don Emmanuele,
ringraziandolo per l’apporto alla vita del periodico,
e si fa interprete della gioia e del ringraziamento a
Dio della comunità diocesana per il dono del
sacerdozio e dell’invocazione: Signore, mandaci
numerosi e santi sacerdoti!
P.F.
VITA DIOCESANA
Domenica, 27 Marzo 2016
|3
Ales. Nostra intervista esclusiva a mons. Giovanni Dettori a conclusione del suo
servizio episcopale nella diocesi che ha guidato con dedizione per 12 anni
“Vi conserverò nel mio cuore”
ale anche per Lei il proverbio
“semel abbas semper abbas”?
Si sentirà sempre padre di questa diocesi?
Certo, mi sentirò sempre “Padre”... e
non dimenticherò mai di essere stato
consacrato Vescovo per la diocesi di
Ales-Terralba, che continuerò ad amare
con sentimenti di paterno affetto e gratitudine. Mi sento chiamato in ogni momento ad amare il mio “prossimo”, per
cui, amando chi mi sta accanto, nel presente, sono certo di amare tutti.
Che cosa le mancherà di più di questa
esperienza pastorale non certo facile?
Non potrò effettivamente continuare il
dialogo e la collaborazione con i sacerdoti e i fedeli della Diocesi di Ales-Terralba nel progetto iniziato e certamente
non portato a termine. Continuerò a
pregare perché si realizzi ciò che è bene
per la Diocesi. Mi mancheranno particolarmente gli incontri con i cresimandi, con i ragazzi (meeting) e l’esperienza
della “scuola di vita” con i giovani impegnati nell’approfondire la conoscenza
della preghiera, il senso della propria
vocazione e degli ideali di una vita cristiana matura nella prospettiva di una
vita donata per amore. Sono state tante
le attività pastorali significative che mi
hanno arricchito spiritualmente e umanamente.
Quali erano gli obiettivi iniziali della
sua missione, quali ha raggiunto e
quali, invece, si sono rivelati irraggiungibili?
Fin dall’inizio ho cercato di mettermi
accanto ad ogni persona con l’intento
di creare “comunione”: non volevo sol-
V
tanto creare amicizia, ma orientarmi
per una piena collaborazione con i presbiteri e quindi anche una intensa collaborazione con i laici. Si tratta di un
obiettivo sempre in fase di maturazione. Sono convinto che la collaborazione
nasce dal conoscere-amare-valorizzare
le persone. È un percorso durato dodici
anni che richiede l’umiltà di ammettere
fallimenti, limiti e delusioni. Il “Diligamus nos invicem” del mio motto episcopale va continuato, ma non sarò io a vederne i frutti. Da parte mia continuerò
ad amare la diocesi, la mia diocesi che
ora la Provvidenza affida a mani più
esperte e sagge, Questo mi riempie di
gioia. Non ho cercato obiettivi raggiungibili a breve termine: non ho mai avuto
la convinzione di poter realizzare tutto
e subito simili prospettive, mi sono
messo in cammino, il resto lo farà Colui
che è il vero autore di ogni programma
pastorale.
La Chiesa di Ales-Terralba è cambiata:
meno partecipazione ai sacramenti,
minore frequenza alla Messa, numero
di sacerdoti in calo. È solo secolarizzazione?
In effetti stiamo vivendo una secolarizzazione molto avanzata e dilagante.
Tuttavia, in questo buio risplende la
luce delle stelle dei grandi santi del nostro tempo, risplendono i valori di una
vita cristiana vissuta eroicamente nelle realtà più comuni, nelle relazioni quotidiane
che parlano di solidarietà, di
accoglienza, di uno spirito di
fede che porta ad amare tutti,
specialmente i più poveri e
abbandonati. Anche nella
nostra diocesi è encomiabile
quanto le comunità parrocchiali fanno a favore dei piccoli e dei poveri, come anche
per i giovani e attraverso i
giovani.
Quale è la principale virtù
della gente della sua diocesi
e quale il maggior difetto?
Mi ha sempre colpito la semplicità e l’affetto della gente
che si accontenta di poco.
Allo stesso tempo ho apprezzato la disponibilità nel fare
festa e nell’accogliere i nuovi
parroci tutte le volte (forse
troppo frequenti) che è stato
necessario sostituire il proprio. Questa
capacità di adattamento nasconde anche un aspetto che potrebbe avere effetti negativi: una certa indifferenza e una
adattabilità che non è virtù. Ho provato
un certo disagio nel constatare la mancanza di combattività nella difesa dei
posti di lavoro. Il caso della “Scaini” e
poi della “Keller” sono stati affrontati
con troppa indifferenza: sembravano
questioni che interessavano gli “altri” e
non la propria gente. Forse si tratta di
un difetto che tocca tutti gli aspetti della
vita sociale e religiosa. L’indifferenza
mortifica, anestetizza e conduce lentamente e inesorabilmente alla mancanza
di vitalità e di progresso.
Lei ha avviato una rivoluzione che potrebbe essere contagiosa
per la Chiesa sarda: la
scelta delle Unità Pastorali. È solo un escamotage per contenere
la carenza del clero?
Non si tratta di una
nostra “rivoluzione”.
Con la proposta delle
Unità Pastorali non
abbiamo scoperto il rimedio alla carenza del
clero. La preparazione
del Sinodo Diocesano “ Chiesa, Comunione per la Missione”, col passare degli
anni, ha messo in evidenza una duplice
esigenza: la necessità della comunione
per la pastorale, come anche l’urgenza
della missione della “Chiesa in uscita”,
per incontrare ed evangelizzare le nostre periferie esistenziali.
È stato proprio necessario e urgente
dare vita alle Unità Pastorali?
Le “Unità Pastorali”, nella riflessione comunitaria, sono state considerate attuali e opportune per creare una pastorale
senza compartimenti stagno, senza
steccati tra le varie comunità: una pastorale d’insieme vissuta in sinergia e in
piena collaborazione tra presbiteri e laici. Senza una vissuta comunione, che è
strettamente necessaria all’interno delle
UP, non è possibile parlare o portare
avanti un’autentica evangelizzazione.
Se siamo divisi fra noi, non si costruisce
ma si demolisce. Non si tratta perciò di
una rivoluzione, ma della consapevolezza del nostro “essere Chiesa”, dove la
comunione sta alla base della vita stessa
della Chiesa. Le UP sono uno strumento
valido per evitare che si rimanga a livello di idee. Tuttavia anche queste devono
essere attuate.
Corresponsabilità dei laici. I preti ci
credono e la vogliono?
I Documenti del Concilio Ecumenico
Vaticano II, che a più riprese hanno richiesto la corresponsabilità dei laici, rischiano di essere lettera morta. In alcune comunità, parrocchiali o diocesane,
si nota il prevalere di un clericalismo,
non solo per colpa dei presbiteri ma anche per la comodità o l’indolenza di
tanti laici che rifiutano le necessarie responsabilità. Nella pastorale ci sono dei
settori che, pur essendo compito specifico dei laici, purtroppo vengono portati
avanti soltanto dai sacerdoti.
La crisi e le varie difficoltà potrebbero
diventare occasione propizia per determinare una svolta laicale?
La carenza di presbiteri, se si vuole portare avanti una vita ecclesiale dignitosa,
richiede una effettiva corresponsabilità
dei laici. Sarebbe utile un’esperienza in
“territorio di missione” dove i laici hanno assunto vari compiti e responsabilità
ecclesiali. Tali esperienze potrebbero
essere riportate nelle nostre comunità
che ormai sono da considerarsi “terra di
missione”. È auspicabile che i primi a
rendersi conto di questa improrogabile
esigenza siano proprio i presbiteri,
chiamati a far crescere, maturare e responsabilizzare i laici, che non devono
sostituire i sacerdoti ma sono chiamati
ad essere laici responsabili con compiti
specifici.
Una delle sue battaglie è stata quella
per portare più lavoro nella diocesi. Pochi risultati. Di chi la colpa?
Questo è un campo in cui la Chiesa non
può fare a meno dei laici. Ho già accennato alla poca combattività e, peggio
ancora, all’indifferenza. Se i laici non
sono i primi ad impegnarsi nelle questioni sociali non saranno neppure capaci di favorire le spinte sociali per il lavoro e per la lotta contro tutte le povertà. Devo ammettere che i pochi risultati
in campo sociale sono dipesi anche da
uno stile tipicamente italiano: “il lavoro
in nero”.
Perché?
Perché ha impedito il conforto, la solidarietà e l’aiuto agli stessi operai impegnati nelle rivendicazioni sociali. Quando lamentavo la poca partecipazione e
l’assenteismo, mi veniva letteralmente
chiusa la bocca perché circa il 50% di
coloro che ricevevano la “cassa integrazione” arrotondava lo stipendio lavorando in nero. Questo significa fare i
propri interessi anche a costo di condannare alla fame i più onesti. Non dovrei tacere l’altra piaga determinata da
coloro che, stando dietro le quinte, guadagnano abbondantemente dal fallimento delle fabbriche. In questi termini
non si potrà mai raggiungere un progresso socio-economico. Ora siamo in
tempo di crisi. Ci sono, tuttavia, segni
significativi di ripresa. Per adesso sono
vere e proprie oasi in un grande deserto.
Che cosa lascia in eredità al suo successore?
La diocesi di Ales-Terralba ha molte potenzialità religiose, umane e sociali. Il
nuovo Vescovo, padre Roberto Carboni,
mi sembra la persona più adatta per la
promozione delle vocazioni sacerdotali
e religiose. Credo veramente che il nuovo Vescovo sia un dono della Provvidenza per dare nuovo slancio alla pastorale,
sostegno alle famiglie e nuova speranza
ai giovani. Lo stesso Sinodo Diocesano
appena concluso ha indicazioni preziose che fanno ben sperare. Sarei contento di vedere la diocesi che si rinnova
avendo nel nuovo Pastore un motivo di
novità e di progresso.
Che cosà farà, considerato che ha ancora voglia di lavorare nella “vigna del
Signore”?
La Provvidenza ha predisposto come
Vescovo di Ozieri don Corrado Melis
che ben conosco e apprezzo. Sono certo
che mi accoglierà come amico fraterno.
Faciliterà certamente la mia vita da “vescovo emerito”, anche se la mia collaborazione non riguarderà il suo ministero
episcopale: mons. Corrado è giovane,
gode buona salute e per di più la diocesi
di Ozieri è piccola per cui non avrà bisogno di aiuto. Le mie prospettive pastorali riguardano la vita parrocchiale.
Mi impegnerò come vice-parroco, lasciando le responsabilità e l’organizzazione pastorale al parroco. Questa idea
mi piace!
Il giorno più bello e quello più brutto
vissuto in diocesi?
Non mi sento di dare giudizi. Ogni giorno ha avuto momenti di fervore e di solitudine, momenti esaltanti ma anche di
delusione. La presenza di Dio e l’impegno nel fare la sua volontà mi hanno
sempre sostenuto e dato serenità, accompagnandomi con numerose grazie
e benedizioni. Spero che continui a
starmi vicino.
Un breve messaggio-raccomandazione
alla gente di Ales-Terralba.
Nella Chiesa di Dio nessuno è navigatore solitario. Soltanto nella “comunione”
con Dio e con i fratelli, possiamo evangelizzare. Il Vescovo ha bisogno della
collaborazione dei presbiteri e dei laici.
Allo stesso tempo, la diocesi con tutti i
suoi membri e le attività pastorali, se
credesse di fare a meno del Vescovo sarebbe come una barca senza nocchiero:
sperimenterebbe la fatica quotidiana
senza portare frutto. Gesù è stato chiaro: “Che tutti siano uno affinché il mondo creda”(Gv 17,21). Soltanto se siamo
uniti la Chiesa va avanti nella evangelizzazione e ogni iniziativa darà buoni
frutti.
Mario Girau
4 | Domenica, 27 Marzo 2016
VITA DIOCESANA
Ales. Il congedo in Cattedrale dei “Gruppi del rinnovamento” dall’amico Vescovo
L
a misericordia di Dio è davvero
infinita e noi, Gruppi del “Rinnovamento nello Spirito” della
diocesi, ne abbiamo ricevuto un
anticipo, sabato 12 marzo, quando tutti
insieme siamo convenuti in pellegrinaggio nella Cattedrale di Ales per celebrare il nostro Giubileo della Misericordia. Un’esperienza significativa per la
crescita spirituale dei gruppi e di ogni
fratello e sorella partecipanti. Di ciò ringraziamo il Signore prima di tutto, ma
anche chi ci ha guidati, cioè il nostro vescovo, mons. Giovanni Dettori, che ci ha
accolto fin dall’arrivo, ha pregato con
noi, ci ha ascoltato e ha aperto la nostra
mente e il nostro cuore al significato del
Giubileo e della Porta della Misericordia
che avremo poi attraversato. Un gesto
semplice, varcare la porta in processione, ma che deve essere accompagnato
dal desiderio di rinnovarsi interiormente cogliendo con fiducia l’amore e il perdono di Dio. Facendo riferimento anche
alla sua ultima lettera pastorale per la
Quaresima, mons. Dettori ci ha ricordato che dobbiamo portare l’amore di Dio
ai fratelli dei gruppi, alle nostre famiglie
e alle persone che incontreremo, non a
parole ma con gesti concreti, amandoci
e dimostrando questo amore, perdonando sempre. Durante la serata, volendo festeggiare anche l’approvazione avvenuta 14 anni fa dello Statuto da parte
della CEI, abbiamo proiettato il video
sugli eventi nazionali più rilevanti dell’ultimo anno, in particolare sul discorso che papa Francesco, durante la Convocazione nazionale 2015 in piazza San
Il Giubileo del RnS
Pietro, ha rivolto a tutto il Movimento. La
coordinatrice diocesana, Dina Madau, ha
illustrato il piano di evangelizzazione realizzato dai nostri gruppi nello stesso periodo, con incontri di formazione, giornate di
evangelizzazione, ritiri spirituali, con la
partecipazione a iniziative regionali e nazionali del Movimento. Diamo lode al Signore per il cammino di crescita spirituale
che i gruppi hanno compiuto finora, per
l’impegno dei neoeletti pastorali di gruppo
e per la loro disponibilità a mettersi al ser-
vizio dei fratelli che il Signore ha messo
loro accanto. Infine abbiamo partecipato
alla Santa Messa, celebrata dal Vescovo con
il parroco della Cattedrale don Petronio
Floris, e animata da un piccolo coro del
RnS guidato dal bravo organista diacono
Luigi Cau. Nell’omelia il Vescovo ha pronunciato parole di incoraggiamento per il
nostro Movimento, ricordando quanto già
il Papa disse: che il RnS è molto importante
nella Chiesa, che si deve essere perseveranti nella preghiera ed essere comunità in co-
munione con la Chiesa. Ha proseguito
mons. Dettori: “Siate Chiesa in uscita,
trasmettete agli altri i doni che avete ricevuto”. Come dice la Parola del giorno,
Dio anche oggi apre strade nuove nel
deserto: basta vedere il Rinnovamento
nello Spirito Santo e quante associazioni e movimenti carismatici ha suscitato
nella Chiesa per portare nel mondo la
sua parola di vita. Prima della benedizione finale, la coordinatrice del RnS ha
ringraziato il parroco perché ha permesso questo ritiro con la concessione
dei locali e degli strumenti informatici
necessari. Un ringraziamento speciale
però va al nostro Vescovo, mons. Giovanni Dettori, che è stato sempre disponibile ad accompagnarci nelle giornate
per noi più importanti. Lo ringraziamo
per aver portato tante novità nella nostra diocesi, tra cui il Sinodo, con una
pastoralità più moderna e vicina alla realtà sociale e culturale vissuta dai fedeli,
con le Unità pastorali, creando comunione e collaborazione, valorizzando le
persone e i carismi, novità che hanno
permesso ai movimenti di avere più visibilità e accoglienza. Ora che deve lasciarci, noi del RnS, accettando la volontà del Signore e preparandoci spiritualmente ad accogliere il nuovo Vescovo, lo ringraziamo e salutiamo con tanta
stima e tanto affetto. Lo ricorderemo
sempre e gli vorremo sempre bene. Ci
auguriamo di poterlo incontrare presto
e di avere la sua presenza in qualche nostro incontro futuro.
Ringraziamo il Signore per tutto questo!
Dina Madau
La Caritas Diocesana
in ritiro nella comunità
“Alle Sorgenti”
Morgongiori. Gli operatori della Caritas
vivono una giornata intensa di scambio di
esperienze, di penitenza e di condivisione
appuntamento era fissato per le
dieci di sabato 12 marzo sul
piazzale antistante all’imponente struttura della Comunità
“Alle Sorgenti” de “Is Benas”, sul Monte
Arci di Morgongiori. Noi, operatori della
Caritas della diocesi di Ales-Terralba,
eravamo lì puntualissimi, arrivati con
mezzi diversi. Il grosso del gruppo, proveniente dal Medio Campidano, è arrivato a bordo di una corriera mentre gli
altri, per lo più di provenienza marmillese, sono arrivati con i mezzi propri.
Erano presenti i rappresentanti dei Centri d’ascolto e di accoglienza di Ales, Arbus, Baressa, Gonnosfanadiga, Guspini,
Las Plassas, Terralba, Ussaramanna, VilLa giornata si è conclusa
lacidro. Complessivamente quarantasei
con la visita ai diversi
operatori-Caritas che si sono offerti alla
ambienti e agli spazi della calda accoglienza dei ragazzi della Comunità Terapeutica. Per costoro l’arrivo
Comunità terapeutica
di ospiti è sempre festa. Questa volta,
poi, si trattava di amici-collaboratori di
don Angelo! Tutto, anche nei particolari,
di Marco Ledda
era già predisposto e programmato da
don Angelo Pittau, presidente della Caritass Diocesana e presidente anche della stessa Comunità Terapeutica. Don
Angelo, quindi, era proprio a casa sua. Riuniti nella sala conferenze si è incominciato dalle presentazioni. Ogni rappresentante di parrocchia ha detto
brevemente di sé e dell’attività portata avanti dal Gruppo-Caritas di cui fa
parte. Ha avuto inizio subito dopo la prevista celebrazione penitenziale. È la
celebrazione che Papa Francesco ha raccomandato a quanti operano nel servizio della carità, una celebrazione, quindi, inserita nella Quaresima dell’Anno Giubilare della Misericordia. A seguire ha avuto il suo spazio la lettura
della “Parola”. Il brano del Vangelo secondo Matteo era uno di quelli che più
si addicono a degli operatori della carità: “Signore, quando ti abbiamo visto
affamato?...”. Brano che si conclude con le parole di Gesù: “In verità vi dico:
tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
L’
l’avete fatto a me…”. Al primo momento
della liturgia penitenziale ha fatto seguito
quello della condivisione. Si è preso in
esame un questionario fatto di una serie
di domande riguardanti per lo più le
opere di misericordia spirituale e corporale, quelle con cui, in quanto operatoriCaritas, ci troviamo più spesso a misurarci. Domande dirette a suscitare
riflessione, discussione, espressione di
pareri più o meno condivisi. Don Angelo
è stato l’abile regista della mattinata di
lavoro. Egli ha avuto modo anche di parlare delle “opere segno” e delle numerose
iniziative portate avanti e realizzate dalla
Caritas Diocesana a livelli diversi. Sono
opere della cui esistenza va dato merito
in grandissima parte proprio a lui, a don
Angelo, al suo coraggio, alla sua caparbietà, al suo indefesso spirito d’iniziativa.
Sono opere, comunque, che dobbiamo
sentire come nostre, della nostra chiesa
locale, dell’intera nostra comunità diocesana. E ciò anche perché la Caritas è un
organismo pastorale, cioè è parte integrante della Chiesa: Chiesa essa stessa
che, nello specifico, esercita un’attenzione particolare nei confronti dei poveri,
dei bisognosi, degli ultimi. Un “ritiro”
molto bello e proficuo. È stato un’ottima
occasione per riflettere insieme sul senso
del nostro operare e sulle difficoltà che di
norma incontriamo nel nostro cammino
e nella nostra disponibilità che, comunque, per quanto possibile, è sempre ispirata al Vangelo. Un’occasione per riflettere tutti insieme sull’incommensurabile
misericordia divina, quella che Papa
Francesco usa chiamare più propriamente la “tenerezza di Dio Padre”. A conclusione della mattinata si è consumato il
pasto nel refettorio insieme ai ragazzi
della Comunità, i quali, tra l’altro, ci
hanno servito a tavola un pranzo semplice ma veramente delizioso. La giornata
poi si è conclusa con la visita ai diversi
ambienti e agli spazi della Comunità,
sotto la guida dei più “anziani” fra i ragazzi. Quasi inutile dire che la giornata è
stata un’ottima occasione per conoscerci
scambievolmente, fraternizzare, comunicarci esperienze, notizie, metodi…e soprattutto per acquisire la consapevolezza
di come si è comunità, gruppo coeso,
forza che agisce pienamente all’interno
della nostra Chiesa locale.
GIOVANI
Domenica, 27 Marzo 2016
|5
#giovanicontrocorrente
Il Giubileo Diocesano dei Ragazzi
A cura di don Emmanuele Deidda
omenica 13 marzo si è
svolto ad Ales il terzo ed
ultimo meeting dei
ragazzi. Il cuore della
diocesi ha accolto i tanti giovani
provenienti da tutta la diocesi
D
per una giornata all’insegna
della riflessione e del
divertimento. Un percorso
annuale dentro al tema della
“Misericordia”: nel primo
incontro ci ricorda don Massimo
Cabua - responsabile della
Pastorale Giovanile- “abbiamo
aperto il nostro cuore a noi
stessi, agli altri e a Dio, passando
la soglia di casa e portando con
noi l’“indispensabile”!. Un
cammino che ha visto i ragazzi
immergersi in un vero e proprio
viaggio alla ricerca della verità
della loro vita, verso la vera
felicità.
Per svolgere questo itinerario,
afferma don Massimo, “nel
secondo incontro, siamo
rientrati in noi stessi per
attraversare la porta della nostra
interiorità, dove si nasconde la
nostra Verità più profonda”, per
ritornare alla fine del cammino
nuovamente nella “casa del
Padre” come il figlio al prodigo.
Ecco il motivo di conciliare
l’ultimo meeting insieme alla
celebrazione del Giubileo dei
ragazzi nella Cattedrale di Ales.
I ragazzi durante la mattinata
hanno avuto modo, guidati dai
numerosi animatori, di
soffermarsi sul tema della
riconciliazione e prepararsi così
ad un percorso itinerante, in
tarda mattinata, per le vie di
Ales. Un itinerario verso le chiese
del paese, per riscoprire insieme
alle opere di misericordia
spirituale e corporale, tramite
delle catechesi svolte da alcuni
educatori e dai diaconi novelli,
fare esperienza tramite il
sacramento della
Riconciliazione che il Padre
“attende ciascuno di noi per
accoglierci, abbracciarci e
perdonarci...avvolti dal suo
Amore”. In serata i ragazzi hanno
varcato la Porta Santa della
Cattedrale, concludendo la
giornata con la Celebrazione
dell’Eucaristia, presieduta dal
Vescovo Giovanni Dettori.
PASTORALE GIOVANILE
Animatori…
passaggio di testimone
stata una giornata di rilevante
importanza, che ha offerto occasioni di
riflessione su temi come l’amicizia, il
rispetto reciproco e l’amore. Quell’amore che
unisce tutti nel Suo nome, lo stesso che ha
guidato il gruppo giovani di San Gavino verso
questa nuova esperienza nell’animazione.
Compito importante è quello di trasmettere
un messaggio con la stessa gioia con la quale
è stato trasmesso a noi. Un messaggio che è
arrivato forte e chiaro a tutti i giovani che
hanno iniziato il percorso offerto dalla
Pastorale Giovanile in questi anni.
La fede non può essere una moda, ma una
scelta di vita che ci aiuta ad affrontare la
quotidianità.
Simone Lisci
È
- 121
giorni
Ver
s
o
Il Giubileo
dei
Giovani
S
abato 19 marzo, ad Ales, i
giovani della diocesi (dai 16
anni in su), hanno vissuto il
“loro” Giubileo della
Misericordia in occasione della
Giornata Mondiale della Gioventù,
celebrata a livello diocesano, dal tema
“Beati i misericordiosi perché
troveranno Misericordia”.
L’appuntamento, promosso dal
servizio diocesano di Pastorale
Giovanile, ha avuto
inizio nella piazza
antistante a la Chiesa di
Santa Maria, dove una
ottantina di giovani,
provenienti dai vari
centri della Diocesi,
guidati dal vescovo
Mons. Giovanni Dettori,
hanno intrapreso un breve
pellegrinaggio verso la “Porta della
Misericordia” della Chiesa Cattedrale
seguendo la “Croce dei Giovani”.
Durante il percorso penitenziale,
caratterizzato dal canto e dalla
preghiera, ci sono state 4 soste dove si è
pregato per ottenere il perdono per i
peccati della società: Comportamenti
contro l’amore, la pace, i diritti dei
popoli e delle religioni; i peccati che
hanno ferito la dignità della donna e
l’unità del genere umano; i peccati nei
confronti dei diritti fondamentali della
persona e, infine, i peccati che hanno
compromesso l’unita del Corpo di
Cristo. Con il passaggio attraverso la
“Porta della Misericordia” è iniziato il
secondo momento: quello
dell’adorazione Eucaristica e della
Celebrazione del Sacramento della
Penitenza. In un clima di silenzio,
interrotto solo dal canto, per circa 45
minuti, otto sacerdoti si sono resi
strumenti della Misericordia del Padre
nella celebrazione individuale del
Sacramento della Riconciliazione.
Durante la Liturgia della Parola, il
vescovo Dettori ha invitato i giovani a
lasciarsi abbracciare dalla Misericordia
del Padre, che non smette mai di
aspettarci alla porta, pronto a
riaccoglierci nella sua casa. I giovani,
tramite don Massimo Cabua e don
Giovanni Cuccu, hanno voluto
esprimere il loro saluto affettuoso al
Vescovo Giovanni, per questi 12 anni di
cammino percorsi insieme, con
l’augurio che il Signore continui a
guidare i suoi passi nel suo nuovo
impegno pastorale. Il momento di
preghiera si è concluso con il
ringraziamento per il perdono
ottenuto, la Benedizione Eucaristica e
la consegna di un ricordo della serata.
Al termine tutti i giovani si sono
ritrovati nei locali del cinema-teatro
parrocchiale, dove oltre a condividere
la cena, hanno avuto modo di divertirsi
stando assieme nella gioia e nel ballo.
Mattia Porcu
DAI PAESI
MOGORO .
Domenica, 27 Marzo 2016
|7
Con la partecipazione del presidente G.P. Farru e del dirigente scolastico PinoTilocca
Inaugurato il Presidio
di Libera “Rosario Livatino”
inalmente, dopo un anno di attesa, a Mogoro è stato inaugurato il primo Presidio di Libera,
associazioni, nomi e numeri
contro le mafie, della provincia di Oristano. L’inaugurazione è avvenuta il 2
marzo di quest’anno: l’obiettivo è stato
raggiunto con grande soddisfazione di
tutti coloro che ci hanno sempre creduto e che hanno messo in campo
tutte le loro forze perché questo Presidio divenisse realtà: l’AIS don I. Garau,
dove da diverso tempo è presente L’Osservatorio della Legalità, gli Scout AGESCI Mogoro 1, la Banda Musicale.
L’Istituto ITC, che da anni porta avanti
delle attività educative legate ai principi di legalità e cittadinanza, tanti cittadini, educatori, insegnanti e
simpatizzanti di Libera.
La serata ha visto presenti oltre al presidente regionale di Libera, Giampiero
Farru, il professor Pino Tilocca, dirigente dell’Istituto superiore “De Castro” di Oristano, nonchè attivista ed
esponente di Libera da tantissimi anni.
Presenti il presidente dell’“AIS don
Ignazio Garau” di Mogoro Donato Porceddu e Luigi Filippo Napoleone, referente del Presidio, già designato a
questa carica da più di un anno e confermato all’unanimità dall’assemblea
dei soci e delle associazioni presenti.
Ha aperto i lavori il presidente Donato
Porceddu, che ha presentato gli ospiti e
ha portato i saluti e ringraziamenti a
tutti i presenti, in particolar modo al
professor Pino Tilocca che, oltre ad
onorarci con la sua partecipazione, ha
concesso l’utilizzo dell’aula magna dell’Istituto superiore di Mogoro. Un grazie anche ai professori Gianni Orrù e
Patrizia Pilloni che ormai da tempo
svolgono all’interno dell’Istituto una
F
concreta attività di educazione sui temi
sociali e di solidarietà verso i più deboli. Porceddu ha sottolineato l’importante ruolo della Scuola, chiamata a
preparare le giovani generazioni ad un
cammino di cittadinanza consapevole.
Proprio in questa prospettiva
il Presidio, che in questa giornata è
stato costituito, ha continuato il presidente dell’AIS, vuole essere giovane,
dinamico e attivo per dare ulteriore
forza ad un messaggio educativo di legalità che oggi assume un ruolo profetico, importante più che mai.
“Cento passi verso il 21 marzo”, questo
il titolo scelto per la manifestazione.
L’inaugurazione del Presidio a Mogoro
è dunque uno di questi passi, piccoli o
grandi, ciascuno di essi ci avvicina al
traguardo che don Luigi Ciotti ha voluto intraprendere con la fondazione di
Libera.
L’intervento del referente di Libera per
la Sardegna, Giampiero Farru, ha ripercorso le tappe più significative della
ventennale attività dell’associazione,
dall’importante traguardo ottenuto
con la legge 109/96 di iniziativa popolare, per l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, all’impegno costante
nel promuovere iniziative di sensibilizzazione verso i temi della legalità. Il
momento più significativo nelle attività di Libera è la manifestazione che si
ripete ogni anno il 21 marzo, giornata
della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle
mafie. Quest’anno non ci sarà, come
negli anni passati, una sola manifestazione a carattere nazionale, ma tante
manifestazioni in diverse città, “Le
mille piazze”, come si è voluto chiamarle. La manifestazione principale si
svolgerà a Messina, ma contempora-
neamente tante altre città in Italia
ospiteranno la stessa iniziativa: Sestu
per la Sardegna. Il momento più importante, è la lettura dei nomi delle
oltre novecento vittime di mafia: avverrà contemporaneamente alle 11,00
del mattino in ciascuna piazza,
un’unica voce che possa scuotere le coscienze di chi ancora è sordo di fronte
al problema.
L’intervento del professor Pino Tilocca
ha sottolineato le diverse iniziative di
Libera di cui fa parte da tanti anni e il
lavoro che gli istituti scolastici possono
e devono portare avanti nell’educazione dei giovani. Ha anche voluto rievocare per i presenti il periodo
doloroso della sua vita, in cui ha perso
il padre per mano della mafia, in una
guerra più che mai ingiusta dove a morire sono le persone oneste, ma è proprio questa onestà che rende forti, e di
questa forza che ciascuno dei presenti
si è sentito investito.
A questo punto si è passati all’istituzione formale del Presidio, è stato letto
lo Statuto di Libera e sono state svolte
le procedure istituzionali con la nomina ufficiale del referente Luigi Filippo Napoleone che ha proposto il
nome da assegnare al Presidio.
Si è scelto di dedicarlo a Rosario Livatino, un uomo la cui levatura morale e
la cui dedizione alle istituzioni è un
esempio per tutti. Viene ricordato
come “ il giudice ragazzino” perché
giovanissimo riuscì a raggiungere le
più alte cariche. Infine il referente ringrazia le associazioni e tutti i presenti
per la fiducia accordatogli e dicendosi
pienamente motivato a far sì che il Presidio di Mogoro con l’aiuto di Dio e di
tutti possa continuare su quella strada
bella e solidale che la cittadina della
Marmilla e tutte le sue associazioni
ormai porta avanti da diversi lustri.
Alla fine un gradevole piccolo rinfresco
condiviso ha concluso un’altra interessante e piacevole giornata di impegno
sociale.
Donato Porceddu
Guspini.Per iniziativa dell’Associazione Libera
Memoria delle vittime: “Ponti
di memoria, luoghi di impegno”
ome ogni anno, nel primo
La manifestazione nazionale
giorno di primavera, simbolo
con don Luigi Ciotti e molti dei
di rinascita, la rete di Libera,
parenti
delle vittime di mafia si
gli enti locali, le realtà del
terzo Settore, le scuole e tanti
svolgerà a Messina. Guspini sarà
cittadini, assieme alle centinaia di
presente
alla manifestazione
familiari delle vittime, si ritroveranno
in 1000 luoghi, in tutta Italia, per
con il proprio gonfalone
ricordare, nella “XXI Giornata della
memoria e dell’impegno in ricordo
delle vittime innocenti delle mafie”, nome per nome le
Cisl e da quelli delle associazioni “Centro d’Ascolto
877 vittime innocenti che dal 1893 sino al 2015 sono
mons. Spettu” di Guspini, A.N.P.I.A, Sa Mena, 2.0,
morte per mano delle mafie. Il tema della giornata:
Auser, Caritas della diocesi di Ales e Terralba,
“Ponti di memoria, Luoghi di impegno”, è un ideale
Associazione In…cantu de coru, Per Conoscere e X
filo che vuole stimolare in tutto il Paese quella
Fare, dai rappresentanti delle parrocchie, dagli
memoria responsabile che dal ricordo può generare
iscritti al Presidio e da alcuni cittadini. Il Consiglio
impegno e giustizia nel presente e per il futuro.
Comunale, come centinaia di Consigli in tutta Italia,
La manifestazione nazionale con don Luigi Ciotti e
è stato convocato in seduta straordinaria e sarà
molti dei parenti delle vittime di mafia si svolgerà a
presente alla manifestazione con il proprio
Messina.
gonfalone. Alle ore 10 i partecipanti si incontreranno
Il 21 marzo Guspini è stato uno dei 1000 luoghi dove
in piazza XX settembre, interverrà un rappresentante
costruire “Ponti di memoria, Luoghi di impegno” per del Presidio Libera “Silvia Ruotolo” di Guspini e il
ricordare. Il Presidio Libera “Silvia Ruotolo” assieme
Sindaco Giuseppe De Fanti che porterà i saluti della
alle Associazioni della rete Libera, faranno memoria,
comunità. Alle ore 11 nella piazza in contemporanea
nome per nome, delle 877 vittime innocenti. I nomi
con tutte le altre piazze in Italia, inizierà la lettura dei
nomi delle vittime innocenti delle mafie.
saranno scanditi dagli alunni delle scuole medie, dei
L’evento è stato preceduto da alcuni momenti di
due istituti superiori “I.I.S. Volta” e “I.I.S. M.
preparazione.
Buonarroti”, dai rappresentanti dello Spi Cgil, della
C
L’11 marzo 2016 gli studenti degli Istituti d’Istruzione
Superiore “M. Buonarotti” e “A. Volta” hanno
incontrato Pino Tilocca, sindaco per 4 anni di
Burgos, un piccolo paese tra Sassari e Nuoro, figlio di
Bonifacio Tilocca. La colpa del padre Bonifacio è
stata quella di aver raccontato a un magistrato quello
che aveva scoperto sugli attentati che il figlio Pino
aveva subìto in 4 anni di governo e che aveva già
denunciato nel 2002.
Una bomba davanti all’ingresso della sua casa lo ha
ucciso all’età di 71 anni il 29 febbraio del 2004. Nel
dibattito che ne è seguito gli studenti hanno chiesto
a Pino Tilocca: “Cos’è l’omertà?”. Il testimone ha
risposto lapidario quello che già aveva detto al
cronista dell’Unione Sarda a suo tempo: “Pensare che
ciò che accade al tuo vicino non ti riguardi…”.
Tutto per non dimenticare!
Renato Sandro Garau
8 | Domenica, 27 Marzo 2016
DAI PAESI
Gonnosfanadiga. Riaperta al culto la Chiesa parrocchiale Beata Vergine di Lourdes
V
enerdì 18 marzo, dopo 7 mesi
di lavori di ristrutturazione
costati 400 mila euro, è stata
riaperta al culto la chiesa parrocchiale dedicata alla “Madonna di
Lourdes” a Gonnosfanadiga alla presenza del vescovo mons. Giovanni Dettori, del sindaco Fausto Orrù, dell’ing.
Franceschino Serra per la Curia, dei
progettisti l’architetto Zironi, gli ingegneri Crabolu e Foddi, degli operai
dell’impresa Desogus di Cagliari, degli
artigiani di Guspini e di Nule e di numerosi fedeli. Prima della cerimonia
religiosa sono stati illustrati dai diversi
operatori le carenze strutturali della
chiesa e i lavori di ripristino che sono
stati eseguiti.
L’ing. Serra ha parlato del contributo di
325 mila euro della la Conferenza Episcopale Italiana (Cei), del contributo
dell’amministrazione comunale (75
mila euro) e delle analisi fatte per trovare le soluzioni più adatte.
L’ ingegner Crabolu si è soffermato sui
problemi di carattere acustico, statico e
sulle risposte trovate grazie soprattutto
all’utilizzo di materiali locali. Lo stesso
concetto è stato approfondito dall’architetto Ziranu. Nell’esecuzione dei lavori si è fatto riferimento agli artigiani
di Nule per i tappetti e a quelli di Guspini per la lana sarda.
Il sindaco Orrù ha rimarcato come
l’opera sia stata voluta dalla comunità
parrocchiale, con la collaborazione anche economica del Comune e la necessità di portare a termine quanto già la
Arbus. Le due
parrocchie hanno
festeggiato San
Giuseppe, sposo e
patrono dei lavoratori
A
Rientro gioioso
nella chiesa
L’architetto Ziranu ha
illustrato le simbologie
raffigurate nei tappetti
sulla volta: i quattro
evangelisti, Dio-luce
e le comunità parrocchiali
precedente amministrazione aveva iniziato. Mons. Dettori durante l’Omelia si
è soffermato sulla figura di San Giuseppe che non è solo lo sposo di Maria ma
anche il Patrono dei lavoratori.
Occorre oggi impegnarsi di nuovo perché attraverso il lavoro si dia dignità
alla persona, specialmente alle giovani
generazioni.
Aiutato dall’architetto Ziranu ha illustrato le diverse simbologie raffigurate
nei tappetti che ornano la volta della
chiesa: i quattro evangelisti, Dio-luce
rappresentato dal grande sole al centro, le comunità parrocchiali che convergono tutte verso la luce a significare
che occorre ritornare a Dio partendo
da Lui. Come per tutte le novità i giudizi sui lavori di ristrutturazione sono alquanto disparati: ad alcuni la ristrutturazione della Chiesa piace, ad altri
meno. L’acustica, però, è notevolmente
migliorata, si sente meno il freddo e la
chiesa appare più luminosa.
Di certo sarà necessario che la parrocchia faccia quanto ha auspicato l’impresario: garantire la manutenzione ordinaria all’edificio, specie con la pulizia
dei pluviali.
Non tutti i lavori effettuati sembrano
siano stati pagati e qualcosa resta ancora da fare, ma col tempo e la fattiva
collaborazione di tutti anche questi
problemi verranno risolti. Intanto da
queste colonne è giusto esprimere vivi
complimenti dei gonnesi al parroco
don Giampaolo Spada e ai suoi collaboratori, come anche agli amministratori e a quanti hanno realizzato questo
progetto di restauro che sarebbe piaciuto anche ai parroci succedutisi dalla
fondazione della parrocchia.
Ultim’ora. Una lastra di marmo è caduta dalla cornice della statua della Madonna, creando preoccupazione per
‘incolumità dei fedeli e pertanto l’ingresso principale è stato chiuso. Occorre un ulteriore intervento di consolidamento, e altra solidarietà.
Raffaele Sardu
La suggestione della“Via Crucis”
e dell’Incontro pasquale
d Arbus la Pasqua e la Quaresima
sono state veramente significative
e sentite in tutte le celebrazioni.
Una bella festa si è svolta presso la Parrocchia Beata Vergine Maria Regina e
l’Oratorio San Giuseppe, in onore proprio del Santo. I festeggiamenti sono iniziati nella mattinata di domenica 13
marzo, in cui ai ragazzi e bambini del catechismo sono stati proposti diversi giochi e quiz. Diversi tornei tra cui quelli di
corsa agli ostacoli, ping pong e calcio
hanno invece riempito l’Oratorio di tanti
partecipanti nel pomeriggio. Venerdì 18
marzo è stata proposta la Santa Messa in
onore del Santo, che ha visto la partecipazione di tanta gente. Il parroco, don
Gian Luca Carrogu, durante l’omelia ha
sottolineato l’umiltà di San Giuseppe, la
continua fiducia e obbedienza del Santo
a Dio e il fatto che col suo sì è diventato a
tutti gli effetti il padre di Gesù. E par-
lando anche dell’importanza della famiglia ha detto che il padre non è solo colui
che genera, ma colui che cresce, educa e
ama. Dopo la Santa Messa sono state benedette le immaginette del Santo, donate
poi ai fedeli. Sabato 19 marzo il rinfresco,
la consegna delle tessere ai soci dell’Oratorio e altri giochi e tornei hanno chiuso
la festa in onore del Santo. Insomma una
bella festa che ha fatto divertire grandi e
piccoli e che ha messo in risalto la figura
di San Giuseppe, padre esemplare e
uomo giusto. Venerdì 18 inoltre è stata
proposta la Via Crucis cittadina, che partita dalla Cappella della B. V. dei Poveri si
è conclusa nella Chiesa di Belvedere.
Sempre suggestiva anche la celebrazione
ad Ingurtosu, borgo minerario che oggi
ospita pochissimi abitanti, della Via Crucis (nella foto), che, in una bellissima
giornata di sole ha visto la partecipazione di tanti fedeli provenienti sia di
Arbus che dei paesi limitrofi
e che si svolta la Domenica
delle Palme, lungo la montagna rocciosa circondata e
immersa nel verde retrostante la Chiesa. Oltre al parroco, don Gian Luca Carrogu,
erano presenti anche don
Tarcisio Ortu e don Vincenzo
Salis. Tanta partecipazione
anche per la processione de
“S’Incontru”, con la statua di
Gesù, che è partita in processione dalla Parrocchia Beata
Vergine, e quella della Madonna che, invece, è partita
dalla Parrocchia San Sebastiano, per poi incontrarsi nella parte
centrale del paese e raggiungere poi insieme, ancora in processione, accompagnata dalla Banda musicale E. Porrino la
Parrocchia San Sebastiano, dove è cele-
brata la S. Messa delle comunità parrocchiali cittadine. Insomma una Pasqua
con una grande partecipazione, davvero
significativa.
Adele Frau
Pabillonis. Un pubblico attento di cittadini e piccoli imprenditori ha partecipato al seminario
L’Associazione By Us sul mercato elettronico
abato 5 marzo, presso il centro di aggregazione sociale di
Pabillonis, i rappresentanti dell’associazione
culturale By Us con il patrocinio del Comune di Pabillonis hanno condotto un seminario informativo gratuito
sulla firma digitale, il mercato elettronico e fatturazione
elettronica. Il Convegno, che
ha riscosso un ottimo successo dal punto di vista della
partecipazione, era rivolto ai singoli cittadini, alle imprese, alle associazioni e
agli hobbisti. Attraverso il pomeriggio di formazione i cittadini hanno potuto capire che la firma digitale è l’equivalente informatico di una firma autografa apposta su carta ed ha il suo stesso valore legale. La sua funzione è quella di garantire l’autenticità, l’integrità e la validità di un documento: tramite la sua apposi-
S
zione, infatti, è possibile sottoscriverne il
contenuto, assicurarne la provenienza e
garantire l’inalterabilità delle informazioni.
La firma digitale è uno strumento che viene già utilizzato dalla pubblica amministrazione e che si sta largamente diffondendo nei rapporti con la stessa e con le
imprese. Allo stesso modo, durante il seminario, gli imprenditori hanno avuto modo
di scoprire che attraverso il MEPA, mercato
elettronico della pubblica amministrazione, è possibile vendere i propri prodotti e
servizi anche ad acquirenti situati a molti
chilometri di distanza e che la fatturazione
elettronica è un sistema digitale di emissione, trasmissione e conservazione delle fatture che permette di abbandonare per
sempre il supporto cartaceo e tutti i relativi
costi di stampa, spedizione e conservazio-
ne. L’adesione di tante persone al pomeriggio di formazione è segno che ormai molti
sentono la necessità di conoscere meglio le
tematiche delle nuove tecnologie, il cui utilizzo sta diventando sempre più frequente
e obbligatorio. Il sindaco Riccardo Sanna
ha infatti colto la proposta dell’associazione By Us, trasformandola in un’opportunità per le imprese e i privati del suo territorio. I rappresentanti dell’associazione By
Us affermano di essere molto soddisfatti
per la buona riuscita dell’evento e dell’interesse riscontrato dal pubblico: “È uno stimolo per continuare a contribuire alla crescita e allo sviluppo delle aziende”. Dopo il
successo di questo incontro infatti l’associazione si propone di condurre lo stesso
seminario anche negli altri Comuni del
Campidano e oltre.
Marilena Colombu
DAI PAESI
Domenica, 27 Marzo 2016
|9
Festa della Donna. Nostra intervista a tre donne premurose all’interno della famiglia
e impegnate in attività lavorative e sociali, spesso considerate prerogativa maschile
Arbus: l’esperienza tipo di tre donne
manager tra teatro, calcio e agricoltura
bbiamo intervistato in occasione dell’8 marzo tre donne arburesi che svolgono lavoro e hobby
spesso considerati maschili e
che riescono a conciliare questo loro impegno con il loro essere mamma. A ciascuna di loro abbiamo chiesto:
A
1) Inizialmente gli altri come hanno
visto il tuo impegno?
2) Qualcuno ha pensato o ti ha
detto: “era più bravo un uomo”?
3) Come riesci a conciliare i tuoi
impegni di teatro con il tuo
impegno di mamma e lavorativi?
4) Qualcuno ti ha mai detto che, a
causa di ciò che fai, potresti apparire
meno femminile? Secondo te è così?
5) Se pensi alle spose bambine, alle
donne che ancora subiscono
violenza, che vengono costrette a
matrimoni forzati, che non possono
andare a scuola, cosa proporresti di
fare per aiutare queste donne?
6) Per te cosa rappresenta l’8
marzo?
Viviana Onnis
Elena Isu
È componente del gruppo
teatrale “Su Fazzoni”
che propone commedie e sketch
Lavora nell’azienda agricola
di famiglia, cura gli animali
e i pascoli, si occupa anche
della parte burocratica
1) Avevo 16 anni quando ho iniziato e devo dire
che sono stata accolta bene e che la mia famiglia mi ha sostenuto.
2) No, non me lo hanno mai detto, anche perché ho interpretato personaggi non solo femminili, ma anche maschili. E penso comunque
che ciò che conta è riuscire a trasmettere qualcosa al pubblico e a farlo divertire, e questo dipende non dal fatto di essere uomo o donna,
ma dalla bravura e dalla creatività.
3) Riesco a fare tutto. In passato, oltre agli impegni lavorativi, di mamma e anche di figlia a
causa di problemi di salute dei miei genitori,
mi sono impegnata anche in politica come assessore comunale, ma non ho rinunciato al
mio impegno nel teatro. Nonostante a volte
sentissi la stanchezza, ha sempre prevalso la
passione.
4) Ho un carattere tosto e deciso anche nell’ambito del teatro, ma questo non mi rende
meno sensibile, né meno femminile. Credo che
ciò che si è nella propria interiorità sia più importante di come si appare.
5) Credo che si debba lavorare sull’intera società con più istruzione, con seminari, convegni e
tutto ciò che permette di conoscere e parlare di
questi gravi problemi, coinvolgendo anche gli
uomini e anche i bambini e i ragazzi nelle
scuole.
6) Ritengo che l’otto marzo sia una giornata
importante in cui si debba ricordare tutte le
lotte e le conquiste delle donne, che mantenendo la propria femminilità hanno combattuto non per essere uguali agli uomini, ma per
avere gli stessi diritti.
Silvana Lampis
Dedica il suo tempo libero
ai bambini dell’Oratorio
e della Polisportiva Olimpia,
insegnando il gioco del calcio
1) Per quanto riguarda il mio impegno con gli
altri sono stata accolta molto bene in quanto
hanno visto in me una donna, mamma che si
dedica ai figli di tutti.
2) Non mi hanno mai detto è meglio un
uomo, anzi mi fanno i complimenti per l’impegno che metto. No, nessuno mi ha mai
detto ciò, e credo comunque che non sia
così.
3) Riesco a fare tutto, casa e sport, anche perché mi occupo del calcio due volte alla settimana e poi quando c’è la passione per ciò
che si fa ci si organizza.
4) Assolutamente no, anzi mi vedono come
una donna, una mamma che protegge i bambini che mi sono stati affidati.
5) Penso che ci voglia più istruzione e che si
debba parlare di più su questi problemi per
affrontarli meglio.
6) Ritengo che l’otto marzo non è un giorno
di festa ma una celebrazione per ricordare le
donne che riuscirono ad ottenere tutti i diritti
che noi donne moderne di oggi diamo per
scontati: diritto di voto, uguaglianza sul lavoro, parità tra i sessi, tutte cose ottenute
grazie alle lotte di grandi donne del passato.
GUSPINI S.G. BOSCO
VERSO LA PASQUA
A
nche quest’anno come tradizione, ormai da parecchi anni, le signore del
Gruppo di Ricamo e Cucito con la collaborazione dell’Azione Cattolica e di alcune volontarie si sono impegnate nella preparazione
delle Palme distribuite durante il rito della
Domenica delle Palme. La previsione per quest’anno non era molto rosea, vista la mancanza della materia prima, cioè le palme, a causa
1) Le persone che mi sono vicine hanno sempre approvato e incoraggiato questa mia
scelta di lavorare nell’azienda di famiglia.
2) Non si tratta di essere più o meno bravi,
ma di amare il lavoro che si fa, gli animali e la
natura. Le differenze di genere non contano
se si fa un lavoro con amore e passione, questo penso valga per tutti i lavori.
3) Non ho avuto particolari difficoltà poiché
ho sempre avuto l’aiuto della mia famiglia, in
particolare seguo i consigli di mio padre e di
chiunque sia disposto a darne e faccio il mio
lavoro in azienda senza nessun problema.
4) No, non mi è mai stato detto. Non credo
che una donna che lavora in campagna possa
risultare meno femminile, essere donna non
dipende dal lavoro che si fa.
5) Penso che l’arma principale sia l’istruzione, occorre sensibilizzare l’opinione pubblica e incrementare l’attenzione dei governi.
Comunque credo che le Nazioni Unite si
stiano muovendo bene in questa battaglia.
6) È un giorno di commemorazione per tutte
le donne morte per salvaguardare i propri diritti e noi dobbiamo ricordare a noi stesse il
nostro valore, la nostra dignità e i nostri diritti. Dobbiamo imparare ad essere più unite
e non disperdere le energie in gelosie e critiche inutili poiché ci sono ancora tante battaglie da vincere.
Adele Frau
della terribile invasione del punteruolo rosso
che ha provocato la morte di moltissime piante, incidendo notevolmente sul reperimento
dei rami da lavorare. Nonostante la difficolta e
grazie alla disponibilità e generosità di alcune
persone che ancora non hanno subito il danno
alle piante, si è riusciti ad avere un quantitativo ottimale di materia prima. Domenica 20 fin
dalle nove del mattino il sagrato della Chiesa
parrocchiale si è trasformato in una gioiosa assemblea: le palme e i rami di Ulivo sono stati
distribuiti a tutti i presenti e il parroco don
Claudio Marras ha potuto iniziare la solenne
cerimonia di benedizione rievocando l’ingres-
so di Gesù a Gerusalemme. Alla lettura del
Vangelo veniva chiuso il portone d’ingresso
mentre i presenti pregavano in attesa. Finita la
lettura don Claudio ha bussato tre volte al portone e alla sua apertura è entrato in chiesa fra
due ali di fedeli che sventolavano i ramoscelli
di palma e di ulivo. Subito dopo si è svolta la
solenne celebrazione della S. Messa in una
chiesa gremita di fedeli con l’augurio di un
buon inizio della Settimana Santa. Anche le
altre comunità parrocchiali di Guspini, Montevecchio e Sa Zeppara stanno vivendo i giorni
della Settimana Santa secondo la fede e le tradizioni secolari.
Maria Giuseppina Atzori
10 | Domenica, 27 Marzo 2016
DAI PAESI
Pasqua: fede
e tradizioni
in diocesi
Collinas. I riti della Settimana Santa e della
Pasqua di Risurrezione secondo le antiche
tradizioni radicate e conservate nel popolo
a Settimana Santa e la
Pasqua della Domenica di
Risurrezione, nelle quali si
fa memoria della Passione,
Morte e Risurrezione del Cristo,
vengono rivissute dalle comunità
della diocesi con grande
partecipazione e con grande fede.
Ai riti liturgici si affiancano spesso
rappresentazioni paraliturgiche
che contribuiscono a far riflettere
sul grande mistero della
Redenzione, propiziato dalla
Passione, Morte e Risurrezione di
Gesù. Sia nei centri più popolosi
del Medio Campidano, sia nei più
piccoli contesti della Marmilla, la
tradizione tramandata da secoli si perpetua.
Nelle varie parrocchie si è intrapreso in tutta la Quaresima un cammino di
preparazione con la catechesi, la Via Crucis del venerdì, talvolta itinerante da
un paese all’altro, talora con fiaccolata notturna per le vie, con le stazioni
quaresimali, le celebrazioni, gli incontri di spiritualità, le veglie di preghiera
e nell’anno della misericordia anche con il Giubileo delle varie componenti
la comunità diocesana.
Tutto ha inizio la Domenica delle Palme. Durante l’anno gli alberi di palma,
da cui si ricaveranno il pastorale del sacerdote e le palme da distribuire ai
fedeli, vengono rivestiti con sacchi di iuta e così le foglie, in assenza di luce,
possono crescere più candide.
Normalmente quindi nel nostro territorio le palme da benedire non si
acquistano al mercato, ma vengono confezionate dall’abile manualità di
giovani e di adulti. L’intreccio della palma si è conservato e anche i più
giovani, sull’esempio dei maestri più anziani hanno appreso quest’arte che
in tal modo non potrà cadere nell’oblio.
A Collinas fede e tradizione si intersecano e si compenetrano nella Via Crucis
vivente. La sacra rappresentazione degli avvenimenti più significativi per la
cristianità, alimenta e arricchisce non tanto le suggestioni della gente, ma la
partecipazione e la memoria. Anche quest’anno, qualche centinaio di
figuranti nei caratteristici abiti palestinesi, ha sfilato lungo le vie del centro
L
storico, proponendo diverse scene della
vita di Gesù, concluse con la
crocifissione; scene trasposte dai Vangeli
in lingua sarda locale. Con la scena finale
della crocifissione nel sagrato della
chiesa si è conclusa la manifestazione
che ha richiamato alcune migliaia di
spettatori. Anche Lunamatrona ha
vissuto la Passio Christi nello scenario de
sa Turrita con grande pathos e
partecipazione popolare.
Il Giovedì Santo nella chiesa Cattedrale
di Ales è stata celebrata al mattino la
Santa Messa crismale e nelle parrocchie
alla sera la Messa in Coena Domini con la
lavanda dei piedi, la veglia di preghiera e
l’adorazione. In alcune parrocchie si
mantiene la rappresentazione
paraliturgica de S’Iscravamentu di
origine spagnola con il pietoso rito della
deposizione dalla croce del Cristo morto,
animata dal predicatore che guida i
personaggi in costume. A Sardara era in
auge un’antica consuetudine praticata
nella chiesa di San Gregorio: Is agullas de
Deus, gli spilli di Dio. I fedeli portavano
via gli spilli dalla lettiga del Cristo morto,
per alleviare le sofferenze di Gesù.
Un’altra consuetudine era di portare dai
campi delle foglie ritenute ricche di virtù
terapeutiche, capaci di medicare le ferite
e lenire le sofferenze del crocifisso. Si
trattava de Sa folla eucaia.
Con la morte di Gesù del Venerdì Santo è
il momento del silenzio e della
riflessione. Anche le campane sono
mute. La processione del Cristo morto,
portato nella lettiga dai membri delle
confraternite, che in qualche parrocchia
procedono con le catene ai piedi verso il
sepolcro, è accompagnata dalle fiaccole e
dal suono degli strocci arranas e da is
tabeddas.
Ma le campane riprendono a suonare a
distesa all’Angelus della Messa di
Risurrezione per annunciare che Cristo
ha vinto la morte: è risorto. La tradizione
dell’incontro del Cristo con sua madre
Maria, S’Incontru, di origine spagnola, si
è mantenuto inalterato nel tempo in
tutte le parrocchie della nostra diocesi.
Gesù è risorto: questo è l’avvenimento
più significativo per tutti noi cristiani.
Antonio Corona
Uras.“Note di Primavera” con la meditazione “Paschale Mysterium”
Il canto gregoriano introduce
ai misteri della Santa Pasqua
D
iverse sono state le manifestazioni, svolte durante tutti questi anni di attività dell’Associazione Cantantibus Organis,
con l’organo a canne, a partire dalla sua
benedizione e inaugurazione, avvenuta il
cinque aprile 2009. Enorme il favore di
quanti hanno partecipato ai Concerti, decretando il pieno successo per afflusso e
qualità di ogni evento. Si sono alternati
Maestri di fama consolidata, abili cantanti e strumentisti. Una parte importante
hanno avuto musicisti, che, pur essendo
molto giovani, già si sono affacciati sulla
scena musicale. Anche quest’anno, il tradizionale “Concerto di Natale”, che ha
chiuso la prima parte della stagione concertistica, ha visto impegnati ben quattro
Cori Polifonici, che hanno presentato
musiche appartenenti sia alla polifonia
classica che a quella più tradizionale. Con
“Note di primavera” si da inizio al secondo segmento della stagione. Sabato 19
marzo, è stata proposta una Meditazione
“Paschale Mysterium” ovvero, l’introduzione attraverso il canto gregoriano, preghiera per eccellenza, al mistero pasquale
di Cristo, vertice di tutta la storia progettata da Dio dall'eternità. Questa volta non
il classico Concerto dunque, ma qualcosa
di più originale. L’Ensemble, iniziando
dalla Domenica delle Palme, con Mt 2, 9,
Hosanna filio David, passando per il Giovedì Santo, Messa della Cena del Signore,
con i passi più commoventi: “Signore, tu
mi lavi i piedi”? Gesù e gli disse: “Se non ti
laverò i piedi, non avrai parte con me”. E
la riposta di Pietro: “Signore, tu mi lavi i
piedi”? Rispose Gesù: “Se non ti laverò i
piedi, non avrai parte con me”. “Ciò che io
faccio ora non comprendi, comprenderai
in seguito”. “Signore, tu mi lavi i piedi”?
Rispose Gesù: “Se non ti laverò i piedi,
non avrai parte con me”. E poi, il Venerdì
Santo, Liturgia della Passione del Signore
con l’invito all’adorazione della Croce:
Adoriamo la tua Croce, Signore, lodiamo
e glorifichiamo la tua santa resurrezione:
ecco, infatti, per mezzo del legno è giunta
la salvezza per il mondo intero. Dio abbia
misericordia di noi e ci benedica: faccia
splendere il suo volto su di noi e abbia
pietà di noi. Sono risorto e di nuovo sono
con te, Alleluia: hai steso su di me la tua
mano, Alleluia: mirabile si è manifestata
la tua sapienza, Alleluia, Alleluia! Signore,
mi hai messo alla prova e mi hai conosciuto: tu hai conosciuto il mio giacere e il
mio sorgere. Fino alla Domenica di Pasqua, solennità della Resurrezione del Si-
gnore con la sequenza: Victimæ paschali laudes immolent Christiani. Amen.
Alleluia. La splendida conclusione col “Veni, Sancte
spiritus, reple tuorum corda
fidelium: et tui amoris in eis
ignem accende”. Nei programmi di sala ciascun brano presentato conteneva la traduzione a
fronte in italiano, affinché tutti, ma proprio tutti, potessero capirne esattamente
il contenuto. Gli esecutori hanno unito gli
sforzi e la passione per la musica oltre
due decenni or sono, spinti dalla volontà
di accrescere il decoro durante le celebrazioni liturgiche nella Parrocchia di s. Lucia V.M. in Siamanna: per circa un ventennio hanno assicurato la presenza ad
ogni celebrazione domenicale, alle celebrazioni dei tempi forti, delle solennità e
delle feste. A tutt’oggi servono la liturgia
in celebrazioni di particolare solennità. Al
servizio liturgico si è unita l’attività saggistica sia in ambito polifonico sia in ambito gregoriano, divenendo, quest’ultimo,
campo di particolare studio in termini
esegetici ed esecutivi. Il M° Gianluca
Arca, dopo la laurea in Filologia Classica,
presso l’Università degli Studi di Cagliari,
ha ottenuto specializzazione in Lingua e
Cultura Latina, presso l’Università degli
Studi di Roma Tor Vergata. Dal 2000, vincitore del Concorso a Cattedra per Titoli
ed Esami, è titolare di Cattedra presso il
Liceo Ginnasio Statale “De Castro” in Oristano. Ha compiuto degli studi di pianoforte, si interessa di canto polifonico e,
particolarmente, di canto gregoriano
come studioso e come esecutore. “Note di
primavera” è proseguita mercoledì 23
marzo alle ore 18, col momento di ascolto
tra letture de La Passione di Gesù secondo Matteo e canti dell’antica tradizione
sarda: a proporlo, gli Shardana di Ichnusa, Oche Raffaele Secci – Mesu Oche G.
Battista Longu – Contra Tonino Paddeo –
Bassu Mario Sanna. Le voci narranti erano quelle di Mario Sanna e Tonino Paddeo.
Daniela Vacca
OSSERVATORIO REGIONALE
Domenica, 27 Marzo 2016
| 11
Finanziaria 2016
al Consiglio
regionale: luci
e ombre
Cagliari. In discussione il Bilancio
di previsione. Le attese di Marmilla
e Medio Campidano dalla Finanziaria
n questi giorni è in discussione in
Consiglio Regionale la manovra
finanziaria più importante per il
prossimo triennio, ma in
particolare per il 2016, aperto con
l’esercizio provvisorio e che ci si
augura, si chiuda entro il mese di
marzo.
Nella relazione della Giunta Regionale
si fa cenno al timido segnale di crescita
pari a + 0,2 per cento, che si auspica
possa crescere con maggior vigore e
all’aumento di ben 31 mila occupati
rispetto al 2014, con la disoccupazione
che passa dal 19,7% del 2014 al 16,7%.
Numeri incoraggianti ma ancora molto
tenui rispetto alla mancanza di lavoro e
ad una robusta crescita economica.
Consapevoli delle difficoltà che ancora
ci sovrastano, la Giunta Regionale pone
all’attenzione del Consiglio, per il 2016,
un duplice obbiettivo:
a) sostenere la ripresa e quindi
incrementare i livelli di spesa e le
politiche attive nei diversi settori;
b) continuare l’opera di risanamento
dei conti pubblici, in particolare nel
comparto della sanità.
Nel documento finanziario si indicano
otto principali strategie:
1) “Istruzione”, con una dotazione di
225 milioni di euro, da ripartirsi in 109,
per il Sistema Università; 92, per il
Sistema Scuola; 36 per l’Accordo di
Programma Quadro sulla conoscenza e
14 per altri settori.
2) “Lavoro”, con 212 milioni, da
ripartirsi: 64,8 nelle Politiche di
sostenibilità dell’occupazione; 30,6 per
la Riorganizzazione servizi per il
lavoro; 20,9 per la Flexicurity
(lavoratori fuoriusciti dagli
ammortizzatori sociali); 38,9 sulla
Occupazione giovanile; 19,4 per la
Formazione Professionale; 14 per le
Azioni innovative per l’occupazione e
I
23,6 per il Sostegno
Iniziative imprenditoriali.
3) “Competitività del
sistema produttivo”, con
512 ml. di cui: 263 per le
Imprese; 156 per l’Agricoltura e 92, per
il Turismo, cultura e tempo libero.
4-5) “Sanità ed Inclusione Sociale”, con
3.687 ml. suddivisi in due interventi:
3.378,8 in Sanità e 263,5 per
l’Inclusione sociale.
6) “Protezione dell’Ambiente”, con 454
ml. suddivisi in: 185 per le Politiche
Forestali e aree protette; 43 per la
Difesa dell’Ambiente; 183 per
l’Adattamento Climatico, gestione e
prevenzione rischi e 28 per la
Sostenibilità ambientale.
7) “Infrastrutture e agenda digitale”,
con 512 ml. di cui: 411 per il
superamento gap infrastrutturale
regionale; 42 per la viabilità e 60 per
l’Agenda Digitale.
8) “Mobilità”, con 538 ml. di cui: 68 per
i collegamenti esterni aerei; 94 per i
collegamenti interni su ferro; 42
collegamenti esterni marittimi; 209
Trasporto pubblico su gomma e 80 per
la Modalità sostenibile, intermodalità e
interscambio.
Somme interessanti e mirate, ma
quante di queste risorse ricadranno sul
nostro territorio, considerato il più
povero d’Italia ed ancora senza alcun
strumento di programmazione
negoziata? Eppure i bisogni non
mancano, come l’alto primato
raggiunto della dispersione scolastica,
che associato alla mancanza di lavoro,
non solo rende il nostro territorio
primo per la povertà economica, ma
anche intellettuale. Situazione che non
ci aiuta a riprenderci da un pesante
tracollo industriale ed a reimpostare
una nuova prospettiva economica. Il
sistema produttivo ristagna, però
potremmo cogliere qualche
opportunità puntando sulle imprese
creative e sul turismo sostenibile.
Mentre abbiamo ancora spazio e
possibilità nella valorizzazione e
sviluppo del settore agricolo e
agroalimentare, così pure nella
gestione e valorizzazione delle imprese
culturali, se si riesce a mettere a
sistema una buona fetta del nostro
patrimonio storico culturale. Proviamo
a replicare le prime esperienze delle
cooperative sociali in agricoltura, che
la nostra Diocesi sta incoraggiando,
con le cooperative sociali in ambito
culturale, mettendo in rete il
patrimonio ecclesiale e civico.
Potremmo sfruttare al meglio il
sostegno alle imprese e le reti di
imprese, nonché mettere a
disposizione l’area Industriale di
Villacidro ed i Piani degli Insediamenti
Produttivi dei comuni per l’attrazione
degli investimenti. Per le imprese già
insediate occorre guardare
all’internazionalizzazione, sfruttando
le reti digitali che verranno finanziate
in questo bilancio. La grande fetta
finanziaria del bilancio 2016 la
ritroviamo in ambito sanitario e anche
su questo settore vi sono buone
possibilità di crescita, affiancando alla
nuova struttura ospedaliera di San
Gavino, il Centro di Riabilitazione di
Guspini, la RSA di Villacidro e almeno
un ospedale di comunità nell’area della
Marmilla. Per l’ambiente già alcune
risorse sono disponibili, come i primi
25 milioni per la bonifica dell’area di
levante di Montevecchio, ma occorre
recuperare subito anche la prima
OTTENUTA LA MORATORIA
SUI DEBITI E CREDITI
Coldiretti.
Piena
soddisfazione
alle richieste
del mondo
agricolo
sardo
U
na moratoria sui debiti degli allevamenti
da latte e da carne bovina e suina che
stanno affrontano una crisi senza precedenti. È quanto ha chiesto la Coldiretti al
Governo nel sottolineare che occorre dare immediatamente una boccata di ossigeno per
non fare chiudere le imprese agricole che da
troppo tempo sono costrette a lavorare con
trance del finanziamento per l’area di
ponente, che interessa tutto il tratto di
“Rio Irvi” sino a “Piscinas”, nel comune
di Arbus. Nel capitolo infrastrutture il
territorio necessiterebbe di diversi
interventi, in particolare quelli attesi da
tempo, come la rotonda sull’incrocio
della SS. 197, Guspini, San Gavino,
Villacidro; l’allagamento e
sistemazione acque della stessa nel
tratto Guspini – San Gavino e così pure
per la SS.126, Guspini -Terralba. Ma c’è
anche l’emergenza di mettere la costa
di Arbus in relazione con il territorio
del Medio Campidano, tramite una
viabilità moderna e scorrevole, rispetto
all’attuale, tortuosa, stretta e
pericolosa. Certo è che le
Amministrazioni Locali sono chiamate
in prima fila ad impegnarsi per cogliere
le opportunità previste nel bilancio, ma
anche quelle che provengono
direttamente da Fondi comunitari.
L’altra componente che deve avere il
coraggio di scommettere sul proprio
futuro sono i nostri giovani, che
devono osare e sfruttare le opportunità
che anche in questo bilancio ci sono, se
pur ancora modeste, per nuove
imprese. I campi sono numerosi, a
partire dal turismo sostenibile,
passando per un sistema
agroalimentare di qualità, per arrivare
alle imprese creative ed a quelle
tecnologiche, che spaziano dalle
energie rinnovabili alla telefonia, dalla
componentistica ai servizi, passando
per i sistemi di accumulo di energia e
lo sviluppo delle app per la
comunicazione.
Tarcisio Agus
prezzi di vendita al di sotto dei costi
di produzione. “Servono misure nazionali di rapida attuazione con una
moratoria su mutui e prestiti agli allevamenti di 24/36 mesi nonché – sottolinea la Coldiretti - un riposizionamento debitorio dal breve al medio
lungo termine ed un impegno straordinario sui fondi di garanzia”. “Una
necessità che - precisa la Coldiretti –
può accompagnare il position paper
che l’Italia presenterà alla Commissione europea in cui si prevede anche
l’obbligo di etichettatura di origine
per fermare le importazioni dall’estero
da spacciare come Made in Italy”.
“Sono iniziative importanti che riguardano e interessano pure la Sardegna e che devono vedere in campo
la Regione, sottolinea il presidente di
Coldiretti Sardegna Battista Cualbu.
Al momento di andare in stampa, si
apprende che la richiesta è stata accolta
dal Governo Renzi, con soddisfazione
delle categorie interessate.
Michele Arbau
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Chiuso in redazione il 22.3.2016 - Questo numero è stato consegnato alle Poste il 25.3.2016
12 | Domenica, 27 Marzo 2016
OSSERVATORIO REGIONALE
Guspini-Arbus. Contro il bando dell’Igea per la vendita di terreni e fabbricati
Stop alla speculazione
Il Medio Campidano
è coinvolto in questo
bando grazie ai beni
minerari di Montevecchio
ed Ingurtosu e di quelli
della ex-Fonderia di
San Gavino Monreale
L’
IGEA Spa, la società costituita
dalla Regione Sardegna nel
1998 per la messa in sicurezza e per il ripristino ambientale delle aree minerarie dismesse, ha
avviato, già dal luglio scorso, con il parere positivo della Regione Sardegna,
l’iter per un nuovo bando di vendita
dei beni minerari.
Si tratta dell’avvio di una nuova sessione, per tentare di vendere i beni minerari, ereditati dalle aziende minerarie,
Regione.
Il Governo riconosce
all’Isola la premialità
per il 2013, merito
del Centrodestra
costituiti nel corso di una lunga ed intensa attività estrattiva.
Il Medio Campidano è coinvolto in
questo bando grazie ai beni minerari di
Montevecchio ed Ingurtosu e di quelli
della ex Fonderia di San Gavino Monreale. In particolare si tratta di terreni
seminativi ed incolti e di diversi fabbricati siti in Comune di Arbus, Guspini e
San Gavino Monreale.
Altri tentativi nel recente passato sono
andati a vuoto, vuoi per gli elevati costi
imposti dall’IGEA e sia per la rigidità
della destinazione d’uso, che impone
l’utilizzo successivo della proprietà terriera o immobiliare.
Sembra che questi problemi interessino poco sia all’IGEA che alla stessa Regione Sardegna e che l’unico obiettivo
sia quello di fare “cassa” per risanare le
difficoltà finanziarie in cui è caduta la
società IGEA, in seguito anche alla gestione allegra, con fatti incresciosi e
che hanno coinvolto buona parte del
personale, e non solo quello dirigente.
Nel corso degli anni di gestione, l’IGEA
ha assolto il compito di società di ricupero occupazionale, per lavoratori sca-
ricati da aziende in crisi, una sorta di
NIOV-GEPI sarda, l’azienda “scatola”
per l’assunzione dei lavoratori ex-cassa
integrazione, nonché soggetto attivo
per la bonifica ed il recupero ambientale delle aree minerarie dismesse.
Non si dovrebbe permettere che i beni
terrieri e immobiliari delle miniere dismesse, che dovevano diventare occasione di rilancio occupazionale, diventino oggetto di lucro per nessuna
azienda, tanto meno per quelle che
hanno dirigenti indagati per atti illeciti
e che non sono mai stati in grado di tutelare il grande compendio terriero ed
immobiliare, ereditato senza alcun
merito.
È auspicabile che su questo problema
intervengano i Sindacati sardi che
hanno stipulato accordi importanti,
per il rilancio economico ed occupazionale delle aree di Montevecchio e di
Ingurtosu.
Lo stesso impegno dovrebbe venire dai
Sindaci dei Comuni interessati, per
correggere un grave errore commesso
nel passato. Infatti, per il solo fatto di
acquisire immobili, poi mai utilizzati o
male utilizzati, hanno vanificato, pur
spendendo ingenti risorse finanziarie,
il principale obiettivo del progetto di riconversione delle aree minerarie dismesse, quello di creare nuove opportunità di lavoro.
Ricordiamo che il Progetto Montevecchio- Ingurtosu-Funtanazza era ispirato da alcuni obiettivi basilari che, nel
corso degli anni, sono stati disattesi,
vanificando i buoni risultati conquistati dalle dure lotte dei minatori del 1991,
nel profondo del Pozzo Amsicora.
Il Progetto doveva favorire la promozione di iniziative, in grado di stimolare il tessuto socio-economico, attraverso il coinvolgimento degli imprenditori privati. Un coinvolgimento reale con
la messa a disposizione delle strutture,
degli immobili e terreni necessari per
realizzare i progetti condivisi e che
avessero l’obiettivo di un rilancio economico ed occupazionale. Tutto questo doveva realizzarsi, favorendo l’imprenditoria privata, senza alcuna speculazione.
I fatti, nel corso degli anni, sono andati
diversamente. Quanti avevano intenzioni serie, sono stati scoraggiati dalle
condizioni imposte, che avevano come
unico scopo quello di non realizzare
niente.
A questo punto, le Amministrazioni
Comunali pur di fare qualcosa, hanno
occupato strutture, che potevano trovare utilizzi, dal punto di vista economico ed occupazionale, più redditizi.
A cosa serve che il Comune di Arbus
abbia ancora in affidamento i locali
della foresteria, senza alcun valido utilizzo, o che i locali della Direzione della
Miniera abbiano solo l’utilizzo attuale?
Ai Sindaci di Guspini ed Arbus va richiesto un impegno che superi l’atteggiamento sin qui espresso, per ricuperare gli obiettivi originali del Progetto
Montevecchio-Ingurtosu-Funtanazza,
per favorire il coinvolgimento di quegli
imprenditori che hanno interesse ad
investire, con condizioni accettabili,
per l’utilizzo delle strutture individuate
Sergio Concas
Concessi per l’istruzione
28,3 milioni di euro
“I
28,3 milioni di euro di premialità
riconosciuti dal Governo
nazionale alla Regione in materia
di istruzione non sono certo un successo di
cui la giunta Pigliaru può auto-attribuirsi
il merito, dal momento che fanno
riferimento a dati rilevati nel 2013,
quando in viale Trento governava ancora
il centrodestra. Speriamo però che questa
iniezione straordinaria di risorse possa
contribuire a determinare un’inversione
di rotta nelle politiche del centrosinistra,
finora caratterizzate esclusivamente da
tagli agli investimenti e riduzione della
presenza delle scuole sul territorio”,
dichiara il capogruppo dei Riformatori
Sardi – Liberaldemocratici in Consiglio
regionale, Attilio Dedoni, commentando
il riconoscimento ottenuto dalla Regione
all’interno del Progetto Obiettivi di
Servizio del Quadro Strategico Nazionale.
“Le ultime rilevazioni dei dati sul livello
dell’istruzione nel Mezzogiorno si
riferiscono al periodo 2006-2013 e
segnano, per la Sardegna, una riduzione
del tasso di abbandono scolastico del 3,6
per cento”, sottolinea Dedoni.
“La Giunta Pigliaru si sarebbe insediata
soltanto un anno dopo, inaugurando una
stagione caratterizzata da chiusure e
accorpamenti di istituti scolastici,
soprattutto nei piccoli Comuni delle zone
interne dell’Isola.
Se il ‘nuovo corso’ avrà l’effetto di
rafforzare la riduzione del tasso di
abbandono, saranno le prossime
rilevazioni a dimostrarlo. I disagi che gli
studenti dei territori più penalizzati
stanno affrontando lascerebbero
supporre, per ora, il contrario”.
RETTIFICA
SUL PIANO
UNICREDIT
C
agliari – Nell’ultimo
numero di “Nuovo
Cammino” è stato
pubblicato un articolo in cui
veniva commentato un
comunicato stampa della First
“Non passa inosservato, ad esempio, il
fatto che l’Assessore alla Pubblica
Istruzione intenda utilizzare i fondi della
premialità per completare l’acquisto
degli scuolabus promessi a suo tempo ai
Comuni che hanno subito la chiusura
degli istituti”, conclude il capogruppo.
“Per incredibile che possa sembrare, a
dispetto di tutte le promesse e le
rassicurazioni fatte dall’Assessore e dallo
stesso presidente Pigliaru, a metà marzo
regionale, sigla dei lavoratori
bancari aderenti alla Cisl. Il
documento sindacale criticava
UniCredit, perché – secondo la
First e la Cisl Sardegna - la banca
non aveva inserito la Sardegna
nel piano industriale triennale
per il Sud. Un piano da 17
miliardi di euro che tra il 2015 e
il 2018 arriverà attraverso servizi
innovativi per famiglie e imprese
alle regioni Campania, Puglia,
Calabria, Basilicata e Sicilia. Il
sindacato, in realtà, è stato
non si è ancora completato l’acquisto
degli scuolabus per i Comuni interessati
dal Piano di dimensionamento scolastico
entrato a regime all’inizio dell’anno
didattico in corso. A questo punto, è
ragionevole auspicare che gli scuolabus
possano arrivare in tempo per le vacanze
estive. Se è questo il miglioramento dei
servizi che dovrebbe equiparare la
Sardegna al Nord Italia, non c’è di che
stare allegri”.
“spiazzato” da Unicredit, che ha
inserito la Sardegna nel
raggruppamento delle regioni
centrali, riservando per la nostra
isola – secondo quanto riporta
una nota della banca del 4
marzo 2016 - “un miliardo di
euro…di cui 500 milioni per le
famiglie e 500 per le imprese”.
Inoltre UniCredit si propone per
i prossimi 3 anni di
accompagnare 130 imprese
sarde sui mercati esteri.
Nell’articolo in questione, per
altro, “Nuovo cammino” si
riservava di verificare la notizia
pubblicata esclusivamente sulla
base della nota sindacale. La
verifica è puntualmente
avvenuta e ha dato il seguente
risultato: “Al via anche in
Sardegna – scrive la banca - il
nuovo piano UniCredit: nuovo
credito per 1 miliardo per
rilanciare la regione e più
redditività con crescita e
innovazione”.
La Redazione
TERRITORIO
Domenica, 27 Marzo 2016
| 13
Usellus. Presentato il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 al Convegno zonale
Elisabetta Falchi,
enerdì 4 marzo,
concludendo ha ricordato
nell’aula consiliare, si
come per evitare lo
è svolto un convegno
spopolamento, si devono
organizzato
avere aziende che diano
dall’amministrazione
reddito. L’obbiettivo è
comunale di Usellus, nel
anche puntare sulle
quale è stato presentato il
qualità organolettiche,
Programma di Sviluppo
inoltre nel mercato per
Rurale 2014-2020 a cura
essere competitivi si deve
dell’assessore regionale
essere visibili,
all’agricoltura Elisabetta
riconoscibili per i
Falchi. Dopo l’introduzione
consumatori: sono
dell’assessore comunale
previste anche misure per
all’agricoltura Pierpaolo
mettere insieme gli
Casu, il vice sindaco Lucio
agricoltori. Bisogna
Melis nel salutare ha parlato
puntare sulla tracciabilità,
del piccolo paese di 782
sul territorio sano, in un
abitanti, caratterizzato da
contesto paesaggistico di
vocazione agricola, ma con
qualità; infine i Gal
forte carenza culturale,
vengono visti sempre più
disoccupazione e
come strumento
spopolamento.
operativo.
L’impressione, ha detto, è che
A conclusione un piccolo
ci sia anche un programma di
rinfresco con i vini della
soppressione rurale, visto che
Cantina Sociale “La Giara”
la legislazione degli ultimi
Alla presenza dell’Assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi
di Usellus. Un convegno
tempi va in tal senso, con una
che riaccende le speranze,
burocrazia asfissiante per i
e con la partecipazione di amministratori e tecnici del settore
ma occorre prendere
comuni, trasferimento di
coscienza che l’agricoltura
funzioni ad enti sovra
è davvero la base di una
comunali, soppressione di
nazione: senza di essa si muore o si
per i bovini da carne e da latte, per un
sportello necessitano di capacità
servizi, ventilata soppressione delle
dipende dal punto di vista economico e
totale di 225. 638. 230 euro. Quindi
gestionale, Argea e Laore forniranno
guardie mediche e una legge di riforma
alimentare da altre nazioni e da spietate
l’intervento dell’on. Antonio Solinas,
degli enti locali a dir poco irragionevole. supporto informativo. Tra le misure, la
multinazionali, che fanno affari
presidente della IV commissione
6.1 prevede aiuti per l’avviamento di
Ha chiesto corsi di formazione in
vendendo OGM e altri alimenti a
ambiente, foreste. Il direttore Coldiretti
attività dei giovani agricoltori, per un
agricoltura aperti a tutte le età, per
rischio, come si è potuto vedere all’Expo
Giuseppe Casu, nel suo intervento, ha
totale di 80.000.000 euro. Altri 81
evitare spopolamento e aumento delle
2015, dove in bella mostra stavano
detto che lo spopolamento, in parte, è
milioni di euro sono previsti dalla
“povertà estreme”, a carico dei servizi
insetti e coccodrilli “buoni da
dovuto al fatto che molte aziende
misura 6.4.1. per sostegno e
sociali dei comuni. Quindi si è passati
mangiare”, mentre al nostro maialetto è
agricole che generavano reddito si sono
investimenti nella diversificazione
agli interventi dei relatori. Il dott.
stato concesso di apparire solo
spente, e che quindi è necessario
dell’azienda, agriturismo e fattorie
Sebastiano Piredda, direttore generale
“termizzato”. Questo accade quando si
riattivare aziende nei paesi. Nel
sociali. La misura 7 finanzia la banda
dell’assessorato regionale
dipende dagli altri: si è deboli perché si
dibattito sono intervenuti il sindaco di
larga e ultralarga; la misura 8 si occupa
all’agricoltura, ha illustrato le 19 misure
sceglie di dipendere da altri. Quindi la
Villa Verde Roberto Scema, di Albagiara
dello sviluppo delle aree forestali; la 10
previste dal PSR, per un totale di
Marmilla e Usellus devono riscattarsi,
Maurizio Mallocci, i tecnici Mimmo
della conservazione delle razze locali a
1.308.406.250 euro di finanziamenti:
rischio di estinzione; la 14 del benessere Cau agronomo e l’ing. Maurizio Manias, riscoprendo la terra, fonte di alimenti,
l’accesso sarà attraverso bandi su
di reddito e di occupazione.
direttore del Gal Marmilla.
animale di ovini e caprini, ma anche dei
“progetti a sportello”, per accelerare la
Lucio Melis
L’assessore regionale all’Agricoltura
suini, e ne viene introdotta una nuova
spesa. Considerato che i bandi a
V
Rilanciare le aziende agricole
Milis.Progetto di inclusione sociale
“Alta Marmilla…
Ritorno alla terra”
n occasione della rassegna di floIl progetto prevedeva lezioni in
rovivaismo di Milis “Primavera in
aula e laboratori per conoscere
Giardino” svoltasi il 12 e 13 mari processi lavorativi dei settori
zo 2016, è stato presentato al
convegno inaugurale il progetto di
produttivi, come strumento di
agricoltura sociale “Alta Marmilla...
inclusione
sociale, rivolto alle
ritorno alla terra” promosso e gestito
dall’Unione di Comuni Alta Marmilla,
persone svantaggiate
in collaborazione con il Dipartimento
di Salute Mentale della Asl di Oristano
e l’Agenzia Laore. Avviato nell’aprile 2015 e concluso
l’educatore Filippo Bartolomeo, ideatore e anima
nel settembre dello stesso anno, “Alta Marmilla... Ridell’iniziativa, sotto la supervisione dell’equipe territorno alla terra” è stato un percorso innovativo che
toriale del Centro di Salute Mentale di Ales-Terralba.
ha visto l’agricoltura come strumento di inclusione
Proprio l’educatore della Asl 5 Filippo Bartolomeo ha
sociale, rivolto alle persone svantaggiate.
illustrato al Convegno il progetto di agricoltura soFinanziato dal “Gal Marmilla”, il progetto ha coinciale - come è nato, cresciuto e quali risultati ha ragvolto ventiquattro persone appartenenti ai venti cogiunto - nel corso del seminario a cura dell’Agenzia
muni dell’Unione di Comuni Alta Marmilla, che per
Laore “Il paesaggio agrario”, che si è tenuto a partire
sei mesi sono state ospitate nelle fattorie didattiche
dalle ore 10.00 presso la sala convegni di Villa Pernis,
“Sa Scrussura” di Sini, “Su Massaiu” di Turri, “Sa
sede dell’esposizione. Insieme a lui, a rappresentare
Stiddiadroscia” di Gesturi e “Quaddus e Tellas” di
il progetto erano presenti il tutor esterno dell’azienGenoni. Il progetto si è sviluppato dalle lezioni in
da Sa Scrussura Cristian Chianello, che si occupa di
aula ai laboratori per conoscere i processi lavorativi
orticoltura-terapia, l’imprenditrice agricola Anastadei diversi settori produttivi, fino alla riabilitazione e
sia Mura dell’azienda Sa Stiddiadroscia in rappresenal primo inserimento sociale nelle fattorie, attraverso
tanza delle fattorie didattiche aderenti all’iniziativa e
Zelia Marrocu che da protagonista diretta del progetspecifiche attività di orto-terapia e di percorsi amto ha emozionato i presenti in sala raccontando in
bientali. Tutte le attività hanno avuto il supporto dei
modo sentito la sua personale esperienza nei sei
tutor (uno per azienda) e sono state coordinate dal-
I
mesi di progetto. Insieme a Zelia erano presenti anche alcuni altri dei partecipanti alla sperimentazione, cui è stato riservato uno stand informativo ed
espositivo per i prodotti realizzati all’interno della
mostra. Presente al convegno anche l’Assessore regionale alla Sanità Luigi Arru che ha espresso ampio
apprezzamento per l’iniziativa che si è rivelata un
esempio pratico di contrasto alla disabilità con programmi di inclusione sociale. La partecipazione alla
rassegna di Milis mira a documentare come la terra
abbia realmente un ruolo terapeutico-riabilitativo,
per questo è fondamentale che progetti simili abbiano continuità. A tal fine è importante sensibilizzare
l’opinione pubblica sull’opportunità che la terra offre per restituire dignità, capacità e piena autonomia
alle persone (spesso a rischio emarginazione), che a
contatto con la natura possono diventare protagoniste attive della nostra società.
Jessica Manias
14 | Domenica, 27 Marzo 2016
CARITAS
Serramanna.“La Fattoria di San Michele”: allevare asine per la produzione di latte,
prodotto con altissima quotazione e richiesto soprattutto nel settore farmaceutico
Per il recupero del sofferente mentale
ta per concludersi il
progetto “La Fattoria
di San Michele”
finanziato dalla
Conferenza Episcopale
Italiana con i fondi dell’otto
per mille. Il progetto è stato
presentato alla CEI
dall’Arcivescovo di Cagliari
mons. Arrigo Miglio su
indicazione del direttore della
Caritas di Cagliari mons.
Marco Lai per il fatto che la
Comunità Terapeutica “San
Michele” e il Gruppo
Residenziale di Integrazione
Sociale si trovano in territorio
di Serramanna, nella Diocesi
di Cagliari.
Il progetto è stato redatto
dall’Ufficio Progettazione
della Caritas di Ales-Terralba
diretto dal Dott. Luigi Serra,
soggetto gestore è il “Centro
d’Ascolto Madonna del
Rosario”. Un progetto
innovativo che vede coinvolti
diversi soggetti dell’area
Caritas impegnati
nell’emergenza dei malati
mentali per creare per loro
accoglienza, cura e
reinserimento familiare e
lavorativo, per dare speranze
e conforto per i malati
mentali e per le loro famiglie.
Il progetto “La Fattoria di san
Michele” è stato creato
all’interno della “Comunità
pedagogico-riabilitativa e del
Gruppo Residenziale
Inserimento Sociale”. La
Comunità San Michele è stata
fondata 25 anni fa in un
caseggiato e in terreni allora
dell’Ersat: nel 2004 sono stati
concessi al “Centro d’Ascolto
Madonna del Rosario” per 29
anni.
don Angelo Pittau
cognitive aumentano: l’asino
invia stimoli di morbidezza,
calore, odore, movimento,
rumore. Il gioco favorisce
anche l’aumento
dell’attenzione.
Alla base c’è la convinzione
che il contatto con la natura
riesca a stimolare nelle
persone con deficit psichico
capacità emotive e
comportamentali. Inoltre il
lavoro legato alla produzione
agricola permette che i
ragazzi si aiutino tra di loro:
quelli che stanno meglio
fanno da tutor a quelli con
patologie più gravi,
sostenendo la collaborazione
tra le persone, così chi ha la
tendenza a isolarsi si sente
parte di un insieme. Vivere a
contatto con la terra fa bene a
tutti. La coltivazione
permette che i soggetti
piantino un seme, lo curino e
poi vedano il prodotto finito,
tangibile, del loro lavoro: si
S
Il progetto è stato creato
nella “Comunità
pedagogico-riabilitativa
e del Gruppo Residenziale
Inserimento Sociale”
Il recupero del sofferente
mentale, soprattutto in
situazioni molto gravi, non è
facile, ma si possono adottare
degli approcci metodologici
finalizzati alla stimolazione
delle risorse presenti nel
paziente ed alla crescita delle
capacità individuali.
Dalla continua analisi del
territorio emerge sempre più
una maggiore necessità di
attivare nuove risorse per i
sofferenti mentali, al fine di
farli sentire parte integrante
di una società che tende a
posizionarli ai confini.
Il Progetto presentato
risponde quindi ad
un’effettiva carenza di
strumenti operativi di
supporto a questa necessità
del territorio, rappresentando
un forte sostegno non solo
per le famiglie degli utenti ma
anche per tutto il tessuto
sociale.
Deve essere lanciata una
sfida in cui ci si proponga di
sconfiggere l’idea della
disabilità mentale,
configurata come una
malattia che considera coloro
che ne sono affetti un “peso”,
un costo e un’emergenza,
incapaci di sviluppare delle
competenze, di apprendere e
di saper produrre qualcosa
per gli altri. Al contrario deve
essere evidente il loro
importante ruolo, e il forte
contributo che possono dare
alla famiglia, alla società, e a
tutto il Territorio.
Il Progetto “La fattoria di San
Michele” nasce dall’esigenza
di realizzare un percorso di
semi-autonomia e di
socializzazione degli ospiti
della Comunità Protetta,
finalizzato al miglioramento
della qualità della vita di
questi ultimi. Lo scopo è di
creare nuove attività
laboratoriali, varie occasioni
di socializzazione e
soprattutto un percorso di
inserimento socio-lavorativo
una volta che il percorso
terapeutico avrà raggiunto i
suoi obiettivi. Il tutto
tenendo sempre la persona al
centro del suo percorso e le
risorse di ogni singolo.
Il progetto prevede
l’allevamento di asine per la
produzione di latte, prodotto
con altissima quotazione e
richiesto soprattutto nel
settore farmaceutico
(esistono già contatti con
alcune realtà del Nord Italia
grazie alla rete delle Caritas).
La rieducazione con animali
(pet-teraphy) è data da un
insieme di metodi mirati a
trovare, grazie all’animale,
uno stato emotivo il più
normale e tranquillo
possibile. La terapia fatta con
l’asino sfrutta le
caratteristiche
biomeccaniche dell’animale
condotto al passo
(accettazione passiva dei
movimenti dell’animale): ha
l’effetto terapeutico di
produrre stimolazioni
pedagogiche e psicologiche
con l’integrazione
psicomotoria e fisioterapica.
Svolgere dei percorsi-gioco
con l’asino agisce sulla
regolazione del tono
muscolare e aiuta nella
risoluzione delle contratture,
apporta rinforzo nella
riduzione del tono, aiuta nel
miglioramento della
coordinazione muscolare e
dell’equilibrio, aumenta il
guadagno di ampiezza
articolare. Attraverso il gioco
anche le competenze
Il contatto con la natura
riesce a stimolare, nelle
persone con deficit
psichico, capacità emotive
e comportamentali
rendono conto di quello che
hanno realizzato e di quanto
sia importante, crescendo in
autostima e sicurezza. E
quella produttività che
appartiene a loro è
fondamentale per una piena
inclusione sociale.
Comunità San Michele
Gli obiettivi generali
e specifici del progetto
rescita personale, Miglioramento della qualità
della vita, Socializzazione e Inserimento
lavorativo. L’obiettivo generale del progetto è di
offrire agli ospiti della “Comunità San Michele” la
possibilità di acquisire nuove capacità di tipo
manuale, intellettivo, e di progettare per loro un
percorso di semi-autonomia, dove gli utenti oltre che
una “casa” apprendono anche un lavoro, che
garantisce uno sviluppo e una crescita personale oltre
che una garanzia economica. Ancora si vuole ottenere
un miglioramento della qualità della vita di ogni
ospite accrescendo le possibilità di socializzazione
all’esterno della struttura, creando spazi dove gli
ospiti possano realizzare attività lavorative, che diano
possibilità di espressione agli ospiti.
Obiettivo specifico 1:
Adeguamento degli spazi della Comunità alle nuove
esigenze, acquisto di macchinari, strumenti e mezzi
utili per la realizzazione delle attività lavorative da
parte degli utenti. Formazione del personale
assistenza.
Obiettivo specifico 2:
Percorsi di inserimento lavorativi in un contesto
protetto, con suddivisione delle attività lavorative tra
gli utenti con specifici percorsi di formazione e
assistenza, coltivazione e lavorazione dei prodotti.
Obiettivo specifico 3:
Distribuzione e commercializzazione dei prodotti
lavorati e partecipazione alla vita sociale da parte
degli utenti. Comunicazione e diffusione dell’attività
svolta.
C
CHIESA
Domenica, 27 Marzo 2016
| 15
Riunione dei Centri Missionari diocesani, con testimonianza di varie esperienze
essere utile per un
i è svolto mercoledì
paziente impossibilitato a
24 febbraio l’incontro
seguire la Messa essere
periodico di verifica
visitato dal proprio pardei Centri Missionari
roco nel proprio
Diocesani della Sardegna.
ambiente(casa, comunità
Presente anche mons. Gioterapeutica o nosocomio);
vanni Dettori,
essere rassicurato e
Amministratore Apostolico
accompagnato verso il
della Diocesi di Ales-Terralba
fine vita terrena,
e Delegato Regionale uscente
sostituendo l’interpretaResponsabile CDM sardi.
zione passiva di “estrema
Tema centrale della verifica è
unzione”con un
stata la formazione missionaparadigma più positivo di
ria del clero e delle modalità
“accompagnamento al
di intervento utili per rendere
confine tra i due estremi:
più efficaci le attività ecclefine vita terrena/ inizio
siali, orientandole allo spirito
nuova vita”.
missionario della Chiesa “in
Per realizzare questi passi
uscita”, inteso non solo a
avanti è certamente
livello universale ma (sopranecessario avere un clero
tutto), comunitario e
motivato e formato, cui
diocesano.
affiancare i direttivi e le
Proprio mons. Dettori ha
equipè di lavoro laiche
ricordato che per curare la
formate anch’esse e
formazione e la preparazione
aggiornate con la partecidei laici è necessaria l’unità
pazione ai corsi
del corpo episcopale: la rasorganizzati nelle sedi censegnazione paralizza e non
trali di Roma e Verona.
permette di tentare vie
Nell’incontro è stata data molta importanza al lavoro di rete
Hanno chiuso l’incontro le
nuove, trincerando spesso
testimonianze dei progetti
nelle sacrestie la missione
con gli altri organi pastorali e laici per progetti con obiettivi comuni attivi
nelle Diocesi di Alesche per sua natura deve
Terralba, Cagliari,
essere intesa come sinonimo
Oristano, Nuoro.
di lode e di gioia verso l’altro.
comuni a quelli dei CDM: promozione e Il prossimo incontro di verifica è stato
hao (nord-est del Brasile), per circa 15
Ha approfondito l’argomento don
fissato per giugno a Macomer, dove sarà
sensibilizzazione all’integrazione,
anni dal 1975. Prete ecumenico,
Ennio Matta, direttore del Centro Mispossibile per gli operatori dei CDM
all’accoglienza, alla lotta alle discrimidivenne poi direttore per vent’anni del
sionario Diocesano di Cagliari,
conoscere il successore di mons. Detnazioni, ai soprusi verso le fasce più
Centro Missionario della Diocesi di
organizzatore dell’incontro.
tori: il nuovo Delegato regionale dei
indifese, alle povertà estreme, al razziCagliari con grandi capacità umane e
Il “Duc in altum!”che Cristo comanda a
CDM sarà Padre Roberto Carboni,
smo e alle nuove problematiche
relazionali, amato dagli operatori del
Simone (Lc 5,4), è esortazione a prennuovo Vescovo della Diocesi di Ales, che
giovanile e adulte in diffusione virale
CDM che l’hanno accompagnato con
dere il largo per una pesca più proficua,
dal 2001 al 2013 è stato missionario a
(bullismo, cyberbullismo,
amore e preghiera, fino alla fine del suo
ma sottende anche il significato del
Cuba con i frati conventuali della promercificazione del corpo sin dall’adoleviaggio in questa vita terrena.
“Puntare verso l’alto”.
vincia delle Marche. In terra cubana è
scenza, crisi della famiglia e perdita di
Dopo una verifica sulle attività
Non poteva mancare un ricordo comstato direttore spirituale del Seminario
valori importanti nei rapporti interperpromosse attualmente dai diversi CDM
mosso di don Nino (Antonio) Onnis:
interdiocesano, docente di psicologia e
sonali). Missione è anche questo: e il
sardi si son proposte diverse aree di
missionario “fidei donum”, missionario
rettore dei postulanti, nonché rettore
Clero potrebbe collaborare a tali iniziaintervento per il futuro. Innanzitutto è
promotore della sensibilizzazione
della chiesa di San Francesco a La
stata data molta importanza al lavoro di tive: ci si rivolgerà alle scuole, alle
umana, psico- sociale e religiosa di
Havana. Benvenuto, mons. Carboni,
associazioni dove l’attività pastorale è
rete con gli altri organi pastorali e laici.
popolazioni povere all’estero, servendo
nella sua terra sarda.
necessaria per sostenere i parrocchiani.
Dio nella parrocchia dell’archidiocesi di Il lavoro di rete proposto è la comparteAlice Bandino
Si è parlato, ad esempio, di come può
cipazione a progetti con obiettivi
Cagliari in Bacurì, nello stato di Maran-
S
Ringraziamento a mons. Dettori
Arborea.Seminario annuale
“Rinnovamento carismatico
cattolico servi di Cristo vivo”
Commovente il momento
abato 12 e domenica 13 marzo 2016
si è tenuto nella nuova Sala Condedicato ai giovani
gressi dell’”Horse Country Resort” di che sono stati invitati
Arborea l’annuale Seminario di
a consegnare la loro
Guarigione interiore dei Gruppi di Lode e
Adorazione della Sardegna, appartenenti al
vita a Gesù
“Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale Servi di Cristo Vivo” di Diritto
Pontificio.
Rinnovamento Carismatico in America fin dalle sue
Questo ramo del Rinnovamento Carismatico Cattoorigini. È segretario del Consiglio Internazionale del
lico, iniziato negli anni ‘80 da Padre Emiliano Tardif
“Rinnovamento Carismatico Cattolico Servi di Cristo
(Santo Domingo - di cui nel 2007 è iniziata la causa
Vivo”, laureato in Teologia e Psicologia, apprezzato
di beatificazione), ha come cofondatore e Presidente
predicatore di ritiri e seminari in varie nazioni del
internazionale Padre Michele Vassallo. Conta numemondo e autore di numerosi libri.
rosi Gruppi di preghiera in Italia e in altre 19 nazioni
“Sono Io che parlo con te” (Gv 4,26) è stato il tema
del mondo, circa 50 Gruppi in Sardegna ed è prescelto per questo cammino di conversione e guarisente anche nella nostra Diocesi.
gione di due giorni, in preparazione alla Santa PaIl Seminario di Guarigione interiore è uno dei tre insqua, e che ci ha portato ad “incontrare” Gesù presso
contri regionali che si tengono durante l’anno ad Aril pozzo di Giacobbe insieme alla Samaritana …
borea. Sono convegni di evangelizzazione,
“Sono Io che parlo con te” è la Parola che ognuno dei
formazione e preghiera, tenuti da sacerdoti e laici, e
mille partecipanti, giovani e anziani, uomini e
sono aperti non solo ai Gruppi di preghiera, ma
donne, che hanno gremito la Sala Congressi, si è senanche a tutti coloro che vogliono vivere un’espetito rivolgere da Gesù. Saper riconoscere la Sua voce,
rienza di incontro con il Signore e con i fratelli in
incontrarLo, lasciarsi guidare e guarire nel profondo
questa corrente di grazia per la Chiesa di oggi che è il
è stata l’esperienza forte che ha toccato i cuori di
tutti, anche di chi è venuto per la prima volta.
Rinnovamento Carismatico Cattolico.
È stata l’esperienza di un incontro “personale, vivo,
Il Seminario è stato guidato da padre Dario Betancon occhi aperti e con cuore palpitante”, come ci ha
court degli Stati Uniti, che ha vissuto l’esperienza del
S
detto e fatto ripetere più volte padre Betancourt e
che il Signore nella sua grande bontà ci ha fatto vivere.
Particolarmente coinvolgenti, accanto agli insegnamenti, i momenti della preghiera comunitaria carismatica, guidata dalla Parola di Dio e accompagnata
dai bellissimi canti del repertorio internazionale del
Rinnovamento Carismatico eseguiti dalla Corale Regionale.
Commovente il momento dedicato ai numerosissimi
giovani che sono stati invitati ad avvicinarsi al palco
e a consegnare la loro vita a Gesù.
Significativo il bisogno di tanti che si sono avvicinati
al sacramento della Riconciliazione per riscoprire ed
accogliere l’amore misericordioso di Dio Padre.
Toccante l’Adorazione eucaristica e la Messa concelebrata, che hanno fatto sperimentare la presenza
reale di Gesù vivo che guida, nutre e consola il Suo
popolo in questi tempi così difficili e dolorosi.
Mariella Campo
16 | Domenica, 27 Marzo 2016
CHIESA
Ecumenismo. Continua la presentazione del documento di Cuba, del quale
i media si sono soffermati solo sul discorso di saluto fatto da Kirill e Francesco
Il documento dei due Patriarchi
Pagina a cura di don Peppangelo Perria
i è riflettuto sulle violenze che
hanno causato miglia di vittime
in Iraq e poi in Siria,
“Chiediamo a tutti coloro che
possono influire sul destino delle
persone rapite, fra cui i Metropoliti di
Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim,
sequestrati nel mese di aprile del 2013,
di fare tutto ciò che è necessario per la
loro liberazione”. Si prega perché tutte
le parti coinvolte nei conflitti mostrino
buona volontà e siedano al tavolo dei
negoziati. “Facciamo appello a tutti i
paesi coinvolti nella lotta contro il
terrorismo, affinché agiscano in
maniera responsabile e prudente.
Esortiamo tutti i cristiani e tutti i
credenti in Dio a pregare con fervore il
provvidente Creatore del mondo perché
protegga il suo creato dalla distruzione
e non permetta una nuova guerra
mondiale”. Si chiede il dialogo
interreligioso, si afferma la libertà
religiosa, si ringrazia il Signore per il
rinnovamento della fede cristiana in
Russia e in molti paesi dell’Europa
orientale, dove i regimi atei hanno
dominato per molti decenni. Si ricorda
come spesso cattolici e ortodossi
lavorino fianco a fianco in attività
caritative e sociali attestando
l’esistenza di fondamenti spirituali
S
comuni della convivenza umana,
testimoniando i valori del Vangelo. (Dic
nn 10-14). La preoccupazione che
restringe la libertà religiosa in tanti
paesi di antica cristianità, dovuto certo
al fondamentalismo e ai
fondamentalisti religiosi e laici: “In
particolare, constatiamo che la
trasformazione di alcuni paesi in
società secolarizzate, estranee a ogni
riferimento a Dio e alla sua verità,
costituisce una grave minaccia alla
libertà religiosa”. È fonte di
preoccupazione la limitazione dei
diritti dei cristiani e le discriminazioni
che si compiono quando forze
politiche guidate da un ideologia
secolare aggressiva spingono i cristiani
ai margini della vita pubblica.
Preoccupa anche la fatica che fa
l’integrazione europea che stenta ad
allargarsi e a offrire sicurezza e pace:
“Chiediamo ai cristiani
dell’Europa orientale e
occidentale di unirsi per
testimoniare insieme
Cristo e il Vangelo, in
modo che l’Europa
conservi la sua anima
formata da duemila anni
di tradizione cristiana”.
(Dic nn 15-16). A
preoccupare è poi la
povertà pur crescendo le
ricchezze dell’umanità.
Non si può stare poi
indifferenti di fronte ai
milioni di migranti e di
rifugiati politici ed
economici che bussano
di fronte alle porte di una
Europa spesso sorda ed
egoista, mentre sappiamo
che risorse spesso usate
male e anche abusate
della madre terra danno
segno di usura e di
spreco: “Il nostro sguardo
si rivolge alle persone che
si trovano in situazioni di grande
difficoltà [ … ]Le Chiese cristiane sono
chiamate a difendere le esigenze della
giustizia, il rispetto per le tradizioni dei
popoli e una autentica solidarietà con
tutti coloro che
soffrono.” (Dic nn
17-18.) Si apre poi
la riflessione sui
temi che sono più
religioso e di fede:
La famiglia centro
naturale della vita
umana e della
società; la famiglia
fondata sul
matrimonio atto
libero e fedele di
un uomo e di una
donna. C’è il
rammarico per
come certe
istituzioni stiano
promuovendo per
una non sana,
spesso, libertà ed
uguaglianza altre forme di convivenza
“siano ormai poste allo stesso livello di
questa unione, mentre il concetto di
paternità e di maternità come
vocazione particolare dell’uomo e della
donna, nel matrimonio, santificato
dalla tradizione biblica, viene
estromesso dalla coscienza pubblica”. Si
chiede il rispetto inalienabile della vita
umana e la possibilità dove sia
impedita della nascita di milioni di
bambini, dove la regolamentazione
delle nascite diventa, regolata da leggi
liberticide, impossibile. L’eutanasia
viene ormai vista come soluzione per il
peso che può venire per le loro famiglie
e la società in generale. Si mette in
evidenza quanto preoccupino le
tecniche di procreazione
medicalmente assistita che permette la
manipolazione della vita, attaccando i
fondamenti dell’esistenza umana,
dell’uomo creato a immagine di Dio.
(Dic nn 19-21). La dichiarazione si
rivolge poi ai giovani cristiani: chiamati
a non nascondere i loro talenti e
invitati ad usare tutte le loro capacità
per testimoniare i comandamenti
evangelici; l’invito forte di wojtiliana
memoria di non aver paura di andare
controcorrente e difendere le verità
della fede cristiana nel mondo che
invece propone solo norme secolari
che allontanano da Dio. “Ricordate che
siete stati comprati a caro prezzo, al
costo della morte in croce dell’UomoDio Gesù Cristo”(Dic nn 22-23). Nei
numeri 24- 29 della Dichiarazione
comune poi si tocca gli argomenti
concreti e le dichiarazioni di intenti
che mettono in evidenza la comune
Tradizione della Chiesa unita del primo
millennio e la missione di annunciare
anche nel mondo di oggi il Vangelo di
Gesù Cristo. Non ci deve essere
concorrenza ma imparare a vivere
insieme nella pace e nella concordia. Si
rifiuta in modo assoluto il Proselitismo
e si invita al rifiuto del modo sleale per
promuovere la propria Chiesa a scapito
dell’Altra. Ci si augura che il cammino
attuale
contribuisca alla
riconciliazione e
all’eliminazione
delle tensioni tra
greco- cattolici e
ortodossi, si
dichiara che da
oggi ogni metodo
che tenta di
promuovere
l’uniatismo è da
abrogare:
“Tuttavia, le
comunità ecclesiali
apparse in queste
circostanze storiche
hanno il diritto di
esistere e di
intraprendere tutto ciò che è necessario
per soddisfare le esigenze spirituali dei
loro fedeli, cercando nello stesso tempo
di vivere in pace con i loro vicini.
Ortodossi e greco- cattolici hanno
bisogno di riconciliarsi e di trovare
forme di convivenza reciprocamente
accettabili”. Viene deplorato lo scontro
in Ucraina che ha causato vittime, lutti
e grave crisi economica e umanitaria, si
auspica che ortodossi e comunità
cattoliche riescano a superare le lotte e
gli scismi per poter costruire un paese
pacificato e rispettoso delle esigenze e
delle peculiarità delle diverse
confessioni attorno “alla verità di Dio e
della Buona Novella salvifica, ci
sostenga l’Uomo – Dio Gesù Cristo,
nostro Signore e Salvatore, che si
fortifica spiritualmente con la sua
infallibile promessa: «Non temere
piccolo gregge, perché al Padre vostro è
piaciuto di darvi il suo Regno»!”. Il
numero 30 è la conclusione che
domanda il sostegno della Trinità e la
protezione della Beata Vergine.
N.b. il testo commentato è tratto da La
Civiltà Cattolica n 3977del 12 marzo
2016.
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CHIESA
Domenica, 27 Marzo 2016
| 17
Formazione permanente
per i preti, ne discutono
i Vescovi italiani
Nella Chiesa sarda sta maturando l’esigenza di creare centri in cui
i preti possano ritrovare opportunità di ristoro sia sotto l’aspetto
spirituale che sul piano culturale e della vita personale
a Conferenza Episcopale Italiana da tempo si sta occupando
della formazione permanente
dei preti. Sarà l’argomento centrale anche della prossima assemblea
CEI, in programma per il prossimo
maggio. La scorsa settimana, dal 15 al
17 marzo, il Consiglio Permanente della
CEI ha predisposto un progetto di massima, da sottoporre ai Vescovi italiani.
L’argomento è di evidente attualità.
La rapida e profonda evoluzione nella
società impone un ripensamento anche sulla pastorale della Chiesa italiana. E i preti sono in prima linea,
nella ricerca di modalità nuova di presenza in questa società che progressivamente assume caratteristiche di secolarizzazione e di disaffezione dalle
strutture ecclesiastiche e dalla pratica
religiosa. In tanti parlano di società
post-cristiana. Ma nonostante tutto la
Chiesa italiana resta fortemente radicata nel vissuto della gente. Deve comunque ripensare i modi di gestire la
sua attività. La missionarietà è diventata parola d’ordine, dentro una realtà
che si riconosce bisognosa di annuncio
del Vangelo, preliminare rispetto alla
catechesi e all’amministrazione dei sacramenti. Il documento ultimo del
Consiglio Permanente CEI esprime in
modo brillante il nuovo atteggiamento
richiesto, chiedendo un passaggio dalla
pastorale del campane a quella dei
campanelli. Felice espressione. Ma
deve essere tradotta in strategia. E ancora prima nell’acquisizione di un
L
nuovo stile, di una cultura rinnovata
sul piano pastorale, teologico e sociologico. Sono pronti i preti ad affrontare
queste nuove sfide del tempo presente?
Quali competenze e quale dinamiche
operative si richiedono per questa innovazione? Per questo è necessario ripensare in primo luogo la formazione
al presbiterato, di coloro che si preparano al ministero. I seminari sono chiamati ad una sempre maggiore attenzione alla complessità della società
contemporanea, a livello sociale, culturale, religioso. Qualche segno di tentazione di rifugio in forme vetero-clericali, paventata da tanti, suggerisce una
riflessione coraggiosa circa l’esigenza
di una preparazione adeguata al tempo
presente. Ma il problema si pone soprattutto per i preti già inseriti nel ministero. Sono tempi che non permettono di accontentarsi solo di curare
l’esistente, insistendo nel ripercorrere
vie già conosciute e sperimentate, ma
che si rivelano inadatte ad un efficace
annuncio in questo tempo. Diverse e
varie sono le linee in cui la Chiesa intende muoversi. In primo luogo si nota
l’insistenza per una più chiara identità
del presbitero, radicata nell’appartenenza al presbiterio. Un prete è prete
perché in comunione col presbiterio,
che trova il suo punto di unità intorno
al Vescovo. Una concezione individualistica contraddice l’identità stessa del
prete. Per questo ci si aspetta dai Vescovi indicazioni chiare circa i modi in
cui favorire questo senso di comu-
nione.
Questo dovrà essere coltivato
prima di tutto a livello di spiritualità. La vita personale del presbitero
dovrà coniugarsi e
alimentarsi nella
fedeltà ai momenti
di preghiera e alla
dimensione comunitaria, favorendo
la partecipazione a momenti di condivisione, di preghiera, di incontro fraterno. Il tradizionale appuntamento
del ritiro mensile dovrà essere valorizzato come punto fermo della vita presbiterale. Si deve evitare il rischio che il
prete diventi un funzionario, per
quanto dinamico e impegnato possa
essere, ma che lo isolerebbe nell’espletamento del suo ruolo operativo, estenuandone il riferimento ecclesiale comunionale. Viene riscontrata anche
come urgente l’esigenza di aggiornamento culturale. L’annuncio della Parola richiede linguaggi e modalità
adatte agli uomini e alle donne di oggi.
Cosa che deve rientrare nelle conoscenze e nelle competenze di ogni
prete, a tutte le età. Particolare attenzione si intende rivolgere alla fase piuttosto delicata dell’inserimento dei giovani preti nell’impegno ministeriale. Si
richiede un accompagnamento saggio,
perché il passaggio dal Seminario al lavoro sul campo non sia traumatico, ed
Roma.
I Vescovi italiani
invitano a riflettere sul
referendum per le trivelle
Coinvolgere
le popolazioni
«N
on c’è un sì o un no da
parte dei vescovi al referendum del prossimo
17 aprile, ma il tema è
interessante e occorre porvi molta attenzione». Lo ha affermato il Segretario
generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, presentando in una conferenza
stampa il comunicato del Consiglio episcopale permanente svoltosi a Genova
da lunedì 14 a mercoledì 16 marzo scorsi.
Come tutti sanno, il 17 aprile gli italiani
saranno chiamati a decidere se consentire
o meno agli impianti già esistenti entro
la fascia costiera, di continuare l’estrazione di petrolio e di metano fino all’esaurimento del giacimento anche oltre
la scadenza
delle concessioni. Si tratta di un quesito referendario, sui sei
proposti, indetto grazie alla richiesta
presentata da nove regioni fra cui la Sardegna assieme a Basilicata, Marche, Puglia, Veneto, Calabria, Liguria e Molise.
«L’attenzione all’aspetto sociale ha portato i vescovi a confrontarsi anche sulla
questione ambientale e, in particolare,
sulla tematica delle trivelle - ha detto
mons. Galantino - concordando circa
l’importanza che essa sia dibattuta nelle
comunità per favorirne una soluzione
appropriata alla luce dell’Enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco». Il Segretario
della Cei ha evidenziato come il punto
non è dichiararsi pro o contro le trivelle,
ma invitare tutti a creare spazi di incontro
e di confronto perché gli slogan non
funzionano più, perciò occorre coinvolgere la gente a interessarsi alla questione.
«Il problema va affrontato alla luce non
solo di quello che dice il Papa ma anche
di quello che è stato lungamente discusso
dalla Chiesa - ha evidenziato - per cui è
importante parlarne, non fermarsi al sì
o al no se manca un sufficiente coinvolgimento delle persone». «Oggi si tratta
del problema delle trivelle - ha proseguito
Galantino - domani ci sarà quello del
nucleare, poi altri ancora. Su tutti questi
argomenti manca l’approccio culturale,
il ragionare sulle cose». Alla dovuta prudenza di mons. Galantino, appare molto
chiara la parte dell’enciclica di Papa
Francesco citata dal Segretario della Cei,
nel passo che afferma “Sappiamo che la
tecnologia basata sui combustibili fossili
deve essere sostituita progressivamente
e senza indugio…». Un tema, quello ambientale in generale, e sulle “trivelle” in
particolare, è oltremodo complesso che
eviti prevedibili rischi.
Per quanto ci riguarda da vicino, nell’ambito della Chiesa sarda sta maturando l’esigenza di creare centri in cui i
preti possano ritrovare opportunità di
ristoro sia sotto l’aspetto spirituale che
sul piano culturale e della vita personale. Si sta facendo strada anche la
proposta che per rispondere a certe
esigenze in questa direzione le diocesi
imparino anche a convergere su iniziative, strumenti e luoghi che coinvolgano quanto meno le Chiese locali più
vicine. Una riscoperta e valorizzazione
delle metropolie (Cagliari, Sassari e Oristano sono le sedi metropolitane) apparirebbe possibile e opportuna. Si
prospetta la possibilità che entro
l’anno si possa tenere un Convegno del
clero sardo. Sarebbe davvero una
buona opportunità, per i preti della
Sardegna: riflettere insieme e trovare linee operative giuste, in questo tempo
non facile.
Don Nico Massa
non può, e non deve essere risolto soltanto
applicando la “Laudato sì” alle scelte per
l’appuntamento elettorale, perché l’enciclica
non può essere ridotta a un mero manifesto
referendario essendo, invece, un documento
di grande magistero che la Chiesa propone
per il risveglio delle coscienze. Mons. Bruno
Forte, vescovo di Chieti-Vasto, presentando
l’enciclica “ambientalista” di Papa Francesco,
ha sottolineato come questa non fa altro
che chiedere di “integrare la giustizia nelle
discussioni sull’ambiente per ascoltare
tanto il grido della terra quanto il grido dei
poveri”, rispondendo con molta chiarezza
a chi, dal mondo industriale controbatte
all’urgenza del rispetto per l’ambiente con
una esigenza occupazionale ed economica.
Ancora, mons. Forte afferma che la posizione della Chiesa sulle esplorazioni petrolifere “rientra nel risanamento di quel
debito che i Paesi sviluppati possono perseguire solo limitando in modo importante
il consumo di energia non rinnovabile”.
Questo referendum segnerà una tappa importante anche per la Sardegna che da
tempo è sottoposta ad uno “stress” di richieste di sfruttamento per la ricerca di
idrocarburi, principalmente gas nel sottosuolo, ma ci sono state anche illusorie richieste, fortunatamente tutte respinte al
mittente, per realizzare in mare ambigue
“foreste di pale eoliche” per produrre energia
elettrica rinnovabile. Per tornare all’argomento del referendum, completiamo le informazioni dicendo che in Italia, entro le
12 miglia del nostro mare, in totale sono
presenti 35 concessioni di cui 3 sono inattive,
una è sospesa fino a fine anno e cinque
non sono produttive già dal 2015. Delle 26
concessioni funzionanti per “coltivare idrocarburi” sono attive 79 piattaforme per 463
pozzi distribuiti fra il mar Adriatico, il mar
Ionio e il Canale di Sicilia.
Paolo Trudu
Cumbidu a sa ligidura
18 | Domenica, 27 Marzo 2016
CULTURA
Dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed, reportage giornalistico sulla
Rivoluzione d’ottobre, libro epocale per generazioni di militanti progressisti
lcuni testi sono diventati
con il tempo veri e propri
monumenti, miti da onorare, cult. Ciò comporta
la non ordinarietà e grande popolarità in un determinato ambito
di lettori. É certo il caso di Dieci
giorni che sconvolsero il mondo
di John Reed, libro epocale per
generazioni di militanti progressisti, giovani studenti, operai e
intellettuali, reportage giornalistico sulla Rivoluzione d’Ottobre del 1917 (secondo il
calendario giuliano).
Si tratta, secondo la stessa definizione dell’autore, di un
brano di storia vissuta a Pietrogrado, cuore dell’insurrezione, che si ripeté con una
intensità più o meno grande
in tutta la Russia.
Diverse sono le peculiarità
che rendono unico il racconto di questo evento così straordinario, oltre alla sorta di presa
diretta “ante litteram”. Reed è un americano e la sua
breve vita è stata attiva e leggendaria. Era un vero
democratico, aveva un forte senso della giustizia e
non aveva paura di esprimere il suo dissenso se ne-
A
cessario. Fu rispettato e adulato
da Lenin che ne raccomandò la
lettura “agli operai di tutto il
mondo” e definì le sue cronache
veritiere, lo stesso fecero Nadežda Krupskaja - secondo cui il
racconto delle scene vissute
evoca la realtà dei fatti - e Trotsky,
che lo definì “un uomo che sapeva
vedere e ascoltare”.
John Reed (Portland 1887-Mosca
1920), laureato ad Harvard, viaggiò
a lungo in Europa come reporter
per American Magazine, The Masses, Metropolitan, The Liberator.
Aderì alla Industrial Workers of the
World, un’organizzazione operaia e
scrisse sul massacro dei minatori di
Ludlow. Nel 1914 seguì come reporter l’esercito di Pancho Villa (Il Messico insorge). In USA tenne
conferenze contro la guerra. All’inizio
del 1917 sposò la collega Louise
Bryant e partì con lei per Pietrogrado.
Nel 1918, in USA, partecipò alla fondazione del Communist Labor Party.
Tornò in Russia come delegato del II Congresso
dell’Internazionale Comunista e vi morì di tifo il 17
ottobre 1920, all’età di 33 anni. É sepolto sotto le
mura del Cremlino.
Dieci giorni che sconvolsero il mondo è un documento prezioso perché smentisce la propaganda
reazionaria occidentale e rende evidente il successivo tradimento della Rivoluzione. In Russia la classe
operaia ebbe ragione degli interessi del capitale, che
alla lunga riuscì a rifarsi.
Reed racconta lo straordinario clima di quei giorni.
La Russia intera imparava a leggere; leggeva di politica, di economia e di storia perché il popolo aveva
bisogno di sapere. In ciascuna città, quasi in ciascun
villaggio, su tutto il fronte, ogni frazione politica
aveva il suo giornale (…) La sete di istruzione frenata
per tanto tempo divenne con la rivoluzione un vero
delirio. (…)
Conferenze e congressi innumerevoli mescolavano gli
uomini di due continenti: i congressi dei soviet, delle
cooperative, degli zemstvo, delle nazionalità, i congressi di preti, di contadini, di partiti politici, la conferenza democratica di Pietrogrado, la conferenza
nazionale di Mosca, il Consiglio delle Repubblica
russa…
L’esigenza pregiudiziale per i rivoluzionari era la
pace, che venne proposta ai tutti i popoli europei
belligeranti con un memorabile proclama.
Dal libro sono stati tratti i film Ottobre (1927) di Sergej M. Ejzenstejn, Reds (1981) di Warren Beatty, I
dieci giorni che sconvolsero il mondo di Sergej Fedorovic Bondarcuk (1982).
(Editori Riuniti, Roma 1961).
Massimo Pistis
Rubrica “… Tra Chiesa, storia e architettura” a cura di Matteo Argiolas
S. Leonardo e Masullas,
dal Medioevo fino a noi
I
nizia da questo numero una nuova
rubrica “Tra Chiesa, storia”, che ci
darà l’opportunità di riscoprire la
bellezza artistica e storica di tante
chiese della nostra diocesi. A curare la rubrica, Matteo Argiolas, giovane di San
Gavino, laureato in Scienze dell’Architettura, e in cammino verso il completamento
della magistrale.
Il paese di Masullas nasce dalla fusione
di due piccoli centri sviluppatisi attorno
alle chiese di San Leonardo e Santa Lucia.
Con la costruzione della chiesa parrocchiale della Madonna delle Grazie (XVI
sec), questi due centri si unirono a formare
l’attuale paese. Un recente ritrovamento
avvenuto durante i restauri della chiesa
patronale ha dato alla luce un’antica vasca
battesimale che per tipologia e caratteristiche potrebbe essere ascrivibile al VIVII sec, periodo Bizantino in Sardegna. Il
ritrovato suggerisce la presenza di una
Pieve, una chiesa battesimale tra le poche
nell’isola. La pieve era sia centro religioso
che entità territoriale, per chi abitava lontano dai centri urbani era l’unico luogo
di culto in cui si potevano amministrare
tutti i sacramenti, a partire dal battesimo,
che veniva celebrato solo nelle Cattedrali.
Il ritrovamento mette in luce un ruolo
centrale di Masullas nell’organizzazione
ecclesiastica medioevale in Sardegna. Il
paese nel periodo del Giudicato di Arborea
apparteneva alla curatoria di “Parte Montis”. La chiesa faceva parte della Mensa
vescovile, perciò Parroco e amministratore
diretto era il vescovo di Terralba, rappresentato in Parrocchia dal suo Vicario Parrocchiale. Durante il periodo di transizione
verso la nuova diocesi di Ales, il villaggio
di Masullas ha ospitato per brevi periodi
la sede vescovile e alcuni vescovi di Terralba vi avevano una seconda residenza
(preferenza probabilmente dettata da un
clima e una protezione migliore rispetto
alla piana insalubre e soggetta a incursioni
di Terralba). La chiesa di S. Leonardo
(metà del XIII sec) è l’edificio meglio conservato tra quelli che attestano la continuità con il modello romanico mononavato arborense, con abside semicircolare
a nord-est e copertura a capriata lignea.
I monaci Vallombrosani avevano un monastero a San Michele in Thamis, vicino
a Masullas, e verosimilmente si deve a
essi la costruzione della chiesa; da
uno stretto rapporto con i monaci di
Fulda entrarono in possesso delle reliquie di S. Callisto (Papa tra il 217 e il
222, che da diacono era stato in esilio
in Sardegna) e come si legge in un
documento del 1848 pare fossero qui
deposti i corpi dei santi Callisto e Calica. Nel restauro (1977) si è trovata la
traccia di un impianto anteriore al
XIII sec: in una prima ricostruzione
pare esistesse una medesima aula mononavata; da altre fonti esso potrebbe
essere invece un ambiente binavato.
I prospetti principali sono in conci di
arenaria e trachite di media pezzatura
mentre i prospetti laterali presentano
pietrame misto. La facciata a doppio
spiovente è sormontata da un campanile a vela e può essere scomposta
in tre livelli ai quali corrispondono
diversi registri linguistici. Il primo presenta il portale di ingresso sormontato
da una lunetta semicircolare, il secondo prevede una finta loggia in rilievo con una serie di archetti pensili
a doppia ghiera, internamente a tutto
sesto e esternamente a sesto acuto, nel
terzo livello in asse con il portale si apre
una bifora. I due prospetti laterali presentano entrambi una monofora strombata verso l’interno, così come quella absidale che presenta nella centina una
protome antropomorfa. La porta meridionale ha capitelli a decoro fitomorfo e
un architrave a timpano rialzato. Lo schema della facciata rivela derivazioni toscane
(finta loggia) e tendenze conservative
della tradizione locale quali motivi ornamentali e strutturali (la lunetta semicircolare e forse la gradinata a semicerchio
dell’ingresso laterale). Nella sua semplicità
ci mostra una spiritualità romanica con
una precisa tendenza al trascendente.
Attualmente la chiesa appartiene alla parrocchia B.V. delle Grazie della forania di
Mogoro, amministrata dal vicario Padre
Jerome, succeduto e a don Giuseppe
Carta (1999-2015) e don Giovanni Biancu
(1988-1999).
A soli
389,00
Euro
CULTURA
Mostra di arti visive promossa dal MAGMMA in via San Gavino
Evviva Villacidro!
Il Magmma è vivo!
C
sione dall’autore. Oppure quella croce
di Seddanus, magnificamente stilata da
Gavino Ganau dove tutto ciò che è attorno svanisce come per esaltarne
l’esclusività materiale, lei che rappresenta l’immateriale. E poi il Lavatoio,
vero vanto del popolo di Villacidro, che
ho voluto plasmare e sospendere in un
vuoto apparente. Max Mazzoli ha utilizzato una tecnica mista composta da interventi ad olio e passaggi acquerellati,
Gavino Ganau la matita morbida ed il
sottoscritto tempera su carta cotone. Il
risultato è una commistione di generi
che in maniera del tutto casuale, esaltano e risaltano la peculiarità urbanistica
ed ambientale di Villacidro. Evviva Villacidro! Il Magmma è vivo!
Walter Marchionni
VillaVerde.Biblioteca Gramsciana, una nuova sezione
Antonio Gramsci
e la Sardegna
D
L’
Africa è un continente affascinante e di
infinite bellezze. Da anni i suoi paesi sono
diventati luoghi ideali per vacanze culturali,
naturali e per i safari fotografici. E proprio le storie
belle dell’Africa, quelle più misteriose ma anche
quelle più tristi e spesso celate agli occhi del mondo
n Ales - Curcuris
L’Anai, Associazione nazionale archivistica
italiana promuove una settimana di eventi
per fare conoscere ai cittadini la ricchezza
del patrimonio archivistico del nostro
Paese. La Nur in collaborazione con Terra
Noba Onlus e Biblioteca Gramsciana Onlus,
ha aderito venerdì 18 Marzo e sabato 19
Marzo al programma “Ispirati dagli Archivi” con una mostra del tutto eccezionale. Per la prima volta in assoluto è stata
esposta un’ampia scelta di documenti
dell’Associazione Centrale di incoraggiamento per l’apicoltura in Italia, fondata a
Milano l’8 gennaio 1867 per volontà di alcuni spiriti illuminati: Michele Balsamo
Crivelli, Gaetano Barbò, Emilio Borromeo,
Norberto de Mayno, Giulio Durini, Carlo
Gola, Giuseppe Resta, Alfonso Visconti di
Saliceto, Gabrio Lurani e Antonio Cappelli.
Fu la prima e più importante associazione
apistica italiana e svolse un ruolo decisivo
“perché l’industria avesse a prendere un
maggiore sviluppo”. L’archivio, in fase di
riordino ad opera della Nur, è fondamentalmente composto da un carteggio che va
dal 1877 al 1914, anni cruciali per la modernizzazione
dell’apicoltura
italiana. I più
significativi documenti e rare
fotografie
d’epoca dell’Associazione saranno proposti
contestualmente a quelli
dell’archivio di
Luigi Olla, che
nel 1917 fu tra i primi a introdurre in Sardegna l’arnia a favo mobile e del quale saranno esposti, nell’allestimento curato da
Mauro Podda, gli antichi utensili apistici.
La mostra si è tenuta ad Ales in località
Marraconi, tra Ales e Curcuris, all’interno
di una sala ampia e funzionale di un moderno spazio ispirato ai più rigorosi criteri
della bioarchitettura. Il titolo della mostra
è mutuato da quello della bibliografia apistica di Marco Accorti, alla cui memoria
l’evento è dedicato.
Scritti musicali
di F. Vittorino Joannes
come CD, DVD, video cassette, musicassette, ecc., un fondo di oltre 700
manifesti, una collezione di oltre 350
opere d’arte, oltre 50 testate di periodici. Il patrimonio documentario è articolato, con quella di nuova istituzione, in sette sezioni: opere di Gramsci,
opere su Gramsci; Storia; Logica, “non
book material”, periodici e Sardegna.
Tutto il patrimonio bibliografico è catalogato, interrogabile nell’OPAC del
polo SBN Sardegna, e pertanto accessibile al pubblico. La Biblioteca Gramsciana dal giugno 2016 ha sede nella
“Crobeddu” a Villa Verde dove ci sarà
la fruizione al pubblico delle monografie possedute. Il servizio comprenderà l’apertura al pubblico della Bi-
Misteri di popoli
e animali
Notizie flash
n Cagliari
Ha un catalogo
di 5800 monografie,
più materiali come CD,
DVD, video cassette,
musicassette e altre
350 opere d’arte
Nel Museo Sa Corona Arrubia
| 19
Mostra “Le Api di Carta”
oniando questo slogan per la mostra che andiamo a rappresentare, mi viene spontaneo riferirlo al MAGMMA stesso e che potrebbe essere tradotto in questi termini: evviva il MAGMMA. Il
MAGMMA è vivo. Dopo il temporaneo abbandono del Palazzo
Vescovile, dove, come è noto, il MAGMMA ha la sua sede naturale, e dove
tra l’altro la Fondazione Estetica & Progresso da me rappresentata ha
l’esclusività di tutte le attività relative alle arti visive (pittura, grafica, scultura, fotografia etc.) sancito da un accordo con la Diocesi di Ales Terralba,
siamo ospitati nella “Casa Santi Gioacnella doppia veste di colui che ha ideato
chino e Anna” del Centro d’Ascolto Mail MAGMMA e di artista, come atto di
donna del Rosario. Il luogo è quasi ame- appartenenza al mio paese. La mostra è
no: è la bella periferia di Villacidro, dove
un passaggio fondamentale del percoril verde ti avvolge in un sapore che sa di
so avviato più di un anno fa dal Museo
antichi ricordi. Spazi aperti, come vuole
MAGMMA.
essere il MAGMMA, un luogo aperto a
Il piacere, ma anche l’onore, di condivitutti, come l’arte deve essere. In questa
dere questo momento con due amici
soluzione, quale sede temporanea del
artisti la cui fama ha oltrepassato il TirMAGMMA, la cui ricerca per alcuni
reno, mi coinvolge in questo singolar
mesi ha conosciuto traversie di vario ge- tenzone allargato a tre: Villacidro, come
nere, è stata di fondamentale importanmusa, immota ed eterna, attende la voza l’intervento di istituzioni private
glia di esprimere al meglio la tecnica e
come la Fondazione Banco di Sardegna
la vena ispiratrice degli artisti.
ed il Centro Culturale di Alta FormazioEcco allora la rappresentazione della
ne, garantendo continuità alle attività
vecchia stazione delle Ferrovie Complemuseali.
mentari da parte di Max Mazzoli scuoNon volevo sottrarmi alla celebrazione
tere l’anima del villacidrese in un tripudell’evento; e ho voluto parteciparvi
dio di rosa antico “forgiato” per l’occa-
a anni opera un gruppo di lavoro composto da bibliotecari e archivisti, che sta costituendo una biblioteca interamente dedicata agli scritti di e su
Gramsci. Si tratta di raccogliere sotto
un unico tetto tutte le edizioni italiane
e straniere degli scritti di Gramsci. La
Biblioteca Gramsciana è ormai una
realtà fattiva e operante e si arricchisce ogni giorno di contenuti e lavori.
Una nuova sezione è nata grazie alla
donazione di due amici della biblioteca Gramsciana di oltre 250 volumi riguardanti gli autori sardi e la Sardegna. Si spera che questa sezione anche grazie ad altre donazioni possa
accrescere il patrimonio della Biblioteca (per informazioni 3493946245).
Ad oggi la Biblioteca Gramsciana si
connota come l’istituzione bibliotecaria dedicata al grande uomo politico
sardo tra le più articolate e ricche esistenti oggi in Italia e pertanto nel
mondo. La Biblioteca Gramsciana,
che ha regolamento, carta dei servizi e
carta delle collezioni, ha un catalogo
di 5800 monografie, più materiali
Domenica, 27 Marzo 2016
blioteca Gramsciana nelle 12 ore di
apertura della Biblioteca Comunale
“Antoni Cuccu” (Mar e Ven 15-19 e Gio
8,30-12,30). La Biblioteca Gramsciana
si è dimostrata un importante “attrattore culturale”. Infatti negli ultimi dieci anni numerosi e autorevoli esponenti del mondo della cultura e della
politica hanno voluta visitarla a prescinderne da qualsiasi motivazione di
studio o ricerca. Mentre l’utenza abituale è sempre quella particolarmente
qualificata, tipica di una biblioteca
specialistica qual è la gramsciana,
composta da tesisti, dottorandi, e docenti, ma anche, sebbene in minor
misura, quella più generalista.
Giuseppe Manias
occidentale sono state raccontate da Stefano Floris
domenica 20 marzo nel Museo Naturalistico del
Territorio G.Pusceddu.
“Tornerò in Italia per mostrarvi la “mia” Africa. Alcuni
di voi ci sono già stati, altri staranno progettando di
farlo, altri ancora forse la conosceranno solo tramite le
mie parole. Ma posso promettervi che, attraverso ben
400 diapositive e inserti video, sgranerete gli occhi,
sorriderete, riderete a crepapelle ma piangerete anche
di fronte alle incredibili storie di popoli e animali
d’Africa che la nostra televisione non vi racconterà mai…
” dice Stefano Floris, guida safari che dopo la tappa in
terra sarda racconterà la sua esperienza nei teatri di
Roma e Firenze.
È disponibile anche per l’acquisto on line
il volume di Fernando Vittorino Joannes,
L’arpa di Davide. Scritti musicali, uscito di
recente per la PFTS University Press. Si
tratta di una raccolta di trenta scritti
musicali del padre francescano Vittorino
Joannes (1931- 2012), teologo e
liturgista, e curati in questo volume da
Daniele Vinci. Gli scritti, quasi tutti
inediti, sono ordinati cronologicamente
e rappresentano un originalissimo
viaggio umano e musicale, corredato di
immagini e testimonianze, che dal
Medioevo giunge alla contemporaneità.
In appendice al testo vi sono 19 tavole a
colori che riportano i volti e i luoghi nei
quali i testi sono nati. La maggior parte
di questi scritti sono relativi agli anni
novanta, periodo in cui “Joannes
sostiene come ‘maestro interiore’ il Coro
dell’Università Cattolica di Milano,
animandone le giornate di studio e
accompagnando la crescita musicale e
culturale non solo del gruppo nel suo
insieme ma anche dei suoi singoli
membri”. Ma è la musica, la “scrittura
sulla musica”, il vero cuore di questo
volume, tanto ampio per tematiche a
arco temporale considerato quanto
intenso e appassionato in ogni sua riga.
Come è riportato nella quarta di
copertina: “È per questo che i cantori
amano re Davide e la sua arpa. È per
questo che offrono il loro tempo, la loro
voce, il loro sacrificio di ogni giorno.
Sono come i mastri costruttori di
cattedrali: scavano per noi, entro la dura
roccia dell’esistenza, il portale della
poesia. E ci invitano a varcarlo senza
paura: dentro, ci dicono, c’è il canto. E le
ragioni più alte, più intime per cui vale la
pena di vivere, e di morire”.
20 | Domenica, 27 Marzo 2016
SARDI NEL MONDO
Cucina internazionale. Corrado Pani, Executive Chef con il desiderio di tornare
orrado Pani, di carriera ne ha
fatta. Oggi, a 45 anni, vanta un
curriculum da far impallidire
qualunque chef perché, grazie a
passione, duro lavoro e tenacia si è ritagliato un’importantissima fetta del
mercato della ristorazione negli Emirati
Arabi. Corrado ha iniziato la sua carriera da chef nel lontano 1986 nelle navi
da crociera che lo portarono a New
York. Poi ha proseguito lavorando nei 5
stelle della Costa Smeralda e al Forte
Village di Santa Margherita fino al ‘88. Il
richiamo per i viaggi era troppo forte e
Corrado ha seguito la sua passione per
la cucina in giro per il mondo finché,
nel 1997, arriva a Londra dove lavora in
un 5 stelle di lusso, il famoso “Grosvenor House Park Lane” del Jumeirah Hotels. Dopo una breve parentesi nella terra natia in cui apre il Deco, ristorante
della discoteca Why Not di Marrubiu, e
lavora come chef al Sant’Elmo beach di
Costa Rei, manda il curriculum negli
Emirati Arabi. “L’ho inviato quasi per
gioco. Volevo continuare a viaggiare e
ho tentato” spiega Corrado che, dopo
tantissimi colloqui, riesce a ottenere il
posto. Da quel momento in poi la sua
carriera sarà solo in ascesa. Perché lui
non è solo uno chef ma è un Executive,
o meglio il Direttore Culinario, colui
che, tra le tante figure impegnate all’interno di un ristorante, senza dubbio ha
uno dei ruoli più importanti. Deve supervisionare tutto ciò che avviene tra le
mura delle cucine dei locali. “Gestisco
tutte le operazioni dei ristoranti dell’hotel in cui lavoro adesso, che sono tutti diversi tra di loro: pesce, messicano,
internazionale, club lounge, steak house etc. Mi occupo di tutto, dal concept
alla gestione dei costi, dall’approvvigionamento al dare l’ok per i menù da pro-
C
Da S.N. D’Arcidano
ai ristoranti di Dubai
porre, dalle presentazioni e nuove idee di
promozione per tutto l’arco dell’anno alla
formazione dei team”. È evidente, dunque,
che per aspirare a questo prestigioso ruolo,
è indispensabile un grande bagaglio di
esperienze ed una buona preparazione. E,
dopo essere passato per i più rinomati e
lussuosi hotel 5 stelle di Abu Dhabi e Dubai (Rotana Hotels & Towers, Westin Meridien, Ritz Carlton, Millenniun & Copthorne e Sheraton solo per citarne alcuni) dove
ha ottenuto diversi premi (come “Best Italian” con il Pregos ad Abu Dhabi e col Bussola a Dubai) Corrado decide di aprire un
locale tutto suo, sempre a Dubai, il Solo,
grazie al quale ha già ricevuto un importantissimo riconoscimento, il Time Out
Award (l’Oscar dei locali) per il 2015 e il
2016 come “Miglior Nuovo Ristorante”.
“Ora sono socio di una compagnia che
possiede 5 ristoranti e il mio, il Solo, si trova all’interno del Ruffles, un hotel 5 stelle
tra i più spettacolari di Dubai. Propongo
un genere di cucina che chiamo bistronomia, una cucina di Bistrò ma gastronomica, tecnica, utilizzando ricette anche tradizionali ma personalizzate, all’interno di
una cornice conviviale e con uno stile che
CERCATE LE OPERE,
TROVERETE
LA SPERANZA.
Scopri i progetti realizzati con i fondi
8xmille alla Chiesa cattolica.
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TOSCANA:
Lucca
Cooperativa
agricola “Calafata”
SARDEGNA:
Cagliari
Mensa
Caritas
LIGURIA:
Genova
Oratorio “Centro
Storico Ragazzi”
guarda sempre alla mia terra”. Perché la
sua terra Corrado la porta sempre nel
cuore. Basta dare uno sguardo al menù
che propone: pane carasau rigorosamente handmade, lorighittas, spaghetti
ai ricci e bottarga, risotto al cannonau,
seadas servite con gelato al miele e sapa
e il suo piatto forte e tra i più apprezzati, i culurgiones con carciofi, salsa di
fiore sardo e menta, un piatto da far leccare i baffi anche al più pretenzioso tra
gli emiri o tra gli uomini d’affari. Il sogno e l’ultimo progetto dello chef è
però quello di tornare a Cagliari: “Appena posso torno sempre in Sardegna e
ho notato che il capoluogo negli ultimi
anni è davvero cambiato, è più dinamico. Dopo trent’anni in giro per il mondo
mi piacerebbe tornare e spero presto di
trovare qualche grande investitore con
cui collaborare che abbia voglia di agire
su progetti seri e innovativi di ospitalità.
Cagliari ha sicuramente dei grandi potenziali ma servono ancora formule per
attrarre turismo e renderci visibili in un
contesto ampio. Al momento sto proprio lavorando per un concept Sardegna che vorrei lanciare a livello internazionale e non mi dispiacerebbe proprio
farlo partire dalla mia Isola piuttosto
che da Dubai” e, conoscendo Corrado,
la sua caparbia, la sua tenacia e voglia
di riuscire, sicuramente avrà successo
anche in quest’impresa. “La mia vita è
sempre stata un tutt’uno con la voglia
di avventura e sperimentazione. Non
mi sono mai fermato perché c’è sempre
da imparare e c’è sempre spazio per
nuovi stimoli e io di certo non mi pongo limiti”, questa la filosofia di Corrado
Pani che, con una carriera lunga trent’anni, non vede l’ora di tornare a calcare nuovamente la terra sarda.
Maria Luisa Porcella Ciusa