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Il periodo infantile (0-6 anni)
Credenze radicate
nella nostra cultura
dipingono
l’esperienza di avere un
figlio come un periodo costellato di
momenti gioiosi e
privo di difficoltà perché “un genitore sa già
cosa fare”: titubanza e paure spesso sono
viste come segni di negligenza.
Non è così! Diventare genitore è faticoso, si
impara giorno per giorno, si gioisce, si sbaglia, attese e aspettative devono confrontarsi con la nuova realtà quotidiana.
È necessario riconoscere ai neogenitori che
si trovano all’inizio di un percorso molto
tortuoso, fatto di alti e bassi, momenti di
gioia e momenti in cui sarà necessario affrontare problemi a cui è difficile prepararsi
con ampio anticipo.
Dott.ssa Eleonora Arata
Psicologa
Via San Donato, 101 - 10144 Torino
Tel. 345. 733. 65. 32
www.arataeleonora.it
Consulenze e interventi
Il momento del pasto:
svezzamento e rapporto con il cibo
L’addormentamento:
il lettino, il rito della buona notte
Il sonno e la notte:
le paure, le insicurezze, la necessità di
vicinanza
La cameretta e gli spazi:
confini e regole
Il momento del gioco:
l’interazione con l’altro
Fratelli e sorelle:
la gelosia e la buona relazione
Il pianto:
individuare il bisogno e la modalità di
risposta più adatta
Un accompagnamento e una difficile
rinuncia:
l’orsacchiotto, il ciuccio, il pannolino,
il vasino
Il distacco da casa:
il nido e l’asilo
Colloquio con la coppia genitoriale
Video Feedback
Colloquio familiare (dopo i 3 anni)
“Cosa passa per la testa di un bambino?”
L’imitazione
Le prime conversazioni
La condivisione dell’attenzione
Un neonato di 7-15 giorni può
già imitare alcuni movimenti:
rivolge l’attenzione all’altro e la
mantiene, finché è interessato.
L’imitazione ci permette di stabilire un contatto con una persona, di entrare in relazione con
lei.
Un
esempio
è
la
“linguaccia”, che non è un riflesso legato all’alimentazione o un
movimento automatico, ma un
tentativo di imitazione, che il
neonato può eseguire anche in
differita. I neonati, inoltre, sono
in grado di riprodurre i movimenti di apertura della bocca e i
movimenti delle dita. Altre forme di imitazione più complesse
compariranno quando il bambino
sarà in grado di riconoscersi allo
specchio (18-24 mesi).
Una conversazione è caratterizzata da sincronia, alternanza dei
turni, attenzione condivisa e dai
contenuti che si intende comunicare (verbali o simbolici). Il
bambino a 2 mesi è già in grado
di comunicare: i suoi comportamenti sono coerenti con quelli
dell’altro, è presente l’alternanza
dei turni e mostra emozioni simili al suo interlocutore. Un esempio è il sorriso sociale, già a poche settimane il bambino risponde a un sorriso, sorridendo a sua
volta. Uno dei presupposti fondamentali di questa forma di interazione è che la mamma o la
figura di riferimento riconosca al
bambino l’intenzione di comunicare: assieme possono condividere un significato.
Il gesto di indicare è una modalità che il bambino utilizza per
portare l’attenzione di una persona su un oggetto che gli interessa: può essere una richiesta
“voglio quello!” o semplicemente il desiderio di mostrare qualcosa “guarda che bello!” (8 mesi
circa). A 2 mesi hanno consapevolezza dell’attenzione altrui:
infatti, quando è diretta verso di
loro sorridono maggiormente.
Può capitare però che uno sguardo sia troppo prolungato o fatto
in un momento/situazione sbagliato (ad es. se non si sente al
sicuro), il bambino cercherà di
distogliere lo sguardo.
L’altruismo e la cooperazione
Le regole
I bambini a 1 anno iniziano a
comportarsi in modo cooperativo: hanno il desiderio di aiutare
l’altro, se comprendono che da
solo non riesce a portare a termine un’azione (non intervengono
nel caso in cui pensino che l’altra persona possa raggiungere il
suo scopo da sola). A 18 mesi
comprendono il ruolo che l’altro
ha nella collaborazione e riescono a cambiarsi di ruolo con l’altra persona. Il bambino di 3 anni
cerca di ripristinare la cooperazione, se questa è stata interrotta
in modo brusco, senza alcuna
spiegazione.
Le regole comportano delle
aspettative e la fiducia che vengano rispettate. Il bambino inizia
a comprendere il loro meccanismo a 18-24 mesi, con il gioco
simbolico (“fare finta di”): questo modo di giocare ha bisogno
di regole e informazioni condivise (es. “decidiamo che questo
non è un letto ma un’astronave o
un castello”). Il gioco simbolico
prevede quindi una forma iniziale di accordo su un comportamento, che se viene violato comporta un rimprovero e la correzione del comportamento stesso
(es. se abbiamo deciso che il Lego è un pezzo di pane e la tessera
del puzzle è il piatto, se cercherai di addentare la tessera sarai
fermato e corretto).
Attaccamento: esplorazione e
ricerca di vicinanza
I bambini quando si sentono sicuri
iniziano a esplorare l’ambiente
circostante (oggetti e persone), per
poi tornare dalla loro figura di riferimento quando ne sentono la
necessità (es. sono stanchi, cercano consolazione): questo comportamento può essere osservato già a
18 mesi. Ci sono poi bambini che
non vogliono separarsi per nessun
motivo dalla mamma e piangono
disperati (ansia da separazione);
altri, invece, che per la maggior
parte del tempo esplorano l’ambiente e si relazionano poco con la
figura di riferimento. I comportamenti di esplorazione e di ricerca
di vicinanza dovrebbero essere il
più possibile bilanciati tra loro per
sviluppare una buona relazione
interpersonale.