Storia > Testo sulla peste del 1348

Transcript

Storia > Testo sulla peste del 1348
ANALISI CRITICA DI
UNA FONTE
STORIOGRAFICA
Le pagine di Boccaccio sulla peste del 1348 a
Firenze
La morte colpisce con la lancia una coppia di innamorati
(pittore della scuola di Jacques de Besançon, Breviario di Jost von Silenen, 1493. Miniatura per
l’ufficio dei defunti, Vol. I, foglio 359 r)
La peste, codice Sercambi, Archivio di Stato di Lucca
Comincia la prima giornata del Decameron, nella quale dopo la dimostrazione
fatta dall’autore, per che cagione avvenisse di doversi quelle persone, che
appresso si mostrano, ragunare1 a ragionare2 insieme, sotto il reggimento di
Pampinea si ragiona di quello che più aggrada a ciascheduno.
5
10
15
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
Quantunque volte3, graziosissime donne, meco4 pensando riguardo
quanto voi naturalmente5: tutte siete pietose, tante conosco che la presente
opera al vostro iudicio avrà grave e noioso 6 principio, sì come è la dolorosa
ricordazione della pestifera mortalità trapassata, universalmente a ciascuno
che quella vide o altramenti conobbe dannosa 7, la quale essa porta nella sua
fronte8. Ma non voglio per ciò che questo di più avanti leggere vi spaventi,
quasi9 sempre tra’ sospiri e tralle lagrime leggendo dobbiate trapassare 10.
Questo orrido cominciamento vi fia non altramenti 11 che a’ camminanti una
montagna aspra e erta, appresso alla quale un bellissimo piano e dilettevole sia
reposto, il quale tanto più viene12 lor piacevole quanto maggiore è stata del
salire e dello smontare la gravezza13. E sì come la estremità della allegrezza il
dolore occupa, così le miserie da sopravegnente letizia sono terminate 14.
A questa brieve noia (dico brieve in quanto in poche lettere si contiene)
seguirà prestamente la dolcezza e il piacere quale io v’ho davanti15 promesso e
che forse da così fatto inizio non sarebbe, se non si dicesse, aspettato. E nel
vero, se io potuto avessi onestamente16 per altra parte menarvi a quello che io
desidero che per così aspro sentiero come fia questo, io l’avrei volentier fatto:
ma per ciò che, qual fosse la cagione per che le cose che appresso si leggeranno
ragunare: riunire.
ragionare: parlare.
quantunque volte … che: ogni volta che.
meco: fra me.
naturalmente: per natura.
noioso: doloroso.
universalmente … dannosa: dannosa per tutti quelli che la videro di persona o la conobbero in altro modo.
la quale … fronte: il quale ricordo la presente opera reca al suo inizio.
quasi: come se.
trapassare: andare avanti (a leggere).
vi fia … altramenti: sarà per voi come…
viene: diviene, risulta.
gravezza: fatica.
le estremità … terminate: come il dolore sopraggiunge nell’estrema allegria, così le miserie sono concluse
dal sopraggiungere del piacere.
davanti: in precedenza, nel Proemio.
onestamente: convenientemente.
20
25
17
18
19
20
21
avvenissero17, non si poteva senza questa rammemorazion dimostrare, quasi
da necessità costretto a scriverle mi conduco18.
Dico adunque che già erano gli anni della fruttifera19 incarnazione del
Figliuolo di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nella
egregia città di Fiorenza, oltre ad ogn’altra italica nobilissima, pervenne20 la
mortifera pestilenza21: la quale, o per operazion de’ corpi superiori22 o per le
nostre inique opere da giusta ira di Dio23 a nostra correzione mandata sopra i
mortali24, alquanti anni davanti25 nelle parti orientali26 incominciata, quelle
qual fosse … avvenissero: qualunque fosse la causa per cui avvenissero le cose che in seguito si leggeranno.
mi conduco: mi induco.
fruttifera: fruttuosa. Boccaccio definisce la nascita di Cristo “fruttuosa” per gli uomini in quanto ha aperto
loro la strada della salvezza eterna, della redenzione.
pervenne: giunse.
Sia la datazione che la descrizione della dinamica di sviluppo dell’epidemia appaiono piuttosto attendibili.
La peste, dice Boccaccio, si è sviluppata dapprima in Oriente ed è giunta a Firenze del 1348. Il cronista
fiorentino Matteo Villani21, cercando anch’egli di ricostruire l’origine dell’epidemia, scriveva:
«Cominciossi nelle parti d’Oriente, nel detto anno [1346], inverso il Cattai [il nome con il
quale veniva chiamata la Cina nel medioevo] e l’India superiore, e nelle altre provincie
circostanti a quelle marine dell’oceano [si riferisce probabilmente ai territori africani che si
affacciano sull’Oceano Indiano+, una pestilenza tra gli uomini d’ogni condizione di catuna
[ciascuna] età e sesso, che cominciavano a sputare sangue, e morivano chi di subito, chi in due
o tre dì *…+. Questa pestilenzia si venne di tempo in tempo, e di gente in gente apprendendo
[Qui Villani ci rivela in che modo circolavano le informazioni nel medioevo: non essendovi
giornalisti, ovvero persone che per professione raccoglievano e diffondevano notizie, queste
ultime si trasmettevano lentamente, attraverso il “passaparola” tra persona e persona. È
proprio per questa ragione che le informazioni di cui disponiamo, sulla peste come su
qualunque altro episodio della storia medievale, sono spesso imprecise e generiche], comprese
infra il termine d’uno anno la terza parte del mondo che si chiama Asia [Secondo i geografi
medievali, i continenti erano tre (Europa, Asia e Africa) e ciascuno di essi era grande un terzo
del mondo intero]. E nell’ultimo di questo tempo s’aggiunse alle nazioni del Mare Maggiore [il
Mediterraneo], e alle ripe del Mare Tirreno, nella Soria [Siria] e nella Turchia, e in verso lo Egitto
e la riviera del Mar Rosso, e dalla parte settentrionale la Rossia [Russia], la Grecia, e l’Erminia
[Armenia] e l’altre conseguenti provincie *…+»[M. Villani, Nuova cronica (1348-1363), libro I, II].
22
23
24
Queste notizie trovano a loro volta conferma nei Viaggi, scritto dall’esploratore marocchino di origine Ibn
Baţţūţa (1304-1368) e soprattutto nella testimonianza del medico arabo Ibn Hatimah, secondo il quale
l’epidemia aveva avuto origine in Cina
operazion de’ corpi superiori: influenza dei corpi celesti, degli astri.
inique opere … ira di Dio: a causa delle nostre colpe dalla giusta ira di Dio.
Questo passaggio del testo prende in considerazione il problema delle cause della peste. Boccaccio cita
entrambe le ipotesi più diffuse al suo tempo: quella “scientifica” e quella “religiosa”.
La prima si comprende tenendo presente che una delle spiegazioni “scientifiche” più diffuse all’epoca era
quella fornita da Gentile da Foligno (?-1348), professore di medicina all’Università di Padova e poi a
Perugia, nel Paradigma del soffio pestifero (titolo postumo), scritto proprio nel 1348. Per spiegare il
contagio, Gentile parte da una premessa astrologica: il 23 marzo 1345 si sarebbe verificata una
congiunzione sfavorevole di Marte, Giove e Saturno. In conseguenza di questo evento, esalazioni insalubri
sarebbero state risucchiate dal mare, restituite all’aria (dove si sarebbero riscaldate) e poi rigettate sulla
-2-
30
d’inumerabile quantità de’ viventi avendo private, senza ristare27 d’un luogo in
uno altro continuandosi, verso l’Occidente miserabilmente28 s’era ampliata.
E in quella29 non valendo alcuno senno né umano provedimento, per lo quale
fu da molte immondizie purgata la città da oficiali sopra ciò ordinati 30 e vietato
35
25
26
27
28
29
30
terra come “venti corrotti”. Questo “soffio pestifero”, se inspirato dall’uomo, crea “vapori velenosi” che si
raccolgono attorno al cuore e ai polmoni, infettando gli organi del corpo.
La seconda spiegazione (che abbiamo definito “religiosa”) attribuiva la peste alla volontà divina di punire gli
uomini per i loro peccati. Si tenga presente che, di fronte alla scarsa efficacia delle spiegazioni mediche,
l’interpretazione della peste più convincente, agli occhi di un uomo medievale, era proprio quella religiosa.
Secondo quest’ultima, la peste sarebbe stata un flagello inflitto da Dio agli uomini per punirli dei loro
peccati, oppure un segno con il quale Dio annunciava l’imminenza della fine del mondo.
In una prima fase, la spiegazione religiosa era essenzialmente rivolta a individuare la causa dell’ira divina
nei peccati compiuti dai cristiani. Successivamente, soprattutto in Germania, in Francia e in altri territori del
Nord Europa, si diffuse la convinzione che l’ira divina fosse causata dalle minoranze religiose che vivevano
nella Cristianità – e soprattutto dagli Ebrei. Si verificarono così numerosi episodi di persecuzione e veri e
propri massacri di Ebrei, che sarebbero continuati per quasi un secolo.
alquanti anni davanti: qualche anno prima.
nelle parti orientali: in Oriente, cioè nelle parti orientali del mondo.
senza ristare: senza arrestarsi.
miserabilmente: provocando miseria.
Interessante è la correlazione tra la peste e la miseria [riga 28]. Anche a questo proposito possiamo
anzitutto stabilire un legame causale stretto tra miseria e peste, come riferisce il cronista fiorentino
Giovanni Villani . Secondo costui, nel 1347 Firenze e il suo territorio agricolo vennero colpiti da una
gravissima carestia, che probabilmente contribuì a indebolire notevolmente la popolazione,
predisponendola alla diffusione dell’epidemia l’anno successivo. Villani descrive così gli effetti della
carestia:
«E fu sì grande la necessità, che le più delle famiglie de’ contadini abbandonavano i poderi, e
rubavano per la fame l’uno all’altro ciò che trovavano e molti ne vennero mendicando in
Firenze, e così de’ forestieri d’intorno, ch’era una pietà a vedere e udire, e non si poteno
lavorare le terre né seminare; se non che coloro cui erano, se n'avieno il podere, convenia che
pascesse quelli che le lavoravano, e fornire di seme, e quello con grande necessità e costo» [G.
Villani, Nuova cronica (1322-1348), libro XII, LXXIII].
Nella stessa Nuova Cronica, Giovanni Villani riferisce poi che nel novembre del 1347
«subitamente montò il grano in Firenze, da soldi ventidue che valeva lo staio , in uno mezzo
fiorino d’oro, e infine in soldi trentacinque lo staio, onde il popolo si meravigliò, temendo e
dubitando forte che non tornasse la carestia passata». [G. Villani, Nuova cronica, Libro XII,
CXIX].
La situazione fiorentina alla fine del 1347 è dunque caratterizzata da una forte crisi economica, che non
provoca soltanto una generica paura che si ripeta la carestia degli anni precedenti, ma anche una effettiva
modificazione dell’alimentazione, soprattutto per i ceti più poveri della città, che quindi sono soggetti ad un
indebolimento complessivo delle difese immunitarie e, di conseguenza, più esposti al rischio di epidemie di
ogni genere.
Infine, anticipiamo quando diremo più avanti – e cioè che la peste è stata essa stessa causa di crisi
economica e di miseria diffusa, poiché ha determinato a sua volta un crollo improvviso della produzione
agricola, che a sua volta ha determinato un nuovo lungo periodo di penuria di cibo.
in quella: contro quella (pestilenza).
oficiali … ordinati: funzionari cui era stato affidato il compito di controllare ciò (ovvero il mantenimento
dell’igiene pubblica).
40
45
l’entrarvi dentro a ciascuno infermo31 e molti consigli dati a conservazion della
sanità32, né ancora umili supplicazioni33 non una volta ma molte e in
processioni ordinate, in altre guise a Dio fatte dalle divote persone, quasi nel
principio della primavera dell’anno predetto orribilmente cominciò i suoi
dolorosi effetti, e in miracolosa34 maniera, a dimostrare. E non come in Oriente
aveva fatto, dove a chiunque usciva il sangue del naso era manifesto segno di
inevitabile morte: ma nascevano nel cominciamento d’essa a’ maschi e alle
femine parimente o nella anguinaia35 o sotto le ditella36 certe enfiature37, delle
quali alcune crescevano come una comunal 38 mela, altre come uno uovo, e
alcune più e alcun’ altre meno, le quali i volgari nominavan gavoccioli39. E dalle
due parti del corpo predette infra brieve spazio 40 cominciò il già detto
gavocciolo mortifero indifferentemente in ogni parte di quello 41 a nascere e a
venire: e da questo appresso s’incominciò la qualità della predetta infermità a
permutare in macchie nere o livide, le quali nelle braccia e per le cosce e in
ciascuna altra parte del corpo apparivano a molti, a cui 42 grandi e rade e a cui
minute e spesse . E come il gavocciolo primieramente era stato e ancora era
certissimo indizio di futura morte, così erano queste a ciascuno a cui venieno.

50
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
A cura delle quali infermità né consiglio di medico né virtù 43 di medicina
alcuna pareva che valesse o facesse profitto: anzi, o che natura del malore nol
patisse o che la ignoranza de’ medicanti44 (de’ quali, oltre al numero degli
scienziati, così di femine come d’uomini senza avere alcuna dottrina di
medicina avuta giammai, era il numero divenuto grandissimo) non conoscesse
da che si movesse45 e per consequente debito argomento non vi prendesse 46,
infermo: malato.
a conservazion della sanità: per conservare la salute.
supplicazioni: suppliche.
miracolosa: straordinaria.
anguinaia: inguine.
ditella: ascelle.
enfiature: rigonfiamenti.
comunal: comune, di normale dimensione.
gavoccioli: il nome dato a quell’epoca ai bubboni, cioè ai rigonfiamenti di cui si parla poco sopra.
dalle due parti … spazio: a breve spazio dalle due parti del corpo dette in precedenza (inguine e ascelle).
di quello: del corpo.
a cui: a chi.
virtù: potere, effetto.
ignoranza de’ medicanti: ignoranza, incapacità dei medici.
da che si movesse: quale fosse la causa (della malattia).
-3-
55
60
non solamente pochi ne guarivano, anzi quasi tutti infra 47 ‘l terzo giorno dalla
apparizione de’ sopra detti segni, chi più tosto e chi meno48 e i più senza
alcuna febbre o altro accidente49, morivano.
E fu questa pestilenza di maggior forza per ciò che 50 essa dagli infermi di
quella per lo comunicare insieme s’avventava51 a’ sani, non altramenti che
faccia52 il fuoco alle cose secche o unte quando molto gli sono avvicinate 53. E
più avanti ancora ebbe di male54: ché non solamente il parlare e l’usare55 cogli
infermi dava a’ sani infermità o cagione56 di comune morte, ma ancora 57 il
toccare i panni o qualunque altra cosa da quegli infermi stata tocca o
adoperata pareva seco58 quella cotale infermità nel toccator59 transportare.
75
80
volte un dì così fatta esperienza: che, essendo gli stracci d’un povero uomo da
tale infermità morto66 gittati nella via publica e avvenendosi67 a essi due porci,
e quegli secondo il lor costume prima molto col grifo e poi co’ denti presigli e
scossiglisi alle guance, in piccola ora appresso 68, dopo alcuno avvolgimento,
come se veleno avesser preso, amenduni69 sopra li mal tirati stracci70 morti
caddero in terra71.
Dalle quali cose e da assai altre a queste simiglianti o maggiori nacquero
diverse paure e immaginazioni in quegli che rimanevano vivi, e tutti quasi a un
fine tiravano72 assai crudele era di schifare73 e di fuggire gl’infermi e le lor
cose; e così faccendo, si credeva ciascuno medesimo salute acquistare. 74

65
70
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
Maravigliosa60 cosa è da udire quello che io debbo dire: il che, se dagli
occhi di molti e da’ miei non fosse stato veduto, appena che io ardissi di
crederlo61, non che di scriverlo, quantunque da fededegna 62 udito l’avessi. Dico
che di tanta efficacia fu la qualità della pestilenzia narrata nello appiccarsi 63 da
uno a altro, che non solamente l’uomo all’uomo, ma questo, che è molto più,
assai volte visibilmente fece, cioè che la cosa dell’uomo infermo stato, o morto
di tale infermità, tocca64 da un altro animale fuori della spezie dell’uomo65, non
solamente della infermità il contaminasse ma quello infra brevissimo spazio
uccidesse. Di che gli occhi miei, sì come poco davanti è detto, presero tra l’altre
per conseguente … prendesse: e, conseguentemente, non fosse in grado di porvi rimedio.
infra: entro.
chi più tosto e chi meno: chi prima e chi poi.
accidente: sintomo.
per ciò che: per il fatto che.
s’avventava: si trasmetteva.
non altramenti che faccia: non diversamente da come fa.
il paragone con il fuoco, che vicino alle cose secche o unte si sviluppa molto rapidamente, vuole qui
sottolineare la velocità di diffusione del contagio.
E più avanti … male: ed in seguito produsse anche maggiore danno.
l’usare: la frequentazione.
cagione: causa.
ancora: anche.
seco: con sé.
toccator: colui che aveva toccato.
meravigliosa: straordinaria.
appena che … crederlo: io quasi non oserei credelo.
fededegna: persona degna di fede, affidabile.
appiccarsi: trasmettersi.
tocca: toccata.
spezie dell’uomo: specie umana.
66
67
68
69
70
71
72
73
74
morto: ucciso.
avvenendosi: avvicinandosi.
in piccola ora appresso: in brevissimo tempo.
amendue: entrambi.
mal tirati stracci: stracci che avevano tirato a loro danno.
Questo passo è molto interessante, anche se del tutto incredibile: Boccaccio dice di aver visto due maiali
avvicinarsi ai vestiti appartenuti ad un uomo morto di peste, di averli visti grufolare e mordere i vestiti e,
poco tempo dopo, di averli visti morire entrambi. Per quello che sappiamo oggi (grazie alla scienza) a
proposito degli effetti della peste, l’episodio è inverosimile (almeno così come lo presenta Boccaccio): la
peste, infatti, è causata da un bacillo che richiede un tempo di incubazione che oscilla tra i due e i dodici
giorni; è quindi impossibile che la malattia si riveli mortale pochissimo tempo (il testo farebbe pensare
dopo poche ore o anche meno) dopo il contagio.
In un caso come questo lo storico che analizza criticamente il documento potrebbe giungere alla
conclusione che si tratti di un documento complessivamente inattendibile.
Tuttavia possiamo cercare di capire se esista qualche spiegazione plausibile che, pur di fronte
all’inattendibilità dell’evento raccontato, permetta di continuare a considerare complessivamente credibile
la testimonianza di Boccaccio circa la peste a Firenze. La domanda che dovremmo porci è: come si potrebbe
spiegare ciò che Boccaccio dice di avere visto con i propri occhi? – La risposta a questa domanda è
relativamente semplice: i due maiali potrebbero essere stati contagiati da tempo (il bacillo della peste, in
effetti, può contagiare qualunque essere vivente con il quale viene a contatto) e, essendo già malati,
avrebbero potuto morire a causa della malattia precedentemente contratta dopo avere casualmente
giocato con i vestiti del morto. È evidente che in questo caso Boccaccio testimonia di un evento che egli
fraintende. Ma non di un evento falso, o immaginario. Non abbiamo alcun motivo di credere che Boccaccio
menta: diamo quindi per buono che questa scena egli la abbia vista davvero, così come deve aver visto
tutte le scene descritte più avanti. Dal punto di vista dello storico che analizza un documento, potremmo
aggiungere che il fraintendimento di Boccaccio è anch’esso un elemento storicamente rilevante: esso ci
permette di capire quanto fossero inadeguate le spiegazioni che gli uomini del tempo (non dimentichiamo
che Boccaccio era un uomo molto istruito, uno dei maggiori intellettuali della sua epoca) erano in grado di
dare a proposito di questa malattia.
tiravano: tendevano.
schifare: evitare.
e così faccendo … acquistare: facendo in questo modo (cioè evitando di venire a contatto con i malati e le
loro cose) credevano di riuscire a conservare la salute.
-4-
85
90
95
100
E erano alcuni, li quali avvisavano75 che il viver moderatamente e il
guardarsi76 da ogni superfluità77 avesse molto a così fatto accidente resistere78;
e fatta brigata79, da ogni altro separati viveano, e in quelle case ricogliendosi e
racchiudendosi, dove niuno infermo fosse e da viver meglio, dilicatissimi cibi e
ottimi vini temperatissimamente80 usando e ogni lussuria81 fuggendo82, senza
lasciarsi parlare a alcuno o volere di fuori di morte o d’infermi alcuna novella
sentire, con suoni e con quegli piaceri che aver poteano si dimovano. Altri, in
contraria oppinion tratti, affermavano il bere assai e il godere e l’andar
cantando attorno e sollazzando e il sodisfare d’ogni cosa all’appetito che si
potesse e di ciò che avveniva ridersi e beffarsi esser 83 medicina certissima84 a
tanto male; e così come il dicevano mettevano in opera a lor potere, il giorno e
la notte ora a quella taverna ora a quella altra andando, bevendo senza modo e
senza misura, e molto più ciò per l’altrui case faccendo, solamente che cose vi
sentissero che lor venissero a grado o in piacere E ciò potevan far di leggiere 85,
per ciò che ciascun, quasi non più viver dovesse, aveva, sì come sé 86, le sue cose
messe in abbandono87; di che88 le più delle case erano divenute comuni, e così
l’usava lo straniere89, pure che ad esse s’avvenisse90, come l’avrebbe il proprio
signore usate; e con tutto91 questo proponimento bestiale sempre gl’infermi
fuggivano a lor potere92.

105
110

115
120
93
94
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
avvisavano: sostenevano, ritenevano.
il guardarsi: l’evitare.
superfluità: cosa superflua.
avesse … resistere: servisse a resistere (alla peste).
fatta brigata: costituito un gruppo.
temperatissimamente: con molta moderazione.
lussuria: eccesso.
fuggendo: evitando.
esser: che era (l’infinito è retto da affermavano – riga 90 –, costruzione latina).
certissima: efficacissima.
di leggiere: facilmente.
sì come sé: così come se stesso.
messe in abbandono: abbandonate.
di che: per cui.
lo straniere: chi non vi risiedeva abitualmente.
s’avvenisse: succedesse.
con tutto: malgrado.
fuggivano a lor potere: se potevano evitavano (gli appestati).
E in tanta afflizione e miseria della nostra città era la reverenda 93 autorità
delle leggi, così divine come umane, quasi caduta e dissoluta tutta per li 94
ministri e esecutori di quelle, li quali, sì come gli altri uomini, erano tutti o
morti o infermi o sì di famigli rimasi stremi95, che uficio alcuno non potean
fare; per la qual cosa era a ciascun licito quanto a grado gli era d’adoperare96.
Molti altri servavano, tra questi due di sopra detti, una mezzana via97, non
strignendosi nelle vivande98 quanto i primi né nel bere e nell’altre
dissoluzioni99 allargandosi100 quanto i secondi, ma a sofficienza secondo gli
appetiti le cose usavano e senza rinchiudersi andavano a torno, portando nelle
mani chi fiori, chi erbe odorifere e chi diverse maniere di spezierie 101, quelle al
naso ponendosi spesso, estimando essere ottima cosa il cerebro 102 con cotali
odori confortare, con ciò fosse cosa che103 l’aere tutto paresse dal puzzo de’
morti corpi e delle infermità e delle medicine compreso 104 e puzzolente.
95
96
97
98
99
100
101
102
103
104
105
106
Alcuni erano di più crudel sentimento, come che 105 per avventura più
fosse sicuro, dicendo niuna altra medicina essere contro alle pestilenze
migliore né così buona come il fuggir loro davanti; e da questo argomento
mossi, non curando d’alcuna cosa se non di sé, assai e uomini e donne
abbandonarono la propia città, le propie case, i lor luoghi e i lor parenti e le lor
cose, e cercarono l’altrui o almeno il lor contado106, quasi l’ira di Dio a punire le
reverenda: degna di essere riverita.
per li: a causa dei.
di famigli … stremi: rimasti quasi privi (stremi) di servitori (famigli).
adoperare: fare. In questo passo troviamo un primo riferimento alle conseguenze della peste
sull’organizzazione politica e amministrativa della città. Boccaccio afferma che gli esecutori della legge (cioè
tutti coloro che avevano compiti amministrativi o incarichi di governo), come tutti gli altri uomini, furono
soggetti alla malattia e si comportarono come tutti gli altri. Molti di essi morirono e altrettanti rimasero
privi di uomini ai quali dare gli ordini necessari per mantenere l’organizzazione politico-amministrativa della
città. Data questa situazione, l’effetto della peste fu quello di produrre il discredito e la paralisi della
pubblica autorità e la decadenza delle leggi, sia umane che divine.
una mezzana via: una via di mezzo.
non strignendosi … vivande: non limitandosi nel cibarsi.
dissoluzioni: dissolutezze.
allargandosi: rilassandosi.
maniere di spezierie: tipi di spezie.
cerebro: cervello.
con ciò … che: poiché.
compreso: riempito, saturato.
come che: pensando che.
lor contado: i loro possedimenti in campagna.
-5-
iniquità degli uomini con quella pestilenza non dove fossero procedesse 107, ma
solamente a coloro opprimere li quali dentro alle mura della lor città si
trovassero, commossa108 intendesse109; o quasi avvisando110 niuna persona in
quella dover rimanere e la sua ultima ora esser venuta.
135

125
130
E come che questi così variamente oppinanti 111 non morissero tutti, non
per ciò tutti campavano: anzi, infermandone112 di ciascuna molti e in ogni
luogo, avendo essi stessi, quando sani erano, essemplo dato a coloro che sani
rimanevano, quasi abbandonati per tutto languieno113. E lasciamo stare che
l’uno cittadino l’altro schifasse114 e quasi niuno vicino avesse dell’altro cura e i
parenti insieme rade volte o non mai si visitassero e di lontano 115: era con sì
fatto spavento questa tribulazione116 entrata né petti degli uomini e delle
140
145
107
108
109
110
111
112
113
114
115
116
non dove fossero procedesse: non li colpisse ovunque si trovavano.
commossa: una volta scatenata.
Intendesse si riferisce a l’ira di Dio (riga 120). Qui Boccaccio riferisce un modo di pensare molto diffuso,
secondo il quale la peste sarebbe stata una punizione voluta da Dio per punire i peccati non di tutti gli
uomini, ma più specificamente dei cittadini (così pensavano coloro che abbandonavano la città cercando
scampo nelle campagne circostanti). L’idea sottostante questa reazione era quella che vedeva la città come
luogo anomalo, più peccaminoso rispetto alla campagna.
avvisando: ritenendo.
così variamente oppinanti: con opinioni così diverse.
infermandone: ammalandosi.
languieno: languivano, erano abbandonati.
schifasse: evitasse.
Questo passo è piuttosto significativo per comprendere il sistema delle relazioni che vigeva in città.
Boccaccio, che qui riprende il discorso sulla decadenza delle leggi, sia umane che divine (cfr. sopra, righe
102-106 e nota 94), afferma che (a) nessun vicino aveva cura dell’altro e (b) i parenti si facevano visita
raramente e restando lontani l’uno dall’altro anche durante la visita. Questo ordine può apparire
sorprendente, perché i rapporti di vicinato appaiono evidentemente a Boccaccio quasi più importanti di
quelli di parentela. Ciò non sorprende se si pensa alla struttura della città medievale e alla struttura dei
rapporti parentali. Anzitutto, nella città gli spazi disponibili per la costruzione di nuovi edifici erano
scarsissimi e di conseguenza chi, sposandosi, per qualche ragione andasse a vivere fuori della casa del
padre doveva rassegnarsi a cercare una nuova abitazione anche piuttosto lontano dal parentado. Più
frequentemente, se la dimora paterna era grande chi si sposava vi restava, poiché la norma non era la
famiglia mononucleare (padre, madre e figli), bensì la famiglia plurigenerazionale, ampliata spesso anche
ad amici e servitori (soprattutto nelle famiglie importanti). Ciò non valeva, naturalmente, per le figlie
femmine che, una volta sposate, passavano dalla tutela del padre a quella del marito e, di conseguenza,
recidevano i rapporti con la famiglia d’origine. La conseguenza di questa struttura dei rapporti famigliari è
che i legami parentali, che in linea generale erano l’asse portante delle relazioni sociali medievali, finivano
per essere meno “intimi” dei rapporti di vicinato. Di qui l’insistenza di Boccaccio sul fatto che la mancanza
di solidarietà tra vicini è uno dei segni più evidenti dell’imbarbarimento della vita sociale conseguente allo
sviluppo dell’epidemia.
tribulazione: preoccupazione.
150
155
117
118
119
120
121
122
123
124
125
126
127
donne, che l’un fratello l’altro abbandonava e il zio il nipote e la sorella il
fratello e spesse volte la donna il suo marito; e (che maggior cosa è e quasi non
credibile), li padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di
servire schifavano.
Per la qual cosa a coloro, de’ quali era la moltitudine inestimabile, e
maschi e femine, che infermavano117, niuno altro sussidio rimase che o la carità
degli amici (e di questi fur pochi) o l’avarizia de’ serventi, li quali da grossi
salari e sconvenevoli tratti servieno, quantunque per tutto ciò molti non
fossero divenuti: e quelli cotanti erano uomini o femine di grosso ingegno, e i
più di tali servigi non usati, li qual niuna altra cosa servieno che di porgere
alcune cose dagl’infermi addomandate118 o di riguardare119 quando morieno; e,
servendo in tal servigio, sé molte volte col guadagno perdeano.
E da questo essere abbandonati gli infermi da’ vicini, da’ parenti e dagli
amici e avere scarsità di serventi, discorse120 uno uso121 quasi davanti mai non
udito: che niuna, quantunque leggiadra o bella o gentil donna fosse,
infermando, non curava d’avere a’ suoi servigi uomo, egli si fosse o giovane o
altro, e a lui senza alcuna vergogna ogni parte del corpo aprire non altrimenti
che a una femina avrebbe fatto, solo che la necessità della sua infermità il
richiedesse; il che, in quelle che ne guerirono, fu forse di minore onestà, nel
tempo che succedette, cagione122. E oltre a questo ne seguio123 la morte di
molti che per avventura, se stati fossero atati124, campati sarieno; di che125, tra
per lo difetto degli opportuni servigi, li quali gl’infermi aver non poteano, e per
la forza della pestilenza, era tanta nella città la moltitudine che di dì e di notte
morieno, che uno stupore era a udir dire, non che a riguardarlo. Per che, quasi
di necessità, cose contrarie a’ primi costumi126 de’ cittadini nacquero tra
quali127 rimanean vivi.
Era usanza (sì come ancora oggi veggiamo usare) che le donne parenti e
vicine nella casa del morto si ragunavano e quivi con quelle che più gli
infermavano: si ammalavano.
addomandate: richieste.
di riguardare: di assisterli.
discorse: derivò.
uso: usanza.
cagione: ragione, causa.
ne seguio: ne derivò.
atati: aiutati
di che: di conseguenza.
a’ primi costumi: ai costumi antecedenti lo scoppio dell’epidemia.
quali: coloro che.
-6-
160
165
170
175
128
129
130
131
132
133
134
135
136
137
138
139
140
141
142
143
144
145
146
147
148
appartenevano128 piagnevano; e d’altra parte dinanzi alla casa del morto co’
suoi prossimi129 si ragunavano i suoi vicini e altri cittadini assai130, e secondo
la qualità131 del morto vi veniva il chericato132; ed egli sopra gli omeri133 sé
suoi pari, con funeral pompa di cera e di canti 134, alla chiesa da lui prima
eletta135 anzi la morte136 n’era portato. Le quali cose, poi che a montar137
cominciò la ferocità138 della pestilenza tutto o in maggior parte quasi
cessarono e altre nuove in lor luogo ne sopravennero. Per ciò che, non
solamente senza aver molte donne da torno morivan le genti, ma assai n’erano
di quelli che di questa vita senza testimonio trapassavano; e pochissimi erano
coloro a’ quali i pietosi pianti e l’amare lagrime de’ suoi congiunti fossero
concedute139, anzi in luogo di quelle s’usavano per li più risa e motti e
festeggiar compagnevole140; la quale usanza le donne, in gran parte
posposta141 la donnesca pietà per la salute di loro, avevano ottimamente
appresa. Ed erano radi142 coloro, i corpi de’ quali fosser più che da un diece o
dodici de’ suoi vicini alla chiesa acompagnati; li quali non gli orrevoli e cari143
cittadini sopra gli omeri portavano, ma una maniera 144 di beccamorti
sopravenuti di minuta gente145, che chiamar si facevan becchini, la quale questi
servigi prezzolata146 faceva, sottentravano147 alla bara; e quella con frettolosi
passi, non a quella chiesa che esso aveva anzi la morte disposto ma alla più
vicina le più volte il portavano, dietro a quattro o a sei cherici con poco lume 148
quelle che più gli appartenevano: le parenti più strette.
prossimi: parenti.
assai: molti.
secondo la qualità: a seconda del livello sociale.
chiericato: il clero, i religiosi.
omeri: spalle.
funeral … canti: cerimonie funebri solenni con candele accese e intonazione di canti.
eletta: scelta.
anzi la morte: prima della morte.
montar: crescere, dilagare.
ferocità: gravità, ferocia.
concedute: concesse.
festeggiar compagnevole: festeggiamento in compagnia.
posposta: trascurata.
radi: rari.
orrevoli e cari: onorati (onorevoli) e amati.
maniera: specie.
sopravvenuti … gente: provenienti da famiglie di condizione molto umile.
prezzolata: pagata.
sottentravano: stavano sotto (cioè portavano la bara sulle spalle).
con poco lume: con poche candele.
180
e tal fiata149 senza alcuno; li quali con l’aiuto de’ detti becchini, senza faticarsi
in troppo lungo uficio150 o solenne, in qualunque sepoltura disoccupata151
trovavano più tosto152 il mettevano.

185
190
195
149
150
151
152
153
154
155
156
157
158
159
160
161
162
163
164
165
Della minuta gente153, e forse in gran parte della mezzana154, era il
ragguardamento di molto maggior miseria pieno 155; per ciò che156 essi, il più o
da speranza o da povertà ritenuti157 nelle lor case, nelle lor vicinanze standosi,
a migliaia per giorno infermavano; e non essendo né serviti né atati d’alcuna
cosa, quasi senza alcuna redenzione158, tutti morivano. E assai n’erano che
nella strada pubblica o di dì o di notte finivano, e molti, ancora che nelle case
finissero, prima col puzzo de lor corpi corrotti che altramenti facevano a’ vicini
sentire sé esser morti; e di questi e degli altri che per tutto morivano, tutto
pieno159.
Era il più da’ vicini una medesima maniera servata 160, mossi non meno da
tema161 che la corruzione162 de’ morti non gli offendesse163, che da carità la
quale avessero a’ trapassati164. Essi, e per sé medesimi e con l’aiuto d’alcuni
portatori, quando aver ne potevano, traevano dalle lor case li corpi de’ già
passati, e quegli davanti alli loro usci ponevano, dove, la mattina spezialmente,
n’avrebbe potuti veder senza numero chi fosse attorno andato: e quindi fatte
venir bare165, (e tali furono, che, per difetto di quelle, sopra alcuna tavole166) ne
portavano167.
tal fiata: talvolta.
uficio: rito.
sepoltura disoccupata: tomba vuota.
più tosto: rapidamente.
minuta gente: piccola gente (cioè i poveri).
mezzana (riferito a gente): il ceto medio.
era il ragguardamento … pieno: suscitava molta più compassione (ragguardamento).
per ciò che: poiché, a causa del fatto che.
ritenuti: trattenuti.
senza alcuna redenzione: senza alcuna possibilità di scampo.
tutto pieno: è sottinteso il verbo (era).
era … servata: per lo più i vicini osservavano la medesima usanza.
tema: timore.
corruzione: decomposizione.
gli offendesse: li contaminasse.
Il senso complessivo di questo passo è: mossi non meno dal timore di essere contagiati dalla
decomposizione dei corpi che dalla pietà nei confronti dei morti.
fatte venir bare: fatte giungere delle bare.
-7-
200
205
210
215
Né fu una bara sola quella che due o tre ne portò insiememente, né
avvenne pure168 una volta, ma se ne sarieno assai potute annoverare di quelle
che la moglie e ‘l marito, di due o tre fratelli, o il padre e il figliuolo, o così
fattamente ne contenieno169. E infinite volte avvenne che, andando due preti
con una croce per alcuno, si misero tre o quatro bare, dà portatori portate, di
dietro a quella: e, dove un morto credevano avere i preti a sepellire, n’avevano
sei o otto e tal fiata170 più. Né erano per ciò questi da alcuna lagrima o lume o
compagnia onorati; anzi era la cosa pervenuta a tanto, che non altramenti si
curava degli uomini che morivano, che ora si curerebbe di capre; per che assai
manifestamente171 apparve che quello che il naturale corso delle cose non avea
potuto con piccoli e radi172 danni a’ savi mostrare doversi con pazienza
passare, la grandezza de’ mali eziandio173 i semplici far di ciò scorti e non
curanti174.
Alla gran moltitudine de’ corpi mostrata, che a ogni chiesa ogni dì e quasi
ogn’ora concorreva portata, non bastando la terra sacra alle sepolture, e
massimamente175 volendo dare a ciascun luogo proprio176 secondo l’antico
costume, si facevano per gli cimiterii delle chiese 177, poi che ogni parte era
piena, fosse grandissime nelle quali a centinaia si mettevano i sopravegnenti: e
in quelle stivati, come si mettono le mercatantie 178 nelle navi a suolo a suolo179,
con poca terra si ricoprieno infino a tanto che la fossa al sommo si pervenia.

166
167
168
169
170
171
172
173
174
175
176
177
178
179
e tali … tavole: ed erano talmente tanti che, per mancanza di quelle (cioè di bare) [li collocavano] sopra
delle tavole.
ne portavano: li collocavano (cioè collocavano i cadaveri).
pure: solo.
ma se ne sariano … contenieno: ma se ne sarebbero potute annoverare molte nelle quali erano contenuti
insieme i cadaveri della moglie e del marito, di due o tre fratelli, o di padre e figlio.
tal fiata: talvolta.
assai manifestamente apparve: apparve con molta evidenza.
radi: sporadici.
eziandio: anche, altresì.
per che assai manifestamente … curanti: così apparve con molta evidenza che la grandezza dei mali aveva
reso consapevoli (scorti, cioè accorti) e rassegnati (non curati, cioè indifferenti) anche gli stupidi (i semplici)
di fronte a quello che i piccoli danni, nello svolgimento normale (naturale) delle cose, non avevano potuto
insegnare ai saggi a sopportare con pazienza.
massimamente: tanto più.
volendo dare … proprio: volendo assegnare a ciascuno la propria sepoltura.
per gli cimiterii delle chiese: nei cimiteri delle chiese.
mercatantie: merci.
a suolo a suolo: a strati sovrapposti, l’uno sopra l’altro.
220
225
230
235
240
180
181
182
183
184
185
186
187
188
189
190
E acciò che dietro a ogni particularità le nostre passate miserie per la città
avvenute più ricercando non vada, dico che, così inimico tempo 180 correndo
per quella, non per ciò meno d’ alcuna cosa risparmiò il circustante contado,
nel quale, (lasciando star le castella, che simili erano nella loro piccolezza alla
città) per le sparte ville181 e per li campi i lavoratori miseri e poveri e le loro
famiglie, senza alcuna fatica182 di medico o aiuto di servidore, per le vie e per li
loro colti183 e per le case, di dì e di notte indifferentemente, non come uomini
ma quasi come bestie morieno. Per la qual cosa essi, così nelli loro costumi
come i cittadini divenuti lascivi184, di niuna lor cosa o faccenda curavano; anzi
tutti, quasi quel giorno nel quale si vedevano esser venuti la morte
aspettassero, non d’aiutare i futuri frutti delle bestie e delle terre e delle loro
passate fatiche, ma di consumare quegli che si trovavano presenti si
sforzavano con ogni ingegno. Per che adivenne185 i buoi, gli asini, le pecore, le
capre, i porci, i polli e i cani medesimi fedelissimi agli uomini, fuori delle
proprie case cacciati, per li campi (dove ancora le biade abbandonate erano,
senza essere, non che raccolte ma pur segate) come meglio piaceva loro se
n’andavano. E molti, quasi come razionali, poi che pasciuti erano bene il
giorno, la notte alle lor case senza alcuno correggimento 186 di pastore si
tornavano satolli.
Che più si può dire (lasciando stare il contado e alla città ritornando) se
non che tanta e tal fu la crudeltà del cielo, e forse in parte quella degli uomini,
che infra ‘l marzo e il prossimo luglio vegnente187, tra per la forza della
pestifera infermità e per l’esser molti infermi mal serviti o abbandonati né lor
bisogni per la paura ch’aveono i sani, oltre a cento milia creature umane si
crede per certo dentro alle mura della città di Firenze essere stati di vita tolti,
che forse, anzi l’accidente mortifero188, non si saria estimato tanti avervene
dentro avuti? O quanti gran palagi189, quante belle case, quanti nobili abituri190
inimico tempo: letteralmente “tempo nemico”, significa “tempi duri”.
sparte ville: case (dal latino villae, cioè le case di campagna) sparse.
fatica: intervento.
colti: campi coltivati.
lascivi: trascurati, negligenti.
adivenne: accadde che.
correggimento: qui significa guida.
vegnente: successivo.
anzi l’accidente mortifero: prima dell’epidemia mortale.
palagi: palazzi.
abituri: dimore.
-8-
245
per adietro191 di famiglie pieni, di signori e di donne, infino al menomo fante192
rimaser voti! O quante memorabili schiatte193, quante ampissime eredità,
quante famose ricchezze si videro senza successor debito 194 rimanere! Quanti
valorosi uomini, quante belle donne, quanti leggiadri giovani, li quali non che
altri, ma Galieno, Ipocrate o Esculapio195 avrieno giudicati sanissimi, la mattina
desinarono co’ lor parenti, compagni e amici, che poi la sera vegnente
appresso196 nell’altro mondo cenaron con li lor passati!
[…]

191
192
193
194
195
196
per adietro: prima, in un tempo precedente.
al menomo fante: al più umile servo.
memorabili schiatte: famiglie degne di memoria (cioè
successor debito: legittimo erede.
Galieno, Ipocrate o Eusculapio: Galeno, Ippocrate ed Eusculapio erano famosissimi medici della Grecia
classica.
vegnente appresso: immediatamente successiva.
-9-