UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA La gestione dei rifiuti solidi
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA La gestione dei rifiuti solidi
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Facoltà di Ingegneria Dipartimento di Processi Chimici dell’Ingegneria TESI DI LAUREA La gestione dei rifiuti solidi urbani in un paese in via di sviluppo: da problema a risorsa Relatore: Ch.mo Prof. Antonio Scipioni Correlatori: Ch.mo Prof. Marco Ragazzi Ing. Alberto Schiavon Laureando: DAVIDE TOSI ANNO ACCADEMICO 2001-2002 Ai miei genitori II […] Malgrado tutto avevo fame di un significato della vita. E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca. Dare un senso alla vita può condurre alla follia ma una vita senza senso è una tortura dell’inquietudine e del vano desiderio – è una barca che anela al mare eppure lo teme. Edgar Lee Masters III INDICE PREMESSA .....................................................................................................................3 INTRODUZIONE ...........................................................................................................5 CAPITOLO 1: SITUAZIONE ATTUALE.................................................................15 GENERALITÀ ................................................................................................................15 IL CASO DI AREQUIPA ...................................................................................................17 CAPITOLO 2: DESCRIZIONE DELLE TECNOLOGIE........................................21 DISCARICA CONTROLLATA :..........................................................................................21 COMPOSTAGGIO : ..........................................................................................................43 DIGESTIONE..................................................................................................................52 TERMODISTRUZIONE:....................................................................................................57 TERMODISTRUZIONE DI CDR .......................................................................................65 TERMODISTRUZIONE CON RACCOLTA DIFFERENZIATA ..................................................68 CAPITOLO 3: ASPETTI TECNICO-ECONOMICI ................................................71 GENERALITÀ SUGLI ASPETTI TECNICI : ..........................................................................71 ASPETTI TECNICI : IL CASO DI AREQUIPA .......................................................................73 GENERALITÀ SUGLI ASPETTI ECONOMICI ....................................................................105 ASPETTI ECONOMICI : IL CASO DI AREQUIPA ...............................................................107 CONSIDERAZIONI SUL DIPARTIMENTO DI AREQUIPA ...................................................115 CAPITOLO 4: ASPETTI AMBIENTALI ................................................................117 GENERALITÀ ..............................................................................................................117 IL CASO DI AREQUIPA .................................................................................................121 RISULTATI:.................................................................................................................127 CAPITOLO 5: CONCLUSIONI................................................................................155 GENERALITÀ ..............................................................................................................155 IL CASO DI AREQUIPA .................................................................................................158 CAPITOLO 6: APPENDICI ......................................................................................161 APPENDICE 1: QUANTITÀ E QUALITÀ DI RIFIUTO ........................................................161 APPENDICE 2: DISCARICA CONTROLLATA ..................................................................164 APPENDICE 3: COMPOSTAGGIO ..................................................................................179 APPENDICE 4: DIGESTIONE ANAEROBICA ...................................................................181 APPENDICE 5: TERMODISTRUZIONE............................................................................185 APPENDICE 6: TERMODISTRUZIONE DI CDR ..............................................................193 APPENDICE 7: TERMODISTRUZIONE DIFFERENZIATA ..................................................196 APPENDICE 8: ASPETTI ECONOMICI ............................................................................198 APPENDICE 9: EMISSIONI ............................................................................................211 BIBLIOGRAFIA .........................................................................................................223 RINGRAZIAMENTI ..................................................................................................227 2 Premessa Questa tesi è stata scritta in modo tale che possa essere compresa da chiunque sia interessato alla gestione dei rifiuti. Per tale motivo si è deciso di fare una prima parte in cui si affronta il problema in modo descrittivo e dove si riportano i risultati ottenuti da questo studio. In una seconda parte (capitolo 6) si fa una descrizione tecnica rivolta a personale specializzato interessato anche ai metodi utilizzati. 3 4 Introduzione Il presente lavoro nasce dalla specifica richiesta dell’Organizzazione Non Governativa (O.N.G.) peruviana “El Taller”, organizzazione che aveva già intrattenuto positivi rapporti di collaborazione con l’associazione “Ingegneria Senza Frontiere” di Trento, di avere a disposizione uno studio sulla possibile attuazione di un piano di gestione rifiuti per la città di Arequipa. La richiesta dell’O.N.G. peruviana era dovuta alla constatazione che, attualmente, nel Perù in generale e nella città di Arequipa in particolare non esiste una vera e propria gestione dei rifiuti; ciò determina una situazione drammatica sia dal punto di vista sanitario che da quello ambientale. Tale situazione si è ulteriormente aggravata negli ultimi anni per effetto dell’avvento della plastica ed il conseguente aumento di rifiuti non biodegradabili accumulatisi un po’ dove capitava. Scopo del presente studio è compiere un confronto tra i tipi di trattamento ipotizzabili per la città di Arequipa al fine di individuare la tecnologia più adeguata. La comparazione verterà su due livelli: - analisi tecnico-economica: un dimensionamento di massima, effettuato stimando i flussi in entrata ed in uscita dall’impianto, e un’analisi dei costi permetteranno di evidenziare la tecnologia più conveniente e quelle decisamente da scartare; - analisi ambientale: le tecnologie rivelatesi economicamente sostenibili verranno poi esaminate utilizzando uno studio sul ciclo di vita della gestione dei rifiuti, al fine di permetterne un loro confronto sotto il profilo dell’impatto ambientale. Ambizione di questo elaborato sarebbe giungere a sensibilizzare le amministrazioni locali, facendo loro capire che una attenta pianificazione della gestione dei rifiuti, oltre a risolvere i problemi ambientali e sanitari, permetterebbe, addirittura, di impiegare i rifiuti come risorsa, con un conseguente vantaggio economico. Questo è sinteticamente rappresentato nella Figura 1, nella quale si evidenziano i flussi che possono condurre ad uno sfruttamento economico dei rifiuti. Altri introiti, inoltre, potrebbero derivare dalla vendita dei materiali riciclabili come metalli, vetro, plastiche. Lo studio svolto, oltre che concentrarsi specificamente sulla città di Arequipa, si sofferma pure sull’intera tematica della gestione rifiuti; l’obiettivo è offrire un lavoro 5 che possa essere utile strumento (inteso come metodologia applicata) anche per altri paesi in via di sviluppo con problematiche analoghe. Quanto alla scelta dei trattamenti da analizzare, si è deciso di escludere fin dall’inizio le tecnologie troppo avanzate, perché troppo “delicate” e difficili da gestire (un esempio potrebbe essere l’inceneritore al plasma). Si sono, quindi, prese in considerazione tutte tecnologie “sicure” e tali da non richiedere conoscenze particolarmente avanzate alla maggior parte degli operatori che le devono utilizzare. incenerimento discarica CDR combustion e vapore mercato: en. termica energia elettrica + energia termica mercato: en. elettrica o termica compost mercato: compost ciclo a vapore motore a comb. int. digestione biogas compostaggio CDR Rifiuti Solidi Urbani Figura 1: Valorizzazione economica dei rifiuti solidi urbani La preferenza per tecnologie poco automatizzate, inoltre, oltre ad evitare macchinari con troppe parti “delicate”, richiederebbe un maggior numero di operai per il loro funzionamento, dando così lavoro alla popolazione locale. Questa scelta, oltre ad essere “eticamente” condivisibile, è anche economicamente giustificabile, in quanto il costo della manodopera in queste zone è decisamente basso e perché potrebbe pure agire da stimolo dell’economia del luogo di installazione degli impianti. Primaria preoccupazione nello svolgimento del lavoro di analisi è stata pure la costante presa in considerazione della situazione socio-culturale in cui l’impianto verrebbe 6 ubicato; ciò al fine di evitare di giungere ad uno studio, magari raffinatissimo, che potrebbe rivelarsi, tuttavia, di nessuna utilità perché non capito o comunque non accettato dalla popolazione locale. La semplice importazione, in un paese in via di sviluppo, di una tecnologia nata e sviluppata per l’occidente industrializzato rischierebbe di risultare, nonostante i buoni propositi, l’ennesima imposizione e verrebbe vissuta dalla gente come un’oppressione. Di seguito si propongono delle brevi descrizioni delle tecnologie scelte. Si è cercato di schematizzare le operazioni principali di ogni singola tecnica, evidenziando i flussi di materia così da avere fin da subito un’idea delle correnti in entrata ed in uscita nell’impianto. Una descrizione più precisa sarà presentata nei capitoli successivi. 1) DISCARICA Si precisa subito che questa metodologia di trattamento dei rifiuti non verrà considerata tra le possibili soluzioni, in quanto oramai non più sostenibile, né sotto il profilo igienico, né sotto quello ambientale. Vi si è comunque accennato perché rappresenta la situazione attuale. Secondo questo sistema i rifiuti raccolti sono depositati in un luogo ove non dovrebbero arrecare fastidio ma senza alcuna limitazione delle emissioni liquide o gassose, con gravi conseguenze di tipo igienico ed ambientale (Figura 2). 2) DISCARICA CONTROLLATA Questa tecnologia costituisce un’evoluzione della precedente; in essa però sono drasticamente limitate le emissioni: il biogas prodotto in discarica viene per la maggior parte captato e, poi, se conveniente in termini economici, viene impiegato per produrre energia (sia termica, sia elettrica). Se non vi è questa convenienza economica, il biogas viene bruciato in torcia, ossia in condizioni tali da limitare al massimo l’impatto ambientale: la CO2 che si libera dalle torce è un gas serra, ma l’impatto è molto ridotto rispetto al CH4 infatti secondo il modello CML [riferimento bibliografico]una mole di CH4 ha un effetto 64 volte maggiore rispetto ad una mole di CO2 sull’effetto serra. Anche il percolato che si forma viene in qualche modo captato e trattato in modo tale da limitarne la pericolosità. 7 emissioni gassose secco + umido trasp. discarica biogas in atmosfera percolato Figura 2: Discarica non controllata Nella Figura 3, che evidenzia i flussi principali del sistema, si può notare lo sfruttamento economico dei rifiuti soprattutto mediante la produzione di energia elettrica. 3) COMPOSTAGGIO AEROBICO (con raccolta differenziata secco-umido) Una delle “filosofie” utilizzabili nella gestione dei rifiuti è quella del trattamento biologico: la frazione organica (quella più difficilmente gestibile perché putrescibile) viene attaccata da batteri e, quindi, convertita in prodotti utili (compost o biogas). A dire il vero questo processo si verifica anche nelle discariche, ma in maniera incontrollata. L’impianto per il compostaggio aerobico, invece, è appositamente costruito per controllare ed ottimizzare il procedimento. perdite biogas emissioni gassose secco + umido trasp. discarica controllata biogas combustione mercato : energia percolato Figura 3: Discarica controllata 8 Questo primo trattamento biologico, il compostaggio, consiste nella trasformazione della frazione organica in prodotto stabilizzato e dalle ottime proprietà organolettiche (quindi sfruttabile in agricoltura). E’ una tecnica che richiede la raccolta differenziata dei rifiuti: non è necessaria una differenziazione “spinta”, ma è richiesta la separazione del secco dall’umido, dove per umido si intende quella parte dei rifiuti soggetta a putrescibilità (tipici sono gli scarti di cucina ed i rifiuti verdi). La Figura 4 evidenza i distinti trattamenti che subiscono i rifiuti in base alla categoria di appartenenza. Si noti che il rifiuto secco viene lavorato per recuperarne le frazioni riciclabili (plastica, vetro, ferro). I due flussi tratteggiati indicano situazioni che non dovrebbero presentarsi; sono state rappresentate solo per completezza. Esse potrebbero verificarsi (i) quando non è possibile separare nessuna frazione dal rifiuto secco (lo si porterà, quindi, direttamente in discarica) o (ii) quando il compost prodotto non è commercializzabile, perché la situazione economica del paese non lo permette o il compost è di qualità scadente (il compost viene allora portato in discarica ed utilizzato come materiale di copertura). emissioni gassose secco trasp. separazione riciclaggio mercato : materiale discarica controllata umido trasp. compostaggio mercato : compost Figura 4: Compostaggio aerobico 4) DIGESTIONE ANAEROBICA (con raccolta differenziata secco-umido) Questa è la seconda modalità per porre in essere un trattamento biologico: si opera in maniera tale da trasformare la frazione organica in biogas, che potrà poi essere utilizzato 9 per produrre energia. Il residuo dell’operazione potrà, inoltre, essere trattato per ottenere del compost da vendere o inviare in discarica. La Figura 5 ne rappresenta le operazioni e i flussi principali. 5) DIGESTIONE (con selettore automatico) La soluzione precedente è impiegabile anche partendo da un rifiuto indifferenziato. In questo caso è sufficiente anteporre alla digestione un selezionatore che separi la frazione secca dalla umida. Tale operazione non può essere effettuata prima del compostaggio, altrimenti il prodotto finale risulterebbe di qualità scadentissima e di sicura non commerciabilità. Le operazioni principali sono rappresentate nella Figura 5, alla quale deve essere anteposta la Figura 6. emissioni gassose secco trasp. separazione mercato: materiale riciclaggio discarica controllata umido trasp. digestione biogas combustione postcompostaggio mercato: energia mercato: compost Figura 5: Digestione anaerobica con raccolta differenziata secco+umido trasporto selezionatore automatico secco ed umido separati Figura 6: Digestione anaerobica senza raccolta differenziata 10 caso 4 6) INCENERIMENTO Un’altra “filosofia” di trattamento dei rifiuti solidi urbani è rappresentata dall’incenerimento. Bruciando i rifiuti si ottengono due grossi vantaggi: in primo luogo, una grossa produzione di energia che può essere impiegata per la realizzazione di energia termica ed elettrica; in secondo luogo, una notevole diminuzione del volume occupato dai rifiuti. Per contro, questa tecnologia è difficile da gestire sotto il profilo delle emissioni in quanto dà origine ad un notevole quantitativo di fumi che, prima di essere liberati nell’aria, devono venir depurati così da catturare tutte le sostanze nocive alla salute. Questa operazione, inoltre, produce dei sottoprodotti che, assieme alle ceneri ed alle scorie prodotte durante l’incenerimento, devono essere conferiti in discarica. Questi residui, infine, seppur con il pregio di occupare poco spazio nelle discariche, sono molto inquinanti e devono quindi essere gestiti con particolare attenzione. La Figura 7 evidenzia, in particolare, gli introiti ricavabili dalla vendita dell’energia elettrica prodotta nell’inceneritore. emissioni gassose secco+umido trasp. mercato: energia incenerimento scorie e ceneri sottoprodotti da trattamento fumi Figura 7: Incenerimento tal quale 11 discarica controllata 7) INCENERIMENTO CON BIOESSICAZIONE (CDR) Con questa soluzione si cerca di migliorare il processo dell’incenerimento che, come sottolineato al punto immediatamente precedente, ha il difetto di dar origine a troppe emissioni inquinanti. Quest’inconveniente è dovuto al fatto che il rifiuto viene bruciato tal quale ed i problemi lamentati derivano proprio dall’eterogeneità del materiale combustibile utilizzato. La tecnologia del CDR (Figura 8) elimina/attenua questi inconvenienti, operando una biostabilizzazione del materiale e ottenendo così quattro vantaggi: è possibile (i) estrarre facilmente le frazioni di materiale riciclabile, (ii) realizzare un’omogeneizzazione del materiale combustibile, (iii) rendere la combustione molto più facile da gestire e, soprattutto, (iiii) permettere di avere un materiale dal potere calorifico decisamente maggiore di quello del rifiuto tal quale. Come già detto, questi vantaggi consentono una diminuzione delle emissioni in atmosfera per alcuni tipi di inquinanti (ad esempio il monossido di carbonio). emissioni gassose secco+umido trasp. bioessicazione CDR separazione combustione riciclaggio scorie e ceneri mercato: energia mercato: materiale discarica controllata prodotti da trattamento fumi Figura 8: Incenerimento di CDR 8) INCENERIMENTO (con raccolta differenziata secco-umido) Anche questo metodo è finalizzato alla stabilizzazione della combustione, la quale si ottiene separando la frazione umida dalla massa totale di rifiuti. In questo modo il 12 materiale combustibile ricavato è più omogeneo e meno umido, quindi con un potere calorifico leggermente maggiore del rifiuto tal quale. Un altro vantaggio deriva, come si può vedere nella Figura 9, dalla produzione ed eventuale vendita del compost prodotto. Per contro, questa tecnologia richiede la preventiva separazione del secco dall’umido e, quindi, presuppone la predisposizione della raccolta differenziata secco-umido. emissioni gassose secco trasp. mercato: energia incenerimento scorie e ceneri discarica controllata sottoprodotti da trattamento fumi umido trasp. compostaggio mercato: compost Figura 9: Incenerimento con raccolta differenziata 13 14 Capitolo 1: Situazione attuale In questo capitolo si dà un inquadramento generale al problema della gestione dei rifiuti in un paese in via di sviluppo e, più in particolare, al caso concreto della città di Arequipa. L’obiettivo è quello di trovare le possibili cause, di cogliere le conseguenze e di capire a livello normativo quali siano le risposte date al problema. Generalità Come è facilmente intuibile, il problema della gestione dei rifiuti in un paese in via di sviluppo (PVS) è particolarmente grave e di difficile soluzione. Questo scenario è causato da una serie di fattori che concorrono a rendere la situazione drammatica. Nei paesi in cui le condizioni socio-economiche sono gravi, normalmente la popolazione è attratta dalle grandi città che rappresentano una strada per uscire dalla miseria. Questa situazione porta ad avere la formazione di grossissimi agglomerati ingestibili anche perché non sono minimamente strutturati. La conseguenza di tale meccanismo è il formarsi delle famose baraccopoli nelle periferie delle grosse città. In un contesto simile è difficile pensare che le amministrazioni locali dispongano di mezzi e finanze per garantire quelle strutture che normalmente in occidente si ritengono basilari come strade, acquedotti, impianti elettrici, impianti fognari ecc. Un settore che risente particolarmente della situazione descritta è il settore dei rifiuti urbani. Infatti normalmente questo è considerato un problema secondario e quindi gestito in maniera approssimativa dalle amministrazioni comunali. Ma il continuo aumento di abitanti porta ad avere la produzione di grosse quantità di rifiuti che risultano di fatto completamente prive di gestione. Questa situazione è andata ulteriormente aggravandosi negli ultimi anni con l’avvento della plastica. Infatti, se prima i rifiuti erano biodegradabili, quindi in qualche modo venivano “smaltiti”, ora ci si trova con cumuli di immondizia non degradabile nel tempo. Tale situazione è frutto anche della gente che in molti casi non è educata in merito e quindi non si pone nemmeno il problema di dove possano finire i propri rifiuti. 15 Le conseguenze sono molteplici, ma sicuramente sono due quelle più gravi: (i) un evidente degrado ambientale con forti emissioni inquinanti, ma soprattutto (ii) condizione igienico sanitarie gravi per la popolazione che è contesto. 16 costretta a vivere in quel Il caso di Arequipa Arequipa è una città di quasi 800.000 abitanti situata nel sud del Perù. Si trova sulle Ande ad un’altitudine di circa 2.300 metri. Essendo, però, relativamente vicina all’Equatore ha un clima accettabile: la temperatura si mantiene normalmente sotto i 30 gradi l’estate e non scende sotto lo zero d’inverno. Nel dipartimento (equivale ad una regione italiana intesa come ente amministrativo) di Arequipa, la popolazione è di circa un milione di persone , questo significa che più del 80% degli abitanti vivono in città. Questo effetto è aumentato enormemente: negli ultimi 50 anni la popolazione urbana è quadruplicata, mentre quella rurale è aumentata dello 0,2%. Ciò dimostra che Arequipa si trova nella situazione descritta precedentemente e questo con non pochi problemi. Il problema principale è la disoccupazione causata da diversi fattori socio economici anche se negli ultimi anni (dopo la destituzione del governatore dittatore Fujimori) la situazione si è stabilizzata e la Banca Mondiale pronostica una futura crescita economica per il Perù. La situazione di crisi delineata ha portato ad un notevole degrado ambientale, a tal punto che uno studio realizzato nel 1997 ha rilevato che quasi il 40 % della popolazione ritiene importante un miglioramento ambientale. In particolare, la situazione di Arequipa è grave in diversi settori: si trova con poca acqua (zona semidesertica con precipitazioni che normalmente raggiungono solamente i 30 mm all’anno) e il fiume che la attraversa, il Chili, è fortemente inquinato. Questi fattori hanno portato ad un deterioramento delle aree verdi e quindi ad un ulteriore peggioramento della qualità già compromessa dell’aria. A peggiorare la situazione concorre il fatto che la città si trova in un area sismica. In un simile contesto di degrado generalizzato anche il sistema di gestione dei rifiuti solidi è particolarmente deficitario. Attualmente esistono 6 discariche ufficiali e 3 abusive che raccolgono parte dei rifiuti prodotti. Queste strutture sono comunque completamente prive di qualunque sistema di controllo delle emissioni e questo produce nelle loro vicinanze una situazione insostenibile (odore, insetti, infezioni, emissioni inquinanti sia liquide che gassose). Bisogna tenere in considerazione inoltre che solo il 44% del rifiuto prodotto viene raccolto e conferito in discarica, il rimanente è 17 normalmente buttato in un torrente che attraversa la città e che nei periodi di piena funge da spazzino. Fortunatamente le amministrazioni locali hanno capito il problema e hanno cercato di dare una soluzione al problema. In risposta a questa esigenza è stata stilata Agenda 21 con il proposito di orientare l’azione delle istituzioni in modo da migliorare lo sviluppo locale, nazionale ed internazionale per avere uno sviluppo sostenibile. Per questo motivo si sta puntando ad uno sviluppo integrale, in modo che tutti i settori si impegnino nella gestione ambientale. Successivamente (febbraio 2002) la provincia di Arequipa con l’assenso del ministero dell’ambiente ed in collaborazione con molte altre amministrazioni comunali ha stilato il Plan Provincial Integral de Gestion Ambientale Residuos Solidos (PIGARS). In questo documento c’è un’interessante descrizione del problema rifiuti, nella quale si spiega il contesto attuale e come si applica la gestione oggi. Successivamente è spiegato come dovrebbe essere il piano per la gestione dei rifiuti, i campi di applicazione, le opportunità e le raccomandazioni per l’applicazione. Il difetto fondamentale di tale piano sta nel suo essere molto astratto: si tratta solamente di ipotesi, non c’è nulla di concreto e si lascia ai privati l’iniziativa. Più concreta appare la legge che a livello nazionale regola questo settore. Infatti dal punto di vista normativo, la gestione dei rifiuti solidi in Perù è regolata dalla legge n° 27314, emanata il 21 Luglio del 2000 dal Consiglio della Repubblica Peruviana ed avente il seguente titolo: “Legge generale sui Rifiuti Solidi”. L’obiettivo di questa legge è quello di stabilire diritti, doveri e responsabilità di tutte le figure componenti la società civile per assicurare una gestione dei Rifiuti Solidi nel rispetto dell’ambiente e della salute pubblica. Nel testo della legge sono citate tutte le figure politiche coinvolte, Ministero della salute, Ministero dei trasporti, Province, Comuni e soprattutto il CONAM ovvero il Consiglio Nazionale dell’Ambiente. Questo organo ha il compito di emanare la legge sopra citata, di proporne e di controllarne l’applicazione. Queste figure politiche sono chiamate in causa perché la legge vuole dare una linea politica alla gestione dei rifiuti in cui vengano incentivate le politiche per la raccolta differenziata, in cui si punti alla riduzione del volume dei rifiuti, in cui si cerchi di valorizzare il rifiuto. La tendenza proposta è quella di fare dei piani di gestione dei 18 rifiuti e poi lasciare il lavoro a ditte private, in modo tale che lo stato svolga solo la funzione di controllo sia a livello economico (tassazione) che ambientale (controllo emissioni). Dal punto di vista tecnico, la legge definisce delle disposizioni generali per la gestione dei rifiuti. In particolare, si impone che il sistema di gestione dia delle indicazioni sulle modalità di trasporto, sul tipo di trattamento, sulla disposizione finale, oltre che prevedere l’individuazione della fonte e l’eventuale commercializzazione. Questa legge fa anche una classificazione in diverse categorie, in base alla fonte da cui arriva il rifiuto (domiciliare, commerciale, ospedaliero ecc), dando particolare attenzione ai rifiuti ospedalieri ed a quelli da attività speciale perché possono costituire i rifiuti pericolosi, pertanto sottoposti ad una normativa particolare. Gli articoli rimanenti toccano altri aspetti come quello ambientale (criteri da adottare per il controllo ambientale), giuridico (diritti e doveri dei cittadini, organi addetti alle sanzioni …) e prevenzione della salute del personale Infine la legge dà delle disposizioni complementari per invogliare la creazione di una coordinazione nazionale, la stesura di un registro per i rifiuti e impone dei termini temporali entro cui le province devono presentare un piano di gestione in modo da mettersi in regola. Volendo commentare questi tre documenti (Agenda 21, PIGARS, legge 27314), si può affermare che a livello politico il problema è sentito e ci si sta muovendo verso delle risposte. Purtroppo, però, ci si trova ancora in uno stato di proposte che non hanno portato, fino ad ora, a nulla di concreto. Solo recentemente è stato fatto un progetto per la realizzazione di una discarica controllata e si spera che questo sia il primo passo verso la realizzazione di una serie di interventi concreti. 19 20 Capitolo 2: Descrizione delle tecnologie Come già premesso nell’introduzione, scopo di questo lavoro è proporre un confronto tra alcune modalità di smaltimento dei rifiuti solidi urbani attuabili nella città peruviana di Arequipa. Si ricorda che non sono state prese in considerazione quelle tecnologie che richiedono impianti tecnicamente avanzati e di difficile gestione. Questo capitolo offrirà una breve descrizione delle soluzioni ipotizzate, al fine di evidenziare gli aspetti generali della tecnologia impiegata ed i processi coinvolti. Discarica controllata: Generalità: Questa tecnica richiede che i rifiuti solidi urbani indifferenziati vengano depositati in un sito apposito, la discarica, ove subiranno una degradazione biologica ad opera di batteri, sia aerobici sia anaerobici, che vanno ad intaccare la frazione organica . Saranno così ottenuti: (i) un prodotto solido stabilizzato; (ii) un prodotto gassoso (biogas), composto essenzialmente da CH4 e CO2 ; ed (iii) un prodotto liquido, raccolto dal fondo della discarica, detto percolato. Il biogas viene ottenuto attraverso tre fasi: fase aerobica: in essa i batteri aerobici, sfruttando l’ossigeno trasportato dai rifiuti stessi, producono un biogas formato da CO2 ed H2 O. Questa reazione è possibile negli strati superficiali della discarica (profondità massima 3 metri) per la presenza di ossigeno che diffonde dall’atmosfera. Oltre alla formazione del biogas si verifica pure l’idrolisi delle molecole organiche più grosse; tipiche sono le rotture della cellulosa, dell’amido e delle proteine. fase acida: è caratterizzata per l’azione di batteri sia facoltativi sia anaerobici e si suddivide, a sua volta, in due sottofasi: una prima fase acida instabile qualificata principalmente dalla produzione di idrogeno (raggiunge concentrazioni anche del 25% vol.). In questo momento la discarica può essere fonte di odori particolarmente molesti. Una seconda fase di fermentazione acida stabile in cui avviene un’ulteriore idrolisi della 21 frazione organica e la formazione di acidi grassi volatili (in particolare acido acetico) che costituiranno il substrato fondamentale per l’ultima fase. La fase acida descritta può durare da qualche mese fino a due o tre anni. Figura 10: Andamento dei principali gruppi batterici responsabili della degradazione anaerobica. Legenda: 1 a,b,c - idrolizzatori di cellulosa, emicellulosa, proteine e cellulosa; 2 a,b - metanigeni acetoclasti e idrogeno ossidanti; 3 – solfato riduttori (Sleat et al., 1987) fase metanigena: in essa si giunge alla vera e propria formazione del biogas ad opera di batteri anaerobi obbligati; in particolare operano due famiglie di batteri: gli acetofili, che sfruttano l’ac. acetico secondo la reazione: CH3 COOH ? CH4 +CO2 e gli idrogenofilici. che invece sfruttano idrogeno ed anidride carbonica secondo la reazione: 4H2 +CO2 ? CH4 +2H2 O E’ la fase più importante ed anche quelle che dura più a lungo, protraendosi una qualche decina di anni. 22 In questa presentazione si è preferito, per motivi di chiarezza, affrontare distintamente le tre fasi. Non si trascuri però che, nella realtà della discarica, esse si compiono contemporaneamente, ma a profondità diverse: in particolare, la produzione del biogas, richiedendo per il suo formarsi “materiale” di età più avanzata, avverrà a livelli inferiori ai di 4 metri. Nei seguenti grafici sono rappresentate, in funzione della profondità, le distribuzioni di alcune famiglie batteriche (Figura 10)e di alcuni prodotti di reazione (Figura 11). Figura 11: Distribuzione con la profondità degli acidi organici volatili, azoto ammoniacale, ione solfato, ione cloruro e ione potassio (Sleat et al., 1987) L’insieme dei passaggi che conducono alla formazione di biogas in discarica sono rappresentati in Figura 12. Dei molteplici fattori che influenzano il procedimento in oggetto i principali sono: - caratteristiche ambientali, con temperatura e umidità dell’aria; 23 particolare riferimento a precipitazioni, - caratteristiche del rifiuto, quali composizione, granulometria, densità ed umidità; - modalità di conduzione dell’impianto, ossia geometria della discarica, modalità di deposito dei rifiuti, tecniche di ottimizzazione usate ecc.. Questi fattori influenzano i batteri operanti in discarica i quali, per lavorare bene, devono essere numerosi e trovarsi in condizioni ottimali. La decisione di costruire una discarica controllata è finalizzata a riuscire, oltre che a raccogliere i rifiuti, pure ad evitare emissioni pericolose e captare il biogas che si forma in modo da poterlo sfruttare, essendo un gas combustibile mediamente composto da un 45-65% di CH4 . Mediamente, però, solo il 50% della sostanza organica (secca) è composta da C e, di questo, solo il 50% è gassificabile (il rimanente è composto da plastiche e gomme). Un'altra limitazione deriva dal fatto che i sistemi di captazione del biogas riescono a captare al massimo il 60% del gas teoricamente generabile. Si può comunque stimare una produzione di biogas pari a 150-200 m3 /t RSU, con valori massimi dell’ordine di 15-20 m3 /t RSU/anno raggiungibili nei primi anni (valore che si annulla dopo circa trent’anni) Come già accennato, in discarica si forma pure un altro fluido, il percolato, il quale si deposita nel fondo della discarica che deve, pertanto, essere impermeabilizzata per impedire eventuali perdite. La sua formazione è dovuta principalmente alle precipitazioni atmosferiche le quali, infiltrandosi, provocano la lisciviazione di tutte le sostanze solubili presenti in discarica. Di particolare pericolosità è il percolato che si forma nella fase acida, caratterizzato da un elevata presenza di materia organica e da un pH acido. La pericolosità si attenua nella fase metanigena dove il percolato è detto “stabilizzato” perché presenta un basso contenuto di sostanze biodegradabili ed ha un pH debolmente alcalino. Ad ogni modo, in entrambi i casi il liquido risulta inquinato da sostanze come ferro, manganese, zinco, calcio e magnesio. Per questo il percolato deve essere accuratamente estratto e poi trattato in maniera adeguata. 24 Figura 12: Diagramma dei principali gruppi batterici e rispettivi substrati (modificato da Beker, 1987 e Christensen e Kjeldsen, 1989) 25 Anche nel biogas vi sono tracce di elementi quali ossigeno, zolfo e idrocarburi (mediamente in una percentuale del 4% rispetto alla totalità del gas) i quali provocano grossi problemi perché sono tossici e sono la causa principale di cattivi odori (particolarmente pericolosi sono il vinilcloruro, il benzolo e il metilmercaptano). Per tali composti, nocivi sia per l’uomo sia per la vegetazione, devono essere previsti efficaci sistemi di abbattimento ed un sistema di monitoraggio che li tenga sotto osservazione. Infine, si consideri pure che questi gas contribuiscono all’aumento dell’effetto serra, aumento causato in gran parte da CH4 ma influenzato pure dal CO2 . Analisi tecnica: Come spiegato in precedenza, la costruzione di una discarica controllata ha lo scopo di captare e sfruttare economicamente i gas e i liquidi che, altrimenti, uscirebbero dalla discarica provocando danni all’ambiente. Nella progettazione di questo tipo di impianto si deve tener presente tre possibili collocazione: in avvallamento, in rilievo, a ridosso di pendio (Figura 13). Figura 13: Tipi di discarica: in avvallamento (a), in rilievo (b) ed in pendio (c) (Ragazzi, 2001) 26 Per decidere quale tra queste è la soluzione migliore si devono prima fare delle indagini sul tipo di terreno sul quale nascerà l’eventuale discarica per capirne la stabilità. Queste indagini sono di vario tipo: - idrologiche e meteoclimatiche, finalizzate alla previsione della quantità e qualità del percolato che verrà a formarsi; - geologiche, geofisiche e geotecniche (prove di permeabilità e studio delle falde), per capire il comportamento del percolato. In base al tipo di terreno ed al tipo di discarica è infatti possibile definire il tipo di impermeabilizzazione da applicare per evitare perdite di percolato. Potrà trattarsi di barriere naturali (strato di roccia) oppure impermeabilizzazioni vere e proprie, realizzate artificialmente sia con materiali naturali (argille) sia con materiali sintetici (plastiche); in merito si veda la Figura 14. Figura 14: Tipologie di impermeabilizzazione: a) singola naturale; b) singola sintetica; c) singola composita (naturale-sintetica); d) doppia sintetica; e) doppia semicomposita; f) doppia composita (Ragazzi, 2001) E’ necessaria anche una impermeabilizzazione superficiale al fine di limitare le infiltrazioni di acqua e soprattutto per limitare le fuoriuscite di gas. Di solito si tratterrà 27 di un’impermeabilizzazione di tipo minerale e verrà realizzata ricoprendo l’intera superficie interessata con uno strato di terreno stabile alto all’incirca un metro. In questa fascia avverrà l’ossidazione sia del metano sia dell’idrogeno (Figura 15) Figura 15: Schematizzazione dei flussi di gas che attraversano lo strato di copertura. (Damiani e Gandolla, 1992) Come gia detto, la discarica deve essere provvista di un sistema di captazione dei gas prodotti e di un sistema per la raccolta del percolato. L’impianto riguardante i gas è costituito essenzialmente da (si veda la Figura 21): - captazione; - trasporto; - aspirazione; - trattamento. 28 Figura 16: Rappresentazione dei principali blocchi componenti una discarica controllata. (Damiani e Gandolla, 1992) Il sistema di captazione prevede dei pozzi o drenaggi che raccolgano il gas. Sono state individuate diverse tipologie di captazione, alcune delle quali sono evidenziate nelle figure seguenti: Figura 17: Pozzetti verticali con sfogo per il percolato accumulato. A) moduli sfalsati collegati tra loro con letti di ghiaia per evitare sovraccarichi sull’impermeabilizzazione di fondo; B) collegamento del pozzetto verticale al dreno di fondo. (Damiani e Gandolla, 1992) 29 Figura 18: Captazione del biogas tramite drenaggio di fondo del percolato. (Damiani e Gandolla, 1992) Figura 19: Captazione centrale del biogas tramite drenaggi orizzontali e/o misti. (Damiani e Gandolla, 1992) 30 Figura 20: Captazione verticale del biogas tramite lenti di ghiaia (A) e trincee superficiali per il controllo delle emissioni superficiali (B1 con copertura superficiale, B2 senza copertura ed aspirazione forzata. (Damiani e Gandolla, 1992) Figura 21: captazione verticale del biogas con collegamento idraulico al dreno di fondo del percolato. Legenda: A) moduli di calcestruzzo forato, cavi all’interno; B) moduli in calcestruzzo forato con riempimento in ghiaia; C) gabbione in rete metallica riempito di ghiaia. (Damiani e Gandolla, 1992) Ovviamente, sistemi diversi porteranno a volumi di influenza diversi, come prospettato in Figura 23. 31 Figura 22: Schema di una sonda per la captazione del biogas. (Damiani e Gandolla, 1992) Figura 23: Schematizzazione del volume di influenza per diversi tipi di sistemi di captazione. (Damiani e Gandolla, 1992) Si noti che il sistema di captazione è suddiviso in tre reti distinte (vedi Figura 24): una centrale, con lo scopo di aspirare il gas prodotto nel “cuore”; una periferica, per aspirare il gas che altrimenti uscirebbe dai lati; ed una esterna al perimetro della discarica per rilevare ed eventualmente captare fughe di gas. 32