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La Mora Romagnola: una splendida avventura. Cercavo “un maiale vero” per ovviare ai problemi che gli amici di mio padre (macellai d’inverno per tradizione e per allegria) da anni stanno incontrando nella trasformazione di animali da allevamento intensivo. Non sapevo che avrei incontrato la Mora Romagnola, un suino che vive bene libero, all’aperto, brado o semibrado. Un maiale che cresce lentamente, nutrendosi in modo naturale, prediligendo radici selvatiche, arbusti e ghiande. Giunto a maturazione in un paio di anni, alla fine ricambia i tempi di attesa dell’ allevatore fornendo carni ottime per il consumo fresco e per la trasformazione in salumi. La macellazione tradizionale, fatta di esperienza di uomini un po’ rudi ma veri e capaci, di gesti sapienti, a volte violenti, a volte delicatissimi, è la forma di trasformazione migliore per un maiale così “prezioso”. Le carni, naturalmente saporite, non necessitano che di pochi condimenti e aromi naturali più per la conservazione che per aggiungere sapore a un prodotto in sè già ricco dei sapori raccolti dalla terra e dalle piante. Non è un salto nel passato: è la prova che quando si combinano natura, tradizione ed esperienza, tutti ne traggono giovamento e si vive bene. Questo maiale è vissuto bene. Il lavoro di questo allevatore è stato ed è impegnativo ma sereno, in armonia con le stagioni e i tempi della natura. Gli amici che si incontrano per macellare sanno che stanno facendo qualcosa di antico ma di straordinaria novità e umanità: insieme si realizza il trionfo dei sapori e dei saperi. Hanno partecipato: Ciccio, il macellaio Bafol e Gepi, assistenti macellai Enzo, Baraca, Graziano, aiuti macellai Gigi, cottura dei ciccioli Donatella, Stefania e Antonella, primi assaggiatori, pulizie e pranzo Giliberti, fotografo e buongustaio. La scelta e la cattura del maiale da parte dell’ allevatore Tommaso Piccioli di Montalbano di Zocca. Il maiale è abbattuto con una pistola a chiodo e immediatamente sgozzato per dissanguarlo: deve “dare il sangue”. Taratura della pesa basculante e pesatura del maiale. Acqua, fuoco e aria sana: l’ambiente in cui si svolge la pulitura del maiale. La Mora Romagnola ha setole lunghe, folte e nere: prima viene lavata con acqua fredda, quindi inizia la pelatura con acqua calda e raspa. Nelle parti più difficili le setole sono tolte col fuoco. Lavaggio accurato finale con acqua tiepida e raschiatura per eliminare l’acqua in eccesso e pulire accuratamente la cotenna. Taglio della pancia: si estraggono i visceri: il fegato, i polmoni e gli altri organi interni. Il maiale è spaccato con la mannaia e si estraggono le cervella e il midollo. Il fegato, la lingua, il cuore e i polmoni sono appesi a sgocciolare. Il veterinario controlla visivamente lo stato del maiale, prelieva una parte del diaframma per l’analisi e pone i timbri. Commento immediato:”Questo maiale è perfetto”. Si “districano” gli intestini e si stende “la rete”, il tessuto che sostiene le interiora del maiale, che verrà usata per prelibate antiche preparazioni culinarie. Famosi gli involtini di fegato nella rete. Svuotamento, pulitura e lavaggio delle budella: serviranno per insaccare i salumi. Sezionatura del maiale. Inizia la lavorazione con il disossamento delle carni. Sua maestà il prosciutto: dalla coscia del maiale si elimina lo zampetto, si spacca l’anca, si rifila il taglio della mannaia, con un affilato coltello si rifila tutto il prosciutto, e da ultimo si procede alla slogatura del femore per eliminare residui di sangue dalla coscia. Si smonta il lombo e si prepara la pancetta per la salatura. Cotenne, cuore, lingua, e muscolo: gli ingredienti dei cotechini vengono macinati. Coppe, pancette e prosciutto: la concia con sale, pepe e aromi. La pesa delle carni macinate e del sale: momento complesso e molto importante per la conservazione e la bontà dei salumi. La concia delle carni da insaccare: anche un po’ di aglio e buon vino… ..e i segreti del Norcino. Assolutamente assenti coloranti, conservanti, antiossidanti e salnitro (fanno parte di altre storie). Si insaccano e si “ legano” i salami. La salsiccia comune e la quasi dimenticata “salsiccia matta” , fatta con le carni più rosse e meno nobili, e un po’ di più di sale e pepe per garantirne la conservazione. La carne trita per cotechini insaccata nell’ intestino crasso. I ciccioli nel paiolo di rame: un altro prodotto tradizionale. Non “ greppole “ né ciccioli montanari: un equilibrio delicatissimo di calore e tempo di cottura. Solo al momento giusto, dettato unicamente dall’esperienza, si tolgono i ciccioli dal paiolo e si scolano in una tela di cotone. I ciccioli sono compressi fra assi in legno per liberarli dal grasso in eccesso, che viene recuperato: è lo strutto, ottimo per friggere. Testa di maiale e ossi a bollire: si cuoce la carne per la coppa di testa. Carne cotta caldissima, liberata dagli ossi, condita con sale, pepe e aglio …impossibile resistere: l’assaggio a scottadito è d’obbligo Insaccata nella vescica del maiale, ecco la coppa di testa appesa a sgocciolare: sarà pronta per il consumo fra qualche giorno. Da tutta la macellazione avanzano solo pochi ossi, questi. Tutto il resto del maiale è godibile a tavola. Due pertiche di insaccati: salsiccia, “matta“, cotechini e salami appesi per l’asciugatura e la “stufatura”. Dopo 15 giorni di salatura si arrotolano coppe e pancette: è un momento di confronti fra esperienze di diverse generazioni. Con maestria sartoriale si cuciono e legano coppe e pancette Per il prosciutto sarà ancora molto lunga: intanto, circa ogni due giorni, si massaggia energicamente col sale. Finiti i lavori, è festa: a tavola con risotto alla salsiccia e costine, il tutto innaffiato con abbondante buon Lambrusco. SALUTE E BUON APPETITO !!!!