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Mensile di ZOOM Informazione Zigzagando ovunque Numero 5 - Anno I “Supplemento di FERMENTO” luciana Novembre - Dicembre 2009 Don Pino Puglisi: la violenza può generare solo violenza Giuseppe Puglisi nasce a Palermo il 15 settembre 1937, da una famiglia di umili origini. Il padre Carmelo fa il calzolaio e la madre Giuseppina la sarta. Giuseppe ha due fratelli, Franco e Nicola, morto a quindici anni. Cresce a Brancaccio, un quartiere ad alta densità mafiosa, e alterna gli studi al lavoro, aiutando i genitori. Frequenta la parrocchia di San Giovanni Bosco e l’Azione Cattolica. E’ in questo ambiente che matura la sua vocazione. Nel 1953 entra nel Seminario Maggiore di Palermo. E’ un allievo modello, con una passione particolare per la matematica, materia che per qualche tempo insegnerà al Seminario Minore. Già allora va sviluppando quella che sarebbe divenuta una sua caratteristica fondamentale, l’ascolto, che dimostra particolarmente nell’attenzione per le esigenze dei compagni. Viene ordinato sacerdote il 2 luglio 1960. Durante il suo ministero pastorale, Don Pino dedica particolare attenzione alla lotta contro la mentalità mafiosa, cui contrappone una cultura dell’amore e della legalità, cominciando dai più piccoli. Cerca di instaurare un rapporto anche con le famiglie dei ragazzi e diviene guida spirituale di centinaia di persone. Chiede aiuto ad amici e volontari disposti a lavorare per la comunità con spirito di servizio gratuito, anche a rischio di inimicarsi i poteri criminali dominanti. La sua opposizione alla mafia, così come ai politici e agli amministratori pubblici collusi, prosegue ferma, ma mai aggressiva. Non prende di petto i suoi persecutori, bensì li affronta con il sorriso, considerandoli comunque persone da redimere. «Venite in chiesa alla luce del sole - dice ai mafiosi durante la messa discutiamone. Riflettiamo insieme sulla violenza che sa generare solo altra violenza. Vorrei conoscervi e conoscere i motivi che vi spingono a ostacolare chi tenta di educare i vostri figli alla legalità, al rispetto reciproco, ai valori dell’amore e della cultura». Solo in un’occasione perde la sua mitezza, quando, il 25 luglio 1993, tuona dal pulpito: «Chi usa la violenza non è un uomo, ma un animale. Abbiate il coraggio di uscire allo scoperto e di riflettere con noi su quello che sta succedendo». Purtroppo, fu egli stesso vittima della violenza, ma di lui resta il ricordo di una persona impavida che si è battuta contro ogni forma di sopruso e di sopraffazione. Un esempio per tutti. Ma quella violenza, che lui ha combattuto, fa sempre più parte della nostra quotidianità: è come una malattia che annebbia le nostre menti! Anche nel nostro piccolo abbiamo esempi da farci rabbrividire: basti pensare all’episodio che ha visto coinvolti alcuni giovani luciani che, nel corso di una serata in discoteca in un noto locale di Cava, sono stati vittima di un brutale pestaggio da parte di un folto gruppo di giovinastri, senza alcun apparente motivo, anche se nulla giustifica cotanta barbaria. Possibile che basta così poco per trasformare l’uomo in un animale, il peggiore degli animali? Tutto questo ci pone dinnanzi a degli interrogativi: Che senso ha la violenza? Dove porta la violenza? Come viviamo la nostra vita per costruire una civiltà dell’amore? Ed è proprio con l’amore ed il perdono che si deve rispondere alla violenza, la vera dimensione che dobbiamo acquisire come stile di vita per costruire una civiltà fondata sui veri ideali e valori. La Redazione “Zoom” Periodico della Parrocchia di S. Lucia V. e M. in Cava de’ Tirreni - Supplemento a “Fermento” mensile socio-religioso dell’Arcidiocesi Amalfi Cava de’ Tirreni Registrazione Tribunale di Salerno: n. 859 del 29/04/93 ZOOM Religione e Fede Novembre - Dicembre 2009 CROCIFISSO SI, CROCIFISSO NO È il tormentone degli ultimi giorni. Giornali, radio, TV, in tutti i talk show che si rispettino c’è “l’uno contro l’altro armato” il difensore dello stato laico e il difensore delle radici cristiane dell’Italia. È diventata quasi una moda. Su facebook, il famoso social network, abbondano link che incitano i ragazzi ad esporre il crocifisso sul proprio profilo, oppure a metterlo in bella vista al proprio collo. Così, ragazzi che fino a ieri non si erano neanche resi conto se ci fosse o meno il crocifisso in classe, oggi intraprendono una nuova crociata contro “gli infedeli” della Corte Costituzionale europea oppure, di contro, sbandierano il diritto ad uno stato laico. “Laico” è diventata una di quelle parole jolly che mutano di significato a seconda dei gusti. In realtà, il termine laico deriva dal latino LAICUS e dal greco LAIKOS, aggettivo formato da LAOS, popolo. Letteralmente: “che appartiene al popolo” in contrapposizione a coloro che appartengono ad una comunità chiusa, come può essere un ordine religioso. Ad esempio, all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura, “laico” è colui che non appartiene all’ordine dei magistrati. Negli ultimi tempi, invece, il termine “laico” viene usato in maniera impropria per indicare un generico “ateo” o “ agnostico”. Il diritto, quindi, ad uno stato laico non vuol dire la soppressione di tutto ciò che riguarda la sfera religiosa. La presenza dei crocifissi nelle scuole o negli uffici pubblici non è la negazione dello stato laico. Nessuno possa negare le radici cristiane dell’Italia, quindi, esporre il crocifisso è esporre qualcosa che appartiene al nostro bagaglio storico e culturale, niente di più laico cioè di appartenente al popolo! Togliere il crocifisso, questo si che è un atto di violenza verso la maggioranza degli italiani che, seppur non praticanti, si riconoscono nei valori morali e di fede che quel simbolo racchiude, così come possiamo leggere nella circolare del ministro Rocco del ’26: “Il simbolo venerato sia solenne ammonimento di verità e giustizia”. La sentenza della Corte Europea per i diritti umani diviene così un atto di intolleranza e di violenza perché vuole imporci l’ateismo e sottrarci le nostre radici, il nostro passato. Se così fosse su quale base potremmo costruire il futuro delle nuove generazioni? Don Beniamino e Don Giovanni Il Santo del Mese di Lucia Adinolfi SAN MARTINO San Martino di Tours nacque a Sabria, in Ungheria. Suo padre, che era un importante ufficiale dell’esercito Romano, lo chiamò Martino in onore di Marte, il Dio della guerra. Con la famiglia si spostò a Pavia e, a quindici anni, dovette entrare nell’esercito in quanto figlio di un ufficiale. Poi, venne mandato in Gallia e si convertì al cristianesimo e, dopo il congedo dall’esercito, divenne un monaco nella regione di Poiters. Quando Martino era ancora un militare, ebbe la visione che diverrà l’episodio più narrato della sua vita: si trovava alle porte dalla città di Amiens, con i suoi soldati, quando incontrò un mendicante seminudo. D’impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Quella notte sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: “ Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito“. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Successivamente, il mantello venne conservato come reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi. Il sogno ebbe un tale impatto su Martino, che venne battezzato la Pasqua seguente e divenne cristiano. Decise di lasciare l’esercito e divenne presto un monaco seguito da alcuni compagni fondando quello che si può definire il primo monastero d’occidente, nei pressi della città di Poitiers, sotto la protezione del vescovo Teario di Poitiers. Martino si adoperò per la conversione al cristianesimo della popolazione gallica, facendo molti viaggi per predicare nella Francia centrale e occidentale, soprattutto nelle aree rurali, demolendo templi ed altari pagani. Nel corso di questa opera divenne estremamente popolare, e nel 371 i cittadini di Tours lo vollero come loro vescovo. Egli aveva della sua missione di “Pastore” un concetto assai ampio: uomo di preghiera e di azioni, percorreva personalmente i distretti abitati dai servi agricoltori, le cui necessità spirituali erano immense, mettendo in pratica la sua grande intuizione: l’evangelizzazione delle campagne. 2 A Tours Martino fondò un monastero, che divenne la sua residenza, a poca distanza dalle mura. Il Monastero, noto in latino come Maius Monasterium (Monastero grande), divenne poi noto come Marmoutier. L’ultimo suo atto fu ancora un gesto di concordia: si era recato a Candes per mettere pace tra il clero locale, dove morì l’8 novembre 397. San Martino di Tours viene ricordato l’11 novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte. Nei primi secoli del cristianesimo, il culto reso ai santi spesso si collegava alla data della “depositio” nella tomba. Questa è diventata una festa straordinaria in tutto l’occidente, grazie alla sua popolare fame di santità ed al numero notevole di cristiani che portavano il nome Martino. Nel Concilio di Macon era stato deciso che sarebbe stata una festa non lavorativa. La Basilica a lui dedicata in Tours fu tradizionale meta di pellegrinaggi medievali. Nel 1562, in seguito alle lotte di religione che insanguinarono la Francia, essa fu saccheggiata dai Protestanti e le sue spoglie date alle fiamme, tanto era il suo richiamo simbolico. Durante il periodo della rivoluzione francese, la basilica fu demolita quasi completamente: rimasero due torri ancora oggi visibili. Nel 1884 fu progettata una nuova basilica, consacrata nel 1925. Molte chiese in Europa sono dedicate a San Martino. L’11 novembre i bambini delle Fiandre e delle aree cattoliche della Germania e dell’Austria partecipano ad una processione di lanterne. Spesso un uomo vestito come San Martino cavalca in testa alla processione. I bambini cantano brani sul Santo e sulle lanterne. Il cibo tradizionale di questo giorno è l’oca. Secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare Vescovo, motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche; il rumore fatto da queste rivelò, però, il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando. In anni recenti, la processione delle lanterne si è diffusa anche nelle aree protestanti della Germania, nonostante il fatto che la Chiesa protestante non riconosca il culto dei santi. In Italia, il culto di San Martino, che si espleta nel giorno della sua sua ricorrenza religiosa, è legato alla cosiddetta estate di San Martino che si manifesta, in senso meteorologico, all’inizio di Novembre e da’ luogo ad alcune tradizionali feste popolari ZOOM Cronaca e Società Novembre - Dicembre 2009 CRISI ECONOMICA: QUALE FUTURO PER LA NOSTRA FRAZIONE? La quotidiana attenzione che i mass media dedicano alla crisi economica che, da ormai oltre un anno, attanaglia, in maniera forte, i principali paesi industrializzati, fra cui il nostro, e i timidi segnali di fiducia, di speranza e di ripresa che i maggiori esponenti del mondo politico-economico cercano di infondere agli italiani, da sempre popolo di risparmiatori e di consumatori, ci spinge ad una riflessione sui risvolti e sulle ricadute negative che tale crisi ha determinato nel tessuto economico-sociale della nostra frazione. A prima vista non sembrano esserci state grosse ripercussioni negative: auto nuove, telefonini di ultima generazione, capi firmati, scarpe di tendenza, borse della spesa piene, tutto sembra far pensare alla nostra frazione come ad una isola felice. Ma è proprio così oppure i nostri concittadini - come da sempre sono abituati a fare - vivono la crisi economica nel chiuso delle proprie abitazioni, con dignità e modestia, in attesa di tempi migliori? Per capire l’impatto della crisi nel nostro territorio abbiamo osservato con occhio critico l’evoluzione delle attività commerciali esistenti in zona, anche perché sembra che a livello nazionale le attività commerciali siano in forte ripresa. Ebbene, in zona, di nuove attività commerciali non ne nascono mentre qualcuna, avviata anche da decenni, senza economica-finanziaria sono state proprio le piccole attività, come la nostra, che, seppur ben avviate, in quel momento avevano bisogno di sostegno finanziario ed economico per espandersi e consolidare la un apparente motivo appone propria posizione. Poi a seguire al proprio ingresso il cartello gli effetti si sono riverberati – “CHIUSO PER CESSATA ATTIVITA’” - come le pedine del domino – anche sui colossi del settore ed “AFFITTASI” - “CEDESI ATTIVITA’”. Abbiamo allora provato a ancora non sembra essere chiedere ad Annarita e Alfredo, finito l’effetto negativo. comunque, due nostri compaesani, che Vogliamo, recentemente hanno dismesso ringraziare tutti i nostri clienti la propria attività, i motivi della che, per anni, hanno continuato loro scelta.“Purtroppo, i primi a darci la loro fiducia ed il loro ad essere stati colpiti in maniera sostegno ed a cui saremo pesante dalla contrazione dei sempre grati per l’attenzione e consumi e dalla restrizione l’affetto dimostratoci”. E’ finanziaria conseguente alla crisi evidente, quindi, se seppure in Lezioni di guida come riportano le statistiche, fa molto salate al riguardo: aumentare il rischio di incidenti ”Uso di lenti o di determinati di oltre quattro volte. apparecchi durante la guida. Eppure l’art. 173 del codice della ”omissis” strada prevede delle sanzioni Il telefonino: croce o delizia della vita moderna ? Argomento di questa puntata è un comportamento di guida scorretto e molto pericoloso, per il quale esiste un cartello di divieto di utilizzo in diversi luoghi pubblici e che, forse, dovrebbe essere posto anche lungo le nostre strade per potercelo ricordare più spesso. Si tratta, infatti, della cattiva abitudine di far uso del telefonino mentre si guida. Basta fermarsi ad osservare i veicoli in transito sulle nostre strade per vedere con quale spregiudicatezza moltissimi maniera silenziosa, gli effetti della crisi hanno coinvolto proprio tutti e non sembra esserci una ricetta miracolosa per venirne fuori. Nel nostro piccolo, però, qualche cosa possiamo comunque fare: avere fiducia nel futuro e dare fiducia ai nostri commercianti locali che, come in passato hanno dato una mano ai nostri genitori nei momenti di crisi, sicuramente sapranno darla a noi se continuiamo a fare acquisti presso di loro piuttosto che recarci nei supermercati dove, molto spesso, i prezzi sono anche superiori. Chissà che non ritorneremo a qualche decennio fa quando era uso fare la spesa con la cosiddetta “libretta” dove veniva annotata la spesa quotidiana fatta dal salumiere, dal macellaio, dal fruttivendolo, ecc. ed il tutto veniva, poi, saldato al momento della riscossione dei raccolti agricoli o dello stipendio mensile. Anche allora la fiducia riposta nei consumatori (nostri genitori) era una importante azione di solidarietà sociale, messa in piedi dai commercianti locali, per venire incontro alle situazioni di difficoltà temporanee. Antonio Libano conducenti guidano, con una sola mano o addirittura senza, mentre sono intenti a conversare al telefonino o leggere o inviare un SMS. Il fenomeno riguarda indistintamente tutti - uomini e donne di qualsiasi età - e si verifica in ogni luogo e circostanza (strade urbane, interurbane, autostrade, nei pressi delle scuole, dei luoghi di maggiore frequenza di pedoni, ecc.) e persino alla guida di motocicli. Insomma una situazione di leggerezza che, continua alla pagina 6 3 ZOOM Storia e Tradizioni Novembre - Dicembre 2009 C’era una volta “Totonn’ ru cinm”! Era l’anno 1951 quando in una Santa Lucia molto diversa da adesso, il buon Antonio Lamberti e la sua fedele consorte Anna De Leo ebbero l’idea di regalare alla piccola frazione di Cava dè Tirreni, una sala cinematografica. Sorgeva nella vecchia struttura dove attualmente si trova la casa parrocchiale . Erano gli anni di “Le fatiche di Ercole”, “Figli di Nessuno” e “Ulisse” quando la signora Anna faceva la bigliettaia, Totonn alle prese con il proiettore ed il piccolo Matteo che si divideva tra l’accompagnatore in sala (maschera) e l’aiutante alla macchina da presa con l’aiuto di uno sgabello in legno, data la sua giovane età. I cinquecento sedili in legno venivano spesso esauriti quando si trattava della pellicola all’ultimo grido. Al tempo, si pagava 50 Lire per la platea e 70 per il piano superiore ed Antonio, con la sua bici, andava a Napoli o a Salerno per recuperare le pellicole per la serata. La sala veniva utilizzata anche come teatro dove si esibivano in esilaranti commedie Enzo Baldi e Tommaso Volpe ed altri amici. Nelle mie ricerche, ho cercato di scoprire come si chiamasse il suo cinema, ma nessuno mi ha saputo dare indicazioni precise. Nel 1961, un sisma lo danneggia gravemente e, dopo qualche anno di abbandono, viene mestamente demolito. Addio caro “Cinema Paradiso”, rimarrai sempre nei nostri ricordi più cari. Dimenticavo, il proiettore non è andato perso, è custodito gelosamente da un nipote che abita fuori città. Egoisticamente mi farebbe piacere che quella macchina rimanesse nel nostro museo, perchè essendo un ricordo, è un ricordo di tutta la comunità di Santa Lucia. Alfredo Russo A’ statell, la vecchia stadera Nella mia rubrica, vi voglio parlare di uno strumento semplice, utile e di grande precisione che, dall’epoca romana fino ai giorni nostri, ci ha accompagnato nel lavoro e in casa. A statell’ è una bilancia con la quale i nostri nonni pesavano frutta, verdure, tabacco, spago ed addirittura animali, come maiali e pollami. E’ costituita da una leva a bracci disuguali e fulcro generalmente fisso, e si compone di un braccio più lungo ( cm.133), su cui è incisa la graduazione in chilogrammi e sottomultipli, su cui scorre un peso, detto romano, completa di gancio superiore per essere appesa e ganci inferiori per il bilanciere, e di un braccio più corto sul quale porta un piatto sul quale viene posato l’oggetto o la merce da pesare. Facendo scorrere il romano lungo la scala si raggiunge una posizione di equilibrio nella quale il braccio graduato è orizzontale. Dalla posizione del romano sulla scala si legge dunque il peso cercato. Ve ne sono anche di grandi dimensioni adatte a ristoranti, grandi taverne, ma rinvenibili anche presso architetti, importanti collezionisti di bilance antiche oppure di musei, essendo un pezzo d’arredamento oltre che di storia. Può pesare sino a 130 kg. con i pesi ( è completa anche del piccolo peso che permetteva di pesare anche gli etti) ed aggiungendo quelli in coda dovrebbe arrivare anche a 300 - 400 chili o forse più. Annarita Trapanese 4 ZOOM Di tutto un po’ Novembre - Dicembre 2009 Alessandra Amoroso: voce emergente Alessandra Amoroso è giovanissima ma può già vantare una carriera fatta di successi davvero invidiabili: tutto è iniziato con la vittoria dell’ottava edizione di Amici di Maria de Filippi, talent show grazie al quale ha potuto incidere l’Ep Stupida che le è valso un doppio disco platino. Alessandra Amoroso nasce a Galatina (Lecce) nel 1986. Da giovane ha partecipato a numerose competizioni a livello locale, con discreti risultati. A ventidue anni, dopo essere stata scartata a molti provini per Amici di Maria De Filippi, il 5 ottobre 2008 entra a far parte della trasmissione per l’ottava edizione. Viene inserita nella squadra blu seguita dall’insegnante Luca Jurman. Il 25 marzo 2009 viene una borsa di studio. Sempre alla la canzone da cui prende il proclamata vincitrice di Amici e finale di Amici, Alessandra nome “STUPIDA”. Il 20 aprile nella stessa serata riceve anche presenta il suo nuovo disco, con conquista il disco di platino Finalmente, dopo un anno di astinenza il palco del teatro Reginella è stato ricalcato dalle suole dei componenti del gruppo teatrale parrocchiale di S. Lucia. L’11, il 17 e il 18 ottobre è stata presentata, dopo una lunga gestazione, la commedia in due atti “Il morto sta bene in salute”, ambientata in una vivace pensione napoletana, la “Pensione della Tranquillità”, gestita dai coniugi Bottiglieri e animata da una serie di personaggi e di autentiche macchiette viventi. La trama, per coloro i quali non avessero malauguratamente assistito alle rappresentazioni, è la seguente: i coniugi Bottiglieri si trovano coinvolti in un ‘atto di Mafia’ che ha lo scopo di eliminare un ospite della pensione, il cantanteattore Gigino Dorè, poiché quest’ultimo, dopo aver sedotto una donna siculoamericana, parente di un boss, e avuto da lei un figlio, scappa in Italia sottraendosi ai propri doveri di padre e marito. Da queste poche indicazioni avrete già capito che la commedia in sé offre già molti spunti comici, ma, come se non bastasse, a Signori, si va in scena! rendere ancora più succulento il tutto, hanno contribuito anche gli attori con la loro bravura e la loro simpatia. Anche questa volta, inoltre, il gruppo teatrale parrocchiale ha cercato di tener fede ad uno dei propri caratteri distintivi: la volontà di rigenerarsi e di inserire nel gruppo nuovi elementi, tanto è vero che il nostro pubblico ha potuto apprezzare la “dolcezza” di Felice Avventurato, nei panni del caramellaro Vincenzo, la simpatia del padre di 9 figli, 5 Giuseppe Rispoli, in arte Felice, la sensualità della nostra farmacista, Carla Sabatino, nelle vesti, anzi nelle sottovesti, di Donna Luisella e infine, ma non meno importante, l’ilarità della scoppiettante Patrizia Guercia, l’internazionale Donna Rosalia Barbato che, seguita a ruota dall’irriverente garzone Calogero, Alfonso Vitale, ha saputo coniugare i tratti italosiculo-americani!!! Il tutto ha già dell’accattivante, ma vi è ancora un altro elemento da aggiungere, ovvero la cornice in consegnato a “Ti lascio una canzone”. Subito dopo “Stupida” conquista il doppio disco di platino fin ad ottenere ad Agosto tredici dischi d’argento, cinque dischi d’oro e due di platino . Il 25 settembre viene pubblicato il suo primo album “SENZA NUVOLE”, anticipato dal singolo “ESTRANEI A PARTIRE DA IERI”. Dall’8 novembre 2009 Alessandra Amoroso, nel programma “Grazie a tutti” su Raiuno, affianca Gianni Morandi con cui registra un duetto dal titolo “CREDO NELL’AMORE”. Con le sue canzoni trasmette grandi emozioni facendo commuovere solo ascoltando la sua voce. I testi sono molto vicini alla vita di tutti, tanto da riscontrare situazioni, e soprattutto valori, vissuti anche da noi. Antonio Esposito Gloria Lamberti cui si è svolta la rappresentazione: il Teatro Reginella. La struttura, infatti, dopo i lavori subiti, si presenta in tutta la sua accoglienza: palco realizzato ad un’altezza tale da consentire la vista a tutti gli spettatori, impianto di luci e suoni adeguato per la visibilità e l’acustica di tutta la sala oltre che impianto di climatizzatori in grado di rendere l’ambiente accogliente sia in estate che d’inverno. Proprio grazie all’istallazione di questi ultimi è stato possibile prevedere un utilizzo della struttura anche per l’inverno, tanto è vero che è stato stilato un calendario di rappresentazioni teatrali che vedranno anche l’esibizione di gruppi extraparrocchiali. Non mi resta, quindi, che invitarvi a partecipare numerosi a tutte queste iniziative e, se ascolterete durante il periodo natalizio la strofetta “mio suocer’ è ‘n piè, mio suocer’ è ‘n piè”, non vorrà dire che gli zampognari hanno variato il loro repertorio, ma che “ il morto starà nuovamente bene in salute”! Mariapia Vitale ZOOM Sport ... e non solo Novembre - Dicembre 2009 CAVESE: punto e a capo Via Maurizi, ecco Stringara. La Cavese prova a ripartire, la classifica comincia a far paura, quei 13 punti sono davvero un po’ pochini dopo ben 14 giornate. Eppure la Cavese non ha giocato male finora, nessuna squadra, nonostante le 5 sconfitte patite, l’ha messa sotto, fatta eccezione per gli ultimi 20 minuti della gara gol non è solo colpa degli attaccanti, pur se c’è da migliorare la sincronia tra di loro ». Stringara, per serietà e competenza, sembrerebbe l’uomo giusto. Anche in conferenza stampa ha dimostrato grande determinazione nel voler raggiungere l’obiettivo che gli ha posto la dirigenza metelliana, cioè la salvezza. «Serviva un allenatore che non venisse ad imporre un modulo ma che fosse capace di adattare gli schemi alle caratteristiche della squadra», queste le parole del Ds Pavone, che mette da parte la propria indole schiva per chiarire la scelta. In questa fase sembrerebbe essersi ricompattata anche la società, nonostante le continue illazioni su presunti dissapori tra la compagine maggioritaria (quella dei “Cavajuoli”, che fa capo ad Antonio Della Monica) e quella minoritaria che fa capo all’imprenditore scafatese Lombardi. La presenza del patron cavese, poi, nella stessa serata di martedì sugli schermi di Telenuova nella trasmissione “Obiettivo Cavese” ha dissolto qualsiasi dubbio sulla solidità della società e sulla priorità dell’obiettivo salvezza da raggiungere, sottolineando che la prima divisione è un patrimonio da salvaguardare. Ora la palla passa ai calciatori, che, in verità, non si sono mai tirati indietro finora, dimostrando sacrificio ed abnegazione, con la speranza che questo scossone si riverberi di Reggio Emilia. Una difesa solida, e ben collaudata, e un centrocampo di “guerrieri”, anche se manca l’uomo dal passaggio finale, hanno offerto uno spettacolo anche gradevole. Le note dolenti vengono dall’attacco: non è possibile che una squadra con il parco attaccanti pressochè identico rispetto allo scorso anno, fatta eccezione per Aquino, abbia realizzato appena 7 reti, di cui 6 tra le mura amiche e solo 1, quello di Verona, in campo avverso. C’è qualcosa che non va: sarà pur vero che manca “l’ariete”, ma è altrettanto pacifico che la Cavese conclude poco a rete. La tifoseria, e nelle ultime ore anche la società, ha individuato nel modulo di gioco di Maurizi il limite realizzativo della Cavese. Ora, il tutto passa nelle mani di Paolo Stringara, per lui contratto fino a giugno con opzione per il secondo anno, la scorsa stagione chiamato, a campionato inoltrato, al capezzale del moribondo Taranto che, grazie alle sue cure, è riuscito a tirarsi fuori dalle sabbie mobili dei play-off. Nella conferenza stampa, che si è tenuta martedì 24 c.m., il nuovo tecnico ha dimostrato di aver centrato subito il problema della compagine aquilotta: «I numeri sono positivamente sul morale della squadra e soprattutto sui risultati. chiari, si segna poco e si subisce poco. Ma bisogna fare punti. Ci E come ha affermato il neo tecnico di Orbetello: «C’è da lavorare sono sette attaccanti, alternative ne abbiamo, ma se non si fa sull’autostima». Daniele Mazzotta continua dalla pagina 3 L’art. 126 bis prevede inoltre la decurtazione di 5 punti dalla patente di guida che, per i titolari di patente conseguita dopo il 1 ottobre 2003, raddoppiano a 10 punti se la violazione è commessa entro i primi tre anni dal rilascio della patente. E’ innegabile che non possiamo fare a meno del telefonino che, in tante occasioni, consente l’immediata soluzione di problemi di qualunque genere ed entità, non dobbiamo, però, diventarne schiavi. Ricordiamoci che, quando siamo alla guida del nostro veicoli e ci troviamo nella necessità di usare il telefonino per rispondere o chiamare o per leggere ed inviare un SMS, è sempre più sicuro ed economico fermarci alla prima piazzola utile e 3–bis. Chiunque viola le disposizioni di cui al comma 2 è conversare in piena tranquillità, piuttosto che rischiare, per soggetto alla sanzione amministrativa da pagamento di una distrazione, di causare incidenti a volte anche gravi per sé stessi somma da euro 148,00 a euro 594,00. Si applica la sanzione e per gli altri. amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre mesi, qualora lo stesso soggetto compia Antonio Libano un’ulteriore violazione nel corso di un biennio.” 2. È vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore, fatta eccezione per i conducenti dei veicoli delle Forze armate e dei Corpi di cui all’articolo 138, comma 11, e di polizia, nonché per i conducenti dei veicoli adibiti ai servizi delle strade, delle autostrade ed al trasporto di persone in conto terzi. È consentito l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare, purché il conducente abbia adeguate capacità uditive da entrambe le orecchie, che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani. “omissis” 6