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giornalino NOVEMBRE.pmd - Parrocchia di Santa Lucia di Cava de
Mensile di
ZOOM
Informazione
Zigzagando ovunque
Numero 5 - Anno I
“Supplemento di FERMENTO”
luciana
Novembre - Dicembre 2009
Don Pino Puglisi: la violenza può generare solo violenza
Giuseppe Puglisi nasce a
Palermo il 15 settembre 1937,
da una famiglia di umili origini.
Il padre Carmelo fa il calzolaio
e la madre Giuseppina la sarta.
Giuseppe ha due fratelli, Franco
e Nicola, morto a quindici anni.
Cresce a Brancaccio, un
quartiere ad alta densità
mafiosa, e alterna gli studi al
lavoro, aiutando i genitori.
Frequenta la parrocchia di San
Giovanni Bosco e l’Azione
Cattolica. E’ in questo ambiente
che matura la sua vocazione.
Nel 1953 entra nel Seminario
Maggiore di Palermo. E’ un
allievo modello, con una
passione particolare per la
matematica, materia che per
qualche tempo insegnerà al
Seminario Minore. Già allora va
sviluppando quella che sarebbe
divenuta una sua caratteristica
fondamentale, l’ascolto, che
dimostra particolarmente
nell’attenzione per le esigenze
dei compagni. Viene ordinato
sacerdote il 2 luglio 1960.
Durante il suo ministero
pastorale, Don Pino dedica
particolare attenzione alla lotta
contro la mentalità mafiosa, cui
contrappone una cultura
dell’amore e della legalità,
cominciando dai più piccoli.
Cerca di instaurare un rapporto
anche con le famiglie dei ragazzi
e diviene guida spirituale di
centinaia di persone. Chiede
aiuto ad amici e volontari
disposti a lavorare per la
comunità con spirito di servizio
gratuito, anche a rischio di
inimicarsi i poteri criminali
dominanti.
La sua opposizione alla mafia,
così come ai politici e agli
amministratori pubblici collusi,
prosegue ferma, ma mai
aggressiva. Non prende di
petto i suoi persecutori, bensì
li affronta con il sorriso,
considerandoli comunque
persone da redimere. «Venite in
chiesa alla luce del sole - dice ai
mafiosi durante la messa discutiamone. Riflettiamo
insieme sulla violenza che sa
generare solo altra violenza.
Vorrei conoscervi e conoscere i
motivi che vi spingono a
ostacolare chi tenta di educare i
vostri figli alla legalità, al
rispetto reciproco, ai valori
dell’amore e della cultura».
Solo in un’occasione perde la
sua mitezza, quando, il 25 luglio
1993, tuona dal pulpito: «Chi
usa la violenza non è un uomo,
ma un animale. Abbiate il
coraggio di uscire allo scoperto
e di riflettere con noi su quello
che
sta
succedendo».
Purtroppo, fu egli stesso vittima
della violenza, ma di lui resta il
ricordo di una persona
impavida che si è battuta contro
ogni forma di sopruso e di
sopraffazione. Un esempio per
tutti. Ma quella violenza, che lui
ha combattuto, fa sempre più
parte della nostra quotidianità:
è come una malattia che
annebbia le nostre menti!
Anche nel nostro piccolo
abbiamo esempi da farci
rabbrividire: basti pensare
all’episodio che ha visto
coinvolti alcuni giovani luciani
che, nel corso di una serata in
discoteca in un noto locale di
Cava, sono stati vittima di un
brutale pestaggio da parte di
un folto gruppo di giovinastri,
senza alcun apparente motivo,
anche se nulla giustifica cotanta
barbaria. Possibile che basta
così poco per trasformare
l’uomo in un animale, il
peggiore degli animali? Tutto
questo ci pone dinnanzi a degli
interrogativi: Che senso ha la
violenza? Dove porta la
violenza? Come viviamo la
nostra vita per costruire una
civiltà dell’amore? Ed è proprio
con l’amore ed il perdono che
si deve rispondere alla violenza,
la vera dimensione che
dobbiamo acquisire come stile
di vita per costruire una civiltà
fondata sui veri ideali e valori.
La Redazione
“Zoom”
Periodico della
Parrocchia di S. Lucia V.
e M. in Cava de’ Tirreni
- Supplemento a
“Fermento” mensile socio-religioso
dell’Arcidiocesi Amalfi Cava de’ Tirreni Registrazione Tribunale
di Salerno: n. 859 del
29/04/93
ZOOM
Religione e Fede
Novembre - Dicembre 2009
CROCIFISSO SI, CROCIFISSO NO
È il tormentone degli ultimi giorni. Giornali, radio, TV, in tutti i
talk show che si rispettino c’è “l’uno contro l’altro armato” il
difensore dello stato laico e il difensore delle radici cristiane
dell’Italia. È diventata quasi una moda. Su facebook, il famoso
social network, abbondano link che incitano i ragazzi ad esporre il
crocifisso sul proprio profilo, oppure a metterlo in bella vista al
proprio collo. Così, ragazzi che fino a ieri non si erano neanche
resi conto se ci fosse o meno il crocifisso in classe, oggi
intraprendono una nuova crociata contro “gli infedeli” della Corte
Costituzionale europea oppure, di contro, sbandierano il diritto ad
uno stato laico. “Laico” è diventata una di quelle parole jolly che
mutano di significato a seconda dei gusti. In realtà, il termine laico
deriva dal latino LAICUS e dal greco LAIKOS, aggettivo formato
da LAOS, popolo. Letteralmente: “che appartiene al popolo” in
contrapposizione a coloro che appartengono ad una comunità
chiusa, come può essere un ordine religioso. Ad esempio, all’interno
del Consiglio Superiore della Magistratura, “laico” è colui che non
appartiene all’ordine dei magistrati. Negli ultimi tempi, invece, il
termine “laico” viene usato in maniera impropria per indicare un
generico “ateo” o “ agnostico”. Il diritto, quindi, ad uno stato
laico non vuol dire la soppressione di tutto ciò che riguarda la
sfera religiosa. La presenza dei crocifissi nelle scuole o negli uffici
pubblici non è la negazione dello stato laico. Nessuno possa negare
le radici cristiane dell’Italia, quindi, esporre il crocifisso è esporre
qualcosa che appartiene al nostro bagaglio storico e culturale, niente
di più laico cioè di appartenente al popolo! Togliere il crocifisso,
questo si che è un atto di violenza verso la maggioranza degli italiani
che, seppur non praticanti, si riconoscono nei valori morali e di
fede che quel simbolo racchiude, così come possiamo leggere
nella circolare del ministro Rocco del ’26: “Il simbolo venerato sia
solenne ammonimento di verità e giustizia”. La sentenza della Corte
Europea per i diritti umani diviene così un atto di intolleranza e di
violenza perché vuole imporci l’ateismo e sottrarci le nostre radici,
il nostro passato. Se così fosse su quale base potremmo costruire
il futuro delle nuove generazioni?
Don Beniamino e Don Giovanni
Il Santo del Mese
di Lucia Adinolfi
SAN MARTINO
San Martino di Tours nacque a Sabria, in Ungheria. Suo padre, che
era un importante ufficiale dell’esercito Romano, lo chiamò Martino
in onore di Marte, il Dio della guerra. Con la famiglia si spostò a
Pavia e, a quindici anni, dovette entrare nell’esercito in quanto figlio
di un ufficiale. Poi, venne mandato in Gallia e si convertì al
cristianesimo e, dopo il congedo dall’esercito, divenne un monaco
nella regione di Poiters. Quando Martino era ancora un militare,
ebbe la visione che diverrà l’episodio più narrato della sua vita: si
trovava alle porte dalla città di Amiens, con i suoi soldati, quando
incontrò un mendicante seminudo. D’impulso tagliò in due il suo
mantello militare e lo condivise con il mendicante. Quella notte
sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello
che aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: “ Ecco qui
Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito“.
Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.
Successivamente, il mantello venne conservato come reliquia ed
entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei
Franchi. Il sogno ebbe un tale impatto su Martino, che venne
battezzato la Pasqua seguente e divenne cristiano. Decise di lasciare
l’esercito e divenne presto un monaco seguito da alcuni compagni
fondando quello che si può definire il primo monastero d’occidente,
nei pressi della città di Poitiers, sotto la protezione del vescovo
Teario di Poitiers. Martino si adoperò per la conversione al
cristianesimo della popolazione gallica, facendo molti viaggi per
predicare nella Francia centrale e occidentale, soprattutto nelle aree
rurali, demolendo templi ed altari pagani. Nel corso di questa opera
divenne estremamente popolare, e nel 371 i cittadini di Tours lo
vollero come loro vescovo. Egli aveva della sua missione di
“Pastore” un concetto assai ampio: uomo di preghiera e di azioni,
percorreva personalmente i distretti abitati dai servi agricoltori, le
cui necessità spirituali erano immense, mettendo in pratica la sua
grande intuizione: l’evangelizzazione delle campagne.
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A Tours Martino fondò un monastero, che divenne la sua residenza,
a poca distanza dalle mura. Il Monastero, noto in latino come Maius
Monasterium (Monastero grande), divenne poi noto come
Marmoutier. L’ultimo suo atto fu ancora un gesto di concordia: si
era recato a Candes per mettere pace tra il clero locale, dove morì
l’8 novembre 397. San Martino di Tours viene ricordato l’11
novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte. Nei
primi secoli del cristianesimo, il culto reso ai santi spesso si
collegava alla data della “depositio” nella tomba. Questa è diventata
una festa straordinaria in tutto l’occidente, grazie alla sua popolare
fame di santità ed al numero notevole di cristiani che portavano il
nome Martino. Nel Concilio di Macon era stato deciso che sarebbe
stata una festa non lavorativa. La Basilica a lui dedicata in Tours fu
tradizionale meta di pellegrinaggi medievali. Nel 1562, in seguito
alle lotte di religione che insanguinarono la Francia, essa fu
saccheggiata dai Protestanti e le sue spoglie date alle fiamme, tanto
era il suo richiamo simbolico. Durante il periodo della rivoluzione
francese, la basilica fu demolita quasi completamente: rimasero
due torri ancora oggi visibili. Nel 1884 fu progettata una nuova
basilica, consacrata nel 1925. Molte chiese in Europa sono dedicate
a San Martino. L’11 novembre i bambini delle Fiandre e delle aree
cattoliche della Germania e dell’Austria partecipano ad una
processione di lanterne. Spesso un uomo vestito come San Martino
cavalca in testa alla processione. I bambini cantano brani sul Santo
e sulle lanterne. Il cibo tradizionale di questo giorno è l’oca.
Secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare Vescovo,
motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche; il rumore
fatto da queste rivelò, però, il suo nascondiglio alla gente che lo
stava cercando. In anni recenti, la processione delle lanterne si è
diffusa anche nelle aree protestanti della Germania, nonostante il
fatto che la Chiesa protestante non riconosca il culto dei santi. In
Italia, il culto di San Martino, che si espleta nel giorno della sua sua
ricorrenza religiosa, è legato alla cosiddetta estate di San Martino
che si manifesta, in senso meteorologico, all’inizio di Novembre e
da’ luogo ad alcune tradizionali feste popolari
ZOOM
Cronaca e Società
Novembre - Dicembre 2009
CRISI ECONOMICA: QUALE FUTURO PER LA NOSTRA FRAZIONE?
La quotidiana attenzione che i
mass media dedicano alla crisi
economica che, da ormai oltre
un anno, attanaglia, in maniera
forte,
i principali paesi
industrializzati, fra cui il nostro,
e i timidi segnali di fiducia, di
speranza e di ripresa che i
maggiori esponenti del mondo
politico-economico cercano di
infondere agli italiani, da
sempre popolo di risparmiatori
e di consumatori, ci spinge ad
una riflessione sui risvolti e sulle
ricadute negative che tale crisi
ha determinato nel tessuto
economico-sociale della nostra
frazione. A prima vista non
sembrano esserci state grosse
ripercussioni negative: auto
nuove, telefonini di ultima
generazione, capi firmati,
scarpe di tendenza, borse della
spesa piene, tutto sembra far
pensare alla nostra frazione
come ad una isola felice. Ma è
proprio così oppure i nostri
concittadini - come da sempre
sono abituati a fare - vivono la
crisi economica nel chiuso delle
proprie abitazioni, con dignità e
modestia, in attesa di tempi
migliori? Per capire l’impatto
della crisi nel nostro territorio
abbiamo osservato con occhio
critico l’evoluzione delle attività
commerciali esistenti in zona,
anche perché sembra che a
livello nazionale le attività
commerciali siano in forte
ripresa. Ebbene, in zona, di
nuove attività commerciali non
ne nascono mentre qualcuna,
avviata anche da decenni, senza
economica-finanziaria sono
state proprio le piccole attività,
come la nostra, che, seppur
ben avviate, in quel momento
avevano bisogno di sostegno
finanziario ed economico per
espandersi e consolidare la
un apparente motivo appone propria posizione. Poi a seguire
al proprio ingresso il cartello gli effetti si sono riverberati –
“CHIUSO PER CESSATA ATTIVITA’” - come le pedine del domino –
anche sui colossi del settore ed
“AFFITTASI” - “CEDESI ATTIVITA’”.
Abbiamo allora provato a ancora non sembra essere
chiedere ad Annarita e Alfredo, finito l’effetto negativo.
comunque,
due nostri compaesani, che Vogliamo,
recentemente hanno dismesso ringraziare tutti i nostri clienti
la propria attività, i motivi della che, per anni, hanno continuato
loro scelta.“Purtroppo, i primi a darci la loro fiducia ed il loro
ad essere stati colpiti in maniera sostegno ed a cui saremo
pesante dalla contrazione dei sempre grati per l’attenzione e
consumi e dalla restrizione l’affetto dimostratoci”. E’
finanziaria conseguente alla crisi evidente, quindi, se seppure in
Lezioni di guida
come riportano le statistiche, fa molto salate al riguardo:
aumentare il rischio di incidenti ”Uso di lenti o di determinati
di oltre quattro volte.
apparecchi durante la guida.
Eppure l’art. 173 del codice della ”omissis”
strada prevede delle sanzioni
Il telefonino: croce o delizia della vita moderna ?
Argomento di questa puntata è
un comportamento di guida
scorretto e molto pericoloso,
per il quale esiste un cartello di
divieto di utilizzo in diversi
luoghi pubblici e che, forse,
dovrebbe essere posto anche
lungo le nostre strade per
potercelo ricordare più spesso.
Si tratta, infatti, della cattiva
abitudine di far uso del
telefonino mentre si guida.
Basta fermarsi ad osservare i
veicoli in transito sulle nostre
strade per vedere con quale
spregiudicatezza moltissimi
maniera silenziosa, gli effetti
della crisi hanno coinvolto
proprio tutti e non sembra
esserci una ricetta miracolosa
per venirne fuori. Nel nostro
piccolo, però, qualche cosa
possiamo comunque fare:
avere fiducia nel futuro e dare
fiducia ai nostri commercianti
locali che, come in passato
hanno dato una mano ai nostri
genitori nei momenti di crisi,
sicuramente sapranno darla a
noi se continuiamo a fare
acquisti presso di loro piuttosto
che recarci nei supermercati
dove, molto spesso, i prezzi
sono anche superiori. Chissà
che non ritorneremo a qualche
decennio fa quando era uso
fare la spesa con la cosiddetta
“libretta” dove veniva annotata
la spesa quotidiana fatta dal
salumiere, dal macellaio, dal
fruttivendolo, ecc. ed il tutto
veniva, poi, saldato al momento
della riscossione dei raccolti
agricoli o dello stipendio
mensile. Anche allora la fiducia
riposta nei consumatori (nostri
genitori) era una importante
azione di solidarietà sociale,
messa in piedi dai commercianti
locali, per venire incontro alle
situazioni
di
difficoltà
temporanee.
Antonio Libano
conducenti guidano, con una
sola mano o addirittura senza,
mentre sono intenti a
conversare al telefonino o
leggere o inviare un SMS. Il
fenomeno
riguarda
indistintamente tutti - uomini e
donne di qualsiasi età - e si
verifica in ogni luogo e
circostanza (strade urbane,
interurbane, autostrade, nei
pressi delle scuole, dei luoghi di
maggiore frequenza di pedoni,
ecc.) e persino alla guida di
motocicli. Insomma una
situazione di leggerezza che,
continua alla pagina 6
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ZOOM
Storia e Tradizioni
Novembre - Dicembre 2009
C’era una volta “Totonn’ ru cinm”!
Era l’anno 1951 quando in una Santa Lucia molto diversa da adesso, il buon Antonio Lamberti e la sua fedele consorte Anna De Leo
ebbero l’idea di regalare alla piccola frazione di Cava dè Tirreni, una sala cinematografica. Sorgeva nella vecchia struttura dove
attualmente si trova la casa parrocchiale . Erano gli anni di “Le fatiche di Ercole”, “Figli di Nessuno” e “Ulisse” quando la signora Anna
faceva la bigliettaia, Totonn alle prese con il proiettore ed il piccolo Matteo che si divideva tra l’accompagnatore in sala (maschera) e
l’aiutante alla macchina da presa con l’aiuto di uno sgabello in legno, data la sua giovane età. I cinquecento sedili in legno venivano
spesso esauriti quando si trattava della pellicola all’ultimo grido. Al tempo, si pagava 50 Lire per la platea e 70 per il piano superiore
ed Antonio, con la sua bici, andava a Napoli o a Salerno per recuperare le pellicole per la serata. La sala veniva utilizzata anche come
teatro dove si esibivano in esilaranti commedie Enzo Baldi e Tommaso Volpe ed altri amici. Nelle mie ricerche, ho cercato di scoprire
come si chiamasse il suo cinema, ma nessuno mi ha saputo dare indicazioni precise. Nel 1961, un sisma lo danneggia gravemente e,
dopo qualche anno di abbandono, viene mestamente demolito. Addio caro “Cinema Paradiso”, rimarrai sempre nei nostri ricordi
più cari. Dimenticavo, il proiettore non è andato perso, è custodito gelosamente da un nipote che abita fuori città. Egoisticamente mi
farebbe piacere che quella macchina rimanesse nel nostro museo, perchè essendo un ricordo, è un ricordo di tutta la comunità di
Santa Lucia.
Alfredo Russo
A’ statell, la vecchia stadera
Nella mia rubrica, vi voglio parlare di uno strumento semplice, utile e di grande precisione che, dall’epoca romana fino ai
giorni nostri, ci ha accompagnato nel lavoro e in casa.
A statell’ è una bilancia con la quale i nostri nonni pesavano frutta, verdure, tabacco, spago ed addirittura animali, come
maiali e pollami. E’ costituita da una leva a bracci disuguali e fulcro generalmente fisso, e si compone di un braccio più
lungo ( cm.133), su cui è incisa la graduazione in chilogrammi e sottomultipli, su cui scorre un peso, detto romano,
completa di gancio superiore per essere appesa e ganci inferiori per il bilanciere, e di un braccio più corto sul quale porta
un piatto sul quale viene posato l’oggetto o la merce da pesare. Facendo scorrere il romano lungo la scala si raggiunge
una posizione di equilibrio nella quale il braccio graduato è orizzontale. Dalla posizione del romano sulla scala si legge
dunque il peso cercato. Ve ne sono anche di grandi dimensioni adatte a ristoranti, grandi taverne, ma rinvenibili anche
presso architetti, importanti collezionisti di bilance antiche oppure di musei, essendo un pezzo d’arredamento oltre che
di storia. Può pesare sino a 130 kg. con i pesi ( è completa anche del piccolo peso che permetteva di pesare anche gli etti)
ed aggiungendo quelli in coda dovrebbe arrivare anche a 300 - 400 chili o forse più.
Annarita Trapanese
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ZOOM
Di tutto un po’
Novembre - Dicembre 2009
Alessandra Amoroso: voce emergente
Alessandra Amoroso è
giovanissima ma può già
vantare una carriera fatta di
successi davvero invidiabili:
tutto è iniziato con la vittoria
dell’ottava edizione di Amici di
Maria de Filippi, talent show
grazie al quale ha potuto
incidere l’Ep Stupida che le è
valso un doppio disco platino.
Alessandra Amoroso nasce a
Galatina (Lecce) nel 1986. Da
giovane ha partecipato a
numerose competizioni a livello
locale, con discreti risultati. A
ventidue anni, dopo essere
stata scartata a molti provini
per Amici di Maria De Filippi, il
5 ottobre 2008 entra a far
parte della trasmissione per
l’ottava edizione. Viene inserita
nella squadra blu seguita
dall’insegnante Luca Jurman.
Il 25 marzo 2009 viene una borsa di studio. Sempre alla la canzone da cui prende il
proclamata vincitrice di Amici e finale di Amici, Alessandra nome “STUPIDA”. Il 20 aprile
nella stessa serata riceve anche presenta il suo nuovo disco, con conquista il disco di platino
Finalmente, dopo un anno di
astinenza il palco del teatro
Reginella è stato ricalcato dalle
suole dei componenti del
gruppo teatrale parrocchiale di
S. Lucia. L’11, il 17 e il 18
ottobre è stata presentata,
dopo una lunga gestazione, la
commedia in due atti “Il morto
sta bene in salute”, ambientata
in una vivace pensione
napoletana, la “Pensione della
Tranquillità”, gestita dai coniugi
Bottiglieri e animata da una
serie di personaggi e di
autentiche macchiette viventi.
La trama, per coloro i quali non
avessero malauguratamente
assistito alle rappresentazioni,
è la seguente: i coniugi
Bottiglieri si trovano coinvolti in
un ‘atto di Mafia’ che ha lo
scopo di eliminare un ospite
della pensione, il cantanteattore Gigino Dorè, poiché
quest’ultimo, dopo aver
sedotto una donna siculoamericana, parente di un boss,
e avuto da lei un figlio, scappa
in Italia sottraendosi ai propri
doveri di padre e marito. Da
queste poche indicazioni avrete
già capito che la commedia in sé
offre già molti spunti comici,
ma, come se non bastasse, a
Signori, si va in scena!
rendere ancora più succulento
il tutto, hanno contribuito
anche gli attori con la loro
bravura e la loro simpatia.
Anche questa volta, inoltre, il
gruppo teatrale parrocchiale ha
cercato di tener fede ad uno dei
propri caratteri distintivi: la
volontà di rigenerarsi e di
inserire nel gruppo nuovi
elementi, tanto è vero che il
nostro pubblico ha potuto
apprezzare la “dolcezza” di
Felice Avventurato, nei panni del
caramellaro Vincenzo, la
simpatia del padre di 9 figli,
5
Giuseppe Rispoli, in arte Felice,
la sensualità della nostra
farmacista, Carla Sabatino,
nelle vesti, anzi nelle sottovesti,
di Donna Luisella e infine, ma
non meno importante, l’ilarità
della scoppiettante Patrizia
Guercia, l’internazionale Donna
Rosalia Barbato che, seguita a
ruota dall’irriverente garzone
Calogero, Alfonso Vitale, ha
saputo coniugare i tratti italosiculo-americani!!! Il tutto ha
già dell’accattivante, ma vi è
ancora un altro elemento da
aggiungere, ovvero la cornice in
consegnato a “Ti lascio una
canzone”.
Subito
dopo
“Stupida” conquista il doppio
disco di platino fin ad ottenere
ad Agosto tredici dischi
d’argento, cinque dischi d’oro e
due di platino . Il 25 settembre
viene pubblicato il suo primo
album “SENZA NUVOLE”,
anticipato
dal
singolo
“ESTRANEI A PARTIRE DA IERI”.
Dall’8
novembre
2009
Alessandra Amoroso, nel
programma “Grazie a tutti” su
Raiuno, affianca Gianni
Morandi con cui registra un
duetto dal titolo “CREDO
NELL’AMORE”. Con le sue
canzoni trasmette grandi
emozioni facendo commuovere
solo ascoltando la sua voce.
I testi sono molto vicini alla vita
di tutti, tanto da riscontrare
situazioni, e soprattutto valori,
vissuti anche da noi.
Antonio Esposito
Gloria Lamberti
cui
si
è
svolta
la
rappresentazione: il Teatro
Reginella. La struttura, infatti,
dopo i lavori subiti, si presenta
in tutta la sua accoglienza: palco
realizzato ad un’altezza tale da
consentire la vista a tutti gli
spettatori, impianto di luci e
suoni adeguato per la visibilità
e l’acustica di tutta la sala oltre
che impianto di climatizzatori in
grado di rendere l’ambiente
accogliente sia in estate che
d’inverno. Proprio grazie
all’istallazione di questi ultimi è
stato possibile prevedere un
utilizzo della struttura anche per
l’inverno, tanto è vero che è
stato stilato un calendario di
rappresentazioni teatrali che
vedranno anche l’esibizione di
gruppi extraparrocchiali. Non mi
resta, quindi, che invitarvi a
partecipare numerosi a tutte
queste iniziative e, se
ascolterete durante il periodo
natalizio la strofetta “mio
suocer’ è ‘n piè, mio suocer’ è
‘n piè”, non vorrà dire che gli
zampognari hanno variato il
loro repertorio, ma che “ il
morto starà nuovamente bene
in salute”!
Mariapia Vitale
ZOOM
Sport ... e non solo
Novembre - Dicembre 2009
CAVESE: punto e a capo
Via Maurizi, ecco Stringara. La Cavese prova a ripartire, la
classifica comincia a far paura, quei 13 punti sono davvero un
po’ pochini dopo ben 14 giornate. Eppure la Cavese non ha giocato
male finora, nessuna squadra, nonostante le 5 sconfitte patite,
l’ha messa sotto, fatta eccezione per gli ultimi 20 minuti della gara
gol non è solo colpa degli attaccanti, pur se c’è da migliorare la
sincronia tra di loro ». Stringara, per serietà e competenza,
sembrerebbe l’uomo giusto. Anche in conferenza stampa ha
dimostrato grande determinazione nel voler raggiungere
l’obiettivo che gli ha posto la dirigenza metelliana, cioè la salvezza.
«Serviva un allenatore che non venisse ad imporre un modulo
ma che fosse capace di adattare gli schemi alle caratteristiche
della squadra», queste le parole del Ds Pavone, che mette da
parte la propria indole schiva per chiarire la scelta. In questa fase
sembrerebbe essersi ricompattata anche la società, nonostante
le continue illazioni su presunti dissapori tra la compagine
maggioritaria (quella dei “Cavajuoli”, che fa capo ad Antonio Della
Monica) e quella minoritaria che fa capo all’imprenditore
scafatese Lombardi. La presenza del patron cavese, poi, nella
stessa serata di martedì sugli schermi di Telenuova nella
trasmissione “Obiettivo Cavese” ha dissolto qualsiasi dubbio sulla
solidità della società e sulla priorità dell’obiettivo salvezza da
raggiungere, sottolineando che la prima divisione è un patrimonio
da salvaguardare. Ora la palla passa ai calciatori, che, in verità,
non si sono mai tirati indietro finora, dimostrando sacrificio ed
abnegazione, con la speranza che questo scossone si riverberi
di Reggio Emilia. Una difesa solida, e ben collaudata, e un
centrocampo di “guerrieri”, anche se manca l’uomo dal passaggio
finale, hanno offerto uno spettacolo anche gradevole. Le note
dolenti vengono dall’attacco: non è possibile che una squadra
con il parco attaccanti pressochè identico rispetto allo scorso
anno, fatta eccezione per Aquino, abbia realizzato appena 7 reti,
di cui 6 tra le mura amiche e solo 1, quello di Verona, in campo
avverso. C’è qualcosa che non va: sarà pur vero che manca
“l’ariete”, ma è altrettanto pacifico che la Cavese conclude poco a
rete. La tifoseria, e nelle ultime ore anche la società, ha individuato
nel modulo di gioco di Maurizi il limite realizzativo della Cavese.
Ora, il tutto passa nelle mani di Paolo Stringara, per lui contratto
fino a giugno con opzione per il secondo anno, la scorsa stagione
chiamato, a campionato inoltrato, al capezzale del moribondo
Taranto che, grazie alle sue cure, è riuscito a tirarsi fuori dalle
sabbie mobili dei play-off. Nella conferenza stampa, che si è tenuta
martedì 24 c.m., il nuovo tecnico ha dimostrato di aver centrato
subito il problema della compagine aquilotta: «I numeri sono positivamente sul morale della squadra e soprattutto sui risultati.
chiari, si segna poco e si subisce poco. Ma bisogna fare punti. Ci E come ha affermato il neo tecnico di Orbetello: «C’è da lavorare
sono sette attaccanti, alternative ne abbiamo, ma se non si fa sull’autostima».
Daniele Mazzotta
continua dalla pagina 3
L’art. 126 bis prevede inoltre la decurtazione di 5 punti dalla
patente di guida che, per i titolari di patente conseguita dopo
il 1 ottobre 2003, raddoppiano a 10 punti se la violazione è
commessa entro i primi tre anni dal rilascio della patente.
E’ innegabile che non possiamo fare a meno del telefonino che,
in tante occasioni, consente l’immediata soluzione di problemi di
qualunque genere ed entità, non dobbiamo, però, diventarne
schiavi. Ricordiamoci che, quando siamo alla guida del nostro
veicoli e ci troviamo nella necessità di usare il telefonino per
rispondere o chiamare o per leggere ed inviare un SMS, è sempre
più sicuro ed economico fermarci alla prima piazzola utile e
3–bis. Chiunque viola le disposizioni di cui al comma 2 è conversare in piena tranquillità, piuttosto che rischiare, per
soggetto alla sanzione amministrativa da pagamento di una distrazione, di causare incidenti a volte anche gravi per sé stessi
somma da euro 148,00 a euro 594,00. Si applica la sanzione e per gli altri.
amministrativa accessoria della sospensione della patente di
guida da uno a tre mesi, qualora lo stesso soggetto compia
Antonio Libano
un’ulteriore violazione nel corso di un biennio.”
2. È vietato al conducente di far uso durante la marcia di
apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore, fatta
eccezione per i conducenti dei veicoli delle Forze armate e dei
Corpi di cui all’articolo 138, comma 11, e di polizia, nonché per
i conducenti dei veicoli adibiti ai servizi delle strade, delle
autostrade ed al trasporto di persone in conto terzi. È consentito
l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare, purché il
conducente abbia adeguate capacità uditive da entrambe le
orecchie, che non richiedono per il loro funzionamento l’uso
delle mani. “omissis”
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