Solennità di San Francesco di Sales
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Solennità di San Francesco di Sales
Solennità di San Francesco di Sales - il vescovo emerito Dante Lafranconi celebra la Santa Messa solenne 24 gennaio 2017, ricorrenza speciale per le nostre sorelle visitandine, festa del Santo Fondatore dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria, San Francesco di Sales. I Vespri con adorazione hanno preceduto la celebrazione eucaristica delle 18,00 presieduta dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e concelebrata dai sacerdoti soresinesi, guidati dal parroco don Angelo Piccinelli, e della Zona Pastorale Terza. Una presenza, quella del vescovo Lafranconi, ancora più significativa per la ricorrenza del suo venticinquesimo di ordinazione episcopale. Il parroco don Angelo Piccinelli, nel suo saluto di benvenuto e di ringraziamento, non ha mancato di sottolineare questo traguardo, contestualizzando nell’ambito della ricorrenza di San Francesco di Sales. Due Vescovi, due evangelizzatori che, ciascuno nel proprio tempo, hanno risposto alla chiamata del Signore e si sono messi al servizio della comunità, rendendo grazie al Signore per il loro ministero. Il parroco don Piccinelli non ha mancato di ricordare la figura di Francesco di Sales, vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal. Nella sua omelia, il vescovo Lafranconi ha condiviso con l’assemblea un ricordo: <<La grazia dell’episcopato, che 25 anni fa il Signore mi accordava, mi fa tornare alla mente che proprio a pochi giorni mia ordinazione mi ritirai all’interno del Monastero Visitazione Como. E’ bello che, a distanza 25 anni, la Visitazione torni sulla mia strada, qui, oggi, in questo Monastero. E non credo che sia un caso essere qui oggi>>. Quindi, passando a commentare le Scritture, il vescovo Lafranconi ha accostato S. Paolo (una cui lettera è stata letta all’assemblea durante la liturgia) e S. Francesco di Sales: <<S. Francesco di Sales ha creduto fermamente che tutti i cristiani fossero chiamati alla santità e che questa prospettiva sia alla portata di tutti, perché Dio non chiama nessuno a mete non adatte alla propria portata o impossibili. La ricerca di questa grazia ci accompagna quotidianamente ed è bello rispondere a questa vocazione della santità e tendere al massimo, ad un amore (quello di Dio) senza limiti. E il cristiano mira all’alto, perché sa di essere amato da Dio. E S. Francesco Sales ci fornisce un esempio di questo cammino di santità. San Paolo e San Francesco di Sales, poi, sono stati due instancabili evangelizzatori; hanno cercato di tracciare cammini sicuri per la catechesi. Come loro, vi invito a ritrovare il gusto di approfondire la bellezza della fede cristiana, la conoscenza vera di Gesù. Non lasciamoci smarrire di fronte allo stile del nostro tempo che confida molto nella tecnologia>>. Durante la celebrazione, una preghiera speciale è stata riservata ai giornalisti e agli operatori della comunicazione di cui San Francesco di Sales è patrono. Audio omelia vescovo Dante Photogallery S. Francesco di Sales, Messa di Lafranconi alla Visitazione Sarà il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, a presiedere, nel pomeriggio di martedì 24 gennaio, nella chiesa del Monastero della Visitazione, a Soresina, la Messa nella festa di san Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal. La solenne celebrazione sarà preceduta, alle 17, dai Vespri con adorazione eucaristica. Quindi alle 18 la solenne Eucaristia. Accanto a mons. Lafranconi ci saranno il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e gli altri sacerdoti della parrocchia. Concelebreranno anche alcuni preti del circondario (e nello specificio della zona pastorale 3) o particolarmente legati alla piccola comunità claustrale soresinese guidata dal maggio scorso della soresinese madre Maria Teresa Maruti. Durante la celebrazione si pregherà in modo particolare per i giornalisti e gli operatori della comunicazione di cui San Francesco di Sales è patrono. In mattinata, infatti, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona la figura di san Francesco di Sales sarà ricordata nell’ambito del tradizionale incontro del mondo della comunicazione con il Vescovo: il primo momento di confronto insieme a mons. Napolioni (Leggi la notizia). Biografia di San Francesco di Sales Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII. Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo. Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici. A Thonon fondò la locale da Papa Clemente VIII con nostri” nel 1598 “iuxta Oratorii de Urbe”. Il suo Congregazione dell’Oratorio, eretta la Bolla “Redemptoris et Salvatoris ritum et instituta Congregationis contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio. L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi. Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione. Il Vescovo alla Visitazione: Parola da accogliere nel profondo per far nascere Gesù in noi e attorno a noi È con il grazie alle monache visitandine «che dedicano se stesse alla lode di Dio e all’intercessione per la comunità cristiana e per il mondo intero» che il vescovo Antonio Napolioni ha iniziato la Messa celebrata domenica 18 dicembre, nella quarta domenica di Avvento, presso il Monastero della Visitazione di Soresina. Appuntamento consueto e ben accolto dalla comunità claustrale e parrocchiale. L’Eucarestia, celebrata nella familiarità, ha visto la presenza di padre Giuseppe Ripamonti, collaboratore parrocchiale a Soresina, e del cerimoniere episcopale don Flavio Meani. Il servizio liturgico è stato garantito dal seminarista Alberto Bigatti, che nei fine settimana è presente in parrocchia, insieme al giovanissimo ministrante Alessandro. Nell’omelia il Vescovo, prendendo spunto dal brano evangelico, ha anzitutto guardato al tema del generare, «grande questione del nostro tempo, delle nostre comunità, delle nostre famiglie». Non solo perché le statistiche dicono che ogni anno cala il numero dei bambini che nascono, ma perché questo è il segno di una sterilità non solo biologica, ma anche spirituale, culturale, umana e cristiana. Segno della paura nei confronti del futuro, a fronte di un Dio che fa esplodere la “fecondità” a servizio di tutti gli uomini nel Figlio fatto uomo. Da qui l’invito a lasciarsi infiammare dallo Spirito Santo, come fece Giuseppe. Proprio rileggendo la sua vicenda l’invito del Vescovo a essere sempre una comunità contemplativa e di preghiera. Un atteggiamento che proprio la «calma» del Monastero visitandino facilita. E allora non è mancato un nuovo «grazie alle sorelle visitandine perché tengono viva questa capacità di sognare, di guardare avanti anche se sono sempre di meno qui, ma sempre di più a Casa, nel cuore di Dio, sempre più povere e simili a Cristo Gesù». E ha concluso: «questo è il mistero da contemplare, da adorare e dal quale ripartire con fiducia». Dopo le Comunioni è stata proclamata, nel raccoglimento silenzioso, la preghiera a Maria, Aurora di Salvezza. Maria, tu sei l’annuncio, Maria, tu sei il preludio, Maria, tu sei l’aurora, Maria, tu sei la vigilia, Maria, tu sei la preparazione che corona e mette termine al secolare svolgimento del piano divino della redenzione; tu il traguardo della profezia, tu il punto d’arrivo del pensiero di Dio, «termine fisso d’eterno consiglio ». La tua apparizione, o Maria, nella storia del mondo è come una luce del mattino, ancora pallida e indiretta, ma soavissima, ma bellissima; la luce del mondo, Cristo, sta per arrivare; il destino felice dell’umanità, la sua possibile salvezza, è ormai sicuro. Tu, o Maria, lo porti con te. (Paolo VI – 8 settembre 1965, festa della natività di Maria Santissima) Al termine della celebrazione il saluto del parroco di Soresina, don Angelo Piccinalli, reduce dalla conclusione delle Missioni popolari cittadine, che ha ringraziato il Vescovo per il gesto di delicatezza nei confronti della comunità delle claustrali porgendo gli auguri di un Santo Natale. La Messa si è conclusa con il canto a Maria “Dell’Aurora tu sorgi più bella” in un’unica voce corale… pregare cantando insieme per sottolineare ancor di più l’atmosfera e l’ascolto di questa sentita celebrazione domenicale, ultima di Avvento. Photogallery Sabato alla Visitazione di Soresina la presentazione del libro “Maria. Iconografia mariana a Soresina” Sarà sabato 3 dicembre, alle 20.45, presso la chiesa del Monastero della Visitazione, a Soresina, sarà presentato il libro “Maria. Iconografia mariana a Soresina”, edito dal locale Gruppo culturale “San Siro”, autori Adele Emilia Cominetti e Rinaldo Vezzini. L’idea è nata nel 2014, durante le celebrazioni del Giubileo di Ariadello, nel 350° anniversario della fondazione del Santuario (11 maggio 1664). La ricerca si conclude nel 2016, Anno Santo del Giubileo della Misericordia, con il ricordo dei duecento anni di fondazione del Monastero della Visitazione in Soresina, il 24 aprile 1816. È una ricchezza inaspettata quella dell’iconografia mariana in Soresina che, escludendo le santelle, annovera quasi un centinaio di raffigurazioni mariane documentate dai due percorsi sui quali è impostata la ricerca. Il primo percorso passa in rassegna le sedici tipologie con cui il soggetto mariano si presenta, ad esempio Madonna del Libro, della Rosa, del S. Rosario, del Carmine, di Loreto, di Caravaggio. Nel secondo si seguono le tracce di un’ideale biografia di Maria, dai momenti della sua vita terrena al Cielo. Non, perciò, semplici rappresentazioni, ma immagini di tipo narrativo che rispondono non solo a uno scopo devozionale, ma anche didattico fortemente promosso nel periodo della Riforma Cattolica da cui partono buona parte delle immagini. Una ricerca, dunque, delle tracce della biografia spirituale e umana della Madre di Gesù con i riferimenti, soprattutto, alle scene tratte dai Vangeli canonici, ma senza trascurare quelle tramandate cristiana. dalla devozione popolare e dalla tradizione Sono state riunite interpretazioni dello stesso soggetto nell’arco di secoli, in stili diversi e con tecniche diverse, declinate secondo il mutare del tempo storico e la diversa sensibilità degli artisti oppure rimaste immutate non solo nel messaggio ma anche nel modo di realizzazione. Alla voce dell’arte e della storia è stata aggiunta anche quella della poesia con scelta, nel copioso e variegato repertorio della poesia mariana, di liriche adatte al tema trattato. Il volume si presenta in grande formato, ricco di illustrazioni, con una grafica accurata. La documentazione storico-artistica ha l’obiettivo di dare consapevolezza del valore delle opere d’arte che abbiamo nella nostra città, di sensibilizzare alla loro cura e conservazione. La serata sarà allietata da musica d’organo, immagini e brani di letteratura accompagnati dai canti del Coro Psallentes della Parrocchia soresinese. Locandina della serata Gli autori del volume "Beati voi. Felicità e avere il cuore di Dio"- Scuola della parola, zona Terza La Zona pastorale III e l’Azione Cattolica propongono un percorso di Scuola della Parola (anno 2016/2017) dal titolo “Il segreto di una vita buona e bella” – Il discorso della montagna nel Vangelo di Matteo, incontri di Lectio Divina con Paola Bignardi. Nel primo appuntamento, al Monastero di Soresina, dal titolo “Beati voi. Felicità e avere il cuore di Dio” al centro le Beatitudini (Matteo 5,1-12). Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. Lactio Divina, Paola Bignardi La ricerca della felicità orienta le nostre scelte ed è insita in noi. “Gioia per sempre” è un desiderio che abita nel cuore di ciascuno di noi. Spesso ci chiediamo che senso abbia vivere, faticare, amare, portare avanti delle responsabilità se poi tutto è come un soffio. Il nostro desiderio di pienezza fugge e questo ci rende inquieti. Gesù nelle beatitudini ci indica la strada per la gioia piena secondo il Vangelo. Le beatitudini sono un manifesto della gioia umana secondo il vangelo. Beati i poveri in spirito… La gioia per la ricchezza materiale dura un giorno, mentre la gioia del Regno è quella vera. Quello è il vero tesoro. Occorre distogliere lo sguardo dai falsi tesori, riconoscere e accettare i propri limiti, mentre invece spesso cerchiamo di mascherare le nostre mancanze. Solo chi si abbandona a Dio è felice, libero e possiede il Regno. Beati gli afflitti… Come è possibile che chi è triste diventi gioioso? Cerchi la felicità e intorno c’è il dolore. Come fai a non rendertene conto, a non condividere la sofferenza che c’è? Dividi il dolore con gli altri. Ne ricavi la consolazione di avere un cuore più sensibile, capace di compassione. Noi crediamo che se una persona manifesta compassione sia debole. Papa Francesco a Lampedusa ce lo ha chiesto: “Adamo dove sei?” o ancora: “Dove è tuo fratello?”. Chi ha pianto per la morte di quei nostri fratelli? Abbiamo dimenticato il piangere, ma le lacrime ci fanno guardare le cose nel cuore. Beati i miti… I miti sono fiduciosi in Dio anche nel dramma. Il Salmo 37 dice: “ Sta nel silenzio, davanti al Signore”. I miti sperano nel Signore, sanno che Dio è dalla loro parte. Credono nell’efficacia dell’amore a tutto accolgono. Beati quelli che hanno fame… si danno da fare per costruire un mondo più giusto, ma senza prepotenza, da miti. Beati i misericordiosi… Perdonano sempre come Dio. Una misericordia che sempre perdona. Dio da sempre la possibilità di ricominciare. In questo giubileo è cambiato qualcosa in noi? Siamo più capaci di astenerci dal giudizio? Siamo arcigni? La buona notizia del Regno la comunichiamo? Siamo un po’ meno tristi? Dedichiamo tempo agli altri? Beati i puri di cuore… Chi lo cerca col cuore potrà vedere Dio. Chi agisce con cuore pulito, semplice, trasparente, senza un cuore doppio. Chi agisce cosí ha un occhio luminoso! Vede la presenza del Signore con occhio limpido e vede Dio nella realtà del povero. Beati gli operatori di pace… Sono felici quelli che si danno da fare per la pace. Hanno relazioni serene e vere. Dio fa toccare loro con mano che sono suoi figli. Rifiutano l’isolamento individualistico. Vedono l’umanità che cresce come famiglia. Beati i perseguitati… Non produce applausi vivere secondo Gesù. Si trovano ostilità, ma possiamo affrontare tutto questo con Dio. Chi vive secondo le Beatitudini sperimenta già il Regno! Beati voi quando vi insulteranno… è anche esperienza di oggi. Quelli uccisi nel mondo. La scelta di credere ha dei prezzi! I giovani che credono vengono scherniti e isolati, temono di essere sbeffeggiati. Credere è una scelta non scontata, non è ovvia, è frutto di una scelta vera. Rallegratevi ed esultate… Non essere triste! La felicità non è gioia spensierata! La nostra felicità è vivere come lui in lui. Significa avere una vita piena, avere in noi il cuore di Dio. Nella situazioni quotidiane comuni ci sono tutte le Beatitudini. Esse ci spingono a vivere secondo la nostra umanità più profonda. L’annuncio bello del segreto della vita è possibile in fiducia del Padre. Le Beatitudini vanno lette secondo le situazioni che stiamo vivendo. Con occhi puri e spirito mansueto. Quali sono le Beatitudini che mi interpellano adesso, in questi giorni? Dove sto cercando la mia felicità in questo momento della mia vita? Dove la sto trovando? Che cosa mi fa sentire realizzato? Tra le nove beatitudini ce n’è una proclamata e scritta per me, che devo individuare e realizzare, che ha in sé la forza di farmi più uomo, che contiene la mia felicità. Qual è? Quanto mi convince questa “ricetta della felicità”, capovolta rispetto a quella ritenuta efficace nel mondo? Lectio Paola Bignardi Testimonianza Paola Bignardi pdf Oltre alla Lectio, in tutte le serate c’è spazio per l’Oratio e per l’Actio. Quest’ultimo momento è di volta in volta tenuto da testimoni privilegiati dei luoghi ospitanti, in questo primo incontro l’Actio è stato proposto da una monaca visitandina. Actio Monaca Visitandina Testimonianza monaca visitandina pdf Alcune foto La locandina pdf Scuola della Preghiera - Zona pastorale III I GIOVANI IMPARANO L’ARTE DI PARLARE CON DIO…alla scuola delle Beatitudini Da venerdì 14 ottobre 2016, ore 20.45, presso il Monastero visitandino avrà inizio la Scuola della preghiera, promossa dalla zona III. “L’arte di parlare con Dio” è il titolo di un opuscolo di S. Carlo Borromeo (scritto, tra l’altro, a Sabbioneta, nel Convento Cappuccino di Vigoreto, nel 1582) ed è il modo con cui l’autore definisce la preghiera. L’espressione, certamente originale, mette in evidenza come il cristiano, pregando, entri in una relazione diretta e personale con Dio. Per dialogare con il quale, tuttavia, è necessaria una vera e propria “arte”. Da imparare. Nella quale allenarsi. Meglio ancora: da esercitare. Alla quale bisogna essere iniziati. Per rimanere nella quale è utile essere accompagnati. Non che sia difficile pregare, e neppure complicato: ma poiché la sua sostanza è l’amore, si presta a molte interpretazioni e divagazioni… e perfino a qualche deviazione. In effetti, ci si può illudere di “conversare con Dio”, parlandosi addosso in un soliloquio sterile e narcisista. Così come è possibile dichiarare, in parole e gesti, una dedizione viscerale a qualcuno essendo, in realtà, innamorati solo di se stessi. Dunque, poiché amare è un’arte… anche pregare! Da cinque anni, a Soresina, è proposta, con alterna fortuna, una sorta di “scuola di preghiera” indirizzata soprattutto ai giovani: con la “pretesa” di instillare, nei ragazzi e nelle ragazze di oggi, il gusto di “parlare con Dio”. Ascoltando la sua Parola e adorando la sua Presenza. Facendo esperienza di un contatto vero, insomma. Personalmente e in gruppo. Un’opportunità che, ostinatamente, osiamo rilanciare ancora, convinti di rispondere ad un bisogno profondo, benché inespresso, dei nostri adolescenti. Al diritto che hanno di vivere “rimanendo in Gesù”. Interiormente uniti a Lui. Unificati in Lui. Sarà un itinerario di “apprendimento” dell’arte di pregare attraverso le beatitudini evangeliche: “Beati voi!”. Nel contesto, davvero speciale, del Monastero della Visitazione. Con il “supporto” biblico di don Marco d’Agostino. Ogni primo (o quasi) venerdì del mese a partire dal 14 ottobre. Destinatari? Tutti i giovani: assetati di abbeverarsi alle acque limpide del Mistero, o tormentati dalla voglia di “scoprire” Dio, o semplicemente… curiosi di verificare se sia davvero possibile che Dio “parli a noi come ad amici” (Conc. Vat. II, Dei Verbum, 2). Locandina: Scuola Preghiera Giovani 2016_2017 Possibilità di ritiri e momenti di spiritualità al Monastero della Visitazione Nell’anno in cui si apre in diocesi il Sinodo dei Giovani, le monache di clausura della Visitazione “aprono le porte” del Monastero di Soresina ai giovani. Lo faranno a partire dalle prossime settimane, mettendo a disposizione dei gruppi parrocchiali e delle associazioni spazi per esperienze di preghiera e silenzio. Il Monastero Visitandino sta riattivando i locali adiacenti alla chiesa interna per l’accoglienza di gruppi autogestiti (parrocchie, associazioni religiose e laiche, gruppi di meditazione, etc.) che desiderano fare un’esperienza di preghiera e silenzio, coordinati da un responsabile (sacerdote, religioso/a, catechista o altro). Predisposta un’ampia sala, adatta per incontri pastorali, conferenze, giornate di ritiro e momenti di fraternità. Accanto un altro salone garantirà spazio per il pernottamento con sacco a pelo di una cinquantina di persone. Naturalmente con la disponibilità di bagno (anche per disabili). E non mancherà un piccolo spazio all’aperto, proprio dei locali. Ogni gruppo potrà vivere l’esperienza in completa autonomia, pur con la possibilità di partecipare alla preghiera liturgica delle monache ed, eventualmente, avere colloqui personali con le claustrali. Si tratta di un’opportunità pensata in modo particolare per vivere con momenti di ritiro e preghiera i tempi forti dell’anno liturgico. La Comunità, inoltre, è disponibile ad accoglie anche giovani ragazze e signore che desiderino vivere momenti di preghiera e di silenzio, sia per discernimento vocazionale che per rafforzare la fede e l’unione con il Signore nel proprio vivere quotidiano. Proprio a motivo del senso per il quale questi spazi sono concessi, non vi sarà una tariffa prestabilita per l’accoglienza: i gruppi potranno lasciare un’offerta per il sostegno del Monastero. Per informazioni e verificare possibilità e modalità d’accoglienza contattare il Monastero della Visitazione di Soresina (tel. 0374-342390, email [email protected]). Nella memoria di S. Agostino “Fratelli carissimi, si ami anzitutto Dio e quindi il prossimo, perché sono questi i precetti che ci vennero dati come fondamentali.” S. Agostino Viva + Gesù Le monache della Visitazione hanno una devozione particolare per S. Agostino e ne festeggiano la memoria perché è il loro Legislatore. Esse militano infatti sotto la sua Regola. Regola che si apre con questo articolo: “Sorelle carissime, si ami anzitutto Dio e quindi il prossimo, perché sono questi i precetti che ci vennero dati come fondamentali” e si conclude con questo auspicio: “Il Signore vi conceda di osservare con amore queste norme, quali innamorate della bellezza spirituale ed esalanti dalla vostra santa convivenza il buon profumo di Cristo, non come serve sotto la legge, ma come donne libere sotto la grazia”. S. Agostino, grande Padre e Dottore della Chiesa, ha sintetizzato la sua spiritualità in quella lapidaria espressione: “Ama e fa’ ciò che vuoi” S. Francesco di Sales, fondatore dell’Ordine della Visitazione, si pone sulla stessa linea, asserendo: “Nella santa Chiesa tutto appartiene all’amore, vive nell’amore, si fa per amore, e viene dall’amore” Perciò alle sue figlie raccomanda: “Fate tutto per amore e niente per forza, ma tutto in forza del divino amore”. Dio sia benedetto La Regola di Sant’Agostino è la più antica regola monastica tramandata in occidente. Agostino la scrisse intorno all’anno 397, ossia dopo essere stato consacrato vescovo di Ippona nel 395/396. Nelle poche pagine che la compongono, Agostino intende trasmettere ai membri della sua comunità monastica i principi fondamentali della vita religiosa comunitaria. Nel testo è costantemente percepibile il fondamento biblico del suo messaggio. L’ideale della comunità cristiana di Gerusalemme delle origini viene portato come esempio per i valori spirituali fondamentali di amore e comunione. Ad Agostino non preme tanto di disciplinare le piccolezze della vita quotidiana, quanto di proporre l’atteggiamento di fondo dell’amore cristiano da cui scaturisce la vera comunità. Sono complessivamente tre le regole, tramandate a loro volta in diverse versioni, che nel corso della storia sono state attribuite alla penna di Sant’Agostino. Si tratta della “Regola per le donne” (Regularis informatio), della “Regola per gli uomini” (Praeceptum) e della “Fondazione di un monastero” (Ordo monasterii). Negli ultimi decenni, ampie ricerche filologiche hanno dimostrato che solo il Praeceptum, in una versione per le donne e una per gli uomini, può essere attribuita con certezza ad Agostino. La regola può essere scaricata qui: La Regola di S. Agostino Suor Anna Giuseppina Casa del Padre alla È tornata alla Casa del Padre suor Anna Giuseppina, visitandina del nostro amato Monastero….con un caro e affettuoso abbraccio e la preghiera vogliamo essere vicine alle care sue sorelle di clausura.. L’ultimo saluto terreno sarà Lunedi 22 agosto, festa della Beata Vergine Maria Regina, alle ore 10.45, nella chiesa del Monastero…ove già è possibile farle visita.. Un "prestito" speciale per il nostro Monastero E’ un momento particolare per il nostro Monastero, non ultimo la convalescenza della Madre Maria Teresa da un’operazione, ora risolta…momento particolare che ha condotto alla decisione da parte della Madre federale di mandare due monache “in prestito” alle nostre soresinesi. Sono arrivate martedì 26 luglio suor Maria Amata dal monastero di Como e suor Maria Valeria da quello di Pinerolo. Staranno a Soresina per un periodo non ancora fissato e doneranno un aiuto prezioso. Benvenute!