Leggi parte del capitolo 5

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Un’altra differenza importante è la velocità di crescita. Con le tecniche idroponiche le
piante crescono più velocemente rispetto a quelle coltivate in suolo e quindi i cicli vanno
riadattati, prima che la grow room si trasformi in una foresta di biomassa vegetale superflua.
Quali piante si possono coltivare in idroponica? Quasi tutte, fatta eccezione per radici e
tuberi come carote, patate ecc. che richiedono sistemi idroponici specifici, non inclusi in
questo libro. La maggior parte della gente coltiva insalate, erbe aromatiche e medicinali,
alimenti base, fiori e piante tropicali.
NUTRIENTI
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Il coltivatore saggio sa sfruttare questa colonizzazione. I microbi, infatti, possono essere
utilizzati per vari compiti, come rendere disponibili i nutrienti, aiutare le piante a prelevarli,
pulire il substrato e proteggere le radici dalle malattie. L’idroponica offre il vantaggio di
potere controllare e selezionare (più o meno) i microbi che vivono nella zona radicale,
scegliendo i batteri e i funghi da introdurre nel sistema. È un vero peccato che in così
pochi sfruttino questa possibilità. Più avanti vi spiegherò come farlo.
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C
ome abbiamo visto nel capitolo 2, tra un substrato inerte e un suolo di qualunque
tipo ci sono molte differenze. Una delle più ovvie e anche delle più importanti è
il contenuto di sostanza organica. Senza dubbio, nessun substrato organico è paragonabile al suolo in quanto a sostanza organica da decomporre e a microbi che
la decompongono, cosa che ovviamente influisce su come nutrire le piante. Il substrato
però non è mai davvero privo di vita. All’inizio della coltura c’è poca sostanza organica ma,
man mano che le radici muoiono e che le foglie cadono, la popolazione microbica cresce.
CARENZE
Capitolo 5
Tutte le fasi della
coltivazione idroponica
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IDROPONICA PER TUTTI
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BIOPONIA
Le piante si possono propagare in vari modi. Naturalmente il metodo classico è quello della
semina. L’idroponica non si presta a questa fase; è meglio seminare in modo tradizionale,
in vaso o in cassetta, tenendo umido il substrato, a una temperatura superiore ai 22 °C
(vale per la maggioranza delle specie). Il trapianto delle piantine nel sistema idroponico
si può facilitare usando un substrato che si possa sciacquare via dall’apparato radicale
senza difficoltà. La perlite è perfetta; miscelata con un 20-25% di vermiculite, mantiene
il giusto grado di umidità intorno alle radici giovani. Potete usare anche la torba,
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Semina
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ADDITIVI
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mentre il comune terriccio va evitato perché è difficile da rimuovere. La procedura è semplice: dopo la germinazione, attendete che la plantula abbia almeno due palchi di foglie
vere, ma non più di tre. Estraetela delicatamente dal substrato. Se avvertite resistenza,
non forzatela ma prendete un cucchiaio e scavate, estraendola insieme alla parte di substrato a cui è ancorata. Sciacquate l’apparato radicale sotto acqua corrente o in un secchio,
eliminando completamente le tracce di substrato. Collocate la piantina nel nuovo mezzo
di coltura. (46) Controllate che le radici appena spuntate vengano irrigate correttamente.
Sul mercato potete trovare anche “pellets” di torba o di fibra di cocco, piccoli dischi di
materiale pressato che con l’acqua si espandono, trasformandosi in cilindretti alti 6-8 cm.
Metteteli in cassetta e avrete un mezzo di germinazione economico ed efficace. In questo
modo le plantule potranno essere trapiantate direttamente, senza lavare le radici, perché
i residui di substrato sono minimi e non danno problemi. Invece della torba, che non è
una risorsa rinnovabile, è meglio usare la fibra di cocco.
Nelle coltivazioni indoor, cominciare con la semina può non essere la scelta più indicata.
Infatti, mentre all’esterno si può iniziare con numerose piante e dopo, se necessario,
eliminare quelle indesiderate, all’interno lo spazio è prezioso e costa tanto. Inoltre le
talee sono vantaggiose perché permettono di consumare meno luce. Le piantine hanno la
stessa età biologica della pianta madre e quindi, nel caso delle piante da fiore e da frutto,
si risparmia il lungo periodo iniziale, in cui non sono ancora pronte per la maturazione (2).
Tendenzialmente la luce artificiale non è efficace come quella naturale. L’obiettivo è far
crescere piante alte non più di 30-35 cm, cosa che si può ottenere solo coltivandole a partire
dalle talee. Anche quando si coltiva una varietà specifica a partire dai semi, è buona norma
usare la pianta così ottenuta come pianta madre, dalla quale si preleveranno le talee per
le colture successive: d’ora in poi coltiverete le piante da fiore e da frutto in questo modo.
Piante madri
La tecnologia idroponica è ottima per propagare le piante e si rivela molto utile per il
mantenimento di quelle destinate alla produzione di talee. Le talee vengono portate a
maturazione, mentre le piante madri continuano a produrre le talee successive. Di solito
in una coltura idroponica una sola pianta madre è più che sufficiente. La coltivazione delle
piante madri con tecniche idroponiche ha come curioso effetto collaterale una produzione
sovrabbondante di cloni. Come abbiamo già detto, l’idroponica ben praticata fa crescere le
piante a una velocità impressionante. Nel momento in cui avrete bisogno di nuovo materiale vegetale, le vostre piante si saranno già trasformate in mostri che bisognerà tenere
a bada con potature regolari, che contribuiranno a mantenerle anche in buona salute.
Quando arriva il momento di fare radicare le talee, l’abbondanza di cloni vi permetterà di
avviarne in quantità maggiore rispetto al necessario e di scegliere le migliori per la fase
di maturazione. Se c’è una particolare qualità che amate particolarmente e non volete
rischiare di perdere, per sicurezza tenetene in suolo un esemplare in versione nana. Non
dimenticate la legge di Murphy: l’interruzione improvvisa della corrente elettrica capiterà
proprio l’unica volta in cui avrete deciso di allontanarvi per qualche giorno. Passeranno
giorni prima di notare che la pompa non funziona. Un calo di attenzione nella gestione
del sistema farà diffondere una patologia radicale. In sintesi, le piante sono più sensibili
2. Per chi non lo sapesse, la talea è un frammento reciso da una pianta e lasciato radicare.
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Esistono diverse tecniche di propagazione vegetativa, che comprendono anche propaggine e margotta, ma io mi concentrerò sulla clonazione nell’ottica del trapianto in un
sistema idroponico. Quando prevedete di coltivare le piante in acqua o substrato neutro,
scegliete un metodo di propagazione che riduca al minimo lo shock subito dalle plantule
al momento del trapianto nell’area destinata alla crescita vegetativa e alla maturazione.
Se le piante verranno coltivate a radici nude, la clonazione va eseguita con una macchina
che lasci le radici scoperte, irrorandole mediante nebulizzazione o emissione di bolle
d’aria. Come sempre, l’ossigenazione è un fattore di primaria importanza, quindi scegliete
un sistema che garantisca la migliore ossigenazione possibile.
In ambito commerciale, la maggior parte dei coltivatori usa per comodità i cubetti di
lana di roccia che, insieme alle cassette che li contengono, sono prodotti in serie per la
serricoltura e sono quindi poco costosi. Non è il sistema più efficiente per fare radicare
le talee ma sicuramente è il più economico. Io invece non amo la lana di roccia perché
crea intorno al fusto una zona umida che aumenta il rischio di infezioni. Al momento del
trapianto cercate di rimuovere completamente i residui di substrato, facendo attenzione a
non danneggiare le radichette. Anche la fibra di cocco e la torba si prestano alla propaga118
La procedura della prima opzione è molto simile a quando si inizia dalla semina. Riempite
la cassetta con un substrato composto da 2/3 di perlite e 1/3 di vermiculite, bagnatelo
accuratamente, inserite le talee e controllate che rimanga umido. Il livello di umidità
deve essere elevato (80% è il minimo, 90% è ideale; una copertura può essere utile) e la
temperatura deve superare di pochi gradi i 20 °C. Quando le radici si saranno sviluppate,
le particelle di substrato potranno essere rimosse facilmente con un risciacquo.
La radicazione della talea può anche avvenire direttamente in acqua. Mettetela in un vaso
a rete, utilizzando granuli di argilla espansa per ancorarla. Il fusto deve arrivare a toccare
il fondo del vaso, meglio ancora se si spinge circa 1 cm oltre il fondo. Il vaso può essere
così collocato in un sistema in cui l’acqua venga nebulizzata costantemente sul fusto, o
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In ogni caso, adesso avrete davanti le vostre talee appena avviate dentro un contenitore,
con i fusti nell’acqua e la parte superiore che poggia sul bordo. A questo punto potrete
scegliere tra due opzioni: un mix per colture senza suolo oppure solo acqua.
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Talee
Di solito le talee radicano facilmente, soprattutto quelle non legnose. La salute del clone
è fondamentale per il risultato finale. Qualunque cosa si voglia fare in seguito delle talee,
le fasi iniziali sono uguali per tutte. Prima di tutto bisogna raccogliere i frammenti dalla
pianta madre, collocandoli man mano in un contenitore riempito con acqua a temperatura ambiente. Terminata la raccolta, tagliate i rametti sotto il secondo o, ancora meglio,
il terzo nodo dall’alto (i punti nei quali le foglie si attaccano al fusto). Fate in modo che il
fusto rimanga esposto all’aria il meno possibile e immergetelo immediatamente in acqua;
quindi sedetevi in un luogo adatto, davanti a un tavolo pulito che funga da area di lavoro,
e preparate per il trapianto il materiale raccolto. Durante l’intero processo avrete a che
fare con piante che grondano acqua, quindi scegliete superfici adatte, come il piano di
lavoro della cucina. Le talee devono essere lunghe circa 5-10 cm e devono avere almeno un
nodo interrato, meglio due, nella zona dove si svilupperanno le radici. (47) Strappate tutte
le foglie grandi, lasciando solo la gemma apicale e un paio di foglie giovani ma, se queste
ultime sono troppo grandi, tagliatele a metà con delle cesoie pulite e affilate, lasciando
la metà inferiore attaccata al fusto. Vi consiglio di fare tutto velocemente, evitando di
rispondere al telefono con la talea in mano e cose così. Tenete accanto un altro contenitore pieno d’acqua per mettervi le talee già accorciate e cercate di essere rapidi quando
le passate da un contenitore all’altro. State attenti alle piccole bolle d’aria che possono
formarsi alla base del fusto perché rischiano di occludere il passaggio dell’acqua e di far
morire la talea. Quando la talea è pronta a essere trasferita nel secondo contenitore, è
bene accorciarne la base di qualche millimetro, con un taglio obliquo, usando coltelli o
cesoie molto affilati. Consiglio inoltre di grattare la base del fusto con un coltello perché
le incisioni favoriscono la formazione di tessuti nuovi, accelerando la radicazione. Si può
bagnare l’estremità della talea in ormone radicante liquido ma io preferisco gli stimolatori
da diluire in acqua o da miscelare al substrato. Se dovete proprio usare gli ormoni, evitate
almeno quelli in polvere o in gel: formano alla base del fusto una sorta di poltiglia che
impedisce l’assorbimento dell’acqua e che può condurre la talea alla morte. Quando è
lungo, da un ramo si può ottenere più di una talea; la parte terminale non è l’unica utilizzabile. Se ha almeno un nodo interrato e foglie che germogliano nella parte superiore,
la talea dovrebbe mettere radici.
CARENZE
È meglio che il sistema includa un substrato perché, sul lungo termine, la coltura in acqua
potrebbe esporre le piante a bruschi sbalzi di temperatura. Non tutti i substrati vanno bene;
la lana di roccia, per esempio, può rivelarsi poco durevole. La torba va bene, purché facciate
attenzione a che non diventi troppo compatta e troviate la giusta frequenza d’irrigazione,
che non la renda troppo umida ma soprattutto troppo secca. Lo stesso vale per la perlite.
Io in realtà preferisco substrati più secchi, come l’argilla espansa o la pomice, abbinati
a un’irrigazione continua. Secondo me “Aqua Farm®” è un sistema quasi perfetto per le
piante madri. Può ospitare da una a quattro piante, a seconda della misura, e il substrato
è sufficiente a proteggere le radici dallo shock termico. Il suo difetto è la capacità idrica,
che dovrebbe essere maggiore, non solo perché sarebbe comodo ma anche perché proteggerebbe le radici da repentini cambiamenti fisici e chimici. Quando lo usate a lungo,
vi consiglio di collegarlo a una riserva d’acqua supplementare, un “controller”, per una
maggiore flessibilità. Se volete tenere piante madri di varietà diverse, invece di scegliere
un unico grande sistema è meglio usarne uno piccolo per ogni varietà. Presto noterete
che, anche all’interno della stessa famiglia, ciascuna varietà crescerà e si nutrirà in modo
diverso dalle altre: mettendole nello stesso sistema si perderebbe in parte la possibilità
di andare incontro alle loro esigenze individuali. La morfologia vegetale prevede un equilibrio tra ciò che sta sopra la terra e ciò che sta sotto. Quando si pota una pianta, questo
equilibrio viene alterato. L’apparato radicale diventa troppo esteso rispetto alla parte
verde rimasta, così una parte delle radici muore per adattarsi al nuovo equilibrio. Non si
può fare molto per contrastare quello che è un processo naturale, però è utile sapere che
questa dinamica esiste e che, dopo avere prelevato le talee, bisogna seguire le piante con
molta attenzione. Prima di raccogliere le talee, verificate che le radici siano colonizzate da
funghi benefici e che l’ossigenazione sia al massimo. Prese queste precauzioni, le vostre
piante madri dovrebbero superare senza problemi questa fase delicata.
zione per talea. Collocatele in cassetta e controllate che il livello dell’acqua sia adeguato:
quando l’acqua è troppa può causare asfissia ma, se i cloni restassero completamente
asciutti, sarebbe ugualmente dannoso. Un livello di 1-1,5 cm d’acqua basta a inumidire il
substrato per capillarità, mantenendo un’ossigenazione adeguata.
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alle condizioni ambientali e quindi ai vostri errori. Inoltre, per restare in fase vegetativa,
le piante madri necessitano di 18 ore continuative di luce.
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Ecco una delle più grandi differenze tra la coltivazione in suolo e quella idroponica: con
le piante da fiore e da frutto non si può parlare di una vera e propria fase vegetativa. La
maturazione è innescata dalla diminuzione delle ore di luce e, finché queste saranno 18,
la pianta rimarrà nel suo periodo vegetativo. Per indurre la maturazione si riduce il ciclo
di luce a 12 ore.
La regola generale quando si coltiva sotto luce artificiale è: piante piccole. La luce elettrica,
anche quando è prodotta da lampade da 1.000 watt, è debole rispetto a quella solare.
Trapiantate le talee quando le radici sono già ben formate e impostate un ciclo di luce di
18 ore per massimo 2 o 3 giorni, somministrando nutrienti adatti alla crescita vegetativa
della pianta. Successivamente, riducete le ore di luce a 12 ma continuate a somministrare
gli stessi nutrienti. A qualunque varietà appartengano, le piante appariranno eccessivamente piccole rispetto allo spazio che le contiene, quindi i principianti avranno difficoltà
a capire che è proprio così che deve essere. Dopo un paio di cicli di coltura, con le piante
che crescono fino a riempire tutto lo spazio verticale, con apici troppo alti sopra fusti
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Fase vegetativa
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I fattori che possono condurre all’insuccesso sono pochi: temperatura e/o umidità troppo
bassa, scarsa ossigenazione, agenti patogeni. Con molte specie, se le talee non radicano entro
10 giorni conviene ricominciare daccapo. Può sembrare una scelta drastica ma in realtà, se
ci mettessero di più, si otterrebbero comunque piante troppo deboli che darebbero frutti
mediocri. Certe volte ricominciare da zero è un modo per risparmiare tempo ed energia,
invece di combattere per un intero ciclo con piante in condizioni non soddisfacenti. Non
mi stancherò mai di ripeterlo: il successo della coltura dipenderà dall’attenzione che avrete
dedicato alle vostre piante a partire dal primo giorno, dalla fase della propagazione. Con
un po’ di esperienza imparerete che, dal tempo impiegato dalle talee per radicare e dal
modo in cui le radici spuntano sul fusto, si può già prevedere l’esito del raccolto.
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Il segreto della clonazione in acqua è lo stesso della coltivazione: l’ossigenazione. È estremamente importante che l’acqua rimanga bene ossigenata per tutto il tempo. La temperatura
deve superare i 20 °C ed è ideale quando è compresa tra i 22 e i 26 °C, mentre al di sotto la
crescita rallenta. Con questo tipo di clonazione il grado di umidità può essere più basso,
intorno al 70%. Assorbendo una grande quantità di acqua attraverso il fusto, le piante
non tenderanno ad appassire in ambienti meno umidi come farebbero normalmente. Per
ottenere risultati migliori si può aggiungere anche uno stimolatore radicale. Cercate di
evitare gli ormoni e usate piuttosto un mix di amminoacidi oppure acido fulvico di buona
qualità. Durante la radicazione in acqua, le piante continuano a crescere e a sviluppare le
foglie anche prima che compaiano le radici. È bene dunque aggiungere una leggera dose
di concime all’acqua, dopo averne regolato il pH (EC 0,4 mS circa).
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sopra un recipiente in cui una pompa ossigenatrice crei costantemente un flusso di bolle
d’aria dentro l’acqua. In entrambi i casi è necessario regolare il pH dell’acqua. Sistemi di
questo tipo possono essere acquistati nei grow shop o essere costruiti artigianalmente
in poco tempo e senza una grande attrezzatura. Tutto ciò che serve è un recipiente con
coperchio, una pompa ossigenatrice, un tubo per l’aria, una pietra porosa e un trapano
dotato di sega a tazza per fare i buchi nel coperchio. Fate attenzione: a contatto con i
sali minerali, molte pietre porose tendono a deteriorarsi nel tempo. Non usate quelle in
ceramica ma scegliete quelle in resina.
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