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L'imminente fallimento della zona Euro
Vi è mai capitato di guardare in tv un bel film dove c'è un detonatore con una bomba e un timer
impostato ad una certa ora ? Stiamo lì incollati in attesa dello 00:00 per vedere cosa accade.
Solitamente nei film spunta fuori un eroe che con un miracolo insperato taglia il cavo giusto a
00:01. L'Europa è un po come quel film, solo che a salvarla purtroppo non esiste alcun eroe.
Il mondo in questo momento ha un problema. Tutte le sue principali economie stanno
rallentando, Stati Uniti, Europa e Giappone sembrano proprio non avere la forza
per uscire da questo momento di crisi economica. Il Giappone è in crisi da anni e per
dargli una mano madre natura ha deciso pure di scatenargli addosso tutta la sua ira. Gli Stati
Uniti sono alle prese con un presidente che promette milioni di posti lavoro (già sentita questa)
senza neanche avere l'idea di cosa stia accadendo al suo paese. In un sondaggio di qualche giorno
fa alla domanda “pensi che il tuo presidente stia lavorando bene per risolvere il problema
economico del paese ?” L'81% degli americani hanno risposto no. Un applauso ad Obama che è
riuscito a fare peggio di Carter che alla stessa domanda trentanni fa si beccò niente meno che il
78% di no.
Per quanto riguarda l'Europa, beh, non aggiungiamo altro agli innumerevoli
articoli negativi che sono volati in questi giorni sulla cattiva gestione dell'intero
pacchetto economico dell'Eurozona.
Il problema di questi problemi, perdonate il gioco di parole, è che queste grandi economice
trainano anche quelle più più piccole, quindi come un domino, se cadono gli Stati Uniti, cade la
Cina. Se cade la Cina, cade l'India e se cade l'India Dio solo sa cosa può cadere.
Quello particolarmente preoccupante è il famoso effetto blow-up che sta per abbattersi
sull'Europa. L'Europa è un continente famoso per la sua interconnessione finanziaria ben gestita
e la sua popolazione culturalmente risparmiatrice. Una sua caduta preoccupa di più che i
problemi di rallentamento dell'economia americana, anche se ci sono alcune
analogie con la situazione degli States. I loro governi e le banche centrali hanno perseguito
politiche monetarie e fiscali sconsiderate per anni ed ora ne pagano le conseguenze.
Politicamente i leader dei governi europei stanno pagando una perdita di fiducia e di voti,
proprio come Obama negli Stati Uniti. Hanno speso grandi somme di denaro per stimolare la
ripresa nel tentativo di un non certo salvataggio, proprio come la Fed ha fatto con un
investimento di 600 miliardi di dollari questa primavera.
Il deficit e i debiti stanno affossando tutti e due i paesi e le economie come
conseguenza dimostrano enormi incertezze.
Ma strutturalmente come possiamo accostare l'Europa e gli Stati Uniti ? Possiamo immaginare
l'America dove ogni stato è sovrano ma tutti fanno capo alla FED. Alcuni stati spendono più di
altri e quando si trovano in difficoltà chiedono aiuto alla Fed che acquista il loro debito per
tenerli a galla mettendo in difficoltà gli Stati che invece utilizzano programmi economici e sociali
più intelligenti.
Secondo l'Unione Europea questa idea renderebbe l'Europa più unita. Ma come è
possibile ?
Guardando la tabella qui sopra viene in mente una sola cosa, l'Europa ha le spalle al muro. La
Grecia presto andrà in default a causa del proprio debito sovrano. Martedì i rendimenti sui
bond annuali hanno raggiunto il 60%. E' un segno che gli investitori non hanno
fiducia nella capacità del governo greco di ripagare il proprio debito.
Il fondo monetario della BCE sta cercando di creare uno strumento di stabilità finanziaria
(EFSB) al fine di cautelarsi ulteriormente nel caso del default Grecia. Hanno già impegnato 110
miliardi di euro e stanno cercando di mettere insieme un pacchetto di altri 109 miliardi. Ma la
Finlandia insiste perchè gli aiuti alla Grecia siano seguiti da garanzie collaterali, e come
biasimarla. In poche parole la Finlandia chiede che la Germania e la Francia
garantiscano il contributo che la Finlandia verserà per aiutare la Grecia. Ma qui
siamo al ridicolo.
La Grecia ha perso ogni bersaglio fiscale. Stanno cercando di portare il loro deficit al 7,6% del
PIL attraverso misure di austerità più elevate, ma sembra che ancora una volta viaggeranno
intorno all'8,5%. In pratica chiedono ai greci di fare qualcosa che non vogliono fare, e per le
strade di nuovo i cittadini girano in segno di protesta.
Se la Grecia cade in default, allora si aprirà il proverbiale vaso di Pandora. Le banche europee,
diverse dalle banche greche, detengono 46 miliardi di euro del debito pubblico
greco. La Belga Dexia da sola detiene il 39% del debito sovrano greco, quello della
Commerzbank in Germania è circa il 27%. Secondo il Wall Street Journal ci sono
debiti sconosciuti agli assicuratori e alle banche d'investimento.
The International Accounting Standards Board (IASB) ha messo in guardia le banche sul debito
greco in loro possesso. Il fatto è che queste banche sono sottocapitalizzate e in difficoltà. Il loro
"stress test" sono una finzione. La liquidità sta iniziando a ridursi nel loro sistema bancario a
causa di questi nervosismi. Rabobank, per esempio, ha detto che sta alzando cautamente i
prestiti interbancari. Nel complesso il credito sta cominciando a stringere rendendo nervosi i
depositanti del debito greco
In altre parole, gli europei hanno creato un problema che non riescono a risolvere.
Ecco le loro alternative:
1) Salvare la Grecia, con lo spettro che Italia e Spagna siano i prossimi obiettivi da aiutare.
Questo non è attraente per Germania e Francia che conoscono i loro contribuenti e sanno che
dovranno sopportare la maggior parte della spesa.
2) Avere un buy della BCE per il debito greco, se necessario, per mantenere a galla la Grecia. Il
problema è che l'inflazione e le prospettive sono negative per tutti i paesi, paganti e non.
3) Optare per una unione fiscale per cui Bruxelles controlli la spesa e la tassazione. O almeno
come Sarkozy e la Merkel propongono, coordinare le loro politiche di bilancio e fiscali e passare
un emendamento per creare un equilibrio di bilancio di ciascun paese. In bocca al lupo.
Quale di queste politiche saprà soddisfare al meglio gli obiettivi necessari per
migliorare i danni peggiori:
1) Eliminare la necessità della BCE di acquistare obbligazioni continuamente sui mercati
secondari;
2) Garantire che i paesi con problemi abbiamo accesso ai finanziamenti;
3) Impedire che i paesi forti siano trascinati da quelli più deboli.
Quale delle suddette politiche impedirà l'inadempimento della Grecia ? lascerà i paesi ricchi fuori
dai guai ? Creerà enormi liquidità nella zona euro ? Salverà le banche?
La risposta numero 2 è quella ovvia, quella che non colpirà i contribuenti delle economie potenti
dell'Unione europea, che ridurrà l'effetto del debito sovrano, che rafforzerà le riserve delle
banche insolventi (almeno sulla carta), e metterà il problema fuori dalla porta per un altro
giorno.
La risposta numero 2 consentirà ai contribuenti di Germania, Francia e Belgio, le
cui banche detengono un sacco di debito pubblico e privato greco, di rimanere
fuori dai guai perché la Grecia sarà in grado di rimborsare i loro obblighi in un
euro svalutato. Cioè, i contribuenti di quei paesi non dovranno pagare per
disincagliare le loro banche. O, peggio, una Grecia inadempiente.
Questo piano non risolve nulla se non nel brevissimo termine. Subito dopo, l'inflazione scioglierà
gran parte del debito sovrano della zona euro e del debito privato e i risparmiatori saranno
derubati del loro capitale. Tale capitale sarà distrutto e consumato dall'inflazione dei prezzi. Le
loro economie continueranno a ristagnare, la disoccupazione rimarrebbe alta, le entrate fiscali
alla fine declinerebbero in termini reali e saremo nuovamente di fronte agli stessi problemi di
oggi. Non c'è modo di evitarlo.
L'Unione Europea deve affrontare un problema irrisolvibile, un problema che ha creato da sola.
Non si può avere una unione monetaria senza unione fiscale. Almeno quando nessuna nazione
ha l'obbligo di fair play finanziario.
Le informazioni e i dati sono ritenuti accurati, ma non ci sono garanzie. Domino Solutions non è un
consulente d'investimento e non offre consigli specifici di investimento. Le informazioni qui contenute sono
solo a scopo informativo.