Consiglio Regionale della Lombardia

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Consiglio Regionale della Lombardia
CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA
X LEGISLATURA
VI COMMISSIONE
“AMBIENTE E PROTEZIONE CIVILE”
Seduta del 20 marzo 2014
Processo verbale n. 9/2014
Il giorno 20 marzo 2014, alle ore 10:30, è convocata a norma dell’articolo 31, comma 1, del
Regolamento generale, presso la sede del Consiglio regionale, la VI Commissione per la
trattazione degli argomenti di cui all’ordine del giorno allegato.
Presiede la seduta il Presidente Luca MARSICO.
Assistono alla seduta la dirigente della Commissione Emanuela PANI, la responsabile della
posizione organizzativa Livia FERRARI con funzione verbalizzante e il funzionario Alessandro
ROTILIO.
Alle ore 10:40 il Presidente MARSICO apre la seduta.
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Argomento n. 1 dell’o.d.g.
Comunicazioni del Presidente.
Il Presidente MARSICO richiama le proprie comunicazioni portate a conoscenza dei Consiglieri
attraverso la pagina intranet della Commissione.
Argomento n. 2 dell’o.d.g.
Approvazione dei processi verbale n. 8 del 13 marzo 2014
Ai sensi dell’ art. 61 comma 3, del regolamento generale, si intende approvato il processo verbale di
cui sopra
Argomento n. 3 dell’o.d.g.
“Incontro con l’Onorevole Giuseppe Zamberletti e
l’Assessore regionale alla sicurezza, protezione civile e
immigrazione, sul tema della Protezione Civile”.
Inizio trascrizione integrale
Presidente MARSICO
Io, prima di dare la parola all’assessore, e successivamente al
Presidente Zamberletti, mi permetto di introdurre il tema della
nostra Commissione. Giuseppe Zamberletti non ha bisogno, per la
verità, di presentazioni, perché rappresenta a tutti gli effetti una
delle colonne portanti non solo di Regione Lombardia, ed è giusto
citare Regione Lombardia visto la sede in cui ci troviamo, ma
rappresenta a livello nazionale il fiore all’occhiello, la punta di
diamante, il padre, e non soltanto nobile ma effettivo, di quello che
la Protezione Civile è oggi in Italia.
Per me che sono di Varese ha sempre rappresentato anche negli anni
della mia adolescenza un riferimento importante su come si possa fare
politica a livello territoriale, quindi interpretando nel migliore
dei modi questo ruolo di fiero rappresentante di un territorio, e nel
contempo avere la capacità di declinare temi di natura di aria vasta
proprio come la Protezione Civile.
La Protezione Civile, così come è oggi in Italia, non sarebbe quello
che è se non ci fosse stato Giuseppe Zamberletti a suo tempo a
tratteggiarne i contenuti e a darne alimento.
Io sono, in qualche modo, quasi imbarazzato nel presentare Giuseppe
Zamberletti perché, evidentemente, per noi di Varese è sempre stato
un punto di riferimento, direi in modo assolutamente trasversale, e
non legato all’appartenenza politica.
E’ stato ultimamente insignito della Martinella del Broletto, che è
il più alto riconoscimento che il Comune di Varese attribuisce a chi
ha portato lustro alla propria città. Ha, peraltro, recentemente
compiuto - lo possiamo dire, Presidente? - 80 anni. Questo non ha
minimamente scalfito la sua voglia di esserci, la sua voglia di dare
il contributo che so che molti anche dell’attuale Protezione Civile a
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livello nazionale quotidianamente gli chiedono, soprattutto nei
momenti in cui si versa in situazioni di crisi.
Ho creduto opportuno - per la verità ne avevo già fatto cenno
all’atto dell’insediamento della Commissione - invitarlo, e sono
grato perché, appunto, ha accettato, perché ritengo importante che
oggi i Commissari di VI Commissione possano avere un excursus di
quello che è la Protezione Civile, e oggi senza dimenticare i
passaggi salienti che hanno permesso di arrivare allo stato di
eccellenza che noi oggi possiamo mettere in campo.
Quindi
la
presenza
di
Giuseppe
Zamberletti
oggi
ha
questo
significato, un significato di natura formativa per chi lo ascolterà,
e in reciprocità anche di attribuzione da parte della VI Commissione
di un ringraziamento importante per quello che Giuseppe Zamberletti
ha fatto.
Noi siamo onorati oggi di averla qua, grazie per quello che ha fatto
da cittadino lombardo ma, me lo lasci dire, anche da cittadino di
questa Italia che avrebbe ancora oggi tanto bisogno di persone come
lei che con dedizione, con capacità, con impegno, si prodigano per il
futuro nostro e dei nostri figli. Grazie, Presidente, di essere qui.
Cedo la parola all’assessore Bordonali.
Assessore BORDONALI
Sarò brevissima perché, purtroppo, successivamente devo abbandonarvi
perché ho Giunta, e quindi anch’io tengo molto a sentire l’Onorevole
Zamberlettti, e quindi non voglio rubare tempo al suo intervento, ma
voglio unirmi al Presidente Marsico ringraziandolo, ringraziandolo
per tutto ciò che ha fatto per la nostra Protezione Civile.
Se oggi esiste una Protezione Civile in Italia, che è un fiore
all’occhiello, che ha dimostrato in tante occasioni di saper
intervenire in modo adeguato, puntuale, è grazie all’Onorevole
Zamberletti.
Ma in mio ringraziamento va oltre, grazie per i consigli che mi ha
dato all’inizio del mio mandato, consigli che ho assolutamente
seguito, perché l’Onorevole Zamberletti mi ha consigliato come prima
cosa di ascoltare il mondo del nostro volontariato.
L’ho seguito in questo consiglio importante, perché ritengo che sia
fondamentale avere un contatto continuativo importante con i nostri
volontari di Protezione Civile; in Lombardia ne abbiamo quasi 25.000,
è una risorsa importantissima, e li ho realmente coinvolti in questo
anno,
non
solo
un
coinvolgimento
per
quanto
riguarda
le
esercitazioni, ma un coinvolgimento anche sulla parte decisionale,
perché attraverso la consulta del volontariato sto modificando molte
questioni che riguardano, ovviamente, la Protezione Civile, andremo
anche verso delle modifiche normative.
Ad esempio, per quanto riguarda il Piano formativo dei nostri
volontari hanno dato un contributo importantissimo alla realizzazione
del nuovo Piano formativo di Regione Lombardia che per la prima volta
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è un Piano formativo triennale, quindi si guarda al futuro e si
investe sulla formazione, ma questo Piano formativo, vedo che c’è il
dottor De Vita al quale ha lavorato molto, la dottoressa Marforio, il
mio direttore che ringrazio perché è stato molto impegnativo ma ha
dato alla fine un grandissimo risultato, perché sono stati gli stessi
volontari che sono intervenuti su quello che è la formazione, e
quindi su ciò di cui hanno loro bisogno.
Sono stati coinvolti sul piano decisionale anche sulla nuova colonna
mobile regionale, perché la nuova colonna mobile regionale da fine
dicembre, quando ho portato la delibera, è una colonna mobile
regionale che coinvolge tutte le colonne mobili provinciali, quindi
che viene ampliata, c’è una maggiore collaborazione di tutte le
organizzazioni di Protezione Civile che ci sono sul territorio.
Ecco, queste sono alcune delle questioni più importanti che sono
riuscita a realizzare insieme, ripeto, ai volontari che partecipano
anche a livello decisionale, perché ritengo sia essenziale questo.
Spero ci sarà occasione per venire a presentare il primo anno di
lavori e quello che abbiamo realizzato, però io adesso voglio sentire
l’Onorevole Zamberletti.
Però, prima di concludere, voglio chiedere all’Onorevole Zamberletti
cosa ne pensa della proposta della modifica del Titolo V che
riporterebbe in capo allo Stato la Protezione Civile, quindi
spogliando le Regioni di questa funzione importante.
Presidente MARSICO
Grazie, Assessore. La parola all’Onorevole Zamberletti.
Onorevole ZAMBERLETTI
Io, intanto, ringrazio veramente il Presidente Marsico per questo
invito che mi ha particolarmente commosso, perché l’occasione di
venire nella Commissione della Regione, della mia Regione, per
parlare di Protezione Civile io che sono arrivato alla fine della mia
esperienza, insomma, ottanta anni cominciano a pesare, però per me è
molto interessante, direi anche molto gratificante.
E’ anche gratificante incontrare un bravo Assessore alla Protezione
Civile, ho avuto occasione di conoscerla, abbiamo avuto occasione di
parlare, e so che si sta impegnando, anche perché in realtà la
Regione Lombardia, vede, Marsico, quando l’altro giorno il Comune di
Varese, il Sindaco Fontana, mi ha dato questo grande onore della
Martinella di Varese gli ho detto “Voi avete avuto, però, una
fortuna, di non dovermi chiamare mai. Mi avete invitato ma non avete
dovuto mai chiamarmi”; perché, grazie al cielo, la Lombardia, io
ricordo l’intervento grosso in Lombardia è stato alla Valtellina,
tolto il settore del dissesto idrogeologico che è un problema grosso
per quanto riguarda la Lombardia, però la mappa dei rischi della
Lombardia era fino a poco tempo fa, e poi diciamo che adesso le cose
sono un po’ cambiate, una mappa dei rischi che non comprendeva uno
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dei rischi che riguardano gran parte del nostro territorio nazionale
che è il rischio sismico, mentre il resto del nostro territorio
nazionale e a rischio sismico, spesso il rischio vulcanico.
L’altro giorno - io continuo a presiedere come Presidente emerito
della Commissione dei grandi rischi - c’è stata alla lunga riunione
sui Campi Flegrei, e lì si aspettano cose delicatissime, e
l’attenzione della comunità scientifica sull’area del Vesuvio dei
Campi
Flegrei,
tenendo
conto
anche
del
grande
processo
di
urbanizzazione determinato in quelle zone, comporta una valutazione,
un’attenzione particolare.
La Lombardia, fino adesso dico - perché dal punto di vista sismico
l’area padana ha cominciato da qualche anno ad aumentare la sua
criticità, del resto abbiamo avuto un episodio del terremoto
dell’Emilia e a Mantova, è stato il segno di un fenomeno che
l’Istituto nazionale di geofisica e la comunità scientifica, aveva
cominciato a registrare come fenomeno che vede un aumento di
sismicità dell’area padana; questo non significa che si possano fare
previsioni su tempi, ma quando aumenta la sismicità bisogna aumentare
anche il livello di attenzione.
Ora come Regione Lombardia e l’Assessorato state lavorando, fra
l’altro poi c’è una domanda che mi sono dimenticato di fare per
quanto riguarda il vostro rapporto con la comunità scientifica,
perché io ho chiesto alla Commissione grandi rischi nazionale, ho
detto noi dobbiamo collegarci con la comunità scientifica che lavora
in collaborazione con la Regione, perché la comunità scientifica è
una realtà molto delicata da maneggiare e spesso il mondo delle
cattedre crea dei problemi, e invece di divergenza politica, bisogna
avere diagnosi il più possibile affidabili, senza protagonismi.
Ora c’è da dire che la Protezione Civile italiana - devo dare la
risposta sulle modifiche costituzionali - in realtà comincia a
nascere,veramente con la legge del 1970, e diventa servizio nazionale
di Protezione Civile nel ’92; prima del 1970 la Protezione Civile era
di competenza del 1920, perché queste leggi sulla Protezione Civile
sono sempre molto in ritardo rispetto a grandi eventi che il paese ha
avuto, il terrermoto di Messina è stato un ispiratore della legge del
1920.
In realtà allora il soccorso non era facile da organizzare, le
comunicazioni erano scarse, per cui si diceva “quello che è successo
è successo, diamo i poteri di Protezione Civile a livello centrale al
Ministero dei lavori pubblici”, perché hanno da ricostruire, ormai
chi è vivo è vivo, chi ci ha lasciato la pelle ci ha lasciato la
pelle, i tempi per arrivare con le forze di intervento rapido sono
lunghissimi cosi come le comunicazioni sugli edifici; per il
terremoto di Messina, era la flotta russa che faceva esercitazioni
nel Mediterraneo che è arrivata per prima, e tanto è vero che ho
trovato nella legge una previsione che la panificazione doveva essere
affidata alla Marina, perché? Perché siccome lì è arrivata la flotta
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russa e avevano fatto il pane quelli della Marina, allora nella legge
si è messo che toccava alla Marina in tutta Italia procedere alla
panificazione.
Dal ’76, nel 1970 a seguito anche qui del terremoto del Belice e a
seguito dell’alluvione del Polesine, va in porto la legge del ’70 che
per la prima volta tira fuori il termine Protezione Civile. Io sono
stato relatore di quella legge, perché il mio destino, ero giovane
parlamentare nel ’68, hanno detto “fai il relatore di questa”, che è
una legge che si trascinava da tempo per la semplice ragione che il
clima politico era molto diverso, e lo scontro politico fra i partiti
di centrodestra e il partito comunista era uno scontro politico che
derivava dallo scontro politico europeo, e quindi la diffidenza
dell’opposizione nei confronti di una legge che poteva anche essere
letta come una legge che introducendo la figura del Commissario
straordinario
dando
pieni
poteri,
dando
l’organizzazione
del
volontariato al potere centrale e ai Prefetti, creava una diffidenza
legittima; di fatti, uno dei primi relatori di questa legge che è
stato Guido Gonella negli anni ’50, mi raccontava che, insomma,
questa legge non era riuscito mai a farla passare.
La legge poi passò, perché io mi ero messo di buzzo buono, e devo dire
che trovai proprio con la Vicepresidente della Camera, l’Onorevole
Iotti che era anche il Capogruppo del partito Comunista, una soluzione
che poi è diventata la regina delle soluzioni: diamo il volontariato
agli Enti locali, diamo il volontariato non all’organizzazione delle
Prefetture ma agli Enti locali, anche perché il sogno è di avere
un’articolazione più libera del volontariato, più dialogante, più
partecipante, perché il disegno di legge del ‘70 prevedeva che il
volontario si doveva iscrivere presso i ruolini delle Prefetture, e
con questo non combinando niente, perché noi lo sappiamo benissimo che
il volontariato ha bisogno di essere organizzato, di vivere in gruppo,
di creare dei gruppi comunali di volontari.
Poi mi è capitato per uno strano destino, cioè in realtà il terremoto
del Friuli del 1976, c’era la necessità di nominare un Commissario
straordinario ai sensi della legge del ’70 e mi sono trovato, essendo
stato il relatore della legge del ’70 e Sottosegretario agli Interni
del Governo in cui il Ministro degli Interni era Francesco Cossiga, ad
essere nominato da Aldo Moro Commissario per il terremoto del Friuli.
Quell’esperienza è stata, insieme a quella di quattro anni dopo
dell’Irpinia - perché noi abbiamo avuto la concentrazione delle due
più grandi catastrofi del secolo scorso, Friuli 1.000 morti e 8.000
feriti, l’Irpinia 3.000 morti, quindi dimensioni imponenti del
disastro, però nelle operazioni di soccorso sia del Friuli, che
dell’Irpinia, hanno concorso le stesse persone del Corpo dei Vigili
del Fuoco, delle Forze Armate, delle organizzazioni che allora non
c’erano ancora i gruppi comunali di Protezione Civile, era
l’Associazione Nazionale Alpini che cominciava a organizzare un
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sistema di partecipazione all’attività di volontariato per la
Protezione Civile.
Quindi, in realtà, la presenza delle stesse persone che ha portato a
ragionare tutti insieme sulla necessità di arrivare alla costituzione
del servizio nazionale di Protezione Civile. Il servizio nazionale di
Protezione Civile, perché è difficile da organizzare in un paese come
il nostro? Per due ragioni: il nostro è un paese in cui convive,
insieme al decentramento burocratico dello Stato, robusto da paese
centralista, il decentramento democratico, Comuni, Province, Regioni,
e quindi la convivenza sul territorio di un intreccio di rapporti fra
il decentramento burocratico, le Forze di Polizia, le Forze Armate,
il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Il nostro è l’unico paese al mondo che ha un Corpo di Vigili Fuoco
organizzato dallo Stato centrale, tutti i paesi, compreso la Francia
che è il paese più centralista a cui noi abbiamo sempre fatto
riferimento, il Corpo di Pompieri di Parigi, il Corpo dei Pompieri
degli Stati Uniti, tutti i paesi del mondo hanno questo.
Noi abbiamo un Corpo nazionale costituito nel 1939, in vista della
guerra, che sciolse, praticamente scorporò tutti i corpi comunali e
provinciali, e li concentrò nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco,
e con un’organizzazione puramente centralista, tanto è vero che ci
sono buoni rapporti fra le Regioni e il Corpo Nazionale dei Vigili
del Fuoco, però il Corpo Nazionale dipende dai Prefetti, dipende dal
Ministero degli Interni, con quale vantaggio e svantaggio? Loro
dicono - io ho passato una vita con i Vigili del Fuoco, ho degli
ottimi rapporti, i miei collaboratori migliori sono stati ufficiali,
tecnici del Corpo dei Vigili del Fuoco - loro dicono giustamente “noi
abbiamo una formazione del personale che vale dalla Lombardia alla
Sicilia nello stesso modo”.
Però la Francia che ha l’organizzazione territoriale, ha fatto scuole
nazionali, ha creato pool di scuole per la formazione in modo da
garantire proprio la omogeneità.
Ma qual è il punto veramente negativo di questa cosa? E’ che abbiamo
solo un corpo di professionisti, quindi 3.000 uomini, noi dalle Alpi
alla Sicilia abbiamo solo 3.000 uomini nel Corpo nazionale dei Vigili
del Fuoco.
Io ricordo i dati della Germania federale ancora, 1.100.000 pompieri,
di cui 4.000 circa di professionisti e il resto volontari, questo
anche la Francia, 400.000.
Ora il nostro paese aveva anche debolezza nella struttura, tant’è
vero che noi abbiamo dovuto usare nelle grandi emergenze le Forze
Armate a massa, cioè intere divisioni dell’Esercito sono intervenute
perché senza quelle non avremmo avuto la forza di gestire situazioni
di emergenza.
Mancando le colonne, quando voi parlate delle colonne mobili, un
sogno, nel senso che non c’era la colonna mobile, o mi davano gli
uomini l’Esercito, le Forze Armate o non ne avevo abbastanza. Il
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Corpo dei Vigili del Fuoco avendo 3.000 uomini in tutto al massimo me
ne mandava 500, me ne mandava 1.000, e quando me ne aveva mandati
1.000 doveva sguarnire i distaccamenti in giro, il problema della
sicurezza
degli
aeroporti,
perché
il
volontariato
riesce
a
svilupparsi solo se collegato a organizzazione a livello locale.
Allora c’era questo problema di un potere centrale che disponeva di
tutte le forze più importanti d’intervento, e quindi la necessità per
esempio di creare una struttura di volontariato ricreando i Pompieri,
cioè ritorniamo a fare i corpi comunali, anche uniformandoci a tutti
gli altri paesi che ci sono in Europa. Se noi ci affacciamo a
qualunque frontiera, ci accorgiamo che i corpi comunali dei Vigili
del Fuoco sono corpi comunali che ci sono in tutti i Comuni.
La seconda cosa importante è quella, che si dovrà affrontare, che la
catena di comando politico, non quella tecnica, in realtà è a zigzag,
perché è il Sindaco che riesce ad essere elemento di unità perché è
anche ufficiale di Governo, e quindi al suo livello non ha
concorrenza, ma poi quando arriviamo a livello provinciale c’è il
problema della Presidenza della Provincia e del Prefetto; poi si
arriva alla Regione che adesso ha avuto più peso, ma il Prefetto
dipende dal Governo, non dipende dal Presidente della Regione, eppure
nella Protezione Civile occorre una catena di comando politico
coerente, non si può andare a zigzag, questo dipende da Roma, non è
possibile. Questa è la cosa che ha reso molto difficile legiferare in
un settore dove per la sicurezza dei cittadini non si possono
permettere mediazioni troppo complicate.
Di fatti, noi abbiamo impiegato dal 1981 quando nasce il Dipartimento
della Protezione Civile e viene nominato un Ministro per cominciare a
organizzare la protezione civile, fino al ’92 per avere la legge del
servizio nazionale, e uno si domanda: ma possibile che dopo tutto
quello che è successo ci vuole più di dieci anni per avere una legge?
La verità è che è una legge complicata. Era una legge con cui si
doveva cercare di risolvere un problema quasi insolubile, che era
quello di avere una catena di guida coerente.
Io ricordo - questo è un particolare curioso, lo dico sinceramente che io ho portato in Consiglio dei Ministri il testo per farlo
approvare nel 1984, il Consiglio dei Ministri approva all’unanimità
il testo, c’era il Governo Craxi, e dopo un mese il testo era al
Quirinale e non va alle Camere. Siccome i colleghi e amici delle
Commissioni dissero “ma quando arriva questo teso che avete
approvato? Avete fatto anche la conferenza stampa, quand’è che
arriva?”. Allora vado da Pertini che era il Presidente della
Repubblica, è sempre stato un mio grande amico, e gli dico
“Presidente, ma questo disegno di legge approvato all’unanimità
perché non lo trasmette alle Camere?”; e lui che era un personaggio,
un grande Presidente, però aveva le sue idee, ha detto “Vedi, tu sei
vecchio e quindi sai che io autorizzo la presentazione di disegni di
legge alle Camere, la Costituzione lì ci autorizza, autorizzare vuole
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dire che non lo autorizzo, se no diceva trasmette, invece dice il
costituente: “autorizzo”, e tu mi chiederai perché non ho autorizzato
la presentazione e io ti rispondo perché non mi piace”.
E allora, ho detto “Presidente, perché non le piace?”, perché era
stato certamente premuto, “Perché toglie troppi poteri ai Prefetti
per darli ai Presidenti delle Province”.
Sono dovuto venire a patti, alla fine, per cercare di fare passare la
legge, perché in realtà questa estrema difficoltà a creare un sistema
coerente è una cosa molto difficile.
L’altra cosa difficile era il fatto di creare strutture di
coordinamento, di guida complessiva, perché la Protezione Civile è
un’attività interdisciplinare, è interforze, tanto è vero che io ho
sempre detto non ci vuole un Ministero della Protezione Civile ma ci
vuole un Dipartimento della Presidenza del Consiglio perché deve
sapere raccordare tutte le varie Amministrazioni, dialogare con la
comunità scientifica, dialogare con le forze di intervento, e
soprattutto la Protezione Civile non è più norme su soccorso alle
popolazioni colpite da calamità, ma deve comprendere come elemento
centrale la prevenzione, cioè la previsione alla prevenzione; cioè,
il vero obiettivo della Protezione Civile è evitare i danni se si
può, o comunque, in ogni caso, la perdita di vite umane, e quindi in
realtà la previsione/prevenzione che prima erano separate, cioè la
Protezione Civile vedeva attività di soccorso è una cosa, l’attività
di prevenzione è un’altra, invece è necessario che la Protezione
Civile comprenda tutto; per fare questo, però, è necessario
coordinare una pluralità di Amministrazioni centrali ma anche di
Amministrazioni sul territorio, perché la Protezione Civile va dalla
normativa antisismica, deve occuparsi, e quindi coordinare l’attività
che il Ministero dei lavori pubblici e il Consiglio superiore dei
lavori pubblici ha nella stesura della normativa antisismica, a
quella della previsione di tutti i rischi che riguardano il grande
versante anche delle attività umane, il rischio chimico-industriale,
e poi c’è il settore del rischio idrogeologico.
Ora, adesso, con il cambiamento, con le modifiche costituzionali,
dobbiamo stare molto attenti perché il grosso pericolo è di
riprendere il zigzag delle competenze, cosa che in Protezione Civile,
sia per l’attività di previsione, che per l’attività di prevenzione,
è estremamente importante.
Poi, voglio dire una cosa: noi siamo riusciti, quindi, a varare nel
’92 la legge sul servizio nazionale, le Regioni allora cominciavano a
prendere, voi sapete che uno dei guai, se non si organizza bene la
catena di comando politica, è l’abuso della figura del Commissario.
Si nomina il Commissario proprio perché per mettere d’accordo il
decentramento burocratico con il decentramento democratico, ci vuole
uno solo che comanda, e allora si nomina il Commissario straordinario
in emergenza; spesso coincide, adesso si fa coincidere con il
Presidente della Regione, ma si mette un altro cappello, cioè non è
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più il cappello del Presidente della Regione, è il cappello del
Commissario del Governo.
Il fatto che lo si faccia coincidere risolve un po’ il problema della
funzionalità, ma a mio avviso si potrebbe ricorrere meno alla figura
del Commissario se fosse molto chiara la catena dei comandi.
Per quanto riguarda il volontariato, ecco, non voglio farla lunga per
lasciare tempo alle domande, quello del volontariato è stato il mio
incubo, anche perché noi abbiamo solo 3.000 uomini nel Corpo dei
Vigili del Fuoco, adesso ne abbiamo meno di prima perché prima
avevamo i 5.000 della leva in più, non abbiamo più l’esercito di leva
e quindi non possiamo più ricorrere ai 30.000 che noi abbiamo
mobilitato in Friuli e abbiamo mobilitato in Irpinia, non ce li
possono dare, perché ormai è un esercito piccolo di professionisti.
Se non abbiamo il grande respiro del volontariato, noi siamo, pur
avendo ormai una macchina in cui abbiamo messo a punto la previsione,
la prevenzione, l’attività delle Regioni, insomma noi abbiamo una
Protezione Civile che ci viene guardata e invidiata dagli altri
paesi, però abbiamo le difficoltà che ci sono, tanto è vero che è
invidiata al punto che il nuovo documento del Parlamento europeo e
della Commissione fa riferimento al sistema italiano in sostanza,
però noi su questo del volontariato dobbiamo andare avanti.
Io volevo chiamarli i corpi comunali di Vigili del Fuoco, allora sia
il Ministro Rognoni che il Ministro Scalfaro, che sono succeduti al
Ministero dell’Interno, mi hanno chiamato e mi hanno detto “Il Corpo
dei Vigili del Fuoco se li chiami, così fa un anno di sciopero”; così
ho detto “Lasciamo perdere, mettiamoci d’accordo, chiamiamoli corpi
comunali di Protezione Civile”, perché il Corpo Nazionale dei Vigili
del Fuoco dice “Siamo noi i Vigili del Fuoco, non vogliamo altri
sulla piazza”, e io dicevo “No, in tutti i paesi ci sono i
professionisti, ci sono i volontari”, anche perché il volontario è
importantissimo a fianco del Sindaco come figura di sentinella per la
prevenzione, perché lo aiuta a vedere i rischi, perché il volontario
preparato,
formato,
collegato
agli
esponenti
della
comunità
scientifica
può
essere
uno
strumento
di
sensibilizzazione
dell’Amministrazione comunale, ma anche della popolazione. Preparare
la popolazione a modelli comportamentali, a vedere il rischio, a
comportarsi col rischio, vediamo quanta gente noi perdiamo nelle
alluvioni per comportamenti spesso anche irrazionali delle persone,
ma queste cose non si possono dire all’ultimo momento, deve essere
alla formazione, e vedere come abbiamo collocato gente nello
scantinato, in un posto così, il volontario è importante perché va
dal Sindaco e gli dice “Sindaco, guardi che qui c’è una situazione
così”, se no il Sindaco di chi si avvale, solo della Guardia
Municipale? Quindi, in realtà, lui ha una partecipazione di gente che
poi parla con la popolazione.
Tra l’altro voi in Lombardia avete una legge sulla Protezione Civile,
credo sappiate che contiene una trappola: l’articolo 6 della legge
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del 2004, il Testo Unico, al comma secondo, è previsto che i gruppi
di intervento comunali possono svolgere attività di soccorso tecnico
urgente, cioè in realtà sono già dei pompieri volontari, perché il
termine di tre parole “soccorso tecnico urgente” qualifica la
competenza tipica dei Pompieri che intervengono, quindi hanno già
questa cosa, tanto è vero che il Ministero degli Interni (per questa
cosa mi sono avvalso della collaborazione nel 2004 di una Consigliera
che ha infilato questa roba) se n’è accorto qualche mese dopo, ma non
è arrivato in tempo a impugnare la legge, e quindi questa è rimasta
“il soccorso tecnico urgente”, perché volevo che almeno una Regione,
la mia Regione, avesse già la previsione di competenze molto vaste di
volontari, perché il volontario è questo, è colui che consente al
Sindaco di non essere un profeta disarmato, che dà la possibilità
alla popolazione di avere una forma di raccordo per la prevenzione,
per i modelli comportamentali e anche per l’assistenza rispetto ai
rischi che in questi giorni, ho visto, capisco la ragione del
Presidente del Consiglio di ingaggiare grandi architetti per il
programma delle scuole, ha ragione, io gli dico anche qualche
strutturista, però, perché il vero grosso problema è che è giusto
avere il grande architetto però un buon strutturista per andare a
vedere quali sono i punti deboli delle strutture può diventare anche
qui un problema e salvare delle vite umane.
Avere una bella scuola è importante, che si presenti bene è
importante, però in una zona sismica se viene giù con il terremoto
allora lì perdo delle vite, quindi è giusto avere il prestigio del
grande architetto, però a me piace anche avere un buon strutturista.
Fra l’altro, un’azione che la Protezione Civile deve fare, stiamo
attenti, nelle zone che sono oggi diventate zone di attenzione dal
punto di vista del rischio sismico il lavoro da fare con le
università, perché bisognerebbe parlare di tecnici, perché non basta
dettare le normative antisismiche; ridurre la vulnerabilità degli
edifici significa anche avere gente che sa praticamente applicare
queste norme, e che quindi oggi nelle università, Pavia per esempio
sta facendo questo lavoro, si sta cercando di sviluppare una
formazione di tecnici proprio perché ridurre la vulnerabilità degli
edifici, dei vecchi edifici, è il risultato di norme, di normative,
di regole, ma anche di competenza concreta nel territorio, perché se
no c’è il rischio che siano gli stessi tecnici a scoraggiare
l’applicazione di norme che in questo campo possono dare risultati
per l’aumento della sicurezza.
Ecco, detto questo, io, caro Presidente, voglio dire una cosa: io
sono vicino con il cuore, con i consigli, quello che posso,
all’attività della Giunta in questo campo, e mi compiaccio perché la
Regione Lombardia pur non avendo avuto, grazie al cielo, salvo il
ricordo della Valtellina, perché poi a proposito della Valtellina io
devo molto alla Regione Lombardia perché se non ci fossero stati
alcuni geologi alla Regione Lombardia collegata alla Commissione
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grandi rischi che mi facevano sgombrare Valdisotto prima che venisse
giù la montagna noi in Valtellina parleremmo di centinaia di morti, e
l’averla sgombrata la sera prima della frana… poi, dopo, quando salvi
la gente non si ricorda nessuno, è quando la perdi che si ricorda,
però io ricordo il geologo Presbitero, alcuni proprio non li
dimenticherò mai perché quella sera il gruppo dei geologi della
Regione con i miei della grandi rischi vennero da me e mi dissero “Se
non sgombriamo Valdisotto il rischio è che stanotte venga giù la
frana”, e nella notte la frana è venuta giù e ha portato via tutto il
paesino sotto, avevamo portato la gente a Morbio e abbiamo salvato la
popolazione di quella frazione.
Quindi, in realtà, devo dire che la Regione il Lombardia ha già dato
un bel contributo per quanto riguarda i collaboratori della Regione
Lombardia.
Quindi, grazie a voi, grazie di questo invito. Sono molto contento di
aver avuto questa possibilità di incontrarvi.
Presidente MARSICO
Grazie, grazie davvero. Se i colleghi Commissari hanno delle domande,
se ci sono interventi. Lena, prego.
Consigliere LENA
Grazie, Presidente. Onorevole, grazie per essere qui oggi. Io mi
permetto di fare un paio di considerazioni. Ho fatto l’Assessore
provinciale della Protezione Civile per quattro anni, quindi ho avuto
contatto con il volontariato e mi fa piacere sentire da lei il fatto
che tutto il sistema, o gran parte del sistema, si basa sul
volontariato.
Io, però, sul volontariato qualche dubbio l’ho avuto, l’ho ancora in
questo senso: si è tentato di definire qual è il volontario
operativo, spesso si fanno corsi, corsi base o corsi più specifici,
però ho avuto la sensazione che ci sono volontari operativi, o che
vengono definiti operativi, ma che in realtà forse operativi non lo
sono, nel senso che c’è il rischio che qualcuno diventi un problema
là nel momento che c’è l’emergenza, e quindi c’è un problema nel
problema; quindi, secondo me, ci dovrebbe essere, non so se lei è
d’accordo, un po’ più di rigidità nel verificare che siano
effettivamente operativi.
Un altro passaggio, mi viene da dire, sarebbe quello della
prevenzione nelle scuole. Il fatto di insegnare ai bambini come
operare, come comportarsi, e addirittura abbiamo visto in alcune
esercitazioni che insegnano agli adulti, mi aveva portato a fare in
provincia di Cremona 17.000 opuscoli, perché noi siamo una provincia
piccola, 370.000 abitanti, ma le elementari comprendevano 17.000
bambini, e quindi sono stati distribuiti 17.000 opuscoli.
Io, poi, il risultato non lo so, non l’ho più verificato, perché non
sono più in Provincia, però credo che questo sia un passaggio
13
fondamentale, quello di insegnare ai bambini come comportarsi in caso
di calamità, che poi possa essere idrogeologica come il problema che
abbiamo noi che viviamo vicino al Po, oppure per chi ha problemi di
eventi sismici.
Detto questo, la ringrazio anche per aver definito una questione
importante che spesso non viene sufficientemente sottolineata, quella
del decentramento, il fatto che ci sia in loco persone che siano in
grado di, e non che vengano gestite da un sistema centrale che poi è
così lontano dai luoghi in cui avvengono determinati eventi che non
permettono di avere la sensibilità, appunto, del territorio. Grazie.
Presidente MARSICO
Grazie, Consigliere. Mi chiede di intervenire l’Assessore, poi ha
chiesto di intervenire Villani.
Assessore BORDONALI
Purtroppo, devo salutarvi, vado via. Però, prima di andare via,
ringrazio il dottor Zamberletti anche per le risposte alla mia
sollecitazione sulle modifiche costituzionali, e mi fa piacere quella
che è stata la sua risposta perché, effettivamente, delle criticità
le affronteremo anche a livello regionale nel momento in cui si saprà
quello che accadrà delle Province, perché pensiamo anche a questo
passaggio che probabilmente verrà a mancare, sarà un passaggio che
causerà veri e propri problemi.
E’ un problema. Infatti, io continuo a ribadirlo quando si parla
dell’abolizione
delle
Province.
Sulla
Protezione
Civile,
effettivamente, è un problema grossissimo.
Però, sulle due sollecitazioni del consigliere Lena, la necessità di
formazione della Protezione Civile e dei volontari operativi, proprio
per questo motivo abbiamo deciso di lavorare molto sulla formazione
ma differentemente da quello che accadeva prima faremo realmente e
seriamente anche gli esami, perché vogliamo una Protezione Civile
seria e formata, e quindi lavoriamo molto sulla formazione, e hanno
individuato gli stessi volontari quali devono essere gli ambiti di
formazione, però al tempo stesso chiediamo che effettivamente, dando
la possibilità di accedere a questi corsi, ci sia un ritorno a chi
partecipa, comunque, ci sia una verifica, una verifica seria, quindi
non più l’esame la sera tardi dopo il corso, considerando che i
nostri volontari comunque lavorano tutti, quindi esami fatti in modo
serio ma dando la possibilità anche a loro di studiare. E poi anche
all’interno delle scuole, ad esempio, vogliamo formare i formatori
che vanno all’interno delle scuole perché oggi tutto è lasciato alla
libertà dei singoli gruppi, e quindi ci sono gruppi che hanno
competenze e sono in grado di dare informazioni ai ragazzi
all’interno delle scuole e gruppi che non lo sono. Quindi avere anche
standard formativi per quanto riguarda la preparazione all’interno
delle scuole anche del materiale, poi purtroppo il bilancio ci tarpa
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le ali su tanti progetti che vorremmo realizzare, però avere anche un
materiale unico per tutti i nostri studenti, ovviamente creato
attraverso rapporti con le comunità scientifiche, è fondamentale.
Ma siamo andati oltre, stiamo lavorando molto con i ragazzi e stiamo
pensando, cioè è passata la norma per cui creeremo il gruppo dei
cadetti, quindi ci siamo ispirati alla Croce Rossa dove ci sono
volontari ancora minorenni, ovviamente i cadetti non avranno
possibilità di intervento ma creiamo una coscienza del volontariato,
augurandoci che poi questi cadetti diventeranno uomini e donne della
Protezione Civile.
E con questo, mi scuso che devo correre in Giunta, però, ribadisco la
mia disponibile al Presidente Marsico per venire a raccontarvi quello
che è stato realizzato in questo anno, anche sul piano formativo.
Grazie.
Presidente MARSICO
Grazie,
Assessore,
della
sua
partecipazione.
Certamente
calendarizzeremo in una delle prossime sedute un incontro più di
dettaglio rispetto all’attività che il suo Assessorato ha realizzato.
Aveva chiesto di intervenire il consigliere Villani.
Consigliere VILLANI
Sì, io intervengo brevemente per ringraziare il Presidente Marsico,
per ringraziare il Ministro Zamberletti per questa presenza e aver
voluto affrontare in questi termini il problema della Protezione
Civile. Credo che sia davvero una cosa molto importante e, anzi,
colgo l’occasione anche all’interno di questa sede di una discussione
di questo tipo per ringraziare tutti i volontari della Protezione
Civile che operano all’interno della Regione Lombardia ma direi
all’interno di tutto il nostro paese.
Ho verificato personalmente nella mia provincia anche recentemente,
anche in questi giorni, siamo ancora dentro una criticità forte,
riguarda un territorio fragile, il ruolo di queste persone; parlo di
persone, di questi volontari che sono presenti per segnalare fatti,
per segnalare criticità, per dare indicazioni alle Amministrazioni,
agli Enti locali, e sono presenti giorno e notte quando purtroppo si
manifestano problemi.
I problemi all’interno della mie provincia, ma credo che il discorso
sia generale, sono quelli di un territorio fragile con oltre 2.000
frane, con smottamenti e con esondazioni nei territori di pianura di
torrenti anche importanti.
Bene, io ho constatato che la Protezione Civile, che queste persone
riescono non solo ad affrontare le emergenze, ad essere presente sul
posto quando ci sono le emergenze, e tante volte a segnalarle prima,
ma riescono anche a dare indicazioni di carattere strutturale che
riguardano proprio il modello di sviluppo. Li vedo come momento di
cerniera tra la società civile e le istituzioni, come momenti molto
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importanti che tra l’altro con lo sviluppo che c’è stato in questi
ultimi anni, e segnatamente negli ultimissimi anni, di persone
impegnate nella Protezione Civile configurano, soprattutto nei Comuni
di piccola e media dimensione, un nuovo modello di funzionamento
dello Stato a livello locale, un nuovo modello che è quello di avere
istituzioni che funzionano e che lavorano, che è quello di avere la
Protezione Civile che si rapporta alla società civile e ai cittadini,
e quindi arricchisce e rende più importante l’articolazione che poi
deve occuparsi di questi fatti.
Io credo che questo sia il significato di oggi della Protezione
Civile. Per questo motivo, sono molto d’accordo con le proposte che
sono state fatte, che devono essere portate avanti da Regione
Lombardia, che sono quelle che riguardano la formazione, che sono
quelle che riguardano l’aiuto concreto a questi gruppi di Protezione
Civile a rimanere attivi e funzionali, che riguarda anche la
promozione della Protezione Civile cercando nuove persone, ed in modo
particolare nuovi giovani, che si avvicinino, che si aggreghino e che
capiscano che in questo modo possono dare un contributo importante.
Direi che questa è anche una risposta quando ci dicono che la
politica è lontana dalla gente, perché si è abituati a vedere la
politica ancora come anni fa, chi ha un ruolo istituzionale, che ha
un ruolo politico, senza tenere conto che poi, invece, ci sono tante
altre persone che si impegnano, che fanno volontariato, che danno un
contributo serio ad affrontare i problemi, che nessuno deve mettere
il cappello, che non vogliono che gli si metta un cappello in testa,
ma che vogliono qualificarsi, essere presenti e svolgere una funzione
accanto alle istituzioni.
Mi
sembra
importante
questo
discorso
di
carattere
generale,
relativamente alla Protezione Civile, e proprio per questa ragione,
per quello che è avvenuto in questi anni, di collegamento
innanzitutto con i Comuni, con le Unioni dei Comuni, con le Comunità
Montane, non credo che sia opportuno che la Protezione Civile venga
ricentralizzata, anzi, io credo che ci dovrebbe essere un processo di
ulteriore decentramento delle funzioni e di collegamento con gli Enti
locali, naturalmente con un ruolo di coordinamento che ritengo
importante avvenga a livello regionale, e poi vedremo anche con le
aree vaste cosa si può fare da questo punto di vista per non
disperdere il patrimonio e per non disperdere tutto quello che
abbiamo portato avanti. Proprio martedì sono stato invitato a
partecipare ad un incontro con un po’ di gruppi di Protezione Civile
nel mio territorio, naturalmente riporterò anche le cose che sono
state dette oggi, l’importante incontro che si è svolto. Grazie.
Presidente MARSICO
Grazie, Consigliere. Prego Vicepresidente Magoni.
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Consigliere MAGONI
Grazie, Onorevole, per la sua conoscenza che ci ha dato, anche perché
lei è colui che ha dato tutte le informazioni per attuare e iniziare
questo percorso di Protezione Civile.
Avrei due domande da farle: secondo lei, vista l’esperienza che ha,
quali sono le peculiarità che deve avere una persona quando va a
affrontare un percorso da Protezione Civile, nel senso in questi
corpi? Non penso che sia solo la passione, ma ci deve essere un
qualcosa di più, un quid particolare per avvicinare, per poter essere
veramente operativo.
In secondo luogo, vorrei sapere secondo lei qual è il futuro della
Protezione Civile in Italia. Grazie.
Presidente MARSICO
Grazie. Prego, Corbetta.
Consigliere CORBETTA
Grazie, Presidente. Ringrazio anch’io per la presenza. Anch’io volevo
fare una domanda. Ho apprezzato molto l’excursus storico che è stato
fatto, che ci ha consentito di capire tanti passaggi; volevo chiedere
un’opinione sua sul tema della privatizzazione della Protezione
Civile, c’è stato un tentativo di riforma qualche anno fa sotto il
Governo Berlusconi in senso di, appunto, privatizzare la funzione,
volevo capire lei che cosa ne pensava in merito. Grazie.
Presidente MARSICO
Grazie, Consigliere. Prego, Bianchi.
Consigliere BIANCHI
Grazie, Presidente. Io, innanzitutto, volevo veramente ringraziare il
Ministro Zamberletti e complimentarmi per la relazione ampia ed
esaustiva che questa mattina ha fatto, che è stata una vera lezione
per tutti noi. Credo che sia importante sottolineare questo.
Io voglio portare un’esperienza, perché l’Onorevole Zamberletti ha
parlato dei Vigili del Fuoco, dei Pompieri, quelli che noi chiamiamo
Pompieri: io vengo dalla provincia di Como, abbiamo una realtà dove a
fronte di un comando provinciale di professionisti abbiamo una realtà
a Lomazzo, una ad Appiano Gentile, una ad Dongo, uno a Canzo, uno a
Cantù e uno a San Fedele Intelvi, quindi sei realtà di cui cinque
delle belle realtà, una un po’ meno, quella di San Fedele Intelvi,
perché è fondata da poco, di volontari, di gente come noi che nel
proprio tempo libero fa il Vigile del Fuoco; questa gente, però, non
è il volontario pompiere di cui parlava il Ministro Zamberletti, i
Pompieri francesi, americani, dove sono dei veri volontari nel senso
che non hanno una dipendenza centrale, questi volontari sono
volontari per quanto riguarda il costo, perché costano forse 4.000
euro all’anno a fronte dei 40-50.000 euro che costa un professionista
17
Vigile del Fuoco, ma dipendono integralmente dal Comando provinciale,
e
quindi
dipendono
dal
Dipartimento
centrale,
dal
Ministero
dell’Interno.
Per cui, noi assistiamo a questo, abbiamo questi volontari che
costano poco che anziché essere favoriti nella loro attività, al
contrario si trovano tutti i cavilli per far sì che questa attività
venga soppressa o vada a finire, perché poi il volontario si stanca e
dice “io sono qui, do anima e cuore ad ogni ora del giorno e della
notte, faccio i turni per poter essere sempre presente per lavorare
sul mio territorio, non mi necessita di avere il navigatore
satellitare per arrivare all’ultima viuzza dell’ultima frazione
dell’ultimo paese di montagna, perché io conosco come conosco le mie
tasche tutte queste vie, e vengo ogni giorno mortificato, in ogni
modo, dal mio Comando provinciale”. Questo è quello che succede in
provincia di Como. Io porto questa testimonianza che è quella della
provincia di Como, vengo mortificato in ogni momento dal mio Comando
provinciale. Come vengo mortificato? Attraverso il non fare entrare
nuovi soggetti, ritardando i corsi di formazione, ritardando le
visite mediche, facendo scadere il termine della visita medica che ha
una durata annuale, adesso vado a memoria, ma poi quando scade devi
rifare tutta la trafila, attraverso tutte queste cose, attraverso,
magari, non dare quei mezzi in dotazione che sarebbe necessario dare,
tenerli parcheggiati nel parcheggio di via Valeggio del Comando
provinciale, non darli ai volontari, ritardarne l’assegnazione.
Io credo che questo sia un tema, e vorrei anche un parere da parte di
un’autorevole persona che stamattina, ripeto, ci ha dato una lezione
sulla Protezione Civile e su uno stile anche di vita, vorrei dire. Io
ho avuto modo di conoscerla, lei non si ricorderà di me, poi glielo
dirò, ma ci siamo conosciuti attraverso la Coldiretti di Como, quindi
anni e anni fa, ma oggi l’ho ritrovata come l’avevo conosciuta tanti
anni fa.
Tanto per concludere, vorrei, appunto, un suo parere su questo perché
mi pare che questo sia un punto fondamentale. Io non credo che questo
succede solo in provincia di Como, credo che questa sia un’esperienza
che viene vissuta anche in altre province, quantomeno di Regione
Lombardia.
Presidente MARSICO
Grazie, Consigliere. Se non ci sono altre richieste di intervento,
lascerei la parola all’Onorevole Zamberletti per la chiusura. Prego.
Onorevole ZAMBERLETTI
Io vi ringrazio, veramente, perché tutte le domande, le osservazioni
sono molto pertinenti, mi hanno sollevato alcuni dei vecchi problemi.
Comincio da questa vicenda dei Vigili del Fuoco volontari, che sono
stati la mia passione e la mia rabbia per le ragioni che lei diceva.
In sostanza, il Corpo Nazionale dei Vigili Fuoco ha fatto sempre di
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tutto per scoraggiare il volontariato, tanto è vero che lo ammette ma
come cottimisti, non come veri volontari, e quando dicevo “Ma perché
non prendete anche quelli che vogliono lavorare gratis?”, “No, devono
essere pagati”, perché hanno sempre visto nei volontari una sorta di
crumiri, perché, diciamocelo con franchezza, questi volontari della
provincia di Como e i volontari del Garda che ha una bellissima
tradizione di volontari, sono come le riserve indiane, c’erano prima
che nascesse il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, e sono gli
unici che quando il Fascismo nazionalizzò il Corpo dei Vigili del
Fuoco hanno voluto tenere duro e resistere, tanto è vero che sono
stati presi dal Corpo Nazionale dei professionisti, i quali li hanno
sempre trattati come se fossero impari, tanto è vero che i tecnici e
gli ingegneri dei volontari devono stare alle dipendenze del Vigile
del Fuoco semplice, cioè addirittura non ammettono, se è possibile,
neppure gli ufficiali del Corpo dei volontari, e hanno fatto sempre
di tutto, io ho fatto delle battaglie per difendere quelli del Garda,
hanno un’organizzazione bellissima sul Garda, ma sempre trattata come
lei ha detto, una certa durezza, tanto è vero che i corpi comunali io
li ho fatti nascere quando ho capito che lì non c’era spazio per
camminare, quando ho capito che ormai quelle erano le “riserve
indiane” che resistevano finché potevano ma che poi sarebbero state
perdute.
Teniamo anche conto che un sistema centralista ha difficoltà a
governare una grossa cosa di volontari, quindi non li ama tutto
sommato, quindi non è soltanto il Corpo, perché per esempio nel Corpo
ho avuto sempre con me i Vigili del Fuoco, ho passato una vita, io
gli voglio bene, sono stati miei collaboratori meravigliosi, ci ho
litigato proprio per queste cose, dicendo “Ma perché il volontariato
che è così fondamentale voi non lo accettate?”, come si sono sempre
opposti al decentramento.
Io dico, scherzando, al nostro Presidente della Regione “Tu sei stato
il Ministro degli Interni, però non la forza di decentrare il Corpo
dei Vigili del Fuoco avrai avuto paura della pelle”, perché in realtà
il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è un corpo statale che ha
questa difficoltà a diventare un’articolazione sul territorio, e vede
di mala grazia questa faccenda dei volontari, che subiscono ma che
non hanno mai voluto sviluppare, e se possono, se si chiude un
distaccamento, c’è stato il caso sempre su Garda di un Comune dove
c’è un bel distaccamento volontari, a fianco gli mettono il
distaccamento dei permanenti, vuol dire dargli uno schiaffo, insomma.
Quindi, io credo, invece, nell’altra via che abbiamo intrapreso con
la legge del ’92, cioè i corpi comunali dei Vigili del Fuoco.
E’ stata detta una cosa molto giusta sull’efficienza del sistema del
volontariato, cioè volontariati operativi. Qui bisogna che il
volontariato riesca a darsi, complessivamente, una regolata, perché
il decentramento non è sinonimo di anarchia, il decentramento ha
bisogno che si dia una catena di comando. Lo dicevo all’assessore
19
Bordonali molte volte. Un po’ hanno supplito le Province in
Lombardia, cioè le Province perché sono più vicine sul territorio
hanno cercato di creare una catena di comando per organizzare i
corsi, per vedere la formazione di questi, per evitare che ci sia
eccessiva disparità di formazione e di attività, fra i volontari.
Oggi il volontario è importante perché è la sentinella, come dicevo,
del Sindaco, e quindi lo aiuta nel vedere i rischi, e quindi per fare
questo deve essere formato, se no non lo aiuta a vedere i rischi, la
seconda cosa è per interfacciarsi con la popolazione, è parte della
popolazione, e quindi da modelli di comportamento, insegna a
comportarsi.
Io ricordo quando noi organizzammo i primi gruppi di volontari in
Friuli: era perché la gente era passata da un sistema in cui si
riscaldava con la legna, a un sistema in cui si riscaldava con le
bombole di gas, e gli anziani rischiavano di saltare in aria tutti.
Io se non avevo i volontari che giravano di giorno e di notte a
spiegare alle persone anziane come non avere incidenti, hai voglia a
dare raccomandazioni verbali, hai bisogno di qualcuno che vada lì,
che gliela spieghi.
L’altra cosa è che il volontario, ed è un’altra delle cose
importanti, collabora a individuare per la prevenzione i rischi, ma
collabora a limitarli quando può, quando ne ha la forza, perché ci
sono micro interventi che i volontari possono fare, fra l’altro anche
per tenerli impegnati, altrimenti c’è il rischio il volontario che
aspetta la festa del paese per fare un po’ di ordine, cioè il
volontario deve essere impegnato, e una delle cose è questo.
Io ricordo che sono andato, fino a che le forze mi hanno sostenuto,
in Alto Adige; andavo tutti gli anni a vedere le esercitazioni del
sabato dei Pompieri volontari dell’Alto Adige che andavano sulla
montagna a pulire il sottobosco, a controllare i corsi d’acqua per
vedere se c’erano modifiche del percorso che potevano essere inizio
di eventi calamitosi, e queste cose non è che lo segnalavano solo al
Comune, con il Comune si mettevano d’accordo e lo facevano loro
perché erano ragazzi giovani, capaci, si davano da fare, fra l’altro
c’è
anche
un
vantaggio
economico,
c’è
una
collaborazione
dell’economia complessiva della prevenzione, per cui io capisco che
per alcune cose non hanno né la forza, né la forza finanziaria, ma
per alcune cose c’è la forza delle braccia e delle intelligenza per
intervenire.
I Pompieri dell’Alto Adige li ho sempre seguiti, perché facevano
sempre non solo le esercitazioni per gli interventi di emergenza, non
solo l’illustrazione alla popolazione, ma soprattutto avevano anche
queste esercitazioni di operazioni di prevenzione, cioè nelle zone di
montagna controllare i rischi dell’assetto idrogeologico.
Quindi è molto importante che, però, anche in Lombardia, adesso poi
non so cosa succederà in assenza delle Province, farà mancare,
diventa un mare magno, però i volontari possono darsela loro anche la
20
catena di comando, si riuniscono, eleggono il responsabile di zona,
dal responsabile di zona si elegge il responsabile provinciale,
perché questa cosa è importantissima perché almeno presiedono alla
loro formazione, a evitare che ci sia una disparità eccessiva di
formazione, direi anche la pianificazione dei mezzi, perché se si può
con il concorso dei cittadini, degli Enti locali, avere dei mezzi ed
è inutile la duplicazione, se uno fa la scala è inutile che un vicino
la faccia.
Quindi che fra i Capigruppo delle varie cose ci sia, quindi, un
rapporto, cioè la catena di comando del sistema del volontariato, i
corpi comunali del resto se noi andiamo a vedere negli altri paesi
dove i corpi comunali dei Vigili del Fuoco sono municipali, però, c’è
un’intersezione, una collaborazione, le scuole comuni, quindi bisogna
arrivare a questo.
Oggi ci viene a mancare il supporto della Provincia, e questo secondo
me è pericoloso anche perché ci sono Regioni, come la Lombardia che è
più grande del Belgio, quindi immaginarsi di fare una cosa su queste
dimensioni, bisogna creare dei moltiplicatori sul territorio che
raccolgano gli Enti locali e che riescano a fare qualcosa, perché io
ho sempre detto, personalmente, ho amato le Province per il
contributo che mi hanno dato nell’organizzazione della Protezione
Civile, perché l’hanno dato seriamente, e Marsico è uno di quelli
perché l’ho conosciuto come un bravo Assessore provinciale alla
Protezione Civile.
L’altra cosa, ecco, quali sono le qualifiche di un volontario? Basta
la passione, la volontà. Intanto, la passione e la volontà è
importante, e poi la formazione, cioè devono capire il volontario che
tanto lui è utile quanto più mette la sua passione anche al servizio
di un’attività formativa.
Quindi credo che, in sostanza, ecco, anche perché la sua formazione
può consentire che la sua collaborazione, per esempio nelle scuole,
stiamo parlando dei ragazzi, dire a un insegnante che non sa niente
di protezione civile e di fare insegnare protezione civile, molto
meglio mettergli a disposizione una struttura di volontari che dia
anche le informazioni.
Insomma, in realtà, i volontari in genere sono molti giovani, molti
non sono giovani, ma si interfacciano facilmente con la popolazione
scolastica, quindi io ho visto in molti casi dare dei contributi
interessanti.
Privatizzazione, non so chi mi ha chiesto la privatizzazione. Io ho
fatto una battaglia per la privatizzazione, non credo di essere stato
quello che ha avuto successo, che è una follia, cioè la Protezione
Civile questa è una funzione pubblica, il metterci il privato sociale
del volontariato non significa privatizzare, significa portare il
privato sociale nel servizio dello Stato.
Quella cosa lì, c’è stato un momento in cui sembrava, sa perché?
Perché era legata a chi credeva di poter avere strutture efficienti,
21
ma non per la Protezione Civile del soccorso dell’emergenza ma per le
attività di ricostruzione; questo è tutto un altro capitolo che io
ritengo debba essere lasciato agli Enti locali. Io mi sono sempre
rifiutato di dire: io faccio la ricostruzione del Friuli o
dell’Irpinia, devono essere i Sindaci, io do tutto l’aiuto che
vogliono, metto a disposizione cose, ma la responsabilità, perché è
il dsindaco che parla con la sua popolazione, è lui che sceglie il
tipo di prefabbricati e poi di fabbricati, è lui che determina
insieme al suo Consiglio la politica urbanistica, non creiamo delle
strutture private che piombano sul territorio.
Tutte le volte che si è tentato di piombare sul territorio per
imporre un modello si è sbagliato sempre, anche se chi l’ha imposto,
basta vedere il Belice, il Belice si sono chiamati i più grandi
architetti del mondo, se andiamo a fare come quelli del Belice siamo
fuori dalla grazia di Dio. Era meglio che il contadino del Belice con
il suo Sindaco decidesse la realizzazione della sua ricostruzione,
piuttosto che queste visioni che possono sembrare affascinanti per i
media nazionali ma non per la gente che sta sul territorio. Quindi
credo
che
anche
come
organizzare
una
ricostruzione,
è
importantissimo.
Il Friuli ha avuto una grande ricostruzione, perché sono stati i
Sindaci i protagonisti. Certo, lasciare il Sindaco solo, con un
ufficio tecnico, spesso formato da una sola persona… Io devo mettere
a disposizione, lì serve la società di ingegneria, ma al servizio del
Sindaco, dire “Questa è la squadra che ti aiuterà per fare
l’attività, svolgere l’attività di ricostruzione”, come è importante
avere una buona collaborazione e consulenza nell’attività di
prevenzione. Io lo dico perché qui c’è gente di Cremona, e penso che
il sud di Milano bisogna guardarlo con molta attenzione, da Milano in
giù la sismicità del territorio è una sismicità che dobbiamo tenere
presente.
Allora dobbiamo cominciare ad avere una cultura, perché sono anche i
modelli di comportamento quelli che contano, la gente deve essere
perfettamente consapevole non solo del rischio che corre ma delle
cose che può fare per ridurlo, perché la cultura della prevenzione è
questa: io quando faccio una casa, so che c’è un rischio, il rischio
di pioggia, e faccio il tetto, il tetto non serve a niente, solo per
ripararmi dalla pioggia, ma il rischio sismico, gli interventi in
questo caso devono fare parte della stessa cultura. Noi sappiamo
benissimo che abbiamo dei vecchi centri storici dove oggi ognuno va a
vedere tutti i giorni noi abbiamo scosse nelle zone sismiche italiane
di terzo, quarto grado Richter che è niente, però non scappa niente,
è quello che è successo poi in Abruzzo, dopo un certo numero di
scosse quarto, quinto, è arrivata quella quinto, sesto, e siccome può
succedere bisogna cominciare a preparare le zone sismiche, e in
quelle del rischio idrogeologico per certi aspetti hanno bisogno di
più della gente locale che sta sul posto, perché non ho mai creduto a
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quelli che dicono “Occorrono tanti miliardi per fare”; prima vediamo
cosa dobbiamo fare, perché altrimenti c’è il pericolo che la politica
di difesa del territorio diventi solo un business delle grandi
imprese
che
intervengono
senza
sapienza
sulle
frane,
sugli
smottamenti, su queste cose, bruciano un sacco di energie e sono
soltanto un grosso affare, mentre noi dobbiamo farle diventare al
servizio di una sensibilità e di un approfondimento che deve essere
fatto sul piano mondiale. Grazie.
Presidente MARSICO
Io ringrazio ancora il Presidente. Credo che l’occasione sia stata
davvero ghiotta, ci ha offerto uno spaccato importante, c’è stata,
credo, una soddisfazione generale da parte dei nostri Consiglieri. Io
le sono profondamente grato per la sua presenza.
Al di là di quella che è la sede istituzionale, io tributerei un
applauso al nostro Presidente.
Consegno a nome di tutti i colleghi soltanto un semplice dono che
vuole essere uno spaccato delle bellezze architettoniche di Regione
Lombardia. Spero che non ce l’abbia già. Grazie ancora.
Fine trascrizione integrale
A questo punto della seduta, non essendovi altri argomenti da trattare, il Presidente MARSICO
ringrazia tutti gli intervenuti e chiude i lavori alle ore 12.00.
Hanno partecipato alla seduta:
- i seguenti Consiglieri componenti della Commissione:
Presidente
Vice Presidente
Consigliere Segretario
Forza Italia - Il Popolo della Libertà ‐
Berlusconi Presidente
Lara MAGONI
Maroni Presidente
Andrea FIASCONARO
Movimento 5 Stelle
Forza Italia - Il Popolo della Libertà ‐
Fabio ALTITONANTE
Berlusconi Presidente
Roberto ANELLI
Lega Lombarda – Lega Nord – Padania
Laura BARZAGHI
Partito Democratico della Lombardia
Dario BIANCHI
Lega Lombarda – Lega Nord – Padania
Angelo CAPELLI
Nuovo Centrodestra
Gianmarco CORBETTA
Movimento 5 Stelle
Massimo D’AVOLIO
Partito Democratico della Lombardia
Federico LENA
Lega Lombarda – Lega Nord – Padania
Giampietro MACCABIANI Movimento 5 Stelle
Paolo MICHELI
Con Ambrosoli Presidente – Patto civico
Jacopo SCANDELLA
Partito Democratico della Lombardia
Carolina TOIA
Maroni Presidente
Giuseppe VILLANI
Partito Democratico della Lombardia
Luca MARSICO
Hanno inoltre partecipato ai lavori della Commissione:
- Assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione,Simona BORDONALI;
- Direttore Generale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Daniela MARFORIO;
5
4
3
5
5
4
5
9
3
4
5
3
5
4
4
5
23
- Professional alla Normativa e Sviluppo in Cultura di protezione civile della D.G. Sicurezza,
Protezione civile e Immigrazione, Domenico DE VITA.
Risultano assenti alla seduta i seguenti Consiglieri componenti della Commissione:
Francesco DOTTI
Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale
Fabio FANETTI
Maroni Presidente
Il Presidente
(Luca MARSICO)
Il Consigliere Segretario
(Andrea FIASCONARO)
La Responsabile della posizione organizzativa
(Livia FERRARI)
Allegato: ordine del giorno della seduta.
VI Commissione - Ambiente e protezione civile
GIOVEDI’
20 marzo 2014
ore: 10:00
Ufficio di Presidenza
ore: 10:30
Seduta di Commissione
O.D.G. DELLA SEDUTA DI GIOVEDÌ 20 MARZO 2014
1
Comunicazioni del Presidente
2
Approvazione del processo verbale n. 8 del 13 marzo 2014
3
Incontro con l’Onorevole Giuseppe Zamberletti e l’Assessore regionale alla
Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione sul tema della Protezione civile
TRATTAZIONE
RELATORE