Relazione - Provincia di Cosenza
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Relazione - Provincia di Cosenza
PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI AGGIORNAMENTO DEL PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE RISCHI E DEL PIANO DI EMERGENZA DELLA PROVINCIA Relazione INDICE CAPITOLO N.1 - INTRODUZIONE PAR.1.1 - PREMESSA PAR.1.2 - INQUADRAMENTO NORMATIVO PAR.1.3 – PROCEDURE ATTUATIVE PER L’ADOZIONE E LA SUCCESSIVA APPROVAZIONE Pag.2 Pag.2 Pag.3 PAR.1.4. – COMPETENZE DEI PROFESSIONISTI INCARICATI DELLA REDAZIONE ED ATTIVITA’ SVOLTE PAR.1.5 - CRITICITA’ INSITE NEL P.P.P.R. APPROVATO NEL 2009 Pag.5 Pag.6 PAR.1.6 – RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA PAR.1.7 – FORMATO EDITORIALE Pag.8 Pag.8 CAPITOLO N.2 - AGGIORNAMENTO QUADRO CONOSCITIVO PAR.2.1 - TIPOLOGIA E SCENARI SPECIFICI DI RISCHIO CON RIFERIMENTO ALLA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO PAR.2.2 - RISCHI NATURALI 2.2.1 - rischio idrogeologico: frane ed alluvioni 2.2.2 - rischio erosione costiere Pag.10 Pag.10 Pag.10 Pag.11 2.2.3 - rischio sismico Pag.14 2.2.4 - rischio Tsunami 2.2.5 - rischio desertificazione e deficit idrico Pag.18 Pag.22 2.2.6 - rischio subsidenza Pag.25 2.2.7 - rischio Sinkholes Pag.25 PAR.2.3 -RISCHI ANTROPOGENECI 2.3.1 - rischio sanitario 2.3.2 - rischio ambientale 2.3.3 - rischio di incidente rilevante 2.3.4 - rischio d’incendio Pag.26 Pag.26 Pag.32 Pag.35 Pag.36 2.3.5 - rischio erosione e consumo di suolo Pag.37 PAR.2.4 - I LUOGHI E LE AREE SICURE INDIVIDUATE PER IL PIANO D’EMERGENZA PROVINCIALE Pag.38 CAPITOLO N.3 – SCHEMA DELLE SCELTE PIANIFICATORIE PAR.3.1 - PREMESSA METODOLOGICA PAR.3.1.1 AGGIORNAMENTO DEI DISSESTI IDROGEOLOGICI NEL PERIODO 2008-2012 PAR.3.2 - DEFINIZIONE DEI RISCHI NATURALI 3.2.1 - Fenomeni franosi 3.2.2 - Fenomeni alluvionali 3.2.3 - Fenomeni d’erosione costiera 3.2.4 - Fenomeni sismici 3.2.5 - Fenomeni Tsunami 3.2.6 - Fenomeni di desertificazione e deficit idrico 3.2.7 - Fenomeni di subsidenza 3.2.8 - Fenomeni di Sinkholes PAR.3.3 - DEFINIZIONE DEI RISCHI ANTROPOGENECI 3.3.1 - rischio sanitario 3.3.2 - rischio ambientale 3.3.3 - rischio d’incidente rilevante 3.3.4 - rischio d’incendio boschivo 3.3.5 - rischio erosione e consumo suolo AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag.42 Pag.42 Pag.55 Pag.55 Pag.57 Pag.60 Pag.61 Pag.69 Pag.69 Pag.69 Pag.70 Pag.70 Pag.70 Pag.70 Pag.70 Pag.71 Pag.71 Pag. 1/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI CAPITOLO N.1 - INTRODUZIONE PAR.1.1 - PREMESSA Il Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi, approvato dal Consiglio Provinciale con Del.n.14 del 05/05/2009 come allegato “B” al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.), a seguito delle calamità naturali che hanno colpito la provincia negli anni dal 2008 al 2012, è diventato non coerente con la condizione effettiva del territorio per cui si è reso necessario un puntuale e circostanziato aggiornamento. L’aggiornamento si è reso necessario anche alla luce delle disposizioni contenute nel Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico (QTRP) adottato dalla Regione Calabria con DCR n.300 del 22/4/2013, che: - al Capitolo n.6 del Tomo 1 – Quadro Conoscitivo, definisce “tipologia e scenari specifici di rischio con riferimento alla pianificazione del territorio”; - al Capitolo n.2 del Tomo 2 – Visione strategica, pone quale obiettivo fondamentale la prevenzione ed il controllo dei rischi territoriali distinguendoli in : Rischio Antropogenico: rischio sanitario, rischio ambientale, rischio incidente rilevante, rischio incendio boschivo, rischio erosione e consumo di suolo; Rischio Naturale: rischio frana, rischio alluvione, rischio erosione costiera, rischio desertificazione e deficit idrico, rischio subsidenza e sinkholes, rischio tsunami, rischio sismico; - all’Allegato n.1 del Tomo 4-Disposizioni Normative, definisce le “Linee Guida per le analisi e le metodologie finalizzate alla prevenzione e riduzione dei rischi territoriali, cui devono attenersi i Comuni e le Province nella redazione dei PSC/PSA e dei PTCP nonché degli strumenti sotto ordinati”. Le Norme del QTRP indicano le modalità ed i contenuti necessari per ridurre i rischi territoriali nella fase di redazione dei Piani Strutturali Comunali e dei PTCP ed indicano, tra i principali interventi di pianificazione, “la formazione e/o l’aggiornamento dei Piani Regionali, Provinciali e Comunali di Prevenzione e Previsione dei Rischi”, nonché l’adozione di norme e standard per la prevenzione attraverso il QTRP, i PTCP ed i PSC/PSA. PAR.1.2 - INQUADRAMENTO NORMATIVO Il QTRP adottato, conferma e puntualizza quanto prescritto: - nella Legge Urbanistica Regionale (L.R. n.19/2002 e s.m.i.fino alla L.R.n.35/2012) in cui si stabilisce che il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.): - art.18 c.4 lett.c (come modificata dall’art.14 L.R.n.35/2012) “indica la localizzazione sul territorio degli interventi di competenza provinciale, regionale e statale, programmati o in fase di realizzazione, nonché, in applicazione delle prescrizioni della programmazione regionale, la localizzazione sul territorio degli interventi di competenza regionale”; - all’art.18 c.4 lett.d “individua, ai fini della predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, le aree da sottoporre a speciale misura di conservazione, di attesa e ricovero per le popolazioni colpite da eventi calamitosi e le aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse”; - nelle Linee Guida della Pianificazione Regionale, in cui, al § 4.1.4 del Cap.IV, tra l’altro si chiarisce che “… il PTCP assicura la difesa del suolo, la protezione civile e prevenzione dei rischi coordinando le azioni di settore e predisponendo eventuali piani di emergenza”; - nella L.n.225/1992, che ha istituito il Servizio Nazionale della Protezione Civile, all’art. 13 c.1 precisa AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 2/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI che “le province, sulla base delle competenze ad esse attribuite dagli articoli 14 e 15 della legge 8 giugno 1990, n. 142 , partecipano all'organizzazione ed all'attuazione del Servizio Nazionale della Protezione Civile, assicurando lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta ed alla elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, alla predisposizione di programmi provinciali di previsione e prevenzione e alla loro realizzazione, in armonia con i programmi nazionali e regionali; - nella L.R.n.34/2002, che ha definito le competenze e riordinato le funzioni amministrative regionali e locali, all’art. 121 attribuisce alle Provincie in materia di protezione civile le funzioni ed i compiti amministrativi concernenti: a) l’attuazione, nel proprio ambito territoriale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi di previsione e di prevenzione dei rischi, redatti dalla Regione (art.120 lett.c) sulla base degli indirizzi nazionali, con l’adozione dei connessi provvedimenti amministrativi; b) la predisposizione, sulla base degli indirizzi regionali, dei piani provinciali di emergenza; c) la vigilanza sulle attività delle organizzazioni di volontariato che operano in materia di protezione civile, svolte nell’ambito delle funzioni di propria competenza; d) la vigilanza sulla predisposizione, da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lett. b), della legge n. 225/1992; e) la realizzazione dei sistemi di controllo e di allarme per una tempestiva segnalazione dell’insorgere di situazioni di pericolo o di eventi calamitosi; f) la raccolta, nell’ambito del proprio territorio e sulla base dei dati forniti dai Comuni, di notizie relative alle reti di collegamento e di accesso ai mezzi, agli edifici ed alle aree da utilizzare per interventi di soccorso e di assistenza. - nella L.R.n.4/1997 - Legge organica di protezione civile della Regione Calabria emanata in attuazione di quanto disposto nell’art.12 della L.n.225/1992; successivamente integrata e modificata dalla L.R.n.57/2012 e dalla L.R.n.3/2013; - nella L.n. 100 del 12 luglio 2012, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile, che, ribaltando la precedente impostazione che prevedeva che fossero le attività di protezione civile a doversi armonizzare con i programmi territoriali, ha precisato che “i piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile, con particolare riferimento ai piani di emergenza comunali e ai piani regionali di protezione civile”, disponendo quindi che gli strumenti di pianificazione territoriale, ed in particolare i Piani Strutturali Comunali ed i Piani urbanistici di attuazione d’iniziativa pubblica o privata, devono essere coordinati con le prescrizione dei Piani d’emergenza di protezione civile, comunali, provinciali e regionali, in particolare vincolando la destinazione d’uso dei siti sicuri, destinati ad “aree di ammassamento”, “aree di ricovero”, sedi COM e COC ed ogni altro luogo o struttura previste per la gestione dell’emergenza. PAR.1.3 – PROCEDURE ATTUATIVE PER L’ADOZIONE E LA SUCCESSIVA APPROVAZIONE Il P.T.C.P. vigente all’art.12 c.1 delle Norme d’indirizzo per l’attuazione del PTCP e per la redazione dei PSC e dei PSA, precisa che “ Il Piano di Previsione e Prevenzione dei Rischi di cui alla Delibera della Giunta Provinciale n.208 del 28/04/2004, è da considerarsi parte integrante e sostanziale del PTCP; pertanto sia le indicazioni di carattere tecnico sia gli indirizzi di carattere operativo, dovranno essere posti alla base delle scelte di destinazione d’uso del territorio nella redazione dei PSC e dei PSA”. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 3/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Dal momento che il Piano di Previsione e Prevenzione dei Rischi è un piano settoriale provinciale con valenza territoriale per cui non è prevista una specifica disciplina, il procedimento per l’elaborazione e l’approvazione delle sue varianti è quello definito nell’art. 26 della L.R.n.19/2002, per come modificato ed integrato dall’art.21 della L.R.n.35/2012 In ottemperanza a quanto sopra precisato, la Giunta Provinciale, su proposta del Direttore Generale, con Del.n.97 del 13/4/2012, ha autorizzato la redazione dell’Aggiornamento del Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi e del Piano d’emergenza Provinciale, dando mandato al D.G. per l’attuazione del deliberato; pertanto, con successivi atti: - è stato organizzato un gruppo di lavoro multidisciplinare, formato dai dirigenti e da funzionari dei settori tecnici dell’amministrazione provinciale, selezionati per la loro funzione e competenza in materia di: pianificazione territoriale, difesa del suolo e protezione civile, edilizia ed impiantistica sportiva, progettazione e gestione nuove opere, viabilità; - è stata stipulata una convenzione con il CNR-IRPI finalizzata all’aggiornamento cartografico delle aree soggette a rischi naturali e l’implementazione di un programma per il monitoraggio in tempo reale dei corpi franosi; - è stata stipulata una convenzione con l’ing. Pietro Mari, libero professionista, per il coordinamento del gruppo di lavoro multisciplinare e la progettazione del Programma; - è stata acquisita ufficialmente dalla Provincia la Carta Tecnica Regionale su cui elaborare la cartografia aggiornata. Nel mese di agosto 2013 è stata consegnata agli amministratori dei Comuni della Provincia, su supporto magnetico, una “prima bozza della mappatura preliminare attraverso aereofotointerpretazione, delle aree interessate da fenomeni franosi ed alluvionali nel quadriennio 2008-2012” elaborata dal CNR-IRPI in formato QGis, al fine di dare inizio ad una prima fase di confronto ed interlocuzione di carattere tecnico con gli Enti locali. In data 19/12/2013 è stato consegnato il “Documento Preliminare” elaborato secondo quanto precisato nell’art.26 della L.R.n.19/2002 così come modificato dall’art.21 della L.R.n.35/2012. A seguito dell’esame favorevole delle competenti Commissioni, il Documento Preliminare è stato adottato dal Consiglio Provinciale con Delibera n.4 del 18/03/2014. La “Conferenza di Pianificazione”, convocata dal Presidente della Provincia nelle forme previste dall’art.26 c.4 della L.R.n.19/2002, si è riunita il 16/04/2014 per l’esame congiunto del Documento Preliminare, che è stato: - depositato in originale, stampato su carta, presso gli Uffici dell’Amministrazione Provinciale, per poter essere preso in visione da chiunque ne avesse fatto richiesta; - pubblicato sul Portale Web della Provincia, nel sito tematico denominato “geoportale”, (http://www.provincia.cs.it/portale/portaltemplates/view/view.cfm?6322); - consegnato in copia ad ognuno dei partecipanti alla Conferenza di Pianificazione in formato digitale su CD-ROM; Il termine previsto dall’art.26 c.5 della L.R.n.19/2002 così come modificato dall’art.21 c.3 della L.R.n.35/2012, per la conclusione della Conferenza di Pianificazione è scaduto il 13/09/2014; in tale periodo : - sono stati effettuati, da parte dei tecnici incaricati dalla Provincia ed in contraddittorio con i tecnici e gli amministratori degli Enti e degli Organismi che ne hanno fatto richiesta, n. 311 sopralluoghi, in cui sono state verbalizzate le constatazioni e le eventuali osservazioni sullo stato effettivo dei luoghi; di ogni sopralluogo è stato redatto un verbale sottoscritto dalle parti intervenute; - sono pervenute n. 4 osservazioni scritte. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 4/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI I verbali di sopraluogo e le osservazioni pervenute sono allegate nell’elaborato denominato “Osservazioni”. Per come previsto dall’art.26 c.6 della L.R.n.19/2002 modificato dall’art.21 c.6 della L.R.n.35/2012, a conclusione della Conferenza di Pianificazione il Documento Preliminare del P.P.P.R. è stato completato ed implementato di tutti gli elementi necessari per conferire allo stesso il requisito di “atto di pianificazione” allegato al PTCP per farne parte integrante e sostanziale. PAR.1.4. – COMPETENZE DEI PROFESSIONISTI INCARICATI DELLA REDAZIONE ED ATTIVITA’ SVOLTE Per la redazione del Programma, in attuazione del mandato affidatogli con Del.G.P.n.97/2012, il Direttore Generale: - con Determina Dirigenziale n°2 del 09.05.2012 ha nominato Responsabile Unico del Procedimento l’Ing. Giovanni Greco, dirigente del Settore Programmazione del Territorio – Urbanistica, responsabile tra l’altro dell’attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di cui il P.P.P.R. è parte integrante; - con Determine Dirigenziali n.3 dell’1/6/2012 e n.4 del 7/6/2012 ha chiamato a far parte del gruppo di lavoro multidisciplinare interno i sottoelencati dirigenti e funzionari dell’Amministrazione Provinciale: - l’ing. Francesco Molinari, dirigente del settore Edilizia ed Impiantistica Sportiva; - l’ing. Francesco Basta, dirigente del Settore Difesa del Suolo e Protezione Civile; - l’arch. Angelo Marcello Gaccione, per la competenza nella gestione del Sistema Informativo Territoriale (SIT); - l’ing. Antonio Pezzi, per la competenza nella gestione del P.T.C.P. ed in materia urbanistica; - il geom. Guido Mario Amendola per la competenza in materia di normative urbanistiche-ambientali; - l’ing. Paolo Papalino, per la competenza in materia di difesa delle coste e riqualificazione del litorale; - la dott.ssa Vilma Gaudio per la competenza in materia di pianificazione e gestione dell’emergenza; - il dott. geol. Giovambattista Iaquinta per la competenza in materia di protezione civile; - il dott. geol. Luigi Rende, per la competenza in materia di progettazione e gestione nuove opere; - l’ing. Michele Arcuri, per la competenza in materia di gestione e manutenzione della viabilità provinciale. All’ing. Pietro Mari, libero professionista, con Convenzione stipulata in data 16/5/2012, è stato affidato l’incarico di Coordinatore del Gruppo di Lavoro Multidisciplinare interno e di Responsabile della Progettazione del Programma. Con Convenzione in data 30/05/2012, successivamente integrata in data 27/11/2012, sono state affidate al CNR-IRPI, sotto la direzione scientifica del dott. geol. Carlo Tansi, le seguenti attività: - individuazione attraverso fotointerpretazione e successiva verifica in sito delle aree del territorio provinciale interessate da fenomeni idrogeologici, franosi ed alluvionali, nel periodo 2008-2012, con analisi delle correlazioni tra franosità superficiali ed incendi boschivi; - aggiornamento cartografico sulla Carta Tecnica Regionale ed implementazione in un Sistema Informativo Geografico consultabile online (WebGIS), delle aree interessate da fenomeni idrogeologici, delle aree percorse da incendio e degli aggiornamenti relativi agli altri tematismi predisposti dai componenti del gruppo di lavoro multidisciplinare, per le rispettive competenze; nel GIS sono stati riportati integralmente anche i dati relativi al PAI CALABRIA vigente, al fine di un confronto con i dati acquisiti; - progettazione ed implementazione di un sistema di monitoraggio in tempo reale delle frane su scala provinciale. Nelle attività di collaborazione tra CNR-IRPI e Provincia, sono state espletate le attività di concertazione e AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 5/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI verifiche sul territorio, in contraddittorio con i tecnici e gli amministratori degli Enti e degli Organismi che ne hanno fatto richiesta. Nell’ambito delle attività svolte dal CNR IRPI, hanno attivamente collaborato: l’ing. Donatella Magnelli, il dott. Piero Perrotta e l’ing. Luigi Russo coadiuvati dal dott. Michele Folino Gallo, dalla dott.ssa Giulia Martini e dal dott. Aurelio Valentini. L’attività svolta dal CNR-IRPI in collaborazione con la Provincia si è concretizzata anche con la pubblicazione di parte dei dati acquisiti nell’ambito della Convenzione: è stata così ottenuta la “Carta sismotettonica e della franosità della Valle del Fiume Crati” in scala 1:50.000, relativa ad un’area particolarmente esposta al rischio idrogeologico (per l’elevata frequenza di frane ed alluvioni) e sismico (è stata colpita da 6 violenti terremoti storici che hanno prodotto migliaia di vittime), entro cui ricade gran parte della popolazione della Provincia di Cosenza. Nella carta sono state rappresentate le faglie sismogenetiche (generatrici di sismi) con gli epicentri strumentali e storici dei principali terremoti, le frane attivatesi durante le stagioni del quadriennio 2008-2012 che sono state confrontate con le frane, antecedenti al 2000, riportate dalla cartografia ufficiale del PAI-Calabria. PAR.1.5 - CRITICITA’ INSITE NEL P.P.P.R. APPROVATO NEL 2009 Il P.P.P.R. allegato al vigente P.T.C.P. risultava suddiviso in tre fasi: - nelle prime due fasi erano state analizzate, con successivi aggiornamenti anche per tener conto del PAI, le situazioni di rischio d’inondazione, frana, erosione costiera, sismico e incendio, e più in generale le condizioni di vulnerabilità del territorio, con schede e cartografie elaborate per i diversi tematismi; - la terza fase, rimasta non attuata, riguardava principalmente la prevenzione, attraverso l’identificazione d’interventi di tipo strutturale (interventi di sistemazione di versanti in frana e di difesa di aree soggette a rischio di inondazione) e non strutturali (Piano di Emergenza Provinciale). Ai fini della programmazione degli interventi in situazioni di emergenza il Piano approvato nel 2009 suddivideva il territorio provinciale in 18 ambiti territoriali, su cui implementare la organizzazione strutturata di un sistema di protezione civile provinciale con la realizzazione, in coordinamento con La Prefettura ed i Comuni, della Sala Operativa Provinciale e della rete delle n.18 sedi dei Centri Operativi Misti per la gestione delle Aree di Ammassamento e degli interventi locali di primo soccorso e sussistenza, sulla base di protocolli d’intervento che sarebbero dovuti essere verificati sul territorio e condivisi dalle amministrazioni locali e dalle organizzazioni di volontariato, che dovevano essere selezionate, accreditate ed informate. Con riferimento ai Rischi Territoriali analizzati nel Programma approvato nel 2009 si evidenziavano le seguenti criticità: 1) A causa delle numerose e diffuse calamità naturali che hanno colpito negli ultimi anni il territorio provinciale, era necessario procedere all’aggiornamento delle schede dei diversi “tematismi”, al fine sia di rettificare i limiti delle aree a rischio PAI pre-esistenti che hanno subito un aumento della superficie, sia d’individuare e caratterizzare aree a rischio di neoformazione non segnalate nella cartografia PAI; 2) utilizzare un PPPR non aggiornato con riferimento alle condizioni attuali del territorio, non consentiva d’individuare congruamente le aree da sottoporre a speciale misure di conservazione, per poter ottemperare alla norma precisata nell’art.18 c.4 lett.(d) della Legge Urbanistica Regionale (L.R. n.19/2002 e s.m.i.), richiamata in premessa; AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 6/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 3) l’aggiornamento di cui al precedente punto risultava indispensabile per la valutazione delle scelte di destinazione d’uso del territorio effettuate dai Comuni nella redazione dei PSC e dei PSA, in relazione a quanto precisato nell’art.20 c.3 lett.(p) della Legge Urbanistica (L.R.n.19/2002 e smi) nel merito dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, e per la verifica di coerenza tra il P.T.C.P. ed i P.S.C./P.S.A . 4) gran parte dei siti in dissesto interessavano prevalentemente tratti della rete viaria provinciale inducendo, oltre a disagi nel sistema di mobilità, gravi condizioni di rischio per l’incolumità di persone e cose, pertanto, anche per le difficoltà operative collegate all’attuale congiuntura economico-finanziaria nazionale, un programma operativo degli interventi di messa in sicurezza delle infrastrutture primarie, concertato e condiviso con le autorità locali, appariva necessario per garantire scelte coerenti con le esigenze dei servizi primari e con i principi generali della trasparenza amministrativa; 5) la Regione Calabria si era nel frattempo dotata della Carta Tecnica Regionale su cui devono essere redatti tutti gli strumenti di pianificazione e di governo del territorio, ed in particolare i PTCP ed i PSC/PSA, per cui è comunque necessario eseguire l’aggiornamento delle cartografie, sulla base cartografica consegnata dalla Regione alla Provincia; 6) il QTRP nel frattempo adottato inserisce nei tematismi da analizzare: il rischio sanitario, il rischio ambientale, il rischio d’incidente rilevante, il rischio desertificazione e deficit idrico, il rischio subsidenza, il sinkholes, il rischio tsunami, non considerati nel PPPR vigente; tali tipologie di rischio devono comunque essere valutate in coerenza con le Linee Guida definite nell’Allegato n.1 del Tomo 4 del QTRP. Pertanto si è dovuto prendere atto del fatto che solo attraverso l’aggiornamento del P.P.P.R. le sopracitate criticità potevano essere superate. Con specifico riferimento al sistema di organizzazione e gestione delle situazioni di emergenza, si sono evidenziate le seguenti criticità: 7) in relazione alle condizioni attuali di uso del suolo rispetto a quelle del 2009, ed all’affidabilità delle strade e delle condizioni di mobilità locale in fase emergenziale, era necessario precedere, in accordo con le istituzioni locali, alla verifica ed eventuale modifica della definizione del numero e della composizione degli Ambiti Territoriali Omogenei, nonché della dislocazione e delle caratteristiche dei COM e delle Aree di Ammassamento di competenza provinciale; 8) al fine di trovare soluzione alle problematiche di cui al punto precedente, su iniziativa del Prefetto di Cosenza era stato convocato un Gruppo di Lavoro composto: da personale della Prefettura, della Regione Calabria Protezione Civile e della Provincia di Cosenza in collaborazione con il CNR-IRPI, che, partendo da una rivisitazione del territorio in ordine alle peculiarità ed alla distribuzione dei rischi prevalenti su di esso, ha rimodulato la divisione del territorio provinciale individuando n.22 Centri Operativi Misti a cui afferiscono i 155 Comuni, raggruppandoli secondo criteri di omogeneità di rischi naturali ed antropogenici, di centralità territoriale, di accessibilità in situazione di emergenza, di copertura radio; in esito a tale studio il Prefetto di Cosenza ha emesso il Decreto n.0014945 in data 24/03/2014. Pertanto si è reso necessario rimodulare il Piano d’emergenza provinciale allegato al P.P.P.R., individuando Aree di Ammassamento di competenza provinciale e sedi COM, in luoghi sicuri, accessibili anche in situazione di emergenza ed in possesso dei requisiti funzionali e dimensionali prescritti dal Dipartimento di Protezione Civile. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 7/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI PAR.1.6 - RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA Viene assunta come base cartografica la Carta Tecnica Regionale, consegnata ufficialmente dalla Regione alla Provincia di Cosenza in data 24/06/2013. Tutti i dati del Programma aggiornato sono pertanto georeferiti e confrontabili con i dati della programmazione regionale. PAR.1.7 – FORMATO EDITORIALE In ossequio a quanto disposto dai D.lgs n.118/2011 e D.L.n. 102/2013, tutti gli elaborati del P.P.P.R. di nuova elaborazione, compreso il presente Documento Preliminare ed i suoi allegati, saranno editi in formato digitale, visionabili attraverso il sistema Windows e diffusi su supporto magnetico. Le carte tematiche saranno consultabili attraverso un software QGIS. Le informazioni visualizzabili sono le seguenti: 1. shape - Provincia CS: fratture al suolo 2008/2012; 2. shape - Provincia CS: frane non cartografabili 2008/2012; 3. shape - Provincia CS: frane 2008/2012; 4. shape - Provincia CS: aree inondate 2008/2012; 5. shape - PAI Calabria 2001: frane classi pericolosità; 6. shape - PAI Calabria 2001: alluvioni classi di rischio idraulico; 7. shape - PAI Calabria 2001: alluvioni aree attenzione; 8. shape - Corpo Forestale dello Stato: incendi 2004/2010; 9. shape - Provincia CS : linea costa 1958; 10.shape -Provincia CS : linea costa 1985; 11.shape -Provincia CS : linea costa 2008; 12.shape- Provincia CS : linea costa 2012; 13.shape -Provincia di CS : criticità strade provinciali, ponti e viadotti; 14.shape -Provincia di CS : criticità strade provinciali, scarpate e corpi stradali; 15.shape -Provincia di CS : edifici strategici; 16.shape -Provincia di CS : dislocazione aree di ammassamento in emergenza; 17.shape -Provincia di CS: distribuzione territoriale e dislocazione Centri Operativi Misti (COM). Per facilitare la consultazione dei dati, nel supporto magnetico vengono inoltre inserite n.6 cartelle di files, contenenti, in formato PDF: a) n.20 carte, in scala 1:25.000, con la mappatura preliminare delle aree interessate da fenomeni franosi e alluvionali verificatisi dal 2008 al 2012, nei centri abitati e lungo le strade provinciali (shape nn.1,2,3,4); b) n.20 carte, in scala 1:25.000, con la mappatura delle aree interessate da incendi boschivi nel periodo 2004-2010, (shape n.8); c) n.6 carte, in scala 1:25.000, che rappresentano l’evoluzione della linea di costa dei litorali tirrenici e ionici cosentini dal 1958 al 2012 (shape nn.9,10,11,12); d) n.7 carte, in scala 1:50.000, con l’ubicazione dei punti di criticità lungo le strade provinciali (shape nn.13,14); e) n.7 carte, in scala 1:50.000, con l’ubicazione degli edifici strategici di proprietà della Provincia, rispetto alle aree interessate da fenomeni franosi ed alluvionali dal 2008 al 2012 (shape n.15); f) n.7 carte, in scala 1:50.000, con l’ubicazione delle attuali n.22 Sedi C.O.M. istituiti con Decreto Prefettizio e delle Aree di Ammassamento individuate per ogni C.O.M. (shape nn.16,17); g) Scheda riepilogativa della situazione attuale dei litorali. Di seguito si riportano i quadri d’insieme delle carte. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 8/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI QUADRO D’INSIEME DELLE CARTE SC.1:50.000 QUADRO D’INSIEME DELLE CARTE SC.1:25.000 QUADRO D’INSIEME DELLE CARTE DELLE LINEE DI COSTA AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 9/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI CAPITOLO N.2 - AGGIORNAMENTO QUADRO CONOSCITIVO PAR.2.1 - TIPOLOGIA E SCENARI SPECIFICI DI RISCHIO CON RIFERIMENTO ALLA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO. Per come precisato al paragrafo 6.1 del Tomo 1 del QTRP adottato, “La delineazione del Quadro Conoscitivo dei rischi territoriali nel contesto del QTRP è finalizzata a contestualizzare ciascuna tipologia di rischio nell'ambito degli strumenti di pianificazione del territorio con finalità di analisi, indirizzo, prescrizione e intervento sia negli strumenti generali di pianificazione regionale che in quelli provinciale (PTCP) e comunale (PSC/PSA e strumenti attuativi); ed ancora che: “Per il territorio della Calabria i “rischi naturali” assumono maggiore rilevanza rispetto a quelli di origine antropica e rappresentano di conseguenza una componente rilevante nel contesto degli strumenti di governo del territorio a motivo delle specificità dei processi di sviluppo in Calabria che, rispetto ad altre regioni, è stata caratterizzata da un basso livello di industrializzazione e da dinamiche demografiche molto particolari.” Sotto l’aspetto metodologico nel QTRP adottato è evidenziato che: “nell’analisi dei rischi, occorre considerare la possibilità reale che eventi calamitosi possano accadere contemporaneamente o causare un “innesco a catena” tra loro provocando o ampliando altre situazioni di rischio (come ad esempio per le frane sismo indotte) e che le metodiche di analisi debbano condurre al superamento della logica “per tipi” nella costruzione delle carte dei rischi.” Nella definizione del Quadro Conoscitivo dei rischi nel territorio della Provincia di Cosenza, si è utilizzato un approccio del tutto simile a quello utilizzato nel QTRP adottato. PAR.2.2 - RISCHI NATURALI 2.2.1 - rischio idrogeologico: frane ed alluvioni L’aggiornamento cartografico delle aree a rischio idrogeologico del territorio provinciale, ha portato all’individuazione, mediante aerofotointerpretazione, delle zone in cui si sono verificati frane ed alluvioni in concomitanza con gli eventi metereologici eccezionali che hanno caratterizzato le stagioni invernali 2008-2009, 2009-2010, 2010-2011 e 2011-2012, relativamente ad un intorno significativo di agglomerati urbani con più di 200 abitanti ed a strutture ed infrastrutture d’importanza strategica: scuole, ospedali e case di cura, edifici sedi di istituzioni amministrative, rete viaria provinciale, stazioni e linee ferroviarie. L’attività di aereofotointerpretazione è stata effettuata su fotogrammi prodotti dalla Società BLOM CGR, relativi alla ripresa aerea con camera Vexcel inerente la copertura del territorio provinciale. Le aree a rischio di frana e di alluvione sono state individuate, classificate tipologicamente e rappresentate in ambiente GIS, tuttavia è opportuno precisare che, a causa delle oggettive limitazioni correlate alla individuazione attraverso foto interpretazione, si è ritenuto necessario ed opportuno effettuare le verifiche “in situ”, con accertamenti in contraddittorio tra i tecnici incaricati dalla Provincia ed i tecnici dei Comuni e di altri Organismi interessati. Allo scopo di agevolare la collaborazione istituzionale, ad ogni Comune della Provincia è stata consegnata la prima bozza dell’aggiornamento, effettuato solo con fotointerpretazione, relativamente al territorio comunale di pertinenza, su un CD in cui i dati inediti classificati dalla Provincia erano visionabili attraverso un software “QGis”. Su tale base cartografica si sono svolte le attività di ricognizione e controllo sul territorio, che hanno consentito di elaborare le cartografie definitive dell’aggiornamento del P.P.P.R. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 10/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 2.2.2 - rischio erosione costiera Il litorale della provincia di Cosenza risulta quasi equamente distribuito tra mare Tirreno (114 km) e mare Ionio (101 km). I due tratti, tirrenico e ionico, presentano caratteristiche diverse, sia per la loro esposizione che per il clima meteo marino, ma ambedue sono interessati dal fenomeno dell’erosione costiera. L’erosione risulta particolarmente estesa sulle spiagge del Tirreno, mentre su quelle dello Ionio, al momento, è meno diffusa. Nel periodo 1970-2000, soprattutto sul litorale tirrenico, sono state eseguite diverse opere a protezione della costa, la maggior parte delle quali a carattere puntuale (singole scogliere). Dal decennio scorso, avendo tecnicamente verificato l’importanza di un approccio di tipo organico al problema dell’erosione, si stanno attuando anche interventi cosiddetti “morbidi”, che mirano non solo alla difesa delle infrastrutture, ma anche alla ricostituzione degli arenili erosi. Le nuove tecniche, che prevedono sempre più l’impiego di inerti per ricostituire gli arenili e meno il ricorso a scogliere emergenti (opere cosiddette “rigide”), appaiono maggiormente in sintonia con uno dei principali obiettivi dell’Unione Europea: quello della tutela e valorizzazione dell’ambiente, tra cui figura la salvaguardia dell’ambiente marino e costiero, comprendente la difesa dall’erosione. Tuttavia i limiti all’esecuzione di interventi organici di difesa e ricostituzione degli arenili erosi sono costituiti dalle ingenti risorse economiche necessarie per la loro attuazione e dalla difficoltà nel reperimento di materiali idonei. Con l’aggiornamento del Programma di previsione e prevenzione del rischio di mareggiata e di erosione costiera viene evidenziata l’evoluzione dei tratti costieri nella Provincia, tenendo conto degli interventi realizzati e degli eventi estremi occorsi nel periodo 1999-2012. L’evoluzione della linea di riva è stata dedotta dal “Master Plan Erosione Costiera” redatto, nel corrente anno, dalla Regione Calabria congiuntamente all’Ufficio Opere Marittime per la Calabria ed alla Provincia di Cosenza (quest’ultima per la parte territoriale di competenza) e dallo studio, redatto per conto della Regione Calabria, denominato “Indagine conoscitiva dello stato delle coste calabresi, predisposizione di una banca dati dell’evoluzione del litorale e individuazione delle aree a rischio e delle tipologie di intervento” (A.T.I. Technical et al., 2003). In particolare sono state confrontate le linee di costa dei periodi 1998 e 2012 (l’apposito elaborato planimetrico riporta anche le linee 1958 e 1985). Gli eventi estremi (mareggiate) sono stati estrapolati dai dati ondametrici, registrati dalle boe di Cetraro, per il Tirreno, e di Crotone, per lo Ionio, facenti parte della Rete Ondametrica Nazionale dell’Ispra (www.telemisura.it). Sono state redatte, per ogni comune, apposite schede di rischio di danni da mareggiata che riportano sinteticamente i seguenti aspetti: stato attuale del litorale; opere di difesa esistenti; evoluzione della linea di riva nel periodo 1998-2012; elementi a maggiore rischio; strutture danneggiate nel periodo 1998-2012. Le schede sono allegate al presente documento preliminare per farne parte integrante. Per i comuni ove sono presenti elementi a rischio di danni sono state prodotte distinte planimetrie su base cartografica CTR, visionabili attraverso software “QGis”. 2.2.2.1 - stato del litorale tirrenico. Il litorale tirrenico cosentino è stato suddiviso in quattro macro aree (sub-unità fisiografiche): AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 11/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI - Area 18 – Dalla foce del Savuto al torrente Laponte; - Area 19 – Dal torrente Laponte al porto di Cetraro; - Area 20 – Dal porto di Cetraro a Sangineto; - Area 21 – Da Belvedere al fiume Noce. Dalla seconda metà del secolo scorso, sul litorale tirrenico si è registrato un notevole fenomeno erosivo che ha portato progressivamente all’assottigliamento delle spiagge emerse e alla conseguente perdita di svariati milioni di metri cubi di arenile. Sui 21 comuni della riviera tirrenica cosentina in 15 di essi (Tortora, Diamante, Belvedere M., Sangineto, Bonifati, Cetraro, Acquappesa, Guardia P., Fuscaldo, Paola, S. Lucido, Fiumefreddo, Longobardi, Belmonte ed Amantea) è stato registrato un arretramento più o meno importante della linea di riva. Le principali cause del suddetto fenomeno sono prevalentemente di natura antropica. A titolo d’esempio si possono citare la comparsa degli abitati costieri e dei porti, la massicciata ferroviaria della linea Reggio Calabria – Napoli, le opere di ritenuta sui corsi d’acqua e l’estrazione abusiva di inerti dagli alvei. Inoltre, le stesse opere di difesa cosiddette “rigide” (scogliere) determinano inevitabilmente effetti negativi nel tratto di sottoflutto, con accentuazione dell’erosione. Percorrendo la costa tirrenica cosentina si può osservare come le conseguenze dall’antropizzazione sul litorale risultino maggiormente evidenti, per quanto attiene all’erosione, nel tratto da Amantea a Diamante, con la sola eccezione della località Torremezzo di Falconara, che mantiene ancora una spiaggia “naturale” di rilevante ampiezza (circa 90 m). In alcuni tratti, le opere di difesa dal mare, molto diffuse da Amantea a Diamante, hanno sortito effetti di mitigazione del rischio da mareggiate, contrastando in maniera sufficientemente efficace il fenomeno erosivo. Restano tuttavia numerose aree litoranee nelle quali le infrastrutture presenti e l’abitato sono ancora a serio rischio di danni. Procedendo verso nord, dal promontorio di Cirella fino al confine con la Basilicata, a parte un breve tratto esteso poche centinaia di metri a sud del Noce (oggetto di recenti interventi di ripascimento), si trovano invece spiagge più stabili ed in alcuni casi anche in accrescimento, perché evidentemente le portate solide provenienti dal Lao, dallo stesso Noce e dall’Abatemarco risultano ancora sufficienti a mantenere il bilancio mediamente in pareggio. Nel periodo tra il 1999 ed il 2012 l’ondametro di Cetraro, rappresentativo del clima meteomarino del litorale tirrenico cosentino, ha registrato numerosi eventi estremi i quali hanno prodotto danni in molte località litoranee. In particolare si segnalano gli eventi occorsi nel dicembre 1999 con valori di altezza significativa a largo (Hs vicini agli 8 metri) e quello più recente del periodo 1-4 gennaio 2010, eccezionale non solo per i valori massimi, prossimi ai 7 metri, quanto per la durata (valori di Hs superiori a 5 metri per più di venti ore), con effetti devastanti sull’intero litorale. A causa della precaria situazione in molti tratti della costa tirrenica cosentina, si sono verificati danni ad infrastrutture ed abitati anche in presenza di mareggiate meno rilevanti. 2.2.2.2 - stato del litorale ionico. Il litorale ionico cosentino è stato suddiviso in tre macro aree: - Area 1 – Da Rocca Imperiale a Villapiana; - Area 2 – Da Villapiana alla foce del fiume Trionto; - Area 3 – Dalla foce del Trionto alla foce del fiume Nicà. Il litorale ionico è interessato da un fenomeno erosivo meno diffuso rispetto a quello tirrenico, probabilmente anche a causa delle sostanziali differenze, sia per quanto attiene al clima ondoso, caratterizzato da eventi meno violenti, che per i maggiori apporti fluviali in termini di portata solida (sul AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 12/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI versante ionico sfocia il fiume Crati, principale corso d’acqua della Calabria). Nel periodo 1954 -1978 il settore ionico cosentino è stato caratterizzato da generali condizioni di stabilità, ad eccezione del tratto a sud della foce del Trionto nei comuni di Rossano e Crosia. Durante il periodo successivo dal 1978 al 1990 si è assistito invece ad una tendenza all’arretramento più diffusa, molto probabilmente come diretta conseguenza di interventi antropici che hanno modificato gli equilibri costieri, come ad esempio il porto di Cariati che ha innescato un fenomeno erosivo a sud e la costruzione di alcuni lungomari. Durante il periodo successivo all’intervallo 1978-1990 si è assistito invece ad una tendenza all’arretramento più diffusa e molto probabilmente diretta conseguenza di interventi antropici che hanno modificato gli equilibri costieri, come ad esempio il porto di Cariati che ha innescato un fenomeno erosivo a sud. A partire dal 1995 ad oggi sono stati realizzati alcuni interventi a carattere strutturale che hanno interessato i comuni di Amendolara e Cariati e più di recente Roseto Capo Spulico, Montegiordano e Crosìa. Le opere realizzate (barriere semi-sommerse e ripascimento) hanno aumentato la fruibilità di spiaggia emersa nei tratti interessati e mitigato il rischio da mareggiata ed erosione costiera. Negli ultimi tempi, oltre alle suddette località, arretramenti sono stati registrati anche in alcuni tratti delle spiagge di Trebisacce, Calopezzati e Mandatoriccio. In definitiva, su 16 comuni costieri in 9 di essi si registra erosione: Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Amendolara, Trebisacce, Rossano, Crosia, Calopezzati, Mandatoriccio e Cariati. Particolarmente rilevanti sono: gli eventi occorsi nel febbraio 2012 con numerose mareggiate, la più violenta delle quali con valori di Hs vicine ai 6 metri, e la mareggiata del 28 gennaio 2011, con valori analoghi. Più in generale nel periodo dal 2009 (per il quale si dispone di pochi dati) al 2012 si sono registrati eventi estremi che hanno prodotto danni sul litorale. L’ondametro di Crotone può essere assunto come indicativo del clima meteomarino del litorale ionico. Nella sottostante tabella, vengono riportati gli eventi registrati dall’ondametro di Cetraro nel periodo 1999-2012 e da quello di Crotone nel periodo 2002-2012, con valori di Hs superiori a 2 metri. ANNO 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Eventi registrati alla boa onda metrica di CETRARO Numeri di eventi per valori HS in metri >2 >3 >4 >5 >6 >7 9 4 1 1 10 3 3 1 15 3 2 1 13 3 10 2 4 1 5 4 2 9 2 2 10 3 1 2 3 1 1 5 1 5 8 1 9 5 6 1 3 1 1 2 1 Eventi registrati alla boa onda metrica di CROTONE Numeri di eventi per valori HS in metri >2 >3 >4 >5 >6 >7 3 12 8 5 2 10 2 8 10 10 5 8 4 1 1 1 2 8 5 6 1 2 1 1 1 AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 13/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 2.2.3 - Rischio sismico Con l'Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20 marzo 2003, aggiornata al 16/01/2006 con le indicazioni delle Regioni, gli Enti Locali sono stati delegati a definire la classificazione sismica di ogni territorio, in modo molto dettagliato, al fine di prevenire eventuali situazioni di danni a edifici e persone a seguito di un eventuale evento sismico. In base alla zona di classificazione sismica, i nuovi edifici così come quelli già esistenti durante le fasi di ristrutturazioni, devono adeguarsi alle corrispondenti normative vigenti in campo edilizio. Il provvedimento legislativo del 2003, classifica i Comuni e li inserisce in 4 categorie, in relazione al rischio sismico del territorio, calcolato in base al PGA (Peak Ground Acceleration, ovvero picco di accelerazione al suolo) e per frequenza ed intensità degli eventi. Zona 1 sismicità alta, PGA oltre 0,25 g Zona 2 sismicità media, PGA fra 0,15 e 0,25 g Zona 3 sismicità bassa, PGA fra 0,05 e 0,15 g Zona 4 sismicità molto bassa, PGA inf. a 0,05 g è quella di pericolosità più elevata, potendosi verificare eventi molto forti, anche di tipo catastrofico dove gli eventi sismici, seppur di intensità minore, possono creare gravissimi danni dove gli eventi sismici, in particolari contesti geologici possono vedere amplificati i propri effetti dove sono possibili sporadiche scosse che possono determinare danni ma con bassissima probabilità La classificazione dei Comuni viene aggiornata dalla Regione man mano che vengono effettuati nuovi studi ed acquisiti nuovi dati in un determinato territorio. Per la normativa antisismica nazionale vigente, recepita dalla Regione Calabria con Del.G.R.n.47 del 10/02/2004, il territorio della provincia di Cosenza è interamente compreso nelle Zone 1 e 2, ed in particolare inserisce: n.71 Comuni in Zona 1 (45,8%) e n.84 Comuni in Zona 2 (54,2%). La mappa nazionale di pericolosità di base individua il territorio provinciale tra quelli esposti a valori di accelerazione massima attesa tra i più alti del territorio nazionale, con un massimo, per quanto riguarda la pericolosità sismica, nell’area della Valle del Crati. Nella tabella 2.2.3.1 sono riportati i dati relativi alla valutazione di massima della vulnerabilità sismica del patrimonio abitativo della Provincia di Cosenza, elaborati dal Gruppo Nazionale Difesa Terremoti (GNDT) in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica (ING) e il Servizio Sismico Nazionale (SSN). Dall’analisi emerge che: in 124 Comuni (80%) la percentuale di abitazione ad alta pericolosità sismica è maggiore del 20%, e tra questi in 44 Comuni (28%) la percentuale è maggiore del 40%. I dati, particolarmente significativi ai fini della programmazione degli interventi nel settore edilizio, sono da considerarsi approssimati per difetto, perché elaborati su dati Istat 1991. Nelle tabelle 2.2.3.2 e 2.2.3.3.sono riportati i dati dei più importanti eventi sismici, con Magnitudo > 3.0 M, registrati nel territorio della Provincia di Cosenza nel periodo 2008-2012. La tabella 2.2.3.2.riporta gli eventi che si sono verificati nel centro-sud del territorio. La tabella 2.2.3.3 riporta gli eventi che si sono verificati nella zona nord del territorio; particolarmente rilevante è stato lo sciame sismico che ha interessato il circondario di Mormanno a partire dal mese di maggio 2012, con effetti dannosi di notevole rilievo. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 14/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI TAB.2.2.3.1 AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 15/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI TAB.2.2.3.2 -Sismi di magnitudo superiore a 3 registrati nella zona centro-sud della Provincia di Cosenza nel quadriennio 2008 - 2012 Data Latitudine Longitudine Profondità Magnitudo Zone interessate 26-12-2012 39.503 16.308 8.2 3.0 Bisignano, Santa Sofia D’Epiro. 27-12-2011 39.580 16.922 14.7 3.6 17-11-2012 39.366 16.155 8.4 3.4 14-12-2011 39.370 16.175 5.7 3.1 24-06-2011 08-12-2010 39.611 39.186 16.609 16.411 23.0 9.7 3.0 3.2 10-06-2010 39.270 15.771 234.3 3.3 04-04-2010 08-02-2010 01-01-2010 13-04-2009 04-07-2009 23-03-2009 13-04-2009 39.349 39.498 39.196 39.525 39.185 39.225 39.525 16.816 16.771 16.293 16.392 16.809 16.071 16.392 28.1 24.1 8.2 14.2 15.1 57.6 14.2 3.4 3.5 3.1 3.3 3.2 3.9 3.3 Mar Ionio (Pietrapaola, Calopezzati, Crosia) San Vincenzo la Costa, Montalto Uffugo Marano Marchesato e Principato, Castiglione C., Cosenza, Rende, Luzzi, Lattarico, Castrolibero. San Vincenzo la Costa, Marano Marchesato e Principato, Castiglione C., Cosenza, Rende, Luzzi, Lattarico, Castrolibero. Corigliano C., Rossano C., Crosia Parenti, Rogliano, Colosimi Mar Tirreno (San Lucido, Fiumefreddo Bruzio, Longobardi) San Giovanni in Fiore Coloveto, Pietrapaola, Calopezzati Rogliano, Santo Stefano di Rogliano, Colosimi Santa Sofia d’Epiro, San Demetrio Corone San Giovanni in Fiore Fiumefreddo Bruzio, Longobardi San Demetrio Corone, Santa Sofia d’Epiro 07-04-2009 23-03-2009 07-11-2008 26-04-2008 14-04-2008 13-04-2008 08-04-2008 16-03-2008 18-01-2008 39.185 39.225 39.149 39.142 39.149 39.164 39.158 40.021 39.140 16.809 16.071 16.464 16.530 16.522 16.515 16.525 15.773 16.525 15.1 57.6 10.7 11.0 10.9 9.9 9.8 280.5 9.1 3.2 3.9 3.4 3.0 3.0 3.7 4.0 3.0 3.8 San Giovanni in Fiore Fiumefreddo B., Longobardi Parenti, Rogliano, Colosimi Parenti,Bianchi,Colosimi,San Giovanni in Fiore Parenti,Bianchi,Colosimi,San Giovanni in Fiore Parenti,Bianchi,Colosimi,San Giovanni in Fiore Parenti,Bianchi,Colosimi,San Giovanni in Fiore Parenti,Bianchi,Colosimi,San Giovanni in Fiore Parenti,Bianchi,Colosimi,San Giovanni in Fiore AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 16/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI TAB.2.2.3.3- Sismi di magnitudo superiore a 3 registrati nella zona nord della Provincia di Cosenza nel quadriennio 2008 - 2012 Data Latitudine Longitudine Profondità Magnitudo Zone interessate 18-1239.841 16.167 8.1 3.4 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 2012 13-12-2012 39.906 16.036 7.7 3.0 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 11-12-2012 39.888 16.017 10.0 3.4 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 30-11-2012 39.923 16.025 5.1 3.2 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 28-11-2012 39.927 16.020 5.8 3.1 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 25-11-2012 39.909 16.009 8.9 3.0 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 25-11-2012 39.916 16.008 9.8 3.2 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 25-11-2012 39.921 16.027 7.5 3.7 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 22-11-2012 39.921 16.030 9.0 3.3 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 08-11-2012 39.909 16.111 6.3 3.0 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 05-11-2012 39.935 16.005 8.7 3.3 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 03-11-2012 39.934 16.020 7.8 3.2 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 02-11-2012 39.917 16.033 7.2 3.1 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 2012-10-28 39.876 16.028 8.0 3.2 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 28-10-2012 39.925 16.007 8.8 3.1 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 25-10-2012 39.895 16.012 8.3 3.3 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 25-10-2012 39.881 16.009 6.3 5.0 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 23-10-2012 39.906 16.021 9.2 3.0 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 18-10-2012 39.887 16.034 7.8 3.5 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 04-10-2012 39.888 16.021 8.5 3.0 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 02-10-2012 39.906 16.019 7.4 3.3 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 01-10-2012 39.903 16.010 7.9 3.3 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 01-10-2012 39.901 16.013 8.1 3.6 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 28-09-2012 39.912 16.087 3.0 3.0 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 22-09-2012 39.783 16.614 8.9 3.4 Mar Ionio (Trebisacce, Villapiana) 14-09-2012 39.896 16.019 7.6 3.7 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 07-09-2012 39.877 16.028 8.5 3.4 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 01-09-2012 39.887 16.004 7.8 3.4 Pollino (Laino Borgo,Laino Castello,Morano C., Mormanno) 26-08-2012 39.877 16.206 6.8 3.0 Pollino (Morano, Castrovillari, Frascineto) 19-08-2012 39.875 16.005 5.0 3.7 Pollino (Laino Borgo, Laino Castello, Morano C., Mormanno) 28-05-2012 39.906 16.094 8.0 3.2 Pollino (Laino Borgo, Laino Castello, Morano C., Mormanno) 28-05-2012 39.859 16.118 3.0 4.3 Pollino (Laino Borgo, Laino Castello, Morano C., Mormanno) 01-04-2012 39.722 15.774 286.5 3.9 Mar Tirreno (Acquappesa, Belvedere, M., Bonifati, Diamante, Maierà, San Nicola Arcella) 24-11-2011 39.920 16.023 8.1 3.3 Pollino (Laino Borgo, Laino Castello, Morano C., Mormanno) 02-12-2011 39.910 15.997 8.0 3.2 Pollino (Laino Borgo, Laino Castello, Morano C., Mormanno) 01-12-2011 39.933 15.998 9.9 3.3 Pollino (Laino Borgo, Laino Castello, Morano C., Mormanno) 23-11-2011 39.912 16.019 7.5 3.6 Pollino (Laino Borgo, Laino Castello, Morano C., Mormanno) 25-03-2010 40.028 15.857 7.8 3.2 Pollino 28-11-2008 39.886 17.018 2.0 3.1 Mar Ionio (Villapiana, Trebisacce, Amendolara) 20-05-2008 39.958 15.952 276.7 3.4 Pollino (Laino Borgo, Laino Castello, Morano C., Mormanno) 10-03-2008 39.658 16.846 3.1 3.3 Pollino 19-02-2008 39.671 15.817 273.0 3.0 Mar Tirreno (Belvedere M., Bonifati, Diamante, Buonvicino, Santa Maria del Cedro) 15-01-2008 39.812 16.331 16.5 3.0 Civita, Francavilla Marittima, Cassano allo Ionio AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 17/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 2.2.4 - Rischio Tsunami Le aree comprese tra la Calabria e la Sicilia Nord Orientale e la Calabria e la Grecia Nord Occidentale è particolarmente esposta al rischio Tsunami, essendo caratterizzata dalla presenza di numerose faglie attive, frane e vulcani che, interagendo con l’ambiente marino, possono causare maremoti. Quanto sopra si evince dai dati riportati nel Catalogo dei Maremoti Italiani di Tinti, Maramai e Graziani (Ed.2004) e dagli studi effettuati presso il CNR-IRPI di Rende dal gruppo di lavoro coordinato dai geologi ricercatori Giulio Iovine e Carlo Tansi. La Calabria, ed in particolare le aree costiere della Provincia di Cosenza sono a rischio tsumani perché, sia a largo della costa tirrenica meridionale, sia a largo di quella dell’alto Ionio, vi sono diverse faglie attive, proprio nei tratti colpiti da eventi di maremoto del passato. Nel Tirreno insistono, inoltre, i vulcani dell’arco eoliano, anch’essi responsabili di maremoti, sia per l’innesco di frane, sia direttamente per l’attività eruttiva. Alcuni degli epicentri dei terremoti connessi con i maremoti ricadono sulla terra ferma: in tal caso lo scuotimento sismico ha innescato frane sottomarine, a loro volta responsabile dei maremoti. Nella Fig.n.2.1 sono schematizzate le cause scatenanti del maremoto: a) per faglia sottomarina; b) per frana sottomarina; c) per frana subaerea che precipita in mare; d) per eruzione vulcanica sottomarina. FIG.2.1: SCHEMA DELLE CAUSE SCATENANTI IL MAREMOTO. (Fonte: G.Jovine C.Tansi CNR-IRPI) Ai fini della valutazione del rischio si deve evidenziare che il potenziale distruttivo non dipende dall’altezza delle onde, che pure possono raggiungere altezza di oltre 10 m, quanto piuttosto dagli enormi volumi d’acqua mobilizzati dall’evento scatenante. La massa d’acqua che si sposta orizzontalmente con velocità che possono raggiungere gli 800 Km/ora, ha una estensione di centinaia di chilometri ed è pertanto più AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 18/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI difficilmente arrestabile nell’impatto con la costa, rispetto alle comuni onde marine di altezza similare. Pertanto mentre le comuni onde marine, pur raggiungendo altezze considerevoli, esauriscono la loro energia subito dopo l’impatto con la costa, gli tsunami riescono a spingersi distruttivamente per molti chilometri nell’entroterra. In mare aperto le onde di maremoto non superano l’altezza di qualche decimetro, tuttavia, avvicinandosi alla costa, vengono rallentate dai bassi fondali e si amplificano fine ad altezze di decine di metri. Per stabilire l'intensità di uno tsunami si usa la scala Sieberg-Ambraseys, introdotta nel 1927 da August Sieberg e poi modificata da Nicholas Ambraseys nel 1962, che è adottata nei cataloghi europei e che viene qui riprodotta. CLASSIFICAZIONE TSUNAMI - SCALA SIEBERG-AMBRASEYS I° II° Molto debole Debole III° Abbastanza forte IV° Forte V° Molto forte VI° Disastroso onde deboli registrate solo dai mareografi. le onde sono notate solo dagli abitanti costieri che hanno esperienza di fenomeni marini; vengono notate generalmente solo su spiagge molto basse. osservabile quasi ovunque; inondazione di spiagge basse e piatte. Piccole barche vengono trascinate sulla spiaggia. Danni lievi alle strutture che si trovano sulla costa. Negli estuari c'è inversione della corrente e risalita del mare lungo l'alveo dei fiumi. Inondazione della costa fino a una certa profondità. Leggera erosione alla base di strutture esposte. Argini e banchine sono danneggiati. Sulla costa le strutture leggere subiscono danni rilevanti, ma sono danneggiate anche le strutture più solide. Imbarcazioni grandi e piccole trascinate a terra o portate al largo. Le coste vengono ricoperte di detriti trascinati dalle onde. Completa inondazione della costa per una certa profondità. Moli e strutture solide vicino al mare danneggiati. Le strutture leggere sono distrutte. Forte erosione dei terreni coltivati. Le coste sono ricoperte di detriti e di pesci. Ad eccezione delle grandi navi, tutte le altre imbarcazioni sono trascinate a terra o portate al largo. Forti onde di marea ("bore" in inglese e "mascaret" in francese) risalgono gli estuari. Cantieri portuali danneggiati. Persone muoiono annegate. Onde di maremoto sono accompagnate da un forte boato. Distruzione parziale o completa delle opere costruite dall'uomo, fino a distanza considerevole dalla linea di costa. Inondazione fino a grandi distanze dalla costa. Grandi navi molto danneggiate. Alberi sradicati o spezzati. Si contano molte vittime. Che l’area calabro – sicula sia particolarmente esposta al rischio tsunami trova conferma nei dati storici: dei 54 maremoti verificatisi in Italia lungo le sue coste ne sono stati registrati ben 25 (46,3%). Tra di essi, il più catastrofico avvenne il 28 dicembre 1908: esso fu causato da un forte terremoto di Magnitudo sc. Ricther 7,1 ed epicentro nello Stretto di Messina, che provocò oltre 100 mila vittime. Circa 3 minuti dopo la scossa, il maremoto colpì la costa, causando gran parte dei morti, con un’intensità massima (VI grado della scala Ambraseys-Sieberg) a Pellaro (onde alte 13.5 m). L’ultimo tsunami nell’area calabro-sicula, si è verificato il 30 dicembre 2002 quando dallo Stromboli, a seguito di una intensa attività vulcanica, con sviluppo di colate laviche lungo la “Sciara del Fuoco” e l’innesco di movimenti franosi di grandi dimensioni, sia subaeree che sottomarine, si sono mobilizzati circa 18.000.000 di metri cubi di materiali. Le frane hanno generato un treno di onde di maremoto che in pochissimo tempo ha interessato le coste di Stromboli, propagandosi nell’arcipelago eoliano fino a AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 19/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI raggiungere le coste calabre siciliane. Nella Fig.n.2.2 sono schematizzate le principali faglie attive nella Calabria e nella Sicilia Nord-orientale con l’indicazione delle sorgenti dei maremoti storici che hanno colpito le coste. I numeri corrispondono a quelli riportati nella tabella della fig.n.2.3. FIG.2.2: AREA CALABRO-SICULO CON INDICAZIONE SCHEMATICA DELLE FAGLIE ATTIVE E CON UBICAZIONE DELLE SORGENTI DEI MAREMOTI STORICI (Fonte: G.Jovine C.Tansi CNR-IRPI) AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 20/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Nella Fig.n.2.3 sono riportati i maremoti storici lungo le coste della Calabria e della Sicilia Nord-orientale. L’intensità dei maremoti è espressa nella scala Ambraseys-Sieberg; l’intensità (I) dei terremoti è espressa nella scala Mercalli-Cancani-Sieberg, mentre la magnitudo (M) è espressa nella scala Richter. I numeri che identificano i maremoti corrispondono a quelli della fig.n.2.2. Intensità dello tsunami Numero evento Intensità (I) Magnitudo (M) del terremoto Data Zona epicentrale Descrizione Causa 1 2 3 04-02-1169 25-08-1613 27-03-1638 Stretto di Messina Stretto di Messina Calabria tirrenica Terremoto con epicentro a mare Terremoto con epicentro a terra Terremoto con epicentro a terra I = XI, M = 6.8 I = IX, M = 5.6 I = XI, M = 7.1 4 11-01-1693 Epicentro al largo di Catania Terremoto con epicentro a mare I = XI, M = 6.8 IV 5 05-02-1783 Calabria Tirrenica Terremoto con epicentro a terra I = XI, M = 7.0 III 6 06-02-1783 Epicentro a largo di Scilla Terremoto con epicentro a mare e frana subaerea staccatasi dal Monte Paci I=IX-X, M=6.3 VI 7 8 9 10 11 12 13 07-02-1783 01-03-1783 28-03-1783 07-01-1784 19-01-1784 20-02-1818 08-03-1832 Calabria tirrenica Calabria tirrenica Calabria tirrenica Calabria Ionica Stretto di Messina Sicilia orientale Calabria ionica Terremoto con epicentro a terra Terremoto con epicentro a terra Terremoto con epicentro a terra Terremoto con epicentro a mare Terremoto con epicentro a mare Terremoto con epicentro a terra Terremoto con epicentro a terra I=X-XI, M=6.4 I = IX, M = 5.6 I = XI, M = 7.0 I = VI, M = 4.1 I = VI, M = 4.1 I=IX-X, M=6.2 I = X, M = 6.7 14 25-04-1836 Epicentro a largo di Rossano Terremoto con epicentro a mare I = X, M = 6.2 III 15 16-11-1894 Calabria tirrenica Terremoto con epicentro a terra I = IX, M = 6.0 III 16 08-09-1905 Epicentro nel Golfo di Sant’Eufemia Terremoto con epicentro a mare I = XI, M = 6.9 III 17 23-10-1907 Calabria ionica Terremoto con epicentro a terra I = IX, M = 5.9 III 18 28-12-1908 Epicentro nello stretto di Messina Inondazione e distruzione a Messina. Inondazione a Naso. Ritiro del mare di 2 miglia a Pizzo C. Rasa al suolo Catania e provincia, e numerosi altri paesi in provincia di Siracusa e Ragusa. Fece 70.000 vittime, in parte provocate da un forte tsunami sulla costa siciliana tra Augusta e Messina. Ritiro del mare seguito da inondazione sulle coste del basso Tirreno. Tsunami disastroso, con onde alte fino a 9 m: sorprese la maggior parte della popolazione di Scilla che, impaurita dalle scosse sismiche, era scappata sulla spiaggia. Le vittime furono più di 1500. Aumento del livello del mare a Stilo. Inondazione a Tropea. Inondazione a Bagnara. Inondazione a Roccella. Inondazione a Faro e a Catona. Onde anomale a Catania. Inondazione a Magliacarne (KR). Il tratto di costa tra Corigliano C. e Calopezzati fu interessato da un maremoto che spinse l’acqua verso l’interno per 40-50 metri, distruggendo molti edifici. Il terremoto che lo generò provocò 240 vittime, in parte ascrivibili allo tsunami. Navi trasportate a Reggio Calabria. Il terremoto provocò 560 vittime, in parte causate dal maremoto che seguì. Le onde, alte fino a 6 m, sommersero la spiaggia tra Vibo e Tropea, trascinando in mare diverse abitazioni, e si propagò, con effetti minori, fino alle Eolie e alle coste della Sicilia settentrionale. Inondazioni a Capo Bruzzano. Il terremoto causò la distruzione totale di Messina, Reggio di Calabria e numerosi altri centri minori, con oltre 100.000 vittime. Il sisma produsse il più violento tsunami di cui si ha memoria in Italia:questo provocò gran parte delle vittime e causò la totale distruzione delle abitazioni sulla costa. Il primo fenomeno osservato fu un marcato ritiro del mare, per alcuni minuti, seguito da 3 onde di tsunami alte fino a 13.5 m. Terremoto con epicentro a mare I = XII, M = 7.1 VI 19 20 21 22 23 24 25 03-07-1916 22-05-1919 17-08-1926 11-09-1930 20-08-1944 ??-02-1954 30-12-2002 Isole Eolie Isole Eolie Isole Eolie Isole Eolie Isole Eolie Isole Eolie Isole Eolie Innalzamento del mare (10 m) a Stromboli. Inondazione a Stromboli. Ritiro del mare a Salina. Ritiro del mare-inondazione (2.5 m) a Stromboli. Inondazione e case distrutte a Stromboli. Inondazioni e abitazioni distrutte. Inondazione e alcune case distrutte nelle Eolie Terremoto con epicentro a terra Eruzione sottomarina Terremoto con epicentro a terra Eruzione sottomarina Eruzione sottomarina Eruzione sottomarina Frana subaerea I = VII II II III III I = VII-VIII III IV II III FIG.2.3 : MAREMOTI STORICI DELLA CALABRIA E SICILIA NORD-ORIENTALE (Fonte: G.Jovine C.Tansi CNR-IRPI) AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - IV Pag. 21/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 2.2.5 - Rischio desertificazione e deficit idrico La definizione ufficiale di “desertificazione” è stata elaborata durante la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (Rio, 1992), in termini di “degrado delle terre nelle zone aride, semi-aride e subumide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali le variazioni climatiche e le attività antropiche”; questa definizione, recepita nell’ambito della Convenzione Internazionale delle Nazioni Unite sulla lotta alla Siccità e Desertificazione (UNCCD), è considerata profondamente innovativa per tre motivi principali: - il degrado riguarda sia la perdita delle caratteristiche bio-chimico-fisiche del suolo, sia la redditività economica; - le terre aride, semi-aride e sub-umide secche individuano le aree del pianeta più vulnerabili, escluse le aree artiche ed antartiche, nelle quali il rapporto tra le precipitazioni annuali e l’evapotraspirazione potenziale si situa tra 0.05 e 0.65; - la desertificazione può essere determinata dal sovrapporsi di cause di origine naturale ed antropica Il QTRP inserisce tra i rischi naturali il Rischio Desertificazione che, secondo i dati dell’Atlante Nazionale delle aree a rischio desertificazione, a livello nazionale interessa oltre un quinto della superficie e arrivano ad oltre il 40% nei territori del sud Italia. L’Atlante identifica vari sistemi di degradazione che concorrono al fenomeno e in particolare: erosione idrica, deposizione, urbanizzazione, salinizzazione ed aridità; fra questi il più rilevante territorialmente è quello relativo all’erosione. I principali effetti della desertificazione si traducono in una diminuzione della fertilità del suolo, della sua capacità di ritenzione idrica e della produttività della vegetazione, con una conseguente riduzione dei raccolti in agricoltura, dei rendimenti del bestiame, della biomassa boschiva e della biodiversità della vegetazione. Tali effetti, portando a pratiche di uso della terra sempre meno sostenibili, possono a loro volta esacerbare ulteriormente il processo di desertificazione. L’ARPA CALABRIA ha elaborato nell’ambito del Progetto Desert Net e pubblicato nel 2008, la Carta delle aree sensibili alla desertificazione che localizza le zone a rischio più elevato nelle aree dove si sommano contemporaneamente: - forti concentrazioni di popolazione, - colture con fabbisogni irrigui molto elevati, - attività produttive, - serbatoi alluvionali in deficit idrico. Nella provincia di Cosenza le aree sensibili alla desertificazione sono percentualmente ripartite come segue: % % % n. classi ESAs % 1 Aree non minacciate 2 Aree con minaccia potenziale 3 Aree fragili di fascia 1 4 Aree fragili di fascia 2 5 Aree fragili di fascia 3 6 Aree critiche di fascia 1 7 Aree critiche di fascia 2 8 Aree critiche di fascia 3 9 non classificate: aree urbane, corpi idrici ecc. percentuale della superficie delle zone non minacciate o con minaccia potenziale percentuale della superficie delle zone in aree classificate “fragili” 2,93 4,54 7,07 17,59 18,66 14,37 26,64 6,45 1,75 7,47 43,32 47,46 percentuale della superficie delle zone in aree classificate “critiche” 1,75 totale percentuale della superficie delle zone in aree non classificate Totale del territorio 100% AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 22/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Nella Fig.2.4 è rappresentato uno stralcio della carta delle aree sensibili alla desertificazione relativa al territorio della Provincia di Cosenza. Fig.2.4 STRALCIO DELLA CARTA DELLE AREE SENSIBILI ALLA DESERTIFICAZIONE NELLA PROVINCIA DI COSENZA Per quanto riguarda il Deficit Idrico il QTRP fa riferimento alla “Relazione sull’andamento dei valori termo – pluviometrici e della disponibilità di risorsa idrica in Calabria.” – Maggio 2007 – realizzata dal Centro Funzionale del Settore di Protezione Civile della Regione Calabria che gestisce la rete meteorologica regionale. In particolare, vengono valutati due tipi di indicatori della disponibilità di risorsa idrica: l’SPI e il GRI. L´indice SPI (Standardized Precipitation Index) quantifica il deficit di precipitazione per diverse scale dei tempi; ognuna di queste scale riflette l´impatto della siccità sulla disponibilità di differenti risorse d´acqua. L´umidità del suolo risponde alle anomalie di precipitazione su scale temporali brevi, mentre l´acqua nel sottosuolo, fiumi e invasi tendono a rispondere su scale oggettivamente più lunghe. Nel primo caso quindi l´indice fornisce indicazioni circa la siccità agricola, mentre nel secondo caso abbiamo un´informazione che riguarda la siccità idrologica. L´indice necessita, per il suo calcolo, dei soli dati di precipitazione cumulata nei mesi precedenti (nel nostro caso 3, 6, 12 e 24 mesi). Il GRI (Global Reporting Initiative) è un’organizzazione che ha sviluppato lo schema di report di sostenibilità che consiste nella misurazione, comunicazione e assunzione di responsabilità nei confronti di stakeholder (portatore d’interesse) sia interni che esterni, in relazione alla performance dell’organizzazione rispetto all’ obiettivo dello sviluppo sostenibile. L’ultima versione di questo schema si chiama G3 Guidelines ed include cinque criteri relativi alla valutazione della risorsa idrica (UNEP, 2009): 1. prelievo totale di acqua; 2. risorse idriche affette da privazione di acqua; AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 23/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 3. percentuale sul volume totale di acqua riciclata e riutilizzata; 4. quantità di acqua totale scaricata compresa di qualità e destinazione; 5. identificazione dei sistemi che sono influenzati dallo scarico di acqua da parte dell’azienda e dal suo utilizzo. Questo schema richiede la valutazione degli impatti legati all’uso della risorsa idrica e non richiede una metodologia specifica per la quantificazione dei valori richiesti dai cinque criteri. Lo schema sviluppato dal GRI ha l’obiettivo principale di mettere in contatto in maniera semplificata le aziende con le parti interessate. Questo schema, sebbene sembri fornire delle informazioni sulla risorsa idrica interessanti, non può essere considerato significativo a livello scientifico perché, come già detto, non sono individuate delle metodologie e degli strumenti per definire in modo univoco questi criteri. Nel 2002, la GRI ha pubblicato un progetto di protocollo d’acqua che fornisce informazioni dettagliate e linee guida per orientare le valutazioni delle imprese, le misure e la comunicazione sugli usi delle acque e gli impatti associati (Global Reporting Initiative,2009). Con riferimento ai dati rilevati nella Provincia di Cosenza, dalle analisi svolte si può affermare che ci si trova in presenza di carenza di risorse idriche di entità contenute; risulta comunque opportuno scindere la problematica di disponibilità pseudo-superficiale (utili alla ricarica degli invasi) da quelle di disponibilità profonda (emungimento da pozzi o captazione di sorgenti). Per quanto concerne la prima problematica dall’analisi dell’indice SPI, con aggregazione variabile dai 6 ai 12 mesi, si evidenzia che i territori più a rischio di carenza possono essere quelli del bacino del Savuto sino al bacino del Busento, e quelli dell’Alto Esaro, dove si evidenziano ampie zone interessate da una siccità moderata o anche severa (Vedi Fig.n.2.5). L’analisi dei valori dell’SPI calcolati da 1 a 3 mesi, evidenzia invece una situazione di siccità lieve soprattutto sulla fascia tirrenica. In fase di valutazione della disponibilità di risorsa profonda, invece, si è utilizzato il GRI. Dalle analisi condotte si individuano zone che, a differenza della sintesi media regionale che si attesta su valori accettabili, presentano valori tali per cui ci si può aspettare situazioni di carenza più marcata. Queste zone si localizzano principalmente nelle aree comprese tra: il bacino del Savuto, sulla Catena Costiera cosentina in corrispondenza della Media Valle del Crati e sui versanti ionici settentrionali della Sila Greca. Fig.n.2.5 SPI a 6 ed a 12 mesi AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 24/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 2.2.6 - Rischio subsidenza Il QTRP adottato inserisce tra i rischi naturali quello collegato alla “Variazioni relative del livello del mare e vulnerabilità delle pianure costiere”. Il fenomeno non è trascurabile perché, a causa del riscaldamento globale, il previsto sollevamento del livello marino ricopre un ruolo di fondamentale importanza, potendo modificare l’attuale assetto delle coste, dei suoi habitat naturali e delle attività antropiche. Il livello del mare ha manifestato nella storia della Terra oscillazioni che dipendono sia da cause astronomiche sia dalla tettonica; tuttavia, il fenomeno del riscaldamento globale in atto potrà causare un incremento, sia di entità che di velocità, negli attuali trend di variazione di livello marino, in cui le coste hanno continuato a subire passivamente movimenti isostatici negativi che appaiono come una risalita relativa del mare. E’ necessario considerare che, nel prossimo futuro, ai fenomeni di tipo isostatico si sommeranno quelli dovuti al riscaldamento climatico che sta riattivando il progressivo scioglimento delle coltri glaciali, con ripercussioni notevoli in particolar modo nelle zone con coste basse e intorno alle foci dei fiumi. Una componente fondamentale nel computo delle variazioni relative del livello marino è data da eventuali movimenti tettonici; l’analisi dei movimenti verticali rilevati per le aree costiere italiane, mostra che fra i principali settori attualmente in sollevamento vi sono la Calabria e la Sicilia orientale. Con riferimento alle coste delle provincia di Cosenza fenomeni di subsidenza si evidenziano particolarmente sulla costa jonica, mentre lungo la costa tirrenica queste sono meno chiare. Lungo le coste dello Ionio, sono state rilevate resti di antiche strutture portuali generalmente di origine greca, che si trovano su fondali di 4-8m, non attribuibile al solo sollevamento eustatico del livello marino, che si può stimare in circa 2m; Il livello greco di Sibari (Sybaris) è attualmente circa 2 m più basso del livello del mare. Lungo il Tirreno si hanno notizie di resti di età romana imperiale a quote paragonabili al livello di mare attuale. Il tematismo del rischio collegato ai fenomeni di subsidenza, per come evidenziato nel QTRP, non può essere trascurato, anzi con riferimento alle scelte di pianificazione territoriale, merita particolare attenzione. 2.2.7 - Rischio Sinkholes Il QTRP adottato inserisce tra i rischi naturali quello collegato alla presenza, o alla possibilità di formazione dei sinkholes, cioè di voragini di forma sub-circolare, con diametro e profondità variabili da pochi metri a centinaia di metri, che si aprono rapidamente nei terreni, nell'arco di poche ore. I processi che danno origine a tali fenomeni sono molteplici e derivano da: dissoluzione carsica anche di substrati profondi, fenomeni di liquefazione, copertura costituita da terreni a granulometria variabile con caratteristiche geotecniche scadenti, presenza di faglie o fratture, risalita di fluidi aggressivi (CO2 e H2S), eventi sismici, eventi pluviometrici importanti, attività antropica (emungimenti, estrazioni, scavi, ecc.). In Calabria l’ISPRA segnala 26 fenomeni, 8 dei quali in Provincia di Cosenza, riconducibili a piccole cavità, AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 25/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI oggi ricolmate, originatesi nella totalità dei casi durante eventi sismici e connesse a fenomeni di liquefazione dei terreni. COMUNE CETRARO CETRARO CETRARO CETRARO SINKHOLES CLASSIFICATI NELLA PROVINCIA DI COSENZA – Fonte ISPRA latitudine longitudine LOCALITA’ ANNOTAZIONI VIA CAPPUCCINI Via L.De Seta Via Porta di Basso Via Regina Elena 39°31’2 “ 39°31’4 “ 39°31’3 “ 39°31’3 “ 15°56’18” nelle coperture al di sopra del bedrock carbonatico con lenti di gessi. La profondità del bedrock è sconosciuta ma superiore a 5 m. E' stato ricolmato 15°56’16” nelle coperture al di sopra del bedrock carbonatico con lenti di gessi. La profondità del bedrock è sconosciuta ma superiore a 5 m. E' stato ricolmato 15°56’19” nelle coperture al di sopra del bedrock carbonatico con lenti di gessi. La profondità del bedrock è sconosciuta ma superiore a 5 m. E' stato ricolmato 15°56’15” nelle coperture al di sopra del bedrock carbonatico con lenti di gessi. La profondità del bedrock è sconosciuta ma superiore a 5 m. E' stato ricolmato CETRARO Via Silvio Pellico 39°31’4 “ 15°56’14” nelle coperture al di sopra del bedrock carbonatico con lenti di gessi. La profondità del bedrock è sconosciuta ma superiore a 5 m. E' stato ricolmato LUNGRO Miniera di Sale 39°43’51” 16°7’25”” sulle argille gessifere; le cavità della miniera sono molto profonde 16°37’57” fuoriuscita da aperture nel terreno di acqua mista a fango o sabbia quasi sempre con formazione di vulcanelli; le fontane di sabbia risultano descritte da testimoni oculari 39°21’56” 16°10’57” fuoriuscita da aperture nel terreno di acqua mista a fango o sabbia quasi sempre con formazione di vulcanelli; le fontane di sabbia risultano descritte da testimoni oculari ROSSANO S.Angelo SAN VINCENZO LA COSTA MONTALTO U. 39°36’56” PAR. 2.3 -RISCHI ANTROPOGENECI 2.3.1 - Rischio sanitario Per il rischio sanitario il QTRP adottato fa riferimento alla definizione del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri: “non di origine propria, ma conseguente ad altri rischi o calamità, tanto da poterlo definire come un rischio di secondo grado correlato cioè a variabili antropiche che possono produrre danno alla salute umana. Tali variabili possono essere di natura: - biologica - batteri, virus, pollini, Ogm, etc., - chimica - amianto, benzene, metalli pesanti, diossine, etc. - fisica - radiazioni UV, rumore, radiazioni ionizzanti, alte temperature, basse temperature, etc.“. Analogamente a quanto precisato nel QTRP per ciò che riguarda la pianificazione di livello regionale, AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 26/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI anche per i riflessi nella pianificazione di livello provinciale si ritiene opportuno prendere in considerazione solo le tipologie di rischio riferite all’amianto ed al radon. 2.3.1.1 - Rischio sanitario da amianto L’amianto, chiamato anche asbesto, è un minerale naturale a struttura microcristallina, di aspetto fibroso appartenente alla classe chimica dei silicati e alle serie mineralogiche del serpentino e degli anfiboli. In natura l’amianto è molto diffuso, si ottiene facilmente dalla roccia madre dopo macinazione in genere in miniere a cielo aperto. Gli affioramenti ofiolitici in Calabria sono, da tempo, un’importante risorsa economica per il territorio. La presenza di amianto in tali giacimenti determina la necessità di valutare il rischio di esposizione dei lavoratori durante le attività di estrazione e lavorazione della pietra verde e quello della popolazione residente nei comuni delle cave e degli insediamenti produttivi. Notevole importanza rivestono in Calabria i giacimenti di pietra verde del Monte Reventino-Mancuso che, distribuiti sul versante sinistro della Valle del Savuto in provincia di Catanzaro, si estendono fino al Mar Tirreno su un vasto territorio comprendente numerosi comuni. Di seguito sono elencati i siti segnalati dall’ ASL nella Provincia di Cosenza, in cui esistono cave attive ed inattive, in cui si rileva la presenza di pietra verde o di affioramenti naturali dove potrebbero essere individuati materiali fibrosi. COMUNE ACQUAFORMOSA TERRANOVA CAMPANA SAN GIORGIO A. AMANTEA SERRA D’AIELLO N° 1 1 2 1 Cave attive Cave inattive produzione N° INERTI INERTI INERTI 1 INERTI Affioramenti naturali sito CORECA SERRA D’AIELLO Varieta’ fibrosa NESSUNA NESSUNA NESSUNA NESSUNA TREMOLITE NESSUNA I dati attualmente disponibili sono alquanto limitati, tuttavia, anche se la distribuzione degli affioramenti appare estremamente frastagliata ed interessa tutto il territorio regionale, è ormai da ritenere non più differibile la mappatura geologica che evidenzi la presenza di rocce e/o sedimenti contenenti amianto naturale. La struttura fibrosa attribuisce all’amianto particolari caratteristiche di resistenza meccanica ed alta flessibilità, nonché di resistenza al fuoco, al calore, all’azione di agenti chimici e biologici, all’abrasione e all’usura. L’amianto è dotato di proprietà fonoassorbenti e termoisolanti e si lega facilmente con materiali da costruzione quali calce, cemento, gesso, gomma e PVC; per tali caratteristiche è stato considerato un materiale estremamente versatile a basso costo, con estese e svariate applicazioni industriali, edilizie e in prodotti di consumo. La consistenza fibrosa è alla base delle proprietà tecnologiche, ma anche delle proprietà di rischio essendo essa causa di gravi patologie a carico prevalentemente dell'apparato respiratorio. La pericolosità consiste, infatti, nella capacità che i materiali di amianto hanno di rilasciare fibre potenzialmente inalabili ed anche nella estrema suddivisione cui tali fibre possono giungere. Per dare una AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 27/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI idea della estrema finezza delle stesse basti pensare che in un centimetro lineare si possono affiancare 250 capelli umani, 1.300 fibre di nylon o 335.000 fibre di amianto. L'amianto è pericoloso quando può disperdere le sue fibre nell'ambiente circostante per effetto di qualsiasi tipo di sollecitazione meccanica, eolica, da stress termico, dilavamento di acqua piovana ecc.; perciò l’amianto friabile, che si può ridurre facilmente in polvere, è considerato molto più pericoloso dell'amianto compatto, che per sua natura ha una scarsa o scarsissima tendenza a liberare fibre. I lavori che comportano un elevato rilascio di fibre d'amianto devono pertanto essere affidati soltanto a ditte specializzate in bonifiche da amianto. Per i materiali compatti contenenti amianto, come le coperture degli edifici in cemento amianto (eternit), il rischio è legato allo stato di manutenzione dei materiali che possono diventare pericolosi se abrasi o danneggiati. Nella maggior parte dei casi l'amianto è presente nelle strutture edilizie e industriali; i tipi di edifici e di manufatti in cui, più frequentemente, si riscontrano materiali contenenti amianto sono: - fabbricati con struttura portante metallica costruiti soprattutto tra gli anni '60 e '70, nei quali l'amianto può essere stato applicato a spruzzo sulle strutture metalliche; - edifici prefabbricati in cui sono state utilizzate lastre piane o ondulate in cemento amianto; - capannoni ad uso industriale che possono presentare coperture in cemento amianto, o nei quali l'amianto può essere stato applicato a spruzzo sul soffitto a scopo d’isolamento termico e fonoassorbente; - elementi di copertura quali tegole, lastre ondulate o piane; - pareti, controsoffittature con pannelli contenenti amianto sia in matrice compatta sia friabile; - linoleum e piastrelle per pavimenti; - intonaci per rivestire strutture portanti in acciaio, pareti e soffitti di molti locali, con funzioni fonoassorbenti, termoisolanti e/o di resistenza al fuoco; - tubi e vasche per l’acqua potabile e le acque reflue; - isolanti delle caldaie per coibentarle, sotto forma di pannelli o in forma sfusa (generalmente sotto l’involucro in lamiera); - rivestimenti isolanti di tubi; - guarnizioni all’interno di raccordi tra tubazioni e nelle caldaie; - isolamenti vari quali pannelli in cartone-amianto dietro le stufe o a protezione da fonti di calore di parti in legno (es. sopra il termosifone); - filati, tessuti e corde possono essere presenti come coibentazioni di parti calde; - manufatti ignifughi quali coperte, feltri, tappeti. Il rischio sanitario da amianto deriva dalla circostanza che, a causa della notevole diffusione di materiali, naturali e non, che ne contengono le fibre, vi è una elevata probabilità che siano rilasciate fibre aerodisperse nell´ambiente che possano venire inalate, generando patologie quali: - l’Asbestosi, fibrosi polmonare irreversibile, che si manifesta per esposizioni medio-alte e per lungo tempo ad amianto (10 / 15 anni); - il Carcinoma Polmonare che può comparire anche per esposizioni minime anche a distanza di 15 / 20 anni da quando è terminata l´esposizione; - il Mesotelioma tumore della pleura o del peritoneo che può manifestarsi anche dopo 25 / 40 anni da esposizioni anche a basse dosi. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 28/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Anche attraverso gli strumenti della pianificazione territoriale, si rende necessario non solo localizzare i materiali pericolosi contenenti amianto, ma anche assumere adeguate misure di prevenzione: - attraverso la rimozione delle cause, adottando appositi piani di messa in sicurezza delle aree ove sono presenti materiali sciolti di ammassi rocciosi con fibre di amianto la rimozione dei materiali impiegati in edilizia o nei processi produttivi, per come peraltro previsto dalla Legge 40/2011che attribuisce funzioni a Regione, Provincie e Comune; - con l’assunzione di misure di prevenzione attraverso gli strumenti della pianificazione territoriale in aree connotate della presenza di particolari affioramenti rocciosi che contengono i minerali Crisotilo, Actinolite, Tremolite, Anfibolite, Amosite e Crocidolite. La produzione e la commercializzazione di materiali contenenti amianto è cessata nel 1992 a seguito della entrata in vigore della Legge 27 marzo 1992, n. 257. Nonostante le attività di ricognizione e classificazione effettuate dall’ARPACAL, attualmente non è stata completata la mappatura sul territorio provinciale, ma neanche dell’intera Regione, dei luoghi ove sono presenti materiali anche naturali con fibre di amianto. 2.3.1.2 - Rischio sanitario da Radon Il rischio sanitario da Radon deriva dalle implicazioni che il rilascio in atmosfera e la concentrazione di Radon ha sulla salute umana. L’aspetto sanitario è determinato dai prodotti di decadimento del Radon ed in particolare dai radionuclidi emettitori di particelle alfa: 218Po, 214Po e 210Po; tali ioni metallici, chimicamente attivi, possono subire processi di deposizione o legarsi alle particelle d’aria ed essere inalate, esponendo a rischio l’apparato respiratorio con elevata probabilità, direttamente collegata all’aumento della dose assorbita, insorgenza di tumori polmonari. Le particelle alfa emesse dal Radon vengono classificate come radiazioni ad alto LET (Linear Energy Transfer) con un’alta efficacia biologica, quindi particolarmente pericolose. Il Comitato Scientifico dell’ONU sugli effetti delle radiazioni atomiche ha valutato, a livello globale, la concentrazione media in ambienti esterni variabile tra 5 e 15 Bequerel/metrocubo (Bq/m3). In Italia l’Enea e l’Istituto Superiore di Sanità, a fronte di una media nazionale di circa 77 Bq/m 3, ha evidenziato situazioni molto diversificate, con valori locali che variano tra 100 e 400 o Bq/m 3, infatti le concentrazioni di radiazioni dipendono dalla presenza di uranio e radio al suolo e nei materiali di costruzione, dalla permeabilità del suolo e dalle abitudini di vita. Per quanto attiene alla Calabria, dove il valore della concentrazione varia tra 20 e 40 Bq/m3, riveste particolare interesse la sua struttura geologica, con estesi affioramenti di rocce ignee e metamorfiche, che determina una radioattività di fondo di origine naturale compresa tra 0,15 e 0,20 microSievert/ora (Sv/h). Zone d’interesse correlati alla radioattività naturale si segnalano in Sila, località Fossiata. Il Laboratorio Fisico del Dipartimento ARPACAL di Catanzaro – “Ettore Majorana”, ha pubblicato il Report 2011 sulla radiattività naturale in Calabria, in cui vengono presentanti alcuni dei lavori sperimentali e di ricerca realizzati sul gas Radon. Particolarmente interessante sono i risultati ottenuti attraverso lo studio delle FLUTTUAZIONI DEL AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 29/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI LIVELLO DI FONDO GAMMA IN CALABRIA, in cui, attraverso l’analisi di più di 5.000 misure del rateo di dose gamma per la stima della radioattività naturale, effettuate con tre stazioni fisse dislocate sul territorio calabrese a diverse altezze sopra il livello del mare e da misure in campo realizzate con strumentazione portatile, è stato possibile redigere la mappa della distribuzione territoriale del campo radioattivo naturale, che può essere stimato attraverso una semplice formulazione matematica empirica tenendo conto della dipendenza esplicita dell’altitudine ed intrinseca delle caratteristiche geologiche del territorio. Nella fig.3.1 è riportata la mappa del fondo ambientale radioattivo della Calabria. Nella provincia di Cosenza l’Arpacal ha realizzato il IL MONITORAGGIO DELLA RADIOATTIVITÀ NATURALE NEL COMUNE DI ROGGIANO GRAVINA. La scelta di Roggiano Gravina è stata effettuata allo scopo di indagare su alcune sorgenti di rischio che potrebbero aver provocato, negli ultimi decenni, l’aumento di alcune patologie tumorali di una vasta area cosentina in cui ricade il territorio comunale. L’area indagata, dell’estensione di circa 45 km2, è situata su una collina a 250 m s.l.m., in una posizione centrale della Valle del Crati, tra la costa tirrenica e quella ionica. Il nucleo abitato occupa la parte centrale della vasta area bagnata quasi completamente dal fiume Esaro. Le caratteristiche geologiche dell’area sono quelle tipiche di un’unità della catena alpina composte principalmente da serpentiniti, metabasiti, scisti verdi, calcari, filladi, micascisti e da una copertura carbonatica mesozoica. L’Arco Calabro, considerato un frammento di catena alpina, è delimitato da due importanti sistemi di faglie: - la “Linea del Pollino” a Nord, che rappresenta la zona di confine tra i terreni cristallini calabri e quelli carbonatici appenninici e che ha portato la catena Alpina a penetrare profondamente nell’arco ionico; - la “Linea di Taormina” a Sud, con particolari caratteristiche geologiche ed una un’importante frattura della crosta superficiale. Il Report pubblica le seguenti conclusioni: “L’analisi dei dati presenta un territorio in cui la concentrazione media di radon negli ambienti confinati è di 79±2 Bq/m3, in sintonia con la media nazionale e non, con quella che annovera il territorio calabrese nell’intervallo tra 20 e 40 Bq/m3. Il valore massimo registrato è pari a 435±71 Bq/m3, dato giustificato dalla distribuzione delle concentrazioni dell’agente inquinante indagato. Le misure sperimentali hanno confermato l’andamento tipico della distribuzione lognormale della concentrazione di attività del gas radon per ambienti indoor nei piani interrati, al piano di campagna e al primo piano. Inoltre è stata provata la dipendenza della concentrazione con la distanza dal suolo. A sostegno di questi risultati più delle caratteristiche geologiche e litologiche del territorio, come dimostrano le misure di concentrazione di radon nel suolo e le relative incertezze, la struttura del substrato comunale, la sua permeabilità e la presenza di un importante sistema di faglie attive favorirebbero l’accumulo e la diffusione del gas radon.” Si è ritenuto opportuno richiamare lo studio sperimentale fatto dall’Arpacal nel Territorio di Roggiano Gravina perché le conclusioni cui è pervenuto dimostrano come non sia possibile sottovalutare in alcun modo il rischio radon, nel territorio della Provincia di Cosenza. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 30/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Fig.n.3.1 MAPPA DEL FONDO AMBIENTALE RADIATTIVO DELLA CALABRIA (fonte Arpacal –Report 2011) AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 31/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 2.3.2 - Rischio ambientale Nel QTRP adottato la rilevanza delle problematiche correlati al rischio ambientale sono riferibili all’incidenza delle attività antropiche sulle probabilità di alterazione di acqua, aria e suolo, per le eventuali conseguenze sulla salute della popolazione residente in una data area. In Calabria, l'inquinamento del suolo e del sottosuolo causato dell’immissione di agenti inquinanti provenienti da attività industriale o da smaltimento illegale di rifiuti urbani, speciali, tossici e nocivi ha richiesto la proclamazione dello stato di emergenza e la conseguente emissione di Ordinanze di Protezione Civile, con l’obiettivo di eliminare le situazioni del rischio di alterazione delle caratteristiche chimico-fisiche e biologiche del suolo che possa comportare l’alterazione della catena alimentare fino all'uomo, molte delle quali sono ancora attive. Per quanto riguarda il territorio della Provincia di Cosenza si ritiene che le tematiche del rischio ambientale da prendere in considerazione sono quelle connesse ai siti contaminati da rifiuti, alle acque interne ed alle acque marine costiere. 2.3.2.1 - Rischio ambientale connesso allo smaltimento di rifiuti Con il “Piano regionale per la bonifica delle aree potenzialmente inquinate”, approvato con O.C.D n. 6294 del 30 /10/2007 e pubblicato sul Supplemento straordinario n. 2 al B.U. della Regione Calabria - Parti I e II - n. 20 del 31 ottobre 2007 l’Ufficio del Commissario Delegato per la Calabria ha realizzato il censimento dei siti potenzialmente contaminati ed ha predisposto l’anagrafe dei Siti da Bonificare che riguardano principalmente discariche dismesse di R.S.U. Su 587 siti da bonificare censiti nella Regione, 209 siti ricadono nella Provincia di Cosenza. Nell’elenco dei siti inquinati ad alto rischio, su 43 siti censiti nella Regione, n.21 siti, elencati nella tabella che segue, ricadono in Provincia di Cosenza. Due delle quattro discariche utilizzate per smaltire i rifiuti speciali pericolosi, provenienti della Pertusola Sud di Crotone, sono localizzate nei comuni di Cassano allo Ionio (masseria Chidichimo) e di Cerchiara di Calabria (Alveo Torrente Sciarapottolo) ed attualmente sono interessate da interventi di messa in sicurezza. L’impianto dismesso di trattamento rifiuti nel Comune di Rende è oggetto di indagine per la caratterizzazione dei rifiuti. La bonifica ed il ripristino dei siti contaminati presenti nel territorio della Provincia di Cosenza rappresentano, sia per la diffusione sia per l’estensione complessiva del territorio contaminato, un tema di rilevanza strategica nella pianificazione territoriale, sia di area vasta che locale, non solo per eliminare situazioni di rischio sanitario ed ambientale, ma anche per recuperare aree che potranno essere riutilizzate senza compromettere nuovo suolo. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 32/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 COMUNE LAINO BORGO LAINO BORGO MORANO CALABRO TORTORA SCALEA CASSANO ALLO IONIO CASSANO ALLO IONIO CASSANO ALLO IONIO CASSANO ALLO IONIO CASTROVILLARI FIRMO LUNGRO ROCCA IMPERIALE CERCHIARA DI CALABRIA CERCHIARA DI CALABRIA FRANCAVILLA MARITTIMA TREBISACCE VILLAPIANA CARIATI RENDE COSENZA LOCALITA’ V.ne Timpone Ferrante Petroso Vallone Carbonaro Sicilione Piano dell’Acqua Masseria Chidichimo S.P Cassano –Castrovillari Giostratico Cappella del Monte C.da Petrosa C.da Sciolle Pettinaro Torrente Canna Contrada Caprara Alveo T.Sciarrapottolo Piatra Catania Foce Pagliara San Francesco Garauto Coda di volpe Sant’Ippolito AREA (m2) VOLUME (m3) 10.000 80.000 2.500 25.000 36.000 180.000 24.000 75.000 7.500 112.500 20.000 16.000 20.000 60.000 4.900 58.800 5.000 40.000 640.000 1.600.000 20.000 200.000 6.400 76.800 250.000 500.000 3.000 9.000 1.000 1.000 9.000 27.000 200.000 500.000 18.000 90.000 30.000 120.000 87.500 61.250 20.000 800.000 2.3.2.2 - Rischio ambientale collegato alle acque interne ed ai corpi idrici sotterranei Nel QTRP adottato si fa riferimento solo alle problematiche di contaminazione delle acque interne da fonti inquinanti, con conseguenti danni alle caratteristiche fisiche ed quelle chimico-fisiche e biologiche dei corpi idrici che possano causare alterazioni degli ecosistemi naturali e con riflessi sulla salute dell’uomo. Gli aspetti dei rischi territoriali, che dipendono da “subsidenza” e “desertificazione” per effetto di processi tettonici attivi e/o di eccessivo emungimento da falde sotterranee, sono stati trattati nel capitolo relativo ai Rischi Naturali al quale si rimanda. Occorre tuttavia considerare che la risorsa idrica è soggetta a modificazioni di composizione, oltre che per cause naturali, anche per cause antropiche che ne degradano la qualità fino determinare situazioni di pericolo per la salute dell’uomo e delle altre specie viventi, ma anche di degrado per l’ecosistema, con particolare rilevanza, per ciò che riguarda la provincia di Cosenza, nei contesti territoriali a forte incidenza di attività produttive agricole di tipo intensivo. Per quanto riguarda le acque interne il Il Piano di Tutela delle Acque della Regione Calabria fornisce dati sullo stato di qualità delle acque superficiali limitati ai 42 corpi idrici, indicati dalla Regione Calabria con D.G.R. 732/1997 ai fini della tutela qualitativa per garantire la vita dei pesci. Le situazioni di pericolosità che assumono rilevanza ai fini della pianificazione sono quelle relative alla possibile contaminazione da fonti inquinanti, con conseguenti danni alle caratteristiche fisiche dei serbatoi ed a quelle chimico-fisiche e biologiche che possano causare alterazioni degli ecosistemi naturali e con riflessi sulla salute dell’uomo. A tal fine, il Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, definisce le Strutture Idrogeologiche e le Aree di Piana che, presentano potenzialità idrica variabile in funzione delle AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 33/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI caratteristiche fisiche quali: l’estensione, la litologia, la permeabilità, l’alimentazione diretta e/o indiretta ecc.; esse sono raggruppate in “sistemi acquiferi”, sulla base della litologia prevalente e della tipologia di acquifero. Nel territorio della Provincia di Cosenza il Piano individua: - le seguenti Idrostrutture di tipo A (Carbonatiche): - Idrostruttura di Monte Serramale – Cozzo Petraia (bacini dei Fiumi Noce , Lao e bacini minori) - Idrostruttura di Monte Gada – M. Ciagola – Timpone Garraino (bacini del Noce , Lao e bacini min.) - Idrostruttura di Monte Caramolo (bacino del Fiume Crati) - Idrostruttura di Monte Timpone Scifarello (bacino del Fiume Lao) - Idrostruttura di Monte Palanuda (bacino del Fiume Lao) - Idrostruttura dei Monti la Mula – Cozzo del Pellegrino (bacini dei Fiumi Lao, Crati e bacini minori) - Idrostruttura di Monte Velatro (bacino del Fiume Lao) - Idrostruttura di Monte Vernita (bacino del Fiume Lao) - Idrostruttura di Monte Cava dell’Oro (bacino del Fiume Crati) - Idrostruttura di Monte la Muletta (bacino del Fiume Crati) - Idrostruttura di Monte Montalto (bacino del Fiume Crati) - Idrostruttura di Monte La Serra - Monte Carpinoso (bacino del Fiume Crati) - Idrostruttura di Monte Spina Santa (bacino del Fiume Crati) - Idrostruttura di Monte Cozzo La Limpa (bacino del Fiume Crati) - Idrostruttura di Monte la Caccia (bacino del Fiume Crati) - Idrostrutture ricadenti a ridosso della Regione Basilicata e della Regione Calabria: - Idrostruttura di Monte Pollino - Idrostruttura di Monte Coppola di Paola - Le Idrostrutture di tipo C (complessi silico-clastici): - Acquifero sabbioso conglomeratico della Piana di Sibari - Le idrostrutture di tipo D, Acquiferi di Piana: - Piana del fiume Lao - Piana di Sibari - Alta e media valle del fiume Crati - Le altre idrostrutture, di tipo F, sistemi degli acquiferi cristallini e Metamorfici: - Idrostruttura del Massiccio della Sila Grande - Idrostruttura della Sila Piccola - Idrostruttura della Catena Costiera Nell’ambito della caratterizzazione del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, ai fini della redazione del Piano di Gestione Acque, viene richiesta la specificazione e rappresentazione cartografica delle aree protette, di cui al Registro delle aree protette. Il piano di gestione, contempla la “Specificazione e rappresentazione cartografica delle aree protette” di seguito elencate: - aree designate per l’estrazione di acque destinate al consumo umano; - aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto di vista economico; - corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le acque designate come acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE; AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 34/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI - aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e a norma della direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE, recepite rispettivamente con la legge dell’11 febbraio 1992, n. 157 e con D.P.R. dell’8 settembre 1997, n. 357 come modificato dal D.P.R.12 marzo 2003, n. 120. La definizione delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola (ZVNOA) riveste particolare importanza oltre che sotto il profilo strettamente ambientale, anche da quello delle colture agricole, ricadendo la maggior parte di esse nelle aree agricole più produttive della Provincia di Cosenza. Nella pianificazione territoriale è opportuno fare riferimento ai dati risultanti dalla Carta della vulnerabilità da nitrati di origine agricola, prodotta dall’ARSSA, in cui sono individuate le aree vulnerabili, prevalentemente localizzate nelle pianure costiere e lungo le valli della rete idrografica, ove sono concentrati gli acquiferi alluvionali e risulta più bassa la profondità delle falde. Per quanto riguarda le acque marine costiere, si evidenzia che La Direttiva 2000/60/CE definisce: - le acque costiere come “le acque superficiali situate all’interno rispetto a una retta immaginaria distante, in ogni suo punto, un miglio nautico sul lato esterno dal punto più vicino della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali e che si estendono eventualmente fino al limite esterno delle acque di transizione”; - le acque di transizione come “i corpi idrici superficiali in prossimità della foce di un fiume, che sono parzialmente di natura salina a causa della loro vicinanza alle acque costiere, ma sostanzialmente influenzati dai flussi di acqua dolce”. 2.3.3 - Rischio di incidente rilevante Nel QTRP adottato il rischio di incidente rilevante si riferisce alla probabilità che “in seguito a un incidente in un insediamento industriale si sviluppi un incendio, con il coinvolgimento di sostanze infiammabili, una esplosione, con il coinvolgimento di sostanze esplosive, o una nube tossica, con il coinvolgimento di sostanze che si liberano allo stato gassoso, i cui effetti possano causare danni alla popolazione o all’ambiente Gli effetti sull’ambiente sono legati alla contaminazione del suolo, dell’acqua e dell’atmosfera da parte delle sostanze tossiche. Gli effetti sulle cose riguardano principalmente i danni alle strutture. Gli effetti sulla salute umana in caso di esposizione a sostanze tossiche rilasciate nell’atmosfera durante l’incidente variano a seconda delle caratteristiche delle sostanze, della loro concentrazione, della durata d’esposizione e dalla dose assorbita. Una piena conoscenza di questi aspetti è la premessa indispensabile per ridurre il rischio industriale ai livelli più bassi possibili, prevenendo danni alla salute e all’ambiente”. (Fonte: Dip. Protezione Civile, 2011). Le normative di riferimento sul rischio di incidente rilevante sono: - D.Lgs. n. 334 del 17 agosto 1999 “Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose”. - D.M. del 09/08/2000 “linee guida per l’attuazione del sistema di gestione della sicurezza”. - D.M. del 09/08/2000 “Individuazione delle modificazioni di impianti e di depositi, di processi industriali, della natura o dei quantitativi di sostanze pericolose che potrebbero costituire aggravio del preesistente livello di rischio”. - D.M. del 09/05/2001 “Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”. - D.P.C.M. 25 febbraio 2005 “pianificazione dell’emergenza esterna degli stabilimenti industriali a rischio d’incidente rilevante – linee guida”. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 35/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI - D.Lgs. n. 238 del 21 settembre 2005 “Attuazione della direttiva 2003/105/CE, che modifica la direttiva 6/82/CE, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose”. - Decreto direttoriale prot. n. DSA/2009/0000232 del 25/03/2009, Ministero dell’Ambiente – Direzione Generale per la Salvaguardia Ambientale “Linee guida recanti criteri e procedure per la conduzione, nelle more del decreto previsto dall’art. 25, comma 3 del D. Lgs. 334/99 delle verifiche ispettive di cui al decreto del Ministero dell’Ambiente 5 novembre 1997 e al citato articolo 25 del D. Lgs. 334/99, come modificato dal D.Lgs. 238/05”. Per le finalità e gli obiettivi di prevenzione in ambito del PTCP e dei PSC/PSA è importante segnalare la rilevanza del D.M. 9 maggio 2001, relativo ai requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante, che producono effetti sul governo del territorio. La norma disciplina l’adeguamento della strumentazione di pianificazione territoriale e urbanistica con la prevenzione degli incidenti rilevanti, connessi alla produzione e al deposito di determinate quantità di sostanze pericolose per limitarne le conseguenze per il contesto antropico e ambientale, nel quale si svolge l’attività produttiva pericolosa. Per definire l’eventuale esistenza di aree da sottoporre a specifica regolamentazione per lo sviluppo del territorio e di conseguenza i vincoli e le prescrizioni per tale sviluppo, il D.M. 9 maggio 2001, all’art.4, prevede che gli strumenti urbanistici vengano integrati con un Elaborato Tecnico “Rischio di Incidenti Rilevanti”, di seguito denominato RIR. il procedimento previsto è definito da tre fasi: 1. attivazione del progetto di variante, in relazione all’ambito oggettivo di applicazione, oppure in caso di revisione degli strumenti territoriali e urbanistici; 2. identificazione degli elementi territoriali e ambientali vulnerabili; 3. verifica della compatibilità territoriale e ambientale e adozione delle politiche e prescrizioni necessarie per il raggiungimento della effettiva compatibilità tra stabilimenti e contesto antropico e naturale che li ospita. Nel territorio della Provincia di Cosenza sono presenti n.2 stabilimenti ad alto rischio (art.8 D.Lgs.334/99) e n.2 stabilimenti a medio rischio (art.6 D.Lgs. 334/99), elencati nella tabella che segue. COMUNE LOCALITA’ CODICE MINISTERO ALTOMONTE C.da Pantaleo NT019 SANTA DOMENICA TALAO MONTALTO UFFUGO MONTALTO UFFUGO Frazione Scalo RAGIONE SOCIALE CIMEGAS ADRIATICA SRL ATTIVITA’ DEPOSITO DI GAS LIQUEFATTO NT011 SASA’ GAS SRL DEPOSITO DI GAS LIQUEFATTO NT002 BUTANGAS SPA DEPOSITO DI GAS LIQUEFATTO DT003 LIQUIGAS SPA DEPOSITO DI GAS LIQUEFATTO LIVELLO RISCHIO art.6 D.Lgs. 334/99 art.6 D.Lgs. 334/99 art.8 D.Lgs. 334/99 art.8 D.Lgs. 334/99 2.3.4 - Rischio d’incendio Analizzando i dati resi pubblici dal Corpo Forestale dello Stato, si rileva che, nel contesto nazionale, negli ultimi anni la Calabria è ai primi posti sia per numero di incendi sia per superficie percorsa da incendio, in particolare: - nel 2011 la Calabria, con 1.238 incendi, si pone al 2° posto per numero d’incendi dopo la Campania (n.1.435 incendi) e, con 14.436 Ha, al 1° posto per superficie percorsa dal fuoco (20% del totale nazionale); AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 36/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI - nel 2012 la Calabria, con 1.069 incendi, si pone al 3° posto per numero d’incendi dopo la Sicilia (n.1.271 incendi) e la Campania (n.1.186 incendi) e, con 22.578 Ha (17,3% del totale nazionale), al 2° posto per superficie percorsa dal fuoco dopo la Sicilia (55.583 Ha = 42,5% del totale nazionale). Il numero d’incendi e la loro diffusione sul territorio che, negli ultimi anni ha interessato estese zone forestali ed agricole, ma anche zone poste in prossimità di nuclei e centri abitati di possibile suscettività edificatoria, ha indotto a considerare non più differibile l’aggiornamento della banca data del Sistema Territoriale Provinciale con le aree percorse dal incendi. Sulla scorta dei dati messi a disposizione dal Corpo Forestale dello Stato, sono stati riportati sulla Carta Tecnica Regionale, le aree percorse da incendio, visionabili attraverso un software “QGis”. Nella tabella che segue sono riportati i dati relativi al territorio della Provincia di Cosenza. PROVINCIA DI COSENZA anno numero incendi 2008 520 2009 469 2010 305 2011 697 2012 442 superficie percorsa dal fuoco (Ha) boscata non boscata totale 5350 1908 7258 3078 1320 4398 1004 455 1459 5899 3480 9379 6285 1093 7378 2.3.5 - rischio erosione e consumo di suolo Il QTRP adottato inserisce tra i rischi antropogenici il rischi erosione e consumo di suolo, con riferimento specifico alla strategia di contenimento dei processi di urbanizzazione, rispetto all’obiettivo prioritario della gestione sostenibile del territorio. In questa ottica la diminuzione dei suoli fertili, causata sia dai i processi di antropizzazione sia dalla concomitante interazione di fattori naturali quali pioggia e vento, con le attività agricole e forestali e per effetto degli incendi, può rappresentare un rischio non più trascurabile. Nel QTRP adottato l'erosione è riconosciuta come la principale causa di degrado dei suoli e vengono segnalate i principali fattori, naturali ed antropici, che ne sono responsabili, in particolare: - presenza di terreni altamente erodibili (argille, silts, sabbie), - elevata acclività dei versanti nelle zone collinari e montane associata all’erodibilità dei suoli, - irrazionale utilizzazione del suolo per effetto di modificazioni degli assetti morfologiche e delle pendenze dei versanti, - estrazioni di materiale da cave spesso abusive e comunque in assenza di piani di coltivazione, - mancato o inadeguato ripristino dei luoghi dopo l’esercizio di attività di cava, di attività di cantiere in grandi opere, ecc, - incendi, - pratiche agricole con mezzi meccanici pesanti per la rimodellazione dei versanti onde facilitarne l’uso a fini agricoli per coltivazioni intensive a frutteti, oliveti, vigneti, agrumeti, per attività edilizie: si tratta di pratiche che comportano la distruzione delle coperture sedimentarie e permeabili pleistoceniche e la messa a nudo del substrato delle argille calabriane ed elevata erodibilità, com’è accaduto sui rilevi collinari che bordano la piana di Sibari; - l’asportazione di intere cime di colline o di intere colline quando si tratti di materiale utile per l’edilizia come sabbia o ghiaia, in particolare nella zona di Corigliano-Rossano e nella bassa Valle del Crati. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 37/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Vanno inoltre segnalati i fenomeni erosivi conseguenti ad eventi alluvionali; in particolare negli eventi alluvionali del 2000, 2006 e 2010 sono stati segnalate aree in cui l’erosione ha asportato totalmente il suolo fertile. In uno studio pubblicato nel 2000, Il dott. Marino Sorriso Valvo segnala che nell’Alto Ionio cosentino le consistenti perdite di suolo per erosione superficiale hanno causato un notevole impoverimento del terreno agricolo, tale cioè da rendere queste aree ad economia “marginale” con un progressivo abbandono delle aree coltivate; conseguenza diretta dell’abbandono è stato l’incremento dei fenomeni di erosione superficiale, delle frane e degli smottamenti superficiali, con notevole incremento del trasporto solido dei corsi d’acqua e danni alle opere di attraversamento ed in prossimità degli sbocchi nelle aree di pianura. Allo scopo di acquisire conoscenze sui vari aspetti del fenomeno e di definire strategie di intervento finalizzate alla gestione sostenibile della risorsa suolo, il Servizio SITAC dell’ARSSA ha attivato uno specifico sottoprogetto, nel cui ambito è stata concretizzata una collaborazione scientifica con il CNR IRPI di Rende, che in una prima fase ha consentito la validazione di diversi modelli di calcolo del rischio di erosione nell'area campione "Assi - Guardavalle". I risultati acquisiti in questa prima fase sono stati posti alla base della valutazione del rischio di erosione a livello regionale e possono considerarsi validi per la valutazione del rischio a livello provinciale. Nel Sistema Informativo Territoriale Agricolo Calabrese dell’ARSSA Calabria è consultabile, per ogni comune della Provincia di Cosenza, il webmapping che riporta la Carta del Rischio di Erosione Attuale e Potenziale. Per quanto attiene la valutazione dell’espansione degli insediamenti urbani, nel QTRP adottato è stato misurato il grado di antropizzazione in termini di consumo di suolo, facendo riferimento alle carte nelle serie storiche 1957-2006 e perimetrando i Centri Urbani con una superficie minima cartografabile pari a 0.5 Ha. PAR.2.4 - I LUOGHI E LE AREE SICURE INDIVIDUATE PER IL PIANO D’EMERGENZA PROVINCIALE Il Piano di emergenza provinciale, che è stato redatto sulla base delle risultanze dell’aggiornamento Programma di Previsione e Prevenzione dei Rischi, oltre a contenere l’analisi dello scenario ipotizzabile per ogni tipo di rischio derivante da calamità naturali, individua le “aree sicure” necessarie per il coordinamento dell’emergenza a scala provinciale, ed in particolare i Centri Operativi Mista (COM) le Aree di Ammassamento. Dal momento che le vigenti normative prescrivono che la scelte dei siti da utilizzare in emergenza siano il risultato di concertazione e condivisione tra gli Enti e gli Organismi interessati, su iniziativa del Prefetto di Cosenza , è stato convocato un Gruppo di Lavoro composto: da personale della Prefettura, della Regione Calabria Protezione Civile e della Provincia di Cosenza in collaborazione con il CNR-IRPI, che, partendo da una rivisitazione del territorio in ordine alle peculiarità ed alla distribuzione dei rischi prevalenti su di esso, ha rimodulato, con il contributo delle amministrazioni locali, la divisione del territorio provinciale individuando n.22 Centri Operativi Misti a cui afferiscono i 155 Comuni, raggruppandoli secondo criteri di omogeneità di rischi naturali ed antropogenici, di centralità territoriale, di accessibilità in situazione di emergenza, di copertura radio. Di concerto con i rappresentanti degli Enti locali si è anche proceduto alla individuazione delle Sedi Operative dei diversi COM e, in esito a tale articolata e puntuale procedura, il Prefetto di Cosenza ha emesso il Decreto n.0014945 in data 24/03/2014 AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 38/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Una attento e puntuale esame del territorio, eseguito congiuntamente dai tecnici dell’Amministrazione Provinciale e della Protezione Civile Nazionale ha consentito di individuare, per ognuno dei 22 COM, una area di ammassamento, rispondente, in linea di massima ed in relazione anche alle caratteristiche del territorio, ai requisiti sopra precisati. La destinazione d’uso delle aree prescelte, sono state concordate con gli Enti Locali, allo scopo di vincolare l’area all’uso previsto in fase di emergenza e di definire l'assetto urbanistico del territorio circostante. Negli elaborati cartografici sono state individuate e georeferenziate sia la sedi COM che le Aree di Ammassamento, nonché i percorsi che ne dovrebbero garantire l’accesso anche in situazione di emergenza; tuttavia nel seguito si riporta per ogni COM la descrizione della Sede operativa e dell’Area di Ammassamento Num. COM 1 1 (bis) 2 3 4 5 Comune rappresentivo Comuni appartenenti al COM Ubicazine Sede COM Ubicazione Area di ammassamento Cosenza zona nord (dal fiume Busento al torrente Campagnano), Castrolibero Cosenza Cosenza via degli Stadi loc. Vaglio Lise Edificio comunale Piazzale deposito merci della già adibito a sede stazione FF.SS. attualmente non Circoscrizione utilizzato Cosenza Cosenza zona sud (Centro storico, Frazioni Sant’Ippolito e Donnici), Piane Crati Cosenza Piane Crati Loc.Sant’ippolito Edificio già adibito area di proprietà della Regione a Circoscrizione e Calabria-ARSSA gia adibita a delegazione Cantina Sociale, attualmente comunale non utilizzata Trebisacce Trebisacce, Albidona, Alessandria del Carretto, Amendolara, Canna, Castroregio, Francavilla Marittima,Cerchiara di Calabria, Montegiordano, Nocara, Oriolo, Plataci, Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, San Lorenzo Bellizzi, Villapiana. Centro urbano di Trebisacce Trebisacce loc. Rovitti Edificio comunale denominato Campo sportivo posto fuori dal "Polifunzionale" centro abitato Castrovillari Castrovillari, Acquaformosa, Civita, Frascineto, Laino Borgo, Laino Castello, Lungro, Morano Calabro, Mormanno, San Basile, Saracena, Firmo . Castrovillari loc. Cammarata Centro servizi. già attrezzato come sede COM Scalea Scalea, Aieta, Grisolia, Orsomarso, Papasidero, Praia a Mare, San Nicola Arcella, Santa Domenica Talao, Santa Maria del Cedro, Tortora, Verbicaro Scalea loc. Pantano Struttura di proprietà comunale Paola, Falconara Albanese, Fiumefreddo Bruzio, Fuscaldo, San Lucido Paola loc. Barracche edificio di proprietà comunale parzialmente adibito a scuola elementare Cosenza Paola Castrovillari Area mercatale antistante lo stadio comunale Scalea Area attrezzata denominata "Pic-Nic" di proprietà comunale Paola - loc. Santuario Campo sportivo in disuso di proprietà del Santuario di San Francesco; per sopperire alla scarsa dotazione di collegamenti stradali che rende poco agevole il traffico di mezzi pesanti, in alternativa potrà essere utilizzata l'area adibita a mercato AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 39/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Num. COM 6 7 Comune rappresentivo Comuni appartenenti al COM Ubicazine Sede COM Amantea Amantea Via degli Stadi edificio di proprietà Amantea comunale già Amantea, Aiello Calabro, Belmonte Calabro, Cleto, Area antistante lo stadio adibito a Lago, Longobardi, comunale. Risulta idonea anche spogliatoio del l'area industriale di Campora San Pietro in Amantea, Serra d’Aiello campo sportivo ed San Giovanni. attualmente in parte adibito ad Ufficio dei Vigili urbani Rogliano Santo Stefano di Rogliano Loc. Piano Lago Area nei pressi della sede della Comunità Montana del Savuto. In alternativa è possibile utilizzare l'area antistante il Centro Congressi dell'ASI, sempre in Piano Lago ma nel Comune di Mangone Rogliano, Altilia, Belsito, Bianchi, Carpanzano, Cellara, Colosimi, Figline Vegliaturo, Grimaldi, Malito, Mangone, Marzi, Panettieri, Parenti, Pedivigliano, Santo Stefano di Rogliano, Scigliano Rogliano Via Altomare Ex alloggi caserma dei carabinieri. 8 Spezzano Sila Via Donizzetti Spezzano della Sila, Aprigliano, Casole Bruzio, Celico, edificio di Spezzano della Lappano, Pedace, Pietrafitta, Rovito, Serra Pedace, Sila proprietà Spezzano Piccolo, Trenta, Zumpano comunale ex casa mandamentale 9 Rossano locali sotto la tribuna dello stadio comunale Stefano Rizzo 10 11 12 Ubicazione Area di ammassamento Rossano Acri Rossano, Cropalati, Crosia, Paludi Acri, San Demetrio Corone, Santa Sofia D’Epiro Cassano allo Ionio Cassano allo Ionio, San Lorenzo del Vallo,Spezzano Albanese, Tarsia, Terranova da Sibari Montalto Uffugo Montalto Uffugo, Cervicati, Cerzeto, Lattarico, Mongrassano, Rota Greca, San Benedetto Ullano, San Fili, San Martino di Finita,San Vincenzo La Costa, Torano Castello, Acri edificio già adibito a Pretura. Casole Bruzio Campo sportivo dell'Hotel Virginia Rossano zona industriale edificio denominato "Eliopolio" Acri Loc. Pratora Area nei pressi del bocciodromo Cassano allo Jonio Loc. Doria Cassano allo Jonio ex scuola media Loc. Doria occupata in parte dagli Uffici del area andiacente sede COM Consorzio di Bonifica Montalto Uffugo loc. Parantoro edificio Montalto Uffugo loc. Pianette comunale ex scuola Area commerciale CO.MA.C. elementare attualmente sede dell'Ufficio di Protezione Civile AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 40/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Num. COM Comune rappresentivo Comuni appartenenti al COM 13 Roggiano Gravina Roggiano Gravina, Altomonte, Fagnano Castello, Malvito, Mottafollone, San Donato di Ninea, San Marco Argentano, San Sosti, Santa Caterina Albanese, Sant’Agata d’Esaro. 14 15 Mendicino Rende Ubicazine Sede COM Roggiano Gravina Roggiano Gravina loc.Santa Lucia Loc. Karcare Sede P.C. "Remo Area antistante Marsico" il Centro Polifunzionale Pingitore Mendicino Struttura a servizio Mendicino, Carolei, Cerisano, Dipignano, Domanico, dell'artigianato Paterno Calabro, della Comunità Marano Marchesato, Marano Principato Montana Serre Cosentine Rende Ubicazione Area di ammassamento Mendicino Area antistante la sede COM attualmente adibita a parcheggio della sede della Comunità Montana Rende Piazza Matteotti edificio di proprietà Rende loc. Marchesino comunale già Campo sportivo del Marchesino adibita a delegazione municipale S.Giovanni in Fiore San Giovanni in Fiore San Giovanni in Fiore loc.Pirainella Centro Polifunzionale. 17 Bisignano Bisignano, Luzzi, Rose, Castiglione Cosentino, San Pietro in Guarano Bisignano Loc.Montagnola Ex mercato zootecnico Bisignano loc. Montagnola Area antistante la sede COM 18 Cariati Cariati, Mandatoriccio, Pietra Paola, Scala Coeli, Terravecchia, Calopezzati, Caloveto Cariati Ex uffici giudiziari. Cariati Area antistante il cine-teatro comunale 16 Cetraro loc. Borgo Cetraro, Acquappesa, Belvedere Marittimo, Bonifati, Locali della Guardia Piemontese, Sangineto, Buovicino, Stazione Diamante, Maierà dismessa delle FF. SS. di proprietà del Comune San Giovanni in Fiore Area antistante l'anfiteatro comunale Cetraro loc. Borgo Area antistante la stazione FF.SS scelta come sede COM 19 Cetraro 20 Corigliano Calabro Corigliano Calabro, San Cosmo Albanese, San Giorgio Albanese, Vaccarizzo Albanese Corigliano Cal. sede autoparco comunale Corigliano Calabro area antistante Sede COM 21 Bocchigliero Bocchigliero, Campana, Longobucco. Bocchigliero loc. Marmare Villaggio turistico Bocchigliero loc. Marmare Aria Villaggio turistico adiacente Sede COM AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 41/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI CAPITOLO N.3 – SCHEMA DELLE SCELTE PIANIFICATORIE PAR.3.1 – PREMESSA METODOLOGICA Le Linee Guide per la Valutazione dei Rischi Territoriali, pubblicate nell’Allegato 1 del Tomo 4 del QTRP adottato, rappresentano la base per le analisi e le metodologie finalizzate alla prevenzione ed alla riduzione dei rischi territoriali; pertanto, in conformità con quanto precisato nelle sopracitate Linee Guida, nelle scelte di pianificazione della Provincia di Cosenza, si assumono come riferimento obbligatorio le metodologie e gli standard che i soggetti giuridici competenti adottano per l’analisi delle varie tipologie di rischio. In sintonia con quanto delineato nel quadro conoscitivo del QTRP adottato e nel Capitolo 2 del presente documento preliminare, vengono distinte le seguenti tipologie di rischio: - Rischi Naturali: frane, alluvioni, erosione costiera, rischio sismico, rischio tsunami, desertificazione e deficit idrico, subsidenza e sinkholes; - Rischi Antropogenici: sanitario, ambientale, incidente rilevante, incendi boschivi, erosione e consumo di suolo. Per quanto riguarda i rischi naturali, particolarmente ai fini dell’organizzazione dell’emergenza, si deve considerare che, in un ambiente geodinamico particolarmente attivo come il territorio della Provincia di Cosenza, i processi tettonici sono responsabili di un notevole grado di disomogeneità geologica e geomorfologica, determinata, oltre che dalla sensibile varietà litologica dei terreni, dal particolare assortimento e diffusione di strutture tettoniche e di configurazioni geomorfologiche acquisite. In queste condizioni, la pianificazione territoriale - in termini di valutazione della franosità reale e potenziale e di individuazione delle aree esondabili - è tutt’altro che agevole, in quanto risulta difficoltosa la zonazione geologico-geotecnica e idraulica di un territorio così fortemente “disomogeneo”. PAR.3.1.1 AGGIORNAMENTO DEI DISSESTI IDROGEOLOGICI NEL PERIODO 2008-2012 Nell’ambito della Convenzione stipulata tra il CNR-IRPI e la Provincia di Cosenza, sono state individuate, a scala di dettaglio, le aree in cui si sono verificati fenomeni di dissesto idrogeologico (frane e alluvioni) in concomitanza degli eventi meteorologici eccezionali che hanno caratterizzato le stagioni invernali dal 2008 al 2012. Gli studi hanno interessato un intorno significativo di agglomerati urbani con più di 200 abitanti nonché strutture ed infrastrutture di importanza strategica (scuole, ospedali e viabilità provinciale); le zone interessate da frane ed alluvioni, sono state individuate, classificate tipologicamente e rappresentate, per tutti i comuni della Provincia di Cosenza, in scala di dettaglio 1:5.000. Ai fini della mitigazione del rischio geo-idrogeologico, sono state altresì acquisite le informazioni relative all’aggiornamento cartografico delle aree percorse da incendi che, come è noto, rappresentano settori predisponenti i fenomeni franosi. Il territorio provinciale di Cosenza è stato suddiviso in sei domini, omogenei da un punto di vista litotecnico e geomorfologico, tali macroaree sono: 1. Alto Jonio Cosentino; 2. Massiccio del Pollino e relativa fascia pedemontana; 3. Bordo nord-orientale dell’Altopiano Silano; 4. Catena costiera tirrenica e relativa fascia pedemontana; 5. Fascia Presilana Cosentina; 6. Altopiano Silano. Di seguito si riportano le carte delle macroaree sopra citate con l’indicazione dei Tipi Litologici, delle Strutture Tettoniche e dei Tipi di Movimenti di Masse e Forme, che caratterizzano le zone. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 42/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 43/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 44/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 45/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 46/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 47/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 48/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI I risultati finali dello studio, riportato integralmente nell’Allegato “A”, hanno consentito di individuare sull’intero territorio provinciale aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico del tutto inedite e, pertanto, non indicate negli strumenti urbanistici. Sono state individuate 5585 frane che hanno interessato una superficie complessiva pari a 92,98 km2. Le aree interessate da fenomeni alluvionali hanno interessato una superficie complessiva pari a 20,08 km2metri quadrati. Riguardo ai fenomeni alluvionali, non sono stati considerati dati per singoli comuni o per macroaree perché quasi sempre, le superfici interessate da ognuno di tali fenomeni – attraversando più ambiti amministrativi o territoriali - prescindono dai limiti comunali e delle macroaree. Qui nel seguito sono riportati i dati statistici (tabelle e istogrammi) riguardanti i fenomeni franosi differenziati per tipologia - verificatisi nel periodo 2008-2012 nel territorio provinciale di Cosenza. Seguendo l’ordine della tabella riassuntiva (v. sotto), sono riportati: il numero di frane, le percentuali relative al numero di frane, le superfici in frana territorio provinciale (SF), le percentuali relative alle superfici in frana, ed il rapporto tra le superfici totali delle frane comprese nel territorio provinciale (SF) e la superficie del territorio provinciale (SPCS). Dall’analisi complessiva dei dati si evince che delle 5585 frane riconosciute, il 56,42% (pari a 3151 frane) sono del tipo “scorrimento”, seguono “zone franose superficiali” (20,84%, 1164 frane), “colata” (8,65%, 483 frane), “scorrimento-colata” (7,68%, 429 frane), “zone d’erosione intense” (3,10%, 173 frane), “zone franose profonde” (2,24%, 125 frane) e, in ultimo, i “crolli (1,07 %, 60 frane). Analizzando invece le superfici in frana, si evince che dei 92,98 km2 di superfici complessive in frana (SFP), il 37,42% (pari a 34,79 km2) sono riferibili a “zone franose superficiali”, seguono “scorrimenti” (24,07%, 22,38 km2), “zone franose profonde” (20,88%, 19,41 km2), “scorrimento-colata” (9,54%, 8,87 km2), “colata” (3,93%, 3,66 km2), “zone d’erosione intensa” (3,10%, 3,10 km2) e, in ultimo i colli (0,83%, 0,77 km2). Infine riguardo al rapporto tra le superfici complessive in frana (SFP) rispetto alla superficie del territorio della provincia di Cosenza (SPCF) riferito alle singole tipologie franose, come si può osservare dall’istogramma, si evince come l’andamento, ovviamente, rispecchi fedelmente quello delle superfici in frana (SFP). Si ritiene pertanto opportuno affrontare la problematica della prevenzione e previsione dei rischi naturali, individuando, su scala provinciale, contesti geologico-geomorfologico-idrologici omogenei, sulla scorta dei quali definire strategie analoghe volte alla valutazione del rischio, utili ad una adeguata progettazione di interventi efficaci di prevenzione e mitigazione Qui nel seguito vengono riassunti i dati statistici (tabelle e istogrammi) per tutte macroaree relativi a fenomeni franosi verificatisi nel periodo 2008-2012; in particolare vengono riportate il numero di frane e le superfici in frana per ogni macroarea (SFM), le superfici delle macroaree (SM), e il rapporto SFM/SM tra le superfici totali delle frane comprese nelle singole macroaree e la superfici delle macroaree. Macroarea numero di frane complessivo superficie coinvolta in km2 (SFM) superfici delle macroaree (SM) rapporto tra le superfici totali delle frane comprese nella macroarea e la superficie della macroarea (SFM/SM) “Alto Ionio” 284 14,08 703,1982 0,0200 “Massiccio del Pollino e fascia pedemontana” 1103 14,63 1413,1246 0,0104 “Bordo orientale Altopiano Silano” 560 14,63 947,8446 0,0154 “Catena Costiera e fascia pedemontana” 1833 35,50 968,8529 0,0366 “Fascia Presilana” 1022 7,07 415,3033 0,0170 “Altopiano Silano” 204 2,02 1257,7111 0,0016 “Valle del Crati” 579 5,78 950,1643 0,0061 TOTALE 5585 93,71 6656,199 0,1071 AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 49/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 50/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI In riferimento ai dati complessivi relativi alle macroaree, si evince quanto segue: Macroarea “Alto Ionio”. Riguardo alla pericolosità da frana, è caratterizzata da un rapporto SFM/SM elevato, pari a 0,020, con una prevalenza di “zone franose profonde” (e “zone franose superficiali” che insieme rappresentano quasi il 90% delle superfici in frana. Ciò è in accordo con le caratteristiche litologiche della macroarea, in cui prevalgono nettamente i terreni argillosi e limosi delle formazioni flyscioidi, che favoriscono l’insorgere di frane diffuse e coalescenti sia superficiali che profonde. Le poche frane di tipo “scorrimento” e AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 51/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI “scorrimento-colata” si impostano entro i termini più litoidi, prevalentemente arenacei, delle formazioni flyscioidi. Riguardo alla pericolosità sismica, nell’area non sono presenti faglie attive significative e non stati registrati epicentri di terremoti storici e strumentali degni di nota. Macroarea “Massiccio del Pollino e fascia pedemontana”. Riguardo alla pericolosità da frana, è caratterizzata da un rapporto SFM/SM molto basso, pari a 0,0104, con una netta prevalenza, in riferimento al numero di frane, degli “scorrimenti” (625 frane, pari al 56,66%); in riferimento alle superfici in frana, prevalgono le “zone franose superficiali” (6,03 km 2, pari al 41,26%), seguite dagli “scorrimenti (4,3 km2, pari al 29,4%) Riguardo alla pericolosità sismica, nell’area sono presenti faglie attive o molto recenti associate alla “Faglia del Pollino”, ad andamento WN-SE da cui ha avuto origine il recente sciame sismico, culminato con il terremoto di Mormanno del 25 ottobre 2012, di magnitudo 5; in questa macroarea ricadono gli epicentri di altri eventi sismici importanti, tra i quali si menzionano il terremoto di Castelluccio del 9 settembre 1998 (magnitudo 5.6) e i terremoti del 1708, 1836 e 1894 (Intensità MCS VII-VIII). Macroarea “Catena Costiera e fascia pedemontana”. Riguardo alla pericolosità da frana, è caratterizzata da un rapporto SFM/SM che si presenta nettamente il più elevato rispetto a tutte le macroaree, pari a 0,0366, quasi il doppio rispetto alla seconda macroarea (“Alto Jonio”), e oltre venti volte maggiore rispetto all’ultima (“Altopiano Silano”). Non si riscontra una prevalenza evidente circa tipologia dei fenomeni franosi alle superfici: le “zone franose superficiali” rappresentano il 29,88%, le “zone franose profonde” il 26,20 e gli “scorrimenti” il 25,54%. Riguardo invece al numero di frane prevalgono nettamente gli “scorrimenti” (57,12%) sulle “zone franose superficiali” (24,66%). Riguardo alla pericolosità sismica, l’area presenta un lineamento tettonico attivo molto importante, noto in letteratura come “Faglia San Fili-San Marco Argentano”, ad andamento N-S, da cui ha avuto origine i terremoti del 1184 (area epicentrale media valle del Crati; Intensità MCS: IX grado; circa un migliaio di vittime) e del 1980 di magnitudo 4.4 (area epicentrale Quattromiglia di Rende). Questo lineamento tettonico, oltre a generare terremoti, determina il pattern geologico-strutturale che favorisce la predisposizione dei versanti ai dissesti su ampia scala (Tansi & Folino Gallo, 2005). La faglia “S.FiliS.Marco Argentano” è accompagnata da una fascia cataclastica che raggiunge spessori fino a 500m, lungo la quale le rocce tendono a ridursi in breccia e, talora, in farina di faglia. Tale fascia rappresenta un importante limite idrogeologico poiché tende a richiamare l’acqua di circolazione sotterranea dell’importante falda idrica contenuta all’interno delle rocce permeabili per fratturazione della Catena Costiera. La falda, trovando nel suo percorso sotterraneo l’impedimento costituito dell’importante limite idrogeologico rappresentato dalle argille (impermeabili) che ne bloccano il deflusso, affiora in superficie, riversandovi cospicui quantitativi d’acqua, come testimoniato dalle tante sorgenti che marcano l’intera fascia pedemontana della Catena Costiera in corrispondenza dell’emergenza in superficie della faglia “S.Fili-S.Marco Argentano”. L’abbondante presenza di acqua unitamente alle precarie caratteristiche geotecniche dei materiali nell’intorno della faglia, determinano una franosità particolarmente diffusa, con dissesti sia superficiali che profondi che caratterizzano l’intera area pedemontana della Catena Costiera calabra coinvolgendo gran parte dei territori comunali di S. Fili, San Vincenzo la Costa, Montalto Uffugo, Lattarico, San Benedetto Ullano, Rota Greca, San Martino di Finita, Cerzeto, Mongrassano e San Marco. Lungo tale fascia si è originata la grande frana che il 7 marzo 2005 ha raso al suolo parte dell’abitato di Cavallerizzo di Cerzeto (fig.30) (lunghezza = 500m, lunghezza = 1000m, profondità = 40 m, area interessata = 350.000 m2, metri cubi di materiale mobilizzato = 5 milioni), nonché dei fenomeni franosi distruttivi verificatisi, durante il quadriennio 2008-2012 nel territorio provinciale di Cosenza. Macroarea “Fascia Presilana”. Riguardo alla pericolosità da frana, è caratterizzata da un rapporto SFM/SM pari a 0,0170, con una netta prevalenza di “scorrimenti” molto marcata per quanto riguarda il numero di frane (72,55% rispetto alle AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 52/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI “zone franose superficiali” che rappresentano il 12,55% dei fenomeni) e meno evidente in riferimento alle superfici coinvolte (58,73% rispetto alle “zone franose superficiali” al 24,76%). La prevalenza di “scorrimenti” è in accordo con le litologie prevalenti che affiorano lungo la fascia presilana, rappresentate da rocce cristalline (in prevalenza graniti e gneiss) fortemente alterate e degradate, nella parte alta della macroarea, e di depositi prevalentemente sabbioso-conglomeratici, nella parte bassa. Riguardo alla pericolosità sismica, l’area è attraversata dal sistema di faglie, ad andamento N-S, che si sviluppa da Rogliano fino a Tarsia. Il sistema è fortemente sismogenico avendo generato gran parte dei terremoti che hanno colpito la provincia di Cosenza: 1767 (Intensità: VIII-IX grado MCS; area epicentrale Luzzi, vittime: centinaia), 1835 (Intensità: X grado MCS; area epicentrale Castiglione Cosentino, vittime: 115), 1854 (Intensità: X grado MCS; area epicentrale Donnici, vittime: 500), 1870 (Intensità: X grado MCS; area epicentrale Rogliano, vittime: 117) e 1887 (Intensità: IX grado MCS; area epicentrale Bisignano, vittime: 20). Macroarea “Altopiano Silano”. Riguardo alla pericolosità da frana, l’Altopiano Silano rappresenta di gran lunga la macroarea meno franosa della provincia di Cosenza, della con un rapporto SFM/SM nettamente più basso rispetto a tutte le altre, pari a 0,0016. Questa condizione è determinata dalla morfologia sub-pianeggiante dell’Altopiano Silano che riduce sensibilmente l’energia di rilievo dei rari versanti, a blanda pendenza, che caratterizzano la macroarea: complessivamente sono stati individuati 204 fenomeni franosi, tra i quali, in accordo con le litologie affioranti nella macroarea (rocce cristalline molto degradate e alterate) prevalgono nettamente gli “scorrimenti (72,55%) rispetto alle “zone franose superficiali”; questa prevalenza diventa meno spiccata se si considerano le superfici delle aree convolte (46,61% rispetto alle “zone franose superficiali” al 21,33%) . Riguardo alla pericolosità sismica, nell’area ricade la porzione terminale di una faglia attiva, che si sviluppa da Mesoraca fino a Camigliatello Silano, passando per i tre laghi silani (Arvo, Cecita e Ampollino), donde la denominazione “Faglia dei Laghi” (Galli & Bosi, 2003). Tale faglia è responsabile (Galli & Bosi, 2003) di uno dei terremoti che hanno colpito la Calabria centrale nel 1638 (area epicentrale bordo SE dell’Altopiano Silano al confine tra le province di Cosenza e Crotone, 1.000 vittime). Macroarea “Valle del Crati”. Riguardo alla pericolosità da frana, questa macroarea è caratterizzata da un rapporto SFM/SM bassissimo, pari a 0,0061, prossimo a quello che caratterizza l’Altopiano Silano. Anche se non è stato indicizzato per in motivi spiegati in precedenza, questa macroarea è sensibilmente esposta al rischio da alluvione: gran parte della macroarea è occupata dall’alveo del Fiume Crati lungo cui si sono verificati frequenti straripamenti per rotture d’argine. Riguardo alla pericolosità sismica, l’area, pur essendo esente dalla presenza di faglie sismogeniche, risente della vicinanza del sistema di faglie attive che si sviluppa da Rogliano a Tarsia che hanno dato origine ai terremoti del 1767, 1835, 1854, 1870 e 1887 ed ha risentito del terremoto del 1184, generato dalla faglia “San Fili- San Marco Argentano”; nell’area affiorano inoltre i depositi alluvionali, prevalentemente sciolti, del Fiume Crati, che possono aver amplificato oltremodo gli effetti dei sismi. Da un’analisi comparata dei dati si evince come la Macroarea “Catena Costiera e fascia pedemontana” rappresenti nettamente la zona dell’intero territorio provinciale di Cosenza maggiormente colpita dagli eventi meteorologici eccezionali che hanno caratterizzato il quadriennio 2008-2012: nella macroarea si è concentrato quasi 1/3 delle frane verificatesi nella provincia (1833 su 5609); la presenza della faglia sismogenica “San Fili – San Marco Argentano”, oltre a determinare la configurazione strutturale responsabile delle condizioni geotecniche e idrogeologiche he hanno determinato questa elevata franosità, è responsabile anche della elevata pericolosità sismica della macroarea. La Macroarea “Fascia Presilana” è quella maggiormente esposta al rischio sismico e, contestualmente, evidenzia percentuale significativa di frane nel quadriennio 2008-2012, anche in termini di superfici coinvolte. La macroarea “Valle del Crati” è poco interessata da fenomeni franosi ma è caratterizzata da un’elevata esposizione al rischio idraulico: comprende la maggior parte delle aree interessate da eventi alluvionali nel quadriennio AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 53/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 2008-2012. L’area quasi completamente esente da fenomeni, sia alluvionali che franosi, è la macroarea “Altopiano Silano”, che tuttavia è caratterizzata da un elevato rischio sismico. In riferimento alle aree a rischio-frana, da un confronto complessivo dei dati PAI Calabria, rispetto ai dati aggiornati al 2012, si evince come, in linea di massima, un cospicuo numero di movimenti franosi recenti ricadano all’interno e/o nelle immediate vicinanze di aree a rischio PAI. Un dato particolarmente interessante è che una percentuale significativa di movimenti recenti ricada all’interno di aree classificate R1 ed R2 dal PAI Calabria, oppure evidenziano come frane indicate dal PAI abbiano sensibilmente aumentato la loro superficie. Queste valutazioni indicano la necessità, oramai ineludibile, di rivedere la classificazione di molte frane PAI in riferimento alle classi di rischio: infatti molte di queste, a cui il PAI Calabria attribuisce una classe di rischio R1 o R2, devono essere riclassificate come R3 o R4, con tutte le limitazioni del caso in termini di vincolistica associata; di riperimetrare i limiti di molte frane PAI che, alla luce degli aventi alluvionali del periodo 2008-2012 si sono sensibilmente allargati, evidenziando spesso incrementi significativi delle superfici coinvolte nei dissesti. E’ stata infine riscontrata un numero non indifferente di dissesti recenti verificatisi in aree densamente abitate o in corrispondenza di strade provinciali, non censite dal PAI Calabria. Si evidenzia altresì come originariamente le frane censite al 31 dicembre 2007 fossero complessivamente 9.4171 per tutta la Calabria, molte delle quali in fase di quiescenza, e come, il presente aggiornamento abbia evidenziato come nel quadriennio 2008-2012 si siano prodotte ben 5585 frane, tutte attive per la sola provincia di Cosenza. frane Pai Calabria differenziate per classi di pericolosità classe di pericolosità n. frane 1 470 2 2836 3 1852 4 1838 otale 6996 Infine, dal confronto tra i risultati del presente aggiornamento e i dati del PAI Calabria, relativamente alla franosità, si evidenziano alcune criticità relativamente ai criteri adottati dall’Autorità di Bacino della Regione Calabria, rispetto alla perimetrazione delle aree a rischio da frana. Secondo quanto indicato nelle “Specifiche tecniche” del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico della 1 Fonte: Consiglio Nazionale dei Geologi, Rapporto 2010 sullo stato del Territorio Italiano AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 54/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Regione Calabria, “per la valutazione del Rischio è stata standardizzata una procedura di overlap tra le aree in frane, rappresentate come poligoni chiusi con le relative Classi di Pericolosità e Classi di Intensità, e gli elementi esposti (centri abitati e viabilità di accesso ai centri abitati; Classi di Vulnerabilità) con l’istituzione di una “buffer zone”; la procedura ha permesso di attribuire le Classi di Rischio attraverso la relativa matrice. La “buffer zone” rappresenta una fascia d’influenza esterna rispetto all’area in frana di larghezza pari a m 20, salvo modificazioni legate a particolari condizioni locali”. Laddove sono state riscontrate situazioni in cui frane indicate dal PAI Calabria si sono mobilizzate in occasione delle stagioni piovose del quadriennio 2008-2012, molto spesso i limiti delle frane recenti, si discostano, anche sensibilmente, dai limiti delle buffer zone indicati dal PAI Calabria. A titolo d’esempio si riporta, la frana di Cavallerizzo del 7 marzo 2005: si nota come il settore di distacco si sia ampliato di circa 100 m al di fuori della buffer zone. Al di là dei confini provinciali, se si prende l’esempio della frana Maierato dei 15 febbraio 2010 lo scostamento raggiunge addirittura quasi 350 metri. PAR. 3.2 - DEFINIZIONE DEI RISCHI NATURALI 3.2.1 - Fenomeni franosi Il rischio da frana è stato definito attraverso la valutazione della pericolosità e del danno potenziale. La valutazione della pericolosità rappresenta la quantificazione - spaziale e temporale - della probabilità di occorrenza dei fenomeni franosi. A tal fine è stato necessario disporre di informazioni dettagliate, uniformemente distribuite sul territorio, sulla ricorrenza spazio-temporale dei fenomeni franosi e sulle loro cause. In tal modo è stato possibile classificare il territorio secondo “classi di pericolosità” sulla scorta di parametri qualitativi agevolmente individuabili che hanno tenuto conto dello stato e dei tempi di ricorrenza del fenomeno (tipo di attività), nonché della tipologia e la velocità del fenomeno, secondo gli schemi – del tutto indicativi - riportati nelle tabelle I, II e II presi come riferimento dal PAI-Calabria. E’ stato possibile ottenere prodotti compatibili, e quindi confrontabili, con gli elaborati ufficiali del PAI, che possono risultare così utili anche per un eventuale aggiornamento dello stesso. TABELLA I : classi e sottoclassi di pericolosità AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 55/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI TABELLA II : valutazione dell’intensità per unità di volume L’intensità dei fenomeni (tabella II) è stata basata essenzialmente sull’assegnazione di classi di velocità relativa per unità di volume. È stata definita una scala di velocità assegnando alla classe più alta i fenomeni caratterizzati da un’evoluzione rapida (crolli, ribaltamenti, colate rapide) e alla classe più bassa i fenomeni estremamente lenti (deformazioni superficiali lente). Assegnate a ciascun fenomeno analizzato le classi di pericolosità e di intensità sulla base della tabelle I e II, combinando i due fattori secondo lo schema di seguito proposto (tabella III) è stato possibile ottenere una matrice utilizzata per la successiva valutazione del rischio. TABELLA III : matrice intensità-pericolosità E’ stato possibile attribuire “classi di pericolosità” anche ad alcuni elementi lineari e puntuali riconducibili ad elementi areali, di seguito riportati: - “falesie vive”: crolli connessi all’arretramento del ciglio di scarpata; - “scarpata con caduta di detriti”: in presenza di segnalazioni di danni o di evidenze geomorfologiche, possono essere perimetrate “aree d’influenza a pericolosità IP3 o IP4” in relazione ai volumi di materiale mobilizzato; - “frane non cartografabili”: possono essere perimetrate eventuali “aree a rischio”, utilizzando le stesse procedure delle frane cartografabili. Anche le “zone di intensa erosione” possono essere assimilate, quanto a pericolosità, a frane poiché AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 56/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI danno origine ad accumuli di materiale medio-fine a valle e relativa evoluzione retrogressiva a monte. Qualora si individuino, in aree interessate da fenomeni carsici, fenomeni di sprofondamento questi dovranno essere, per l’attribuzione della classe di pericolosità, assimilati ai crolli. Definita la pericolosità, i valori ottenuti sono stati combinati con le classi degli elementi vulnerabili (tabella IV), per ottenere il rischio (tabella V). TABELLA IV : classi degli elementi esposti TABELLA V : matrice del rischio 3.2.2 - Fenomeni alluvionali Per maggiore precisione, le definizioni di rischio, pericolosità, valore esposto e vulnerabilità sono legate dalla seguente relazione: Rischio = Pericolosità x Valore esposto x Vulnerabilità La pericolosità (o Hazard) è la probabilità che nella località di interesse un tipo di evento di una data intensità si verifichi con tempo di ritorno T; cioè mediamente una volta ogni intervallo di tempo prefissato T (es. 10 o 50 … anni). Operando in termini probabilistici, è opportuno precisare che, se l’evento in questione si fosse già verificato oggi, la probabilità che si verifichi domani non ne viene significativamente ridotta. Il valore esposto è il valore totale dei beni (vite umane e beni materiali) esposti all’evento. La vulnerabilità è la percentuale del valore esposto che viene perso in conseguenza dell’evento. La procedura adottata deve utilizzare metodologie probabilistiche sia nel calcolo degli hazard che delle vulnerabilità. 3.2.2.1 Valutazione dei beni esposti Per poter valutare il rischio, ai beni esposti saranno assegnati valori secondo una scala convenzionale ed il loro danneggiamento sarà valutato in modo percentuale. Con valori da precisare in base a criteri estimativi e solo a titolo di esempio, i valori di 1 km di strada possono essere valutati come segue: 1 km avrà un valore pari a 100 se di larghezza 12 m realizzata su rilevato; un valore pari a 50 se di larghezza 6 m su rilevato; un valore pari a 75 se di ampiezza 8 m a mezza costa; ecc. 3.2.2.2 Valutazione della vulnerabilità La vulnerabilità costituisce la percentuale del valore esposto che, essendo soggetto alla pericolosità idrologica, viene potenzialmente perso. In definitiva, in conseguenza dell’evento idrologico, la vulnerabilità potrà variare da 100 a 0, seconda che il bene sia distrutto totalmente o AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 57/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI parzialmente. Ovviamente la vulnerabilità dipende sia dalla natura del bene esposto sia dall’intensità dell’evento idrologico. La vulnerabilità è influenzata dal rapporto in cui stanno le forze resistenti rispetto alle sollecitazioni indotte dall’evento, ad esempio: un manufatto di solidità infinita avrà vulnerabilità nulla anche se sottoposta ad eventi molto severi, mentre un’opera di limitata solidità avrà vulnerabilità pari a 100 pur se sottoposta ad un evento di piccola entità. 3.2.2.3 Valutazione della pericolosità idrologica Viene presa in considerazione l’informazione idrologica che può essere: - di tipo diretto (livelli idrici nelle sezioni dei corsi d’acqua di interesse – livelli dai quali si deve poi risalire alle portate); - di tipo indiretto (le precipitazioni dalle quali di deve poi risalire alle portate e da queste ai livelli). Purtroppo, le informazioni di tipo diretto sono disponibili solo in poche sezioni di pochi corsi d’acqua per cui sarà necessario valutare le portate operando la trasformazione degli afflussi di pioggia in deflussi. Occorre ancora precisare che la variabile idrologica di interesse deve essere analizzata in termini statistico-probabilistici per quanto concerne i propri valori estremi (usualmente i massimi valori annuali di data durata). In questo quadro si colloca la realtà dei bacini idrografici della provincia di Cosenza che, eccetto alcuni casi, sono di limitata o limitatissima estensione. Da questa constatazione si evince che le durate per le quali è utile la conoscenza delle variabili idrologiche sono spesso orarie e, molto spesso, sub-orarie. Soprattutto per queste ultime durate, la numerosità disponibile del campione statistico è veramente limitata, per cui è indispensabile incrementarla con gli strumenti della “cluster analysis” (analisi del gruppo e/o del grappolo) volta ad individuare le sub-regioni omogenee in cui possa essere assunta la validità di una unica distribuzione probabilistica, a meno di un fattore di scala (valore indice). 3.2.2.4 Cenni sull’analisi delle variabili idrologiche in termini statistico-probabilistici L’analisi di frequenza basa la stima che un dato valore di una variabile casuale distribuita nello spazio si verifichi con assegnata probabilità, sull’utilizzo di dati che rappresentano osservazioni delle variabili di interesse raccolte in siti diversi all’interno di un territorio omogeneo. Si indichi con Q la quantità di interesse (positiva) e con G(x) la probabilità che Q non superi il valore x, detta anche probabilità di non eccedenza: G(x)=Pr(Q = x). Supposto che Q sia misurata ad intervalli di tempo regolari, il quantile ZT con periodo di ritorno T (in unità di tempo) è un evento che ha probabilità 1/T di essere superato. Sotto ipotesi di regolarità per la funzione G, si ha: ZT = G-1(1-T-1) La stima di ZT in una data località è spesso resa difficoltosa per valori di T significativamente maggiori del periodo di osservazione. Obiettivo dell’analisi di frequenza in un territorio, è trovare buone stime di ZT anche in presenza di un numero non adeguato di dati, aumentando questi ultimi coi dati da siti che si ipotizza – e verifica – abbiano delle distribuzioni di frequenza simili a quella della località di interesse. Se una regione è omogenea, le distribuzioni di frequenza nei siti differiscono l’una dall’altra solo per il fattore di scala i detto valore indice o index-flood, in simboli: Qi = i·Q ove Qi indica la distribuzione nel sito iesimo. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 58/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Si ha allora che: Gi(x) = Pr(Qi = x) = Pr(Q = x/i) = G(x/i) e, quindi, per la funzione dei quantili al sito iesimo, sono valide le seguenti eguaglianze: ZT i = Gi-1(p) = Gi-1(1-T-1) = i G -1(p) = i G -1(1-T-1). In altre parole, i quantili con tempo di ritorno T al sito iesimo possono essere calcolati a partire dalla curva di crescita territoriale G-1 tramite moltiplicazione per il valore indice i. Usualmente i è stimato con la media dei dati al sito iesimo. Il problema, quindi si risolve una volta stimata la funzione G. Nell’approccio di Hosking e Wallis (1993; 1997), G (che si suppone nota a meno di un numero finito di parametri incogniti) viene stimata secondo il metodo degli L-momenti introdotti da Hosking (1990), che producono stime robuste ed accurate dei quantili di una distribuzione ed individuano univocamente la distribuzione di probabilità, purché questa abbia media. L’analisi di frequenza procede essenzialmente in quattro passi: I. Screening dei dati - Per valutare se nei dati esistono errori o inconsistenze, viene utilizzata una misura di discordanza D che identifica le stazioni con L-momenti campionari molto differenti rispetto a quelli degli altri siti nella medesima sotto-regione. II. Identificazione di sotto-regioni omogenee - Dopo aver eventualmente eliminato le stazioni discordanti, viene decisa l’appartenenza delle stazioni a sotto-regioni diverse. A tal proposito è usuale adottare tecniche di cluster analysis e la conoscenza delle caratteristiche geografiche e climatiche locali. Di tali sotto-regioni viene testata l’omogeneità tramite la funzione H che confronta la dispersione degli L-momenti campionari con quella attesa nel caso di gruppo formante una sotto-regione omogenea (Hosking & Wallis, 1993). In particolare, una sotto-regione è “accettabilmente omogenea” se H < 1, “possibilmente eterogenea” se 1 = H < 2 e “certamente eterogenea” se H 2. III. Stima della curva di crescita del territorio omogeneo - Per il territorio omogeneo di cui sia stata stabilita l’omogeneità, diverse distribuzioni sono candidate a modellare la curva di crescita. IV. Scelta della distribuzione - viene effettuata sulla base della goodness–of-fit, Z, che confronta quanto i momenti regionali di L-skewness ed L-kurtosis sono prossimi a quelli teorici. 3.2.2.5 Delimitazione zone omogenee L’analisi di frequenza regionale porta alla classificazione delle stazioni analizzate in zone omogenee ciascuna caratterizzata da una funzione di distribuzione di probabilità, per la quale possono essere determinati i parametri, appartenente alla famiglia kappa. Sulla base di tali risultati può essere effettuata la delimitazione delle zone; come primo passo devono essere tracciati i poligoni di Thiessen per la rete di stazioni di misura, al fine di determinare l’area di influenza di ciascuna stazione. Dall’unione dei poligoni afferenti alle stazioni classificate nella stessa zona possono essere quindi individuate, all’interno del territorio regionale, le sotto-regioni omogenee. Queste si presume seguano, con approssimazione più o meno buona, la morfologia del territorio regionale, pur manifestando la geometria legata al criterio di delimitazione. In virtù di ciò, deve essere effettuata una nuova perimetrazione delle zone omogenee in base alla morfologia del territorio e tenendo conto dell’andamento delle linee spartiacque e dell’integrità dei bacini idrografici. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 59/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 3.2.2.6 Procedura per ottenere il valore di portata in un qualsiasi sito della Provincia per un dato tempo di ritorno. Attraverso gli strumenti dell’analisi regionale statistico-probabilistica, lo studio illustrato permette di ottenere la stima dell’aggressività annua in qualunque sito della Provincia di Cosenza, corrispondente a prefissati tempi di ritorno. Più in dettaglio, i passi necessari per ottenere queste stime sono i seguenti: 1) Identificazione della sotto-area omogenea cui appartiene il sito di interesse; 2) Determinazione del valore indice, sulla base della stazione più vicina o interpolando fra quelle più vicine appartenenti alla stessa sotto-area omogenea; 3) Applicazione della curva di crescita valida per la sotto-area omogenea di interesse per determinare il valore di pioggia di data durata corrispondente al tempo di ritorno desiderato T; 4) Calcolo del valore di portata per prefissato tempo di ritorno dal corrispondente valore di pioggia, utilizzando la trasformazione degli afflussi meteorici in deflussi. Ovviamente in questo schema sono state trascurate molte fasi operative di importanza fondamentale, quali quelle rivolte all’analisi morfometrica dei bacini idrografici, alla caratteristiche dei suoli (tessitura, velocità di infiltrazione, ecc.), che concorrono a determinare i parametri (quali ad esempio il Curve Number ed il tempo di corrivazione) necessari alla precisazione dei metodi che saranno adottati per trasformare gli afflussi in deflussi. 3.2.2.6 Modello idraulico Il modello idraulico che sarà adottato dovrà essere reperibile senza oneri di licenze commerciali ed essere di ampia diffusione, in modo che la sua applicabilità sia documentatamente provata. Il catasto delle opere idrauliche e degli attraversamenti, unitamente al rilievo di dettaglio della geometria e delle granulometrie d’alveo permetterà di passare dalla conoscenza dell’onda di piena che si verifica in una data sezione alla propagazione della stessa lungo il tronco di interesse. 3.2.2.7 Criterio geomorfologico e criterio storico Nel caso in cui, per carenza di dati, non risulti possibile l’applicazione del modello idrologico saranno applicati il criterio geomorfologico e/o quello storico. Il primo è basato sulla presenza di aree che risultano di pertinenza dei corsi d’acqua (tenuto conto degli eventuali argini ed opere antropiche di regolazione dei deflussi). Il secondo è basato sulla mappatura delle aree storicamente alluvionate. In entrambi i criteri sarà tenuto conto dei parametri che descrivono quantitativamente la geomorfologia del reticolo e del bacino idrografico di interesse. 3.2.3 Fenomeni d’erosione costiera Nelle Linee Guida del QTRP adottato, si fa riferimento alla metodologia innovativa che l’Autorità di Bacino Regionale sta utilizzando per la definizione delle aree a rischio di erosione costiera. Il Servizio Difesa Coste dell’Amministrazione Provinciale, sta attivamente collaborando con l’ABR, e già nella Fase Conoscitiva, di cui si è riferito nel precedente Capitolo n.2, per l’acquisizione delle conoscenze disponibili sul litorale tirrenico e ionico della provincia di Cosenza, è stata utilizzata tale metodologia innovativa proposta dall’ABR. In coerenza con il programma in itinere anche per le successive: - fase di analisi, in cui si dovranno individuare in ogni ambito la natura e l’estensione del disequilibrio cui è collegato il fenomeno dell’erosione costiera; AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 60/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI - fase propositiva, in cui dovranno essere individuati gli schemi di massima per la progettazione delle opere di difesa della linea di costa e la mitigazione del rischio di erosione costiera; si utilizzerà la metodologia precisata nel punto 1.3.3 dell’allegato 1 del Tomo 4 del QTRP adottato. Si deve sottolineare che, nella redazione dei PSC/PSA dei comuni rivieraschi, è necessario: - individuare le aree di litorale soggette ad erosione; - individuare gli interventi più efficaci, in relazione alle condizioni locali, per la mitigazione della pericolosità; - tutelare gli arenili da interventi che possano apportare danno alla spiaggia ed alla stabilità del litorale. 3.2.4 Fenomeni sismici 3.2.4.1 Rischio sismico e caratteri sismotettonici Le aree ad elevato rischio sismico sono prodotte da faglie sismogeniche lungo cui si allineano gli epicentri dei più significativi terremoti storici e strumentali. Nell’aggiornamento del P.P.P.R. sono state indicate le faglie sismogeniche della provincia di Cosenza unitamente alle informazioni sui caratteri della sismicità; sono state così evidenziate le aree macrosismiche dei più significativi terremoti che hanno causato vittime e danni molto gravi. La geometria delle aree macrosismiche ricalca la distribuzione delle principali faglie sismogeniche. Le principali faglie che attraversano il territorio della provincia sono rappresentate prevalentemente da: - faglie trascorrenti sinistre ad andamento NW-SE/WNW-ESE, attivatesi a partire dalle fasi tardive della formazione della catena e tutt’ora sismogeniche. Le faglie trascorrenti sono responsabili dell’individuazione di aree in traspressione e di aree in transtensione; - faglie trascorrenti sinistre ad andamento NW-SE/WNW-ESE, caratterizzano soprattutto l’area del Confine Calabro-lucano e il settore immediatamente a Sud della Valle del Fiume Crati. Nell’area del Confine calabro-lucano si identificano con tratto più meridionale della struttura trascorrente orientata NW-SE di rilevanza regionale - nota in letteratura come “Faglia del Pollino” - che rappresenta il “binario” principale che ha determinato, nel tratto più meridionale, la traslazione dell’Arco Calabro dalla sua originaria posizione alpina fino alla posizione attuale. Tra Cassano allo Jonio e Lauropoli la Faglia del Pollino delimita a sud le propaggini carbonatiche più meridionali del Massiccio del Pollino dai depositi pleistocenici di riempimento della porzione più settentrionale della Valle del Crati. A questo sistema di faglie sono ascrivibili i terremoti legati al recente sciame sismico del Pollino, culminato con il terremoto di magnitudo 5 del 25 ottobre 2012 (fig. 3.2.4.1.1); si può notare che questa zona era stata colpita in passato da altri eventi sismici importanti, tra i quali si menzionano il terremoto di Castelluccio del 9 settembre 1998 (magnitudo 5.6) e i terremoti del 1708, 1836 e 1894 (Intensità MCS VII-VIII). AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 61/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Fi.3.2.4.1.1 – Carta delle faglie attive e degli epicentri dei terremoti storici e strumentali dell’area del confine tra Calabria e Lucania. Poco più a sud-est della Faglia del Pollino, un’altra struttura appartenente al sistema trascorrente, si sviluppa in direzione WNW-ESE – con marcata “freschezza” morfologica – dai pressi di Spezzano Albanese passando per Corigliano, Rossano, fino a Cariati Marina. Tale struttura, denominata “Faglia di Rossano”, delimita e solleva a NE i litotipi metamorfico-cristallini dell’Altopiano Silano (nel suo tratto più settentrionale), e i sedimenti del Miocene Superiore-Pliocene Inferiore (nel suo tratto più meridionale), rispetto ai depositi quaternari affioranti lungo la fascia costiera cosentina e crotonese. Lungo la Faglia di Rossano si allineano epicentri di terremoti strumentali e di alcuni terremoti storici, tra cui quello del 25 aprile 1836 (area epicentrale Rossano-Mirto, 240 vittime), che ha generato anche uno tsunami indicando la possibilità che questa faglia possa avere propaggini a mare. Proseguendo verso sud, si riconosce un’altra faglia appartenente al sistema trascorrente sinistro che si sviluppa con direzione NW-SE da Mesoraca fino a Camigliatello Silano, “attraversando” i tre laghi silani (Arvo, Cecita e Ampollino), donde la denominazione “Faglia dei Laghi” (Galli & Bosi, 2003). Tale faglia è responsabile della giustapposizione dell’Unità di Polia-Copanello e del Batolite della Sila e, negli studi di Galli & Bosi (2003), è stata indicata come responsabile del violento terremoto del 9 marzo 1638 (area epicentrale bordo SE Altopiano Silano, 1.000 vittime). AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 62/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Figura 3.2.4.1.2. La “Faglia di Rossano” (linea in rosso, da SorrisoValvo & Tansi, 1996, mod.), e l’area epicentrale del terremoto 25 aprile 1836. Ancora più a sud si riconosce una fascia di trascorrenza sinistra, ad andamento medio da NW-SE ad WNWESE (Tansi et al., 2007), che si estende – con notevole “freschezza” morfologica - dalla porzione meridionale della Valle del Fiume Crati fino alla porzione settentrionale della Stretta di Catanzaro. Nell’ambito di tale fascia si distingue la “Faglia di Falconara Albanese”, che si allunga da Falconara A. a Rogliano, delimitando a sud le porzioni più meridionali del sistema horst della Catena Costiera-graben del Crati. Da un punto di vista cinematico, alla meso-scala le faglie trascorrenti sinistre appartenenti al sistema NWSE/WNW-ESE hanno evidenziato piani con direzioni variabili tra NW-SE e WNW-ESE, con inclinazioni comprese tra 90° e 60° ed immersioni prevalenti verso SW, ed in subordine verso NE. Tali piani sono incisi da striature meccaniche d’origine tettonica che indicano pitches da suborizzontali (=0°) a 45-50°, e conseguenti movimenti da puramente sinistrorsi, a normal-trascorrenti sinistri o inversi-trascorrenti sinistri. Aree in tranpressione. In corrispondenza di aree di terminazione e/o di sovrapposizione en-echèlon di alcune delle faglie sopra descritte, si impostano regimi transpressivi responsabili dell’individuazione di aree in compressione in cui si originano thrust retrovergenti (vergenza verso W), ad andamento prevalente N-S, che alterano gli originari rapporti geometrici tra le varie unità appartenenti al thrustsystem della catena. Ai thrust traspressivi sono associate strutture plicative - cinematicamente compatibili - con assi orientati N-S. Lungo queste faglie inverse retrovergenti sono stati estrusi, a formare strutture di AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 63/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI tipo “pop-up”, le porzioni più profonde della catena alpina (metabasiti dell’Unità di Gimigliano-Monte Reventino), affioranti nei pressi del bordo meridionale del Massiccio della Sila, e le unità sommitali della sottostante catena appenninica (carbonatici dell’Unità di Verbicaro), affioranti nei pressi di Amantea-Lago (Monte-Cocuzzo-Monte Guono-Monte Santa Lucerna). In corrispondenza invece del tratto terminale della “Faglia di Rossano” si riscontra l’estrusione dell’imponente rilievo calcareo denominato “La Mula” interessato da strutture compressive regionali quali thrust retrovergenti con piani ad andamento N-S e da pieghe con assi di medesime direzioni. Da un punto di vista cinematico, alla meso-scala le faglie inverse transpressive hanno evidenziato piani con direzioni prevalentemente N-S con oscillazioni tra NNW-SSE e NNE-SSW, con inclinazioni comprese tra 10° e 80° ed immersioni prevalenti verso W, ed in subordine verso E. Tali piani sono incisi da striature meccaniche d’origine tettonica che indicano movimenti da puramente inversi con pitches intorno ai 90° a inversi-trascorrenti sinistri, con pitches intorno ai 45-50°. Aree in transtensione. Il sistema di faglie trascorrenti sinistre NW-SE/WNW-ESE, oltre a determinare strutture transpressive, originano nelle zone terminali anche aree in transtensione. Tra queste aree, la più importante è quella in cui si originano le faglie normali, ad orientamento N-S, che individuano il graben del Crati, una depressione tettonica d’età plio-olocenica delimitata, ad ovest e ad est, da due faglie di importanza regionale, rispettivamente, la “Faglia San Fili – San Marco Argentano” e la “Faglia RoglianoTarsia”; trattasi di faglie prevalentemente normali, con debole componente destrorsa che talora può diventare predominante, marcate morfologicamente da faccette triangolari e trapezoidali, scarpate, rettifiche dei corsi d’acqua a “gomito” e “doppio gomito”, corsi d’acqua sospesi. Queste faglie hanno generato gran parte dei terremoti che hanno colpito la provincia di Cosenza (fig. 3.2.4.1.3): Data sisma 25.4.1184 14.7.1767 12.10.1835 12.2.1854 4.10.1870 3.12.1887 Terremoti storici con aree epicentrali nel graben del Crati intensità Area epicentrale IX grado MCS COSENZA-LUZZI-BISIGNANOVIII- IX grado MCS Rose - Luzzi X grado MCS Castiglione Cosentino X grado MCS Donnici- Sant’Ippolito X grado MCS Rogliano-Mangone IX grado MCS Bisignano n.vittime migliaia centinaia 115 500 117 20 Da un punto di vista cinematico, alla meso-scala le faglie normali d’origine transtensiva hanno evidenziato direzioni prevalenti N-S con oscillazioni tra NNE-SSW e NNW-SSE, inclinazioni comprese tra 90° e 60° ed immersioni prevalenti verso E e verso W, rispettivamente, lungo il bordo occidentale ed orientale del graben del Crati. Tali piani sono incisi da striature meccaniche d’origine tettonica che indicano movimenti da puramente normali con pitches intorno ai 90° normali con una debole componente destrorsa che talora può diventare predominante (pitches fino a 5-50°). AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 64/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Figura 3.2.4.1.4.– Caratteri sismotettonici del graben del F. Crati. Sono rappresentati gli epicentri dei terremoti storici e strumentali (profondità < 35 km) significativi, e le faglie attive e recenti lungo i bordi occidentale (in tratteggio; da: TORTORICI et alii, 1995) ed orientale (linea continua, secondo i risultati del presente lavoro) del graben. Nel riquadro, è indicata l’ubicazione dell’area di studio in rapporto al tratto calabrese della rift-zone calabro-sicula (da: MONACO & TORTORICI, 2000, modificato), della quale sono evidenziati i principali lineamenti tettonici. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 65/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 3.2.4.2 Norme e competenze nazionali, regionali e provinciali in materia antisismica Con la L.R. n. 35 del 19/10/2009 e s.m.i. recante “Procedure per la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica”, la Regione Calabria ha proceduto alla riorganizzazione delle strutture tecniche in materia di edilizia antisismica e dei procedimenti per la vigilanza sulle costruzioni. Con successivi atti amministrativi la Giunta Regionale ha precisato i criteri per l’individuazione degli edifici di interessa strategico e di rilevanza in caso di collasso. Pertanto alle opere strategiche definite dall’art.6 del Regolamento Regionale n.1 del 12/11/1994, che di seguito si elencano: a) opere di importanza primaria ai fini della esigenza della Protezione Civile: 1. sedi delle Prefetture; 2. caserme ed uffici annessi dei Vigili del Fuoco; 3. caserme della Forza Pubblica e quelle delle Forze Armate; 4. sedi comunali; 5. ospedali e cliniche; 6. tutti gli immobili necessari per esercizio delle comunicazioni radio o telefoniche, per il disimpegno dei servizi di emergenza; b) opere che per la loro destinazione possono dar luogo a situazioni di particolare rischio e pericolosità: 1. scuole; 2. chiese aperte al culto; 3. sale di spettacolo e di riunione; 4. fabbricati annessi agli impianti sportivi destinati al pubblico; 5. stazioni auto-ferro-tranviarie e le aerostazioni; 6. grandi depositi di combustibili liquidi e di gas combustibili; 7. dighe; con la Delibera di Giunta Regionale n. 786 del 27/11/2009 sono state aggiunte: - ELENCO A "categorie di edifici e di opere infrastrutturali di interesse strategico di competenza regionale, la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile": Edifici: - edifici destinati a sedi dell'Amministrazione regionale; (*) - edifici destinati a sedi delle Amministrazioni provinciali; (*) - edifici destinati a sedi di Amministrazioni comunali; (*) - edifici destinati a sedi di Comunità montane; (*) - strutture non di competenza statale individuate come sedi di sale operative per la gestione delle emergenze (COM, COC, etc.); - centri funzionali di protezione civile; - edifici ed opere individuate nei piani d'emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell'emergenza - ospedali e strutture sanitarie, anche accreditate, dotate di pronto soccorso o dipartimenti di emergenza, urgenza e accettazione; - sedi Aziende unità sanitarie locali; (*) - centrali operative 118; AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 66/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI - presidi sanitari. (*) Limitatamente agli edifici ospitanti funzioni/attività connesse con la gestione dell'emergenza. Opere infrastrutturali: - vie di comunicazione (strade, ferrovie, ecc.) regionali, provinciali e comunali, ed opere d'arte annesse, limitatamente a quelle strategiche individuate nei piani di emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell'emergenza; - porti, aeroporti ed eliporti non di competenza statale individuati nei piani di emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell'emergenza; - strutture non di competenza statale connesse con la produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica; - strutture non di competenza statale connesse con la produzione, trasporto e distribuzione di materiali combustibili (oleodotti, gasdotti, ecc.); - strutture connesse con il funzionamento di acquedotti locali; - strutture non di competenza statale connesse con i servizi di comunicazione (radio, telefonia fissa e portatile, televisione); - altre strutture eventualmente specificate nei piani di emergenza o in altre disposizioni per la gestione dell'emergenza. - ELENCO B "categorie di edifici e di opere infrastrutturali di competenza regionale che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso": Edifici: - asili nido e scuole di ogni ordine e grado; - strutture ricreative (cinema, teatri, discoteche, ecc.); - strutture destinate ad attività culturali (musei, biblioteche, sale convegni, ecc.); - edifici aperti al culto non rientranti tra quelli di cui all'allegato 1, elenco B, punto 1.3 del decreto del capo del Dipartimento della protezione civile, n. 3685 del 21 ottobre; - stadi ed impianti sportivi; - strutture sanitarie e/o socio assistenziali con ospiti non autosufficienti (ospizi, orfanotrofi, ecc.); - edifici e strutture aperte al pubblico destinate alla erogazione di servizi (uffici pubblici e privati) o adibite al commercio (centri commerciali, ecc.), suscettibili di grande affollamento; - strutture a carattere industriale, non di competenza statale, di produzione e stoccaggio di prodotti insalubri o pericolosi. Infrastrutture: - stazioni non di competenza statale per il trasporto pubblico; - opere di ritenuta non di competenza statale; - impianti di depurazione; - altri manufatti connotati da intrinseche pericolosità eventualmente individuati in piani d'emergenza o in altre disposizioni di protezione civile. La stessa Del.G.R. n.786/2009 ha approvato le schede di indagine (Livello L0) e di verifica (Livello L1/L2) comprensive di relative istruzioni e linee guida che devono essere compilate da tutti i proprietari degli edifici di competenza regionale di interesse strategico. La valutazione della pericolosità sismica a scala locale deve avvenire sulla base di studi di tipo geologico, geofisico e geotecnico finalizzati: - alla valutazione dei fenomeni di amplificazione del moto sismico, - alla valutazione della suscettibilità alla liquefazione, AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 67/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI - al potenziale innesco di frane. Gli studi così effettuati conducono alla cosiddetta “zonazione”, cioè alla suddivisione del territorio in aree omogenee riguardo alla risposta sismica ed alle conseguenze dirette o indirette derivanti dall’evento sismico. La Microzonazione Sismica costituisce lo strumento per analizzare la pericolosità sismica locale da applicare ai fini della pianificazione, urbanistica e d’emergenza. Gli studi relativi alla microzonazione rappresentano il metodo da applicare ai vari livelli di governo ed in particolare agli strumenti di pianificazione di area vasta ed a quelli di pianificazione comunale. Gli studi di Microzonazione sismica, oltre ad identificare e perimetrare zone omogenee in relazione alla pericolosità sismica locale, attraverso la stima della risposta dei terreni alle onde sismiche in arrivo al sito, devono consentire di stabilire gerarchie di pericolosità fra le diverse zone e fornire di conseguenza elementi conoscitivi indispensabili alla programmazione territoriale; pertanto devono perseguire l’obiettivo di individuare le condizioni locali che, in caso di evento sismico, possono dar luogo a fenomeni d’instabilita dei versanti, di liquefazione, di cedimenti differenziali ecc. I livelli di studio della Microzonazione Sismica sono tre e sono definiti dalla Regione per come segue. - Livello I: di competenza regionale o, in assenza di studi regionali, del soggetto attuatore dello studio di microzonazione, rappresenta un livello propedeutico agli studi successivi; le analisi vengono fatte utilizzando dati già esistenti e di facile reperibilità, ed hanno lo scopo di individuare cautelativamente le aree che sono potenzialmente soggette ai diversi effetti di sito, quali ad esempio effetti di amplificazione locale, liquefazione ed instabilità dei pendii. Poiché questo livello di analisi deve permettere di inquadrare le problematiche della zona di studio in prospettiva sismica, l’area investigata non deve essere strettamente limitata alla zona per cui è richiesto lo studio di microzonazione, bensì le indagini devono essere estese al di fuori di questa in modo da permettere la caratterizzazione geologica e litostratigrafica del sito di interesse. I risultati ottenuti hanno carattere qualitativo e vengono periodicamente aggiornati e verificati in considerazione delle nuove conoscenze derivanti da nuove analisi o da analisi più approfondite. - Livello II: di competenza delle autorità che predispongono un nuovo piano territoriale o modifica a piano territoriale esistente, deve considerare tutte le aree individuate nel Livello I che ricadono nell’area di interesse per lo sviluppo proposto. Gli studi di Livello II utilizzano metodi semplificati per restituire una valutazione quantitativa degli effetti di sito considerati e danno indicazioni sulla necessità e sul tipo di analisi che devono essere svolte al Livello III. Il Livello II necessita di dati che definiscono le caratteristiche dei terreni, che possono derivare da misurazioni dirette, sempre preferibili, correlazioni empiriche od entrambe. - Livello III: è previsto solo per gli effetti di amplificazione locale e approfondisce gli studi di Livello II utilizzando analisi rigorose e dati di maggior dettaglio. Tali studi vanno eseguiti per piani di sviluppo di particolare importanza e condizioni litostratigrafiche o morfologiche complesse, in cui si ritiene che i metodi semplificati di Livello II siano insufficienti a caratterizzare in modo esauriente il moto sismico al sito. Il ricorso ai tre livelli di approfondimento consente una grande flessibilità nelle applicazioni, in quanto permette di adeguare la produzione delle conoscenze alle risorse e ai tempi disponibili nonché al tipo di utilizzazione richiesta. La Regione Calabria, ha stabilito che il quadro conoscitivo degli strumenti urbanistici siano integrati con gli studi di microzonazione sismica validati. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 68/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI Per quanto riguarda le specifiche competenze attribuite agli Enti Locali si sottolinea che: Le Province: - redigono studi di macrozonazione sismica; - definiscono ulteriori indirizzi a cui dovranno attenersi i Comuni al fine di ridurre o minimizzare gli effetti delle calamità naturali o di origine antropica; - individuano la Struttura Territoriale Minima (STM) e mettono in sicurezza gli elementi puntuali e areali (edifici e servizi strategici, infrastrutture viarie di collegamento provinciale, aree di ammassamento) che ne fanno parte. I Comuni: - redigono studi di microzonazione sismica in modo da stabilire gerarchie di pericolosità fra le diverse zone e fornendo così elementi conoscitivi indispensabili alla programmazione e pianificazione territoriale e urbanistica, nonché alla pianificazione dell’emergenza; - individuano la Struttura Urbana Minima (SUM) e mettono in sicurezza gli elementi che ne fanno parte; - localizzano le previsioni di sviluppo insediativo e di nuove opere infrastrutturali, privilegiando prioritariamente aree non soggette a pericolosità o a rischi idrogeologici e sismici, ricorrendo all’uso di aree di moderata pericolosità, solo subordinatamente alla indisponibilità accertata delle aree predette e solo dopo approfondite valutazioni ed analisi sugli effettivi livelli di pericolosità e rischio; - nei territori definiti a “rischio molto elevato” dal PAI, definiscono puntualmente lo stato di dissesto e di pericolosità di concerto con la Provincia di appartenenza. 3.2.5 Fenomeno Tsunami Sulla base dei dati riportati nel Capitolo 2 del presente documento e previ eventuali opportuni approfondimenti, nella redazione dei PSC/PSA nei comuni rivieraschi, è necessario verificare la possibilità che un tale fenomeno possa verificarsi, definire le zone a rischio e prevedere gli interventi necessari per la mitigazione del rischio stesso. 3.2.6 Fenomeni di desertificazione e deficit idrico Sulla scorta dei dati rilevabili nella “Carta delle aree sensibili alla desertificazione”, elaborata dall’Arpacal nel Progetto DeserNet, ed a seguito degli ulteriori eventuali approfondimenti in ambito locale, nella redazione dei PSC/PSA dovranno essere individuate le aree soggette a tali rischi, per le quali dovranno essere assunte opportune e qualificate misure di limitazioni d’uso e salvaguardia. Per quanto riguarda il fenomeno del deficit idrico, i dati del quadro conoscitivo aggiornato riportati nel precedente Capitolo 2, dimostrano che in molte zone del territorio provinciale è necessario limitare le aree di espansione urbanistica che comportano l’aumento di territorio impermeabilizzato, perché tale modifica dell’uso del suolo favorisce il ruscellamento veloce delle acque meteoriche, impedendo l’infiltrazione nel terreno che consentirebbe la ricarica dei serbatoi naturali. Nella redazione dei PSC/PSA, con opportuni approfondimenti in ambito locale, si dovranno dimensionare le aree di possibile espansione urbanistica anche con riferimento a tale problematica. 3.2.7 Fenomeni di subsidenza Nella redazione dei PSC/PSA è necessario evidenziare la presenza di tali fenomeni ed assumere misure di salvaguardia. AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 69/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI 3.2.8 Fenomeni di Sinkholes Nella redazione dei PSC/PSA è necessario evidenziare la presenza di fenomeni riconducibili a piccole cavità attualmente ricolmate, quindi limitare gli interventi antropici che sono causa di fenomeni assimilabili a Sinkholes e comunque inibire qualsiasi intervento in aree in cui esiste il rischio che il fenomeno possa verificarsi. PAR.3.3 – DEFINIZIONE DEI RISCHI ANTROPOGENICI 3.3.1 rischio sanitario 3.3.1.1 rischio sanitario da amianto La Legge Regionale n.14 del 27/04/2011, stabilisce che la Regione Calabria si deve dotare di un piano di risanamento del rischio amianto e che coordini tutti gli Enti territoriali preposti a svolgere ruoli di raccolta dati, elaborazione e studi, investendo l'Arpacal, le Aziende Sanitarie Provinciali, le Amministrazioni Provinciali e Comunali, nonché tutte le associazioni interessate. Con riferimento alle caratteristiche geologiche dei territori, poiché la reale pericolosità dei materiali ofiolitici dipende direttamente dalla possibilità delle rocce di frantumarsi durante l’estrazione e durante le successive fasi di lavorazione, è necessario che la Provincia nell’ambito dei PTCP ed i comuni nell’ambito dei PSC/PSA acquisiscano il rilievo geologico e geostrutturale degli ammassi rocciosi affioranti con fibre di amianto. I REU annessi ai PSC/PSA dovranno definire misure di prevenzione a livello di pianificazione urbanistica comunale. 3.3.1.2 rischio sanitario da radon Le linee Guida contenute nell’Appendice 1 del Tomo 4 del QTRP adottato precisano che :”a livello di REU dei PSC/PSA, in relazione al procedimento di rilascio del permesso a costruire si proceda a certificare la valutazione preventiva della possibile sussistenza del “problema Radon” al fine di consentire l’adozione e realizzazione di appropriati interventi contestualmente alla costruzione”. Tuttavia si deve evidenziare che in assenza di limiti vincolanti per legge, la definizione delle condizioni di pericolosità è necessariamente demandata alle conoscenze sulle condizioni locali e su eventuali acquisizioni di dati particolarmente significativi. 3.3.2 Rischio ambientale In relazione a quanto evidenziato nel Capitolo 2 del presente documento è opportuno che , allo scopo di salvaguardare i corpi idrici sotterranei, nella redazione dei PSC/PSA siano definiti: - i livelli statici dei pozzi idrici censibili e/o denunciati agli uffici competenti; - la posizione georeferenziata di sorgenti, con la loro portata media annua ed utilizzazione; - le aree di salvaguardia delle captazioni idropotabili. Nei PSC/PSA dovrà essere allegata la Carta delle Isopiezometriche alla scala di piano. 3.2.3 Rischio d’ incidente rilevante In ossequio a quanto stabilito nel D.M. 9 maggio 2001 relativo ai “requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”, la Provincia nell’aggiornamento del PTCP ed i Comuni dove siano localizzati impianti compresi AGGIORNAMENTO PROGRAMMA DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI - DOCUMENTO DEFINITIVO - RELAZIONE - Pag. 70/71 PROVINCIA DI COSENZA - CNR /IRPI negli elenchi degli stabilimenti a rischio nella redazione dei PSC/PSA, devono localizzarli sulla CTR in scala 1:5000, nonché adottare le opportune misure di cui al soprarichiamato D.M. 3.3.4 Rischio d’incendio boschivo In ossequio a quanto previsto nella Legge 353/2000, i Comuni nei PSC/PSA inseriranno specifico elaborato in cui saranno localizzate e vincolate le aree percorse da incendio e opportune zone significative circostanti le sopra citate aree. 3.3.5 Rischio erosione e consumo di suolo La L.R.n.19/2002 e s.m.i definisce “strategico” l’obiettivo della sostenibilità nell’uso del suolo, pertanto tale obiettivo deve essere assunto a livello prioritario nelle strategie di redazione del PTCP e dei PSC/PSA. I criteri di sostenibilità che devono essere posti alla base dei processi di pianificazione devono garantire: - lo sviluppo armonico del territorio, dei tessuti urbani e delle attività produttive; - la compatibilità dei processi di trasformazione e uso del suolo con la sicurezza, l’integrità fisica e l’ identità storico-culturale del territorio; - la valorizzazione delle risorse e delle produzioni autoctone per un sano e durevole sviluppo locale; - il miglioramento della qualità ambientale, architettonica e della salubrità degli insediamenti; - la riduzione della pressione degli insediamenti sui sistemi naturalistico-ambientali, attraverso opportuni interventi di mitigazione degli impatti; - la riduzione del consumo di nuovo territorio, evitando l’occupazione di suoli ad alto valore agricolo e/o naturalistico, privilegiando il risanamento e recupero di aree degradate e la sostituzione dei tessuti esistenti, ovvero la loro riorganizzazione e riqualificazione per migliorarne la qualità e la sostenibilità ambientale. 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