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Provincia di Forlì-Cesena
Programma di Valorizzazione
e Promozione del Territorio
Programma Operativo Regionale 2007-2013
Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
Obiettivo Competitività Regionale e Occupazione
Gruppo di lavoro
Coordinamento operativo Dott.ssa Mara Valdinosi
Responsabile PO Programmazione Territoriale, Fondi Strutturali, Statistica.
Elaborazione e redazione Dott.ssa Claudia Tedaldi e Dott. Giovanni Liverani
Ufficio Programmazione e Gestione Fondi Strutturali.
Si ringraziano per la collaborazione: Francesca Biandronni, Federica Bravaccini
ed Elisa Montaletti dell’Ufficio Turismo ed Antonio Pinto dell’Ufficio Statistica.
Provincia di Forlì-Cesena
Servizio Programmazione, Artigianato, Commercio, Turismo e Statistica
Piazza Morgagni, 9 – 47100 Forlì - e mail: [email protected]
Febbraio 2009
INDICE
Premessa:
Il contesto regionale ed il Programma Operativo Regionale –
Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013
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1. La strategia di valorizzazione del territorio
della Provincia di Forlì-Cesena
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1.1 Le vocazioni del territorio provinciale
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1.2 Gli obiettivi di valorizzazione territoriale
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1.2.1 L’ambito marittimo e balneare
1.2.2 Terme, salute e benessere
1.2.3 Città d’arte e cultura
1.2.4 Appennino e verde
2. Interventi di valorizzazione del patrimonio ambientale
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e culturale nella Provincia di Forlì-Cesena
2.1 Cesenatico: “Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro
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e del Museo della Marineria”
2.1.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
2.1.2 Risultati attesi dall’intervento
2.1.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione
e con gli orientamenti del mercato
2.1.4 Ulteriori beni ambientali o culturali
2.1.5 Aree interessate dalle integrazioni attese
tra la progettualità pubblica e privata
2.1.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio
2.2 Forlì: “Complesso Museale San Domenico.
Realizzazione di sale per concerti, convegni, esposizioni”
3
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2.2.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
2.2.2 Risultati attesi dall’intervento
2.2.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione
e con gli orientamenti del mercato
2.2.4 Ulteriori beni ambientali o culturali
2.2.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra
la progettualità pubblica e privata
2.2.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio
2.3 Tredozio: “Ex-Monastero di S. Annunziata
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Riqualificazione a fini convegnistici e congressuali”
2.3.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
2.3.2 Risultati attesi dall’intervento
2.3.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione
e con gli orientamenti del mercato
2.3.4 Ulteriori beni ambientali o culturali
2.3.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra
la progettualità pubblica e privata
2.3.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio
2.4 Galeata e Savignano sul Rubicone:
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“Parchi e Aree Archeologiche: la villa di Teodorico
e il Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito”
2.4.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
2.4.2 Risultati attesi dall’intervento
2.4.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione
e con gli orientamenti del mercato
2.4.4 Ulteriori beni ambientali o culturali
2.4.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra
la progettualità pubblica e privata
2.4.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio
4
2.5 Cesena, Castrocaro Terme e Terra del Sole,
Forlimpopoli, Meldola, Gatteo:
“Il sistema delle fortificazioni della Romagna
Pontificia e Malatestiana”
2.5.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
2.5.2 Risultati attesi dall’intervento
2.5.3 Coerenza dell’intervento con la domanda
di fruizione e con gli orientamenti del mercato
2.5.4 Ulteriori beni ambientali o culturali
2.5.5 Aree interessate dalle integrazioni attese
tra la progettualità pubblica e privata
2.5.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio
Allegato 1: Quadro di sintesi dei progetti che compongono il Piano
di Valorizzazione e Promozione del Territorio
Allegato 2: Tipologie di attività imprenditoriali in ordine di priorità
Tabella 1: Ricettività nell’area Costa
Tabella 2: Ricettività nel Comune di Forlì
Tabella 3: Ricettività nell’area Parco
Tabella 4: Ricettività nell’area Sistema Archeologico
Tabella 5: Ricettività nell’area Sistema delle Fortificazioni
Tabella 6: Imprese della ristorazione e bar nei comuni interessati dalla zonizzazione
Tabella 7: Imprese del commercio nei comuni interessati dalla zonizzazione
Indicatori di realizzazione
Allegati Cartografici
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69
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PREMESSA
Il contesto regionale ed il Programma Operativo Regionale 2007-2013 FESR
Esaminando la situazione del patrimonio ambientale e culturale nella Regione Emilia–Romagna,
si evidenziano, nel decennio 1995-2005, per la zona della riviera un progressivo aumento degli
arrivi, una sostanziale tenuta delle presenze ed un forte incremento del movimento nei mesi non
estivi che hanno registrato un aumento del 50% degli arrivi e del 59% delle presenze,
confermando il successo delle politiche regionali di promozione della destagionalizzazione.
Nello stesso periodo nelle città d’arte si è rilevata una crescita più lenta, dovuta anche alla
congiuntura economica negativa dell’ultimo triennio.
La situazione registrata nell’Appennino evidenzia le difficoltà delle località che non beneficiano
del flusso di visitatori invernale ed in cui il movimento si è stabilizzato in termini di arrivi ma
con una flessione di presenze dell’8%.
L’attività turistica nel suo complesso costituisce quindi un elemento di forza dell’economia
regionale anche se concentrata particolarmente sul turismo balneare e congressuale/fieristico. La
regione Emilia-Romagna si caratterizza tuttavia per la presenza di un patrimonio culturale ed
ambientale diffuso e tuttora non completamente valorizzato; l’offerta regionale presenta pertanto
una generale difficoltà di posizionamento nei confronti del turismo non balneare.
Considerato che anche i dati disponibili a livello nazionale evidenziano una tendenza alla
crescita del turismo storico, artistico e culturale oltre che ambientale e naturale e del suo
contributo allo sviluppo delle economie locali, si ritiene che esista un buon potenziale di crescita
in questo ambito. In questa direzione vanno anche le politiche regionali per il turismo che hanno
individuato tra le Unioni di prodotto quello delle “Città d’arte” e dell’“Appenino verde” tra i
più rilevanti.
In questo quadro la politica territoriale non può prescindere da una completa valorizzazione delle
risorse proprie del turismo e della qualità degli ambienti urbani, coniugando questi interventi con
lo sviluppo di un’adeguata rete dei servizi di supporto sia pubblici che privati.
E’ in un simile contesto che si inseriscono gli interventi dell’Asse IV del POR-FESR 2007-2013;
obiettivo specifico dell’Asse è infatti quello di “valorizzare e promuovere il patrimonio
ambientale e culturale della regione a sostegno dello sviluppo socio-economico ed in quanto
potenziale per lo sviluppo del turismo sostenibile”.
La valorizzazione di elementi ambientali e culturali del territorio infatti rappresenta sempre più
un fattore chiave per la qualità della vita e la competitività; ciò può essere conseguito
promovendo il recupero e la valorizzazione ambientale, culturale, la fruibilità dei servizi anche a
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fini turistici, attraverso interventi integrati che coinvolgano gli operatori pubblici e privati
consentendo da un lato di riqualificare e promuovere aree e beni pubblici a valenza culturale ed
ambientale destinandoli a luoghi di servizio alla popolazione ed al turista e dall’altro di favorire
la qualificazione dell’offerta di servizi finalizzati ad innalzare il livello di fruibilità del
patrimonio naturale e culturale.
Il raggiungimento di tale traguardo si concretizza attraverso il conseguimento di due obiettivi: la
valorizzazione e promozione delle risorse ambientali e culturali a sostegno dello sviluppo socioeconomico; la qualificazione ed innovazione dei servizi e delle attività per accrescere il livello di
fruibilità del patrimonio ambientale e culturale
Gli interventi finanziati dal POR-FESR 2007-2013 dovranno perciò consentire, tramite una
valida progettualità pubblica da attuarsi sinergicamente ad un’efficace progettualità privata, di
trarre vantaggio dalle risorse culturali ed ambientali la cui fruibilità non è pienamente assicurata,
qualificandole e soprattutto valorizzandole per ottenere impatti positivi sull’economia locale nel
suo complesso, ed in particolare sul turismo sostenibile.
Tramite l’Asse IV del POR-FESR 2007-2013 saranno pertanto finanziati progetti di
valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale; la promozione di questi e interventi di
qualificazione delle attività di servizi a supporto della fruibilità del suddetto patrimonio.
A ciò è finalizzato il presente Programma di Valorizzazione e Promozione del Territorio nel
quale vengono descritte le risorse culturali ed ambientali da valorizzare tramite il POR FESR e i
progetti da attivare in tale ambito; nel programma sono inoltre definite le porzioni di territorio
provinciale su cui concentrare gli interventi della progettualità privata al fine di garantire una
maggiore fruibilità delle risorse in un’ottica di turismo sostenibile.
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1. LA STRATEGIA DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA
DI FORLÌ-CESENA
1.1 LE VOCAZIONI DEL TERRITORIO PROVINCIALE
È ora opportuno, al fine di illustrare il disegno strategico della Provincia di Forlì-Cesena,
soffermarsi sullo stato del patrimonio ambientale e culturale del territorio e su quello della sua
valorizzazione.
Nell’ottica di una fruizione di tale patrimonio da parte di visitatori italiani e non, sono stati
individuati i principali centri ad elevata specializzazione turistica; essi sono stati valutati secondo
la dotazione di posti letto, la loro variazione e sulla movimentazione di visitatori.
Le principali vocazioni riguardano il settore costa, (turismo balneare), i comuni montani (turismo
ambientale e naturale) e i comuni termali.
Il territorio provinciale risulta quindi caratterizzato dalle tre specializzazioni: la vocazione
termale vede la propria punta nel comune di Bagno di Romagna, insieme a Castrocaro Terme Terra del Sole e Bertinoro; quella balneare è presente nei comuni della costa (Cesenatico, Gatteo,
San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone); l’ambito ambientale-naturale è vivo nei comuni
di montagna, all’interno o al confine con il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte
Falterona e Campigna.
Da ultimo non va dimenticato un comparto relativamente nuovo per la nostra provincia ma assai
vitale; quello delle città d’arte. Grazie alla creazione e alla promozione di un importante
complesso museale come quello di San Domenico a Forlì, dalla Biblioteca Malatestiana di
Cesena e al sempre maggior interesse destato nel visitatore dai borghi storici, rifioriti anche per
merito di numerose riqualificazioni attuate negli ultimi anni, si assiste ad una progressiva
crescita nel numero di arrivi in tali destinazioni. Una simile tendenza consente di ben sperare per
il futuro prossimo e suggerisce di investire parte delle risorse nel potenziamento di questo
settore.
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1.2 GLI OBIETTIVI DI VALORIZZAZIONE TERRITORIALE
In base alle analisi così composte, due saranno da ritenersi le fondamentali priorità della
Provincia di Forlì-Cesena nella valorizzazione e promozione del proprio territorio.
In primo luogo un’offerta integrata che miri a reclamizzare il patrimonio culturale e artistico da
un lato e quello ambientale e naturale dall’altro coniugando tutto ciò con le proposte di
benessere, relax ed enogastronomia che le terre di Romagna sono in grado di presentare al
visitatore.
In tale direzione hanno iniziato a muoversi ad esempio i cosiddetti “sistemi turistici locali”,
aggregazioni rappresentative dei soggetti pubblici e privati che operano per lo sviluppo
dell’economia dei contesti di appartenenza, caratterizzati dall’offerta integrata di località, beni
culturali ed ambientali, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, e dalle
presenza diffusa di imprese turistiche singole e associate.
Sarà dunque necessario compiere ulteriori sforzi in tale direzione integrando la promozione di
quanto realizzato grazie al POR-FESR 2007-2013 con siffatti strumenti di promozione esistenti.
In secondo luogo sarà necessario concentrarsi su una promozione integrata volta alla
destagionalizzazione delle presenze sul territorio in modo da coordinare eventi e iniziative e da
creare le condizioni per destare interesse nel visitatore non solo nel tradizionale periodo estivo o
al più natalizio ma durante buona parte dell’anno.
Per conseguire tali obiettivi e definire le linee della promozione la Provincia di Forlì-Cesena ha
individuato, anche nel suo Programma Turistico di Promozione Locale, i seguenti indirizzi
valevoli per l’intero territorio provinciale:
-
Intensificare la collaborazione fra pubblico e privato in particolare attraverso i club di
prodotto;
-
Aggregare più soggetti con programmi di prodotto e/o di omogeneità territoriale;
-
Garantire un buon livello di coordinamento della comunicazione e informazione;
-
Individuare i target e i mercati delle singole iniziative;
-
Intensificare la promozione dell’offerta a certificazione ambientale.
Nel dettaglio, a seconda del differente ambito di valorizzazione del patrimonio ambientale e
naturale o di quello artistico e culturale si propongono per i territori coinvolti differenti obiettivi
10
specifici; vale in tal senso sottolineare la piena coerenza di essi con le finalità evidenziate dal
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.
1.2.1 L’ambito marittimo e balneare
Per i centri specializzati nella valorizzazione della costa, costituiti da Cesenatico, Savignano sul
Rubicone, San Mauro Pascoli e Gatteo, il comparto fa registrare nella nostra provincia un buon
andamento. Nell’ambito dell’offerta sono già avviate importanti trasformazioni che stanno
migliorando la qualità dei servizi ricettivi e dell’ospitalità.
Pur non trascurando quello straniero, il mercato italiano dovrebbe rivelarsi il principale
riferimento dell’economia del comparto. Sarà quindi opportuno a tal fine:
•
introdurre elementi motivazionali per incentivare le vacanze, dando pieno rilievo a prodotti
da considerarsi non secondari ma complementari quali i poli culturali, le città d’arte, i borghi
storici oltre che all’enogastronomia e al benessere e alla natura;
•
sostenere, anche con apposite campagne promozionali e di sostegno alla vendita, prodotti
altamente innovativi e di forte nicchia qualitativa;
•
programmare azioni che siano in grado di stimolare soggiorni più lunghi, almeno settimanali,
al fine di invertire una tendenza al weekend che crea problemi gestionali, strutturali, di
mobilità, di qualità dei servizi;
•
compiere un maggiore sforzo nell’utilizzo di strumenti e canali di comunicazione innovativi,
specie per segmenti di domanda orientati alla fruizione di informazioni sulla rete, e degli
strumenti di web-marketing;
•
ottenere la massima visibilità sulla rete Internet sfruttando le sinergie tra i siti e i diversi
portali appartenenti ad istanze che utilizzano i fondi regionali;
•
attivare la massima collaborazione fra tutti i soggetti, pubblici e privati, operanti nel settore
per ottimizzare l’utilizzo delle risorse e delle competenze e per concretizzare l'integrazione
delle azioni di comunicazione e promozione;
•
promuovere le nostre eccellenze per comunicare in modo innovativo l’offerta della nostra
costa e del suo entroterra principalmente all’estero;
•
confermare l’immagine di riviera sicura e tranquilla, anche attraverso una comunicazione
molto attenta alle vacanze tradizionali per famiglie e coppie di tutte le età;
•
accreditare l’immagine di una costa sulla quale l’intrattenimento è diffuso;
•
promuovere azioni finalizzate a estendere il processo di destagionalizzazione.
11
Non va dimenticato che queste finalità devono essere coniugate con l’imprescindibile priorità
dello sviluppo sostenibile del territorio; pertanto, per quanto concerne la pianificazione, il
P.T.C.P definisce per l’ambito marittimo e balneare i seguenti obiettivi:
•
migliorare la qualità ambientale e paesaggistica del sistema costiero mitigando i principali
impatti negativi sulle risorse idriche, energetiche, suolo, rifiuti, aria, rumore, anche attraverso
la promozione dei sistemi di gestione ambientale nel comparto turistico;
•
incentivare la riqualificazione edilizia ed urbanistica degli insediamenti di ricettività
collettiva puntando sulla qualificazione territoriale degli insediamenti turistici intesi come
sistema integrato;
•
ridurre la congestione a favore di una mobilità sostenibile ed efficiente attraverso politiche
mirate sui sistemi di trasporto pubblico ferroviario, su gomma e ciclabile e la realizzazione
della metropolitana leggera di superficie;
•
recuperare la continuità tra l’entroterra e il mare attraverso la riduzione di aree occupate, la
valorizzazione delle aree libere, la diversificazione degli usi e delle funzioni, la realizzazione
di servizi necessari alle funzioni insediate, la realizzazione di spazi e percorsi pedonali in
continuità tra l’arenile e l’entroterra.
1.2.2 Terme, Salute e Benessere
Il comparto termale è costituito dai comuni di Bagno di Romagna, Castrocaro Terme e Terra del
Sole e Bertinoro con il centro termale di Fratta; consentendo al viaggiatore associare visite al
patrimonio culturale e a quello ambientale del territorio, esso, nonostante l’andamento
altalenante delle presenze degli ultimi anni, che confermano la stabilità del modello di vacanza
breve, ha un ruolo decisivo nella valorizzazione di tali ricchezze e per l’offerta turistica
provinciale.
La notevole trasformazione del prodotto termale e dell’offerta sta aumentando la qualità ricettiva
e prestazionale. Ciò sta comportando cambiamenti sia della clientela, sia delle motivazioni
aprendo nuovi scenari sul mercato italiano e destando un primo interesse su quello straniero.
Si ritiene opportuno sviluppare azioni promozionali al fine di:
•
organizzare eventi e laboratori di formazione specifici sulle terme e sull’area circostante nei
quali possa essere valorizzata l’offerta complessiva del territorio di Forlì-Cesena;
•
mantenere e fidelizzare la clientela abituale;
12
•
potenziare la comunicazione del sistema termale alla ricerca di nuove tipologie di clientela;
•
dare risalto all’offerta enogastronomia e dei prodotti tipici;
•
arricchire il prodotto termale tradizionale di connotati nuovi quali il benessere, la ripresa
fisica ecc.;
•
dare evidenza alle opportunità di una vacanza attiva (cicloturismo, mountain bike,
ippoturismo, trekking, jogging, fitness) in piena armonia con il patrimonio ambientale e
naturale del territorio;
•
ricercare forme di integrazione di prodotto sottolineando la rilevanza del patrimonio artistico
e culturale dell’area forlivese e cesenate, al fine di rendere maggiormente appetibile l’offerta
del soggiorno termale e di benessere;
•
destagionalizzare l’offerta turistica e termale tramite la promozione di weekend lunghi e in
occasione delle varie festività e ponti;
•
compiere un maggiore sforzo nell’utilizzo di strumenti e canali di comunicazione innovativi,
specie per segmenti di domanda orientati alla fruizione di informazioni sulla rete, e degli
strumenti di web-marketing;
•
ottenere la massima visibilità sulla rete Internet, sfruttando le sinergie tra i siti e i diversi
portali appartenenti ad istanze che utilizzano i fondi regionali ed europei;
•
attivare la massima collaborazione fra tutti i soggetti, pubblici e privati, operanti nel settore
per ottimizzare l’utilizzo delle risorse e delle competenze e per concretizzare l'integrazione
delle azioni di comunicazione e promozione.
Anche il P.T.C.P di Forlì-Cesena, in piena sintonia con il POR-FESR 2007-2013, riprende e
arricchisce tali obiettivi per i centri specializzati nell’ambito termale definendoli come segue:
-
specializzare e valorizzare il pacchetto di offerta legato alla cura e salute del corpo con
attività complementari legate alla ricreazione, allo sport, alla cura estetica, etc.;
-
arricchire l’offerta termale con un’offerta paesaggistico-ambientale legata alla fruizione del
Parco Nazionale e delle aree naturali protette (già istituite o da istituire), nonché delle
emergenze geomorfologiche e paesaggistiche;
-
integrare la specializzazione termale con le altre polarità ad elevata attrattività di persone dei
territori circostanti, quali il turismo religioso, il turismo didattico, il turismo delle città d’arte,
l’agriturismo, etc. entro definiti e riconoscibili circuiti territoriali.
Nella misura in cui si potrà raggiungere maggiore capacità attrattiva dovranno essere garantiti
ulteriori spazi ricettivi ottenibili in via prioritaria dalla riconversione funzionale degli edifici
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esistenti; in tale senso sarà fondamentale l’apporto degli investitori privati interessati all’Attività
IV.2.1.
1.2.3 Città d’arte e cultura
Il comparto città d’arte, costituito principalmente dai centri di Forlì e Cesena, oltre che dalle
ricche testimonianze archeologiche presenti sul territorio e dai numerosi borghi storici su di esso
disseminati, continua a registrare una rilevante e costante crescita sia degli arrivi che delle
presenze.
È tuttavia indispensabile sviluppare ulteriormente la collaborazione fra la parte pubblica e quella
privata dal momento che spesso le iniziative promozionali sul mercato delle città d’arte mancano
di coordinamento, non riuscendo ad esprimere pienamente le reali potenzialità di questo
fondamentale settore.
Gli interventi promozionali dovranno puntare a:
•
valorizzare organicamente il patrimonio d’arte e di cultura (rete dei musei, calendario delle
mostre d’arte, percorsi delle rocche e dei castelli, itinerari archeologici), e creare pacchetti in
collaborazione con gli operatori privati;
•
conquistare l’interesse del mercato verso questa tipologia dell’offerta attraverso il
rinnovamento del prodotto, dei servizi e delle modalità con cui si promuove e si comunicano
le nostre eccellenze;
•
costruire circuiti o itinerari su temi innovativi per soggiorni brevi e weekend, offrendo
l’opportunità di svolgere particolari attività. I visitatori, infatti, scelgono “esperienze” prima
ancora che “destinazioni” e questo impone un decisivo rafforzamento del sistema
dell’offerta;
•
aumentare e arricchire e innanzitutto organizzare in modo integrato eventi di richiamo
tematici che consentano di sfruttare appieno le diverse risorse della nostra area;
•
dare risalto a circuiti-itinerari tematici e di prodotti integrati tra città come: quelli storicoreligiosi, del turismo religioso, del turismo scolastico e giovanile, del turismo sportivo, quelli
collegati a eventi enogastronomici, artistico-culturali, lirici musicali;
•
sostenere il marketing e la comunicazione nei luoghi di origine dei nuovi collegamenti lowcost;
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•
realizzare seminari e laboratori di formazione su temi specifici evidenziando la necessità di
valorizzare il prodotto “Forlì-Cesena” e non solo il settore specifico integrando quanto da
esso offerto con la promozione delle altre ricchezze del territorio;
•
attivare la massima collaborazione fra tutti i soggetti operanti nel settore per ottimizzare
l’utilizzo delle risorse e delle competenze e per concretizzare l'integrazione delle azioni di
comunicazione e promozione;.
•
potenziare infine il mercato fieristico e congressuale che porta presenze nei grandi centri e
consente di diffondere l’offerta anche tra coloro che non sono immediatamente interessati al
patrimonio culturale e ambientale del territorio.
1.2.4 Appennino e verde
I centri specializzati nella valorizzazione del patrimonio ambientale sono i comuni di Santa
Sofia, Premilcuore e Verghereto; mentre per queste aree la vocazione naturalistico-ambientale è
prioritaria e pressoché esclusiva, si assiste ad un crescente interesse per esperienze a contatto con
la natura anche da parte dei visitatori degli altri comuni nel cui territorio è compreso il Parco
Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, ossia Tredozio e Bagno di
Romagna.
Nel comparto in oggetto si presenta come fondamentale un maggiore coordinamento delle
attività fra gli attori in campo dal momento che la vastità territoriale dell’area interessata e la
frantumazione dei soggetti pubblici e privati rende problematica una chiara identità del prodotto.
È pertanto necessario inserire elementi che rendano il prodotto meno generico in modo da
promuovere, insieme al pacchetto “Parco”, l’intero patrimonio ambientale e naturale
dell’Appennino Romagnolo mettendo in rilievo anche la valenza storica e artistica dei suoi
borghi.
Sarà nel contempo opportuno elaborare progetti ed azioni di promozione organizzando seminari,
laboratori di formazione specifici o di area che siano in grado di attrarre l’interesse di una
clientela vasta ma distinta in settori precisi e differenziati ed interessata a varie forme di
soggiorno e alle differenti esperienze di turismo quali:
•
artistico e storico-culturale,
•
naturalistico,
•
delle tradizioni,
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•
scolastico,
•
sportivo,
•
in agriturismo e turismo rurale,
•
enogastronomico,
•
collegato alla valorizzazione di prodotti tipici,
•
connesso a eventi di richiamo e non solo di intrattenimento locale,
•
del benessere.
Sarà inoltre opportuno cercare strumenti adeguati per la valorizzazione e la diffusione delle
tematiche legate al Parco Nazionale e all’ambiente naturalistico circostante.
Le azioni promozionali andranno pertanto sviluppate attraverso interventi realmente mirati a
valorizzare il patrimonio ambientale e, soprattutto, alla sua fruizione da parte dei visitatori
tramite un maggiore coordinamento dei progetti e delle attività intraprese dai vari soggetti in
campo, volti:
•
alla costruzione e promozione di circuiti, itinerari ed escursioni che valorizzino
organicamente le potenzialità del prodotto e del territorio;
•
ad arricchire il prodotto di elementi motivazionali (attraverso organizzazione di occasioni di
incontro e divertimento, di eventi, di spettacoli ecc.) per favorire la creazione di pacchetti da
parte degli operatori privati;
•
ad organizzare seminari e laboratori di formazione per aree e/o per prodotto;
•
a connotare il territorio di riferimento di maggiore identità rendendo il prodotto meno
generico;
•
a valorizzare il territorio come meta di ritiri, raduni, campi estivi ecc..
Il PTCP definisce, per il territorio appenninico i seguenti obiettivi, in sintonia con la Carta della
Montagna e la Programmazione del Parco Nazionale:
-
promuovere attività imprenditoriali legate alla presenza del Parco;
-
valorizzare non solo le risorse ambientali ma anche la cultura e le tradizioni del territorio;
-
definire e certificare i marchi per le produzioni presenti nell’area.
Inoltre, nel perseguimento della politica di massima integrazione e articolazione dell’offerta, il
Piano Territoriale propone per queste aree ulteriori obiettivi, quali:
-
il miglioramento della qualità morfologica urbana e il recupero delle forme insediative
storiche;
16
-
il potenziamento della ricettività attraverso il recupero edilizio e la riconversione funzionale
dei manufatti preesistenti nei centri abitati e dell’attrazione commerciale dei centri storici
anche legata alla incentivazione dell’artigianato artistico locale e alla commercializzazione
dei prodotti tipici enogastronomici;
-
il rafforzamento della dotazione di attrezzature sportive, ricreative e per lo spettacolo;
-
la realizzazione di attrezzature ed impianti dimostrativi di processi e tecnologie a basso
impatto ambientale (energie rinnovabili, eolico, solare, compostaggio, lotta integrata,
coltivazioni biologiche, etc.).
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2. INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO AMBIENTALE E
CULTURALE NELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA
2.1 CESENATICO: “PERCORSI D'ACQUE. VALORIZZAZIONE DEL CENTRO E DEL
MUSEO DELLA MARINERIA”
2.1.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
L’intervento denominato “Cesenatico: Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo
della Marineria” riguarda la valorizzazione di alcune aree all’interno del centro abitato di
Cesenatico, inserite in un percorso culturale e storico legato al porto canale disegnato da
Leonardo da Vinci.
Nello specifico sono previste quattro tipologie di intervento: la riqualificazione della Vena
Mazzarini, la valorizzazione della Galleria Comunale Leonardo da Vinci, il recupero del
fabbricato dell’Antico Lavatoio, la valorizzazione del Museo della Marineria.
La Vena Mazzarini
La Vena Mazzarini (sita all’interno del centro abitato di Cesenatico a 250 metri dal mare;
fiancheggia le vie Nino Bixio e Cesare Abba) è un canale parallelo alla linea di costa che
attraversa il centro abitato di Cesenatico.
Il progetto, realizzato nel 1853 a cura dell’Ingegnere Mazzarini, nacque allo scopo di favorire la
navigabilità del porto regolandone l’afflusso della marea e di tutelare il porto canale dagli
insabbiamenti causati dalle frequenti mareggiate.
Con l’affermarsi di moderne tecniche di pulizia del canale, la Vena perse la propria funzione
originale e si trasformò in canale urbano ad uso da diporto e in delfinario nella parte terminale di
Viale Trento.
Infatti fino al 1970 tale porzione della Vena fu attrezzata come acquario per accogliere un
delfinario che assurse a notorietà nazionale per la sua familiarità con gli abitanti e i turisti.
Oggi il canale necessita di consistenti interventi di risanamento ambientale e recupero.
E’ già in corso la trasformazione di una parte del canale in darsena per piccole imbarcazioni da
diporto e di una seconda parte in giardino pubblico.
Oggetto del presente progetto è la riqualificazione del bacino più a monte della Vena posto
all’ingresso principale della città.
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Il progetto relativo alla Vena Mazzarini prevede sia di utilizzare l’acquario trasformandolo in
una “Piazza d’Acqua” così restituendo centralità urbana a un’area strategica per lo sviluppo
turistico di Cesenatico, sia di riqualificarlo dal punto di vista ambientale grazie alla pulizia del
fondale e alla ossigenazione dell’acqua.
Inoltre il progetto prevede la realizzazione di alcuni volumi edilizi per uso commerciale e di
ristorazione, coperti da un tetto in rame che formerà una pensilina sporgente. Tale ultimo
intervento sarà realizzato con finanziamenti privati.
Galleria Comunale d’Arte “Leonardo da Vinci
La Galleria Comunale d’Arte “Leonardo da Vinci” (sita in Viale Anita Garibaldi 3, nel centro
cittadino nelle immediate vicinanze del Porto Canale) è il più importante luogo espositivo di
Cesenatico.
Lo spazio disponibile è di 130 mq. disposti su un unico livello.
Ideale per mostre temporanee, è sede degli eventi culturali che nel campo delle arti figurative
ogni anno vengono organizzati dall’Assessorato alla Cultura del Comune.
Con l’intervento in oggetto si intende valorizzazione la Galleria realizzando un collegamento con
l’adiacente BiblioMediateca recentemente ristrutturata.
Si intende utilizzare la Galleria Comunale “Leonardo da Vinci” sia come centro a prevalente
utilizzo espositivo, sia come luogo di sperimentazione di attività innovative sul versante della
valorizzazione della identità e della tipicità del territorio.
In particolare, è prevista la realizzazione di un book/gift shop dove presentare oggetti e prodotti
che rappresentano e promuovono le peculiarità e i valori del territorio.
Recupero del fabbricato dell’antico lavatoio pubblico, dei due edifici delle caldaie e dell’area
prospiciente
L’edificio comunemente denominato “ex lavatoio”, di proprietà dell’Amministrazione
Comunale di Cesenatico, si trova in Via Cecchini, nel centro cittadino nelle immediate vicinanze
del Porto Canale. L’immobile è costituito da tre corpi di fabbrica di antica costruzione, due quasi
identici e posti sul fronte e prospicienti Via Cecchini, mentre il terzo, costituito da pilastri e
copertura, è posto sul retro.
L’intervento in oggetto si propone di preservare quelle che erano le originarie intenzioni
costruttive pur consentendone un utilizzo attuale.
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Nelle due palazzine poste sul fronte e prospicienti Via Cecchini (per comodità denominate “A” e
“B”) si procederà all’esecuzione di un restauro scientifico, mutando le originarie destinazioni.
Nella palazzina “A” si procederà a realizzare un laboratorio per la costruzione ed il restauro delle
statue del Museo della Marineria. In tale spazio saranno anche ricavati i servizi igienici per il
predetto laboratorio e per i visitatori. Il grande camino sarà restaurato interamente a simbolo
dell’originaria funzione.
La palazzina “B” sarà adibita ad ufficio.
La parte retrostante, cioè quella del lavatoio, sarà restaurata e destinata per una parte a sala
mostre e ad allestimento permanente della collezione delle statue del Presepe della Marineria che
viene realizzato ogni anno durante le festività natalizie sulle barche del Museo della Marineria
nello splendido scenario del Porto Canale Leonardesco.
Museo della Marineria
Il Museo della Marineria di Cesenatico (sito in Via Carlo Armellini, 18 sulla riva ponente del
Porto Canale ) è costituito da una Sezione a Terra e da una Sezione Galleggiante.
All'interno di un nuovo edificio appositamente progettato seguendo le linee degli antichi arsenali,
la Sezione a Terra del Museo della Marineria propone al visitatore un ampio e suggestivo
percorso dedicato alla marineria tradizionale dell’alto e medio Adriatico.
Il grande padiglione museale ospita al centro un trabaccolo e un bragozzo - le due imbarcazioni
protagoniste dell'epopea della marineria a vela nell'alto Adriatico - completamente attrezzate con
le loro vele "al terzo".
Nella prima parte del percorso, dedicata alla “Struttura e Costruzione” si possono toccare con
mano i semplici materiali e le tecnologie con i quali l'uomo ha navigato per millenni.
Tra i pezzi esposti, una ruota da cordaio con la ricostruzione del suo funzionamento e una
bottega ottocentesca di carpenteria navale acquisita in blocco e riallestita dentro al museo.
La seconda parte è dedicata a "Propulsione e Governo": qui sono esposte ancore antiche e
moderne, tra cui due relitti risalenti al XVII secolo. Seguono alcune installazioni didattiche dove
si può misurare la propria abilità con manovre, nodi e paranchi. Ampia parte è dedicata
all'evoluzione dell'attrezzatura velica, mentre una serie di motori raccontano il passaggio dalle
barche tradizionali agli scafi a motore.
Al piano superiore, da due terrazze sporgenti si possono osservare da vicino i dettagli delle vele e
delle alberature.
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Il percorso espositivo prosegue attraverso reperti che esemplificano la vita a bordo, la pesca e la
sua commercializzazione, la navigazione, i simboli magico-religiosi (primi fra tutti gli “occhi”
di prua), i pericoli dell'andare per mare.
Il museo fa ampio ricorso a materiali video, tra cui rari filmati d'epoca e animazioni 3D.
Davanti alla nuova Sezione a Terra, nel tratto più interno e più antico del Porto Canale
Leonardesco, è situata la Sezione Galleggiante del Museo della Marineria.
Sono dieci le imbarcazioni tradizionali tipiche dell'Adriatico che ne fanno parte e che mostrano
ancora le loro coloratissime "vele al terzo" decorate con i simboli delle famiglie dei pescatori e le
antiche decorazioni, come gli “occhi”, un tempo utilizzate a scopo propiziatorio.
Si può salire all’interno del grande trabaccolo da trasporto “Giovanni Pascoli” per visitare
l’ampia stiva di carico e le cabine e comprendere quanto fosse dura la vita quotidiana dei
marinai.
Durante le feste natalizie le barche attraccate nel Porto Canale ospitano le statue dei pescatori in
grandezza naturale trasformando la Sezione Galleggiante del Museo della Marineria in un
suggestivo presepe.
Grazie anche all’impegno del Museo della Marineria di Cesenatico, nei porti della Romagna da
alcuni anni è nata la “Mariegola delle vele al terzo e delle barche da lavoro”. La “Mariegola”
(un antico nome che significa “confraternita”) coordina l’attività delle barche tradizionali in un
calendario estivo di manifestazioni e regate storiche.
L’esempio del Museo ha anche incentivato il restauro di numerosi altri piccoli scafi tradizionali
di proprietà privata che fanno bella mostra di sé nel Porto Canale.
Gli interventi che si intendono realizzare riguardano la ristrutturazione della sala convegni del
Museo, la realizzazione dell’illuminazione della Sezione Galleggiante e la costruzione di un
laboratorio per la manutenzione delle imbarcazioni.
2.1.2 Risultati attesi dall’intervento
Gli interventi in oggetto si pongono come obiettivo quello di valorizzare e rendere maggiormente
fruibili preziose risorse ambientali, storiche e culturali fornendo risposta ad un’esigenza di
rinnovamento urbano e di riscoperta di beni storici e culturali.
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2.1.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del
mercato
Cesenatico è caratterizzato da una forte offerta turistico-ricettiva, sviluppata soprattutto a partire
dal secondo dopoguerra, grazie all’impulso formidabile dato dalla domanda legata alla fruizione
del mare e della spiaggia.
Nel corso degli anni la città ha saputo sviluppare altri segmenti turistici legati allo sport ed al
benessere e, da ultimo, ha saputo fornire un forte impulso allo sviluppo dei beni culturali della
città.
L’intervento “Cesenatico: Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della
Marineria” si inserisce appieno nell’ottica di promozione di un turismo anche culturale.
Il progetto complessivo, infatti, attraverso il filo conduttore del Porto Canale e della Vena,
consente al visitatore di intraprendere un percorso storico e culturale all’interno del centro
cittadino che tocca, tra gli altri numerosi luoghi di interesse, la Galleria Comunale d’Arte
“Leonardo da Vinci”, l’Antico Lavatoio ed il Museo della Marineria nelle sue sezioni a terra e
galleggiante.
2.1.4 Ulteriori beni ambientali o culturali
Cesenatico:
Raccolta con le sue tipiche case a schiera intorno al celebre Porto Canale Leonardesco che la
divide in due zone (Ponente e Levante), la cittadina ha saputo coniugare la sua storia di antico
borgo marinaro con la vocazione turistica.
E’ stata più volte insignita della Bandiera Blu per la qualità dell’ambiente.
Per quanto riguarda in particolare il percorso storico-culturale che si intende realizzare con il
progetto “Cesenatico: Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria”
si ricordano a titolo puramente esemplificativo i seguenti siti di interesse storico e culturale.
-
Antiquarium
L'Antiquarium, sito nel palazzo adiacente al Museo della Marineria, racconta la vita
quotidiana del territorio al tempo degli antichi romani: la viabilità, la casa e gli oggetti
domestici, il lavoro nelle fornaci. Sono qui esposti oggetti archeologici ritrovati
nell’entroterra di Cesenatico corredati da un ampio apparato illustrativo. Una sala è dedicata
23
alle due fortificazioni ora distrutte – la Rocca e la Torre Pretoria – che per secoli dominarono
il paesaggio di Cesenatico.
-
Casa Moretti
La casa dello scrittore Marino Moretti, nato a Cesenatico nel 1885 e qui morto nel 1979, si
affaccia direttamente sulla riva ponente del Porto Leonardesco.
All'interno sono conservati, oltre agli arredi originali dell'epoca, libri, documenti e autografi.
Da circa 15 anni Casa Moretti è sede di un importante centro di studi sulla letteratura italiana
del ventesimo secolo.
Ogni anno vi si organizzano seminari e mostre di rilievo, tra cui il Premio Biennale per la
filologia, la storia e la critica nell'ambito della letteratura italiana dell'Ottocento e Novecento.
-
Presepe della Marineria
Ogni anno nel periodo natalizio sulle barche del Museo della Marineria e nello splendido
scenario del Porto Canale Leonardesco vengono collocati i personaggi del popolare Presepe.
I personaggi del Presepe e i materiali utilizzati sono legati al mare e al mondo della
navigazione.
La prima statua ad essere stata realizzata è quella di S. Giacomo Patrono di Cesenatico. Nel
corso degli anni se ne sono aggiunte altre che rappresentano personaggi e scorci di vita di
questo borgo di pescatori: dal burattinaio alla lavandaia, dal pescatore alla piadinaia, al
suonatore di fisarmonica.
-
Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo
La Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo si affaccia sul Porto Canale Leonardesco in
corrispondenza del Museo della Marineria. La prima costruzione risale al 1324. Fu poi
ricostruita nel XVI secolo. La forma attuale si deve tuttavia ad un ulteriore rifacimento del
1763 ad opera dell'architetto Pietro Borboni. All'interno si trovano due pregevoli dipinti di
Guido Cagnacci.
-
Monumento a Garibaldi
La statua di Giuseppe Garibaldi, situata al centro della Piazza Pisacane che si affaccia sul
Porto Canale Leonardesco, rappresenta il primo monumento eretto in Italia in onore dell'eroe.
La sua realizzazione risale infatti al 1884. Fu eretto a memoria dello sbarco delle truppe
garibaldine che, nella loro fuga dagli austriaci, trovarono rifugio a Cesenatico il 2 agosto
24
1849. Garibaldi ottenne dalla città gli approvvigionamenti necessari ed una flotta di bragozzi
a bordo dei quali poté raggiungere il porto di Venezia.
-
Piazzetta delle Conserve
La Piazzetta delle Conserve, situata nel cuore del centro storico di Cesenatico, deve il suo
nome alle costruzioni scavate nel terreno – le conserve – dove il pesce, pescato durante
l’inverno, veniva disposto a strati alternati a neve e ghiaccio pressato in modo da permetterne
la conservazione per lungo tempo.
Quattro di questi antichi manufatti sono stati restaurati e sono ora ben visibili insieme alla
parte superiore di un’altra conserva ancora interrata.
-
Teatro Comunale
Il Teatro Comunale di Cesenatico è situato nel centro storico, sulla riva ponente del Porto
Canale. Fu costruito in soli due anni fra il 1863 e il 1865.
La facciata dell'edificio è in stile neoclassico in cotto. L'interno si compone di una sala
centrale con cavea a ferro di cavallo, sulla quale si aprono due ordini di 15 palchetti
ciascuno.
Il sipario raffigurava il duca Valentino a colloquio con Leonardo Da Vinci. Il teatro subì
gravi danni durante il secondo conflitto mondiale. Fu poi riaperto nel 1992 dopo un lungo
lavoro di restauro.
-
La Cuccagna dell'Adriatico
Tra gli eventi più suggestivi che vengono organizzati ogni anno durante il periodo estivo sul
lato ponente del Porto Canale Leonardesco ricordiamo il Palio della Cuccagna.
Le squadre, nei loro costumi dai colori tipici, tentano la scalata del palo cosparso di grasso,
lungo quasi 14 metri e posto obliquamente sul porto canale. Sulla cima sono collocati una
corona d'alloro, salumi, formaggi ed altre leccornie che costituiscono l'ambito bottino da
conquistare.
Gatteo:
Si rimanda al paragrafo 2.5.4.
25
San Mauro Pascoli:
Le origini documentate del paese risalgono al 1191 quando è nominato per la prima volta come
Fundum Sancti Mauri.
Nel 1378 San Mauro faceva parte del territorio di Savignano; passò poi alla famiglia Malatesta e
fu successivamente concesso da Papa Pio II agli Zampeschi. Altre signorie si alternarono su
queste terre fino al 1590, quando passarono alla Camera Apostolica e solo alla fine del XVII
secolo San Mauro fu nuovamente aggregato a Savignano. Nel 1827 San Mauro di Romagna fu
eretto a comune autonomo.
Nel 1932 il nome di San Mauro di Romagna fu modificato in San Mauro Pascoli in onore del
grande poeta Giovanni Pascoli che qui ebbe i suoi natali.
-
Casa Pascoli
La Casa Pascoli è monumento nazionale dal 1924. Qui venne alla luce il 31 dicembre 1855 il
poeta Giovanni Pascoli che vi trascorse i primi anni d'infanzia.
Oggi è sede del museo di memorie pascoliane. All'interno, oltre alla cucina, si possono
vedere lo studio nel quale si conservano, racchiuse in bacheche, edizioni rare di alcune sue
opere e numerose lettere autografe inviate agli amici sammauresi e la camera da letto, con la
vecchissima culla di legno. All'esterno, è visitabile un giardino con alcune delle piante
menzionate dal poeta nelle sue poesie; al centro del giardino su un plinto di pietra calcarea è
stato eretto un busto bronzeo dedicato al poeta.
Nel periodo estivo vengono organizzate visite guidate ai luoghi pascoliani e manifestazioni
letterarie all'interno del giardino.
-
La Torre (Villa Torlonia)
“La Torre” è situata al centro di quelli che furono i possedimenti rurali di proprietà dei
Torlonia, un tempo amministrati dal padre di Giovanni Pascoli. Qui infatti il piccolo
Giovanni vide tornare il 10 agosto 1867 la fedele “cavallina storna” che riportava verso casa
il padre, assassinato da sconosciuti al rientro dal mercato di Cesena.
Nel 1974 il Ministero della Pubblica Istruzione ha dichiarato il manufatto di particolare
interesse storico, sottoponendolo a tutela, come caratteristico esempio di villa romagnola del
XVII - XVIII secolo.
Ai lati dell'edificio principale si trovano due costruzioni minori: una adibita ad abitazione del
fattore (della famiglia Pascoli dal 1862 al 1867), a magazzino e a ricovero per gli attrezzi;
26
l'altra, sul lato opposto, è una chiesetta ottocentesca. Sul retro della villa si trovano le
scuderie e le stalle.
Savignano sul Rubicone:
Si rimanda al paragrafo 2.4.4.
2.1.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata
Il presente progetto, caratterizzandosi per una forte valenza storica e culturale, costituisce un
arricchimento della filiera turistica regionale, in grado di sviluppare ulteriormente il tessuto dei
servizi turistici legati alla fruizione diretta e indiretta del bene (servizi alla nautica, della
ristorazione e dell’offerta ricettiva).
Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e
privata si rimanda all’ALLEGATO 1.
2.1.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio
Al fine di individuare le tipologie di attività imprenditoriali strategiche per i territori interessati
dal presente progetto (Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone) si è
partiti dalla considerazione generale in base alla quale, analizzando la situazione della ricettività
e della ristorazione in tali zone emerge come, in termini di numero di strutture di accoglienza, di
capacità ricettiva e di diffusione di attività di ristorazione, l’offerta si configuri come vasta,
differenziata e qualificata.
Si è pertanto ritenuto prioritario per la crescita anche culturale di tali territori l’incentivazione di
servizi innovativi che risultano non sufficientemente sviluppati.
Tra essi, si ritiene di peculiare interesse l’implementazione dei servizi per la fruizione di beni
culturali ed ambientali, quali servizi di visite guidate e realizzazione di attività di informazione
ed animazione, anche considerando che, con stretto riferimento alla realtà di Cesenatico, il
progetto “Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria” riguarda la
valorizzazione di alcune aree inserite in un percorso culturale e storico legato al porto canale
disegnato da Leonardo da Vinci.
Si considera al contempo strategico lo sviluppo delle imprese artigiane di produzione di prodotti
tipici e la riqualificazione di attività commerciali con caratteristiche innovative e con criteri di
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sostenibilità e basso impatto ambientale che aumentino la fruizione dei beni pubblici oggetto di
intervento con particolare riferimento: da un lato alla riqualificazione e promozione di botteghe
storiche e mercati storici; dall’altro all’attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali
polifunzionali e startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica.
Inoltre, la fruizione dei beni culturali ed ambientali sarebbe in primo luogo facilitata dalla
realizzazione e/o riqualificazione di book-shop all’interno dei musei (es. Museo della Marineria,
Antiquarium, Casa Moretti, Casa Pascoli) e di sale e locali per l’organizzazione di eventi ed
esposizioni.
In secondo luogo, l’accessibilità alle risorse artistiche, culturali ed ambientali risulterebbe
migliorata se fosse offerta ai turisti la possibilità di utilizzare mezzi di trasporto ecologici per
brevi o medio-lunghi spostamenti all’interno di uno stesso Comune o di Comuni contigui,
tenendo conto anche della originalità di organizzare visite guidate in bicicletta.
Infine, la riqualificazione delle strutture ricettive finalizzata ad una loro maggiore sostenibilità
ambientale e dei ristoranti (soprattutto quelli che valorizzano i prodotti tipici, in particolare il
pesce dell’Adriatico) se non risulta la necessità primaria dei territori della costa, è pur sempre
ritenuta di fondamentale importanza ai fini della capacità del territorio di attirare ed accogliere
visitatori, garantendo loro servizi di elevata qualità.
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2.2 FORLÌ “COMPLESSO MUSEALE SAN DOMENICO. REALIZZAZIONE DI SALE
PER CONCERTI, CONVEGNI, ESPOSIZIONI”
2.2.1
Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
Chiesa di San Giacomo Apostolo nel convento di San Domenico
Oggetto del presente intervento è la chiesa di San Giacomo Apostolo, parte del complesso
Museale di San Domenico.
Si tratta di un grande corpo monastico edificato dai Frati Domenicani nel XIII secolo, ampliato e
ristrutturato nel XVI e XVIII secolo; esso è composto da un convento a due chiostri di circa
5.000 mq. e da una chiesa di circa 1.700 mq. Il convento è costituito da un regolare ed elegante
sistema distributivo formato da corridoi collegati con continuità che si sviluppano lungo le
facciate dei due chiostri, su cui si aprono le porte delle innumerevoli celle, regolari ed ampie.
Il sistema di corridoi e celle ben si adatta alla destinazione museale.
Il San Domenico è entrato a far parte del patrimonio comunale dopo la dismissione dall’uso
militare avvenuta nel 1976 e nel 1996 il Comune di Forlì ne ha progettato il recupero e
l’adeguamento funzionale a fini museali e culturali mediante il restauro del convento e della
chiesa.
La tipologia, strettamente legata all’uso originario, è infatti particolarmente adattabile a funzioni
pubbliche di tipo espositivo-museale ed iniziative culturali di vario genere.
In particolare la chiesa del convento rappresenta uno spazio di grande suggestione che può essere
destinato a progetti e manifestazioni per cui si prevede grande affluenza di pubblico o che
richiedano ampi spazi.
L’opera prevede il ripristino delle lacune e delle parti demolite o crollate al fine di ricostituire
l’originaria unità formale e funzionale in parte compromessa dall’incongruo uso militare.
In particolare verranno ripristinate la facciata meridionale e parte della copertura della chiesa,
crollata negli anni ’70 del XX secolo e verrà ricostituito il lato occidentale del secondo chiostro,
demolito durante l’uso militare.
Oltre al restauro e al ripristino è prevista la realizzazione di nuovi locali e strutture interrate
finalizzati ad ospitare le centrali tecnologiche ed i depositi per i materiali museali.
L’immobile è ubicato nel centro storico di Forlì; la chiesa, localizzata a nord-est del complesso
monumentale, presenta il lato libero lungo la via di San Domenico da cui è visibile l’abside.
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La destinazione attribuita al complesso di San Domenico è quella di grande contenitore culturale
urbano in grado di catalizzare da tutta l’Italia e oltre l’attenzione di amanti dell’arte come anche
dei comuni visitatori.
In particolare, una volta ultimato il trasferimento delle collezioni in parte ancora conservate nelle
sedi attuali della Pinacoteca Civica e del Museo Archeologico, la parte conventuale è destinata a
diventare la sede dei Musei Civici di Forlì. Il completamento di tale trasferimento sarà possibile
solo una volta eseguiti i lavori di restauro della chiesa di San Giacomo Apostolo; essi renderanno
pienamente utilizzabile tale contenitore per le mostre temporanee, attualmente ancora allestite
all’interno degli spazi destinati a Pinacoteca.
La chiesa di San Giacomo Apostolo è dunque destinata precipuamente ad ospitare le esposizioni
temporanee connesse alle attività dell’adiacente Museo Civico; nel contempo sarà utilizzata
come sala concerti, assemblee, convegni, eventi artistici e manifestazioni culturali, compresi
eventi teatrali, qualora compatibili con gli spazi e l’architettura.
La realizzazione nella chiesa di tale sala e l’ampliamento della sede museale (con il secondo
chiostro) contribuiranno ad accentuare la vitalità di questo nuovo polo culturale della Provincia
di Forlì-Cesena, potenziandone anche la valenza ricreativo-aggregazionale.
2.2.2
Risultati attesi dell'intervento
Come già anticipato l’intervento sull’ex chiesa di San Giacomo Apostolo si colloca pienamente
in un percorso di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale quale motore per lo sviluppo
socio-economico dell’area forlivese.
Il progetto risponde ad un duplice obiettivo.
Da un lato completare il recupero di importanti edifici quali il complesso conventuale e la chiesa,
già di per se stessi di pregevole valore storico-artistico, architettonico ed urbanistico.
Dall’altro consolidare, valorizzare ed accrescere le funzioni museali ed espositive attualmente in
atto nell’ex convento e nel contempo potenziare e ampliare le possibilità di interesse socioculturale all’interno della sala polivalente della ex chiesa.
Infine l’intervento va a definire ed implementare la messa in rete dei grandi contenitori d’arte
della Provincia di Forlì-Cesena: un sistema di edifici storici - per la gran parte specialistici destinati a funzioni culturali di valenza sovracomunale e tali da suscitare interesse in tutto il
paese.
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Tale sistema rappresenta un itinerario culturale ricco di informazioni e valori, che si snoda
all’interno di emergenze architettoniche ed urbanistiche di forte attrattività.
2.2.3 Coerenza degli interventi con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del
mercato
Nell’ottica di un mercato turistico destagionalizzato e indirizzato non più esclusivamente
all’ormai superato binomio mare – montagna ma ormai interessato anche alle città d’arte, al
benessere, all’escursionismo e all’enogastronomia, l’arricchimento dell’offerta culturale di Forlì
tramite ulteriori interventi sul complesso museale San Domenico risponde a tale orientamento
incontrando pienamente le nuove domande di fruizione turistico-culturale.
Il successo delle mostre tenutesi in tale complesso quali quelle sui pittori Marco Palmezzano,
Silvestro Lega, Guido Cagnacci e Maceo Casadei provano che la strada intrapresa è quella
corretta e che tutto il territorio può beneficiare dell’attrattività offerta da un simile polo
d’attrazione culturale.
2.2.4 Ulteriori beni ambientali o culturali
Forlì
Il territorio su cui sorse Forlì era già stabilmente abitato da popolazioni autoctone e da invasori
di origine celtica, i Galli, che vi si erano impiantati saldamente fondendosi con i locali fin dal V
secolo a.C.
Evidente l'origine classica del toponimo “Forlì”: “Foro di Livio”. Secondo divergenti studi il
primo nucleo cittadino potrebbe essere stato costituito verso l'inizio del II secolo a.C. o, a parere
di altri ricercatori, ai tempi di Cesare. Il padre della città è da ricercarsi con tutta probabilità in
Marco Livio Salinatore.
Le condizioni di tutta la Romagna stavano mutando radicalmente con la costruzione della via
Emilia; fu questa l’epoca in cui, dopo la conquista romana, fu fondato sui resti di villaggi gallici
il Foro di Livio. Forlì dovette essere, per oltre mezzo millennio, solo un centro di raccolta e di
smistamento della produzione agricola. Chiusa fra i fiumi Rabbi e Montone, si trovava come su
un isola, con l'unico problema di sopravvivere alle piene finché, intorno al 1050, l’intero sistema
idrico fu regolamentato e le acque convogliate fuori dal centro abitato. Alcune leggende legate
alle figure di San Mercuriale, patrono della città, e di San Ruffillo, protettore di Forlimpopoli,
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fanno capire come l'opera dei primi vescovi fosse soprattutto di risanamento e di bonifica di
territori malsani e paludosi nella parte orientale, bagnata dal Ronco.
Situata sul cammino, quasi obbligato, di tutte le truppe e popoli che invasero l'Italia, si può
presumere che Forlì abbia subito le violenze e le distruzioni di Alarico e dei suoi Visigoti agli
inizi del V secolo.
Per altri otto secoli, fino agli inizi del 1200, la città seguì passivamente la sorte dell'intera
Romagna, anch'essa preda del conquistatore di turno: Goti, Bizantini, Longobardi, Franchi.
Unico dato di rilievo su cui cronisti e storici sono concordi è che verso il X secolo Forlì si resse
per lungo tempo a Repubblica e rispose alle pretese di governo temporale da parte della Chiesa
con il continuo ed aperto schierarsi a fianco dei vari imperatori del Sacro Romano Impero
Germanico, a cui si legò per lungo tempo, segnalandosi come la città ghibellina per eccellenza
(fama che le è rimasta nei secoli).
Nel XIII secolo Forlì fu impegnata in continui scontri con le vicine città guelfe, in modo
particolare Faenza e Bologna. Nel 1241 i Forlivesi fornirono il loro leale appoggio all’imperatore
Federico II nella presa di Faenza ricevendone la facoltà di adornare lo stemma della città con
l'aquila sveva e il il diritto di coniare moneta.
Vent'anni più tardi il luogotenente imperiale in Italia, Guido da Montefeltro fu costretto a
riparare a Forlì, ultima roccaforte del ghibellina, ove fu pregato di assumere la carica di Capitano
del Popolo. In questa veste egli condusse il suo esercito di vittoria in vittoria; fra le più
sfolgoranti quella al Ponte di San Procolo quella di Civitella e infine l'impresa più sensazionale:
la battaglia di Forlì nel Calendimaggio 1282 contro i mercenari francesi al soldo del Papa
Martino IV; essa guadagnò alla città la celebre citazione dantesca “la terra che fe' già la lunga
prova e di Franceschi sanguinoso mucchio” (Inferno XXVI, 43-44).
Partito Guido da Montefeltro la questione della supremazia fu risolta con scaramucce interne e la
salita al potere gli Ordelaffi che terranno la città per quasi due secoli. Il più famoso di tutti fu
Pino III; sotto il suo dominio la città si abbellì di edifici e monumenti, si fortificò con il
completamento delle mura perimetrali e con radicali lavori alla Rocca di Ravaldino, le arti
prosperarono e i forlivesi vissero un periodo di "pace illuminata".
Nel 1480 la signoria venne reclamata dal Papa Sisto IV per un suo congiunto, Gerolamo Riario,
marito di Caterina Sforza; al nome di questa nobildonna sono legati gli ultimi sussulti di
originalità storica della città di Forlì. Caterina fu la padrona indiscussa di Forlì, degna in tutto di
succedere a Pino Ordelaffi; anche il regno di costei ebbe tuttavia modesta durata, brutalmente
travolto nel 1500 - come tante altre piccole Signorie feudali e cittadine minori dello Stato della
Chiesa - dal grande disegno egemonico di Cesare Borgia.
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Pochi anni dopo Forlì fu incorporata nello Stato Pontificio su volere di Giulio II della Rovere;
terminò così ogni sua autonomia. Seguirono tre secoli di silenzio, interrotto, nei primi decenni,
da lotte fratricide fino alla creazione della Magistratura dei Novanta Pacifici, con il compito di
vegliare sulla sicurezza pubblica.
Non devono essere tralasciati, in questo periodo, la comparsa di un genio come il medico Gian
Battista Morgagni (1682-1771), l'intensa attività pittorica di Carlo Cignani e della sua scuola
(prima metà del secolo XVIII), il restauro o la ristrutturazione, oltre che la costruzione, di vari
palazzi e chiese ad opera dell’architetto Giuseppe Merenda (1687-1767).
Il lungo sonno della città fu interrotto dalla Rivoluzione Francese con l’ingresso delle truppe
giacobine che giunsero a Forlì nel giugno 1796; l’ordinamento civile e amministrativo
rivoluzionario e la stessa partecipazione di numerosi romagnoli all’esercito napoleonico
gettarono semi che germinarono poi nell’Ottocento, soprattutto nei moti del '21, del '31 e del '48.
Generosa fu dunque l’adesione dei forlivesi alle guerre risorgimentali per l'Unità d'Italia e agli
appelli di Giuseppe Garibaldi.
In questo periodo numerose furono le personalità di Forlì emergenti nella vita politica e non solo.
Basti citare Piero Maroncelli, compagno di prigionia allo Spielberg di Silvio Pellico, Aurelio
Saffi, triunviro della Repubblica Romana del '49, poi senatore del Regno, e, successivamente,
Antonio Fratti, garibaldino a Mentana - dove perì anche l’altro eroe forlivese, Achille Cantoni deputato, caduto a Domokos nel 1897 nella guerra di indipendenza greca.
In epoca post-unitaria, nel contesto sociale di un territorio la cui economia era legata
prevalentemente all'agricoltura e al rapporto di produzione mezzadrile, non meno ampia e carica
di passione civile fu la partecipazione dei forlivesi alle lotte agrarie degli ultimi anni del XIX
secolo e dell'inizio del XX. Sulla questione delle modifiche dei patti agrari e della lotta alla
disoccupazione bracciantile si svilupparono i grandi partiti popolari, repubblicano e socialista, e
le organizzazioni cattoliche di impronta sociale e modernista, da cui sarebbero derivate le prime
società di mutuo soccorso, le leghe sindacali e le prime Camere del Lavoro.
Di grande rilievo per la politica locale è - nella seconda decade del sec. XX - l'attiva presenza in
Forlì di Benito Mussolini, prima di spiccare quel volo che doveva portarlo al vertice della
dittatura sotto il cui giogo l'Italia si sarebbe trovata per oltre un ventennio. Dopo quattro anni di
conflitto mondiale, la città venne liberata dal nazifascismo il 9 novembre 1944, grazie allo sforzo
congiunto delle Armate Alleate e dei combattenti della Resistenza forlivese.
Oggi Forlì conta oltre 114.000 abitanti, e si mostra una realtà viva dal punto di vista economico e
sociale, una città ricca di cultura, dotata di un singolare patrimonio di imprenditorialità diffusa e
di associazionismo cooperativo, forte della qualità dei suoi servizi e delle sue articolazioni civili.
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Lungi dal limitarsi al solo “San Domenico”, il centro storico di Forlì offre al visitatore altri
numerosi tesori; tesori nascosti - quali palazzi e collezioni private aperti al pubblico solamente in
determinati periodi dell’anno - e tesori visibili a chiunque passeggi per le suggestive vie della
città vecchia: architetture di rilievo e musei di notevole interesse.
Il percorso di visita del centro storico può aver inizio da Piazza Aurelio Saffi; essa è fra le più
interessanti d'Italia per l'ampiezza dell'area (mq 11.000 circa) e per l'austera bellezza degli edifici
di epoche diverse che la circondano: dalla medievale Abbazia di San Mercuriale, ai
quattrocenteschi Palazzo Albertini e Palazzo del Podestà, al novecentesco Palazzo delle Poste.
Di seguito alcuni cenni sugli elementi artistici, storici e culturali di maggior rilievo.
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Basilica-Abbazia di San Mercuriale
La basilica ha origini antichissime poiché edificata sui resti della pieve intitolata a Santo
Stefano già esistente nel IV secolo. Distrutta nel 1173 da un violento incendio, venne
riedificata tra il 1176 e il 1181 in stile romanico-lombardo.
Il campanile, di tipo lombardo (1178-1180), si alza sulla destra per oltre 72 metri ed è
sormontato da una cuspide conica, forse aggiunta nel Trecento. Annesso alla chiesa è il
quattrocentesco chiostro rettangolare, appartenente all'ex monastero dei Benedettini
Vallombrosiani.
Nella facciata in laterizi spicca il portale gotico in pietra rosa che ospita la lunetta con
l'altorilievo duecentesco “Sogno e adorazione dei Magi” (XIII secolo) attribuibile al
“Maestro dei Mesi” di Ferrara.
L'interno della chiesa, a pianta basilicale, è suddiviso in tre navate da pilastri di laterizi. Il
pavimento è a mosaico veneziano.
Da segnalare il Monumento funebre a Barbara Manfredi (1466 circa), moglie di Pino III
Ordelaffi, Signore di Forlì, ad opera di Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole e alcune pale
pittoriche di Marco Palmezzano.
Degna di nota, all'ingresso della cappella omonima è l'“arcata Ferri”, elegante arco in pietra
d'Istria (1536) opera di Giacomo Bianchi.
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Palazzo del Podestà
È un palazzo in stile gotico edificato intorno al 1460. La facciata è in bel cotto locale come
anche i capitelli delle colonne, modellati sul posto dopo la messa in opera. Il portico con gli
archi a sesto acuto è ornato da capitelli a foglia angolare su cui sono presenti l'antica croce
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del popolo e lo stemma degli Ordelaffi. I caratteri dell'architettura gotica sono evidenti nei
due ordini di finestre, a monofora e a bifora.
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Palazzo Albertini
Adiacente al Palazzo del Podestà sorge Palazzo Albertini, elegante edificio quattrocentesco
dai caratteri chiaramente veneziani che deve il nome alla famiglia di speziali che ne fu
proprietaria nel XVII secolo. Edificato tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, è
un'importante sede espositiva, aperta tutto l'anno. Nelle sale del primo piano ospita la mostra
permanente “Res Communis”
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Palazzo del Monte di Pietà
L’imponente edificio fu avviato in forme rinascimentali nel 1514, sull’area del palazzo degli
Orsi fatto abbattere nel 1488 da Caterina Sforza, reggente di Forlì. È stato oggi
completamente restaurato.
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Duomo di Forlì
La cattedrale ebbe origine da una pieve del X secolo; ha subito ampi rifacimenti nel '500 con
la rimozione di strutture romaniche e gotiche; l’aspetto attuale del Duomo si deve al totale
rifacimento operato nel 1841 che conferì alla costruzione un’impronta classicheggiante.
Presenta una facciata caratterizzata da un pronao neoclassico coronato da un timpano di
proporzioni monumentali che poggia su sei colonne di laterizi.
L'interno del duomo è suddiviso in tre navate con colonne corinzie marmorizzate e volte a
crociera; le decorazioni ottocentesche delle navate laterali e della controfacciata sono di
Pompeo Randi.
Tra le opere di pregio spiccano il Crocifisso romanico e la grandiosa cappella della Madonna
del Fuoco, terminata nel 1636, per ospitare l'immagine trecentesca della “Madonna con il
Bambino”, una delle più antiche xilografie conosciute. La Madonna del Fuoco, patrona di
Forlì, è venerata presso la cattedrale dal 1428, in seguito al miracolo per cui rimase intatta in
un incendio.
Di grande interesse anche la cappella a forma ottagonale del SS. Sacramento, del 1490, che
ospita il fonte battesimale esagonale (1504), scolpito con scene della vita del Battista e di San
Valeriano e l'affresco di Pompeo Randi. Il Duomo ospita anche un “San Rocco” di Marco
Palmezzano.
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Nell'Archivio Capitolare si trovano reliquiari del Trecento, una tela di Felice Cignani e la
quattrocentesca lunetta con il “Miracolo della Madonna del Fuoco”.
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Museo del Risorgimento “Aurelio Saffi” presso Palazzo Gaddi
All'interno del cinquecentesco Palazzo Gaddi, caratterizzato da grandiose forme barocche e
con significativi innesti pittorico-decorativi neoclassici, è ospitato il Museo del Risorgimento
“Aurelio Saffi”. Esso conserva materiali che vanno dal periodo napoleonico sino al secondo
conflitto mondiale. Il museo si sviluppa in otto sale: le prime tre dedicate a protagonisti del
Risorgimento nazionale: Piero Maroncelli, Achille Cantoni, Aurelio Saffi; le altre al periodo
storico successivo, specificatamente alla I Guerra Mondiale e all'XI Reggimento Fanteria,
alle guerre d'Africa, alla II Guerra Mondiale.
Da segnalare, inoltre, un ricco repertorio di testimonianze sulla “vocazione” volontaria e
garibaldina dei forlivesi. Annessa al museo del Risorgimento è la sala Raniero Paulucci di
Calboli, che raccoglie numerosi volumi dalle pregevoli rilegature (dal XVI al XX secolo).
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Museo Ornitologico “Ferrante Foschi”
Ospitato all'interno del Palazzo Foschi Numai (XIV-XV secolo), il Museo Ornitologico
Ferrante Foschi opera dal 1983 come centro di aggregazione per la cultura naturalistica
romagnola. Il Museo ospita una collezione ornitologica d'importanza internazionale con
esemplari provenienti da diverse regioni italiane. Nelle sale espositive del museo si svolgono
visite guidate e moduli didattici per gruppi di visitatori e scolaresche a cura di
S.T.E.R.N.A.(Studi Ecologici Ricerca Natura Ambiente). Il museo è dotato infine di una
biblioteca naturalistica con oltre 1600 testi e decine di riviste del settore.
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Museo Etnografico
La sezione del Museo Etnografico Romagnolo, ubicata nel Palazzo del Merenda, propone la
ricostruzione di ambienti tradizionali della casa romagnola e alcune botteghe artigianali oltre
a conservare una vasta gamma di attrezzi legati al lavoro contadino.
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Oratorio di San Sebastiano
L'oratorio di San Sebastiano fu edificato tra il 1494 e il 1502 da Pace Bombace. Pur essendo
rimasto incompiuto nella copertura, è esempio di architettura rinascimentale di stampo
brunelleschiano e albertiano. L'oratorio presenta un corpo principale a croce greca e un atrio
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sormontato da cupola, con l'esterno in mattoni. Da notare nel presbiterio un affresco della
“Crocifissione” di Marco Palmezzano, restaurato di recente.
Un tempo sede della confraternita dei Battuti Bianchi, l'Oratorio è oggi utilizzato per mostre
temporanee.
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Rocca di Ravaldino
In origine un semplice rivellino (da cui il toponimo Ravaldino), per tutto il Medioevo fu uno
dei luoghi deputati alla difesa di Forlì; nel 1471, Pino III Ordelaffi fece progettare le
fortificazioni ancora esistenti. Nel 1481 su commissione del nuovo Signore di Forlì,
Girolamo Riario, fu costruita la cittadella poi, sui due lati esterni, furono aggiunti due
rivellini.
Rivellini, cittadella e rocca erano corpi separati, circondati da un complicato sistema di
fossati e ponti levatoi; il complesso, ritenuto a quei tempi imprendibile, fu giudicato invece
da Niccolò Machiavelli troppo articolato e quindi estremamente vulnerabile.
Cinta d'assedio nel dicembre 1499, la rocca di Ravaldino cadde il 12 gennaio 1500 per mano
di Cesare Borgia e Caterina Sforza fu condotta a Roma prigioniera del Papa; nel lato sud
della rocca è ancora visibile un grande stemma dei Borgia.
Il rapido sviluppo delle artiglierie determinò il declassamento delle fortificazioni forlivesi a
carcere, funzione durata fino alla fine del secolo scorso, quando all'interno della Cittadella
vennero costruite le attuali prigioni.
La Rocca è stata recentemente restaurata anche attraverso la ricostruzione delle coperture di
due torrioni e del maschio.
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Fondo Piancastelli all’interno della Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi” (Palazzo
Merenda)
Il Fondo, inserito all'interno del settecentesco Palazzo del Merenda che ospita la ricca
Biblioteca Comunale “A. Saffi”, conserva un ricchissimo e prezioso patrimonio librario e
documentario. Esso è costituito da molte decine di migliaia di volumi di argomento
romagnolo e da centinaia di migliaia tra autografi, documenti, manoscritti, pergamene, ritratti
e stampe di provenienza più varia che coprono un arco temporale dal XI al XIX secolo.
Il Fondo raccoglie inoltre un’importante quadreria comprendente pale d'altare e dipinti
realizzati tra il XVI e il XX secolo da artisti emiliani e romagnoli, una galleria dei ritratti
costituita da dipinti raffiguranti personaggi illustri romagnoli, una ricca sezione di stampe e
disegni comprendente o incisioni, progetti architettonici, disegni, piante e mappe di città e
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territori romagnoli, una sezione di ceramiche e targhe devozionali, una sezione musica che
conserva opere musicali e spartiti a stampa e manoscritti.
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Armeria Albicini
Il Palazzo del Merenda ospita altresì l’Armeria Albicini che raccoglie una ricca tipologia
d'armi collezionate dal Marchese Raffaello Albicini e donate ai musei civici all'inizio del XX
secolo. A queste si è poi aggiunto un centinaio di pezzi, del tutto omogenei ai 410 originari.
Notevole la varietà dei cimeli che abbracciano un arco temporale dal secolo XV al secolo
XIX.
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Porta Schiavonia
Porta della cinta muraria in direzione di Imola, essa fu edificata nel 1472 nelle forme di un
monumentale arco barocco; a lato si trovano strutture facenti parte della quattrocentesca
rocca Schiavonia, parzialmente demolita nel 1613; la rocca si connetteva alle mura alzate tra
il 1438 e il 1499.
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Architettura razionalista
Forlì è ricca, per la sua storia recente, di esempi di architettura razionalista: dagli edifici
angolari in piazzale della Vittoria, al monumento ivi presente intitolato alla vittoria nella
Prima Guerra Mondiale. Sulla medesima piazza si affaccia il Palazzo degli Studi. Dalla
piazza si prosegue in viale della Libertà ove si trovano l’edificio ex G.I.L. e l’I.T.I.S.
anch’essi risalenti agli anni ’30.
2.2.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata
Nel caso dell’intervento in oggetto l’area coinvolta dai suoi effetti immediati - pur irradiandosi
all’intero territorio provinciale, dal momento che i musei San Domenico costituiscono un
complesso culturale, storico e artistico di indiscusso rilievo - è da considerarsi limitata al centro
storico di Forlì.
L’opera si integra pienamente nella filiera turistica regionale in quanto contribuisce a
differenziare l’offerta culturale e storica dell’Emilia-Romagna in generale e dell’area forlivese e
cesenate in particolare. Alle realtà già forti della costa e del sempre più saldo turismo termale va
infatti ad affiancarsi il comparto emergente, per il nostro territorio, del turismo storico-culturale
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in un ottica di differenziazione e non di alternativa in modo tale da arricchire il “pacchetto ForlìCesena” di un ulteriore elemento.
Tale intervento non potrà che stimolare il consolidamento e la riqualificazione di attività
imprenditoriali e dunque indurre soggetti privati ad investire in progetti a supporto della fruibilità
del patrimonio culturale ed ambientale candidabili a finanziamento tramite l’Attività IV.2.1 del
POR-FESR 2007-2013.
Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e
privata si rimanda all’ALLEGATO 1.
2.2.6
Interventi prioritari da realizzare sul territorio
Nell’ottica di un più vasto sfruttamento delle grandi potenzialità di valorizzazione offerte dal
complesso museale San Domenico si ritiene prioritario concentrarsi sul finanziamento a servizi
innovativi per la fruizione dei beni quali ad esempio visite guidate, attività di informazione e
animazione, organizzazione di eventi o la realizzazione di prodotti artigianali tipici per la
realizzazione di merchandising. Eguale importanza verrà data alla riqualificazione di attività
commerciali con caratteristiche innovative e con criteri di sostenibilità e basso impatto
ambientale che aumentino la fruizione dei beni pubblici oggetto di intervento con particolare
riferimento: da un lato alla riqualificazione e promozione di botteghe storiche e mercati storici;
dall’altro all’attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali e startup di
imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica.
Per quanto riguarda la recettività alberghiera, in piena coerenza con quanto previsto dal Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale ove si richiama la necessità di garantire ulteriori spazi
ricettivi prioritariamente attraverso la riconversione degli edifici esistenti, si intende promuovere
la riqualificazione delle strutture già presenti e la trasformazione di edifici in essere in strutture
ricettive escludendo la costruzione di nuovi edifici; unitamente a ciò sarà favorita la
riqualificazione dei ristoranti, in particolare quelli la cui offerta enogastronomia sia focalizzata
sui prodotti tipici.
La priorità in tutti i suddetti interventi dovrà imprescindibilmente essere indirizzata verso una
maggiore sostenibilità ambientale che dovrà caratterizzare la quota più rilevante dei progetti.
Da ultimo verranno sostenuti i servizi per l’accessibilità materiale in primo luogo (quali il
noleggio di mezzi di trasporto ecologici e utilizzabili da portatori di handicap) e per
l’accessibilità immateriale in secondo luogo (ad esempio locali, sale per la realizzazione di
eventi, esposizioni, proiezioni e book-shop).
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2.3 TREDOZIO: “EX-MONASTERO DI S. ANNUNZIATA. RIQUALIFICAZIONE A FINI
CONVEGNISTICI E CONGRESSUALI”
2.3.1
Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
L’ex Monastero della SS. Annunziata di Tredozio (sita in Comune di Tredozio in Via Convento
38-40, lungo la Strada Provinciale n. 20 del Tramazzo) è un edificio storico vincolato che ha
complessivamente una superficie netta coperta calpestabile di circa 2.557 mq. suddivisi in circa
117 vani distribuiti su tre piani in diversi corpi di fabbrica, con aree esterne di propria pertinenza
di circa 14.500 mq.
La data presunta di fondazione risale al 1060. Nel 1563 vi si trasferirono quattordici suore
domenicane. Quando nel 1810 Napoleone soppresse gli ordini monastici, le suore domenicane
dovettero abbandonare il convento che, privato di ogni attività, fu messo in vendita e acquistato
nel 1840 dalla famiglia Fabroni Marrani che nel 1986 a sua volta lo vendette al Comune di
Tredozio.
Il fabbricato colpisce per le sue vaste dimensioni e per la sua struttura a tradizionale impianto
conventuale a ferro di cavallo rivolto verso il monte e la corte interna.
Il complesso è costituito da un fabbricato di superficie coperta che si articola intorno ad un
cortile ed è circondato da una cinta muraria che racchiude una porzione di terreno.
Si sviluppa su tre piani fuori terra.
Al piano terra sono ubicate la foresteria, il porticato interno, la Chiesa, il refettorio, le cantine e
altri spazi di servizio. Al primo e al secondo piano si trovano le celle e i servizi della clausura.
L’edificio, attualmente non utilizzato, è stato sottoposto ad un primo e parziale intervento di
restauro e recupero a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Ravenna per circa un
decennio a partire dalla metà degli anni ottanta.
Nel corso degli ultimi anni l’intervento di restauro è ripreso con l’avvio di un primo lotto
(finanziato dalla Regione Emilia-Romagna attraverso il Programma d’Area “Parco Nazionale
delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna”) che ha interessato la Chiesa, destinata
a rivestire la funzione di auditorium e sede per incontri con capienza di 100 posti.
In particolare, con il presente progetto (che si configura come secondo lotto di un progetto più
ampio il cui primo lotto riguarda la realizzazione dell’auditorium di cui sopra) si intende
riqualificare un’area destinata a ristoro (con capacità di circa 100 coperti) e sistemare una delle
due zone destinate alla ricettività (11 camere con bagno per complessivi 22 posti letto).
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L’ex Monastero della SS. Annunziata verrà utilizzato per lo svolgimento delle seguenti attività di
interesse collettivo:
-
attività espositiva stabile con riguardo agli aspetti ambientali del territorio e come porta nord
di accesso al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna
-
attività espositiva temporanea
-
sede di iniziative convegnistiche e formative
-
ricettività con la disponibilità di una foresteria dotata di 48 posti letto
-
servizi di ristoro
La struttura sarà gestita in modo da offrire servizi di accoglienza (ricettività, ospitalità, ristoro)
ed organizzare attività in campo culturale e formativo.
Tra le ipotesi gestionali si segnala la sottoscrizione di un Protocollo fra il Comune di Tredozio ed
il CE.U.B. (Centro Universitario di Bertinoro) il quale prevede la costruzione di un percorso
comune che possa portare alla futura gestione della struttura.
2.3.2
Risultati attesi dall’intervento
Il progetto di recupero dell’ex Monastero della SS. Annunziata di Tredozio per qualità e
dimensioni rappresenta uno dei principali assi strategici per lo sviluppo del Comune di Tredozio,
della Comunità Montana dell’Acquacheta e, in senso più ampio, del Parco Nazionale delle
Foreste Casentinesi
In particolare, integrando le risorse ambientali e culturali, ci si pone l’obiettivo di dare risposta
alla domanda sempre più forte di un turismo sia culturale sia di relax.
Infatti il territorio tredoziese si caratterizza non solo per la presenza di risorse culturali, storiche
ed architettoniche, ma anche per vivibilità e tranquillità grazie al suo inserimento all’interno del
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
2.3.3
Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del
mercato
Il progetto in questione risulta coerente con l’evoluzione della domanda turistica e con
l’andamento del mercato sotto numerosi e rilevanti aspetti.
Innanzitutto, dall’analisi delle tendenze turistiche a livello locale, emergono una buona tenuta
occupazionale nel comparto turistico, un aumento della ricettività, uno sviluppo nel recupero
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delle abitazioni rurali come seconde case, una costante crescita della presenza di turisti stranieri e
una discreta capacità di riempimento delle strutture ricettive.
Inoltre, per quanto riguarda il turismo congressuale, si rileva che l’unico ambito in crescita è
quello costituito dalle iniziative che coinvolgono un numero ridotto di partecipanti (circa 50).
Viene poi registrata una crescente domanda di strutture ricettive di pregio architettonico e
localizzate in siti tranquilli ed immersi nel verde per lo svolgimento di congressi residenziali.
Infine, le caratteristiche della struttura e la sua vocazione ad ospitare attività convegnistiche e
formative concorrono ad una forte destagionalizzazione dei flussi turistici, oggi molto
concentrati nel periodo estivo o comunque durante le festività.
2.3.4
Ulteriori beni ambientali o culturali
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna:
Istituito ufficialmente nel 1990, divenne operativo solo alla fine del 1993.
Il Parco si estende per circa 36.400 ettari a cavallo del crinale Appenninico Tosco-Romagnolo e
interessa le Province di Forlì-Cesena, Arezzo e Firenze.
Per quanto riguarda la Provincia di Forlì-Cesena, sono cinque i Comuni dell’alto Appennino
Romagnolo che sono compresi nel Parco (Tredozio, Premilcuore, Portico e San Benedetto, Santa
Sofia, Bagno di Romagna).
Il Parco eccelle, dal punto di vista naturalistico, come una delle aree forestali più pregiate
d’Europa, il cui cuore è costituito dalle Foreste Demaniali Casentinesi al cui interno si trova la
Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino istituita nel 1959.
È anche un territorio con centri abitati ricchi di storia e di testimonianze artistiche e
architettoniche, che si offrono al visitatore in una cornice naturale, ricca di flora e di fauna, tra
cui spicca la più importante popolazione di lupo dell’Appennino settentrionale, nonché
l’eccezionale presenza di cinque specie di ungulati: cinghiale, capriolo, daino, cervo e muflone.
Il Parco comprende un’area nella quale l’uomo ha sempre vissuto e lavorato ed è questo il
motivo della presenza dei numerosi ruderi e borghi abbandonati nel suo territorio.
A causa del massiccio esodo che si è verificato a partire dal secondo dopoguerra, il numero degli
attuali abitanti del Parco è ridotto a circa 1.500 persone. L’area protetta si può visitare con
escursioni a piedi, in mountain bike, a cavallo o, in inverno, con gli sci da escursionismo lungo i
circa 600 chilometri della rete sentieristica.
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Oltre ai percorsi trekking più impegnativi sono presenti nel territorio del Parco 9 Sentieri Natura,
ossia brevi itinerari situati in zone facilmente accessibili
Sul territorio sono distribuiti i Centri Visita, importanti strutture di accesso e di orientamento per
il visitatore e alcuni Punti Informazione.
Tredozio:
Tredozio sorge lungo la valle del Tramazzo e la sua origine rimanda al Castrum Treudacium.
Ricco di testimonianze risalenti all'età del bronzo, iniziò la sua storia nel Medioevo, periodo in
cui si collocano le prime notizie di un castello che appartenne ai Conti Guidi di Modigliana. In
precedenza la fortificazione era appartenuta alla Santa Sede, agli arcivescovi di Ravenna e ad
alcuni nobili famiglie ravennati. L'attuale paese si sviluppò come borgo del Castello, detto
Castellaccio.
Il Castello di Tredozio fu uno degli ultimi della Romagna a sottomettersi alla Repubblica
Fiorentina nel 1425, sotto il cui dominio rimase, con propri statuti e come libero comune, fino
all'Unità d'Italia, seguendo le sorti della Romagna Toscana e subendo l'influenza politica,
economica e culturale dei fiorentini. Nel 1775 il Granduca di Toscana elevò Tredozio a sede di
magistratura con a capo un Confaloniere. Fino al 1923, anno di annessione alla Provincia di
Forlì, Tredozio, sebbene romagnola per abitudini e linguaggio, rimase toscana per tradizioni e
storia.
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Castellaccio
Il Castellaccio (Castrum Treudacium) è situato a pochi minuti dal centro di Tredozio sul
cucuzzolo che domina la vallata.
Il primo documento che ne testimonia la presenza è del 925. Come tutte le costruzioni
tipicamente medioevali, anche il Castellaccio doveva essere di aspetto piuttosto imponente.
Di forma ottagonale, nel punto centrale si trovava la torre alta 17 metri posta attorno al
deposito delle armi e delle munizioni; a lato, si trovavano la Chiesa di S. Maria Maddalena e
la Casa del Conte.
Del Castrum Treudacium, punto di forza dei Conti Guidi prima e testa di ponte fiorentina
poi, ora non restano che le fondazioni ed alcuni locali interrati, un tempo forse adibiti a
cisterne o cantine.
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-
Palazzo Fantini
Fu costruito prima del 1500, ma la fisionomia architettonica attuale risale al 1750 circa.
Il palazzo probabilmente si eleva sulla fondamenta di case assai più antiche, accorpate in
un'unica fabbrica. Vasto e labirintico nelle sue decine di stanze, cantine, tinaie, ripostigli,
granai, lavanderie, serre, il palazzo è immagine di grandiosità e di fervido attivismo
contadino.
Di esso sono stati recuperati le scuderie, le cantine, le due ampie corti e i granai, tipici delle
antiche tenute signorili di campagna.
In una sezione del piano terra il Palazzo ospita il Museo della civiltà contadina, dove sono
esposti strumenti del vecchio mondo contadino, quali macchine per la pulitura e la cernita del
grano, per la produzione della seta e della canapa, per la conservazione e la produzione del
vino; ranno, cenere e canestri per il lavaggio della biancheria; strumenti per accendere ed
attizzare il fuoco, utensili da cucina, stadere e pese per la misurazione del grano; attrezzi per
lavorare il legno e per la produzione di burro e formaggi.
E’ collocata al piano terra anche la Biblioteca Panciatichi.
Oltre a preziosi libri del '500 e del ‘600 di diritto, di ingegneria e di cultura generale, vi si
trovano le testimonianze di importanti corrispondenze fra il deputato repubblicano forlivese
Antonio Fratti ed i patrioti del suo tempo.
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Torre Civica
Alta circa 20 metri con la sua mole sovrasta le case intorno ed ospita una targa scultorea che
ricorda i tredoziesi caduti delle due guerre mondiali. Esistente almeno sin dal 1263,
originariamente era una cella campanaria senza orologio (esso vi fu collocato nel 1575). Solo
nel 1703 venne sopraelevata con la cella campanaria nella quale fu posta la campana del
Castellaccio.
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Monastero di Trebbana
Il Monastero di Trebbana è un'antica Chiesa dedicata a San Michele con annessa un'ampia
canonica. La sua fondazione risale al 1063.
Oggi tale Monastero, completamente restaurato ed attrezzato per escursioni e ristoro,
appartiene al Comune di Marradi e viene utilizzato come centro di ospitalità con possibilità
di pernottamento.
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Lago di Ponte
Formato nel 1962 in seguito alla costruzione di uno sbarramento artificiale lungo il torrente
Tramazzo, conserva l'ambiente forestale e faunistico appenninico.
L'abitato di Casa Ponte in prossimità del lago è stato recentemente ristrutturato grazie ai
fondi europei Obiettivo 2 e destinato a punto di rifugio e ristoro per escursionisti.
Premilcuore:
Premilcuore porta i segni architettonici e culturali più tipici della Romagna-Toscana.
La storia di Premilcuore, inteso come castello e centro organizzato di un territorio, iniziò nell'età
delle signorie territoriali, nel periodo in cui grandi personalità religiose (S. Ellero, S. Pier
Damiani) fondarono eremi e abbazie in queste zone.
Nel XIII secolo, al tempo delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, fu feudo dei conti Guidi di
Modigliana.
Nel 1379 divenne un libero Comune di cui si tramandano ancora gli Statuti.
Nel secolo successivo il territorio passò sotto il dominio di Firenze che ne fece baluardo di difesa
della Repubblica in Romagna.
Successivamente divenne dominio dei Visconti di Milano e di Caterina Sforza ma in seguito
tornò nuovamente sotto il controllo della Repubblica Fiorentina.
Con la costituzione del Regno d'Italia venne annesso alla Provincia di Firenze.
Nel 1923 con la riorganizzazione della Provincia di Forlì voluta da Benito Mussolini tornò di
nuovo ad essere compreso nei confini della Romagna.
Il centro storico, aggrappato ad uno sperone sul fiume, conserva oggi una delle più intatte
strutture urbanistiche medievali dell’Appennino Romagnolo.
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Rocca
Sovrasta il borgo fortificato con la sua mole, ma il suo aspetto non è più quello originario.
Infatti numerosi interventi succedutisi nei secoli per arginare i danni delle guerre e dei
terremoti ne hanno stravolto l'assetto. Oggi se ne individua solo l'impianto a recinto
poligonale con la torre del mastio aderente al lato che guarda a monte.
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Porta Fiorentina
E’ una delle due antiche porte di accesso al paese. Vi si conserva un orologio meccanico
risalente al 1593 che viene azionato dal movimento di due sassi che tendono una lunga corda
di canapa per tutta l’altezza della Torre.
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Portico di Romagna e San Benedetto in Alpe:
Il Comune di Portico di Romagna e San Benedetto in Alpe è formato dalle tre frazioni di Portico
di Romagna, San Benedetto in Alpe e Bocconi.
Portico di Romagna
Portico ha di certo origine romana. La tipologia dell’insediamento è tipica degli abitati etruschi e
romani. Il nome sembra derivare da porticum, ossia luogo di mercato. Le notizie certe del paese
risalgono al XII secolo e sono relative ad una rocca appartenuta ai Conti Guidi e ubicata sulla
roccia sovrastante il borgo, detto ancora oggi Girone.
Dalla metà del XIV secolo Portico subì le alterne vicende delle lotte tra i Visconti di Milano e la
Repubblica Fiorentina per il dominio dell'Italia centro-settentrionale. Passato definitivamente a
Firenze nel 1386, divenne la capitale della Romagna Toscana. Solo nel 1923 Portico fu
assegnato alla Provincia di Forlì.
Conserva perfettamente l’antico assetto su tre piani digradanti verso il fiume, collegati fra loro
ma dalle caratteristiche socio-urbanistiche ben distinte.
Nella parte alta si trovano:
o il Castello, di cui rimangono visibili il maschio della rocca, massiccia torre a base quadrata, e
la torre, posta a difesa dell’ultima cerchia delle mura, che è stata trasformata in torre civica;
o la Pieve che fungeva anticamente da cappella del Castello.
Nella parte intermedia si stagliano gli alti palazzi nobiliari di chiara fattura granducale costruiti a
partire dal XIII secolo (si ricorda Palazzo Portinari secondo la tradizione appartenuto a Folco
Portinari, padre della Beatrice cantata da Dante).
Infine nella zona bassa verso il fiume si trovano:
o pittoresche case-torri, alte e strette, antiche abitazioni del ceto artigiano e del popolino;
o il Ponte della Maestà a schiena d’asino su un’unica arcata che collegava una delle antiche
porte del castello alla mulattiera per Premilcuore.
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Fuochi di Portico
In località Inferno, si trova quello che può essere definito come il vulcano più piccolo del
mondo.
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Infatti sul terreno brucia costantemente un piccolo fuoco, a causa di una naturale emanazione
di idrocarburi gassosi che si incendiano a contatto con l’aria.
Bocconi
A circa 4 km da Portico in direzione di Firenze, si incontra la frazione di Bocconi.
Il paese sorse nel medioevo, vicino ad una torre (ancora visibile al centro dell'abitato), detta
Vigiacli, ossia torre delle guardie.
Il castello appartenne prima ai monaci di San Benedetto in Alpe e poi ai Conti Guidi.
Il paese più in basso, nato dopo la distruzione del castello avvenuta nel corso delle lotte tra
Firenze e i Visconti, si sviluppò dopo il 1836.
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Torre Vigiacli
Ubicata al centro dell'abitato medievale di Bocconi è stata costruita tra il XV e il XVI secolo.
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Ponte della Brusia
A tre arcate, con il suo profilo a schiena d'asino, risale al XVIII secolo.
Da esso si domina una cascata con un ampio gorgo, profondo 7-8 metri, e un vecchio mulino.
San Benedetto in Alpe
La località di San Benedetto in Alpe nacque intorno all'antica Abbazia dei monaci Benedettini di
Cluny.
L'Abbazia, che la tradizione popolare vuole fondata dallo stesso S. Benedetto, viene ricordata già
nel 1022. Verso la metà del XVI secolo iniziò la decadenza dell'Abbazia e del monastero e nel
1499 Papa Alessandro VI abolì l'ordine Benedettino al quale venne sostituito l'ordine di
Vallombrosa, che tenne l'Abbazia fino al 1529. Nel 1440, all'epoca delle lotte tra i Visconti di
Milano e la Repubblica di Firenze per il dominio dell'Italia settentrionale, S. Benedetto si
sottomise ai fiorentini. Durante il medioevo i Conti Guidi di Modigliana ebbero qui un castello.
San Benedetto divenne Comune libero nel 1500.
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Cascata dell’Acquacheta
Nella frazione di San Benedetto in Alpe, seguendo un percorso, si può raggiunge la Cascata
dell’Acquacheta, descritta da Dante nel XVI Canto dell’Inferno. Il salto della cascata
presenta la conformazione di parte rocciosa a gradoni ravvicinati che obbligano le acque a
continui e ripetuti saltelli.
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-
Abbazia Benedettina
Nella frazione di San Benedetto in Alpe, in passato meta privilegiata per eremitaggi e ritiri
spirituali, nacque la millenaria Abbazia Benedettina fondata dai monaci di Cluny. Dell’antico
complesso oggi si conservano la cripta, l’arco di ingresso e parte del chiostro con pozzo e
torre di difesa.
Santa Sofia:
Abitata sin dalla preistoria, in epoca romana fece capo al centro di Mevanìola prima e alla
potente Abbazia di S. Ellero poi.
Nel XV secolo passò in parte sotto il governo dei Medici di Firenze, la cui dominazione non fu
solo conquista militare, ma coinvolgimento culturale ad ogni livello.
Nel 1923 entrò a far parte della Provincia di Forlì.
Oggi Santa Sofia è un polo attivo legato alla forestazione, all’allevamento e al comparto
agroindustriale, nonché sede della Comunità del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi,
Monte Falterona e Campigna. Dalla Romagna toscana granducale la cittadina ha ereditato una
certa vivacità artistica e culturale, la cui massima espressione è il Premio Campigna, prestigioso
riconoscimento nazionale di pittura.
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Galleria di Arte Contemporanea “Vero Stoppioni”
Dedicata al fondatore del Premio Campigna, custodisce le opere e le collezioni raccolte
nell'arco di oltre quarant'anni.
La storia della Collezione della Galleria d'Arte coincide in gran parte con la storia del Premio
Campigna sorto nel 1955.
Infatti, è da quell'esperienza che nacque l'idea di una galleria d'arte ove esporre e rendere
fruibile il patrimonio artistico raccolto.
La Galleria offre uno spaccato dell'evoluzione di tre decenni dell'arte italiana, dal realismo
(Margotti, Borgonzoni, Sughi, Cappelli, Francese) all'informale (Mandelli, Brunori,
Ruggeri), alle varie declinazioni della nuova figurazione (Fieschi, Vacchi, Guccione), alla
pop art (Mariani, Pozzati), fino alle generazioni degli anni Ottanta e Novanta (Benuzzi,
D'Augusta, Esposito).
Il nucleo di maggior interesse è costituito da un gruppo di opere di Mattia Moreni, artista
informale negli anni Cinquanta, tra cui l’opera polimaterica intitolata La mistura.
La Galleria organizza, durante tutto l'arco dell'anno, attività espositive temporanee ed eventi
artistici ed è sede del Premio Campigna che si svolge ogni anno.
49
-
Parco di sculture
Le grandi sculture di questo parco artistico-naturale studiano e sperimentano il rapporto tra
l’uomo e l’ambiente, tra la natura e l’artificio. Costituito nel 1993 attualmente ospita le opere
di sei artisti di rilievo internazionale alle quali ogni anno va ad aggiungersi una nuova
installazione.
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Sportilia
Presso la frazione di Spinello, si trova Sportilia, grande e articolato centro sportivo, scuola di
calcio per giovani e sede per la preparazione atletica e psicologica per praticanti di molte
discipline sportive di quadra.
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Diga di Ridracoli
La diga di Ridracoli, situata ad una altezza di 557 metri sul livello del mare, venne costruita
fra il 1974 ed il 1982 con la finalità di fornire acqua alla pianura e alla riviera Romagnola.
L'invaso artificiale si allunga per oltre 3 Km. all'interno del Parco Nazionale delle Foreste
Casentinesi, fra il monte Falterona e Campigna.
Per la grandiosità, per le caratteristiche tecniche dell’impianto e per le dimensioni dell’invaso
costituisce uno scenario naturale di rara bellezza e rappresenta un pregevole esempio di
sintesi tra compatibilità ambientale e intervento dell’uomo.
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Idro Ecomuseo delle Acque di Ridracoli
Idro Ecomuseo delle Acque di Ridracoli, situato all'interno del Parco Nazionale delle Foreste
Casentinesi nel suggestivo scenario del lago di Ridracoli, si compone di una sede centrale e
di poli dislocati sul territorio.
La sede centrale è posta nel borgo di Ridracoli e presenta sale espositive nelle quali l'acqua
diviene protagonista; i poli territoriali e tematici (tecnologico e naturalistico) sono distribuiti
lungo il coronamento della diga.
Nel 2007 è stata inaugurata una sala dedicata al risparmio idrico in cui sono collocate
installazioni interattive che consentono di verificare le soluzioni di risparmio idrico che
ognuno puoi adottare nella propria abitazione.
50
Bagno di Romagna:
La località risulta già abitata in età preistorica ed è nota in età romana come balneum. Furono
infatti i romani ad apprezzarne le acque termali bicarbonato-alcaline e sulfuree sgorganti a 45° C
e ad impiantarvi il primo complesso termale.
Il borgo fu dal XII secolo dei Guidi di Modigliana, quindi dal 1404 dei fiorentini; ristrutturato
dai granduchi tra Settecento e Ottocento appartenne a lungo alla Romagna toscana; distaccato
dalla Provincia di Firenze, nel 1923 fu annesso alla Provincia di Forlì.
-
Palazzo del Capitano
Il palazzo è uno degli elementi più qualificanti e ricchi di storia di Bagno di Romagna.
La sua facciata, animata dagli stemmi lapidei dei Capitani e Vicari fiorentini che
amministrarono il territorio (stemmi restaurati dall’Amministrazione Comunale grazie ai
fondi comunitari Obiettivo 2), racconta la dominazione di Firenze, iniziata nel 1404 e
terminata nel 1923 con il passaggio del Comune alla Provincia di Forlì.
Oggi il palazzo è adibito a centro informativo turistico e culturale: vi sono collocati l'ufficio
informazioni e assistenza turistica, la Biblioteca e l'Archivio Storico Comunale, il Centro di
Studi Storici ed il Centro Studi Valgimigliani, il Centro Visita e l'Ufficio Informazioni del
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
I saloni al primo piano ospitano mostre e convegni, il cortile rassegne cinematografiche
estive e concerti.
-
Palazzo Pesarini
Situato in località San Piero in Bagno, il palazzo, fatto costruire tra il 1780 ed il 1790, è
l'esempio più significativo e conservato di una dimora signorile di paese tra Settecento e
Ottocento nell'alta valle del Savio.
Di particolare rilevanza è il Salone sulle cui pareti campeggiano due grandi tele dipinte,
incorniciate da stucchi, rappresentanti scene di vita bucolica.
Il Palazzo è oggi sede della Comunità Montana dell'Appennino Cesenate.
2.3.5
Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata
Il progetto in questione assegna un valore centrale all’evoluzione del sistema dei servizi turistici
e della commercializzazione turistica del territorio.
51
In particolare, il progetto prevede che presso l’ex Monastero possa trovare sede un servizio di
promozione, possibilmente gestito in collaborazione dai diversi operatori turistici, capace di
intercettare la potenziale domanda di provenienza anche da parte di paesi stranieri che
rappresenta una grande opportunità per l’evoluzione del sistema ricettivo locale e territoriale.
In questo spirito, la nuova struttura non si colloca in forma imprenditoriale e concorrenziale
rispetto agli operatori esistenti ma, esprimendo una propria vocazione specifica (convegnistica,
di formazione), ambisce a fungere da collettore in termini di potenziamento della domanda e di
gestione integrata dell’offerta, che attualmente è costituta da esercizi molto piccoli (agriturismo,
Bed & Breakfast) difficilmente capaci di posizionarsi autonomamente sul mercato.
Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e
privata si rimanda all’ALLEGATO 1.
2.3.6
Interventi prioritari da realizzare sul territorio
Al fine di individuare le tipologie di attività imprenditoriali strategiche per i Comuni interessati
dal presente progetto (Tredozio, Bagno di Romagna, Portico di Romagna e San Benedetto,
Premilcuore, Santa Sofia) si è preliminarmente valutato che lo sviluppo di tali zone inserite nel
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi debba essere finalizzato alla riduzione dell’impatto
ambientale.
Si è pertanto ritenuto prioritario per la crescita di questi territori la riqualificazione delle strutture
ricettive e la trasformazione degli edifici esistenti in strutture ricettive, rivolte alla sostenibilità
ambientale.
Tra le strutture ricettive si sono ritenute di prevalente importanza quelle che, come i rifugi di
montagna, i rifugi escursionistici, gli alberghi diffusi ed i campeggi, sono meglio in grado di
fornire una risposta alla richiesta di un turismo naturalistico come è quella che interessa il Parco.
Per quanto riguarda le attività di ristorazione, si intende privilegiare quelle che valorizzano le
tradizioni ed i prodotti tipici.
Inoltre, la fruizione delle risorse culturali ed ambientali del Parco potrebbe essere facilitata dallo
sviluppo di servizi per l’accessibilità materiale, quali il noleggio mezzi di trasporto ecologici, in
particolare mezzi utilizzabili da portatori di handicap, ed il noleggio imbarcazioni e ricovero per
natanti lungo i percorsi turistici fluviali, lagunari e lacuali - in particolare a basso impatto
ambientale (es. Cascate dell’Acquacheta, Lago di Ponte, Acquapartita).
Si considera poi strategico lo sviluppo di servizi innovativi (quali servizi di visite guidate,
realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi, soprattutto presso i centri visita
52
o presso strutture come, ad esempio, Idro Ecomuseo delle Acque di Ridracoli) di imprese
artigiane di produzione di prodotti tipici e la riqualificazione di attività commerciali con
caratteristiche innovative e con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale che aumentino
la fruizione dei beni pubblici oggetto di intervento con particolare riferimento: da un lato alla
riqualificazione e promozione di botteghe storiche e mercati storici; dall’altro all’attivazione o
riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali e startup di imprese con caratteristiche di
elevata innovazione tecnologica.
Infine, si ritiene di peculiare interesse la realizzazione e/o riqualificazione di book-shop
all’interno dei musei (es. Palazzo Fantini, Galleria di Arte Moderna “Vero Stoppioni”), e di sale
e locali per l’organizzazione di eventi ed esposizioni.
53
54
2.4
GALEATA
E
SAVIGNANO
SUL
RUBICONE:
“PARCHI
E
AREE
ARCHEOLOGICHE: LA VILLA DI TEODORICO E IL PARCO ARCHEOLOGICO DI S.
GIOVANNI IN COMPITO”
2.4.1
Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
Comune di Galeata
Villa di Teodorico
In località Saetta nel Comune di Galeata, sulla base di fonti agiografiche medievali (Vita Hilari)
nel 1942 un’équipe della sezione romana dell’Istituto Archeologico Germanico guidata da
Siegfried Fuchs e Friedrich Krischen eseguì una campagna di scavi alla ricerca dei resti del
palazzo che Teoderico avrebbe fatto costruire agli inizi del VI secolo d.C.
I risultati furono considerevoli. Fu infatti individuata una parte di un esteso complesso
architettonico con aree e vani annessi, interpretato come il palazzo teodericiano, impiantato a sua
volta su costruzioni romane di cui furono individuate almeno due distinte fasi costruttive. Le
vicende belliche interruppero le ricerche che ripresero soltanto nel 1968.
Nel settembre del 1998 il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, sotto la
direzione del Prof. Sandro De Maria, ha ripreso le ricerche sulla base di un programma
pluriennale
concordato
con
la
Soprintendenza
Archeologica
dell’Emilia-Romagna
e
l’Amministrazione Comunale di Galeata. Gli scavi sono continuati nei due anni seguenti e dal
2000 sono regolati da una concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Nella
fase di avvio del progetto (campagne 1998-99) sono stati eseguiti alcuni saggi stratigrafici per
verificare la consistenza delle strutture sepolte, l’orizzonte cronologico e culturale dei materiali
e, ove possibile, la natura degli edifici. In seguito le ricerche hanno assunto un carattere
estensivo, anche con l’obiettivo di rendere visitabili le principali strutture recuperate. Inoltre
sono state condotte alcune campagne di prospezioni geofisiche per delimitare l’area archeologica
e definire l’estensione delle strutture edificate. La sequenza stratigrafica già chiarita dai vecchi
scavi ha trovato sostanziale conferma.
Ad una prima fase storica (a partire dal I secolo a.C.) è riconducibile un esteso impianto che fu
probabilmente una grande villa (se non un agglomerato ancor più consistente).
Ad un’epoca successiva, risale invece un impianto tardoantico, certamente costituito da strutture
imponenti, probabilmente del tipo a padiglioni o a complessi edificati distaccati. Di questa fase
più tarda fece sicuramente parte il cosiddetto “Palazzo” parzialmente scavato nel 1942. Di esso
per ora non è possibile definire con precisione la cronologia: ne sono conservate infatti soltanto
55
le fondazioni, mentre pavimenti, elevati, piani e materiali d’uso risultano completamente perduti.
Forse contemporaneo o di poco più antico è un settore per la prima volta individuato con gli
scavi del 1999-2000, posto a sud-est del precedente e a esso non collegato direttamente. Si tratta
di un vasto edificio dalla planimetria molto complessa, con sale poligonali e absidate e vani
riscaldati, forse la parte termale di un vero “Palazzo” tardoantico. Ma anche in questo caso la
conservazione delle strutture non permette per ora un’indicazione cronologica puntuale. E’
questa l’area di cui si è avviato lo scavo estensivo.
Tracce per ora limitatissime indicano anche la presenza di una frequentazione preromana (un
elemento figurato di bronzo di età arcaica, frammenti di ceramica attica di V secolo a.C.). Gli
impianti d’età pienamente romana (per ora i materiali databili risalgono al più alla fine del I
secolo a.C.) sono molto più estesi di quanto supposto in passato, anche se è prematuro stabilire
per tutti una funzione precisa. Sono stati identificati un impianto con vasche rivestite di
cocciopesto, forse di carattere produttivo (campagna di scavi 1942 e 1998), una fornace per
ceramiche della prima età imperiale (campagna di scavi 1999), un articolato sistema di
canalizzazione delle acque della vicina collina (campagna di scavi 2000).
Grazie alle risorse regionali del Programma d’Area – Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi,
Monte Falterona e Campigna ed ai fondi europei Obiettivo 2 si è provveduto all’esecuzione di
ulteriori scavi archeologici nel sito del Palazzo di Teodorico e alla realizzazione di una struttura
di copertura finalizzata alla protezione degli scavi sottostanti e alla fruibilità dell’area
archeologica da parte dei visitatori.
Il presente progetto contribuirà a rendere maggiormente fruibile la Villa di Teodorico, che sarà
utilizzata per l’organizzazione di visite guidate e didattiche e per attività di ricerca e di studio.
Mevaniola
A seguito di fortuiti ritrovamenti di alcuni frammenti musivi romani, il sito di Pianetto nel
Comune di Galeata nel 1934 venne identificato da Monsignor Domenico Mambrini come
l’antica Mevaniola, città fondata da genti di origine umbra e citata da Plinio.
Fu fondata all'incirca tra il VII e il VI secolo a.C. dagli Umbri; il suo nome deriva quasi
certamente dall'umbra Mevanía, oggi Bevanía. Fino al 266 a.C. Mevaníola fu un autonomo
avamposto umbro confinante con il territorio celtico tenuto dai Galli Boi, quindi divenne romana
e più tardi municipio appartenente alla VI regione secondo la ripartizione augustea.
56
Con la caduta dell'Impero Romano la città di Mevaníola, come appare dagli scavi effettuati nel
1949 e nel 1951, fu più volte messa a fuoco dalla orde barbariche fino alla sua distruzione tra IV
e V secolo d.C.
I primi scavi sistematici dell'area risalgono al 1948 e, unitamente a quelli effettuati negli anni
successivi, hanno riportato alla luce una città articolata intorno ad un'ampia piazza rettangolare,
lastricata in pietra alternata con marmo rosso di Verona, identificabile come foro, su cui si
innestavano verosimilmente tre edifici: un teatro, una basilica con impianto trasversale (della
quale non rimangono tracce) ed un impianto termale.
Il teatro, costruito con mattoni a vista con tre ordini di gradinate e probabilmente utilizzato
anche per riunioni, si trova nella parte alta della città. E’ riconducibile al I secolo a.C. e rivela
nella pianta influenze ellenistiche. Si sviluppa infatti lungo una cavea semicircolare con diametro
pari a 8,50 metri.
Le terme rappresentano, insieme al teatro, la parte più consistente e meglio identificabile di
quella che fu l'antica Mevaníola. Collocate nella zona verso Pianetto mostrano ancora oggi la
pianta di un vasto edificio rettangolare, absidato lungo il lato minore e, a nord, una tubazione in
cotto che terminava a livello di una vasca posta accanto al teatro. Dall'impianto termale proviene
un mosaico pavimentale di Cesio (I secolo a.C.) conservato presso il Museo Civico Monsignor
Domenico Mambrini di Galeata.
Qui sono state rinvenute monete, fistule in piombo ed un mosaico pavimentale, risalente al 50
a.C.
Fuori dell'area urbana si è casualmente rinvenuta una fornace per laterizi con camera di cottura e
praefurnium.
Infine la campagna di scavi del 1992-93 ha portato al rinvenimento di una necropoli romanoimperiale con tombe alla cappuccina, scheletri e corredi funerari, collocata tra il borgo di
Pianetto e il Castello.
Ulteriori ricerche potrebbero condurre a risultati scientifici di grande interesse, grazie
all’auspicabile individuazione degli edifici di culto e delle aree residenziali.
Tale area sarà utilizzata per l’organizzazione di visite guidate e didattiche, per attività di ricerca e
di studio e per l’organizzazione di spettacoli e di opere classiche.
57
Comune di Savignano sul Rubicone
Realizzazione del Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito
Situato sulla direttrice della Via Emilia, importante via consolare tracciata nel 187 a.C., San
Giovanni in Compito rappresenta l'insediamento più antico di Savignano. La posizione del sito
corrisponde esattamente a quella che in un famoso itinerario di origine romana - l'itinerarium
Burdigalense - era definito come mutatio Competu. Si doveva trattare di una stazione di posta
attrezzata per le soste dei viaggiatori alla confluenza di strade di grande importanza: una che si
dirigeva verso il mare, la via Regina, oggi non più esistente, e l'altra che conduceva da Rimini
verso il nord Italia: l'attuale via Emilia. Questo luogo aveva presumibilmente anche
un'importanza religiosa, confermata dalla continuità d'uso del sito in cui fu edificata nel XII
secolo la Pieve di San Giovanni.
L'aspetto attuale della Pieve si deve alla costruzione dell'XI secolo. La facciata si presenta con
semplice struttura a capanna conclusa da tetto a doppio spiovente. L'interno è organizzato in
un'unica navata conclusa da abside rettilinea. Vi si trova un piccolo battistero dove si conserva
uno dei blocchi dell'antico ponte romano riutilizzato come fonte battesimale.
L'intervento proposto dal Comune di Savignano consiste nella ristrutturazione dell'ala della
canonica adiacente la Pieve di S. Giovanni in Compito a fini museali. E’ inoltre prevista la
realizzazione di aule e laboratori didattici dove i visitatori potranno effettuare simulazioni di
scavo.
Esso si inserisce come prosecuzione ed ampliamento del Museo Archeologico del Compito, nato
attorno al 1930 ad opera del Sacerdote Don Giorgio Franchini, per raccogliere i reperti
provenienti dall'area circostante.
La Pieve di San Giovanni è, fin dal Medioevo, il primo museo archeologico del Compito, poiché
vede nella sua costruzione il reimpiego di materiali antichi, che altrimenti sarebbero andati
perduti.
Recupero e restauro dell’antico Ponte Medievale sottostante Piazza del Torricino
Tale intervento è localizzato all'interno del perimetro storico della città di Savignano, a ridosso
della Via Emilia, nel luogo denominato Piazza del Torricino.
Dalla lettura delle mappe catastali, a partire da quelle che risalgono al XIX secolo, fino a quelle
del 1915, si desume come tale spazio fosse costituito dall'accostamento di due strade, via del
Torricino e via del Molino, separate da un canale che deviava le acque del fiume Rubicone
all'interno del paese.
58
Solo all'inizio del XX secolo, con l'interramento dell'antico fossato, quello che prima era un
semplice slargo di via del Molino, assunse una dimensione riconducibile a quella di una piccola
piazza.
La Piazza ha una forma irregolare, presenta una pavimentazione in asfalto ed è attualmente
utilizzata a parcheggio; essa interessa una superficie di circa 670 mq.
Lo spazio pubblico si configura come un piano inclinato che degrada verso l’edificio del Mulino,
il quale delimita la piazza sul lato nord; a fianco di esso si trova il collegamento con la
circonvallazione (la nuova via Emilia).
Sul lato ovest la piazza è delimitata dalle mura dell’antico Castello, ancora parzialmente
leggibili.
Sul lato est è presente un muro in mattoni, che fa da contenimento all'accesso agli spazi pubblici
del Comparto Ghigi e precisamente ai giardini della zona absidale della Chiesa del Suffragio.
A sud lo spazio è chiuso da un edificio moderno di tre piani e si ha l'accesso al Corso Vendemini
(l'antica via Emilia) attraverso via del Molino.
Proprio sul lato sud in occasione di lavori effettuati sulle reti impiantistiche è stato ritrovato la
volta dell'antico ponte che permetteva l'attraversamento del canale.
La volontà dell'Amministrazione Comunale è pertanto quella di realizzare un progetto di
recupero e restauro dell'antico ponte che permetteva l'accesso al castello fortificato ai fini di
restituire alla città un bene di grande valore storico. L'intervento si propone di ricavare in questo
invaso uno spazio di relazione utile alla vita della collettività savignanese. Le attività culturali di
Savignano, rivolte spesso all'organizzazione di concerti, festival ed eventi legati alla fotografia
ed alle immagini artistiche, troverebbero in questo spazio una conformazione ottimale. Infatti,
grazie alla sua pendenza, bene si presterebbe alla creazione di gradinate e, offrendo un ambiente
raccolto, sarebbe utilizzabile come sede ottimale di incontri ed eventi.
2.4.2
Risultati attesi dall’intervento
Il progetto “Parchi e Aree Archeologiche: la Villa di Teodorico e il Parco Archeologico di S.
Giovanni in Compito” è incentrato sulla valorizzazione complessiva delle emergenze storiche ed
archeologiche dei Comuni di Savignano sul Rubicone e di Galeata ed è composto da una
pluralità di interventi fra loro strettamente interconnessi che consentono di restituire alla
collettività un patrimonio storico e della memoria di inestimabile valore, favorendo
contestualmente la nascita di percorsi legati a questa ed altre realtà, attraverso l’organizzazione
59
anche di eventi culturali di rilievo che inducono ad aumentare le potenzialità attrattive del
territorio.
L’incremento dei visitatori avrà una ripercussione positiva su tutto il sistema turistico della
provincia forlivese,
nel corso di tutto il periodo dell’anno, in considerazione della non
stagionalità degli eventi legati agli interventi.
I risultati che ci si aspetta di perseguire attraverso la realizzazione del progetto sono i seguenti:
− creazione delle infranstrutture che permetteranno la fruibilità effettiva delle emergenze
archeologiche e storiche del territorio da parte di turisti e scolaresche;
− creazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo del Centro Studi dell’Università in
Romagna al fine di incentivare un turismo culturale;
− valorizzazione integrata di tutte le risorse del territorio: ambientali, enogastronomiche,
artigianali;
− potenziamento delle risorse culturali per incentivare l’occupazione soprattutto fra i giovani,
stimolando la creazione di un sistema di imprese che operino in campo culturale e turistico;
− realizzazione di strutture di accoglienza per i turisti.
2.4.3
Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del
mercato
Con riferimento al progetto “Parchi e Aree Archeologiche: la Villa di Teodorico e il Parco
Archeologico di S. Giovanni in Compito” si intende valorizzare il grande valore storico, artistico
ed archeologico del nostro territorio.
Da un lato, infatti, il pregio dei siti archeologici siti nel Comune di Galeata è testimoniato
dall’interesse dimostrato dall’Università di Bologna che negli ultimi dieci anni li ha eletti come
luoghi privilegiati per lo studio e l’approfondimento dell’archeologia in Romagna, decidendo
anche di sottoscrivere con altri attori del territorio (fra cui la Soprintendenza per i Beni
Archeologici) un protocollo di impegni reciproci.
Inoltre negli ultimi anni sono state organizzate numerose iniziative di grande valenza culturale
aventi come fulcro il Museo Civico Monsignor Domenico Mambrini (convegni archeologici,
seminari, etc.).
Infine, l’afflusso di visitatori, in progressivo aumento, registrato negli ultimi anni presso il
suddetto Museo e presso i beni culturali ed archeologici,
interessamento dei turisti e del mondo della scuola.
60
dimostrano un crescente
Dall’altro lato, per quanto riguarda gli interventi proposti dal Comune di Savignano sul
Rubicone, grazie all’ampliamento del Museo esistente sarà possibile fornire materiale di analisi
agli studiosi per la ricostruzione della storia del territorio e collegare il Museo alle altre
emergenze architettoniche del territorio attraverso un percorso ciclo pedonale che si integra con
le politiche locali del turismo sostenibile.
Inoltre, tramite il recupero del Ponte Medievale di Piazza del Torricino, si valorizzerà il
patrimonio culturale e storico della città dotandola di uno spazio riqualificato che sarà teatro di
attività culturali quali concerti, festival ed eventi legati alla fotografia ed alle immagini artistiche.
2.4.4
Ulteriori beni ambientali o culturali
Galeata
La presenza umana a Galeata risale alla preistoria, ma è probabile che i primi insediamenti siano
avvenuti in seguito al movimento degli umbri che tra VI e IV secolo a.C., pressati dai Galli Boi,
si ritirarono sulle colline. Da questi spostamenti potrebbe essere nata Mevaníola, caduta poi in
mano ai Romani (266 a.C.) e travolta dal crollo dell'Impero Romano d'Occidente. In seguito alla
scomparsa di Mevaníola il nucleo urbano si spostò più a valle, nel luogo dove sorge attualmente
Galeata. Verso la fine del V secolo si colloca tradizionalmente l'insediamento di due comunità,
una facente capo alla nascente Abbazia fondata dall’eremita Ellero, soggetta alla Chiesa
Ravennate e alla sfera di influenza di Firenze, l’altra posta più a valle e denominata burgus
Galliatae.
All'inizio del '400 il Comune di Galeata entrò a far parte della Signoria Fiorentina rimanendo
all'interno del Granducato di Toscana fino al 1859. Galeata non sfuggì alle contese tra i Medici e
i Visconti di Milano per il controllo della Romagna. Nel 1775 il Granduca di Toscana Pietro
Leopoldo accorpò i piccoli comuni della zona in un'unica amministrazione ubicata a Galeata.
Esaurita l'esperienza francese (1796-1814), il territorio galeatese tornò sotto la giurisdizione
granducale. Galeata divenne forlivese nel 1923 con la ridisegnazione dei confini fra Romagna e
Toscana.
− Museo Civico Monsignor Domenico Mambrini
Fondato nella prima metà del Novecento da Mons. Domenico Mambrini (1879-1944) e
donato all'Amministrazione Comunale dopo la sua morte, è stato recentemente trasferito nel
rinascimentale Convento dei Padri Minori di Pianetto. E' costituito da una ricca sezione
archeologica, in cui sono esposti i materiali provenienti dal sito della città romana di
61
Mevaniola, dalla villa di Teoderico, dall'Abbazia di S. Ellero e dal territorio del fiume
Bidente.
Il nuovo allestimento presso il Convento ha permesso la creazione di laboratori per lo studio
dei materiali archeologici e didattici, la realizzazione di un book-shop e di una sala
conferenze permanente.
Il museo è suddiviso in due sezioni: una storico-artistica e l'altra archeologica. Tra le sei sale
dedicate alla Sezione Archeologica, si ricordano in particolare le seguenti:
ƒ
Sala 3, nella quale vengono presentati al visitatore vari aspetti della città romana di
Mevaniola, cui si risale in base ai materiali rinvenuti nel sito durante le ricerche
archeologiche: dagli edifici pubblici, alla vita quotidiana fino ad arrivare all'ambito
funerario;
ƒ
Sala 5, le cui vetrine ospitano un'ampia scelta dei materiali rinvenuti durante le ricerche
archeologiche condotte nel sito della villa di Teoderico;
ƒ
Sala 6, ove è esposto il rilievo raffigurante l'incontro fra S. Ellero e Teoderico.
− Cippo che indica il Palazzo di Teodorico
E' l'unico elemento che testimonia l'insediamento, sul posto, del cosiddetto Palazzo di
Teodorico. Intorno al 500 d.C, il re dei goti, insediatosi a Ravenna, si recò con i suoi esperti
nella zona per restaurare l'antico acquedotto traianeo e, forse attratto dai boschi e dalla
selvaggina, decise di farsi costruire un palazzo di caccia, di cui sono state ritrovate le
fondazioni. Si tratta di un rinvenimento importante in quanto assai rare sono le testimonianze
che i goti lasciarono sul territorio.
− Abbazia di S. Ellero
Fu uno dei primissimi Monasteri d'Occidente e fulcro della vita sociale della Valle del
Bidente. Costruita poco dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente ad opera del
giovanissimo eremita Hilarius, per la sua edificazione furono utilizzati i materiali provenienti
dall'antica Mevaníola collocata poco più in basso.
L'attuale conformazione della chiesa può essere considerata originaria. In origine fu
certamente di stile bizantino, venne poi ricostruita tra X e XI secolo secondo le forme della
predominante arte romanica, mentre nel XVIII secolo buona parte dell'interno fu adattata al
62
gusto barocco del tempo. Il ripristino del millenario monumento galeatese, nel rispetto delle
sue parti originarie, è stato nuovamente attuato negli anni '50.
Nella cripta è collocata l’urna di S. Ellero, dietro la quale si trova la cella del Santo, meta di
continui pellegrinaggi.
Sulla volta della cripta si trova il cosiddetto “buco” che, secondo la tradizione popolare,
grazie all'influsso taumaturgico del santo, farebbe passare il mal di testa a chiunque vi
introduca il capo e si porga alla benedizione di S. Ellero.
− Chiesa di S. Maria dei Miracoli
Edificata nel 1497 come ex voto, è una delle più importanti chiese rinascimentali della
Romagna Toscana. Ha un chiostro a pianta trapezioidale; all'interno si presenta ad una sola
navata.
− Convento dei Frati Minori
Addossato alla Chiesa di S. Maria dei Miracoli fu costruito nel 1497. Edificio assai vasto
composto da due ordini di vani sovrapposti, è stato recentemente restaurato grazie ai
finanziamenti Obiettivo 5b 1994-2000 ed è sede del Museo Civico Monsignor Domenico
Mambrini.
Accostato con il lato maggiore al fianco meridionale della chiesa, si trova il chiostro che
presenta una pianta trapezoidale e delimita una piazzetta lastricata in pietra. Dall'interno del
convento emerge maestoso il campanile.
− Rocca
Fondata dagli Abati di S. Ellero come avamposto difensivo meridionale dei territori
abbaziali, passò prima ai Guidi di Modigliana, poi al Comune di Firenze, ai Montefeltro e ai
Medici.
Fu una specie di fortilizio da dogana per i traffici commerciali ove venivano effettuatati i
controlli su merci e persone.
Savignano sul Rubicone
Il primo nucleo abitativo della futura Savignano, il Compitum, sorse lungo quella che sarà la via
Emilia.
63
Durante il Medioevo appare citato per la prima volta un Castrum Savignani che apparteneva agli
arcivescovi di Ravenna; dopo la riconferma nel 1209 da parte dell'imperatore Ottone, gli stessi
arcivescovi concessero Savignano ai Malatesta di Rimini.
E' del 1359 la fondazione del primo nucleo della struttura urbana dell'attuale Savignano ad opera
del cardinale Albornoz.
Nel 1500 fu presa da Cesare Borgia; in seguito passò dalla Repubblica di Venezia allo Stato
della Chiesa; a metà del ‘500 divenne feudo del conte Guido Rangoni di Modena.
− Museo Archeologico del Compito
Dal 1998 la palazzina delle scuole elementari di San Giovanni in Compito, riadattata e
ristrutturata, ospita il Museo archelogico intitolato al suo fondatore, il sacerdote don Giorgio
Franchini che nei locali della canonica della adiacente Pieve di San Giovanni raccolse e
organizzò nei primi anni trenta i materiali archeologici dispersi e affioranti nella zona. Il
Museo, rinato grazie ad un accordo fra Comune, Soprintendenza Archeologica e Diocesi di
Rimini, sorge infatti nel cuore dell’area archeologica dalla quale provengono i reperti, che la
zona continua a restituire e che coprono un arco cronologico ampio, dalla preistoria al
medioevo. Fra il 1995 e il 2000 la Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna ha
condotto scavi sistematici che hanno portato alla luce le tracce di un insediamento
preistoirico, numerose fornaci protostoriche, una strada glareata di probabile epoca
repubblicana e una necropoli romana con un centinaio di tombe. Il Museo propone, lungo
l’intero arco scolastico, visite guidate, laboratori manuali per la realizzazione di manufatti
antichi, incontri tematici su aspetti e momenti della vita quotidiana con particolare
riferimento all’epoca romana, giornate archeologiche, percorsi guidati nel passato, concorsi,
spettacoli di animazione ispirati a storie e personaggi della vicenda archeologica locale.
− Ponte Consolare Romano
La tradizione locale vuole che il ponte sia coevo alla costruzione dell'antica Via Consolare
Emilia, cioè risalente al 187 a.C., e che si tratti dello stesso ponte che Cesare attraversò nel
49 a.C. In realtà non ci sono dati certi per una precisa collocazione nel tempo, ma le
caratteristiche simili a quelle del ponte romano di Rimini permettono di datarne l'edificazione
all'età augustea. Il ponte, dopo aver subito nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti,
nel 1944 fu fatto saltare dalle truppe tedesche in ritirata. Vi si pose rimedio con l'immediata
costruzione del cosiddetto ponte Bayley. Solo nel 1955 la Soprintendenza approvò il progetto
per la ricostruzione del ponte, ottenuto attraverso il parziale recupero dei blocchi rinvenuti
64
nell'alveo del fiume. Nel 2003 il Ponte fu sottoposto ad un altro intervento conservativo,
conclusosi solo recentemente e teso a restituire al Ponte un aspetto il più possibile conforme
a quello delle origini, attraverso una scelta idonea dei mezzi e dei materiali impiegati.
Fu Benito Mussolini, con atto d'imperio a riconoscere in questo fiume il celebre Rubicone,
cambiando il nome stesso della città da Savignano di Romagna in Savignano sul Rubicone.
− Rubiconia Accademia dei Filopatridi (Villa Gregorini):
L'Accademia Rubiconia dei Filopatridi (trae il suo nome dal greco Simpemenia, adunanza di
pastori) sorse nel 1801 per opera degli intellettuali locali Perticari, Boghesi e Amati, e va
considerata come una restaurazione e un riordinamento dell'Accademia preesistente, quella
degli Incolti, che sorse nel XVII secolo.
Giosuè Carducci fu per 20 anni presidente della Accademia Rubiconia dei Filopatridi e ne fu
poi nominato Presidente onorario perpetuo. 60mila volumi, 400 manoscritti, 20 incunaboli,
69 cinquecentine, 49 edizioni Bodoniane, oltre a 450 autografi, costituiscono il patrimonio
bibliografico dell'attuale Biblioteca che mano a mano è andata arricchendosi di opere
moderne per rispondere alle richieste di studiosi e studenti interessati alla consultazione. La
fervida attività dell'Accademia e gli autorevoli intellettuali che animarono la vita culturale di
Savignano nel XIX le fecero meritare l'epiteto di Atene di Romagna.
− Palazzo Vendemini
L'attuale Palazzo Vendemini era anticamente inglobato nel tessuto edilizio del castello
costruito nel XIV secolo. Quel che si vede oggi è il frutto di una serie di interventi
settecenteschi che ne hanno in parte assorbito, modificandoli, edifici preesistenti.
Attualmente è di proprietà dell'amministrazione comunale che nel 1990 ne ha curato i
restauri collocandovi
la sede della Biblioteca Comunale, dell'Archivio Storico e
dell'Informagiovani.
− Castello di Ribano
Nel 1037, anno al quale risalgono le prime notizie che citano un Castrum Gaii o Gabii,
l’edificio, il cui toponimo di Ribano derivi dal latino robinus (nome di una pianta da cui si
ricavavano colori per la tintura), fu donato al Monastero di S. Apollinare in Classe il quale,
verso il 1580, lo trasformò in una costruzione per metà fortezza e per metà convento.
65
Sarsina
Città di origine antichissima, fondata da popolazione di origine umbra tra il VI e il IV secolo a.C.
Già nel III secolo a.C. Sarsina governava un grande stato al di qua e al di là del crinale
appenninico che comprendeva alcune vallate romagnole e l'alto Tevere. La prima data certa della
storia sarsinate è quella della conquista da parte di Roma nel 266 a.C. Nel 250 a.C. vi nacque
Tito Maccio Plauto, il più grande commediografo latino di cui restano ventuno commedie ancora
oggi recitate con successo.
Alla fine del III secolo e all'inizio del IV secolo è qui vissuto San Vicinio, il primo vescovo e
Santo Patrono della città, la cui fama di taumaturgo ed esorcista si è mantenuta fino ai giorni
nostri.
Decaduta con il crollo dell'impero romano subì devastazioni e saccheggi e, pur passando da un
dominio all'altro (gli Ordelaffi, i Malatesta, i Veneziani) riuscì a conservare parte della propria
importanza per il fatto di essere sede vescovile.
Fino al 1859 fece parte dello Stato Pontificio e successivamente del nuovo Regno d'Italia.
− Museo Archeologico Nazionale
I materiali, distribuiti all’interno di tredici sale, sono tutti di provenienza locale e coprono un
arco cronologico esteso dalla preistoria all’alto medioevo. La documentazione più ricca e
significativa è quella di età romana, databile tra il III sec. a.C. e il IV d.C. Nel piano terreno
del Museo sono raccolti i materiali del lapidario, numerose epigrafi del più vecchio nucleo
mussale, monumenti sepolcrali, stele e cippi, ancora poggianti sull’originaria base, tra cui si
segnalano numerosi resti architettonici appartenuti a grandi mausolei.
Nel piano superiore sono disposte diverse raccolte di materiali che testimoniano gli aspetti
geologici, paleontologici e le tracce del popolamento pre-protostorico della vallata, fino
all’occupazione umbra. La documentazione più abbondante risale all’età romana, cui sono tra
l’altro riferibili numerosi corredi tombali e offerte votive. Tra i reperti provenienti dalla città,
oltre ad una campionatura di elementi costruttivi e pavimentali e ad alcune pregevoli
sculture, si ricordano gli arredi e le suppellettili di due domus della piena età imperiale.
− Basilica di S. Vicinio
Costruita negli anni intorno al Mille, è considerata uno degli esempi più pregevoli di stile
romanico in Romagna. Alla facciata sobria ed elegante fa riscontro l'interno solenne ed
austero che i restauri effettuati negli Anni Sessanta hanno riportato alle linee originali.
66
La chiesa è meta continua di pellegrinaggi e visite per ottenere, da sacerdoti appositamente
incaricati, la benedizione con la "Catena di San Vicinio" (collare in ferro che una tradizione
millenaria fa risalire al Santo), che viene posta al collo dei fedeli per la protezione contro il
maligno.
− Museo d’Arte Sacra della città e comprensorio di Sarsina
Il Museo si sviluppa lungo quattro ambienti tematici che raccolgono una rilevante collezione
di paramenti sacri, oggetti liturgici e dipinti, per lo più provenienti dai territori facenti parte
dell’area di competenza dell’ex diocesi di Sarsina, salvati dal degrado, da atti vandalici e
furti, spesso qui ricoverati per la rovina di quelle chiese e di quegli oratori non più officiati di
cui costituivano l’arredo.
2.4.5
Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata
Il recupero di beni culturali e archeologici e l’opportunità di renderli fruibili da parte dei
visitatori amplierà l’offerta turistica in termini di accoglienza, ricettività e ristorazione e
consentirà la commercializzazione dei prodotti tipici locali enogastronomici e di artigianato
artistico e tradizionale.
Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e
privata si rimanda all’ALLEGATO 1.
2.4.6
Interventi prioritari da realizzare sul territorio
Al fine di individuare le tipologie di attività imprenditoriali strategiche per i Comuni interessati
dal presente progetto (Galeata, Savignano sul Rubicone, Sarsina) ed analizzando la situazione
della ricettività emergono come prioritari per il consolidamento e lo sviluppo dell’offerta
turistica la riqualificazione delle strutture ricettive e la trasformazione degli edifici esistenti in
strutture ricettive in un’ottica di turismo sostenibile.
Per quanto riguarda le attività di ristorazione, si intende privilegiare quelle che valorizzano le
tradizioni ed i prodotti tipici.
Inoltre, la fruizione delle risorse culturali ed ambientali del Sistema Archeologico potrebbe
essere facilitata dallo sviluppo di servizi innovativi (quali servizi di visite guidate, realizzazione
di attività di informazione/animazione e di eventi), di imprese artigiane di produzione di prodotti
tipici e dalla riqualificazione di attività commerciali con caratteristiche innovative e con criteri di
67
sostenibilità e basso impatto ambientale in grado di aumentare la fruizione dei beni pubblici
oggetto di intervento con particolare riferimento: da un lato alla riqualificazione e promozione di
botteghe storiche e mercati storici; dall’altro all’attivazione o riqualificazione di esercizi
commerciali polifunzionali e startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione
tecnologica.
Infine il sostegno a servizi per l’accessibilità materiale (quali la realizzazione e/o riqualificazione
di book-shop all’interno dei musei - es. Museo Civico Monsignor Domenico Mambrini, Museo
Archeologico del Compito - e di sale e locali per l’organizzazione di eventi ed esposizioni) ed
immateriale (quali il noleggio mezzi di trasporto ecologici, in particolare mezzi utilizzabili da
portatori di handicap) fornirebbe ai visitatori indispensabili strumenti per meglio apprezzare le
risorse del territorio.
68
2.5 CESENA, CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE, FORLIMPOPOLI,
MELDOLA, GATTEO: “IL SISTEMA DELLE FORTIFICAZIONI DELLA ROMAGNA
PONTIFICIA E MALATESTIANA”
2.5.1
Descrizione della risorsa e del suo utilizzo
Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole
Fortezza di Castrocaro Terme
Si deve al Cardinale Anglico De Grimoard ed al suo censimento del 1371 la prima menzione del
Castello e della Rocca di Castrocaro. Agli inizi del XV secolo le opere murarie del Castello e
della Rocca subirono una serie di modifiche per adeguare le fortificazioni all'introduzione delle
armi da fuoco.
Altre modifiche vennero apportate per volontà della Signoria di Firenze all'inizio del XVI
secolo.Le ultime opere di miglioria furono approntate per volere di Cosimo de' Medici, nipote di
Caterina Sforza. In seguito alla costruzione della fortezza di Terra del Sole gli interventi furono
limitati alla sola manutenzione. Il 5 ottobre 1676 il Granduca di Toscana, Cosimo III,
considerando superflue le spese per il mantenimento della fortezza, ne ordinò, fra il malumore
degli abitanti, il completo disarmo. Ai piedi della fortezza si estende il borgo medievale.
Nell’ultimo ventennio l’amministrazione comunale ha provveduto al restauro del duecentesco
Palazzo della Guarnigione, la trecentesca Torre delle Segrete, la Chiesa di Santa Barbara, il
Cortile delle Armi, la Piccola Corte, la corte Grande e le Grotte. È inoltre ormai concluso il I°
stralcio i lavori di restauro e consolidamento delle Cannoniere.
Tali lavori sono stati svolti come segue: a seguito della istallazione del cantiere in adiacenza
della cortina muraria delle cannoniere, è iniziato lo scavo nelle camere ricoperte di detriti. Nella
seconda fase dello scavo è stato proseguito e completato lo svuotamento delle camere, fino alla
delineazione della reale forma e delle reali dimensioni dei vani rinvenuti. Nella seconda camera è
stato messo in opera un muro in mattoni pieni con relativa fondazione a consolidamento dello
sperone roccioso. Nella terza camera sono state rinvenute due archibugiere presenti nell’
“orecchio traditore”. Sempre in questa camera è stata anche rinvenuta una porzione di muratura,
forse a forma circolare, che potrebbe indicare la presenza di un’antica rondella. Sono state
consolidate le due volte a botte della seconda e terza camera nella parte superiore. A seguito di
saggi di pulitura della cortina in mattoni è stato ritrovato il cromatismo del mattone originale ed
69
è stato ricreato e messo in opera un mattone simile e con la stessa granulometria della malta. E’
stata ripristinata una prima parte della cortina.
L’edificio è sito in Via Fortezza a Castrocaro Terme.
Le cannoniere sono uno straordinario laboratorio adibito ad attrezzatura museale sia a livello
espositivo come ampliamento degli spazi già esistenti nella rocca, sia a livello di “museo di se
stesso” in quanto con esse è possibile studiare e conoscere l’evoluzione dell’architettura
fortificata – quella che consentiva l’esistenza stessa della società - dall’alto medioevo al periodo
rinascimentale, quando sulla fortezza intervennero Giuliano da Sangallo il Vecchio e, nel caso
particolare delle cannoniere, l’architetto granducale GiovanBattista Bellucci da Urbino.
Per creare un sistema turistico quanto più possibile destagionalizzato, verranno realizzati sistemi
informativi con la creazione di punti di permanente riferimento per i visitatori (garanzia dell’
apertura dei luoghi recuperati, informazione fornita da personale dedicato, etc..)
Comune di Cesena
Rocca Malatestiana di Cesena
Una delle rocche più belle e la più imponente della Romagna, costruita sul colle Garampo a
ridosso del centro cittadino, circondata dal parco della Rimembranza, con i suoi sentieri immersi
nel verde. Si hanno notizie su fortificazioni in questo luogo già a partire dal VI secolo, in
particolare sulla rocca vecchia che ospitò nel 1177 il Barbarossa e nel 1241 Federico II; più volte
ampliata, non ne restano che pochi ruderi (tra i quali la “torre dell’imperatore”) visibili nella
zona di Porta Montanara. Rimane celebre l'episodio della sua conquista nel 1357, da parte del
Cardinale Albornoz, legato pontificio, malgrado la strenua difesa di Cia degli Ubaldini, moglie
di Francesco Ordelaffi.
La Rocca attuale, di forma irregolarmente pentagonale, fu completamente ricostruita dai Papi
Paolo II e Sisto IV e venne ultimata nel 1477. Recentemente restaurati, i suggestivi
camminamenti interni congiungono i sette torrioni a sezioni diverse, offrendo uno splendido
panorama fino al mare. I camminamenti servivano ai soldati di guarnigione per spostarsi al
coperto e raggiungere qualsiasi punto della fortezza. Attraverso le feritoie che corrono lungo
tutta la cintura era possibile, inoltre, tenere sotto controllo i cortili interni.
Oggi, la corte della Rocca viene utilizzata per concerti e manifestazioni culturali durante la
stagione estiva, fornendo una cornice unica ad eventi spettacolari come la tradizionale festa
70
autunnale in costume medievale. Sulla corte si affacciano il “maschio” a pianta quadrata (che
ospita uno Spazio Espositivo delle Ceramiche Malatestiane) e la “femmina”, a pianta
rettangolare con baluardo poligonale a uno degli angoli (sede del Museo di Storia
dell'Agricoltura).
L’intervento verterà sui camminamenti interni lato ovest ed esterni lato sud: si procederà al
restauro per il recupero di alcuni tratti dei camminamenti interni in quanto preziosi manufatti
storici da conservare e rendere accessibili alle visite turistiche; i camminamenti esterni , già
accessibili, saranno oggetto di intervento di restauro nella zona sud dove verrà rifatta la
pavimentazione in mattoni, previa realizzazione di impermeabilizzazione, indispensabili per
eliminare le infiltrazioni d’acqua che si verificano in caso di maltempo, causando gravi danni
strutturali
Per conseguire gli obiettivi sopra esposti il progetto prevede inoltre il recupero del fabbricato “ex
casa del custode”, per il quale sono indispensabili interventi edili di restauro, e la realizzazione
di nuovi impianti tecnologici; per i camminamenti interni ed esterni sono infine necessari lavori
di restauro, di consolidamento, di impiantistica elettrica.
La Rocca si trova in Via Cia degli Ordelaffi.
L’intervento è necessario per mantenere e valorizzare l’aspetto architettonico dell’importante
complesso storico- monumentale che domina la città di Cesena e per far sì che tutte le sue
potenzialità siano sfruttate per nuovi eventi artistici-culturali e per ampliare gli itinerari delle
visite turistiche.
Comune di Forlimpopoli
Rocca Albornoziana di Forlimpopoli
Nel centro del paese si erge maestosa la Rocca; i lavori di costruzione del fortilizio, denominato
in origine Salvaterra, furono eseguiti sulle rovine dell’antica cattedrale, nella seconda metà del
XIV secolo.
Seguirono successivamente diverse modificazioni, a seconda delle esigenze dei vari proprietari:
lo Stato Pontificio, gli Ordelaffi, gli Sforza, il Valentino, i Rangone, gli Zampeschi, i Savelli, i
Capponi, la Municipalità.
71
Le modificazioni più vistose sono state, nei secoli, la demolizione del maschio centrale, le
quattro aperture ad arco nel lato di Piazza Garibaldi e il riempimento di parte delle fosse
castellane.
Ristrutturata nella seconda metà degli anni ‘70, la Rocca conserva intatta la sua mole a pianta
quadrangolare, con quattro torrioni agli angoli e il bastione d’ingresso rivolto a sud a ponte
levatoio ove è una lapide del 1535 che ricorda il soggiorno di Papa Paolo III Farnese.
L’ala nord è sede degli uffici municipali; nell’ala est, oltre al Museo Archeologico al piano terra,
al primo piano troviamo la Sala Consiliare, con una piccola cappella gentilizia, dedicata
all’Eucarestia, con pitture dell’inizio del XVII sec.
Nell’ala sud è il teatro qui costruito nei primi decenni dell’Ottocento in una sala che fu poi
risistemata, ampliata e inaugurata nel 1882. Il teatro è famoso per l’incursione del brigante
Stefano Pelloni detto il “Passatore” che nella serata del 25 Gennaio 1851 depredò i cittadini più
abbienti di Forlimpopoli. Nel bastione di sud-ovest ha sede il Centro Culturale Polivalente.
Tra gli interventi sono previsti: il raddoppio della superficie espositiva del museo archeologico e
relativo adeguamento normativo, rispetto agli standard; la realizzazione di spazi laboratorio per
scuole e gruppi, legati ai temi museali (epigrafia, mosaico, ricostruzione anfore); l’allestimento
della quadreria comunale e sezione moderna del museo; l’attivazione di spazi per eventi
culturali, mostre, spettacoli e laboratori.
È previsto un primo allargamento della sede museale, al fine di accogliere l’ultima parte dei
reperti provenienti dalla necropoli romana, e adeguamento degli accessi e dei sistemi di
sicurezza. Unitamente a ciò è previsto il risanamento conservativo di parte dei torrioni, da
rendere fruibili, ed oggi chiusi al pubblico.
La rocca si trova in Piazza Garibaldi, Forlimpopoli.
L’intervento è mirato a valorizzare al massimo il patrimonio storico archittettonico e
archeologico del comune di Forlimpopoli, dando particolare attenzione alla valorizzazione
attraverso la proposta di laboratori orientati alla didattica scolastica e alla visita di gruppi
organizzati, spesso interessati alle visite di altri siti di rilevanza nel territorio provinciale.
72
Comune di Gatteo
Castello Malatestiano di Gatteo
Il castello di Gatteo sorse nel XIII secolo presumibilmente sul luogo di un preesistente
accampamento romano. Nel corso dei secoli fu soggetto a diverse trasformazioni. Ha una
configurazione quasi quadrangolare ed è munito di una torre e cinque baluardi e circondato da
una larga fossa oltrepassabile con un ponte levatoio.
Nel lato orientale della cinta muraria si trova l'ingresso del castello, costituito da un arco a tutto
sesto sormontato da una torre quadrata, il cassero, dove sono visibili le corsie per lo scorrimento
delle travi che azionavano il ponte levatoio. Sulla sommità del cassero si trova la seicentesca
torre civica.
Nella seconda metà del '700 le mura, ad eccezione del lato orientale che conserva avanzi dei
beccatelli e della muratura, vennero abbassate e la fossa circondante il castello fu completamente
riempita di terra ed il ponte levatoio fu sostituito con un ponte in pietra.
Attualmente è stato realizzato il primo stralcio del progetto di “Piano di iniziativa pubblica del
Castello Malatestiano di Gatteo” e precisamente il restauro della torre principale e delle mura su
Vicolo del Fossone . Il secondo stralcio che si intende realizzare consiste nel restauro di un’altra
parte del castello andando a proseguire il percorso sulle mura e rendendolo agibile alle persone
con ridotta capacità motoria.
La destinazione d’uso degli interventi riguardanti il progetto generale è di pubblica fruizione per
gli i beni di proprietà della pubblica amministrazione. Gli spazi all’aperto saranno utilizzati per
l’aggregazione della collettività e per manifestazioni culturali all’aperto, inoltre vi saranno spazi
ad uso teatrale
L’edificio si trova in Piazza Castello, a Gatteo.
L’intervento è volto a rivalorizzare e a restituire alla collettività il castello Malatestiano di Gatteo
andando ad inserire rinnovate funzioni urbane capaci di costituire una nuova forza motrice per la
valorizzazione dell’intero capoluogo e per lo sviluppo dell’offerta a chi visita il territorio creando
elementi motivazionali nella vacanza (storia, cultura, artigianato locale, riscoperta tradizioni
locali) durante l’intero arco dell’anno complementare a quello balneare.
73
Comune di Meldola
Rocca di Meldola
Le sue origini risalgono a prima del Mille. Inizialmente era una semplice torre contornata da
mura, ma successivamente fu estesa e potenziata per farne la struttura difensiva che si intravede
tuttora. Sotto il breve dominio degli Ordelaffi (1350-1359) furono rafforzate le muraglie, i
bastioni e il maschio mentre a Malatesta Novello e al nipote Roberto, signori di Cesena, si
devono le ulteriori fortificazioni e l'ampliamento delle costruzioni della rocca oltre
all'innalzamento delle mura poste ad est. La Rocca restò quindi sotto Pandolfo Malatesta sino al
1500 allorché la vendette con tutto il suo feudo a Cesare Borgia. Tra il 1503 e il 1509 fu
restaurata dalla Repubblica di Venezia che da semplice presidio militare ne fece anche residenza
delle autorità. Dopo il 1531, l'allora signore della città Leonello Pio dei Conti da Carpi, la
trasformò nella sua principesca dimora arricchendola di un'imponente e maestosa costruzione
oggi non più visibile. Passata in seguito sotto gli Aldobrandini e i Pamphili subì ancora alcuni
interventi e alcune modifiche dovute soprattutto al terremoto del 1661. Durante le campagne
napoleoniche, nel 1797, fu occupata dai soldati francesi come alloggio e spogliata di tutto. Alla
restaurazione pontificia (1815) fu lasciata in abbandono. Il terremoto del 1870 diede infine il
colpo di grazia ai sontuosi edifici di un tempo.
Il Comune, divenutone proprietario nel 1995, ha iniziato lavori di restauro giunti pressoché al
termine. Il presente intervento concerne il completamento restauro delle mura lato nord, la
sistemazione area verde esterna sul lato nord ed il restauro di edifici della parte alta a ridosso
della torre del maschio.
La rocca si trova in Via I° Maggio, Meldola.
Si mira alla valorizzazione degli spazi della Rocca per la promozione culturale dell’area.
L’obiettivo è dunque la qualificazione, promozione e sviluppo di un sistema di visite
ecosostenibile collegato al sostegno dello sviluppo socioeconomico del territorio; la Rocca di
Meldola si candida in tal modo alla promozione del territorio e a poter ospitare eventi di livello
nazionale (Romagna Jazz, concerti) in grado di richiamare e attirare l’attenzione di pubblico e
visitatori nazionali ed internazionali per un turismo di qualità non alternativo ma integrativo.
74
2.5.2
Risultati attesi dell'intervento
Ci si attende un incremento dei visitatori nelle strutture oggetto degli interventi e su tutto il
territorio del “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana”.
Si prevede inoltre un’implementazione delle presenze nel territorio secondo criteri di
destagionalizzazione,
differenziazione
ed
integrazione
del
prodotto
turistico-balneare
tradizionalmente offerto, con il pregevole elemento di valorizzazione del patrimonio culturale e
ambientale.
Sono poi presumibili, per la natura stessa dell’offerta del prodotto culturale, una crescita del
rapporto visitatori fuori stagione/visitatori alta stagione e un aumento delle giornate di presenza
nel complesso degli esercizi ricettivi nei mesi non estivi. L’incremento dei visitatori avrà una
ripercussione positiva su tutto il territorio provinciale, nel corso di tutto il periodo dell’anno,
coinvolgendo la totalità dei comuni, in primo luogo quelli che presentano simili elementi di
attrazione storico culturali quali rocche, castelli, fortificazioni e vestigia del passato delle
Romagne.
È dunque da considerarsi altamente probabile, grazie al valore aggiunto offerto dal “Sistema
delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana”, un incremento della permanenza
su tutto il territorio provinciale.
Gli interventi del “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana” sono
inoltre strettamente aderenti all’Obiettivo specifico dell’Asse IV del POR-FESR 2007-2013; si
mira infatti, riqualificando alcune delle principali e meglio conservate fortificazioni della pianura
e dell’Appennino forlivese e cesenate, a valorizzare e promuovere il patrimonio culturale del
territorio.
Le operazioni sono contestualizzate in aree zone verdi urbane o in centri storici dunque si
prevede che la loro realizzazione fornirà sostegno allo sviluppo socio-economico dell’intero
territorio provinciale accrescendo l’offerta culturale ai visitatori e ai turisti e consentirà di
diversificare le proposte turistiche rispetto ad un orientamento esclusivamente volto a soggiorni
in riviera.
Accrescendo
il
turismo
nell’entroterra
e
dando
perciò
impulso
all’intero
sistema
dell’escursionismo, del turismo termale ed enogastronomico, si potrà incrementare la qualità del
turismo in quelle zone e orientarlo in direzione di una sostenibilità sempre più imprescindibile.
75
2.5.3
Coerenza degli interventi con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del
mercato
Gli interventi previsti nel progetto “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e
Malatestiana” consentiranno di trarre vantaggio dalle risorse storico-culturali, architettoniche ed
ambientali assicurandone la fruibilità, riqualificandole e soprattutto valorizzandole al fine di
ottenere impatti positivi sull’economia locale ed in particolare sul turismo sostenibile.
Le operazioni proposte consentiranno di rispondere alla domanda di turismo culturale abbinata
alla vacanza balneare (come previsto anche da alcune delle Linee Guida generali per la
programmazione delle attività di promozione e commercializzazione turistica anno 2008,
approvate dalla Giunta Regionale con deliberazione 02/07/2007).
La valorizzazione di importanti edifici storici come le rocche e castelli contribuiranno infatti a:
•
proseguire verso il fondamentale obiettivo della destagionalizzazione del movimento dei
visitatori del territorio;
•
introdurre ulteriori elementi motivazionali per incentivare le vacanze, considerando
promovendo prodotti complementari alla costa;
•
valorizzare in modo pienamente integrato tutte le risorse del territorio: ambientali,
enogastronomiche, artigianali;
•
promuovere le eccellenze del territorio per comunicare in modo innovativo l’offerta integrata
della nostra costa e del nostro entroterra all’estero;
•
stimolare un maggior numero di soggiorni nell’entroterra e di maggior durata sulla costa;
•
attivare la massima collaborazione fra tutti i soggetti, pubblici e privati, operanti nel settore
culturale e turistico per ottimizzare l’utilizzo delle risorse e delle competenze e per
concretizzare l'integrazione delle azioni di comunicazione e promozione.
2.5.4
Ulteriori beni ambientali o culturali
Cesena
Il primo nucleo di Cesena per opera degli "umbro-etruschi” intorno al VI-V sec. a.C. ma è solo
con l'arrivo dei Romani che assume la forma di villaggio. Del periodo repubblicano rimane oggi
ben visibile la colossale opera di centuriazione cui è sottoposto il territorio cesenate,
presumibilmente tra il 235 e 220 a.C., che suddivide la campagna in un perfetto reticolato ancora
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oggi visibile. Successivamente ,sottoposta alle incursioni dei barbari, a metà del VI sec. entrò a
far parte dell'Esarcato per poi passare nel VIII sotto il controllo pontificio.
Dopo il Mille crescono le volontà autonomistiche della città e alla fine del XII sec Cesena può
dirsi libero Comune. Il '200 vede Cesena oscillare tra libertà comunali e sottomissione alla
Chiesa o a signori locali, tanto che Dante, nel Canto XXVII dell'Inferno, nota: "E quella cu’ il
Savio bagna ‘l fianco,/ così com’ella sie’ tra ‘l piano e ‘l monte,/ tra tirannia si vive e stato
franco”. Nel '300 la breve Signoria degli Ordelaffi viene bruscamente interrotta dall'intervento
del legato pontificio Albornoz che sottopone la rocca a un lungo assedio (1357) fino ad
espugnarla.
Nel 1377 Cesena conosce un drammatico saccheggio da parte di un contingente di soldati
mercenari bretoni che mette a ferro e fuoco la città. L'anno seguente essa viene assegnata in
vicariato al Signore di Rimini Galeotto Malatesta: ha inizio per Cesena il momento di maggior
splendore nella storia cesenate. Nel 1429, di Malatesta Novello, appassionato bibliofilo e fine
mecenate, dona alla città la splendida Biblioteca, ricavata all'interno del convento dei Frati
Francescani. Compiuta tra 1447 e 1452, ma aperta solo due anni dopo, reca il progetto di Matteo
Nuti da Fano, discepolo di Leon Battista Alberti.
Nel 1500 le Romagne conoscono un nuovo padrone, Cesare Borgia; egli costituisce un piccolo
ma potente ducato e la città viene elevata al rango di capitale poi, caduto l'effimero ducato,
Cesena torna definitivamente alla Chiesa e a una dimensione locale dominata economicamente
dall'agricoltura.
Inaspettatamente, nel 1775, la città assurge nuovamente agli onori: il cesenate Giovan Angelo
Braschi diviene infatti Papa col nome di Pio VI, dando avvio alla triade di Papi cesenati (Pio VII
Chiaramonti, 1800-23, e Pio VIII Castiglioni, 1829-30, in realtà marchigiano, ma già Vescovo di
Cesena).
L'esperienza napoleonica (1797-1814) priva Cesena di un gran numero di monasteri, conventi e
chiese che precedentemente la ornavano.
Con l'Unità d'Italia per Cesena ha inizio un periodo di lotte politiche interne fra le componenti
liberale moderata, repubblicana, socialista. Ad un fine '800 in cui prevalgono i liberali, segue un
primo '900 repubblicano, segnato dalla figura di Ubaldo Comandini.
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Biblioteca Malatestiana
È il monumento più significativo della città, unica biblioteca di tipo monastico – conventuale
ad essersi conservata intatta nella struttura, negli arredi e nel patrimonio librario.
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Situata nell'area dell'ex convento di S. Francesco, la Biblioteca è a pianta basilicale a tre
navate, suddivisa da due file di 10 colonne ciascuna. Fondata da Malatesta Novello Signore
di Cesena nel 1452, conserva 340 manoscritti dei secoli IX-XV, in latino, greco ed ebraico.
Nel 2005 è stata inserita dall’UNSECO nel registro della Memoria del Mondo, affermando:
“La biblioteca contiene lavori di filosofia, teologia e scritti di natura biblica, così come di
letteratura scientifica e classica e di differenti provenienze. È un raro esempio di una
completa e meravigliosa collezione conservata dalla metà del XV sec., appena prima
dell'avvento della stampa in Europa. La collezione è un esempio unico di biblioteca
umanistica del Rinascimento, momento in cui le prime valutazioni sugli scritti e sugli
insegnamenti cristiani lasciavano la strada a varie considerazioni secolari”.
La Biblioteca Malatestiana è il primo bene culturale italiano a conseguire tale
riconoscimento.
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Biblioteca Piana
La Biblioteca Piana deve il suo nome a papa Pio VII Chiaramonti, che ne fu proprietario e
che la destinò alla città natale all'atto del testamento. Si compone di più di 5000 codici, quasi
tutti a stampa. Ospita inoltre la serie di 15 corali del XIV secolo del Duomo e
dell'Osservanza, ornati da finissime miniature.
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Museo Archeologico
Il museo, situato al piano terra dell'edificio della Biblioteca Malatestiana, presenta una
raccolta di reperti provenienti dall'area cesenate, dalla Preistoria fino all'Umanesimo.
Particolarmente ricca la collezione del periodo romano di cui si segnalano, fra le numerose
esposizioni, frammenti di armature (tardo impero), una placca bronzea con decorazioni a
sbalzo, una cintura di bronzo, un mattone dei “Figulos Bonos” (II-I secolo a.C.), la stele di
C. Salvius Secundus (II secolo), un sarcofago e coperchio di necropoli (IV-V secolo) e un
frammento di architrave. Di particolare interesse, le ceramiche e i due piatti in argento del IV
secolo rinvenuti nel 1948 sul colle Garampo.
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Convento di San Biagio
Le notizie sulla nascita di questo complesso sono imprecise e contraddittorie. La fondazione
risale probabilmente agli ultimi decenni del Trecento ma nel 1486 esso “fu refatto
suntuosamente” (Fantaguzzi). Il convento dovette raggiungere la sua massima espansione
verso la metà del Seicento, quando ospitava sessantanove monache e viveva un momento di
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attivo fervore edilizio. Nel 1650 si fabbricò il campanile, modificato poi da Agostino
Azzolini nel 1774.
L'11 luglio 1810 il monastero fu soppresso e tutte le suore espulse. Iniziava così la sua storia
di decadimento e manomissioni. Con la restaurazione del potere pontificio la chiesa venne
riaperta, mentre l'amministrazione dell'Ospedale del Santissimo Crocifisso insediava nel
convento la Casa di Ricovero per le Figlie del Povero. Nuovi lavori di ristrutturazione furono
intrapresi nel 1860 e, dopo la prima guerra mondiale, una parte del convento venne occupata
da un tabacchificio.
L'orfanotrofio è stato soppresso solo dopo il 1960.
Restaurato a partire dal 1975 il complesso è oggi un importante punto di riferimento per la
vita cittadina ospitando, oltre a un certo numero di abitazioni, una grande quantità di
attrezzature pubbliche: la Pinacoteca Comunale, un cinema, un ristorante, una videoteca, una
fonoteca, il Liceo Musicale, sedi di associazioni e varie altre attività. Della chiesa, che
conteneva un tempo un quadro di Giuseppe Milani (autore anche di affreschi nella perduta
cappella del SS.mo Sacramento), rimane oggi soltanto l'invaso, che costituisce l'ingresso al
cinema e al ristorante. Interessa ricordare che nella sala oggi occupata dal cinema erano
collocati i sessantadue stalli del coro delle monache le quali, attraverso un sistema di grate,
potevano seguire debitamente appartate le funzioni celebrate nella chiesa al piano inferiore.
La parte architettonicamente più interessante dell'ex convento è il cortile della loggetta, cui si
accede da una porta in fondo all'androne dell'ingresso principale. La loggia in laterizio al
piano terra appartiene probabilmente alla parte più antica dell'edificio, mentre la loggetta in
pietra al piano superiore risale ai rifacimenti quattrocenteschi. Dall'androne si prenda la scala
a destra: al primo piano si trova l'ingresso alla Pinacoteca Comunale. Il museo, che raccoglie
opere pervenute in proprietà comunale in tempi e per vie diverse, è stato aperto nel 1984 per
consentire la permanente esposizione di una raccolta che, se non può dirsi sufficientemente
completa né omogenea, merita di essere conosciuta. Il catalogo è disponibile all'interno; va
segnalata inoltre la bella iniziativa di pubblicare mensilmente una scheda che analizza una
delle opere esposte.
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Palazzo del Ridotto
Si tratta del maggiore tra i palazzi civici della città. Costruito tra 1401 e 1403, poi ampliato
tra 1466 e 1472, fu sede delle rappresentanze municipali (l'antico nome di 'Conservato' gli
deriva dall'organo dei Conservatori). Dal 1722 divenne poi ritrovo dei nobili cesenati (da qui
il nome di “Ridotto”); essi, nel 1782, in onore di Papa Pio VI Braschi, ne decretarono il
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rifacimento della facciata: il disegno di Cosimo Morelli portò a un pregevole esempio di
neoclassicismo, arricchito dalla grande statua bronzea del pontefice (F. Calligari, 1791)
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Fontana Masini
Realizzata da Domenico di Montevecchio tra 1586 e 1590, su progetto di Francesco Masini,
orna il centro di Piazza del Popolo ed è uno dei simboli di Cesena. E' realizzata in pietra
d'Istria e riccamente decorata, con stile che ricorda quello del Nettuno a Bologna. Sul lato
nord, stemma di papa Sisto V; sugli altri, di vescovi e cardinali.
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Cattedrale
Il Duomo di Cesena, nonché Cattedrale della Diocesi di Cesena-Sarsina, si presenta oggi
nelle fattezze che doveva avere alle origini, con facciata romanica e interno gotico. Edificato
su progetto di un tale Underwalden tra fine '300 e primo '400, venne dotato di campanile solo
in seguito (Maso di Pietro, 1456). All'interno, spiccano la Cappella della Madonna del
Popolo (1746-48), con cupola dipinta da Corrado Giaquinto (Genealogia della Vergine,
1750-51) e l'Altare del Corpus Domini (G. B. Bregno, 1494-1505).
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Santuario dell'Addolorata (Chiesa dei Servi)
Situato in centro, nei pressi di Piazza del Popolo, il Santuario dell'Addolorata è anche
conosciuto come Chiesa dei Servi. Eretto a metà del XVII secolo, sui resti di un antico luogo
di culto (di cui restano due affreschi del XV e XVI sec. sui contromuri d'ingresso), il
Santuario annovera al suo interno un importante dipinto di Carlo Saraceni (inizio XVII sec.),
con S. Carlo Borromeo che comunica un appestato.
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Chiesa di S. Domenico
Alla predicazione di S. Pietro Martire seguì l'edificazione di una chiesa a lui dedicata. Al suo
posto, tra il 1706 e il 1722, l'architetto F. Zondini realizzò l'edificio che oggi vediamo. Dopo
le spoliazioni napoleoniche, il parroco Domenico Bazzocchi raccolse in questa chiesa molti
dei dipinti dispersi nella città. E' così che oggi S. Domenico contiene un numero tale di
dipinti da essere definita una “seconda pinacoteca”. Tra questi, opere dei cesenati C. Serra e
C. Savolini (XVII sec.).
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Chiesa dei Santi Anna e Gioacchino di Cesena
La Chiesa dei Santi Anna e Gioacchino si trova in pieno centro storico a Cesena, le fa da
cornice la meravigliosa Piazza del Popolo.
La struttura risale al 1663 per opera della nobildonna Giacoma Sassi Fabbri.
All' interno si trovano due dipinti di grande formato, tra i più suggestivi nella produzione di
Cristoforo Serra (1600 - 1689), il principale pittore cesenate del seicento.
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Chiesa di S. Agostino
L'attuale Chiesa di S. Agostino è stata costruita nel 1700 su disegno di Luigi Vanvitelli.
All'interno sono conservate numerose opere artistiche, tra cui un Crocefisso del 1300,
l'Annunciazione' di Girolamo Genga (1500), quadri del Milani, Cristoforo Serra, Coda.
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Chiesa di S. Cristina
Deliziosa chiesa neoclassica la cui struttura interna ricorda il Pantheon. Venne edificata nelle
forme attuali per volontà di papa Pio VII Chiaramonti, di ritorno dall'esilio tra 1816 e 1825,
su progetto di Giuseppe Valadier.
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Santa Maria del Monte
La Basilica è situata sulla cima del colle Spaziano da dove domina Cesena; su questo luogo
fu eretta nel X secolo una piccola cappella; a seguito di diversi eventi miracolosi furono
eretti, verso l’anno Mille la prima basilica a tre navate e il monastero benedettino. Nel 1318
all’abbazia giunse la statua della Madonna proveniente da Montereale; ciò inaugurò l’ancora
fervente venerazione mariana di cui è testimonianza la grande collezione di ex voto
conservata nel deambulatorio con tavolette che risalgono al XV secolo fino ai giorni nostri.
Nel 1356 l’abbazia fu occupata da Francesco Ordelaffi che la profanò trasformandola in
fortezza. Subì numerosi rifacimenti in età malatestiana e nel XVI secolo.
Presenta all’interno numerosi pregevoli affreschi e un notevole coro in noce del 1562;
interessanti anche numerosi reperti conservati nella cripta. Nell’adiacente convento sono da
notarsi la biblioteca, l’erboristeria e un pozzale del 1588.
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Teatro Alessandro Bonci
Edificato tra il 1843 e il 1846, è uno dei più prestigiosi teatri storici d'Italia. Il progetto
originale è di Vincenzo Ghinelli, che realizzò l'esterno in stile neoclassico in forme
piermariane e l'interno a 4 ordini di palchi e loggione, decorato da Francesco Migliari. La
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macchina teatrale pensata da Ghinelli si rivela armonica e solida, con un particolare
equilibrio formale e funzionale che fa di questo teatro uno dei preferiti da attori e cantanti,
per la perfetta acustica e la particolare grandezza del palcoscenico. La capienza è di circa 800
persone (platea da 220 posti, palchi di I, II, III e IV ordine, loggione). Il Teatro Bonci riveste
un importante ruolo di promozione teatrale, essendo riconosciuto a livello regionale e
collaborando con altri Comuni e altri soggetti per la creazione di reti informali su diversi
progetti.
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Palazzo Albornoz
Il nucleo originario fu edificato per volontà del cardinale Albornoz (1359-62). Durante l'età
malatestiana fu sede della corte e, successivamente, del governatore pontificio. Solo dal 1722
accolse gli organi comunali; contestualmente, venne ampliato e posto nelle attuali forme
neoclassiche. Al primo piano, nel salone, è esposto un prezioso pavimento musivo di epoca
tardo-romana.
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Ponte Vecchio
Deve il suo nome a papa Clemente XII, per volontà del quale fu costruito a partire dal 1732. I
lavori, su un progetto cui contribuirono anche Fuga e Vanvitelli, ebbero termine nel 1772.
Presenta quattro pilastri in cotto e pietra d'Istria recanti stemmi e lapidi dedicatorie.
Castrocaro Terme e Terra del Sole
Castrocaro Terme
L'antica Salsubium dei Romani, nota per la ricchezza delle sue acque salse, prese nel Medioevo il
nome di Castrocaro, derivato forse da Kaster Kar (in lingua celtica, “sperone roccioso”), o forse
da Castrum Cari (cioè “accampamento di Caro” o “di Carino”, imperatori Romani del III
secolo).
La storia del comune di Castrocaro, citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia, nella
celebre invettiva contro alcune nobili famiglie di Romagna, abbraccia due periodi ben distinti: il
dominio diretto e quasi ininterrotto della Chiesa fino al 1403 e quello di Firenze fino all'Unità
d'Italia, con la breve parentesi dell'esperienza napoleonica.
Governato sotto lo Stato della Chiesa dagli Arcivescovi di Ravenna e da nobili famiglie del
tempo, fra le quali gli Ordelaffi e i Manfredi, il Comune tentò per brevi periodi di rendersi
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indipendente, ma dovette sempre ricorrere alla protezione pontificia. Sotto il dominio dei
Fiorentini rimase per lungo tempo capoluogo delle province della Romagna Toscana.
Con la costruzione della vicina cittadella medicea di Terra del Sole e il successivo trasferimento
degli uffici amministrativi e giudiziari nella nuova località, Castrocaro perse d'importanza finché
nel 1830 il professor Antonio Targioni Tozzetti scoprì lo jodio e il bromo contenuti nelle acque
minerali della zona che nuovamente vennero essere utilizzate a scopo terapeutico. Da allora il
nome di Castrocaro è legato all'efficacia delle sue cure termali
Insieme ad altre città nel 1923 Castrocaro passò alla Provincia di Forlì.
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Torre campanaria
E' un solido manufatto costruito sulle rovine di un'antica torre ubicata poco sotto la Rocca.
Colpita da un fulmine il 21 giugno 1497 e distrutta per l'esplosione delle polveri contenute al
suo interno, aveva svolto per lungo tempo la funzione di bastione difensivo. Trasformata
successivamente in Torre dell'Orologio, ospita una campana di 13 quintali fusa nel 1841 dai
fratelli Balestra di Cesena.
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Palazzo dei Commissari
Ora Palazzo Giglioli, restaurato in questi ultimi anni. Fu dimora dei Capitani di giustizia e dei
Commissari generali inviati da Firenze tra il 1500 e il 1579. Fu ampliato negali anni
1541/1542 dal Commissario generale Jacopo de Medici. Sopra l'ingresso è scolpito lo stemma
mediceo con la corona granducale (1566).
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Battistero di S. Giovanni
Ubicato sulla salita che conduce alla fortezza, era l'edificio sacro a servizio del Castellano e
della guarnigione. Ricordata come chiesa sin dal 1292, consolidato nel 1938, mostra,
soprattutto nella parte superiore, evidenti segni di rifacimento. È stato recentemente
restaurato.
All'interno: Vasca sarcofago, impiegata per le immersioni battesimali è in marmo d'Istria
scolpito a bassorilievo. Datata tra il VII e VIII secolo d.C. venne trasferita in S. Giovanni nel
1500 dalla Pieve bizantina di S. Reparata.
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Palazzo Piancastelli
Costruito nel 1718 da Bartolomeo Conti su terreno di proprietà dei frati camaldolesi è stato
ristrutturato in forme classiche nel 1938. Pregevole l'ingresso con lo scalone.
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Chiesa conventuale di S. Francesco
Intitolata ai santi Nicolò e Francesco anticamente fu la chiesa di un convento francescano; il
tempio attuale risale al 1398. Subì ristrutturazioni radicali nel 1520 e nel 1932. Soppresso il
convento nel 1783 la chiesa divenne parrocchiale. L'interno è ricco di affreschi e pale d’altare
tra cui un trittico del pittore Marco Palmezzano; pregevole inoltre il pulpito in arenaria datato
1533.
Terra del Sole
La città Terra del Sole può vantare, evento raro per un insediamento urbano, il proprio atto di
nascita; essa fu voluta e pianificata da Cosimo de' Medici, Granduca di Toscana, l'8 dicembre del
1564, quale capoluogo amministrativo, militare e giudiziario dell'intera Romagna dominata da
Firenze. Posta ad appena due chilometri da Castrocaro, Terra del Sole riassume in sé, a partire
dal nome (Eliopoli), l'essenza stessa di un'epoca e rappresenta uno dei più interessanti esempi di
"città ideale” del Rinascimento. Fu simbolo del potere ducale dal 1579, anno in cui vi si trasferì
la corte commissariale e il bargello e per due secoli resterà il centro della Romagna-Toscana.
La città ideale fu soprattutto città-fortezza e tribunale; la presenza di Firenze si concretizzò
soprattutto nell'esercizio della giustizia, fino al 1772, anno della riforma del sistema
giurisdizionale. Quattro anni dopo, nel 1776, la provincia della Romagna fiorentina, ormai priva
di significato all'interno del nuovo sistema degli Stati, fu abolita tuttavia Castrocaro e Terra del
Sole rimasero parte del Granducato fino all'Unità d'Italia.
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La città ideale
Concepita non come semplice fortilizio, ma come città fortezza, un rettangolo bastionato con
iscritto un centro abitato ad uso civile e militare, Terra del Sole fu progettata dall'architetto
militare Baldassarre Lanci di Urbino. Il centro storico è cinto da un perimetro rettangolare di
mura bastionate (Bastione di S. Maria, di S. Reparata, S. Andrea e S. Martino) cui si accede
da due porte difese da due castelli, in cui è inserito l'abitato con un singolare impianto
urbanistico. Le case a schiera dei borghi maggiori, Romano e Fiorentino, ricalcano due
tipologie, a seconda che siano destinate ad abitazioni civili o a quartieri militari per la
guarnigione. Da sottolineare che le due strade principali sono larghe quanto l'altezza delle
case. Oggi la strada entra nel paese attraverso due varchi nelle mura.
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Porta Fiorentina
Costituisce uno dei due accessi, l'altro è la Porta Romana verso Forlì, alla cittadella di Terra
del Sole. A dimostrazione della cura con cui si erano approntate le difese ai due ingressi, la
Porta Fiorentina era sovrastata dal Castello del Capitano delle artiglierie, e la Porta Romana
dal Castello del Governatore.
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Castello del Governatore
Situato sopra la Porta Romana, è a forma stellata, ovvero con contrafforti a spigolo a difesa
dai colpi di cannone. Nell'ammezzato accoglie l'Archivio Storico Comunale, ricco di 1500
filze, comprendente gli atti del Tribunale di prima istanza il cui più antico documento risale
al 1490.
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Cammino di ronda e garitta
Attorno alle mura di Terra del Sole, lunghe 2.087 metri e alte 12,36, correva il cammino di
ronda per le sentinelle, sono ancora visibili le 16 garitte di cui era composto.
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Palazzo Pretorio o dei Commissari
L'edifico si affaccia su piazza Garibaldi, l’antica piazza d’armi, luogo che offre al visitatore
l’impressione di trovarsi in una città-museo ove è ancora palpabile l’antico spirito
rinascimentale.
Il palazzo è di forma quadrangolare di 40 metri per lato, grandioso e armonico, classico
esempio di architettura rinascimentale, ha di fronte la chiesa di Santa Reparata, alla sinistra il
Palazzo del Provveditore e a destra quello della Cancelleria. Sul fronte appaiono gli stemmi
dei Governatori che si sono succeduti; l’interno è ricco di affreschi
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Museo dell'uomo e dell'ambiente
Il Museo è organizzato in 14 sale che raccontano la genesi del territorio e la presenza
dell'uomo a partire dal paleolitico inferiore fino alla rivoluzione industriale del secolo scorso
(ricostruzione di ambienti abitativi, mestieri, il ciclo del grano, il ciclo del vino, reperti
archeologici).
La visita al museo comprende anche le sette celle delle Carceri criminali e l'antica aula del
Tribunale Criminale.
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Palazzo dei Provveditori
Posto nella testata del borgo romano, fu sede del Ministro che custodiva l'amministrazione
dei beni demaniali e delle scorte, nonché la manutenzione delle difese militari e delle armi
per tutta la provincia.
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Stemma Mediceo
Collocato sull'angolo del Palazzo dei Provveditori era lo stemma del Granduca Francesco,
figlio di Cosimo, e reca la data del 1597, anno in cui fu definitivamente conclusa la
costruzione di Terra del Sole.
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Chiesa di Santa Reparata
Fu edificata successivamente alla costruzione della città fortezza, a partire dal 1592 in
perfetta croce latina con soffitto a capriate. Il campanile fu terminato solo nel 1825. La chiesa
prese il nome dell'antica Pieve bizantina, risalente al VI sec i cui resti sono ancora visibili a
mezzo chilometro a nord di Castrocaro Terme.
Forlimpopoli
Cittadina ricca di storia, fondata dal console romano Popilio Lenate nel 132 a.C. con il nome di
Forum Popili, Forlimpopoli entrò a far parte dell'Esarcato di Ravenna ed ebbe il suo primo
vescovo, l'ateniese Rufillo, nel V secolo, sul cui sepolcro sorse, appena fuori dell'abitato,
un'abbazia benedettina. Nel VIII secolo passò sotto il dominio della Chiesa.
Nel secolo XIII entrò nell'orbita della famiglia degli Ordelaffi da Forlì ma fu riconquistata dalla
Chiesa con il Cardinale Albornoz che nel 1361 ne ordinò la distruzione e poi fece ricostruire la
Rocca al posto della Cattedrale con quattro torrioni circolari e camminamento di ronda. Nei suoi
sotterranei è allestito oggi il Museo Archeologico civico con magnifici mosaici, manufatti in
bronzo e vetro e reperti di anfore vinarie prodotte in epoca romana imperiale. Nei secoli XV e
XVI Forlimpopoli fu posseduta da diversi signori, tra i quali Caterina Sforza e Cesare Borgia.
Nel 1535 la città fu concessa dal Papa, come feudo perpetuo, ad Antonello Zampeschi, poi ai
propri eredi, i principi Savelli, e quindi al cardinale Capponi.
Dopo la parentesi napoleonica, Forlimpopoli tornò sotto il governo pontificio; durante il
Risorgimento la cittadina partecipò attivamente ai moti liberali.
Nel 1820 ha dato i natali al padre della gastronomia italiana, Pellegrino Artusi che per l'opera
“La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene” oggi è considerato il padre della gastronomia
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italiana; in suo onore tutti gli anni Forlimpopoli celebra la Festa Artusiana, manifestazione
artistico-culinaria a livello internazionale.
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Basilica di San Rufillo
La Basilica è dedicata all'ateniese S. Rufillo, primo vescovo della Diocesi di Forlimpopoli e
patrono della città.
La chiesa fu costruita a ridosso della città nel VI secolo e alla fine del sec. X venne affiancata
da un’abbazia dedicata al Santo e costruita dai monaci benedettini rimasti a Forlimpopoli
fino ai tempi dell’Albornoz. Radicali modifiche furono apportate nei primi anni dell’’800
quando si provvide al rialzamento della navata centrale, al rifacimento della facciata e alla
costruzione del pronao neoclassico.
All’esterno, sul lato Sud, si erge il campanile in stile lombardo dal quale, in basso, sporge la
testa di un leone marmoreo di età romana. Accanto all’ingresso principale della chiesa, sono
collocati due pregevoli monumenti sepolcrali del ‘500, in pietra d’Istria, dedicati a Brunoro I
e Brunoro II Zampeschi.
L’interno è diviso in tre navate: in fondo a quella centrale, sotto l’altare del presbiterio, è
collocata la cassa reliquiario che contiene le spoglie del Santo.
Nel presbiterio è posta l’antica Cattedra marmorea vescovile e lungo il muro dell’abside è un
coro in legno di noce del XVIII secolo; spiccano nell’abside e lungo le navate numerose pale
d’altare di pregio. Al centro del presbiterio sono custodite le spoglie di S. Rufillo.
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Chiesa dei Servi
Verso la metà del XV secolo i Servi di Maria si insediarono a Forlimpopoli nell’ospedale e
nell’oratorio dei Battuti Neri, locali che alcune decine di anni dopo furono dai frati
trasformati in una chiesa più ampia con annesso convento; fu all’inizio del ‘700 che i Servi
diedero alla chiesa l’aspetto slanciato e suggestivo che si offre oggi all’attenzione dei
visitatori: una serie di costruzioni che si susseguono e si innalzano creando una vivace
sequenza di masse, alla cui sommità si staglia il caratteristico torrione settecentesco, che
supera in altezza anche il campanile.
L’esame delle strutture murarie esterne mette in evidenza le tappe principali della storia
edilizia del fabbricato: l’elegante portale dell’oratorio quattrocentesco, l’avanzo di un muro
antico con due finestrelle ad ogiva (ora murate) probabilmente appartenenti all’ospedale
medioevale.
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Nell’interno ricco di decorazioni ed eleganti arredi spiccano sei grandi nicchie con altari
ornati da dipinti di pregio.
-
Teatro Giuseppe Verdi
La sala del teatro esisteva all'interno della Rocca già dal 1821. Nel 1861 si decise di
restaurarla e rinnovarla rinforzando le volte sotto la platea, costruendo due gallerie sorrette
da sottili colonnine in ghisa, ridotto a piano il soffitto, aggiungendo il vano scala e
abbassando il piano del palcoscenico. Il pittore forlimpopolese Bacchetti dipinse il soffitto e
il sipario, rappresentando su questo la distruzione di Forlimpopoli ad opera dell’Albornoz. Il
teatro venne inaugurato il 12 ottobre 1882 e intitolato a Giuseppe Verdi nel 1901. Un
ulteriore restauro è stato posto in atto durante i lavori di ripristino nella Rocca, restituendo il
teatro al suo pubblico alla fine del 1982.
Gatteo,
Gatteo nasce come stanziamento romano, sorto in vicinanza dell'antico Compitum - l'attuale San
Giovanni in Compito.
Alla fine del X secolo grazie alla costruzione di una struttura di difesa fortificata da un muro ad
una testa l’insediamento cominciò a prendere le sembianze di Castello.
Nei secoli XIII e XIV Gatteo diventò libero Comune. Nel 1353, dopo essere stato sottratto alla
giurisdizione del Malatesta, passò sotto il dominio del Papa e dal 1452 divenne feudo dei Conti
Guidi di Bagno. Agli inizi del '500 entrò a far parte del Ducato di Romagna; nel 1505 venne
ripristinato il sistema feudale con il ritorno dei Conti Guidi di Bagno, i quali rimasero al potere
fino al 1656, quando il Feudo di Gatteo tornò direttamente nelle mani del Pontefice.
Nel 1860, passato al Regno d'Italia, Gatteo divenne Comune autonomo.
-
Oratorio di San Rocco
A questo Santo, che secondo la tradizione popolare debellò la peste, fu dedicata la
costruzione, nel 1484, dell'Oratorio o Chiesetta a capanna di San Rocco, al cui interno ancora
oggi sono presenti numerosi affreschi votivi legati ai periodi di pestilenza del 1435-36 e
1458-61 che risalgono ai secoli XV-XVI e che rappresentano oltre a San Rocco e San
Sebastiano, la Madonna con Bambino, Santa Lucia e la "Crocifissione con la Maddalena e le
pie donne”.
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Meldola
Le origini di Meldola risalgono all’epoca romana; nel 200 a.C. nel suo territorio si fermarono le
truppe del prefetto C. Oppio i cui soldati abbandonarono le armi per darsi all'agricoltura.
Ulteriore testimonianza rimanda al II secolo d.C. ed è riferita alla costruzione di un acquedotto a
monte dell'attuale sito meldolese voluta dall'imperatore Traiano; i resti di tale opera sono ancora
oggi visibili. Parte dell'attuale centro storico sorge sui resti di una villa, risalente al V-VI secolo,
definita teodoriciana poiché il re Teodorico quando nel 502 restaurò l'acquedotto traianeo,
modificò e ampliò l’opera in alcune parti facendo edificare una villa.
Nel 1035, con l'atto che sigla il passaggio della Rocca agli Arcivescovi di Ravenna, Meldola
entra ufficialmente nella storia; nei secoli seguenti essa fu coinvolta nelle contese fra i signori
locali.
Difesa dalla famiglia Calboli su richiesta dello Stato Pontificio, nel 1350 Meldola fu conquistata
dagli Ordelaffi, signori di Forlì; nel 1399 fu concessa in feudo ai Malatesta che insieme alla
Chiesa l'amministrarono fino al 1500. Successivamente vi dominarono il Valentino, la
Repubblica Veneta, i Pio da Carpi e gli Aldobrandini.
Fino all'arrivo dei soldati napoleonici nel 1797 vi governarono i Doria-Pamphili e i Borghese;
dopo la restaurazione pontificia i Doria-Pamphili tornarono in possesso di tutti i beni confiscati
dalla Repubblica Cispadana. Nel 1882 il governo unitario conferì a Meldola il titolo di città.
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Loggiato Aldobrandini
Fu costruito nel 1609 ad opera della famiglia Aldobrandini nel tratto verso mezzogiorno delle
mura civiche fatte demolire allo scopo. A firma dell'opera gli Aldobrandini lasciarono sullo
splendido doppio loggiato i motivi araldici con il loro stemma, le stelle e la sega, tuttora
visibili.
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Casa natale di Felice Orsini
Risale al XVIII secolo e la sua fabbrica, a pianta rettangolare, si sviluppa su tre piani ed è
caratterizzata da una facciata in cotto a vista la cui parte centrale è raccordata al tetto
mediante due eleganti volute. L’edificio che diede i natali al patriota che attentò alla vita di
Napoleone III è uno dei nobili palazzi in cui soggiornarono insigni famiglie. Sorto per essere
residenza signorile della casata Borghese Aldobrandini prima e Doria Pamphili poi, fu
successivamente trasformato in caserma e in carcere.
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Ex Monte di Pietà
La costruzione del palazzo fu commissionata nel 1569 da Leonello Pio dei Conti di Carpi,
signore della città, che ordinò anche la compilazione delle prime norme regolamentari per la
sua gestione. L'edificio, la cui facciata è opera dell'architetto Giovan Battista Aleotti detto
l'Argenta, uno dei maggiori architetti dello Stato Pontificio, è costituito da un ampio corpo
ora completamente ristrutturato.
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Chiesa di S.Nicolò
Erede della scomparsa Pieve risale al 1180. L'interno consisteva in due navate divise da
colonne che portate poi a tre nel 1728. Dopo il terremoto del 1870 si arricchì del presbiterio e
dell'abside, sorti sul luogo di un'angusta canonica.
All'interno un affresco, datato 1502, attribuito al pittore forlivese Menzocchi. Ubicato nella
terza cappella a destra, riproduce un crocifisso che prima del terremoto del 1561 si trovava
presso la porta cittadina superiore; a quel Crocifisso, come riporta una lapide in latino affissa
sul Palazzo Comunale, la fede popolare attribuiva il miracolo della salvezza della città dal
terremoto del 1661 che aveva distrutto tutte le città limitrofe.
È inoltre visibile una statua di Madonna col Bambino in terracotta policroma, datata 1489,
arte popolare toscana. Nella chiesa, sin dal 1621, si venera la Beata Vergine del Popolo,
patrona della città.
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Ex Ospedale del Crocifisso
Progettato nel 1602 da Giovan Battista Aleotti, fu voluto dal Cardinale Aldobrandini. In un
unico edificio il progettista ha inglobato la cappella della preesistente chiesina insieme al
corpo e alle corsie dell'ospedale. La planimetria ha uno sviluppo ad “u”, strutturato su due
piani, con corte interna e giardino su due livelli comunicanti per mezzo di una scala a due
rampe.
All'interno un pregevole ciclo di affreschi di scuola Melozziana realizzato nel 1508, adorna
la Cappella del Crocifisso; essa è incastonata nel Palazzo dell'Ospedale ed è costituita da
un’abside quadrangolare gotica, con coperture a botte, risalente al 1417.
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Chiesa di S. Francesco
Poco rimane della primitiva chiesa edificata nel 1249, forse l'abside, adattata però alla nuova
costruzione in cui la facciata venne nascosta da un portico e dal sovrastante basso corridoio.
All'interno le cappelle sono divise dalla navata centrale da balaustre marmoree, il soffitto è
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reso pesante dalle decorazioni. Il tutto è in stile barocco. Attiguo alla chiesa è collocato il
chiostro.
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Palazzo Comunale
Fu costruito nel XVIII secolo per volere della famiglia Doria Pamphili che volle trasferire
qui, nella piazza principale, la residenza comunale. Fu ampliato a fine '800 in contemporanea
con l'abbattimento dell'attigua porta cittadina.
La sua parte più significativa è il portico con volte a crociera che affaccia sulla piazza.
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Torre civica
Risale al XVIII secolo e fu costruito insieme al Palazzo Comunale quando la famiglia Doria
Pamphili spostò nella piazza la sede comunale.
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Teatro Dragoni
Opera dell'architetto forlivese Giuseppe Missirini su incarico di un gruppo di facoltosi
cittadini meldolesi risale agli inizi dell'Ottocento.
Si compone di un ingresso a colonne doriche ed archi di linee tardo cinquecentesche,
l'interno è dotato di una cavea con tre ordini di palchi più il loggione.
Il primo spettacolo venne allestito agli inizi del 1838 ma le decorazioni furono realizzate tra
il 1876 e il 1877 dal pittore bolognese Samoggia.
Dopo molti anni di assidua attività, nel 1954 venne chiuso al pubblico perché inagibile.
Riaperto nel 1984 fu intitolato a Giovanni Andrea Dragoni, grande musicista meldolese
vissuto nel Cinquecento.
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Pavaglione
Nata come loggia mercantile per il commercio dei bozzoli da seta venne costruita nei primi
decenni dell'800 ed è ancor oggi un sereno spazio racchiuso nel cuore del centro. L'uso del
colonnato dorico realizzato a mattoni con capitelli in tufo calcareo riprende il modello
presente nella facciata del vicino teatro.
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Ponte dei Veneziani
Solca con le sue volte poderose le acque del fiume Bidente. Esistente anche prima del
dominio della Serenissima, se ne trova menzione sin dal 1300, fu tuttavia risistemato e in
parte rifatto durante la dominazione da parte della Repubblica di Venezia. Nel corso dei
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lavori realizzati nel 1934 alla base del ponte per chiudere le voragini provocate dalla caduta
delle acque, si osservò che le sue fondamenta poggiavano su palafitte, e paragonandole alle
fondamenta della città lagunare, si accreditò tutta la costruzione ai veneziani.
Altri Comuni con rocche e/o emergenze comprese nel sistema delle fortificazioni e loro
principali beni culturali:
Bertinoro
In posizione panoramica, Bertinoro si trova sulle pendici di due colli, Monte Cesubeo e Monte
Maggio da cui domina un suggestivo paesaggio la cui vista si estende fino al mare. La comparsa
dell'uomo nel territorio bertinorese risale alla prima età del ferro.
La storia ha dato forma al paese sviluppatosi ai piedi dell’elegante Rocca, facendo nascere una
piccola città a misura d'uomo, nota ieri e oggi per i suoi vigneti ed i suoi pregiati vini. La
struttura monocentrica di Bertinoro con il suo centro urbano originariamente raccolto intorno alla
Rocca divenne bicentrica quando, agli inizi del XIV secolo, per volere di Pino Ordelaffi fu
ultimata la costruzione di Palazzo Ordelaffi, attualmente sede del Comune.
Sulla piazza della Libertà, adiacenti al municipio, sorgono il complesso della Cattedrale (ex
Oratorio di Santa Caterina d'Alessandria, patrona della città) e la Torre civica, fino al XVI secolo
faro della città. Sono ancora visibili parti delle antiche mura e di numerosi torrioni e porte.
All’interno delle mura un intreccio di vie e viuzze acciottolate offre percorsi pedonali alternativi
e scorci di paesaggio e di forme di vita quotidiana legate ad antiche consuetudini: dalla sinuosa
via delle Mura da cui si domina Bertinoro bassa alla zona detta di Piripec, ove confluiscono
ripide e tortuose stradine; più su inerpicandosi in mezzo al verde e al silenzio, si giunge alla
Rocca.
In cima al borgo sorge la rocca millenaria, anteriore al secolo X; presso di essa soggiornò nel
1177 l'imperatore Federico Barbarossa e dal XVI secolo al 1970 fu sede vescovile.
Recentemente restaurata, ospita oggi il Centro Residenziale Universitario dell'Alma Mater
Studiorum di Bologna.
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Palazzo Comunale
Il Palazzo che per oltre sei secoli è stato testimone delle vicende politiche ed amministrative
di Bertinoro, fu edificato nel 1306 da Pino degli Ordelaffi come sede del potere civile.
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Uno scalone immette direttamente nella sala centrale, chiamata "del popolo” ove si
raccoglieva la cittadinanza per esprimere la sua volontà in occasione di grandi avvenimenti.
La seconda era detta "sala nobile” ed era riservata a cerimonie, rappresentanza e compiti
istituzionali. Al suo interno sono conservate opere del pittore Zambianchi di Forlì, che
riproducono precedenti affreschi raffiguranti fatti di storia bertinorese.
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Piazza della Libertà
Dalla terrazza di piazza della Libertà – balcone di Romagna – si spazia l’orizzonte dalle tre
“guglie” della Repubblica di San Marino sino alle due Torri di Bologna; si scruta il mare
Adriatico a volte fino alla costa dalmata; si individuano i segni delle centurazioni romane,
oggi splendidi vigneti e si può ammirare il borgo di Bertinoro detto “il corso”, con gli antichi
tetti ed il ricostruito monastero della badia di S. Maria d’Urano.
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Colonna delle Anella
Bertinoro è nota come la città dell'ospitalità, il cui simbolo è la “Colonna delle Anella”,
intorno alla quale ogni anno, la prima domenica di settembre, si celebra il rito dell'ospitalità,
risalente al XIII sec. e che sopravvive fino ai nostri giorni svolgendosi intorno ad essa.
La colonna si erge nella piazza maggiore, di fronte al Palazzo Comunale; è in sasso di San
Marino e porta affissi dodici anelli e risale al XIII secolo quando fu eretta per mettere fine
alle dispute che sorgevano fra le famiglie nobili del tempo per cui ogniqualvolta un forestiero
giungeva in paese, era conteso tra di esse poiché ognuna lo voleva ospitare. Giudo del Duca
ed Arrigo Mainardi idearono allora una colonna con tanti anelli quante erano le famiglie; il
forestiero che arrivava in paese e legava il suo cavallo ad un anello o vi appendeva il proprio
cappello o bastone diveniva ospite della famiglia cui apparteneva l’anello. La Colonna venne
rimossa dalla piazza nel 1570 per consentire la realizzazione di un progetto che doveva
portare acqua dal vicino Monte Maggio al centro del paese. Nel 1922 durante alcuni lavori
nello scalone comunale venne rinvenuta una nicchia con i resti della colonna rimossa.
Quindi, ritrovate le antiche fondamenta, per volontà della cittadinanza l’antico monumento
risorse il 5 settembre 1926.
Da allora ogni anno è celebrata la Festa dell’Ospitalità.
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Civitella di Romagna
Il nome di Civitella deriva da Civitatula, piccola città; essa sorge dove la valle si restringe nel
medio corso del fiume Bidente alle falde del colle Girone. L'abitato iniziale di Civitella era
compreso entro la cinta muraria castellare bastionata.
Vissuta per lungo tempo all'ombra della potente Abbazia di S. Ellero di Galeata e contesa fra le
signorie che si disputavano i castelli e le collocazioni di maggior potere, divenne feudo dei Conti
di Giaggiolo passando poi ai Manfredi di Faenza e nel 1400, ai Malatesta.
Nel XV secolo Civitella, città di confine tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, venne
poi assorbita dalla Chiesa.
Il 14 marzo 1785, il Granduca di Toscana si rivolse alla Santa sede per ottenere la soppressione
del Nullius di S. Ellero di Galeata e la consegna delle parrocchie situate nel proprio territorio al
vescovo di Sansepolcro. A provvedimento ottenuto, le parrocchie situate nei territori dello Stato
pontificio, 12 comprese Civitella, furono aggregate alla diocesi di Bertinoro.
Fino al 1891 Civitella fu capoluogo di tre comuni: Civitella, Mortano e Predappio.
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Rocca di Civitella di Romagna
Sorge a difesa dell'originario borgo cinto da mura sullo sperone formato dalla confluenza nel
Bidente del Fosso di S. Filippo, in una posizione che domina il tracciato del percorso di
fondovalle. Si ritiene che sia stata costruita sul finire del XII secolo. La sua conformazione
attuale soffre degli interventi, non sempre ortodossi, succedutisi nel tempo. Dell'antico
manufatto restano tracce nelle mura, nella porta principale sormontata dalla torre con
l'orologio, alcuni sotterranei e bastioni diroccati. Come molte delle fortificazioni di questo
territorio appartenne, dal 997 al 1275, agli abati di S. Ellero, ma in seguito venne occupata
dal conte Guido Selvatico e dai mercenari di Firenze. Nel 1277 fu ricondotta sotto il dominio
della Chiesa grazie all'intervento di Guido da Montefeltro. Nel 1404, assediato dai fiorentini
guidati da Jacopo Salviati, subì gravi danni. Passò poi sotto il dominio del Malatesta che a
loro volta la cedettero alla famiglia De Nobili, che ne risulta feudataria intorno alla metà del
'500. Ormai inservibile a scopi di difesa dopo l'introduzione delle armi a polvere, il castello
di Civitella perdette ogni importanza e subì un lungo periodo di costante degrado.
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Torre neogotica
Ricostruita in stile neogotico tra il 1920 e il 1930 ha preso il posto del manufatto originario
distrutto nel terremoto del 1661. Intorno si estende la parte della rocca meglio conservata. Il
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suo orologio è citato sin dal 1554 ma l'ingranaggio attuale è opera di un artigiano civitellese
del 1842.
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Borgo murato o fortificato
Detto anche il Castello, nonostante i singoli edifici siano ampiamente rifatti conserva il
fascino della struttura urbanistica medievale. Qui, più che in altri luoghi, si ha l'esatta
conformazione di un antico borgo fortificato, difeso dai torrioni della rocca ma, soprattutto,
dai suoi strapiombi che si gettano nelle acque del Bidente che serpeggiano in basso.
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Chiesa del Castello
Risale al XVII secolo e occupa il centro del borgo murato. Il piccolo ed elegante edificio è
stato recentemente restaurato e cela al proprio interno una struttura barocca di un certo
pregio.
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Via Circonvallazione Castello
È la via principale che gira intorno al borgo seguendo i bastioni murati in un abbraccio
protettore.
Lungo il suo tracciato accuratamente ristrutturato sono collocate piccole e grandi antiche
abitazioni e qualche bottega di artigiano legnaiolo dedito alla lavorazione del cedro. Una
passeggiata lungo la via rivela straordinari scorci della valle.
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Chiesa di S. Maria in Borgo
Collocata all'esterno dell'antico castello s'incontra sulla sinistra entrando in paese. Fu
consacrata nel 1705 dal vescovo di Bertinoro; è dedicata a S. Michele Arcangelo, patrono del
paese.
Di impianto settecentesco la chiesa deve il suo assetto attuale ad un restauro effettuato nel
1862.
All'interno una tela di fine del XVIII secolo attribuita al Graziani e un’acquasantiera risalente
all'XI secolo in pietra fregiata da quattro piccole teste umane scolpite negli angoli.
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Teatro Golfarelli
Progettato nel 1811 dall'architetto Giuseppe Missirini su un preesistente impianto teatrale a
pianta poligonale molto allungata, fu costruito a partire dal 1812 a spese di Lorenzo
Golfarelli che intendeva in tal modo celebrare la presa di Mosca da parte di Napoleone. I
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lavori si protrassero fino all'inverno del 1825 e la nuova sala teatrale poté essere inaugurata
nel maggio di quell'anno. La decorazione e gli stucchi furono eseguiti dal pittore bolognese
Silvio Gordini. Lavori effettuati dopo il 1970, anno in cui il teatro fu gravemente
danneggiato da un incendio, hanno stravolto le caratteristiche architettoniche originarie del
teatro.
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Santuario della Beata Vergine della Suasia
Costruito grazie alle elemosine raccolte tra gli abitanti del luogo, è l'espressione della volontà
dei civitellesi che vollero erigerla per ricordare la miracolosa apparizione della Beata
Vergine nell’aprile 1556, nei pressi di una celletta esistente vicino al torrente Suasia.
La costruzione ebbe inizio nel luglio 1556, con la posa della prima pietra da parte del Vicario
dell'Abbazia di S. Ellero.
Autore del progetto fu l'architetto fiorentino Zenobio Lastricati; la soluzione costruttiva
adottata, chiesa con pianta a croce greca, era chiaramente rivolta a mantenere intatta al suo
interno la Maestà con il suo affresco. Collocata originariamente al centro del santuario,
l'immagine miracolosa fu traslata nel 1666 sulla parete della cappella dove è posta tuttora,.
Nel 1575 il santuario, ormai compiuto, fu affidato ai Servi di Maria che vi rimasero fino alla
soppressione degli ordini religiosi in età napoleonica. Il Santuario è oggi affidato alla
Confraternita della Beata Vergine della Suasia.
L'edificio è una significativa creazione architettonica rinascimentale toscana, alterato dai
numerosi rifacimenti.
All'interno domina l’affresco di scuola toscana risalente al XV secolo dedicato alla Beata
Vergine della Suasia; arricchiscono il Santuario numerose altre tele del XVII secolo.
Cusercoli (frazione di Civitella di Romagna)
La storia di Cusercoli si identifica con il suo imponente castello e con la sua rocca. Oggi l'abitato
è costituito da una parte moderna allineata lungo la strada mentre in alto, su un massiccio
sperone direttamente affacciato sul fiume Bidente, a controllo dell'attraversamento fluviale e
dell'importante percorso che segna il fondovalle, sorge il castello. Una prima struttura fortificata
dovette sorgervi già in età tardoromanica. Per la sua posizione non poteva non essere soggetto di
assalti e saccheggi da parte di eserciti in transito o di chi voleva conquistare la sua superba
posizione. Di certo il castello appartenne all'Abbazia di S. Ellero e agli Arcivescovi di Ravenna.
Probabilmente sin dal suo sorgere fece parte della contea di Giaggiolo i cui signori, i Malatesta
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di Giaggiolo, nel corso del XVI secolo, lo cedettero ai Guidi di Bagno. Questi, con la fine
dell’età dei castelli, continuarono per tutto il secolo XIX a trascorrere saltuari periodi dell'anno
nel palazzo finché non fu completamente abbandonato e lasciato al degrado. Nel 1973 il castello
è stato acquistato dal Comune.
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Castello di Cusercoli
Il complesso, nonostante gli evidenti segni di degrado appena arginati da interventi di
consolidamento operati negli ultimi anni, emana un suo straordinario fascino sia per i segni
dell'antico fasto sia per la sua particolare posizione di dominio sul territorio circostante.
Su una struttura fortificata del periodo tardo romano, di cui rimane testimonianza in un muro
di grandi dimensioni costruito con pietre non legate da malta, si costruì presumibilmente
intorno al XII secolo, la prima rocca medievale. Nel XIV secolo fu aggiunto al corpo della
fortificazione un palazzo, anch'esso fortificato, residenza del feudatario. Contestualmente
furono ampliate le mura ed una seconda cerchia racchiuse il borgo sottostante. Tra la metà e
la fine del '700 il castello subì profonde modificazioni per soddisfare le esigenze abitative dei
signori del tempo. Fu poi ristrutturato e vi si aggiunsero giardini pensili ed una nuova chiesa.
La sua decadenza iniziò nel secolo scorso per approdare ad uno stato totale di degrado.
Solo negli ultimi anni il castello è stato oggetto di una grandiosa opera di riqualificazione
voluta dall’amministrazione comunale e finanziata in gran parte con i fondi del programma
europeo Obiettivo 2, 2000-2006; i locali sono stati concessi alla Facoltà di Ingegneria
dell’Università di Bologna che vi ha insediato i propri laboratori di Archeoingegneria.
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Portaccia
Costituiva uno dei due ingressi, quello rivolto a sud-est, al borgo di Cusercoli. Ancora ben
conservata, sul suo frontale tiene campo lo stemma dei conti Guidi di Bagno.
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Borgo medievale
Racchiuso un tempo da una cinta muraria sorge ai piedi del castello e della rocca, ai margini
del percorso di fondovalle. Tuttora le piccole case allineate lungo la strada acciottolata che
sale al castello tra muschi e anfratti hanno il fascino dei tempi antichi. Molte sono state
ristrutturate, altre sono in via di risistemazione da parte di privati che tornano ad abitare
l'antico borgo.
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Chiesa di S. Bonifacio
Incastonata nel complesso gentilizio del castello fu consacrata nel 1777 e chiusa al culto nel
1972; oggi crepe e muschi assediano i suoi muri non ancora del tutto spogli della sua antica
maestà. La sua costruzione in stile barocco preneoclassico si deve alla contessa Maria
Polissena Albicini che pensò di inserire una nuova chiesa parrocchiale nei lavori di
trasformazione dell'antico castello.
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Ex chiesa di S. Biagio
Una statua del Santo ed una lapide affissa sulla facciata di questa abitazione ricordano che
essa fu luogo di culto dedicato al patrono del paese. Di fatto la chiesa risulta costruita nel
1702 e solo nel 1951 è stata ceduta a privati per farne abitazioni civili. La chiesa era
collegata ai cortili della rocca e del palazzo baronale attraverso un passaggio pedonale
sopraelevato che dallo spazio esterno del palazzo immetteva in chiesa, in un palco
sovrastante l'ingresso.
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Beata Vergine della Misericordia
Olio su tela, di scuola romagnola, risale XVIII secolo. L'immagine è venerata da oltre 230
anni, da quando un frate cappuccino donò la sacra immagine alla chiesa parrocchiale ubicata
allora fuori dalle mura del castello. Dalle cronache del tempo si apprende che Cusercoli,
durante il disastroso terremoto del 1870, contrariamente ai paesi vicini, non subì gli stessi
danni devastanti. Ciò fu attribuito dai cusercolesi alla protezione della Beata Vergine della
Misericordia, che venne eletta patrona della parrocchia. Alla Mater Misericordiae la
comunità di Cusercoli dedica una festa paesana che si celebra l'ultima domenica di luglio.
Dovadola
Paese di fondovalle segnato dal corso sinuoso del fiume Montone che attraversa in paese in ben
due punti (tanto da giustificare il riferimento al latino “duo vadora” ossia due guadi da cui nasce
il toponimo del paese), Dovadola fu luogo abitato sin dalla preistoria. È tuttavia dall'epoca
medievale che ha ereditato la sua struttura urbanistica; ai conti Guidi si deve il momento di
maggiore importanza del borgo tra l'XI e il XIV secolo. Roccaforte dei guelfi di Romagna,
Dovadola fu presto in lotta con Francesco Ordelaffi, signore ghibellino di Forlì che se ne
impossessò nel 1351 dopo un lungo assedio e la mantenne fino al 1358, quando fu riconquistata
dai conti Guidi. Dopo il tramonto dei Guidi Dovadola passò direttamente sotto il dominio della
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Repubblica Fiorentina e ne condivise la storia fino al 1923, anno in cui il suo territorio fu
annesso alla provincia di Forlì.
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Rocca dei Conti Guidi
Alta 30 metri, 47 dal livello stradale, svetta sull'abitato di Dovadola. È la parte meglio
conservata del potente e antico Castello (VIII-IX secolo) costruito sullo sperone roccioso che
si protende ad abbracciare il fiume Montone fra due rupi. Rocca fortificata, appartenne agli
arcivescovi di Ravenna, agli abati di S. Mercuriale di Forlì, ai monaci di S. Benedetto in
Alpe e infine ai conti Guidi che, ottenuto il possesso della piazzaforte, diedero vita al ramo
dei Guidi da Dovadola. Questi ultimi si distinsero per il loro forte supporto alla fazione
guelfa e per l'amicizia con Dante Alighieri. A Marcovaldo Guidi, capostipite della famiglia e
valoroso capitano, si deve la fortificazione del castello che fu munito di cinta, bastioni, ponti
levatoi e un palazzo ad uso abitativo.
La Rocca ha beneficiato dei finanziamenti europei Obiettivo 2, 2000-2006 e della L.R. 3 del
1993 grazie ai quali è stato possibile restaurare importanti sezioni dell’edificio.
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Oratorio di S. Antonio e S. Gennaro
Pur presentandosi come pregevole esempio di architettura sacra settecentesca, l’oratorio è di
origine medievale, collocato sotto la Rocca, nella cosiddetta “Murata”, il nucleo più antico
di Dovadola. Al suo interno, fra stucchi barocchi e aeree volute ornamentali, presenta
soluzioni spaziali originali inconsuete, derivanti dall'unione di elementi tipici dei due
impianti, quello centrale e quello longitudinale. All'interno sono conservate numerose tele del
pittore forlivese Giacomo Zampa.
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Fondazione Benedetta Bianchi Porro
Il palazzo appartenne al glottologo Antonio Raineri Biscia (1780-1839); grande poliglotta
egli approfondì lo studio di ben 18 lingue e fu ambasciatore di Firenze presso il Kedivè
d'Egitto. Sulla facciata del palazzo sono affissi gli stemmi in pietra e in ceramica dei Podestà.
La Fondazione raccoglie opere di pittori e scultori come Annigoni e Messina, e un'ampia
documentazione sulla vita di Benedetta Bianchi Porro.
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Casa dei Marchesi Tartagni Martelli
Dimora della nobile famiglia dovadolese a cui si accede attraverso la Torre del Municipio,
essa riporta all'interno alcuni pregevoli stemmi medicei.
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Abbazia di S. Andrea
Collocata sopra l'abitato, al termine di un viale ombroso e austero, accoglie oggi le spoglie di
Benedetta Bianchi Porro (1936-1964). Fu fondata nel XII secolo dai monaci cluniacensi; le
prime notizie certe della badia si riferiscono al 1116, data in cui i conti di Dovadola la
donarono all'abate di S. Benedetto in Alpe. La chiesa presenta forme rinascimentali di
ispirazione toscana databile alla fine del XV secolo.
E' stata restaurata negli anni 1983-88 e all'interno custodisce pregevoli tavole del XVI sec. e
tele di scuola bolognese del XVII sec.
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Sarcofago di Benedetta Bianchi Porro
La tomba è meta di visitatori che si sono avvicinati, attraverso i suoi pensieri, allo spirito
limpido e ardente di fede di Benedetta Bianchi Porro (1936-1964). I suoi scritti dal letto di
sofferenza, carichi di riflessioni profonde sul dolore e sulla vita, sono stati tradotti in molte
lingue. La giovane dovadolese, poliomielitica e colpita da una grave malattia che l'aveva resa
cieca e costretta all'immobilità è stata fulgido esempio di carità e virtù e si è spenta in
concetto di santità; il Vaticano l'ha recentemente riconosciuta Venerabile.
Il sarcofago è pregevole opera in bronzo del maestro Angelo Biancini.
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Chiesa della S.S. Annunziata
Costruita per volontà dell'eremita Ballistra, ospitò i frati dell'Ordine di S. Domenico; si
hanno notizie certe solo a partire dal XV secolo, quando alla chiesa era affiancato un
ospedale.
Oggi presenta linee sostanzialmente settecentesche, è costituita da un'unica navata coperta a
capriate, con tre cappelle per lato e presbiterio aperto da un arco trionfale.
Al suo interno riposano le spoglie del glottologo e orientalista Raineri Biscia ed è possibile
ammirare un pregevole crocifisso ligneo.
Longiano
Le origini di Longiano risalgono alla discesa in Italia dei Longobardi; uno scritto del 1059 attesta
la presenza di un’importante roccaforte a difesa della popolazione dalle incursioni barbariche;
solo più tardi, attraverso patti di alleanza con Rimini, il castello di Longiano assurgerà ai suoi
splendori diventando nobile residenza dei Malatesta e baluardo difensivo dei territori riminesi.
Appartenne allo Stato Pontificio dal 1463 al 1519 con un breve intervallo di dominio veneziano
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(1503-1506) di cui rimane a testimonianza la vasca dell'acqua nella corte del castello; nel 1519
Leone X concesse Longiano in feudo perpetuo al Conte Guido Rangoni di Modena. Poco tempo
dopo, nel 1581 questi territori ritornarono in possesso della S. Sede fino al 1790 quando la città,
subì la sorte di tutta la Romagna, rientrando sotto il controllo di Napoleone Bonaparte. Anche
Longiano attraversò le vicende belliche legate ai moti risorgimentali: un cippo ricorda lo storico
passaggio di Garibaldi che in fuga da Roma fu aiutato da alcuni Longianesi a raggiungere il mare
di Cesenatico.
Durante l’ultimo conflitto mondiale Longiano fu caposaldo della Linea gotica e subì
violentissimi bombardamenti che produssero gravi danni. A testimonianza di quei tragici eventi,
rimane ancora oggi, aperto al pubblico, il rifugio bellico che attraversa con i suoi cunicoli l’intera
collina che sorregge il Castello.
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Castello Malatestiano
La fondazione del castello di Longiano si può far risalire al periodo fra il VII e VIII secolo.
La postazione divenne sempre più importante e fu alleata dei riminesi di cui difese i territori;
proprio per questo, nel 1198, il castello di Longiano fu quasi interamente distrutto per poi
essere nuovamente ricostruito e fortificato con l'aiuto dei riminesi. Quando i Malatesta
presero il controllo di Rimini, Longiano seguì la stessa sorte e Giovanni Malatesta fu nel
1290 suo primo dinasta. Nel 1297 i Cesenati, uniti ai Forlivesi, Faentini e Imolesi,
incendiarono il borgo di Longiano; fu allora che, a maggiore fortificazione del castello,
furono aggiunti nuovi bastioni ed ingrandirono la Rocca che ancora visibile. Nel 1503 le
truppe di Cesare Borgia misero al sacco il borgo che rifiutava fedeltà al nuovo Signore della
Romagna.
Dopo l'unità d'Italia, negli anni 1862-63, l'interno del castello fu totalmente ristrutturato
procedendo alla decorazione pittorica della Sala dell'Arengo e quelle adiacenti per opera dei
pittori Giovanni Canepa e Girolamo Bellani. Sul soffitto di queste sale sono ritratti
personaggi illustri della storia Longianese.
-
Collegiata di S. Cristoforo
La Chiesa risale a poco prima dell'anno Mille; viene ricordata nella bolla del 1144 dal Papa
Lucio II. Alla fine del seicento fu riedificata nell’aspetto attuale e consacrata nel luglio del
1712. Ornano la chiesa preziose opere pittoriche.
101
-
Oratorio di S. Giuseppe
Forse e la più intatta testimonianza della architettura barocca settecentesca nella Romagna
meridionale. La costruzione dell’Oratorio di S. Giuseppe, voluto dalla Confraternita
omonima, risale al 1703; di esso colpisce la nobile armonia dell’edificio, con una rigorosa
pianta a croce greca e la facciata in mattoni a vista. All’interno ornati e stucchi sottolineano
gli elementi architettonici in maniera copiosa; le decorazioni sono state disegnate dal
riminese Antonio Trentanove che si dedicò anche all’ideazione delle statue che
rappresentano le virtù e gli stucchi a raggiera delle cupole.
Le buone condizioni statiche e manutentive si devono ai lavori di ripristino che hanno
preceduto l’apertura del Museo d’Arte Sacra; ciò ha consentito di valorizzare questo edificio
architettonico e le sue preziose opere interne tra cui pregevoli tele di Antonio Zanchi,
Giovanni Battista Barbiani e Giuseppe Rosi. Il Museo raccoglie inoltre una molteplice
gamma di reperti che concorrono ad evidenziare il valore radicato a Longiano e sul suo
territorio della cultura religiosa.
-
Rifugio bellico
Rimane a testimonianza dell’ultimo conflitto mondiale il rifugio bellico che attraversa nel
sottosuolo tufaceo l’intero borgo medievale. Fu scavato nella primavera del 1944
all’avvicinarsi del fronte, poteva contenere 2.000 persone e la sua volta è separata dalla
sovrastante Piazza Malatestiana da 22 m. di terreno.
-
Santuario SS. Crocifisso
Demolita la primitiva chiesa, probabilmente di stile gotico, veniva consacrata nel 1764
l’attuale costruzione di stile neoclassico. Nel 1828 il papa Leone XII elevò la chiesa a
Santuario. Negli anni ’60 dell’800, ultimati i restauri, il Santuario risorgeva dai danni subiti
nell’ultimo conflitto.
-
Teatro Errico Petrella
Costruito tra il 1850 e il 1870, fu dedicato al compositore Errico Petrella, che vi diresse la
sua opera “I promessi Sposi”. È un tipico teatro all'italiana con struttura a ferro di cavallo,
venticinque palchi e un importante loggione. Il teatro Petrella operò con regolarità fino
all'inizio della seconda guerra mondiale, quando iniziò un periodo di declino, caratterizzato
da un uso improprio della sala. Nel 1982 il Comune deliberò i primi interventi di restauro che
si conclusero quattro anni dopo, restituendo al teatro le decorazioni originarie e, unica nel
102
suo genere, la possibilità di sollevare la platea all'altezza del palcoscenico così da trasformare
la sala in un teatro a pianta circolare. L'attività del teatro Petrella è particolarmente vivace e
variegata, prestandosi anche per stage e laboratori teatrali.
-
Fondazione Tito Balestra
Galleria d'Arte moderna e contemporanea, legata al nome del longianese Tito Balestra (1923
- 1976), poeta del novecento italiano, la fondazione raccoglie, espone, promuove con varie
iniziative culturali una delle più belle collezioni di arte contemporanea.
-
Museo della Ghisa
Il museo ripercorre la storia di una componente importante e preziosa della città: l'arredo
urbano; nel Museo Italiano della Ghisa possono trovare ideale collocazione gli oggetti di
arredo urbano che tanta parte hanno avuto nel caratterizzare le diverse identità delle città dai
primi decenni dell'Ottocento alle soglie della Seconda Guerra Mondiale: pali della luce,
lampioni, lanterne, mensole a muro provenienti dalle più importanti città italiane. Il percorso
espositivo ricco di spunti, stimola la riflessione sui problemi legati al processo tecnologico,
sui nuovi materiali e sulla strana alchimia tra arte applicata e produzione industriale -le
origini dell'attuale industrial design - e sui riflessi che ciò ha avuto nell'organizzazione dei
moderni centri urbani.
Predappio
L'insediamento più antico è l'attuale Predappio Alta, di origine romana. Proprio a questo periodo
storico si può far risalire il nome Predappio, derivante dalla denominazione latina Praesidium
Domini Appi, abbreviata in Pre.D.i.Appi.
Coinvolta nelle lotte fra guelfi e ghibellini, in età medioevale Predappio acquisì una rilevanza
strategica grazie all'edificazione della rocca fortificata opera del condottiero Giovanni d'Appia.
Le sue vicende furono per lungo tempo legate alle alterne fortune delle fazioni che facevano
capo alle famiglie forlivesi dei Calboli e degli Ordelaffi, con una breve parentesi comunale.
Fu poi possedimento della Santa Sede fino all'invasione francese; al termine del dominio
napoleonico Predappio tornò a far parte dello Stato Pontificio fino al 1861.
Il capoluogo si trovava a Predappio Alta fino al 1927. A tale data risale il suo trasferimento
nell'area valliva sottostante, denominata Dovìa; lo spostamento, motivato dal timore di cedimenti
e frane, rappresentò in primo luogo l'occasione per la fondazione e la costruzione nella terra
103
natale di Benito Mussolini di un abitato rispondente in toto ai dettami dell'urbanistica e
dell'architettura del ventennio fascista. Strutturata su un sistema viario tipicamente latino, con le
strade secondarie parallele fra loro e perfettamente perpendicolari al viale principale, la cittadina
fu organizzata intorno a due centri principali: quello economico dei mercati e quello istituzionale
della piazza su cui si affacciano il palazzo municipale, la chiesa parrocchiale, la sede dei servizi
sanitari, la caserma dei Carabinieri e la casa del fascio. Gli architetti, che Mussolini in persona
chiamò a Predappio per farne la propria “città di fondazione” riuscirono ad inglobare nella
struttura equilibrata e razionale della cittadina i due luoghi maggiormente simbolici della sua
storia recente: la casa natale di Mussolini ed il cimitero di San Cassiano in Pennino, realizzato
per riunire in un unico mausoleo le tombe di Rosa Maltoni ed Alessandro Mussolini.
Predappio si presenta dunque come vero e proprio “museo urbano”, originale testimonianza
degli stili urbanistici e architettonici del ventennio con il trionfo del razionalismo.
-
Borgo medievale di Predappio Alta (frazione di Predappio)
A 3 km. a monte di Predappio su uno sperone roccioso, sorge Predappio Alta. Il piccolo
borgo medievale deve la sua denominazione a un regio decreto del 1936 con cui lo si volle
distinguere dalla nuova città che stava sorgendo a valle.
Il borgo medievale è costituito da un agglomerato di case, dalla piazza, dalla chiesa, dalla
Rocca, dall'antica porta di accesso e da un’antica cantina collocata sotto la piazza.
La storia di Predappio e del suo castello si fondono tra loro e, con l'inizio delle lotte feudali,
si identificano con quella di Forlì e dello Stato della Chiesa e si legano alle fazioni guelfe e
ghibelline delle famiglie dei Calboli e degli Ordelaffi di Forlì.
Donata alla Repubblica di Firenze da Francesco de Calcoli, Predappio (all’epoca non ancora
“Alta”) nel 1382 passò nuovamente agli Ordelaffi e in seguito alla Santa Sede che la tenne
fino all'invasione francese.
L'originaria porta del borgo medievale, denominata “la Portaccia”, costituiva e costituisce
tutt'oggi l'accesso al borgo fortificato. L'immagine sacra che vi si trova apposta sul fronte è la
riproduzione di un antico dipinto qui collocato per volere della famiglia Zoli.
La rocca medioevale è stata recentemente restaurata grazie ai fondi europei Obiettivo 2, 2000
– 2006 grazie ai quali è stato possibile restituire l’antico edificio alla fruizione della comunità
locale e dei visitatori.
104
Roncofreddo
Per la sua posizione Roncofreddo fu luogo conteso e munito di difese sin dai tempi più antichi; la
sua storia è scritta sui suoi crinali e i suoi colli, tanti quanti sono i suoi castelli. Incerta è tuttavia
l'etimologia del suo nome come ignote sono attualmente le sue origini. Il borgo è citato nel
Codice Bavaro e si sa che intorno al Mille ospitava 250 anime.
Il castello di Roncofreddo ricorre sovente nelle vicende dei Malatesta come strategico rifugio
grazie alla posizione geografica ed al solido fortilizio. Così la storia del paese coincide con
quella di Rimini sino alla fine del XV secolo.
Nel periodo di declino della signoria fu sottomessa al dominio dello Stato della Chiesa poi, di
nuovo ai Malatesta; sotto Giacomo Malatesta visse il suo periodo più intenso. Successivamente
subì l’invasione delle truppe Napoleoniche della campagna d'Italia del 1796 e, alla caduta di
Napoleone, tornò sotto il dominio della Chiesa; in seguito, con l'Unità d'Italia vide ampliati i suoi
confini.
Come gran parte delle terre di Romagna, durante la seconda guerra mondiale fu oggetto di
pesanti bombardamenti.
-
Torre Civica
Svetta oltre i tetti sul lato nord del Palazzo Municipale. Costruita intorno alla metà del '700
su un'antica porta trecentesca in pietra, aveva una campana che scandiva le ore e gli
avvenimenti importanti ed era dotata di un orologio a pesi andato distrutto durante la guerra.
-
Chiesa di S. Biagio
E' la chiesa del patrono, edificata tra il 1703 e il 1716 per sostituire la più antica pieve
crollata nel 1697 e ubicata in prossimità della porta del paese. Profondamente danneggiata
dai bombardamenti, è stata ristrutturata e in parte riedificata negli anni '50.
All'interno tele del Visacci e un pregevole crocifisso ligneo riconducibile al XV secolo.
-
Oratorio della Madonna del Zotto
Il piccolo e sobrio edificio fu fatto costruire per dare ospitalità ad un’immagine della
Madonna col Bambino affrescata su nudo sasso (“zotto”) giudicata miracolosa. Nel 1623 fu
benedetta l'area e venne posta la prima pietra; l'anno successivo, terminata la costruzione, vi
fu trasferita l'immagine e parte del muro su cui era dipinta.
Circondano Roncofreddo numerosi borghi fortificati.
105
-
Monteleone
Piccolo borgo medievale chiuso a mezzaluna attorno al castello, Monteleone è documentato
sin dal Mille quale possedimento della Chiesa Ravennate. Fu feudo dei Malatesta di Rimini,
degli Ordelaffi di Forlì e dei Montefeltro. Nel 1358 finì sotto il dominio diretto della Chiesa.
Nel 1485 tornò in possesso dell'Arcivescovo di Ravenna che lo diede in feudo alla propria
famiglia, che lo tenne fino al 1745.
-
Castello di Monteleone
Da fortificazione fu trasformato in palazzo di campagna intorno alla metà del '700. Nel 1745
l'arcivescovo di Ravenna Guiccioli, lo donò al fratello Ignazio. Restò alla famiglia Guiccioli
fino al 1960, anno in cui fu venduto ai conti Volpe. Fu probabilmente anche luogo di riunioni
carbonare. Oggi è abitazione privata.
-
Sorrivoli
L'antico toponimo del luogo Subripola, fa riferimento ad un abitato ubicato su una collina e
irrigato da piccoli rivoli. Fu un luogo importante essendo posto sul confine tra Roma e la
Gallia tanto che è nata intorno ad esso una diatriba mai risolta: ovvero, se sia o meno lo
storico Rubicone il torrente Pisciatello (o Urgone) che scorre più in basso, ai confini con
Monteleone.
-
Castello di Sorrivoli
Fu proprietà degli Arcivescovi di Ravenna, quindi dei Malatesta, dello Stato della Chiesa,
della Chiesa Ravennate e dei Roverella di Cesena (XV secolo). Con i Roverella il castello
conobbe il suo massimo splendore. Al suo interno era attiva anche una stamperia. Il castello
passò poi agli Allocatelli Fabbri e in seguito, dopo i bombardamenti del 1944, alla prebenda
parrocchiale. Oggi è adibito a chiesa e abitazione.
Pregevoli il maschio, solido parallelepipedo in muratura privo di merlatura - come del resto
le cortine - che occupa il centro della corte interna del castello, e i sotterranei, vasti cameroni
con copertura a volta che fino al XVI secolo venivano utilizzati come scuderie.
106
2.5.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata
Il progetto del Sistema delle Fortificazioni si colloca in un insieme di dotazioni culturali storiche,
architettoniche su cui si basa la grande ricchezza del patrimonio regionale, e potrebbe portare
alla costruzione di un nuovo profilo di competitività dell’Emilia-Romagna basato su una rete
diffusa di poli territoriali di qualità basati sulle Fortificazioni che nel corso dei secoli hanno
puntellato il territorio regionale.
Vi è inoltre la possibilità di offrire pacchetti turistici comprensivi di visite guidate alle
fortificazioni e alle località della costa.
È pensabile infine la realizzazione di un portale Internet dedicato all’intero complesso delle
fortificazioni esistenti sul territorio regionale.
Il progetto “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana” avrà ricadute
positive non solo su tutti i comuni coinvolti ma, grazie a un’azione di promozione integrata,
consentirà indubbiamente di valorizzare anche numerosi altri siti che presentino fortificazioni e
architetture difensive di rilievo purché ancora in buono stato e visitabili o di cui sia avviato il
recupero.
Trattandosi di costruzioni ubicate nella parte più vecchia dei vari borghi, si è ritenuto
ragionevole considerare coinvolte le sole zone dei centri storici.
Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e
privata si rimanda all’ALLEGATO 1.
2.5.6 interventi prioritari da realizzare sul territorio
Il livello di offerta ricettiva presentata dai comuni coinvolti nel “Sistema delle fortificazioni della
Romagna Pontificia e Malatestiana” e in quelli dell’area più vasta interessati dagli effetti del
progetto è piuttosto variegata e disomogenea; per tale ragione si è ritenuto necessario, nella
scelta degli interventi da incoraggiare, porre in posizione prioritaria quelli sulle strutture di
accoglienza e ricettive.
Rifiutando la costruzione di nuovi edifici, sia nella persecuzione di uno sviluppo cittadino in
armonia con le caratteristiche architettoniche e urbanistiche preesistenti nei borghi interessati sia
in conformità a quanto delineato nel PTCP provinciale, si intende favorire la riqualificazione
delle strutture ricettive già presenti sul territorio e la trasformazione degli edifici esistenti in
107
strutture di accoglienza ponendo sempre quale linea guida prioritaria degli interventi quella della
maggiore sostenibilità ambientale. Nello specifico si intende dedicare particolare attenzione a
forme di ricettività atipiche quali gli alberghi diffusi (realizzabili nei Comuni con popolazione
inferiore a 5.000 abitanti come da D.G.R. n. 916/2007), le strutture room & breakfast e le
locande.
Per quanto concerne la ristorazione si intende focalizzarsi sulla riqualificazione delle strutture
esistenti privilegiando quelle che valorizzano le tradizioni ed i prodotti tipici.
In secondo luogo sarà favorita, presso i numerosi beni architettonici riqualificati e presso quelli
nelle altre zone coinvolte, la realizzazione di strutture per l'accessibilità immateriale alle opere; si
pensa principalmente all’allestimento di book-shop all'interno o nei pressi delle fortificazioni e a
sale per la realizzazione di eventi, esposizioni, proiezioni nelle quali sia possibile illustrare la
storia dell’edificio e del territorio che lo ospita.
Si ritiene parimenti fondamentale incoraggiare l’attivazione di servizi innovativi per la fruizione
delle numerose rocche e castelli oggetto di intervento. Tali servizi potranno trovare attuazione
nell’ organizzazione di visite guidate, nella realizzazione di attività di informazione e animazione
e nell’ allestimento di eventi quali rievocazioni, feste, concerti di musica medioevale e
rinascimentale, seminari storici.
Altro genere di servizio per la fruizione dei beni sarà quello fornito in primo luogo da imprese
artigiane che realizzino prodotti tipici secondo le tecniche tradizionali per la fabbricazione di
merchandising museale e che valorizzino le produzioni attraverso la realizzazione di eventi
aperti al pubblico e in secondo luogo dalla riqualificazione di attività commerciali con
caratteristiche innovative e con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale che aumentino
la fruizione dei beni pubblici oggetto di intervento con particolare riferimento: da un lato alla
riqualificazione e promozione di botteghe storiche e mercati storici; dall’altro all’attivazione o
riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali e startup di imprese con caratteristiche di
elevata innovazione tecnologica. Da ultimo si intende dare spazio ai servizi per l'accessibilità
materiale; prioritariamente al noleggio mezzi di trasporto ecologici (utilizzabili anche da
portatori di handicap) grazie ai quali sarà possibile effettuare escursioni nei dintorni delle
fortificazioni e, in certi casi, intraprendano percorsi che mettano in collegamento l’intero
sistema.
108
ALLEGATO 1: Quadro di sintesi dei progetti che compongono il PVPT
Titolo
Beneficiario
Proprietà del
bene al
momento della
presentazione
del PVPT
Costo
complessivo
dell’intervento
Risorse POR
Risorse
proprie
Zonizzazione proposta per le attività dei privati (indicare
i comuni o le zone censuarie candidate)
1. Cesenatico: Percorsi
d’acque. Valorizzazione
del centro e del Museo
della Marineria
Cesenatico
Sì
5.000.000,00
2.000.000,00
60%
Cesenatico (sezioni n. 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 17, 18,
20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 58, 59, 60, 62, 63, 64,
72, 73, 74, 76, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 87, 89, 90, 92,
94, 95, 98, 99, 100, 102, 103, 104, 106, 111, 112, 113, 114,
116, 117, 118, 119, 120, 121, 123, 124, 128, 133, 134, 135,
136, 137, 139, 141, 142, 143, 144, 147, 148, 149, 151, 152,
154, 155, 156, 157, 159, 161, 164, 165, 168, 169, 171, 172,
174, 176, 177, 180, 182, 183, 184, 185, 186, 187, 188, 189,
190, 191, 192, 194, 195, 196, 197, 198, 199, 200, 201, 202,
203, 204, 205, 206, 207, 208, 209, 210, 211, 212, 213, 214,
215, 216, 217, 218, 219, 220, 221, 222, 223, 224, 225, 226,
227, 228, 229, 230, 231, 232, 233, 234, 235, 236, 237, 238,
239, 240, 242, 244, 245, 246, 248, 249, 289, 290, 291, 292,
293, 294, 295, 296, 297, 298, 299, 300, 301, 302, 303, 304,
305, 306, 307, 308, 310, 311, 312, 314, 319, 321, 322, 327,
329, 330, 332, 333, 338, 340, 341, 344, 347, 349, 351, 352,
355, 356, 395, 396, 397, 401, 402, 403, 404, 405, 406, 407,
409, 410)
Gatteo (sezioni n. 13, 14, 15)
San Mauro Pascoli (sezioni n. 16, 17, 18)
Savignano sul Rubicone (sezione n. 41)
2. Complesso museale
San Domenico.
Realizzazione di sale
per concerti, convegni,
esposizioni.
Forlì
Sì
1.500.000,00
600.000,00
60%
Centro storico di Forlì (sezioni n. 1268, 1269, 1279, 1289,
1333, 1334, 1335 e tutte le sezioni dalla 1 alla 146
compresa)
Progetto
generatore di
entrate (Si/NO)
No
No
Titolo
3. Ex-Monastero di S.
Annunziata.
Riqualificazione a fini
convegnistici e
congressuali.
4. Parchi e Aree
Archeologiche: la Villa
di Teodorico e il Parco
Archeologico di S.
Giovanni in Compito.
5. Il Sistema delle
Fortificazioni della
Romagna Pontificia e
Malatestiana.
Beneficiari
Tredozio
Galeata (*)
Cesena (**)
Proprietà del
bene al
momento della
presentazione
del PVPT
Sì
Sì
Sì
Costo
complessivo
dell’intervento
1.200.000,00
1.100.000,00
3.125.000,00
Risorse POR
720.000,00
550.000,00
1.410.000,00
Risorse
proprie
Zonizzazione proposta per le attività dei privati (indicare
i comuni o le zone censuarie candidate)
Progetto
generatore di
entrate (Si/NO)
40%
Intero territorio comunale dei Comuni a corona del parco
Foreste Casentinesi:
- Bagno di Romagna
- Portico di Romagna e San Benedetto
- Premilcuore
- Santa Sofia
- Tredozio
No
50%
Centri storici di:
Savignano sul Rubicone (sezioni n. 1, 2, 3, 6, 7)
Galeata (sezioni n. 2, 3, 4)
Sarsina (sezioni n. 1, 2, 4, 19)
No
Centri storici di:
Cesena (sezioni n. 60, 61, 62, 82, 83, 84, 102, 104, 105, 116,
117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125, 129, 130, 131,
132, 140, 141, 142, 143, 145, 149, 153, 154, 216, 236, 256,
258, 606 e tutte le sezioni dalla 1 alla 53 compresa)
Castrocaro Terme e Terra del Sole (sezioni n. 1, 2, 3, 4, 5, 6,
7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 87, 94, 97)
Forlimpopoli (sezioni n. 1, 2, 3, 4, 5, 6)
Gatteo (sezioni n. 1, 2, 3)
Meldola (sezioni n. 1, 2, 4, 5, 6, 7, 10)
Bertinoro (sezioni n. 1, 2, 3, 4, 5, 6)
Civitella di Romagna (sezioni n. 1, 4 )
Cusercoli (sezioni n. 8, 9, 10)
Dovadola (sezioni n. 1, 2)
Longiano (sezione n. 1)
Predappio - solo Predappio Alta - (sezione n. 15)
Roncofreddo (sezioni n. 1, 39, 49)
No
54,88%
(*) Il Sistema dei Parchi e delle Aree Archeologiche coinvolge i Comuni di Galeata e Savignano sul Rubicone, i quali pertanto risultano entrambi beneficiari finali del
finanziamento per ogni sub-progetto. Il Comune di Galeata svolge il ruolo di capofila.
(**) Il Sistema delle Fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana coinvolge i Comuni di Cesena, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlimpopoli, Gatteo e
Meldola, i quali pertanto risultano beneficiari finali del finanziamento per ogni sub-progetto. Il Comune di Cesena svolge il ruolo di capofila.
ALLEGATO 2: Tipologie di attività imprenditoriali in ordine di priorità
Cesenatico: “Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria”
Comuni del sistema della costa:
o
o
o
o
Cesenatico
Gatteo
San Mauro Pascoli
Savignano sul Rubicone
solo Territorio ad Est della SS 16 Adriatica.
1°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni
- servizi per la fruizione dei beni culturali ed ambientali quali: servizi di visite guidate,
realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti di
gestione, sistemi di gestione delle prenotazioni;
- servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle
esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda:
o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo
accessibile; servizi di guida per trekker, biker; servizi di trasporto bagagli; servizi di
noleggio di bici, MTB);
o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura,
enogastronomia);
o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il
turismo didattico e scolastico;
- imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche
tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni
attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico;
- attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della
L.R.14/99);
- startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica;
- progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming sul
territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi);
- realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici
dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo.
2°) Altri servizi e strutture
- riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare
punto di attrazione e visita;
- interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività
commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento
dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene
oggetto di intervento pubblico;
- azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o
sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne
pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di
intervento pubblico;
- gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi
comuni, servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per
migliorare l’offerta complessiva dei servizi dell’area;
- valorizzazione di circuiti cicloturistici mediante la creazione di punti di assistenza e di
acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta
3°) Strutture per l'accessibilità immateriale
- locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive, per la realizzazione di eventi,
esposizioni, proiezioni ecc.;
- book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni
architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a
prolungarla, ad incrementarne gli ingressi;
- produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali ed ambientali.
4°) Servizi per l'accessibilità materiale
- noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni
culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di
handicap;
- altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e
servizio specifico).
5°) Strutture di accoglienza e ricettive
- riqualificazione delle strutture ricettive finalizzata ad una loro maggiore sostenibilità
ambientale ed al conferimento di maggiore originalità e riconoscibilità sul mercato (es.
predisposizione di locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker) a partire
dall’esaltazione dei legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità
dei servizi da parte delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto
imposto dalle normative vigenti;
- riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti
tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei
legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera
corta).
Forlì: “Complesso Museale San Domenico. Realizzazione di sale per concerti, convegni,
esposizioni”
Forlì - centro storico
1°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni
- servizi per la fruizione dei beni culturali quali: servizi di visite guidate, realizzazione di
attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti di gestione,
sistemi di gestione delle prenotazioni;
- servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle
esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda:
o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo
accessibile; servizi di guida per trekker, biker; servizi di trasporto bagagli; servizi di
noleggio di bici, MTB);
o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura,
enogastronomia);
o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il
turismo didattico e scolastico;
- imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche
tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni
attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico;
- attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della
L.R.14/99);
- startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica;
- progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming
sul territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi);
- realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici
dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo.
2°) Altri servizi e strutture
- riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare punto
di attrazione e visita;
- interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività
commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento
dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene
oggetto di intervento pubblico;
- azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o
sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne
pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di
intervento pubblico;
- gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi comuni,
servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per migliorare
l’offerta complessiva dei servizi dell’area;
- valorizzazione di circuiti cicloturistici, mediante la creazione di punti di assistenza e di
acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta
3°) Strutture di accoglienza e ricettive
- riqualificazione delle strutture ricettive e trasformazione degli edifici esistenti in strutture
ricettive, finalizzate ad una loro maggiore sostenibilità ambientale ed al conferimento di
maggiore
originalità
e
riconoscibilità
sul
mercato
(es.
predisposizione
di
locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker) a partire dall’esaltazione dei
legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità dei servizi da parte
delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto imposto dalle
normative vigenti;
- riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti
tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei
legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera
corta);
- realizzazione di caffè-concerto impegnati nell’animazione del centro storico della città
4°) Servizi per l'accessibilità materiale
- noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni
culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di
handicap;
- altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e
servizio specifico).
5°) Strutture per l'accessibilità immateriale
- locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive, per la realizzazione di eventi,
esposizioni, proiezioni ecc.;
- book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni
architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a
prolungarla, ad incrementarne gli ingressi;
- produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali
Tredozio: “Ex-Monastero di S. Annunziata. Riqualificazione a fini convegnistici e
congressuali”
I Comuni a corona del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Campigna e Monte Falterona:
o
o
o
o
o
Bagno di Romagna
Portico di Romagna e San Benedetto
Premilcuore
Santa Sofia
Tredozio
tutto il territorio comunale.
1°) Strutture di accoglienza e ricettive
- riqualificazione delle strutture ricettive e trasformazione degli edifici esistenti in strutture
ricettive, finalizzate ad una loro maggiore sostenibilità ambientale ed al conferimento di
maggiore
originalità
e
riconoscibilità
sul
mercato
(es.
predisposizione
di
locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker, equituristi) a partire
dall’esaltazione dei legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità
dei servizi da parte delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto
imposto dalle normative vigenti.
Le suddette tipologie di intervento devono particolarmente riguardare:
ƒ rifugi di montagna
ƒ rifugi escursionistici
ƒ alberghi diffusi (nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti come da D.G.R.
n. 916/2007)
ƒ campeggi
ƒ ostelli per la gioventù
ƒ strutture extralberghiere (locande, room&breakfast)
ƒ gestione di case e appartamenti per vacanze
- riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti
tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei
legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera
corta);
- realizzazione di caffè-concerto impegnati nell’animazione dei centri storici dei comuni
coinvolti.
2°) Servizi per l'accessibilità materiale
- noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni
culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di
handicap;
- noleggio imbarcazioni e ricovero per natanti lungo i percorsi turistici fluviali, lagunari e
lacuali - in particolare a basso impatto ambientale ed altri servizi per il turismo fluviale;
- altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e
servizio specifico).
3°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni
- servizi per la fruizione dei beni culturali ed ambientali quali: servizi di visite guidate,
realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti
di gestione, sistemi di gestione delle prenotazioni;
- servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle
esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda:
o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo
accessibile; servizi di guida per trekker, biker, equituristi; servizi di trasporto bagagli;
servizi di noleggio di bici, MTB);
o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura,
enogastronomia);
o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il
turismo didattico e scolastico;
- imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche
tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni
attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico;
- attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della
L.R.14/99);
- startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica;
- progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming
sul territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi);
- realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici
dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo, con priorità a quelli collegati ai
servizi di informazione turistica ed al Monastero della S. Annunziata.
4°) Altri servizi e strutture
- riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare
punto di attrazione e visita;
- interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività
commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento
dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene
oggetto di intervento pubblico;
- azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o
sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne
pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di
intervento pubblico;
- gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi
comuni, servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per
migliorare l’offerta complessiva dei servizi dell’area;
- valorizzazione di circuiti cicloturistici, trekking, equituristici mediante la creazione di punti
di assistenza e di acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta.
5°) Strutture per l'accessibilità immateriale
- locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive per la realizzazione di eventi,
esposizioni, proiezioni ecc.;
- book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni
architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a
prolungarla, ad incrementarne gli ingressi;
- produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali ed ambientali
Galeata e Savignano sul Rubicone: “Parchi e Aree Archeologiche: la Villa di Teodorico e il
Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito”
Comuni del sistema archeologico:
o Savignano sul Rubicone
o Galeata
o Sarsina
solo centro storico.
1°) Strutture di accoglienza e ricettive
- riqualificazione delle strutture ricettive e trasformazione degli edifici esistenti in strutture
ricettive, finalizzate ad una loro maggiore sostenibilità ambientale ed al conferimento di
maggiore
originalità
e
riconoscibilità
sul
mercato
(es.
predisposizione
di
locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker, equituristi) a partire
dall’esaltazione dei legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità
dei servizi da parte delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto
imposto dalle normative vigenti.
Le suddette tipologie di intervento devono particolarmente riguardare:
ƒ alberghi diffusi (nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti come da D.G.R.
n. 916/2007)
ƒ campeggi
ƒ ostelli per la gioventù
ƒ strutture extralberghiere (locande, room&breakfast)
ƒ gestione di case e appartamenti per vacanze
- riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti
tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei
legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera
corta);
- realizzazione di caffè-concerto impegnati nell’animazione dei centri storici dei comuni
coinvolti
2°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni
- servizi per la fruizione dei beni culturali quali: servizi di visite guidate, realizzazione di
attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti di gestione;
sistemi di gestione delle prenotazioni;
- servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle
esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda:
o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo
accessibile; servizi di guida per trekker, biker, equituristi; servizi di trasporto bagagli;
servizi di noleggio di bici, MTB);
o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura,
enogastronomia);
o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il
turismo didattico e scolastico;
- imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche
tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni
attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico;
- attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della
L.R.14/99);
- startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica;
- progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming
sul territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi);
- realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici
dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo, con priorità a quelli collegati ai
servizi di informazione turistica ed alle aree archeologiche.
3°) Altri servizi e strutture
- riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare
punto di attrazione e visita;
- interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività
commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento
dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene
oggetto di intervento pubblico;
- azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o
sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne
pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di
intervento pubblico;
- gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi
comuni, servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per
migliorare l’offerta complessiva dei servizi dell’area;
- valorizzazione di circuiti cicloturistici, trekking, equituristici mediante la creazione di punti
di assistenza e di acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta.
4°) Strutture per l'accessibilità immateriale
- locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive per la realizzazione di eventi,
esposizioni, proiezioni ecc.;
- book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni
architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a
prolungarla, ad incrementarne gli ingressi;
- produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali.
5°) Servizi per l'accessibilità materiale
- noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni
culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di
handicap;
- altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e
servizio specifico).
Cesena, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlimpopoli, Meldola, Gatteo: “Il sistema
delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana”
Comuni del sistema delle fortificazioni:
o
o
o
o
o
Cesena
Castrocaro Terme e Terra del Sole
Forlimpopoli
Gatteo
Meldola
ed i Comuni con rocche e/o emergenze comprese nel sistema delle fortificazioni:
Bertinoro, Civitella di Romagna (e Cusercoli), Dovadola, Longiano, Predappio (solo Predappio
Alta), Roncofreddo
solo centro storico.
1°) Strutture di accoglienza e ricettive
- riqualificazione delle strutture ricettive e trasformazione degli edifici esistenti in strutture
ricettive, finalizzate ad una loro maggiore sostenibilità ambientale ed al conferimento di
maggiore
originalità
e
riconoscibilità
sul
mercato
(es.
predisposizione
di
locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker, equituristi) a partire
dall’esaltazione dei legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità
dei servizi da parte delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto
imposto dalle normative vigenti.
Le suddette tipologie di intervento devono particolarmente riguardare:
ƒ
alberghi diffusi (nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti come da D.G.R.
n. 916/2007)
ƒ
ostelli per la gioventù
ƒ
strutture extralberghiere (locande, room & breakfast)
ƒ
gestione di case e appartamenti per vacanze
- riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti
tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei
legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera
corta);
- realizzazione di caffè-concerto impegnati nell’animazione dei centri storici dei comuni
coinvolti.
2°) Strutture per l'accessibilità immateriale
- locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive per la realizzazione di eventi,
esposizioni, proiezioni ecc.;
- book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni
architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a
prolungarla, ad incrementarne gli ingressi;
- Produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali.
3°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni
- servizi per la fruizione dei beni culturali quali: servizi di visite guidate, realizzazione di
attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti di gestione;
sistemi di gestione delle prenotazioni;
- servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle
esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda:
o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo
accessibile; servizi di guida per trekker, biker; servizi di trasporto bagagli; servizi di
noleggio di bici, MTB);
o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura,
enogastronomia);
o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il
turismo didattico e scolastico;
- imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche
tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni
attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico;
- attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della
L.R.14/99);
- startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica;
- progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming
sul territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi);
- realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici
dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo, con priorità a quelli collegati ai
servizi di informazione turistica ed alle fortificazioni.
4°) Altri servizi e strutture
- riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare
punto di attrazione e visita;
- interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività
commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento
dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene
oggetto di intervento pubblico;
- azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o
sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne
pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di
intervento pubblico;
- gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi
comuni, servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per
migliorare l’offerta complessiva dei servizi dell’area;
- valorizzazione di circuiti cicloturistici, trekking, equituristici mediante la creazione di punti
di assistenza e di acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta
5°) Servizi per l'accessibilità materiale
- noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni
culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di
handicap;
- altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e
servizio specifico).
PER TUTTI GLI INTERVENTI SI RITIENE DEBBA ESSERE CONSIDERATO UN
VALORE AGGIUNTO IMPRESCINDIBILE LA VALUTAZIONE DEI SEGUENTI
ASPETTI:
o
INNOVATIVITA’ PER L’AREA SPECIFICA DELL’INTERVENTO;
o
ECOCOMPATIBILITA’ E RISPARMIO ENERGETICO;
o
SVILUPPO DI RETI TRA OPERATORI CHE, CREANDO UNA SORTA DI
FILIERA PER PRODOTTO TURISTICO, PRESENTINO UN PROGETTO
INTEGRATO E DI SISTEMA.
TABELLA 1 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008)
CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE
AREA COSTA
(comprende i comuni di Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone)
Classificazione e tipologia
ESERCIZI
ALBERGHIERI
Camere
Bagni
Posti letto
5 stelle
0
0
0
0
4 stelle
19
1.005
1.037
2.107
3 stelle
308
11.522
11.878
22.963
2 stelle
88
2.087
2.164
3.887
1 stelle
39
654
654
1.164
Residenze turistico alberghiere
13
397
379
974
467
15.665
16.112
31.095
Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC)
5
573
53
2.102
Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni =
WC)
0
0
0
0
Campeggi e Villaggi turistici in forma mista
(Camere = Piazzole; Bagni = WC)
3
2.097
177
7.115
91
87
138
420
Alloggi agroturistici e country house
4
19
16
54
Ostelli per la gioventù
3
158
166
703
36
693
574
5.640
Rifugi alpini
0
0
0
0
Altri esercizi
0
0
0
0
Totale
142
3.627
1.124
16.034
Totale es. alberghieri e es. complementari
609
19.292
17.236
47.129
6
10
10
20
Altri alloggi privati
1.600
0
0
6.366
Totale
1.606
10
10
6.386
TOTALE GENERALE
2.215
19.302
17.246
53.515
Totale
ESERCIZI
COMPLEMENTARI
Numero
esercizi
Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale
Case per ferie
ALLOGGI PRIVATI IN
Bed & Breakfast
AFFITTO
TABELLA 2 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008)
CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE
Comune di FORLI'
Classificazione e tipologia
ESERCIZI
ALBERGHIERI
Camere
Bagni
Posti letto
5 stelle
0
0
0
0
4 stelle
6
382
398
715
3 stelle
5
142
149
231
2 stelle
3
82
83
129
1 stelle
0
0
0
0
Residenze turistico alberghiere
0
0
0
0
14
606
630
1.075
Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC)
0
0
0
0
Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni = WC)
0
0
0
0
Campeggi e Villaggi turistici in forma mista
(Camere = Piazzole; Bagni = WC)
0
0
0
0
Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale
5
22
20
37
Alloggi agroturistici e country house
6
35
24
80
Ostelli per la gioventù
0
0
0
0
Case per ferie
0
0
0
0
Rifugi alpini
0
0
0
0
Altri esercizi
0
0
0
0
Totale
11
57
44
117
Totale es. alberghieri e es. complementari
25
663
674
1.192
10
15
10
29
0
0
0
0
Totale
10
15
10
29
TOTALE GENERALE
35
678
684
1.221
Totale
ESERCIZI
COMPLEMENTARI
Numero
esercizi
ALLOGGI PRIVATI IN
Bed & Breakfast
AFFITTO
Altri alloggi privati
TABELLA 3 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008)
CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE
AREA PARCO
(comprende i comuni di Bagno di Romagna, Santa Sofia, Premilcuore, Portico di Romagna e San Benedetto, Tredozio)
Classificazione e tipologia
ESERCIZI
ALBERGHIERI
Camere
Bagni
Posti letto
5 stelle
0
0
0
0
4 stelle
5
511
511
1.111
3 stelle
12
211
234
375
2 stelle
13
183
181
323
1 stelle
7
73
72
136
Residenze turistico alberghiere
0
0
0
0
37
978
998
1.945
Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC)
8
223
32
790
Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni =
WC)
0
0
0
0
Campeggi e Villaggi turistici in forma mista
(Camere = Piazzole; Bagni = WC)
15
139
1
1.017
Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale
38
89
107
232
Alloggi agroturistici e country house
30
168
138
406
6
67
66
215
10
148
159
509
Rifugi alpini
3
23
20
157
Altri esercizi
0
0
0
0
Totale
110
857
523
3.326
Totale es. alberghieri e es. complementari
147
1.835
1.521
5.271
3
5
4
12
Altri alloggi privati
111
0
0
578
Totale
114
5
4
590
TOTALE GENERALE
261
1.840
1.525
5.861
Totale
ESERCIZI
COMPLEMENTARI
Numero
esercizi
Ostelli per la gioventù
Case per ferie
ALLOGGI PRIVATI IN
Bed & Breakfast
AFFITTO
TABELLA 4 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008)
CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE
AREA SISTEMA ARCHEOLOGICO
(comprende i comuni di Galeata, Savignano sul Rubicone, Sarsina)
Classificazione e tipologia
ESERCIZI
ALBERGHIERI
ESERCIZI
COMPLEMENTARI
Numero
esercizi
Camere
Bagni
Posti letto
5 stelle
0
0
0
0
4 stelle
0
0
0
0
3 stelle
2
36
37
70
2 stelle
1
20
22
34
1 stelle
0
0
0
0
Residenze turistico alberghiere
1
15
16
46
Totale
4
71
75
150
Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC)
0
0
0
0
Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni =
WC)
0
0
0
0
Campeggi e Villaggi turistici in forma mista
(Camere = Piazzole; Bagni = WC)
2
753
0
2.216
Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale
4
20
19
41
Alloggi agroturistici e country house
6
31
24
77
Ostelli per la gioventù
1
8
10
21
Case per ferie
0
0
0
0
Rifugi alpini
0
0
0
0
Altri esercizi
0
0
0
0
Totale
13
812
53
2.355
Totale es. alberghieri e es. complementari
17
883
128
2.505
7
15
11
29
Altri alloggi privati
0
0
0
0
Totale
7
15
11
29
24
898
139
2.534
ALLOGGI PRIVATI IN
Bed & Breakfast
AFFITTO
TOTALE GENERALE
TABELLA 5 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008)
CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE
AREA SISTEMA DELLE FORTIFICAZIONI
(comprende i comuni di Cesena, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Meldola, Forlimpopoli, Gatteo)
Classificazione e tipologia
ESERCIZI
ALBERGHIERI
ALLOGGI PRIVATI IN
AFFITTO
Camere
Bagni
Posti letto
5 stelle
0
0
0
0
4 stelle
7
463
475
897
3 stelle
107
3.827
4.023
7.452
2 stelle
22
453
475
763
1 stelle
6
128
128
254
Residenze turistico alberghiere
1
22
23
45
143
4.893
5.124
9.411
Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC)
2
39
5
156
Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni =
WC)
0
0
0
0
Campeggi e Villaggi turistici in forma mista
(Camere = Piazzole; Bagni = WC)
3
444
56
1.488
Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale
69
135
161
368
Alloggi agroturistici e country house
39
198
171
443
Ostelli per la gioventù
1
5
7
37
Case per ferie
3
113
115
176
Rifugi alpini
0
0
0
0
Altri esercizi
0
0
0
0
Totale
117
934
515
2.668
Totale es. alberghieri e es. complementari
260
5.827
5.639
12.079
41
83
68
165
Altri alloggi privati
253
0
0
965
Totale
294
83
68
1.130
TOTALE GENERALE
554
5.910
5.707
13.209
Totale
ESERCIZI
COMPLEMENTARI
Numero
esercizi
Bed & Breakfast
TABELLA 6 - IMPRESE DELLA RISTORAZIONE E BAR NEI COMUNI INTERESSATI DALLA ZONIZZAZIONE
Comune
BAGNO DI ROMAGNA
Classificazione ATECO 2002
G 55.3 Ristoranti
29
97
G 55.4 Bar
29
73
1
6
G 55.3 Ristoranti
28
83
G 55.4 Bar
22
196
1
17
G 55.3 Ristoranti
23
122
G 55.4 Bar
14
34
G 55.3 Ristoranti
128
618
G 55.4 Bar
220
596
5
41
G 55.3 Ristoranti
122
698
G 55.4 Bar
136
438
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
6
43
G 55.3 Ristoranti
9
19
G 55.4 Bar
9
28
G 55.3 Ristoranti
4
12
G 55.4 Bar
2
4
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
1
1
G 55.3 Ristoranti
128
617
G 55.4 Bar
265
728
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
14
94
G 55.3 Ristoranti
15
60
G 55.4 Bar
32
67
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
2
8
G 55.3 Ristoranti
4
11
G 55.4 Bar
3
7
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
1
3
G 55.3 Ristoranti
19
56
G 55.4 Bar
15
42
9
44
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
BERTINORO
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE
2005
Numero Unità
Addetti Unità
Locali
Locale
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
CESENA
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
CESENATICO
CIVITELLA DI ROMAGNA
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
DOVADOLA
FORLI'
FORLIMPOPOLI
GALEATA
GATTEO
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
G 55.3 Ristoranti
Comune
LONGIANO
MELDOLA
Classificazione ATECO 2002
2005
Numero Unità
Addetti Unità
Locali
Locale
G 55.4 Bar
9
19
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
1
4
G 55.3 Ristoranti
19
71
G 55.4 Bar
22
59
G 55.3 Ristoranti
2
6
G 55.4 Bar
5
7
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
1
1
G 55.3 Ristoranti
19
72
G 55.4 Bar
12
28
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
1
4
G 55.3 Ristoranti
3
7
G 55.4 Bar
3
5
12
38
5
13
G 55.3 Ristoranti
21
75
G 55.4 Bar
24
57
G 55.3 Ristoranti
11
26
G 55.4 Bar
15
34
3
3
10
41
3
14
G 55.3 Ristoranti
32
271
G 55.4 Bar
37
124
G 55.3 Ristoranti
5
13
G 55.4 Bar
3
9
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
PORTICO E SAN BENEDETTO
PREDAPPIO
PREMILCUORE
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
G 55.3 Ristoranti
RONCOFREDDO
G 55.4 Bar
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
SAN MAURO PASCOLI
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
SANTA SOFIA
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
G 55.3 Ristoranti
SARSINA
G 55.4 Bar
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
SAVIGNANO SUL RUBICONE
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
TREDOZIO
G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati
TABELLA 7 - IMPRESE DEL COMMERCIO NEI COMUNI INTERESSATI DALLA ZONIZZAZIONE
2005
Comune
BAGNO DI ROMAGNA
BERTINORO
CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE
CESENA
CESENATICO
CIVITELLA DI ROMAGNA
DOVADOLA
Classificazione ATECO 2002
Numero Unità
Locali
Addetti Unità
Locale
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
20
124
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
37
60
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
103
226
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
32
139
G 51
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
65
123
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
75
152
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
14
23
G 51
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
65
107
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
73
175
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
282
1390
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
993
4127
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
1176
3318
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
66
186
G 51
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
194
707
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
488
1141
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
5
11
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
11
15
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
40
76
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
4
6
G 51
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
20
34
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
15
30
2005
Comune
FORLI'
FORLIMPOPOLI
GALEATA
GATTEO
LONGIANO
MELDOLA
PORTICO E SAN BENEDETTO
PREDAPPIO
Classificazione ATECO 2002
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
G 51
Numero Unità
Locali
Addetti Unità
Locale
361
1362
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
1314
4057
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
1320
3897
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
51
133
G 51
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
105
235
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
162
475
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
5
9
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
8
10
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
30
48
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
13
37
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
69
187
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
152
268
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
31
100
G 51
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
67
299
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
46
98
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
41
113
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
59
98
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
107
213
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
3
3
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
6
9
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
15
40
G 51
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
28
136
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
67
140
2005
Comune
PREMILCUORE
RONCOFREDDO
SAN MAURO PASCOLI
SANTA SOFIA
SARSINA
SAVIGNANO SUL RUBICONE
TREDOZIO
Classificazione ATECO 2002
Numero Unità
Locali
Addetti Unità
Locale
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
3
4
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
5
6
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
14
22
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
4
6
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
16
18
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
20
29
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
25
54
G 51
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
114
283
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
100
244
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
9
25
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
23
163
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
52
94
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
6
8
G 51
Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
12
18
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
46
82
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
45
156
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
164
484
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
255
1525
G 50
Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e
motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione
2
3
G 51
Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio,
autoveicoli e motocicli esclusi
3
3
G 52
Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di
motocicli); riparazione di beni personali e per la casa
11
18
INDICATORI DI REALIZZAZIONE
"Cesenatico: Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria"
VALORI POR
Unità di misura
1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione
VALORI PVPT
Valore base del
Valore atteso del
Valore base del Valore atteso del
PVPT al
PVPT al 2013
POR al 2007
POR al 2013
31.12.2008 (*)
%
n.d.
+ 25%
VALORI POR
Unità di misura
2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione(**)
Comune
Risorsa
CESENATICO
Museo della
Marineria
Gen.
748
Feb.
640
1.445
Apr.
951
Mag.
1.989
Giu.
1.443
Lug.
1.705
Ago.
2.385
Set.
Ott.
1.478
328
Nov.
960
Dic.
3.386
Totale
VALORI PVPT
74%
78%
Unità di misura
CESENATICO
presenze
Gen.
Feb.
Mar.
44.675
45.841
92.165
Apr.
213.755
Mag.
272.134
Valore base del Valore atteso del
POR al 2007
POR al 2013
n.
Giu.
744.583
Lug.
955.168
Ago.
975.015
Set.
Ott.
Nov.
Dic.
57.926
52.273
54.454
308.933
Popolazione
residente al
01.01.2008
24.432
(*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo di biglietti emessi presso il Museo della Marineria durante l'anno 2007.
(**) Le strutture ricettive del Comune di Cesenatico sono caratterizzate da un periodo di alta stagione (luglio, agosto) e bassa stagione.
NOTA: il metodo di misurazione utilizzato potrebbe subire modifiche a seguito della predisposizione da parte dell'Autorità di Gestione di differenti parametri di valutazione.
+ 1%
3,2685
VALORI POR
Comune
3,2685
Rapporto visitatori fuori stagione /
visitatori alta stagione
17.458
3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007(**)
+ 10%
Valore base del
Valore atteso del
Valore base del Valore atteso del
PVPT al
PVPT al 2013
POR al 2007
POR al 2013
31.12.2008
%
Mar.
17.458
2,5
Presenze nei periodi di bassa
stagione degli esercizi ricettivi per
abitante
7,7224
2,6
VALORI PVPT
Valore base del
Valore atteso del
PVPT al
PVPT al 2013
31.12.2008
7,7224
7,7996
"Complesso Museale San Domenico. Realizzazione di sale per concerti, convegni, esposizioni"
VALORI PVPT
VALORI POR
1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione
Unità di misura
Valore base del
POR al 2007
Valore atteso del
POR al 2013
Valore base del
PVPT al 31.12.2008
(*)
%
n.d.
+ 25%
91.000
VALORI POR
2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione (**)
Comune
Risorsa
FORLI'
Musei S.
Domenico
Gen.
Feb.
Mar.
Apr.
Mag.
Giu.
Lug.
Ago.
Set.
Ott.
Nov.
Dic.
Totale
91.000
Comune
FORLI'
presenze
Gen.
Feb.
Mar.
Apr.
Mag.
Giu.
Lug.
Ago.
Set.
Ott.
Nov.
Dic.
10.858
11.794
15.052
14.965
13.344
14.136
15.195
21.422
15.329
15.380
14.988
11.157
+ 10%
VALORI PVPT
Unità di misura
Valore base del
POR al 2007
Valore atteso del
POR al 2013
Valore base del
PVPT al 31.12.2008
Valore atteso del
PVPT al 2013
%
74%
78%
n.d.
n.d.
Rapporto visitatori
fuori stagione /
visitatori alta stagione
n.d.
VALORI POR
3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007 (**)
Valore atteso del
PVPT al 2013
VALORI PVPT
Unità di misura
Valore base del
POR al 2007
Valore atteso del
POR al 2013
Valore base del
PVPT al 31.12.2008
Valore atteso del
PVPT al 2013
n.
2,5
2,6
0,1108
0,1119
Popolazione
residente al
01.01.2008
Presenze nei periodi di
bassa stagione degli
esercizi ricettivi per
abitante
114.683
0,1108
(*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo di biglietti emessi presso i Musei San Domenico in occasione della Mostra "Silvestro Lega, i Macchiaioli ed il Quattrocento" tenutasi dal 14.01.2007 al 24.06.2007.
(**) Le strutture ricettive del Comune di Forlì sono caratterizzate da un periodo di stagione unica. Sono stati pertanto considerati mesi di bassa stagione i 6 mesi in cui si è verificato il minor numero di presenze.
NOTA: il metodo di misurazione utilizzato potrebbe subire modifiche a seguito della predisposizione da parte dell'Autorità di Gestione di differenti parametri di valutazione.
"Ex -Monastero della S. Annunziata. Riqualificazione a fini convegnistici e congressuali"
Unità di misura
Valore base del
POR al 2007
Valore atteso
del POR al
2013
Valore base del
PVPT al
31.12.2008 (*)
Valore atteso
del PVPT al
2013
%
n.d.
+ 25%
26.968
+ 2%
1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione
VALORI POR
Unità di misura
Valore base del
POR al 2007
%
74%
78%
2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione (**)
Centri Visita e Punt
Informativo a Campigna
Risorsa
Bagno di Romagna
Gen.
Feb.
131
Mar.
-
Apr.
Mag.
Giu.
Lug.
Ago.
Set.
Ott.
305
1.035
1.553
1.687
1.410
1.791
1.034
1.176
432
383
10.937
-
430
413
324
254
353
334
53
77
-
2.238
500
561
596
1.316
1.245
277
406
52
81
5.034
106
328
367
534
182
415
184
59
124
125
2.465
26
444
557
538
1.121
1.408
429
-
-
4.523
50
-
-
222
780
619
100
3.901
5.063
5.831
2.358
San Benedetto in Alpe
Premilcuore
Santa Sofia
Tredozio
Parco
Nazionale
delle Foreste
Casentinesi
41
Campigna
TOTALE
131
41
487
2.737
3.451
Nov.
1.694
Dic.
Totale
685
VALORI PVPT
Valore atteso
del POR al
2013
Valore atteso
del PVPT al
2013
0,1554
+ 1%
Rapporto
visitatori fuori
stagione /
visitatori alta
stagione
1.771
589
26.968
0,1554
VALORI POR
Gen.
Feb.
Mar.
Apr.
Mag.
Giu.
Lug.
Ago.
Set.
Ott.
Nov.
Dic.
Popolazione
residente al
01.01.2008
7.871
4.887
6.398
21.648
20.105
34.994
58.630
83.573
42.971
32.175
23.761
15.782
13.315
VALORI PVPT
Unità di misura
Valore base del
POR al 2007
Valore atteso
del POR al
2013
n.
2,5
2,6
3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007 (**)
Comuni
Valore base del
PVPT al
31.12.2008
Presenze nei
periodi di bassa
stagione degli
esercizi ricettivi
per abitante
1,1375
Valore base del
PVPT al
31.12.2008
Valore atteso
del PVPT al
2013
1,1375
1,1489
Bagno di Romagna
Portico di Romagna e San
Benedetto
Premilcuore
presenze
Santa Sofia
Tredozio
(*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo degli accessi al Parco registrati presso i Centri Visita ed il Punto Informativo di Campigna durante l'anno 2007.
(**) Le strutture ricettive dei Comuni di Portico di Romagna e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia e Tredozio sono caratterizzate da un periodo di stagione unica, mentre le strutture ricettive del Comune di Bagno di Romagna sono
caratterizzate da un periodo di alta stagione (Luglio, Agosto, Settembre) e bassa stagione. Per esigenze di uniformità, sono stati considerati per tutti i suddetti Comuni inseriti nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi mesi di bassa stagione i
mesi di Gennaio, Febbraio, Marzo, Ottobre, Novembre, Dicembre.
NOTA: il metodo di misurazione utilizzato potrebbe subire modifiche a seguito della predisposizione da parte dell'Autorità di Gestione di differenti parametri di valutazione.
"Parchi e Aree Archeologiche: la villa di Teodorico e il Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito"
VALORI POR
Unità di misura
1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione
VALORI PVPT
Valore base del
Valore base del Valore atteso
PVPT al
POR al 2007 del POR al 2013
31.12.2008 (*)
%
n.d.
+ 25%
VALORI POR
Unità di misura
2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione (**)
Comune
Risorsa
GALEATA
Museo
Mambrini
Gen.
72
Feb.
127
Mar.
155
263
Mag.
225
Giu.
190
Lug.
80
Ago.
196
Set.
222
Ott.
199
Nov.
185
Dic.
53
Totale
74%
78%
Unità di misura
GALEATA
Gen.
presenze
25
Feb.
20
Mar.
21
Apr.
118
Mag.
32
Giu.
35
Lug.
16
68
Set.
25
Ott.
42
Nov.
17
Dic.
23
VALORI PVPT
Valore base del
Valore base del Valore atteso
PVPT al
POR al 2007 del POR al 2013
31.12.2008
n.
Ago.
+ 1%
0,5189
VALORI POR
Comune
0,5189
Valore atteso
del PVPT al
2013
Rapporto visitatori
fuori stagione /
visitatori alta
stagione
1.967
3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007 (**)
+ 2%
VALORI PVPT
Valore base del
Valore base del Valore atteso
PVPT al
POR al 2007 del POR al 2013
31.12.2008
%
Apr.
1.967
Valore atteso
del PVPT al
2013
2,5
2,6
0,0081
Valore atteso
del PVPT al
2013
0,0082
Popolazion Presenze nei periodi
e residente di bassa stagione
al
degli esercizi ricettivi
01.01.2008
per abitante
2.502
0,0081
(*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo di biglietti emessi presso il Museo Mambrini di Galeata durante l'anno 2007. Il biglietto è cumulativo e comprende sia l'ingresso al Museo Mambrini sia la visita presso l'area
archeologica della Villa di Teodorico.
(**) Le strutture ricettive del Comune di Galeata sono caratterizzate da un periodo di stagione unica. Sono stati pertanto considerati mesi di bassa stagione i 6 mesi in cui si è verificato il minor numero di presenze.
NOTA: il metodo di misurazione utilizzato potrebbe subire modifiche a seguito della predisposizione da parte dell'Autorità di Gestione di differenti parametri di valutazione.
"Il sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana"
VALORI POR
Unità di misura
1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione
%
VALORI PVPT
Valore base del Valore atteso
POR al 2007 del POR al 2013
n.d.
Valore base del
PVPT al
31.12.2008 (*)
Valore atteso
del PVPT al
2013
19.750
+ 5%
+ 25%
VALORI POR
Unità di misura
2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione (**)
Comune
Risorsa
CESENA
Rocca
Malatestiana
Gen.
400
Feb.
800
Mar.
1.200
%
Apr.
3.200
Mag.
3.500
Giu.
Lug.
1.600
1.700
Ago.
1.900
Set.
Ott.
2.500
1.200
Nov.
950
Dic.
Totale
800
VALORI PVPT
Valore base del
Valore base del Valore atteso
PVPT al
POR al 2007 del POR al 2013
31.12.2008
74%
78%
0,3715
0,3715
VALORI PVPT
VALORI POR
Unità di misura
Comune
CESENA
Gen.
presenze
5.630
Feb.
6.930
Mar.
9.018
Apr.
9.481
Mag.
9.189
Giu.
Lug.
n.
Ago.
Set.
9.682 10.853 14.903 10.191
Ott.
8.557
Nov.
8.684
Dic.
Popolazione
residente al
01.01.2008
6.809
94.904
+ 1%
Rapporto visitatori
fuori stagione /
visitatori alta
stagione
19.750
3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007 (**)
Valore atteso
del PVPT al
2013
Valore base del Valore atteso
POR al 2007 del POR al 2013
2,5
Valore base del
PVPT al
31.12.2008
2,6
Presenze nei
periodi di bassa
stagione degli
esercizi ricettivi
per abitante
0,0801
(*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo di biglietti emessi all'ingresso della Rocca Malatestiana di Cesena durante l'anno 2007.
(**) Le strutture ricettive del Comune di Cesena sono caratterizzate da un periodo di stagione unica. Sono stati pertanto considerati mesi di bassa stagione i 6 mesi in cui si è verificato il minor numero di presenze.
0,0801
Valore atteso
del PVPT al
2013
0,0809