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Provincia di Forlì-Cesena Programma di Valorizzazione e Promozione del Territorio Programma Operativo Regionale 2007-2013 Fondo Europeo di Sviluppo Regionale Obiettivo Competitività Regionale e Occupazione Gruppo di lavoro Coordinamento operativo Dott.ssa Mara Valdinosi Responsabile PO Programmazione Territoriale, Fondi Strutturali, Statistica. Elaborazione e redazione Dott.ssa Claudia Tedaldi e Dott. Giovanni Liverani Ufficio Programmazione e Gestione Fondi Strutturali. Si ringraziano per la collaborazione: Francesca Biandronni, Federica Bravaccini ed Elisa Montaletti dell’Ufficio Turismo ed Antonio Pinto dell’Ufficio Statistica. Provincia di Forlì-Cesena Servizio Programmazione, Artigianato, Commercio, Turismo e Statistica Piazza Morgagni, 9 – 47100 Forlì - e mail: [email protected] Febbraio 2009 INDICE Premessa: Il contesto regionale ed il Programma Operativo Regionale – Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013 7 1. La strategia di valorizzazione del territorio della Provincia di Forlì-Cesena 9 1.1 Le vocazioni del territorio provinciale 9 1.2 Gli obiettivi di valorizzazione territoriale 10 1.2.1 L’ambito marittimo e balneare 1.2.2 Terme, salute e benessere 1.2.3 Città d’arte e cultura 1.2.4 Appennino e verde 2. Interventi di valorizzazione del patrimonio ambientale 19 e culturale nella Provincia di Forlì-Cesena 2.1 Cesenatico: “Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro 19 e del Museo della Marineria” 2.1.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo 2.1.2 Risultati attesi dall’intervento 2.1.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato 2.1.4 Ulteriori beni ambientali o culturali 2.1.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata 2.1.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio 2.2 Forlì: “Complesso Museale San Domenico. Realizzazione di sale per concerti, convegni, esposizioni” 3 29 2.2.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo 2.2.2 Risultati attesi dall’intervento 2.2.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato 2.2.4 Ulteriori beni ambientali o culturali 2.2.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata 2.2.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio 2.3 Tredozio: “Ex-Monastero di S. Annunziata 41 Riqualificazione a fini convegnistici e congressuali” 2.3.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo 2.3.2 Risultati attesi dall’intervento 2.3.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato 2.3.4 Ulteriori beni ambientali o culturali 2.3.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata 2.3.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio 2.4 Galeata e Savignano sul Rubicone: 55 “Parchi e Aree Archeologiche: la villa di Teodorico e il Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito” 2.4.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo 2.4.2 Risultati attesi dall’intervento 2.4.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato 2.4.4 Ulteriori beni ambientali o culturali 2.4.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata 2.4.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio 4 2.5 Cesena, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlimpopoli, Meldola, Gatteo: “Il sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana” 2.5.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo 2.5.2 Risultati attesi dall’intervento 2.5.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato 2.5.4 Ulteriori beni ambientali o culturali 2.5.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata 2.5.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio Allegato 1: Quadro di sintesi dei progetti che compongono il Piano di Valorizzazione e Promozione del Territorio Allegato 2: Tipologie di attività imprenditoriali in ordine di priorità Tabella 1: Ricettività nell’area Costa Tabella 2: Ricettività nel Comune di Forlì Tabella 3: Ricettività nell’area Parco Tabella 4: Ricettività nell’area Sistema Archeologico Tabella 5: Ricettività nell’area Sistema delle Fortificazioni Tabella 6: Imprese della ristorazione e bar nei comuni interessati dalla zonizzazione Tabella 7: Imprese del commercio nei comuni interessati dalla zonizzazione Indicatori di realizzazione Allegati Cartografici 5 69 6 PREMESSA Il contesto regionale ed il Programma Operativo Regionale 2007-2013 FESR Esaminando la situazione del patrimonio ambientale e culturale nella Regione Emilia–Romagna, si evidenziano, nel decennio 1995-2005, per la zona della riviera un progressivo aumento degli arrivi, una sostanziale tenuta delle presenze ed un forte incremento del movimento nei mesi non estivi che hanno registrato un aumento del 50% degli arrivi e del 59% delle presenze, confermando il successo delle politiche regionali di promozione della destagionalizzazione. Nello stesso periodo nelle città d’arte si è rilevata una crescita più lenta, dovuta anche alla congiuntura economica negativa dell’ultimo triennio. La situazione registrata nell’Appennino evidenzia le difficoltà delle località che non beneficiano del flusso di visitatori invernale ed in cui il movimento si è stabilizzato in termini di arrivi ma con una flessione di presenze dell’8%. L’attività turistica nel suo complesso costituisce quindi un elemento di forza dell’economia regionale anche se concentrata particolarmente sul turismo balneare e congressuale/fieristico. La regione Emilia-Romagna si caratterizza tuttavia per la presenza di un patrimonio culturale ed ambientale diffuso e tuttora non completamente valorizzato; l’offerta regionale presenta pertanto una generale difficoltà di posizionamento nei confronti del turismo non balneare. Considerato che anche i dati disponibili a livello nazionale evidenziano una tendenza alla crescita del turismo storico, artistico e culturale oltre che ambientale e naturale e del suo contributo allo sviluppo delle economie locali, si ritiene che esista un buon potenziale di crescita in questo ambito. In questa direzione vanno anche le politiche regionali per il turismo che hanno individuato tra le Unioni di prodotto quello delle “Città d’arte” e dell’“Appenino verde” tra i più rilevanti. In questo quadro la politica territoriale non può prescindere da una completa valorizzazione delle risorse proprie del turismo e della qualità degli ambienti urbani, coniugando questi interventi con lo sviluppo di un’adeguata rete dei servizi di supporto sia pubblici che privati. E’ in un simile contesto che si inseriscono gli interventi dell’Asse IV del POR-FESR 2007-2013; obiettivo specifico dell’Asse è infatti quello di “valorizzare e promuovere il patrimonio ambientale e culturale della regione a sostegno dello sviluppo socio-economico ed in quanto potenziale per lo sviluppo del turismo sostenibile”. La valorizzazione di elementi ambientali e culturali del territorio infatti rappresenta sempre più un fattore chiave per la qualità della vita e la competitività; ciò può essere conseguito promovendo il recupero e la valorizzazione ambientale, culturale, la fruibilità dei servizi anche a 7 fini turistici, attraverso interventi integrati che coinvolgano gli operatori pubblici e privati consentendo da un lato di riqualificare e promuovere aree e beni pubblici a valenza culturale ed ambientale destinandoli a luoghi di servizio alla popolazione ed al turista e dall’altro di favorire la qualificazione dell’offerta di servizi finalizzati ad innalzare il livello di fruibilità del patrimonio naturale e culturale. Il raggiungimento di tale traguardo si concretizza attraverso il conseguimento di due obiettivi: la valorizzazione e promozione delle risorse ambientali e culturali a sostegno dello sviluppo socioeconomico; la qualificazione ed innovazione dei servizi e delle attività per accrescere il livello di fruibilità del patrimonio ambientale e culturale Gli interventi finanziati dal POR-FESR 2007-2013 dovranno perciò consentire, tramite una valida progettualità pubblica da attuarsi sinergicamente ad un’efficace progettualità privata, di trarre vantaggio dalle risorse culturali ed ambientali la cui fruibilità non è pienamente assicurata, qualificandole e soprattutto valorizzandole per ottenere impatti positivi sull’economia locale nel suo complesso, ed in particolare sul turismo sostenibile. Tramite l’Asse IV del POR-FESR 2007-2013 saranno pertanto finanziati progetti di valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale; la promozione di questi e interventi di qualificazione delle attività di servizi a supporto della fruibilità del suddetto patrimonio. A ciò è finalizzato il presente Programma di Valorizzazione e Promozione del Territorio nel quale vengono descritte le risorse culturali ed ambientali da valorizzare tramite il POR FESR e i progetti da attivare in tale ambito; nel programma sono inoltre definite le porzioni di territorio provinciale su cui concentrare gli interventi della progettualità privata al fine di garantire una maggiore fruibilità delle risorse in un’ottica di turismo sostenibile. 8 1. LA STRATEGIA DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA 1.1 LE VOCAZIONI DEL TERRITORIO PROVINCIALE È ora opportuno, al fine di illustrare il disegno strategico della Provincia di Forlì-Cesena, soffermarsi sullo stato del patrimonio ambientale e culturale del territorio e su quello della sua valorizzazione. Nell’ottica di una fruizione di tale patrimonio da parte di visitatori italiani e non, sono stati individuati i principali centri ad elevata specializzazione turistica; essi sono stati valutati secondo la dotazione di posti letto, la loro variazione e sulla movimentazione di visitatori. Le principali vocazioni riguardano il settore costa, (turismo balneare), i comuni montani (turismo ambientale e naturale) e i comuni termali. Il territorio provinciale risulta quindi caratterizzato dalle tre specializzazioni: la vocazione termale vede la propria punta nel comune di Bagno di Romagna, insieme a Castrocaro Terme Terra del Sole e Bertinoro; quella balneare è presente nei comuni della costa (Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone); l’ambito ambientale-naturale è vivo nei comuni di montagna, all’interno o al confine con il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Da ultimo non va dimenticato un comparto relativamente nuovo per la nostra provincia ma assai vitale; quello delle città d’arte. Grazie alla creazione e alla promozione di un importante complesso museale come quello di San Domenico a Forlì, dalla Biblioteca Malatestiana di Cesena e al sempre maggior interesse destato nel visitatore dai borghi storici, rifioriti anche per merito di numerose riqualificazioni attuate negli ultimi anni, si assiste ad una progressiva crescita nel numero di arrivi in tali destinazioni. Una simile tendenza consente di ben sperare per il futuro prossimo e suggerisce di investire parte delle risorse nel potenziamento di questo settore. 9 1.2 GLI OBIETTIVI DI VALORIZZAZIONE TERRITORIALE In base alle analisi così composte, due saranno da ritenersi le fondamentali priorità della Provincia di Forlì-Cesena nella valorizzazione e promozione del proprio territorio. In primo luogo un’offerta integrata che miri a reclamizzare il patrimonio culturale e artistico da un lato e quello ambientale e naturale dall’altro coniugando tutto ciò con le proposte di benessere, relax ed enogastronomia che le terre di Romagna sono in grado di presentare al visitatore. In tale direzione hanno iniziato a muoversi ad esempio i cosiddetti “sistemi turistici locali”, aggregazioni rappresentative dei soggetti pubblici e privati che operano per lo sviluppo dell’economia dei contesti di appartenenza, caratterizzati dall’offerta integrata di località, beni culturali ed ambientali, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, e dalle presenza diffusa di imprese turistiche singole e associate. Sarà dunque necessario compiere ulteriori sforzi in tale direzione integrando la promozione di quanto realizzato grazie al POR-FESR 2007-2013 con siffatti strumenti di promozione esistenti. In secondo luogo sarà necessario concentrarsi su una promozione integrata volta alla destagionalizzazione delle presenze sul territorio in modo da coordinare eventi e iniziative e da creare le condizioni per destare interesse nel visitatore non solo nel tradizionale periodo estivo o al più natalizio ma durante buona parte dell’anno. Per conseguire tali obiettivi e definire le linee della promozione la Provincia di Forlì-Cesena ha individuato, anche nel suo Programma Turistico di Promozione Locale, i seguenti indirizzi valevoli per l’intero territorio provinciale: - Intensificare la collaborazione fra pubblico e privato in particolare attraverso i club di prodotto; - Aggregare più soggetti con programmi di prodotto e/o di omogeneità territoriale; - Garantire un buon livello di coordinamento della comunicazione e informazione; - Individuare i target e i mercati delle singole iniziative; - Intensificare la promozione dell’offerta a certificazione ambientale. Nel dettaglio, a seconda del differente ambito di valorizzazione del patrimonio ambientale e naturale o di quello artistico e culturale si propongono per i territori coinvolti differenti obiettivi 10 specifici; vale in tal senso sottolineare la piena coerenza di essi con le finalità evidenziate dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. 1.2.1 L’ambito marittimo e balneare Per i centri specializzati nella valorizzazione della costa, costituiti da Cesenatico, Savignano sul Rubicone, San Mauro Pascoli e Gatteo, il comparto fa registrare nella nostra provincia un buon andamento. Nell’ambito dell’offerta sono già avviate importanti trasformazioni che stanno migliorando la qualità dei servizi ricettivi e dell’ospitalità. Pur non trascurando quello straniero, il mercato italiano dovrebbe rivelarsi il principale riferimento dell’economia del comparto. Sarà quindi opportuno a tal fine: • introdurre elementi motivazionali per incentivare le vacanze, dando pieno rilievo a prodotti da considerarsi non secondari ma complementari quali i poli culturali, le città d’arte, i borghi storici oltre che all’enogastronomia e al benessere e alla natura; • sostenere, anche con apposite campagne promozionali e di sostegno alla vendita, prodotti altamente innovativi e di forte nicchia qualitativa; • programmare azioni che siano in grado di stimolare soggiorni più lunghi, almeno settimanali, al fine di invertire una tendenza al weekend che crea problemi gestionali, strutturali, di mobilità, di qualità dei servizi; • compiere un maggiore sforzo nell’utilizzo di strumenti e canali di comunicazione innovativi, specie per segmenti di domanda orientati alla fruizione di informazioni sulla rete, e degli strumenti di web-marketing; • ottenere la massima visibilità sulla rete Internet sfruttando le sinergie tra i siti e i diversi portali appartenenti ad istanze che utilizzano i fondi regionali; • attivare la massima collaborazione fra tutti i soggetti, pubblici e privati, operanti nel settore per ottimizzare l’utilizzo delle risorse e delle competenze e per concretizzare l'integrazione delle azioni di comunicazione e promozione; • promuovere le nostre eccellenze per comunicare in modo innovativo l’offerta della nostra costa e del suo entroterra principalmente all’estero; • confermare l’immagine di riviera sicura e tranquilla, anche attraverso una comunicazione molto attenta alle vacanze tradizionali per famiglie e coppie di tutte le età; • accreditare l’immagine di una costa sulla quale l’intrattenimento è diffuso; • promuovere azioni finalizzate a estendere il processo di destagionalizzazione. 11 Non va dimenticato che queste finalità devono essere coniugate con l’imprescindibile priorità dello sviluppo sostenibile del territorio; pertanto, per quanto concerne la pianificazione, il P.T.C.P definisce per l’ambito marittimo e balneare i seguenti obiettivi: • migliorare la qualità ambientale e paesaggistica del sistema costiero mitigando i principali impatti negativi sulle risorse idriche, energetiche, suolo, rifiuti, aria, rumore, anche attraverso la promozione dei sistemi di gestione ambientale nel comparto turistico; • incentivare la riqualificazione edilizia ed urbanistica degli insediamenti di ricettività collettiva puntando sulla qualificazione territoriale degli insediamenti turistici intesi come sistema integrato; • ridurre la congestione a favore di una mobilità sostenibile ed efficiente attraverso politiche mirate sui sistemi di trasporto pubblico ferroviario, su gomma e ciclabile e la realizzazione della metropolitana leggera di superficie; • recuperare la continuità tra l’entroterra e il mare attraverso la riduzione di aree occupate, la valorizzazione delle aree libere, la diversificazione degli usi e delle funzioni, la realizzazione di servizi necessari alle funzioni insediate, la realizzazione di spazi e percorsi pedonali in continuità tra l’arenile e l’entroterra. 1.2.2 Terme, Salute e Benessere Il comparto termale è costituito dai comuni di Bagno di Romagna, Castrocaro Terme e Terra del Sole e Bertinoro con il centro termale di Fratta; consentendo al viaggiatore associare visite al patrimonio culturale e a quello ambientale del territorio, esso, nonostante l’andamento altalenante delle presenze degli ultimi anni, che confermano la stabilità del modello di vacanza breve, ha un ruolo decisivo nella valorizzazione di tali ricchezze e per l’offerta turistica provinciale. La notevole trasformazione del prodotto termale e dell’offerta sta aumentando la qualità ricettiva e prestazionale. Ciò sta comportando cambiamenti sia della clientela, sia delle motivazioni aprendo nuovi scenari sul mercato italiano e destando un primo interesse su quello straniero. Si ritiene opportuno sviluppare azioni promozionali al fine di: • organizzare eventi e laboratori di formazione specifici sulle terme e sull’area circostante nei quali possa essere valorizzata l’offerta complessiva del territorio di Forlì-Cesena; • mantenere e fidelizzare la clientela abituale; 12 • potenziare la comunicazione del sistema termale alla ricerca di nuove tipologie di clientela; • dare risalto all’offerta enogastronomia e dei prodotti tipici; • arricchire il prodotto termale tradizionale di connotati nuovi quali il benessere, la ripresa fisica ecc.; • dare evidenza alle opportunità di una vacanza attiva (cicloturismo, mountain bike, ippoturismo, trekking, jogging, fitness) in piena armonia con il patrimonio ambientale e naturale del territorio; • ricercare forme di integrazione di prodotto sottolineando la rilevanza del patrimonio artistico e culturale dell’area forlivese e cesenate, al fine di rendere maggiormente appetibile l’offerta del soggiorno termale e di benessere; • destagionalizzare l’offerta turistica e termale tramite la promozione di weekend lunghi e in occasione delle varie festività e ponti; • compiere un maggiore sforzo nell’utilizzo di strumenti e canali di comunicazione innovativi, specie per segmenti di domanda orientati alla fruizione di informazioni sulla rete, e degli strumenti di web-marketing; • ottenere la massima visibilità sulla rete Internet, sfruttando le sinergie tra i siti e i diversi portali appartenenti ad istanze che utilizzano i fondi regionali ed europei; • attivare la massima collaborazione fra tutti i soggetti, pubblici e privati, operanti nel settore per ottimizzare l’utilizzo delle risorse e delle competenze e per concretizzare l'integrazione delle azioni di comunicazione e promozione. Anche il P.T.C.P di Forlì-Cesena, in piena sintonia con il POR-FESR 2007-2013, riprende e arricchisce tali obiettivi per i centri specializzati nell’ambito termale definendoli come segue: - specializzare e valorizzare il pacchetto di offerta legato alla cura e salute del corpo con attività complementari legate alla ricreazione, allo sport, alla cura estetica, etc.; - arricchire l’offerta termale con un’offerta paesaggistico-ambientale legata alla fruizione del Parco Nazionale e delle aree naturali protette (già istituite o da istituire), nonché delle emergenze geomorfologiche e paesaggistiche; - integrare la specializzazione termale con le altre polarità ad elevata attrattività di persone dei territori circostanti, quali il turismo religioso, il turismo didattico, il turismo delle città d’arte, l’agriturismo, etc. entro definiti e riconoscibili circuiti territoriali. Nella misura in cui si potrà raggiungere maggiore capacità attrattiva dovranno essere garantiti ulteriori spazi ricettivi ottenibili in via prioritaria dalla riconversione funzionale degli edifici 13 esistenti; in tale senso sarà fondamentale l’apporto degli investitori privati interessati all’Attività IV.2.1. 1.2.3 Città d’arte e cultura Il comparto città d’arte, costituito principalmente dai centri di Forlì e Cesena, oltre che dalle ricche testimonianze archeologiche presenti sul territorio e dai numerosi borghi storici su di esso disseminati, continua a registrare una rilevante e costante crescita sia degli arrivi che delle presenze. È tuttavia indispensabile sviluppare ulteriormente la collaborazione fra la parte pubblica e quella privata dal momento che spesso le iniziative promozionali sul mercato delle città d’arte mancano di coordinamento, non riuscendo ad esprimere pienamente le reali potenzialità di questo fondamentale settore. Gli interventi promozionali dovranno puntare a: • valorizzare organicamente il patrimonio d’arte e di cultura (rete dei musei, calendario delle mostre d’arte, percorsi delle rocche e dei castelli, itinerari archeologici), e creare pacchetti in collaborazione con gli operatori privati; • conquistare l’interesse del mercato verso questa tipologia dell’offerta attraverso il rinnovamento del prodotto, dei servizi e delle modalità con cui si promuove e si comunicano le nostre eccellenze; • costruire circuiti o itinerari su temi innovativi per soggiorni brevi e weekend, offrendo l’opportunità di svolgere particolari attività. I visitatori, infatti, scelgono “esperienze” prima ancora che “destinazioni” e questo impone un decisivo rafforzamento del sistema dell’offerta; • aumentare e arricchire e innanzitutto organizzare in modo integrato eventi di richiamo tematici che consentano di sfruttare appieno le diverse risorse della nostra area; • dare risalto a circuiti-itinerari tematici e di prodotti integrati tra città come: quelli storicoreligiosi, del turismo religioso, del turismo scolastico e giovanile, del turismo sportivo, quelli collegati a eventi enogastronomici, artistico-culturali, lirici musicali; • sostenere il marketing e la comunicazione nei luoghi di origine dei nuovi collegamenti lowcost; 14 • realizzare seminari e laboratori di formazione su temi specifici evidenziando la necessità di valorizzare il prodotto “Forlì-Cesena” e non solo il settore specifico integrando quanto da esso offerto con la promozione delle altre ricchezze del territorio; • attivare la massima collaborazione fra tutti i soggetti operanti nel settore per ottimizzare l’utilizzo delle risorse e delle competenze e per concretizzare l'integrazione delle azioni di comunicazione e promozione;. • potenziare infine il mercato fieristico e congressuale che porta presenze nei grandi centri e consente di diffondere l’offerta anche tra coloro che non sono immediatamente interessati al patrimonio culturale e ambientale del territorio. 1.2.4 Appennino e verde I centri specializzati nella valorizzazione del patrimonio ambientale sono i comuni di Santa Sofia, Premilcuore e Verghereto; mentre per queste aree la vocazione naturalistico-ambientale è prioritaria e pressoché esclusiva, si assiste ad un crescente interesse per esperienze a contatto con la natura anche da parte dei visitatori degli altri comuni nel cui territorio è compreso il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, ossia Tredozio e Bagno di Romagna. Nel comparto in oggetto si presenta come fondamentale un maggiore coordinamento delle attività fra gli attori in campo dal momento che la vastità territoriale dell’area interessata e la frantumazione dei soggetti pubblici e privati rende problematica una chiara identità del prodotto. È pertanto necessario inserire elementi che rendano il prodotto meno generico in modo da promuovere, insieme al pacchetto “Parco”, l’intero patrimonio ambientale e naturale dell’Appennino Romagnolo mettendo in rilievo anche la valenza storica e artistica dei suoi borghi. Sarà nel contempo opportuno elaborare progetti ed azioni di promozione organizzando seminari, laboratori di formazione specifici o di area che siano in grado di attrarre l’interesse di una clientela vasta ma distinta in settori precisi e differenziati ed interessata a varie forme di soggiorno e alle differenti esperienze di turismo quali: • artistico e storico-culturale, • naturalistico, • delle tradizioni, 15 • scolastico, • sportivo, • in agriturismo e turismo rurale, • enogastronomico, • collegato alla valorizzazione di prodotti tipici, • connesso a eventi di richiamo e non solo di intrattenimento locale, • del benessere. Sarà inoltre opportuno cercare strumenti adeguati per la valorizzazione e la diffusione delle tematiche legate al Parco Nazionale e all’ambiente naturalistico circostante. Le azioni promozionali andranno pertanto sviluppate attraverso interventi realmente mirati a valorizzare il patrimonio ambientale e, soprattutto, alla sua fruizione da parte dei visitatori tramite un maggiore coordinamento dei progetti e delle attività intraprese dai vari soggetti in campo, volti: • alla costruzione e promozione di circuiti, itinerari ed escursioni che valorizzino organicamente le potenzialità del prodotto e del territorio; • ad arricchire il prodotto di elementi motivazionali (attraverso organizzazione di occasioni di incontro e divertimento, di eventi, di spettacoli ecc.) per favorire la creazione di pacchetti da parte degli operatori privati; • ad organizzare seminari e laboratori di formazione per aree e/o per prodotto; • a connotare il territorio di riferimento di maggiore identità rendendo il prodotto meno generico; • a valorizzare il territorio come meta di ritiri, raduni, campi estivi ecc.. Il PTCP definisce, per il territorio appenninico i seguenti obiettivi, in sintonia con la Carta della Montagna e la Programmazione del Parco Nazionale: - promuovere attività imprenditoriali legate alla presenza del Parco; - valorizzare non solo le risorse ambientali ma anche la cultura e le tradizioni del territorio; - definire e certificare i marchi per le produzioni presenti nell’area. Inoltre, nel perseguimento della politica di massima integrazione e articolazione dell’offerta, il Piano Territoriale propone per queste aree ulteriori obiettivi, quali: - il miglioramento della qualità morfologica urbana e il recupero delle forme insediative storiche; 16 - il potenziamento della ricettività attraverso il recupero edilizio e la riconversione funzionale dei manufatti preesistenti nei centri abitati e dell’attrazione commerciale dei centri storici anche legata alla incentivazione dell’artigianato artistico locale e alla commercializzazione dei prodotti tipici enogastronomici; - il rafforzamento della dotazione di attrezzature sportive, ricreative e per lo spettacolo; - la realizzazione di attrezzature ed impianti dimostrativi di processi e tecnologie a basso impatto ambientale (energie rinnovabili, eolico, solare, compostaggio, lotta integrata, coltivazioni biologiche, etc.). 17 18 2. INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO AMBIENTALE E CULTURALE NELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA 2.1 CESENATICO: “PERCORSI D'ACQUE. VALORIZZAZIONE DEL CENTRO E DEL MUSEO DELLA MARINERIA” 2.1.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo L’intervento denominato “Cesenatico: Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria” riguarda la valorizzazione di alcune aree all’interno del centro abitato di Cesenatico, inserite in un percorso culturale e storico legato al porto canale disegnato da Leonardo da Vinci. Nello specifico sono previste quattro tipologie di intervento: la riqualificazione della Vena Mazzarini, la valorizzazione della Galleria Comunale Leonardo da Vinci, il recupero del fabbricato dell’Antico Lavatoio, la valorizzazione del Museo della Marineria. La Vena Mazzarini La Vena Mazzarini (sita all’interno del centro abitato di Cesenatico a 250 metri dal mare; fiancheggia le vie Nino Bixio e Cesare Abba) è un canale parallelo alla linea di costa che attraversa il centro abitato di Cesenatico. Il progetto, realizzato nel 1853 a cura dell’Ingegnere Mazzarini, nacque allo scopo di favorire la navigabilità del porto regolandone l’afflusso della marea e di tutelare il porto canale dagli insabbiamenti causati dalle frequenti mareggiate. Con l’affermarsi di moderne tecniche di pulizia del canale, la Vena perse la propria funzione originale e si trasformò in canale urbano ad uso da diporto e in delfinario nella parte terminale di Viale Trento. Infatti fino al 1970 tale porzione della Vena fu attrezzata come acquario per accogliere un delfinario che assurse a notorietà nazionale per la sua familiarità con gli abitanti e i turisti. Oggi il canale necessita di consistenti interventi di risanamento ambientale e recupero. E’ già in corso la trasformazione di una parte del canale in darsena per piccole imbarcazioni da diporto e di una seconda parte in giardino pubblico. Oggetto del presente progetto è la riqualificazione del bacino più a monte della Vena posto all’ingresso principale della città. 19 Il progetto relativo alla Vena Mazzarini prevede sia di utilizzare l’acquario trasformandolo in una “Piazza d’Acqua” così restituendo centralità urbana a un’area strategica per lo sviluppo turistico di Cesenatico, sia di riqualificarlo dal punto di vista ambientale grazie alla pulizia del fondale e alla ossigenazione dell’acqua. Inoltre il progetto prevede la realizzazione di alcuni volumi edilizi per uso commerciale e di ristorazione, coperti da un tetto in rame che formerà una pensilina sporgente. Tale ultimo intervento sarà realizzato con finanziamenti privati. Galleria Comunale d’Arte “Leonardo da Vinci La Galleria Comunale d’Arte “Leonardo da Vinci” (sita in Viale Anita Garibaldi 3, nel centro cittadino nelle immediate vicinanze del Porto Canale) è il più importante luogo espositivo di Cesenatico. Lo spazio disponibile è di 130 mq. disposti su un unico livello. Ideale per mostre temporanee, è sede degli eventi culturali che nel campo delle arti figurative ogni anno vengono organizzati dall’Assessorato alla Cultura del Comune. Con l’intervento in oggetto si intende valorizzazione la Galleria realizzando un collegamento con l’adiacente BiblioMediateca recentemente ristrutturata. Si intende utilizzare la Galleria Comunale “Leonardo da Vinci” sia come centro a prevalente utilizzo espositivo, sia come luogo di sperimentazione di attività innovative sul versante della valorizzazione della identità e della tipicità del territorio. In particolare, è prevista la realizzazione di un book/gift shop dove presentare oggetti e prodotti che rappresentano e promuovono le peculiarità e i valori del territorio. Recupero del fabbricato dell’antico lavatoio pubblico, dei due edifici delle caldaie e dell’area prospiciente L’edificio comunemente denominato “ex lavatoio”, di proprietà dell’Amministrazione Comunale di Cesenatico, si trova in Via Cecchini, nel centro cittadino nelle immediate vicinanze del Porto Canale. L’immobile è costituito da tre corpi di fabbrica di antica costruzione, due quasi identici e posti sul fronte e prospicienti Via Cecchini, mentre il terzo, costituito da pilastri e copertura, è posto sul retro. L’intervento in oggetto si propone di preservare quelle che erano le originarie intenzioni costruttive pur consentendone un utilizzo attuale. 20 Nelle due palazzine poste sul fronte e prospicienti Via Cecchini (per comodità denominate “A” e “B”) si procederà all’esecuzione di un restauro scientifico, mutando le originarie destinazioni. Nella palazzina “A” si procederà a realizzare un laboratorio per la costruzione ed il restauro delle statue del Museo della Marineria. In tale spazio saranno anche ricavati i servizi igienici per il predetto laboratorio e per i visitatori. Il grande camino sarà restaurato interamente a simbolo dell’originaria funzione. La palazzina “B” sarà adibita ad ufficio. La parte retrostante, cioè quella del lavatoio, sarà restaurata e destinata per una parte a sala mostre e ad allestimento permanente della collezione delle statue del Presepe della Marineria che viene realizzato ogni anno durante le festività natalizie sulle barche del Museo della Marineria nello splendido scenario del Porto Canale Leonardesco. Museo della Marineria Il Museo della Marineria di Cesenatico (sito in Via Carlo Armellini, 18 sulla riva ponente del Porto Canale ) è costituito da una Sezione a Terra e da una Sezione Galleggiante. All'interno di un nuovo edificio appositamente progettato seguendo le linee degli antichi arsenali, la Sezione a Terra del Museo della Marineria propone al visitatore un ampio e suggestivo percorso dedicato alla marineria tradizionale dell’alto e medio Adriatico. Il grande padiglione museale ospita al centro un trabaccolo e un bragozzo - le due imbarcazioni protagoniste dell'epopea della marineria a vela nell'alto Adriatico - completamente attrezzate con le loro vele "al terzo". Nella prima parte del percorso, dedicata alla “Struttura e Costruzione” si possono toccare con mano i semplici materiali e le tecnologie con i quali l'uomo ha navigato per millenni. Tra i pezzi esposti, una ruota da cordaio con la ricostruzione del suo funzionamento e una bottega ottocentesca di carpenteria navale acquisita in blocco e riallestita dentro al museo. La seconda parte è dedicata a "Propulsione e Governo": qui sono esposte ancore antiche e moderne, tra cui due relitti risalenti al XVII secolo. Seguono alcune installazioni didattiche dove si può misurare la propria abilità con manovre, nodi e paranchi. Ampia parte è dedicata all'evoluzione dell'attrezzatura velica, mentre una serie di motori raccontano il passaggio dalle barche tradizionali agli scafi a motore. Al piano superiore, da due terrazze sporgenti si possono osservare da vicino i dettagli delle vele e delle alberature. 21 Il percorso espositivo prosegue attraverso reperti che esemplificano la vita a bordo, la pesca e la sua commercializzazione, la navigazione, i simboli magico-religiosi (primi fra tutti gli “occhi” di prua), i pericoli dell'andare per mare. Il museo fa ampio ricorso a materiali video, tra cui rari filmati d'epoca e animazioni 3D. Davanti alla nuova Sezione a Terra, nel tratto più interno e più antico del Porto Canale Leonardesco, è situata la Sezione Galleggiante del Museo della Marineria. Sono dieci le imbarcazioni tradizionali tipiche dell'Adriatico che ne fanno parte e che mostrano ancora le loro coloratissime "vele al terzo" decorate con i simboli delle famiglie dei pescatori e le antiche decorazioni, come gli “occhi”, un tempo utilizzate a scopo propiziatorio. Si può salire all’interno del grande trabaccolo da trasporto “Giovanni Pascoli” per visitare l’ampia stiva di carico e le cabine e comprendere quanto fosse dura la vita quotidiana dei marinai. Durante le feste natalizie le barche attraccate nel Porto Canale ospitano le statue dei pescatori in grandezza naturale trasformando la Sezione Galleggiante del Museo della Marineria in un suggestivo presepe. Grazie anche all’impegno del Museo della Marineria di Cesenatico, nei porti della Romagna da alcuni anni è nata la “Mariegola delle vele al terzo e delle barche da lavoro”. La “Mariegola” (un antico nome che significa “confraternita”) coordina l’attività delle barche tradizionali in un calendario estivo di manifestazioni e regate storiche. L’esempio del Museo ha anche incentivato il restauro di numerosi altri piccoli scafi tradizionali di proprietà privata che fanno bella mostra di sé nel Porto Canale. Gli interventi che si intendono realizzare riguardano la ristrutturazione della sala convegni del Museo, la realizzazione dell’illuminazione della Sezione Galleggiante e la costruzione di un laboratorio per la manutenzione delle imbarcazioni. 2.1.2 Risultati attesi dall’intervento Gli interventi in oggetto si pongono come obiettivo quello di valorizzare e rendere maggiormente fruibili preziose risorse ambientali, storiche e culturali fornendo risposta ad un’esigenza di rinnovamento urbano e di riscoperta di beni storici e culturali. 22 2.1.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato Cesenatico è caratterizzato da una forte offerta turistico-ricettiva, sviluppata soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, grazie all’impulso formidabile dato dalla domanda legata alla fruizione del mare e della spiaggia. Nel corso degli anni la città ha saputo sviluppare altri segmenti turistici legati allo sport ed al benessere e, da ultimo, ha saputo fornire un forte impulso allo sviluppo dei beni culturali della città. L’intervento “Cesenatico: Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria” si inserisce appieno nell’ottica di promozione di un turismo anche culturale. Il progetto complessivo, infatti, attraverso il filo conduttore del Porto Canale e della Vena, consente al visitatore di intraprendere un percorso storico e culturale all’interno del centro cittadino che tocca, tra gli altri numerosi luoghi di interesse, la Galleria Comunale d’Arte “Leonardo da Vinci”, l’Antico Lavatoio ed il Museo della Marineria nelle sue sezioni a terra e galleggiante. 2.1.4 Ulteriori beni ambientali o culturali Cesenatico: Raccolta con le sue tipiche case a schiera intorno al celebre Porto Canale Leonardesco che la divide in due zone (Ponente e Levante), la cittadina ha saputo coniugare la sua storia di antico borgo marinaro con la vocazione turistica. E’ stata più volte insignita della Bandiera Blu per la qualità dell’ambiente. Per quanto riguarda in particolare il percorso storico-culturale che si intende realizzare con il progetto “Cesenatico: Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria” si ricordano a titolo puramente esemplificativo i seguenti siti di interesse storico e culturale. - Antiquarium L'Antiquarium, sito nel palazzo adiacente al Museo della Marineria, racconta la vita quotidiana del territorio al tempo degli antichi romani: la viabilità, la casa e gli oggetti domestici, il lavoro nelle fornaci. Sono qui esposti oggetti archeologici ritrovati nell’entroterra di Cesenatico corredati da un ampio apparato illustrativo. Una sala è dedicata 23 alle due fortificazioni ora distrutte – la Rocca e la Torre Pretoria – che per secoli dominarono il paesaggio di Cesenatico. - Casa Moretti La casa dello scrittore Marino Moretti, nato a Cesenatico nel 1885 e qui morto nel 1979, si affaccia direttamente sulla riva ponente del Porto Leonardesco. All'interno sono conservati, oltre agli arredi originali dell'epoca, libri, documenti e autografi. Da circa 15 anni Casa Moretti è sede di un importante centro di studi sulla letteratura italiana del ventesimo secolo. Ogni anno vi si organizzano seminari e mostre di rilievo, tra cui il Premio Biennale per la filologia, la storia e la critica nell'ambito della letteratura italiana dell'Ottocento e Novecento. - Presepe della Marineria Ogni anno nel periodo natalizio sulle barche del Museo della Marineria e nello splendido scenario del Porto Canale Leonardesco vengono collocati i personaggi del popolare Presepe. I personaggi del Presepe e i materiali utilizzati sono legati al mare e al mondo della navigazione. La prima statua ad essere stata realizzata è quella di S. Giacomo Patrono di Cesenatico. Nel corso degli anni se ne sono aggiunte altre che rappresentano personaggi e scorci di vita di questo borgo di pescatori: dal burattinaio alla lavandaia, dal pescatore alla piadinaia, al suonatore di fisarmonica. - Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo La Chiesa Parrocchiale di S. Giacomo si affaccia sul Porto Canale Leonardesco in corrispondenza del Museo della Marineria. La prima costruzione risale al 1324. Fu poi ricostruita nel XVI secolo. La forma attuale si deve tuttavia ad un ulteriore rifacimento del 1763 ad opera dell'architetto Pietro Borboni. All'interno si trovano due pregevoli dipinti di Guido Cagnacci. - Monumento a Garibaldi La statua di Giuseppe Garibaldi, situata al centro della Piazza Pisacane che si affaccia sul Porto Canale Leonardesco, rappresenta il primo monumento eretto in Italia in onore dell'eroe. La sua realizzazione risale infatti al 1884. Fu eretto a memoria dello sbarco delle truppe garibaldine che, nella loro fuga dagli austriaci, trovarono rifugio a Cesenatico il 2 agosto 24 1849. Garibaldi ottenne dalla città gli approvvigionamenti necessari ed una flotta di bragozzi a bordo dei quali poté raggiungere il porto di Venezia. - Piazzetta delle Conserve La Piazzetta delle Conserve, situata nel cuore del centro storico di Cesenatico, deve il suo nome alle costruzioni scavate nel terreno – le conserve – dove il pesce, pescato durante l’inverno, veniva disposto a strati alternati a neve e ghiaccio pressato in modo da permetterne la conservazione per lungo tempo. Quattro di questi antichi manufatti sono stati restaurati e sono ora ben visibili insieme alla parte superiore di un’altra conserva ancora interrata. - Teatro Comunale Il Teatro Comunale di Cesenatico è situato nel centro storico, sulla riva ponente del Porto Canale. Fu costruito in soli due anni fra il 1863 e il 1865. La facciata dell'edificio è in stile neoclassico in cotto. L'interno si compone di una sala centrale con cavea a ferro di cavallo, sulla quale si aprono due ordini di 15 palchetti ciascuno. Il sipario raffigurava il duca Valentino a colloquio con Leonardo Da Vinci. Il teatro subì gravi danni durante il secondo conflitto mondiale. Fu poi riaperto nel 1992 dopo un lungo lavoro di restauro. - La Cuccagna dell'Adriatico Tra gli eventi più suggestivi che vengono organizzati ogni anno durante il periodo estivo sul lato ponente del Porto Canale Leonardesco ricordiamo il Palio della Cuccagna. Le squadre, nei loro costumi dai colori tipici, tentano la scalata del palo cosparso di grasso, lungo quasi 14 metri e posto obliquamente sul porto canale. Sulla cima sono collocati una corona d'alloro, salumi, formaggi ed altre leccornie che costituiscono l'ambito bottino da conquistare. Gatteo: Si rimanda al paragrafo 2.5.4. 25 San Mauro Pascoli: Le origini documentate del paese risalgono al 1191 quando è nominato per la prima volta come Fundum Sancti Mauri. Nel 1378 San Mauro faceva parte del territorio di Savignano; passò poi alla famiglia Malatesta e fu successivamente concesso da Papa Pio II agli Zampeschi. Altre signorie si alternarono su queste terre fino al 1590, quando passarono alla Camera Apostolica e solo alla fine del XVII secolo San Mauro fu nuovamente aggregato a Savignano. Nel 1827 San Mauro di Romagna fu eretto a comune autonomo. Nel 1932 il nome di San Mauro di Romagna fu modificato in San Mauro Pascoli in onore del grande poeta Giovanni Pascoli che qui ebbe i suoi natali. - Casa Pascoli La Casa Pascoli è monumento nazionale dal 1924. Qui venne alla luce il 31 dicembre 1855 il poeta Giovanni Pascoli che vi trascorse i primi anni d'infanzia. Oggi è sede del museo di memorie pascoliane. All'interno, oltre alla cucina, si possono vedere lo studio nel quale si conservano, racchiuse in bacheche, edizioni rare di alcune sue opere e numerose lettere autografe inviate agli amici sammauresi e la camera da letto, con la vecchissima culla di legno. All'esterno, è visitabile un giardino con alcune delle piante menzionate dal poeta nelle sue poesie; al centro del giardino su un plinto di pietra calcarea è stato eretto un busto bronzeo dedicato al poeta. Nel periodo estivo vengono organizzate visite guidate ai luoghi pascoliani e manifestazioni letterarie all'interno del giardino. - La Torre (Villa Torlonia) “La Torre” è situata al centro di quelli che furono i possedimenti rurali di proprietà dei Torlonia, un tempo amministrati dal padre di Giovanni Pascoli. Qui infatti il piccolo Giovanni vide tornare il 10 agosto 1867 la fedele “cavallina storna” che riportava verso casa il padre, assassinato da sconosciuti al rientro dal mercato di Cesena. Nel 1974 il Ministero della Pubblica Istruzione ha dichiarato il manufatto di particolare interesse storico, sottoponendolo a tutela, come caratteristico esempio di villa romagnola del XVII - XVIII secolo. Ai lati dell'edificio principale si trovano due costruzioni minori: una adibita ad abitazione del fattore (della famiglia Pascoli dal 1862 al 1867), a magazzino e a ricovero per gli attrezzi; 26 l'altra, sul lato opposto, è una chiesetta ottocentesca. Sul retro della villa si trovano le scuderie e le stalle. Savignano sul Rubicone: Si rimanda al paragrafo 2.4.4. 2.1.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata Il presente progetto, caratterizzandosi per una forte valenza storica e culturale, costituisce un arricchimento della filiera turistica regionale, in grado di sviluppare ulteriormente il tessuto dei servizi turistici legati alla fruizione diretta e indiretta del bene (servizi alla nautica, della ristorazione e dell’offerta ricettiva). Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata si rimanda all’ALLEGATO 1. 2.1.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio Al fine di individuare le tipologie di attività imprenditoriali strategiche per i territori interessati dal presente progetto (Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone) si è partiti dalla considerazione generale in base alla quale, analizzando la situazione della ricettività e della ristorazione in tali zone emerge come, in termini di numero di strutture di accoglienza, di capacità ricettiva e di diffusione di attività di ristorazione, l’offerta si configuri come vasta, differenziata e qualificata. Si è pertanto ritenuto prioritario per la crescita anche culturale di tali territori l’incentivazione di servizi innovativi che risultano non sufficientemente sviluppati. Tra essi, si ritiene di peculiare interesse l’implementazione dei servizi per la fruizione di beni culturali ed ambientali, quali servizi di visite guidate e realizzazione di attività di informazione ed animazione, anche considerando che, con stretto riferimento alla realtà di Cesenatico, il progetto “Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria” riguarda la valorizzazione di alcune aree inserite in un percorso culturale e storico legato al porto canale disegnato da Leonardo da Vinci. Si considera al contempo strategico lo sviluppo delle imprese artigiane di produzione di prodotti tipici e la riqualificazione di attività commerciali con caratteristiche innovative e con criteri di 27 sostenibilità e basso impatto ambientale che aumentino la fruizione dei beni pubblici oggetto di intervento con particolare riferimento: da un lato alla riqualificazione e promozione di botteghe storiche e mercati storici; dall’altro all’attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali e startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica. Inoltre, la fruizione dei beni culturali ed ambientali sarebbe in primo luogo facilitata dalla realizzazione e/o riqualificazione di book-shop all’interno dei musei (es. Museo della Marineria, Antiquarium, Casa Moretti, Casa Pascoli) e di sale e locali per l’organizzazione di eventi ed esposizioni. In secondo luogo, l’accessibilità alle risorse artistiche, culturali ed ambientali risulterebbe migliorata se fosse offerta ai turisti la possibilità di utilizzare mezzi di trasporto ecologici per brevi o medio-lunghi spostamenti all’interno di uno stesso Comune o di Comuni contigui, tenendo conto anche della originalità di organizzare visite guidate in bicicletta. Infine, la riqualificazione delle strutture ricettive finalizzata ad una loro maggiore sostenibilità ambientale e dei ristoranti (soprattutto quelli che valorizzano i prodotti tipici, in particolare il pesce dell’Adriatico) se non risulta la necessità primaria dei territori della costa, è pur sempre ritenuta di fondamentale importanza ai fini della capacità del territorio di attirare ed accogliere visitatori, garantendo loro servizi di elevata qualità. 28 2.2 FORLÌ “COMPLESSO MUSEALE SAN DOMENICO. REALIZZAZIONE DI SALE PER CONCERTI, CONVEGNI, ESPOSIZIONI” 2.2.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo Chiesa di San Giacomo Apostolo nel convento di San Domenico Oggetto del presente intervento è la chiesa di San Giacomo Apostolo, parte del complesso Museale di San Domenico. Si tratta di un grande corpo monastico edificato dai Frati Domenicani nel XIII secolo, ampliato e ristrutturato nel XVI e XVIII secolo; esso è composto da un convento a due chiostri di circa 5.000 mq. e da una chiesa di circa 1.700 mq. Il convento è costituito da un regolare ed elegante sistema distributivo formato da corridoi collegati con continuità che si sviluppano lungo le facciate dei due chiostri, su cui si aprono le porte delle innumerevoli celle, regolari ed ampie. Il sistema di corridoi e celle ben si adatta alla destinazione museale. Il San Domenico è entrato a far parte del patrimonio comunale dopo la dismissione dall’uso militare avvenuta nel 1976 e nel 1996 il Comune di Forlì ne ha progettato il recupero e l’adeguamento funzionale a fini museali e culturali mediante il restauro del convento e della chiesa. La tipologia, strettamente legata all’uso originario, è infatti particolarmente adattabile a funzioni pubbliche di tipo espositivo-museale ed iniziative culturali di vario genere. In particolare la chiesa del convento rappresenta uno spazio di grande suggestione che può essere destinato a progetti e manifestazioni per cui si prevede grande affluenza di pubblico o che richiedano ampi spazi. L’opera prevede il ripristino delle lacune e delle parti demolite o crollate al fine di ricostituire l’originaria unità formale e funzionale in parte compromessa dall’incongruo uso militare. In particolare verranno ripristinate la facciata meridionale e parte della copertura della chiesa, crollata negli anni ’70 del XX secolo e verrà ricostituito il lato occidentale del secondo chiostro, demolito durante l’uso militare. Oltre al restauro e al ripristino è prevista la realizzazione di nuovi locali e strutture interrate finalizzati ad ospitare le centrali tecnologiche ed i depositi per i materiali museali. L’immobile è ubicato nel centro storico di Forlì; la chiesa, localizzata a nord-est del complesso monumentale, presenta il lato libero lungo la via di San Domenico da cui è visibile l’abside. 29 La destinazione attribuita al complesso di San Domenico è quella di grande contenitore culturale urbano in grado di catalizzare da tutta l’Italia e oltre l’attenzione di amanti dell’arte come anche dei comuni visitatori. In particolare, una volta ultimato il trasferimento delle collezioni in parte ancora conservate nelle sedi attuali della Pinacoteca Civica e del Museo Archeologico, la parte conventuale è destinata a diventare la sede dei Musei Civici di Forlì. Il completamento di tale trasferimento sarà possibile solo una volta eseguiti i lavori di restauro della chiesa di San Giacomo Apostolo; essi renderanno pienamente utilizzabile tale contenitore per le mostre temporanee, attualmente ancora allestite all’interno degli spazi destinati a Pinacoteca. La chiesa di San Giacomo Apostolo è dunque destinata precipuamente ad ospitare le esposizioni temporanee connesse alle attività dell’adiacente Museo Civico; nel contempo sarà utilizzata come sala concerti, assemblee, convegni, eventi artistici e manifestazioni culturali, compresi eventi teatrali, qualora compatibili con gli spazi e l’architettura. La realizzazione nella chiesa di tale sala e l’ampliamento della sede museale (con il secondo chiostro) contribuiranno ad accentuare la vitalità di questo nuovo polo culturale della Provincia di Forlì-Cesena, potenziandone anche la valenza ricreativo-aggregazionale. 2.2.2 Risultati attesi dell'intervento Come già anticipato l’intervento sull’ex chiesa di San Giacomo Apostolo si colloca pienamente in un percorso di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale quale motore per lo sviluppo socio-economico dell’area forlivese. Il progetto risponde ad un duplice obiettivo. Da un lato completare il recupero di importanti edifici quali il complesso conventuale e la chiesa, già di per se stessi di pregevole valore storico-artistico, architettonico ed urbanistico. Dall’altro consolidare, valorizzare ed accrescere le funzioni museali ed espositive attualmente in atto nell’ex convento e nel contempo potenziare e ampliare le possibilità di interesse socioculturale all’interno della sala polivalente della ex chiesa. Infine l’intervento va a definire ed implementare la messa in rete dei grandi contenitori d’arte della Provincia di Forlì-Cesena: un sistema di edifici storici - per la gran parte specialistici destinati a funzioni culturali di valenza sovracomunale e tali da suscitare interesse in tutto il paese. 30 Tale sistema rappresenta un itinerario culturale ricco di informazioni e valori, che si snoda all’interno di emergenze architettoniche ed urbanistiche di forte attrattività. 2.2.3 Coerenza degli interventi con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato Nell’ottica di un mercato turistico destagionalizzato e indirizzato non più esclusivamente all’ormai superato binomio mare – montagna ma ormai interessato anche alle città d’arte, al benessere, all’escursionismo e all’enogastronomia, l’arricchimento dell’offerta culturale di Forlì tramite ulteriori interventi sul complesso museale San Domenico risponde a tale orientamento incontrando pienamente le nuove domande di fruizione turistico-culturale. Il successo delle mostre tenutesi in tale complesso quali quelle sui pittori Marco Palmezzano, Silvestro Lega, Guido Cagnacci e Maceo Casadei provano che la strada intrapresa è quella corretta e che tutto il territorio può beneficiare dell’attrattività offerta da un simile polo d’attrazione culturale. 2.2.4 Ulteriori beni ambientali o culturali Forlì Il territorio su cui sorse Forlì era già stabilmente abitato da popolazioni autoctone e da invasori di origine celtica, i Galli, che vi si erano impiantati saldamente fondendosi con i locali fin dal V secolo a.C. Evidente l'origine classica del toponimo “Forlì”: “Foro di Livio”. Secondo divergenti studi il primo nucleo cittadino potrebbe essere stato costituito verso l'inizio del II secolo a.C. o, a parere di altri ricercatori, ai tempi di Cesare. Il padre della città è da ricercarsi con tutta probabilità in Marco Livio Salinatore. Le condizioni di tutta la Romagna stavano mutando radicalmente con la costruzione della via Emilia; fu questa l’epoca in cui, dopo la conquista romana, fu fondato sui resti di villaggi gallici il Foro di Livio. Forlì dovette essere, per oltre mezzo millennio, solo un centro di raccolta e di smistamento della produzione agricola. Chiusa fra i fiumi Rabbi e Montone, si trovava come su un isola, con l'unico problema di sopravvivere alle piene finché, intorno al 1050, l’intero sistema idrico fu regolamentato e le acque convogliate fuori dal centro abitato. Alcune leggende legate alle figure di San Mercuriale, patrono della città, e di San Ruffillo, protettore di Forlimpopoli, 31 fanno capire come l'opera dei primi vescovi fosse soprattutto di risanamento e di bonifica di territori malsani e paludosi nella parte orientale, bagnata dal Ronco. Situata sul cammino, quasi obbligato, di tutte le truppe e popoli che invasero l'Italia, si può presumere che Forlì abbia subito le violenze e le distruzioni di Alarico e dei suoi Visigoti agli inizi del V secolo. Per altri otto secoli, fino agli inizi del 1200, la città seguì passivamente la sorte dell'intera Romagna, anch'essa preda del conquistatore di turno: Goti, Bizantini, Longobardi, Franchi. Unico dato di rilievo su cui cronisti e storici sono concordi è che verso il X secolo Forlì si resse per lungo tempo a Repubblica e rispose alle pretese di governo temporale da parte della Chiesa con il continuo ed aperto schierarsi a fianco dei vari imperatori del Sacro Romano Impero Germanico, a cui si legò per lungo tempo, segnalandosi come la città ghibellina per eccellenza (fama che le è rimasta nei secoli). Nel XIII secolo Forlì fu impegnata in continui scontri con le vicine città guelfe, in modo particolare Faenza e Bologna. Nel 1241 i Forlivesi fornirono il loro leale appoggio all’imperatore Federico II nella presa di Faenza ricevendone la facoltà di adornare lo stemma della città con l'aquila sveva e il il diritto di coniare moneta. Vent'anni più tardi il luogotenente imperiale in Italia, Guido da Montefeltro fu costretto a riparare a Forlì, ultima roccaforte del ghibellina, ove fu pregato di assumere la carica di Capitano del Popolo. In questa veste egli condusse il suo esercito di vittoria in vittoria; fra le più sfolgoranti quella al Ponte di San Procolo quella di Civitella e infine l'impresa più sensazionale: la battaglia di Forlì nel Calendimaggio 1282 contro i mercenari francesi al soldo del Papa Martino IV; essa guadagnò alla città la celebre citazione dantesca “la terra che fe' già la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio” (Inferno XXVI, 43-44). Partito Guido da Montefeltro la questione della supremazia fu risolta con scaramucce interne e la salita al potere gli Ordelaffi che terranno la città per quasi due secoli. Il più famoso di tutti fu Pino III; sotto il suo dominio la città si abbellì di edifici e monumenti, si fortificò con il completamento delle mura perimetrali e con radicali lavori alla Rocca di Ravaldino, le arti prosperarono e i forlivesi vissero un periodo di "pace illuminata". Nel 1480 la signoria venne reclamata dal Papa Sisto IV per un suo congiunto, Gerolamo Riario, marito di Caterina Sforza; al nome di questa nobildonna sono legati gli ultimi sussulti di originalità storica della città di Forlì. Caterina fu la padrona indiscussa di Forlì, degna in tutto di succedere a Pino Ordelaffi; anche il regno di costei ebbe tuttavia modesta durata, brutalmente travolto nel 1500 - come tante altre piccole Signorie feudali e cittadine minori dello Stato della Chiesa - dal grande disegno egemonico di Cesare Borgia. 32 Pochi anni dopo Forlì fu incorporata nello Stato Pontificio su volere di Giulio II della Rovere; terminò così ogni sua autonomia. Seguirono tre secoli di silenzio, interrotto, nei primi decenni, da lotte fratricide fino alla creazione della Magistratura dei Novanta Pacifici, con il compito di vegliare sulla sicurezza pubblica. Non devono essere tralasciati, in questo periodo, la comparsa di un genio come il medico Gian Battista Morgagni (1682-1771), l'intensa attività pittorica di Carlo Cignani e della sua scuola (prima metà del secolo XVIII), il restauro o la ristrutturazione, oltre che la costruzione, di vari palazzi e chiese ad opera dell’architetto Giuseppe Merenda (1687-1767). Il lungo sonno della città fu interrotto dalla Rivoluzione Francese con l’ingresso delle truppe giacobine che giunsero a Forlì nel giugno 1796; l’ordinamento civile e amministrativo rivoluzionario e la stessa partecipazione di numerosi romagnoli all’esercito napoleonico gettarono semi che germinarono poi nell’Ottocento, soprattutto nei moti del '21, del '31 e del '48. Generosa fu dunque l’adesione dei forlivesi alle guerre risorgimentali per l'Unità d'Italia e agli appelli di Giuseppe Garibaldi. In questo periodo numerose furono le personalità di Forlì emergenti nella vita politica e non solo. Basti citare Piero Maroncelli, compagno di prigionia allo Spielberg di Silvio Pellico, Aurelio Saffi, triunviro della Repubblica Romana del '49, poi senatore del Regno, e, successivamente, Antonio Fratti, garibaldino a Mentana - dove perì anche l’altro eroe forlivese, Achille Cantoni deputato, caduto a Domokos nel 1897 nella guerra di indipendenza greca. In epoca post-unitaria, nel contesto sociale di un territorio la cui economia era legata prevalentemente all'agricoltura e al rapporto di produzione mezzadrile, non meno ampia e carica di passione civile fu la partecipazione dei forlivesi alle lotte agrarie degli ultimi anni del XIX secolo e dell'inizio del XX. Sulla questione delle modifiche dei patti agrari e della lotta alla disoccupazione bracciantile si svilupparono i grandi partiti popolari, repubblicano e socialista, e le organizzazioni cattoliche di impronta sociale e modernista, da cui sarebbero derivate le prime società di mutuo soccorso, le leghe sindacali e le prime Camere del Lavoro. Di grande rilievo per la politica locale è - nella seconda decade del sec. XX - l'attiva presenza in Forlì di Benito Mussolini, prima di spiccare quel volo che doveva portarlo al vertice della dittatura sotto il cui giogo l'Italia si sarebbe trovata per oltre un ventennio. Dopo quattro anni di conflitto mondiale, la città venne liberata dal nazifascismo il 9 novembre 1944, grazie allo sforzo congiunto delle Armate Alleate e dei combattenti della Resistenza forlivese. Oggi Forlì conta oltre 114.000 abitanti, e si mostra una realtà viva dal punto di vista economico e sociale, una città ricca di cultura, dotata di un singolare patrimonio di imprenditorialità diffusa e di associazionismo cooperativo, forte della qualità dei suoi servizi e delle sue articolazioni civili. 33 Lungi dal limitarsi al solo “San Domenico”, il centro storico di Forlì offre al visitatore altri numerosi tesori; tesori nascosti - quali palazzi e collezioni private aperti al pubblico solamente in determinati periodi dell’anno - e tesori visibili a chiunque passeggi per le suggestive vie della città vecchia: architetture di rilievo e musei di notevole interesse. Il percorso di visita del centro storico può aver inizio da Piazza Aurelio Saffi; essa è fra le più interessanti d'Italia per l'ampiezza dell'area (mq 11.000 circa) e per l'austera bellezza degli edifici di epoche diverse che la circondano: dalla medievale Abbazia di San Mercuriale, ai quattrocenteschi Palazzo Albertini e Palazzo del Podestà, al novecentesco Palazzo delle Poste. Di seguito alcuni cenni sugli elementi artistici, storici e culturali di maggior rilievo. - Basilica-Abbazia di San Mercuriale La basilica ha origini antichissime poiché edificata sui resti della pieve intitolata a Santo Stefano già esistente nel IV secolo. Distrutta nel 1173 da un violento incendio, venne riedificata tra il 1176 e il 1181 in stile romanico-lombardo. Il campanile, di tipo lombardo (1178-1180), si alza sulla destra per oltre 72 metri ed è sormontato da una cuspide conica, forse aggiunta nel Trecento. Annesso alla chiesa è il quattrocentesco chiostro rettangolare, appartenente all'ex monastero dei Benedettini Vallombrosiani. Nella facciata in laterizi spicca il portale gotico in pietra rosa che ospita la lunetta con l'altorilievo duecentesco “Sogno e adorazione dei Magi” (XIII secolo) attribuibile al “Maestro dei Mesi” di Ferrara. L'interno della chiesa, a pianta basilicale, è suddiviso in tre navate da pilastri di laterizi. Il pavimento è a mosaico veneziano. Da segnalare il Monumento funebre a Barbara Manfredi (1466 circa), moglie di Pino III Ordelaffi, Signore di Forlì, ad opera di Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole e alcune pale pittoriche di Marco Palmezzano. Degna di nota, all'ingresso della cappella omonima è l'“arcata Ferri”, elegante arco in pietra d'Istria (1536) opera di Giacomo Bianchi. - Palazzo del Podestà È un palazzo in stile gotico edificato intorno al 1460. La facciata è in bel cotto locale come anche i capitelli delle colonne, modellati sul posto dopo la messa in opera. Il portico con gli archi a sesto acuto è ornato da capitelli a foglia angolare su cui sono presenti l'antica croce 34 del popolo e lo stemma degli Ordelaffi. I caratteri dell'architettura gotica sono evidenti nei due ordini di finestre, a monofora e a bifora. - Palazzo Albertini Adiacente al Palazzo del Podestà sorge Palazzo Albertini, elegante edificio quattrocentesco dai caratteri chiaramente veneziani che deve il nome alla famiglia di speziali che ne fu proprietaria nel XVII secolo. Edificato tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, è un'importante sede espositiva, aperta tutto l'anno. Nelle sale del primo piano ospita la mostra permanente “Res Communis” - Palazzo del Monte di Pietà L’imponente edificio fu avviato in forme rinascimentali nel 1514, sull’area del palazzo degli Orsi fatto abbattere nel 1488 da Caterina Sforza, reggente di Forlì. È stato oggi completamente restaurato. - Duomo di Forlì La cattedrale ebbe origine da una pieve del X secolo; ha subito ampi rifacimenti nel '500 con la rimozione di strutture romaniche e gotiche; l’aspetto attuale del Duomo si deve al totale rifacimento operato nel 1841 che conferì alla costruzione un’impronta classicheggiante. Presenta una facciata caratterizzata da un pronao neoclassico coronato da un timpano di proporzioni monumentali che poggia su sei colonne di laterizi. L'interno del duomo è suddiviso in tre navate con colonne corinzie marmorizzate e volte a crociera; le decorazioni ottocentesche delle navate laterali e della controfacciata sono di Pompeo Randi. Tra le opere di pregio spiccano il Crocifisso romanico e la grandiosa cappella della Madonna del Fuoco, terminata nel 1636, per ospitare l'immagine trecentesca della “Madonna con il Bambino”, una delle più antiche xilografie conosciute. La Madonna del Fuoco, patrona di Forlì, è venerata presso la cattedrale dal 1428, in seguito al miracolo per cui rimase intatta in un incendio. Di grande interesse anche la cappella a forma ottagonale del SS. Sacramento, del 1490, che ospita il fonte battesimale esagonale (1504), scolpito con scene della vita del Battista e di San Valeriano e l'affresco di Pompeo Randi. Il Duomo ospita anche un “San Rocco” di Marco Palmezzano. 35 Nell'Archivio Capitolare si trovano reliquiari del Trecento, una tela di Felice Cignani e la quattrocentesca lunetta con il “Miracolo della Madonna del Fuoco”. - Museo del Risorgimento “Aurelio Saffi” presso Palazzo Gaddi All'interno del cinquecentesco Palazzo Gaddi, caratterizzato da grandiose forme barocche e con significativi innesti pittorico-decorativi neoclassici, è ospitato il Museo del Risorgimento “Aurelio Saffi”. Esso conserva materiali che vanno dal periodo napoleonico sino al secondo conflitto mondiale. Il museo si sviluppa in otto sale: le prime tre dedicate a protagonisti del Risorgimento nazionale: Piero Maroncelli, Achille Cantoni, Aurelio Saffi; le altre al periodo storico successivo, specificatamente alla I Guerra Mondiale e all'XI Reggimento Fanteria, alle guerre d'Africa, alla II Guerra Mondiale. Da segnalare, inoltre, un ricco repertorio di testimonianze sulla “vocazione” volontaria e garibaldina dei forlivesi. Annessa al museo del Risorgimento è la sala Raniero Paulucci di Calboli, che raccoglie numerosi volumi dalle pregevoli rilegature (dal XVI al XX secolo). - Museo Ornitologico “Ferrante Foschi” Ospitato all'interno del Palazzo Foschi Numai (XIV-XV secolo), il Museo Ornitologico Ferrante Foschi opera dal 1983 come centro di aggregazione per la cultura naturalistica romagnola. Il Museo ospita una collezione ornitologica d'importanza internazionale con esemplari provenienti da diverse regioni italiane. Nelle sale espositive del museo si svolgono visite guidate e moduli didattici per gruppi di visitatori e scolaresche a cura di S.T.E.R.N.A.(Studi Ecologici Ricerca Natura Ambiente). Il museo è dotato infine di una biblioteca naturalistica con oltre 1600 testi e decine di riviste del settore. - Museo Etnografico La sezione del Museo Etnografico Romagnolo, ubicata nel Palazzo del Merenda, propone la ricostruzione di ambienti tradizionali della casa romagnola e alcune botteghe artigianali oltre a conservare una vasta gamma di attrezzi legati al lavoro contadino. - Oratorio di San Sebastiano L'oratorio di San Sebastiano fu edificato tra il 1494 e il 1502 da Pace Bombace. Pur essendo rimasto incompiuto nella copertura, è esempio di architettura rinascimentale di stampo brunelleschiano e albertiano. L'oratorio presenta un corpo principale a croce greca e un atrio 36 sormontato da cupola, con l'esterno in mattoni. Da notare nel presbiterio un affresco della “Crocifissione” di Marco Palmezzano, restaurato di recente. Un tempo sede della confraternita dei Battuti Bianchi, l'Oratorio è oggi utilizzato per mostre temporanee. - Rocca di Ravaldino In origine un semplice rivellino (da cui il toponimo Ravaldino), per tutto il Medioevo fu uno dei luoghi deputati alla difesa di Forlì; nel 1471, Pino III Ordelaffi fece progettare le fortificazioni ancora esistenti. Nel 1481 su commissione del nuovo Signore di Forlì, Girolamo Riario, fu costruita la cittadella poi, sui due lati esterni, furono aggiunti due rivellini. Rivellini, cittadella e rocca erano corpi separati, circondati da un complicato sistema di fossati e ponti levatoi; il complesso, ritenuto a quei tempi imprendibile, fu giudicato invece da Niccolò Machiavelli troppo articolato e quindi estremamente vulnerabile. Cinta d'assedio nel dicembre 1499, la rocca di Ravaldino cadde il 12 gennaio 1500 per mano di Cesare Borgia e Caterina Sforza fu condotta a Roma prigioniera del Papa; nel lato sud della rocca è ancora visibile un grande stemma dei Borgia. Il rapido sviluppo delle artiglierie determinò il declassamento delle fortificazioni forlivesi a carcere, funzione durata fino alla fine del secolo scorso, quando all'interno della Cittadella vennero costruite le attuali prigioni. La Rocca è stata recentemente restaurata anche attraverso la ricostruzione delle coperture di due torrioni e del maschio. - Fondo Piancastelli all’interno della Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi” (Palazzo Merenda) Il Fondo, inserito all'interno del settecentesco Palazzo del Merenda che ospita la ricca Biblioteca Comunale “A. Saffi”, conserva un ricchissimo e prezioso patrimonio librario e documentario. Esso è costituito da molte decine di migliaia di volumi di argomento romagnolo e da centinaia di migliaia tra autografi, documenti, manoscritti, pergamene, ritratti e stampe di provenienza più varia che coprono un arco temporale dal XI al XIX secolo. Il Fondo raccoglie inoltre un’importante quadreria comprendente pale d'altare e dipinti realizzati tra il XVI e il XX secolo da artisti emiliani e romagnoli, una galleria dei ritratti costituita da dipinti raffiguranti personaggi illustri romagnoli, una ricca sezione di stampe e disegni comprendente o incisioni, progetti architettonici, disegni, piante e mappe di città e 37 territori romagnoli, una sezione di ceramiche e targhe devozionali, una sezione musica che conserva opere musicali e spartiti a stampa e manoscritti. - Armeria Albicini Il Palazzo del Merenda ospita altresì l’Armeria Albicini che raccoglie una ricca tipologia d'armi collezionate dal Marchese Raffaello Albicini e donate ai musei civici all'inizio del XX secolo. A queste si è poi aggiunto un centinaio di pezzi, del tutto omogenei ai 410 originari. Notevole la varietà dei cimeli che abbracciano un arco temporale dal secolo XV al secolo XIX. - Porta Schiavonia Porta della cinta muraria in direzione di Imola, essa fu edificata nel 1472 nelle forme di un monumentale arco barocco; a lato si trovano strutture facenti parte della quattrocentesca rocca Schiavonia, parzialmente demolita nel 1613; la rocca si connetteva alle mura alzate tra il 1438 e il 1499. - Architettura razionalista Forlì è ricca, per la sua storia recente, di esempi di architettura razionalista: dagli edifici angolari in piazzale della Vittoria, al monumento ivi presente intitolato alla vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Sulla medesima piazza si affaccia il Palazzo degli Studi. Dalla piazza si prosegue in viale della Libertà ove si trovano l’edificio ex G.I.L. e l’I.T.I.S. anch’essi risalenti agli anni ’30. 2.2.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata Nel caso dell’intervento in oggetto l’area coinvolta dai suoi effetti immediati - pur irradiandosi all’intero territorio provinciale, dal momento che i musei San Domenico costituiscono un complesso culturale, storico e artistico di indiscusso rilievo - è da considerarsi limitata al centro storico di Forlì. L’opera si integra pienamente nella filiera turistica regionale in quanto contribuisce a differenziare l’offerta culturale e storica dell’Emilia-Romagna in generale e dell’area forlivese e cesenate in particolare. Alle realtà già forti della costa e del sempre più saldo turismo termale va infatti ad affiancarsi il comparto emergente, per il nostro territorio, del turismo storico-culturale 38 in un ottica di differenziazione e non di alternativa in modo tale da arricchire il “pacchetto ForlìCesena” di un ulteriore elemento. Tale intervento non potrà che stimolare il consolidamento e la riqualificazione di attività imprenditoriali e dunque indurre soggetti privati ad investire in progetti a supporto della fruibilità del patrimonio culturale ed ambientale candidabili a finanziamento tramite l’Attività IV.2.1 del POR-FESR 2007-2013. Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata si rimanda all’ALLEGATO 1. 2.2.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio Nell’ottica di un più vasto sfruttamento delle grandi potenzialità di valorizzazione offerte dal complesso museale San Domenico si ritiene prioritario concentrarsi sul finanziamento a servizi innovativi per la fruizione dei beni quali ad esempio visite guidate, attività di informazione e animazione, organizzazione di eventi o la realizzazione di prodotti artigianali tipici per la realizzazione di merchandising. Eguale importanza verrà data alla riqualificazione di attività commerciali con caratteristiche innovative e con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale che aumentino la fruizione dei beni pubblici oggetto di intervento con particolare riferimento: da un lato alla riqualificazione e promozione di botteghe storiche e mercati storici; dall’altro all’attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali e startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica. Per quanto riguarda la recettività alberghiera, in piena coerenza con quanto previsto dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ove si richiama la necessità di garantire ulteriori spazi ricettivi prioritariamente attraverso la riconversione degli edifici esistenti, si intende promuovere la riqualificazione delle strutture già presenti e la trasformazione di edifici in essere in strutture ricettive escludendo la costruzione di nuovi edifici; unitamente a ciò sarà favorita la riqualificazione dei ristoranti, in particolare quelli la cui offerta enogastronomia sia focalizzata sui prodotti tipici. La priorità in tutti i suddetti interventi dovrà imprescindibilmente essere indirizzata verso una maggiore sostenibilità ambientale che dovrà caratterizzare la quota più rilevante dei progetti. Da ultimo verranno sostenuti i servizi per l’accessibilità materiale in primo luogo (quali il noleggio di mezzi di trasporto ecologici e utilizzabili da portatori di handicap) e per l’accessibilità immateriale in secondo luogo (ad esempio locali, sale per la realizzazione di eventi, esposizioni, proiezioni e book-shop). 39 40 2.3 TREDOZIO: “EX-MONASTERO DI S. ANNUNZIATA. RIQUALIFICAZIONE A FINI CONVEGNISTICI E CONGRESSUALI” 2.3.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo L’ex Monastero della SS. Annunziata di Tredozio (sita in Comune di Tredozio in Via Convento 38-40, lungo la Strada Provinciale n. 20 del Tramazzo) è un edificio storico vincolato che ha complessivamente una superficie netta coperta calpestabile di circa 2.557 mq. suddivisi in circa 117 vani distribuiti su tre piani in diversi corpi di fabbrica, con aree esterne di propria pertinenza di circa 14.500 mq. La data presunta di fondazione risale al 1060. Nel 1563 vi si trasferirono quattordici suore domenicane. Quando nel 1810 Napoleone soppresse gli ordini monastici, le suore domenicane dovettero abbandonare il convento che, privato di ogni attività, fu messo in vendita e acquistato nel 1840 dalla famiglia Fabroni Marrani che nel 1986 a sua volta lo vendette al Comune di Tredozio. Il fabbricato colpisce per le sue vaste dimensioni e per la sua struttura a tradizionale impianto conventuale a ferro di cavallo rivolto verso il monte e la corte interna. Il complesso è costituito da un fabbricato di superficie coperta che si articola intorno ad un cortile ed è circondato da una cinta muraria che racchiude una porzione di terreno. Si sviluppa su tre piani fuori terra. Al piano terra sono ubicate la foresteria, il porticato interno, la Chiesa, il refettorio, le cantine e altri spazi di servizio. Al primo e al secondo piano si trovano le celle e i servizi della clausura. L’edificio, attualmente non utilizzato, è stato sottoposto ad un primo e parziale intervento di restauro e recupero a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Ravenna per circa un decennio a partire dalla metà degli anni ottanta. Nel corso degli ultimi anni l’intervento di restauro è ripreso con l’avvio di un primo lotto (finanziato dalla Regione Emilia-Romagna attraverso il Programma d’Area “Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna”) che ha interessato la Chiesa, destinata a rivestire la funzione di auditorium e sede per incontri con capienza di 100 posti. In particolare, con il presente progetto (che si configura come secondo lotto di un progetto più ampio il cui primo lotto riguarda la realizzazione dell’auditorium di cui sopra) si intende riqualificare un’area destinata a ristoro (con capacità di circa 100 coperti) e sistemare una delle due zone destinate alla ricettività (11 camere con bagno per complessivi 22 posti letto). 41 L’ex Monastero della SS. Annunziata verrà utilizzato per lo svolgimento delle seguenti attività di interesse collettivo: - attività espositiva stabile con riguardo agli aspetti ambientali del territorio e come porta nord di accesso al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna - attività espositiva temporanea - sede di iniziative convegnistiche e formative - ricettività con la disponibilità di una foresteria dotata di 48 posti letto - servizi di ristoro La struttura sarà gestita in modo da offrire servizi di accoglienza (ricettività, ospitalità, ristoro) ed organizzare attività in campo culturale e formativo. Tra le ipotesi gestionali si segnala la sottoscrizione di un Protocollo fra il Comune di Tredozio ed il CE.U.B. (Centro Universitario di Bertinoro) il quale prevede la costruzione di un percorso comune che possa portare alla futura gestione della struttura. 2.3.2 Risultati attesi dall’intervento Il progetto di recupero dell’ex Monastero della SS. Annunziata di Tredozio per qualità e dimensioni rappresenta uno dei principali assi strategici per lo sviluppo del Comune di Tredozio, della Comunità Montana dell’Acquacheta e, in senso più ampio, del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi In particolare, integrando le risorse ambientali e culturali, ci si pone l’obiettivo di dare risposta alla domanda sempre più forte di un turismo sia culturale sia di relax. Infatti il territorio tredoziese si caratterizza non solo per la presenza di risorse culturali, storiche ed architettoniche, ma anche per vivibilità e tranquillità grazie al suo inserimento all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. 2.3.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato Il progetto in questione risulta coerente con l’evoluzione della domanda turistica e con l’andamento del mercato sotto numerosi e rilevanti aspetti. Innanzitutto, dall’analisi delle tendenze turistiche a livello locale, emergono una buona tenuta occupazionale nel comparto turistico, un aumento della ricettività, uno sviluppo nel recupero 42 delle abitazioni rurali come seconde case, una costante crescita della presenza di turisti stranieri e una discreta capacità di riempimento delle strutture ricettive. Inoltre, per quanto riguarda il turismo congressuale, si rileva che l’unico ambito in crescita è quello costituito dalle iniziative che coinvolgono un numero ridotto di partecipanti (circa 50). Viene poi registrata una crescente domanda di strutture ricettive di pregio architettonico e localizzate in siti tranquilli ed immersi nel verde per lo svolgimento di congressi residenziali. Infine, le caratteristiche della struttura e la sua vocazione ad ospitare attività convegnistiche e formative concorrono ad una forte destagionalizzazione dei flussi turistici, oggi molto concentrati nel periodo estivo o comunque durante le festività. 2.3.4 Ulteriori beni ambientali o culturali Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna: Istituito ufficialmente nel 1990, divenne operativo solo alla fine del 1993. Il Parco si estende per circa 36.400 ettari a cavallo del crinale Appenninico Tosco-Romagnolo e interessa le Province di Forlì-Cesena, Arezzo e Firenze. Per quanto riguarda la Provincia di Forlì-Cesena, sono cinque i Comuni dell’alto Appennino Romagnolo che sono compresi nel Parco (Tredozio, Premilcuore, Portico e San Benedetto, Santa Sofia, Bagno di Romagna). Il Parco eccelle, dal punto di vista naturalistico, come una delle aree forestali più pregiate d’Europa, il cui cuore è costituito dalle Foreste Demaniali Casentinesi al cui interno si trova la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino istituita nel 1959. È anche un territorio con centri abitati ricchi di storia e di testimonianze artistiche e architettoniche, che si offrono al visitatore in una cornice naturale, ricca di flora e di fauna, tra cui spicca la più importante popolazione di lupo dell’Appennino settentrionale, nonché l’eccezionale presenza di cinque specie di ungulati: cinghiale, capriolo, daino, cervo e muflone. Il Parco comprende un’area nella quale l’uomo ha sempre vissuto e lavorato ed è questo il motivo della presenza dei numerosi ruderi e borghi abbandonati nel suo territorio. A causa del massiccio esodo che si è verificato a partire dal secondo dopoguerra, il numero degli attuali abitanti del Parco è ridotto a circa 1.500 persone. L’area protetta si può visitare con escursioni a piedi, in mountain bike, a cavallo o, in inverno, con gli sci da escursionismo lungo i circa 600 chilometri della rete sentieristica. 43 Oltre ai percorsi trekking più impegnativi sono presenti nel territorio del Parco 9 Sentieri Natura, ossia brevi itinerari situati in zone facilmente accessibili Sul territorio sono distribuiti i Centri Visita, importanti strutture di accesso e di orientamento per il visitatore e alcuni Punti Informazione. Tredozio: Tredozio sorge lungo la valle del Tramazzo e la sua origine rimanda al Castrum Treudacium. Ricco di testimonianze risalenti all'età del bronzo, iniziò la sua storia nel Medioevo, periodo in cui si collocano le prime notizie di un castello che appartenne ai Conti Guidi di Modigliana. In precedenza la fortificazione era appartenuta alla Santa Sede, agli arcivescovi di Ravenna e ad alcuni nobili famiglie ravennati. L'attuale paese si sviluppò come borgo del Castello, detto Castellaccio. Il Castello di Tredozio fu uno degli ultimi della Romagna a sottomettersi alla Repubblica Fiorentina nel 1425, sotto il cui dominio rimase, con propri statuti e come libero comune, fino all'Unità d'Italia, seguendo le sorti della Romagna Toscana e subendo l'influenza politica, economica e culturale dei fiorentini. Nel 1775 il Granduca di Toscana elevò Tredozio a sede di magistratura con a capo un Confaloniere. Fino al 1923, anno di annessione alla Provincia di Forlì, Tredozio, sebbene romagnola per abitudini e linguaggio, rimase toscana per tradizioni e storia. - Castellaccio Il Castellaccio (Castrum Treudacium) è situato a pochi minuti dal centro di Tredozio sul cucuzzolo che domina la vallata. Il primo documento che ne testimonia la presenza è del 925. Come tutte le costruzioni tipicamente medioevali, anche il Castellaccio doveva essere di aspetto piuttosto imponente. Di forma ottagonale, nel punto centrale si trovava la torre alta 17 metri posta attorno al deposito delle armi e delle munizioni; a lato, si trovavano la Chiesa di S. Maria Maddalena e la Casa del Conte. Del Castrum Treudacium, punto di forza dei Conti Guidi prima e testa di ponte fiorentina poi, ora non restano che le fondazioni ed alcuni locali interrati, un tempo forse adibiti a cisterne o cantine. 44 - Palazzo Fantini Fu costruito prima del 1500, ma la fisionomia architettonica attuale risale al 1750 circa. Il palazzo probabilmente si eleva sulla fondamenta di case assai più antiche, accorpate in un'unica fabbrica. Vasto e labirintico nelle sue decine di stanze, cantine, tinaie, ripostigli, granai, lavanderie, serre, il palazzo è immagine di grandiosità e di fervido attivismo contadino. Di esso sono stati recuperati le scuderie, le cantine, le due ampie corti e i granai, tipici delle antiche tenute signorili di campagna. In una sezione del piano terra il Palazzo ospita il Museo della civiltà contadina, dove sono esposti strumenti del vecchio mondo contadino, quali macchine per la pulitura e la cernita del grano, per la produzione della seta e della canapa, per la conservazione e la produzione del vino; ranno, cenere e canestri per il lavaggio della biancheria; strumenti per accendere ed attizzare il fuoco, utensili da cucina, stadere e pese per la misurazione del grano; attrezzi per lavorare il legno e per la produzione di burro e formaggi. E’ collocata al piano terra anche la Biblioteca Panciatichi. Oltre a preziosi libri del '500 e del ‘600 di diritto, di ingegneria e di cultura generale, vi si trovano le testimonianze di importanti corrispondenze fra il deputato repubblicano forlivese Antonio Fratti ed i patrioti del suo tempo. - Torre Civica Alta circa 20 metri con la sua mole sovrasta le case intorno ed ospita una targa scultorea che ricorda i tredoziesi caduti delle due guerre mondiali. Esistente almeno sin dal 1263, originariamente era una cella campanaria senza orologio (esso vi fu collocato nel 1575). Solo nel 1703 venne sopraelevata con la cella campanaria nella quale fu posta la campana del Castellaccio. - Monastero di Trebbana Il Monastero di Trebbana è un'antica Chiesa dedicata a San Michele con annessa un'ampia canonica. La sua fondazione risale al 1063. Oggi tale Monastero, completamente restaurato ed attrezzato per escursioni e ristoro, appartiene al Comune di Marradi e viene utilizzato come centro di ospitalità con possibilità di pernottamento. 45 - Lago di Ponte Formato nel 1962 in seguito alla costruzione di uno sbarramento artificiale lungo il torrente Tramazzo, conserva l'ambiente forestale e faunistico appenninico. L'abitato di Casa Ponte in prossimità del lago è stato recentemente ristrutturato grazie ai fondi europei Obiettivo 2 e destinato a punto di rifugio e ristoro per escursionisti. Premilcuore: Premilcuore porta i segni architettonici e culturali più tipici della Romagna-Toscana. La storia di Premilcuore, inteso come castello e centro organizzato di un territorio, iniziò nell'età delle signorie territoriali, nel periodo in cui grandi personalità religiose (S. Ellero, S. Pier Damiani) fondarono eremi e abbazie in queste zone. Nel XIII secolo, al tempo delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, fu feudo dei conti Guidi di Modigliana. Nel 1379 divenne un libero Comune di cui si tramandano ancora gli Statuti. Nel secolo successivo il territorio passò sotto il dominio di Firenze che ne fece baluardo di difesa della Repubblica in Romagna. Successivamente divenne dominio dei Visconti di Milano e di Caterina Sforza ma in seguito tornò nuovamente sotto il controllo della Repubblica Fiorentina. Con la costituzione del Regno d'Italia venne annesso alla Provincia di Firenze. Nel 1923 con la riorganizzazione della Provincia di Forlì voluta da Benito Mussolini tornò di nuovo ad essere compreso nei confini della Romagna. Il centro storico, aggrappato ad uno sperone sul fiume, conserva oggi una delle più intatte strutture urbanistiche medievali dell’Appennino Romagnolo. - Rocca Sovrasta il borgo fortificato con la sua mole, ma il suo aspetto non è più quello originario. Infatti numerosi interventi succedutisi nei secoli per arginare i danni delle guerre e dei terremoti ne hanno stravolto l'assetto. Oggi se ne individua solo l'impianto a recinto poligonale con la torre del mastio aderente al lato che guarda a monte. - Porta Fiorentina E’ una delle due antiche porte di accesso al paese. Vi si conserva un orologio meccanico risalente al 1593 che viene azionato dal movimento di due sassi che tendono una lunga corda di canapa per tutta l’altezza della Torre. 46 Portico di Romagna e San Benedetto in Alpe: Il Comune di Portico di Romagna e San Benedetto in Alpe è formato dalle tre frazioni di Portico di Romagna, San Benedetto in Alpe e Bocconi. Portico di Romagna Portico ha di certo origine romana. La tipologia dell’insediamento è tipica degli abitati etruschi e romani. Il nome sembra derivare da porticum, ossia luogo di mercato. Le notizie certe del paese risalgono al XII secolo e sono relative ad una rocca appartenuta ai Conti Guidi e ubicata sulla roccia sovrastante il borgo, detto ancora oggi Girone. Dalla metà del XIV secolo Portico subì le alterne vicende delle lotte tra i Visconti di Milano e la Repubblica Fiorentina per il dominio dell'Italia centro-settentrionale. Passato definitivamente a Firenze nel 1386, divenne la capitale della Romagna Toscana. Solo nel 1923 Portico fu assegnato alla Provincia di Forlì. Conserva perfettamente l’antico assetto su tre piani digradanti verso il fiume, collegati fra loro ma dalle caratteristiche socio-urbanistiche ben distinte. Nella parte alta si trovano: o il Castello, di cui rimangono visibili il maschio della rocca, massiccia torre a base quadrata, e la torre, posta a difesa dell’ultima cerchia delle mura, che è stata trasformata in torre civica; o la Pieve che fungeva anticamente da cappella del Castello. Nella parte intermedia si stagliano gli alti palazzi nobiliari di chiara fattura granducale costruiti a partire dal XIII secolo (si ricorda Palazzo Portinari secondo la tradizione appartenuto a Folco Portinari, padre della Beatrice cantata da Dante). Infine nella zona bassa verso il fiume si trovano: o pittoresche case-torri, alte e strette, antiche abitazioni del ceto artigiano e del popolino; o il Ponte della Maestà a schiena d’asino su un’unica arcata che collegava una delle antiche porte del castello alla mulattiera per Premilcuore. - Fuochi di Portico In località Inferno, si trova quello che può essere definito come il vulcano più piccolo del mondo. 47 Infatti sul terreno brucia costantemente un piccolo fuoco, a causa di una naturale emanazione di idrocarburi gassosi che si incendiano a contatto con l’aria. Bocconi A circa 4 km da Portico in direzione di Firenze, si incontra la frazione di Bocconi. Il paese sorse nel medioevo, vicino ad una torre (ancora visibile al centro dell'abitato), detta Vigiacli, ossia torre delle guardie. Il castello appartenne prima ai monaci di San Benedetto in Alpe e poi ai Conti Guidi. Il paese più in basso, nato dopo la distruzione del castello avvenuta nel corso delle lotte tra Firenze e i Visconti, si sviluppò dopo il 1836. - Torre Vigiacli Ubicata al centro dell'abitato medievale di Bocconi è stata costruita tra il XV e il XVI secolo. - Ponte della Brusia A tre arcate, con il suo profilo a schiena d'asino, risale al XVIII secolo. Da esso si domina una cascata con un ampio gorgo, profondo 7-8 metri, e un vecchio mulino. San Benedetto in Alpe La località di San Benedetto in Alpe nacque intorno all'antica Abbazia dei monaci Benedettini di Cluny. L'Abbazia, che la tradizione popolare vuole fondata dallo stesso S. Benedetto, viene ricordata già nel 1022. Verso la metà del XVI secolo iniziò la decadenza dell'Abbazia e del monastero e nel 1499 Papa Alessandro VI abolì l'ordine Benedettino al quale venne sostituito l'ordine di Vallombrosa, che tenne l'Abbazia fino al 1529. Nel 1440, all'epoca delle lotte tra i Visconti di Milano e la Repubblica di Firenze per il dominio dell'Italia settentrionale, S. Benedetto si sottomise ai fiorentini. Durante il medioevo i Conti Guidi di Modigliana ebbero qui un castello. San Benedetto divenne Comune libero nel 1500. - Cascata dell’Acquacheta Nella frazione di San Benedetto in Alpe, seguendo un percorso, si può raggiunge la Cascata dell’Acquacheta, descritta da Dante nel XVI Canto dell’Inferno. Il salto della cascata presenta la conformazione di parte rocciosa a gradoni ravvicinati che obbligano le acque a continui e ripetuti saltelli. 48 - Abbazia Benedettina Nella frazione di San Benedetto in Alpe, in passato meta privilegiata per eremitaggi e ritiri spirituali, nacque la millenaria Abbazia Benedettina fondata dai monaci di Cluny. Dell’antico complesso oggi si conservano la cripta, l’arco di ingresso e parte del chiostro con pozzo e torre di difesa. Santa Sofia: Abitata sin dalla preistoria, in epoca romana fece capo al centro di Mevanìola prima e alla potente Abbazia di S. Ellero poi. Nel XV secolo passò in parte sotto il governo dei Medici di Firenze, la cui dominazione non fu solo conquista militare, ma coinvolgimento culturale ad ogni livello. Nel 1923 entrò a far parte della Provincia di Forlì. Oggi Santa Sofia è un polo attivo legato alla forestazione, all’allevamento e al comparto agroindustriale, nonché sede della Comunità del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Dalla Romagna toscana granducale la cittadina ha ereditato una certa vivacità artistica e culturale, la cui massima espressione è il Premio Campigna, prestigioso riconoscimento nazionale di pittura. - Galleria di Arte Contemporanea “Vero Stoppioni” Dedicata al fondatore del Premio Campigna, custodisce le opere e le collezioni raccolte nell'arco di oltre quarant'anni. La storia della Collezione della Galleria d'Arte coincide in gran parte con la storia del Premio Campigna sorto nel 1955. Infatti, è da quell'esperienza che nacque l'idea di una galleria d'arte ove esporre e rendere fruibile il patrimonio artistico raccolto. La Galleria offre uno spaccato dell'evoluzione di tre decenni dell'arte italiana, dal realismo (Margotti, Borgonzoni, Sughi, Cappelli, Francese) all'informale (Mandelli, Brunori, Ruggeri), alle varie declinazioni della nuova figurazione (Fieschi, Vacchi, Guccione), alla pop art (Mariani, Pozzati), fino alle generazioni degli anni Ottanta e Novanta (Benuzzi, D'Augusta, Esposito). Il nucleo di maggior interesse è costituito da un gruppo di opere di Mattia Moreni, artista informale negli anni Cinquanta, tra cui l’opera polimaterica intitolata La mistura. La Galleria organizza, durante tutto l'arco dell'anno, attività espositive temporanee ed eventi artistici ed è sede del Premio Campigna che si svolge ogni anno. 49 - Parco di sculture Le grandi sculture di questo parco artistico-naturale studiano e sperimentano il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, tra la natura e l’artificio. Costituito nel 1993 attualmente ospita le opere di sei artisti di rilievo internazionale alle quali ogni anno va ad aggiungersi una nuova installazione. - Sportilia Presso la frazione di Spinello, si trova Sportilia, grande e articolato centro sportivo, scuola di calcio per giovani e sede per la preparazione atletica e psicologica per praticanti di molte discipline sportive di quadra. - Diga di Ridracoli La diga di Ridracoli, situata ad una altezza di 557 metri sul livello del mare, venne costruita fra il 1974 ed il 1982 con la finalità di fornire acqua alla pianura e alla riviera Romagnola. L'invaso artificiale si allunga per oltre 3 Km. all'interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, fra il monte Falterona e Campigna. Per la grandiosità, per le caratteristiche tecniche dell’impianto e per le dimensioni dell’invaso costituisce uno scenario naturale di rara bellezza e rappresenta un pregevole esempio di sintesi tra compatibilità ambientale e intervento dell’uomo. - Idro Ecomuseo delle Acque di Ridracoli Idro Ecomuseo delle Acque di Ridracoli, situato all'interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi nel suggestivo scenario del lago di Ridracoli, si compone di una sede centrale e di poli dislocati sul territorio. La sede centrale è posta nel borgo di Ridracoli e presenta sale espositive nelle quali l'acqua diviene protagonista; i poli territoriali e tematici (tecnologico e naturalistico) sono distribuiti lungo il coronamento della diga. Nel 2007 è stata inaugurata una sala dedicata al risparmio idrico in cui sono collocate installazioni interattive che consentono di verificare le soluzioni di risparmio idrico che ognuno puoi adottare nella propria abitazione. 50 Bagno di Romagna: La località risulta già abitata in età preistorica ed è nota in età romana come balneum. Furono infatti i romani ad apprezzarne le acque termali bicarbonato-alcaline e sulfuree sgorganti a 45° C e ad impiantarvi il primo complesso termale. Il borgo fu dal XII secolo dei Guidi di Modigliana, quindi dal 1404 dei fiorentini; ristrutturato dai granduchi tra Settecento e Ottocento appartenne a lungo alla Romagna toscana; distaccato dalla Provincia di Firenze, nel 1923 fu annesso alla Provincia di Forlì. - Palazzo del Capitano Il palazzo è uno degli elementi più qualificanti e ricchi di storia di Bagno di Romagna. La sua facciata, animata dagli stemmi lapidei dei Capitani e Vicari fiorentini che amministrarono il territorio (stemmi restaurati dall’Amministrazione Comunale grazie ai fondi comunitari Obiettivo 2), racconta la dominazione di Firenze, iniziata nel 1404 e terminata nel 1923 con il passaggio del Comune alla Provincia di Forlì. Oggi il palazzo è adibito a centro informativo turistico e culturale: vi sono collocati l'ufficio informazioni e assistenza turistica, la Biblioteca e l'Archivio Storico Comunale, il Centro di Studi Storici ed il Centro Studi Valgimigliani, il Centro Visita e l'Ufficio Informazioni del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. I saloni al primo piano ospitano mostre e convegni, il cortile rassegne cinematografiche estive e concerti. - Palazzo Pesarini Situato in località San Piero in Bagno, il palazzo, fatto costruire tra il 1780 ed il 1790, è l'esempio più significativo e conservato di una dimora signorile di paese tra Settecento e Ottocento nell'alta valle del Savio. Di particolare rilevanza è il Salone sulle cui pareti campeggiano due grandi tele dipinte, incorniciate da stucchi, rappresentanti scene di vita bucolica. Il Palazzo è oggi sede della Comunità Montana dell'Appennino Cesenate. 2.3.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata Il progetto in questione assegna un valore centrale all’evoluzione del sistema dei servizi turistici e della commercializzazione turistica del territorio. 51 In particolare, il progetto prevede che presso l’ex Monastero possa trovare sede un servizio di promozione, possibilmente gestito in collaborazione dai diversi operatori turistici, capace di intercettare la potenziale domanda di provenienza anche da parte di paesi stranieri che rappresenta una grande opportunità per l’evoluzione del sistema ricettivo locale e territoriale. In questo spirito, la nuova struttura non si colloca in forma imprenditoriale e concorrenziale rispetto agli operatori esistenti ma, esprimendo una propria vocazione specifica (convegnistica, di formazione), ambisce a fungere da collettore in termini di potenziamento della domanda e di gestione integrata dell’offerta, che attualmente è costituta da esercizi molto piccoli (agriturismo, Bed & Breakfast) difficilmente capaci di posizionarsi autonomamente sul mercato. Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata si rimanda all’ALLEGATO 1. 2.3.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio Al fine di individuare le tipologie di attività imprenditoriali strategiche per i Comuni interessati dal presente progetto (Tredozio, Bagno di Romagna, Portico di Romagna e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia) si è preliminarmente valutato che lo sviluppo di tali zone inserite nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi debba essere finalizzato alla riduzione dell’impatto ambientale. Si è pertanto ritenuto prioritario per la crescita di questi territori la riqualificazione delle strutture ricettive e la trasformazione degli edifici esistenti in strutture ricettive, rivolte alla sostenibilità ambientale. Tra le strutture ricettive si sono ritenute di prevalente importanza quelle che, come i rifugi di montagna, i rifugi escursionistici, gli alberghi diffusi ed i campeggi, sono meglio in grado di fornire una risposta alla richiesta di un turismo naturalistico come è quella che interessa il Parco. Per quanto riguarda le attività di ristorazione, si intende privilegiare quelle che valorizzano le tradizioni ed i prodotti tipici. Inoltre, la fruizione delle risorse culturali ed ambientali del Parco potrebbe essere facilitata dallo sviluppo di servizi per l’accessibilità materiale, quali il noleggio mezzi di trasporto ecologici, in particolare mezzi utilizzabili da portatori di handicap, ed il noleggio imbarcazioni e ricovero per natanti lungo i percorsi turistici fluviali, lagunari e lacuali - in particolare a basso impatto ambientale (es. Cascate dell’Acquacheta, Lago di Ponte, Acquapartita). Si considera poi strategico lo sviluppo di servizi innovativi (quali servizi di visite guidate, realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi, soprattutto presso i centri visita 52 o presso strutture come, ad esempio, Idro Ecomuseo delle Acque di Ridracoli) di imprese artigiane di produzione di prodotti tipici e la riqualificazione di attività commerciali con caratteristiche innovative e con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale che aumentino la fruizione dei beni pubblici oggetto di intervento con particolare riferimento: da un lato alla riqualificazione e promozione di botteghe storiche e mercati storici; dall’altro all’attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali e startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica. Infine, si ritiene di peculiare interesse la realizzazione e/o riqualificazione di book-shop all’interno dei musei (es. Palazzo Fantini, Galleria di Arte Moderna “Vero Stoppioni”), e di sale e locali per l’organizzazione di eventi ed esposizioni. 53 54 2.4 GALEATA E SAVIGNANO SUL RUBICONE: “PARCHI E AREE ARCHEOLOGICHE: LA VILLA DI TEODORICO E IL PARCO ARCHEOLOGICO DI S. GIOVANNI IN COMPITO” 2.4.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo Comune di Galeata Villa di Teodorico In località Saetta nel Comune di Galeata, sulla base di fonti agiografiche medievali (Vita Hilari) nel 1942 un’équipe della sezione romana dell’Istituto Archeologico Germanico guidata da Siegfried Fuchs e Friedrich Krischen eseguì una campagna di scavi alla ricerca dei resti del palazzo che Teoderico avrebbe fatto costruire agli inizi del VI secolo d.C. I risultati furono considerevoli. Fu infatti individuata una parte di un esteso complesso architettonico con aree e vani annessi, interpretato come il palazzo teodericiano, impiantato a sua volta su costruzioni romane di cui furono individuate almeno due distinte fasi costruttive. Le vicende belliche interruppero le ricerche che ripresero soltanto nel 1968. Nel settembre del 1998 il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, sotto la direzione del Prof. Sandro De Maria, ha ripreso le ricerche sulla base di un programma pluriennale concordato con la Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna e l’Amministrazione Comunale di Galeata. Gli scavi sono continuati nei due anni seguenti e dal 2000 sono regolati da una concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Nella fase di avvio del progetto (campagne 1998-99) sono stati eseguiti alcuni saggi stratigrafici per verificare la consistenza delle strutture sepolte, l’orizzonte cronologico e culturale dei materiali e, ove possibile, la natura degli edifici. In seguito le ricerche hanno assunto un carattere estensivo, anche con l’obiettivo di rendere visitabili le principali strutture recuperate. Inoltre sono state condotte alcune campagne di prospezioni geofisiche per delimitare l’area archeologica e definire l’estensione delle strutture edificate. La sequenza stratigrafica già chiarita dai vecchi scavi ha trovato sostanziale conferma. Ad una prima fase storica (a partire dal I secolo a.C.) è riconducibile un esteso impianto che fu probabilmente una grande villa (se non un agglomerato ancor più consistente). Ad un’epoca successiva, risale invece un impianto tardoantico, certamente costituito da strutture imponenti, probabilmente del tipo a padiglioni o a complessi edificati distaccati. Di questa fase più tarda fece sicuramente parte il cosiddetto “Palazzo” parzialmente scavato nel 1942. Di esso per ora non è possibile definire con precisione la cronologia: ne sono conservate infatti soltanto 55 le fondazioni, mentre pavimenti, elevati, piani e materiali d’uso risultano completamente perduti. Forse contemporaneo o di poco più antico è un settore per la prima volta individuato con gli scavi del 1999-2000, posto a sud-est del precedente e a esso non collegato direttamente. Si tratta di un vasto edificio dalla planimetria molto complessa, con sale poligonali e absidate e vani riscaldati, forse la parte termale di un vero “Palazzo” tardoantico. Ma anche in questo caso la conservazione delle strutture non permette per ora un’indicazione cronologica puntuale. E’ questa l’area di cui si è avviato lo scavo estensivo. Tracce per ora limitatissime indicano anche la presenza di una frequentazione preromana (un elemento figurato di bronzo di età arcaica, frammenti di ceramica attica di V secolo a.C.). Gli impianti d’età pienamente romana (per ora i materiali databili risalgono al più alla fine del I secolo a.C.) sono molto più estesi di quanto supposto in passato, anche se è prematuro stabilire per tutti una funzione precisa. Sono stati identificati un impianto con vasche rivestite di cocciopesto, forse di carattere produttivo (campagna di scavi 1942 e 1998), una fornace per ceramiche della prima età imperiale (campagna di scavi 1999), un articolato sistema di canalizzazione delle acque della vicina collina (campagna di scavi 2000). Grazie alle risorse regionali del Programma d’Area – Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna ed ai fondi europei Obiettivo 2 si è provveduto all’esecuzione di ulteriori scavi archeologici nel sito del Palazzo di Teodorico e alla realizzazione di una struttura di copertura finalizzata alla protezione degli scavi sottostanti e alla fruibilità dell’area archeologica da parte dei visitatori. Il presente progetto contribuirà a rendere maggiormente fruibile la Villa di Teodorico, che sarà utilizzata per l’organizzazione di visite guidate e didattiche e per attività di ricerca e di studio. Mevaniola A seguito di fortuiti ritrovamenti di alcuni frammenti musivi romani, il sito di Pianetto nel Comune di Galeata nel 1934 venne identificato da Monsignor Domenico Mambrini come l’antica Mevaniola, città fondata da genti di origine umbra e citata da Plinio. Fu fondata all'incirca tra il VII e il VI secolo a.C. dagli Umbri; il suo nome deriva quasi certamente dall'umbra Mevanía, oggi Bevanía. Fino al 266 a.C. Mevaníola fu un autonomo avamposto umbro confinante con il territorio celtico tenuto dai Galli Boi, quindi divenne romana e più tardi municipio appartenente alla VI regione secondo la ripartizione augustea. 56 Con la caduta dell'Impero Romano la città di Mevaníola, come appare dagli scavi effettuati nel 1949 e nel 1951, fu più volte messa a fuoco dalla orde barbariche fino alla sua distruzione tra IV e V secolo d.C. I primi scavi sistematici dell'area risalgono al 1948 e, unitamente a quelli effettuati negli anni successivi, hanno riportato alla luce una città articolata intorno ad un'ampia piazza rettangolare, lastricata in pietra alternata con marmo rosso di Verona, identificabile come foro, su cui si innestavano verosimilmente tre edifici: un teatro, una basilica con impianto trasversale (della quale non rimangono tracce) ed un impianto termale. Il teatro, costruito con mattoni a vista con tre ordini di gradinate e probabilmente utilizzato anche per riunioni, si trova nella parte alta della città. E’ riconducibile al I secolo a.C. e rivela nella pianta influenze ellenistiche. Si sviluppa infatti lungo una cavea semicircolare con diametro pari a 8,50 metri. Le terme rappresentano, insieme al teatro, la parte più consistente e meglio identificabile di quella che fu l'antica Mevaníola. Collocate nella zona verso Pianetto mostrano ancora oggi la pianta di un vasto edificio rettangolare, absidato lungo il lato minore e, a nord, una tubazione in cotto che terminava a livello di una vasca posta accanto al teatro. Dall'impianto termale proviene un mosaico pavimentale di Cesio (I secolo a.C.) conservato presso il Museo Civico Monsignor Domenico Mambrini di Galeata. Qui sono state rinvenute monete, fistule in piombo ed un mosaico pavimentale, risalente al 50 a.C. Fuori dell'area urbana si è casualmente rinvenuta una fornace per laterizi con camera di cottura e praefurnium. Infine la campagna di scavi del 1992-93 ha portato al rinvenimento di una necropoli romanoimperiale con tombe alla cappuccina, scheletri e corredi funerari, collocata tra il borgo di Pianetto e il Castello. Ulteriori ricerche potrebbero condurre a risultati scientifici di grande interesse, grazie all’auspicabile individuazione degli edifici di culto e delle aree residenziali. Tale area sarà utilizzata per l’organizzazione di visite guidate e didattiche, per attività di ricerca e di studio e per l’organizzazione di spettacoli e di opere classiche. 57 Comune di Savignano sul Rubicone Realizzazione del Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito Situato sulla direttrice della Via Emilia, importante via consolare tracciata nel 187 a.C., San Giovanni in Compito rappresenta l'insediamento più antico di Savignano. La posizione del sito corrisponde esattamente a quella che in un famoso itinerario di origine romana - l'itinerarium Burdigalense - era definito come mutatio Competu. Si doveva trattare di una stazione di posta attrezzata per le soste dei viaggiatori alla confluenza di strade di grande importanza: una che si dirigeva verso il mare, la via Regina, oggi non più esistente, e l'altra che conduceva da Rimini verso il nord Italia: l'attuale via Emilia. Questo luogo aveva presumibilmente anche un'importanza religiosa, confermata dalla continuità d'uso del sito in cui fu edificata nel XII secolo la Pieve di San Giovanni. L'aspetto attuale della Pieve si deve alla costruzione dell'XI secolo. La facciata si presenta con semplice struttura a capanna conclusa da tetto a doppio spiovente. L'interno è organizzato in un'unica navata conclusa da abside rettilinea. Vi si trova un piccolo battistero dove si conserva uno dei blocchi dell'antico ponte romano riutilizzato come fonte battesimale. L'intervento proposto dal Comune di Savignano consiste nella ristrutturazione dell'ala della canonica adiacente la Pieve di S. Giovanni in Compito a fini museali. E’ inoltre prevista la realizzazione di aule e laboratori didattici dove i visitatori potranno effettuare simulazioni di scavo. Esso si inserisce come prosecuzione ed ampliamento del Museo Archeologico del Compito, nato attorno al 1930 ad opera del Sacerdote Don Giorgio Franchini, per raccogliere i reperti provenienti dall'area circostante. La Pieve di San Giovanni è, fin dal Medioevo, il primo museo archeologico del Compito, poiché vede nella sua costruzione il reimpiego di materiali antichi, che altrimenti sarebbero andati perduti. Recupero e restauro dell’antico Ponte Medievale sottostante Piazza del Torricino Tale intervento è localizzato all'interno del perimetro storico della città di Savignano, a ridosso della Via Emilia, nel luogo denominato Piazza del Torricino. Dalla lettura delle mappe catastali, a partire da quelle che risalgono al XIX secolo, fino a quelle del 1915, si desume come tale spazio fosse costituito dall'accostamento di due strade, via del Torricino e via del Molino, separate da un canale che deviava le acque del fiume Rubicone all'interno del paese. 58 Solo all'inizio del XX secolo, con l'interramento dell'antico fossato, quello che prima era un semplice slargo di via del Molino, assunse una dimensione riconducibile a quella di una piccola piazza. La Piazza ha una forma irregolare, presenta una pavimentazione in asfalto ed è attualmente utilizzata a parcheggio; essa interessa una superficie di circa 670 mq. Lo spazio pubblico si configura come un piano inclinato che degrada verso l’edificio del Mulino, il quale delimita la piazza sul lato nord; a fianco di esso si trova il collegamento con la circonvallazione (la nuova via Emilia). Sul lato ovest la piazza è delimitata dalle mura dell’antico Castello, ancora parzialmente leggibili. Sul lato est è presente un muro in mattoni, che fa da contenimento all'accesso agli spazi pubblici del Comparto Ghigi e precisamente ai giardini della zona absidale della Chiesa del Suffragio. A sud lo spazio è chiuso da un edificio moderno di tre piani e si ha l'accesso al Corso Vendemini (l'antica via Emilia) attraverso via del Molino. Proprio sul lato sud in occasione di lavori effettuati sulle reti impiantistiche è stato ritrovato la volta dell'antico ponte che permetteva l'attraversamento del canale. La volontà dell'Amministrazione Comunale è pertanto quella di realizzare un progetto di recupero e restauro dell'antico ponte che permetteva l'accesso al castello fortificato ai fini di restituire alla città un bene di grande valore storico. L'intervento si propone di ricavare in questo invaso uno spazio di relazione utile alla vita della collettività savignanese. Le attività culturali di Savignano, rivolte spesso all'organizzazione di concerti, festival ed eventi legati alla fotografia ed alle immagini artistiche, troverebbero in questo spazio una conformazione ottimale. Infatti, grazie alla sua pendenza, bene si presterebbe alla creazione di gradinate e, offrendo un ambiente raccolto, sarebbe utilizzabile come sede ottimale di incontri ed eventi. 2.4.2 Risultati attesi dall’intervento Il progetto “Parchi e Aree Archeologiche: la Villa di Teodorico e il Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito” è incentrato sulla valorizzazione complessiva delle emergenze storiche ed archeologiche dei Comuni di Savignano sul Rubicone e di Galeata ed è composto da una pluralità di interventi fra loro strettamente interconnessi che consentono di restituire alla collettività un patrimonio storico e della memoria di inestimabile valore, favorendo contestualmente la nascita di percorsi legati a questa ed altre realtà, attraverso l’organizzazione 59 anche di eventi culturali di rilievo che inducono ad aumentare le potenzialità attrattive del territorio. L’incremento dei visitatori avrà una ripercussione positiva su tutto il sistema turistico della provincia forlivese, nel corso di tutto il periodo dell’anno, in considerazione della non stagionalità degli eventi legati agli interventi. I risultati che ci si aspetta di perseguire attraverso la realizzazione del progetto sono i seguenti: − creazione delle infranstrutture che permetteranno la fruibilità effettiva delle emergenze archeologiche e storiche del territorio da parte di turisti e scolaresche; − creazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo del Centro Studi dell’Università in Romagna al fine di incentivare un turismo culturale; − valorizzazione integrata di tutte le risorse del territorio: ambientali, enogastronomiche, artigianali; − potenziamento delle risorse culturali per incentivare l’occupazione soprattutto fra i giovani, stimolando la creazione di un sistema di imprese che operino in campo culturale e turistico; − realizzazione di strutture di accoglienza per i turisti. 2.4.3 Coerenza dell’intervento con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato Con riferimento al progetto “Parchi e Aree Archeologiche: la Villa di Teodorico e il Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito” si intende valorizzare il grande valore storico, artistico ed archeologico del nostro territorio. Da un lato, infatti, il pregio dei siti archeologici siti nel Comune di Galeata è testimoniato dall’interesse dimostrato dall’Università di Bologna che negli ultimi dieci anni li ha eletti come luoghi privilegiati per lo studio e l’approfondimento dell’archeologia in Romagna, decidendo anche di sottoscrivere con altri attori del territorio (fra cui la Soprintendenza per i Beni Archeologici) un protocollo di impegni reciproci. Inoltre negli ultimi anni sono state organizzate numerose iniziative di grande valenza culturale aventi come fulcro il Museo Civico Monsignor Domenico Mambrini (convegni archeologici, seminari, etc.). Infine, l’afflusso di visitatori, in progressivo aumento, registrato negli ultimi anni presso il suddetto Museo e presso i beni culturali ed archeologici, interessamento dei turisti e del mondo della scuola. 60 dimostrano un crescente Dall’altro lato, per quanto riguarda gli interventi proposti dal Comune di Savignano sul Rubicone, grazie all’ampliamento del Museo esistente sarà possibile fornire materiale di analisi agli studiosi per la ricostruzione della storia del territorio e collegare il Museo alle altre emergenze architettoniche del territorio attraverso un percorso ciclo pedonale che si integra con le politiche locali del turismo sostenibile. Inoltre, tramite il recupero del Ponte Medievale di Piazza del Torricino, si valorizzerà il patrimonio culturale e storico della città dotandola di uno spazio riqualificato che sarà teatro di attività culturali quali concerti, festival ed eventi legati alla fotografia ed alle immagini artistiche. 2.4.4 Ulteriori beni ambientali o culturali Galeata La presenza umana a Galeata risale alla preistoria, ma è probabile che i primi insediamenti siano avvenuti in seguito al movimento degli umbri che tra VI e IV secolo a.C., pressati dai Galli Boi, si ritirarono sulle colline. Da questi spostamenti potrebbe essere nata Mevaníola, caduta poi in mano ai Romani (266 a.C.) e travolta dal crollo dell'Impero Romano d'Occidente. In seguito alla scomparsa di Mevaníola il nucleo urbano si spostò più a valle, nel luogo dove sorge attualmente Galeata. Verso la fine del V secolo si colloca tradizionalmente l'insediamento di due comunità, una facente capo alla nascente Abbazia fondata dall’eremita Ellero, soggetta alla Chiesa Ravennate e alla sfera di influenza di Firenze, l’altra posta più a valle e denominata burgus Galliatae. All'inizio del '400 il Comune di Galeata entrò a far parte della Signoria Fiorentina rimanendo all'interno del Granducato di Toscana fino al 1859. Galeata non sfuggì alle contese tra i Medici e i Visconti di Milano per il controllo della Romagna. Nel 1775 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo accorpò i piccoli comuni della zona in un'unica amministrazione ubicata a Galeata. Esaurita l'esperienza francese (1796-1814), il territorio galeatese tornò sotto la giurisdizione granducale. Galeata divenne forlivese nel 1923 con la ridisegnazione dei confini fra Romagna e Toscana. − Museo Civico Monsignor Domenico Mambrini Fondato nella prima metà del Novecento da Mons. Domenico Mambrini (1879-1944) e donato all'Amministrazione Comunale dopo la sua morte, è stato recentemente trasferito nel rinascimentale Convento dei Padri Minori di Pianetto. E' costituito da una ricca sezione archeologica, in cui sono esposti i materiali provenienti dal sito della città romana di 61 Mevaniola, dalla villa di Teoderico, dall'Abbazia di S. Ellero e dal territorio del fiume Bidente. Il nuovo allestimento presso il Convento ha permesso la creazione di laboratori per lo studio dei materiali archeologici e didattici, la realizzazione di un book-shop e di una sala conferenze permanente. Il museo è suddiviso in due sezioni: una storico-artistica e l'altra archeologica. Tra le sei sale dedicate alla Sezione Archeologica, si ricordano in particolare le seguenti: Sala 3, nella quale vengono presentati al visitatore vari aspetti della città romana di Mevaniola, cui si risale in base ai materiali rinvenuti nel sito durante le ricerche archeologiche: dagli edifici pubblici, alla vita quotidiana fino ad arrivare all'ambito funerario; Sala 5, le cui vetrine ospitano un'ampia scelta dei materiali rinvenuti durante le ricerche archeologiche condotte nel sito della villa di Teoderico; Sala 6, ove è esposto il rilievo raffigurante l'incontro fra S. Ellero e Teoderico. − Cippo che indica il Palazzo di Teodorico E' l'unico elemento che testimonia l'insediamento, sul posto, del cosiddetto Palazzo di Teodorico. Intorno al 500 d.C, il re dei goti, insediatosi a Ravenna, si recò con i suoi esperti nella zona per restaurare l'antico acquedotto traianeo e, forse attratto dai boschi e dalla selvaggina, decise di farsi costruire un palazzo di caccia, di cui sono state ritrovate le fondazioni. Si tratta di un rinvenimento importante in quanto assai rare sono le testimonianze che i goti lasciarono sul territorio. − Abbazia di S. Ellero Fu uno dei primissimi Monasteri d'Occidente e fulcro della vita sociale della Valle del Bidente. Costruita poco dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente ad opera del giovanissimo eremita Hilarius, per la sua edificazione furono utilizzati i materiali provenienti dall'antica Mevaníola collocata poco più in basso. L'attuale conformazione della chiesa può essere considerata originaria. In origine fu certamente di stile bizantino, venne poi ricostruita tra X e XI secolo secondo le forme della predominante arte romanica, mentre nel XVIII secolo buona parte dell'interno fu adattata al 62 gusto barocco del tempo. Il ripristino del millenario monumento galeatese, nel rispetto delle sue parti originarie, è stato nuovamente attuato negli anni '50. Nella cripta è collocata l’urna di S. Ellero, dietro la quale si trova la cella del Santo, meta di continui pellegrinaggi. Sulla volta della cripta si trova il cosiddetto “buco” che, secondo la tradizione popolare, grazie all'influsso taumaturgico del santo, farebbe passare il mal di testa a chiunque vi introduca il capo e si porga alla benedizione di S. Ellero. − Chiesa di S. Maria dei Miracoli Edificata nel 1497 come ex voto, è una delle più importanti chiese rinascimentali della Romagna Toscana. Ha un chiostro a pianta trapezioidale; all'interno si presenta ad una sola navata. − Convento dei Frati Minori Addossato alla Chiesa di S. Maria dei Miracoli fu costruito nel 1497. Edificio assai vasto composto da due ordini di vani sovrapposti, è stato recentemente restaurato grazie ai finanziamenti Obiettivo 5b 1994-2000 ed è sede del Museo Civico Monsignor Domenico Mambrini. Accostato con il lato maggiore al fianco meridionale della chiesa, si trova il chiostro che presenta una pianta trapezoidale e delimita una piazzetta lastricata in pietra. Dall'interno del convento emerge maestoso il campanile. − Rocca Fondata dagli Abati di S. Ellero come avamposto difensivo meridionale dei territori abbaziali, passò prima ai Guidi di Modigliana, poi al Comune di Firenze, ai Montefeltro e ai Medici. Fu una specie di fortilizio da dogana per i traffici commerciali ove venivano effettuatati i controlli su merci e persone. Savignano sul Rubicone Il primo nucleo abitativo della futura Savignano, il Compitum, sorse lungo quella che sarà la via Emilia. 63 Durante il Medioevo appare citato per la prima volta un Castrum Savignani che apparteneva agli arcivescovi di Ravenna; dopo la riconferma nel 1209 da parte dell'imperatore Ottone, gli stessi arcivescovi concessero Savignano ai Malatesta di Rimini. E' del 1359 la fondazione del primo nucleo della struttura urbana dell'attuale Savignano ad opera del cardinale Albornoz. Nel 1500 fu presa da Cesare Borgia; in seguito passò dalla Repubblica di Venezia allo Stato della Chiesa; a metà del ‘500 divenne feudo del conte Guido Rangoni di Modena. − Museo Archeologico del Compito Dal 1998 la palazzina delle scuole elementari di San Giovanni in Compito, riadattata e ristrutturata, ospita il Museo archelogico intitolato al suo fondatore, il sacerdote don Giorgio Franchini che nei locali della canonica della adiacente Pieve di San Giovanni raccolse e organizzò nei primi anni trenta i materiali archeologici dispersi e affioranti nella zona. Il Museo, rinato grazie ad un accordo fra Comune, Soprintendenza Archeologica e Diocesi di Rimini, sorge infatti nel cuore dell’area archeologica dalla quale provengono i reperti, che la zona continua a restituire e che coprono un arco cronologico ampio, dalla preistoria al medioevo. Fra il 1995 e il 2000 la Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna ha condotto scavi sistematici che hanno portato alla luce le tracce di un insediamento preistoirico, numerose fornaci protostoriche, una strada glareata di probabile epoca repubblicana e una necropoli romana con un centinaio di tombe. Il Museo propone, lungo l’intero arco scolastico, visite guidate, laboratori manuali per la realizzazione di manufatti antichi, incontri tematici su aspetti e momenti della vita quotidiana con particolare riferimento all’epoca romana, giornate archeologiche, percorsi guidati nel passato, concorsi, spettacoli di animazione ispirati a storie e personaggi della vicenda archeologica locale. − Ponte Consolare Romano La tradizione locale vuole che il ponte sia coevo alla costruzione dell'antica Via Consolare Emilia, cioè risalente al 187 a.C., e che si tratti dello stesso ponte che Cesare attraversò nel 49 a.C. In realtà non ci sono dati certi per una precisa collocazione nel tempo, ma le caratteristiche simili a quelle del ponte romano di Rimini permettono di datarne l'edificazione all'età augustea. Il ponte, dopo aver subito nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti, nel 1944 fu fatto saltare dalle truppe tedesche in ritirata. Vi si pose rimedio con l'immediata costruzione del cosiddetto ponte Bayley. Solo nel 1955 la Soprintendenza approvò il progetto per la ricostruzione del ponte, ottenuto attraverso il parziale recupero dei blocchi rinvenuti 64 nell'alveo del fiume. Nel 2003 il Ponte fu sottoposto ad un altro intervento conservativo, conclusosi solo recentemente e teso a restituire al Ponte un aspetto il più possibile conforme a quello delle origini, attraverso una scelta idonea dei mezzi e dei materiali impiegati. Fu Benito Mussolini, con atto d'imperio a riconoscere in questo fiume il celebre Rubicone, cambiando il nome stesso della città da Savignano di Romagna in Savignano sul Rubicone. − Rubiconia Accademia dei Filopatridi (Villa Gregorini): L'Accademia Rubiconia dei Filopatridi (trae il suo nome dal greco Simpemenia, adunanza di pastori) sorse nel 1801 per opera degli intellettuali locali Perticari, Boghesi e Amati, e va considerata come una restaurazione e un riordinamento dell'Accademia preesistente, quella degli Incolti, che sorse nel XVII secolo. Giosuè Carducci fu per 20 anni presidente della Accademia Rubiconia dei Filopatridi e ne fu poi nominato Presidente onorario perpetuo. 60mila volumi, 400 manoscritti, 20 incunaboli, 69 cinquecentine, 49 edizioni Bodoniane, oltre a 450 autografi, costituiscono il patrimonio bibliografico dell'attuale Biblioteca che mano a mano è andata arricchendosi di opere moderne per rispondere alle richieste di studiosi e studenti interessati alla consultazione. La fervida attività dell'Accademia e gli autorevoli intellettuali che animarono la vita culturale di Savignano nel XIX le fecero meritare l'epiteto di Atene di Romagna. − Palazzo Vendemini L'attuale Palazzo Vendemini era anticamente inglobato nel tessuto edilizio del castello costruito nel XIV secolo. Quel che si vede oggi è il frutto di una serie di interventi settecenteschi che ne hanno in parte assorbito, modificandoli, edifici preesistenti. Attualmente è di proprietà dell'amministrazione comunale che nel 1990 ne ha curato i restauri collocandovi la sede della Biblioteca Comunale, dell'Archivio Storico e dell'Informagiovani. − Castello di Ribano Nel 1037, anno al quale risalgono le prime notizie che citano un Castrum Gaii o Gabii, l’edificio, il cui toponimo di Ribano derivi dal latino robinus (nome di una pianta da cui si ricavavano colori per la tintura), fu donato al Monastero di S. Apollinare in Classe il quale, verso il 1580, lo trasformò in una costruzione per metà fortezza e per metà convento. 65 Sarsina Città di origine antichissima, fondata da popolazione di origine umbra tra il VI e il IV secolo a.C. Già nel III secolo a.C. Sarsina governava un grande stato al di qua e al di là del crinale appenninico che comprendeva alcune vallate romagnole e l'alto Tevere. La prima data certa della storia sarsinate è quella della conquista da parte di Roma nel 266 a.C. Nel 250 a.C. vi nacque Tito Maccio Plauto, il più grande commediografo latino di cui restano ventuno commedie ancora oggi recitate con successo. Alla fine del III secolo e all'inizio del IV secolo è qui vissuto San Vicinio, il primo vescovo e Santo Patrono della città, la cui fama di taumaturgo ed esorcista si è mantenuta fino ai giorni nostri. Decaduta con il crollo dell'impero romano subì devastazioni e saccheggi e, pur passando da un dominio all'altro (gli Ordelaffi, i Malatesta, i Veneziani) riuscì a conservare parte della propria importanza per il fatto di essere sede vescovile. Fino al 1859 fece parte dello Stato Pontificio e successivamente del nuovo Regno d'Italia. − Museo Archeologico Nazionale I materiali, distribuiti all’interno di tredici sale, sono tutti di provenienza locale e coprono un arco cronologico esteso dalla preistoria all’alto medioevo. La documentazione più ricca e significativa è quella di età romana, databile tra il III sec. a.C. e il IV d.C. Nel piano terreno del Museo sono raccolti i materiali del lapidario, numerose epigrafi del più vecchio nucleo mussale, monumenti sepolcrali, stele e cippi, ancora poggianti sull’originaria base, tra cui si segnalano numerosi resti architettonici appartenuti a grandi mausolei. Nel piano superiore sono disposte diverse raccolte di materiali che testimoniano gli aspetti geologici, paleontologici e le tracce del popolamento pre-protostorico della vallata, fino all’occupazione umbra. La documentazione più abbondante risale all’età romana, cui sono tra l’altro riferibili numerosi corredi tombali e offerte votive. Tra i reperti provenienti dalla città, oltre ad una campionatura di elementi costruttivi e pavimentali e ad alcune pregevoli sculture, si ricordano gli arredi e le suppellettili di due domus della piena età imperiale. − Basilica di S. Vicinio Costruita negli anni intorno al Mille, è considerata uno degli esempi più pregevoli di stile romanico in Romagna. Alla facciata sobria ed elegante fa riscontro l'interno solenne ed austero che i restauri effettuati negli Anni Sessanta hanno riportato alle linee originali. 66 La chiesa è meta continua di pellegrinaggi e visite per ottenere, da sacerdoti appositamente incaricati, la benedizione con la "Catena di San Vicinio" (collare in ferro che una tradizione millenaria fa risalire al Santo), che viene posta al collo dei fedeli per la protezione contro il maligno. − Museo d’Arte Sacra della città e comprensorio di Sarsina Il Museo si sviluppa lungo quattro ambienti tematici che raccolgono una rilevante collezione di paramenti sacri, oggetti liturgici e dipinti, per lo più provenienti dai territori facenti parte dell’area di competenza dell’ex diocesi di Sarsina, salvati dal degrado, da atti vandalici e furti, spesso qui ricoverati per la rovina di quelle chiese e di quegli oratori non più officiati di cui costituivano l’arredo. 2.4.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata Il recupero di beni culturali e archeologici e l’opportunità di renderli fruibili da parte dei visitatori amplierà l’offerta turistica in termini di accoglienza, ricettività e ristorazione e consentirà la commercializzazione dei prodotti tipici locali enogastronomici e di artigianato artistico e tradizionale. Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata si rimanda all’ALLEGATO 1. 2.4.6 Interventi prioritari da realizzare sul territorio Al fine di individuare le tipologie di attività imprenditoriali strategiche per i Comuni interessati dal presente progetto (Galeata, Savignano sul Rubicone, Sarsina) ed analizzando la situazione della ricettività emergono come prioritari per il consolidamento e lo sviluppo dell’offerta turistica la riqualificazione delle strutture ricettive e la trasformazione degli edifici esistenti in strutture ricettive in un’ottica di turismo sostenibile. Per quanto riguarda le attività di ristorazione, si intende privilegiare quelle che valorizzano le tradizioni ed i prodotti tipici. Inoltre, la fruizione delle risorse culturali ed ambientali del Sistema Archeologico potrebbe essere facilitata dallo sviluppo di servizi innovativi (quali servizi di visite guidate, realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi), di imprese artigiane di produzione di prodotti tipici e dalla riqualificazione di attività commerciali con caratteristiche innovative e con criteri di 67 sostenibilità e basso impatto ambientale in grado di aumentare la fruizione dei beni pubblici oggetto di intervento con particolare riferimento: da un lato alla riqualificazione e promozione di botteghe storiche e mercati storici; dall’altro all’attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali e startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica. Infine il sostegno a servizi per l’accessibilità materiale (quali la realizzazione e/o riqualificazione di book-shop all’interno dei musei - es. Museo Civico Monsignor Domenico Mambrini, Museo Archeologico del Compito - e di sale e locali per l’organizzazione di eventi ed esposizioni) ed immateriale (quali il noleggio mezzi di trasporto ecologici, in particolare mezzi utilizzabili da portatori di handicap) fornirebbe ai visitatori indispensabili strumenti per meglio apprezzare le risorse del territorio. 68 2.5 CESENA, CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE, FORLIMPOPOLI, MELDOLA, GATTEO: “IL SISTEMA DELLE FORTIFICAZIONI DELLA ROMAGNA PONTIFICIA E MALATESTIANA” 2.5.1 Descrizione della risorsa e del suo utilizzo Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole Fortezza di Castrocaro Terme Si deve al Cardinale Anglico De Grimoard ed al suo censimento del 1371 la prima menzione del Castello e della Rocca di Castrocaro. Agli inizi del XV secolo le opere murarie del Castello e della Rocca subirono una serie di modifiche per adeguare le fortificazioni all'introduzione delle armi da fuoco. Altre modifiche vennero apportate per volontà della Signoria di Firenze all'inizio del XVI secolo.Le ultime opere di miglioria furono approntate per volere di Cosimo de' Medici, nipote di Caterina Sforza. In seguito alla costruzione della fortezza di Terra del Sole gli interventi furono limitati alla sola manutenzione. Il 5 ottobre 1676 il Granduca di Toscana, Cosimo III, considerando superflue le spese per il mantenimento della fortezza, ne ordinò, fra il malumore degli abitanti, il completo disarmo. Ai piedi della fortezza si estende il borgo medievale. Nell’ultimo ventennio l’amministrazione comunale ha provveduto al restauro del duecentesco Palazzo della Guarnigione, la trecentesca Torre delle Segrete, la Chiesa di Santa Barbara, il Cortile delle Armi, la Piccola Corte, la corte Grande e le Grotte. È inoltre ormai concluso il I° stralcio i lavori di restauro e consolidamento delle Cannoniere. Tali lavori sono stati svolti come segue: a seguito della istallazione del cantiere in adiacenza della cortina muraria delle cannoniere, è iniziato lo scavo nelle camere ricoperte di detriti. Nella seconda fase dello scavo è stato proseguito e completato lo svuotamento delle camere, fino alla delineazione della reale forma e delle reali dimensioni dei vani rinvenuti. Nella seconda camera è stato messo in opera un muro in mattoni pieni con relativa fondazione a consolidamento dello sperone roccioso. Nella terza camera sono state rinvenute due archibugiere presenti nell’ “orecchio traditore”. Sempre in questa camera è stata anche rinvenuta una porzione di muratura, forse a forma circolare, che potrebbe indicare la presenza di un’antica rondella. Sono state consolidate le due volte a botte della seconda e terza camera nella parte superiore. A seguito di saggi di pulitura della cortina in mattoni è stato ritrovato il cromatismo del mattone originale ed 69 è stato ricreato e messo in opera un mattone simile e con la stessa granulometria della malta. E’ stata ripristinata una prima parte della cortina. L’edificio è sito in Via Fortezza a Castrocaro Terme. Le cannoniere sono uno straordinario laboratorio adibito ad attrezzatura museale sia a livello espositivo come ampliamento degli spazi già esistenti nella rocca, sia a livello di “museo di se stesso” in quanto con esse è possibile studiare e conoscere l’evoluzione dell’architettura fortificata – quella che consentiva l’esistenza stessa della società - dall’alto medioevo al periodo rinascimentale, quando sulla fortezza intervennero Giuliano da Sangallo il Vecchio e, nel caso particolare delle cannoniere, l’architetto granducale GiovanBattista Bellucci da Urbino. Per creare un sistema turistico quanto più possibile destagionalizzato, verranno realizzati sistemi informativi con la creazione di punti di permanente riferimento per i visitatori (garanzia dell’ apertura dei luoghi recuperati, informazione fornita da personale dedicato, etc..) Comune di Cesena Rocca Malatestiana di Cesena Una delle rocche più belle e la più imponente della Romagna, costruita sul colle Garampo a ridosso del centro cittadino, circondata dal parco della Rimembranza, con i suoi sentieri immersi nel verde. Si hanno notizie su fortificazioni in questo luogo già a partire dal VI secolo, in particolare sulla rocca vecchia che ospitò nel 1177 il Barbarossa e nel 1241 Federico II; più volte ampliata, non ne restano che pochi ruderi (tra i quali la “torre dell’imperatore”) visibili nella zona di Porta Montanara. Rimane celebre l'episodio della sua conquista nel 1357, da parte del Cardinale Albornoz, legato pontificio, malgrado la strenua difesa di Cia degli Ubaldini, moglie di Francesco Ordelaffi. La Rocca attuale, di forma irregolarmente pentagonale, fu completamente ricostruita dai Papi Paolo II e Sisto IV e venne ultimata nel 1477. Recentemente restaurati, i suggestivi camminamenti interni congiungono i sette torrioni a sezioni diverse, offrendo uno splendido panorama fino al mare. I camminamenti servivano ai soldati di guarnigione per spostarsi al coperto e raggiungere qualsiasi punto della fortezza. Attraverso le feritoie che corrono lungo tutta la cintura era possibile, inoltre, tenere sotto controllo i cortili interni. Oggi, la corte della Rocca viene utilizzata per concerti e manifestazioni culturali durante la stagione estiva, fornendo una cornice unica ad eventi spettacolari come la tradizionale festa 70 autunnale in costume medievale. Sulla corte si affacciano il “maschio” a pianta quadrata (che ospita uno Spazio Espositivo delle Ceramiche Malatestiane) e la “femmina”, a pianta rettangolare con baluardo poligonale a uno degli angoli (sede del Museo di Storia dell'Agricoltura). L’intervento verterà sui camminamenti interni lato ovest ed esterni lato sud: si procederà al restauro per il recupero di alcuni tratti dei camminamenti interni in quanto preziosi manufatti storici da conservare e rendere accessibili alle visite turistiche; i camminamenti esterni , già accessibili, saranno oggetto di intervento di restauro nella zona sud dove verrà rifatta la pavimentazione in mattoni, previa realizzazione di impermeabilizzazione, indispensabili per eliminare le infiltrazioni d’acqua che si verificano in caso di maltempo, causando gravi danni strutturali Per conseguire gli obiettivi sopra esposti il progetto prevede inoltre il recupero del fabbricato “ex casa del custode”, per il quale sono indispensabili interventi edili di restauro, e la realizzazione di nuovi impianti tecnologici; per i camminamenti interni ed esterni sono infine necessari lavori di restauro, di consolidamento, di impiantistica elettrica. La Rocca si trova in Via Cia degli Ordelaffi. L’intervento è necessario per mantenere e valorizzare l’aspetto architettonico dell’importante complesso storico- monumentale che domina la città di Cesena e per far sì che tutte le sue potenzialità siano sfruttate per nuovi eventi artistici-culturali e per ampliare gli itinerari delle visite turistiche. Comune di Forlimpopoli Rocca Albornoziana di Forlimpopoli Nel centro del paese si erge maestosa la Rocca; i lavori di costruzione del fortilizio, denominato in origine Salvaterra, furono eseguiti sulle rovine dell’antica cattedrale, nella seconda metà del XIV secolo. Seguirono successivamente diverse modificazioni, a seconda delle esigenze dei vari proprietari: lo Stato Pontificio, gli Ordelaffi, gli Sforza, il Valentino, i Rangone, gli Zampeschi, i Savelli, i Capponi, la Municipalità. 71 Le modificazioni più vistose sono state, nei secoli, la demolizione del maschio centrale, le quattro aperture ad arco nel lato di Piazza Garibaldi e il riempimento di parte delle fosse castellane. Ristrutturata nella seconda metà degli anni ‘70, la Rocca conserva intatta la sua mole a pianta quadrangolare, con quattro torrioni agli angoli e il bastione d’ingresso rivolto a sud a ponte levatoio ove è una lapide del 1535 che ricorda il soggiorno di Papa Paolo III Farnese. L’ala nord è sede degli uffici municipali; nell’ala est, oltre al Museo Archeologico al piano terra, al primo piano troviamo la Sala Consiliare, con una piccola cappella gentilizia, dedicata all’Eucarestia, con pitture dell’inizio del XVII sec. Nell’ala sud è il teatro qui costruito nei primi decenni dell’Ottocento in una sala che fu poi risistemata, ampliata e inaugurata nel 1882. Il teatro è famoso per l’incursione del brigante Stefano Pelloni detto il “Passatore” che nella serata del 25 Gennaio 1851 depredò i cittadini più abbienti di Forlimpopoli. Nel bastione di sud-ovest ha sede il Centro Culturale Polivalente. Tra gli interventi sono previsti: il raddoppio della superficie espositiva del museo archeologico e relativo adeguamento normativo, rispetto agli standard; la realizzazione di spazi laboratorio per scuole e gruppi, legati ai temi museali (epigrafia, mosaico, ricostruzione anfore); l’allestimento della quadreria comunale e sezione moderna del museo; l’attivazione di spazi per eventi culturali, mostre, spettacoli e laboratori. È previsto un primo allargamento della sede museale, al fine di accogliere l’ultima parte dei reperti provenienti dalla necropoli romana, e adeguamento degli accessi e dei sistemi di sicurezza. Unitamente a ciò è previsto il risanamento conservativo di parte dei torrioni, da rendere fruibili, ed oggi chiusi al pubblico. La rocca si trova in Piazza Garibaldi, Forlimpopoli. L’intervento è mirato a valorizzare al massimo il patrimonio storico archittettonico e archeologico del comune di Forlimpopoli, dando particolare attenzione alla valorizzazione attraverso la proposta di laboratori orientati alla didattica scolastica e alla visita di gruppi organizzati, spesso interessati alle visite di altri siti di rilevanza nel territorio provinciale. 72 Comune di Gatteo Castello Malatestiano di Gatteo Il castello di Gatteo sorse nel XIII secolo presumibilmente sul luogo di un preesistente accampamento romano. Nel corso dei secoli fu soggetto a diverse trasformazioni. Ha una configurazione quasi quadrangolare ed è munito di una torre e cinque baluardi e circondato da una larga fossa oltrepassabile con un ponte levatoio. Nel lato orientale della cinta muraria si trova l'ingresso del castello, costituito da un arco a tutto sesto sormontato da una torre quadrata, il cassero, dove sono visibili le corsie per lo scorrimento delle travi che azionavano il ponte levatoio. Sulla sommità del cassero si trova la seicentesca torre civica. Nella seconda metà del '700 le mura, ad eccezione del lato orientale che conserva avanzi dei beccatelli e della muratura, vennero abbassate e la fossa circondante il castello fu completamente riempita di terra ed il ponte levatoio fu sostituito con un ponte in pietra. Attualmente è stato realizzato il primo stralcio del progetto di “Piano di iniziativa pubblica del Castello Malatestiano di Gatteo” e precisamente il restauro della torre principale e delle mura su Vicolo del Fossone . Il secondo stralcio che si intende realizzare consiste nel restauro di un’altra parte del castello andando a proseguire il percorso sulle mura e rendendolo agibile alle persone con ridotta capacità motoria. La destinazione d’uso degli interventi riguardanti il progetto generale è di pubblica fruizione per gli i beni di proprietà della pubblica amministrazione. Gli spazi all’aperto saranno utilizzati per l’aggregazione della collettività e per manifestazioni culturali all’aperto, inoltre vi saranno spazi ad uso teatrale L’edificio si trova in Piazza Castello, a Gatteo. L’intervento è volto a rivalorizzare e a restituire alla collettività il castello Malatestiano di Gatteo andando ad inserire rinnovate funzioni urbane capaci di costituire una nuova forza motrice per la valorizzazione dell’intero capoluogo e per lo sviluppo dell’offerta a chi visita il territorio creando elementi motivazionali nella vacanza (storia, cultura, artigianato locale, riscoperta tradizioni locali) durante l’intero arco dell’anno complementare a quello balneare. 73 Comune di Meldola Rocca di Meldola Le sue origini risalgono a prima del Mille. Inizialmente era una semplice torre contornata da mura, ma successivamente fu estesa e potenziata per farne la struttura difensiva che si intravede tuttora. Sotto il breve dominio degli Ordelaffi (1350-1359) furono rafforzate le muraglie, i bastioni e il maschio mentre a Malatesta Novello e al nipote Roberto, signori di Cesena, si devono le ulteriori fortificazioni e l'ampliamento delle costruzioni della rocca oltre all'innalzamento delle mura poste ad est. La Rocca restò quindi sotto Pandolfo Malatesta sino al 1500 allorché la vendette con tutto il suo feudo a Cesare Borgia. Tra il 1503 e il 1509 fu restaurata dalla Repubblica di Venezia che da semplice presidio militare ne fece anche residenza delle autorità. Dopo il 1531, l'allora signore della città Leonello Pio dei Conti da Carpi, la trasformò nella sua principesca dimora arricchendola di un'imponente e maestosa costruzione oggi non più visibile. Passata in seguito sotto gli Aldobrandini e i Pamphili subì ancora alcuni interventi e alcune modifiche dovute soprattutto al terremoto del 1661. Durante le campagne napoleoniche, nel 1797, fu occupata dai soldati francesi come alloggio e spogliata di tutto. Alla restaurazione pontificia (1815) fu lasciata in abbandono. Il terremoto del 1870 diede infine il colpo di grazia ai sontuosi edifici di un tempo. Il Comune, divenutone proprietario nel 1995, ha iniziato lavori di restauro giunti pressoché al termine. Il presente intervento concerne il completamento restauro delle mura lato nord, la sistemazione area verde esterna sul lato nord ed il restauro di edifici della parte alta a ridosso della torre del maschio. La rocca si trova in Via I° Maggio, Meldola. Si mira alla valorizzazione degli spazi della Rocca per la promozione culturale dell’area. L’obiettivo è dunque la qualificazione, promozione e sviluppo di un sistema di visite ecosostenibile collegato al sostegno dello sviluppo socioeconomico del territorio; la Rocca di Meldola si candida in tal modo alla promozione del territorio e a poter ospitare eventi di livello nazionale (Romagna Jazz, concerti) in grado di richiamare e attirare l’attenzione di pubblico e visitatori nazionali ed internazionali per un turismo di qualità non alternativo ma integrativo. 74 2.5.2 Risultati attesi dell'intervento Ci si attende un incremento dei visitatori nelle strutture oggetto degli interventi e su tutto il territorio del “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana”. Si prevede inoltre un’implementazione delle presenze nel territorio secondo criteri di destagionalizzazione, differenziazione ed integrazione del prodotto turistico-balneare tradizionalmente offerto, con il pregevole elemento di valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale. Sono poi presumibili, per la natura stessa dell’offerta del prodotto culturale, una crescita del rapporto visitatori fuori stagione/visitatori alta stagione e un aumento delle giornate di presenza nel complesso degli esercizi ricettivi nei mesi non estivi. L’incremento dei visitatori avrà una ripercussione positiva su tutto il territorio provinciale, nel corso di tutto il periodo dell’anno, coinvolgendo la totalità dei comuni, in primo luogo quelli che presentano simili elementi di attrazione storico culturali quali rocche, castelli, fortificazioni e vestigia del passato delle Romagne. È dunque da considerarsi altamente probabile, grazie al valore aggiunto offerto dal “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana”, un incremento della permanenza su tutto il territorio provinciale. Gli interventi del “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana” sono inoltre strettamente aderenti all’Obiettivo specifico dell’Asse IV del POR-FESR 2007-2013; si mira infatti, riqualificando alcune delle principali e meglio conservate fortificazioni della pianura e dell’Appennino forlivese e cesenate, a valorizzare e promuovere il patrimonio culturale del territorio. Le operazioni sono contestualizzate in aree zone verdi urbane o in centri storici dunque si prevede che la loro realizzazione fornirà sostegno allo sviluppo socio-economico dell’intero territorio provinciale accrescendo l’offerta culturale ai visitatori e ai turisti e consentirà di diversificare le proposte turistiche rispetto ad un orientamento esclusivamente volto a soggiorni in riviera. Accrescendo il turismo nell’entroterra e dando perciò impulso all’intero sistema dell’escursionismo, del turismo termale ed enogastronomico, si potrà incrementare la qualità del turismo in quelle zone e orientarlo in direzione di una sostenibilità sempre più imprescindibile. 75 2.5.3 Coerenza degli interventi con la domanda di fruizione e con gli orientamenti del mercato Gli interventi previsti nel progetto “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana” consentiranno di trarre vantaggio dalle risorse storico-culturali, architettoniche ed ambientali assicurandone la fruibilità, riqualificandole e soprattutto valorizzandole al fine di ottenere impatti positivi sull’economia locale ed in particolare sul turismo sostenibile. Le operazioni proposte consentiranno di rispondere alla domanda di turismo culturale abbinata alla vacanza balneare (come previsto anche da alcune delle Linee Guida generali per la programmazione delle attività di promozione e commercializzazione turistica anno 2008, approvate dalla Giunta Regionale con deliberazione 02/07/2007). La valorizzazione di importanti edifici storici come le rocche e castelli contribuiranno infatti a: • proseguire verso il fondamentale obiettivo della destagionalizzazione del movimento dei visitatori del territorio; • introdurre ulteriori elementi motivazionali per incentivare le vacanze, considerando promovendo prodotti complementari alla costa; • valorizzare in modo pienamente integrato tutte le risorse del territorio: ambientali, enogastronomiche, artigianali; • promuovere le eccellenze del territorio per comunicare in modo innovativo l’offerta integrata della nostra costa e del nostro entroterra all’estero; • stimolare un maggior numero di soggiorni nell’entroterra e di maggior durata sulla costa; • attivare la massima collaborazione fra tutti i soggetti, pubblici e privati, operanti nel settore culturale e turistico per ottimizzare l’utilizzo delle risorse e delle competenze e per concretizzare l'integrazione delle azioni di comunicazione e promozione. 2.5.4 Ulteriori beni ambientali o culturali Cesena Il primo nucleo di Cesena per opera degli "umbro-etruschi” intorno al VI-V sec. a.C. ma è solo con l'arrivo dei Romani che assume la forma di villaggio. Del periodo repubblicano rimane oggi ben visibile la colossale opera di centuriazione cui è sottoposto il territorio cesenate, presumibilmente tra il 235 e 220 a.C., che suddivide la campagna in un perfetto reticolato ancora 76 oggi visibile. Successivamente ,sottoposta alle incursioni dei barbari, a metà del VI sec. entrò a far parte dell'Esarcato per poi passare nel VIII sotto il controllo pontificio. Dopo il Mille crescono le volontà autonomistiche della città e alla fine del XII sec Cesena può dirsi libero Comune. Il '200 vede Cesena oscillare tra libertà comunali e sottomissione alla Chiesa o a signori locali, tanto che Dante, nel Canto XXVII dell'Inferno, nota: "E quella cu’ il Savio bagna ‘l fianco,/ così com’ella sie’ tra ‘l piano e ‘l monte,/ tra tirannia si vive e stato franco”. Nel '300 la breve Signoria degli Ordelaffi viene bruscamente interrotta dall'intervento del legato pontificio Albornoz che sottopone la rocca a un lungo assedio (1357) fino ad espugnarla. Nel 1377 Cesena conosce un drammatico saccheggio da parte di un contingente di soldati mercenari bretoni che mette a ferro e fuoco la città. L'anno seguente essa viene assegnata in vicariato al Signore di Rimini Galeotto Malatesta: ha inizio per Cesena il momento di maggior splendore nella storia cesenate. Nel 1429, di Malatesta Novello, appassionato bibliofilo e fine mecenate, dona alla città la splendida Biblioteca, ricavata all'interno del convento dei Frati Francescani. Compiuta tra 1447 e 1452, ma aperta solo due anni dopo, reca il progetto di Matteo Nuti da Fano, discepolo di Leon Battista Alberti. Nel 1500 le Romagne conoscono un nuovo padrone, Cesare Borgia; egli costituisce un piccolo ma potente ducato e la città viene elevata al rango di capitale poi, caduto l'effimero ducato, Cesena torna definitivamente alla Chiesa e a una dimensione locale dominata economicamente dall'agricoltura. Inaspettatamente, nel 1775, la città assurge nuovamente agli onori: il cesenate Giovan Angelo Braschi diviene infatti Papa col nome di Pio VI, dando avvio alla triade di Papi cesenati (Pio VII Chiaramonti, 1800-23, e Pio VIII Castiglioni, 1829-30, in realtà marchigiano, ma già Vescovo di Cesena). L'esperienza napoleonica (1797-1814) priva Cesena di un gran numero di monasteri, conventi e chiese che precedentemente la ornavano. Con l'Unità d'Italia per Cesena ha inizio un periodo di lotte politiche interne fra le componenti liberale moderata, repubblicana, socialista. Ad un fine '800 in cui prevalgono i liberali, segue un primo '900 repubblicano, segnato dalla figura di Ubaldo Comandini. - Biblioteca Malatestiana È il monumento più significativo della città, unica biblioteca di tipo monastico – conventuale ad essersi conservata intatta nella struttura, negli arredi e nel patrimonio librario. 77 Situata nell'area dell'ex convento di S. Francesco, la Biblioteca è a pianta basilicale a tre navate, suddivisa da due file di 10 colonne ciascuna. Fondata da Malatesta Novello Signore di Cesena nel 1452, conserva 340 manoscritti dei secoli IX-XV, in latino, greco ed ebraico. Nel 2005 è stata inserita dall’UNSECO nel registro della Memoria del Mondo, affermando: “La biblioteca contiene lavori di filosofia, teologia e scritti di natura biblica, così come di letteratura scientifica e classica e di differenti provenienze. È un raro esempio di una completa e meravigliosa collezione conservata dalla metà del XV sec., appena prima dell'avvento della stampa in Europa. La collezione è un esempio unico di biblioteca umanistica del Rinascimento, momento in cui le prime valutazioni sugli scritti e sugli insegnamenti cristiani lasciavano la strada a varie considerazioni secolari”. La Biblioteca Malatestiana è il primo bene culturale italiano a conseguire tale riconoscimento. - Biblioteca Piana La Biblioteca Piana deve il suo nome a papa Pio VII Chiaramonti, che ne fu proprietario e che la destinò alla città natale all'atto del testamento. Si compone di più di 5000 codici, quasi tutti a stampa. Ospita inoltre la serie di 15 corali del XIV secolo del Duomo e dell'Osservanza, ornati da finissime miniature. - Museo Archeologico Il museo, situato al piano terra dell'edificio della Biblioteca Malatestiana, presenta una raccolta di reperti provenienti dall'area cesenate, dalla Preistoria fino all'Umanesimo. Particolarmente ricca la collezione del periodo romano di cui si segnalano, fra le numerose esposizioni, frammenti di armature (tardo impero), una placca bronzea con decorazioni a sbalzo, una cintura di bronzo, un mattone dei “Figulos Bonos” (II-I secolo a.C.), la stele di C. Salvius Secundus (II secolo), un sarcofago e coperchio di necropoli (IV-V secolo) e un frammento di architrave. Di particolare interesse, le ceramiche e i due piatti in argento del IV secolo rinvenuti nel 1948 sul colle Garampo. - Convento di San Biagio Le notizie sulla nascita di questo complesso sono imprecise e contraddittorie. La fondazione risale probabilmente agli ultimi decenni del Trecento ma nel 1486 esso “fu refatto suntuosamente” (Fantaguzzi). Il convento dovette raggiungere la sua massima espansione verso la metà del Seicento, quando ospitava sessantanove monache e viveva un momento di 78 attivo fervore edilizio. Nel 1650 si fabbricò il campanile, modificato poi da Agostino Azzolini nel 1774. L'11 luglio 1810 il monastero fu soppresso e tutte le suore espulse. Iniziava così la sua storia di decadimento e manomissioni. Con la restaurazione del potere pontificio la chiesa venne riaperta, mentre l'amministrazione dell'Ospedale del Santissimo Crocifisso insediava nel convento la Casa di Ricovero per le Figlie del Povero. Nuovi lavori di ristrutturazione furono intrapresi nel 1860 e, dopo la prima guerra mondiale, una parte del convento venne occupata da un tabacchificio. L'orfanotrofio è stato soppresso solo dopo il 1960. Restaurato a partire dal 1975 il complesso è oggi un importante punto di riferimento per la vita cittadina ospitando, oltre a un certo numero di abitazioni, una grande quantità di attrezzature pubbliche: la Pinacoteca Comunale, un cinema, un ristorante, una videoteca, una fonoteca, il Liceo Musicale, sedi di associazioni e varie altre attività. Della chiesa, che conteneva un tempo un quadro di Giuseppe Milani (autore anche di affreschi nella perduta cappella del SS.mo Sacramento), rimane oggi soltanto l'invaso, che costituisce l'ingresso al cinema e al ristorante. Interessa ricordare che nella sala oggi occupata dal cinema erano collocati i sessantadue stalli del coro delle monache le quali, attraverso un sistema di grate, potevano seguire debitamente appartate le funzioni celebrate nella chiesa al piano inferiore. La parte architettonicamente più interessante dell'ex convento è il cortile della loggetta, cui si accede da una porta in fondo all'androne dell'ingresso principale. La loggia in laterizio al piano terra appartiene probabilmente alla parte più antica dell'edificio, mentre la loggetta in pietra al piano superiore risale ai rifacimenti quattrocenteschi. Dall'androne si prenda la scala a destra: al primo piano si trova l'ingresso alla Pinacoteca Comunale. Il museo, che raccoglie opere pervenute in proprietà comunale in tempi e per vie diverse, è stato aperto nel 1984 per consentire la permanente esposizione di una raccolta che, se non può dirsi sufficientemente completa né omogenea, merita di essere conosciuta. Il catalogo è disponibile all'interno; va segnalata inoltre la bella iniziativa di pubblicare mensilmente una scheda che analizza una delle opere esposte. - Palazzo del Ridotto Si tratta del maggiore tra i palazzi civici della città. Costruito tra 1401 e 1403, poi ampliato tra 1466 e 1472, fu sede delle rappresentanze municipali (l'antico nome di 'Conservato' gli deriva dall'organo dei Conservatori). Dal 1722 divenne poi ritrovo dei nobili cesenati (da qui il nome di “Ridotto”); essi, nel 1782, in onore di Papa Pio VI Braschi, ne decretarono il 79 rifacimento della facciata: il disegno di Cosimo Morelli portò a un pregevole esempio di neoclassicismo, arricchito dalla grande statua bronzea del pontefice (F. Calligari, 1791) - Fontana Masini Realizzata da Domenico di Montevecchio tra 1586 e 1590, su progetto di Francesco Masini, orna il centro di Piazza del Popolo ed è uno dei simboli di Cesena. E' realizzata in pietra d'Istria e riccamente decorata, con stile che ricorda quello del Nettuno a Bologna. Sul lato nord, stemma di papa Sisto V; sugli altri, di vescovi e cardinali. - Cattedrale Il Duomo di Cesena, nonché Cattedrale della Diocesi di Cesena-Sarsina, si presenta oggi nelle fattezze che doveva avere alle origini, con facciata romanica e interno gotico. Edificato su progetto di un tale Underwalden tra fine '300 e primo '400, venne dotato di campanile solo in seguito (Maso di Pietro, 1456). All'interno, spiccano la Cappella della Madonna del Popolo (1746-48), con cupola dipinta da Corrado Giaquinto (Genealogia della Vergine, 1750-51) e l'Altare del Corpus Domini (G. B. Bregno, 1494-1505). - Santuario dell'Addolorata (Chiesa dei Servi) Situato in centro, nei pressi di Piazza del Popolo, il Santuario dell'Addolorata è anche conosciuto come Chiesa dei Servi. Eretto a metà del XVII secolo, sui resti di un antico luogo di culto (di cui restano due affreschi del XV e XVI sec. sui contromuri d'ingresso), il Santuario annovera al suo interno un importante dipinto di Carlo Saraceni (inizio XVII sec.), con S. Carlo Borromeo che comunica un appestato. - Chiesa di S. Domenico Alla predicazione di S. Pietro Martire seguì l'edificazione di una chiesa a lui dedicata. Al suo posto, tra il 1706 e il 1722, l'architetto F. Zondini realizzò l'edificio che oggi vediamo. Dopo le spoliazioni napoleoniche, il parroco Domenico Bazzocchi raccolse in questa chiesa molti dei dipinti dispersi nella città. E' così che oggi S. Domenico contiene un numero tale di dipinti da essere definita una “seconda pinacoteca”. Tra questi, opere dei cesenati C. Serra e C. Savolini (XVII sec.). 80 - Chiesa dei Santi Anna e Gioacchino di Cesena La Chiesa dei Santi Anna e Gioacchino si trova in pieno centro storico a Cesena, le fa da cornice la meravigliosa Piazza del Popolo. La struttura risale al 1663 per opera della nobildonna Giacoma Sassi Fabbri. All' interno si trovano due dipinti di grande formato, tra i più suggestivi nella produzione di Cristoforo Serra (1600 - 1689), il principale pittore cesenate del seicento. - Chiesa di S. Agostino L'attuale Chiesa di S. Agostino è stata costruita nel 1700 su disegno di Luigi Vanvitelli. All'interno sono conservate numerose opere artistiche, tra cui un Crocefisso del 1300, l'Annunciazione' di Girolamo Genga (1500), quadri del Milani, Cristoforo Serra, Coda. - Chiesa di S. Cristina Deliziosa chiesa neoclassica la cui struttura interna ricorda il Pantheon. Venne edificata nelle forme attuali per volontà di papa Pio VII Chiaramonti, di ritorno dall'esilio tra 1816 e 1825, su progetto di Giuseppe Valadier. - Santa Maria del Monte La Basilica è situata sulla cima del colle Spaziano da dove domina Cesena; su questo luogo fu eretta nel X secolo una piccola cappella; a seguito di diversi eventi miracolosi furono eretti, verso l’anno Mille la prima basilica a tre navate e il monastero benedettino. Nel 1318 all’abbazia giunse la statua della Madonna proveniente da Montereale; ciò inaugurò l’ancora fervente venerazione mariana di cui è testimonianza la grande collezione di ex voto conservata nel deambulatorio con tavolette che risalgono al XV secolo fino ai giorni nostri. Nel 1356 l’abbazia fu occupata da Francesco Ordelaffi che la profanò trasformandola in fortezza. Subì numerosi rifacimenti in età malatestiana e nel XVI secolo. Presenta all’interno numerosi pregevoli affreschi e un notevole coro in noce del 1562; interessanti anche numerosi reperti conservati nella cripta. Nell’adiacente convento sono da notarsi la biblioteca, l’erboristeria e un pozzale del 1588. - Teatro Alessandro Bonci Edificato tra il 1843 e il 1846, è uno dei più prestigiosi teatri storici d'Italia. Il progetto originale è di Vincenzo Ghinelli, che realizzò l'esterno in stile neoclassico in forme piermariane e l'interno a 4 ordini di palchi e loggione, decorato da Francesco Migliari. La 81 macchina teatrale pensata da Ghinelli si rivela armonica e solida, con un particolare equilibrio formale e funzionale che fa di questo teatro uno dei preferiti da attori e cantanti, per la perfetta acustica e la particolare grandezza del palcoscenico. La capienza è di circa 800 persone (platea da 220 posti, palchi di I, II, III e IV ordine, loggione). Il Teatro Bonci riveste un importante ruolo di promozione teatrale, essendo riconosciuto a livello regionale e collaborando con altri Comuni e altri soggetti per la creazione di reti informali su diversi progetti. - Palazzo Albornoz Il nucleo originario fu edificato per volontà del cardinale Albornoz (1359-62). Durante l'età malatestiana fu sede della corte e, successivamente, del governatore pontificio. Solo dal 1722 accolse gli organi comunali; contestualmente, venne ampliato e posto nelle attuali forme neoclassiche. Al primo piano, nel salone, è esposto un prezioso pavimento musivo di epoca tardo-romana. - Ponte Vecchio Deve il suo nome a papa Clemente XII, per volontà del quale fu costruito a partire dal 1732. I lavori, su un progetto cui contribuirono anche Fuga e Vanvitelli, ebbero termine nel 1772. Presenta quattro pilastri in cotto e pietra d'Istria recanti stemmi e lapidi dedicatorie. Castrocaro Terme e Terra del Sole Castrocaro Terme L'antica Salsubium dei Romani, nota per la ricchezza delle sue acque salse, prese nel Medioevo il nome di Castrocaro, derivato forse da Kaster Kar (in lingua celtica, “sperone roccioso”), o forse da Castrum Cari (cioè “accampamento di Caro” o “di Carino”, imperatori Romani del III secolo). La storia del comune di Castrocaro, citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia, nella celebre invettiva contro alcune nobili famiglie di Romagna, abbraccia due periodi ben distinti: il dominio diretto e quasi ininterrotto della Chiesa fino al 1403 e quello di Firenze fino all'Unità d'Italia, con la breve parentesi dell'esperienza napoleonica. Governato sotto lo Stato della Chiesa dagli Arcivescovi di Ravenna e da nobili famiglie del tempo, fra le quali gli Ordelaffi e i Manfredi, il Comune tentò per brevi periodi di rendersi 82 indipendente, ma dovette sempre ricorrere alla protezione pontificia. Sotto il dominio dei Fiorentini rimase per lungo tempo capoluogo delle province della Romagna Toscana. Con la costruzione della vicina cittadella medicea di Terra del Sole e il successivo trasferimento degli uffici amministrativi e giudiziari nella nuova località, Castrocaro perse d'importanza finché nel 1830 il professor Antonio Targioni Tozzetti scoprì lo jodio e il bromo contenuti nelle acque minerali della zona che nuovamente vennero essere utilizzate a scopo terapeutico. Da allora il nome di Castrocaro è legato all'efficacia delle sue cure termali Insieme ad altre città nel 1923 Castrocaro passò alla Provincia di Forlì. - Torre campanaria E' un solido manufatto costruito sulle rovine di un'antica torre ubicata poco sotto la Rocca. Colpita da un fulmine il 21 giugno 1497 e distrutta per l'esplosione delle polveri contenute al suo interno, aveva svolto per lungo tempo la funzione di bastione difensivo. Trasformata successivamente in Torre dell'Orologio, ospita una campana di 13 quintali fusa nel 1841 dai fratelli Balestra di Cesena. - Palazzo dei Commissari Ora Palazzo Giglioli, restaurato in questi ultimi anni. Fu dimora dei Capitani di giustizia e dei Commissari generali inviati da Firenze tra il 1500 e il 1579. Fu ampliato negali anni 1541/1542 dal Commissario generale Jacopo de Medici. Sopra l'ingresso è scolpito lo stemma mediceo con la corona granducale (1566). - Battistero di S. Giovanni Ubicato sulla salita che conduce alla fortezza, era l'edificio sacro a servizio del Castellano e della guarnigione. Ricordata come chiesa sin dal 1292, consolidato nel 1938, mostra, soprattutto nella parte superiore, evidenti segni di rifacimento. È stato recentemente restaurato. All'interno: Vasca sarcofago, impiegata per le immersioni battesimali è in marmo d'Istria scolpito a bassorilievo. Datata tra il VII e VIII secolo d.C. venne trasferita in S. Giovanni nel 1500 dalla Pieve bizantina di S. Reparata. - Palazzo Piancastelli Costruito nel 1718 da Bartolomeo Conti su terreno di proprietà dei frati camaldolesi è stato ristrutturato in forme classiche nel 1938. Pregevole l'ingresso con lo scalone. 83 - Chiesa conventuale di S. Francesco Intitolata ai santi Nicolò e Francesco anticamente fu la chiesa di un convento francescano; il tempio attuale risale al 1398. Subì ristrutturazioni radicali nel 1520 e nel 1932. Soppresso il convento nel 1783 la chiesa divenne parrocchiale. L'interno è ricco di affreschi e pale d’altare tra cui un trittico del pittore Marco Palmezzano; pregevole inoltre il pulpito in arenaria datato 1533. Terra del Sole La città Terra del Sole può vantare, evento raro per un insediamento urbano, il proprio atto di nascita; essa fu voluta e pianificata da Cosimo de' Medici, Granduca di Toscana, l'8 dicembre del 1564, quale capoluogo amministrativo, militare e giudiziario dell'intera Romagna dominata da Firenze. Posta ad appena due chilometri da Castrocaro, Terra del Sole riassume in sé, a partire dal nome (Eliopoli), l'essenza stessa di un'epoca e rappresenta uno dei più interessanti esempi di "città ideale” del Rinascimento. Fu simbolo del potere ducale dal 1579, anno in cui vi si trasferì la corte commissariale e il bargello e per due secoli resterà il centro della Romagna-Toscana. La città ideale fu soprattutto città-fortezza e tribunale; la presenza di Firenze si concretizzò soprattutto nell'esercizio della giustizia, fino al 1772, anno della riforma del sistema giurisdizionale. Quattro anni dopo, nel 1776, la provincia della Romagna fiorentina, ormai priva di significato all'interno del nuovo sistema degli Stati, fu abolita tuttavia Castrocaro e Terra del Sole rimasero parte del Granducato fino all'Unità d'Italia. - La città ideale Concepita non come semplice fortilizio, ma come città fortezza, un rettangolo bastionato con iscritto un centro abitato ad uso civile e militare, Terra del Sole fu progettata dall'architetto militare Baldassarre Lanci di Urbino. Il centro storico è cinto da un perimetro rettangolare di mura bastionate (Bastione di S. Maria, di S. Reparata, S. Andrea e S. Martino) cui si accede da due porte difese da due castelli, in cui è inserito l'abitato con un singolare impianto urbanistico. Le case a schiera dei borghi maggiori, Romano e Fiorentino, ricalcano due tipologie, a seconda che siano destinate ad abitazioni civili o a quartieri militari per la guarnigione. Da sottolineare che le due strade principali sono larghe quanto l'altezza delle case. Oggi la strada entra nel paese attraverso due varchi nelle mura. 84 - Porta Fiorentina Costituisce uno dei due accessi, l'altro è la Porta Romana verso Forlì, alla cittadella di Terra del Sole. A dimostrazione della cura con cui si erano approntate le difese ai due ingressi, la Porta Fiorentina era sovrastata dal Castello del Capitano delle artiglierie, e la Porta Romana dal Castello del Governatore. - Castello del Governatore Situato sopra la Porta Romana, è a forma stellata, ovvero con contrafforti a spigolo a difesa dai colpi di cannone. Nell'ammezzato accoglie l'Archivio Storico Comunale, ricco di 1500 filze, comprendente gli atti del Tribunale di prima istanza il cui più antico documento risale al 1490. - Cammino di ronda e garitta Attorno alle mura di Terra del Sole, lunghe 2.087 metri e alte 12,36, correva il cammino di ronda per le sentinelle, sono ancora visibili le 16 garitte di cui era composto. - Palazzo Pretorio o dei Commissari L'edifico si affaccia su piazza Garibaldi, l’antica piazza d’armi, luogo che offre al visitatore l’impressione di trovarsi in una città-museo ove è ancora palpabile l’antico spirito rinascimentale. Il palazzo è di forma quadrangolare di 40 metri per lato, grandioso e armonico, classico esempio di architettura rinascimentale, ha di fronte la chiesa di Santa Reparata, alla sinistra il Palazzo del Provveditore e a destra quello della Cancelleria. Sul fronte appaiono gli stemmi dei Governatori che si sono succeduti; l’interno è ricco di affreschi - Museo dell'uomo e dell'ambiente Il Museo è organizzato in 14 sale che raccontano la genesi del territorio e la presenza dell'uomo a partire dal paleolitico inferiore fino alla rivoluzione industriale del secolo scorso (ricostruzione di ambienti abitativi, mestieri, il ciclo del grano, il ciclo del vino, reperti archeologici). La visita al museo comprende anche le sette celle delle Carceri criminali e l'antica aula del Tribunale Criminale. 85 - Palazzo dei Provveditori Posto nella testata del borgo romano, fu sede del Ministro che custodiva l'amministrazione dei beni demaniali e delle scorte, nonché la manutenzione delle difese militari e delle armi per tutta la provincia. - Stemma Mediceo Collocato sull'angolo del Palazzo dei Provveditori era lo stemma del Granduca Francesco, figlio di Cosimo, e reca la data del 1597, anno in cui fu definitivamente conclusa la costruzione di Terra del Sole. - Chiesa di Santa Reparata Fu edificata successivamente alla costruzione della città fortezza, a partire dal 1592 in perfetta croce latina con soffitto a capriate. Il campanile fu terminato solo nel 1825. La chiesa prese il nome dell'antica Pieve bizantina, risalente al VI sec i cui resti sono ancora visibili a mezzo chilometro a nord di Castrocaro Terme. Forlimpopoli Cittadina ricca di storia, fondata dal console romano Popilio Lenate nel 132 a.C. con il nome di Forum Popili, Forlimpopoli entrò a far parte dell'Esarcato di Ravenna ed ebbe il suo primo vescovo, l'ateniese Rufillo, nel V secolo, sul cui sepolcro sorse, appena fuori dell'abitato, un'abbazia benedettina. Nel VIII secolo passò sotto il dominio della Chiesa. Nel secolo XIII entrò nell'orbita della famiglia degli Ordelaffi da Forlì ma fu riconquistata dalla Chiesa con il Cardinale Albornoz che nel 1361 ne ordinò la distruzione e poi fece ricostruire la Rocca al posto della Cattedrale con quattro torrioni circolari e camminamento di ronda. Nei suoi sotterranei è allestito oggi il Museo Archeologico civico con magnifici mosaici, manufatti in bronzo e vetro e reperti di anfore vinarie prodotte in epoca romana imperiale. Nei secoli XV e XVI Forlimpopoli fu posseduta da diversi signori, tra i quali Caterina Sforza e Cesare Borgia. Nel 1535 la città fu concessa dal Papa, come feudo perpetuo, ad Antonello Zampeschi, poi ai propri eredi, i principi Savelli, e quindi al cardinale Capponi. Dopo la parentesi napoleonica, Forlimpopoli tornò sotto il governo pontificio; durante il Risorgimento la cittadina partecipò attivamente ai moti liberali. Nel 1820 ha dato i natali al padre della gastronomia italiana, Pellegrino Artusi che per l'opera “La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene” oggi è considerato il padre della gastronomia 86 italiana; in suo onore tutti gli anni Forlimpopoli celebra la Festa Artusiana, manifestazione artistico-culinaria a livello internazionale. - Basilica di San Rufillo La Basilica è dedicata all'ateniese S. Rufillo, primo vescovo della Diocesi di Forlimpopoli e patrono della città. La chiesa fu costruita a ridosso della città nel VI secolo e alla fine del sec. X venne affiancata da un’abbazia dedicata al Santo e costruita dai monaci benedettini rimasti a Forlimpopoli fino ai tempi dell’Albornoz. Radicali modifiche furono apportate nei primi anni dell’’800 quando si provvide al rialzamento della navata centrale, al rifacimento della facciata e alla costruzione del pronao neoclassico. All’esterno, sul lato Sud, si erge il campanile in stile lombardo dal quale, in basso, sporge la testa di un leone marmoreo di età romana. Accanto all’ingresso principale della chiesa, sono collocati due pregevoli monumenti sepolcrali del ‘500, in pietra d’Istria, dedicati a Brunoro I e Brunoro II Zampeschi. L’interno è diviso in tre navate: in fondo a quella centrale, sotto l’altare del presbiterio, è collocata la cassa reliquiario che contiene le spoglie del Santo. Nel presbiterio è posta l’antica Cattedra marmorea vescovile e lungo il muro dell’abside è un coro in legno di noce del XVIII secolo; spiccano nell’abside e lungo le navate numerose pale d’altare di pregio. Al centro del presbiterio sono custodite le spoglie di S. Rufillo. - Chiesa dei Servi Verso la metà del XV secolo i Servi di Maria si insediarono a Forlimpopoli nell’ospedale e nell’oratorio dei Battuti Neri, locali che alcune decine di anni dopo furono dai frati trasformati in una chiesa più ampia con annesso convento; fu all’inizio del ‘700 che i Servi diedero alla chiesa l’aspetto slanciato e suggestivo che si offre oggi all’attenzione dei visitatori: una serie di costruzioni che si susseguono e si innalzano creando una vivace sequenza di masse, alla cui sommità si staglia il caratteristico torrione settecentesco, che supera in altezza anche il campanile. L’esame delle strutture murarie esterne mette in evidenza le tappe principali della storia edilizia del fabbricato: l’elegante portale dell’oratorio quattrocentesco, l’avanzo di un muro antico con due finestrelle ad ogiva (ora murate) probabilmente appartenenti all’ospedale medioevale. 87 Nell’interno ricco di decorazioni ed eleganti arredi spiccano sei grandi nicchie con altari ornati da dipinti di pregio. - Teatro Giuseppe Verdi La sala del teatro esisteva all'interno della Rocca già dal 1821. Nel 1861 si decise di restaurarla e rinnovarla rinforzando le volte sotto la platea, costruendo due gallerie sorrette da sottili colonnine in ghisa, ridotto a piano il soffitto, aggiungendo il vano scala e abbassando il piano del palcoscenico. Il pittore forlimpopolese Bacchetti dipinse il soffitto e il sipario, rappresentando su questo la distruzione di Forlimpopoli ad opera dell’Albornoz. Il teatro venne inaugurato il 12 ottobre 1882 e intitolato a Giuseppe Verdi nel 1901. Un ulteriore restauro è stato posto in atto durante i lavori di ripristino nella Rocca, restituendo il teatro al suo pubblico alla fine del 1982. Gatteo, Gatteo nasce come stanziamento romano, sorto in vicinanza dell'antico Compitum - l'attuale San Giovanni in Compito. Alla fine del X secolo grazie alla costruzione di una struttura di difesa fortificata da un muro ad una testa l’insediamento cominciò a prendere le sembianze di Castello. Nei secoli XIII e XIV Gatteo diventò libero Comune. Nel 1353, dopo essere stato sottratto alla giurisdizione del Malatesta, passò sotto il dominio del Papa e dal 1452 divenne feudo dei Conti Guidi di Bagno. Agli inizi del '500 entrò a far parte del Ducato di Romagna; nel 1505 venne ripristinato il sistema feudale con il ritorno dei Conti Guidi di Bagno, i quali rimasero al potere fino al 1656, quando il Feudo di Gatteo tornò direttamente nelle mani del Pontefice. Nel 1860, passato al Regno d'Italia, Gatteo divenne Comune autonomo. - Oratorio di San Rocco A questo Santo, che secondo la tradizione popolare debellò la peste, fu dedicata la costruzione, nel 1484, dell'Oratorio o Chiesetta a capanna di San Rocco, al cui interno ancora oggi sono presenti numerosi affreschi votivi legati ai periodi di pestilenza del 1435-36 e 1458-61 che risalgono ai secoli XV-XVI e che rappresentano oltre a San Rocco e San Sebastiano, la Madonna con Bambino, Santa Lucia e la "Crocifissione con la Maddalena e le pie donne”. 88 Meldola Le origini di Meldola risalgono all’epoca romana; nel 200 a.C. nel suo territorio si fermarono le truppe del prefetto C. Oppio i cui soldati abbandonarono le armi per darsi all'agricoltura. Ulteriore testimonianza rimanda al II secolo d.C. ed è riferita alla costruzione di un acquedotto a monte dell'attuale sito meldolese voluta dall'imperatore Traiano; i resti di tale opera sono ancora oggi visibili. Parte dell'attuale centro storico sorge sui resti di una villa, risalente al V-VI secolo, definita teodoriciana poiché il re Teodorico quando nel 502 restaurò l'acquedotto traianeo, modificò e ampliò l’opera in alcune parti facendo edificare una villa. Nel 1035, con l'atto che sigla il passaggio della Rocca agli Arcivescovi di Ravenna, Meldola entra ufficialmente nella storia; nei secoli seguenti essa fu coinvolta nelle contese fra i signori locali. Difesa dalla famiglia Calboli su richiesta dello Stato Pontificio, nel 1350 Meldola fu conquistata dagli Ordelaffi, signori di Forlì; nel 1399 fu concessa in feudo ai Malatesta che insieme alla Chiesa l'amministrarono fino al 1500. Successivamente vi dominarono il Valentino, la Repubblica Veneta, i Pio da Carpi e gli Aldobrandini. Fino all'arrivo dei soldati napoleonici nel 1797 vi governarono i Doria-Pamphili e i Borghese; dopo la restaurazione pontificia i Doria-Pamphili tornarono in possesso di tutti i beni confiscati dalla Repubblica Cispadana. Nel 1882 il governo unitario conferì a Meldola il titolo di città. - Loggiato Aldobrandini Fu costruito nel 1609 ad opera della famiglia Aldobrandini nel tratto verso mezzogiorno delle mura civiche fatte demolire allo scopo. A firma dell'opera gli Aldobrandini lasciarono sullo splendido doppio loggiato i motivi araldici con il loro stemma, le stelle e la sega, tuttora visibili. - Casa natale di Felice Orsini Risale al XVIII secolo e la sua fabbrica, a pianta rettangolare, si sviluppa su tre piani ed è caratterizzata da una facciata in cotto a vista la cui parte centrale è raccordata al tetto mediante due eleganti volute. L’edificio che diede i natali al patriota che attentò alla vita di Napoleone III è uno dei nobili palazzi in cui soggiornarono insigni famiglie. Sorto per essere residenza signorile della casata Borghese Aldobrandini prima e Doria Pamphili poi, fu successivamente trasformato in caserma e in carcere. 89 - Ex Monte di Pietà La costruzione del palazzo fu commissionata nel 1569 da Leonello Pio dei Conti di Carpi, signore della città, che ordinò anche la compilazione delle prime norme regolamentari per la sua gestione. L'edificio, la cui facciata è opera dell'architetto Giovan Battista Aleotti detto l'Argenta, uno dei maggiori architetti dello Stato Pontificio, è costituito da un ampio corpo ora completamente ristrutturato. - Chiesa di S.Nicolò Erede della scomparsa Pieve risale al 1180. L'interno consisteva in due navate divise da colonne che portate poi a tre nel 1728. Dopo il terremoto del 1870 si arricchì del presbiterio e dell'abside, sorti sul luogo di un'angusta canonica. All'interno un affresco, datato 1502, attribuito al pittore forlivese Menzocchi. Ubicato nella terza cappella a destra, riproduce un crocifisso che prima del terremoto del 1561 si trovava presso la porta cittadina superiore; a quel Crocifisso, come riporta una lapide in latino affissa sul Palazzo Comunale, la fede popolare attribuiva il miracolo della salvezza della città dal terremoto del 1661 che aveva distrutto tutte le città limitrofe. È inoltre visibile una statua di Madonna col Bambino in terracotta policroma, datata 1489, arte popolare toscana. Nella chiesa, sin dal 1621, si venera la Beata Vergine del Popolo, patrona della città. - Ex Ospedale del Crocifisso Progettato nel 1602 da Giovan Battista Aleotti, fu voluto dal Cardinale Aldobrandini. In un unico edificio il progettista ha inglobato la cappella della preesistente chiesina insieme al corpo e alle corsie dell'ospedale. La planimetria ha uno sviluppo ad “u”, strutturato su due piani, con corte interna e giardino su due livelli comunicanti per mezzo di una scala a due rampe. All'interno un pregevole ciclo di affreschi di scuola Melozziana realizzato nel 1508, adorna la Cappella del Crocifisso; essa è incastonata nel Palazzo dell'Ospedale ed è costituita da un’abside quadrangolare gotica, con coperture a botte, risalente al 1417. - Chiesa di S. Francesco Poco rimane della primitiva chiesa edificata nel 1249, forse l'abside, adattata però alla nuova costruzione in cui la facciata venne nascosta da un portico e dal sovrastante basso corridoio. All'interno le cappelle sono divise dalla navata centrale da balaustre marmoree, il soffitto è 90 reso pesante dalle decorazioni. Il tutto è in stile barocco. Attiguo alla chiesa è collocato il chiostro. - Palazzo Comunale Fu costruito nel XVIII secolo per volere della famiglia Doria Pamphili che volle trasferire qui, nella piazza principale, la residenza comunale. Fu ampliato a fine '800 in contemporanea con l'abbattimento dell'attigua porta cittadina. La sua parte più significativa è il portico con volte a crociera che affaccia sulla piazza. - Torre civica Risale al XVIII secolo e fu costruito insieme al Palazzo Comunale quando la famiglia Doria Pamphili spostò nella piazza la sede comunale. - Teatro Dragoni Opera dell'architetto forlivese Giuseppe Missirini su incarico di un gruppo di facoltosi cittadini meldolesi risale agli inizi dell'Ottocento. Si compone di un ingresso a colonne doriche ed archi di linee tardo cinquecentesche, l'interno è dotato di una cavea con tre ordini di palchi più il loggione. Il primo spettacolo venne allestito agli inizi del 1838 ma le decorazioni furono realizzate tra il 1876 e il 1877 dal pittore bolognese Samoggia. Dopo molti anni di assidua attività, nel 1954 venne chiuso al pubblico perché inagibile. Riaperto nel 1984 fu intitolato a Giovanni Andrea Dragoni, grande musicista meldolese vissuto nel Cinquecento. - Pavaglione Nata come loggia mercantile per il commercio dei bozzoli da seta venne costruita nei primi decenni dell'800 ed è ancor oggi un sereno spazio racchiuso nel cuore del centro. L'uso del colonnato dorico realizzato a mattoni con capitelli in tufo calcareo riprende il modello presente nella facciata del vicino teatro. - Ponte dei Veneziani Solca con le sue volte poderose le acque del fiume Bidente. Esistente anche prima del dominio della Serenissima, se ne trova menzione sin dal 1300, fu tuttavia risistemato e in parte rifatto durante la dominazione da parte della Repubblica di Venezia. Nel corso dei 91 lavori realizzati nel 1934 alla base del ponte per chiudere le voragini provocate dalla caduta delle acque, si osservò che le sue fondamenta poggiavano su palafitte, e paragonandole alle fondamenta della città lagunare, si accreditò tutta la costruzione ai veneziani. Altri Comuni con rocche e/o emergenze comprese nel sistema delle fortificazioni e loro principali beni culturali: Bertinoro In posizione panoramica, Bertinoro si trova sulle pendici di due colli, Monte Cesubeo e Monte Maggio da cui domina un suggestivo paesaggio la cui vista si estende fino al mare. La comparsa dell'uomo nel territorio bertinorese risale alla prima età del ferro. La storia ha dato forma al paese sviluppatosi ai piedi dell’elegante Rocca, facendo nascere una piccola città a misura d'uomo, nota ieri e oggi per i suoi vigneti ed i suoi pregiati vini. La struttura monocentrica di Bertinoro con il suo centro urbano originariamente raccolto intorno alla Rocca divenne bicentrica quando, agli inizi del XIV secolo, per volere di Pino Ordelaffi fu ultimata la costruzione di Palazzo Ordelaffi, attualmente sede del Comune. Sulla piazza della Libertà, adiacenti al municipio, sorgono il complesso della Cattedrale (ex Oratorio di Santa Caterina d'Alessandria, patrona della città) e la Torre civica, fino al XVI secolo faro della città. Sono ancora visibili parti delle antiche mura e di numerosi torrioni e porte. All’interno delle mura un intreccio di vie e viuzze acciottolate offre percorsi pedonali alternativi e scorci di paesaggio e di forme di vita quotidiana legate ad antiche consuetudini: dalla sinuosa via delle Mura da cui si domina Bertinoro bassa alla zona detta di Piripec, ove confluiscono ripide e tortuose stradine; più su inerpicandosi in mezzo al verde e al silenzio, si giunge alla Rocca. In cima al borgo sorge la rocca millenaria, anteriore al secolo X; presso di essa soggiornò nel 1177 l'imperatore Federico Barbarossa e dal XVI secolo al 1970 fu sede vescovile. Recentemente restaurata, ospita oggi il Centro Residenziale Universitario dell'Alma Mater Studiorum di Bologna. - Palazzo Comunale Il Palazzo che per oltre sei secoli è stato testimone delle vicende politiche ed amministrative di Bertinoro, fu edificato nel 1306 da Pino degli Ordelaffi come sede del potere civile. 92 Uno scalone immette direttamente nella sala centrale, chiamata "del popolo” ove si raccoglieva la cittadinanza per esprimere la sua volontà in occasione di grandi avvenimenti. La seconda era detta "sala nobile” ed era riservata a cerimonie, rappresentanza e compiti istituzionali. Al suo interno sono conservate opere del pittore Zambianchi di Forlì, che riproducono precedenti affreschi raffiguranti fatti di storia bertinorese. - Piazza della Libertà Dalla terrazza di piazza della Libertà – balcone di Romagna – si spazia l’orizzonte dalle tre “guglie” della Repubblica di San Marino sino alle due Torri di Bologna; si scruta il mare Adriatico a volte fino alla costa dalmata; si individuano i segni delle centurazioni romane, oggi splendidi vigneti e si può ammirare il borgo di Bertinoro detto “il corso”, con gli antichi tetti ed il ricostruito monastero della badia di S. Maria d’Urano. - Colonna delle Anella Bertinoro è nota come la città dell'ospitalità, il cui simbolo è la “Colonna delle Anella”, intorno alla quale ogni anno, la prima domenica di settembre, si celebra il rito dell'ospitalità, risalente al XIII sec. e che sopravvive fino ai nostri giorni svolgendosi intorno ad essa. La colonna si erge nella piazza maggiore, di fronte al Palazzo Comunale; è in sasso di San Marino e porta affissi dodici anelli e risale al XIII secolo quando fu eretta per mettere fine alle dispute che sorgevano fra le famiglie nobili del tempo per cui ogniqualvolta un forestiero giungeva in paese, era conteso tra di esse poiché ognuna lo voleva ospitare. Giudo del Duca ed Arrigo Mainardi idearono allora una colonna con tanti anelli quante erano le famiglie; il forestiero che arrivava in paese e legava il suo cavallo ad un anello o vi appendeva il proprio cappello o bastone diveniva ospite della famiglia cui apparteneva l’anello. La Colonna venne rimossa dalla piazza nel 1570 per consentire la realizzazione di un progetto che doveva portare acqua dal vicino Monte Maggio al centro del paese. Nel 1922 durante alcuni lavori nello scalone comunale venne rinvenuta una nicchia con i resti della colonna rimossa. Quindi, ritrovate le antiche fondamenta, per volontà della cittadinanza l’antico monumento risorse il 5 settembre 1926. Da allora ogni anno è celebrata la Festa dell’Ospitalità. 93 Civitella di Romagna Il nome di Civitella deriva da Civitatula, piccola città; essa sorge dove la valle si restringe nel medio corso del fiume Bidente alle falde del colle Girone. L'abitato iniziale di Civitella era compreso entro la cinta muraria castellare bastionata. Vissuta per lungo tempo all'ombra della potente Abbazia di S. Ellero di Galeata e contesa fra le signorie che si disputavano i castelli e le collocazioni di maggior potere, divenne feudo dei Conti di Giaggiolo passando poi ai Manfredi di Faenza e nel 1400, ai Malatesta. Nel XV secolo Civitella, città di confine tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, venne poi assorbita dalla Chiesa. Il 14 marzo 1785, il Granduca di Toscana si rivolse alla Santa sede per ottenere la soppressione del Nullius di S. Ellero di Galeata e la consegna delle parrocchie situate nel proprio territorio al vescovo di Sansepolcro. A provvedimento ottenuto, le parrocchie situate nei territori dello Stato pontificio, 12 comprese Civitella, furono aggregate alla diocesi di Bertinoro. Fino al 1891 Civitella fu capoluogo di tre comuni: Civitella, Mortano e Predappio. - Rocca di Civitella di Romagna Sorge a difesa dell'originario borgo cinto da mura sullo sperone formato dalla confluenza nel Bidente del Fosso di S. Filippo, in una posizione che domina il tracciato del percorso di fondovalle. Si ritiene che sia stata costruita sul finire del XII secolo. La sua conformazione attuale soffre degli interventi, non sempre ortodossi, succedutisi nel tempo. Dell'antico manufatto restano tracce nelle mura, nella porta principale sormontata dalla torre con l'orologio, alcuni sotterranei e bastioni diroccati. Come molte delle fortificazioni di questo territorio appartenne, dal 997 al 1275, agli abati di S. Ellero, ma in seguito venne occupata dal conte Guido Selvatico e dai mercenari di Firenze. Nel 1277 fu ricondotta sotto il dominio della Chiesa grazie all'intervento di Guido da Montefeltro. Nel 1404, assediato dai fiorentini guidati da Jacopo Salviati, subì gravi danni. Passò poi sotto il dominio del Malatesta che a loro volta la cedettero alla famiglia De Nobili, che ne risulta feudataria intorno alla metà del '500. Ormai inservibile a scopi di difesa dopo l'introduzione delle armi a polvere, il castello di Civitella perdette ogni importanza e subì un lungo periodo di costante degrado. - Torre neogotica Ricostruita in stile neogotico tra il 1920 e il 1930 ha preso il posto del manufatto originario distrutto nel terremoto del 1661. Intorno si estende la parte della rocca meglio conservata. Il 94 suo orologio è citato sin dal 1554 ma l'ingranaggio attuale è opera di un artigiano civitellese del 1842. - Borgo murato o fortificato Detto anche il Castello, nonostante i singoli edifici siano ampiamente rifatti conserva il fascino della struttura urbanistica medievale. Qui, più che in altri luoghi, si ha l'esatta conformazione di un antico borgo fortificato, difeso dai torrioni della rocca ma, soprattutto, dai suoi strapiombi che si gettano nelle acque del Bidente che serpeggiano in basso. - Chiesa del Castello Risale al XVII secolo e occupa il centro del borgo murato. Il piccolo ed elegante edificio è stato recentemente restaurato e cela al proprio interno una struttura barocca di un certo pregio. - Via Circonvallazione Castello È la via principale che gira intorno al borgo seguendo i bastioni murati in un abbraccio protettore. Lungo il suo tracciato accuratamente ristrutturato sono collocate piccole e grandi antiche abitazioni e qualche bottega di artigiano legnaiolo dedito alla lavorazione del cedro. Una passeggiata lungo la via rivela straordinari scorci della valle. - Chiesa di S. Maria in Borgo Collocata all'esterno dell'antico castello s'incontra sulla sinistra entrando in paese. Fu consacrata nel 1705 dal vescovo di Bertinoro; è dedicata a S. Michele Arcangelo, patrono del paese. Di impianto settecentesco la chiesa deve il suo assetto attuale ad un restauro effettuato nel 1862. All'interno una tela di fine del XVIII secolo attribuita al Graziani e un’acquasantiera risalente all'XI secolo in pietra fregiata da quattro piccole teste umane scolpite negli angoli. - Teatro Golfarelli Progettato nel 1811 dall'architetto Giuseppe Missirini su un preesistente impianto teatrale a pianta poligonale molto allungata, fu costruito a partire dal 1812 a spese di Lorenzo Golfarelli che intendeva in tal modo celebrare la presa di Mosca da parte di Napoleone. I 95 lavori si protrassero fino all'inverno del 1825 e la nuova sala teatrale poté essere inaugurata nel maggio di quell'anno. La decorazione e gli stucchi furono eseguiti dal pittore bolognese Silvio Gordini. Lavori effettuati dopo il 1970, anno in cui il teatro fu gravemente danneggiato da un incendio, hanno stravolto le caratteristiche architettoniche originarie del teatro. - Santuario della Beata Vergine della Suasia Costruito grazie alle elemosine raccolte tra gli abitanti del luogo, è l'espressione della volontà dei civitellesi che vollero erigerla per ricordare la miracolosa apparizione della Beata Vergine nell’aprile 1556, nei pressi di una celletta esistente vicino al torrente Suasia. La costruzione ebbe inizio nel luglio 1556, con la posa della prima pietra da parte del Vicario dell'Abbazia di S. Ellero. Autore del progetto fu l'architetto fiorentino Zenobio Lastricati; la soluzione costruttiva adottata, chiesa con pianta a croce greca, era chiaramente rivolta a mantenere intatta al suo interno la Maestà con il suo affresco. Collocata originariamente al centro del santuario, l'immagine miracolosa fu traslata nel 1666 sulla parete della cappella dove è posta tuttora,. Nel 1575 il santuario, ormai compiuto, fu affidato ai Servi di Maria che vi rimasero fino alla soppressione degli ordini religiosi in età napoleonica. Il Santuario è oggi affidato alla Confraternita della Beata Vergine della Suasia. L'edificio è una significativa creazione architettonica rinascimentale toscana, alterato dai numerosi rifacimenti. All'interno domina l’affresco di scuola toscana risalente al XV secolo dedicato alla Beata Vergine della Suasia; arricchiscono il Santuario numerose altre tele del XVII secolo. Cusercoli (frazione di Civitella di Romagna) La storia di Cusercoli si identifica con il suo imponente castello e con la sua rocca. Oggi l'abitato è costituito da una parte moderna allineata lungo la strada mentre in alto, su un massiccio sperone direttamente affacciato sul fiume Bidente, a controllo dell'attraversamento fluviale e dell'importante percorso che segna il fondovalle, sorge il castello. Una prima struttura fortificata dovette sorgervi già in età tardoromanica. Per la sua posizione non poteva non essere soggetto di assalti e saccheggi da parte di eserciti in transito o di chi voleva conquistare la sua superba posizione. Di certo il castello appartenne all'Abbazia di S. Ellero e agli Arcivescovi di Ravenna. Probabilmente sin dal suo sorgere fece parte della contea di Giaggiolo i cui signori, i Malatesta 96 di Giaggiolo, nel corso del XVI secolo, lo cedettero ai Guidi di Bagno. Questi, con la fine dell’età dei castelli, continuarono per tutto il secolo XIX a trascorrere saltuari periodi dell'anno nel palazzo finché non fu completamente abbandonato e lasciato al degrado. Nel 1973 il castello è stato acquistato dal Comune. - Castello di Cusercoli Il complesso, nonostante gli evidenti segni di degrado appena arginati da interventi di consolidamento operati negli ultimi anni, emana un suo straordinario fascino sia per i segni dell'antico fasto sia per la sua particolare posizione di dominio sul territorio circostante. Su una struttura fortificata del periodo tardo romano, di cui rimane testimonianza in un muro di grandi dimensioni costruito con pietre non legate da malta, si costruì presumibilmente intorno al XII secolo, la prima rocca medievale. Nel XIV secolo fu aggiunto al corpo della fortificazione un palazzo, anch'esso fortificato, residenza del feudatario. Contestualmente furono ampliate le mura ed una seconda cerchia racchiuse il borgo sottostante. Tra la metà e la fine del '700 il castello subì profonde modificazioni per soddisfare le esigenze abitative dei signori del tempo. Fu poi ristrutturato e vi si aggiunsero giardini pensili ed una nuova chiesa. La sua decadenza iniziò nel secolo scorso per approdare ad uno stato totale di degrado. Solo negli ultimi anni il castello è stato oggetto di una grandiosa opera di riqualificazione voluta dall’amministrazione comunale e finanziata in gran parte con i fondi del programma europeo Obiettivo 2, 2000-2006; i locali sono stati concessi alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna che vi ha insediato i propri laboratori di Archeoingegneria. - Portaccia Costituiva uno dei due ingressi, quello rivolto a sud-est, al borgo di Cusercoli. Ancora ben conservata, sul suo frontale tiene campo lo stemma dei conti Guidi di Bagno. - Borgo medievale Racchiuso un tempo da una cinta muraria sorge ai piedi del castello e della rocca, ai margini del percorso di fondovalle. Tuttora le piccole case allineate lungo la strada acciottolata che sale al castello tra muschi e anfratti hanno il fascino dei tempi antichi. Molte sono state ristrutturate, altre sono in via di risistemazione da parte di privati che tornano ad abitare l'antico borgo. 97 - Chiesa di S. Bonifacio Incastonata nel complesso gentilizio del castello fu consacrata nel 1777 e chiusa al culto nel 1972; oggi crepe e muschi assediano i suoi muri non ancora del tutto spogli della sua antica maestà. La sua costruzione in stile barocco preneoclassico si deve alla contessa Maria Polissena Albicini che pensò di inserire una nuova chiesa parrocchiale nei lavori di trasformazione dell'antico castello. - Ex chiesa di S. Biagio Una statua del Santo ed una lapide affissa sulla facciata di questa abitazione ricordano che essa fu luogo di culto dedicato al patrono del paese. Di fatto la chiesa risulta costruita nel 1702 e solo nel 1951 è stata ceduta a privati per farne abitazioni civili. La chiesa era collegata ai cortili della rocca e del palazzo baronale attraverso un passaggio pedonale sopraelevato che dallo spazio esterno del palazzo immetteva in chiesa, in un palco sovrastante l'ingresso. - Beata Vergine della Misericordia Olio su tela, di scuola romagnola, risale XVIII secolo. L'immagine è venerata da oltre 230 anni, da quando un frate cappuccino donò la sacra immagine alla chiesa parrocchiale ubicata allora fuori dalle mura del castello. Dalle cronache del tempo si apprende che Cusercoli, durante il disastroso terremoto del 1870, contrariamente ai paesi vicini, non subì gli stessi danni devastanti. Ciò fu attribuito dai cusercolesi alla protezione della Beata Vergine della Misericordia, che venne eletta patrona della parrocchia. Alla Mater Misericordiae la comunità di Cusercoli dedica una festa paesana che si celebra l'ultima domenica di luglio. Dovadola Paese di fondovalle segnato dal corso sinuoso del fiume Montone che attraversa in paese in ben due punti (tanto da giustificare il riferimento al latino “duo vadora” ossia due guadi da cui nasce il toponimo del paese), Dovadola fu luogo abitato sin dalla preistoria. È tuttavia dall'epoca medievale che ha ereditato la sua struttura urbanistica; ai conti Guidi si deve il momento di maggiore importanza del borgo tra l'XI e il XIV secolo. Roccaforte dei guelfi di Romagna, Dovadola fu presto in lotta con Francesco Ordelaffi, signore ghibellino di Forlì che se ne impossessò nel 1351 dopo un lungo assedio e la mantenne fino al 1358, quando fu riconquistata dai conti Guidi. Dopo il tramonto dei Guidi Dovadola passò direttamente sotto il dominio della 98 Repubblica Fiorentina e ne condivise la storia fino al 1923, anno in cui il suo territorio fu annesso alla provincia di Forlì. - Rocca dei Conti Guidi Alta 30 metri, 47 dal livello stradale, svetta sull'abitato di Dovadola. È la parte meglio conservata del potente e antico Castello (VIII-IX secolo) costruito sullo sperone roccioso che si protende ad abbracciare il fiume Montone fra due rupi. Rocca fortificata, appartenne agli arcivescovi di Ravenna, agli abati di S. Mercuriale di Forlì, ai monaci di S. Benedetto in Alpe e infine ai conti Guidi che, ottenuto il possesso della piazzaforte, diedero vita al ramo dei Guidi da Dovadola. Questi ultimi si distinsero per il loro forte supporto alla fazione guelfa e per l'amicizia con Dante Alighieri. A Marcovaldo Guidi, capostipite della famiglia e valoroso capitano, si deve la fortificazione del castello che fu munito di cinta, bastioni, ponti levatoi e un palazzo ad uso abitativo. La Rocca ha beneficiato dei finanziamenti europei Obiettivo 2, 2000-2006 e della L.R. 3 del 1993 grazie ai quali è stato possibile restaurare importanti sezioni dell’edificio. - Oratorio di S. Antonio e S. Gennaro Pur presentandosi come pregevole esempio di architettura sacra settecentesca, l’oratorio è di origine medievale, collocato sotto la Rocca, nella cosiddetta “Murata”, il nucleo più antico di Dovadola. Al suo interno, fra stucchi barocchi e aeree volute ornamentali, presenta soluzioni spaziali originali inconsuete, derivanti dall'unione di elementi tipici dei due impianti, quello centrale e quello longitudinale. All'interno sono conservate numerose tele del pittore forlivese Giacomo Zampa. - Fondazione Benedetta Bianchi Porro Il palazzo appartenne al glottologo Antonio Raineri Biscia (1780-1839); grande poliglotta egli approfondì lo studio di ben 18 lingue e fu ambasciatore di Firenze presso il Kedivè d'Egitto. Sulla facciata del palazzo sono affissi gli stemmi in pietra e in ceramica dei Podestà. La Fondazione raccoglie opere di pittori e scultori come Annigoni e Messina, e un'ampia documentazione sulla vita di Benedetta Bianchi Porro. - Casa dei Marchesi Tartagni Martelli Dimora della nobile famiglia dovadolese a cui si accede attraverso la Torre del Municipio, essa riporta all'interno alcuni pregevoli stemmi medicei. 99 - Abbazia di S. Andrea Collocata sopra l'abitato, al termine di un viale ombroso e austero, accoglie oggi le spoglie di Benedetta Bianchi Porro (1936-1964). Fu fondata nel XII secolo dai monaci cluniacensi; le prime notizie certe della badia si riferiscono al 1116, data in cui i conti di Dovadola la donarono all'abate di S. Benedetto in Alpe. La chiesa presenta forme rinascimentali di ispirazione toscana databile alla fine del XV secolo. E' stata restaurata negli anni 1983-88 e all'interno custodisce pregevoli tavole del XVI sec. e tele di scuola bolognese del XVII sec. - Sarcofago di Benedetta Bianchi Porro La tomba è meta di visitatori che si sono avvicinati, attraverso i suoi pensieri, allo spirito limpido e ardente di fede di Benedetta Bianchi Porro (1936-1964). I suoi scritti dal letto di sofferenza, carichi di riflessioni profonde sul dolore e sulla vita, sono stati tradotti in molte lingue. La giovane dovadolese, poliomielitica e colpita da una grave malattia che l'aveva resa cieca e costretta all'immobilità è stata fulgido esempio di carità e virtù e si è spenta in concetto di santità; il Vaticano l'ha recentemente riconosciuta Venerabile. Il sarcofago è pregevole opera in bronzo del maestro Angelo Biancini. - Chiesa della S.S. Annunziata Costruita per volontà dell'eremita Ballistra, ospitò i frati dell'Ordine di S. Domenico; si hanno notizie certe solo a partire dal XV secolo, quando alla chiesa era affiancato un ospedale. Oggi presenta linee sostanzialmente settecentesche, è costituita da un'unica navata coperta a capriate, con tre cappelle per lato e presbiterio aperto da un arco trionfale. Al suo interno riposano le spoglie del glottologo e orientalista Raineri Biscia ed è possibile ammirare un pregevole crocifisso ligneo. Longiano Le origini di Longiano risalgono alla discesa in Italia dei Longobardi; uno scritto del 1059 attesta la presenza di un’importante roccaforte a difesa della popolazione dalle incursioni barbariche; solo più tardi, attraverso patti di alleanza con Rimini, il castello di Longiano assurgerà ai suoi splendori diventando nobile residenza dei Malatesta e baluardo difensivo dei territori riminesi. Appartenne allo Stato Pontificio dal 1463 al 1519 con un breve intervallo di dominio veneziano 100 (1503-1506) di cui rimane a testimonianza la vasca dell'acqua nella corte del castello; nel 1519 Leone X concesse Longiano in feudo perpetuo al Conte Guido Rangoni di Modena. Poco tempo dopo, nel 1581 questi territori ritornarono in possesso della S. Sede fino al 1790 quando la città, subì la sorte di tutta la Romagna, rientrando sotto il controllo di Napoleone Bonaparte. Anche Longiano attraversò le vicende belliche legate ai moti risorgimentali: un cippo ricorda lo storico passaggio di Garibaldi che in fuga da Roma fu aiutato da alcuni Longianesi a raggiungere il mare di Cesenatico. Durante l’ultimo conflitto mondiale Longiano fu caposaldo della Linea gotica e subì violentissimi bombardamenti che produssero gravi danni. A testimonianza di quei tragici eventi, rimane ancora oggi, aperto al pubblico, il rifugio bellico che attraversa con i suoi cunicoli l’intera collina che sorregge il Castello. - Castello Malatestiano La fondazione del castello di Longiano si può far risalire al periodo fra il VII e VIII secolo. La postazione divenne sempre più importante e fu alleata dei riminesi di cui difese i territori; proprio per questo, nel 1198, il castello di Longiano fu quasi interamente distrutto per poi essere nuovamente ricostruito e fortificato con l'aiuto dei riminesi. Quando i Malatesta presero il controllo di Rimini, Longiano seguì la stessa sorte e Giovanni Malatesta fu nel 1290 suo primo dinasta. Nel 1297 i Cesenati, uniti ai Forlivesi, Faentini e Imolesi, incendiarono il borgo di Longiano; fu allora che, a maggiore fortificazione del castello, furono aggiunti nuovi bastioni ed ingrandirono la Rocca che ancora visibile. Nel 1503 le truppe di Cesare Borgia misero al sacco il borgo che rifiutava fedeltà al nuovo Signore della Romagna. Dopo l'unità d'Italia, negli anni 1862-63, l'interno del castello fu totalmente ristrutturato procedendo alla decorazione pittorica della Sala dell'Arengo e quelle adiacenti per opera dei pittori Giovanni Canepa e Girolamo Bellani. Sul soffitto di queste sale sono ritratti personaggi illustri della storia Longianese. - Collegiata di S. Cristoforo La Chiesa risale a poco prima dell'anno Mille; viene ricordata nella bolla del 1144 dal Papa Lucio II. Alla fine del seicento fu riedificata nell’aspetto attuale e consacrata nel luglio del 1712. Ornano la chiesa preziose opere pittoriche. 101 - Oratorio di S. Giuseppe Forse e la più intatta testimonianza della architettura barocca settecentesca nella Romagna meridionale. La costruzione dell’Oratorio di S. Giuseppe, voluto dalla Confraternita omonima, risale al 1703; di esso colpisce la nobile armonia dell’edificio, con una rigorosa pianta a croce greca e la facciata in mattoni a vista. All’interno ornati e stucchi sottolineano gli elementi architettonici in maniera copiosa; le decorazioni sono state disegnate dal riminese Antonio Trentanove che si dedicò anche all’ideazione delle statue che rappresentano le virtù e gli stucchi a raggiera delle cupole. Le buone condizioni statiche e manutentive si devono ai lavori di ripristino che hanno preceduto l’apertura del Museo d’Arte Sacra; ciò ha consentito di valorizzare questo edificio architettonico e le sue preziose opere interne tra cui pregevoli tele di Antonio Zanchi, Giovanni Battista Barbiani e Giuseppe Rosi. Il Museo raccoglie inoltre una molteplice gamma di reperti che concorrono ad evidenziare il valore radicato a Longiano e sul suo territorio della cultura religiosa. - Rifugio bellico Rimane a testimonianza dell’ultimo conflitto mondiale il rifugio bellico che attraversa nel sottosuolo tufaceo l’intero borgo medievale. Fu scavato nella primavera del 1944 all’avvicinarsi del fronte, poteva contenere 2.000 persone e la sua volta è separata dalla sovrastante Piazza Malatestiana da 22 m. di terreno. - Santuario SS. Crocifisso Demolita la primitiva chiesa, probabilmente di stile gotico, veniva consacrata nel 1764 l’attuale costruzione di stile neoclassico. Nel 1828 il papa Leone XII elevò la chiesa a Santuario. Negli anni ’60 dell’800, ultimati i restauri, il Santuario risorgeva dai danni subiti nell’ultimo conflitto. - Teatro Errico Petrella Costruito tra il 1850 e il 1870, fu dedicato al compositore Errico Petrella, che vi diresse la sua opera “I promessi Sposi”. È un tipico teatro all'italiana con struttura a ferro di cavallo, venticinque palchi e un importante loggione. Il teatro Petrella operò con regolarità fino all'inizio della seconda guerra mondiale, quando iniziò un periodo di declino, caratterizzato da un uso improprio della sala. Nel 1982 il Comune deliberò i primi interventi di restauro che si conclusero quattro anni dopo, restituendo al teatro le decorazioni originarie e, unica nel 102 suo genere, la possibilità di sollevare la platea all'altezza del palcoscenico così da trasformare la sala in un teatro a pianta circolare. L'attività del teatro Petrella è particolarmente vivace e variegata, prestandosi anche per stage e laboratori teatrali. - Fondazione Tito Balestra Galleria d'Arte moderna e contemporanea, legata al nome del longianese Tito Balestra (1923 - 1976), poeta del novecento italiano, la fondazione raccoglie, espone, promuove con varie iniziative culturali una delle più belle collezioni di arte contemporanea. - Museo della Ghisa Il museo ripercorre la storia di una componente importante e preziosa della città: l'arredo urbano; nel Museo Italiano della Ghisa possono trovare ideale collocazione gli oggetti di arredo urbano che tanta parte hanno avuto nel caratterizzare le diverse identità delle città dai primi decenni dell'Ottocento alle soglie della Seconda Guerra Mondiale: pali della luce, lampioni, lanterne, mensole a muro provenienti dalle più importanti città italiane. Il percorso espositivo ricco di spunti, stimola la riflessione sui problemi legati al processo tecnologico, sui nuovi materiali e sulla strana alchimia tra arte applicata e produzione industriale -le origini dell'attuale industrial design - e sui riflessi che ciò ha avuto nell'organizzazione dei moderni centri urbani. Predappio L'insediamento più antico è l'attuale Predappio Alta, di origine romana. Proprio a questo periodo storico si può far risalire il nome Predappio, derivante dalla denominazione latina Praesidium Domini Appi, abbreviata in Pre.D.i.Appi. Coinvolta nelle lotte fra guelfi e ghibellini, in età medioevale Predappio acquisì una rilevanza strategica grazie all'edificazione della rocca fortificata opera del condottiero Giovanni d'Appia. Le sue vicende furono per lungo tempo legate alle alterne fortune delle fazioni che facevano capo alle famiglie forlivesi dei Calboli e degli Ordelaffi, con una breve parentesi comunale. Fu poi possedimento della Santa Sede fino all'invasione francese; al termine del dominio napoleonico Predappio tornò a far parte dello Stato Pontificio fino al 1861. Il capoluogo si trovava a Predappio Alta fino al 1927. A tale data risale il suo trasferimento nell'area valliva sottostante, denominata Dovìa; lo spostamento, motivato dal timore di cedimenti e frane, rappresentò in primo luogo l'occasione per la fondazione e la costruzione nella terra 103 natale di Benito Mussolini di un abitato rispondente in toto ai dettami dell'urbanistica e dell'architettura del ventennio fascista. Strutturata su un sistema viario tipicamente latino, con le strade secondarie parallele fra loro e perfettamente perpendicolari al viale principale, la cittadina fu organizzata intorno a due centri principali: quello economico dei mercati e quello istituzionale della piazza su cui si affacciano il palazzo municipale, la chiesa parrocchiale, la sede dei servizi sanitari, la caserma dei Carabinieri e la casa del fascio. Gli architetti, che Mussolini in persona chiamò a Predappio per farne la propria “città di fondazione” riuscirono ad inglobare nella struttura equilibrata e razionale della cittadina i due luoghi maggiormente simbolici della sua storia recente: la casa natale di Mussolini ed il cimitero di San Cassiano in Pennino, realizzato per riunire in un unico mausoleo le tombe di Rosa Maltoni ed Alessandro Mussolini. Predappio si presenta dunque come vero e proprio “museo urbano”, originale testimonianza degli stili urbanistici e architettonici del ventennio con il trionfo del razionalismo. - Borgo medievale di Predappio Alta (frazione di Predappio) A 3 km. a monte di Predappio su uno sperone roccioso, sorge Predappio Alta. Il piccolo borgo medievale deve la sua denominazione a un regio decreto del 1936 con cui lo si volle distinguere dalla nuova città che stava sorgendo a valle. Il borgo medievale è costituito da un agglomerato di case, dalla piazza, dalla chiesa, dalla Rocca, dall'antica porta di accesso e da un’antica cantina collocata sotto la piazza. La storia di Predappio e del suo castello si fondono tra loro e, con l'inizio delle lotte feudali, si identificano con quella di Forlì e dello Stato della Chiesa e si legano alle fazioni guelfe e ghibelline delle famiglie dei Calboli e degli Ordelaffi di Forlì. Donata alla Repubblica di Firenze da Francesco de Calcoli, Predappio (all’epoca non ancora “Alta”) nel 1382 passò nuovamente agli Ordelaffi e in seguito alla Santa Sede che la tenne fino all'invasione francese. L'originaria porta del borgo medievale, denominata “la Portaccia”, costituiva e costituisce tutt'oggi l'accesso al borgo fortificato. L'immagine sacra che vi si trova apposta sul fronte è la riproduzione di un antico dipinto qui collocato per volere della famiglia Zoli. La rocca medioevale è stata recentemente restaurata grazie ai fondi europei Obiettivo 2, 2000 – 2006 grazie ai quali è stato possibile restituire l’antico edificio alla fruizione della comunità locale e dei visitatori. 104 Roncofreddo Per la sua posizione Roncofreddo fu luogo conteso e munito di difese sin dai tempi più antichi; la sua storia è scritta sui suoi crinali e i suoi colli, tanti quanti sono i suoi castelli. Incerta è tuttavia l'etimologia del suo nome come ignote sono attualmente le sue origini. Il borgo è citato nel Codice Bavaro e si sa che intorno al Mille ospitava 250 anime. Il castello di Roncofreddo ricorre sovente nelle vicende dei Malatesta come strategico rifugio grazie alla posizione geografica ed al solido fortilizio. Così la storia del paese coincide con quella di Rimini sino alla fine del XV secolo. Nel periodo di declino della signoria fu sottomessa al dominio dello Stato della Chiesa poi, di nuovo ai Malatesta; sotto Giacomo Malatesta visse il suo periodo più intenso. Successivamente subì l’invasione delle truppe Napoleoniche della campagna d'Italia del 1796 e, alla caduta di Napoleone, tornò sotto il dominio della Chiesa; in seguito, con l'Unità d'Italia vide ampliati i suoi confini. Come gran parte delle terre di Romagna, durante la seconda guerra mondiale fu oggetto di pesanti bombardamenti. - Torre Civica Svetta oltre i tetti sul lato nord del Palazzo Municipale. Costruita intorno alla metà del '700 su un'antica porta trecentesca in pietra, aveva una campana che scandiva le ore e gli avvenimenti importanti ed era dotata di un orologio a pesi andato distrutto durante la guerra. - Chiesa di S. Biagio E' la chiesa del patrono, edificata tra il 1703 e il 1716 per sostituire la più antica pieve crollata nel 1697 e ubicata in prossimità della porta del paese. Profondamente danneggiata dai bombardamenti, è stata ristrutturata e in parte riedificata negli anni '50. All'interno tele del Visacci e un pregevole crocifisso ligneo riconducibile al XV secolo. - Oratorio della Madonna del Zotto Il piccolo e sobrio edificio fu fatto costruire per dare ospitalità ad un’immagine della Madonna col Bambino affrescata su nudo sasso (“zotto”) giudicata miracolosa. Nel 1623 fu benedetta l'area e venne posta la prima pietra; l'anno successivo, terminata la costruzione, vi fu trasferita l'immagine e parte del muro su cui era dipinta. Circondano Roncofreddo numerosi borghi fortificati. 105 - Monteleone Piccolo borgo medievale chiuso a mezzaluna attorno al castello, Monteleone è documentato sin dal Mille quale possedimento della Chiesa Ravennate. Fu feudo dei Malatesta di Rimini, degli Ordelaffi di Forlì e dei Montefeltro. Nel 1358 finì sotto il dominio diretto della Chiesa. Nel 1485 tornò in possesso dell'Arcivescovo di Ravenna che lo diede in feudo alla propria famiglia, che lo tenne fino al 1745. - Castello di Monteleone Da fortificazione fu trasformato in palazzo di campagna intorno alla metà del '700. Nel 1745 l'arcivescovo di Ravenna Guiccioli, lo donò al fratello Ignazio. Restò alla famiglia Guiccioli fino al 1960, anno in cui fu venduto ai conti Volpe. Fu probabilmente anche luogo di riunioni carbonare. Oggi è abitazione privata. - Sorrivoli L'antico toponimo del luogo Subripola, fa riferimento ad un abitato ubicato su una collina e irrigato da piccoli rivoli. Fu un luogo importante essendo posto sul confine tra Roma e la Gallia tanto che è nata intorno ad esso una diatriba mai risolta: ovvero, se sia o meno lo storico Rubicone il torrente Pisciatello (o Urgone) che scorre più in basso, ai confini con Monteleone. - Castello di Sorrivoli Fu proprietà degli Arcivescovi di Ravenna, quindi dei Malatesta, dello Stato della Chiesa, della Chiesa Ravennate e dei Roverella di Cesena (XV secolo). Con i Roverella il castello conobbe il suo massimo splendore. Al suo interno era attiva anche una stamperia. Il castello passò poi agli Allocatelli Fabbri e in seguito, dopo i bombardamenti del 1944, alla prebenda parrocchiale. Oggi è adibito a chiesa e abitazione. Pregevoli il maschio, solido parallelepipedo in muratura privo di merlatura - come del resto le cortine - che occupa il centro della corte interna del castello, e i sotterranei, vasti cameroni con copertura a volta che fino al XVI secolo venivano utilizzati come scuderie. 106 2.5.5 Aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata Il progetto del Sistema delle Fortificazioni si colloca in un insieme di dotazioni culturali storiche, architettoniche su cui si basa la grande ricchezza del patrimonio regionale, e potrebbe portare alla costruzione di un nuovo profilo di competitività dell’Emilia-Romagna basato su una rete diffusa di poli territoriali di qualità basati sulle Fortificazioni che nel corso dei secoli hanno puntellato il territorio regionale. Vi è inoltre la possibilità di offrire pacchetti turistici comprensivi di visite guidate alle fortificazioni e alle località della costa. È pensabile infine la realizzazione di un portale Internet dedicato all’intero complesso delle fortificazioni esistenti sul territorio regionale. Il progetto “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana” avrà ricadute positive non solo su tutti i comuni coinvolti ma, grazie a un’azione di promozione integrata, consentirà indubbiamente di valorizzare anche numerosi altri siti che presentino fortificazioni e architetture difensive di rilievo purché ancora in buono stato e visitabili o di cui sia avviato il recupero. Trattandosi di costruzioni ubicate nella parte più vecchia dei vari borghi, si è ritenuto ragionevole considerare coinvolte le sole zone dei centri storici. Per l’individuazione delle aree interessate dalle integrazioni attese tra la progettualità pubblica e privata si rimanda all’ALLEGATO 1. 2.5.6 interventi prioritari da realizzare sul territorio Il livello di offerta ricettiva presentata dai comuni coinvolti nel “Sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana” e in quelli dell’area più vasta interessati dagli effetti del progetto è piuttosto variegata e disomogenea; per tale ragione si è ritenuto necessario, nella scelta degli interventi da incoraggiare, porre in posizione prioritaria quelli sulle strutture di accoglienza e ricettive. Rifiutando la costruzione di nuovi edifici, sia nella persecuzione di uno sviluppo cittadino in armonia con le caratteristiche architettoniche e urbanistiche preesistenti nei borghi interessati sia in conformità a quanto delineato nel PTCP provinciale, si intende favorire la riqualificazione delle strutture ricettive già presenti sul territorio e la trasformazione degli edifici esistenti in 107 strutture di accoglienza ponendo sempre quale linea guida prioritaria degli interventi quella della maggiore sostenibilità ambientale. Nello specifico si intende dedicare particolare attenzione a forme di ricettività atipiche quali gli alberghi diffusi (realizzabili nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti come da D.G.R. n. 916/2007), le strutture room & breakfast e le locande. Per quanto concerne la ristorazione si intende focalizzarsi sulla riqualificazione delle strutture esistenti privilegiando quelle che valorizzano le tradizioni ed i prodotti tipici. In secondo luogo sarà favorita, presso i numerosi beni architettonici riqualificati e presso quelli nelle altre zone coinvolte, la realizzazione di strutture per l'accessibilità immateriale alle opere; si pensa principalmente all’allestimento di book-shop all'interno o nei pressi delle fortificazioni e a sale per la realizzazione di eventi, esposizioni, proiezioni nelle quali sia possibile illustrare la storia dell’edificio e del territorio che lo ospita. Si ritiene parimenti fondamentale incoraggiare l’attivazione di servizi innovativi per la fruizione delle numerose rocche e castelli oggetto di intervento. Tali servizi potranno trovare attuazione nell’ organizzazione di visite guidate, nella realizzazione di attività di informazione e animazione e nell’ allestimento di eventi quali rievocazioni, feste, concerti di musica medioevale e rinascimentale, seminari storici. Altro genere di servizio per la fruizione dei beni sarà quello fornito in primo luogo da imprese artigiane che realizzino prodotti tipici secondo le tecniche tradizionali per la fabbricazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico e in secondo luogo dalla riqualificazione di attività commerciali con caratteristiche innovative e con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale che aumentino la fruizione dei beni pubblici oggetto di intervento con particolare riferimento: da un lato alla riqualificazione e promozione di botteghe storiche e mercati storici; dall’altro all’attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali e startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica. Da ultimo si intende dare spazio ai servizi per l'accessibilità materiale; prioritariamente al noleggio mezzi di trasporto ecologici (utilizzabili anche da portatori di handicap) grazie ai quali sarà possibile effettuare escursioni nei dintorni delle fortificazioni e, in certi casi, intraprendano percorsi che mettano in collegamento l’intero sistema. 108 ALLEGATO 1: Quadro di sintesi dei progetti che compongono il PVPT Titolo Beneficiario Proprietà del bene al momento della presentazione del PVPT Costo complessivo dell’intervento Risorse POR Risorse proprie Zonizzazione proposta per le attività dei privati (indicare i comuni o le zone censuarie candidate) 1. Cesenatico: Percorsi d’acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria Cesenatico Sì 5.000.000,00 2.000.000,00 60% Cesenatico (sezioni n. 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 17, 18, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 58, 59, 60, 62, 63, 64, 72, 73, 74, 76, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 87, 89, 90, 92, 94, 95, 98, 99, 100, 102, 103, 104, 106, 111, 112, 113, 114, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 123, 124, 128, 133, 134, 135, 136, 137, 139, 141, 142, 143, 144, 147, 148, 149, 151, 152, 154, 155, 156, 157, 159, 161, 164, 165, 168, 169, 171, 172, 174, 176, 177, 180, 182, 183, 184, 185, 186, 187, 188, 189, 190, 191, 192, 194, 195, 196, 197, 198, 199, 200, 201, 202, 203, 204, 205, 206, 207, 208, 209, 210, 211, 212, 213, 214, 215, 216, 217, 218, 219, 220, 221, 222, 223, 224, 225, 226, 227, 228, 229, 230, 231, 232, 233, 234, 235, 236, 237, 238, 239, 240, 242, 244, 245, 246, 248, 249, 289, 290, 291, 292, 293, 294, 295, 296, 297, 298, 299, 300, 301, 302, 303, 304, 305, 306, 307, 308, 310, 311, 312, 314, 319, 321, 322, 327, 329, 330, 332, 333, 338, 340, 341, 344, 347, 349, 351, 352, 355, 356, 395, 396, 397, 401, 402, 403, 404, 405, 406, 407, 409, 410) Gatteo (sezioni n. 13, 14, 15) San Mauro Pascoli (sezioni n. 16, 17, 18) Savignano sul Rubicone (sezione n. 41) 2. Complesso museale San Domenico. Realizzazione di sale per concerti, convegni, esposizioni. Forlì Sì 1.500.000,00 600.000,00 60% Centro storico di Forlì (sezioni n. 1268, 1269, 1279, 1289, 1333, 1334, 1335 e tutte le sezioni dalla 1 alla 146 compresa) Progetto generatore di entrate (Si/NO) No No Titolo 3. Ex-Monastero di S. Annunziata. Riqualificazione a fini convegnistici e congressuali. 4. Parchi e Aree Archeologiche: la Villa di Teodorico e il Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito. 5. Il Sistema delle Fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana. Beneficiari Tredozio Galeata (*) Cesena (**) Proprietà del bene al momento della presentazione del PVPT Sì Sì Sì Costo complessivo dell’intervento 1.200.000,00 1.100.000,00 3.125.000,00 Risorse POR 720.000,00 550.000,00 1.410.000,00 Risorse proprie Zonizzazione proposta per le attività dei privati (indicare i comuni o le zone censuarie candidate) Progetto generatore di entrate (Si/NO) 40% Intero territorio comunale dei Comuni a corona del parco Foreste Casentinesi: - Bagno di Romagna - Portico di Romagna e San Benedetto - Premilcuore - Santa Sofia - Tredozio No 50% Centri storici di: Savignano sul Rubicone (sezioni n. 1, 2, 3, 6, 7) Galeata (sezioni n. 2, 3, 4) Sarsina (sezioni n. 1, 2, 4, 19) No Centri storici di: Cesena (sezioni n. 60, 61, 62, 82, 83, 84, 102, 104, 105, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125, 129, 130, 131, 132, 140, 141, 142, 143, 145, 149, 153, 154, 216, 236, 256, 258, 606 e tutte le sezioni dalla 1 alla 53 compresa) Castrocaro Terme e Terra del Sole (sezioni n. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 87, 94, 97) Forlimpopoli (sezioni n. 1, 2, 3, 4, 5, 6) Gatteo (sezioni n. 1, 2, 3) Meldola (sezioni n. 1, 2, 4, 5, 6, 7, 10) Bertinoro (sezioni n. 1, 2, 3, 4, 5, 6) Civitella di Romagna (sezioni n. 1, 4 ) Cusercoli (sezioni n. 8, 9, 10) Dovadola (sezioni n. 1, 2) Longiano (sezione n. 1) Predappio - solo Predappio Alta - (sezione n. 15) Roncofreddo (sezioni n. 1, 39, 49) No 54,88% (*) Il Sistema dei Parchi e delle Aree Archeologiche coinvolge i Comuni di Galeata e Savignano sul Rubicone, i quali pertanto risultano entrambi beneficiari finali del finanziamento per ogni sub-progetto. Il Comune di Galeata svolge il ruolo di capofila. (**) Il Sistema delle Fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana coinvolge i Comuni di Cesena, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlimpopoli, Gatteo e Meldola, i quali pertanto risultano beneficiari finali del finanziamento per ogni sub-progetto. Il Comune di Cesena svolge il ruolo di capofila. ALLEGATO 2: Tipologie di attività imprenditoriali in ordine di priorità Cesenatico: “Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria” Comuni del sistema della costa: o o o o Cesenatico Gatteo San Mauro Pascoli Savignano sul Rubicone solo Territorio ad Est della SS 16 Adriatica. 1°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni - servizi per la fruizione dei beni culturali ed ambientali quali: servizi di visite guidate, realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti di gestione, sistemi di gestione delle prenotazioni; - servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda: o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo accessibile; servizi di guida per trekker, biker; servizi di trasporto bagagli; servizi di noleggio di bici, MTB); o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura, enogastronomia); o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il turismo didattico e scolastico; - imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico; - attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della L.R.14/99); - startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica; - progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming sul territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi); - realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo. 2°) Altri servizi e strutture - riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare punto di attrazione e visita; - interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene oggetto di intervento pubblico; - azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di intervento pubblico; - gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi comuni, servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per migliorare l’offerta complessiva dei servizi dell’area; - valorizzazione di circuiti cicloturistici mediante la creazione di punti di assistenza e di acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta 3°) Strutture per l'accessibilità immateriale - locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive, per la realizzazione di eventi, esposizioni, proiezioni ecc.; - book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a prolungarla, ad incrementarne gli ingressi; - produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali ed ambientali. 4°) Servizi per l'accessibilità materiale - noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di handicap; - altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e servizio specifico). 5°) Strutture di accoglienza e ricettive - riqualificazione delle strutture ricettive finalizzata ad una loro maggiore sostenibilità ambientale ed al conferimento di maggiore originalità e riconoscibilità sul mercato (es. predisposizione di locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker) a partire dall’esaltazione dei legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità dei servizi da parte delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto imposto dalle normative vigenti; - riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera corta). Forlì: “Complesso Museale San Domenico. Realizzazione di sale per concerti, convegni, esposizioni” Forlì - centro storico 1°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni - servizi per la fruizione dei beni culturali quali: servizi di visite guidate, realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti di gestione, sistemi di gestione delle prenotazioni; - servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda: o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo accessibile; servizi di guida per trekker, biker; servizi di trasporto bagagli; servizi di noleggio di bici, MTB); o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura, enogastronomia); o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il turismo didattico e scolastico; - imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico; - attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della L.R.14/99); - startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica; - progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming sul territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi); - realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo. 2°) Altri servizi e strutture - riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare punto di attrazione e visita; - interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene oggetto di intervento pubblico; - azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di intervento pubblico; - gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi comuni, servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per migliorare l’offerta complessiva dei servizi dell’area; - valorizzazione di circuiti cicloturistici, mediante la creazione di punti di assistenza e di acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta 3°) Strutture di accoglienza e ricettive - riqualificazione delle strutture ricettive e trasformazione degli edifici esistenti in strutture ricettive, finalizzate ad una loro maggiore sostenibilità ambientale ed al conferimento di maggiore originalità e riconoscibilità sul mercato (es. predisposizione di locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker) a partire dall’esaltazione dei legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità dei servizi da parte delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto imposto dalle normative vigenti; - riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera corta); - realizzazione di caffè-concerto impegnati nell’animazione del centro storico della città 4°) Servizi per l'accessibilità materiale - noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di handicap; - altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e servizio specifico). 5°) Strutture per l'accessibilità immateriale - locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive, per la realizzazione di eventi, esposizioni, proiezioni ecc.; - book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a prolungarla, ad incrementarne gli ingressi; - produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali Tredozio: “Ex-Monastero di S. Annunziata. Riqualificazione a fini convegnistici e congressuali” I Comuni a corona del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Campigna e Monte Falterona: o o o o o Bagno di Romagna Portico di Romagna e San Benedetto Premilcuore Santa Sofia Tredozio tutto il territorio comunale. 1°) Strutture di accoglienza e ricettive - riqualificazione delle strutture ricettive e trasformazione degli edifici esistenti in strutture ricettive, finalizzate ad una loro maggiore sostenibilità ambientale ed al conferimento di maggiore originalità e riconoscibilità sul mercato (es. predisposizione di locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker, equituristi) a partire dall’esaltazione dei legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità dei servizi da parte delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto imposto dalle normative vigenti. Le suddette tipologie di intervento devono particolarmente riguardare: rifugi di montagna rifugi escursionistici alberghi diffusi (nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti come da D.G.R. n. 916/2007) campeggi ostelli per la gioventù strutture extralberghiere (locande, room&breakfast) gestione di case e appartamenti per vacanze - riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera corta); - realizzazione di caffè-concerto impegnati nell’animazione dei centri storici dei comuni coinvolti. 2°) Servizi per l'accessibilità materiale - noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di handicap; - noleggio imbarcazioni e ricovero per natanti lungo i percorsi turistici fluviali, lagunari e lacuali - in particolare a basso impatto ambientale ed altri servizi per il turismo fluviale; - altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e servizio specifico). 3°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni - servizi per la fruizione dei beni culturali ed ambientali quali: servizi di visite guidate, realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti di gestione, sistemi di gestione delle prenotazioni; - servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda: o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo accessibile; servizi di guida per trekker, biker, equituristi; servizi di trasporto bagagli; servizi di noleggio di bici, MTB); o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura, enogastronomia); o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il turismo didattico e scolastico; - imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico; - attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della L.R.14/99); - startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica; - progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming sul territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi); - realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo, con priorità a quelli collegati ai servizi di informazione turistica ed al Monastero della S. Annunziata. 4°) Altri servizi e strutture - riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare punto di attrazione e visita; - interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene oggetto di intervento pubblico; - azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di intervento pubblico; - gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi comuni, servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per migliorare l’offerta complessiva dei servizi dell’area; - valorizzazione di circuiti cicloturistici, trekking, equituristici mediante la creazione di punti di assistenza e di acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta. 5°) Strutture per l'accessibilità immateriale - locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive per la realizzazione di eventi, esposizioni, proiezioni ecc.; - book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a prolungarla, ad incrementarne gli ingressi; - produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali ed ambientali Galeata e Savignano sul Rubicone: “Parchi e Aree Archeologiche: la Villa di Teodorico e il Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito” Comuni del sistema archeologico: o Savignano sul Rubicone o Galeata o Sarsina solo centro storico. 1°) Strutture di accoglienza e ricettive - riqualificazione delle strutture ricettive e trasformazione degli edifici esistenti in strutture ricettive, finalizzate ad una loro maggiore sostenibilità ambientale ed al conferimento di maggiore originalità e riconoscibilità sul mercato (es. predisposizione di locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker, equituristi) a partire dall’esaltazione dei legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità dei servizi da parte delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto imposto dalle normative vigenti. Le suddette tipologie di intervento devono particolarmente riguardare: alberghi diffusi (nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti come da D.G.R. n. 916/2007) campeggi ostelli per la gioventù strutture extralberghiere (locande, room&breakfast) gestione di case e appartamenti per vacanze - riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera corta); - realizzazione di caffè-concerto impegnati nell’animazione dei centri storici dei comuni coinvolti 2°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni - servizi per la fruizione dei beni culturali quali: servizi di visite guidate, realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti di gestione; sistemi di gestione delle prenotazioni; - servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda: o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo accessibile; servizi di guida per trekker, biker, equituristi; servizi di trasporto bagagli; servizi di noleggio di bici, MTB); o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura, enogastronomia); o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il turismo didattico e scolastico; - imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico; - attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della L.R.14/99); - startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica; - progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming sul territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi); - realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo, con priorità a quelli collegati ai servizi di informazione turistica ed alle aree archeologiche. 3°) Altri servizi e strutture - riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare punto di attrazione e visita; - interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene oggetto di intervento pubblico; - azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di intervento pubblico; - gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi comuni, servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per migliorare l’offerta complessiva dei servizi dell’area; - valorizzazione di circuiti cicloturistici, trekking, equituristici mediante la creazione di punti di assistenza e di acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta. 4°) Strutture per l'accessibilità immateriale - locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive per la realizzazione di eventi, esposizioni, proiezioni ecc.; - book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a prolungarla, ad incrementarne gli ingressi; - produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali. 5°) Servizi per l'accessibilità materiale - noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di handicap; - altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e servizio specifico). Cesena, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlimpopoli, Meldola, Gatteo: “Il sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana” Comuni del sistema delle fortificazioni: o o o o o Cesena Castrocaro Terme e Terra del Sole Forlimpopoli Gatteo Meldola ed i Comuni con rocche e/o emergenze comprese nel sistema delle fortificazioni: Bertinoro, Civitella di Romagna (e Cusercoli), Dovadola, Longiano, Predappio (solo Predappio Alta), Roncofreddo solo centro storico. 1°) Strutture di accoglienza e ricettive - riqualificazione delle strutture ricettive e trasformazione degli edifici esistenti in strutture ricettive, finalizzate ad una loro maggiore sostenibilità ambientale ed al conferimento di maggiore originalità e riconoscibilità sul mercato (es. predisposizione di locali/strutture/servizi per nicchie di turisti come trekker, biker, equituristi) a partire dall’esaltazione dei legami con il territorio, alla facilitazione/miglioramento nella fruibilità dei servizi da parte delle persone e delle famiglie di persone diversamente abili oltre quanto imposto dalle normative vigenti. Le suddette tipologie di intervento devono particolarmente riguardare: alberghi diffusi (nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti come da D.G.R. n. 916/2007) ostelli per la gioventù strutture extralberghiere (locande, room & breakfast) gestione di case e appartamenti per vacanze - riqualificazione dei ristoranti, privilegiando quelli che valorizzano le tradizioni ed i prodotti tipici e che si caratterizzano come ristoranti di particolare qualità per l’esaltazione dei legami con la storia e la cultura del territorio (es. menu “a Km zero”, rafforzamento filiera corta); - realizzazione di caffè-concerto impegnati nell’animazione dei centri storici dei comuni coinvolti. 2°) Strutture per l'accessibilità immateriale - locali, centri e sale, anche annesse a strutture ricettive per la realizzazione di eventi, esposizioni, proiezioni ecc.; - book-shop, librerie specializzate, sale da the, all'interno o nei pressi dei musei o dei beni architettonici oggetto di valorizzazione finalizzati ad arricchire l’esperienza di visita, a prolungarla, ad incrementarne gli ingressi; - Produzione di multimediali a supporto della valorizzazione dei beni culturali. 3°) Servizi innovativi per la fruizione dei beni - servizi per la fruizione dei beni culturali quali: servizi di visite guidate, realizzazione di attività di informazione/animazione e di eventi in convenzione con gli enti di gestione; sistemi di gestione delle prenotazioni; - servizi per la fruizione innovativa dei beni valorizzati e per garantire le rispondenze alle esigenze manifestate dalla domanda, in particolare per quanto riguarda: o l’accessibilità materiale (proposte collegate alla fruibilità lenta del territorio ed al turismo accessibile; servizi di guida per trekker, biker; servizi di trasporto bagagli; servizi di noleggio di bici, MTB); o l’integrazione di diverse e complementari offerte (es. relax, ambiente, cultura, enogastronomia); o l’organizzazione di laboratori didattici e di visita e di servizi di tipo educativo per il turismo didattico e scolastico; - imprese artigiane che effettuino produzione di prodotti artigianali tipici secondo le tecniche tradizionali per la realizzazione di merchandising museale e che valorizzino le produzioni attraverso la realizzazione di eventi aperti al pubblico; - attivazione o riqualificazione di esercizi commerciali polifunzionali (ai sensi dell’art. 9 della L.R.14/99); - startup di imprese con caratteristiche di elevata innovazione tecnologica; - progetti di agenzie di viaggio volti ad attivare/rafforzare in forma significativa l’incoming sul territorio (commercializzazione delle offerte, attivazione servizi connessi); - realizzazione di spazi attrezzati per la degustazione, promozione e vendita di prodotti tipici dell’enogastronomia di qualità e di oggettistica ricordo, con priorità a quelli collegati ai servizi di informazione turistica ed alle fortificazioni. 4°) Altri servizi e strutture - riqualificazione e promozione botteghe storiche e mercati storici che possano diventare punto di attrazione e visita; - interventi di recupero, qualificazione, valorizzazione, ammodernamento di singole attività commerciali con criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale, ai fini dell'adeguamento dell'offerta commerciale e del miglioramento del servizio al consumatore-fornitore del bene oggetto di intervento pubblico; - azioni di marketing (realizzazione di un'immagine coordinata, creazione di carte fedeltà o sistemi di fidelizzazione avanzati, creazione di un sito internet comune, campagne pubblicitarie, ecc.) finalizzate ad elevare il livello di accoglienza nell’area oggetto di intervento pubblico; - gestione di servizi comuni (ad es. gestione di servizi aggiuntivi di pulizia degli spazi comuni, servizi di vigilanza e security, ottimizzazione della gestione rifiuti, ecc.) per migliorare l’offerta complessiva dei servizi dell’area; - valorizzazione di circuiti cicloturistici, trekking, equituristici mediante la creazione di punti di assistenza e di acquisto/noleggio/affitto di attrezzature atte a fornire un’adeguata offerta 5°) Servizi per l'accessibilità materiale - noleggio mezzi di trasporto ecologici per la fruizione delle aree ambientali e/o dei beni culturali (es. biciclette, mezzi elettrici), in particolare mezzi utilizzabili da portatori di handicap; - altri servizi di trasporto, in particolare ecologici per la fruizione dei beni (collegamenti e servizio specifico). PER TUTTI GLI INTERVENTI SI RITIENE DEBBA ESSERE CONSIDERATO UN VALORE AGGIUNTO IMPRESCINDIBILE LA VALUTAZIONE DEI SEGUENTI ASPETTI: o INNOVATIVITA’ PER L’AREA SPECIFICA DELL’INTERVENTO; o ECOCOMPATIBILITA’ E RISPARMIO ENERGETICO; o SVILUPPO DI RETI TRA OPERATORI CHE, CREANDO UNA SORTA DI FILIERA PER PRODOTTO TURISTICO, PRESENTINO UN PROGETTO INTEGRATO E DI SISTEMA. TABELLA 1 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008) CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE AREA COSTA (comprende i comuni di Cesenatico, Gatteo, San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone) Classificazione e tipologia ESERCIZI ALBERGHIERI Camere Bagni Posti letto 5 stelle 0 0 0 0 4 stelle 19 1.005 1.037 2.107 3 stelle 308 11.522 11.878 22.963 2 stelle 88 2.087 2.164 3.887 1 stelle 39 654 654 1.164 Residenze turistico alberghiere 13 397 379 974 467 15.665 16.112 31.095 Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 5 573 53 2.102 Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 0 0 0 0 Campeggi e Villaggi turistici in forma mista (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 3 2.097 177 7.115 91 87 138 420 Alloggi agroturistici e country house 4 19 16 54 Ostelli per la gioventù 3 158 166 703 36 693 574 5.640 Rifugi alpini 0 0 0 0 Altri esercizi 0 0 0 0 Totale 142 3.627 1.124 16.034 Totale es. alberghieri e es. complementari 609 19.292 17.236 47.129 6 10 10 20 Altri alloggi privati 1.600 0 0 6.366 Totale 1.606 10 10 6.386 TOTALE GENERALE 2.215 19.302 17.246 53.515 Totale ESERCIZI COMPLEMENTARI Numero esercizi Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale Case per ferie ALLOGGI PRIVATI IN Bed & Breakfast AFFITTO TABELLA 2 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008) CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE Comune di FORLI' Classificazione e tipologia ESERCIZI ALBERGHIERI Camere Bagni Posti letto 5 stelle 0 0 0 0 4 stelle 6 382 398 715 3 stelle 5 142 149 231 2 stelle 3 82 83 129 1 stelle 0 0 0 0 Residenze turistico alberghiere 0 0 0 0 14 606 630 1.075 Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 0 0 0 0 Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 0 0 0 0 Campeggi e Villaggi turistici in forma mista (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 0 0 0 0 Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale 5 22 20 37 Alloggi agroturistici e country house 6 35 24 80 Ostelli per la gioventù 0 0 0 0 Case per ferie 0 0 0 0 Rifugi alpini 0 0 0 0 Altri esercizi 0 0 0 0 Totale 11 57 44 117 Totale es. alberghieri e es. complementari 25 663 674 1.192 10 15 10 29 0 0 0 0 Totale 10 15 10 29 TOTALE GENERALE 35 678 684 1.221 Totale ESERCIZI COMPLEMENTARI Numero esercizi ALLOGGI PRIVATI IN Bed & Breakfast AFFITTO Altri alloggi privati TABELLA 3 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008) CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE AREA PARCO (comprende i comuni di Bagno di Romagna, Santa Sofia, Premilcuore, Portico di Romagna e San Benedetto, Tredozio) Classificazione e tipologia ESERCIZI ALBERGHIERI Camere Bagni Posti letto 5 stelle 0 0 0 0 4 stelle 5 511 511 1.111 3 stelle 12 211 234 375 2 stelle 13 183 181 323 1 stelle 7 73 72 136 Residenze turistico alberghiere 0 0 0 0 37 978 998 1.945 Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 8 223 32 790 Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 0 0 0 0 Campeggi e Villaggi turistici in forma mista (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 15 139 1 1.017 Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale 38 89 107 232 Alloggi agroturistici e country house 30 168 138 406 6 67 66 215 10 148 159 509 Rifugi alpini 3 23 20 157 Altri esercizi 0 0 0 0 Totale 110 857 523 3.326 Totale es. alberghieri e es. complementari 147 1.835 1.521 5.271 3 5 4 12 Altri alloggi privati 111 0 0 578 Totale 114 5 4 590 TOTALE GENERALE 261 1.840 1.525 5.861 Totale ESERCIZI COMPLEMENTARI Numero esercizi Ostelli per la gioventù Case per ferie ALLOGGI PRIVATI IN Bed & Breakfast AFFITTO TABELLA 4 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008) CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE AREA SISTEMA ARCHEOLOGICO (comprende i comuni di Galeata, Savignano sul Rubicone, Sarsina) Classificazione e tipologia ESERCIZI ALBERGHIERI ESERCIZI COMPLEMENTARI Numero esercizi Camere Bagni Posti letto 5 stelle 0 0 0 0 4 stelle 0 0 0 0 3 stelle 2 36 37 70 2 stelle 1 20 22 34 1 stelle 0 0 0 0 Residenze turistico alberghiere 1 15 16 46 Totale 4 71 75 150 Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 0 0 0 0 Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 0 0 0 0 Campeggi e Villaggi turistici in forma mista (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 2 753 0 2.216 Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale 4 20 19 41 Alloggi agroturistici e country house 6 31 24 77 Ostelli per la gioventù 1 8 10 21 Case per ferie 0 0 0 0 Rifugi alpini 0 0 0 0 Altri esercizi 0 0 0 0 Totale 13 812 53 2.355 Totale es. alberghieri e es. complementari 17 883 128 2.505 7 15 11 29 Altri alloggi privati 0 0 0 0 Totale 7 15 11 29 24 898 139 2.534 ALLOGGI PRIVATI IN Bed & Breakfast AFFITTO TOTALE GENERALE TABELLA 5 - RICETTIVITA' (aggiornamento ottobre 2008) CLASSIFICAZIONE, TIPOLOGIA E NUMERO DELLE STRUTTURE RICETTIVE AREA SISTEMA DELLE FORTIFICAZIONI (comprende i comuni di Cesena, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Meldola, Forlimpopoli, Gatteo) Classificazione e tipologia ESERCIZI ALBERGHIERI ALLOGGI PRIVATI IN AFFITTO Camere Bagni Posti letto 5 stelle 0 0 0 0 4 stelle 7 463 475 897 3 stelle 107 3.827 4.023 7.452 2 stelle 22 453 475 763 1 stelle 6 128 128 254 Residenze turistico alberghiere 1 22 23 45 143 4.893 5.124 9.411 Campeggi (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 2 39 5 156 Villaggi turistici (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 0 0 0 0 Campeggi e Villaggi turistici in forma mista (Camere = Piazzole; Bagni = WC) 3 444 56 1.488 Alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale 69 135 161 368 Alloggi agroturistici e country house 39 198 171 443 Ostelli per la gioventù 1 5 7 37 Case per ferie 3 113 115 176 Rifugi alpini 0 0 0 0 Altri esercizi 0 0 0 0 Totale 117 934 515 2.668 Totale es. alberghieri e es. complementari 260 5.827 5.639 12.079 41 83 68 165 Altri alloggi privati 253 0 0 965 Totale 294 83 68 1.130 TOTALE GENERALE 554 5.910 5.707 13.209 Totale ESERCIZI COMPLEMENTARI Numero esercizi Bed & Breakfast TABELLA 6 - IMPRESE DELLA RISTORAZIONE E BAR NEI COMUNI INTERESSATI DALLA ZONIZZAZIONE Comune BAGNO DI ROMAGNA Classificazione ATECO 2002 G 55.3 Ristoranti 29 97 G 55.4 Bar 29 73 1 6 G 55.3 Ristoranti 28 83 G 55.4 Bar 22 196 1 17 G 55.3 Ristoranti 23 122 G 55.4 Bar 14 34 G 55.3 Ristoranti 128 618 G 55.4 Bar 220 596 5 41 G 55.3 Ristoranti 122 698 G 55.4 Bar 136 438 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati 6 43 G 55.3 Ristoranti 9 19 G 55.4 Bar 9 28 G 55.3 Ristoranti 4 12 G 55.4 Bar 2 4 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati 1 1 G 55.3 Ristoranti 128 617 G 55.4 Bar 265 728 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati 14 94 G 55.3 Ristoranti 15 60 G 55.4 Bar 32 67 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati 2 8 G 55.3 Ristoranti 4 11 G 55.4 Bar 3 7 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati 1 3 G 55.3 Ristoranti 19 56 G 55.4 Bar 15 42 9 44 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati BERTINORO G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE 2005 Numero Unità Addetti Unità Locali Locale G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati CESENA G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati CESENATICO CIVITELLA DI ROMAGNA G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati DOVADOLA FORLI' FORLIMPOPOLI GALEATA GATTEO G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati G 55.3 Ristoranti Comune LONGIANO MELDOLA Classificazione ATECO 2002 2005 Numero Unità Addetti Unità Locali Locale G 55.4 Bar 9 19 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati 1 4 G 55.3 Ristoranti 19 71 G 55.4 Bar 22 59 G 55.3 Ristoranti 2 6 G 55.4 Bar 5 7 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati 1 1 G 55.3 Ristoranti 19 72 G 55.4 Bar 12 28 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati 1 4 G 55.3 Ristoranti 3 7 G 55.4 Bar 3 5 12 38 5 13 G 55.3 Ristoranti 21 75 G 55.4 Bar 24 57 G 55.3 Ristoranti 11 26 G 55.4 Bar 15 34 3 3 10 41 3 14 G 55.3 Ristoranti 32 271 G 55.4 Bar 37 124 G 55.3 Ristoranti 5 13 G 55.4 Bar 3 9 G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati PORTICO E SAN BENEDETTO PREDAPPIO PREMILCUORE G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati G 55.3 Ristoranti RONCOFREDDO G 55.4 Bar G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati SAN MAURO PASCOLI G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati SANTA SOFIA G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati G 55.3 Ristoranti SARSINA G 55.4 Bar G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati SAVIGNANO SUL RUBICONE G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati TREDOZIO G 55.5 Mense e fornitura di pasti preparati TABELLA 7 - IMPRESE DEL COMMERCIO NEI COMUNI INTERESSATI DALLA ZONIZZAZIONE 2005 Comune BAGNO DI ROMAGNA BERTINORO CASTROCARO TERME E TERRA DEL SOLE CESENA CESENATICO CIVITELLA DI ROMAGNA DOVADOLA Classificazione ATECO 2002 Numero Unità Locali Addetti Unità Locale G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 20 124 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 37 60 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 103 226 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 32 139 G 51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 65 123 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 75 152 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 14 23 G 51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 65 107 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 73 175 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 282 1390 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 993 4127 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 1176 3318 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 66 186 G 51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 194 707 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 488 1141 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 5 11 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 11 15 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 40 76 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 4 6 G 51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 20 34 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 15 30 2005 Comune FORLI' FORLIMPOPOLI GALEATA GATTEO LONGIANO MELDOLA PORTICO E SAN BENEDETTO PREDAPPIO Classificazione ATECO 2002 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione G 51 Numero Unità Locali Addetti Unità Locale 361 1362 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 1314 4057 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 1320 3897 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 51 133 G 51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 105 235 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 162 475 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 5 9 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 8 10 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 30 48 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 13 37 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 69 187 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 152 268 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 31 100 G 51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 67 299 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 46 98 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 41 113 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 59 98 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 107 213 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 3 3 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 6 9 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 15 40 G 51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 28 136 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 67 140 2005 Comune PREMILCUORE RONCOFREDDO SAN MAURO PASCOLI SANTA SOFIA SARSINA SAVIGNANO SUL RUBICONE TREDOZIO Classificazione ATECO 2002 Numero Unità Locali Addetti Unità Locale G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 3 4 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 5 6 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 14 22 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 4 6 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 16 18 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 20 29 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 25 54 G 51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 114 283 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 100 244 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 9 25 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 23 163 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 52 94 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 6 8 G 51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 12 18 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 46 82 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 45 156 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 164 484 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 255 1525 G 50 Commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli; vendita al dettaglio di carburanti per autotrazione 2 3 G 51 Commercio all'ngrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi 3 3 G 52 Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli); riparazione di beni personali e per la casa 11 18 INDICATORI DI REALIZZAZIONE "Cesenatico: Percorsi d'acque. Valorizzazione del centro e del Museo della Marineria" VALORI POR Unità di misura 1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione VALORI PVPT Valore base del Valore atteso del Valore base del Valore atteso del PVPT al PVPT al 2013 POR al 2007 POR al 2013 31.12.2008 (*) % n.d. + 25% VALORI POR Unità di misura 2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione(**) Comune Risorsa CESENATICO Museo della Marineria Gen. 748 Feb. 640 1.445 Apr. 951 Mag. 1.989 Giu. 1.443 Lug. 1.705 Ago. 2.385 Set. Ott. 1.478 328 Nov. 960 Dic. 3.386 Totale VALORI PVPT 74% 78% Unità di misura CESENATICO presenze Gen. Feb. Mar. 44.675 45.841 92.165 Apr. 213.755 Mag. 272.134 Valore base del Valore atteso del POR al 2007 POR al 2013 n. Giu. 744.583 Lug. 955.168 Ago. 975.015 Set. Ott. Nov. Dic. 57.926 52.273 54.454 308.933 Popolazione residente al 01.01.2008 24.432 (*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo di biglietti emessi presso il Museo della Marineria durante l'anno 2007. (**) Le strutture ricettive del Comune di Cesenatico sono caratterizzate da un periodo di alta stagione (luglio, agosto) e bassa stagione. NOTA: il metodo di misurazione utilizzato potrebbe subire modifiche a seguito della predisposizione da parte dell'Autorità di Gestione di differenti parametri di valutazione. + 1% 3,2685 VALORI POR Comune 3,2685 Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione 17.458 3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007(**) + 10% Valore base del Valore atteso del Valore base del Valore atteso del PVPT al PVPT al 2013 POR al 2007 POR al 2013 31.12.2008 % Mar. 17.458 2,5 Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante 7,7224 2,6 VALORI PVPT Valore base del Valore atteso del PVPT al PVPT al 2013 31.12.2008 7,7224 7,7996 "Complesso Museale San Domenico. Realizzazione di sale per concerti, convegni, esposizioni" VALORI PVPT VALORI POR 1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione Unità di misura Valore base del POR al 2007 Valore atteso del POR al 2013 Valore base del PVPT al 31.12.2008 (*) % n.d. + 25% 91.000 VALORI POR 2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione (**) Comune Risorsa FORLI' Musei S. Domenico Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Totale 91.000 Comune FORLI' presenze Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. 10.858 11.794 15.052 14.965 13.344 14.136 15.195 21.422 15.329 15.380 14.988 11.157 + 10% VALORI PVPT Unità di misura Valore base del POR al 2007 Valore atteso del POR al 2013 Valore base del PVPT al 31.12.2008 Valore atteso del PVPT al 2013 % 74% 78% n.d. n.d. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione n.d. VALORI POR 3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007 (**) Valore atteso del PVPT al 2013 VALORI PVPT Unità di misura Valore base del POR al 2007 Valore atteso del POR al 2013 Valore base del PVPT al 31.12.2008 Valore atteso del PVPT al 2013 n. 2,5 2,6 0,1108 0,1119 Popolazione residente al 01.01.2008 Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante 114.683 0,1108 (*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo di biglietti emessi presso i Musei San Domenico in occasione della Mostra "Silvestro Lega, i Macchiaioli ed il Quattrocento" tenutasi dal 14.01.2007 al 24.06.2007. (**) Le strutture ricettive del Comune di Forlì sono caratterizzate da un periodo di stagione unica. Sono stati pertanto considerati mesi di bassa stagione i 6 mesi in cui si è verificato il minor numero di presenze. NOTA: il metodo di misurazione utilizzato potrebbe subire modifiche a seguito della predisposizione da parte dell'Autorità di Gestione di differenti parametri di valutazione. "Ex -Monastero della S. Annunziata. Riqualificazione a fini convegnistici e congressuali" Unità di misura Valore base del POR al 2007 Valore atteso del POR al 2013 Valore base del PVPT al 31.12.2008 (*) Valore atteso del PVPT al 2013 % n.d. + 25% 26.968 + 2% 1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione VALORI POR Unità di misura Valore base del POR al 2007 % 74% 78% 2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione (**) Centri Visita e Punt Informativo a Campigna Risorsa Bagno di Romagna Gen. Feb. 131 Mar. - Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. 305 1.035 1.553 1.687 1.410 1.791 1.034 1.176 432 383 10.937 - 430 413 324 254 353 334 53 77 - 2.238 500 561 596 1.316 1.245 277 406 52 81 5.034 106 328 367 534 182 415 184 59 124 125 2.465 26 444 557 538 1.121 1.408 429 - - 4.523 50 - - 222 780 619 100 3.901 5.063 5.831 2.358 San Benedetto in Alpe Premilcuore Santa Sofia Tredozio Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi 41 Campigna TOTALE 131 41 487 2.737 3.451 Nov. 1.694 Dic. Totale 685 VALORI PVPT Valore atteso del POR al 2013 Valore atteso del PVPT al 2013 0,1554 + 1% Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione 1.771 589 26.968 0,1554 VALORI POR Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Popolazione residente al 01.01.2008 7.871 4.887 6.398 21.648 20.105 34.994 58.630 83.573 42.971 32.175 23.761 15.782 13.315 VALORI PVPT Unità di misura Valore base del POR al 2007 Valore atteso del POR al 2013 n. 2,5 2,6 3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007 (**) Comuni Valore base del PVPT al 31.12.2008 Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante 1,1375 Valore base del PVPT al 31.12.2008 Valore atteso del PVPT al 2013 1,1375 1,1489 Bagno di Romagna Portico di Romagna e San Benedetto Premilcuore presenze Santa Sofia Tredozio (*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo degli accessi al Parco registrati presso i Centri Visita ed il Punto Informativo di Campigna durante l'anno 2007. (**) Le strutture ricettive dei Comuni di Portico di Romagna e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia e Tredozio sono caratterizzate da un periodo di stagione unica, mentre le strutture ricettive del Comune di Bagno di Romagna sono caratterizzate da un periodo di alta stagione (Luglio, Agosto, Settembre) e bassa stagione. Per esigenze di uniformità, sono stati considerati per tutti i suddetti Comuni inseriti nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi mesi di bassa stagione i mesi di Gennaio, Febbraio, Marzo, Ottobre, Novembre, Dicembre. NOTA: il metodo di misurazione utilizzato potrebbe subire modifiche a seguito della predisposizione da parte dell'Autorità di Gestione di differenti parametri di valutazione. "Parchi e Aree Archeologiche: la villa di Teodorico e il Parco Archeologico di S. Giovanni in Compito" VALORI POR Unità di misura 1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione VALORI PVPT Valore base del Valore base del Valore atteso PVPT al POR al 2007 del POR al 2013 31.12.2008 (*) % n.d. + 25% VALORI POR Unità di misura 2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione (**) Comune Risorsa GALEATA Museo Mambrini Gen. 72 Feb. 127 Mar. 155 263 Mag. 225 Giu. 190 Lug. 80 Ago. 196 Set. 222 Ott. 199 Nov. 185 Dic. 53 Totale 74% 78% Unità di misura GALEATA Gen. presenze 25 Feb. 20 Mar. 21 Apr. 118 Mag. 32 Giu. 35 Lug. 16 68 Set. 25 Ott. 42 Nov. 17 Dic. 23 VALORI PVPT Valore base del Valore base del Valore atteso PVPT al POR al 2007 del POR al 2013 31.12.2008 n. Ago. + 1% 0,5189 VALORI POR Comune 0,5189 Valore atteso del PVPT al 2013 Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione 1.967 3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007 (**) + 2% VALORI PVPT Valore base del Valore base del Valore atteso PVPT al POR al 2007 del POR al 2013 31.12.2008 % Apr. 1.967 Valore atteso del PVPT al 2013 2,5 2,6 0,0081 Valore atteso del PVPT al 2013 0,0082 Popolazion Presenze nei periodi e residente di bassa stagione al degli esercizi ricettivi 01.01.2008 per abitante 2.502 0,0081 (*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo di biglietti emessi presso il Museo Mambrini di Galeata durante l'anno 2007. Il biglietto è cumulativo e comprende sia l'ingresso al Museo Mambrini sia la visita presso l'area archeologica della Villa di Teodorico. (**) Le strutture ricettive del Comune di Galeata sono caratterizzate da un periodo di stagione unica. Sono stati pertanto considerati mesi di bassa stagione i 6 mesi in cui si è verificato il minor numero di presenze. NOTA: il metodo di misurazione utilizzato potrebbe subire modifiche a seguito della predisposizione da parte dell'Autorità di Gestione di differenti parametri di valutazione. "Il sistema delle fortificazioni della Romagna Pontificia e Malatestiana" VALORI POR Unità di misura 1. Incremento di visitatori nelle aree oggetto di riqualificazione % VALORI PVPT Valore base del Valore atteso POR al 2007 del POR al 2013 n.d. Valore base del PVPT al 31.12.2008 (*) Valore atteso del PVPT al 2013 19.750 + 5% + 25% VALORI POR Unità di misura 2. Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione (**) Comune Risorsa CESENA Rocca Malatestiana Gen. 400 Feb. 800 Mar. 1.200 % Apr. 3.200 Mag. 3.500 Giu. Lug. 1.600 1.700 Ago. 1.900 Set. Ott. 2.500 1.200 Nov. 950 Dic. Totale 800 VALORI PVPT Valore base del Valore base del Valore atteso PVPT al POR al 2007 del POR al 2013 31.12.2008 74% 78% 0,3715 0,3715 VALORI PVPT VALORI POR Unità di misura Comune CESENA Gen. presenze 5.630 Feb. 6.930 Mar. 9.018 Apr. 9.481 Mag. 9.189 Giu. Lug. n. Ago. Set. 9.682 10.853 14.903 10.191 Ott. 8.557 Nov. 8.684 Dic. Popolazione residente al 01.01.2008 6.809 94.904 + 1% Rapporto visitatori fuori stagione / visitatori alta stagione 19.750 3. Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante - ANNO 2007 (**) Valore atteso del PVPT al 2013 Valore base del Valore atteso POR al 2007 del POR al 2013 2,5 Valore base del PVPT al 31.12.2008 2,6 Presenze nei periodi di bassa stagione degli esercizi ricettivi per abitante 0,0801 (*) E' stato preso in considerazione il numero complessivo di biglietti emessi all'ingresso della Rocca Malatestiana di Cesena durante l'anno 2007. (**) Le strutture ricettive del Comune di Cesena sono caratterizzate da un periodo di stagione unica. Sono stati pertanto considerati mesi di bassa stagione i 6 mesi in cui si è verificato il minor numero di presenze. 0,0801 Valore atteso del PVPT al 2013 0,0809