Atrocita` commesse sul popolo Herero durante la

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Atrocita` commesse sul popolo Herero durante la
Un analisi delle recenti accuse contro la Germania e un’inchiesta sulla credibilità e sulla
giustificazione delle richieste di “aus Nordbruch”
Organizzatore dell’evento: European American Culture Council
Luogo e data dell’evento: Sacramento (California), 25 Aprile 2004
Gentili Signore e Signori,
è un piacere per me ringraziare coloro che hanno avuto il coraggio di organizzare questa magnifica
conferenza. In particolar modo desidero ringraziare coloro che hanno reso possibile la mia presenza
qui. E’ un grande onore per me essere ospite in mezzo a donne e uomini che si sentono
consapevolmente impegnati a ricercare la verità storica e, facendo ciò, disposti a farsi carico della
relativa incombenza di rischio personale e finanziario e, spesso, persino di attacchi fisicamente duri
alla loro salute e alla loro incolumità.
Oggi vorrei parlarvi delle recenti accuse mosse alla Germania: le presunte atrocità commesse sul
popolo Herero nell’Africa del Sud Ovest tedesca nel 1904. Secondo le accuse le Kaiserliche
Schutztruppe (truppe coloniali imperiali) avrebbero massacrato gli Herero dopo “una battaglia di
accerchiamento” a Waterberg l’11 Agosto 1904 costringendoli “sistematicamente e spietatamente” a
scappare verso il deserto privo di acqua di Omaheke, facendo in modo che non ne uscissero e,
quindi, condannandoli a morire atrocemente di fame e di sete. Si ritiene che decine di migliaia di
Herero siano stati uccisi. In una qualche misura, i sostenitori di questa accusa affermano che questo
“genocidio” sarebbe stato provocato “dall’infame bando” del Generale Lothar von Trotha,
comandante in capo delle truppe coloniali nell’Africa tedesca del Sud-Ovest. Queste accuse sono
basate sulla verità storica? Esaminiamo i fatti!
Alla Conferenza Mondiale contro il Razzismo, la Discriminazione Razziale, la Xenofobia e
Intolleranze Collegate tenutasi in Sud Africa, a Durbam, il 1° di Settembre 2011, Joschka Fischer,
Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Federale di Germania, proclamò: “Il più terribile
crimine del 20° secolo, comunque, ebbe luogo nel mio paese: il genocidio di sei milioni di Ebrei
europei, Rom e Sinti. La memoria di questo evento, che non può essere in alcun modo relativizzato e
la responsabilità derivante, modellerà per lungo tempo la politica tedesca” (1) Davanti ad un simile
assegno in bianco non c’è da sorprendersi che le richieste di “riparazioni e compensazioni” nei
confronti della Germania rappresentino ancora oggi un buona natura lucrativa. Perciò non c’è da
meravigliarsi nel vedere costantemente nuove richieste basate su presunti incidenti che si suppone
abbiano avuto luogo in un passato remoto, per essere precisi, tra il 19° ed il 20° secolo in Africa. Nel
Settembre 2001 tale richiesta fu fatta per conto del popolo Herero dell’Africa del Sud Ovest (ora
Namibia), dal controverso capotribù Kuaima Riruako. Tramite un’azione legale davanti ad una corte
americana, intendeva richiedere quattro miliardi di dollari americani per danni dalla Repubblica
Federale Tedesca e da due società tedesche per schiavitù, genocidio e furto. Egli riteneva che le
possibilità di successo fossero “fattibili perché stiamo seguendo la stessa strada degli Ebrei. Il
genocidio contro il nostro popolo fu un precursore dell’Olocausto” (2). Riruako sostiene “che
siccome la Germania ha pagato riparazioni agli Ebrei per la loro sofferenza nell’Olocausto nazista,
anche la sua tribù dovrebbe ricevere la compensazione da parte tedesca” (3). Questa forte
dichiarazione merita di essere analizzata nei dettagli, in particolare per via del fatto che Riruako ha
già minacciato pubblicamente che, nel caso al suo popolo non fossero pagate “le riparazioni per i
crimini commessi contro di esso durante l’era coloniale”, si sarebbero “reimpossessati” con la forza
delle aziende agricole. “La Germania ci deve delle riparazioni, altrimenti l’unica strada rimasta per
noi africani sarà quella percorsa dallo Zimbabwe” (4).
Ereticamente
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Nella storiografia dobbiamo chiaramente distinguere fra i due principali gruppi antagonisti: da una
parte coloro che accusano qualcuno e sostengono affermazioni o persino dogmi di presunti genocidi
e, dall’altra parte coloro che non lo fanno. Questi ultimi in genere tendono a confutare queste accuse
avvalendosi della ricerca, preferibilmente tramite ricerca empirica e pubblicazioni accademiche. Lo
stesso principio vale per la storiografia dell’Africa del Sud Ovest tedesca. Per semplificare il
complesso, chiamiamo i sostenitori della tesi del genocidio degli Herero con nome di
“sterminazionisti” . Quelli della controparte li chiameremo “revisionisti” , poiché tentano
scientificamente di valutare o di correggere la storiografia predominante. Nell’ambito dell’attuale
clima del politicamente corretto, questo status quo può causare problemi, Gunter Spraul, un
insegnante tedesco di storia alle scuole superiori, capì chiaramente questo argomento e ammise:
“Fin dalla seconda guerra mondiale, la parola GENOCIDIO evoca particolari emozioni e associazioni.
Le immagini che evoca sono determinate dalle pratiche dei Nazional Socialisti, così che ogni
paragone deve poi sia confrontarsi che competere con esse” (5) Ma in questo modo, signore e
signori, la discussione viene abilmente indirizzata in un predeterminato angolo fuori dal quale una
libera e reale discussione non è più possibile, perché viene soffocata fin dall’inizio.
Quando nel Luglio 2011, sul giornale Windhoek Observer apparve un articolo che parlava di una
recente tesi di laurea di Klaus Lorenz all’Università di Amburgo (6), gli sterminazionisti si
allarmarono. Lorenz mise in dubbio le accuse del cosidetto genocidio Herero. Proprio come fece
l’archivista del Windhoek National Brigitte Lau nel suo articolo: Uncertain Certainties (certezze non
certe) nel 1989. Secondo gli sterminazionisti quei tipi di pubblicazioni critiche erano una prova di
storiografia “di destra” o comunque “apologetica” (7). La libreria svizzera Basler Bibiolgraphie, nota
per sostenere “movimenti di liberazione” come l’African National Congress (ANC) oppure il South
West African People’s Organisation (SWAPO), riconobbero presto che quegli articoli furono
pubblicati in giornali piuttosto conservatori che furono perciò diffamati come “scritti revisionisti” , i
quali vennero interpretati come “di destra” e quindi non scientifici. Bene, ma perché gli articoli
pubblicati su giornali non marxisti o su giornali non di regime dovrebbero essere considerati meno
validi scientificamente degli articoli pubblicati sui media “di sinistra” o anti-tedeschi?
Accuse e Rivendicazioni
Molte pubblicazioni sterminazioniste sono sature di parole abusate e strausate che tendono a zittire,
come “genocidio” . “brutalità” , “fascismo” , “tirannia tedesca” , “politiche di sterminio” e,
naturalmente, “Olocausto” . Non c’è da meravigliarsi se persino nei cosìdetti libri scolastici trovate
frasi come questa ad esempio: “Per von Trotha la sommossa non era altro che un’orda di negri
selvaggi la cui ribellione non poteva essere che punita con lo sterminio” . (8) Secondo il settimanale
cattolico tedesco DAS SONNTAGSBLATT, il “L’Afrikakorps” (sic!) imperiale tedesco, commise il
primo genocidio del 20° secolo. Le truppe coloniali obbligarono gli Herero a scappare nel deserto
senza acqua, dove quattro quinti del popolo Herero sarebbero poi morti di sete. (9) Il Fronte di
Unificazione Africano descrive il livello di questa presunta atrocità: “Le donne le ragazze Herero e
Nama furono internate in campi di concentramento e stuprate dalle truppe tedesche, mentre gli
uomini e i ragazzi venivano torturati e ammazzati. Questo trattamento nei confronti degli africani fu
più tardi riservato agli Ebrei e altri nemici del regime nazista in Germania e dalle stesse unità
militari che praticarono i loro esercizi di morte in Africa” . (10).
Enzo Traverso, che insegna scienze politiche in Francia, sostiene: “Il popolo Herero composto da
oltre 80.000 persone all’inizio del 1904 fu ridotto a 8.000 individui alla fine dello stesso anno in
seguito a sistematiche azioni di persecuzione, distruzione e deportazione nel deserto, il che fu
classificato da alcuni storici come: politica deliberata di genocidio” . (11) Peter Carstens
dell’Università di Toronto è totalmente d’accordo, sebbene i suoi numeri differiscono in modo
significativo: “Quando la ribellione fu soppressa nel 1907, il loro numero era stato ridotto da 100.000
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a 25.000” (12) L’associazione con base a Londra Peace Pledge Union (Unione Impegno per la Pace)
asserisce che i soldati tedeschi erano ben pagati per cacciare gli Herero in quella infida landa
desolata. Fu loro ordinato di avvelenare le poche pozze d’acqua presenti. Altri misero dei posti di
guardia lungo il confine di 150 miglia: ogni Herero che tentava di ritornare veniva ucciso. (13)
Nessuna affermazione sembra essere troppo grottesca, nessuna accusa troppo assurda. Nel 1998, il
noto giornalista americano del DALLAS MORNING NEWS, Todd Bensman, scrisse senza alcuna
vergogna: “Dal 1904 al 1915 (!), le truppe del Kaiser sterminarono sistematicamente 80.000 Herero,
un massacro poco noto di teutonica efficienza che creò campi di lavoro forzato, schiavitù sessuale e i
primi ‘studi’ accademici sulla presunta superiorità Ariana” . (14) Lo scrittore socialista Tom Sanders
afferma: “Storie raccontate dicono che gli uomini tagliavano le gole ai capi di bestiame per berne il
sangue. Degli Herero aprivano le pance delle bestie morte per berne il liquido dello stomaco. Gli
uomini che fuggivano dal deserto venivano linciati nello stile del Ku Klux Klan” . (15) Sebbene
questa affermazione sia puramente soggettiva, non trovò mai alcun sostegno da parte dei media
schierati. Un paio di anni fa la BBC affermò con serietà che “I tedeschi trascinarono gli Herero nel
deserto di Omaheke, sigillando le ultime pozze d’acqua e alzando una rete attorno per tenerli
lontani” . (16) I sostenitori della tesi dello sterminio affermano che lo “sterminio degli Herero” fu
invece “il primo genocidio del 20° secolo” . E’ chiaro che si sta facendo più evidente l’idea che
“questi spietati tedeschi in Namibia piantarono i primi semi dai quali Adolf Hitler avrebbe raccolto i
frutti per i suoi esperimenti razziali contro gli Ebrei nell’Olocausto Nazista che ebbe luogo 40 anni
più tardi” (17). Non stupisce quindi che il movimento per i diritti umani “Società per i Popoli
Minacciati” (Society for Threatened Peoples in inglese, oppure, Gesellschaft fuer bedrohte Voelker
in tedesco) potesse affermare: “Giudicati con tutti i criteri storici, la rivendicazione degli Herero è la
stessa di quella degli Ebrei” . (18).
Come avviene in molti altri casi circa le richieste di “risarcimento” , anche in questo caso il numero
delle presunte vittime sembra essere troppo ambiguo. Riruako calcola in modo avventuroso:
“Secondo la ricerca, oggi saremmo stati un popolo di 2 milioni di anime, anziché essere invece dai
400 ai 500.000” . (19) Accidenti, è sorprendente! Secondo le rilevazioni ufficiali, la Namibia oggi
conta una popolazione di 1,8 milioni di abitanti, dei quali, solo circa 100.000 sono Herero. (20) Nel
Gennaio del 2004 Riruako diffuse persino la notizia che un numero di “circa 500.000 persone di
origine Herero viveva in Germania” . (21) Non c’è mai stato un censimento ufficiale della
popolazione prima della rivolta degli Herero. Cento anni fa, il missionario Friedrich Bernsmann
stimò la quantità degli Herero, prima della loro rivolta, in 35.000 unità. Egli inoltre stimò che di
questi, dai 23.000 ai 25.000 sopravvissero alla rivolta (22). Sebbene queste cifre sono basate solo su
stime, le affermazioni di Bernsmann sono abbastanza vere. Secondo le dichiarazioni fatte dalla
RHEINISCHE MISSION, la principale missione cattolica nell’Africa tedesca del Sud Ovest,
nell’intero territorio Herero/Damaraland, alla fine del 1901 furono battezzati circa 4.400 nativi,
3.000 dei quali erano Herero. (23) Se si da credito alla relativa documentazione che indica che al
tempo della rivolta circa il 10% della popolazione locale era stata convertita al cristianesimo, il
calcolo porta ad un totale di circa 30.000 individui del popolo Herero. Inoltre, l’ex Giudice della
Corte Suprema dell’Africa del Sud Ovest, Israel Goldblatt, valuta, nel suo libro History of South West
Africa del 1921 cioè 15 anni dopo la guerra, il numero della popolazione Herero appena sopra le
31.000 unità. Nei quattro successivi decenni il numero aumentò superando appena le 35.000 unità.
(24) Questo naturale tasso di crescita dimostra chiaramente che era biologicamente impossibile per
gli “Herero sopravvissuti” triplicarsi o addirittura quadruplicarsi nel giro di meno di una
generazione, ciò che comunque potrebbero aver fatto se i numeri dati dagli sterminazionisti fossero
giusti. Basandoci su dati demografici di cui poterci fidare, nel 1904 c’erano al massimo 30.000
Herero. Non tutti parteciparono alla rivolta. A Waterberg si adunarono circa 22.000 Herero, incluse
donne e bambini. Queste sono le cifre reali con le quali dobbiamo confrontarci e non le accuse
astronomicamente esagerate e politicamente motivate, presentate dai sostenitori della leggenda del
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genocidio.
L’azione legale da parte della Herero People’s Reparations Corporation
(Ente per gli Indennizzi al Popolo Herero)
Tuttavia il capo tribù degli Herero, Kuaima Riruako, sostiene sfacciatamente che la soppressione
della rivolta sarebbe stata “una guerra di genocidio” nella quale più di 80.000 Herero furono
decimati in una “mattanza stile Nazista nei confronti degli Ebrei” . Senza esitazione paragona
questo, ciò che lui definisce “crudeltà tedesca” , all’Olocausto e dichiara: “Noi siamo come gli Ebrei
che furono distrutti. I tedeschi hanno pagato per aver versato il sangue ebraico. Noi diciamo:
risarcite anche noi! E’ tempo di guarire la ferita” (25) Nel Settembre del 2011, una richiesta di
indennizzo fu ufficialmente consegnata dal cosidetto Ente per gli Indennizzi del Popolo Herero che è
presieduto da Riruako. In tribunale “l’ente” è rappresentato dallo studio di avvocati con base a
Washington Musolino and Dessel i quali sostengono: “Presagendo con impressionante precisione
l’imperdonabile orrore dell’Olocausto Europeo soltanto qualche decade più tardi, gli imputati e la
Germania imperiale crearono un’impresa commerciale tedesca che si avvalse di sterminio a sangue
freddo esplicitamente sanzionato, la distruzione dell’organizzazione sociale e della cultura tribale,
campi di concentramento, lavoro forzato, esperimenti medici e lo sfruttamento di donne e bambini in
modo da favorire i loro comuni interessi finanziari” . (26) I sostenitori della tesi del genocidio furono
sorpresi. Sidney Harring, un “esperto legale” americano di sinistra, ad esempio, confermò
rapidamente che queste accuse erano vere. “La richiesta di indennizzo degli Herero è direttamente
motivata nella caratterizzazione della storia della Germania come particolarmente violenta e come
una ex potenza coloniale imperialista e razzista; il pagamento di indennizzi è la conferma
dell’ammissione di questa violenza. In verità c’è la prova che il razzismo virulento che portò
all’olocausto non solo caratterizzò la colonizzazione tedesca dell’Africa ma in parte fu formato
laggiù” (27)
Signore e Signori! La maggior parte di questi giudizi frettolosi e diffamatori:
–
si basano in primo luogo sulla letteratura coloniale della Germania Imperiale in genere priva di
senso
–
in secondo luogo sono radicati nelle pubblicazioni della propaganda britannica del periodo
della Prima Guerra Mondiale, come, ad esempio, l’infame BLUE BOOK (libro azzurro)
–
in terzo luogo sono basati su accuse mosse principalmente da storici marxisti della Repubblica
Democratica Tedesca che costruirono le voci sul genocidio, in particolare la “leggenda
dell’Omaheke” .
Oggi queste accuse dominano la storiografia ufficiale che si adatta senza senso allo spirito del
tempo, nonché al giornalismo politicamente corretto. Questo avviene per lo più perché gli storici non
marxisti si sono adattati alle pubblicazioni dei loro colleghi della Germania dell’Est senza verificare
dettagliatamente i fatti. In questo modo, le opinioni marxiste ebbero modo di entrare nella scuola e
nei libri di testo in tutto il mondo. Se preferite potete chiamarle “opinioni progressiste” le quali
spesso finiscono per diventare tipicamente anti-tedesche.
Ma ci sono intellettuali che non hanno mai cessato di istruirsi. Questo vale, ad esempio, per Olga
Levinson, allora Presidente dell’Associazione Sudafricana delle Arti (SWA). All’inizio degli anni
sessanta, questa donna intellettuale ebrea credeva che i tedeschi avessero “messo in pratica le
politiche di sterminio” in base alle quali ogni uomo Herero, ogni donna Herero e ogni bambino
doveva essere “ucciso senza pietà” . (28) Bene, 40 anni fa alla popolazione non era stato ancora fatto
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il lavaggio del cervello come al giorno d’oggi. Le dichiarazioni anti-tedesche non basate su fatti
ricevevano una marea di proteste nelle pagine delle lettere dei giornali del Sudafrica e dell’Africa
del Sudovest. Al contrario di altri intellettuali, la Sig.ra Levinson fu abbastanza integra da rivedere
le proprie opinioni per confrontarsi con la verità storica. Alla fine delle discussioni essa ammise di
aver considerato “l’ordine di sterminio” come un “nudo fatto di storia” e che non avrebbe mai
pensato che una fonte ufficiale come il Blue Book fosse “inaffidabile” . La Sig.ra Levinson alla fine si
convinse e dichiarò: “Col mio libro eliminerò una volta per tutte le vecchie accuse che purtroppo
vengono ancora credute dalla maggior parte dei sudafricani e in altre parti del mondo” . (29)
La battaglia di Waterberg
Come stanno allora storicamente le cose? Nell’Agosto 1904 22.000 appartenenti alla tribù degli
Herero, incluse donne e bambini, si radunarono a Waterberg. Essi non furono affatto sconfitti e non
intendevano tantomeno arrendersi. Da un punto di vista storico non è vero asserire che l’11 Agosto
si sarebbe verificata una sola decisiva battaglia. Infatti ci furono un paio di battaglie e di
scaramucce, separate una dall’altra da una distanza di 50 kilometri. La più importante di tutte fu
quella dei pozzi d’acqua di Hamakari che si tradusse quasi in un disastro per i tedeschi. Durante
tutte le battaglie, gli Herero non rinunciarono mai all’iniziativa. Imbattuti e senza essere in definitiva
minacciati, il loro leader, capotribù Samuel Maharero, prese comunque una decisione fatale la notte
seguente. Gli Herero si dispersero in tutte le direzioni, la maggior parte di loro verso sudest in
direzione del deserto di Omaheke. Le truppe imperiali furono incapaci di impedirlo, in particolare fu
loro impossibile seguirli. Sia uomini che cavalli erano entrambi sfiniti. Le pattuglie tedesche che
tentarono di seguire gli Herero dovettero fare ritorno dopo solo pochi giorni. Quindi gli Herero
riuscirono a muoversi velocemente in gruppi di persone ma completamente indisturbati dai tedeschi.
Solo dopo settimane le forze militari tedesche furono in grado di darsi all’inseguimento. Questa non
fu una caccia ma piuttosto uno strenuo inseguimento sulle tracce degli Herero. Non ci fu nessuna
“costrizione nei loro confronti ai margini del deserto di sabbia” come affermano gli sterminazionisti.
Quando il Generale von Trotha alla fine raggiunse Osombo Windimbe, il luogo dove pronunciò la sua
dichiarazione ad alcuni ritardatari e sbandati il 2 Ottobre, gli Herero rimasero dispersi nell’intera
area per lungo tempo. Samuel Maharero e i suoi seguaci, ad esempio, si rifugiarono nel
Beciuanaland Britannico (il Botswana odierno) fin dall’ultima settimana di Settembre. Altri
puntarono verso sud e tornarono alle loro terre persino su a Walvis Bay. Altri ancora fuggirono verso
nord nella Ovamboland. La maggior parte di loro scomparve nella savana. Non ha assolutamente
senso ritenere che gli Herero in quel periodo fossero ancora nell’Omaheke. Non c’era la benché
minima possibilità per loro di “ripiegare” dal deserto “verso le linee tedesche” .
Tuttavia non c’è dubbio sul fatto che gli Herero abbiano avuto un terribile destino. Nell’attraversare
la distesa di sabbia e i lunghi periodi senza acqua, persero la stragrande maggioranza del loro
bestiame ed anche molti di loro perirono. Comunque la ritirata degli Herero in direzione sudest non
fu ne forzata ne scelta casualmente, ma ben programmata. Molto tempo prima che la rivolta
scoppiasse, Maharero ebbe assicurato l’appoggio britannico promettendo di risparmiare vite
britanniche e sudafricane da qualsiasi attacco o incidente. Come contromossa, gli fu permesso di
ritirarsi nel protettorato britannico del Beciuanaland (30). Infatti la migrazione laggiù degli Herero
era già iniziata un paio di mesi prima della rivolta (31), persino decenni prima che le battaglie di
Waterberg ebbero luogo (32). Il percorso sicuro attraverso il deserto di Omaheke, chiamato il
sentiero Ngami, era ben conosciuto dagli Herero già da molti anni. Conoscevano i sentieri,
nascondigli segreti e pozze d’acqua. La vera tragedia fu che nel 1904 era piovuto molto meno
nell’Omaheke di quanto avvenne nel resto del paese.
Il “Vernichtungsbefehl” (ordine di sterminio)
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Contrariamente ad ogni aspettativa, gli sterminazionisti sostengono che i tedeschi avevano
continuato a spingere gli Herero e il loro bestiame nel deserto, circondato tutte le strade di fuga ed
obbligandoli alla fine a morire facendo loro mancare l’acqua. Poi, ritengono che il Gen. Von Trotha
diede l’infame “ordine di sterminio” il 2 Ottobre 1904 per mettere in atto la soluzione finale (33).
Siamo seri! E’ poco conosciuto il fatto che non c’è un vero e proprio documento di quella
dichiarazione. Il testo non è reperibile in nessuna pubblicazione ufficiale o semi-ufficiale. Si dice che
l’originale sia andato perso! Le versioni conosciute differiscono in modo significativo l’una dall’altra.
La prima versione della dichiarazione fu pubblicata solo un anno dopo, nel 1905, senza citare alcuna
fonte, dall’editore del WINDHUKER NACHRICHTEN, Conrad Rust. Alla fine di quell’anno fu anche
pubblicata nel giornale social-democratico VORWAERTS (che significa: Avanti). Giusto per evitare
accuse di parzialità, non ho dubbi che il Gen. Von Trotha abbia effettivamente emesso un proclama
circa le procedure da adottare contro gli Herero armati, ma le circostanze che circondano l’evento
sono alquanto misteriose. Una copia del relativo testo conservato negli Archivi Nazionali di
Windhoek afferma (traduzione mia) quanto segue, che però, guarda caso, differisce dal testo
conservato negli archivi di Potsdam:
“Io, il grande generale dei soldati tedeschi, indirizzo questo messaggio al popolo Herero. Gli Herero
non sono più dei soggetti tedeschi. Essi hanno assassinato e rubato, hanno tagliato orecchi e nasi e
altri parti del corpo a soldati feriti ed ora non vogliono più combattere per codardia. Io dico al
popolo: chiunque consegni un capo riceverà 1.000 Marchi, colui che porterà Samuel in persona
riceverà 5.000 Marchi. La nazione Herero deve lasciare il paese. Se non lo farà la obbligheremo con
la forza. All’interno dei confini tedeschi, ogni appartenente agli Herero, armato o disarmato, con o
senza bestiame, verrà fucilato. Nessuna donna o bambino verranno ammessi nel territorio: saranno
respinti o verrà aperto il fuoco su di loro. Queste sono le mie parole al popolo Herero.
Il Grande Generale de Potente Kaiser, Generale Lothar von Trotha. 2 Ottobre 1904”
A mio avviso, signore e signori, l’intenzione di questa dichiarazione piuttosto arrogante e altezzosa
va spiegata innanzitutto in termini psicologici. La scelta della sola patetica parola lo giustifica. Lo
scopo dell’esercito tedesco era di minacciare che bande di Herero che imperversavano, oppure come
la storica americana Karla Poewe riassume: “L’intenzione era di tenere le piccole bande di
guerriglieri lontano dalle truppe tedesche” (34) Anche la teatralità dell’esercito tedesco a quel
tempo suggerisce tale deterrenza: il tribunale militare condannò due Herero a morte che furono poi
impiccati davanti a 30 prigionieri. Dopo l’esecuzione, la dichiarazione fu loro letta nella loro lingua
Otjiherero. I prigionieri furono poi rilasciati garantendo così che il contenuto della dichiarazione
sarebbe stato divulgato persino nei più remoti nascondigli degli Herero.
Von Trotha giustificò parimenti la sua condotta di guerra nel DEUTSCHE ZEITUNG: “Il
comportamento delle tribù africane era insito in esse fino alla sconfitta. Questo doveva succedere
anche in questo caso. E’ ovvio che la guerra in Africa non è in linea con la Convenzione di Ginevra.
Fu doloroso per me riportare indietro le donne dai pozzi d’acqua del Kalahari, ma le mie truppe si
trovavano di fronte ad una catastrofe. Se avessi reso accessibile anche la più piccola pozza d’acqua
alle donne, mi sarei trovato ad affrontare una Beresina africana” (35) Qui il Generale von Trotha
allude alla ritirata di Napoleone da Mosca nel 1912 e alla tragica traversata del fiume della sua
Grande Armata. Pare che il Generale volesse porre fine alla guerra nel modo più rapido ed efficiente
possibile, evitando ogni futura rivolta da parte del nemico ed assicurare un pacifico e duraturo
sviluppo del paese.
C’è inoltre un’altra ragione psicologica dietro alla dichiarazione e che non può essere ignorata. Al
contrario dei combattenti europei, gli Herero non portavano uniformi ma indossavano i loro
tradizionali abiti civili. Essi erano ovunque, nella folta savana e nelle fattorie, giorno e notte, era
impossibile distinguere se si trattava di un civile o di un rivoltoso. Ci furono molte pattuglie tedesche
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che persero la loro vita in modo spaventoso a causa di queste bande di ribelli. Tortura e mutilazione
erano abitudini comuni. Gli Herero non facevano mai prigionieri. Per cui, la dichiarazione del
Generale è anche da intendersi come misura di tutela per le sue truppe. (36)
Il reale significato di Vernichtung (sterminio)
Che cosa significa veramente il termine Vernichtung usato dai tedeschi durante la campagna
militare nell’Africa del Sudovest nel 1904? Come spiega giustamente la storica americana Karla
Poewe: “L’uso del verbo “vernichten” che la gente inconsapevolmente traduce con “sterminio” ,
significa infatti, nel suo uso nei tempi, rottura della resistenza militare, nazionale o economica” (37).
In effetti l’ambiente militare tedesco intendeva e intende ancora oggi il termine “Vernichtung” nel
senso di “eliminazione” , in altre parole, la neutralizzazione, la rottura della resistenza del nemico e
della sua capacità di continuare a combattere. Nient’altro emerge dalla strategia di von Trotha: “Il
mio piano adottato inizialmente per le operazioni era quello di accerchiare gli Herero a Waterberg e
di eliminare la massa con un attacco, per poi stabilire posti operativi individuali dove trovare e
disarmare i fuggitivi, con taglie sulle teste dei comandanti da essere condotti sotto il mio controllo e
poi punirli con la pena di morte” (38). Gli Herero quindi non dovevano essere “sterminati”, ma al
contrario, dopo essere stati disarmati, dovevano essere fatti prigionieri e sedati. Per questa ragione
furono allestiti campi di prigionia per migliaia di persone (39). Possiamo quindi ragionevolmente
concludere che la dichiarazione del Generale Lothar von Trotha al popolo Herero del 2 Ottobre 1904
non fu un “ordine di genocidio” ma un annuncio motivato da ragioni logistiche e psicologiche,
formulato con parole penose. Inoltre è poco noto il fatto che la dichiarazione fu seguita da un vero e
proprio ordine alle truppe che getta un ulteriore luce negativa sul valore propagandistico del
proclama dal sapore barbaro. Questo successivo ordine, ovviamente, non fu reso pubblico:
“Questo proclama va trasmesso alle truppe durante lo schieramento con l’aggiunta che qualsiasi
soldato che cattura un capo nemico riceverà la ricompensa e che fare fuoco su donne e bambini è da
intendersi sparare sopra le loro teste così da obbligarli a fuggire. Sono certo che questo proclama
non porterà più alla cattura di prigionieri maschi, ma anche che non ci saranno atti di crudeltà verso
donne e bambini. Essi si metteranno a correre se verranno sparati un paio di colpi sopra di loro. La
truppa rimarrà conscia del buon nome dei soldati tedeschi.
Il Comandante
Firmato: v. Trotha, Generale” (40)
Questo successivo ordine indica chiaramente che il Generale von Trotha proibì esplicitamente
l’uccisione di donne e bambini. Questo si addiceva anche all’etica dell’ufficiale Prussiano. Un ordine
di uccidere donne e bambini era contro il codice d’onore dell’ufficiale tedesco, senza menzionare le
tradizionali norme generali di condotta applicabili ai soldati tedeschi in guerra. Forse considero
questo in un modo da occhi troppo azzurri? Diamo ora uno sguardo al
trattamento degli Herero da parte dei tedeschi
In una lettera all’editore del quotidiano di Windhoek ALLGEMEINE ZEITUNG del 28 Luglio 1961, il
Sig. R. Sarnow, un ex soldato che servì nelle truppe coloniali durante la rivolta degli Herero,
affermò: “che ogni Herero maschio, donna o bambino che si arrendeva, veniva inviato alla missione e
vi si provvedeva. Noi soldati tedeschi non eravamo soldataglia indisciplinata che uccideva senza
motivo, ma eravamo una truppa assolutamente disciplinata che non ha mai fatto del male a nessun
Herero disarmato” . Gli storici marxisti, ovviamente, ne sanno di più. Il noto storico comunista Horst
Drechsler, ad esempio, afferma: “In realtà la differenza di trattamento tra uomini da una parte e
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donne e bambini dall’altra non fu mai fatta. Tutti gli Herero, indipendentemente dal fatto se erano
uomini, donne o bambini, venivano uccisi ogni volta che cadevano nelle mani dei soldati tedeschi”
(41). Tali affermazioni, vendute come fatti storici, si trovano spesso sui media. Il giornale tedesco di
sinistra JUNGE WELT, ad esempio, scriveva: “Esecuzioni di massa di prigionieri e la decimazione
degli Herero feriti era all’ordine del giorno. Persino donne e bambini venivano uccisi durante queste
battaglie, talvolta persino bruciati vivi” (42). Quelli che fra voi conoscono la storia, ed in particolare
la storiografia di regime, ricorderanno le storie dell’orrore della propaganda della Prima Guerra
Mondiale (bambini con le mani tagliate) oppure ricorderanno la guerra Irak-Kuwait (neonati
strappati dalle loro incubatrici). Il contenuto di verità di queste storie è simile a quello del gossip dei
tedeschi che macellano gli Herero. In pratica è evidente che solo gli Herero armati incontravano i
fucili dei tedeschi. Nessuna delle unità combattenti degli Herero è stata “falciata” , ma venivano fatti
prigionieri se i tedeschi riuscivano a catturarli. L’atteggiamento umano di base dei soldati tedeschi
nei confronti dei loro prigionieri sfiniti, affamati e assetati, viene descritta dal soldato Paul Harrland,
ad esempio, che nel 1905 accompagnò questo trasporto da Otjimbinde a Okahandja: “La buona
natura del soldato tedesco emerge quando lui stesso condivide ogni cosa con questa gente, come la
fame. Avemmo pietà dei poveri bambini i quali non avevano colpa di nulla. C’era in particolare una
smunta giovane ragazza che ebbe tutta la nostra solidarietà. Con un amore infantile fece stendere
sua madre cieca su una striscia di cuoio” (43). Nessuno meglio del Colonnello Deimling, che dopo la
Prima Guerra Mondiale divenne un pacifista di sinistra, ebbe a confermare che, nonostante la
bestiale crudezza che gli Herero mostravano verso i soldati tedeschi feriti, migliaia di Herero furono
fatti prigionieri e trattati con umanità: “Prigionieri e donne innocenti e indifesi furono trattati
umanamente e con molta pazienza; spesso vidi come la nostra gente condivideva con i prigionieri la
poca acqua e cibo che avevano” (44). In effetti, nelle fonti autentiche di prima mano, capitiamo
spesso in racconti nei quali i soldati tedeschi, in particolare verso i bambini, erano umani nel senso
più vero della parola. Il Capitano Bayer, ad esempio, riportò un altro classico esempio, emerso
durante un inseguimento degli herero e che può essere considerato come un tipico comportamento:
“Un bambino Herero di circa 4 anni era seduto vicino a duna pozza d’acqua e ci guardava con occhi
grandi e sorpresi. Dovevamo fermarci per un po’ di tempo. I nostri soldati se ne stavano attorno al
bambino e si chiedevano come poteva essere salvato da morte certa. Alla fine qualcuno decise:
abbiamo bisogno di trovare una madre a questo bambino! Velocemente alcuni uomini corsero nella
savana e riuscirono a trovare una vecchia Herero, tutta avvizzita, sul cui grembo appoggiarono il
bambino. Poi presero una capra e qualcuno iniziò a mungerla. Dalle mammelle quasi vuote uscì un
quarto di tazza di latte che fu data al bambino. Legarono una corda attorno al collo della capra e la
diedero alla vecchia. Fu un quadro meraviglioso: la vecchia Herero sorridente, il bambino e la capra
da latte e davanti a loro i nostri soldati che si godevano questa bellissima scena” (45). Il Tenente
Erich von Salzmann riferì di un altro caratteristico esempio. Vicino alla pozza d’acqua Owikokorero i
tedeschi individuarono due donne indigene: “Una aveva un bimbo di circa una settimana e sembrava
messo molto male. Lei notò che provavamo pena per lei poiché i suoi tentativi di chiedere
l’elemosina ebbero successo. Le demmo infatti della carne di manzo in scatola che trangugiò molto
rapidamente” (46). L’atteggiamento umano dei soldati tedeschi era noto fra gli Herero che si
arrendevano o venivano fatti prigionieri. Ci sono persino delle importanti e autentiche fonti Herero
che lo confermano. L’evangelista Andreas Kukuri, ad esempio, che era tra quelli che attraversarono
il deserto Omaheke nel Settembre 1904, ammise, quando lui e il suo gruppo furono catturati, furono
mandati dal missionario Eich, il quale disse: “Ora facciamo la pace vera!” dopodiché “ritornammo
nelle nostre zone nei nostri territori” (47). Del tutto simili sono le dichiarazioni fatte da importanti
saggi Herero nelle interviste fatte dal Michael Scott Project agli inizi degli anni ottanta (48). Ma
forse quella che più colpisce di tutte è la testimonianza di Amanda, la figlia istruita e beneducata del
Capitano Zacharias dell’Otjimbingwe. Ammise di essersi consegnata personalmente ai tedeschi
perché sapeva che i tedeschi non facevano del male alle donne Herero (49). Questi fatti storici
dimostrabili, signore e signori, dimostrano senza dubbio l’irreprensibile atteggiamento dei soldati
tedeschi, i quali in genere non si lasciavano mai andare a maltrattamenti brutali o peggio nei
Ereticamente
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confronti della popolazione locale nell’Africa del Sudovest tedesca. Hans Germani, giornalista di
fama mondiale del quotidiano tedesco DIE WELT parlò al capotribù Clemens Kapuuo, leader degli
Herero negli anni settanta. Germani chiese al noto Herero qual’era il suo atteggiamento vero i
tedeschi che furono accusati di aver commesso il genocidio del suo popolo: “Vede, questa è una vera
sciocchezza. Siamo entrambi popoli guerrieri, i migliori qui nell’Africa del Sudovest. All’epoca ci
combattevano reciprocamente e voi siete stati i più forti. E’ vero, molti di noi morirono nella lunga
fuga nel deserto, ma questo che cosa dovrebbe significare? Dovremmo evitare di scavare nelle
vecchie tombe perché questo non creerà mai un futuro. Dia un’occhiata ai miei Herero. In occasione
delle loro commemorazioni annuali indossano vecchie uniformi tedesche e si decorano con gradi
militari, la cui terminologia è ereditata direttamente dal tedesco, come ad esempio: “Leutnanti”
(sottotenente), “Oberleutnanti” (Tenente), “Hoppmann” (Comandante), “Majora” (Maggiore).
Fondamentalmente abbiamo un profondo rispetto per i tedeschi” (50). Kapuuo comunque escluse
espressamente i tedesco-federali (i cosìdetti “Bonner Deutsche” , cioè i tedeschi di Bonn).
Signore e signori, lasciate finire le mie spiegazioni con un ultimo sensazionale argomento. Durante
la rivolta l’addetto militare britannico Colonnello Trench accompagnò l’alto comando tedesco
durante le sue azioni militari (51). Fece la conoscenza di quasi tutti gli ufficiali tedeschi e di tutti i
luoghi dove si svolsero le azioni militari. Era il testimone oculare neutrale per eccellenza. Chi altro,
se non questo ufficiale britannico, non avrebbe redatto un rapporto dettagliato sulle violazioni dei
diritti umani? Comunque in nessun archivio fondamentale (ne a Windhoek, ne a Londra o a Pretoria)
sono stati trovati documenti del genere o che possano dare il minimo sospetto circa rapporti negativi
inoltrati da questo qualificato ufficiale ai suoi superiori a Londra. Ciò è di vitale importanza in
quanto si può dare per scontato che, se ci fossero stati incidenti che potevano essere collegati col
benché minimo sospetto di violenze o genocidio, Trench li avrebbe senz’altro denunciati ai suoi
superiori come atti illegali o crimini. Non li avrebbe certo occultati. Il fatto che non ci siano tali
rapporti o denunce è logico perché non c’era niente da riportare o denunciare in quel senso, in
quanto i tedeschi non hanno commesso alcuna atrocità o alcun genocidio sul popolo Herero nel
1904.
NOTE:
Questa conferenza è basata sui libri dell’oratore: Der Hereroaufstand 1904 (la rivolta Herero del
1904) (Stegen 2002, ISBN 3-934531-11-3) e Voelkermord an den Herero in Deustch-Suedwestafrika?
(genocidio degli Herero nell’Africa del Sudovest tedesca?) (Tuebingen 2004, ISBN 3-87847-210-2).
1 – http://auswaertiges-amt.de/www/en/infoservice/presse/index
2 – Die Welt, 8 Settembre 2001
3 – Massacre returns to haunt Germans (il massacro che torna a tormentare i tedeschi), The Sydney
Morning Herald, 28 Luglio 1990
4 – Land pressure mounting in Namibia (la pressione sulle terre sale in Namibia), in www.bbc.co.uk,
del 28 Agosto 2002
5 – Gunter Spraul, Der “Voelkermord” an den Herero (il “genocidio” degli Herero), in Geschichte in
Wissenschaft und Unterricht, Vol. 39/1988, pag. 726
6 – Researcher into the Waterberg tragedy in 1904 presents a new radical version (ricercatore sulla
tragedia di Waterberg nel 1904 espone una versione completamente diversa), The Windhoek
Observer, 21 Luglio 2004.
Ereticamente
http://www.ereticamente.net/2014/08/atrocita-commesse-sul-popolo-herero-durante-la-repressione-della-loro-rivolta-del-1904-1907-nellafrica-del-sud-ovest-tedesca.html
7 – Jeremy Silvester, Werner Hillebrecht & Casper Herichsten, The Herero Holocaust? (l’Olocausto
Herero?), The Namibian Weekender, 10 Agosto 2001. (http://www.namibweb.com/hererohol.htm)
8 – Wolfgang Mayer: Schwarz-Weiss-Rot in Afrika (nero-bianco-rosso in Africa), Puchheim 1985, pag.
183
9 – Thomas Bastar, Laender, die im Dunkeln bleiben (Paesi che rimangono nell’oscurità), Das
Sonntagsblatt, 4 Aprile 1997
10 – www.africafront.com
11 – Enzo Traverso, Die Moderne und die Barbarei (il moderno e la barbarie), Sozialistische Zeitung,
7 Dicembre 2000
12 – Enciclopedia Americana, Vol. 14, New York 1971, pag. 137
13 – http://www.ppu.org.uk/genocide/g_namibia1.html
14 – Todd Bensman, Forgotten Victims: African Tribe Wants Apology (vittime dimenticate: tribù
africana
vuole
le
scuse),
nel
Dallas
Morning
News,
citato
da
http://www.pewfellowships.org/stories/namibia/forgotten_victims.html
15 – Tom Sanders, Imperialism and Genocide in Namibia (imperialism e genocidio in Namibia),
Socialist Action, Vol. Aprile 1999
16 – Tax wars, in http://www.bbc.co.uk/worldservice/africa/features/storyofafrica/11chapter10.shtml
17 – The tribe Germany wants to forget (la tribù che la Germania vuole dimenticare), in New African,
Vol. Marzo 2000
18 – German Government must apologise for genocide of the Herero (Namibia) (il governo tedesco
deve scusarsi per il genocidio degli Herero in Namibia), comunicato stampo del 31 Agosto 2001
19 – Herero-Haeuptling fordert von Deutschland Entschaedigung (capotribù Herero pretende
indennizzo dalla Germania), in Die Welt, 3 Settembre 2001
20 – http://www.namibian.org/travel/namibia/population/
21 – Namibia recalls Herero uprising (la Namibia ricorda la rivolta Herero), in Argus (Città del
Capo), 10 Gennaio 2004
22 – Vedi allegato No. 3 della conferenza dei missionari Herero a Otjibingue nel Settembre 1906
(Archivi della Rheinische Mission, Barmen), citato in N. Mossolow, Waterberg, Windhoek, 2°ed. pag.
42
23 – Vedi Berichte der Rheinischen Missions-Gesellschaft 1902 (rapporti della società della
Rheinische Mission 1902), Barmen o.J. pag. 228. Questa relatività sembra essere vera. L’allora
segretario governativo dell’Ufficio Coloniale Imperiale Wilhelm Solf faceva riferimento alle
statistiche di entrambe le missioni cattoliche che dicevano che nel 1914, cioè 10 anni dopo la guerra,
circa 32.200 nativi erano stati convertiti al cristianesimo. (vedi Wilhelm Solf, Die Missionen in den
deutschen Schutzgebieten (le missioni nei territori protetti della Germania), Berlino 1918, pag. 43
24 – I. Goldblatt, History of South West Africa (storia dell’Africa del Sudovest), Città del
Capo/Johannesburg 1971, pag. 265
Ereticamente
http://www.ereticamente.net/2014/08/atrocita-commesse-sul-popolo-herero-durante-la-repressione-della-loro-rivolta-del-1904-1907-nellafrica-del-sud-ovest-tedesca.html
25 – Citato da Todd Bensman, Forgotten Victims: African Tribe Wants Apology (vittime dimenticate:
tribù
Africana
vuole
le
scuse),
Dallas
Morning
News,
http://pewfellowships.org/stories/namibia/forgotten_victims.html
26 – Christof Maletsky, Herero up the ante in reparations drives (gli Herero alzano la posta nella
richiesta di risarcimento), The Namibian, 5 Settembre 2001
27 – Sidney Harring, The Legal Claim for German Reparations to the Herero Nation (la richiesta
legittima di indennizzi tedeschi alla nazione Herero), (Estratto da: Sidney Harring, The Legal Claim
for Reparations to the Herero Nation: an Assertion of Herero Nationhood in the Path of Namibian
Development? ), 104 West Virginia Law Review 393-497, 393-398, 401-410 (Winter 2002)
28 – Olga Levinson, Aus der Geschichte Suedwestafrikas (dalla storia dell’Africa del Sudovest), in
Allgemeine Zeitung, 21 Luglio 1961, pag. 4
29 – Olga Levinson, Der Wahrheit die Ehre, (l’onore della verità), in Allgemeine Zeitung, 2 Agosto
1961, pag. 4
30 – Vgl. Gerhardus Pool, Die Herero- Opstand 1904-1907 (la rivolta degli Herero 1904-1907), Città
del Capo/Pretoria 1979, S. 63
31 – Uber die vielfaeltigen Abwanderungen der Herero ins Betschuanaland, aber auch ins
Ovamboland und Kavangoland, siehe den ueberaus informativen Aufsatz von Maria Fisch: “Zum
Genozid an den Herero” in: Befunde und Berichte zur Deutschen Kolonialgeschichte (sui molteplici
esodi degli Herero nel Beciuanaland ma anche nell’Ovamboland e nel Kavangoland, vedere lo studio
estremamente informativo di Maria Fisch: “Genocidio degli Herero” in: reperti e rapporti sulla storia
coloniale tedesca), Quaderno 1/2001, S. 27-38
32 – Peter H. Katjavivi berichtet von ensprechenden Verbindungen zwischen Herero und Tswana im
Nordwesten Betschuanaland bereits zur Zeit von Chief Maharero einserseits und Haeuptling
Letsholathebe I. (circa 1847-1874) anderseits. (Peter H. Katjavivi informa dei relativi contatti fra gli
Herero e gli Tswana nel Beciuanaland del Nordovest all’epoca del capotribù Maherero da una parte,
e del capotribù Letsholathebe I. dall’altra (circa 1847-1874). Vgl. Peter H. Katjavivi, The Rise of
Nationalism in Namibia and its International Dimensions (l’ascesa del nazionalismo in Namibia et le
sue dimensioni internazionali), tesi di laurea all’Università di Oxford 1986, S. 106
33 – Nate Weston, Vernichtungsbefehl: German Colonization and Tribal Resistance in South West
Africa, 1884-1914 (ordine di sterminio: colonizzazione tedesca e resistenza tribale nell’Africa del
Sudovest 1884-1914), citato da: http://www.seattlecentral.org/gedt/docs/vernichtungsbefehl.html
34 – Karla Poewe, The Namibian Herero. A History of their psychosocial disintegration and survival
(gli Herero della Namibia. Storia della loro sopravvivenza e disintegrazione psicosociale),
Lewiston/Queenston 1985, pag. 65
35 – Citato da Walter Rahn, servizio sanitario delle truppe coloniali nell’Africa del Sudovest durante
le rivolte del 1904-1907 e la spedizione del Kalahari del 1908, in Beitraege zur deutschen
Kolonialgeschichte 1997, pag. 83 (contributo alla storia coloniale tedesca)
36 – Vedi Gert Sudholt, Die deutsche Eingeborenenpolitik in Suedwestafrika (la politica tedesca nei
confronti dei nativi nell’Africa del Sudovest), Hildesheim 1975, pag. 189
37 – Kalra Poewe, The Namibian Herero, op. cit. pag. 60
Ereticamente
http://www.ereticamente.net/2014/08/atrocita-commesse-sul-popolo-herero-durante-la-repressione-della-loro-rivolta-del-1904-1907-nellafrica-del-sud-ovest-tedesca.html
38 – Transcrizione del diario di von Trotha come citato da Gerhard Pool, Samuel Maharero,
Windhoek 1991, pag. 268
39 – Vedi Paul Rohrbach, Aus Suedwest-Afrika schiere Tagen (giorni difficili dall’Africa del
Sudovest), Berlino 1909, pag. 167 (nel suo libro: Deutsche Kolonialwirtschaft (economia coloniale
tedesca), a pag. 342 Rohrbach scrive che il campo aveva spazio per ospitare 8.000 persone).
40 – Archivio di Stato Centrale Potsdam, Stock Reichskolonialamt (RKA), no. 2089, pag. 7. Citato da
Gunter Spraul: Der “Voelkermord” an den Herero, in Geschichte in Wissenschaft und Unterricht (il
“genocidio” degli Herero, nella storia, nell’economia e nell’insegnamento), Vol. 39/1988, pag. 728
41 – Horst Drechsler, Aufstaende in Suedwestafrika (rivolte nell’Africa del Sudovest), Berlino 1984,
pag. 81
42 – Gerd Bedszent, Terror und Enteignung (terrore ed esproprio), in Junge Welt, 13 Marzo 1998
43 – Paul Harrland, Zwei Wochen aus dem Tagebuche eines Gefreiten bei der Kolonne (due
settimane di diario di un caporale al seguito delle truppe), in Deutsche Reiter, pag. 288
44 – Berthold von Deimling, Aus der alten in die neuen Zeit (dall’epoca vecchia a quella nuova),
Berlino 1930, pag. 69
45 – Maximilian Bayer, Mit dem Hauptquartier in Suedwestafrika (col quartier generale nell’Africa
del Sudovest), Lipsia 1909, 2a. ed., pag. 164
46 – Erich von Salzmann, Im Kampfe gegen die Herero (in lotta contro gli Herero), Berlino 1905, 2a.
ed. pag. 186
47 – Vedi Andreas Kukuri, Herero-Texte (testi Herero), (tradotti in tedesco e pubblicati da Ernst
Dammann), Berlino 1983, pag. 51
48 – Vedi Annemarie Heywood: Warriors leaders sages and outcasts in the Namibian past (guerrieri,
capi, saggi e banditi nel passato della Namibia), Windhoek 1992
49 – Vedi Claus Nordbruch, Der Hereroaufstand 1904 (la rivolta Herero 1904), Stegen 2002, pag.
114
50 – Hans Germani, Rettet Suedwest (salvate il Sudovest), Monaco/Berlino 1982, pag. 74 (traduzione
mia)
51 – vedi Maximilian Bayer, Mit dem Hauptquartier in Suedwestafrika (con il quartier generale
nell’Africa del Sudovest), op. cit. pag. 269
Fonte: www.nordbruch.org/there-was-no-genocide-committed-herero-german-south-west-africa
Ereticamente
http://www.ereticamente.net/2014/08/atrocita-commesse-sul-popolo-herero-durante-la-repressione-della-loro-rivolta-del-1904-1907-nellafrica-del-sud-ovest-tedesca.html

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