Ginsborg Paul, Storia d`Italia dal dopoguerra ad oggi. Societá e

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Ginsborg Paul, Storia d`Italia dal dopoguerra ad oggi. Societá e
Ginsborg Paul, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi. Societá e politica 1943-88, Torino, Einaudi,
1989, Cap. VI “L'epoca dell'azione collettiva, 1968-73”, p. 404-468.
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Le basi materiali dell'esplosione della protesta nelle universita' italiane devono essere rintracciate
nelle riforme scolastiche degli anni '60. Con la nuova scuola media per la prima volta si era creato
un sistema di istruzione di massa oltre la scuola primaria.
…
Nel 1968 le Universita' di Roma, Napoli e Bari avevano rispettivamente 60.000, 50.000 e 30.000
studenti mentre erano state progettate per accogliere poco piu' di 5.000 studenti.
…
La liberalizzazione dell'accesso all'Universita' fu una sorta di innesco per una bomba a orologeria...
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Molti studenti della seconda meta' degli anni '60 assai poco condividevano i valori dominanti
nell'Italia del “miracolo economico”: l'individualismo, il potere totalizzante della tecnologia,
l'esaltazione della famiglia, la corsa ai consumi …
…
essi divennero terreno fertile per la critica delle due ortodossie dominanti in Italia, quella cattolica e
quella comunista.
Giovanni XXIII aveva generato fermento e idee nuove nella Chiesa. Maggiore attenzione alla
giustificazione sociale e alla formazione di comunità di base fondate su un forte senso di collettivita'
e solidarieta'. Nel 1967 don Lorenzo Milani, un prete cattolico del dissenso, pubblico' un libro
straordinario “Lettera ad una professoressa” in cui gli studenti della scuola di Barbiana a Viccchio
nel Mugello documentavano i pregiudizi di classe del sistema educativo e il trionfo
dell'individualismo nella nuova Italia.
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In ambito marxista sotto la guida di Panzeri e della rivista “Quaderni rossi” si facevano analisi dei
cambiamenti italiani in termini marxisti. Dopo i fatti di Piazza Statuto a Torino i mutamenti nella
classe operaia italiana divennero oggetto d'analisi da parte di giovani intellettuale “operaisti”...
Il 1968 fu un tentativo di rovesciare i valori dominanti, per impedire di interiorizzare i valori della
societa' capitalista.
Congiuntura internazionale:
1. La guerra del Vietnam, con i villaggi bombardati con il napalm, infranse il mito americano; la
vera America divenne quella dei “campus” universitari in rivolta contro la guerra, delle comuni
californiane e della controcultura, del Black Power.
2. Un nuovo modello per la costruzione del socialismo sembrava sorgere dall'esperiena della
rivoluzione culturale in Cina nel 1966/67. In antitesi con il modello gerarchico e
centralistico sovietico, la Rivoluzione culturale fu interpretata in Italia come un movimento
di massa spontaneo e antiautoritario.
3. Gli avvenimenti nell'America del Sud completarono le influenze “terzomondiste” sugli
studenti. La morte di Che Guevara in Bolivia, autunno del 1967, consacro' il piu' grande
eroe dei giovani.
In Italia trovarono eco anche gli insegnamenti dei poeti rivoluzionari sudamericani che cercavano di
conciliare il marxismo con il cristianesimo.
Gli avvenimenti
L'esplosione avvenne nelle universita' italiane tra l'autunno del 1967 e la primavera del 1968. La
prima occupata fu quella di Trento (fondata nel 1962 da intellettuali cattolici della sx DC, Trento era
l'unica ad avere una facolta' di sociologia che avrebbe dovuto preparare una moderna élite capace di
guidare i processi di trasformazione in atto).
Un aumento delle tasse provoco' l'agitazione anche dell'Universita' Cattolica privata di Milano. Il 27
novembre 1967 fu la volta di Torino. Furono messi in discussione i metodi di insegnamento, i
contenuti dei corsi e gli esami.
Un aspetto unificante era il rifiuto totale della proposta di riforma avanzate da Luigi Gui, min della
Pubblica Istruzione il quale voleva reintrodurre alcuni limiti all'accesso e stabilire tre differenti
livelli di laurea.
Si diffuse una atmosfera di fraternita' quasi magica. Cambiarono il modo di vestire e apparire
(eskimo grigioverde e lunghe sciarpe – jeans per maschi e femmine).
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L'occupazione dell'Univ di Roma nel febbraio del 1968 segno' la svolta. La polizia intervenne per
sgomberare l'Universita' … gli studenti accettarono lo scontro. Macchine e autobus vennero dati
alle fiamme. Il giorno dopo le foto della “battaglia di Valle Giulia” finirono su tutti i giornali. Il
movimento non era piu' solo pacifico.
I valori del movimento
Fulcro centrale era un irridente anti autoritarismo, dai professori alle forze dell'ordine. Pochi
giunsero in toto a rifiutare l'istituzione familiare, ma parecchi si impegnarono attivamente nei
rapporti di gruppo con i compagni a sostegno degli ideali collettivistici.
Criticata la chiusura in se stessa della moderna famiglia, il suo estraniarsi di fronte alla societa', la
sua sfiducia verso il mondo esterno, i suoi valori basati sul rafforzamento materiale della famiglia
stessa.
Disprezzo particolare verso le forze tradizionali della sinistra. Il Pci era rifiutato in quanto
opposizione integrata, incapace di conbattere il sistema.
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Principi ispiratori:
− democrazia diretta che si ispirava alla Comune di Parigi del 1871.
− movimento era collettivista ma anche libertario, non accettava nessuna autorita' che
determinasse scelte e comportamenti;
− la liberazione sessuale divenne un obiettivo e una regola del movimento;
− L'uomo a una dimensione di Marcuse, gli scritti di Mao, i testi del giovane Marx furono i
piu' letti
…
Se il movimento all'inizio fu pacifico e fu la brutalita' della polizia a scatenare risposte violente, col
tempo la violenza fu accettata come inevitabile e giustificata ed entro' tra i valori e le azioni del
movimento. La giusta violenza dei rivoluzionari venne contrapposta alla violenza capitalista.
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Famosa fu la requisitoria di Pasolini che espresse pubblicamente la sua riprovazione contro gli
studenti pubblicando una poesia sull'Espresso
“... quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti
io simpatizzavo coi poliziotti.
Perché i poliziotti sono figli dei poveri,
vengono da subtopaie, contadine o urbane che siano.”
La protesta studentesca
− fu un movimento spontaneo sena spinta o controllo di alcun partito politico;
− per la prima volta una fetta consistente dei ceti medi si sposto' su posizioni di sinistra;
− aveva un forte contenuto eversivo perché sfidava il modello della modernita' impostosi;
− le assemblee non erano il modello di democrazia diretta che avrebbero voluto essere perche'
spesso impedivano il dissenso e fu questo che fece temere il filosofo Habermas di un
“fascismo di sinistra”
− il movimento si sposto' rapidamente dalle Universita' alle fabbriche perche' li' si sarebbero
combattute le battaglie decisive (a differenza del movimento studentesco tedesco che
reputava la classe operaia irrimediabilmente integrata).
Le lotte operaie, 1968/73
Dal 1962 una nuova fase di tensioni e radicalismo aveva interessato le fabbriche del Nord e dato
origine ai disordini di piazza Statuto a Torino. Le condizioni che stavano alla base di questi
movimenti – rigidita' del mercato del lavoro settentrionale, alienazione degli operai comuni, rabbia
degli immigrati meridionali – non erano scomparse negli anni dal '62 al '68.
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Non é difficile supporre un legame tra l'aumento dell'istruzione e le agitazioni dell'autunno caldo.
La diffusione del “cottimo” aveva creato differenze tra gli operai. I capisquadra avevano grande
potere nel distribuire favori e tipi di lavoro.
Le prime battaglie operaie del '68 si svilupparono nelle fabbriche periferiche dove i sindacati erano
deboli. La piu' drammatica ebbe luogo nell'azienda tessile Marzotto a Valdagno. Gli operai
risposero al peggioramento delle loro situazioni con azioni spontanee di protesta. In una notte
nell'aprile del 1968 gli uffici dove erano situati i nuovi elenchi dei ritmi di lavoro furono invasi e gli
elenchi bruciati.
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Nel momento in cui gli studenti abbandonarono le Universita' e cominciarono a picchettare i
cancelli delle fabbriche il movimento perse il suo carattere spontaneo e libertario. Si cercava adesso
di porre le basi di un nuovo partito rivoluzionario che potesse strappare al Pci il consenso della base
operaia.
Nell'autunno del 1968 nacque la Nuova Sinistra, vecchia quanto la rivoluzione russa. Il leninismo
infatti divenne il modello di organizzazione dominante e le discordie che avevano caratterizzato 50
anni di comunismo internazionale vennero riproposte in Italia su scala ridotta.
C'erano i maoisti di Servire il popolo, che si distinguevano per la loro attenzione ai contadini, la
dedizione fanatica e la grande disciplina; Avanguardia Operaia localizzata a Milano leninista
ortodossa, antistalinista e filomaoista; il Movimento studentesco che teorizzava il ruolo centrale
degli studenti e mostrava simpatie per lo stalinismo; Lotta Continua, libertaria, irriverente e caotica,
il gruppo piu' innovatore; Potere Operaio, a Torino e Porto Marghera, convinto della propria
superiorità e dell'importanza di una avanguardia esterna di tipo leninista; Il Manifesto, fondato da
alcuni intellettuali non più giovanissimi che avevano rotto da sinistra col Pci che avrebbero fondato
un quotidiano.
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1. i gruppi erano fortemente settari, specie ideologicamente /
2. divennero delle versioni in piccolo dei principali partiti politici con gerarchie maschili e
presuntuosi “leaderini”
3. mantennero atteggiamento ambiguo nei confronti della violenza;
4. la rivoluzione socialista era dietro l'angolo e così si abituarono ad una prospettiva di breve
periodo.
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Alla Pirelli di Milano i sindacati nel febbraio del 1968 accettarono aumenti slariali modesti
lasciando cadere la richiesta di migliori condizioni di lavoro. Nel giugno del 1969 un gruppo di
impiegati e operaiinsieme con alcuni membri di Avanguardia Operaia organizzarono il Comitato
unitario di base (Cub) per continuare la lotta, denunciando l'esagerata tendenza al compromesso di
Pci e sindacati. Richieste:
- fine del cottimo e abbassamento dei ritmi di produzione;
- passaggi automatici a categorie superiori dopo alcuni anni;
-
abolizione delle “gabbie salariali” (diverso trattamento economico per lo stesso lavoro in
base alla zona geografica)
- salario come “variabile indipendente” non collegato alla produttività
Forme di agitazione innovative: scioperi a gatto selvaggio, singhiozzo, a scacchiera provocando
massimo disturbo alla produzione e minimo costo agli operai.
Il culmine di queste iniziative spontanee si ebbe alla Fiat di Torino nell’estate del1969. Il
pomeriggio del 3 luglio 1969 il corteo che partì da Mirafiori scandì uno slogan che preoccupò molto
la classe dirigente: “Che cosa vogliamo? Tutto”. Il corteo fu attaccato dalla polizia innescando una
serie di scontri che trasformarono le strade in piccoli campi di battaglia mentre in corso Traiano
vennero erette barricate (“battaglia di Corso Traiano”).
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I gruppi sopravvalutarono lì’evento. La coscienza anticapitalistica non era così diffusa e la
tradizionale fedeltà operaia ai sindacati non sarebbe venuta meno tanto facilmente.
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Nella CGIL uomini come Lama e Trentin, senza rinnegare il Pci, insistettero perché il sindacato
fosse autonomo. Anche la Cisl fu autonoma dalla DC tanto che divenne uno dei protagonisti
dell’autunno caldo che si aprì per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. I sindacati colsero gli
imprenditori alla sprovvista per l'aggressività e la determinazione con cui praticarono le nuove
forme di lotta.
Nel dicembre fu firmato un contratto che rappresentava una vittoria significativa per gli operai:
aumenti salariali uguali per tutti, si introduceva la settimana di 40 ore, concessioni agli apprendisti e
agli studenti lavoratori; diritto di organizzare assemblee all’interno della fabbrica pagata dai datori
di lavoro fino ad un massimo di 10 ore annue.
L’autunno caldo segnò la riaffermazione della leadership sindacale all’interno delle fabbriche e fu
denunciato dai gruppi rivoluzionari come un contratto “bidone”.
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la strategia sindacale fallì l’obiettivo più importante: il varo delle grandi riforme promesse da tempo
dalla casa alla sanità, dalla scuola al sistema fiscale.
Il movimento operaio 1971/73
Con la crisi economica del 1971 e la politica deflazionista del governo, la congiuntura favorevole
era finita. Il mantenimento dei salari reali e la difesa del posto di lavoro divennero obiettivi
prioritari: dall’attacco si passò alla difesa.
Nel luglio del 1972 i sindacati firmarono un patto che diede vita alla confederazione Cgil-Cisl-Uil.
Garantiva collaborazione stretta ma anche autonomia. Ottennero: inquadramento unico per operai e
impiegati; riduzione delle differenze tra i livelli salariali; 150 ore per studio.
Movimento sociali fuori dalla fabbriche, 1968/73
L’azione collettiva tendente a trasformare i rapporti economici si rese attiva anche in molte parti
della società italiana. Fu messo in discussione il modus operandi dui numerosi settori dellàapparato
statale. Democratizzare strutture e mentalità. Magistratura democratica, che raccoglieva giovani
magistrati influenzati dal nuovo clima del ’68, cercarono di riformare l’antiquato sistema
giudiziario, favorendo forme di giustizia meno classiste.
…
Dal 1970 Lotta continua lanciò iniziative nelle carceri e nell’esercito. Scioperi contro le pessime
condizioni di vita nelle caserme.
Obiettivo era di rompere il guscio della vecchia cultura della sinistra tradizionale. Combattendo
l’individualismo e la frammentazione della società.
L’iniziativa di base più notevole fu il movimento per la casa. La direzione delle lotte era spartita tra
l’Unione inquilini, un miscuglio di gruppi rivoluzionari e il Sunia, l’organizzazione legata alla Cgil
e al Pci. Un punto divise le due organizzazione: le occupazioni dei palazzi costruiti da enti pubblici
e ancora disabitati, che fu massiccia in alcune città.
Spesso le occupazioni ottenevano risultati perché i magistrati rifiutarono di avallare le azioni della
polizia.
Riforme
Nel maggio del 1968 le elezioni politiche registrarono lievi cambiamenti. Il Psu si divise
nuovamente nelle due componenti socialista e socialdemocratica. Il XII Congresso DC nel 1969 fu
lacerato da lotte intestine fra le correnti; otto gruppi contestarono l’assemblea; il più numeroso,
quello dei dorotei, ottenendo soltanto il 38% dei delegati e in autunno si sciolse. La Dc era divisa
nel momento in cui necessitava una direzione chiara e decisa.
Dal 1968al 1972 si succedette una serie di governi di breve periodo, coalizione di centro-sinistra, tre
delle quali presiedute da Rumor.
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Nei primi anni ’70 i politici cercarono di mediare la protesta collettiva attuando una politica
riformatrice: raffazzonata, non programmata.
L’istituzione delle Regioni, nella primavera del 1970: 15 giunte regionali presero posto accanto alle
5 a statuto speciale.. Ogni regione aveva il proprio consiglio, poteva legiferare sui maggiori
problemi – salute, assistenza, agricoltura – purchè nel rispetto della legislazione nazionale.
Le elezioni portarono alla creazione i una “fascia rossa” nell’Italia centrale.
Altro elemento fu l’introduzione del referendum definito nei suoi meccanismi solo nel maggio del
1970.
Ambito sociale: 74% del salario garantito a chi andava in quiescenza.
Nel maggio del 1970 fu approvato lo Statuto dei Lavoratori: articoli che tracciavano i diritti:
assemblea, di organizzazione sindacale, di tutela dai lavori pericolosi, di appellarsi alla magistratura
contro i licenziamenti ingiusti.
Nel 1970 fu introdotto anche il divorzio, il primo disegno di legge venne presentato nel 1965 dal
socialista Fortuna.Nel 1969 furono introdotti suggerimenti dal liberale Baslini. I comunisti
appoggiarono.
La riforma della casa divenne legge nell’ottobre del 1971. I sindacati chiedevano maggiori
investimenti nell’edilizia pubblica, l’istituzione di un sistema di equo canone pe gli affitti e garanzia
di alvoro per gli occupati nel settore edilizio.
L’intero sistema dell’edilizia pubblica fu demandato agli enti locali ai quali si garantiva il potere di
espropriare le aree necessarie epr pubblica utilità, risarcendole al rpezzo medio dei terreni agricoli.
Per la riforma fiscale si registrò qualche progresso nel 1971-73 col nuovo sistema di tassazione
progressiva. Non si introdusse però un sistema efficace di tassazione alla fonte anche per i
lavoratori autonomi, favorendo una massiccia evasione fiscale.
Politica economica e risposta degli imprenditori
Segnali di tensione si presentarono dopo il 1969. Nei paesi capitalisti avanzati l'eccesso di
accumulazione e l'irrigidimento dei mercati nazionali del lavoro tendevano a spostare in alto i salari
e a minacciare i profitti.
La rottura del sistema di Bretton Woods e la svalutazione del dollaro dei primi anni '70 crearono un
clima di incertezza finanziaria.
La rivolta studentesca e le agitazioni operaie minarono la fiducia degli imprenditori.
La politica deflattiva servi' a scoraggiare ulteriormente la classe imprenditoriale.
L'industria di stato e i grandi gruppi privati, come Fiat e Pirelli, mantennero alti i livelli
d'investimento, mitigando cosi' la depressione economica. Cosi' risponde Giovanni Agnelli a
Eugenio Scalfari nel 1972: “ Coi profitti a zero la crisi non si risolve... abbiamo due sole
prospettive: o uno scontro frontale per abbassare i salari o una serie di iniziative coraggiose per
eliminare i fenomeni più intollerabili di spreco e d'inefficienza...”
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la maggior parte del settore privato reagi' trasferendo gli aumenti salariali sui prezzi e l'inflazione si
accentuo'. La fuga dei capitali raggiunse livelli paurosi; gli investimenti crollarono.
La strategia della tensione
Una risposta insidiosa all'autunno caldo coincise con la strategia della tensione. Il 12 dicembre del
1969 una bomba esplose a Piazza Fontana: 16 morti e 88 feriti. Nello stesso giorno altre 2 bombe
scoppiarono a Roma ferendo 18 persone.
La polizia e il ministro degli Interni annunciarono con una fretta non giustificata che i responsabili
erano da ricercare fra gli anarchici... (l'anarchico ferroviere Pinelli, morto in circostanze misteriose
negli uffici del commissario Calabresi).
Le prove che la polizia ignoro' portavano a un gruppo di neofascisti nel Veneto facenti capo a Freda
e Ventura. Comincio' a venir fuori un quadro inquietante di rapporti tra membri dei servizi segreti
(Giannettini colonnello del Sid e sostenitore del Msi) e gruppi di estrema destra.
Una serie di attentati e di altri crimini avrebbero propagato panico e incertezza, creando le
precondizioni per un colpo di stato. Era la strategia della tensione, impiegata con successo dai
colonnelli in Grecia. Con la scusa della “sicurezza nazionale” le autorità tentarono di insabbiare il
processo e di impedire l'accesso agli schedari del Sid.
Nel 1981 Giannettini Freda e ventura furono condannati all'ergastolo, ma in seguito furono assolti
dalla Corte d'Appello.
…
Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 il principe Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas
durante la repubblica di Salo', tento' un colpo di stato che si rivelo' una impresa farsesca. Borghese
riusci' a occupare il ministero degli Interni per alcune ore, e l'opinione pubblica venne a conoscenza
del fatto solo nel marzo del 1971. Nel 1974 4 generali vennero accusati di complicità nel tentato
colpo di stato Borghese; uno di essi era Vito Miceli, il capo dei servizi segreti. Nel processo vennero
tutti assolti.
La scolta a destra 1972/73
Alla fine del 1971 termino' il mandato di Saragat. Ambiguo era stato il suo atteggiamento nei
confronti della strategia della tensione. Molti sospettarono che egli condividesse il punto di vista
della Cia: che le attività della estrema destra avrebbero giovato alla richiesta di un governo forte.
L'incapacità di raggiungere un accordo porto' all'elezione di un candidato di compromesso: Leone.
Decise di anticipare di un anno le elezioni (prima volta nella storia della Repubblica) sperando che
una parte dell'elettorato avrebbe abbandonato i comportamenti tradizionali, sbloccando la
situazione.
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Elezioni del maggio 1972 = Perse il Psiup (in parte confluita nel pci e in parte col nome di Pdup si
avvicino' ai gruppi rivoluzionari). Chi vinse furono i neofascisti presentatisi come Msi-Dn dopo
aver assorbito il partito monarchico e che ottenne l'8,7 % dal 4,4 del 1968. Ebbe successo al Sud
prendendo i voti del Pli sceso al 3,9 %. Almirante aveva candidato figure istituzionali come il
militare de Lorenzo e agitatori come Rauti e Saccucci.
La DC fece un governo Andreotti di centro destra: il Psi passo' all'opposizione e la Dc comincio' a
corteggiare l'Msi. Fisionomia antioperaia del governo. Ma la ripresa della lotta operaia nei primi
mesi del 1973 e le lacerazioni della DC fecero cadere il governo cui succedette una nuova
coalizione di centro sinistra guidata da Rumor (DC Psi Pri Psdi)
Il Mezzogiorno
La societa' del Sud era cambiata radicalmente per effetto dell'emigrazione e dello sviluppo
economico. I latifondi avevano risentito dello spopolamento.
Nei fatti di Avola l'Italia scopri' come al Sud fossero ancora in vita i vecchi modelli di protesta
contadina e di brutale repressione.
La rivolta di Reggio Calabria.
Tra il 1969 e il 1973 il Sud lacerato da proteste quasi tutte riflesso della natura frammentaria della
societa' meridionale e della precarietà della sua modernizzazione.
Reggio, che doveva diventare sede del nuovo governo regionale, fu preferito Catanzaro. L'ex
sindaco Dc di Reggio, Pietro Battaglia, organizzo' una serie di scioperi e manifestazioni, una delle
quali fu sciolta brutalmente dalla polizia. La situazione degenero': barricate, stazione ferroviaria
occupata.
La situazione di Reggio era drammatica: 12.000 vivevano in squallide casupole alcune risalenti al
1908, anno del terremoto. In una economia precaria le opportunita' offerte dal pubblico impiego
erano vitali. La rivolta duro' circa un anno: attentati, 32 blocchi stradali, occupazioni di stazioni, una
dell'aeroporto, della TV, 426 persone incriminate. La sinistra, eccetto il Psiup e i gruppi
rivoluzionari, condanno' la protesta.
Il capopolo Ciccio Franco del Msi divenne la voce dei rivoltosi di Reggio. In molte aree urbane del
sud i neofascisti venivano considerati i veri rappresentanti dei settori emarginati della citta'.
Per sopperire alla crescente disoccupazione di annuncio' la costruzione di un grandioso stabilimento
sideruregico a Gioia Tauro (la piu' spettacolare delle cattedrali del deserto)