Alle origini della collezione «TRADITION

Transcript

Alle origini della collezione «TRADITION
5
1
Cari
amici di Breguet,
Le complicazioni sono al centro del patrimonio storico
di Breguet, che copre ormai un periodo di oltre 200 anni.
Fedele a questa eredità, l’attuale manifattura Breguet ha deciso di proporre la gamma completa delle complicazioni,
considerate i grandi classici dell’orologeria intesa come arte:
i tourbillon, i cronografi, gli orologi con un secondo fuso
orario, le sveglie, i calendari, le equazioni del tempo e le ripetizioni minuti.
Ma non basta essere fedeli alla nostra tradizione rispettandone i concetti ispiratori e le pratiche abituali. La storia
di Breguet è costellata di innovazioni tecniche che hanno
lasciato un’impronta indelebile nell’evoluzione delle complicazioni e nella stessa misura del tempo. Due orologi della
collezione Tradition rivelati al pubblico nel 2015 in occasione del Salone di Basilea, il Chronographe Indépendant e il
Répétition Minutes Tourbillon, confermano il nostro impegno ad arricchire la gamma delle complicazioni con creazioni inedite. Per questi due modelli abbiamo ideato strutture
interamente nuove per un orologio da polso: un cronografo
indipendente dotato di componenti distinti dal movimento principale dell’orologio; un sistema di forza costante che
conferisce al cronografo una precisione senza uguali; una
molla lineare a carica istantanea per alimentare l’energia del
cronografo mediante il pulsante di azzeramento; una ripetizione minuti che contiene martelletti verticali, un regolatore magnetico silenzioso, un meccanismo di forza costante a
catena, una camera di Helmholtz, una lunetta sospesa e,
naturalmente, un tourbillon extrapiatto dalla massa oscillante periferica. Queste invenzioni rivoluzionarie offrono il
piacere di possedere un segnatempo che contribuisce a scrivere la storia dell’orologeria.
In questo numero vi proponiamo uno scorcio dettagliato del modo in cui vengono costruiti questi due orologi
all’avanguardia sui nostri tempi. Mi auguro che scoprire
queste novità sarà per voi un’esperienza appassionante,
come lo è stata per noi la loro creazione.
Cordialmente
Marc A. Hayek, Presidente e CEO di Montres Breguet SA
2
3
INDICE
Indice
1. Alle origini della collezione «Tradition»
4
6
2. Tradition Répétition Minutes Tourbillon
20
3. I laboratori della Vallée de Joux
38
4. Orologiaio della Marina
56
5. Tradition Chronographe Indépendant
76
6. Il Congresso di Vienna
In Europa suona l’ora di Abraham-Louis Breguet
94
5
ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION»
Alle origini della collezione
«TRADITION»
di Emmanuel Breguet
◆ Tradition Seconde Rétrograde 7097.
6
7
ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION»
D
opo due anni difficili trascorsi in Svizzera mentre la Rivoluzione francese toccava il
culmine, nella primavera del 1795 Abraham-Louis Breguet ritornò a Parigi. La sua azienda in
Quai de l’Horloge, nell’Île de la Cité, andava rimessa in piedi, e il nostro orologiaio non risparmiò sforzi per riorganizzare i suoi laboratori e conquistare una nuova clientela. Ricco di progetti
e di idee innovatrici, cominciò fin dall’anno successivo a presentare nuove creazioni la cui eco
risuona attualmente alta e forte nella linea Tradition, lanciata nel 2005.
◆◆◆
Alle origini della collezione Tradition c’è un capolavoro di semplicità: il calibro sottoscrizione (1796).
Famoso per aver dato vita agli orologi più complicati
della sua epoca, Abraham-Louis Breguet è stato anche l’uomo che creò l’orologio più semplice mai realizzato: l’orologio da sottoscrizione.
Il calibro sottoscrizione, caratterizzato da un grande bariletto centrale e da un ingranaggio disposto simmetricamente sui due lati del bariletto, aziona una sola lancetta che
permette di leggere l’ora e i minuti. Questo movimento
sorprende ancor oggi per la sua essenzialità e per ciò che
possiamo ben chiamare il suo design.
Il termine «sottoscrizione» che caratterizza questo orologio è stato spiegato dallo stesso Breguet nel suo opuscolo
del 1797: «Il prezzo degli orologi sarà di 600 livre. La quarta
parte di questa somma sarà pagata all’atto della sottoscrizione.
La produzione non subirà nessun ritardo, e le consegne seguiranno l’ordine delle sottoscrizioni (…).»1
È facile immaginare che Breguet era fiero di questo
tipo di orologio, e deciso a verificare quanto incontrasse il
gusto dei suoi contemporanei. Non per niente si tratta
dell’unico suo prodotto per il quale fece stampare un documento che illustra insieme le sue intenzioni, le sue motivazioni e le sue scelte tecniche. Notevole il fatto che Breguet
si metta al posto del suo pubblico, ossia dei suoi clienti.
All’indomani della Rivoluzione, e dopo due anni trascorsi
in Svizzera a titolo precauzionale2, Breguet poteva valutare
quanto fosse cambiata la società francese, e quindi la sua
clientela potenziale.
Registrati nei libri di fabbricazione e delle vendite sotto
la voce «orologi da sottoscrizione», continuano a essere
identificati con questo nome, e sono studiati ancor oggi da
tutti i collezionisti e i conoscitori di Breguet.
8
◆ Movimento dell’orologio da sottoscrizione Breguet Nº 1287,
venduto il 17 Termidoro anno XI (5 agosto 1803) a “un giovane
di San Pietroburgo”.
9
ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION»
◆ Orologio da sottoscrizione Breguet Nº 1287.
Notare il design essenziale del quadrante e
la presenza di una sola lancetta.
UNA SOLA LANCETTA
Abraham-Louis Breguet, ben noto per
avere creato gli orologi più complicati,
fu anche il creatore dell’orologio più
semplice mai realizzato.
10
Prima constatazione generale contenuta nel testo: gli
orologi precisi sono destinati «all’Astronomia e alla Marina»,
e gli orologi destinati all’uso corrente presentano due difetti
importanti: sono generalmente di cattiva qualità e il loro
«prezzo non è alla portata della maggior parte dei cittadini».
La sfida consisteva dunque nel proporre un prodotto dal
prezzo abbordabile che possedesse al tempo stesso requisiti
di solidità e di precisione paragonabili, o addirittura superiori, agli orologi destinati all’uso scientifico. Ma cediamo la
parola a Breguet a proposito di questi suoi orologi di nuova
concezione, come li definisce lui stesso: «Si distinguono per
la loro semplicità e per una disposizione che garantisce lo scappamento contro gli incidenti più gravi, perfino in caso di cadute. La disposizione dei ruotismi, lo scappamento e il regolatore,
il compensatore del caldo e del freddo sono scoperti e facilmente
accessibili, ragione per cui ogni osservatore attento può valutare
con una semplice occhiata (…) l’armonia del lavoro e la sicurezza degli effetti.» Dopo aver descritto l’organo regolatore e
avere dichiarato una riserva di marcia di 36 ore, Breguet
annuncia che i suoi orologi avranno il rispettabile diametro
di 25 linee (pari a 61 mm) e, cosa sorprendente, un’unica
lancetta, aggiungendo subito, quasi volesse rassicurare i suoi
lettori: «Questa dimensione del quadrante consente di avere
una distanza sufficiente fra un’ora e l’altra, in modo da disporvi 12 divisioni che la lancetta incontra di 5 in 5 minuti, e che
sono disposte in modo tale che è facile valutare l’ora con la
precisione di un minuto.»3 In effetti è giocoforza constatare
che questi orologi indicano l’ora in maniera leggibile, dopo
un brevissimo periodo di adattamento.
◆ Opuscolo destinato alla promozione dell’orologio
da sottoscrizione, stampato intorno al 1797.
11
ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION»
◆ Progetto del “Trattato di orologeria” di Abraham-Louis Breguet. Inizio
del quaderno dedicato all’orologio semplice con una sola lancetta.
La firma segreta, risposta alla contraffazione
Nello stesso periodo in cui faceva la sua comparsa l’orologio da sottoscrizione, nella Maison nasceva un’altra pratica: la firma segreta, che il nostro maestro orologiaio, messo
di fronte a un vasto fenomeno come la contraffazione, giustificava in questi termini: «Per mettere in guardia il pubblico
dai prodotti con i quali io non ho nulla a che vedere, e che
vengono diffusi sotto il mio nome, apporrò sul quadrante un
segno particolare, eseguito con una macchina della quale è difficilissmo imitare gli effetti.» La macchina in questione era un
pantografo a punta secca, di cui il Museo Breguet ha potuto
acquistare recentemente un esemplare antico4.
◆ Pantografo. Strumento ideato per realizzare la firma segreta di Breguet
che compare sul quadrante di smalto negli orologi da sottoscrizione.
12
La contraffazione perseguitava Breguet già all’epoca della Rivoluzione francese – conseguenza inevitabile della gloria e della fama ormai estese della marca, dirà qualcuno. Ma
questo fenomeno, destinato ad ampliarsi nei decenni successivi, costituiva un problema tutt’altro che secondario a
quell’epoca per Breguet. Per convincersi basta leggere un
articolo firmato da un certo H. Reymond e pubblicato nel
Journal des arts, des sciences, de littérature et de politique in
data 6 ottobre 1809: «Impossibile parlare di orologeria senza
parlare anche di Breguet. Questo artista ha ampliato i confini
dell’arte al punto che non è più possibile superarlo (…) È stupefacente vedere la quantità di orologi che circolano con il suo
nome. Eppure è difficile trovarne uno su mille che sia dovuto a
lui.»5
L’orologio da sottoscrizione si rivelò un successo commerciale. Breguet ne vendette circa 700 esemplari principalmente tra il 1798 e il 1805, e attirò una nuova clientela che
acquistò in seguito orologi più complicati. Quell’orologio
semplificato al massimo merita un posto di rilievo nell’analisi dell’operato di Breguet, il quale ne parla a lungo, con
non celata fierezza, all’inizio del primo capitolo del suo
Trattato purtroppo incompleto6. Dobbiamo ricordare tuttavia che il numero citato comprende anche un altro tipo di
orologio: l’orologio a tatto, che nei suoi primi anni di vita
veniva definito «sottoscrizione a tatto».
13
ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION»
◆ Orologio a tatto Breguet Nº 1009, venduto nel mese di Fruttidoro
dell’anno X (agosto-settembre 1802) all’ambasciatore di Napoli. Freccia di
lettura e sporgenze da toccare recano incastonati dei diamanti.
14
Un’evoluzione del calibro sottoscrizione: l’orologio
a tatto (1799)
Tre anni dopo aver messo a punto il suo orologio da
sottoscrizione, Breguet introdusse sul mercato l’orologio a
tatto, che permetteva di leggere l’ora toccando una lancetta
esterna e dodici sporgenze che circondavano la cassa. Questi
orologi a tatto si articolavano, secondo l’uso della Maison,
in tutta una serie di varianti che andavano dalle casse d’oro
guilloché o smaltate (smalto grigio, blu ecc.) alle sporgenze
d’oro o costituite da perle o diamanti. Nel Trattato che stava
progettando, Abraham-Louis Breguet esponeva la sua idea
nei termini seguenti: «Quando immaginammo l’orologio con
una sola lancetta (…) la nostra unica intenzione era quella di
creare un oggetto semplice, solido, preciso e dal prezzo estremamente moderato. Che però non poteva offrire un servizio che
l’uso e l’abitudine hanno reso praticamente indispensabile: la
ripetizione, utilissima per conoscere l’ora nell’oscurità.»7 Questo tipo di lettura era effettivamente prezioso quando ci si
trovava al buio. E permetteva inoltre di conoscere l’ora in
modo assai discreto, senza estrarre l’orologio dalla tasca.
Anche sotto questo aspetto era un orologio dotato di «tatto», ossia di discrezione, benché a volte lo si definisse più
prosaicamente «orologio per ciechi».
◆ Orologio a tatto Breguet Nº 1009, doppiofondo della
cassa d’oro e piccolo quadrante supplementare.
◆ Orologio a tatto Breguet Nº 1009, dorso della cassa a
smalto, fiore con diamanti incastonati.
15
ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION»
Nel suo nuovo sistema di lettura mediante il tatto
Breguet vedeva soprattutto un’autentica alternativa agli orologi a ripetizione, la cui fabbricazione era complessa e costosa. La riprova di quanto diciamo sta nel fatto che usava
addirittura definirli «ripetizione a tatto».
Gli orologi a tatto riprendevano il calibro dei modelli da
sottoscrizione imprimendo loro un piccolo passo avanti.
Erano provvisti di una lancetta esterna mobile, e in certi casi
possedevano anche un quadrante di ridotte dimensioni dotato, secondo i casi, di una o due lancette, e visibile dal lato
opposto a quello della freccia esterna. È precisamente questa disposizione che permette tanto la lettura convenzionale
dell’ora quanto l’osservazione del movimento, che era precisamente ciò che Breguet si augurava, e che ritroviamo negli
attuali modelli della linea Tradition.
◆ Orologio a tatto Breguet Nº 2627 venduto il 22 ottobre 1810 a
Monsieur Titon. Freccia di lettura ed elementi a tatto composti
da perle vere.
◆ Pagina a destra: disegno originale del calibro sottoscrizione, visto
dai due lati e di profilo.
16
Infatti nel 2005 Nicolas G. Hayek e il suo team di creativi, attingendo alla vasta fonte d’ispirazione contenuta nel
patrimonio storico di Breguet, costituito dagli archivi e dai
modelli antichi, si sono convinti che la disposizione che
permette di vedere da uno stesso lato ciò che abitualmente
si vede solo capovolgendo l’orologio avrebbe conquistato gli
appassionati dell’orologeria meccanica. Perciò un calibro
moderno destinato a un orologio da polso doveva per forza
di cose riprendere la bella disposizione del bariletto centrale
e della simmetria fra ingranaggi e bilanciere ideata oltre due
secoli fa da un geniale precursore non solo della tecnica ma
anche del design…
17
ALLE ORIGINI DELLA COLLEZIONE «TRADITION»
◆ Orologio Tradition con doppio fuso orario 7067.
Nel corso dei suoi primi dieci anni di vita la linea Tradition si è imposta grazie alla sua forte originalità, e si è arricchita con una gamma di modelli che va da quelli semplici a
quelli a carica manuale o automatica, con doppio fuso orario, con lancetta dei secondi ad andamento retrogrado, con
tourbillon a fuso, con cronografo indipendente o con ripetizione dei minuti... In ognuno di questi casi la possibilità
di osservare agevolmente il quadrante e gli organi vitali
dell’orologio esercita una forte seduzione, tanto più che l’adozione del colore grigio o rosa dei movimenti, associata al
colore nero dei quadranti, intensifica i contrasti, conferendo all’insieme una sorprendente modernità…
Questa linea estetica in netto anticipo sui tempi continua a sorprendere e a sedurre anche oggi. Si tratta di uno
stile svincolato dalle mode fugaci, e aperto invece ai progressi incessanti dell’orologeria e a scelte non di rado audaci. Non c’è dubbio: gli orologi della collezione Tradition,
che si ispirano alle migliori fonti, illustrano con singolare
chiarezza la straordinaria alchimia che contraddistingue i
modelli attuali di Breguet.
Opuscolo commerciale intitolato Souscription de montres d’une nouvelle construction, par Breguet («Sottoscrizione di orologi di nuova
costruzione di Breguet»), senza data ma 1797 circa, 2 pagine.
Non sentendosi più al sicuro in Francia, Abraham-Louis Breguet
decise di lasciare Parigi e di ritornare nella sua terra di origine, la
Svizzera, dove si trattenne dall’agosto 1793 al maggio 1795. Sui
rapporti di Breguet con la Rivoluzione francese si consiglia di consultare, di Emmanuel Breguet: Breguet horloger depuis 1775, vie et
postérité d’Abraham-Louis Breguet (1747-1823), Parigi, Alain de
Gourcuff editore, 1997.
Citazioni tratte dall’opuscolo commerciale redatto da Breguet, cfr.
nota 1.
Il Museo Breguet ha acquisito questo pantografo, proveniente dalla
collezione del grande orologiaio e collezionista inglese George
Daniels (1926-2011), in occasione della vendita all’asta intitolata
The George Daniels Horological Collection che si è svolta a Londra
presso Sotheby’s il 6 dicembre 2012.
Citazione comunicata cortesemente all’autore dal signor Bernard
Roobaert.
Manoscritti acquistati il 7 maggio 2010 dal Museo Breguet: facevano parte del progetto Trattato di Orologeria di Abraham-Louis
Breguet, quaderno 2, sezione 1: L’orologio con una lancetta e sezione
2: Lo scappamento a cilindro di rubino nell’orologio semplice a una
lancetta. Archivi Montres Breguet SA.
Ibid., quaderno 2, sezione 3: La ripetizione a tatto. Archivi Montres
Breguet SA.
1
2
3
4
5
6
7
◆ Orologio Tradition Tourbillon a fuso 7047.
18
19
TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON
TRADITION
Répétition Minutes Tourbillon
di Jeffrey S. Kingston
20
21
TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON
L
a storia degli orologi Breguet con ripetizione dei minuti è decisamente unica. AbrahamLouis Breguet è stato il primo orologiaio a usare dei fili metallici arrotolati intorno al movimento,
chiamati «molle sonore», per fornire un’indicazione sonora dell’ora. Oggi è difficile per noi,
avvezzi agli orologi moderni, immaginare che in passato le ripetizioni minuti comunicavano
generalmente l’ora mediante colpi inferti sul fondocassa. L’unica eccezione era costituita da
voluminosi orologi muniti di campanelli. L’idea di ricorrere a molle sonore era rivoluzionaria: un
sordo martellamento era sostituito di punto in bianco da un segnale melodioso. Questa novità
sconvolse la fabbricazione delle ripetizioni minuti a un punto tale che l’idea di Breguet, e il
concetto ispiratore della sua invenzione, sono tuttora vivi e operanti come al momento in cui
fecero la loro comparsa, duecento anni or sono.
◆◆◆
Questo lungo arco di tempo è non meno impressionante dell’ambizione attuale di Breguet di trasformare
radicalmente, per la seconda volta, la concezione di un orologio a ripetizione. Nel progettare il suo nuovo segnatempo,
Breguet ha deciso fin dall’inizio di abbandonare le strade
battute e di non ricorrere a soluzioni preesistenti. Partendo
dalle realizzazioni già disponibili, il risultato sarebbe consistito nel migliore dei casi in perfezionamenti marginali. Perciò il team incaricato della messa a punto del nuovo orologio
ha deciso di concentrarsi anzitutto sulla ricerca scientifica, e
di ristudiare solo in un secondo momento i componenti
indispensabili alla produzione del suono.
La ricerca è iniziata quindi – lontana dai software CAO
e dai banchi di lavoro degli orologiai – in un laboratorio di
vibroacustica. Con l’aiuto di sintetizzatori messi a punto
appositamente, Breguet ha sperimentato oltre 200.000
22
combinazioni di frequenze, che costituiscono altrettanti
suoni composti da una frequenza fondamentale e da un certo numero di frequenze parziali. L’obiettivo consisteva nel
determinare la combinazione più gradevole all’orecchio.
Dato che questo studio veniva effettuato per un orologio
con ripetizione dei minuti, il compito era particolarmente
complesso, perché ognuno dei due suoni doveva essere non
solo ricco e piacevole in sé e per sé, ma anche accordarsi con
l’altro suono nella suoneria delle ore e dei minuti. Le
200.000 varianti iniziali si sono ridotte gradualmente a
2000, poi a 200, a 20 e infine a 4. Il team di orologiai e di
ingegneri ha scelto la soluzione migliore insieme a Marc A.
Hayek, Presidente e Direttore generale di Breguet. In seguito la scelta finale emersa da questo processo di selezione ad
ampio raggio ha guidato la messa a punto e la fabbricazione
del meccanismo della ripetizione minuti, dando vita a una
soluzione rivoluzionaria.
23
TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON
UNA RIPETIZIONE MINUTI DALLA
STRUTTURA RIVOLUZIONARIA
Per la seconda volta nella sua storia
Breguet rivoluziona il modo di concepire
un orologio a ripetizione.
Come misurare obiettivamente il grado di creatività
dell’itinerario seguito da Breguet? Uno dei criteri possibili è
il numero di brevetti depositati. È raro che un orologio da
polso presentato sul mercato sia accompagnato da più di un
brevetto. Invece il modello Tradition Répétition Minutes
Tourbillon può vantare sei nuovi brevetti e cinque importanti elementi costitutivi mai presenti finora in un meccanismo d’orologeria con ripetizione dei minuti. Inoltre vi sono
invenzioni aggiuntive incorporate in altre parti del movimento, e una combinazione di questi elementi mai riuniti
prima in un medesimo segnatempo. A questo punto il nuovo Tradition Répétition Minutes Tourbillon può serenamente proclamare di costituire non solo un’importante
svolta nella storia di Breguet, ma di voler rappresentare,
come già duecento anni or sono, un nuovo punto di riferimento nel settore delle ripetizioni minuti.
24
Resistendo alla tentazione di descrivere subito le invenzioni incorporate in questo orologio rivoluzionario, occupiamoci anzitutto delle altre sue complicazioni. Siamo di
fronte a un tourbillon a carica automatica e a una ripetizione minuti. Il tourbillon assomiglia al Tourbillon Extra-Plat
presentato al pubblico nel 20141, e il suo meccanismo contiene un sistema di carica automatica analogo, grazie alla
presenza di una massa oscillante periferica. Questo dispositivo consente di creare una struttura estremamente raffinata. Per di più il design del movimento rende ancora più
attraente la possibilità di ammirarlo attraverso il fondocassa trasparente. La posizione esterna della massa oscillante
libera la piastra e i ponti da ogni elemento perturbatore e
assicura la loro completa visibilità.
Il Tradition Répétition Minutes Tourbillon è dotato
anche di un indicatore della riserva di carica. Nelle collezioni Breguet questa indicazione avviene generalmente
mediante una lancetta. Ma per l’orologio di cui stiamo
parlando Breguet ha creato un nuovo sistema d’indicazione
basato sulla rotazione di un disco blu che appare attraverso
un’apposita apertura ricavata sul bordo del quadrante. Il dispositivo ricorda l’indicatore di benzina di un’automobile,
ed è interamente blu quando il bariletto è completamente
carico. L’intensità del blu diminuisce gradatamente via via
che la carica del bariletto diminuisce.
Associare un meccanismo di ripetizione minuti alla
struttura futuristica di un tourbillon è un’impresa che merita di per sé sola di essere citata a lettere maiuscole. Ma il
Tradition Répétition Minutes si differenzia dalle soluzioni
preesistenti, e contiene numerose novità. Basterà citare qui
alcuni elementi fondamentali per delineare il quadro necessario alla comprensione di queste invenzioni. Una ripetizione minuti contiene componenti di vario tipo. Il primo è
rappresentato dalla combinazione formata dai martelletti e
◆ Veduta dei martelletti verticali.
25
TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON
– dopo la rivoluzionaria invenzione di Breguet nel 1783 –
dalle molle sonore che i martelletti percuotono per fornire
l’indicazione sonora dell’ora. Il secondo è il meccanismo di
regolazione, indispensabile per garantire che il ritmo della
suoneria resti costante. Il terzo è il bariletto specifico della
suoneria, e il quarto è il sistema usato per «leggere l’ora»
affinché la ripetizione sia in grado di conteggiare e di sgranare con precisione le ore, i quarti d’ora e i minuti. Infine
– e non si tratta mai di un elemento annesso – esiste una
struttura studiata per favorire l’irradiazione del suono verso
l’esterno, in modo che l’utente dell’orologio possa conoscere l’ora del momento. Per il Tradition Répétition Minutes
Tourbillon ognuno di questi insiemi costitutivi è stato ripensato da capo a fondo.
I martelletti e le molle sonore
Nelle ripetizioni minuti costruite secondo i criteri consueti le molle sonore di norma sono arrotolate intorno al
movimento, e i martelletti le colpiscono orizzontalmente.
Questa soluzione è talmente comune che è diventata praticamente universale, e per interi decenni non è stata rimessa
in discussione. I costruttori di Breguet però l’hanno voluta
riesaminare ex novo. Perché mai i martelletti dovevano agire
orizzontalmente? Partendo dal principio che il vetro zaffiro
e la lunetta vibrano meglio verticalmente, e permettono al
suono di irradiarsi in maniera ottimale, essi hanno formulato una nuova ipotesi. Se i martelletti erano in grado di funzionare anche in maniera verticale, avrebbero favorito la
trasmissione della vibrazione verso gli elementi irradianti, e
poi nell’aria.
Il nuovo Tradition Répétition Minutes risponde a questa logica irresistibile, e i suoi martelletti colpiscono le molle sonore verticalmente. La struttura dei martelletti cela
inoltre un’innovazione. Colpita dal martelletto, la molla
sonora indietreggia. Per evitare un rimbalzo che potrebbe
26
IL PROGETTO HA PRESO
LE MOSSE DA RICERCHE ACUSTICHE
In seguito si sono studiate centinaia
di varianti prima di ottenere il suono
definitivo.
provocare un secondo colpo non desiderato, i martelletti
delle ripetizioni minuti possiedono un meccanismo destinato a prevenire ogni nuovo colpo. Le strutture consuete
presentano tuttavia un inconveniente. Il sistema di assorbimento dei colpi evita sì il rimbalzo del martelletto, ma consuma parte dell’energia disponibile per il colpo, diminuendo
di conseguenza l’intensità del suono. Per ovviare a questa
difficoltà, Breguet ha inventato un ammortizzatore semiattivo che entra in funzione dopo il colpo, evitando ogni rimbalzo del martelletto2. Perciò non riduce in nessun modo la
forza dell’impatto.
Sul Tradition Répétition Minutes le molle sonore presentano forme inedite. Basandosi sulle ricerche acustiche
condotte da Breguet negli ultimi dieci anni e più, le due
molle sonore (una indica le ore con una nota grave, l’altra
usa una frequenza più elevata per indicare i minuti) sono
confezionate con la stessa lega di cui è fatta la cassa, oro rosa
27
TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON
ESISTE UNA MISURA NUMERICA
DEL GRADO D’INVENTIVITÀ
Il Tradition Répétition Minutes
possiede sei brevetti e cinque novità
importanti.
Questa geometria offre un ulteriore vantaggio. Nell’architettura abituale delle ripetizioni minuti le due molle sono
disposte una sopra l’altra, disposizione che richiede spesso
un isolamento per evitare che entrino in contatto. Questo
rischio non esiste invece nel Tradition Répétition Minutes,
perché le due molle sono nettamente separate.
Il regolatore
Su una ripetizione minuti la suoneria entra in azione
emettendo una successione di «ding» e di «pause». Alle ore
tre, per esempio, l’orologio suona «ding pausa ding pausa
ding pausa». In un segnatempo di alta precisione è indispensabile che i ding e le pause si susseguano a intervalli
regolari o, per esprimerci in termini musicali, secondo un
ritmo costante che non accelera e non rallenta mentre l’orologio suona le ore, i quarti e i minuti. Questa è la funzione
del meccanismo regolatore.
oppure oro bianco, e poi rodiate. Le due molle sono collocate sopra il movimento, e sono perfettamente visibili sotto
il vetro zaffiro. La più lunga delle due, quella delle ore, ha
quasi la forma di un semicerchio con una piccola fossetta.
La più corta, quella dei minuti, ricorda un cerchio. Osservate contemporaneamente, le due molle sembrano tracciare i
contorni della lettera «B».
Dopo aver definito il suono della ripetizione minuti,
ingegneri e orologiai hanno sottoposto a test numerico, e
poi sperimentato, centinaia di varianti di forme, profili,
punti di fissaggio e posizioni per le molle, allo scopo di ottenere le sonorità prescelte. E hanno raggiunto i loro obiettivi adottando forme creative, attaccando la molla sonora
delle ore alle due estremità e quella dei minuti a una sola
estremità, e dando a entrambe una sezione rettangolare.
28
La progettazione di un regolatore deve rispondere a due
criteri fondamentali. Il primo riguarda ovviamente la precisione. Come fa il regolatore a controllare il ritmo della
suoneria? Il secondo concerne il silenzio. Il regolatore,
emettendo un rumore meccanico - generalmente in forma
di ronzio - potrebbe alterare la purezza del suono?
In questo ambito, Breguet ha esteso le ricerche condotte
a suo tempo per il modello chiamato La Musicale. Questo
orologio che suona una melodia (in una versione si tratta
della Gazza ladra di Rossini, nell’altra della Badinerie di
J.S. Bach) presenta al regolatore esigenze particolari, perché l’orecchio capta subito il minimo scarto di ritmo in
queste arie ben note. E un ronzio meccanico si rivela non
meno fastidioso. Breguet ha messo a punto e brevettato
per La Musicale un regolatore magnetico. Con questo sistema la velocità di rotazione è determinata, con una precisione incomparabile rispetto alle realizzazioni che l’hanno
◆ Il regolatore magnetico
brevettato da Breguet.
29
TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON
preceduta, dai cambi d’intensità della coppia del freno magnetico3. Questa soluzione inedita comporta un vantaggio
aggiuntivo: il silenzio. Poiché gli elementi meccanici non
entrano in contatto, il regolatore magnetico esclusivo di
Breguet è perfettamente silenzioso.
Esiste tuttavia una differenza tra il regolatore di La
Musicale e quello messo a punto per il Tradition Répétition
Minutes. Su La Musicale il dispositivo è celato allo sguardo.
Sul nuovo orologio invece il regolatore, decorato e traforato, è visibile sul lato quadrante, permettendo al proprietario
di ammirare lo spettacolo della sua rotazione.
L’inserimento di un regolatore magnetico nel Tradition
Répétition Minutes costituisce una «prima assoluta», e il
brevetto depositato da Breguet sottolinea la sua unicità, che
lo distingue da tutte le ripetiziomi minuti disponibili sul
mercato.
Il sistema del bariletto
Le ripetizioni minuti di tipo classico sono dotate di un
bariletto che si carica quando il proprietario aziona un cursore per attivare la suoneria. L’energia fornita dall’azionamento del cursore è immagazzinata nel bariletto e usata per
alimentare il meccanismo della ripetizione minuti. Il Tradition Répétition Minutes Tourbillon si basa su questo principio, ma lo completa con raffinatezze significative.
◆ Il bariletto della ripetizione minuti trasmette
l’energia mediante la catena.
30
Al posto di un cursore che scorre in una scanalatura praticata sul telaio dell’orologio, il nuovo Tradition Répétition
Minutes possiede un pulsante a baionetta che richiede una
semplice pressione anziché un movimento longitudinale sul
fianco della cassa. È senza dubbio più facile premere un pulsante che fare scorrere un cursore. Inoltre questo sistema
offre un livello superiore di resistenza all’umidità rispetto ai
cursori tradizionali.
A questo punto è giunto il momento di occuparci di
un’altra «prima» dell’orologeria. Contrariamente a tutti gli
altri orologi da polso a ripetizione, il Tradition Répétition
Minutes fornisce l’energia occorrente alla ripetizione tramite una catena. Questo tipo di trasmissione non è inedito
nella ricca storia di Breguet. Nel celebre orologio da tasca
Marie Antoinette, tanto l’originale (che fu consegnato nel
1827, e che era allora l’orologio più complicato del mondo)
quanto la sua ricreazione moderma impiegano delle catene.
UNA PRIMA ASSOLUTA PER
UN OROLOGIO DA POLSO
La suoneria possiede un sistema
di forza costante a catena.
Sul nostro nuovo modello la catena costituisce un elemento del meccanismo di forza costante messo a punto per
la suoneria. Via via che il bariletto si scarica, la quantità di
forza che viene fornita diminuisce. Negli orologi a ripetizione sforniti di un sistema a forza costante si verifica spesso
una diminuzione del ritmo alla fine di lunghe suonerie (le
12h59 per esempio richiedono 12 colpi per le ore, 3 colpi
per i quarti d’ora, ognuno dei quali con due note, e 14 colpi
per i minuti – vale a dire un totale di 32 colpi). Il dispositivo
31
TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON
del bariletto con catena compensa il cambio di forza tra una
molla interamente carica o quasi scarica modificando il raggio effettivo del fissaggio al meccanismo della ripetizione.
Qando il bariletto è completamente carico la catena agisce
su un piccolo raggio. Quando si scarica agisce su raggi via
via più grandi per equilibrare la forza decrescente fornita dal
bariletto. Nel suo principio di funzionamento questo meccanismo somiglia al fuso impiegato nel modello Tradition
Tourbillon, ma piuttosto di cambiare raggio con dischi
sovrapposti (come nel cambio di velocità di una bicicletta)4,
il sistema di ripetizione modifica il raggio effettivo su un
unico livello.
Nessun altro orologio a ripetizione esistente al mondo
può vantare un sistema di catena a forza costante. Poiché le
maglie di questa minuscola catena sono ancora più corte di
quelle del Tradition Tourbillon, la fabbricazione di questo
sistema rappresenta un autentico tour de force da parte della
Manifattura.
La lettura dell’ora
Tutte le ripetizioni minuti ricorrono a un meccanismo
per suonare le ore. Anche il nostro orologio si attiene a questa regola, ma la applica in maniera inattesa. Il suo movimento è dotato di camme separate per le ore, i quarti d’ora
e i minuti. Naturalmente ci sono 12 gradi sulla camma delle ore, 4 sulla camma dei quarti d’ora e 14 su ogni braccio
della camma dei minuti (che possiede 4 bracci, uno per
ogni quarto d’ora). La posizione delle camme è regolata con
precisione dall’ingranaggio dell’orologio, sicché quando l’utente desidera sentir suonare l’ora, intervengono dei palpatori che azionano i gradi appropriati, per fare sì che il
segnatempo sgrani correttamente ore, quarti d’ora e minuti.
Un altro elemento inedito è rappresentato dal modo in
cui suonano i quarti d’ora. L’uso generale consiste nel suo32
33
TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON
LA DIFFUSIONE DEL SUONO
A PARTIRE DALL’OROLOGIO
dipende da due elementi unici:
una camera sonora sul fondocassa
dell’orologio e un metodo
innovativo per fissare la lunetta
e il vetro zaffiro.
nare un colpo sulla molla sonora dei minuti, seguito rapidamente da un altro colpo sulla molla sonora delle ore. Poiché
la nota della molla sonora dei minuti è più acuta di quella
delle ore, la suoneria è percepita come un «ding dong» per
ogni quarto. Di conseguenza i due quarti (fra 30 e 44 minuti) sono suonati abitualmente nella successione «ding dong
ding dong». Per ravvivare la formula, Breguet ha reso più
caratteristico il suono del secondo quarto (attribuendo al
passaggio una specifica sonorità alla mezz’ora). Invece della
sequenza consueta il Tradition Répétition Minutes suona
«ding dong dong ding». Il cambio nell’ordine di successione
delle note per segnalare il secondo quarto permette così di
distinguere più facilmente il quarto che è stato appena suonato.
La trasmissione del suono
Neanche in questo settore esistono soluzioni miracolose. Il team Breguet addetto alla ricerca e sviluppo è ricorso
perciò a un intero arsenale di soluzioni per favorire la diffusione del suono emesso dalla ripetizione.
34
Un esame dettagliato della cassa mette in luce un elemento che non compare in nessun altro orologio a ripetizione. Sulla lunetta del fondocassa esistono otto piccoli fori
quasi nascosti alla vista. Sono aperture che appartengono a
una camera acustica ricavata nel telaio e definita tecnicamente «cavità di Helmholtz». Questo termine scientifico
può sembrare a prima vista piuttosto oscuro, ma in realtà è
noto attraverso una vasta gamma di applicazioni che compaiono in oggetti familiari come il violino, un altoparlante
– o addirittura un teatro antico... Come indica il suo nome,
si tratta di una camera acustica la cui forma è adattata in
funzione della risonanza dei suoni e delle frequenze che si
vogliono ottenere. Nel Tradition Répétition Minutes assume un profilo rettangolare e circonda il movimento, dal
quale è separato mediante una membrana destinata a isolare
il meccanismo dall’aria circostante, perché la cavità è aperta
sull’esterno attraverso gli otto piccoli fori.
Una seconda innovazione riguarda le molle sonore, la
lunetta e il vetro zaffiro. Le molle sonore sono fissate a un
assemblaggio attaccato alla lunetta dell’orologio, costruita
in maniera interamente nuova. Invece di essere incorporata
nella cassa in maniera rigida, è dotata di tre piedini, o pilastri, solidali con la cassa. Siccome questi piedini dispongono di una certa libertà di movimento, la lunetta può vibrare
in risonanza con le molle sonore. Inoltre, per via del suo
fissaggio alla lunetta, anche il vetro zaffiro entra in vibrazione. Questo sistema arricchisce il suono irradiato dall’orologio, perché la lunetta e il vetro zaffiro trasmettono più
facilmente le frequenze basse, mentre la cassa garantisce una
migliore propagazione delle frequenze più elevate.
Senza trascurare nessun elemento, il team di ricerca si è
interrogato anche sul materiale scelto per ricavare la piastra
del movimento e la maggior parte dei ponti. Invece del solito ottone si è scelto un titanio di grado 5, le cui frequenze
35
TRADITION RÉPÉTITION MINUTES TOURBILLON
naturali sono nettamente più elevate di quelle della suoneria, tanto che il metallo non entra in risonanza con la vibrazione del meccanismo del regolatore, e quindi non rischia di
alterare la purezza del suono emesso dalle molle sonore.
questo valore corrisponde allo scarto tra il rumore di fondo
di un ufficio calmo e l’intensità sonora di una persona che
parla con un tono abituale. Quale altro orologio può dire
altrettanto?
È chiaro che solo l’ascolto permette in ultima analisi di
giudicare la qualità sonora di una ripetizione: le parole non
bastano per descrivere la musicalità o la ricchezza di un suono. Tuttavia Breguet applica una misura acustica che paragona il volume sonoro delle ripetizioni minuti a quello di
un orologio «tranquillo». Breguet misura, alla distanza di 20
centimetri dall’orologio, il volume dei suoni emessi dalla
ripetizione e li paragona al rumore ambientale (compreso
quello emesso dal regolatore) percepito tra i colpi suonati.
Per il Tradition Répétition Minutes la differenza rispetto
al regolatore silenzioso è di 40 decibel. In altri termini,
Anche analizzando gli esempi tramandati dai tempi antichi, le suonerie confermano di essere le «complicazioni»
più complesse fra tutte. Ma com’è noto, il rispetto reverenziale delle convenzioni non fa parte dell’eredità che ci ha
trasmesso Breguet, teso al contrario a reinventare le regole
del gioco. Ecco quindi che Breguet rivoluziona, per la seconda volta, l’orologio a ripetizione.
1
2
36
Analogamente al Tourbillon Extra-Plat, la rotazione di un minuto
è alimentata in energia dall’esterno della gabbietta e la ruota fissa è
collocata sul bordo del bilanciere. Un altro punto in comune è rappresentato dalla spirale e dalla ruota di scappamento in silicio.
L’ammortizzatore semiattivo possiede un’articolazione sincronizzata con il martelletto. Subito dopo il colpo, il martelletto è richiamato indietro da una molla, evitando così il rischio di un doppio
colpo o di vibrazioni.
Il Tradition Répétition Minutes Tourbillon è disponibile in una cassa dal diametro di 44 mm, in oro rosa o in oro
bianco, con chiusura pieghevole assortita.
3
4
Vedi in proposito l’articolo dedicato al modello La Musicale pubblicato in Le Quai de l’Horloge N° 1.
Il cambio di velocità posteriore di una bicicletta offre una buona
analogia. Le «velocità elevate» sono quelle che collocano la catena
sul pignone di piccolo diametro del cambio di velocità, mentre le
«basse velocità» usano i pignoni di grande diametro che, al pari di
una leva, offrono un vantaggio meccanico richiedendo meno forza
a parità di velocità.
37
I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX
I LABORATORI
della Vallée de Joux
di Jeffrey S. Kingston
38
39
I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX
P
erché mai le aziende diffondono delle statistiche ogni volta che effettuano un ampliamento
significativo della propria manifattura? Perché sono interessate a dire quanti metri quadrati,
quanto spazio in più hanno guadagnato, quanti anni hanno dedicato alla realizzazione del
progetto e – naturalmente – quanto è costato? Queste cifre possono tornare utili, certo, ma di
solito non bastano per cogliere l’essenziale, ossia i vantaggi che offre un edificio nuovo di zecca.
◆◆◆
Questi interrogativi sorgono spontanei di fronte all’importante costruzione che Breguet ha aggiunto ai suoi laboratori nel villaggio di L’Orient, situato nella celebre Vallée
de Joux, la culla dell’alta orologeria. Si tratta di una valle incantevole, attraversata da piccoli skilift e rinomata per
la qualità dei suoi formaggi e latticini. Ma soprattutto garantisce a quanti operano nell’attuale Manifattura Breguet
la serenità indispensabile al loro lavoro, una tranquillità
che sarebbe difficile, anzi impossibile, trovare nel piccolo,
storico laboratorio parigino di Quai de l’Horloge dove
Abraham-Louis Breguet, il fondatore dell’azienda, iniziò la
sua carriera nel 1775.
Le «complicazioni» per cui è famosa l’alta orologeria fioriscono e prosperano da molto tempo in questa valle, situata nel cuore della catena del Giura, a pochi minuti di
distanza dalla frontiera francese. Nei lunghi, rigorosi mesi
invernali i contadini, non potendo condurre al pascolo il
loro bestiame, si dedicavano all’orologeria. Lavoravano con
la luce naturale nei locali ricavati sopra le stalle. Con l’andare del tempo perfezionarono la loro abilità al punto che fe40
cero dei meccanismi complessi la specialità della regione.
Per creare i loro orologi con complicazioni le prestigiose
marche ginevrine, la cui fama s’era andata affermando nella
seconda metà del XVIII secolo, dipendevano dalle competenze acquisite dagli artigiani della Vallée de Joux. I movimenti fabbricati nelle montagne del Giura venivano
incassati nella città di Calvino e venduti dalle diverse
marche sotto il loro nome. Fu così che la conoscenza approfondita dell’orologeria e delle sue complessità si radicò profondamente in questa regione, dove gli attuali orologiai
sono talvolta gli eredi di dinastie che risalgono a 150 anni e
più. Proprio in queste famiglie Breguet trova spesso le persone che possiedono i requisiti richiesti per progettare e fabbricare i suoi orologi, che ormai nascono nella loro totalità
nella Vallée de Joux.
Anche se recentemente un’ala intera di laboratori è
sbocciata per così dire dal terreno, l’espansione dell’azienda
non si è mai interrotta da quando è iniziata la nuova era
Breguet, avviata nel 1999 dall’acquisto del gruppo Breguet,
composto dalle celebri manifatture di movimenti Lemania
41
I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX
e Valdar. La carica di Presidente e CEO fu assunta personalmente da Nicolas G. Hayek, il quale si proponeva nientemeno che la rinascita e la trasformazione radicale della
marca, al prezzo di cospicui investimenti. Il nucleo centrale del progetto consisteva nell’ampliamento e nella modernizzazione delle strutture. La prima fase del progetto prese
vita con un vasto allargamento dei laboratori Lemania
di L’Orient che, inaugurato nel 2002, permise di raddoppiare lo spazio disponibile, dotandolo di macchinari e
strumenti estremamente avanzati. Nel 2003 l’assorbimento di Lemania da parte di Breguet ha dato vita all’attuale
Manufacture Breguet. Due altri ampliamenti successivi
hanno spianato la strada alla costruzione della nuova ala di
cui stiamo parlando. Naturalmente l’amministrazione, il
marketing e il reparto vendite sono ospitati tuttora nell’edificio di L’Abbaye, che sorge sulla riva del lago di Joux in
una cornice paesaggistica eccezionale.
◆ La nuova ala dei laboratori vista dal retro.
42
Benché la recente apertura sia stata preceduta da un
decennio di costruzioni edilizie, a volte era difficile per i
visitatori non troppo addentro ai segreti dell’orologeria più
sofisticata cogliere le finezze dei metodi impiegati da
Breguet nel passaggio da un piccolo laboratorio a un altro.
Orologiai che eseguivano compiti identici lavoravano spesso in locali distanti gli uni dagli altri, situati alcuni nell’edificio originario di Lemania, altri nei nuovi locali. Questa
dispersione non permetteva di distinguere e valutare agevolmente le varie fasi di fabbricazione, finitura e montaggio.
L’importante acquisto di spazio ha favorito il raggruppamento dei collaboratori addetti allo stesso compito, e attualmente offre all’osservatore profano una visione globale
che evidenzia l’estrema attenzione riservata a ogni dettaglio.
43
I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX
L’anglage, ossia la smussatura degli angoli e degli spigoli,
offre un eccellente esempio di quanto stiamo dicendo. Questo raffinato lavoro di levigatura si effettua su una grande
varietà di componenti dell’orologio. Breguet – è quasi superfluo dirlo – pratica da tempo l’anglage di numerosi parti,
ma l’estensione di questa pratica e la cura riservata a questa
tecnica restavano difficilmente percepibili finché l’operazione veniva effettuata in locali diversi. Oggi invece una trentina di specialisti sono riuniti in un medesimo laboratorio
riservato a questa forma tradizionale di artigianato. Si tratta
di un numero impressionante, come del resto è impressionante il lavoro che eseguono. Le moderne manifatture di
orologeria dispongono di vari metodi per rifinire i bordi dei
componenti del movimento. Il primo consiste nel non fare
niente, conservando al pezzo l’aspetto che presenta dopo la
fresatura. Il secondo prevede invece un percorso fortemente
44
industrializzato, in cui la finitura è affidata interamente a
una macchina. Il terzo metodo, che richiede un lavoro supplementare, si basa sulla levigatura a mano degli spigoli con
l’aiuto di un piccolo tornio, un utensile elettrico dotato di
una punta rotante che effettua la levigatura. Invece il metodo impiegato in questo laboratorio è l’anglage eseguito a
mano con l’aiuto di una lima, e più precisamente con una
serie di lime. Tenendo fermo il componente da smussare, e
in certi casi fissandolo su vari sostegni a seconda dei casi,
gli artigiani di Breguet arrotondano e levigano minuziosamente ogni spigolo servendosi di una serie di lime via via
più fini, per poi procedere alla brunitura con l’aiuto di una
caviglia di legno. I vantaggi di questo metodo sono spettacolari e facilmente riconoscibili per un occhio esperto. I
bordi presentano una lucentezza senza pari, e solo l’uso della lima permette di formare angoli interni ed esterni netti.
45
I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX
GLI ARTIGIANI INCISORI
Artigiani al lavoro nel cuore
della Vallée de Joux.
Prendiamo come esempio la lettera Z. Un angolo acuto si
trova in alto a destra, un altro in basso a sinistra.
Gli appassionati di orologeria si rendono conto immediatamente se un pezzo è stato smussato a mano con l’aiuto
di una lima e poi brunito. Un occhio allenato che osserva
un orologio Breguet rileva la presenza di angoli netti i quali
confermano che la cianfrinatura e la brunitura sono state
eseguite a mano nella sede della Manifattura. Anche se conosce già da prima l’aspetto impressionante di questa lavorazione, il visitatore reagisce con rispetto e ammirazione nel
vedere tanti specialisti che praticano questa forma di artigianato nello stesso luogo. Nessun’altra fabbrica dispone di un
laboratorio paragonabile a quello esistente oggi nella nuova
ala della Manifattura in cui una trentina di artigiani, come
si è detto, eseguono la delicata operazione di smussatura a
mano dei componenti dell’orologio.
46
47
I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX
UNA SCENA UNICA AL MONDO
Il nuovo spazio ha permesso di
raggruppare in un medesimo laboratorio
gli addetti al guillochage.
48
Da parte loro, anche gli addetti al guillochage lavorano
oggi fianco a fianco nella sede di Breguet. Ricordiamo a
questo proposito che il raffinato lavoro di guillochage rappresenta una decorazione emblematica di Breguet, già praticata a suo tempo dal fondatore della Maison, il primo a
proporre parti guilloché sui quadranti degli orologi. Anche
se esiste un piccolo gruppo di marche che vantano tra i loro
dipendenti uno o due artigiani muniti di una macchina per
guillocher, la passione che si nutre in Breguet per questa
forma d’arte è incomparabilmente più viva, e vanta squadre
di specialisti curvi su torni di guillochage, azionati a mano,
intenti a eseguire la quantità di decorazioni che ornano i
quadranti, le masse oscillanti e le casse Breguet. Per lunghi
anni il principale laboratorio dedicato ai quadranti ha
ospitato i più esperti guillocheur, impegnati a creare nuovi
motivi brevettati e le decorazioni più complesse. Altri guillocheur occupavano locali diversi, dove lavoravano sui quadranti d’oro o tracciavano i disegni destinati a ornare le
masse oscillanti e le casse. L’ala di recente costruzione ha
permesso di riunire tutti questi artigiani, che attualmente
praticano la loro arte nello stesso laboratorio.
La nostra visita continua attraverso i locali riservati
all’assemblaggio dei movimenti. È l’occasione buona per
osservare determinate tecniche che Breguet pratica da tempo, e che in precedenza si svolgevano in ambienti meno
visibili rispetto a quelli attuali. Qui ogni orologiaio ha
di fronte a sé una collezione unica di cacciaviti. Niente
49
I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX
d’insolito, si dirà, in questi utensili indispensabili, che
chiunque si aspetta di trovare in vari formati sul banco di
lavoro degli orologiai. Ma i cacciaviti che Breguet fornisce ai
suoi orologiai non sono affatto del tipo corrente. Per ogni
vite del movimento gli ingegneri di Breguet hanno calcolato
esattamente la forza da applicare al momento di serrarla. In
generale gli orologiai serrano le viti fidandosi della propria
esperienza e delle proprie sensazioni. Ma questo modo di
procedere implica inevitabilmente un margine di errore o
di imprecisione. Per ottenere un grado superiore di precisione, Breguet ha messo a punto un sistema di cacciaviti dinamometrici, calibrati in funzione delle coppie specifiche
richieste dai progettisti del movimento. La collezione di
cacciaviti rispecchia quindi la diversità delle coppie impiegate per le diverse viti del meccanismo. Si tratta di strumenti più costosi di quelli tradizionali, perché la loro calibratura
e la loro verifica impongono una spesa aggiuntiva.
Nei locali destinati all’assemblaggio dei movimenti si
impiegano anche altri utensili speciali. Oliare i componenti
fondamentali del meccanismo è una pratica diffusa in tutta
l’industria dell’orologeria, e il visitatore può notare spesso
sui banchi di lavoro uno schema di lubrificazione che serve
a individuare i punti in cui è necessario ricorrere all’oliatura.
Il pericolo di questa procedura risiede nella variazione della
quantità d’olio che si deposita, fatto che ricorda in una certa misura il serraggio intuitivo delle viti. Se è eccessivo, l’olio rischia di spostarsi in parti dove la sua presenza non è
gradita. Se invece la quantità è insufficiente, il rischio è di
dover ricorrere prematuramente al servizio d’assistenza...
Per evitare questo doppio rischio, Breguet ha ideato un dosatore che permette a ogni punto di oliatura del movimento
di ricevere esattamente la quantità d’olio necessaria.
50
LE TRADIZIONI DELL’ALTA
OROLOGERIA SONO RISPETTATE E
OTTIMIZZATE DALLA TECNOLOGIA
Breguet ha introdotto innovazioni nella
messa a punto di utensili speciali e di
attrezzature per il controllo di qualità.
51
I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX
Il controllo di qualità è situato oggi sullo stesso piano
dedicato all’assemblaggio dei movimenti. In tal modo la
macchina utilizzata per verificare la penetrazione delle palette d’àncora sulla ruota di scappamento si trova accanto a
uno degli strumenti principali destinati al montaggio. Tutti
i movimenti Breguet sono sottoposti a questo test. Le tolleranze sono infinitesimali e si misurano in millesimi di millimetro. In questo reparto si effettuano numerose altre
verifiche, motivo per cui il controllo di qualità di ogni singolo meccanismo richiede da sei a dieci settimane.
GLI OROLOGIAI SONO RAGGRUPPATI
IN FUNZIONE DELLE COMPLICAZIONI
Esistono spazi di lavoro specifici in funzione
di grandi specialità, per esempio i tourbillon,
le ripetizioni o i calendari perpetui.
52
A questo punto gli aficionados saranno certo impazienti
di scoprire i locali in cui lavorano gli orologiai addetti alle
complicazioni. I nuovi spazi di cui dispone Breguet hanno
permesso di concentrare su uno stesso piano attività complesse, e di raggruppare gli orologiai in reparti a seconda
delle complicazioni di cui devono occuparsi. In Breguet
questi reparti sono chiamati «cellule». Esiste quindi una cellula addetta al modello La Musicale, un’altra che si occupa
dei modelli con tourbillon e così via. Un’organizzazione del
genere facilita sensibilmente la formazione degli orologiai e
dà loro la sensazione di lavorare in un gruppo di artigiani in
seno a un piccolo laboratorio. Questa atmosfera favorisce
inoltre lo scambio di idee tra i membri di ogni gruppo circa
i modi di ottimizzare il montaggio degli orologi.
53
I LABORATORI DELLA VALLÉE DE JOUX
L’ASCOLTO
Prima del controllo finale, effettuato
alla distanza di 20 cm, la sonorità di
ogni ripetizione minuti viene verificata
a più riprese durante l’assemblaggio.
Una speciale installazione chiamata «camera anecoide»
è collocata nelle immediate vicinanze dei banchi di lavoro
degli orologiai addetti ai modelli con ripetizione dei minuti.
Ogni esemplare di questi modelli è sottoposto a test in questo locale silenzioso, predisposto appositamente. Quando
l’orologio è collocato nella camera e la porta è chiusa, tutti i
rumori esterni sono eliminati. A quel punto si può misurare
perfettamente il suono della ripetizione minuti. Siccome
questi meccanismi non devono essere valutati tenendo
l’orologio vicino all’orecchio, perché quasi certamente il
proprietario non desidera ascoltare il suono in questo modo,
occorre rispettare una certa distanza: il collaudo sonoro
avviene a circa 20 centimetri di distanza.
L’impressione generale che suscita la visita della nuova
ala non dipende dalla scoperta di metodi di lavorazione inediti, perché le tecniche in uso presso Breguet si evolvono
continuamente – ed erano già praticate in precedenza. È il
loro raggruppamento che assicura loro una visibilità inedita, e sottolinea quella ricerca della qualità che è l’emblema
della Manifattura Breguet contemporanea.
54
55
OROLOGIAIO DELLA MARINA
Orologiaio
DELLA MARINA
di Jeffrey S. Kingston
56
57
OROLOGIAIO DELLA MARINA
F
ra gli innumerevoli riconoscimenti che Abraham-Louis Breguet, fondatore di Breguet,
ha ricevuto nel corso della sua esistenza, il titolo di Orologiaio della Marina è sicuramente il
più prestigioso. Questa affermazione non sminuisce minimamente il valore della sua nomina a
membro dell’illustre Accademia delle Scienze. Va rilevato però che, quando il re Luigi XVIII lo
nominò Orologiaio della Marina, questa carica poteva essere conferita a un solo maestro di
quell’arte, mentre dell’Accademia facevano parte numerosi studiosi di chiara fama.
◆◆◆
Per apprezzare pienamente il significato di quel titolo è
importante ricordare che la misura del tempo rivestiva a
quell’epoca un’importanza decisiva per la navigazione d’altura. In quegli anni il metodo usato generalmente per
determinare la longitudine imponeva che a bordo si disponesse di un segnatempo di straordinaria precisione, perché
lo scarto di un solo secondo nell’osservazione al sestante
equivaleva a 15 secondi di errore longitudinale, pari a circa
0,25 miglia marine all’altezza dell’equatore. Poiché dal dominio dei mari dipendevano la ricchezza e la sicurezza di
una nazione, i cronometri di bordo realizzati dall’Orologiaio della Marina costituivano un contributo così importante che il titolo veniva conferito dal re in persona. Nel
raccomandare a Luigi XVIII di nominare Abraham-Louis
Breguet Orologiaio della Marina, dopo la morte improvvisa (1813) del suo compatriota Louis Berthoud, titolare di
quella carica, la Marina osservava che «Monsieur Breguet,
che è disposto ad assumere la successione di Monsieur
58
Berthoud, è l’unico orologiaio noto e apprezzato dall’opinione pubblica». Ovviamente la celebrità testimoniata da
questo documento non fece che crescere dopo la decisione
del re di conferire a Breguet la prestigiosa carica. La quale
però, ricordiamolo, imponeva un obbligo assoluto. Breguet
era tenuto, in quanto Orologiaio della Marina, ad accantonare temporaneamente ogni altro impegno e ordinazione
per dare la priorità ai cronometri di bordo richiesti dallo
Stato.
Abraham-Louis Breguet assolse il suo compito con
grande coscienziosità, dedicandosi non solo alla progettazione e alla costruzione dei suoi cronometri, ma anche alle
loro condizioni di utilizzo. Nel 1817 pubblicò un opuscolo
di 23 pagine intitolato Istruzioni per l’uso degli orologi marini. Il manuale conteneva consigli dettagliati sull’arte di
adoperare un cronometro durante la navigazione e raccomandazioni su come verificarne il corretto funzionamento.
◆ Cronometro da marina Nº 3196, venduto
il 14 gennaio 1822 alla Marina francese.
59
OROLOGIAIO DELLA MARINA
◆ Cronometro da marina Nº 3196 visto dall’alto.
Sia Abraham-Louis Breguet che suo figlio hanno realizzato molti cronometri da marina. Per soddisfare le particolari esigenze di precisione a cui dovevano far fronte, questi
segnatempo contenevano parecchie innovazioni tecniche.
Un eccellente esempio in proposito è rappresentato dall’orologio No 3196, venduto alla Marina francese nel 1822.
Racchiuso in un tradizionale cofanetto di legno, questo cronometro da marina – dotato di un sistema di sospensione
per il meccanismo – possedeva due bariletti e uno scappamento a scatto.
Questo capitolo della storia della marina e dell’orologeria rappresenta la fonte d’ispirazione dell’attuale collezione
«Marine» di Breguet, nata nel 1990. Naturalmente Breguet
propone oggi orologi da polso piuttosto che cronometri da
marina. Ma questi segnatempo spiccano anch’essi per la
loro particolare architettura e robustezza. Tutti i modelli
sono contenuti in casse rinforzate e dotate, a eccezione del
cronografo, di protezioni intorno alla corona. Come suggerisce il nome Marine, numerosi orologi di questa collezione
possiedono un’impermeabilità che raggiunge i 10 bar, pari
a 100 metri di profondità. La varietà delle complicazioni
proposte da questa linea costituisce tuttavia un’innovazione
rispetto ai modelli storici.
La prima collezione di orologi da polso Marine era di
dimensioni modeste: comprendeva unicamente due segnatempo a carica automatica dal diverso diametro, muniti entrambi di lancetta dei secondi e di datario. Alcuni anni
dopo sono entrati a far parte della linea Marine un cronografo automatico con tre contatori e l’orologio con tempo
universale Hora Mundi.
60
◆ Schizzi che illustrano l’installazione di
un cronometro da marina a bordo di
un’imbarcazione. I disegni sono dovuti a
Abraham-Louis Breguet in persona.
61
OROLOGIAIO DELLA MARINA
L’ATTUALE COLLEZIONE MARINE
HA ESORDITO NEL 2005 PRESENTANDO
UN NUOVO STILE
Il design sportivo si distingue per l’audace
interpretazione delle protezioni della corona.
Nel 2005 si è compiuto un notevole passo avanti grazie
all’introduzione degli elementi estetici che caratterizzano la
collezione attuale. Da allora i modelli esibiscono un look
più sportivo, evidenziato dalle linee limpide della cassa e
dall’audace interpretazione delle protezioni della corona. Il
primo modello che ha illustrato questo rinnovamento stilistico è stato l’orologio a carica automatica con lancetta dei
secondi al centro e grande datario, referenza N° 5817, che
conteneva parecchi elementi inediti: il primo datario di
grandi dimensioni proposto da Breguet, il cinturino di
caucciù – una novità per la marca – nonché la possibilità
per l’acquirente di scegliere una cassa d’acciaio, altra «prima
assoluta» per questa famiglia di modelli. Il quadrante si distingueva dalle altre creazioni di Breguet per il giro delle ore
con cifre applicate. La collezione attuale presenta diverse
varianti rispetto alla referenza N° 5817.
62
63
OROLOGIAIO DELLA MARINA
GLI ELEMENTI EMBLEMATICI
DELLA COLLEZIONE MARINE
Protezioni della corona, numeri
romani applicati sul quadrante e
cinturino di caucciù.
◆ Modello Marine ref. 5817.
64
65
OROLOGIAIO DELLA MARINA
La volontà di dotare gli orologi Marine originali di
complicazioni aggiuntive si è affermata e consolidata con
l’andar del tempo. Oggi la collezione Marine comprende
cronografi per uomo e per signora (referenze 5827 e 5823
per i modelli maschili, 8827 e 8828 per le versioni femminili), un orologio dotato di un secondo fuso orario (referenza 5857) e una sveglia (referenza 5847). Ogni modello è
disponibile in un’ampia gamma di materiali per la cassa e
con un largo ventaglio di colori per il quadrante.
◆ Cronografo Marine ref. 5827.
66
67
OROLOGIAIO DELLA MARINA
LE COMPLICAZIONI
ARRICCHISCONO
LA COLLEZIONE MARINE
Breguet ha introdotto una
larga gamma di complicazioni
nella linea Marine.
◆ Marine GMT ref. 5857.
68
69
OROLOGIAIO DELLA MARINA
LA COLLEZIONE MARINE
ABBRACCIA DUE SECOLI
La sua storia vanta
una tradizione gloriosa, ma
il suo stile attuale è
estremamente moderno.
◆ Marine Royale Alarme ref. 5847.
70
71
OROLOGIAIO DELLA MARINA
NELLA VASTA GAMMA DI COMPLICAZIONI
DELLA LINEA MARINE FIGURANO ANCHE
LE GRANDI COMPLICAZIONI
Il Tourbillon Chronographe è il segnatempo più
complicato della linea Marine.
Il modello più complicato della collezione è il Chronographe Marine Tourbillon (referenza 5837) che, come indica il nome, è dotato di un tourbillon e di un cronografo
azionato da una ruota a colonne e da un innesto orizzontale. La componente cronografica del meccanismo è imperniata sul leggendario movimento 2320/533.1 di Breguet.
La posizione del tourbillon all’altezza delle 12h è inconsueta
per la marca. Infatti, eccettuati il Tradition Tourbillon e il
Classique Double Tourbillon girevole, Breguet colloca abitualmente i suoi tourbillon all’altezza delle 6h. Bisogna rilevare infine che il Chronographe Marine Tourbillon è l’unico
segnatempo della marca che offre questa associazione di
complicazioni.
◆ Tourbillon Chronographe Marine ref. 5837.
72
73
OROLOGIAIO DELLA MARINA
LA LINEA MARINE COMPRENDE
ANCHE MODELLI FEMMINILI
Breguet propone cronografi Marine
anche in versione femminile.
La collezione Marine di Breguet abbraccia oltre due secoli. Se il suo nome evoca una storia gloriosa, il suo stile e i
suoi perfezionamenti tecnici sono la riprova di un’ispirazione nettamente contemporanea. Ricca di una vasta gamma
di complicazioni, questa collezione raffinata dal tono sportivo si arricchisce ulteriormente grazie alla vasta scelta di
materiali previsti per la cassa, ai bracciali, ai quadranti e ai
modelli con pietre preziose incastonate.
◆ Il cronografo Marine per signora ref. 8827.
74
75
TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT
TRADITION
Chronographe Indépendant
di Jeffrey S. Kingston
76
77
TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT
L’
aria è rarefatta sulle cime dell’alta orologeria. Per conquistarsi un posto lassù, una marca
di orologi deve saper padroneggiare – nei suoi laboratori – l’intera gamma delle cosiddette «com­
plicazioni», affrontando le grandi sfide che pone la misura meccanica del tempo. Stiamo parlando
dei calendari perpetui, dei tourbillon, delle ripetizioni minuti e naturalmente dei cronografi. Le
collezioni di Breguet non solo comprendono tutte queste complicazioni, ma ne propongono
molteplici versioni. C’è da notare che i movimenti proposti da Breguet sono sorprendentemente
diversi.1 Ne fa parte il calibro 2320 (com’è chiamato all’interno della Manifattura), noto al pub­
blico con la referenza 533.3, considerata per decenni il movimento cronografico più prestigioso
del mondo (si veda in proposito Le Quai de l’Horloge 2, che narra la storia di questo calibro e –
fatto senza precedenti – della sua adozione da parte di numerosi, celebri fabbricanti di orologi).
◆◆◆
78
Nessuno perciò si sarebbe stupito se Breguet, soddi­
sfatto dei risultati raggiunti, avesse conservato immutata la
gamma dei suoi cronografi. E invece nei saloni di Baselworld
2015 si è diffusa di bocca in bocca la notizia che Breguet
stava presentando il suo sesto calibro cronografico, chia­
mato Tradition Chronographe Indépendant. Questo nuovo
meccanismo rappresenta ben più di un semplice arricchi­
mento o di un ampliamento nell’assortimento dei crono­
grafi Breguet: la sua struttura particolare è interamente
inedita e apre un nuovo capitolo nella storia di questa com­
plicazione.
granaggio orario dell’orologio. Tale processo s’inverte nel
momento in cui il cronografo viene bloccato alla fine di un
evento temporale: premendo il pulsante d’arresto si disinse­
risce il cronografo dall’ingranaggio dell’orologio. In due
secoli di esistenza del cronografo gli orologiai hanno inven­
tato un gran numero di sistemi d’innesto e disinnesto allo
scopo di ottimizzare queste due operazioni. Prendiamo per
esempio il calibro 2320/533. Qui una ruota a colonne per­
fezionata e un innesto orizzontale connettono il meccani­
smo cronografico con il movimento dell’orologio, facendo
ruotare simultaneamente due ruote finemente dentate.
Un breve richiamo ai principi fondamentali che regola­
no i cronografi ci permetterà di delineare qui il contesto in
cui si colloca questo movimento. Tutti i cronografi, a parte
qualche eccezione, possiedono un meccanismo d’inseri­
mento. Quando si avvia il cronografo – operazione che si
effettua universalmente premendo un pulsante – il suddetto
meccanismo collega i componenti del cronografo con l’in­
Il Chronographe Indépendant di Breguet non possiede
tale meccanismo di inserimento e disinserimento. L’inne­
sto e il disinnesto del cronografo avvengono in maniera
totalmente indipendente, senza l’intervento di nessun tipo
di connessione o sconnessione con l’ingranaggio dell’oro­
logio. Bastano queste poche parole per indicare che siamo
di fronte a un movimento innovatore e rivoluzionario.
79
TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT
IL SUO NOME EVOCA UNA STRUTTURA
SENZA PRECEDENTI
Breguet ha definito “indipendente” questo
modello per sottolineare il fatto che il movimento
Esso è frutto di un processo creativo che risponde perfetta­
mente alla definizione di un progetto senza precedenti, che
prende le mosse da una pagina bianca.
Ma allora, se non c’è un meccanismo che collega il cro­
nografo all’ingranaggio dell’orologio, come può funzionare
questo cronografo? La risposta sta nel nome di questo se­
gnatempo, e in particolare nell’aggettivo «indipendente». Il
cronografo possiede un proprio movimento, distinto e se­
parato dal movimento principale dell’orologio. Chi si in­
tende di orologeria nota immediatamente la presenza di due
elementi di misura del tempo, perché il Chronographe In­
dépendant è dotato di due bilancieri – uno per il cronogra­
fo, l’altro per l’ingranaggio orario – adiacenti e disposti
simmetricamente uno rispetto all’altro, e visibili sulla faccia
del segnatempo. Al pari di tutti i modelli della collezione
Tradition sprovvisti di tourbillon, i due bilancieri sono do­
tati del cosiddetto paracadute di protezione dagli urti. E
hanno lo stesso diametro, in modo da offrire un perfetto
equilibrio visivo a chi guarda l’orologio.2
◆ Il segnatempo possiede due bilancieri. Il bilanciere in
titanio del cronografo è pronto per essere montato.
80
Se sembra già un fatto rivoluzionario collocare accanto
al movimento principale dell’orologio un cronografo indi­
pendente, dotato di un bilanciere dalle identiche dimensio­
ni, sarebbe però errato supporre che la concezione del
meccanismo cronografico rispetti le convenzioni consolida­
te: Breguet infatti l’ha progettato in modo interamente ori­
ginale. Basta precisare, per dimostrare il carattere inventivo
del nuovo calibro, che Breguet ha dedicato cinque anni alla
sua messa a punto, depositando svariati brevetti relativi alla
sua architettura.
cronografico è dissociato dal movimento
principale dell’orologio.
Il cuore del movimento cronografico è costituito da un
bilanciere a inerzia variabile associato a uno scappamento ad
àncora svizzero. La spirale del bilanciere incorpora un’im­
portante invenzione storica: la tipica curvatura Breguet che,
disposta al di sopra del corpo della molla, contribuisce a
garantire che la spirale si contragga e si distenda in maniera
più uniforme, ottimizzando la precisione di marcia. Tutta
l’orologeria, possiamo dire, ha reso omaggio a questa inno­
vazione definendola «curva Breguet». Essa rappresenta an­
cor oggi un aspetto fondamentale nella ideazione di un
nuovo movimento, ed è integrata dai risultati della moder­
na ricerca condotta da Breguet, che ha portato alla creazio­
ne di un bilanciere in titanio con la spirale di silicio munita
della curva Breguet. Il bilanciere oscilla con la frequenza di
5 Hz, ideale per un cronografo perché divide nettamente
ogni secondo in decimi. Gli altri elementi di questo mecca­
nismo cronografico aprono prospettive totalmente inedite.
81
TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT
energia il cronografo con una semplice pressione sul pulsan­
te. Non occorre più domandarsi se la carica del bariletto è
sufficiente: quando si attiva il pulsante di avvio, il cronogra­
fo è sempre pronto a funzionare.
LA MOLLA SONORA CHE
FORNISCE ENERGIA AL CRONOGRAFO
e l’ingranaggio a forza costante.
Il bariletto con la molla in forma di spirale, diventato
talmente consueto che gli orologiai lo considerano dal XVI
secolo una soluzione universale, è il componente che forni­
sce la forza necessaria agli strumenti meccanici di misura del
tempo. Niente di strano, quindi, se la parte riservata alle
funzioni orarie del Chronographe Indépendant è provvista
dell’insieme bariletto­molla. Invece la parte dedicata al cro­
nografo non possiede né bariletto né molla a spirale, ed è
anche priva di una corona per la ricarica del meccanismo, la
cui energia è fornita qui da una molla sonora. Quando si
preme il pulsante per il ritorno a zero, si imprime alla molla
sonora una forza sufficiente a garantire il funzionamento
del cronografo. Uno dei vantaggi principali di questa solu­
zione consiste proprio nel rifornire istantaneamente di
82
Tuttavia Breguet non si è fermato qui. Bisogna infatti
considerare una circostanza importante: ogni molla che for­
nisce energia a un insieme composto di bilanciere e scappa­
mento presenta un inconveniente. La forza trasmessa varia
via via che la molla trasmette la sua energia, ed è più impor­
tante quando la molla è interamente carica, e meno quando
la molla è prossima a esaurire la sua riserva. Questo vale
tanto per la molla a spirale di un bariletto tradizionale
quanto per una molla sonora. Per ovviare a questo inconve­
niente, Breguet ha dotato il Chronographe Indépendant di
un sistema inedito di forza costante, inserito nel meccani­
smo che fornisce l’energia al bilanciere spirale.3 Questo di­
spositivo innovatore è tutelato da un brevetto.
Il Chronographe Indépendant è munito di pulsanti, che
però si differenziano dalle soluzioni convenzionali per la
loro collocazione e il loro funzionamento. All’avvio provve­
de il pulsante all’altezza delle 4h, all’arresto quello all’altezza
delle 8h. Una seconda pressione sul pulsante delle 4h riavvia
il cronografo. Dopo l’arresto, una seconda pressione sul
pulsante delle 8h provoca l’azzeramento delle indicazioni
(ricordiamo che è questo movimento a caricare la molla so­
nora). La nuova configurazione è accompagnata da una ri­
distribuzione dei meccanismi associati. Al centro di questi
dispositivi innovatori c’è un’idea che si ispira alla storia di
Breguet ed è perfettamente intonata a un modello della col­
lezione Tradition, che questo orologio rappresenta egregia­
mente. Rifacendosi all’orologio Breguet No 4009, venduto a
Monsieur Whaley nel 1825 (un modello da tasca con dop­
pia indicazione dei secondi), il modello contemporaneo
◆ L’elemento d’innesto del cronografo.
83
TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT
possiede un comando cronografico in forma di àncora.
Quando si preme il pulsante d’avvio il comando ruota e
solleva il martelletto che blocca la lancetta cronografica dei
secondi, e contemporaneamente libera il bilanciere del cronografo. Ricordiamoci che la molla sonora è stata caricata
durante l’azzeramento precedente. Quando si arresta il cronografo, il suo bilanciere è bloccato da un braccio tenuto
fermo contro il suo asse. E quando si allenta la pressione del
braccio, il bilanciere del cronografo si mette in moto immediatamente. In linea generale ogni orologio meccanico richiede una carica sufficiente a permettere al bilanciere
spirale di cominciare a oscillare. Per garantire un avvio
istantaneo del bilanciere del cronografo, Breguet ha progettato l’arresto in modo che resti in tensione sulla spirale del
bilanciere. Perciò, quando il braccio si solleva, l’avvio è
istantaneo.
UN PONTE CON LA STORIA DI BREGUET
L’architettura dell’orologio ricorda il
modello Breguet Nº 4009 venduto nel 1825.
Quando il cronografo è fermo entra in gioco una seconda funzione dell’àncora, che viene impiegata per azzerare la
lancetta dei secondi del cronografo. Un dito fissato all’àncora fa ruotare un martelletto mettendolo in contatto con
una camma a forma di cuore, fissata all’asse delle indicazioni cronografiche. Gli intenditori sanno che queste camme
sono impiegate universalmente per l’azzeramento delle lancette. Il loro profilo logaritmico fa sì che, quando si preme
il martelletto su qualunque punto del bordo della camma,
questa pressione imprime un movimento di rotazione. La
camma riassume così una posizione definita in precedenza,
che corrisponde naturalmente alla collocazione dello zero.
84
85
TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT
LA FREQUENZA IDEALE
DEL CRONOGRAFO
Con una oscillazione di 5 Hz
ogni secondo si suddivide
con precisione in decimi.
La lancetta cronografica dei secondi percorre una scala
graduata a intervalli di 0,2 secondi sul quadrante esterno.
Dato che il bilanciere cronografico oscilla con una frequen­
za di 5 Hz, ogni secondo è suddiviso perfettamente in deci­
mi, che la progressione continua della lancetta permette di
leggere distintamente sul rialzo. Per analogia con la colloca­
zione simmetrica dei due bilancieri, la scala del contatore di
20 minuti è disposta su un arco di cerchio di fronte all’indi­
catore della riserva di carica del movimento orario.
86
◆ Posizionamento della lancetta cronografica dei secondi.
87
TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT
UNA PRECISIONE ECCEZIONALE
Con la sua architettura senza precedenti
il cronografo offre una precisione di
+/- 0,08 secondi ogni 20 minuti.
La precisione dei cronografi è un tema che viene affron­
tato raramente. Nella maggior parte dei cronografi la con­
nessione del meccanismo cronografico con l’ingranaggio
orario dell’orologio sfrutta parte dell’energia riservata
normalmente all’oscillatore, alterando così la precisione di
marcia dell’orologio e del meccanismo cronografico, e di
conseguenza le indicazioni dell’ora e del cronografo.4 Que­
sta osservazione non vale per il Chronographe Indépen­
dant, dove l’ingranaggio orario e il cronografo funzionano
separatamente. L’esattezza dell’orologio è stupefacente: +/−
0,08 secondi ogni venti minuti.
88
89
TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT
UNA COSTRUZIONE RAFFINATA
L’esame della piastra (platine) rivela
la complessità del movimento.
90
91
TRADITION CHRONOGRAPHE INDÉPENDANT
Come abbiamo specificato prima, il bilanciere dell’in­
granaggio orario ha le stesse identiche dimensioni di quello
cronografico, ma è fatto di una lega metallica più densa
chiamata Glucydur, e oscilla con la frequenza di 3 Hz.
Analogamente al cronografo, possiede una spirale Breguet
di silicio.
Le ore e i minuti sono indicati su un quadrante d’oro
massiccio rabescato a mano la cui posizione è decentrata –
una delle caratteristiche della collezione Tradition. Il movi­
mento a carica manuale dispone di una riserva di marcia
di 55 ore.
Il modello Tradition Chronographe Indépendant è
disponibile con una cassa d’oro rosa o bianco che misura
44 mm di diametro.
1
2
3
92
Tutti i calibri cronografici di Breguet sono completamente integra­
ti e non richiedono una tavola supplementare per il cronografo.
Anche se i due bilancieri hanno lo stesso diametro, il bilanciere
dell’orologio – a destra – oscilla con una frequenza di 3 Hz (21 600
alternanze/ora), mentre il bilanciere del cronografo – a sinistra –
vibra con una frequenza di 5 Hz (36 000 alternanze/ora). I due bi­
lancieri dalle dimensioni uguali, ma dalle frequenze differenti, sono
fatti con materiali diversi: il bilanciere cronografico, dalla frequenza
più elevata, è fatto di un materiale meno denso, il titanio.
L’ingranaggio del Chronographe Indépendant è concepito in ma­
niera interamente nuova: elementi fondamentali del sistema che
connette la molla sonora al bilanciere del cronografo e allo scappa­
mento sono costituiti da rastrelli invece che da ruote e pignoni tra­
dizionali. Per favorire la trasmissione di una forza costante, il
diametro del primo rastrello di ruotismi dopo la molla sonora pre­
senta una forma non concentrica. Quando la molla sonora è com­
4
pletamente carica, la parte del rastrello di grande diametro è
inserita per assicurare il trasferimento di energia. Quando la molla
sonora si scarica, la parte dal diametro più ridotto è inserita per
compensare la riduzione della forza. Sapienti calcoli hanno permes­
so di definire questa forma non concentrica, di modo che questo
dispositivo compensi la diminuzione dell’energia trasmessa dalla
molla sonora quando il cronografo è in funzione – qualcosa di simi­
le al cambio di velocità di una bicicletta.
La messa in moto del cronografo provoca una diminuzione dell’am­
plitudine del bilanciere (l’amplitudine è il numero di gradi che il
bilanciere descrive oscillando da un lato all’altro). Quando l’ampli­
tudine si riduce di qualche grado la marcia dell’orologio può risul­
tare alterata. Quando il funzionamento del cronografo dipende
dall’ingranaggio principale dell’orologio, esso è influenzato sia dagli
errori di marcia che dallo stato di carica del bariletto.
93
IL CONGRESSO DI VIENNA
IL CONGRESSO
DI VIENNA
In Europa suona l’ora di
Abraham-Louis Breguet
di Marie-Hélène Huet & Emmanuel Breguet
◆ L’arrivo a Vienna di Francesco I d’Austria dopo la pace di Parigi, il 16 giugno 1814.
(Dipinto a olio di Johann Peter Krafft, prima del 1828.)
94
95
IL CONGRESSO DI VIENNA
I
l 18 settembre 1814 i più alti dignitari europei si riunirono a Vienna con il proposito, come
scrisse un loro contemporaneo, di «porre un termine alle agitazioni che avevano scosso l’Europa
e definire il suo assetto politico per molti secoli a venire1». Alcuni mesi prima Napoleone aveva
capitolato di fronte agli eserciti della Quadruplice Alleanza, formata da Russia, Prussia, Austria e
Gran Bretagna. La Francia, ridotta ai suoi confini del 1792, aveva un nuovo sovrano, Luigi
XVIII, fratello del re ghigliottinato durante la Rivoluzione, e Napoleone era in esilio all’isola
d’Elba. Occorreva quindi ridisegnare la carta dell’Europa sconvolta dalle conquiste napoleoniche.
«L’Europa dovrà considerare a lungo il Congresso di Vienna come l’inizio di una nuova era»,
scriveva il conte di Pradt, «perché è in gioco niente meno che il suo avvenire2».
◆◆◆
Ebbene, quei diplomatici e quelle teste coronate chine
sul futuro del mondo avevano qualcosa in comune: il battito discreto di un tic-tac che avrebbe dovuto riempirli d’entusiasmo e di fierezza. L’elemento comune che caratterizzava
lo zar di Russia, l’imperatore d’Austria, i re di Prussia e
d’Inghilterra era infatti, oltre alla reciproca diffidenza, la
consuetudine di portare un orologio Breguet. Nessuno se
non Breguet, allora all’apice della sua carriera, poteva vantare fra i propri clienti lo zar Alessandro I e il suo negoziatore Nesselrode3, il ministro austriaco Metternich, grande
protagonista del Congresso, il principe reggente d’Inghilterra e il suo ministro Castlereagh, il re di Prussia Federico
Guglielmo III e i suoi negoziatori Hardenberg e Humboldt
– per non parlare di Talleyrand, che difendeva con molta
abilità gli interessi della Francia indebolita. Tutti questi re e
dignitari compaiono sul registro delle vendite della Maison
Breguet. Inoltre il principe di Württemberg era diventato
cliente della Maison nel 1805 e il re di Baviera nel 1810,
mentre il generale duca di Wellington acquisterà il suo primo orologio Breguet nel dicembre 1814.
96
Si è dibattuto a lungo sui risultati politici del Congresso
di Vienna, che trasformò in effetti la carta geopolitica
dell’Europa, ma ci si è soffermati meno, molto meno sugli
straordinari festeggiamenti che celebrarono la fine delle
ostilità. Oltre centomila stranieri erano accorsi nella capitale austriaca per assistere alle sfilate delle truppe, ai balli e alle
feste che si susseguivano in quei giorni. Secondo l’affermazione famosa del principe di Ligne, memorialista e amico di
Casanova, «qui si vede per la prima volta che il piacere sta
per conquistare la pace4».
I festeggiamenti predisposti dalla corte austriaca per
intrattenere i nobili invitati si succedevano incessantemente: Vienna era in festa e celebrava la pacificazione generale.
«La Corte aveva invitato i ballerini e le ballerine dell’Opéra
di Parigi», annota un testimone, «la compagnia imperiale
era stata rafforzata; gli attori più famosi della Germania e
nuove opere teatrali (...) avevano il compito di divertire
gli spettatori tenendoli costantemente impegnati. L’imperatore Francesco si era premurato di aprire il suo palazzo
◆ Il ballo della pace «Redoute paré durante il Congresso di Vienna». Acquerello su disegno a matita di Johann Nepomuk Hoechle, 1815 circa.
97
IL CONGRESSO DI VIENNA
agli augusti visitatori. In quella residenza, si calcolava, abitavano allora due imperatori, due imperatrici, quattro re, una
regina, due principi ereditari – uno imperiale, l’altro reale –,
due granduchesse e tre principi. (...) I sovrani non parteciparono a nessuna delle riunioni ufficiali del Congresso5».
◆ «Ballo presso il principe Metternich durante il Congresso di Vienna».
Da sinistra in prima fila Federico-Guglielmo III di Prussia con il re di Baviera,
Wellington, Metternich, Talleyrand e Hardenberg. Xilografia, 1880 circa,
da Joseph Weiser (1847-1911).
A margine delle celebrazioni si discuteva sul futuro degli
Stati. L’Austria aveva come principale rappresentante il
principe Metternich, la Francia il principe Talleyrand.
L’Inghilterra era rappresentata dal visconte Castlereagh, e in
seguito dal duca di Wellington. Lo zar aveva delegato il conte di Nesselrode, il re di Prussia il principe di Hardenberg.
Mentre i festeggiamenti erano pubblici, e le grandi cene offrivano l’occasione per discutere le incessanti voci che circolavano, il segreto più assoluto circondava le deliberazioni
che venivano prese nella sede della cancelleria di Stato.
«I sovrani dedicavano generalmente le loro mattinate a
rassegne, parate, battute di caccia al Prater e nelle residenze
reali, mentre si limitavano a riunirsi tutti i giorni un’ora
prima di cena per discutere delle questioni di cui si erano
occupati i loro plenipotenziari. Stando alle voci maliziose
che correvano fra il pubblico, la politica era spesso assente
negli augusti dibattiti di questo Olimpo. A volte vi si insinuava l’annuncio di nuovi divertimenti: in tal caso gli affari
politici venivano prontamente accantonati, e gli dei tornavano a essere dei semplici mortali6.»
C’era sicuramente una certa ingenuità in queste annotazioni del giovane conte de la Garde. Anche se i sovrani non
discutevano tra loro con la serietà che si sarebbe potuta immaginare, mantenevano separatamente rapporti strettissimi
con i loro rappresentanti. Ognuno spingeva avanti le proprie ambizioni personali o un’idea più generale sull’equilibrio dei poteri in Europa.
98
◆ Membri del Congresso di Vienna (1814-1815) da Jean-Baptiste Isabey. In piedi all’estrema
sinistra il duca di Wellington; a sinistra in piedi il principe Metternich che si rivolge
al visconte di Castlereagh, seduto a sinistra del tavolo. A destra il principe Talleyrand,
con il braccio appoggiato sul tavolo, sembra ascoltare il conte di Stackelberg.
Nella storia europea non si erano mai visti tanti sovrani
riuniti per così lunghi mesi fra sempre nuove celebrazioni.
Ci fu qualche contrattempo. Il re Federico I di Württemberg, uomo dal carattere ombroso e dall’eccessiva obesità,
non apprezzava affatto i balli e si spazientiva per le lunghe
sfilate. Abbandonò bruscamente il Congresso dopo aver rovesciato il tavolo dove si accingeva a cenare e la sedia troppo
stretta che gli era stata assegnata sconsideratamente. La sua
partenza non contrariò affatto l’amore appassionato di suo
figlio, il principe ereditario Wilhelm di Württemberg, per la
granduchessa di Oldenburg, sorella prediletta dello zar
Alessandro, incontrata a Londra pochi mesi prima. Dal loro
99
IL CONGRESSO DI VIENNA
◆ Dorothée de Périgord, nipote di Talleyrand.
◆ Ritratto del principe di Metternich, 1773-1859, c. 1835.
◆ Charles-Maurice de Talleyrand Périgord,
pastello su carta di James Sharples (c. 1751-1811).
◆ Wilhelmine de Sagan, principessa de Rohan nel 1800,
barone François Pascal Simon Gérard (1770-1837).
punto di vista il Congresso fu un successo: un anno dopo
Wilhelm di Württemberg divorziò per sposare la vivace e
affascinante granduchessa. Talleyrand, l’assiduo cliente di
Abraham-Louis Breguet, aveva portato con sé la nipote acquisita, la contessa de Périgord, successivamente duchessa
di Dino. Sposata al conte Edmond, Dorothée de Périgord
aveva 21 anni, era una bellezza bruna dagli occhi blu tendenti al nero, colta e spiritosa. Alcuni mesi prima dell’inizio
del Congresso aveva perso una bambina, e il fatto l’aveva
sconvolta7. Rimasta sola a Parigi, si annoiava profondamente. Talleyrand le propose di accompagnarlo a Vienna. La
giovane donna gli restò accanto per il resto della sua vita, e
molti biografi affermano che Dorothée fu l’unico grande
amore del principe. Stabilitasi a palazzo Kaunitz insieme
allo zio, partecipava attivamente all’organizzazione dei festeggiamenti. Ci fu un gran ballo che Dorothée presiedette
con altre 23 bellezze del Congresso, destinato a eclissare
quelli della corte del Re Sole. Gli abiti di gala preparati per
l’occasione, garantì la giovane donna, superarono per ricchezza ed eleganza quelli delle dame di corte del gran Re.8
Durante il Congresso la nipote di Talleyrand mostrò una
spiccata inclinazione per il conte Karl Clam-Martinitz, aiutante di campo del principe di Schwarzenberg e discendente
da un’antica famiglia ungherese9. Nel 1816 da quella rela100
zione nacque clandestinamente a Bourbon l’Archambault
una figlia, Marie-Henriette Dessalles. Tuttavia la contessa
servì fedelmente gli interessi dello zio, dimostrandosi una
squisita padrona di casa mentre regnava con grazia e spirito
sul palazzo dove alloggiava allora Talleyrand. Il quale
Talleyrand, osserva ancora il conte de la Garde, «aveva conservato a Vienna le sue abitudini parigine. E quelle del secolo precedente. Ogni giorno, durante la toilette del mattino,
riceveva chi si recava a fargli visita. E lì, mentre il suo cameriere lo pettinava, spesso nasceva da una chiacchierata una
discussione estremamente seria. Nel suo salotto l’ho visto
più volte, seduto sul divano accanto alla bella contessa de
Périgord e attorniato da tutte le massime autorità diplomatiche (...) che, in piedi, si intrattenevano con lui10».
C’è motivo di credere che le vicende amorose prevalevano in quei mesi sulle alleanze diplomatiche. Metternich,
abile e fine diplomatico, simile e al tempo stesso rivale di
Talleyrand, corteggiava la sorella di Dorothée de Périgord,
la duchessa de Sagan, il cui splendore e la cui bellezza avevano colpito anche lo zar di Russia.
Impossibile elencare tutti i divertimenti prodigati alle
élite europee riunite nella capitale austriaca. Ma la descrizione della seconda grande redoute data al palazzo imperiale
101
IL CONGRESSO DI VIENNA
merita un’eccezione: «C’era anzitutto una profusione di fiori e di arbusti rarissimi che ornavano le scalinate e le gallerie.
Un viale d’aranci conduceva nella sala principale. Enormi
candelabri sovraccarichi di candele collocati tra le casse,
lampadari con migliaia di cristalli sfavillanti diffondevano
una luce fantastica tra il fogliame dei magnifici alberi e facevano risaltare i fiori di cui erano carichi. (...) I tendaggi
erano di seta bianchissima, impreziosita da ornamenti d’argento. Sulle sedie spiccavano l’oro e i velluti. Da sette a ottomila candele diffondevano un fulgore più vivo di quello
del giorno. Infine varie orchestre accrescevano il fascino che
offriva quella meravigliosa vista.» In quello scenario fiabesco
«bisognava vedere le dame incantevoli, tutte splendenti di
fiori e di diamanti, trasportate da irresistibili armonie al
braccio dei loro cavalieri e simili a brillanti meteore11». Il
valzer era il grande successo del momento a Vienna, mentre
l’imperatore russo preferiva la polacca, la danza pressoché
ufficiale alla corte di San Pietroburgo. Nacquero in quei
mesi innumerevoli composizioni, tra le quali spicca la
Polacca op. 89 di Beethoven, dedicata alla zarina Elisabetta.
Quei cavalieri, che rappresentavano le più grandi famiglie europee, possedevano spesso, al pari dei ministri incaricati di condurre i negoziati più importanti, orologi prodotti
dalla Maison Breguet, considerati a quanto pare un accessorio indispensabile da tutta l’élite europea. Parliamo del
principe Eugène de Beauharnais, cliente di Breguet come
diversi membri della famiglia Bonaparte. Fra la clientela del
maestro orologiaio spiccavano personalità politiche che ebbero un ruolo rilevante a Vienna: il duca di Richelieu, che
divenne più tardi presidente del Consiglio dei ministri e
ministro degli Affari esteri di Luigi XVIII, il generale Pozzo
di Borgo12 e membri delle famiglie Potocki 13, Montesquiou,
Esterházy e Mecklemburg.
102
◆ Ridotto e ballo in maschera nel salone del palazzo imperiale,
acquerello di C. Schultz, 1815 circa.
103
IL CONGRESSO DI VIENNA
Il principe di Ligne riassunse in pochi versi divertiti l’atmosfera gioiosa che pervadeva la capitale austriaca: «Venere
e il godimento/sapendo bene che la danza/accresceva il loro
fascino/volevano che non cessasse./La Saggezza deve tacere/
disse ridendo il Piacere/A Vienna l’unico affare/è trattare il
piacere14».
◆ L’arrivo di Napoleone (1769-1821) alle Tuileries
il 20 marzo 1815. Litografia a colori.
Un fulmine a ciel sereno
I festeggiamenti sembravano non dover finire mai, ma
sei mesi dopo l’inizio di quelle giornate di gioia sfrenata,
dedicate a una pace che si riteneva duratura, l’annuncio che
Napoleone aveva lasciato l’isola d’Elba sconvolse bruscamente tutti i piani. Ancora non si sapeva quale strada avesse
preso l’imperatore francese quando, il 7 marzo 1815, giunse
a Vienna la notizia. Napoleone si stava dirigendo verso
Genova e l’Italia, o si azzardava invece a sbarcare direttamente in Francia? In un primo tempo i monarchi e i loro
ministri decisero di non divulgare nel modo più assoluto
la notizia. «La città di Vienna aveva conservato il suo aspetto consueto», scriveva il conte de la Garde, «niente annunciava ancora che fosse scoppiato un fulmine a ciel sereno,
gioia e spensiertezza regnavano dappertutto.» Ulteriori informazioni giunte l’11 marzo misero fine a tutti i divertimenti: «Eravamo al ballo in casa Metternich quando
fummo informati dello sbarco a Cannes e dei primi successi di Napoleone. (...) A dire il vero, le migliaia di candele
sembrarono spegnersi tutte d’un colpo15.»
All’Elba, durante il suo esilio, Napoleone aveva ricevuto
due notizie da Vienna, dove aveva degli amici: gli alleati
progettavano di esiliarlo più lontano, nell’insalubre isola di
Sant’Elena, al largo delle coste africane. E sua moglie Maria
Luisa, che aveva pensato in un primo tempo di raggiungerlo all’isola d’Elba, era stata sedotta dal conte Adam von
Neipperg, che Metternich le aveva messo accanto per distoglierla dal suo proposito. Il 1° marzo Napoleone era sbarca-
104
L’ANNUNCIO CHE NAPOLEONE
AVEVA LASCIATO L’ISOLA D’ELBA
sconvolse improvvisamente tutti i piani...
fu come se migliaia di candele si fossero
spente di colpo.
to al golfo Juan, vicino ad Antibes, e subito dichiarò con
una sicurezza decisamente imperiale: «Il Congresso è sciolto.» 20 giorni gli bastarono per riconquistare la Francia e
Parigi. I soldati inviati per fermarlo o per frenare la sua
avanzata si unirono alla piccola truppa che l’imperatore aveva radunato. Nella notte del 19 marzo Luigi XVIII lasciava
la capitale francese. Il 20 marzo 1815 Napoleone faceva il
suo ingresso a Parigi. A Vienna regnava la costernazione.
Gli scambi di messaggi si moltiplicavano tra i plenipotenziari, gli ambasciatori e i sovrani. Il 13 marzo Talleyrand
aveva indirizzato a Luigi XVIII il testo di una dichiarazione
firmata dai rappresentanti delle grandi potenze: «Rompendo con la convenzione che lo aveva stabilito all’isola d’Elba,
Bonaparte ha distrutto l’unico titolo legale al quale era legata la sua esistenza. Riapparendo in Francia con propositi di
105
IL CONGRESSO DI VIENNA
LO ZAR ALESSANDRO I
era stato a più riprese alleato
dell’imperatore dei francesi:
«Non vedo quale altro capo potremmo
dar loro», scrisse dopo il ritorno
di Napoleone a Parigi.
tumulti e di sconvolgimenti, si è privato egli stesso della
protezione delle leggi, e ha palesato di fronte al mondo intero che con lui non ci potrebbe essere né pace né tregua16.»
Il 30 marzo Talleyrand cerca di rassicurare il re: «Tutte le
potenze sono perfettamente d’accordo sulla distruzione di
Bonaparte. (...) L’imperatore di Russia usa il linguaggio migliore. Fa marciare le sue truppe, e trova la questione talmente importante che deve mettere in campo fino all’ultimo
dei suoi uomini. Marcerà anche lui personalmente17.»
106
I Due Imperatori
Lo zar Alessandro I, ch’era stato più volte alleato di
Napoleone ai tempi dell’impero, aveva una pessima opinione di un re il quale, insediato alle Tuileries dagli Alleati,
aveva saputo conquistare così poco il cuore dei francesi che
a meno di un anno di distanza dalla sua ascesa al trono era
costretto a fuggire. Nel mese d’aprile lo zar scrisse un testo
notevole, pubblicato prima sulla Gazzetta di Francoforte,
poi a Parigi a cura di un editore bonapartista.
«Al pari di voi» dichiarava Alessandro I, «la comparsa in
Francia dell’Imperatore Napoleone mi ha indignato: essa ha
sconvolto tutti i piani dei nostri plenipotenziari, e tutti i
nostri calcoli privati. (...) Ma, soggetti come siamo alle circostanze e agli avvenimenti (uniche regole certe e positive di
tutti i sovrani, sfortunatamente per l’umanità), mi sembra
che l’Imperatore Napoleone, insediatosi per la seconda volta, e senza incontrare il minimo ostacolo, sul trono dei
Francesi, ci costringe a serissime riflessioni circa la nostra
condotta futura. (...) Avevo ritenuto impossibile che un
uomo solo, senz’armi e senza l’assenso e l’appoggio di nessuno di noi, abbandonato nell’ultimo anno dal sostegno di un
popolo ch’egli aveva reso infelice, al pari di tutta l’Europa,
potesse mai percorrere in venti giorni una distanza di duecentocinquanta leghe, arrivare indisturbato a Parigi e riprendere possesso di un trono che credevamo ben occupato.»
«I Borbone hanno mal governato la Francia e non hanno
soddisfatto le nostre aspettative», aggiungeva Alessandro,
chiamando in causa Talleyrand, che aveva svolto un ruolo di
primissimo piano nel ristabilire sul trono di Francia la mo-
narchia. «Il principe Talleyrand ci ha ingannati, parlandoci
di questa famiglia e facendoci credere che era desiderata dalla nazione francese, e ha stranamente compromesso il frutto
della nostra santa lega.» Per lo zar la causa dei Borbone è
perduta. «Noi dobbiamo sguainare la spada unicamente per
tutte le nazioni europee, e proteggerle dall’oppressione che
l’Imperatore Napoleone ha per troppo tempo fatto pesare
su di esse. (...) Spazziamo via nuovamente le sue ambizioni,
e che la guerra più spietata lo tolga dalla faccia della terra.»
Tuttavia, una volta annientate le ambizioni imperiali di
Napoleone, lo zar ammetteva che lui solo era adatto a governare i francesi: «Non vedo, stando ai fatti, nessun altro
capo da dare loro se non Napoleone18.»
Talleyrand era sopravvissuto a ben altre crisi, ma questa fu certamente una delle più delicate che si trovò ad affrontare. Il 23 aprile scrisse al re un resoconto del testo di
Alessandro, terminando con una nota più ottimista: «Ho la
soddisfazione di vedere che tutte le potenze dimostrano un
sincero interesse verso Vostra Maestà; persino il linguaggio
dello zar è influenzato dall’umore del momento e dalle idee
filosofiche che predominano in lui, più che da un calcolo
preciso19.» Il principe rimase a Vienna fino alla firma dell’atto conclusivo del Congresso, il 9 giugno 1815. Ma mentre
i plenipotenziari definivano la nuova carta dell’Europa
nella cupa atmosfera che regnava su Vienna, gli eserciti si
mobilitavano nella pianura di Waterloo. Wellington ordinava alle sue truppe di non abbandonare mai la masseria di
Hougoumont. E il 18 giugno 1815 la battaglia di Waterloo
suggellava le sorti di Napoleone.
◆ Ritratto di Alessandro I (1777-1825), zar di Russia,
del barone Gérard (1770-1837) e del suo studio.
107
IL CONGRESSO DI VIENNA
GLI ESERCITI SI SCHIERANO
NELLA PIANURA DI WATERLOO
La battaglia del 18 giugno 1815
suggellò il destino di Napoleone.
◆ Battaglia di Waterloo 18 giugno 1815,
di Clément Auguste Andrieux (1829-1880).
108
109
IL CONGRESSO DI VIENNA
Con la seconda Restaurazione di Luigi XVIII e la firma
dei trattati di Vienna, Abraham-Louis Breguet constatava
che molti importanti cambiamenti stavano coinvolgendo
contemporaneamente la sua Maison e le sue due patrie. La
Svizzera aveva infatti vissuto anni tumultuosi sotto il regno
di Napoleone, che l’aveva invasa ridisegnandone i cantoni.
Negli ultimi anni dell’impero napoleonico aveva visto passare numerosi eserciti stranieri che requisivano sul posto il
necessario al loro sostentamento e altre importanti risorse.
Il 20 maggio 1815 il Congresso di Vienna stabilì la neutralità assoluta e perpetua della nazione elvetica. Il secondo
Trattato di Parigi, firmato dopo la battaglia di Waterloo,
assegnò alla Svizzera i suoi confini attuali.
Mentre Napoleone I aveva tenuto il nostro orologiaio
lontano dagli onori ufficiali, Luigi XVIII continuava invece a dimostrare con vari atti la propria stima per un uomo
che aveva conosciuto prima della Rivoluzione, e di cui con
ogni probabilità aveva seguito la carriera dal suo esilio in
Inghilterra. Il primo gesto di riconoscimento venne il 10
dicembre 1814, in pieno Congresso di Vienna, quando
Breguet fu nominato membro del Bureau des longitudes di
Parigi. Con un secondo atto, che prolungava il precedente,
Luigi XVIII emetteva il 27 ottobre 1815 un’ordinanza che
conferiva a Breguet il titolo ufficiale di Orologiaio della
Marina reale. Era il titolo più prestigioso che poteva essere
conferito a un orologiaio, poiché la nozione stessa di orologeria della Marina presupponeva un’indubbia competenza
scientifica.
110
◆ Atto conclusivo del Congresso di Vienna con i sigilli e le firme di tutti i
delegati. Documento ufficiale del 9 giugno 1815. Archivi di Stato, Vienna.
111
IL CONGRESSO DI VIENNA
Furono rivolgimenti senza precedenti quelli che, tra i
festeggiamenti del Congresso di Vienna e la battaglia di
Waterloo, rifecero la carta dell’Europa. Quattro anni prima
di Waterloo, nel giugno 1811, Abraham-Louis Breguet aveva venduto al principe Camillo Borghese un orologio a ripetizione con quadrante d’argento guilloché che indicava i
secondi, i giorni della settimana, la data, ed era anche provvisto di un termometro. Sulla cassa d’oro con fondo d’argento spiccava una carta dei nove dipartimenti «transalpini»
(il Piemonte) di cui nel 1807 Napoleone aveva nominato il
principe Borghese governatore generale. Camillo Borghese
si era infatti arruolato nell’esercito imperiale e si era imparentato con la famiglia Bonaparte sposando Paolina, sorella
dell’imperatore.
◆ Orologio Breguet Nº 2585, venduto il 28 giugno 1811 al principe
Camillo Borghese per la somma di 4800 franchi.
112
In quello stesso 1811 Breguet aveva consegnato a Monsieur de Bétancourt un orologio destinato all’imperatore di
Russia. Si trattava di un esemplare con datario-calendario
giuliano e gregoriano, che recava incisa su un lato della cassa la carta della Russia imperiale, e sull’altro la mappa di San
Pietroburgo. Dopo il 1815 i «nove dipartimenti transalpini» annessi alla Francia e governati da Camillo Borghese
furono restituiti ai Savoia. La Russia disegnata sulla cassa
dell’orologio di Alessandro I aveva anch’essa allargato notevolmente i suoi confini. Le frontiere incise sulla cassa di questi orologi non sopravvissero alle decisioni del Congresso di
Vienna né alla fine dell’epopea napoleonica. Ma la marcia
del tempo, misurata con la precisione che rese famoso
Abraham-Louis Breguet, continuò a suonare imperturbabile i quarti e i due quarti d’ora in un’Europa finalmente
pacificata.
◆ Orologio Breguet Nº 2336 affidato nel 1811 a M. de Bétancourt per
l’imperatore di Russia, Alessandro I, per la somma di 5000 franchi.
113
IL CONGRESSO DI VIENNA
◆ Cerimonia commemorativa della battaglia di Waterloo. Breguet ha partecipato al
bicentenario della battaglia di Waterloo in veste di principale sponsor privato del
restauro della masseria di Hougoumont.
1
La Maison Breguet, che non si scorda mai della sua storia, ha deciso di partecipare alle commemorazioni degli avvenimenti del 1814-1815 finanziando la ristrutturazione
della masseria di Hougoumont, l’unico edificio che resta
tuttora a testimonianza della battaglia di Waterloo. Il 17
giugno 2015 un’emozionante cerimonia ha riunito i discendenti di Wellington, di Blücher e di Napoleone in quello
storico edificio, dove oggi i visitatori possono visitare anche
una «Sala Breguet». La sala narra la storia di una marca e di
un creatore i cui orologi, grazie all’attrazione straordinaria
che esercitavano, si diffondevano già allora in Europa nonostante le guerre napoleoniche, e che dopo la pace del 1815
partirono alla conquista del mondo.
114
2
3
4
5
6
7
8
9
M. de Pradt, Du Congrès de Vienne, Parigi, François Veladini, 1816,
p. iii.
Id. p. iii
Il nome del conte di Nesselrode compare negli archivi prima del
1809 come acquirente di quattro orologi.
Questa frase è citata nei Souvenirs du Congrès de Vienne del conte
Auguste de la Garde-Chambonas, pubblicati a cura di Maurice
Fleury, Parigi, Vivien, 1901, p. 13.
La Garde, Souvenirs p. 26, 28.
Id. 34.
Vedi Emmanuel de Waresquiel, Talleyrand, le prince immobile,
Parigi, Fayard, 2003, p. 479.
Vedi La Garde, Souvenirs, p. 41. Si trovano altre descrizioni in
un’opera recente di David King dal titolo Vienna, 1814: How the
Conquerors of Napoleon Made Love, War and Peace at the Congress of
Vienna, New York, Harmony Books, 2008.
Vedi Waresquiel, p. 482. Dorothée de Périgord, profondamente
innamorata del conte Clam-Martinitz, lasciò momentaneamente
Talleyrand durante l’autunno del 1815 per raggiungere il suo
amante, ch’era stato spedito in Italia dopo il Congresso di Vienna.
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
La Garde, Souvenirs, p. 52.
Id. p. 35, 37.
Charles-André Pozzo di Borgo, discendente di un’antica famiglia
della Corsica, si era unito agli eserciti russi nel 1812. Dopo il
Congresso di Vienna fu nominato ambasciatore russo in Francia.
Era un cliente fedele della Maison Breguet.
Il conte Potocki acquistò 10 orologi nel periodo 1805-1815, fra cui
un orologio tourbillon nel 1809.
La Garde, Souvenirs, p. 183.
Id, p. 433, 436.
Dichiarazione unita alla lettera che Talleyrand inviò a Luigi XVIII
il 13 marzo 1814. Mémoires complets et authentiques de CharlesMaurice de Talleyrand, Prince de Bénévent, t. 3, Parigi, Jean de
Bonnot, 1967, p. 111-13.
Id. p. 139-40.
Dichiarazione dell’imperatore russo rivolta ai sovrani riuniti al
Congresso di Vienna, 1-15 marzo 1815, con annotazioni critiche
e politiche di J.-T. Bruguière (du Gard). Pubblicata a Parigi da
A. Béraud nel 1815, pp. 20, 53.
Talleyrand, Mémoires, t. 3, p. 178.
115
5
EDITORE
Montres Breguet SA
CH-1344 L’Abbaye
Suisse
Tel. : +41 21 841 90 90
www.breguet.com
FOTO
Montres Breguet SA Collection
Joël von Allmen
Elisabeth Fransdonk
Lionel Deriaz
Xavier Reboud
RESPONSABILE DEL PROGETTO
Géraldine Joz-Roland
ALTRE ILLUSTRAZIONI
© Anne-Lise Vullioud, pagg. 38/39
CAPOREDATTORI
Géraldine Joz-Roland
Jeffrey S. Kingston
© akg-images, Arrivo di Francesco I d’Austria a Vienna
dopo la pace di Parigi il 16 giugno 1814 (dipinto a olio
di Johann Peter Krafft, prima del 1828), pagg. 94/95
AUTORI
Jeffrey S. Kingston
Marie-Hélène Huet
Emmanuel Breguet
RINGRAZIAMENTI AI
COLLABORATORI DI BREGUET
E IN PARTICOLARE A:
Christian Lattmann
Jean-Charles Zufferey
Vincent Laucella
Nakis Karapatis
Alain Zaugg
ADATTAMENTO IN LINGUA ITALIANA
Silvano Daniele
DESIGN, PRODUZIONE
TATIN Design Studio Basel GmbH
DIREZIONE ARTISTICA
Marie-Anne Räber
Oliver Mayer
FOTOLITOGRAFIA
LiquidWorks
PRESTAMPA E STAMPA
Courvoisier-Attinger SA
116
116
© ONB / Vienna Bildarchiv Pk 270, 8, Congresso di
Vienna – Il Ballo della pace «Redoute paré während des
Wiener Kongresses» Hoechle, Johann Nepomuk, pag. 97
© Musée de l’Armée, Bruxelles, Belgio, Patrick Lorette /
Bridgeman Images, L’arrivo di Napoleone (1769-1821)
alle Tuileries il 20 marzo 1815, litografia a colori,
pag. 104
© Manuel Cohen / akg-images, Ritratto di Alessandro I
(1777-1825), Zar di Russia, del barone Gérard
(1770-1837) e del suo studio, pag. 107
© RMN-Grand Palais (Château de Versailles) /
Gérard Blot, Battaglia di Waterloo, 18 giugno 1815,
Clément Auguste Andrieux (1829-1880), pagg. 108/109
© akg-images / Imagno, Dossier finale del Congresso
di Vienna con i sigilli e le firme di tutti i delegati.
Charte del 9 giugno 1815. Archivi di Stato, Vienna,
pagg. 110/111
© akg-images, Ballo presso il principe Metternich durante
il Congresso di Vienna (incisione su legno, c. 1880 da
Joseph Weiser (1847-1911), pag. 98
© RMN-Grand Palais (Château de Fontainebleau) /
Gérard Blot, Breguet N° 2585, pag. 112
© akg-images / De Agostini Picture Library, Membri
del Congresso di Vienna, Austria (1814-1815) da
Jean-Baptiste Isabey, pag. 99
© Emmanuel Verjans, pagg. 114/115
Collezione privata, Breguet N° 2336, pag. 113
© Getty Images / Alain BENAINOUS / Gamma-Rapho.
Ladies of Loire in Valençay, Dorothée de Périgord, nipote
di Talleyrand, pag. 100 (immagine a sinistra)
© Bristol Museum and Art Gallery, UK / Bridgeman
Images. Charles-Maurice de Talleyrand Périgord, pastello
su carta, James Sharples (c. 1751-1811), pag. 100
(immagine a destra)
© IAM / akg-images, Ritratto del principe Metternich,
1773-1859, c. 1835, pag. 101 (immagine a sinistra)
© Château de Versailles, Dist. RMN-Grand Palais /
Christophe Fouin, Wilhelmine de Sagan, principessa di
Rohan nel 1800, barone François Pascal Simon Gérard
(1770-1837), pag. 101 (immagine a destra)
© Getty Images / Imagno / Hulton Archive, Redoute e
ballo in maschera nella hall del palazzo imperiale,
acquarello di C. Schultz, c. 1815, pagg. 102/103
La riproduzione di ogni testo, fotografia o disegno
contenuti in questa pubblicazione è concessa solo dietro
autorizzazione preventiva scritta di Montres Breguet SA.
© Montres Breguet SA 2016
Stampato nel luglio 2016