Corri dietro al tuo cuore Corri dietro al tuo cuore

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Corri dietro al tuo cuore Corri dietro al tuo cuore
Corri dietro
al tuo cuore
MENSILE DI COLLEGAMENTO
PER I GRUPPI DI PREGHIERA
DEL RINNOVAMENTO
CARISMATICO CATTOLICO
N. 5
5 NOVEMBRE
NOVEMBRE -- DICEMBRE
DICEMBRE 2015
2015
N.
2
CORRI DIETRO AL TUO CUORE
INDICE
Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 3
Quando la chiesa italiana accoglieva i boat people . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 4
Persecuzione al Laos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 6
Martiri del Laos: Speranza per la chiesa in Asia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 7
40 anni dall’espulsione dal Laos (Indocina) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 8
I tre livelli di danno della pornografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 13
Aggredito a Roma al grido di “Omofo, fascista” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 15
Dio o niente: il libro best seller del Cardinale Sarah . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 17
La Comunità “Roveto Ardente” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 22
Celebrazioni con don Beppino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
p. 23
Stampato presso
la Tipografia Artigianelli
in Pontremoli
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CORRI DIETRO AL TUO CUORE
EDITORIALE
NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE
don Beppino
Quarant’anni dopo l’espulsione di
tutti i missionari dal Laos (Indocina) da
parte del nuovo governo comunista, che
è lontano galassie dai comunisti nostrani di casa nostra, nessun giornale, compresi quelli cattolici, ne ha fatto un
accenno. Soltanto la rivista mensile
Missioni O. M.I. ne ha parlato nel mese
di ottobre. Del resto, anche quando
siamo arrivati in Italia alla fine di agosto 1975, buona parte del mondo cattolico ci ha accolto con indifferenza.
Capisco, eravamo al tempo del famoso
(si fa per dire!) compromesso storico
tra DC e PCI.
Ho scritto questa lettera al quotidiano “Libero” che l’ha pubblicata il 2
ottobre: “Da missionario dico che…
Sono stato missionario al Laos
(Indocina) per quattro anni, espulso nel
’75 dal nuovo governo comunista. Il
trionfo del viaggio papale a Cuba mi ha
messo a disagio perché ho visto che la
ricerca del disgelo per quel Paese ha
congelato altri Paesi che sono ancora
sotto il rullo compressore del comunismo, come succede al Laos. Ecco l’ultima notizia che ho ricevuto da fonte
sicura: Tiang, un cristiano del villaggio
di Huey, è morto in prigione per diabete perché non gli è stato permesso di
curarsi. Fu arrestato e condannato a
nove mesi di carcere per aver pregato
per la guarigione di una cristiana malata terminale. Tiang non ha protestato
contro il regime, ha semplicemente pregato. Il tribunale aveva equiparato la
preghiera di guarigione a un “trattamento medico” e Tiang era stato condannato per “abuso della professione
medica” (sic). La Corte d’Appello
dovrà pronunciarsi su altri quattro cristiani accusati dello stesso reato: aver
pregato per una donna morente. Nessuno passa queste notizie in alto? don
Beppino”.
Dieci anni dopo l’espulsione avevo
scritto un libro valido ancora oggi:
LAOS: IL CALVARIO DI UN POPOLO. Ve lo consiglio!
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CORRI DIETRO AL TUO CUORE
QUANDO LA CHIESA ITALIANA
ACCOGLIEVA I BOAT PEOPLE
di padre Piero Gheddo
Negli anni 1975-1980, con il Centro missionario Pime, diretto da padre
Giacomo Girardi e la rivista “Mondo
e Missione”, di cui ero direttore
abbiamo fatto campagna per i “boat
people” vietnamiti e cambogiani che
ebbe un successo insperato.
Il 22 giugno 1979, il Primo Ministro Giulio Andreotti invitò a palazzo
Chigi padre Girardi e il sottoscritto
per ringraziarci:”Avete fatto una campagna coraggiosa, provvidenziale e
vittoriosa”, perché negli anno 19751980, proclamare che i due popoli
fuggivano da Vietnam e Cambogia
dopo la “liberazione” portata dai Vietcong e dai Khmer rossi, si veniva bollati, come minimo, da provocatori
finanziati dalla Cia. Andreotti manda
tre navi della Marina militare che
portano in Italia 3.500 profughi.
Con mons. Motolese, Presidente
della Caritas italiana ho visitato alcuni dei 14 campi di profughi al confine
con Laos e Cambogia, campi immensi, dove decine di migliaia di persone
erano fuggite come oggi fuggono dal
Nord Africa verso l’Italia. Vivevano
sotto le tende della Croce Rossa o dell’Onu, circondati dal filo spinato e dai
militari thailandesi. Ricordo come un
incubo il campo di Kao I Dang con
13.000 profughi nel fango in attesa di
acqua e cibo! Il popolo
thailandese non li voleva,
i pirati in mare li rapinavano, i pescatori li
respingevano in mare.
Anche l’esercito, la polizia e la guardia nazionale
spingevano i profughi
verso il confine con il
Laos e Cambogia, tenendoli nel fango perché non
fuggissero e lasciandoli
indifesi quando i Khmer
Rossi
entravano nei
CORRI DIETRO AL TUO CUORE
campi con le loro incursioni ed esecuzioni. Erano gli anni dei beat people
che provocavano e dividevano gli italiani.
La piccola Chiesa thailandese si
era mossa subito per accogliere i profughi e la Cei aveva sostenuto la campagna per accoglierli in Italia. La
Caritas italiana, mobilitando il volontariato cattolico istituiva fra i profughi
dei dispensari medici, tenuti da suore
e volontari italiani.
Nell’estate del 1978 il re Bhumibol, simbolo dell’identità culturale e
del buddismo parlò in Tv e
disse:”Dobbiamo accogliere i nostri
fratelli cambogiani e vietnamiti, come
fanno i cristiani, che ci danno un
grande esempio. Sono nostri fratelli e
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sorelle e dobbiamo accoglierli non
respingerli in mare o rapinarli. Se voi
respingete questi profughi, li derubate
e li cacciate in mare mandandoli a
morte sicura non siete dei buoni thailandesi”. Il discorso del Re aveva
convinto i thailandesi a formare associazioni e volontariato per aiutare i
profughi. Tra i buddisti thailandesi ci
sono sempre state pochissime conversioni ma la gente cambiò atteggiamento: si diffondevano i valori di
pace, giustizia, fraternità, condivisione, dialogo e tutti sapevano che sono
valori evangelici. Anche la polizia
incominciò a seguire l’esempio dei
cristiani difendendo i profugh
(Agenzia Zenit, 10 settembre
2015).
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CORRI DIETRO AL TUO CUORE
PERSECUZIONE AL LAOS
Cristiani perseguitati al Laos;
ancora violazioni alla libertà religiosa. A Khamla, unico cristiano in un
villaggio della provincia di Luang
Namtha, convertitosi dopo essere
guarito da una lunga malattia, grazie
alle preghiere di un amico di un villaggio vicino, le autorità
hanno intimato di abbandonare la fede. Al rifiuto
opposto, gli agenti lo
hanno messo davanti a
un’alternativa: rinunciare
alla fede, oppure abbandonare la casa e il villaggio.
Questo perché le autorità
vogliono tenere il cristianesimo lontano dal villaggio. Non vi sono notizie
sulla sorte di questo cristiano, a causa della censura rigida sulla vicenda.
Nel mese di febbraio è
stato dato l’ordine di
espulsione da parte dei
funzionari del distretto di
Pakoo, provincia di Luang
Prabang, nei confronti di
10 famiglie cristiane per
un totale di 65 fedeli.
Motivo: quelle famiglie si
sono convertite al cristianesimo senza il permesso
dell’ufficiale degli affari religiosi
della zona che per questo motivo ha
lanciato una dura campagna di persecuzione contro i cristiani.
Fonte: AsiaNews
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CORRI DIETRO AL TUO CUORE
MARTIRI DEL LAOS:
SPERANZA PER LA CHIESA IN ASIA
Saranno beatificati 17 tra missionari e catechisti laotiani. I
vescovi sperano in un’unica celebrazione con padre Mario Borzaga e Thoj Xyooj, già riconosciuti, da tenersi in questo piccolo
paese del Sud est asiatico.
Si avvera un sogno per la piccola
Chiesa del Laos. Una speranza diventa realtà. Dopo il riconoscimento del
martirio di padre Mario Borzaga e del
primo catechista locale Paolo Thoj
Xyooj, uccisi in odio alla fede nel
1960, la Santa Sede ha approvato il
martirio del primo sacerdote laotiano,
Giuseppe Tien Tao e di altri 14 compagni: dieci sono missionari appartenenti a due ordini religiosi che hanno
operato al Laos:
la Società delle
Missioni Estere
di Parigi (MEP) e
la Congregazione
degli Oblati di
Maria Immacolata (OMI), a cui
appartiene padre
Borzaga. I 17
martiri sono stati
uccisi tra il 1954
e il 1970 dai
guerriglieri
comunisti Pathet
Lao.
La maggior parte dei martiri appartiene al vicariato di Luang Prabang,
guidato da monsignor Tito Banchong,
vescovo 68enne che ha conosciuto
padre Mario Borzaga. Il vescovo ha
verificato con ricerche personali la
vicenda dell’uccisione di padre Borzaga e del suo catechista, gettati in
una fossa mai identificata con precisione. Il motto scelto da monsignor
Banchong è tratto dal passo evangelico “Se il chicco
di grano non
muore non porta
frutto; se invece
muore produce
molto frutto”,
che indica la prospettiva con cui
guardare
la
vicenda dei martiri laotiani: non
una rivendicazione per accusare il regime
comunista, ma
uno sguardo di
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CORRI DIETRO AL TUO CUORE
fede che celebra la vittoria sulla morte
e sull’ingiustizia.
Nel 1953 quando i militari comunisti invasero l’area di Sam Neua,
molti missionari fuggirono per sicurezza. Giuseppe Tien Thao, giovane
sacerdote laotiano, ordinato nel 1949
decise di restare dicendo:” Resto tra
la mia gente. Sono pronto a dare la
mia vita per i miei fratelli e sorelle”.
Catturato, un anno dopo fu condannato a morte e fucilato, dopo aver rifiutato di rinunciare al sacerdozio.
Gli annali ricordano la gioia con
cui i missionari accolsero le istruzioni
della Santa Sede che nel 1959, in
piena espansione dei guerriglieri,
chiedeva ai sacerdoti e ai religiosi di
“restare nel paese finché non fossero
stati espulsi”. Un confratello dei martiri ha scritto:”Sono stati missionari
eccezionali e lodevoli, pronti a qualsiasi sacrificio. Vivevano in condizioni di povertà assoluta, desiderando
soltanto di dare la vita a Cristo”.
NB. Nell’agosto 1975, anch’io
sono stato espulso dal Laos.
don Beppino.
***
40 ANNI DALL’ESPULSIONE
DAL LAOS (INDOCINA)
Il Vangelo che dava fastidio
Per non dimenticare…
(di monsignor Alessandro Staccioli)
Il 31 agosto sono passati 40 anni
da quando, accompagnato dai soldati
Pathet Lao armati, assieme a tutti gli
altri missionari del Vicariato Apostolico di Luang Prabang, salii per l’ultima volta sul DC3 della compagnia di
aviazione laotiana, obbligato a lasciare il paese per sempre. Era una tempesta di inaudita violenza che si era
abbattuta sulla nostra missione, tempesta prevista da tempo, immaginata,
ma, al dunque dei fatti, la realtà aveva
superato l’immaginazione. La guerra
era ormai agli ultimi sprazzi; Vietnam
e Cambogia erano già saldamente in
mano alle forze comuniste.
Il Laos stava seguendo a ruota,
divenendo comunista a poco a poco
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ed in forma meno cruenta,
senza avere nella stampa il
rilievo che avevano gli altri
due paesi. Ci eravamo preparati all’ipotesi di convivere
con autorità ostili alla nostra
missione, ma alla fine di giugno avevamo capito che la
convivenza non ci sarebbe
stata e che prima o poi dovevamo partire.
UN RIENTRO FORZATO
Ci eravamo prodigati per
la cura dei lebbrosi ed avevamo aiutato la gente di interi
villaggi a migliorare il lavoro
agricolo costruendo canali
per l’irrigazione, comperando
trattori… Inoltre noi missionari eravamo stati mandati al
Laos
dalle
nostre
autorità
religiose:cosa potevamo dire a proposito del nostro forzato ritorno a chi ci
aveva inviato? La risposta ci fu consegnata il giorno dopo in un documento firmato e timbrato dove si
diceva senza mezzi termini:”A causa
del vostro insegnamento religioso non
consono né utile al popolo laotiano,
viene ordinato a tutti di uscire dal
Laos entro la fine di questo mese di
agosto 1975”. Non potevamo replicare nulla; eravamo venuti per annunciare il Vangelo ed era proprio il Van-
gelo che dava fastidio. Non siamo
stati accusati di essere delle spie al
soldo di una potenza straniera, come
era avvenuto ad esempio in Cina e in
Vietnam, né che ci eravamo comportati male violando le leggi o altro.
Ci sono venute in mente le parole
di Gesù:”Non hanno rifiutato voi,
hanno rifiutato me”. Tuttavia non
abbiamo voluto scuotere la polvere
dalle nostre scarpe come dice il Vangelo. Abbiamo invece raccolto le
chiavi delle porte delle nostre scuole e
dei nostri dispensari e siamo andati a
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consegnarle alle autorità dicendo:
”Abbiamo costruito ed organizzato
tutte queste opere per il popolo laotiano, adesso, dato che non ci è più concesso di occuparci del servizio al
popolo e dato che voi dite di voler
fare questo servizio, vi consegniamo
le chiavi delle opere sociali”. Il
patriarca buddista che risiedeva a
Luang Prabang, lo stesso che due anni
prima avevo presentato a papa Paolo
VI in un’udienza memorabile a
Roma, ci invitò alla pagoda reale per
un saluto solenne durante il quale,
dopo le cerimonie rituali, ci
augurò:”Che potessimo tornare presto
al Laos per continuare a fare il bene
che avevamo fatto al popolo laotiano
fino ad allora”.
STRAPPATI DALLA NOSTRA
GENTE
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Inesorabile arrivò anche il giorno
della partenza. Ci era stato detto di
non prendere nulla con noi e abbiamo
obbedito. Ciascuno di noi partenti
aveva soltanto un cambio di biancheria. Io arrivato in Italia ho dovuto
ricomprare perfino il breviario.
All’aeroporto eravamo accompagnati dai militari. Era stato ordinato
che nessuno dovesse venire a salutarci, ma di gente ce n’era tanta, perfino
una delegazione di bonzi che fu fatta
allontanare all’ultimo momento.
Prima di salire sull’aereo siamo riusciti a fare qualche cenno di saluto e a
stringere qualche mano. Ricordo che
una ragazza cristiana si avvicinò piangendo e un militare la fermò dicendole:”Perché piangi? Questa gente che
viene mandata via è gente cattiva!”. E
la ragazza rispose prontamente:”Io
conosco i padri da quando avevo
quattro anni
e non mi
sono
mai
accorta che
fossero cattivi”. Salimmo
sull’aereo
strappati
dalla nostra
gente.
In Italia,
dopo qualche
tempo, mettendo assie-
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me alcune lettere giunte fortunosamente, potemmo conoscere l’epilogo
della nostra missione. Dopo la nostra
partenza i cristiani passarono le prime
notti dormendo davanti alla porta
della cattedrale per sbarrare il passo
alle autorità che volevano occuparla.
Poi arrivarono i militari ed è chiaro
che chi è armato finisce per aver
ragione. L’ultima messa fu celebrata
da un sacerdote laotiano arrivato da
Vientiane che ci scrisse in una lettera
“Fu una messa molto dolorosa per
tutti. Durante la celebrazione c’erano
una decina di sodati armati vicino
all’altare.
Dopo il vangelo volevo fare l’omelia ma non potevo; dentro di me
volevo esprimere tante cose per incoraggiare i cristiani ma non potevo. Mi
sono seduto in silenzio e mi sono
messo a piangere come un bambino. I
cristiani mi hanno visto e tutti hanno
incominciato a piangere. Ho cercato
di farmi coraggio e ho ripreso la celebrazione.
Durante la messa fissandoci negli
occhi ci dicevamo: ”Coraggio, Gesù
porterà i nostri dolori”. La cattedrale
fu subito occupata e divenne l’ufficio
della polizia e lo è ancora oggi, dopo
40 anni. In altre lettere si legge il
grido di una chiesa che si vuole soffocare ma che non accetta di morire.
“Non si può più insegnare il catechismo. E’ proibito riunirsi per la pre-
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ghiera. La popolazione fugge. Molti
sono scappati e molti vengono uccisi
e portati via dalla corrente del
Mekong. Ci stanno schiacciando poco
a poco… Molti cristiani hanno detto
che preferiscono essere uccisi ma non
rinunciano alla loro fede”.
A causa della situazione è incominciato un esodo dal Laos di mezzo
milione di persone su un totale di tre
milioni e mezzo di abitanti.
ALCUNE APERTURE
In un mondo che cambia anche al
Laos qualche piccola cosa è cambiata.
In questi ultimi tempi il governo ha
aperto il paese al turismo e così sono
tornato a Luang Prabang per alcuni
giorni come un semplice turista. Ho
rivisto volti noti e cari ma soltanto di
nascosto. Le scuole della missione
sono rimaste scuole del governo. Dei
nostri dispensari non ne è rimasto
neppure uno. Le chiese sono diventate sale di riunioni o magazzini. In una
pagoda vicino al Mekong, in un angolo del cortile, sotto alcune frasche,
giace la campana di bronzo della cattedrale. E’ là in attesa di una mano che
la suoni, ma la mano c’è già: è la
mano di Maria, la “missionaria” che è
rimasta e al suono e alla sua voce, torneranno tutti i suoi figli dispersi.
(Fonte: Missioni OMI, ottobre
2015)
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I TRE LIVELLI DI DANNO
DELLA PORNOGRAFIA
di Roberta Sciamplicotti
L’effetto della pornografia è come
una droga ma l’aspetto più preoccupante è l’accesso semplice, perché
basta un semplice clic.
DANNEGGIA IL CERVELLO
La pornografia è come una droga.
Ad un primo approccio la cocaina e
la pornografia non sembrano avere
molto in comune, ma gli studi hanno
dimostrato che l’uso della pornografia fa sì che il cervello liberi prodotti
chimici di piacere allo stesso modo
con cui lo fanno le droghe. L’aspetto
più preoccupante di questa “nuova
droga” è che il suo accesso e facile
per tutti.
La pornografia cambia il cervello:
come il tossicodipendente, il consumatore della pornografia richiederà
una dose sempre maggiore per soddisfare i desideri di piacere. La pornografia può influire anche sul modo
con cui si risolvono i problemi quotidiani e la cosa più terrificante è che
più pornografia consuma una persona, più grave è il danno al suo cervello e più diventa difficile liberarsene.
Ci sono però buone notizie: il
fenomeno funziona nei due sensi,
ovvero il danno al cervello può essere eliminato quando la persona si
allontana da questo tipo di condotta
e di comportamento non salutare.
La pornografia crea dipendenza
perché influisce sul comportamento:
molti consumatori di pornografia cercano vari modi per eccitarsi attraverso cose che prima disdegnavano. Con
il passare del tempo il cervello inizia
a normalizzare quel tipo di atti ritenendoli senza alcuna importanza a
livello morale.
La dipendenza dalla pornografia si
intensifica sempre più e per provare
un sensazione di normalità, l’individuo aumenta la dose di pornografia
di cui usufruisce. Più tempo passa,
più è difficile raggiungere lo stesso
livello di soddisfazione.
DANNEGGIA LE RELAZIONI
La pornografia uccide l’amore.
Studi recenti dimostrano che dopo
essere stati esposti alla pornografia
gli individui definiscono se stessi con
minore capacità di amare rispetto agli
individui che non hanno avuto contatto con la pornografia.
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La pornografia inoltre è una menzogna: tutto è bugia , dagli sguardi
alle presunte ragioni dell’atto sessuale. I consumatori di pornografia sono
ossessionati dal fatto di inseguire
qualcosa che non è reale.
La pornografia lascia soli perché
più si fa uso di pornografia, più per la
persona è difficile intavolare rapporti
reali.
Come risultato, i consumatori sentono che qualche cosa non va in loro
e non riescono a tornare indietro.
DANNEGGIA LA SOCIETA’
L’esperienza di chi appartiene al
mondo della pornografia è spesso
intrisa di droghe, malattie, schiavitù e
abusi.
La pornografia porta alla violenza. Inoltre dà idee distorte del sesso,
CORRI DIETRO AL TUO CUORE
perché anche se molti non vogliono
crederlo, gli adolescenti stanno ricevendo l’educazione sessuale attraverso la pornografia.
Chi ha visto grande quantità di
materiale pornografico è più propenso a iniziare un rapporto sessuale
prima del matrimonio con varie persone.
Un altro aspetto è quello del fenomeno del “sexsting”, fusione dei due
termini inglesi sex e texting che indicano l’invio di testi erotici attraverso
i telefoni cellulari.
Oggi le dimensioni del fenomeno
sono cresciute in modo esponenziale,
al punto che esistono milioni di siti e
video, disponibili 24 ore su 24.
(Fonte: La Madonna di Fontanellato, maggio-giugno 2015)
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AGGREDITO A ROMA
AL GRIDO DI “OMOFO, FASCISTA”
di Vito Salinaro
“Non avrei mai pensato di poter
essere perseguitato per aver indossato
una maglietta che raffigura una famiglia: padre, madre e due bambini che
si tengono per mano”. E’ ancora sbigottito Michele, 34enne romano.
Approfittando della festività del
Primo maggio, ha preso parte a un
picnic in un parco della zona Tiburtina a Roma. Buon cibo, gli amici giusti e un apprezzato sottofondo musicale offerto da una band che se la cava
bene con jazz e blues. Tutto perfetto,
se non fosse stato per la maglietta. E
quell’immagine. Una famiglia naturale, il logo dell’associazione “La
Manif Pour Tous” che persegue l’unicità del matrimonio tra uomo e donna
e il diritto dei bambini ad avere una
mamma e un papà.
“IO SONO GAY, NON SOPPORTO QUESTE MAGLIETTE E
PICCHIO CHI LE INDOSSA”.
Troppo, per non incorrere nel giudizio e nella relativa punizione dei
“difensori della libertà”. Che, stando
al racconto di Michele non hanno
perso tempo. “Prima sono stato
affrontato da un uomo. Mi ha dato del
fascista, proprio a me che passo per
essere un cattocomunista”. Evidentemente il mio interlocutore non aveva
voglia di scherzare. Mi ha insultato e
ha ribattuto:”Sei solo un cristiano
integralista”. Inutili le mie parole:
”Non esistono cristiani integralisti;
esistono cristiani e basta!”. Evidentemente Michele doveva stare zitto.
Così devono aver pensato altre due
persone non contente delle sue argomentazioni.
“Prima una donna, 60 anni circaafferma Michele -, che indossava una
maglietta con la scritta “no agli sfratti”. Se l’è presa con l’associazione
che ha per logo la famiglia:”Siete dei
retrogradi, volte costringere le donne
a soffrire, a stare a casa con i figli”.
Nulla rispetto alle pretese di una terza
persona “un 50enne che mi ha raggiunto con aria minacciosa – continua
Michele- dicendo: ”Te ne devi andare,
sei un fascista. Se vuoi restare togliti
la maglietta”.
Gli ho fatto presente che eravamo
in un parco pubblico e non poteva
cacciarmi. Ma lui ha alzato la voce:
”Io sono gay, son un anarchico, non
sopporto queste magliette e picchio
chi le indossa”.
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MI HA PRESO PER IL COLLO E
MI
HA
STRAPPATO
LA
MAGLIETTA
Dalle parole ai fatti il passo è stato
breve.
“Mi ha strattonato e fatto cadere.
Quando mi sono rialzato mi ha preso
per il collo e mi ha strappato la
maglietta. “Adesso la puoi tenere” ha
esclamato soddisfatto. Nessuno è
intervenuto in mia difesa. Anche i
CORRI DIETRO AL TUO CUORE
miei amici si sono spaventati. Ho
accettato l’umiliazione, ma da cristiano ho ricevuto consolazione ripensando al discorso sulla montagna di Gesù
e a coloro che sono perseguitati per la
giustizia”.
Quanto è accaduto a Roma testimonia la volontà di intimidire chi
difende la famiglia,
Fonte: Avvenire, 8 maggio 2015.
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CORRI DIETRO AL TUO CUORE
DIO O NIENTE:
IL LIBRO BEST SELLER
DEL CARDINALE SARAH
don Beppino
E’ in libreria un libro che attendevo da tempo, scritto dal cardinale
Robert Sarah che conosco bene. Il
titolo del libro è: Dio o niente. E’ un
libro attuale e pertinente, scritto a
partire da una lunga intervista.
Ho conosciuto il cardinale Sarah
quando era il vescovo più giovane
del mondo: aveva soltanto 33 anni e
venne in Senegal, nella mia missione di Koungheul, nel 1980, a battezzare il primo gruppo di 30 cristiani appartenenti alla sua razza, i
Cogniagui. Allora ne parlarono alcuni giornali locali perché fu un avvenimento eccezionale.
Ho incontrato nuovamente il
vescovo Sarah nella sua sede, a
Conakry, quando fui invitato ad animare una settimana di Ritiro spirituale a una comunità delle sue suore,
a Dalaba sulle montagne. Una persona gentilissima, attaccato alla
madre Africa che ancora oggi continua a portare nel cuore pur lavorando da anni in Vaticano. Aperto alle
novità, mi offrì perfino la Cattedrale
se avessi voluto celebrare una messa
carismatica.
(Edizioni Cantagalli) sta scalando
le classifiche dei più venduti, il cardinale Sarah è intervenuto a Philadelphia (USA) in occasione dell’incontro mondiale delle famiglie, concluso con la celebrazione del Papa.
“Anche i membri della Chiesa
possono essere tentati di attenuare
l’insegnamento di Cristo sul matrimonio e la famiglia” ha detto il cardinale”. Quindi ha ribadito un concetto già espresso anche nel libro.
La tentazione di attenuare l’insegnamento di Cristo “consisterebbe nel
porre il Magistero in una bella scatola, separandolo dalla pratica pastorale, che potrebbe evolvere secondo
circostanze e mode. Questa è una
forma di eresia e una patologia pericolosa”.
IL SINODO SULLA FAMIGLIA
Entrando nel vivo dei temi che
riguardano anche il Sinodo sulla
famiglia, il cardinale Sarah, Prefetto
della congregazione vaticana per il
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CORRI DIETRO AL TUO CUORE
proprio peccato e
da quello degli
altri, i divorziati e
i separati, coloro
che convivono o
che fanno parte di
qualunque tipo di
unione egoistica,
possono e devono
trovare nella Chiesa un posto dove
essere rigenerati,
senza vedersi puntato un dito addosso”.
Culto Divino, ha sottolineato che è
la consapevolezza del proprio peccato che “ci rende pronti a ricevere
la Buona Novella e accogliere la
misericordia di Dio”. In questo
senso la Chiesa deve farsi trovare
pronta per spalancare le braccia
verso coloro che si sentono bisognosi. “Tutti coloro che sono feriti dal
SE NON ANDIAMO
ALLA
FONTE
NON
C A M B I A
NULLA
Nel suo intervento a Philadelphia il cardinale africano ha
ribadito che la
famiglia cristiana è chiamata oggi a
testimoniare con forza che “l’amore
per sempre è possibile”. “Il mondo
di oggi-ha detto Sarah -ha bisogno
di santi capaci di una testimonianza
eroica per difendere e promuovere
la famiglia. Aprendoci alla grazia di
Dio e a quella del suo Santo Spirito
che vive in noi, le nostre case e le
CORRI DIETRO AL TUO CUORE
nostre famiglie possono permettere
alla bontà di entrare nel mondo”.
Citando Papa Francesco il cardinale
ha rilevato che la famiglia è “la sorgente della fede”, perché la fede “ha
bisogno di un luogo dove può nascere e crescere, dove può diventare
un’esperienza vissuta. Fin dall’inizio della creazione Dio ha scelto la
famiglia per questo”.
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Nella famiglia si
sperimenta quell’amore capace di
sacrificio che è la
vera natura dell’amore. Aperta alla
vita, capace di
difenderla e valorizzarla sempre, anche
prendendosi cura
dei deboli, dei
malati e degli anziani. “La famiglia-ha
detto Sarah- è il
luogo in cui la solitudine e l’egoismo
trovano guarigione”.
“L’accettazione
delle radici del peccato nei nostri cuori
è la saggezza. Ed è
proprio per questo
motivo che tutti
abbiamo bisogno di
Cristo. Ognuno di noi ha bisogno di
Lui. Ogni persona sulla terra ha
bisogno di Lui. Ognuno è in grado
di peccare, ma può anche ricevere la
misericordia di Dio”.
Il cardinale ha quindi riflettuto sulle conseguenze del peccato: le
rotture nelle relazioni, i conflitti personali e problemi come la tossicodipendenza, l’aborto, la persecuzione
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CORRI DIETRO AL TUO CUORE
religiosa e il terrorismo. “Se non
andiamo alla fonte che è il peccato,
non cambia nulla. O Dio, o niente”.
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Riassumo quello che mi ha colpito maggiormente leggendo il libro: o
Dio o niente.
*Domanda: Non è facile capire
come il figlio della campagna africana sia potuto diventare cardinale.
Risposta: Lei ha perfettamente
ragione! E’ difficile comprendere
come sono diventato quello che
sono oggi in considerazione delle
mie origini così modeste. Quando
penso all’ambiente pagano, profondamente attaccato alle sue tradizioni, da cui il Signore mi ha tratto per
fare di me un cristiano, un prete, un
vescovo, un cardinale e uno degli
stretti collaboratori del Papa, mi
sento prendere da una grande emozione.
Il villaggio in cui sono nato,
Ourus, uno dei più piccoli della Guinea, dista 500 chilometri dalla capitale Conakry. I missionari francesi
hanno convertito molti pagani al cristianesimo perché da noi l’Islam
non era molto presente. Oggi il mio
villaggio di circa mille abitanti è
interamente cristiano.
*Domanda: I problemi da vesco-
vo nel suo paese.
Risposta: Il mio predecessore,
monsignor Tchidimbo fece 10 anni
di prigione a causa del regime
marxista, regime di terrore instaurato dal presidente di allora, Sekou
Touré.
Poi fu espulso dal paese . In
seguito il presidente fece l’impossibile perché non fossi eletto come
vescovo suo successore, ma la
mobilitazione di altri paesi africani
fece piegare anche il presidente. Il
mio paese sprofondava in una spirale infernale e niente riusciva a fermare il delirio ideologico del presidente.
Malgrado i rischi di finire in prigione o peggio di essere assassinato,
ho sempre preso la decisione di parlare: da pastore non potevo tacere
davanti alle ingiustizie, alla miseria
del mio popolo e agli orrori che
vedevo ogni giorno. Sia i cattolici
che i musulmani non sono mai riusciti a convincermi a non correre
tanti rischi. Io però non ho mai
avuto paura perché mi dicevo che,
anche se venivo arrestato, almeno ne
sarebbe valsa la pena.
Morto il presidente Sekou Touré
in circostanze molto strane, durante
un intervento cardiaco in America, i
rapporti con il nuovo Presidente
diventarono rapidamente tesi, per-
CORRI DIETRO AL TUO CUORE
ché io mi prendevo la libertà di continuare a parlare contro la corruzione e l’ingiustizia. In seguito, per far
fronte alle mie battaglie interiori,
pensando di essere incapace a guidare la Chiesa di Conakry, avevo
stabilito un programma di ritiri spirituali regolari: ogni due mesi partivo da solo e andavo in un luogo isolato, dove per tre giorni mi impegnavo in un digiuno assoluto, senza
acqua né cibo. Portavo con me solo
la Bibbia e il materiale necessario
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per celebrare la messa. Questa vita
di solitudine mi ha permesso di
ritemprarmi e di riprendere il combattimento. Io penso che un vescovo, per assumere la sua funzione,
abbia bisogno di fare penitenza, di
digiunare, di essere in ascolto del
Signore, di pregare a lungo nel
silenzio e nella sua solitudine. Cristo
si è ritirato per 40 giorni nel deserto;
i successori degli apostoli hanno
l’obbligo di imitare il più possibile
fedelmente Cristo.
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CORRI DIETRO AL TUO CUORE
La Comunità
“ROVETO ARDENTE”
in via Groppolo a Sarzana (SP) è aperta ai giovani
e alle coppie giovani che sono in ricerca spirituale.
Tempo di preghiera personale e comunitaria;
tempo di ascolto della Parola di Dio; accoglienza e
lavoro, in un ambiente silenzioso immerso nella
natura.
Possibilità di partecipare a W.E. di condivisione e
di formazione spirituale.
INFO: don Beppino 338-5616088
www.padrebeppino.it
[email protected]
Ritiro spirituale aperto a tutti:
dal 27 dicembre 2015
al 1 gennaio 2016.
Ritiro spirituale aperto a tutti:
dal 2 al 6 gennaio 2016
INFO: 0187.607301
CORRI DIETRO AL TUO CUORE
CALENDARIO
DELLE CELEBRAZIONI
CON DON BEPPINO
NOVEMBRE:
*DOMENICA 1: A DESIO (MI) ORE 14
*DOMENICA 8: A LUGAGNANO (VR) ORE 14.30
*SABATO 14: A CASTELNUOVO DON BOSCO (TO)
ORE 15
*DOMENICA 15: A MONTEGROTTO (PD) ORE 14.30
*SABATO 21: SANTUARIO DI MONTE FASCE (GE)
ORE 14.30 TEL. MARIA 3480436543 - 3403281362
DOPO LE ORE 14 PER INFORMAZIONI.
*DOMENICA 22: A DESIO (MI) ORE 14
*VENERDI’27-SABATO 28-DOMENICA 29: RITIRO
A ANGOLO TERME (BS)
DICEMBRE:
*DOMENICA 6: SOLESINO (PD) ORE 14.30
*SABATO 7: SANTUARIO DELLA MADONNETTA
(GE) ORE 15 TEL. PADRE EUGENIO 0102725308
PER INFORMAZIONI
*DOMENICA 20: DESIO (MI) ORE 14
*DAL 27 DICEMBRE 2015 AL 1° GENNAIO 2016
RITIRO A SARZANA (SP)
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A TUTTI
BUONE FESTE NEL SIGNORE!
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