Esempi di interventi in situazioni di frammentazione del territorio

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Esempi di interventi in situazioni di frammentazione del territorio
RELAZIONE SULLA RETE ECOLOGICA
Premessa
Per la conservazione della natura in passato si è ritenuto sufficiente prevedere l’istituzione
di aree protette svincolate dal restante terrirorio quali isole dedicate alla tutela della
fauna e della flora. Questo approccio è considerato oggi insufficiente ed è emersa
l’esigenza di collegare le aree a maggiore naturalità tramite la creazione di corridoi e
aree di sosta al fine di favorire lo scambio genetico e quindi la biodiversità.
Si deve quindi sviluppare un sistema di protezione non solamente limitato ai siti
ecologicamente rilevanti, ma che "allarga" le aree protette mediante la riqualificazione
di habitat circostanti e che “collega” tramite corridoi e aree di sosta per la dispersione e
la migrazione delle specie. Da quanto sopradetto è emerso il concetto di Rete
Ecologica: un’infrastruttura naturale e ambientale che persegue il fine di interrelazionare
e di connettere ambiti territoriali dotati di una maggiore presenza di naturalità1.
Dalle indicazioni scientifiche conseguono le indicazioni del legislatore che tramite la
legge regionale n. 11/2004 all’art. 22, comma i) prevede che la Provincia individui e
disciplini i corridoi ecologici al fine di costruire una rete di connessione tra le aree
protette, i biotopi e le aree relitte naturali, i fiumi e le risorgive.
Gli obiettivi della Rete Ecologica provinciale
Il documento preliminare ha posto il seguente obiettivo generale per la Rete Ecologica
provinciale:
“riequilibrio ecologico e difesa della biodiversità mediante la messa in rete delle aree a
più elevata naturalità e delle matrici ambientali potenziali attraverso corridoi ecologici,e
la previsione di azioni di mitigazione delle aree a maggiore criticità”.
Dall’obiettivo generale sono conseguiti i seguenti obiettivi progettuali:
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il potenziamento di adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica;
la previsione di specifici interventi di deframmentazione attraverso opere di
mitigazione e compensazione ambientale;
la previsione di realizzare neoecosistemi sia con finalità di miglioramento
dell’inserimento paesaggistico di infrastrutture ed aree insediate;
l’individuazione di corridoi ecologici fluviali e il miglioramento delle capacità di
autodepurazione dei reticoli idrografici;
la gestione e la conservazione dell’agricoltura in quanto soggetto di salvaguardia
dei territori, anche favorendo le colture specializzate ed incentivando forme di
agricoltura compatibile o con finalità “a perdere” in favore del mantenimento di
particolari specie animali (anche di interesse venatorio);
la riqualificazione di aree degradate quali cave, discariche, aree industriali
dismesse, etc. con finalità divalorizzare i siti naturalistici esistenti, S.I.C. (Siti
d’Importanza Comunitaria) e Z.P.S. (Zone Speciali di Protezione), creando un
sistema unitario con la Rete Ecologica, recuperando e valorizzando i beni
d’interesse storico-architettonico e ambientale, i percorsi ciclo-pedonali esistenti
ed in progetto, nell’ambito di una valorizzazione turistica complessiva dell’area.
(Linee guida del Ministero dell’Ambiente sulla rete ecologica, 1999)
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In particolare si è ritenuto che gli obiettivi della Rete Ecologica Provinciale dovessero
essere sviluppati in modo da garantire:
- funzioni sia ecologiche che fruitive (greenway utilizzabile per mobilità non
motorizzata) e paesistiche (interruzione delle conurbazioni continue con
salvaguardia dell’identità dei singoli nuclei, orizzonte naturale fruibile dai diversi
insediamenti, tutela degli ambiti di pertinenza degli edifici di valenza ambientale,
salvaguardia degli ambiti agricoli con valenze storico-colturali).
- tutela e crescita del patrimonio agro – forestale con sviluppo delle previsioni di
rimboschimento delle cave dismesse, della pianura (corridoi infrastrutturali) e delle
aree a esondazione programmata
Metodologia
Il metodo di progettazione della Rete Ecologica su scala provinciale e la sua
conseguente integrazione nel quadro normativo del PTCP si è articolato come segue.
La composizione del quadro conoscitivo preliminare allo studio della Rete Ecologica ha
costituito un'importante occasione di raccolta e sistematizzazione delle conoscenze e
dei dati esistenti relativi alla composizione e configurazione del tessuto agroecosistemico
della provincia di Vicenza.
La composizione del quadro conoscitivo consiste nella:
- ricostruzione del mosaico paesistico dei principali sistemi ambientali costituenti la Rete
Ecologica potenziale e presenti sul territorio. A tale scopo si distinguono in particolare:
◊ gli habitat sottoposti a tutela negli ambiti dei S.I.C;
◊ gli elementi naturali primari censiti dal progetto Corine Landcover 2000 al IV
livello di dettaglio, ovvero ecosistemi di particolare interesse naturalistico per la
provincia di Vicenza: boschi a prevalenza di querce caducifoglie, boschi misti
a prevalenza di latifoglie mesofile e mesotermofile, boschi a prevalenza di
specie igrofile, aree a pascolo naturale e praterie, brughiere e cespuglieti;
◊ gli elementi naturali e seminaturali secondari censiti dal progetto Corine
Landcover 2000 al IV livello di dettaglio, ovvero forme vegetazionali a basso
impatto antropico con potenziale ruolo di collegamento strutturale: territori
boscati ed ambienti seminaturali, prati stabili, aree prevalentemente occupate
da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti;
◊ gli ambiti di risorgiva, i quali, oltre al valore naturalistico puntuale di ciascuna
risorgiva, costituiscono un sistema idrogeologico, geomorfologico ed
ecologico di particolare interesse per la riqualificazione del territorio rurale;
◊ stazioni di ritrovamento di specie animali rare, endemiche e/o prioritarie;
◊ i corsi d'acqua principali, quali elementi geomorfologici e naturalistici con
potenziale ruolo di corridoi.
- ricostruzione della distribuzione dei principali elementi costituenti ostacolo e barriera alla
continuità strutturale e funzionale della Rete Ecologica potenziale:
◊ infrastrutture viarie esistenti e di progetto;
◊ urbanizzazione consolidata, ovvero zone A, B, C, D da PRG.
L'integrazione di tali informazioni permette di individuare il ruolo che ciascun elemento
naturale o seminaturale può svolgere nella Rete Ecologica potenziale.
Le dinamiche evolutive dei diversi sistemi ambientali sono determinate dai rapporti
ecosistemici interni e dai rapporti spaziali intercorrenti tra gli elementi costituenti ciascun
sistema. Tali elementi possono, quindi, ricoprire ruoli differenti nella regolazione del flusso
di energia e materia negli ecosistemi, a seconda della loro dimensione, forma e
configurazione spaziale, offrendo anche un diverso contributo strutturale e funzionale alla
interconnessione dei sistemi ambientali ed al funzionamento della Rete Ecologica
potenziale.
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In particolare, gli elementi vengono distinti secondo i possibili ruoli in:
1. core area: nodo della Rete;
2. stepping stone: area di sosta e passaggio separata dalla matrice circostante;
3. corridoio ecologico: elemento lineare che a seconda delle dimensioni e delle funzioni
si distingue in principale e secondario;
4. buffer zone: area cuscinetto;
5. restoration area: area di rinaturalizzazione.
6. varchi: elementi aperti del tessuto insediativo la cui chiusura, a causa dell'espansione
insediativa, comporterebbe rischi significativi per la funzionalità della Rete Ecologica
7. green ways: percorsi lineari con significativa dotazione arboreo-arbustiva, con funzioni
prevalentemente fruitive e percettive.
Si sono individuati ambiti di connessione, a tessuto prevalentemente agricolo (restoration
area), ove favorire e promuovere forme gestionali compatibili con la salvaguardia della
Rete.
Il contesto fortemente antropizzato della provincia di Vicenza rende di difficile
realizzazione la continuità strutturale della Rete Ecologica, la quale svolgendosi su scala
provinciale, si pone l'obiettivo primario di identificare un sistema strutturale integrato di
aree di "eccellenza naturalistico-ecologica" su cui già vengono praticate o si prevedono
politiche di conservazione e valorizzazione delle risorse naturali. A tale proposito dove non
siano individuabili ecosistemi atti a garantire la continuità ecologica della Rete, svolgono
un ruolo fondamentale le forme di tutela previste sul territorio:
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S.I.C. e Z.P.S.
Zone sottoposte a vincolo ex D.Lgs. 42/2004
Risorgive
Corsi d’acqua vincolati (ex L. 431/1985 ora D.Lgs. 42/2004)
Aree per l'istituzione di parchi e riserve regionali naturali ed archeologici e di
tutela paesaggistica
Zone umide
Può essere riconosciuto inoltre un ruolo importante, sia di tipo ecologico, sia di tipo
fruitivo, anche ai parchi di pertinenza delle Ville venete, notevoli emergenze storicoarchitettoniche del territorio vicentino.
La Rete Ecologica assume inoltre un ruolo di riqualificazione e promozione sostenibile del
territorio attraverso la realizzazione di un sistema di greenways, ovvero di percorsi a
"mobilità lenta" (pedonale, ciclabile, ecc.) e di aree seminaturali a funzione turisticoricreativa e/o didattica.
La verifica della qualità della Rete Ecologica proposta viene sperimentata attraverso
l'applicazione di alcuni indici sviluppati nell'ambito dell'Ecologia del Paesaggio. In
particolare si sono utilizzati due indici (indice di connessione: gamma e indice di
circuitazione: alpha) che, nascendo dalla teoria matematica dei grafi, spesso vengono
impiegati nelle analisi territoriali.
Tale metodo traduce la struttura del territorio sottoforma di grafi costituiti da: nodi, che
rappresentano gli elementi ecologici di appoggio alla Rete Ecologica, e da legami,
ovvero corridoi ecologici che pongono in relazione fisica o funzionale i nodi.
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Risultati e criticità
Dalle analisi è emerso che la provincia è sostanzialmente dotata di un buona struttura
ecosistemica nelle zone montane dove tuttavia l’avanzare dei boschi e la riduzione dei
prati determina una diminuzione di biodiversità. Il territorio di montagna ed in particolare i
relativi Siti d’Importanza Comunitaria necessitano di interventi di conservazione per
garantire la permanenza di habitat utili a un vasto numero di specie animali e vegetali.
La bassa densità umana ha permesso alle specie animali e vegetali di trovare autonomi
corridoi di movimento e quindi in quest’area le indicazioni di tutela che emergono sono
sostanzialmente:
1. mantenimento dei biotopi esistenti.
2. valorizzazione del ruolo ecologico dei boschi con interventi che devono tendere
al mantenimento o alla creazione di una elevata diversità ambientale tramite in
particolare di miglioramento strutturale del bosco e incremento della funzione
trofica e di rifugio del bosco.
3. conservazione dei pascoli incentivando l’attività agricola tradizionale
ecocompatibile.
La zona di pianura della Provincia, a seguito della forte urbanizzazione possiede invece
elementi isolati di naturalità. Vi è quindi un’urgente necessità di creare dei legami tra le
varie aree. Questo si è realizzato utilizzando in particolare i corsi d’acqua quali
collegamenti naturali. Vi è quindi la necessità di ampliarne le funzioni ecologiche, nel
rispetto di quelle idrauliche, richiamando gli attori (in particolari quelli pubblici) alla tutela
degli stessi e delle relative fasce di rispetto, prevedendo anche la valorizzazione turistica
con percorsi ciclo-pedonali sugli argini.
La Rete Ecologica ha lo scopo inoltre tramite il grande corrridoio naturale costituito dal
Fiume Brenta (ad est della provincia) e dalle colline di Montecchio-Monti Berici e Colli
Euganei (ad ovest) di consentire il flusso di biodiversita nella direzione nord-sud.
Per garantire la funzionalità strutturale del Brenta nella Rete Ecologica provinciale si ritiene
debba essere conservato il territorio che dalla destra Brenta (comune di Pozzoleone)
arriva al Bosco di Dueville (comuni di Bressanvido, Sandrigo, Dueville). Tale zona, inserita
come restoration area, comprende gran parte delle risorgive della provincia e possiede
un territorio agricolo che va preservato da colture intensive che impoverirebbero la
biodiversità. Devono essere incentivate pratiche agricole a basso impatto ambientale
che conservino la struttura del territorio e i suoi elementi fondamentali (siepi, prati stabili,
risorgive). La realizzazione in quest’area di infrastrutture viarie dovrà prevedere, anche in
fase progettuale, il posizionamento di sottopassi o sovrappassi per animali corredati di
elementi utili al loro funzionamento. Dovranno essere previste ampie fasce boscate
lungo l’infrastruttura.
Come emerge dall’analisi delle tavole la maggiore criticità per raggiungere l’obiettivo di
ripristinare il collegamanto naturale nord-sud è costituito dal corridoio infrastrutturale
Verona –Padova (autostrada-TAV- ferrovia, ecc.). Considerata l’importanza dell’obiettivo si
è ritenuto confermare il collegamento colli di Montecchio – Monti Berici con l’indicazione
agli attori pubblici e privati di attuare politiche e progetti per ricomporre questo
collegamento anche prevedendo opportune compensazioni (es. sottopassi e
sovrappassi) a futuri sviluppi infrastrutturali (vedi tipologia di internventi riportati in allegato
e tratti dalla proposta di Piano della Provincia di Treviso.
In generale dall’analisi emergono le seguenti indicazioni che si ritengono come elementi
necessari alla realizzazione della Rete Ecologica provinciale.
Nelle aree boscate deve essere favorito il potenziamento naturalistico dell’ambiente
esistente con una priorità relativa al mantenimento dei biotopi esistenti. In particolare
l’obiettivo principale da perseguire è quello di ampliare il ruolo ecologico dei boschi con
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interventi che devono tendere al mantenimento o alla creazione di una elevata diversità
ambientale tramite in particolare di miglioramento strutturale del bosco e incremento
della funzione trofica e di rifugio del bosco.
La pianificazione locale dovrà a tal fine indicare le aree maggiormente vocate alla
realizzazione o al miglioramento di impianti boscati.
Nelle fasce di pertinenza fluviale individuate, in particolare per i maggiori fiumi del
territorio provinciale sedi di promozione delle aree di valorizzazione degli ambiti fluviali,
ma più in generale per tutte le fasce ripariali, l’obiettivo è il mantenimento e il recupero
dell’ambiente fluviale e la conservazione dei valori paesaggistici.
A tale scopo gli interventi di rinaturazione da attuare a scala locale devono essere:
- mantenimento e potenziamento delle funzionalità delle zone umide,
recuperando anche le aree oggetto di attività estrattive e introducendo nuovi
ecosistemi filtro di tipo palustre tra gli scarichi dei depuratori e il fiume; In
particolare per quanto riguarda le aree delle risorgive;
- miglioramento, e dove possibile ricostruzione, dei boschi igrofili, e degli ambienti
di ripa, garantendo fasce di rispetto che consentano la loro naturale evoluzione;
- incremento delle siepi e dei filari di alberi nei campi agricoli circostanti e lungo le
strade rurali presenti nelle fasce laterali dei fiumi allo scopo di creare una
contiguità con il territori agricolo circostante.
Poiché la seriazione delle fitocenosi arboree legate all’ambiente fluviale risulta essere
incompleta per l’assenza degli stadi ecologicamente più maturi, la presenza di ampie
superfici investite da seminativo o di incolto erbaceo all’interno delle fasce di pertinenza
fluviale, può offrire la concreta possibilità di ricostruire le cenosi vegetali mancanti,
accelerando l’opera di ricostruzione naturale attraverso interventi mirati allo scopo quali
ad esempio l’adozione di criteri di manutenzione idraulica nel massimo rispetto dei valori
ambientali (cfr. Legge 19 luglio 1993 n.236 ed il relativo DPR 14/4/1993), la tutela delle
aree di esondazione e la adozione sistematica di criteri di ingegneria naturalistica per gli
interventi di sistemazione degli alvei.
Tra gli interventi di rinaturalizzazione assumono inoltre particolare importanza quelli
finalizzati al recupero delle cave localizzate nelle vicinanze dei corsi d’acqua.
Nelle aree agricole si propone di avviare a livello locale dei progetti di riqualificazione
paesistica da attuare mediante l’inserimento sistematico nelle pratiche colturali insediate
di popolamenti vegetali (siepi) e di rinaturalizzazione di sponde ed argini del reticolo
idrografico minore (rii e scoli). Questi interventi svolgono anche una funzione di filtro nei
confronti dell’inquinamento diffuso di provenienza esterna in particolare di origine
agricola.
In ogni caso la pianificazione locale dovrà porre attenzione alla definizione di corridoi
ambientali partendo dalle indicazioni della carta di progetto delle reti ecologiche
avendo presente che l’efficacia di una Rete Ecologica passa attraverso:
l’accrescimento della conoscenza delle specie significative ai fini della
biodiversità sul territorio;
azioni di monitoraggio e controllo sulla qualità dei risultati.
Si ritiene inoltre che vengano attuati i seguenti interventi.
- mantenimento di radure con prati polifiti naturali o a pascolo;
- formazione di siepi alto-arbustive nelle aree rurali;
- mantenimento di coltivazioni arboree di cultivar tradizionali;
- mantenimento dei terrazzamenti e delle colture tradizionali connesse
Concludendo si dovranno sollecitare i comuni in sede di stesura dei propri strumenti
urbanistici, in particolare con i PAT, anche in concerto con la provincia, a definire
puntualmente il progetto di Rete Ecologica contenuta nel PTCP (approfondirne
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l’articolazione funzionale ed ambientale secondo diversi gradi di valorizzazione) e a
predisporre uno specifico studio che preveda la formazione di una rete ecologica, nel
territorio comunale, che si dirama da quella provinciale. (insieme formano la rete
ecologica complessiva).
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