UNA SCUOLA, UN BAMBINO
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UNA SCUOLA, UN BAMBINO
Emanuela Alegiani – Maria Teresa Lenoci UNA SCUOLA, UN BAMBINO Un progetto di inclusione per i bambini della scuola dell’infanzia ARMANDO EDITORE 3 alegiani.indd 3 11-02-2013 15:32:26 Sommario Introduzione 9 PARTE PRIMA: IL BAMBINO E LA SUA SCUOLA 13 1. Il bambino e la “nuova” scuola dell’infanzia Apprendimento e scuola dell’infanzia Favorire l’apprendimento Motivazione, stili cognitivi, esplorazione Le finalità della scuola dell’infanzia La caratterizzazione psicologica del bambino La programmazione 15 15 17 18 19 20 22 2. Didattica e organizzazione La didattica Quale metodo? Organizzazione Il gioco La scuola dell’infanzia e il gioco Strategie di valutazione 25 25 27 28 29 31 32 3. L’apprendimento della lettura e della scrittura L’apprendimento della scrittura e della lettura nella scuola dell’infanzia 35 35 Pro e contro l’apprendimento della lettura Maturità per la lettura Un nuovo approccio per l’acquisizione della lettura e della scrittura I periodi di apprendimento della scrittura nei bambini La funzionalità del ” materiale di sviluppo” Leggere prima di parlare 37 38 39 41 43 44 4. Una scuola, un bambino Il bambino diversamente abile e la scuola dell’infanzia Modalità di integrazione La legge-quadro n. 104 del 1992 Una riflessione sull’integrazione La lingua dei segni 47 47 49 50 51 53 PARTE SECONDA: DALLA TEORIA ALLA PRATICA 57 1. Pianificazione dell’esperienza Programmazione Educativa Personalizzata Una scuola e i suoi abitanti Obiettivi e strategie di valutazione Il valore di un’esperienza Quali sono stati i risultati? Difficoltà incontrate Sviluppo dell’esperienza Un nuovo inserimento Metodologia dell’apprendimento Il materiale di sviluppo come preparazione alla scrittura L’uso della dattilologia 59 59 61 62 64 64 65 66 67 71 72 74 2. Strategie pedagogiche L’organizzazione dell’ambiente L’organizzazione delle attività quotidiane della classe 75 75 77 6 alegiani.indd 6 11-02-2013 15:32:26 Le occasioni di lettura e scrittura Le situazioni funzionali alla lettura e alla scrittura Giochi di scrittura Giochi di lettura 78 78 80 81 3. Maestra: “Ci racconti una storia” Storie, miti e favole C’era una volta… La tartaruga e la lepre C’era una volta… Il leone, l’orso e la volpe C’era una volta… Scricciolo La notte di Natale L’evoluzione delle storie “Infine” 83 83 85 86 87 89 91 92 Bibliografia 93 Introduzione Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da… noi. Giuseppe Pontiggia, Nati due volte L’obiettivo di questo nostro lavoro è quello, come indica il sottotitolo, di illustrare le diverse fasi di inclusione1 scolastica di alcuni bambini diversamente abili, inseriti in una scuola dell’infanzia, con i quali abbiamo avuto l’occasione di lavorare. È la storia di bambini unici che hanno dato la possibilità a noi e ai loro compagni, di realizzare delle esperienze significative e stimolanti. Esperienze che ci hanno guidato verso nuove strade, aprendo i nostri occhi sulla possibilità di creare percorsi individualizzati, che possano integrarsi perfettamente in una programmazione didattica, in modo da dare alla parola integrazione un significato reale e non di facciata. Per realizzare ciò abbiamo preso in considerazione diversi approcci teorici derivanti da teorie pedagogiche, che durante tutto il nostro percorso hanno sostenuto e sostengono ancora la nostra meto1 Il termine inclusione ci sembrava rispetto al lavoro da noi svolto più appropriato rispetto al termine integrazione, il quale si riferisce a una situazione, dove una persona con difficoltà viene dotata di strumenti e supporti inseriti in un contesto che rimane comunque quello, sia dal punto di vista didattico che organizzativo. Diversa è l’inclusione dove è tutto il contesto o l’ambiente che viene modificato per adeguarlo o comunque renderlo più fruibile a chi ha più difficoltà. Useremo comunque nel testo il termine integrazione, soprattutto perché legato a norme o leggi che regolano appunto l’integrazione delle persone diversamente abili. 9 alegiani.indd 9 11-02-2013 15:32:26 desiderio di trovare nuove soluzioni e nuove strategie e strumenti, per far fronte alla “diversità”, ci hanno portato ad approfondire e selezionare gli aspetti che sul campo abbiamo ritenuto più funzionali rispetto allo sviluppo psicofisico dei bambini e agli obiettivi da raggiungere. Quando questo lavoro ebbe inizio, i risultati finali divennero subito percettibili; le nostre proposte, affrontate direttamente sul campo ci hanno dato un riscontro immediato, in base alla loro funzionalità le abbiamo ritagliate o riadattate, altre invece le abbiamo rielaborate o escluse del tutto. Questo nostro lavoro ci ha portato, inevitabilmenete, a confrontarci con delle idee e delle modalità differenti di rapportarci alla diversità. Ciò ci ha fatto riflettere su come in molte scuole, ancora oggi, siano presenti docenti con un pensiero rigido rispetto alla diversità, che ostacola l’integrazione scolastica dei bambini diversamente abili. La scuola dell’infanzia, come si evidenzia, dagli Orientamenti del 19912, «deve offrire pari opportunità educativo-formative a ogni bambino, attraverso lo sviluppo delle proprie potenzialità e consentire l’inserimento e l’integrazione di tutti i bambini». Tuttavia ancora oggi la nostra è una scuola discriminante che non si fa carico globalmente, come per tutti gli altri bambini, del bambino diversamente abile rilegandolo in una posizione minoritaria e deficitaria. Il comportamento delle insegnanti è esplicativo. Rinunciano, infatti, al loro ruolo educativo, delegando le insegnanti di integrazione. Inoltre il bambino molto spesso è visto in relazione alla sua disabilità, ai suoi difetti, ai suoi “meno” e non valutato in funzione della sua integrità, del suo essere “intatto”, dei suoi “più”. Ostacolando così ancora di più la sua piena integrazione. Il presente lavoro vuole collocarsi all’interno di quest’ottica, recuperando la globalità del bambino diversamente abile, scoprendo, 2 Orientamenti educativi della scuola dell’infanzia, D.M. 3 giugno 1991, G.U. 15 giugno 1991, n. 139. 10 che se pur differenti sono presenti e vanno aiutate, con adeguati interventi, a rafforzarsi a emergere e svilupparsi, credendo, che tutto questo si possa fare attraverso l’opportunità che lui stesso ti dà, di sperimentare nuovi e stimolanti percorsi che diano a tutti i bambini la possibilità di apprendere. Il libro è suddiviso in due parti, nella prima argomenteremo del bambino con riferimento alla scuola dell’infanzia; nella seconda invece illustreremo il progetto e le tecniche usate per la sua realizzazione. Il testo normativo di riferimento, per illustrare il suddetto progetto saranno gli Orientamenti educativi della scuola dell’infanzia del 1991 che come vedremo, fa propri i risultati delle indagini psicopedagogiche sviluppatesi negli ultimi decenni che hanno come riferimento gli studi condotti da Piaget e Bruner. Particolare importanza assumerà il capitolo, dove sarà illustrato un progetto di scuola “aperta al futuro”, la trattazione dell’insegnamento della lettura e della scrittura, con la finalità di acquisire la lingua parlata, in un ambiente di scuola dell’infanzia, ancora reticente ad accogliere questa prospettiva. Infine tratteremo dell’integrazione dei bambini diversamente abili in relazione sia ai cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, su base istituzionale e culturale, sia in previsione di una progettazione nuova, che implica il superamento del proprio esclusivo punto di vista, nell’accettazione della diversità come unicità, arricchimento e crescita. Nella seconda parte del libro descriveremo il progetto, concretamente realizzato, svolto nella scuola dell’infanzia del Comune di Roma, dove lavoriamo, con l’incarico d’insegnanti per l’integrazione scolastica. Partendo dalla “prima” programmazione educativa personalizzata progettata dal G.L.H. (Gruppo Lavoro Handicap)3 di sezione per 3 Il G.L.H. è stato previsto dalla legge 104/92 art.15, comma 2, è un gruppo di lavoro e di studio per l’integrazione scolastica composto dal dirigente scolastico, docenti curriculari e specializzati, rappresentanti della ASL, genitori, con il compito di collaborare alle iniziative educative e di integrazione predisposte dalla programmazione educativa personalizzata. 11 alegiani.indd 11 11-02-2013 15:32:26 un bambino sordo impiantato con impianto cocleare4, ci soffermeremo sulla programmazione didattica, esplicheremo gli obiettivi e le strategie di valutazione utilizzati, per poi passare a descrivere la necessità di una metodologia capace di integrare la programmazione individualizzata e quella didattica creando percorsi stimolanti, e nello stesso tempo rispettosi dei bisogni e delle capacità di ogni bambino. In seguito illustreremo la programmazione individualizzata, da cui siamo partite per sviluppare la programmazione didattica avviata nella nostra sezione l’anno successivo, in merito all’inserimento di due bambine, che presentavano rispettivamente un ritardo psicomotorio, e la sindrome di Down. Passeremo poi a descrivere il vissuto della classe e la sua organizzazione attraverso, la strutturazione dell’ambiente, le attività quotidiane, le situazioni ludiche create. Soffermandoci in particolare sull’importanza di realizzare un ambiente e delle attività interessanti capaci di suscitare nel bambino la curiosità ad apprendere, perché solo così avremmo avuto da parte sua un’assimilazione e un adattamento continui, che gli permetteranno di compiere grandi progressi. Infine riporteremo gran parte del lavoro svolto da e con i bambini, attraverso le storie, i miti e le favole, che sono stati utilizzati durante l’esperienza e che possono essere riutilizzate per le vostre esperienze con l’augurio che un giorno, anche a voi, un bambino unico, possa donarvi quello che ha donato a noi: la capacità di mettersi in gioco ed aprirsi a nuovi percorsi. Pensiamo di non aver mai alterato le finalità della scuola dell’infanzia, ma solo di aver arricchito di nuovi elementi l’attività educativa e didattica svolta da tutti i bambini. 4 L’impianto cocleare è una tecnica realizzata con un intervento di microchirurgia, che permette, tramite l’inserimento di elettrodi/antenne nella cloclea, la stimolazione diretta del nervo acustico e quindi del cervello. Il suono trasformato in impulsi elettrici è così portato direttamente al nervo acustico, bypassando l’organo uditivo non funzionante e assicurando, attraverso un microfono poggiato sull’orecchio, la trasmissione dei suoni. 12 alegiani.indd 12 11-02-2013 15:32:26