La storia di Omar: dal Senegal a Rho - Gruppo 24 Ore
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La storia di Omar: dal Senegal a Rho - Gruppo 24 Ore
4 RAPPORTI Martedì 29 Marzo 2005 – IL SOLE-24 ORE FIERE, LA SFIDA DI MILANO Sono oltre 9mila gli addetti che dall’ottobre 2002 a oggi hanno popolato la «cittadella» multietnica che sorge nella cintura nord di Milano C’è chi è rimasto appena un giorno, il tempo per una prova non riuscita, chi per poche settimane e chi invece ha percorso l’intero cammino Nel cantiere i lavoratori di 62 Paesi Konstantin Covalciuc è ruer osservare, e capire, il cantiere del meno, lavora al padiglione Nuovo polo di Fiera che dà sull’area parcheggi, Milano ci sono due dove qualche albero inizia a modi. Il primo sorvolandolo crescere timidamente. Il 12 dall’alto, osservando i tetti marzo ha festeggiato, se così dei padiglioni con i lucernari si può dire, il suo secondo che sembrano montagne e anno al campo. Con "campo" l’onda di vetro che fluttua nel- qui si intende il villaggio prel’aria proiettando riflessi su fabbricato costruito dal geneogni superficie, meglio se ral contractor Npf a Mazzo di Rho, per ofin elicottero e frire vitto e alcon qualcuno accanto che racOra «il clima» loggio a oltre mille operai conta, dati alla nel campo che non avevamano, come quelle piccole sta mutando: no un recapito fisso, una casa, ombre in movipresto anche in provinmento che si vei prefabbricati cia, dove far ridono laggiù, siatorno la sera. no in realtà le saranno Kostantin ha migliaia di uosmantellati 28 anni, parla mini che in queperfettamente sti mesi hanno per lasciare la nostra linlavorato per cospazio gua, è molto alstruire tutto ciò. Secondo gli ai parcheggi to e sembra cedere mai ultimi conti, soper espositori non alla fatica. Da no circa 9mila e visitatori quando è qui le persone che, ha cambiato tre dall’ottobre imprese, è stato 2002 a oggi, hanno dato il loro contributo prima carpentiere, poi idrauliper erigere questa grande ope- co e ora fa il muratore. ra. Arrivano da 62 Paesi, dalÈ arrivato in Italia, a Rol’Argentina allo Zaire riper- ma, nel 2002, lavorava al decorrono quasi tutto l’alfabeto puratore «ma non si guadagnadel mondo. C’è chi è rimasto va granché, così ho comprato solo un giorno, il tempo per Porta Portese, ho letto un anuna prova non riuscita, chi nuncio e da Roma Termini due settimane, per qualche sono arrivato in Centrale, poi collaudo, chi alcuni mesi, e qui in Fiera, ho fatto il collochi anni. Ma per sapere que- quio e mi hanno preso; credo sto, è indispensabile scende- rimarrò anche dopo la fine dei re dall’elicottero, e iniziare a lavori, per la manutenzione. Ho già affittato una casa a camminare. P Il cantiere multietnico. La mensa del cantiere fieristico di Rho-Pero è luogo di conoscenza e integrazione tra le maestranze dalle più diverse origini linguistiche ma anche dalle più disparate abitudini alimentari. I lavoratori di religione islamica possono trovare alternative alla carne di maiale e i menù (la ristorazione, oltre a quello dell’alloggio, è un servizio gratuito) cercano di rispondere a tutte le esigenze attraverso la varietà delle proposte: tre primi, tre secondi, contorni, frutta e dolce. La cittadella ha anche una zona ricreativa: un bar con la televisione, il biliardo e un campo da bocce Pero, ci andrò quando il campo verrà smantellato». Ma ti dispiace andare via dal cantiere della nuova fiera? «Un po’ sì, quando sono arrivato io eravamo solo in trecento, c’erano un po’ di olandesi, tedeschi e italiani, poi le persone sono aumentate e in questi due anni ho vissuto con lavoratori di tutte le razze, bianchi, neri, rumeni come me... Il campo è stato la mia casa, io lì sono cresciuto». Ora al campo il clima è diverso rispetto a qualche tempo fa, rispetto all’estate scorsa ad esempio, quando ci si ritrovava al bar a bere una birra o fuori dalle casette, sotto la luce dei lampioni, a stappare una bottiglia anche senza un motivo particolare, solo per chiacchierare un po’, per raccontarsi delle famiglie lontane, degli anni che mancano alla pensione, di come, a volte, si sogni di cambiar vita. Perché questo continuo girovagare a lungo andare stanca e quando si torna a casa spesso tutto è cambiato e ci si ritrova semplici spettatori della propria storia. Adesso "la vecchia guardia" è andata quasi tutta via, lo spazio dei prefabbricati deve essere lasciato libero per far posto alle auto dei futuri visitatori. In molti sono stati trasferiti in un residence nelle vicinanze e al villaggio si respira un po’ di nostalgia, c’è meno ordine e attenzione, come fosse una grande casa INFORMAZIONE PUBBLICITARIA Impresa Max: tempistica e qualità T empestività nell'evasione delle commesse con il massimo rispetto dei tempi di consegna e qualità di una produzione garantita sia nel tempo che nelle aspettative della clientela rappresentano la filosofia aziendale di Impresa Max, una srl attiva sul mercato dell'edilizia nell'Italia centro settentrionale dal 2003. Nata dalla volontà di Massimiliano Locatelli, un accorto e lungimirante impresario lombardo, questa azienda sviluppa la sua attività nel settore della rifinitura edile, creando quelle infrastrutture (massetti cementizi) che costituiscono la base su cui posare pavimenti di tutte le tipologie, in aggiunta a pavimentazioni industriali. Un know how collaudato che dai preventivi alla con- segna impegna un team di personale altamente qualificato e costantemente aggiornato, sinergicamente concentrato sulla soddisfazione delle richieste. E proprio in quest'ottica si sviluppa anche un'altra prerogativa di Impresa Max srl che è quella di ricercare ed approfondire nuove e tecnologicamente avanzate soluzioni di isolamenti termo acustici, ormai indispensabili nel settore dell'edilizia abitativa. In una logica di operatività, come quella che contraddistingue Impresa Max srl, la sola ricerca non sarebbe sufficiente se non supportata da una attrezzatura sempre più efficiente e tecnologicamente aggiornata: ecco allora sistematicamente stornati dal fatturato annuo sostanziosi investimenti (quasi il 10%) per migliorare e perfezionare una dotazione strumentale, già ora all'avanguardia. Su questo trend produttivo, in costante aumento per la ottimale definizione delle realizzazioni, si profila un futuro che parte da un potenziamento delle unità operative e che vuole raggiungere un significativo ampliamento del mercato di riferimento, sia nazionale che estero (in particolare verso i paesi dell'Est europeo), passando attraverso un rafforzamento di rappresentanze, con l'apertura di nuove filiali, strategicamente dislocate in alcune città italiane. A garanzia di tutti gli sforzi imprenditoriali di Impresa Max srl, oltre alle tangibili risultanze operative, è la certificazione di Qualità secondo le normative UNI EN ISO 9001/2000. lasciata vuota dopo una festa: bicchieri rotti, briciole sul pavimento e il grammofono incantato che ripete sempre le stesse note. Alla mensa però si ritrovano facce note, sono gli egiziani della Gavazzi, un’azienda italiana con basi anche in nord Africa, sono qui da più di un anno e fanno gli elettricisti. Erano contenti di venire nel nostro paese, per molti era il primo viaggio all’estero. All’inizio non è stato facile, problemi di convivenza, con il cibo, ma ora Fetouh Yousrij, 24 anni, non vuole più partire, piuttosto cercherà un altro lavoro; Mahmoud Monthatel invece tornerà, perché in Egitto ha una moglie e un bimbo di due anni, ma «qui — traduce per lui Motawie, l’interprete del gruppo, laureato in chimica — sono stato bene, ho conosciuto un modo di vivere nuovo, meno formale. Ho potuto essere me stesso, senza vergognarmi di nulla. Nel mio Paese a volte non è possibile». Parlano solo arabo perché stanno sempre fra loro ma ricordano alcuni italiani che sono partiti e ai quali si erano affezionati; come Pino Coniglio, il viso tondo, i capelli bianchi e gli occhi pieni di nostalgia per la sua Sicilia. L’aveva lasciata dopo trent’anni di lavoro nella raffineria di Priolo, conclusisi con un benservito; da allora un peregrinare continuo, dal deserto libico al fresco fiammingo, con un unico obiettivo: ritornare a casa, ma con uno stipendio degno, che potesse garantire l’università anche alla più piccola dei suoi due figli. A quanto pare, il Natale appena passato, questo regalo gliel’ha fatto. Claudia Bellante La storia di Omar: dal Senegal a Rho D opo la neve di quest’inverno è tornato il sole e fuori dalla mensa si fanno volentieri due chiacchiere veloci, prima di cominciare il turno del pomeriggio. Omar Tall, 37 anni, fuma una sigaretta insieme ad altri tre amici. Da dove vieni? Dal Senegal. E vivi al campo? No, io ho casa a Bergamo, sono in Italia da 8 anni. Che lavoro fai? Ho sempre fatto il carpentiere da quando sono qui. In Senegal avevo iniziato a studiare matematica, ma dopo due mesi ho lasciato l’università e sono partito. Sei arrivato in Italia senza nulla, in nave, o conoscevi già qualcuno, avevi qualche appoggio? Macché in nave, sono arrivato in aereo. Da Dakar a Milano e poi a Bergamo perché c’erano già degli amici senegalesi. Da quanto tempo lavori al Nuovo polo fieristico? Da sei mesi, sono con l’impresa Csc. Vorresti tornare in Senegal o ti trovi bene? Ormai qui ho la mia vita e non vorrei cambiarla. Quando posso torno a casa, ci passo le vacanze, ma lì non guadagnerei come qua. Quando finiranno i lavori cosa farai? Andrò con la ditta da un’altra parte, il nostro lavoro è così: oggi un lavoro, domani un altro. Ma non ho paura di rimanere disoccupato. Spegne la sigaretta, la pausa è finita. Si torna al lavoro. Cla.Be. Freddy e Noradin, gli ultimi arrivati S iedono al tavolo loro due, davanti alla pasta e fagioli proposta dal menù del cantiere e parlano tranquillamente di lavoro, in italiano. Freddy Doroteo, 35 anni, è di Villarica, Perù, mentre Noradin Bouamama, 40 anni, viene da Algeri. Sono al Nuovo polo da quattro mesi, lavoravano per la Ortec, una società di Genova specializzata in impianti navali. Il loro contratto è scaduto il 10 marzo ma la Gavazzi li ha assunti subito per portare le canaline di Fastweb. Da quanto tempo siete in Italia e perché avete lasciato il vostro Paese? Freddy: sono qui da otto anni. A Lima lavoravo con mia madre al mercato, vendevamo zucchero e riso all’ingrosso e la sera studiavo Economia e commercio. Ma poi gli affari sono andati male e così presi un visto per la Francia. Sono passato da Amsterdam, Francoforte, Lione, Lugano e poi mi sono fermato qui. Noradin: io sono in Italia da nove anni, sono andato via da Algeri perché la situazione politica non era tranquilla. Mia moglie è venuta via con me. È laureata in lettere, parla inglese, francese e arabo, ora sta imparando l’italiano. (Freddy suggerisce che faccia l’interprete: «Può fare una scuola la sera, come me, io dalle 18 alle 22,45 studio da perito elettrotecnico». Ma la moglie di Noradin adesso non ha tempo, da poche settimane è nata la loro terza bambina). Vi trovate bene in Italia? Noradin: non lo so, forse un domani vorrei tornare a casa, ma per ora va bene così. Freddy: io rimarrò qui credo per sempre, con 500 euro di mutuo al mese sto comprando casa a Sesto Marelli. E anch’io aspetto un bambino, il primo, nascerà fra sei mesi. Cla.Be.