Scopri tutte le opere esposte
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L'Ottocento elegante Arte in Italia nel segno di Fortuny, 1860 - 1890 Rovigo, Palazzo Roverella, 29 gennaio – 12 giugno 2011 Nota Informativa Alcuni dei capolavori della mostra Mariano Fortuny La scelta della modella 1866-1874 Olio su tavola, cm 50x80 Washington, Corcoran Gallery of Art L’elaborazione di questo capolavoro di Mariano Fortuny, presentato all’Esposizione Universale di Parigi del 1878, è tra le più complesse ed articolate: ispirata al tema biblico di Susanna e i Vecchioni, è ambientata nel Palazzo Colonna di Roma, che l’artista aveva occasione di frequentare assiduamente in virtù della sua amicizia con la Duchessa Adele di CastiglioneColonna, scultrice intima dell’atelier romano di Fortuny. L’interno raffigurato dall’artista costituisce un vero gabinetto di pittura idealizzata, alla maniera fiamminga, nel quale si possono riconoscere i capolavori della pittura europea, da El Greco a Peter Paul Rubens e il Veronese, senza contare il corredo costituito dalle copie delle sculture classiche, compreso il Torso Belvedere. Gli studi preparatori dell’opera attestano la complessità dell’ispirazione di Fortuny, che aveva previsto in un primo momento una vecchia modella seduta al fianco della giovane, a evocazione della celestina goyesca. Giovanni Boldini Gossip 1873 Olio su tavola, cm 17,8x24,1 New York, The Metropolitan Museum of Art Emblema della pittura alla moda in linea con il gusto Goupil, l’opera è un santuario dello stile Impero, ispirato alla rievocazione del passato romano ed egizio particolarmente in auge nell’epoca Napoleone III. Le decorazioni parietali a grottesche, il tavolino decorato con i tipici inserti bronzei dorati, le tappezzerie di sedie e divani ostentano imbottiture rivestite di sontuosi broccati, mentre il paravento reintroduce nel salotto rarefatte preziosità orientali, a ribadire un eclettismo borghese cui ben si addice il tema del pettegolezzo ostentato dalle due giovani dame informate dall’anziana pettegola. Gli stessi abiti delle protagonisti evocano un’ecletticità aleggiante al rococò, tipica dello stile Napoleone III, che giustifica tanto lo strascico, quanto gli sfarzosi cappellini. Giuseppe De Nittis Ritorno dal ballo 1870 Olio su tavola, cm 23x16,5 Collezione privata, courtesy Galleria Enrico Proprio negli anni Settanta, in una fase immediatamente successiva all’arrivo a Parigi nel 1869, Giuseppe De Nittis avvia quella quella produzione di scene di genere in costume dietro la suggestione di Meissonier e Fortuny, come testimonia l’opera dal titolo De Nittis e Fortuny nello studio di Meissonier, dello stesso 1869. Nel Ritorno dal ballo, anche se i costumi sono quelli contemporanei, soggiacenti cioè alla moda Impero, lo scintillio cromatico e il ricamo della verzura alludono ugualmente alla moda decorativa fortunyana che in quegli anni costa all’artista l’estradizione del collega Cecioni. Vincenzo Capobianchi Il vestito giallo 1875 Olio su tela, cm 76x49 Courtesy Phidias Protagonista emblematico della stagione fortunyana in Italia Vincenzo Capobianchi (Roma, 1836-1928), artista incomprensibilmente ancora pressochè sconosciuto in Italia, anche se fortunatissimo in ambito internazionale, pur specializzato nel cosiddetto genere pompeiano, azzarda in quest’opera uno straordinario emblema di vita contemporanea nel segno della moda fortunyana: Il paravento laccato a chinoiseries, il tessuto riccamente decorato, il trumeau listato d’oro, la specchiera dorata e la consolle intarsiata inquadrano una scena coquette, quella della prova dalla modista che è solo un pretesto per una eccelente campionatura di tessuti alla moda. Francesco Jacovacci Sogni Olio su tela, cm 71x52 Collezione privata, courtesy Galleria Berardi Personaggio cruciale nella storia del fortunysmo, il romano Francesco Jacovacci (1838-1908), legatosi negli anni Settanta a Goupil, al quale era stato presentato proprio da Fortuny, si impegnò anche con una serie di articoli pubblicati su “Roma Artistica” e negli anni Ottanta divenne direttore della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. L’opera dal titolo Sogni può a tutti gli effetti considerarsi un capofila del genere ritrattistico tanto in voga alla fine dell’Ottocento, nell’ambito del quale si deve senz’altro citare l’omonimo dipinto di Vittorio Corcos (1896). Attilio Simonetti Dopo il ballo 1876 Olio su tela, cm 177x254 Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte Tra i Romani più vicini a Mariano Fortuny, di cui fu allievo ed amico, oltre che esecutore testamentario, Attilio Simonetti (1843-1925) risulta a tutti gli effetti la personalità più versatile e sorprendente. Specializzato in quadri di genere in costume, nonché di gusto neopompeiano, Simonetti veicolò nel filone antiquariale gli interessi collezionistici assunti a seguito della frequentazione con Fortuny, fino ad aprire nel 1904 una galleria in Palazzo Odescalchi in via Vittoria Colonna in Prati. In questo straordinario frammento di psicologia femminile, Simonetti tratteggia i turbamenti e la frivolezza di un’eroina femminile alle prese con la mondanità. Eduardo Dalbono Sirene moderne 1876 Olio su tela, cm 56x97 Collezione privata, courtesy Bottegantica Tra i più raffinati fortunyani a Napoli, Eduardo Dalbono filtra la lezione di Morelli attraverso le novità della Scuola di Posillipo, dando avvio ad una produzione storica e folkloristica, che, a seguito della,conoscenza di Fortuny, evolve verso paradigmi di sempre maggiore raffinatezza decorativa e cromatica. Gli anni Settanta costituiscono l’apice di una riflessione che si intreccia al soggiorno parigino dal 1878 al 1888. L’opera dal titolo Sirene moderne deve ricondursi al fortunatissimo dipinto La leggenda delle sirene (Napoli, Museo dell’Accademia), più volte rivisitato, tranne che in quest’occasione l’armamentario simbolico e mitico viene ad essere scenograficamente sostituito da una temperie di indubbia coquetterie, denunciata innanzitutto dal tappeto sciorinato sulla spiaggia che colora d’Oriente la seduzione delle Sirene. Giovanni Battista Quadrone In cerca del soggetto 1882 Olio su tela, cm 32x62 Vercelli, Museo Borgogna Gli anni Settanta e Ottanta costituiscono per Giovan Battista Quadrone una riflessione sulle novità assunte nel corso del viaggio a Parigi dal 1869 al 1870, in particolare Meissonier, Fortuny e Gérôme, suoi numi tutelari. Il tema della modella non può non rievocare la scelta della modella che Fortuny elaboro nel 1866 ed espose a Parigi nel 1978. I dipinti e le copie delle sculture classiche, compresi arredi e tappezzerie appaiono anch’essi concepiti nel segno di Fortuny, senza contare l’“armatura da samurai”, evocativa del genere orientalista, in voga all’epoca grazie anche alla moda fortunyana. Gerolamo Induno Il baciamano 1877 Olio su tela, cm 85x126,5 Collezione privata, courtesy Galleria Enrico Dopo una serie di soggetti risorgimentali e di studi dal vero condotti prevalentemente negli anni Sessanta, Gerolamo Induno si converte al gusto di Meissonier e Fortuny, virando, anche a seguito di una fruttuosa collaborazione con Eleuterio Pagliano, verso scene di genere e in costume, in particolare neosettecentesche. Non è un caso che la critica coeva descrivesse Gerolamo Induno come “Più abile dei Boucher e dei Lancret”. E’ il caso de Il baciamano, sfarzosa messinscena galante, inquadrata in un monumentale colonnato all’uscita di un’elegante carrozza e con il corredo di regali tappeti. Eleuterio Pagliano La lezione di geografia 1880 Olio su tela, cm 125,7x180 Milano, Fondazione Cariplo L’ammirazione di Pagliano per Fortuny, conclamata grazie anche alla nota serie di acquaforti, si manifesta soprattutto nell’elaborazione di tematiche neosettecentesche, come questa Lezione di geografia, esposta a Torino nel 1880, lodata dalla critica coeva soprattutto per la tavolozza armoniosa e delicata, del tutto in linea con la tradizione pittorica del XVIII secolo, da Tiepolo a Greuze.