X-MEN,Tutti i vincitori di Cannes 2014,Nuovo
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X-MEN,Tutti i vincitori di Cannes 2014,Nuovo
X-MEN Salve ragazzacci. Come va? Vi eravate quasi dimenticati di me, lo so. Di nuovo in ritardo, ma stavolta una tacchetta più felice del solito. Qualche giorno fa ho visto i trailer di Constantine, Gotham e The Flash, e sapete bene che mi esalto come un bambino… ma cominciamo subito. Anzi no. Prima devo parlare di un’altra cosa che non c’entra nulla. Mi sta piacendo molto l’interpretazione di Diane Kruger nel The Bridge americano, che sto recuperando con un ritardo inaudito. Ok, l’ho detto. Ora andiamo davvero avanti. X-MEN: GIORNI DI UN FUTURO PASSATO. Il ritorno agli Homo-superior di Bryan Singer era film che dovevo vedere assolutamente sul grande schermo. Quindi ieri sera ero lì, nella sgangherata sala 3, pronto a godermi lo spettacolo. E prima di parlare dei viaggi nel tempo della pellicola, un viaggio nel passato ve lo propongo anch’io. Ritengo che il primo X-Men sia un capolavoro tra i film tratti dai. Un film corale diretto con classe, personaggi scritti ottimamente e funzionali, interpretazioni e dialoghi che restano nei ricordi (Magneto in primis, e nessuno oserà contraddirmi!). Insomma, prima che The Avengers piantasse nuovi paletti per i cine-comicsuccessivi, c’erano gli X-Men e l’ottimo lavoro svolto con i primi due capitoli. Singer torna a dirigere anche il secondo episodio, X-Men 2, scatenandosi con più azione (un monito: la scena in cui Nightcrawler attenta alla vita del presidente andrebbe rivista ogni tanto, giusto per capire che non tutti possono giocare con una cinepresa a fare i registi…), senza però abbandonare la profondità dei personaggi e una trama efficace. Questo film ha anche il merito di avermi fatto apprezzare Wolverine in alcune sequenze pur non essendo tra i mie personaggi preferiti: purtroppo al cinema Wolverine è stato addolcito molto, manca di violenza reale di conseguenza vederlo incazzato come nella scena dell’attacco alla scuola di Xavier, fa quasi tirare un sospiro di sollievo. Dico quasi perché poi torna a essere una spalla di Gianni e Pinotto. Perfetto, adesso sapete anche che questo è ciò che penso. Ora riempitemi di calci. E dopo che mi avrete preso a calci, aggiungerò spavaldo che i due film su Wolvie fanno pure schifo. Avremo tempo di approfondire prossimamente, se mai riuscissi a finire l’articolo. Facciamo un breve balzo e arriviamo a X-Men: conflitto finale. Il cast è sempre lo stesso, ma in questo pessimo film manca la mano di Bryan Singer. Non solo, manca la direzione artistica giusta per bucare lo schermo. Non so voi, ma io mi accorgo quando la direzione è tanto puntuale da ottenere dagli attori anche quegli sguardi che penetrano l’otturatore e riflettono discorsi sott’intesi di sottile sceneggiatura, trascendendo tutto ciò che effettivamente si vede sullo schermo. Singer questo lo sa fare, e direi bene per giunta! Lui dialoga con gli interpreti e tira fuori il loro meglio. Beh, cazzo, in Conflitto Finale l’approfondimento dei personaggi e l’interesse nei confronti di un’adeguata mimesis recitativa rasenta lo zero. Effettivamente di quel film, se ci ripenso, mi porto dietro solo esplosioni, cazzotti e superpoteri sparati qua e là, oltre ad una Fenice davvero pessima. Anche la merdosa scena di confronto tra l’Uomo Ghiaccio e Pyro che poteva risollevare le sorti del film occupa, attualmente, la porzioncina di ciò che personalmente chiamo M. In. Mi Ce., ovvero la Memoria inutile del mio cervello (della Minmice fanno parte anche il jingle di Cicciobello e il ritornello “MenoomaaleecheSilviooc’è”, oltre a tante altre stronzate simili). Dunque Conflitto Finale è da dimenticare, punto. Ora è il turno di Matthew Vaughn (si, quello del mitico KickAss e Stardust), che nel 2011 firma la regia di X-Men: L’inizio, citiamolo però con il suo titolo originale, ovvero First Class, perché, sinceramente, “L’inizio” fa un po’ ridere. Questa pellicola spacca il culo e lo dico, come sempre, senza peli sulla lingua. È molto gratificante seguire le vicende dei giovani protagonisti Charles Xavier (aka Professor X) e Erik Lehnsherr (Magneto), della loro profonda amicizia e del tentativo di costruire qualcosa assieme prima della rottura, sia dal punto di vista visivo (Vaughn è un altro fuoriclasse, sia chiaro) che di quello della sceneggiatura. Le interpretazioni di James McAvoy (Professor X) e Michael Fassbender (aka Magneto) sono davvero superlative. Oltretutto resta impresso nella memoria l’ispirato e malvagio (malvagio è meglio di cattivo, tenetelo bene a mente!) Kevin Bacon, nei panni di Sebastian Shaw, leader del Club Infernale e assassino della madre di Erik. Anche il cameo di Wolverine è divertente (con un sonoro ed esilarante vaffanculo, e non poteva essere altrimenti). In questo film recita anche January Jones nel ruolo di Emma Frost che cito non solo per riportare alla mente dei miei amici nerd uno splendore di donna, ma anche per ricordarla nella serie tv Mad Men, che difficilmente verrà dimenticata dai più. Beh, i salti temporali sono finiti, giusto? Ah già, merda! Ci sono i due film spin-off di Wolverine, ma sapete che c’è? Non voglio annoiarvi con parolacce e commenti negativi sparati qua e là a ruota libera. Non ora per lo meno. Mi piacerebbe farmi odiare per bene con un articolo dedicato. X-Men: giorni di un futuro passato, ci siamo. Ed era ora, porco cazzo! Il ritorno di Bryan Singer agli X-Men non dovevo perderlo. Non ero in grado di aspettare placidamente blu-ray, come farò con The Amazing Spiderman 2: il Potere di Electro. No. Giorni di un futuro passato me lo guardo appena uscito. Vado al cinema alle 20:15. E’ ancora giorno e per un nottambulo come me andare in giro con il sole richiede una certa energia, soprattutto perché vengo da una serataccia di puro vizio. Lo sforzo lo faccio volentieri, penso con il biglietto in mano: <<Bryan Singer insieme a un cast stellare>>. Mi siedo. Le luci si spengono. Abbiamo modo di commentare al volo quanto sia imbarazzante la sala 3 e quanto sia scuro quel dannato schermo. Il film inizia ed io ci sono dentro. (Inutile che vi scriva occhio agli spoiler, vero?). Il futuro. Robot che sembrano più alieni (anzi, quando aprono la faccia per sputare fuoco mi hanno ricordato Il Distruttore del primo Thor), le sentinelle, hanno quasi sterminato del tutto i mutanti e gli esseri umani. Un esiguo manipolo di eroi riesce di volta in volta a sfuggire all’inevitabile massacro, grazie alla giovane e dotata Kitty Pryde, che proietta indietro nel tempo la coscienza di qualcuno in modo che possa avvisare il gruppo dell’imminente attacco e possano spostarsi altrove prima di essere macellati, cambiando così il corso degli eventi. In un ultimo, come disperato tentativo di mutare il presente, Magneto e Xavier hanno l’idea di mandare indietro nel tempo Wolverine (solo lui può resistere a un viaggio così stressante dal momento che la sua mente si rigenera, ma guarda un po’…), per ostacolare l’omicidio di colui che ha creato il programma sentinelle, Bolivar Trask, ad opera della splendida Raven/Mystica, evento che ha di fatto scatenato l’inizio del futuro distopico di cui sopra. Per riuscire nella missione, il buon Wolvie deve recuperare, nell’anno 1973, sia il giovane e disilluso Professor X sia Magneto, imprigionato sotto il Pentagono con l’accusa di aver ucciso Kennedy. Dopo aver mezzo convinto il professore, grazie all’aiuto di Pietro, (che poi sarebbe Quicksilver, figlio di Magneto, ma per una questione sui diritti del personaggio lasciano a malapena intendere che possa essere suo figlio, inoltre, dai fumetti, è totalmente diverso) un mutante che si muove alla velocità della luce e che Wolverine avrebbe conosciuto in passato (mi sono perso qualcosa?!?). Il gruppo, di cui fa parte anche Bestia, riesce a liberare Erik in quella che tecnicamente è la scena più bella, divertente e godibile del film: Quicksilver veste tutta la sua spavalderia, di nuovo Singer dimostra che lui il regista lo sa fare ad altissimi livelli (cazzo!), regalando allo spettatore un miracolo visivo che andrebbe analizzato anche questo. Mentre gli eroi si sbattevano, Bolivar Trask e Raven perseguivano i loro obiettivi, uno cercando di far approvare il programma sentinelle, l’altra cercando di uccidere Trask. A Parigi, proprio quando sta per riuscirci, Magneto insieme al prof. e Wolvie la bloccano per tempo. Magneto decide di ucciderla affinché non sia più una minaccia per la sopravvivenza mutante e, di fatto, in modo che nessuno possa mai fare esperimenti su di lei (le sentinelle del futuro, grazie agli studi sul sangue di Mystica, possono adattarsi ai poteri di ogni mutante e sono praticamente invincibili). In una scena fantastica per le riprese e la qualità anacronistica delle immagini (anche il formato video è quello dell’epoca ed è una raffinatezza di quelle che mi fanno capire quando una pellicola è curata o meno), lei fugge ferita da Magneto. I mutanti sono stati rivelati al mondo. Nel futuro comincia l’attacco al rifugio in cui una spossata Kitty mantiene a fatica Logan ancorato mentalmente all’altra epoca. Nixon, inutile pensare il contrario, dopo essersi reso conto della minaccia mutante, approva il programma sentinelle, organizzando un grande evento davanti alla Casa Bianca, dove si presentano i primi prototipi (molto più convincenti e carini dei robot-alieni del futuro). I robot finiscono sotto il controllo di Magneto che, fedele alla sua linea di pensiero, vuole fisicamente distruggere il presidente Nixon e i suoi collaboratori politici, salvando la sua specie dagli umani una volta per tutte. Mystica intanto è sempre intenzionata a uccidere Trask e ci prova di nuovo, sfruttando la malabolgia creatasi. Xavier riesce però a dissuaderla a non premere il grilletto e di conseguenza viene ripresa dalle telecamere come salvatrice del presidente, quando spara contro Erik, ferendolo. Il programma sentinelle non avrà mai il via libera, Magneto si ritira chissà dove e Wolvie si sveglia in un radioso futuro in cui ci sono cammei davvero interessanti (un mezzo azzeramento degli eventi che al fan potrebbe piacere o sembrare ‘na paraculata, decidete voi comunque a me rivedere un personaggio in particolare mi ha preso davvero bene…). Non spoilero nemmeno il finale nascosto dopo i titoli di coda, che nella sua brevità riesce a gasare e prepara l’attesa a X-Men: Apocalypse, di cui si occuperà sempre Singer. Insomma, credo di aver detto tutto. La sceneggiatura è un po’ ingarbugliata, ma forse attraverso il mio articolo sembra ancora più incasinata. Insomma, stai seduto a guardare il film e cerchi di scoprire se tutti i buchi con gli altri film sono rispettati, se questa cosa ridà o non ridà, se questo evento s’incastra bene oppure no. E’ sicuramente una pellicola da vedere e rivedere per essere apprezzata al meglio, cosa che farò appena avrò il disco in mano. Vabbè Emanuè, ma t’è piaciuto o no stò cazzo di film? Mo’ scrivi un romanzo, non è che possiamo stare qua a leggere un articolo fino al prossimo X-Men! Lo dobbiamo andare a vedere? Il film mi è piaciuto molto, questo è quanto. E’ il miglior film di Singer sugli XMen? No, quello resta il primo. X-Men: Giorni di un Futuro Passato, nel complesso, alza lo standard dell’universo X, e come sempre Singer lavora con classe, e non mi aspettavo di meno. Ci sono scene che davvero vi resteranno dentro (non vi ho parlato dello stadio in cielo, o della violenza delle sentinelle quando uccidono mutanti che conosciamo bene come fossero formiche impotenti, di Striker da giovane, della guerra del Vietnam e del Johnny Walker, e di altre cose che è semplicemente meglio vivere in prima persona). Forse i dialoghi non sono sempre all’altezza (lì ci mettono una pezza i bravi McAvoy, Fassbender e Lawrence, senza dimenticare un freddo e serioso Trask reso al meglio da Peter Dinklage), tuttavia va riconosciuto che c’era tanta carne al fuoco e una marea di personaggi non è mai facile da gestire. O questo è quello che voglio raccontare a me stesso per mettermi l’anima in pace. Personalmente le uniche critiche negative che avanzo riguardano proprio la comunicazione verbale che poteva essere migliorata giusto un po’ (gli scambi tra Erik e Charles nel primo X-Men sono da brividi d’eccellenza, invece nel secondo quel brivido raramente compare…), e sul vecchio cast, quello nel futuro, che di fatto è una comparsata nel film e viene sfruttato veramente male fatta eccezione per una sequenza tra Magneto e il Professore che mi ha quasi commosso: Ian McKellan e Patrick Stewart dimostrano di essere due grandissimi attori, anche se impiegati come una specie di cammeo; l’espediente fa sembrare il tutto un film sui giovani X-Men con Wolverine che in questa pellicola, come mi faceva notare il buon Paolo[1], non fa un cazzo ed è quasi superfluo. Comunque un cine-comic degno e un Bryan Singer in forma come lo volevo. Con Apocalypse spero possa alzare di nuovo il tiro. Sarò lì a gustarmelo, questo è sicuro. Ora andate a vedere questo dannato film, e gasatevi come mi gaso io, oggi avete letto pure troppo. Un saluto, miei cari sventurati! [1] Fratello non biologico dell’autore dell’articolo, uno dei tanti che non ha mai avuto (n. d. r.). Tutti i vincitori di Cannes 2014 Si è conclusa la sessantasettesima edizione del Festival di Cannes, i vincitori sono in gran parte quelli che erano stati annunciati dalle previsioni, ma non sono mancate sorprese. Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan vince la Palma d’oro del 67mo festival di Cannes. Nuri Bilge Ceylan racconta in Winter sleep la storia di Aydin, attore in pensione, che dirige, insieme a sua moglie e sua sorella un piccolo hotel in Anatolia. In inverno la neve ricopre la steppa e la noia ravviva i rancori, spingendo Aydin ad andarsene. Un premio arriva anche per l’Italia: Le meraviglie di Alice Rohrwacher vince il Grand Prix, il secondo premio. Il film racconta dela stranissima estate di una famiglia di quattro ragazze nel loro piccolo regno, che loro padre ha creato per difenderle dal mondo “che sta per finire”. ECCO L’ELENCO DEI VINCITORI Palma d’Oro al miglior film: WINTER SLEEP– Nuri Bilge CEYLAN Grand Prix Speciale della Giuria: LE MERAVIGLIE – Alice ROHRWACHER Prix d’interprétation féminine (migliore Julianne MOORE per MAPS OF THE STARS Prix d’interprétation masculine Timothy SPALL per MR. TURNER (miglior attrice): attore): Prix de la mise en scène (miglior regista): Bennett MILLER per FOXCATCHER Prix du scénario (miglior sceneggiatore): Andrey ZVYAGINTSEV e Oleg NEGIN per LEVIATHAN Premio della giuria: MOMMY – Xavier DOLAN e ADIEU AU LANGAGE – Jean-Luc GODARD Camera d’Or (miglior opera prima di tutte le sezioni): PARTY GIRL – Marie AMACHOUKELI, Claire BURGER, Samuel THEIS Palma d’oro al miglior cortometraggio: LEIDI – Simón MESA SOTO Menzioni speciali: AÏSSA – Clément TREHIN-LALANNE e JA VI ELSKER – Hallvar WITZØ Nuovo progetto Phillips per Todd Il nuovo progetto del regista di Una notte da leoni Todd Phillips sarà Arms & the dudes. Phillips dirigerà nuovamente Bradley Cooper in una storia tratta da un articolo per Rolling Stone di Guy Lawson. La vicenda tratterà di due assidui consumatori di cannabis che diventano trafficanti d’armi per il governo americano. Le riprese del film dovrebbero partire entro l’anno, perché prima Cooper deve terminare di girare in Marocco American sniper per la regia di Clint Eastwood. Sicilia Queer Filmfest Conto alla rovescia per il Sicilia Queer Filmfest, la rassegna cinematografica della cultura queer, glbt e delle poetiche alternative e eterodosse. Quest’anno si svolgerà dal 5 all’11 giugno 2014 presso il Cinema De Seta ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Giunto alla IV edizione, il Sicilia Queer Filmfest ospiterà anteprime cinematografiche, incontri, seminari universitari e il Queer Short, il concorso internazionale di cortometraggi legati alle prospettive queer. La giuria della competizione di corti sarà composta da importanti nomi come l’autore di graphic novel Manuel Fior, la fotografa e attrice figlia del cinema Eva Truffaut, il regista ungaro-tedesco Benjamin Cantu, e la sceneggiatrice francese Mathilde Bayle, vincitrice dell’edizione precedente del Queer Short. Inoltre segnaliamo all’interno del festival il Summer School, un’officina culturale dedicata agli studenti universitari (info: [email protected]). Maggiori informazioni sul festiva sono disponibili all’indirizzo http://www.siciliaqueerfilmfest.it/festival/it/ Easy Rider Steso sul letto, riascolto dopo anni il concertone di Woodstock del ’69. Mi lascio coinvolgere da quell’atmosfera unica, sognante, ispirata. Il contesto culturale ed emotivo nel quale mi sono cacciato mi porta verso viaggi reali e magnifici, geografici ed onirici. La stanza lentamente si impregna di fumo buono e chitarre infiammate. Sto bene qui, ma la mente non vuole saperne di restare chiusa in camera. Allora viaggia ancora e viaggio io con essa, pregustando il mio personalissimo road-movie… Buio. Sonno profondissimo. Due ore dopo mi sveglio, distrutto. Ho sognato di possedere una moto, paesaggi maestosi e tramonti infuocati, un amico capelli lunghi e baffoni incolti, ho sognato di essere “Capitan America”! Easy rider, è un film del 1969 diretto e interpretato da Dennis Hopper, con Peter Fonda (Wyatt “Capitan America”) e Jack Nicholson (George Hanson). Un viaggio che taglia in due il sud degli Stati Uniti da Los Angeles alla Louisiana. Due motociclisti guidati da una voglia di libertà assoluta e quasi anarchica, impregnati di cultura hippie, con i serbatoi carichi di dollari e le giacche di marijuana. The Pusher dei paladini del rock Steppenwolf, lo scambio è avvenuto. Wyatt e Bill trasportano un carico di cocaina dal Messico agli Stati Uniti, ora sono pronti per partire, il carnevale di New Orleans li aspetta. ”You know I’ve smoked a lot of grass O’ Lord, I’ve popped a lot of pills but I never touched nothin’ that my spirit could kills”. L’atmosfera si scalda, il nostro spirito è più vivo che mai! E’ il tempo di montare in sella. Born to be wild (sempre gli Steppenwolf). Un manifesto, simbolo di un’epoca che consuma in fretta ma che rimane intonsa, pura, nell’animo di chi l’ha vissuta; come quei paesaggi sterminati, incredibili, dei quali abbiamo un primo assaggio mozzafiato. Il tempo di riparare la gomma di una moto in una fattoria gestita da nativi americani e subito ci ritroviamo immersi nel verde sconfinato. Wasn’t Born To Follow dei The Byrds descrive tutto ciò che chiunque ama questa vita farebbe: ”Me ne andrei verso il posto dove la cresta di diamante sta scorrendo e vagherei per la foresta dove gli alberi hanno foglie a forma di prisma e danno colore alla luce un colore di cui nessuno conosce il nome”. E’ su queste parole, cantate dolcemente da Roger McGuinn che i nostri due rider fanno il primo incontro: un autostoppista hippie che sicuramente “non era destinato a seguirli”. The Weight The Band, canyon assolati, vallate a perdita d’occhio, autostrade prive di qualsivoglia orizzonte, braccia spalancate verso il cielo: ”E metti il giusto peso su di me” canta Robbie Robertson. Condivisione. Passano la notte attorno ad un fuoco, dialoghi sinceri e appassionati perquanto sconnessi e tanta erba da fumare. Il giorno dopo accompagnano il loro silenzioso ospite alla comune dove egli è di ritorno. Tra la sua gente incastrata in utopie e sogni che sembrano ormai implosi in una confusione mistica ed irrazionale. Conoscono due ragazze, nonostante l’urgenza di rimettersi in viaggio, non si negano a loro. Ripartono. Subito però vengono arrestati perchè sfilano, con i loro chopper luccicanti, tra gli ottoni di una parata, senza il permesso delle autorità. In carcere conoscono un giovane avvocato alcolizzato, George, che li fa uscire di prigione e decide di aggregarsi a loro. Tornano in sella. George indossa il casco dorato della squadra di football della sua città. Il personaggio interpretato da Jack Nicholson è simpatico e buffo, una macchietta, con quel suo tic (gnek gnek gnek). Appena sale in moto inizia a fare il verso agli uccelli, spalanca le ali, inscena una danza volatile e demenziale, in sottofondo la strampalata If You Want To be A Bird The Holy Modal Rounders è evidentementela confezionare il momento. canzone perfetta per La prima notte lo iniziano all’uso della marjuana non senza qualche difficoltà. Il risveglio non potrebbe essere più sereno e scanzonato Don’T Bogart Me dei Fraternity of Man, band in pieno stile ”volemose bene sessantottino”, attitudine ripresa in qualche modo da molte delle crew raggae-dancehall dei giorni nostri, invita a non ammazzare quel joint, pensiero comunque condivisibile. Hendrix prende il sopravvento ed esce fuori tutta la contraddizione americana del caso. La chitarra di James Marshall Hendrix ruggisce sulle strade trafficate e sulle case della povera gente, sui carri dei coltivatori di cotone e sui sepolcri bianchi del cimitero. A proposito di contraddizioni, presto Gorge muore assassinato per mano di un gruppo di bifolchi, nel cuore della notte. Il viaggio però non è ancora finito. La sperimentazione psichedelica di Kyrie Eleison The Electric Prunes ci porta in un bordello di New Orleans, lo stesso dell’indirizzo nel portafogli di George. Luci calde e soffuse, vestitini di seta succinti e stravaganti. Decidono di non consumare, non se la sentono. Escono in strada ad osservare da vicino il fantastico carnevale di New Orleans. Compiono un viaggio psichedelico in un cimitero di città, ripreso con toni quasi documentaristici, visto l’uso reale di lsd al quale gli attori si erano prestati. Tra i cinque minuti indelebili nella storia del cinema. Il finale è di un cinismo terrificante, inaspettato. Billy e Wyatt sono di nuovo in strada, It’s Alright Ma (I’m Only Bleeding) di Bob Dylan ma interpretata in questo caso da Roger McGuinn, è una canzone scritta di getto, col cuore in mano ed un piede nella fossa. Ci sono canzoni che combattono la paura, che rassicurano, anche se ormai è la fine. ”E’ tutto a posto mamma, sto solo sanguinando”, Billy e Wyatt stanno solo sanguinando, colpiti dalla mediocre normalità alla quale facilmente ci si abitua, colpiti dal pugno del risveglio di un mattino qualunque. Titoli di coda: Ballad of Easy Rider Roger McGuinn. ”All he wanted Was to be free And that’s the way It turned out to be Flow river flow Let your waters wash down Take me from this road To some other town”. Tra preghiera e narcisismo, tra l’onirico e il cinismo. Tutto questo è Easy Rider. Erano gli anni sessanta. Have a nice trip! Al via Cannes Chiara Mastroianni e Alberto Cuaron dichiarano aperto il 67/o Festival di Cannes. “Essere a Cannes è un invito speciale, un’esperienza magnifica”, dice il presidente di giuria Jane Campion aprendo il festival di Cannes. Tim Roth e Sofia Coppola cantano happy birthday, Nicole Kidman balla la rumba con Lambert Wilson. Omaggio ad Alain Resnais che ci ha lasciato pochi mesi fa. Tutte le candidature David di Donatello dei Annunciate le candidature ai Premi David di Donatello 2014. Ecco l’elenco completo Cinema Italiano: MIGLIOR FILM: Il capitale umano di Paolo VIRZÌ La grande bellezza di Paolo SORRENTINO La mafia uccide solo d’estate di Pierfrancesco DILIBERTO La sedia della felicità di Carlo MAZZACURATI Smetto quando voglio di Sydney SIBILIA MIGLIORE REGISTA: Carlo MAZZACURATI (La sedia della felicità) Ferzan OZPETEK (Allacciate le cinture) Ettore SCOLA (Che strano chiamarsi Federico) Paolo SORRENTINO (La grande bellezza) Paolo VIRZÌ (Il capitale umano) MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE: Pierfrancesco DILIBERTO (La mafia uccide solo d’estate) Valeria GOLINO (Miele) Fabio GRASSADONIA e Antonio PIAZZA (Salvo) Matteo OLEOTTO (Zoran il mio nipote scemo) Sydney SIBILIA (Smetto quando voglio) MIGLIORE SCENEGGIATURA: Francesco PICCOLO, Francesco BRUNI, Paolo VIRZÌ (Il capitale umano) Paolo SORRENTINO, Umberto CONTARELLO (La grande bellezza) Michele ASTORI, Pierfrancesco DILIBERTO, Marco MARTANI (La mafia uccide solo d’estate) Francesca MARCIANO, Valia SANTELLA, Valeria GOLINO (Miele) Valerio ATTANASIO, Andrea GARELLO, Sydney SIBILIA (Smetto quando voglio) MIGLIORE PRODUTTORE (con un ex aequo): Per Indiana Production Fabrizio DONVITO,Benedetto HABIB, Marco COHEN, co-produttore per Manny Films Philippe GOMPEL e Birgit KEMNER, con Rai Cinemae Motorino Amaranto (Il capitale umano) Nicola GIULIANO, Francesca CIMA per Indigo Film (La grande bellezza) Mario GIANANI e Lorenzo MIELI per Wildside con Rai Cinema (La mafia uccide solo d’estate) Riccardo SCAMARCIO, Viola PRESTIERI per Buena Onda Film e con Rai Cinema (Miele) Massimo CRISTALDI, Fabrizio MOSCA (Salvo) Domenico PROCACCI, Matteo ROVERE con Rai Cinema (Smetto quando voglio) MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA: Valeria BRUNI TEDESCHI (Il capitale umano) Paola CORTELLESI (Sotto una buona stella) Sabrina FERILLI (La grande bellezza) Kasia SMUTNIAK (Allacciate le cinture) Jasmine TRINCA (Miele) MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA: Giuseppe BATTISTON (Zoran il mio nipote scemo) Fabrizio BENTIVOGLIO (Il capitale umano) Carlo CECCHI (Miele) Edoardo LEO (Smetto quando voglio) Toni SERVILLO (La grande bellezza) MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA: Claudia GERINI (Tutta colpa di Freud) Valeria GOLINO (Il capitale umano) Paola MINACCIONI (Allacciate le cinture) Galatea RANZI (La grande bellezza) Milena VUKOTIC (La sedia della felicità) MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA (con un ex aequo): Valerio APREA (Smetto quando voglio) Giuseppe BATTISTON (La sedia della felicità) Libero DE RIENZO (Smetto quando voglio) Stefano FRESI (Smetto quando voglio) Fabrizio GIFUNI (Il capitale umano) Carlo VERDONE (La grande bellezza) MIGLIORE DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA: Jérôme ALMÈRAS (Il capitale umano) Luca BIGAZZI (La grande bellezza) Daniele CIPRÌ (Salvo) Gian Filippo CORTICELLI (Allacciate le cinture) Gergely POHARNOK (Miele) MIGLIORE MUSICISTA Pasquale CATALANO (Allacciate le cinture) Lele MARCHITELLI (La grande bellezza) PIVIO e Aldo DE SCALZI (Song’e Napule) Umberto SCIPIONE (Sotto una buona stella) Carlo VIRZÌ (Il capitale umano) MIGLIORE CANZONE ORIGINALE: “I’M SORRY” musica e testi di Giacomo VACCAI interpretata da JACKIE O’S FARM (Il capitale umano) “’A MALÌA” musica e testi di Dario SANSONE interpretata da FOJA (L’arte della felicità) “TOSAMI LADY” musica e testi di Santi PULVIRENTI, interpretata da Domenico CENTAMORE (La mafia uccide solo d’estate) “SMETTO QUANDO VOGLIO” musica e testi di Domenico SCARDAMAGLIA, interpretata da SCARDA (Smetto quando voglio) “A’ VERITÁ” musica di Francesco LICCARDO, Rosario CASTAGNOLA, testi di Francesco LICCARDO, Sarah TARTUFFO, Alessandro GAROFALO interpretata da Franco RICCIARDI (Song’e Napule) “DOVE CADONO I FULMINI” musica, testi e interpretazione di Erica MOU (Una piccola impresa meridionale) MIGLIORE SCENOGRAFO: Giancarlo BASILI (Anni felici) Stefania CELLA (La grande bellezza) Marco DENTICI (Salvo) Marta MAFFUCCI (Allacciate le cinture) Mauro RADAELLI (Il capitale umano) MIGLIORE COSTUMISTA: Maria Rita BARBERA (Anni felici) Daniela CIANCIO (La grande bellezza) Alessandro LA (Allacciate le cinture) Bettina PONTIGGIA (Il capitale umano) Cristiana RICCERI (La mafia uccide solo d’estate) MIGLIORE TRUCCATORE: Dalia COLLI (La mafia uccide solo d’estate) Paola GATTABRUSI (Anni felici) Caroline PHILIPPONNAT (Il capitale umano) Maurizio SILVI (La grande bellezza) Ermanno SPERA (Allacciate le cinture) MIGLIORE ACCONCIATORE: Francesca DE SIMONE (Allacciate le cinture) Stéphane DESMAREZ (Il capitale umano) Massimo GATTABRUSI (Anni felici) Sharim SABATINI (La sedia della felicità) Aldo SIGNORETTI (La grande bellezza) MIGLIORE MONTATORE: Giogiò FRANCHINI (Miele) Patrizio MARONE (Allacciate le cinture) Cristiano TRAVAGLIOLI (La grande bellezza) Gianni VEZZOSI (Smetto quando voglio) Cecilia ZANUSO (Il capitale umano) MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA: Maurizio ARGENTIERI (Anni felici) Angelo BONANNI (Smetto quando voglio) Emanuele CECERE (La grande bellezza) Roberto MOZZARELLI (Il capitale umano) Marco GRILLO, Mirco PANTALLA (Allacciate le cinture) Emanuele Cecere era in cinquina anche per il film Miele, ma da regolamento è entrato solo con il film più votato. MIGLIORI EFFETTI DIGITALI: EDI Effetti Digitali Italiani Il capitale umano Rodolfo MIGLIARI e Luca DELLA GROTTA per CHROMATICA La grande bellezza Paola TRISOGLIO e Stefano MARINONI per VISUALOGIE La mafia uccide solo d’estate Rodolfo MIGLIARI per CHROMATICA Smetto quando voglio PALANTIR DIGITAL Song’e Napule MIGLIOR FILM DELL’UNIONE EUROPEA: IDA di Pawel PAWLIKOWSKI LA VITA DI ADELE di Abdellatif KECHICHE PHILOMENA di Stephen FREARS STILL LIFE di Uberto PASOLINI VENERE IN PELLICCIA di Roman POLANSKI MIGLIOR FILM STRANIERO: 12 ANNI SCHIAVO di Steve McQUEEN AMERICAN HUSTLE di David O. RUSSELL BLUE JASMINE di Woody ALLEN GRAND BUDAPEST HOTEL di Wes ANDERSON THE WOLF OF WALL STREET di Martin SCORSESE L’apposita Giuria, composta da Andrea Piersanti, Presidente, Francesca Calvelli, Enzo Decaro, Leonardo Diberti, Paolo Fondato, Enrico Magrelli, Lamberto Mancini, Mario Mazzetti, Paolo Mereghetti, comunica le cinquine del miglior documentario di lungometraggio e del miglior cortometraggio. MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO (con un ex aequo) DAL PROFONDO di Valentina Pedicini IL SEGRETO di Cyop&Kaf IN UTERO SREBRENICA di Giuseppe Carrieri L’AMMINISTRATORE di Vincenzo Marra SACRO GRA di Gianfranco Rosi STOP THE POUNDING HEART – TRILOGIA DEL TEXAS, atto III di Roberto Minervini Il miglior documentario di lungometraggio Premio David di Donatello 2014 è: STOP THE POUNDING HEART – TRILOGIA DEL TEXAS, atto III di Roberto Minervini MIGLIOR CORTOMETRAGGIO 37°4 S di Adriano Valerio A PASSO D’UOMO di Giovanni Aloi BELLA DI NOTTE di Paolo Zucca LAO di Gabriele Sabatino Nardis NON SONO NESSUNO di Francesco Segré Il miglior cortometraggio Premio David di Donatello 2014 è: 37°4 S di Adriano Valerio Oltre 6000 giovani delle scuole superiori di tutta Italia votano per il DAVID GIOVANI IL CAPITALE UMANO di Paolo Virzì LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE di Pierfrancesco Diliberto SOLE A CATINELLE di Gennaro Nunziante TUTTA COLPA DI FREUD di Paolo Genovese Un sequel per Springbreakers Da tempo si parlava di un sequel per Spring breakers, ma Harmony Korine difficilmente avrebbe accettato il progetto. Lo scioccante film avrà un sequel, prodotto dalla Wild Bunch dal titolo: Spring Breakers: The Second Coming. Dietro la macchina da presa ci sarà Jonas Åkerlund mentre la sceneggiatura porterà la firma di Irvine Welsh. Ancora nessuna indiscrezione sul cast. Primo CIAK per “La giovinezza” di Sorrentino Il neopremiato con l’Oscar Paolo Sorrentino torna sul set per dirigere il suo nuovo film dal titolo La Giovinezza. Il 9 maggio partiranno le riprese del film, che potrà avvalersi di un cast internazionale formato da Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda. Le riprese, che avranno luogo in Svizzera, Italia e Inghlterra, verranno effettuate in inglese, la produzione è a cura della Indigo Film in collaborazione con Medusa Film. La Giovinezza di Paolo Sorrentino uscirà nel 2015 Nazi-zombie Ultima incarnazione storica del Male Assoluto il nazismo è stato una fonte di ispirazione per il cinema horror che in esso ha trovato ghiotta materia per rappresentare inaudite crudeltà riferite ai soldati delle SS e quanto mai congeniali alla dimensione orrorifica propria del genere. Negli anni ’70 il nazismo è presente nel sottogenere “eros-svastika” a base di ragazze chiuse nei bordelli frequentati dai perversi ufficiali oppure prigioniere nei lager e sottoposte dai guardiani in divisa alle più atroci violenze, come si vede in numerosi titoli italiani dell’epoca quali La bestia in calore di Paolo Solvay e Le deportate della sezione speciale SS di Rino Di Silvestro,entrambi esemplari del mix sadismo-hardlesbo-torture che connota il filone (e inseriti come altre opere simili dalla censura inglese nella lista dei videonasties,cioè dei film “depravati e corrotti”). Al nazi-movie a sfondo erotico si affianca in seguito il nazizombie, un filone che restituisce i soldati nazisti sotto forma di morti viventi in una ibridazione che fonde la crudeltà con il macabro. Ad anticipare tale variante è nel 1977 L’occhio nel triangolo diretto da Ken Wiederhorn, storia di un plotone di SS composto di soldati assemblati da uno scienziato con i corpi di quelli più crudeli morti e adattati a vivere sott’acqua che riemergono e fanno strage di alcuni incauti turisti, ma a certificare la nuova tendenza è Zombie Lake girato nel 1980 da Jean Rollin dove un gruppo di soldati nazisti uccisi e gettati in un lago dalla resistenza francese riemerge dopo anni dalle acque e assale una comitiva di belle ragazze che fanno il bagno nel lago.Tuttavia l’estetismo raffinato e la vena sentimentale che percorrono l’opera impediscono ad essa di imporsi presso i cultori dell’horror. In seguito,dopo il super-trash Oasis of the zombies diretto nel 1982 da Jesus Franco sulla ricerca da parte di alcuni giovani del tesoro di Rommel protetto nel deserto da orribili soldati nazisti resuscitati, bisogna aspettare il 2009 affinchè il nazi-zombi esploda in maniera potente e originale.Il merito di questa consacrazione è del regista norvegese Tommy Wirkola che con Dead Snow realizza uno splatter tra le nevi cruento e ironico che vede un gruppo di adolescenti vacanzieri alle prese con una insidiosa compagnia di nazisti risorti capeggiati da un simil –Hitler e refrattari ad ogni forma di morte. Il successo arriso al film di Wirkola ( di cui è prossima l’uscita del sequel) ha reso popolare il filone anche presso il grande pubblico e ha aperto la strada a infinite variazioni nazizombiesche. L’ultima è Frankenstein’s Army girato nel 2013 da Richard Raaphorst dove nello stile del mockumentary si mostra come una pattuglia di soldati russi durante la seconda guerra mondiale scopre un laboratorio dentro il quale un esaltato discendente di Frankenstein costruisce soldati con i pezzi di quelli morti utilizzando tecnologie steampunk per dar vita a grottesche creature biomeccaniche dal grande potere distruttivo. Girato con la macchina a mano secondo la regola del found footage ,il falso documentario è una follia totale che allinea momenti di gore estremo degni degli eccessi cruenti di Bad Taste e di Society e sul piano visivo accumula immagini assurde e bizzarre ( tipo uno zombi a forma di calderone che cammina e un altro munito di elica tagliente davanti al petto)che evocano le figurazioni tra orrido,macabro e surreale di un Bosch ( ed essendo il regista un olandese non poteva essere diversamente) .