X-MEN,Tutti i vincitori di Cannes 2014,Nuovo

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X-MEN,Tutti i vincitori di Cannes 2014,Nuovo
X-MEN
Salve ragazzacci. Come va? Vi eravate quasi dimenticati di me,
lo so. Di nuovo in ritardo, ma stavolta una tacchetta più
felice del solito. Qualche giorno fa ho visto i trailer di
Constantine, Gotham e The Flash, e sapete bene che mi esalto
come un bambino… ma cominciamo subito. Anzi no. Prima devo
parlare di un’altra cosa che non c’entra nulla. Mi sta
piacendo molto l’interpretazione di Diane Kruger nel The
Bridge americano, che sto recuperando con un ritardo inaudito.
Ok, l’ho detto. Ora andiamo davvero avanti. X-MEN: GIORNI DI
UN FUTURO PASSATO.
Il ritorno agli Homo-superior di Bryan Singer era film che
dovevo vedere assolutamente sul grande schermo. Quindi ieri
sera ero lì, nella sgangherata sala 3, pronto a godermi lo
spettacolo. E prima di parlare dei viaggi nel tempo della
pellicola, un viaggio nel passato ve lo propongo anch’io.
Ritengo che il primo X-Men sia un capolavoro tra i film tratti
dai. Un film corale diretto con classe, personaggi scritti
ottimamente e funzionali, interpretazioni e dialoghi che
restano nei ricordi (Magneto in primis, e nessuno oserà
contraddirmi!). Insomma, prima che The Avengers
piantasse nuovi paletti per i cine-comicsuccessivi,
c’erano gli X-Men e l’ottimo lavoro svolto con i
primi due capitoli. Singer torna a dirigere anche il
secondo episodio, X-Men 2, scatenandosi con più
azione (un monito: la scena in cui Nightcrawler attenta alla
vita del presidente andrebbe rivista ogni tanto, giusto per
capire che non tutti possono giocare con una cinepresa a fare
i registi…), senza però abbandonare la profondità dei
personaggi e una trama efficace. Questo film ha anche il
merito di avermi fatto apprezzare Wolverine in alcune sequenze
pur non essendo tra i mie personaggi preferiti: purtroppo al
cinema Wolverine è stato addolcito molto, manca di violenza
reale di conseguenza vederlo incazzato come nella scena
dell’attacco alla scuola di Xavier, fa quasi tirare un sospiro
di sollievo. Dico quasi perché poi torna a essere una spalla
di Gianni e Pinotto. Perfetto, adesso sapete anche che questo
è ciò che penso. Ora riempitemi di calci. E dopo che mi avrete
preso a calci, aggiungerò spavaldo che i due film su Wolvie
fanno pure schifo. Avremo tempo di approfondire prossimamente,
se mai riuscissi a finire l’articolo. Facciamo un breve balzo
e arriviamo a X-Men: conflitto finale. Il cast è sempre lo
stesso, ma in questo pessimo film manca la mano di Bryan
Singer. Non solo, manca la direzione artistica giusta per
bucare lo schermo.
Non so voi, ma io mi accorgo quando la direzione è tanto
puntuale da ottenere dagli attori anche quegli sguardi che
penetrano l’otturatore e riflettono discorsi sott’intesi di
sottile sceneggiatura, trascendendo tutto ciò che
effettivamente si vede sullo schermo. Singer questo lo sa
fare, e direi bene per giunta! Lui dialoga con gli interpreti
e tira fuori il loro meglio. Beh, cazzo, in Conflitto Finale
l’approfondimento dei personaggi e l’interesse nei confronti
di un’adeguata mimesis recitativa rasenta lo zero.
Effettivamente di quel film, se ci ripenso, mi porto dietro
solo esplosioni, cazzotti e superpoteri sparati qua e là,
oltre ad una Fenice davvero pessima. Anche la merdosa scena di
confronto tra l’Uomo Ghiaccio e Pyro che poteva risollevare le
sorti del film occupa, attualmente, la porzioncina di ciò che
personalmente chiamo M. In. Mi Ce., ovvero la Memoria inutile
del mio cervello (della Minmice fanno parte anche il jingle di
Cicciobello e il ritornello “MenoomaaleecheSilviooc’è”, oltre
a tante altre stronzate simili). Dunque Conflitto Finale è da
dimenticare, punto.
Ora è il turno di Matthew Vaughn (si, quello del mitico KickAss e Stardust), che nel 2011 firma la regia di X-Men:
L’inizio, citiamolo però con il suo titolo originale, ovvero
First Class, perché, sinceramente, “L’inizio” fa un po’
ridere. Questa pellicola spacca il culo e lo dico, come
sempre, senza peli sulla lingua. È molto gratificante seguire
le vicende dei giovani protagonisti Charles Xavier (aka
Professor X) e Erik Lehnsherr (Magneto), della loro profonda
amicizia e del tentativo di costruire qualcosa assieme prima
della rottura, sia dal punto di vista visivo (Vaughn è un
altro fuoriclasse, sia chiaro) che di quello della
sceneggiatura. Le interpretazioni di James McAvoy (Professor
X) e Michael Fassbender (aka Magneto) sono davvero
superlative. Oltretutto resta impresso nella memoria
l’ispirato e malvagio (malvagio è meglio di cattivo, tenetelo
bene a mente!) Kevin Bacon, nei panni di Sebastian Shaw,
leader del Club Infernale e assassino della madre di Erik.
Anche il cameo di Wolverine è divertente (con un sonoro ed
esilarante vaffanculo, e non poteva essere altrimenti). In
questo film recita anche January Jones nel ruolo di Emma Frost
che cito non solo per riportare alla mente dei miei amici nerd
uno splendore di donna, ma anche per ricordarla nella serie tv
Mad Men, che difficilmente verrà dimenticata dai più.
Beh, i salti temporali sono finiti, giusto? Ah già, merda! Ci
sono i due film spin-off di Wolverine, ma sapete che c’è? Non
voglio annoiarvi con parolacce e commenti negativi sparati qua
e là a ruota libera. Non ora per lo meno. Mi piacerebbe farmi
odiare per bene con un articolo dedicato.
X-Men: giorni di un futuro passato, ci siamo. Ed era ora,
porco cazzo! Il ritorno di Bryan Singer agli X-Men non dovevo
perderlo. Non ero in grado di aspettare placidamente blu-ray,
come farò con The Amazing Spiderman 2: il Potere di Electro.
No. Giorni di un futuro passato me lo guardo appena uscito.
Vado al cinema alle 20:15. E’ ancora giorno e per un
nottambulo come me andare in giro con il sole richiede una
certa energia, soprattutto perché vengo da una serataccia di
puro vizio. Lo sforzo lo faccio volentieri, penso con il
biglietto in mano: <<Bryan Singer insieme a un cast
stellare>>. Mi siedo. Le luci si spengono. Abbiamo modo di
commentare al volo quanto sia imbarazzante la sala 3 e quanto
sia scuro quel dannato schermo. Il film inizia ed io ci sono
dentro.
(Inutile che vi scriva occhio agli spoiler, vero?).
Il futuro. Robot che sembrano più alieni (anzi, quando aprono
la faccia per sputare fuoco mi hanno ricordato Il Distruttore
del primo Thor), le sentinelle, hanno quasi sterminato del
tutto i mutanti e gli esseri umani. Un esiguo manipolo di eroi
riesce di volta in volta a sfuggire all’inevitabile massacro,
grazie alla giovane e dotata Kitty Pryde, che proietta
indietro nel tempo la coscienza di qualcuno in modo che possa
avvisare il gruppo dell’imminente attacco e possano spostarsi
altrove prima di essere macellati, cambiando così il corso
degli eventi. In un ultimo, come disperato tentativo di mutare
il presente, Magneto e Xavier hanno l’idea di mandare indietro
nel tempo Wolverine (solo lui può resistere a un viaggio così
stressante dal momento che la sua mente si rigenera, ma guarda
un
po’…),
per
ostacolare
l’omicidio di colui che ha
creato il programma sentinelle,
Bolivar Trask, ad opera della
splendida Raven/Mystica, evento
che ha di fatto scatenato
l’inizio del futuro distopico di
cui sopra. Per riuscire nella
missione, il buon Wolvie deve recuperare, nell’anno 1973, sia
il giovane e disilluso Professor X sia Magneto, imprigionato
sotto il Pentagono con l’accusa di aver ucciso Kennedy. Dopo
aver mezzo convinto il professore, grazie all’aiuto di Pietro,
(che poi sarebbe Quicksilver, figlio di Magneto, ma per una
questione sui diritti del personaggio lasciano a malapena
intendere che possa essere suo figlio, inoltre, dai fumetti, è
totalmente diverso) un mutante che si muove alla velocità
della luce e che Wolverine avrebbe conosciuto in passato (mi
sono perso qualcosa?!?). Il gruppo, di cui fa parte anche
Bestia, riesce a liberare Erik in quella che tecnicamente è la
scena più bella, divertente e godibile del film: Quicksilver
veste tutta la sua spavalderia, di nuovo Singer dimostra che
lui il regista lo sa fare ad altissimi livelli (cazzo!),
regalando allo spettatore un miracolo visivo che andrebbe
analizzato anche questo. Mentre gli eroi si sbattevano,
Bolivar Trask e Raven perseguivano i loro obiettivi, uno
cercando di far approvare il programma sentinelle, l’altra
cercando di uccidere Trask. A Parigi, proprio quando sta per
riuscirci, Magneto insieme al prof. e Wolvie la bloccano per
tempo. Magneto decide di ucciderla affinché non sia più una
minaccia per la sopravvivenza mutante e, di fatto, in modo che
nessuno possa mai fare esperimenti su di lei (le sentinelle
del futuro, grazie agli studi sul sangue di Mystica, possono
adattarsi ai poteri di ogni mutante e sono praticamente
invincibili). In una scena fantastica per le riprese e la
qualità anacronistica delle immagini (anche il formato video è
quello dell’epoca ed è una raffinatezza di quelle che mi fanno
capire quando una pellicola è curata o meno), lei fugge ferita
da Magneto. I mutanti sono stati rivelati al mondo. Nel futuro
comincia l’attacco al rifugio in cui una spossata Kitty
mantiene a fatica Logan ancorato mentalmente all’altra epoca.
Nixon, inutile pensare il contrario, dopo essersi reso conto
della minaccia mutante, approva il programma sentinelle,
organizzando un grande evento davanti alla Casa Bianca, dove
si presentano i primi prototipi (molto più convincenti e
carini dei robot-alieni del futuro). I robot finiscono sotto
il controllo di Magneto che, fedele alla sua linea di
pensiero, vuole fisicamente distruggere il presidente Nixon e
i suoi collaboratori politici, salvando la sua specie dagli
umani una volta per tutte. Mystica intanto è sempre
intenzionata a uccidere Trask e ci prova di nuovo, sfruttando
la malabolgia creatasi. Xavier riesce però a dissuaderla a non
premere il grilletto e di conseguenza viene ripresa dalle
telecamere come salvatrice del presidente, quando spara contro
Erik, ferendolo. Il programma sentinelle non avrà mai il via
libera, Magneto si ritira chissà dove e Wolvie si sveglia in
un radioso futuro in cui ci sono cammei davvero interessanti
(un mezzo azzeramento degli eventi che al fan potrebbe piacere
o sembrare ‘na paraculata, decidete voi comunque a me rivedere
un personaggio in particolare mi ha preso davvero bene…). Non
spoilero nemmeno il finale nascosto dopo i titoli di coda, che
nella sua brevità riesce a gasare e prepara l’attesa a X-Men:
Apocalypse, di cui si occuperà sempre Singer. Insomma, credo
di aver detto tutto. La sceneggiatura è un po’ ingarbugliata,
ma forse attraverso il mio articolo sembra ancora più
incasinata. Insomma, stai seduto a guardare il film e cerchi
di scoprire se tutti i buchi con gli altri film sono
rispettati, se questa cosa ridà o non ridà, se questo evento
s’incastra bene oppure no. E’ sicuramente una pellicola da
vedere e rivedere per essere apprezzata al meglio, cosa che
farò appena avrò il disco in mano. Vabbè Emanuè, ma t’è
piaciuto o no stò cazzo di film? Mo’ scrivi un romanzo, non è
che possiamo stare qua a leggere un articolo fino al prossimo
X-Men! Lo dobbiamo andare a vedere? Il film mi è piaciuto
molto, questo è quanto. E’ il miglior film di Singer sugli XMen? No, quello resta il primo. X-Men:
Giorni di un Futuro Passato, nel
complesso,
alza
lo
standard
dell’universo X, e come sempre Singer
lavora con classe, e non mi aspettavo di
meno. Ci sono scene che davvero vi
resteranno dentro (non vi ho parlato
dello stadio in cielo, o della violenza delle sentinelle
quando uccidono mutanti che conosciamo bene come fossero
formiche impotenti, di Striker da giovane, della guerra del
Vietnam e del Johnny Walker, e di altre cose che è
semplicemente meglio vivere in prima persona). Forse i
dialoghi non sono sempre all’altezza (lì ci mettono una pezza
i bravi McAvoy, Fassbender e Lawrence, senza dimenticare un
freddo e serioso Trask reso al meglio da Peter Dinklage),
tuttavia va riconosciuto che c’era tanta carne al fuoco e una
marea di personaggi non è mai facile da gestire. O questo è
quello che voglio raccontare a me stesso per mettermi l’anima
in pace. Personalmente le uniche critiche negative che avanzo
riguardano proprio la comunicazione verbale che poteva essere
migliorata giusto un po’ (gli scambi tra Erik e Charles nel
primo X-Men sono da brividi d’eccellenza, invece nel secondo
quel brivido raramente compare…), e sul vecchio cast, quello
nel futuro, che di fatto è una comparsata nel film e viene
sfruttato veramente male fatta eccezione per una sequenza tra
Magneto e il Professore che mi ha quasi commosso: Ian McKellan
e Patrick Stewart dimostrano di essere due grandissimi attori,
anche se impiegati come una specie di cammeo; l’espediente fa
sembrare il tutto un film sui giovani X-Men con Wolverine che
in questa pellicola, come mi faceva notare il buon Paolo[1],
non fa un cazzo ed è quasi superfluo. Comunque un cine-comic
degno e un Bryan Singer in forma come lo volevo. Con
Apocalypse spero possa alzare di nuovo il tiro. Sarò lì a
gustarmelo, questo è sicuro. Ora andate a vedere questo
dannato film, e gasatevi come mi gaso io, oggi avete letto
pure troppo. Un saluto, miei cari sventurati!
[1] Fratello non biologico dell’autore dell’articolo, uno dei
tanti che non ha mai avuto (n. d. r.).
Tutti i vincitori di Cannes
2014
Si è conclusa la sessantasettesima edizione del Festival di
Cannes, i vincitori sono in gran parte quelli che erano stati
annunciati dalle previsioni, ma non sono mancate sorprese.
Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan vince la Palma d’oro del
67mo festival di Cannes.
Nuri Bilge Ceylan racconta in Winter sleep la storia di Aydin,
attore in pensione, che dirige, insieme a sua moglie e sua
sorella un piccolo hotel in Anatolia. In inverno la neve
ricopre la steppa e la noia ravviva i rancori, spingendo Aydin
ad andarsene.
Un premio arriva anche per l’Italia: Le meraviglie di Alice
Rohrwacher vince il Grand Prix, il secondo premio. Il film
racconta dela stranissima estate di una famiglia di quattro
ragazze nel loro piccolo regno, che loro padre ha creato per
difenderle dal mondo “che sta per finire”.
ECCO L’ELENCO DEI VINCITORI
Palma d’Oro al miglior film: WINTER SLEEP– Nuri Bilge
CEYLAN
Grand Prix Speciale della Giuria: LE MERAVIGLIE – Alice
ROHRWACHER
Prix d’interprétation féminine (migliore
Julianne MOORE per MAPS OF THE STARS
Prix d’interprétation masculine
Timothy SPALL per MR. TURNER
(miglior
attrice):
attore):
Prix de la mise en scène (miglior regista): Bennett
MILLER per FOXCATCHER
Prix du scénario (miglior sceneggiatore): Andrey
ZVYAGINTSEV e Oleg NEGIN per LEVIATHAN
Premio della giuria: MOMMY – Xavier DOLAN e ADIEU AU
LANGAGE – Jean-Luc GODARD
Camera d’Or (miglior opera prima di tutte le sezioni):
PARTY GIRL – Marie AMACHOUKELI, Claire BURGER, Samuel
THEIS
Palma d’oro al miglior cortometraggio: LEIDI – Simón
MESA SOTO
Menzioni speciali: AÏSSA – Clément TREHIN-LALANNE e JA
VI ELSKER – Hallvar WITZØ
Nuovo
progetto
Phillips
per
Todd
Il nuovo progetto del regista di Una notte da leoni Todd
Phillips sarà Arms & the dudes.
Phillips dirigerà nuovamente Bradley Cooper in una storia
tratta da un articolo per Rolling Stone di Guy Lawson. La
vicenda tratterà di due assidui consumatori di cannabis che
diventano trafficanti d’armi per il governo americano.
Le riprese del film dovrebbero partire entro l’anno, perché
prima Cooper deve terminare di girare in Marocco American
sniper per la regia di Clint Eastwood.
Sicilia Queer Filmfest
Conto alla rovescia per il Sicilia Queer Filmfest, la
rassegna cinematografica della cultura queer, glbt e delle
poetiche alternative e eterodosse.
Quest’anno si svolgerà dal 5 all’11 giugno 2014 presso il
Cinema De Seta ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo.
Giunto alla IV edizione, il Sicilia Queer Filmfest ospiterà
anteprime cinematografiche, incontri, seminari universitari e
il Queer Short, il concorso internazionale di cortometraggi
legati alle prospettive queer.
La giuria della competizione di corti sarà composta da
importanti nomi come l’autore di graphic novel Manuel Fior, la
fotografa e attrice figlia del cinema Eva Truffaut, il regista
ungaro-tedesco Benjamin Cantu, e la sceneggiatrice francese
Mathilde Bayle, vincitrice dell’edizione precedente del Queer
Short.
Inoltre segnaliamo all’interno del festival il Summer School,
un’officina culturale dedicata agli studenti universitari
(info: [email protected]).
Maggiori
informazioni
sul
festiva
sono
disponibili
all’indirizzo
http://www.siciliaqueerfilmfest.it/festival/it/
Easy Rider
Steso sul letto, riascolto dopo anni il concertone di
Woodstock del ’69. Mi lascio coinvolgere da quell’atmosfera
unica, sognante, ispirata. Il contesto culturale ed emotivo
nel quale mi sono cacciato mi porta verso viaggi reali e
magnifici, geografici ed onirici. La stanza lentamente si
impregna di fumo buono e chitarre infiammate.
Sto bene qui, ma la mente non vuole saperne di restare chiusa
in camera. Allora viaggia ancora e viaggio io con essa,
pregustando il mio personalissimo road-movie…
Buio. Sonno profondissimo.
Due ore dopo mi sveglio, distrutto.
Ho sognato di possedere una moto, paesaggi maestosi e tramonti
infuocati, un amico capelli lunghi e baffoni incolti, ho
sognato di essere “Capitan America”!
Easy rider, è un film del 1969
diretto e interpretato da Dennis
Hopper, con Peter Fonda (Wyatt
“Capitan America”) e Jack Nicholson
(George Hanson).
Un viaggio che taglia in due il sud degli Stati Uniti da Los
Angeles alla Louisiana.
Due motociclisti guidati da una voglia di libertà assoluta e
quasi anarchica, impregnati di cultura hippie, con i serbatoi
carichi di dollari e le giacche di marijuana.
The Pusher dei paladini del rock Steppenwolf, lo scambio è
avvenuto.
Wyatt e Bill trasportano un carico di cocaina dal Messico agli
Stati Uniti, ora sono pronti per partire, il carnevale di New
Orleans li aspetta.
”You know I’ve smoked a lot of grass O’ Lord,
I’ve popped a lot of pills
but I never touched nothin’
that my spirit could kills”.
L’atmosfera si scalda, il nostro spirito è più vivo che mai!
E’ il tempo di montare in sella.
Born to be wild (sempre gli Steppenwolf).
Un manifesto, simbolo di un’epoca che consuma in fretta ma che
rimane intonsa, pura, nell’animo di chi l’ha vissuta; come
quei paesaggi sterminati, incredibili, dei quali abbiamo un
primo assaggio mozzafiato.
Il tempo di riparare la gomma di una moto in una fattoria
gestita da nativi americani e subito ci ritroviamo immersi nel
verde sconfinato.
Wasn’t Born To Follow dei The Byrds descrive tutto ciò che
chiunque ama questa vita farebbe:
”Me ne andrei verso il posto dove la cresta di diamante sta
scorrendo
e vagherei per la foresta dove gli alberi hanno foglie a forma
di prisma
e danno colore alla luce un colore di cui nessuno conosce il
nome”.
E’ su queste parole, cantate dolcemente da Roger McGuinn che i
nostri due rider fanno il primo incontro: un autostoppista
hippie che sicuramente “non era destinato a seguirli”.
The Weight The Band, canyon assolati, vallate a perdita
d’occhio, autostrade prive di qualsivoglia orizzonte, braccia
spalancate verso il cielo: ”E metti il giusto peso su di me”
canta Robbie Robertson. Condivisione.
Passano la notte attorno ad un fuoco, dialoghi sinceri e
appassionati perquanto sconnessi e tanta erba da fumare.
Il giorno dopo accompagnano il loro silenzioso ospite alla
comune dove egli è di ritorno. Tra la sua gente incastrata in
utopie e sogni che sembrano ormai implosi in una confusione
mistica ed irrazionale.
Conoscono due ragazze, nonostante l’urgenza di rimettersi in
viaggio, non si negano a loro. Ripartono. Subito però vengono
arrestati perchè sfilano, con i loro chopper luccicanti, tra
gli ottoni di una parata, senza il permesso delle autorità.
In carcere conoscono un giovane avvocato alcolizzato, George,
che li fa uscire di prigione e decide di aggregarsi a loro.
Tornano in sella. George indossa il casco dorato della squadra
di football della sua città.
Il personaggio interpretato da Jack Nicholson è simpatico e
buffo, una macchietta, con quel suo tic (gnek gnek gnek).
Appena sale in moto inizia a fare il verso agli uccelli,
spalanca le ali, inscena una danza volatile e demenziale, in
sottofondo la strampalata If You Want To be A Bird The Holy
Modal Rounders è evidentementela
confezionare il momento.
canzone
perfetta
per
La prima notte lo iniziano all’uso della marjuana non senza
qualche difficoltà.
Il risveglio non potrebbe essere più sereno e scanzonato Don’T
Bogart Me dei Fraternity of Man, band in pieno stile ”volemose
bene sessantottino”, attitudine ripresa in qualche modo da
molte delle crew raggae-dancehall dei giorni nostri, invita a
non ammazzare quel joint, pensiero comunque condivisibile.
Hendrix prende il sopravvento ed esce fuori tutta la
contraddizione americana del caso. La chitarra di James
Marshall Hendrix ruggisce sulle strade trafficate e sulle case
della povera gente, sui carri dei coltivatori di cotone e sui
sepolcri bianchi del cimitero.
A proposito di contraddizioni, presto Gorge muore assassinato
per mano di un gruppo di bifolchi, nel cuore della notte.
Il viaggio però non è ancora finito.
La sperimentazione psichedelica di Kyrie Eleison The Electric
Prunes ci porta in un bordello di New Orleans, lo stesso
dell’indirizzo nel portafogli di George. Luci calde e soffuse,
vestitini di seta succinti e stravaganti. Decidono di non
consumare, non se la sentono. Escono in strada ad osservare da
vicino il fantastico carnevale di New Orleans. Compiono un
viaggio psichedelico in un cimitero di città, ripreso con toni
quasi documentaristici, visto l’uso reale di lsd al quale gli
attori si erano prestati. Tra i cinque minuti indelebili nella
storia del cinema.
Il finale è di un cinismo terrificante, inaspettato.
Billy e Wyatt sono di nuovo in strada, It’s Alright Ma (I’m
Only Bleeding) di Bob Dylan ma interpretata in questo caso da
Roger McGuinn, è una canzone scritta di getto, col cuore in
mano ed un piede nella fossa. Ci sono canzoni che combattono
la paura, che rassicurano, anche se ormai è la fine.
”E’ tutto a posto mamma, sto solo sanguinando”, Billy e Wyatt
stanno solo sanguinando, colpiti dalla mediocre normalità alla
quale facilmente ci si abitua, colpiti dal pugno del risveglio
di un mattino qualunque.
Titoli di coda: Ballad of Easy Rider Roger McGuinn.
”All he wanted
Was to be free
And that’s the way
It turned out to be
Flow river flow
Let your waters wash down
Take me from this road
To some other town”.
Tra preghiera e narcisismo, tra l’onirico e il cinismo. Tutto
questo è Easy Rider. Erano gli anni sessanta.
Have a nice trip!
Al via Cannes
Chiara Mastroianni e Alberto Cuaron dichiarano aperto il 67/o
Festival di Cannes.
“Essere a Cannes è un invito speciale, un’esperienza
magnifica”, dice il presidente di giuria Jane Campion aprendo
il festival di Cannes. Tim Roth e Sofia Coppola cantano happy
birthday, Nicole Kidman balla la rumba con Lambert Wilson.
Omaggio ad Alain Resnais che ci ha lasciato pochi mesi fa.
Tutte le candidature
David di Donatello
dei
Annunciate le candidature ai Premi David di Donatello 2014.
Ecco l’elenco completo
Cinema Italiano:
MIGLIOR FILM:
Il capitale umano di Paolo VIRZÌ
La grande bellezza di Paolo SORRENTINO
La mafia uccide solo d’estate di Pierfrancesco DILIBERTO
La sedia della felicità di Carlo MAZZACURATI
Smetto quando voglio di Sydney SIBILIA
MIGLIORE REGISTA:
Carlo MAZZACURATI (La sedia della felicità)
Ferzan OZPETEK (Allacciate le cinture)
Ettore SCOLA (Che strano chiamarsi Federico)
Paolo SORRENTINO (La grande bellezza)
Paolo VIRZÌ (Il capitale umano)
MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE:
Pierfrancesco DILIBERTO (La mafia uccide solo d’estate)
Valeria GOLINO (Miele)
Fabio GRASSADONIA e Antonio PIAZZA (Salvo)
Matteo OLEOTTO (Zoran il mio nipote scemo)
Sydney SIBILIA (Smetto quando voglio)
MIGLIORE SCENEGGIATURA:
Francesco PICCOLO, Francesco BRUNI, Paolo VIRZÌ (Il capitale
umano)
Paolo SORRENTINO, Umberto CONTARELLO (La grande bellezza)
Michele ASTORI, Pierfrancesco DILIBERTO, Marco MARTANI (La
mafia uccide solo d’estate)
Francesca MARCIANO, Valia SANTELLA, Valeria GOLINO (Miele)
Valerio ATTANASIO, Andrea GARELLO, Sydney SIBILIA (Smetto
quando voglio)
MIGLIORE PRODUTTORE (con un ex aequo):
Per Indiana Production Fabrizio DONVITO,Benedetto HABIB, Marco
COHEN, co-produttore per Manny Films Philippe GOMPEL e Birgit
KEMNER, con Rai Cinemae Motorino Amaranto (Il capitale umano)
Nicola GIULIANO, Francesca CIMA per Indigo Film (La grande
bellezza)
Mario GIANANI e Lorenzo MIELI per Wildside con Rai Cinema (La
mafia uccide solo d’estate)
Riccardo SCAMARCIO, Viola PRESTIERI per Buena Onda Film e con
Rai Cinema (Miele)
Massimo CRISTALDI, Fabrizio MOSCA (Salvo)
Domenico PROCACCI, Matteo ROVERE con Rai Cinema (Smetto quando
voglio)
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA:
Valeria BRUNI TEDESCHI (Il capitale umano)
Paola CORTELLESI (Sotto una buona stella)
Sabrina FERILLI (La grande bellezza)
Kasia SMUTNIAK (Allacciate le cinture)
Jasmine TRINCA (Miele)
MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA:
Giuseppe BATTISTON (Zoran il mio nipote scemo)
Fabrizio BENTIVOGLIO (Il capitale umano)
Carlo CECCHI (Miele)
Edoardo LEO (Smetto quando voglio)
Toni SERVILLO (La grande bellezza)
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA:
Claudia GERINI (Tutta colpa di Freud)
Valeria GOLINO (Il capitale umano)
Paola MINACCIONI (Allacciate le cinture)
Galatea RANZI (La grande bellezza)
Milena VUKOTIC (La sedia della felicità)
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA (con un ex aequo):
Valerio APREA (Smetto quando voglio)
Giuseppe BATTISTON (La sedia della felicità)
Libero DE RIENZO (Smetto quando voglio)
Stefano FRESI (Smetto quando voglio)
Fabrizio GIFUNI (Il capitale umano)
Carlo VERDONE (La grande bellezza)
MIGLIORE DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA:
Jérôme ALMÈRAS (Il capitale umano)
Luca BIGAZZI (La grande bellezza)
Daniele CIPRÌ (Salvo)
Gian Filippo CORTICELLI (Allacciate le cinture)
Gergely POHARNOK (Miele)
MIGLIORE MUSICISTA
Pasquale CATALANO (Allacciate le cinture)
Lele MARCHITELLI (La grande bellezza)
PIVIO e Aldo DE SCALZI (Song’e Napule)
Umberto SCIPIONE (Sotto una buona stella)
Carlo VIRZÌ (Il capitale umano)
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE:
“I’M SORRY” musica e testi di Giacomo VACCAI interpretata da
JACKIE O’S FARM (Il capitale umano)
“’A MALÌA” musica e testi di Dario SANSONE interpretata da
FOJA (L’arte della felicità)
“TOSAMI LADY” musica e testi di Santi PULVIRENTI, interpretata
da Domenico CENTAMORE (La mafia uccide solo d’estate)
“SMETTO QUANDO VOGLIO” musica e testi di Domenico
SCARDAMAGLIA, interpretata da SCARDA (Smetto quando voglio)
“A’ VERITÁ” musica di Francesco LICCARDO, Rosario CASTAGNOLA,
testi di Francesco LICCARDO, Sarah TARTUFFO, Alessandro
GAROFALO interpretata da Franco RICCIARDI (Song’e Napule)
“DOVE CADONO I FULMINI” musica, testi e interpretazione di
Erica MOU (Una piccola impresa meridionale)
MIGLIORE SCENOGRAFO:
Giancarlo BASILI (Anni felici)
Stefania CELLA (La grande bellezza)
Marco DENTICI (Salvo)
Marta MAFFUCCI (Allacciate le cinture)
Mauro RADAELLI (Il capitale umano)
MIGLIORE COSTUMISTA:
Maria Rita BARBERA (Anni felici)
Daniela CIANCIO (La grande bellezza)
Alessandro LA (Allacciate le cinture)
Bettina PONTIGGIA (Il capitale umano)
Cristiana RICCERI (La mafia uccide solo d’estate)
MIGLIORE TRUCCATORE:
Dalia COLLI (La mafia uccide solo d’estate)
Paola GATTABRUSI (Anni felici)
Caroline PHILIPPONNAT (Il capitale umano)
Maurizio SILVI (La grande bellezza)
Ermanno SPERA (Allacciate le cinture)
MIGLIORE ACCONCIATORE:
Francesca DE SIMONE (Allacciate le cinture)
Stéphane DESMAREZ (Il capitale umano)
Massimo GATTABRUSI (Anni felici)
Sharim SABATINI (La sedia della felicità)
Aldo SIGNORETTI (La grande bellezza)
MIGLIORE MONTATORE:
Giogiò FRANCHINI (Miele)
Patrizio MARONE (Allacciate le cinture)
Cristiano TRAVAGLIOLI (La grande bellezza)
Gianni VEZZOSI (Smetto quando voglio)
Cecilia ZANUSO (Il capitale umano)
MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA:
Maurizio ARGENTIERI (Anni felici)
Angelo BONANNI (Smetto quando voglio)
Emanuele CECERE (La grande bellezza)
Roberto MOZZARELLI (Il capitale umano)
Marco GRILLO, Mirco PANTALLA (Allacciate le cinture)
Emanuele Cecere era in cinquina anche per il film Miele, ma da
regolamento è entrato solo con il film più votato.
MIGLIORI EFFETTI DIGITALI:
EDI Effetti Digitali Italiani Il capitale umano
Rodolfo MIGLIARI e Luca DELLA GROTTA per CHROMATICA La grande
bellezza
Paola TRISOGLIO e Stefano MARINONI per VISUALOGIE La mafia
uccide solo d’estate
Rodolfo MIGLIARI per CHROMATICA Smetto quando voglio
PALANTIR DIGITAL Song’e Napule
MIGLIOR FILM DELL’UNIONE EUROPEA:
IDA di Pawel PAWLIKOWSKI
LA VITA DI ADELE di Abdellatif KECHICHE
PHILOMENA di Stephen FREARS
STILL LIFE di Uberto PASOLINI
VENERE IN PELLICCIA di Roman POLANSKI
MIGLIOR FILM STRANIERO:
12 ANNI SCHIAVO di Steve McQUEEN
AMERICAN HUSTLE di David O. RUSSELL
BLUE JASMINE di Woody ALLEN
GRAND BUDAPEST HOTEL di Wes ANDERSON
THE WOLF OF WALL STREET di Martin SCORSESE
L’apposita Giuria, composta da Andrea Piersanti, Presidente,
Francesca Calvelli, Enzo Decaro, Leonardo Diberti, Paolo
Fondato, Enrico Magrelli, Lamberto Mancini, Mario Mazzetti,
Paolo Mereghetti, comunica le cinquine del miglior
documentario di lungometraggio e del miglior cortometraggio.
MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO (con un ex aequo)
DAL PROFONDO di Valentina Pedicini
IL SEGRETO di Cyop&Kaf
IN UTERO SREBRENICA di Giuseppe Carrieri
L’AMMINISTRATORE di Vincenzo Marra
SACRO GRA di Gianfranco Rosi
STOP THE POUNDING HEART – TRILOGIA DEL TEXAS, atto III di
Roberto Minervini
Il miglior documentario di lungometraggio Premio David di
Donatello 2014 è:
STOP THE POUNDING HEART – TRILOGIA DEL TEXAS, atto III di
Roberto Minervini
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
37°4 S di Adriano Valerio
A PASSO D’UOMO di Giovanni Aloi
BELLA DI NOTTE di Paolo Zucca
LAO di Gabriele Sabatino Nardis
NON SONO NESSUNO di Francesco Segré
Il miglior cortometraggio Premio David di Donatello 2014 è:
37°4 S di Adriano Valerio
Oltre 6000 giovani delle scuole superiori di tutta Italia
votano per il
DAVID GIOVANI
IL CAPITALE UMANO di Paolo Virzì
LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino
LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE di Pierfrancesco Diliberto
SOLE A CATINELLE di Gennaro Nunziante
TUTTA COLPA DI FREUD di Paolo Genovese
Un sequel per Springbreakers
Da tempo si parlava di un sequel per Spring breakers, ma
Harmony Korine difficilmente avrebbe accettato il progetto.
Lo scioccante film avrà un sequel, prodotto dalla Wild Bunch
dal titolo: Spring Breakers: The Second Coming.
Dietro la macchina da presa ci sarà Jonas Åkerlund mentre
la sceneggiatura porterà la firma di Irvine Welsh. Ancora
nessuna indiscrezione sul cast.
Primo
CIAK
per
“La
giovinezza” di Sorrentino
Il neopremiato con l’Oscar Paolo Sorrentino torna sul set per
dirigere il suo nuovo film dal titolo La Giovinezza.
Il 9 maggio partiranno le riprese del film, che potrà
avvalersi di un cast internazionale formato da Michael Caine,
Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda.
Le riprese, che avranno luogo in Svizzera, Italia e
Inghlterra, verranno effettuate in inglese, la produzione è a
cura della Indigo Film in collaborazione con Medusa Film.
La Giovinezza di Paolo Sorrentino uscirà nel 2015
Nazi-zombie
Ultima incarnazione storica del Male Assoluto il nazismo è
stato una fonte di ispirazione per il cinema horror che in
esso ha trovato ghiotta materia per rappresentare inaudite
crudeltà riferite ai soldati delle SS e quanto mai congeniali
alla dimensione orrorifica propria del genere. Negli anni ’70
il nazismo è presente nel sottogenere “eros-svastika” a base
di ragazze chiuse nei bordelli frequentati dai perversi
ufficiali oppure prigioniere nei lager e sottoposte dai
guardiani in divisa alle più atroci violenze, come si vede in
numerosi titoli italiani dell’epoca quali La bestia in calore
di Paolo Solvay e Le deportate della sezione speciale SS di
Rino Di Silvestro,entrambi esemplari del mix sadismo-hardlesbo-torture che connota il filone (e inseriti come altre
opere simili dalla censura inglese nella lista dei videonasties,cioè dei film “depravati e corrotti”).
Al nazi-movie a sfondo erotico si affianca in seguito il nazizombie, un filone che restituisce i soldati nazisti sotto
forma di morti viventi in una ibridazione che fonde la
crudeltà con il macabro. Ad anticipare tale variante è nel
1977 L’occhio nel triangolo diretto da Ken Wiederhorn, storia
di un plotone di SS composto di soldati assemblati da uno
scienziato con i corpi di quelli più crudeli morti e adattati
a vivere sott’acqua che riemergono e fanno strage di alcuni
incauti turisti, ma a certificare la nuova tendenza è Zombie
Lake girato nel 1980 da Jean Rollin dove un gruppo di soldati
nazisti uccisi e gettati in un lago dalla resistenza francese
riemerge dopo anni dalle acque e assale una comitiva di belle
ragazze che fanno il bagno nel lago.Tuttavia l’estetismo
raffinato e la vena sentimentale che percorrono l’opera
impediscono ad essa di imporsi presso i cultori dell’horror.
In seguito,dopo il super-trash Oasis of the zombies diretto
nel 1982 da Jesus Franco sulla ricerca da parte di alcuni
giovani del tesoro di Rommel protetto nel deserto da orribili
soldati nazisti resuscitati, bisogna aspettare il 2009
affinchè il nazi-zombi esploda in maniera potente e
originale.Il merito di questa consacrazione è del regista
norvegese Tommy Wirkola che con Dead Snow realizza uno
splatter tra le nevi cruento e ironico che vede un gruppo di
adolescenti vacanzieri alle prese con una insidiosa compagnia
di nazisti risorti capeggiati da un simil –Hitler e refrattari
ad ogni forma di morte.
Il successo arriso al film di Wirkola ( di cui è prossima
l’uscita del sequel) ha reso popolare il filone anche presso
il grande pubblico e ha aperto la strada a infinite variazioni
nazizombiesche. L’ultima è Frankenstein’s Army girato nel 2013
da Richard Raaphorst dove nello stile del mockumentary si
mostra come una pattuglia di soldati russi durante la seconda
guerra mondiale scopre un laboratorio dentro il quale un
esaltato discendente di Frankenstein costruisce soldati con i
pezzi di quelli morti utilizzando tecnologie steampunk per dar
vita a grottesche creature biomeccaniche dal grande potere
distruttivo. Girato con la macchina a mano
secondo la
regola del found footage ,il falso documentario è una follia
totale che allinea momenti di gore estremo degni degli eccessi
cruenti di Bad Taste e di Society e sul piano visivo accumula
immagini assurde e bizzarre ( tipo uno zombi a forma di
calderone che cammina e un altro munito di elica tagliente
davanti al petto)che evocano le figurazioni tra orrido,macabro
e surreale di un Bosch ( ed essendo il regista un olandese non
poteva essere diversamente) .