Comune di Forlì
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Comune di Forlì CITIZENSHIP AND NEW INCLUSION PROJECT (Transnational Exchange Programme – PHASE II) VP/2003/023 Riunione di coordinamento transnazionale Sabato 28 febbraio 2004, ore 9:00 (Centro Donna, Via Tina Gori, 58) Partecipanti alla riunione: Claudia Castellucci Comune di Forlì – Centro Donna Antonietta Faedi Comune di Forlì – Centro Donna – Ufficio Politiche di Genere Luciana Cervellera Comune di Forlì – Centro Donna – educatrice Anna Martini Comune di Forlì – Centro Donna – psicologa Rita Fioresi Comune di Forlì – Ervet Cinzia Ioppi Regione Emilia Romagna – D.G. Sanità e Politiche Sociali Giuliana Mazzotti Provincia Forlì-Cesena Paola Santini Provincia Forlì-Cesena Donatella Zanotti Provincia di Ravenna Fabrizia Fiumi Tiziana Poggiali Comune di Imola Ana Cicako Associazione Almaterra – Torino Tiziana Dal Prà Associazione Trama di Terre – Imola 1 Patrizia Randini Associazione Trama di Terre – Imola Fatima Daoudi Associazione Donne del Mondo – Forlì Fulvia Fabbri Cooperativa Sociale Sesamo – Forlì Ermelinda Zaimi Cooperativa Sociale Sesamo - Forlì Roberto Brusa Consorzio Servizi Sociali Imola Maria Kehagia DOKPY – Municipal Organisation for Zafiros Pantermalis Social Intervention and Health (GR) Edite Kalnina Coalition for Gender Equality (LV) Christiane Canale Interkulturelles Frauenzentrum S.U.S.I. Jasmina Barchausen (DE) Principali temi all’ordine del giorno: Sessione A) : CONTENUTI E METODOLOGIA DEL PROGETTO A1. Cittadinanza e partecipazione delle donne migranti: spunti di riflessione sui forum come laboratorio di democrazia attiva ed intervento sull'esperienza di democrazia partecipativa nella città di St. Denis. A2. Strumenti per l’analisi delle esperienze: dai risultati della prima fase (indicatori di cittadinanza e di buone pratiche) alla individuazione delle aree tematiche della seconda. Sessione B) : GESTIONE E REALIZZAZIONE DEL PROGETTO Presentazione delle proposte di budget. B1. Forme di organizzazione, compiti, ruoli dei soggetti coinvolti. B2. Verifica della fattibilità di tutte le fasi ed attività. B3. Strumenti e metodi di valutazione. B4. Definizione di una carta di intenti e conclusione dei lavori. 2 I principali punti emersi nel corso dell’incontro e le decisioni assunte a seguito della discussione sono quelli di seguito riportati. Sessione A: Cittadinanza e partecipazione delle donne migranti Focus sui forum come laboratorio di democrazia attiva 1. Dai risultati della prima fase (indicatori di cittadinanza e di buone pratiche) all’individuazione delle aree tematiche della seconda: Il concetto di cittadinanza da semplice criterio giuridico-formale ha nell’ultimo secolo assunto, in Italia come in Europa, uno spazio centrale nel linguaggio filosofico e sociologico animando il dibattito politico e definendo i criteri dell’adesione soggettiva ad un ordinamento: identità e partecipazione, diritti e doveri a “geometria variabile”. Ma negli ultimi decenni, i movimenti migratori e la conseguente presenza di cittadini stranieri nei Paesi dell’Unione, hanno indotto a fare un passo indietro di fronte all’immagine inclusiva ed espansiva della cittadinanza, riconducendo il dibattito filosofico e sociologico ad occuparsi del tema in termini più semplici e netti: il concetto viene semplicemente ricondotto alla posizione di un soggetto di fronte ad un determinato Stato, rispetto al quale si è appunto o cittadini o stranieri. Dunque la questione “cittadinanza e immigrazione” ci ha inevitabilmente portato a riconoscere una dimensione esclusiva, ovvero a rilevare la presenza della linea che separa un dentro da un fuori (a questo problema fa riferimento Sayad, sociologo franco-algerino, quando scrive che “pensare l’immigrazione significa pensare lo Stato ed è lo Stato che pensa se stesso pensando l’immigrazione”). Ed è proprio partendo da questa visione che negli ultimi anni, la posizione dei migranti nelle società occidentali contemporanee viene sempre più legata alla categoria interpretativa di esclusione. Ma se il rapporto tra Cittadinanza ed esclusione sociale risulta estremamente preminente, in termini di analisi ed individuazione delle strategie politiche, 3 ancor più incisivo vuole essere il cambio di paradigma interpretativo di cittadinanza e nuova inclusione. Partivamo, nella prima fase di Citizenship, dal presupposto teorico che per avere un concetto pieno di cittadinanza sia comunque necessario innanzitutto avere sviluppato e godere pienamente dei diritti sociali, ed individuando una sfera di diritti sociali come abilitanti quelli civili e politici: istruzione/formazione, sicurezza del reddito, accesso e garanzia ai servizi socio-sanitari, una abitazione decente ecc. Inoltre che per poter agire, ovvero attivarsi e godere pienamente dei diritti sia necessaria la presenza della consapevolezza (interiorizzazione normativa), la capacità di accesso ai diritti e dunque che vi siano le condizioni necessarie perché queste si sviluppino ed in terzo luogo la presenza di politiche abilitanti e azioni positive volte a porre ciascuno su un piano di uguaglianza di opportunità. Considerando il termine cittadinanza scisso da una valenza esclusivamente di tipo giuridico-normativo abbiamo dunque concentrato la nostra attenzione sulle pratiche di inclusione, partecipazione ed integrazione (del ruolo giocato, nell’accesso e nell’utilizzo delle risorse di welfare, dal capitale sociale dei soggetti e dalle reti di supporto/riferimento in cui essi si trovano inseriti e su cui possono contare; il ruolo di associazioni non profit nella produzione/gestione di risorse utili a contrastare i processi di esclusione sociale, accanto all’importanza di individuare i modelli di interazione tipici tra gli attori coinvolti in tali processi (governo locale, servizi pubblici, associazioni del privato/sociale) per dimostrare l’importanza delle forme di associazione e partecipazione delle donne migranti e native, in quanto luoghi di sviluppo delle capacità di accesso ai diritti e quali luoghi di elaborazione ed emancipazione politico-culturale. Così come dalle pratiche delle istituzioni si potevano individuare le politiche “positive” ovvero quelle volte allo sviluppo delle capacità di accesso ai diritti sociali. La nostra valutazione, dunque, mirava a cogliere in quale misura tali azioni siano state in grado di incidere sui processi di empowerment femminile e di mettere in atto, di favorire vere e proprie pratiche di cittadinanza a partire da 4 esperienze di base. In particolare modo questo passaggio di analisi ci sembrava utile per affrontare le dinamiche e i processi di inclusione/esclusione sociale delle donne migranti, le quali, come la maggior parte degli uomini migranti, non godono del pieno diritto di cittadinanza, e presentano, però, rispetto a questi ultimi, altri fattori di vulnerabilità sociale legati al genere e al ruolo nella migrazione. Le esperienze pilota individuate sono state classificate in cinque aree corrispondenti ad ambiti di intervento così accorpati: orientamento sociale, tutela e assistenza, istruzione/formazione, formazione/inserimento lavorativo, alloggio. La ricaduta delle esperienze analizzate in termini di sviluppo delle strategie di empowerment è stata ricondotta all’: 1. aumento delle capacità di conoscenza della lingua italiana; 2. aumento della conoscenza dei servizi e risorse del territorio/ accesso ai servizi; 3. aumento dell’autostima personale, l’incontro ed il confronto con altre donne ha favorito forme di auto-aiuto, sviluppo e riconoscimento delle proprie capacità, valorizzazione dei saperi; 4. aumento della consapevolezza nelle donne migranti delle loro capacità/possibilità professionali attraverso la valorizzazione delle competenze; 5. rafforzamento della volontà/capacità di partecipazione associativa delle donne, che ne ha consentito la crescita a livello personale oltrechè economico/sociale; 6. rafforzamento delle organizzazioni delle donne migranti. Se nella prima fase l’obiettivo era quello di individuare, abbozzare, i “fattori abilitanti” alla cittadinanza direttamente o indirettamente discendenti dalle azioni, dalle attività delle donne migranti, nella seconda fase di lavoro, 5 significativa e fondamentale risulterà l’analisi comparativa e l’approfondimento delle pratiche abilitanti ai diritti. I forum, in continuità con il percorso intrapreso nella prima fase, dovrebbero dunque sorgere sulle esperienze positive (o negative??) del territorio, esperienze fatte da cittadini, associazioni ed enti locali, con l’obiettivo di favorire la partecipazione dei migranti (e non solo), e delineare il quadro delle politiche di accoglienza/integrazione in termini di promozione (o negazione) dei diritti di cittadinanza (sociali, civili e politici). - Diritti civili: rapporti dei migranti con le istituzioni (assenza o presenza di spazi e operatori adeguati), in particolare con gli organi di polizia ai quali competono i rapporti più “assidui” e significativi (assenza o presenza di mediatori linguistici e consulenza legale nelle questure); pratiche di tutela contro le discriminazioni (mancata o avvenuta istituzione degli osservatori regionali sulle discriminazioni); - Diritti sociali: l’accesso alla casa, forte elemento di inclusione sociale, minato da problemi oggettivi (prezzo) e discriminazioni specifiche legate all’essere migrante; la formazione, la scuola (dei minori e degli adulti), l’inserimento lavorativo e la valorizzazione delle competenze; informazioni/orientamento sui diritti; l’accesso ai servizi e pari opportunità di successo; promozione dei luoghi di aggregazione; - Diritti politici: Istituzione o meno dei consigli degli stranieri o consiglieri aggiunti; diritto di voto non sulla nazionalità ma sulla residenza; sviluppo di forme di partecipazione attiva; associazionismo misto; realtà auto organizzate di migranti. Questo progetto ha come obiettivo lo scambio di buone prassi tra i paesi partecipanti e quello ultimo di sviluppare raccomandazioni politiche concrete sui temi dell’inclusione sociale dei migranti, ma dovrebbe soprattutto divenire 6 un laboratorio (di idee e pratiche) di democrazia, dando voce ai protagonisti, avviando processi di partecipazione attiva dei cittadini a livello transnazionale. 2. Cosa abbiamo appreso dalla Fase 1? Gli immigrati sono stati incorporati in aspetti della cittadinanza sociale all'interno del paese di insediamento in modi diversi ma l'attuale legislazione ha prodotto una gerarchia dei diritti degli immigrati all'assistenza in base al loro status di immigrazione e cittadinanza. Il dibattito concettuale sulla cittadinanza tende a riguardare i principi di partecipazione ma presta poca attenzione alle risorse necessarie per partecipare attivamente alla vita pubblica. Ciò che spesso non viene rilevato è il ruolo dello stato nel modellare lo status lavorativo attraverso le politiche migratorie. Per diversi motivi, le famiglie di lavoratori immigrati possono trovarsi in uno status irregolare per fattori indipendenti dal loro controllo ed essere obbligati a risiedere senza accesso all'assistenza ciò che spinge molti di loro verso la povertà ed il lavoro irregolare. Si sa poco di come gli immigrati siano stati in grado di accedere ai diritti di base in molti stati europei e delle strategie da loro utilizzate per superare l'esclusione da tali diritti. Tuttavia esiste un gap tra diritti formali e diritti sostanziali di cui beneficiano. È forse nell'arena dei diritti civili che la cittadinanza formale può avere maggiore importanza, ma poco si sa al riguardo. I dati raccolti durante la Fase 1 hanno confermato le ipotesi di partenza relative al livello innovativo delle pratiche delle associazioni femminili e dei centri culturali creati ed auto-gestiti da gruppi di donne in Europa. Tuttavia, il ruolo di queste organizzazioni, la loro identità, i meccanismi di negoziazione a livello istituzionale e la fusione delle pratiche di cittadinanza con l’influenza sulle politiche locali dovrebbe essere ulteriormente analizzato. Tali centri ed associazioni, inoltre, diventano punti di riferimento importanti anche per le donne native che sono a rischio di povertà ed esclusione. Altro elemento che dovrebbe essere compreso più approfonditamente riguarda il valore aggiunto dell’insieme di pratiche e strategie tra donne 7 immigrate e native che, in questi luoghi, sperimentano modelli di negoziazione utilizzati a diversi livelli: privato/pubblico, uomini/donne, background di partenza/di arrivo, modelli familiari, classi, culture, e guadagnano forte visibilità e riconoscimento sociale e politico. Dal nostro lavoro preliminare abbiamo appreso che: - il lavoro domestico è spesso irregolare, espone le donne ad un lavoro duro e per lunghe ore, a subordinazione, difficoltà nel vivere la loro maternità in quanto spesso i loro bambini restano nei paesi di origine, ad ostacoli all'accesso ai servizi socio- sanitari, ad assenza di qualsiasi tutela del mercato del lavoro e alla conseguente accettazione delle peggiori condizioni di lavoro. Ad esempio, i lavoratori domestici continuano ad essere esclusi dalle misure legislative implementate per facilitare la maternità, a soffrire di sfruttamento ed, in alcuni casi, di abusi sessuali; - per le lavoratrici che vivono in famiglia c'è una mancata separazione tra spazio di lavoro e spazio privato; - il lavoro domestico è spesso non solo un'occupazione temporanea per le donne immigrate, ma può diventare una nicchia occupazionale permanente transgenerazionale per alcuni gruppi specifici; In tutti i paesi coinvolti nel progetto sono state intraprese azioni da parte delle istituzioni locali per garantire il permesso di regolarizzare le donne immigrate che lavorano in questo settore, il che costituisce indubbiamente il primo passo per un conferimento di responsabilità a queste donne che consente loro di spostarsi dal lavoro all'interno di un ambiente domestico verso l'esterno, di vivere con le loro famiglie, di accedere ai servizi socio-sanitari, di ottenere il ricongiungimento familiare. Ma nonostante il chiaro sostegno a favore della loro integrazione lavorativa, continua a essere trascurata la loro cittadinanza sociale e politica. Che fare nella Fase 2? Tematiche da affrontare: 8 - l’impatto di queste pratiche sulle politiche locali; - il contributo di questa interazione al concetto di cittadinanza sociale; - l’impatto delle associazioni sulle strategie di empowerment di donne immigrate; - l’analisi sugli aspetti dell’autonomia e della negoziazione con le istituzioni; - il miglioramento di nuovi modelli di partecipazione che favoriscono l’interazione tra individui/associazioni/istituzioni. I dati raccolti durante la Fase 1 mostrano l’importanza delle “azioni di empowerment” per i processi di cittadinanza, ma occorrono più elementi per l’identificazione di indicatori di cittadinanza corretti legati al concetto pratiche femminili/politiche locali. 3. Forum partecipativi: perché, come, in che modo… I forum partecipativi consistono in veri e propri laboratori di sperimentazione di democrazia partecipata, momenti di incontro (senza gerarchizzazione fra nazionalità) fra migranti e native, fra donne e uomini, fra generazioni, fra società civile e istituzioni. La popolazione migrante possiede potenzialmente un’alta capacità di “provocare” trasformazioni importanti nei paesi di approdo, nella organizzazione della vita quotidiana di tutta la società, dei luoghi di lavoro. Risulta fondamentale che il processo di integrazione non conduca ad un appiattimento delle specificità. Appare inoltre altrettanto importante creare esempi di forme di governo diffuso e condiviso della “cosa pubblica”, forme di coesione sociale. Anche un tema come la “sicurezza urbana”, ad esempio, può essere affrontato rovesciando i termini del discorso, impedendo che la frammentazione sociale generi ostilità, conflitti, paure, in particolare fra popolazione autoctona e migranti. Occorre porre l’accento su un approccio che incoraggi lo sviluppo delle comunità locali come strumento di promozione, di partecipazione e possibilità per le persone emarginate, escluse e/o deluse di contare su sé stesse. 9 Uno degli obiettivi prioritari risulta quindi essere la ricomposizione di segmenti sociali “dispersi” (offrendo loro la possibilità di essere attori sociali), una messa in relazione del movimento sociale, della società civile con chi ha responsabilità di governo. Occorre operare insieme per una trasformazione della società, con passaggi successivi, piccole ma significative azioni concrete, risultati tangibili. Rivedere le modalità della politica: come coinvolgere coloro che non possono partecipare tramite il voto (immigrate\i) ma anche coloro (autoctoni) che sono delusi da una democrazia rappresentativa che di fatto rimane distante dai bisogni delle\dei cittadini? A quali domande risponde? “Se tu (voi) potessi contare come organizzeresti quel luogo, quello spazio urbano, come cambierebbe il servizio, il quartiere la vita a…, che cosa proporresti, faresti…?” Come procedere? Incontro tra teoria ed esperienza. Individuare una città, un quartiere, un servizio, uno spazio, un modo di vivere una città “desiderabile”. Essere cittadine attive, protagoniste della convivenza, costruire proposte concrete e realizzabili. Fare anche dei conflitti un’occasione per valorizzare i diversi punti di vista e un’opportunità di apprendimento reciproco e di convivenza. Chi partecipa? Donne migranti e native di differenti generazioni e condizioni sociali, singole e riunite in gruppi e associazioni. Donne che vogliono portare la loro esperienza, esprimere il loro punto di vista, fare sentire la propria voce, accomunate dal bisogno di esprimersi e di affrontare i problemi. 10 Associazioni di sole donne, ma anche miste. La presenza di uomini, in determinati contesti ed occasioni, è fondamentale se si vuole lavorare sulla differenza di genere, su maschile e femminile. Gli interlocutori saranno rappresentati dagli enti locali e dai servizi…. la presenza di funzionari, amministratori, operatori e dirigenti dei servizi permetterà di sottoporre e individuare soluzione adeguate e condivise rispetto al problema affrontato nel Forum. Quali temi? A partire dai temi che riguardano la vita delle donne, ci si propone di intraprendere un percorso concreto coinvolgendo donne e uomini su problemi inerenti la vita quotidiana nella città. Quali esiti? Sono possibili due livelli: “massimo”: la presenza di interlocutori istituzionali permette di discutere e avviare le soluzioni al problema individuato; “minimo”: i problemi e le soluzioni individuate e condivise vengono presentate in un incontro allargato ad un gruppo più vasto di cittadine e cittadini e sottoposti ad amministratori, responsabili dei servizi, candidati a cariche istituzionali. 4. Punti-chiave: Il punto chiave delle attività del primo anno consiste nell’organizzazione di forum partecipativi territoriali intesi come esempio di pratica di cittadinanza attraverso la democrazia partecipata, essi rappresenteranno veri e propri laboratori di sperimentazione. Al fine di raggiungere tale scopo si procederà ad identificare le esperienze esistenti a livello di: a) gruppi organizzati di migranti (e/o migranti e nativi) e b) di luoghi di aggregazione di donne migranti; si 11 studieranno i loro meccanismi e si individueranno tematiche rilevanti ed attori. Sulla base dei risultati che emergeranno dai forum verrà organizzato un incontro conclusivo transnazionale alla fine del primo anno di attività. Lo strumento del forum partecipativo non va considerato unicamente in termini di canale volto a dare voce alla cittadinanza immigrata, bensì anche come mezzo per una “composizione” sociale dei conflitti o almeno come modo per promunovere lo scambio di esperienze amministrative su tematiche che creano conflitto. Pertanto i forum saranno preferibilmente incentrati su queste ultime. Esiste una necessità reale di una maggiore mappatura delle realtà connesse all’immigrazione presenti sul territorio e di momenti comuni di confronto sui diritti civili e politici delle donne immigrate. Le donne straniere, i referenti dei servizi e le associazioni interetniche coinvolte saranno interlocutori delle istituzioni al fine di reinventare modalità di partecipazione e cittadinanza, l’ipotesi e’ quella di identificare una serie di fili conduttori tematici che permettano di sollecitare la partecipazione dei diversi gruppi (forte incontro tra teoria ed esperienza). Il tutto con l’obiettivo prioritario del consolidamento del capitale sociale presente. A questo proposito si formeranno comitati composti da donne immigrate che avvieranno intorno ad un tema individuato un processo per l’elaborazione di proposte contrattate con l’autorità di riferimento. Come procedere? opera di sensibilizzazione (incontrare i gruppi e le istutuzioni, veicolare i contenuti del progetto) individuazione degli attori identificazione dei nodi tematici lavoro sulle parole-chiave emerse 12 negoziazione a livello istituzionale delle soluzioni possibili intorno ad un tema scelto. 5. L’esperienza di democrazia partecipativa nella città di Saint Denis: Ved. ALLEGATO I 6. Sollecitazioni e suggestioni partner: D.O.K.P.Y. (Municipal Organisation for Social Intervention and Health – Città di Nea Ionia Magnesias, Grecia) Puo’ risultare utile focalizzare l’attenzione: a) sulla realtà ROM greca al fine di migliorare gli strumenti di intervento attraverso il lavoro dei mediatori; b) sul tema della ricerca di lavoro delle donne immigrate e su come DOKPY ha operato sul territorio al fine di aiutare queste ultime a trovare un impiego offrendo orientamento ed informazioni utili; c) sul tema del carico di cura, DOKPY ha in questo senso creato un doposcuola per bambini della zona (sia greci che immigrati) ed un luogo di incontro e scambio tra gli immigrati dell’area e la popolazione greca; d) sul fatto che i gitani greci sono considerati autoctoni, una serie di azioni di lobbyng ha portato al voto questa comunità e alla concessione del documento di identità (con conseguente possibilità di accedere ai servizi). Coalition for Gender Equality (Riga, Lettonia) Puo’ risultare utile focalizzare l’attenzione: a) sul fatto che la Lettonia è paese di partenza di molti immigrati che raggiungono i paesi occidentali; essa è inoltre diventerà paese di nuova “frontiera” europea con conseguente necessità di far fronte alla pressione migratoria dei paesi confinanti che ne rimarranno esclusi; b) sulla realtà multietnica del paese; 13 c) sulle problematiche legate alla difficoltà per gli immigrati ad ottenere la cittadinanza in un paese di recente indipendenza; d) sulle campagne di sensibilizzazione da intraprendere; e) sulla presenza nel paese di esperienze di forum partecipativi organizzati da ong; f) sulle differenti minoranze etniche presenti all’interno di una realtà ancora così poco analizzata. Interkulturelles Frauenzentrum - S.U.S.I. (Berlino, Germania) Può risultare utile focalizzare l’attenzione: a) sul tema DDR / rovesciamento delle frontiere (analogia con l’esperienza che vivrà la Lettonia); b) sulle modifiche intervenute nel sistema di polizia; c) sulle modalità di organizzazione dei forum locali; d) sui temi da trattare nei forum locali (prime ipotesi emerse nel corso del brain-storming dei membri del centro s.u.s.i. : accesso al mercato del lavoro, lavoro nero, accesso ai servizio socio-sanitari, formazione professionale dei giovani). Provincia di Ravenna Può risultare utile focalizzare l’attenzione: a) sull’organizzazione di un forum tematico sul tema dell’accesso al mercato delle donne immigrate in particolare ponendosi l’obiettivo di formulare proposte per un miglioramento delle azioni dei Centri per l’Impiego; b) sul caso della Lettonia come paese da cui partono le donne migranti al fine di monitorare cosa muta con l’ingresso nella UE. Cooperativa Sociale Sesamo - Forlì Puo’ essere utile focalizzare l’attenzione su alcuni esempi concreti di ostacolo al diritto sociale di cittadinanza degli immigrati/e: 14 a) per fare la Carta di Soggiorno non serve la residenza ma solo il domicilio. Tuttavia, le Questure spesso chiedono sei anni di residenza. Ci sono voluti anni prima che la Questura di Forlì "si convincesse" che per la carta sono necessari solo cinque anni di soggiorno regolare. Non solo per la questura ma anche per gli altri servizi, compresi quelli sociali, la residenza è un passo obbligatorio anche se per usufruire dei servizi essenziali la legge non lo prevede. La residenza è facoltativa e non obbligatoria per i cittadini stranieri ma rimane indispensabile per accedere ad altri servizi. b) Molti immigrati non riescono a trovare una casa oppure accade che l'affitto sia più alto rispetto ai prezzi di mercato. I proprietari non affittano senza la garanzia del datore di lavoro oppure richiedono che sia la ditta che offre lavoro all’immigrato a stipulare il contratto, la quale può concederla in subaffitto creando cosi’ una dipendenza totale dei lavoratori verso i datori di lavoro ecc. c) Il centro storico, quale prospettiva per il futuro? È vero che molti immigrati hanno preso in affitto le case che si trovano in centro storico anche in condizioni disastrose. Un aspetto positivo è che molti servizi sono collocati nel centro storico e possono essere raggiunti facilmente dalle donne immigrate che non possono usufruire di un proprio mezzo. Sessione B: Gestione e realizzazione del progetto 1. Forme di organizzazione, compiti e ruoli – I livelli di coordinamento : Team di progetto (“Assemblea”): esso coincide con l’insieme dei referenti di ciascun partner e prevederà la partecipazione di tutti i referenti nazionali e stranieri di progetto indicati da ciascun Ente/organizzazione/associazione, i referenti di progetto del Centro Donna e gli esperti coinvolti. Essi elaboreranno gli indirizzi sulla base dei quali verranno attuate le azioni e saranno in generale coinvolti nella raccolta dati, nell’elaborazione di suggerimenti e sollecitazioni. In particolare, inizialmente ogni partner dovrà impegnarsi ad indicare i temi sui quali intende lavorare (tematiche su cui si 15 e’ già lavorato e/o problemi particolarmente sentiti, esperienze in atto, testimonianze, spunti associazioni/gruppi, di inoltre, riflessione). svolgeranno I rappresentanti un ruolo delle prevalente nell’organizzazione dei forum locali laddove sono previsti. Saranno inoltre direttamente coinvolti nell’organizzazione dei seminari tematici. Il team si riunirà in questa forma 4 volte in dimensione nazionale e 2 a livello transnazionale nel coso del primo anno. Gruppo di coordinamento ristretto: costituisce un vero e proprio “team di implementazione” esecutivo, responsabile dello sviluppo delle attività durante tutte le fasi progettuali, definendo programmi di lavoro dettagliati. Il gruppo definirà contenuti e metodologie in preparazione dei forum partecipativi e seguira’ lo svolgimento di questi ultimi svolgendo un forte ruolo di supervisione attraverso visite in loco e una intensa interazione con il comitato tecnico-scientifico di progetto (composto da rappresentanti di tre Univesità: Bologna, Exeter, Berlino). Il gruppo di coordinamento ristretto è costituito: a)da una figura di riferimento per l’intero progetto (Claudia Castellucci); b)da una figura responsabile delle mansioni di segretariato (Antonietta Faedi); c)dai “consulenti di progetto” coinvolti che si incontreranno sui contenuti tecnici (nominativi da definirsi al termine della gara di aggiudicazione indetta dal Comune); d)dai partner coinvolti nell’organizzazione dei forum e dei seminari; e)da una figura responsabile della parte finanziaria (Rita Fioresi); f)da una figura responsabile dell’attività di valutazione (Patrizia Radini). Comitato tecnico-scientifico: esso procederà a compiere a) una valutazione in itinere sulle esperienze-pilota di Berlino, Londra e Forlì ai fini di una modellizzazione; b) una supervisione scientifica dei materiali che si producono. 16 Valutazione: tale funzione verrà svolta internamente al comitato di progetto. Una proposta di piano di valutazione di progetto viene presentata ed approvata. 2. L’ATTIVITA’ DI RICERCA-AZIONE L’attività di ricerca è orientata all’AZIONE (forum, seminari) e al monitoraggio . --Temi individuati nel corso del meeting A) DIRITTI CIVILI 1)rapporti con le istituzioni 2)rapporti con la polizia 3)tutela contro le discriminazioni nei confronti delle migranti B) DIRITTI SOCIALI 1)accesso alla casa 2) inserimento lavorativo 3)informazione/orientamento 4)accesso ai servizi C) DIRITTI POLITICI --Proposte per l’organizzazione dei forum TEMA DEL LAVORO: 1) allargamento UE e nuove norme sull’occupazione e contrasto con le norme che regolano l’entrata degli immigrati nel paese di accesso; 2) elaborazione di proposte da inoltrare ai Centri per l’Impiego FORUM IN LETTONIA (il primo da organizzare in ordine di tempo): 1) tematiche connesse al prossimo ingresso nella UE; 17 2) tematiche connesse alla lotta all’esclusione delle donne (in parte di quelle migranti); 3) analisi della percezione dei diritti di cittadinanza nella fase di transizione; 4) monitoraggio di che cosa sta mutando nel paese. TEMA DELL’ALLOGGIO: I partner sono invitati ad elaborare proposte tematiche al riguardo. TEMA DELLA MEDIAZIONE DEI CONFLITTI SOCIALI: I partner sono invitati ad elaborare proposte tematiche al riguardo. 3. COMPITI RECIPROCI / CARTA DI INTENTI: Azione Scadenza Partner coinvolti Individuazione da parte di ogni partner Fine marzo Tutti i partner Fine marzo/inizio Comune di Forlì + aprile esperti di progetto Inizio aprile Comune di Forlì + dei TEMI sui quali intende lavorare (tematiche su cui si e’ già lavorato e/o problemi particolarmente sentiti, esperienze in atto, testimonianze, spunti di riflessione, sollecitazioni), sintetizzando il contenuto di ciò che si intende analizzare e su cui si vuole agire. Sulla base di queste proposte di contenuti gli esperti elaboreranno una griglia metodologica; Elaborazione di una GRIGLIA METODOLOGICA DI RICOGNIZIONE sul fenomeno migratorio (raccolta dati); Definizione delle principali modalità di esperti di progetto organizzazione dei forum e dei seminari 18 4. Presentazione delle proposte di budget Per ciò che concerne la liquidazione delle quote di contributo ai partner di progetto, quest’ultima avverrà in due tranche, sia il primo che il secondo anno di attività. Il primo 30% della quota relativa ai primi 12 mesi è stato trasferito ad ogni partner dopo avere ricevuto specifica richiesta di pagamento scritta. Ogni partner ha ricevuto via posta elettronica una scheda riassuntiva concernente la propria quota per il primo anno. Consegna a tutti i partner del documento relativo alle regole gestionali comuni. La liquidazione della seconda tranche di contributo relativa al primo anno di attività avverrà alla fine del primo anno di progetto previa presentazione da parte di ciascun partner di una rendicontazione delle spese sostenute (con relative pezze giustificative in allegato). 19 20