Numero 540 - Tuttoscuola

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Numero 540 - Tuttoscuola
TuttoscuolA
Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Roma
M E N S I L E P E R I N S E G N A N T I G E N I T O R I E S T U D E N T I F O N D AT O D A A L F R E D O V I N C I G U E R R A
M ar z o 2 0 14 - N U M E R O 5 4 0 - A N N O X L - E U R O 3 , 5 0
NON DELUDete
LE NOSTRE SPERANZE
Il governo Renzi alla prova dei fatti
Tutti in gita…
Le mete
Percorsi culturali in Italia e all’estero
L’Italia dei parchi e delle vacanze verdi
Alcune proposte
Alla scoperta delle città d’arte di Ravenna e
Firenze. In visita nei musei di Torino e Trento.
In più alcune mete europee per chi desidera recarsi
all’estero.
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l’Editoriale
L
UN CAMBIO DI PASSO
O LA SCONFITTA
L’ex ministro Maria Chiara Carrozza, intervistata
da Corriere.it scuola, glielo ha detto senza giri di
parole e senza peli sulla lingua. A chi le chiedeva
un giudizio su Stefania Giannini, che ha preso il suo
posto a viale Trastevere, la Carrozza non ha nascosto
di essere rimasta un po’ sorpresa dall’esordio pirotecnico, fatto di dichiarazioni e interviste su numerose
e delicate questioni di politica scolastica, che il neo
ministro ha deciso di affidare alla carta stampata. Un
cambio di passo certamente voluto, se non proprio
cercato, con il quale la Giannini ha voluto immediatamente connotare il suo arrivo al ministero dell’Istruzione, uno dei più delicati e difficili del Governo.
Nessun altro ministro ha avuto nei primi giorni la
visibilità che ha avuto lei, finita nello spazio di una
settimana su tutti i principali quotidiani d’informazione, con affermazioni assai chiare su gran parte dei
principali problemi che oggi affliggono la scuola e
l’università. Non saremo qui a riepilogarle tutte: chi
volesse davvero saperne di più, può trovarne ampia
documentazione sul nostro sito www.tuttoscuola.com.
E allora, se il neo ministro Giannini, che è – lo
ricordiamo – segretaria di un partito politico di
maggioranza, Scelta Civica, ed ha anche una lunga
esperienza di rettore dell’Università per stranieri di
Perugia, ha voluto connotare in maniera così forte la
sua immagine, c’è da attendersi che saprà rapidamente trarre tutte le conseguenze delle sue affermazioni
di questi giorni. A partire da quelle più “rivoluzionarie” per la scuola: merito e valutazione. Due parole
capaci di far saltare sulla sedia l’intero stato maggiore
del sindacalismo scolastico nostrano. Perché – va
detto subito anche questo – la raffica di interviste
rilasciate dal neo ministro di sicuro non hanno fatto
piacere a molta parte del mondo della scuola. E le
parole dell’ex ministro Carrozza -”Sarebbe meglio
essere più prudenti all’inizio”, ha detto Carrozza, “bisogna conoscere la situazione. Io ci ho messo un po’
TuttoscuolA n. 540
di tempo. Prima bisogna capire bene i problemi, poi
proporre una politica, anche nuova”- in qualche modo
ne sono la cartina di tornasole. Anche perché, per usare ancora le parole della Carrozza, l’ex ministro dice
di restare convinta che sia meglio partire “dal basso,
dalle scuole. Giannini giustamente vuole stabilire
una sua linea”, “ma deve imparare a essere prudente
perché alla scuola sono interessati milioni di cittadini”. Parole che devono suonare alle orecchie del neo
ministro come un chiaro avvertimento, se non come
un campanello d’allarme. Anche perché provengono
da un ex ministro che è soprattutto esponente del
partito più importante del Governo, quel Pd che sulla
scuola potrebbe non condividere pienamente la politica che la Giannini sembra voler sposare con tanta
determinazione. Pur se appare complicato, in questo
momento, con Renzi segretario e premier, ma con una
classe dirigente del partito ancora stordita, capire con
chiarezza quale sarà la politica dei Democratici nei
prossimi mesi.
Per quel che ci riguarda, preferiamo essere ottimisti. L’aria nuova che il nuovo Governo ha messo
in circolo non può che fare bene a tutto il Paese e
soprattutto alla scuola e all’università, che più di ogni
altro settore pagano le conseguenze di una burocrazia
ottocentesca e ottusa, incapace non solo di rinnovarsi,
ma persino di tenere la barra dritta. Una scuola che
avrebbe bisogno di liberare tutte le sue energie e la
sua creatività, che dovrebbe appoggiarsi su regole e
leggi che sappiano sostenere appunto chi merita e lo
sa dimostrare, che dovrebbe guardare con realismo a
una situazione che impone scelte anche impopolari
e decisioni forti, non può più perdere tempo e soprattutto l’occasione di cambiare. Bisogna farlo, con
la collaborazione di tutti, se possibile. E facendosi
aiutare soprattutto da chi mostra di avere davvero a
cuore il futuro dei nostri ragazzi, piuttosto che quello
del proprio particolare.
3
ANNO XL - N. 540 - Marzo 2014
MENSILE - EURO 3,50
Carta & Penna
Direttore Responsabile
Giovanni Vinciguerra
L’AGGRESSIONE E LA PLATEA PLAUDENTE
Comitato Scientifico
Giorgio Allulli - Dario Antiseri
Antonio Augenti - Sebastiano Bagnara
Giuseppe Costa - Gaetano Domenici
Paola Gallegati - Silvano Tagliagambe
Coordinatore Comitato Scientifico
Alfonso Rubinacci
Segretario del Comitato
Paola Gallegati
Redazione
Maurizio Amoroso
Sergio Govi
Orazio Niceforo
Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1,
comma 1 DCB Roma
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di Roma n. 15857 del 7-4-1975
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in tipografia il 26-02-2014
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4
Il video della ragazza che picchia
una coetanea con calci e pugni alla
faccia e alla testa, imperversa sul
social-network, una ubriacatura di
violenza gratuita, in bella mostra,
alla mercè di emulazioni e fascinazioni, manuale per pavidi e sconfitti
della vita. La ragazza, travestita da
combattente, porta colpi sotto la
cintura. Invece non pratica proprio
un bel niente, perché disconosce la
correttezza, la lealtà, soprattutto il
rispetto che un atleta vero nutre per
il suo avversario. Una ragazza come
tante altre altre, circondata da altri
ebeti che fanno platea plaudente,
che fanno stadio, che fanno gabbia,
che fanno recinto dove tutto può e
deve esser condiviso. Una platea
di stacanovisti della noia che paralizza i neuroni, della adrenalina
agognata invano, del vicolo cieco
da perforare con urgenza, un miscuglio di disagi e compromissioni
familiari, scolastiche, una adultità
perennemente votata all’assenteismo. Platea vociante di bestemmie e
invocazioni a fare più male, a essere
più cattivi, a colpire subito senza attendere oltre, giovani a perdere un
briciolo di pietà per chi urla disperata: aiutatemi vi prego. La vittima
cade ripetutamente sotto i colpi intenzionali, persistenti, asimmetrici,
è nauseante lo squilibrio, la disparità, tra chi colpisce e chi incassa, il
branco ride, schiamazza, incita con
ferocia, vuole il divertimento, esige
il sangue, il dolore, la sofferenza
della vittima, agnello sacrificale
del proprio delirio di onnipotenza.
Senza quella platea di vili imberbi, non potrebbe esistere né proliferare il bullo di turno. Credetemi so
quello che dico, cos’è la violenza,
che rumore fanno le nocche infrante sui denti, so perfettamente che
razza di individuo è l’iracondo, il
prepotente, il prevaricatore, sono
stato bullo, sono stato il mio peggior
nemico, la persona peggiore che ho
incontrato nella mia vita, proprio
perché ne conosco ogni anfratto,
nel vedere quel video, quella ragazza, quel popolo di stolti plaudenti,
ho sentito male alla testa, male alla
pancia, male alle mani, male alle
gambe, ho sentito male al cuore, un
male lacerante per quella ragazzina impaurita, sola in mezzo a tanta
gente, a cui si è cercato nel modo più
miserabile di rapinarle la dignità.
Quel video non è solamente la denuncia sconvolgente di una società
bullistica, ma anche la rappresentazione di una solitudine armata nei
riguardi della vittima, la giustizia
sarà un sollievo passeggero, in fin
dei conti come mi ha risposto qualcuno: “ora non facciamola troppo
esagerata, queste cose sono sempre
accadute”. Sarà senz’altro così, ma
una volta se non incorro in amnesie,
lo scontro era con il mondo adulto,
una volta non si diventava degli imperatori, e quando ciò accadeva eri
già autoescluso, non c’era bisogno
di buttarti fuori da quell’ istituto,
accadeva in automatico, dovevi trovartene un’altro. Oggi la competizione è con il gruppo dei pari, con
quelli più fragili, oggi non si diventa
soltanto bulli o famosi per forza, ma
addirittura pezzi pregiati di edilizia
scolastica, non si viene allontanati,
perché errato criminalizzare, parlarne troppo, è più consono recuperare, riproporre un progetto e
un percorso. Ma la sanzione per
accadimenti di questa portata dove
sta di casa? Forse è vero, una volta
ogni colpo sotto la cintura rimaneva
dentro la classe, perché la forma
bullistica ai miei tempi denominata
nonnismo, era prontamente addomesticata dall’autorità del docente,
degli adulti, dei responsabili della
condizione psico-educativa dell’
adolescente. Oggi i nativi digitali sono accompagnati per l’intera
giornata dal loro smartphone, dalle messaggistiche istantanee, dai
social, con un semplice movimento
sanno che possono sconquassare un
paese, una città, un mondo, devastare una vita, mandare in frantumi
il futuro di una persona, oppure diventare per una frazione di tempo
ciò che non si è, in quanto il bicipite
è potere, il denaro è potere, la forza e la furbizia sono il grimaldello
del potere. La cretinetti e quei bulli
nascosti dietro la funzione videofotografica ci dicono che non c’è
soltanto una indifferenza che non
fa prigionieri, spesso nessuno vede,
ci voltiamo da un’altra parte, non
soltanto per paura, omertà, menefreghismo, ma perché non siamo
disposti, quindi non ci disponiamo
a essere e fare maturità educativa,
eludendo il dovere di imparare a
conoscere per quello che è il mondo della cretinetti, dei bulli, della
stessa vittima, cioè l’universo delle
nuove tecnologie che non formano
al carico obbligante delle responsabilità. A quella ragazza ribadisco di
non sentirsi mai sola, alla cretinetti
di trovare dignità sufficiente per
chiederle perdono.
lettera firmata
TuttoscuolA n. 540
TuTToscuolA
numero 540
Poste Italiane spa - sped. Abb. Post. D.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DcB Roma
sommario
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18
di Filomena Zamboli
20
NON DELUDEtE
LE NOStRE SPERANZE
Il governo Renzi alla prova dei fatti
IL NUOVO GOVERNO
DELLA SCUOLA
CARO MINISTRO NON DELUDA
LE NOSTRE SPERANZE
di Maurizio Amoroso
8
CHI è STEFANIA GIANNINI
10
LA PRIMA COSA CHE
CHIEDIAMO AL MINISTRO
10
D’ONGHIA, TOCCAFONDI
E REGGI NUOVI
SOTTOSEGRETARI
12
ALESSANDRO FUSACCHIA
CAPO GABINETTO DEL MIUR
14
LA SUA FAMIGLIA
16
TRA INCONTRI E PIANI,
LA CRISI DELLA SCUOLA
NON ASPETTA
di Alfonso Rubinacci
COSA PENSANO I
GIOVANI DEGLI SCONTRI
ALLA CAMERA?
22 AUTONOMIA, SCRITTURA
E FAR DI CONTO
di Benedetto Vertecchi
POLITICA SCOLASTICA
Marzo 2014
8
LETTERA APERTA
AD ANNA MARIA POGGI
24
A LORETO L’INFODAY
MARCHE ERASMUS +
di Gianna Prapotnich
24
“SONO ORGOGLIOSA
DI QUESTA INIZIATIVA”
di Annamaria Nardiello
27
I LICEI QUADRIENNALI
42
GENITORI: IL SEGRETO
DELLA PARTECIPAZIONE
di Ethel Serravalle
di Piero Panzarino
di Rita Manzani Di Goro
44
IL CODICE POLITE
REGISTRO ELETTRONICO
E VALUTAZIONE
di Giancarlo Domenichini
44
TECNOLOGIA E DIDATTICA
di Vincenzo Alessandro
DOSSIER TECNOLOGIE
A cura di Alfonso Rubinacci
30
ORIENTARE SUBITO PER
ORIENTARE BENE
di Anna Paola Sabatini
30
LE FONDAZIONI ITS E
L’INNOVAZIONE SCOLASTICA
di Giovanni Orecchioni
34
UNIVERSITà: LA MOBILITà
PREVALE SUL MERITO
di Fabio Matarazzo
6
40
48
LA SCUOLA DIGITALE
E ALCUNI NODI PROBLEMATICI
DA SCIOGLIERE
50
“UNA SCUOLA
ALL’AVANGUARDIA”
52
“COINVOLGERE I DOCENTI”
56
IL RACCONTO
DI DUE STUDENTI
59
L’ABRUZZO VA DI CORSA
62
A SESTU FANNO BYOD
di Paola Torre
di M. Francesca Ghiaccio
34
DAI PICCOLI PASSI
AL SALTO IN LUNGO
64
“DOBBIAMO FARE DI PIù”
38
INTERNAZIONALIZZAZIONE
66
TRA RAGIONE E SENTIMENTO
di Dotto
di Paola Torre
di Antonio Augenti
TuttoscuolA n. 540
Il libro di testo 2.0
www.centroleonardo-education.it
[email protected]
L’istruzione sta cambiando rapidamente ed anche il modo di
apprendere degli alunni. In questo frangente di rapido cambiamento
diventa fondamentale trovare nuove modalità per coinvolgere i
ragazzi nell’apprendimento e nello stesso tempo conferire nuovi
valori al processo di insegnamento.
Per stare al passo con i cambiamenti, Centro Leonardo Education,
una start-up che si occupa di editoria digitale, presenta un nuovo
strumento didattico frutto della collaborazione con docenti ed
esperti di diverse materie e con la supervisione di psicologi che
studiano i processi di apprendimento.
Nasce così, in contemporanea col lancio effettuato in Europa da
Apple della sezione “libri di testo iBooks”, il libro di testo interattivo:
un libro digitale che supera il corrente concetto di multimedialità
per diventare uno degli strumenti a disposizione del docente per
una didattica attiva e multicanale.
Un metodo nuovo per insegnare e per imparare, che facilita la
comprensione e la memorizzazione dei concetti, mantenendo alta
la concentrazione degli alunni.
Infatti immagini ad alta definizione, animazioni, hyperlink, gallerie
fotografiche e numerose possibilità di interazione accompagnano
lo studente in un percorso stimolante e approfondito alla scoperta
dei concetti. Cambia il concetto di libro e il contenuto diventa
interattivo. L’alunno è al centro del processo di apprendimento e
il contenuto dell’eBook prende vita tra le sue mani: immagini 3D
da ruotare ed esplorare, contenuti video, linee del tempo animate,
elementi interattivi che illustrano i passaggi chiave integrano i
contenuti arricchendoli con dettagli che destano l’interesse. E così
diventa possibile studiare epica essendo introdotti alla lettura dei
versi di Omero da video inediti recitati da una compagnia teatrale;
o ascoltare audiolezioni di approfondimento durante lo studio
della storia. L’eBook cresce nei contenuti in itinere, infatti si può
aggiornare gratuitamente con nuovi contenuti senza doverlo
acquistare nuovamente. I contenuti sono proposti prestando forte
attenzione all’approccio didattico, che si integra con le spiegazioni
del docente in classe: grande spazio è dedicato a mappe concettuali,
linee del tempo, schemi di sintesi, glossari dinamici, tools creati
appositamente per facilitare la lettura nei ragazzi con DSA. Gli
ebook prodotti sono disponibili su iBookstore e sono destinati a
tutti gli studenti di scuola secondaria di primo e secondo grado (con
pubblicazioni anche per alunni di scuola dell’infanzia e primaria).
Imparare senza confini è il Leitmotiv che guida Centro Leonardo
Education, perché imparare divertendosi non è un obiettivo da
poco, e un libro di testo pensato in quest’ottica aiuta il docente a
realizzare questo sogno.
Centro Leonardo Education, editore indipendente, coglie la sfida
di ripensare il concetto di libro di testo sfruttando le potenzialità
offerte dall’iPad e creando circa 100 titoli di eBook Multi-Touch a
costi davvero contenuti. Si parte dagli 0,99 Euro per una monografia
fino ad un massimo di 9,99 Euro per un eBook di testo completo.
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
CHIPolitica
è scolastica
STEFANIA GIANNINI
Anche stavolta il mondo dell’istruzione
avrà a che fare con un ex Magnifico. Il
neo ministro, Stefania Giannini, è stata
infatti rettrice dell’Università per stranieri di Perugia, per poi dedicarsi al
ruolo di senatrice e segretario di Scelta
Civica. La nuova titolare del dicastero di
viale Trastevere, toscana come Maria
Chiara Carrozza (è nata a Lucca il 18 novembre 1960), è una linguista e glottologa. Ha alle spalle 20 anni di attività nelle
università. Nel 1991 è diventata Professore Associato di Glottologia e Linguistica. Docente ordinario nel 1999 ha diretto
il Dipartimento di Scienze del Linguaggio tra il 2000 e il 2004. Il primo ottobre
2004 è diventata rettrice a Perugia, carica ricoperta fino all’aprile del 2013. Nel
suo curriculum vanta diverse esperienze
internazionali: nel 2005 diventa rappresentante per l’Italia nel Comitato di Selezione del programma Erasmus Mundus
presso la Commissione Europea fino al
2009. Nello stesso anno entra a far parte del Tavolo Interministeriale per la
cooperazione allo sviluppo del Ministero
degli Affari Esteri ed è membro del Comitato di orientamento strategico per le relazioni scientifiche e culturali fra Italia
e Francia.
I problemi irrisolti che trova nel settore
dell’istruzione sono parecchi. I soldi a
disposizione pochi. La questione degli ex
Lsu, la contrattazione per la copertura
degli scatti di anzianità dei docenti, i decreti attuativi del decreto Istruzione sono alcune fra le questioni più urgenti con
le quali dovrà fare i conti il nuovo ministro al quale toccherà pure affrontare il
non secondario nodo del rinnovo del contratto di lavoro del comparto. Sul fronte
dell’università il nuovo Governo dovrà
portare avanti il riordino delle specializzazioni mediche. In questi giorni è arrivato il parere del Consiglio di Stato e il
ministro Carrozza ha firmato il decreto
per il concorso nazionale di accesso alle
specializzazioni 2014.
In sospeso anche il destino del decreto scatti (in discussione al Senato) così
come entro giugno va chiusa, appunto
all’Aran, la contrattazione per la copertura degli scatti degli insegnanti. E’
pronto il bando per il secondo ciclo del
Tfa ordinario, ma manca il via libera del
Tesoro, mentre è al Consiglio di Stato il
decreto che modifica in parte il Regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti. Resta sospeso anche il bando
per i ricercatori senior, che è pronto ma
dovrà fare il suo iter, mentre attende il
passaggio al Cipe il Programma nazionale della ricerca. Sulla rampa di lancio
resta,infine, la Costituente della Scuola.
8
CARO
MINISTRO
NON DELUDA
LE NOSTRE
SPERANZE
di Maurizio Amoroso
Fatti i sottosegretari, nominato lo staff, preso possesso del Miur, il
ministro Giannini si appresta a muovere i primi passi. Ha cominciato,
come si prevedeva, dall’edilizia scolastica: 150 milioni di euro, in parte recuperati da vecchi stanziamenti che rischiano di scadere perché
inutilizzati. E’ una prima parziale risposta all’impegno che il premier
Matteo Renzi aveva preso – con passione e decisione – in sede di voto
di fiducia davanti alle Camere e poi durante la prima uscita esterna,
da presidente del Consiglio, a una scuola media di Treviso. Lì, alla
presenza di 150 sindaci, aveva detto che agli interventi per l’edilizia
scolastica saranno destinati fondi con urgenza e priorità, “non meno di
4 miliardi, frutto dello sblocco del patto di stabilità interno”, come ha
poi riassunto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Il ministro
ha fatto presente che i 150 sindaci incontrati da Renzi a Treviso “hanno affermato tutti di avere i soldi, ma di non poterli spendere, a causa
del patto interno”. Lo sblocco del patto di stabilità, a lungo richiesto
dagli enti locali (soprattutto da quelli ‘virtuosi’), potrebbe dunque
aprire una stagione di azioni concrete, di cantieri aperti - sempre che
non intervengano ostacoli burocratici - già nei prossimi mesi, prima
dell’inizio del nuovo anno scolastico. Una prospettiva che suscita l’interesse, oltre che dei Comuni e delle Province, anche delle imprese del
TuttoscuolA n. 540
TuttoscuolA n. 540
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Politica scolastica
9
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
D’Onghia, Toccafondi e Reggi
nuovi sottosegretari all’Istruzione
I sottosegretari all’Istruzione nominati dal Cdm sono
Angela D’Onghia (Per l’Italia), Gabriele Toccafondi
e Roberto Reggi. Angela D’Onghia, imprenditrice di
Bari, è stata eletta senatrice per la prima volta nel
2013 in Puglia nella lista Con Monti per l’Italia, e ha
poi aderito al Gruppo Per l’Italia. Per Gabriele Toccafondi, fiorentino, ex deputato eletto nel Popolo della
Libertà dal 2008 al 2013, si tratta di una conferma nel
ruolo di sottosegretario al Miur. Nelle prossime settimane, sarà interessante vedere se per lui saranno
confermate le deleghe assegnate
nel precedente governo. Roberto
Reggi, ingegnere e sindaco di Piacenza dal 2002 al 2012, può essere
considerato un fedelissimo del premier Matteo Renzi, dato che è stato
coordinatore delle primarie perse
dal Presidente del Consiglio contro
Pierluigi Bersani nel 2012. Non è stato candidato dal
Pd alle elezioni del 2013.
LA PRIMA COSA CHE CHIEDIAMO AL MINISTRO
“MINISTRO, SI DOTI DI UNA MAPPATURA PERSONALE
DEL MONDO REALE DELLA SCUOLA”
Anna Maria Poggi
Presidente Fondazione
per la Scuola della
Compagnia San Paolo di
Torino
Sperando che questa sia una legislatura di “prospettiva” e non di transizione, in ogni
caso, la prima cosa di cui la scuola oggi ha bisogno è di un Governo e di un Ministro che
la percepisca come il “bene” più importante del Paese e che la rimetta nell’Agenda delle
priorità del Paese. I terreni da arare sono molti (valutazione e apprendimenti, edilizia
e sicurezza, carriere….) , ma vi sono almeno due pre-condizioni che se non affrontate
rischiano di paralizzare ogni buona intenzione di “fare” qualcosa. In primo luogo occorre che il Ministro esca spesso da Viale Trastevere e vada nella scuola per dotarsi al più
presto di una mappatura personale del mondo reale della scuola (e non mediata dai capidipartimento, sindacati, associazioni, esperti…..). Non ci vuole molto: basta scegliere un
campione rappresentativo (Nord-Sud;istruzione-formazione professionale; eccellenzescuole in difficoltà….). Tuttavia è essenziale: i problemi sono talmente profondi che se
non vengono compresi da subito e alla radice si rischia di non capire come aggredirli.
Secondo: non rimanere imbrigliata nella burocrazia ministeriale, capace di paralizzare
ogni innovazione. Non ci vogliono leggi o regolamenti, solo, per esempio far saltare la
regola della c.d. “bollinatura” secondo cui sono i dirigenti che danno il via libera alle
questioni da portare al Consiglio dei ministri. Ciò è inaccettabile: l’ordine del giorno lo
detta la politica, e non la burocrazia. Troppe cose negli ultimi anni sono state bloccate
da una occhiuta, ma al tempo stesso miope, classe burocratica che negli “arcana imperi”
delle direttive e circolari (sempre più oscure e complicate) fonda il suo potere personale
e soffoca la scuola e chi in essa vuole lavorare.
“SI AFFRANCHI DAL COMMISSARIAMENTO DEI MINISTRI DELL’ECONOMIA”
Francesco Scrima
Segretario Generale Cisl/Scuola
10
La prima cosa che dovrebbe fare il nuovo ministro è dare al mondo della scuola un
segnale di attenzione, fiducia e riconoscimento di valore. In modo concreto però, con i
fatti e non solo a parole. Non mancano certamente i problemi che attendono risposta, ed
è sulle risposte date che verrà misurata la sua coerenza e la sua credibilità. La ministra
Carrozza non ha fatto in tempo ad avviare la sua “costituente” per la scuola, nel frattempo si annunciano altre “campagne di ascolto”, il rischio è che tutto si risolva in qualche
estemporaneo e superficiale sondaggio: non ce n’è bisogno, quel che serve è un ascolto
vero, che sia punto di partenza per valorizzare il lavoro nella scuola, liberarne le energie,
farne il vero protagonista dei processi di crescita e innovazione del sistema. C’è però una
condizione perché questo possa accadere: che il ministro dell’istruzione si affranchi dal
vero e proprio commissariamento esercitato da troppo tempo dai ministri dell’economia,
capaci persino di improvvisarsi, qualche volta, pedagogisti. Spetta comunque al governo,
nella sua collegialità, dar prova di voler considerare la scuola una risorsa su cui investire
per far crescere il paese, e non semplicemente un costo. Se non fa questo, è inutile parlare
di “svolta”. Il nuovo ministro troverà comunque sul suo tavolo, da subito, alcune questioni
aperte su cui lo chiameremo immediatamente a confrontarsi; vertenze che riguardano tutti
gli operatori della scuola, dai collaboratori ai dirigenti, e che vanno chiuse presto e bene.
uttoscuol
Vedremo se saprà partire col piede giusto.
T
A n. 540
settore edilizio, anche se per ora
la somma effettivamente disponibile è limitata. Le dimensioni del
problema sono state ricordate, tra
gli altri (Legambiente, Anci, Upi,
Ance), da Gian Vito Graziano,
presidente del Consiglio nazionale dei geologi. “Sono ben 27.920
gli edifici scolastici che ricadono
in aree ad elevato rischio sismico, di cui 4.856 in Sicilia, 4.608
in Campania, 3.130 in Calabria
(in questa regione sono in pratica
tutte), 2.864 in Toscana, 2.521 nel
Lazio”.
Quali saran no i prossimi
passi del ministro? Difficile dire.
In queste pagine abbiamo provato a raccogliere le idee di alcuni
protagonisti del mondo della scuola. Quindici uomini e donne di
scuola, dai segretari generali dei
principali sindacati ad esperti come Benedetto Vertecchi ed Anna
“RIDIA DIGNITà SOCIALE AI DOCENTI”
Lo Snals-Confsal si aspetta che il nuovo ministro dimostri da subito di voler cambiare radicalmente la politica dell’istruzione per la nostra nazione, ridando dignità sociale ai docenti, riconoscendo le mansioni indispensabili del personale Ata, il ruolo dei dirigenti scolastici, puntando
sulla serietà della scuola e sul merito degli studenti. Occorre che l’intero Governo, senza quelle
inutili contese tra MIUR e MEF a cui da anni assistiamo, decida di dedicare risorse alla scuola, la
principale infrastruttura del paese e quindi settore strategico di investimento, e attenzione al suo
personale con l’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto. La prima priorità è senz’altro la
costituzione dell’organico dell’autonomia, su base pluriennale, delle singole istituzioni e di rete,
che renderebbe di fatto possibile una gestione innovativa e sburocratizzata delle scuole, presupposto per un reale esercizio dell’autonomia. La definizione della quantità di risorse professionali,
con nuovi parametri e con l’eliminazione dell’organico di diritto e quello di fatto, accelererebbe
il processo di riduzione del precariato che è questione che riguarda non solo i destini e le condizioni lavorative di migliaia di persone, ma anche le relazioni interne alla scuola, le ricadute sulla
didattica e sugli apprendimenti, in sostanza la qualità dell’intero sistema e conviene anche economicamente. Lo Snals-Confsal ha dimostrato che il precariato costa di più perché fa letteralmente
sprecare milioni di euro ogni anno nell’assurda procedura di licenziamento e assunzione di oltre
100.000 persone.
Marco Paolo Nigi
Segretario Generale
dello Snals-Confsal
“INTERVENIRE SULLE RETRIBUZIONI DEI DOCENTI”
La priorità è riconoscere e valorizzare il lavoro degli insegnanti; è la qualità del loro lavoro, la loro passione a garantire qualità alla scuola pubblica. Si tratta di intervenire sulle
retribuzioni,sulle opportunità di carriera. Il riferimento è rappresentato dalle due domande
della commissione europea, rimaste senza risposta:cosa il Governo intende fare per premiare
!incentivare l’impegno professionale? Cosa per sostenere quelle scuole in cui gli studenti non
raggiungono adeguati standard da rilevare con indicatori nazionali ed internazionali? Il nuovo
ministro, a mio parere dovrebbe partire da qui, evitando di limitarsi a parlarne, ma procedendo
a dare delle risposte, delle soluzioni. La via deve essere concretezza e cambiamento, confronto
con i sindacati e decisioni, entrambi indispensabili,entrambi rapidi. Va sgombrato il campo dai
ritardi sulle questioni retributive del personale, su cui il governo precedente ha fatto interventi
punitivi e confusi, dalle posizioni economiche del personale ata, alle voci retributive dei dirigenti
scolastici, agli scatti di anzianità, alla definizione delle risorse per il fondo delle scuole, il cui
ritardo e’ scandaloso. Va avviato il negoziato per il contratto e, come avviene in tutti i paesi
europei occorre definire un percorso di carriera con un mix di esperienza e riconoscimento della
specifica professionalità. Ci attendiamo una scelta politica del governo: sburocratizzazione, stabilità degli organici-formazione iniziale e reclutamento-precariato (su questo condivido il nuovo
approccio del P.d.), un piano finanziario, che punti sul sapere, sulla scuola, infrastruttura immateriale fondamentale per il rilancio e la modernizzazione del paese, eliminando sprechi e privilegi
nella spesa pubblica. Scuole sicure e dotate di moderni supporti didattici sono lo specchio di una
società moderna e giusta.
Massimo Di Menna
Segretario generale UIL Scuola
“DEFINISCA UNA ROADMAP PER I PROSSIMI MESI”
Se fossi il Ministro attiverei due azioni in contemporanea: un ascolto/confronto con tutti i
soggetti sociali e con le varie realtà territoriali per la definizione condivisa di una road map
progettuale sulla scuola del nostro futuro prossimo. Un processo serio, non di facciata, con
tempi, modalità e strumenti adeguati a favorire il dialogo e la partecipazione. Contemporaneamente, attiverei un piano di formazione nazionale per docenti e dirigenti per il miglioramento della didattica attraverso la predisposizione di ambienti di apprendimento innovativi,
motivanti, collaborativi, inclusivi, con le tecnologie al servizio della persona. Solo una didattica rinnovata può migliorare la qualità della scuola, non lo può fare una legge o un buon
documento. I fondi per fare ciò? Cercherei, le poche decine di milioni di euro necessari, tra
i rivoli di finanziamenti ai tanti, troppi progetti esistenti e coinvolgerei il mondo produttivo
che oltre
a criticare la scuola avrebbe l’occasione concreta per migliorarla.
uttoscuol
T
A n. 540
Giuseppe Desideri
Presidente AIMC
11
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Politica scolastica
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Alessandro Fusacchia
Capo gabinetto del Miur
Alessandro Fusacchia, 36 anni, già consigliere per la diplomazia economica
del Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino, è il nuovo capo di gabinetto del
Miur. Lo ha annunciato lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini
su Twitter: “Siamo arrivati a H-Farm e ho appena detto a @matteorenzi che
il mio Capo di Gabinetto sara’ @Fusacchia #innovaredavvero
“PONGA AL CENTRO LO SVILUPPO DELLA CULTURA DIFFUSA”
Benedetto Vertecchi
docente universitario
Mi piacerebbe che i Ministri responsabili per l’istruzione ponessero al centro del loro impegno lo sviluppo della cultura diffusa che costituisce il fondamento per il progresso civile del
Paese. Certo, problemi da affrontare ce ne sono anche troppi. E la politica di tagli e rattoppi
che ha dominato la politica scolastica dall’inizio del secolo non ha fatto che aggravarli, incupendo sempre più l’orizzonte dei riferimenti per l’educazione. In mancanza di scelte orientate
a una prospettiva di lungo periodo, sono stati implicitamente incoraggiati atteggiamenti culturalmente superficiali e spesso sciatti. Le scuole sono ora immerse in un ambiente comunicativo dominato da un uso scorretto della lingua, di quella parlata come di quella scritta. Ed
è devastante che ciò sia avvenuto con particolare evidenza nel linguaggio pubblico. Le forme
sconnesse delle quali è intrisa l’oratoria politica, la trascuratezza della grammatica e della sintassi (spesso anche dell’ortografia) da parte dei mezzi di comunicazione sociale, l’esibizione
di finezze da stenterelli, l’assurgere dell’anacoluto a categoria dello spirito non sono l’ultima
ragione delle difficoltà che le scuole si trovano ad affrontare. Propongo al nuovo Ministro
di assumere a modello per la sua attività la Città del Sole di Campanella e di sostenere, con
il medesimo impegno che porrà per assicurare il funzionamento delle scuole, la bonifica di
contesto senza la quale gli allievi sono soggetti, fuori della scuola, a stimoli che vanno nella
direzione contraria a quella che faticosamente gli insegnanti cercano di comunicare. Credo
che un simile impegno, che non richiede spese, troverebbe collaboratori entusiasti negli insegnanti, una volta tanto valorizzati per la loro qualità di intellettuali.
“RIPARTIRE DALLA FUNZIONE DEL LAVORO”
Mimmo Pantaleo
seg.gen. Flc-Cgil
12
E’ necessaria una radicale svolta che deve ripartire dalla funzione del lavoro nel garantire una
migliore qualita’ della scuola. Mettere al centro degli investimenti e dell’agenda politica l’istruzione rappresenta un punto essenziale per lo sviluppo democratico e l’uguaglianza sociale. Ma senza
rimotivare il personale e senza investimenti, dopo anni di politiche distruttive contro il lavoro
pubblico, non ci potra’ essere quel salto di qualita’ per riportare la scuola italiana a livelli europei.
Per questa ragione sono necessari alcuni interventi prioritari su occupazione, precarieta’ e salario.
Inanzitutto e’ necessario il rinnovo del contratto nazionale per dare risposte alla perdita di potere
d’acquisto dei salari, alla valorizzazione professionale, al governo contrattuale del rapporto tra organizzazione del lavoro, orari e programmazione dell’offerta formativa. Il contratto collettivo nazionale e’ il garante dei diritti universali dei lavoratori. Vogliamo percio’ praticare l’equiparazione
del personale precario e dare forte tutela contrattuale a tutte le figure non a tempo indeterminato
in tutti i luoghi di lavoro. Bisogna superare la legge Brunetta e modificare i sistemi di controllo
per rendere pienamente esigibile la contrattazione decentrata. Non siamo piu’ disponibili a subire
tagli dei diritti e dei salari in tutti i comparti della conoscenza. RIvendichiamo per i lavoratori
della scuola una soluzione per il pagamento degli scatti d’anzianita’ per gli anni 2012-2013 senza
ridurre ulteriormente il mof, la conferma delle posizioni economiche per il personale ata e nessuna trattenuta per gli anni pregressi, il ripristino dei fondi per la contrattazione decentrata per i
dirigenti scolastici. Infine per garantire la stabilizzazione del personale precario e’ indispensabile
un nuovo piano di stabilizzazioni pluriennale, la revisione delle modalita’ con le quali si definisce
l’organico e l’ordinarieta’ nei processi di reclutamento. Per la Flc-Cgil la stabilizzazione e la cancellazione del precariato sono obiettivi fondamentali per la qualita’ dei sistemi della conoscenza.
L’ UE chiede che nella legislazione nazionale siano superati gli abusi contro i lavoratori precari e
le discriminazioni sul fronte dei diritti e dei salari. In coerenza con quei pronunciamenti la Flc
non firmera’ alcuna intesa che preveda ulteriori penalizzazioni salariali per gli immessi in ruolo.
Se arriveranno risposte serie e credibili siamo pronti al dialogo con il nuovo Governo e la Ministra
Giannini. Quello che e’ certo che non concederemo sconti su tematiche che attengono alla dignita’
e al valore del lavoro.
uttoscuol
T
A n. 540
Maria Poggi, da rappresentanti di
associazioni professionali a dirigenti scolastici e ricercatori. L’abbiamo fatto non per ripercorrere
vecchi canoni, non per ripercorrere strade ormai note, non per mero
automatismo, ma perché crediamo
comunque che mettere assieme le
idee degli altri sia comunque un
contributo, se non di scelta, almeno di conoscenza e di chiarezza.
Per il neo ministro, ma anche per
tutti i lavoratori del mondo della
scuola.
Le risposte, indirizzate principalmente al neo ministro, non
sono univoche, anche se indicano certamente una strada: quella
del recupero della centralità della
scuola non solo nel dibattito sociale, ma anche nell’attenzione e negli impegni dell’amministrazione
centrale e locale. C’è naturalmente chi chiede l’adeguamento degli
“GUARDI AL SISTEMA DELL’ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE”
Vorrei che sul tavolo dei nuovi Ministri - Istruzione e Lavoro - ci fossero due Rapporti recenti:
il “Monitoraggio del sistema regionale dell’Istruzione e Formazione professionale (IeFP)” e
gli “Esiti occupazionali dei qualificati”, due indagini nazionali (2011 e 2013) curate dall’ISFOL
per conto del Ministero del Lavoro. Questi testi sono importanti perché attestano che il sistema
regionale di IeFP, che riscontra il gradimento di famiglie e giovani quattordici-diciottenni,
è in continua crescita (nell’anno 2012 – 2013 ha superato quota 300 mila iscritti), si rivela
sempre più una scelta convinta e sempre meno un ripiego,crea occupazione (a distanza di tre
anni dalla conclusione positiva del percorso formativo lavora il 50% dei qualificati), contrasta
la dispersione scolastica, è più inclusivo dell’Istruzione secondaria (il 15,5% degli stranieri
nella IeFPrispetto al 6,6% di tutta l’Istruzione secondaria di 2°), ha un costo inferiore rispetto
a quello che la collettività sostiene per un analogo percorso scolastico. Fino ad ora questo
sistema non ha avuto l’attenzione che si merita da parte dei Governi in carica, forse, perché
“pressati” da altre emergenze. A mio giudizio i nuovi Ministri potranno trovare, in questo
sistema, risposte utili per raccordare meglio il mondo della scuola con quello dell’impresa,
una strategia fondamentale per aiutare i giovani a inserirsi più facilmente nella società e nel
mondo del lavoro. Vorrei anche che una delle priorità per valorizzare le risorse comunitarie
del prossimo sessennio (2014–2020) punti al potenziamento del sistema regionale della IeFP in
tutto il territorio italiano. Solo così Governo e Regioni potranno completarne l’ordinamento e
inserirlo a pieno titolo nella “filiera professionalizzante” che si sta costruendo anche in Italia.
Mario Tonini
Presidente CNOS-FAP e
SCUOLA, Organismi della
formazione professionale e
della scuola salesiana.
“VOGLIAMO UNA SCUOLA SICURA”
I tanti ministri dell’istruzione, che si sono malamente succeduti nel corso degli ultimi anni, hanno
sempre alimentato speranze nel mondo della scuola, che nonostante tutto, vuole credere, sperare,
guardare con ottimismo al futuro, soprattutto al futuro dei giovani. Facciamo un po’ fatica a chiedere
al nuovo ministro una cosa soltanto, non perché siamo troppo pretenziosi, ma perché il sistema scuola sta affondando, soprattutto per l’inerzia parolaia della politica, che l’ha umiliata e rottamata (prima
ancora che il neo Primo Ministro scoprisse il fascino e la vocazione del rottamatore. Per la scuola
hanno già provveduto…). Ci viene subito da chiedere una scuola sicura, che salvaguardi la vita dei
suoi utenti e sicura anche per chi ci lavora: dirigenti, docenti, il rimanente personale. Nel senso che
dia una qualche sicurezza professionale, che non continui a distruggere l’autonomia e la dirigenza,
che riesca a fornire una decente burocrazia, vicina alle scuole ed alle sue esigenze e che se non sceglie di retribuire degnamente il personale, almeno non continui a togliere…La scuola è una grande
ricchezza per il Paese e i suoi bistrattati operatori, che l’hanno resa sicuramente migliore di tante altre
malandate organizzazioni, sperano che cambi veramente e seriamente qualcosa, perché i proclami,
le parole, gli slogan tanto abbondantemente sciupati nell’ultimo decennio non sono più sopportabili.
Auguri, signor Ministro!
Gregorio Iannaccone
Presidente Andis
“LA SCUOLA SIA AL CENTRO DELL’AZIONE DEL GOVERNO”
Alla domanda che dovrebbe fare per prima cosa il nuovo Ministro dell’Istruzione ci sarebbero molte risposte. Mi limito a darne una che, in qualche misura, le riassume ed è la precondizione perché possano avere, in tempi brevi e certi, una soluzione: spostare dalla periferia al
centro dell’agenda del Governo la scuola, restituendo dignità ed onorabilità al personale dirigente e docente, allargando gli spazi della loro autonomia per liberarli dall’ingessatura della
burocrazia e dall’immobilismo, flessibilizzando e dinamicizzando l’intero sistema scolastico
con l’effettivo riconoscimento del ruolo e della funzione della scuola paritaria, aprendo porte
e finestre al contributo della società civile per rivitalizzare e modernizzare metodi didattici,
contenuti disciplinari, profili professionali, prospettive culturali, assumendo il concetto della
qualità come paradigma di riferimento per l’assunzione, gestione e valutazione del personale,
per la definizione del servizio erogato agli studenti, per la valutazione del funzionamento
dell’apparato amministrativo, per la legittimazione del finanziamento pubblico delle scuole
uttoscuol
statali
e paritarie.
T
A n. 540
Don Francesco Macrì
Presidente nazionale FIDAE
13
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Politica scolastica
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
C’
LA SUA FAMIGLIA
è qualcosa di di meraviglioso in quello che inizia,
ha detto al suo arrivo al Quirinale per il giuramento del nuovo governo il ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini. L’ex rettore dell’Università per gli stranieri di Perugia, lucchese,
nata a Ponte a Moriano (adesso ha casa a San Concordio)
è stata festeggiata dal marito Luca Rossello, ingegnere e
socio della Tagetik, e dal figlio minore Edoardo (20 anni),
futuro ingegnere come il fratello più grande Enrico (22
anni) in questi giorni in Germania. Abito nero e collana
di perle, elegante come sempre, Giannini ha spiegato che
«bisogna tornare ad investire nella ricerca, settore abbandonato negli ultimi anni per mancanza di sensibilità
strategica. Ci sono 80 miliardi di finanziamenti Ue in arrivo nei prossimi 7 anni, non possiamo perdere quest’occasione». Sul fronte dei professori, «bisognerà agire sulla
stipendi dei docenti, chi guarda
alla situazione dell’edilizia scolastica, chi chiede un maggiore
coinvolgimento, chi punta almeno
al recupero della funzione sociale dei professori, E poi si chiede
attenzione al sistema dell’istruzione e formazione professionale,
a rafforzare le competenze degli
valutazione perché’ si possa finalmente valorizzare e riconoscere il merito degli insegnanti finora penalizzati.
La strada segnata - osserva Giannini - è stata introdotta
di recente ed è molto discussa, di sicuro i test Invalsi andranno perfezionati, ma non rifiutati». Per il neo ministro
«non dovremo parametrarci al governo Monti, da cui pure
il nostro partito (Scelta Civica, ndr) ha origine. Credo che
il nostro obiettivo - spiega - sia la possibilità di dare un
segno riformista all’interno di questo governo facendo
capire che l’istruzione è una priorità indiscutibile». La
professoressa Giannini ha sposato Luca all’età di 26 anni.
«Ci siamo conosciuti a 18 anni - racconta il marito - ed è
stato subito amore a prima vista. Eravamo studenti, lei
al Classico (tra le più bravi della sua classe insieme a Ugo
Giurlani, ndr), io appena diplomato al liceo scientifico Vallisneri. Sono molto orgoglioso della nomina di Stefania,
sono convinto che riuscirà a lavorare per il bene del Paese
perché è una persona, colta, preparata, sensibile».
studenti, ci si augura che vengano
rimossi i macigni che bloccano la
società italiana e il suo sistema
educativo.
Non tocca certo a noi dire qual
è la cosa più urgente, quella più
importante. Nostro compito è però
quello di vigilare affinché le promesse, gli impegni, le speranze
che sono state sollevate in queste
settimane non rimangano lettera
morta. Non solo perché sarebbe
l’ennesima occasione persa, non
solo perché potrebbe essere l’ultima spiaggia, ma perché deludere
i nostri ragazzi potrebbe segnare il nostro futuro. In negativo,
naturalmente
“PUNTARE A RAFFORZARE LE COMPETENZE DEGLI STUDENTI”
Vittorio Silvestrini
Presidente di Città
della Scienza di Napoli
Nell’augurare buon lavoro al nuovo Ministro, ritengo che il primo e più importante compito
sia quello di lanciare una grande azione per rafforzare le competenze dei nostri ragazzi e non
solo di quelle scientifiche. Credo infatti che un impegno essenziale del nostro sistema scolastico sia proprio quello di rinsaldare i legami tra le “due culture”, entrambe essenziali per
muoversi nella complessità del mondo di oggi ma anche per competere sui mercati internazionali, laddove è stata proprio l’eccellenza italiana sia nel settore tecnico-industriale-scientifico
che in quello legato allo “stile” di vita italiana (beni culturali, design, moda, ecc.) a determinare il nostro successo economico e di grande potenza, negli anni del boom e oltre. Insomma,
il Rinascimento del nostro Paese deve ripartire dai saperi che affondano nella nostra storia,
ma anche saper guardare al futuro. E questo impegno deve riguardare non solo la scuola ma
tutte le istituzioni educative, anche quelle non formali. Con il MIUR la Città della Scienza è
impegnata da circa un anno – tra gli altri progetti e attività – nel programma Logicamente,
che si occupa del sostegno alla didattica delle abilità logico-matematiche; credo si tratti di
un esempio positivo da cogliere e da estendere, anche ad altre discipline e in altri campi del
sapere, in un grande progetto nazionale.
Giorgio Dossi
“ATTIVARE UN MECCANISMO DI FORMAZIONE CONTINUA DEI DOCENTI”
Casa editrice Erickson Trento
E’ risaputo che la qualità della scuola dipende in maniera decisiva dalla qualità degli
insegnanti. Non solo dal punto di vista ‘tecnico-burocratico’ da cui dipendono servizi e
funzionamento della scuola, ma anche e soprattutto dal punto di vista del percorso esperienziale e di crescita dei ragazzi. Gli insegnanti devono esser messi al centro delle politiche di
rinnovamento della scuola. Si tratta dunque di uscire dalla retorica delle belle frasi ridette
e risapute, e ATTIVARE concretamente un meccanismo di formazione continua degli
insegnanti, con individuazione di percorsi base lungo i quali progressivamente valorizzare
specifiche competenze e sui quali innestare la costruzione di specifiche progressioni di
‘carriera’ per gli insegnanti stessi. Il tutto (formazione continua, percorsi ‘professionalizzanti’ e carriere) legato a meccanismi incentivanti. In questo contesto vanno specificamente individuate, promosse (e premiate) le competenze relative alla gestione ‘inclusiva’
della classe e quindi alla creazione e gestione di percorsi didattici individualizzati, in modo
che il diritto allo studio possa esser effettivamente garantito a tutti i ragazzi secondo le loro
reali possibilità e capacità.
uttoscuol
14
T
A n. 540
Un insegnante durante l’ora di matematica in una seconda liceo: “Ragazzi avete capito? Intanto se non avete capito, mica ve lo rispiego!”. Con atteggiamento indifferente e dispettosamente
compiaciuto il tal insegnante liquida le legittime attese degli studenti. Non so dare un’indicazione di frequenza rispetto alla scena riportata. Tuttavia tali condotte, soprattutto nella
scuola secondaria, non credo siano così rare. L’efficacia educativa delle istituzioni scolastiche
è spiegata in buona parte dalla qualità professionale dei docenti e dei dirigenti. Affronterò in
un prossimo contributo entrambe le questioni. In merito alla gestione del personale suggerisco
al Ministro di valutare i seguenti punti:
1)stipendi quanto più possibile allineati alle medie europee;
2)severo esame delle competenze disciplinari e metodologiche;
3)licenziabilità immediata per gravi inadempienze professionali.
Credo che siamo uno dei pochi Stati europei, se non l’unico, nel quale la formazione in servizio dei docenti non è obbligatoria, e dove le segnalazione degli studenti nei confronti dei
professori non portano a nessun provvedimento serio. Su un versante più strettamente didattico, con particolare attenzione agli obiettivi e ai contenuti di apprendimento, indico i seguenti
punti:
1)rimuovere l’enciclopedismo nozionistico a favore di poche discipline, ben approfondite;
2)puntare sui saperi di base indicati dall’OCSE (scienze, matematica, lettura comprensione),
3)puntare sulle competenze chiave raccomandate dall’Unione Europea,
4)ancorare i curricoli a situazioni di realtà piuttosto che alle interrogazioni o agli esami di
Stato.
Prevedo che né il Ministro Giannini, non diversamente da quelli che lo hanno preceduto, né
l’attuale maggioranza saranno in grado di realizzare le politiche appena indicate. Il Paese è
strutturalmente conservatore. Il riformismo di Scelta Civica rivitalizzato dall’attivismo del
neo-Premier è solo un modo per darsi coraggio di fronte agli enormi macigni che bloccano la
società italiana e il suo sistema educativo. Auguri!!!
Maurizio Gentile
Direttore di RicercAzione
e professore a contratto in
Pedagogia Sperimentale,
LUMSA di Roma.
“FACCIA LEVA ANCHE SUI GENITORI”
Per rilanciare la scuola, il Ministro potrebbe fare leva su una risorsa latente: i genitori.
Come tanti istituti ben sanno, basta una minima copertura assicurativa per trasformare babbi
e mamme in un esercito di volontari competenti e motivati: esperti per l’ampliamento dell’offerta formativa, webmaster, consulenti, e chi più ne ha più ne metta. Per arrivare a questo,
però, occorre attivare correttamente le leve della partecipazione: formare rappresentanti di
classe e d’istituto consapevoli del loro ruolo insostituibile nel fondare una comunità educante
e insieme capaci di rapportarsi correttamente con le altre componenti scolastiche. È opinione
comune, fra i genitori impegnati nella scuola, che non si tratta di riformare gli organi collegiali, quanto piuttosto di renderli efficaci, e che lo strumento principe è la formazione. Una
formazione che può e ormai già da anni dovrebbe essere realizzata a cura dei Forum delle
associazioni dei genitori costituiti presso gli Uffici scolastici regionali e territoriali, ma che
stenta a decollare, forse proprio per la scarsa attenzione degli Uffici medesimi.
Rita Manzani Di Goro
Presidente Associazione
genitori A.Ge. Toscana
“UNA BUONA SCUOLA è FATTA DA BUONI INSEGNANTI”
Considerando i molti problemi della scuola italiana, non è facile rispondere alla domanda,
tuttavia provo a farlo. Ritengo che il nuovo governo dovrebbe partire da quello che definirei il
punto zero, la questione cruciale di ogni sistema di istruzione, che si basa sull’assunto che una
buona scuola è fatta di buoni insegnanti e che un buon sistema di istruzione dovrebbe essere
capace di attrarre verso la professione docente le sue migliori risorse. In Italia purtroppo non è
così e la professione docente è, per il modo in cui è organizzata -con stipendi bassi a fronte di
scarse richieste e controllo nullo- ambita sempre più spesso da chi ha interesse ad impegnarsi
al minimo. Dunque chiedo al Ministro …. di non indugiare ad affrontare la questione della professionalità docente attraverso un sistema di valorizzazione del merito e differenziazione delle
carriere, il che implica naturalmente il ricorso al strumenti di valutazione e il sottrarre alla contrattazione ciò che deve assolutamente essere appannaggio della legge, cioè la definizione dello
stato giuridico. Contemporaneamente un ulteriore potenziamento dell’autonomia degli istituti
con il conferimento ai dirigenti scolastici della responsabilità di reclutamento. Poiché a mio
avviso una reale autonomia può reggere solo se affiancata da seri meccanismi di valutazione,
questa
dovrà riguardare anche i dirigenti scolastici e gli istituti autonomi stessi.
uttoscuol
T
A n. 540
Alessandra Rucci
dirigente scolastica
“Savoia Benincasa” Ancona
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IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Politica scolastica
“TOLGA I MACIGNI CHE BLOCCANO IL SISTEMA EDUCATIVO”
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Politica scolastica
Tra incontri e “piani”, la crisi
della scuola non aspetta
L
a scuola, i docenti incontrano sempre più fatica a
ritrovare fiducia come, di
giorno in giorno, cresce la parte
del Paese che andrebbe recuperata alla speranza. La vicenda
degli scatti di anzianità ha concorso a far crescere il sentimento
di diffidenza dei docenti verso i
decisori politici ed ha come ricaduta il consolidamento di un
sentimento di chiusu ra verso
qualsiasi cambiamento, grande o
piccolo che sia. Più cresce la sfiducia, più i docenti sono portati
ad “arroccarsi in un’esasperata
difesa delle attuali condizioni di
lavoro, rendendo impossibile …”
(A. Gavosto, Il Sole 24ore del 9
gennaio 2014) il recupero della scuola con idee coraggiose,
con nuovi orizzonti adeguati alle
nuove esigenze, funzionali alle
16
di Alfonso Rubinacci
sfide del futuro.
Molti aspetti del sistema educativo vanno messi al centro di un
processo di revisione e di ripensamento per metterlo in grado di
assumere un ruolo attivo e decisivo nel superamento dei grandi
problemi che il Paese si trova ad
affrontare. E’ una sfida prioritaria, urgente che non consente a nessun Governo o Ministro
di distrarsi. Invece ancora una
volta assistiamo a dichiarazioni,
confronti, promesse di consultazioni. Uno scudo di parole che
cerca di schermare l’assenza di
una politica per l’istruzione e la
formazione. E’ certamente positivo che le parti politiche, i ministri, le organizzazioni sindacali,
associazioni professionali discutano con chiarezza e puntigliosità su cose da fare, su priorità ma
alla fine si metta un punto fermo
e si pensi ad attuarle.
Promesse, annunci, programmi continui aumentano il senso
di frustrazione di tutti perché la
promessa guarda ai tempi lunghi,
le emergenze, invece, il tempo lo
hanno già consumato. E’ diventato un luogo comune, di questi
tempi, indicare le terapie e sostenere che il Governo dovrebbe fare di più per rilanciare la
scuola, per trovare una linea incisiva, strumenti e finanziamenti
adeguati nei processi formativi
scolastici ed universitari per superare la pesante crisi che vive il
sistema educativo.
Il Governo è chiamato a decidere non a programmare, dando,
TuttoscuolA n. 540
in primo luogo, segnali tangibili
su una qualificazione professionale dei docenti che ha registrato
fino ad oggi quasi solo dichiarazioni. Una questione non citata a
caso perché è quella che può fornire una risposta immediata, anche se non esaustiva ad una vera
urgenza sempre sottolineata, ma
mai veramente affrontata. Occorre un segnale concreto sull’intenzione di attivare un aff lusso
di risorse finanziarie sul fronte
della formazione in servizio del
personale scolastico. L’aggiornamento in servizio obbligatorio
è una sfida importante per tutti,
in primo luogo per i docenti che
devono essere spinti a coltivare
uno sguardo lungo, una visione
delle cose che riguarda tanto il
passato quanto il futuro, necessariamente imper niandosi sul
presente ma non come spettatori
passivi, bensì interpretandone le
contraddizioni, premessa necessaria per provare a costruire un
futuro diverso e migliore. Questo
è il contesto nel quale chiedersi quale debba essere la nuova
etica professionale del docente
davanti alle sfide del presente,
compresa la digitalizzazione
della scuola che mette in gioco la
professionalità e le competenze
didattiche dei docenti. L’innovazione tecnologica, infatti, di per
sé, è scarsamente significativa se
non è accompagnata da una riflessione culturale e pedagogica
capace di offrire forti elementi
di conoscenza sul perché il ricorso alle tecnologie necessiti di
un profondo cambiamento dell’agire didattico. E’ indispensabile
promuovere un’azione organica,
pluriennale e pluridimensionale
d’aggiornamento del personale
docente anche in relazione al
Piano Nazionale Scuola Digitale.
Quest’ultimo, data l’esistenza di
situazioni differenziate nel contesto territoriale, impone strategie d’intervento orientate sulle
singole istituzioni scolastiche.
TuttoscuolA n. 540
Nuova professionalità docente
La questione centrale è rappresentata da come il docente
si colloca r ispet to alle nuove
tecnologie, da come le percepisce e da come le utilizza. La
maggior parte dei docenti non
è aiutata a cogliere la por tata
innovativa dell’uso delle nuove
tecnologie per la didattica ed a
integrarle nella prassi quotidiana, come strumenti di supporto
ai processi di apprendimento.
Alcuni mostrano entusiasmo, altri li rifiutano, forse solo perché
non ne hanno ancora esplorato le
potenzialità didattiche.
Per rompere questo stallo è
necessario un esteso e continuo
aggiornamento in servizio dei
docenti come fonte di potenziamento professionale, come condizione per costruire un nuovo
profilo professionale ben diverso da quello attuale. Serve una
terapia shock. Inter venti graduali sono poco efficaci perché
un numero contenuto di docenti
verrebbe immediatamente fagocitato dal sistema.
Ai prog ram mi di aggior namento in ser vizio andrebbero
associate, anche, attività di ricerca e sviluppo sui modelli d’uso delle tecnologie, soprattutto
sul piano didattico, e azioni tese
a valutare lo sviluppo delle competenze digitali e della cultura
digitale. Da qui la necessità di un
grande gioco di squadra in cui le
capacità individuali possano trovare un ambiente favorevole nel
rapporto con le università, con
i centri di ricerca, in una logica
di rete.
Si avverte la necessità di una
maggiore efficacia delle attività
di aggiornamento, superando le
pratiche di formazione secondo
il modello della conferenza “a
perdere”, del “fai da te” che, pur
non generando significativi incrementi di professionalità, ancora caratterizzano tanta parte
dell’aggiornamento nel sistema
scolastico. L’aggiornamento in
servizio deve garantire risposte punt uali alle esigenze dei
docenti.
A tal fine sarebbe utile avere
a disposizione una banca dati
delle esperienze pregresse realizzate per valutare in modo
completo gli ef fet t i prodot t i
dalle iniziative di formazione e
aggiornamento, per dare conto
del complesso delle azioni promosse. In mancanza di un quadro generale di valutazione delle
esperienze pregresse, si cor re
il rischio concreto di ricalcare
modelli che non hanno dato esiti
positivi, visti gli esiti formativi
assicurati dal sistema educativo.
L’analisi valutativa dei percorsi di aggiornamento in servizio,
non “praticata” nel mondo della
scuola, potrebbe offrire elementi conoscitivi della spesa media
per docente, per progetto, della
efficienza finanziaria dell’investimento. E’ certo, però, che se
si vuole percorrere la strada della formazione in servizio obbligatoria, magari accompagnata
da una valutazione degli esiti
in termini di miglioramento dei
livelli di preparazione, occorre
riconoscerla a livello di incentivi economici e di sviluppo di
carriera. Va allora costruito un
sistema di carriera dei docenti,
inteso non in termini burocratici,
ma correlato alle necessità e alle
scelte in cui la funzione docente
si svolge in classe e all’impegno
nell’aggiornamento in servizio,
nella ricerca e nello studio. Ciò
17
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Politica scolastica
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Politica scolastica
in coerenza con la dichiarazione
del ministro Carrozza alla conclusione dell’audizione in Commissione Istruzione del Senato
la quale, dopo aver sottolineato
“l’importanza degli scatti per
il settore della scuola, “assicura perciò il proprio impegno
per lo sblocco del cont ratto,
che at tualmente rappre senta
l’unico strumento di miglioramento retributivo del comparto. Ritiene tuttavia doveroso
superare l’attuale progressione basata solo sull’anzianità,
int roduce ndo anche alt r i t ipi di meccanismi” (Resoconto
pa rla ment a re del 22 gen naio
2014).
Non basta un segnale
L o st a n z ia mento d i 10 m ilioni di eu ro per l’an no 2014
per l’attività di formazione del
personale scolastico, di cui una
quota parte è finalizzata al rafforzamento delle competen ze
dei do ce nt i relat iva me nt e ai
processi di digitalizzazione e
di innovazione tecnologica merita apprezzamento, ma non è
la soluzione del problema.
Alcune scuole e ter ritori ne
saranno certamente beneficiati, ma alt r i r imar ran no come
al solito con poche r isorse e
tante possibilità in meno. Si
r ischia di condan nare queste
istit uzioni scolastiche ad una
sorta di “sottosviluppo format ivo”. R isch io che t rova u na
conferma nelle linee d’indirizzo e di sviluppo della strategia
del Miu r per l’an no 2014 che
non c ont ie ne a lc u n a c c e n no
pu nt u ale al l’i mpre sci nd ibi le
processo di u n sistema coordinato di inter venti per favorire l’acquisizione di modalità
di insegnamento diverse dalla
didattica trasmissiva. La tende n z a che si p rof i la è q uella a n nu nciat a il 22 gen naio
2014 d a l M i n i s t r o C a r r oz z a
alla Commissione Cultura del
Senato: “… il Mini stero non
di sp one di r i sorse libe re d a
Dopo l’intervista di Tuttoscuola alla presidente
della Fondazione per la scuola della Compagnia San Paolo
LETTERA APERTA
AD ANNA MARIA POGGI
di Filomena Zamboli*
C
ara Professoressa, quello che più ci convince è il titolo.
Non è che non crediamo alle sperimentazioni e certo
ci interessa il percorso/la filiera: “studio dei problemi
più rilevanti (anche con evidenze internazionali), progettazione, sperimentazione nelle scuole, e poi monitoraggio
e valutazione dei
risultati ottenuti”.
Le piste di lavoro
sono fondamentali (valutazione e
autovalutazione
- bilancio sociale
- reti scolastiche nuove modalità di
trasmissione dei
saperi scientifici)
ma, sinceramente, quello che ci
fa un po’ invidia
(anche qui al Sud
nonostante i Pon)
18
è la direzione strategica. Perché nella nostra scuola ci
manca!!!. E la sua Fondazione sembra averla chiaramente.
Senza essere sentimentali, ci sentiamo un po’ soli. Tirati
da tutte le parti. Buoni solo a far numero quando si tratta
di protestare per situazioni ormai giunte alla colmatura. E
sanno anche di presa in giro. Siamo stanchi di analisi e siamo stanchi di situazioni che cambieranno …“se”. Vogliamo
cominciare subito, anzi, abbiamo già cominciato, perché il
nostro sistema scolastico continua a tirar su generazioni
di allievi. Li accoglie, li accompagna, li istruisce, li forma,
si fa carico dei loro problemi, li valuta, e consegna un titolo di studio. Indubbiamente le percentuali di miglioramento sono inenarrabili per ciascuna di queste azioni, ma
non possiamo più navigare a vista. Insomma siamo stufi
di pensare che saranno nuovi investimenti a cambiare
il volto della scuola italiana. Il Sud e la sua storia hanno dimostrato ampiamente che è una menzogna. Ci serve
un’ipotesi con la quale paragonarci e tentare una strada
senza rinnegare il passato. Abbiamo bisogno di alcune cose e anche con una certa urgenza. Vogliamo sapere cosa
ci dicono e cosa NON ci dicono i dati Invalsi e come usarli.
Vogliamo imparare come si costruisce un Piano di Miglioramento di una istituzione scolastica. Vogliamo imparare quali sono e come ci si paragona con i dati di contesto.
TuttoscuolA n. 540
p ote r impeg n a re pe r tali f inalità (recupero degli scat ti)
e pertanto può utilizzare solo
fondi destinati ad altre funzioni
fondamentali. Pur avendo avviato un attento procedimento
di spendig review interno che
comporta una precisa analisi
di tutte le spese del Ministero,
ivi compresa la definizione del
costo standard per studente, al
momento le risorse del Ministero risultano completamente
vincolate” (Resoconto Senato
22 gennaio 2014).
Nell’apprezzare l’onestà int el le t t u a le d el M i n i s t r o, v a
sot t ol i ne at o che i do c e nt i, i
d i r igent i, gli st udent i ha n no
diritto a vedersi proporre prog r a m m i e non solt a nt o se mpl ici e ci rcosc r it t e a z ion i d i
inter vento. “Così si prolunga
una f ine, e non si programma
mai un nuovo inizio” (Alberto
Orioli, Il Sole 24ore del 31 gennaio 2014). Così non si motiva
la scuola nel suo complesso ed
una scuola non adeguatamente sostenuta, motivata e indir i zzat a , recupera cer t a mente
qualcosa con le olt re 18 mila
assunzioni di personale previste per il prossimo an no scolastico nel piano triennale, ma
perde in massima parte il proprio futuro di sviluppo.
Ser ve un segnale deciso sia
Come si costruisce un Pof in chiave strategica. Vogliamo
USR come centri di supporto e Direttori che ci affidino incarichi con obiettivi ragionati, selezionati, territorio per
territorio, scuola per scuola. E, soprattutto, vogliamo maestri. E ci dicano se c’è una sola norma da cambiare, per
fare tutto questo. E’ quella direzione strategica di cui parlava lei Dott.ssa Poggi. Magari, se insiste, l’ascoltano. Non
ci importano i proclami e neppure veramente gli stipendi,
ci importa il nostro lavoro. E i nostri ragazzi. Vogliamo
strumenti e persone che ci insegnino a usarli. Per esempio
delle figure esperte di processi di valutazione. Ripartiamo
dalla direzione strategica delle scuole. Prendiamoci cura
dei Dirigenti scolastici. Ascoltiamoli, interroghiamoli. Ce
ne sono tanti che sanno e vogliono mettersi in gioco. Provo
a fare un sogno ad occhi aperti: immaginiamo per un momento che i Direttori scolastici regionali, con il supporto
dei Dirigenti tecnici (razza quanto mai rara e, forse, mal
reclutata) facciano una visita ad ogni scuola e vi passino
una giornata. Magari di quella scuola hanno preventivamente guardato il Fascicolo di Scuola in chiaro. E magari
anche il Sito che racconta di azioni didattiche e di tenuta amministrativa. Insomma vanno in quella scuola con
una certa idea mutuata da ciò che la scuola mostra di sé.
E una volta lì, parlano con gli studenti, con i docenti, con
il dirigente, con il Presidente del Consiglio di Istituto, con
il Dsga. Non colloqui formali. Si fanno raccontare: che
cosa quella scuola ha pensato come percorso strategico,
quali obiettivi si è posta, quali progetti ha deliberato, e se
hanno funzionato. Ma soprattutto, ascoltano. O rispondono a domande, a quesiti, a richieste di consulenza. Poi ci
riflettono. E da questa mappatura (per l’amor di Dio scevra da ogni intenzione valutativa per non scatenare l’inferno) scoprono che ci sono domande e esigenze simili. E
TuttoscuolA n. 540
verso il personale dirigente e
docente che r appresent a u no
st rategico elemento di r ifer imento per il Paese, sia verso la
scuola che sta affrontando con
tenacia la crisi in atto e vuole
vincere questa sfida.
Un a m a s s a d i p e r sone c on
mentalità diversa permetterebbe alla scuola di fare quel salto di qualità di cui ha bisogno
nella prospet tiva di “un’altra
sc uola”, sp or a d ica me nt e g ià
a nt icipat a i n alcu ne aule del
nost ro sistema scolast ico ma
da ancora concretizzare in un
nuovo, c ond iv iso e ge ne r ale
progetto che mobiliti le aspettative e le energie di tutti.
mettono in contatto le scuole. Magari scoprono che ci sono
potenzialità professionali da coinvolgere, da impegnare.
Magari scoprono che ci sono buone pratiche da portare a
sistema. E magari, dopo aver parlato con il Dirigente, il Direttore sa quali obiettivi di miglioramento indicare nel suo
contratto. Per conoscere bisogna andare a vedere. Continuo a sognare: ci sono regioni in cui, per evidenti ragioni
di numeri e grandezze, può bastare un anno, altre in cui ce
ne vogliono due. Magari si riesce a ragionare con l’aiuto
dell’Invalsi sui dati di contesto. Magari si chiede alle scuole di provare a stilare un Piano di Miglioramento (che già
solo a metterlo giù ti cambia la prospettiva, provare per
credere). Alla fine il sistema conoscerà di più sé stesso. E
potrà pensare che il miglioramento è già cominciato: dal
basso. Con una logica di sistema che ha posto una ipotesi
e ha provato a verificarla “nella” realtà. Parimenti si è cominciato a creare una comunità prima regionale, inevitabilmente nazionale. Qualcuno, questa cosa, ha pensato di
chiamarla valutazione e miglioramento delle scuole, così,
per sperimentare. Ma quasi fuori dal sistema. Magari i direttori regionali non ne sono stati informati. E continuano
a restare estranei al processo. Così gli USR e così anche gli
uffici provinciali che, ahimè, si occupano di uno smistamento postale di migliaia di iniziative (tutte slegate tra
loro), di centomila burocrazie amministrative e di nessun
percorso unitario con le scuole. Su niente. Pirandellianamente. Dimenticavo, magari le tecnologie della comunicazione possono darci una mano: immaginate quanta gente
si può riunire intorno al tavolo di una videoconferenza? A
costi veramente contenuti. Diteci se serve una legge nuova
per fare tutto questo e cominciamo a raccogliere le firme.
Io ci sto. Lei, Professoressa Poggi? La domanda è retorica.
*Preside dell’istituto “Pascal “di Pompei
19
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Politica scolastica
IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA
Politica scolastica
Cosa pensano
i giovani degli scontri
alla Camera?
COORDINAMENTO DEI CONSIGLI COMUNALI DEI RAGAZZI
COORDINAMENTOProvincia
DEI CONSIGLI
COMUNALI DEI RAGAZZI
di CATANIA
Provincia di CATANIA
All’On.
All’On.
LauraLaura
BoldriniBoldrini
Presidente
della
Camera
dei Deputati
Presidente
della
Camera
dei Deputati
Palazzo
Montecitorio
Palazzo
Montecitorio
ROMA
ROMA
I ragazzi Sindaci ed i Consigli Comunali dei Ragazzi della provincia di Catania
condannano duramente gli insulti e le parole offensive rivolte alle onorevoli
I ragazziDeputate
SindacideledParlamento
i Consiglidella
Comunali
deie gli
Ragazzi
provincia
Repubblica
attacchidella
irriguardosi
nei di Catania
condannano
duramente
gli insulti
e le parole
offensive
rivolte
alle laonorevoli
confronti
della Presidente
della Camera,
On. Laura
Boldrini
che hanno
fortuna
di incontrare edella
di essere
ricevuti nella
salaattacchi
Aldo Moro
a Montecitorio.
Deputate
del Parlamento
Repubblica
e gli
irriguardosi
nei
confronti della Presidente della Camera, On. Laura Boldrini che hanno la
Presidente
fortuna diOnorevole
incontraree ecara
di essere
ricevuti nella sala Aldo Moro a Montecitorio.
Abbiamo assistito in TV con stupore e sdegno
a scene indecorose per il prestigio e
dove si elaborano le leggi dello
l’importanza
culla della democrazia, luogo sacro
Onorevole
e dell’Aula,
cara Presidente
Stato per il bene dei Cittadini .
I nostri insegnanti e i nostri genitori ci hanno insegnato l’educazione che forse alcuni
Abbiamo
assistitononinhanno
TV econ
sdegno acara
scene
indecorose
il che
prestigio e
parlamentari
con stupore
fermezza econdividiamo,
Presidente,
la lineaper
dura
intende
intraprendere.
l’importanza
dell’Aula,
culla della democrazia, luogo sacro dove si elaborano le leggi dello
La
democrazia
non
può
essere
svenduta
per
volgarità
e
mancanza
di
rispetto
dei
ruoli
e
Stato per il bene dei Cittadini .
compiti. Pertanto coloro che non sanno tutelare e garantire la vera democrazia si
I nostridei
insegnanti
e i nostri genitori ci hanno insegnato l’educazione che forse alcuni
facciano da parte..
parlamentari
noncose
hanno
e con fermezza
Presidente,
la anche
lineasedura che
Queste
non avvengono
nei nostri condividiamo,
Consigli comunalicara
dei ragazzi,
dove tutti,
intende intraprendere.
non opinioni diverse, andiamo d’accordo, perché cerchiamo il bene della comunità
scolastica, enon
quindi
il bene
di tutti.
La democrazia
può
essere
svenduta per volgarità e mancanza di rispetto dei ruoli e
dei compiti. Pertanto coloro che non sanno tutelare e garantire la vera democrazia si
facciano da parte..
Queste cose non avvengono nei nostri Consigli comunali dei ragazzi, dove tutti, anche se
nonDaopinioni
diverse,
andiamodifendere
d’accordo,
perché
cerchiamo
il bene
della comunità
veri Italiani
intendiamo
i valori
di rispetto,
dialogo,
uguaglianza
espressi
scolastica,
e quindi ailsostegno
bene di tutti.
nella Costituzione
di una vera democrazia nella nostra Repubblica.
Le siamo vicini, Cara Presidente,e speriamo che ricordandosi di noi, del nostro futuro,
veri mai
Italiani
intendiamo
i valori
di rispetto,
espressi
nonDavenga
meno
la forza eddifendere
il coraggio
di lottare
contro il dialogo,
male cheuguaglianza
in questo momento
nella Costituzione
a sostegno
una vera democrazia
difficile
sembra prevalere
sulladidemocrazia
del Paese. nella nostra Repubblica.
Le siamo vicini, Cara Presidente,e speriamo che ricordandosi di noi, del nostro futuro,
Coraggio.
nonCon
venga
mai
meno
la forza ed
il coraggio
lottare
che in questo momento
tanta
stima
e profondo
rispetto
per la di
Sua
caricacontro
e per illa male
Sua bontà
difficile sembra prevalere sulla democrazia del Paese.
Coraggio.
Con tanta stima e profondo rispetto per la Sua carica e per la Sua bontà
A nome di tutti i Ragazzi Sindaci
Il Coordinatore provinciale
A nome di tutti iGiuseppe
Ragazzi Sindaci
Adernò
Il Coordinatore provinciale
Giuseppe Adernò
Coordinatore provinciale
20
Giuseppe Adernò
Via Enna,3/C
95128
CATANIAprovinciale
Coordinatore
Giuseppe Adernò
Cell.
349 5608663 [email protected]
Via Enna,3/C
95128 CATANIA
Cell. 349 5608663
[email protected]
L
e cronache non ci hanno raccontato se mercoledì scorso alla
Camera, durante lo scontro tra
deputati e il putiferio che ne è seguito, ci fossero tra il pubblico che
assisteva alla seduta anche classi di
studenti in visita, come a volte capita. Crediamo (e speriamo) di no,
perché quegli scontri, quelle violenze
verbali e fisiche, non solo sono state,
eufemisticamente parlando, poco edificanti, ma per le giovani generazioni
sarebbero state certamente diseducative e disorientanti per l’immagine delle istituzioni e il valore della
politica. Anche se probabilmente a
Montecitorio, data l’ora tarda, non
vi erano studenti ad assistere alla
seduta, purtroppo nelle case delle
famiglie italiane quelle scene sono
entrate prepotentemente, quindi anche agli occhi dei minori, non protetti
dal bollino rosso che accompagna i
film sconsigliati per scena di violenza o di sesso. E certamente il segno,
sconfortante, lo hanno lasciato. Fatti
del genere non aiutano i giovani a
ritenere e a convincersi che la politica
sia fatta di confronto di idee e di dialettica di posizioni. E quei fatti non
aiutano nemmeno a ritenere che il
Parlamento, nella sua sacralità laica,
sia uno dei luoghi più importanti tra
le istituzioni attraverso cui si realizza
la volontà popolare.
Anche il segretario generale della
Cei, Monsignor Nunzio Galantino,
ha commentato quanto accaduto alla
Camera, sottolineando: “È chiaro che
quello che è successo è scandaloso. È
chiaro che quello che è successo è
mortificante per l’Italia e per tutti
quanti noi. Però, siccome non vogliamo farci prendere anche noi in quel
tipo di palude, vogliamo pensare,
amiamo pensare - e sono certo che
sia così - che c’è anche dell’altro”.
Anche noi sappiamo che in Parlamento e fuori c’è dell’altro. Positivo.
Ma i giovani lo sanno e, soprattutto,
ci credono?
TuttoscuolA n. 540
Giovani, tecnologia e mondo del lavoro
Al via il Progetto Eureka! Idee Digitali per la scuola
Sostenere la scuola fin dai primi passi del percorso educativo,
per rispondere ai bisogni in continua evoluzione di docenti, studenti
e famiglie: questo l’obiettivo del progetto nato dalla collaborazione
tra Giunti Scuola, Intel Italia e Microsoft Italia, sempre più impegnati
nella ricerca di soluzioni concrete per preparare i giovani al mercato
del lavoro.
Il progetto, basato sull’integrazione di contenuti didattici
e tecnologie innovative, mira a dotare oltre 12.000 scuole in Italia
di un kit di nuovi servizi e strumenti digitali in grado di fornire
un supporto concreto nel processo di trasformazione che riguarda
non solo la didattica, ma l’intera gestione e organizzazione
del mondo dell’istruzione e il rapporto tra scuola e famiglia.
Il progetto prevede la realizzazione e l’erogazione di pacchetti
dedicati alle scuole primarie e secondarie di I e II grado, ciascuno
dei quali affiancato da un’offerta specifica di prodotti hardware
e software che rispondono anche a esigenze legate all’orientamento
scolastico. Gli studenti avranno in dotazione tablet/notebook Acer
basati su architettura Intel, con preinstallati sia il pacchetto Microsoft
Office 365 sia la suite di programmi IES (Intel Education Software),
concepita in accordo con i più stringenti standard educativi.
A partire da febbraio gli Agenti Giunti Scuola visiteranno le scuole
d’Italia per presentare loro il progetto.
Per saperne di più: www.giuntiscuola.it/progetto-eureka/
Intel, Microsoft e Telecom Italia
insieme per la scuola digitale
I programmi del MIUR per modificare
gli ambienti di apprendimento attraverso
l’integrazione delle tecnologie nella didattica
quotidiana trovano una risposta concreta
nella collaborazione tra Intel, Microsoft
e Telecom Italia, da oggi insieme per il mercato
Education.
L’innovazione digitale rappresenta
per la scuola l’opportunità di superare
il concetto tradizionale di classe, di crescere
e migliorare i metodi di insegnamento
e di uniformarsi ai più elevati standard
qualitativi oggi richiesti per preparare
gli studenti al mercato del lavoro.
L’accordo tra le tre aziende leader di mercato
permette di rispondere a queste esigenze
e offrire a tutte le scuole italiane, ai docenti
e agli studenti la possibilità di dotarsi
dei più avanzati dispositivi 2 in 1 e tablet
basati su tecnologia di processore Intel di
ultima generazione, completi dei software
Microsoft Office Pro Plus 2013 e Microsoft
Office 365 in ambiente Window 8.1
Professional, a condizioni particolarmente
vantaggiose.
Telecom Italia affianca questa iniziativa
alla propria offerta per la Scuola Digitale,
realizzata in collaborazione con Olivetti,
che prevede soluzioni di connettività fissa,
mobile e Wi-Fi, piattaforme dedicate
alla didattica digitale e alla gestione
della scuola erogate in Cloud e tutti
gli strumenti abilitanti le aule 2.0, quali
le lavagne interattive multimediali, i tablet
e i laptop PC.
Per informazioni consultare il sito del MEPA
VISTO DALL’ESPERTO
di Benedetto Vertecchi
Autonomia, scrittura
e far di conto
L
ascia perplessi osservare
quanto sia scarsa l’attenzione che si rivolge alla
ricaduta degli investimenti in
campo educativo da parte di responsabili politici che, almeno
nominalmente, hanno fatto di
una cultura orientata nella direzione dello sviluppo economico
il loro criterio di riferimento.
Un osser vatore estraneo alla
realtà italiana che torni a visitare le nostre scuole a qualche
decennio di distanza si troverebbe di fronte a uno scenario
da dopoguerra. Dove c’erano
spazi specializzati, laboratori
per esperienze di chimica e fisica, collezioni naturalistiche,
biblioteche non di rado fornite
di consistenti dotazioni bibliografiche, si ritrovano, bene che
vada, alcune lavagne interattive
e un certo numero di computer. Non è infrequente che anche queste strumentazioni siano
impiegabili solo per parte delle
loro potenzialità per l’assenza,
quanto meno per l’insufficienza, delle connessioni di rete. Il
nostro osservatore non potrebbe
esimersi dal pensare che in Italia
vi sia stata una mutazione culturale catastrofica, per effetto
della quale si sia interrotto quel
progresso della conoscenza che
si era avviato con la rivoluzione scientifica intervenuta verso
22
la metà del millennio trascorso.
Né sarebbero sufficienti le dotazioni digitali a suggerire che
nell’educazione sia intervenuto
qualcosa di profondamente innovativo. Infatti, se un laboratorio
per dimostrazioni scientifiche
e una collezione naturalistica
rappresentano percettivamente
la sintesi di un lungo percorso
di accumulazione conoscitiva,
le dotazioni digitali, per i periodi sempre più ridotti che ne
caratterizzano l’uso, forniscono
un’idea opposta, quella di una
cultura precaria alla quale non
corrisponde la definizione di un
traguardo. È come se le scuole fossero state ricacciate in un
medievismo tecnologico, nel
quale non c’è bisogno di oggetti
intelligenti e validi per il lungo
periodo per il semplice fatto che
non c’è nulla da conoscere in
modo impegnativo.
Se poi dal piano culturale passiamo a quello dell’analisi degli
investimenti, il nostro visitatore sarebbe ancora più perplesso. Le dotazioni che sono state
smantellate potevano essere
usate da più generazioni di allievi. Le macchine elettriche, i
dispositivi ottici, ma anche una
banalissima storta o un becco
Bunsen, potevano servire per un
gran numero di dimostrazioni,
in congiunzione con la capacità
degli insegnanti, e in molti casi
con quella degli allievi, di compiere operazioni intelligenti di
manipolazione e di traduzione operativa del pensiero. Una
macchina da dimostrazione, una
volta acquisita, costituiva un
incremento stabile per il patrimonio della scuola, al quale nel
seguito si sarebbero potute aggiungere altre acquisizioni fino
a costituire, nel complesso, un
apparato di risorse sul quale la
didattica avrebbe potuto fare un
sicuro affidamento.
All’accumulazione in risorse f isiche si sarebbe qui ndi
aggiunta un’accumulazione di
tipo conoscitivo e sapienziale,
altrettanto importante anche se
meno facile da stimare in termini monetari. Lo stesso non
può certo dirsi per le dotazioni
tecnologiche: il loro valore d’inventario crolla immediatamente
dopo l’acquisizione e nel giro di
pochissimi anni si deve provvedere ad una dismissione non
di rado onerosa. Sarebbe poco
male, se almeno in un primo
tempo fosse possibile un uso
così intenso delle dotazioni da
far supporre un ammortamento decoroso degli investimenti
e un beneficio corrispondente
dal punto di vista della qualità
degli apprendimenti. La realtà
è del tutto diversa e si stanno
TuttoscuolA n. 540
VISTO DALL’ESPERTO
moltiplicando nella ricerca internazionale gli inviti alla cautela e alla rif lessione di fronte
a scelte che potrebbero risultare causa di ulteriore decadenza
per la qualità degli studi. Non
sarebbe il caso di incominciare
una riflessione in questo senso
anche in Italia, invece di accontentarsi di suggestioni di marketing, come quelle suggerite
dall’agenda digitale?
Mentre si discute di questioni
relative alle dotazioni strumentali delle scuole, si trascura di
porre attenzione a fenomeni che,
quanto meno, segnalano un mutamento delle condizioni educative denso di implicazioni sia
sul piano culturale, sia su quello
dello sviluppo fisico e psicologico degli allievi. È difficile non
accorgersi della difficoltà crescente che i bambini incontrano
nel coordinamento psicomotorio
che consente di tracciare lettere
e numeri. In molti casi li vediamo impugnare la penna come
fosse un bastone, tracciare segni
che rivelano con ogni evidenza
una scarsa consuetudine a dominare le convenzioni topologiche
alla base della scrittura di lettere
e cifre. Molti bambini (ma l’osservazione potrebbe essere estesa agli adolescenti e mi capita di
compierla anche all’università)
si mostrano incapaci di usare la
scrittura corsiva e si limitano ad
affiancare caratteri stampatelli.
Talvolta si osservano tentativi
di ricostituire la forma corsiva,
attraverso sequenze di caratteri
stampatelli tra i quali si stabilisce qualche forma di continuità.
È del tutto ottimistica l’interpretazione secondo la quale tali
difficoltà costituirebbero una
TuttoscuolA n. 540
conseguenza del tutto ovvia del
diffondersi di pratiche di scrittura attraverso mezzi digitali.
Nessuno dubita, infatti, che le
difficoltà nella scrittura manuale siano una conseguenza della
sua sostituzione con altre forme
di scrittura. Ma la questione è
più complessa e non può essere
lasciata sullo sfondo: da un punto di vista educativo non si tratta
semplicemente di sostituire un
modo di scrivere con un altro,
ma di accettare che soluzioni a
autonomia sempre più ridotta
si sostituiscano a soluzioni che
prevedono una dipendenza minima da dotazioni strumentali.
Leggiamo nel Vangelo che
Gesù un giorno scrisse sulla sabbia. Non usò né carta né penna,
ma trovò la soluzione che nella
condizione in cui si trovava era
sufficiente per comunicare il
messaggio. Si pensi all’opposto
quanto sia limitata l’autonomia
di chi per scrivere ha bisogno
di una mediazione tecnologica
complessa, sempre più lontana
dall’attività sia mentale sia fisica. Ed è una distanza che sta
crescendo, se si considera che
si stanno diffondendo soluzioni
per la comunicazione verbale
con il dispositivo digitale scrivente. Se anche la restituzione
del messaggio avverrà in forma
verbale, ci troveremo di fronte
alla probabile regressione, almeno nella parte della popolazione
con più debole dotazione culturale, della capacità di utilizzare
la lingua scritta. Voglio precisare che non sto evocando uno
scenario a soli fini dialettici,
per trarne argomenti di contrasto delle tendenze in atto. Anzi,
non voglio neanche esprimere
un giudizio. Ma credo che non
si possa evitare di chiedersi se la
diminuzione di autonomia alla
quale si è fatto riferimento sia
un risultato voluto, o un effetto
indesiderato. Se è voluto, dovrebbero essere rese esplicite le
ragioni della scelta. Ma se così
non fosse, se ci si trovasse di
fronte a una linea di cambiamento poco controllabile, sarebbe necessario spiegare in che
modo la perdita che si realizza
possa essere compensata.
Certo, non è una soluzione
quella che si sta diffondendo, e
che consiste, in corrispondenza
del presentarsi di difficoltà di
apprendimento, e in particolare
di apprendimenti di base (tali
sono la scrittura e il calcolo),
nel lamentare l’insorgenza e la
diffusione di nuove patologie
mentali. Si sente parlare sempre
più spesso di disgrafia (alterazione della capacità di scrivere)
e discalculia (l’alterazione riguarda la capacità di effettuare
calcoli). Invece di cercare nelle
pratiche educative, e in particolare in una revisione, anche
autocritica, delle scelte didattiche, la soluzione dei problemi,
si preferisce riversare la responsabilità dei risultati insoddisfacenti che gli allievi conseguono
sull’insorgenza di patologie che
si dovrebbero contrastare con
trattamenti a carattere terapeutico. È proprio ciò che si dovrebbe
evitare. Nell’educazione, come
in ogni altro campo di attività,
si può sbagliare. Ma l’errore più
grave consiste nel considerare
patologica la condizione di chi
non corrisponde alle intenzioni
sottostanti le scelte educative
effettuate.
23
Politica scolastica
Organizzato dall’USR per illustrare il nuovo programma di cooperazione
europeo per l’istruzione, l’università, la formazione, la gioventù e lo sport
A Loreto l’Infoday Marche Erasmus +
S
i è svolt a i l 12 febbr aio
scorso al Palacongressi di
Loreto la prima conferenza
di servizio regionale sul nuovo
programma di cooperazione europea “Erasmus + (2014-2020)”,
che d all’i nizio di quest’an no
raggruppa in un unico contenitore i programmi prima separati per i settori dell’istruzione,
dell’università, della formazione e della gioventù con l’aggiunta della nuova competenza in
di Gianna Prapotnich
materia di sport.
L’i n i z i a t iva p e r fe t t a m e nt e
riuscita e di alto raccordo interistituzionale è stata organizzata con l’Istituto Comprensivo
“G.Mazzini” di Castelf idardo
(scuola polo regionale della Formazione Erasmus+) della dirigente scolastica Eugenia Tiseni
e del DSGA Antonino Interlandi
in collaborazione con l’IIS “Einstein Nebbia” di Loreto. Ad aprire l’intenso pomeriggio è stato il
coro dei bambini già coinvolti
nel Progetto ministeriale “Musica 2020” e magistralmente guidato dall’insegnante Antonella
Magnaterra: la musica ha il potere di “fermare il tempo” (come
scrisse Daniel Baremboim), non
vi è modo migliore delle voci
bianche per predisporre gli animi all’ascolto.
“Sono orgogliosa di questa iniziativa”
di Annamaria Nardiello*
C
onfesso sono orgogliosa di questa iniziativa anche
perché siamo la prima regione, che, nell’ambito
del piano nazionale di formazione del Ministero
“Erasmus+ 2014/2020”, prosegue con indicazioni nuove
in una attività di cooperazione europea, che da tanti
anni ci vede impegnati ed attivi per attrarre, a beneficio della scuola e dei nostri giovani, risorse economiche
comunitarie, ma anche e soprattutto per creare uno spirito di cittadinanza europea tra le giovani generazioni.
Abbiamo nella regione Marche una storia, che parte
dal 2004 con la Direttiva del Ministro Moratti “L’Europa dell’Istruzione. Sviluppo e promozione della dimensione europea dell’educazione”. Da quel momento tante
sono state le iniziative e le azioni, che sono diventate
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particolarmente
significative,
sia quantitativamente che qualitativamente, negli ultimi anni
con eventi anche importanti, nazionali ed interregionali. Nel 2011
abbiamo anche sottoscritto un
Accordo di Programma su Esperienze e speranze della regione Euro – Adriatico Mediterranea // Scuola e territorio per comunità inclusive”
per la gestione di un Piano di Azioni per la promozione
di scambi culturali e gemellaggi fra scuole.
Abbiamo organizzato e partecipato ai Forum Internazionali Per i Giovani, di cui uno svoltosi nella nostra
regione, nella città di Ancona, e tante altre iniziative
con patner importanti del territorio, primo tra tutti la
Regione Marche, che vede l’assessorato all’istruzione
TuttoscuolA n. 540
Politica scolastica
Il Seminario di studi è stato
rivolto a tutti i dirigenti scolastici, ai DSGA e ai docenti referenti della dimensione europea
dell’istruzione e delle tecnologie, delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado della
regione Marche. L’evento rientra
nel più ampio programma territoriale regionale formulato a sostegno del Piano di formazione
nazionale ministeriale “Erasmus
+”, che comporta da un lato una
formazione a distanza, con l’uso
di materiale “online” messo a
disposizione dalla Direzione generale Affari internazionali del
Ministero dell’Istruzione e dalle Agenzie nazionali INDIREER ASMUS+ Firenze e ISFOL
Roma, e dall’altro l’attuazione
di iniziative in presenza, dislocate sul territorio regionale (e
dunque a livello delle 5 province marchigiane presso scuole
– presidio dell’internazionalizzazione) per garantire la massi ma capi l la r i z z a z ione del le
sempre presente e attento alle iniziative della scuola.
Il senso di questo breve racconto, è di rappresentare
come la regione Marche è da tempo sensibile alle tematiche europee, di parlare invece di ciò che vogliamo
mettere in campo per aiutare la scuola in quella opera
di internazionalizzazione ormai necessaria, che se ci
ha visto attivi nel passato con singole esperienze, deve
da oggi vederci attivi in un discorso di sistema della
scuola marchigiana.
Agiamo per dare sostegno all’attuazione del piano nazionale sul nuovo programma comunitario ”Erasmus
+” che a partire dal 2014 raggrupperà in un unico contenitore i programmi per l’istruzione, compresa l’università, la formazione, la gioventù e lo sport. Un ambito
quindi che stimola la scuola ad agire nella nuova ottica
di far rete con i contesti dell’apprendimento non formale, che, sappiamo tutti, molto spesso si rivela fondamentale nella formazione globale dei giovani.
Da un lato avremo una formazione a distanza con l’uso
TuttoscuolA n. 540
informazioni e anche coordinate
dalle 11 scuole polo “Erasmus +
Marche”.
Il nuovo programma integrato
Erasmus+ il cui slogan è “Cambiare vita e aprire la mente”
come si sa, avrà come focus la
mobilità, la cooperazione e le
politiche per riformare. Saranno
f inanziate opportunità di studio, formazione, insegnamento
e volontar iato inter nazionali.
Destinatari principali saranno
studenti universitari, delle scuole professionali, formatori, insegnanti, tirocinanti e giovani
lavoratori.
Ulteriore novità, l’istituzione
del “Loan Guarantee Facility”,
un sorta di prestito d’onore per
laureati in mobilità.
Erasmus+ viene avviato in un
momento in cui nell’UE quasi 6
milioni di giovani sono disoccupati, con livelli che in taluni
paesi superano il 50%. Nello
stesso tempo si registrano oltre 2 milioni di posti di lavoro
vacanti e un terzo dei datori di
lavoro segnala difficoltà ad assumere personale con le qualifiche richieste.
Ciò dimostra il sussistere di
di materiale “on line” messo a disposizione dal Ministero e dalle Agenzie Nazionali, e dall’altro iniziative
in presenza. La conferenza di servizio è una prima occasione, se vogliamo, di formazione in presenza allargata, nella quale vediamo la partecipazione condivisa
di tutte le Istituzioni coinvolte e quindi una occasione
particolarmente importante di coinvolgimento, di sensibilizzazione e di sollecitazione per le nuove progettazioni “Erasmus+”.
L’obiettivo più importante cui vogliamo ambire, è quello
di realizzare una capillarizzazione delle informazioni
sul territorio, ma anche punti di ascolto stabili e diffusi
e questo è forse il vero valore aggiunto al nostro lavoro. Scuole polo, in tutti gli ambiti provinciali, che per
la loro pregressa esperienza, possano costituire punti
di riferimento, di aiuto per altre scuole che si avviano
per la prima volta sulla strada di questa progettazione
europea.
Le scuole polo cercheranno di innescare quel
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Politica scolastica
trasferimento a cascata, di sollecitazione e coinvolgimento, attraverso la formazione, ma anche attraverso la circolarità delle informazioni, la pubblicazione
dei materiali sui propri siti, attraverso i contatti con
le varie realtà territoriali, l’organizzazione di meeting, la costituzione di reti di scuole, perché è fondamentale lavorare insieme per crescere e cambiare,
insieme si cambia più facilmente, e magari la creazione di uno spazio in cui interagire con proposte,
idee, richieste di chiarimenti o di aiuti organizzativi.
Uno spazio sarà dato anche al programma Etwinning, perché anche le tecnologie aiutano a fare sistema, a rendere capillare la formazione e la
rete europea della scuola, che abbiamo in animo di
impor tanti def icit di compe tenze in Europa. Erasmus+
af f ronterà quest i def icit fornendo opportunità di studio,
di formazione o di esperienze
lavorat ive o di volontar iato
all’estero.
6 sono le pr ior ità per gl i
Stati Membri, qui di seguito
elencate:
- P r o m u o v e r e l’e c c e l l e n z a
nell’Istruzione e formazione
professionale
- Migliorare le performance di
studenti a rischio di abbandono scolastico e con basse
qualifiche di base
- R a f fo r z a r e l e c o m p e t e n z e
trasversali per l’occupabilità
(spirito di iniziativa, competenze digitali e linguistiche)
- Ridurre il numero di adulti
con basse qualifiche
- Sfruttare appieno le ICT, ampliare l’accesso e uso di risorse educative aperte in tutto il
percorso dell’istruzione.
- Raf fo r za re i l p rof i lo p ro fessionale di tutti i ruoli di
insegnamento
Per il f ut u ro prog ram ma di
coopera zione i ng red ient i d i
successo progettuale saranno la
ricerca di partnership tra pubblico e privato, la creazione di
sinergie tra scuole, mondo universitario e imprese.
Si prevede infine che oltre 4
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costruire. E’ un obiettivo ambizioso, ma che possiamo
e dobbiamo raggiungere, perché può offrire grandi
opportunità ai nostri studenti, attraverso un incremento di risorse anche finanziarie, che la scuola può
loro destinare. Può offrire ai giovani studenti opportunità diverse, al fine di aiutarli ad acquisire e rafforzare le proprie competenze, arricchire il loro bagaglio
di studi con esperienze in realtà culturali, sociali,
produttive e professionali diverse, in direzione anche
delle prospettive di lavoro futuro. Si possono quindi
aprire opportunità veramente importanti, amplificando, di conseguenza, l’efficacia della formazione.
*Direttore Generale vicario Ufficio Scolastico regionale delle
Marche
milioni di persone potranno beneficiare di finanziamenti europei per cogliere le opportunità
di studio e formazione all’estero
tra il 2014 ed il 2020, raddoppia ndo qu asi il volu me delle
persone che al momento hanno
usufruito di tali opportunità.
Al seminario di Loreto, “Città
della pace”, su invito del Direttore regionale dell’USR per
le M a r che , A n n a m a r i a Na rdiello – primo USR in Italia e
du nque “apr ipist a” di quest a
formazione nazionale - hanno
preso parte più di 600 partecipanti e sono intervenuti esperti delle Agen zie nazionali
ER ASMUS + INDIRE (Angela Miniati e Silvia Ret tor i) e
ISFOL (Cr istina Persechino),
il titolare della Cattedra Jean
Mon net pre sso l’Eu rop e D irect Marche - Università degli
studi di Urbino Prof. Marcello
Pierini, la Dirigente Graziella
Ci r illi dell’Assessorato all’Ist r uzione e For mazione della
Regione Marche, l’Amministrazione comunale nella persona
del l’A sse ssore al l’ist r u z ione
Franca Manzotti e le referenti
per l’“Erasmus +” (Gianna Prapotnich) e l’“e-Twinning” (Antonella Giannuzzi) dell’Ufficio
scolastico regionale per le Marche. Per poter agevolare le scuole e il personale impossibilitato
a prendere pa r te ai lavor i i n
tempo di scrutini, l’intera Conferenza di servizio è stata ripresa da una Emittente televisiva
– E’tv Marche che collocherà
integralmente due repliche sul
digitale e successivamente on
line sul sito (www.etvmarche.
it). Per ogni dettagliata informazione è possibile consultare
il sito: http://www.erasmusplus.
it/ e collegarsi alla pagina Facebook (https://www.facebook.
com/ErasmusPlusIta?fref=ts).
*referente “Erasmus+ Marche”
TuttoscuolA n. 540
Politica scolastica
Pari Opportunità nei libri di Testo
Il codice Polite
L’
opportuno richiamo cont e nut o n el l’a r t . 16 d el
Decreto Car rozza, “l’istr uzione ripar te”, che raccomanda una specifica attenzione,
nella formazione e nell’aggiornamento dei docenti, “all’educazione all’affettività, al rispetto delle
diversità e delle pari opportunità
di genere e al superamento degli stereotipi di genere” ha avuto
il merito di fare riemergere la
questione delle diversità di sesso
in una scuola in cui la presenza
maschile e femminile è ormai
del tutto paritetica sul piano numerico e dei risultati, ma in cui
tuttavia l’attenzione non sempre
è sufficientemente rivolta alle diverse sensibilità e aspettative di
alunne ed alunni che attraverso
l’istruzione costruiscono comunque la loro identità personale e
maturano progressivamente le
loro scelte di vita e lavoro.
Il tema non è nuovo, ma ha
avuto negli anni un andamento
per così dire carsico, nel senso
che si sono alternati, nella società e nella scuola, periodi di
at ten zione e di disat ten zione
alle differen ze di genere che
l’istruzione non dovrebbe cancellare o annullare, in nome
di una presunta asessual it à del sape re e
della cultura, ma
TuttoscuolA n. 540
di Ethel Serravalle
semmai valorizzare perché ciascun soggetto sia in grado di
dare il meglio di sé, senza condizionamenti, senza autolimitazioni rispetto alle proprie scelte
e senza sensi di colpa generati
da modelli culturali imposti. Il
sapere in effetti deve liberare
energie, non snaturarne le diverse potenzialità. E questo criterio deve valere sia nel dialogo
didattico tra docenti e discenti
che si svolge a scuola, sia nello
studio individuale e domestico
che consolida gli apprendimenti
e li rende patrimonio personale
ai fini della preparazione al mestiere di vivere: come persone
libere e responsabili, come cittadini, e come persone in grado di
svolgere un’attività retribuita. La
rinnovata attenzione all’identità
di genere nei processi educativi e
di istruzione, motivata anche da
sbandamenti, esclusioni, violenze, sofferenze, solitudini che la
cronaca ci propone anche troppo
spesso, se da un lato riguarda gli
insegnanti che interagiscono
quot idia-
namente proponendo contenuti
“disciplinari” funzionali all’acquisizione di competenze, che
si spera includano sempre quella fondamentale di saper vivere
restando fedeli a se stessi, non
può sfuggire agli autori dei libri di testo, sui quali si svolge
lo studio individuale, secondo i
ritmi, le peculiarità di metodo e
gli interessi di ciascun discente.
E sotto questo profilo non c’è poi
troppa differenza se lo studio individuale si sviluppa su un testo
cartaceo o digitale, integrativo,
interattivo o quant’altro.
Un analogo problema si pose,
e non solo a livello italiano, a seguito della Conferenza Mondiale
di Pechino del 1995, quando si
evidenziò l’esigenza di incentivare ovunque una più incisiva
e diffusa presenza culturale e
politica delle donne nei luoghi
decisionali, anche attraverso il
ripensamento della formazione
scolastica in funzione di una più
ampia ed efficace inclusione delle donne nei processi formativi.
Nei Paesi in cui la scolarizzazione femminile era già in atto
da tempo, l’attenzione venne
rivolta anche nella
d i rez ione dei
testi scolastici,
che si r ivelavano in t roppi
27
Politica scolastica
“La scuola,
istruzione per l’uso.
Manuale operativo
di legislazione
scolastica”
All’Avvocatura dello Stato,
via dei Portoghesi, Roma il
28 febbraio 2014 è stato presentato il libro “La scuola,
istruzione per l’uso. Manuale
operativo di legislazione scolastica”, edito dalla Casa Editrice
“Le Monnier”.L’opera, ripercorrendo in modo originale le complesse evoluzioni ordinamentali
del sistema scolastico italiano,
fino alle recentissime riforme
introdotte dal decreto legge
104/2013, si presenta nel panorama editoriale di settore come
una assoluta novità. Il rigore
della ricostruzione normativa,
ancorata sempre ai principi
costituzionali e comunitari, si
coniuga perfettamente con il
taglio estremamente pratico
dell’esposizione; l’analisi retrospettiva è saggiamente utilizzata per spiegare le ragioni ultime
dei processi evolutivi, senza mai
trascurare di offrire al lettore
anche una visione prospettica
degli istituti coinvolti. Tutti i
grandi temi della scuola, già
oggetto di vivaci e stimolanti dibattiti, sono presentati sempre
nella loro essenzialità e i nodi
critici trattati con un approccio
metodologico
assolutamente
neutrale per lasciare al lettore
la libertà di farsi una propria
opinione senza essere influenzato dal punto di vista degli autori. Di rilevante utilità pratica
sono i capitoli dedicati ai processi gestionali, amministrativi e contabili delle istituzioni
scolastiche, all’approfondimento degli istituti contrattuali
relativi alle diverse figure professionali che operano nel settore dell’istruzione ed, infine, al
quadro generale delle relazioni
sindacali del relativo comparto.
Se l’intento dichiarato dagli autori, come si evince dallo stesso
titolo del libro, era quello di conferire all’opera il tratto di vero
e proprio manuale operativo
sull’istruzione, la sua completezza tematica, proposta con le
caratteristiche sopra descritte,
consente di affermare che questo ambizioso obiettivo sia stato
raggiunto
28
casi, e non solo nei paesi più arretrati, di impostazione sovente
androgina o asessuale: apparentemente neutrali, in sostanza, rispetto alle differenze di genere,
che è come dire indifferenti o
addirittura negazionisti rispetto
a trasformazioni sociali ed economiche in cui le donne erano
sempre più presenti, senza veder
perciò riconosciute e valorizzate
le loro peculiarità, culturali ed
operative, ed in cui i maschi entravano anch’essi comprensibilmente, sia pure con connotazioni
diverse e a diversi livelli di sofferenza, in crisi d’identità.
In quella circostanza la Comunità Europea, forse un po’ più attenta di oggi a problemi che non
fossero di moneta o di crisi occupazionale, lanciò il bando per un
progetto che studiasse e facesse
proposte sull’opportunità di una
più meditata attenzione dei libri
di testo anche sul versante dell’educazione all’identità di genere.
L’Italia si distinse allora a livello
europeo, grazie ad una ricerca
promossa e sviluppata congiuntamente dalla Presiden za del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità,
dagli editori scolastici dell’AIE;
dal CISEM; da Poliedra progetti integrati; dalla Federacion de
Gremios de Editores de Espana;
dalla Comissao para a Igualdade
e para os direitors das mulheres del Portogallo; da Emakunde,
Istituto Vasco de la mujer.
Il contributo specifico dell’AIE, che valse al progetto italiano
un riconoscimento ufficiale, sia
a livello europeo, sia con l’attribuzione del Premio “Donna del
Mediterraneo”, fu realizzato attraverso una serie di analisi delle
discipline presenti in tutti i piani
di studio dei sistemi scolastici
europei, volte ad individuare
quali problemi specifici dovessero essere oggetto di attenzione
da parte degli autori dei testi, per
evitare che, attraverso la trasmissione acritica ed implicitamente androcentrica dei contenuti
del sapere, si perpetuassero gli
stereotipi sessisti, più o meno
presenti in ciascun campo della
conoscenza e si vanificasse l’impegno ad una più diffusa, consapevole e responsabile presenza
delle donne nei luoghi decisionali, valorizzandone le specifiche
differenti potenzialità.
TuttoscuolA n. 540
Politica scolastica
Gli editori dell’AIE, e non solo
quelli scolastici, non avevano in
animo di proporre un “codice”
che imponesse dall’esterno ed in
termini burocratici, norme rigide
o attenzioni vincolanti rispetto al
sapere e al comunicare, che sono
ambiti sicuramente contraddistinti dal rigore metodologico,
ma non perciò soggetti all’osser vanza di rigide prescrizioni, calate dall’alto o comunque
banalmente ripetitive. Si arrivò
così alla scelta di un Codice di
autoregolamentazione, che fosse scritto e votato dagli editori
aderenti all’AIE, con il quale gli
editori si impegnavano a consegnare ai loro autori, all’atto
della firma del contratto, copia
dei due volumetti in cui erano
contenute le rif lessioni sviluppate dalle cultrici, ed anche da
qualche cultore, a cui era stato
chiesto di scrivere una loro riflessione sulla disciplina di loro
competenza, con occhio attento
all’immagine di maschi e femmine che ne veniva fuori. Immagini
sicuramente problematiche sia
sul versante maschile sia su quello femminile, perché l’attenzione
alle diversità ed il loro “rispetto”
TuttoscuolA n. 540
non è mai di per sé un’operazione
pacifica, a maggior ragione se
non si pone come scopo l’omologazione di tutti ad un modello terzo precostituito, depurato
delle specificità che connotano
le differenti identità. Sarebbe
stato poi compito degli autori
tener conto di quella lettura nella
elaborazione della loro proposta
di testo scolastico. In modo libero e creativo, ma non perciò
indifferente.
Spero che il richiamo inatteso,
ma molto apprezzato, al codice
POLITE che, ribadisco, ha rappresentato a suo tempo (e precisamente nel 2001) un impegno di
autoregolamentazione degli editori dell’AIE, riapra la questione,
che oggi per altro si presenta in
termini diversi, ma non perciò
meno gravi. E spero anche che
si aprano e consolidino forme
di collaborazione e rif lessione
comune, e non di imposizione,
tra gli insegnanti, le famiglie,
l’editoria scolastica in vista delle attività di aggiornamento che
potranno essere promosse: infine tutto ciò che a partire dal
2001 non è stato fatto perché il
Governo che aveva sostenuto e
condiviso le scelte di fondo di
POLITE e che si accingeva ad
avviare la formazione degli insegnanti sull’argomento, a seguito
dei risultati della consultazione elettorale lasciò il posto ad
un governo diverso, che aveva
altre priorità. Sommessamente
aggiungerei che la diffusione del
digitale comporta anch’essa una
seria rif lessione sull’impatto, in
termini di comportamenti culturali e comunicativi, delle giovani generazioni. Il mondo da
allora è in parte cambiato, ma è
anche vero che sempre più persone, e docenti (maschi e femmine) sono attenti anche al fatto
che i loro destinatari non sono
persone tutte uguali, solo testa
e niente altro di differenziato,
ma quanto meno maschi e femmine e non solo. L’esperienza di
POLITE non è riproponibile sic
et simpliciter, ma può costituire
una guida utile, se la sinergia tra
lavoro scolastico e studio individuale, inevitabilmente svolto sui
libri, come anch’essi evolveranno, tornerà ad essere un punto
di forza della formazione e non
uno spreco di risorse pecuniarie,
pubbliche e private.
29
Politica scolastica
Successo formativo e occupabilitá
N
ORIENTARE SUBITO
PER ORIENTARE BENE
el nostro Paese in crisi diffusa sono più di due milioni
i NEET tra i 15 e i 29 anni, cioè i giovani Not in Education, Employment or Training.
Non studiano, non lavorano, non
fanno formazione o apprendistato. E al contempo sono oltre
cinquantamila i profili professionali ricercati dal mondo produttivo e indisponibili nell’offerta.
Una contraddizione drammatica, dai costi sociali ed economici
elevatissimi, sintomo che negli
ingranaggi del dialogo scuola-lavoro-società qualcosa oggettivamente non funziona o comunque
non come dovrebbe.
Parte da questa consapevolezza
il progetto “OLTRELAMEDIA”,
sviluppato dall’Istituto Comprensivo “Salvo D’Acquisto” di San
Salvo (CH) e patrocinato anche
di Anna Paola Sabatini*
dalla Confindustria regionale. E
dalla volontà di orientare al meglio famiglie e alunni in uscita
dalla scuola secondaria di primo
grado che compiono insieme la
prima vera scelta importante per
la vita professionale degli studenti. Il progetto mira a sostenere gli
studenti nella maturazione di una
visuale ampliata sul mondo reale
fuori dai contorni ristretti in cui
troppo spesso vivono l’esperienza
scolastica e ad aiutare i ragazzi a
vivere questo percorso con consapevolezza adeguata, considerati
anche gli elevati tassi di studenti a
“rischio abbandono” soprattutto,
proprio, in prima superiore. La
ricetta: una miscela ben equilibrata di incontri per le famiglie e
per gli alunni innanzitutto con se
stessi e con le proprie peculiarità
da avere ben chiare in premessa,
per poi volgere verso l’esterno attraverso la scoperta e il dialogo
con l’offerta formativa del territorio, con rappresentanti prestigiosi
del mondo produttivo, con le realtà aziendali più significative del
territorio di riferimento.
ORIENTARE… LA PAROLA
AGLI STUDENTI
Primo tassello: incontri con
l’offerta formativa secondaria
territoriale allargata comprendente su pari piano sia il canale
dell’istruzione tradizionale, sia
quello alternativo della formazione professionale regionale o
dell’apprendistato. Visite presso
gli istituti scolastici, partecipazione alle attività didattiche e
Le Fondazioni ITS e
l’innovazione scolastica
di Giovanni Orecchioni*
S
entiamo sempre parlare di crisi della scuola italiana, per i risultati mediamente poco brillanti
degli studenti nelle comparazioni internazionali,
per i continui tagli alle scuole, per gli edifici scolastici spesso insicuri, perché vecchi o resi tali dalla
mancata manutenzione ordinaria, per la disaffezione
dei giovani alla frequenza e allo studio o per il perdurare, soprattutto in alcune aree del nostro Paese,
del grave fenomeno della dispersione scolastica.
Senza parlare della cosiddetta razionalizzazione,
30
che cambia di continuo gli assetti organizzativi delle
scuole e provoca, a fronte di risparmi assai limitati,
non pochi problemi di gestione delle comunità scolastiche coinvolte. Accanto a questi problemi, su cui
giustamente si sofferma gran parte dell’attenzione
politica e sindacale, oltre che dei mezzi di informazione, è bene sapere che nella scuola italiana pure
qualcosa si muove, di nuovo e di creativo, attraverso
iniziative di forte contenuto innovativo. Una spinta
in tale direzione proviene dall’azione delle Fondazioni ITS, attivate in Italia solo qualche anno fa.
Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) rappresentano
TuttoscuolA n. 540
Politica scolastica
Un progetto di orientamento al dopo terza media
realizzato dall’IC Salvo D’Acquisto di San Salvo
(CH) e sostenuto da Confindustria. Lo racconta la
35enne dirigente scolastico, una delle più giovani
d’Italia
incontri in sede presso la scuola
di appartenenza con docenti e,
soprattutto, con coetanei da poco
transitati presso il segmento di
istruzione superiore, vissuti come
testimonial d’eccezione capaci di
veicolare esperienze, emozioni e
considerazioni con lo stesso “linguaggio” degli studenti in uscita
dalla scuola media e alle prese
con la “fatidica” scelta.
STUDENTI IN AZIENDA
La ds Anna Paola Sabatini e l’ex sottosegretario all’istruzione Gianluca
Galletti, ministro dell’Ambiente nel governo Renzi.
senz’altro uno dei pochi elementi di reale novità
che si sono venuti a creare nell’ambito del sistema
di istruzione del nostro Paese. Da qualche anno,
infatti, gli studenti diplomati dalla scuola secondaria
superiore hanno di fronte a loro una nuova possibilità
di scelta: continuare gli studi a livello accademico,
cercare un posto di lavoro, oppure iscriversi a uno
dei circa 60 ITS attivati in Italia. Con essi si è voluto
costruire, analogamente a quanto avviene in altri Paesi del mondo, un ponte tra il settore dell’istruzione
e quello del mondo produttivo, cercando di ridurre il
gap esistente e di delineare un modello virtuoso in
grado di formare tecnici con un alto profilo di competenze, in grado di inserirsi con maggiore facilità
nelle aziende alle quali i corsi ITS afferiscono. Ciò a
beneficio degli studenti, ma anche delle imprese che,
come parte integrante delle Fondazioni ITS, hanno
l’opportunità di formare il nuovo personale tecnico attraverso docenze e piani di studi concordati,
TuttoscuolA n. 540
Passaggio chiave: i ragazzi entrano nel vivo delle realtà produttive più significative del territorio
a contatto con l’esperienza diretta
dei lavoratori e della vita di diverse attività aziendali e in ascolto di prospettive, attese e consigli
illustrati dalle figure dirigenziali
delle realtà visitate. Al centro delle attenzioni la capacità di imparare ad imparare, la f lessibilità,
l’elevata competenza tecnica, il
saper lavorare in team, l’essere
in grado di comunicare in più
lingue straniere e non da ultimo
il possesso di un forte bagaglio
valoriale.
Obiettivo finale: conoscere il
mondo del lavoro nella realtà effettiva e prefigurarsi un quadro di
che prevedono lunghi periodi di stage aziendali. Si
tratta di un percorso formativo inedito, dinamico,
che offre nuove opportunità ai giovani e che potrebbe costituire al tempo stesso un sostegno allo
sviluppo e alla competitività delle nostre imprese
che esprimono il meglio del Made in Italy. Quel che
sta emergendo, però, è che gli ITS hanno nel loro
DNA costitutivo una mission ancora più ampia, che
contiene uno straordinario potenziale di innovazione
della scuola e della società. Infatti, negli statuti delle
Fondazioni ITS è espressamente indicato che esse
debbano perseguire la finalità di diffondere la cultura tecnica e scientifica, non soltanto attraverso i loro
corsi, ma anche attraverso attività di studio, ricerca e
progettazione, nonché l’organizzazione di convegni,
seminari, mostre o altro. E’ da questa consapevolezza che la Fondazione di Partecipazione Istituto
Tecnico Superiore Nuove Tecnologie per il Made in
Italy Sistema Meccanica di Lanciano (CH) ha messo
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Politica scolastica
riferimento seppur generale dell’obiettivo concreto verso cui volge
ogni percorso formativo.
Scopo: mettere in grado gli studenti di rendere la propria scelta
scolastica efficace e, quindi, utilizzabile sviluppandola in ordine
alle proprie caratteristiche, ma, nel
contempo, declinando queste sulle
concrete aspettative ed esigenze
di quello che sarà il reale ultimo
utilizzatore del “prodotto” finito.
Consapevolezza guida per gli
studenti e le famiglie: tener presente che se la scelta compiuta in
uscita dalla scuola secondaria di
primo grado rimarrà sempre e comunque una “prima” scelta e per
questo rivedibile e riorientabile
successivamente in itinere, la stessa rappresenta senza dubbio un
elemento di forte condizionamento sul percorso futuro e per questo,
se individuata positivamente, crea
le condizioni adeguate per conquistare quel successo formativo
a sua volta premessa della tanto
acclamata occupabilità.
“DALLA SCUOLA DEVE
RIPARTIRE LA RIPRESA”
Il progetto è stato presentato ad
importanti personalità. Ed è stato
apprezzato: “questa dell’incontro
scuola lavoro anche ai fini orientativi e già a partire dalla scuola
media è la direzione giusta verso
cui andare”. Così il Sottosegretario alla Pubblica Istruzione Gianluca Galletti intervenuto in uno
degli incontri diretti a studenti e
famiglie. Il Sottosegretario - divenuto poi ministro dell’Ambiente
nel governo in carica - si è ricollegato al Decreto “La scuola riparte”, in cui grande rilevanza è data
in piedi un programma sperimentale di interventi
innovativi nelle scuole superiori che favoriscono
il raccordo con il territorio, il potenziamento delle
competenze tecniche e di base degli studenti, nell’ottica di promuovere una maggiore integrazione tra il
sistema dell’istruzione e quello delle imprese. Tra le
azioni più interessanti e innovative, che possono dare l’idea dei cambiamenti in atto, sono da segnalare
soprattutto tre progetti: ILearnEnglish student card,
ICT4JOB, Teachers in Factory. Grazie al progetto
ILearnEnglish gli studenti delle classi III di tre istituti tecnici e professionali della provincia di Chieti
stanno seguendo un nuovo percorso di apprendimento della lingua inglese. Le classi vengono suddivise
in piccoli gruppi omogenei e affidate a docenti madrelingua per l’approfondimento della comunicazione linguistica, mentre contemporaneamente i gruppi
di livello meno elevato fanno attività di recupero e
consolidamento con il docente curricolare. Inoltre,
tutti gli studenti, a prescindere dai livelli, hanno la
possibilità di studiare l’inglese tramite una piattaforma digitale fatta di video, giochi, esercizi, con
la quale dialogano secondo i diversi tempi e livelli
di apprendimento, acquisendo punteggi e gratificazioni personali, attraverso un continuo feedback,
che costituisce per loro un efficace meccanismo di
autovalutazione. Come si può intuire, si tratta di una
radicale trasformazione della pratica di insegnamento-apprendimento in uso nelle scuole italiane. La
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proprio ai temi dell’orientamento,
e ha sottolineato al contempo come grandi aspettative per la ripresa del Paese ci siano proprio nei
confronti del mondo della scuola
e degli studenti. Solo puntando
seriamente su giovani capaci di
impegnarsi nella conquista di conoscenze e competenze attraverso
gli investimenti in formazione sarà possibile proprio per il tramite
di queste ultime rilanciare in competitività l’Italia. “Non smettete
mai di credere nei vostri sogni”,
il messaggio rivolto direttamente
agli studenti impegnati a disegnare il proprio percorso formativo e
a scommetterci su con consapevolezza e tenacia.
“IMPEGNATEVI
CON SERIETÀ”
L a vo ce v iva e aut or evole
lezione frontale è sostituita da percorsi individualizzati e interattivi, opportunamente certificati, che
privilegiano l’ascolto e l’acquisizione del lessico, in
un contesto ludico che favorisce l’apprendimento.
L’esperienza ci insegna che in Italia l’inglese non si
impara a scuola e tutti ci meravigliamo che all’estero
le cose vanno diversamente. Non è forse ora di provare a cambiare? Il progetto ICT4JOB ha l’obiettivo
di portare nelle scuole l’insegnamento delle nuove
tecnologie informatiche a uno stadio più avanzato
e spendibile sul lavoro rispetto alle certificazioni
ECDL, che dovrebbero essere acquisite già nei primi
anni di studi della scuola secondaria. Per sperimentare questo progetto di innovazione digitale, che vede
TuttoscuolA n. 540
Politica scolastica
del mondo del lavoro: il progetto è piaciuto anche al mondo dell’industria. “Impegnatevi
con grande serietà sin da subito, investite su voi stessi e datevi degli obiettivi, fate le vostre
scelte con tranquillità e riflettete
sulle vostre caratteristiche ma
non seguite solo le passioni cercando anche attraverso questi
percorsi di sposarle con ciò che
realmente si aspettano le realtà
occupazionali”, l’invito rivolto
dal Presidente di Federchimica/
Confindustria Cesare Puccioni
in un dialogo aperto e vivace con
gli studenti. Al centro il rilancio
del valore e della necessità del
dialogo costante scuola-lavoro
e la sottolineatura dell’opportunità di avvicinare i ragazzi alle
realtà produttive già da età fino ad ora poco considerate per
creare consapevolezza e far maturare competenze. La riflessione: quando i ragazzi che oggi
scelgono il percorso secondario
superiore saranno pronti per le
sfide lavorative, le richieste del
mondo produttivo potranno essere anche parzialmente diverse
da quelle che oggi appaiono più
urgenti ma i trend sulle priorità
almeno in termini di competenze
sono quelli di oggi proiettabili su
un medio lungo termine.
I PROTAGONISTI
E LA “SCELTA”
28 febbraio: si chiudono le
iscrizioni, gli st udenti han no
scelto. Il percorso svolto? Gli
incontri con le scuole superiori, i focus tematici, i convegni
a scuola insieme alle famiglie
ospitando relatori autorevoli, le
il plauso delle imprese e del MIUR, sono stati già
formati 15 docenti dall’AICA (Associazione italiana
per l’informatica e il calcolo). Questi potranno iniziare a formare gli studenti dell’istruzione tecnica,
e non solo, per raggiungere un livello di competenze
più adeguato all’evoluzione dei modelli di utilizzo
dell’informatica nei processi lavorativi e di contesto.
Tutto ciò nella convinzione, recentemente espressa
da Obama in una lettera inviata agli studenti statunitensi, che gran parte dello sviluppo dei prossimi
anni dipenderà dalla capacità di gestire il mondo
dell’innovazione digitale. E allora perché non provarci anche da noi?
Se è vero che le precedenti iniziative di innovazione
TuttoscuolA n. 540
visite in azienda, il dialogo con
gli imprenditori, i momenti di
riflessione con i docenti…. Tutto
si è concluso e i nostri ragazzi
hanno compiuto le loro scelte.
L’auspicio, raccogliendo anche
quelle che sono emerse come
le loro emozioni e sensazioni,
è quello di averli accompagnati
verso questo “primo traguardo”
non solo con qualche informazione in più, ma con molta più
consapevolezza. L’augurio non
concentrato solo sul singolo e
sulla realizzazione individuale,
ma di speranza per tutti: l’Italia
è un Paese in cui credere, ha solo
bisogno di giovani entusiasti che
vogliano e abbiano le capacità e
le competenze per risollevarne
le sorti.
*Dirigente Scolastico, Istituto Comprensivo “Salvo D’Acquisto” - San Salvo (CH)
mirano a migliorare attività scolastiche già in uso,
come l’insegnamento dell’informatica e della lingua
inglese, Teachers in Factory rappresenta una novità
assoluta nella scuola italiana. I docenti delle discipline tecniche, formati nelle università attraverso studi
teorici risalenti ad alcuni decenni fa, sono chiamati a
svolgere una vera e propria attività di aggiornamento
in fabbrica attraverso veri e propri Project Work
durante i quali sono accompagnati da tutor aziendali. L’idea di fondo qui è di abbattere le distanze tra
scuola e impresa, sgretolando le muraglia granitiche
di una tradizionale chiusura, tanto perniciosa che
gelosamente custodita, con la collaborazione di tutti
i principali soggetti coinvolti, e in primo luogo delle
imprese che, al di là delle logiche di profitto, si pongono a servizio della comunità e della formazione
scolastica. Mentre il lavoro, nella sua valenza tecnica
e scientifica, fa finalmente breccia in una scuola fino
ad oggi troppo arroccata in se stessa.
Così, in un piccolo contesto della periferia italiana,
attraverso una serie di sperimentazioni, sta prendendo vita un nuovo modello di scuola. Tutto ciò in
autonomia e grazie all’impulso di una Fondazione
ITS che ci insegna che cambiare si può, puntando
con convinzione al miglioramento continuo, tanto
nella produzione industriale che nella formazione
dei giovani.
*Dirigente Scolastico dell’I.I.S. “Da Vinci-De Giorgio” di
Lanciano (CH)
33
Politica scolastica
UNIVERSITà: LA MOBILITà
PREVALE SUL MERITO!
Q
uanto sia lungo, affannoso,
spesso contrassegnato da
imprevisti ripensamenti,
il percorso normativo o amministrativo necessario per dare
concreta attuazione ai messaggi
politici e alle previsioni legislative che li hanno consolidati ed
enfatizzati, è esperienza unanimemente lamentata. Il Sole
24ore ci offre periodicamente
la fotografia delle leggi vigenti
ma inoperanti in attesa di essere rese applicabili con l’emanazione di una serie di atti di
di Fabio Matarazzo
varia efficacia giuridica che ne
ostacolano o ne condizionano
l’attualità. La necessità di dist r ica r si i n u n labi r i nto, nel
quale neppure gli addetti ai lavori riescono ormai ad orientarsi
agevolmente, è sempre più pressante ed urgente. Un’esigenza
essenziale, avvertita e richiesta
da tutti; eppure un’efficace inversione di tendenza ed iniziative attive in questa direzione
non sembrano alle viste. Basta
provare a leggere l’ultima legge
di stabilità, sempre che ci si riesca senza reazioni inconsulte,
per averne conferma.
Ma c’è a nche l’ipot e si che
iniziato il percorso impervio e
accidentato per raggiungere un
obiet tivo enunciato con tanta
esposizione mediatica ed esaltazione innovativa, ci si trovi,
all’improvviso, in un vicolo cieco perché il messaggio diviene
evanescente e senza apertamente contraddirlo con motivazioni
“dai piccoli passi... al salto in lungo”
di F. M.
Abbiamo dato conto, nei precedenti articoli, dei piccoli
passi, pur nella giusta direzione, compiuti dal ministro e
dal governo sul versante universitario con il decreto del
“Fare” e soprattutto con il decreto legge 104/13, “misure
urgenti in materia di istruzione, università e ricerca.”
Utili e significative, le novità introdotte non hanno certo
l’ambizione e l’obiettivo che ministro e governo si sono
proposti da tempo e che sono stati ribaditi con determinazione dal presidente del consiglio nelle dichiarazioni
programmatiche rese l’11 dicembre al Parlamento all’atto della richiesta della rinnovata fiducia: [...] “Abbiamo
riportato e vogliamo rimettere l’istruzione e la ricerca in
cima alle priorità, prima con il decreto «l’istruzione riparte» e, nei prossimi mesi, con tre impegni concreti. Anzitutto, un piano da attuare entro marzo, di interventi per
rilanciare l’università e la ricerca, mettendo al centro
studenti e qualità del sistema, potenziamento della valutazione, nuove regole per il finanziamento degli atenei e
la contribuzione studentesca, costo standard per studente, diritto allo studio da rafforzare [ .…….] E poi i giovani
ricercatori. Dopo aver portato il turnover al 50 per cento
dobbiamo procedere su questa strada. La burocrazia non
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può ingabbiare l’autonomia dei ricercatori, la loro vocazione internazionale. Con questo spirito nel nostro semestre di presidenza europea lavoreremo per promuovere la
mobilità dei ricercatori e completare l’area europea della
ricerca”.
L’iniziativa governativa, per ora, si incentra in un disegno di legge di delega che, come al solito, non sembra
avere dinanzi a sé un percorso agile e tempestivo. Un
primo testo, dai contenuti molto ampi e poco circoscritti,
era stato redatto nel mese di novembre e portato a conoscenza delle organizzazioni interessate e degli addetti
ai lavori. Evidentemente le prime reazioni hanno dato
l’avviso di una falsa partenza e consigliato un immediato ripensamento. Un comunicato stampa del Ministero
del 18 novembre aveva infatti prontamente dichiarato:
“A seguito delle notizie di stampa sul Disegno di legge
delega in materia di Istruzione, Università e Ricerca, il
Ministero precisa che il testo a cui si fa riferimento è da
ritenersi del tutto superato”. Ma, venuto meno quel testo, non è ridimensionata la prospettiva di ottenere dal
Parlamento un’ampia delega per riordinare il settore.
L’articolo 2 del disegno di legge per le misure di semplificazioni degli adempimenti per i cittadini e le imprese e
di riordino normativo, in discussione al Senato, delega
TuttoscuolA n. 540
Politica scolastica
giuridiche, politiche od economiche, diventa impercettibile e
desueto.
E’ quanto si sta verif icando
con il “fondo per il mer ito”.
Istit uito, con tanto clamore,
d all’a r t icolo 4 della legge
G el m i n i , “ f i n a li z z a t o a
promuovere l’eccellenza e
il merito fra gli studenti
dei corsi di laurea e laurea magistrale individuati per gli iscritti al primo
anno per la prima volta,
mediante prove nazionali
standard e, per gli iscritti agli
anni successivi, mediante criteri nazionali standard di valutazione”. Il fondo è destinato a
erogare premi di studio, anche
per esperienze di for mazione presso università e centri di
ricerca di Paesi esteri; buoni
studio, da restituire iniziando
infatti il Governo ad adottare, entro due anni, decreti
legislativi contenenti disposizioni, anche modificative
della disciplina vigente, per il riordino, l’armonizzazione
e il coordinamento di tutte le norme legislative e regolamentari in materia di istruzione, università e ricerca. I
principi e criteri direttivi, anche in questo caso, risultano assai poco definiti, consentendo ambiti troppo ampi
di intervento da parte del governo: organizzazione delle disposizioni vigenti alla data di adozione dei decreti
per settori omogenei o per materie, secondo il contenuto
precettivo di ciascuna di esse; coordinamento, formale
e sostanziale, delle disposizioni per garantire coerenza
giuridica, logica e sistematica, nonché per assicurare il
riordino e la semplificazione delle strutture, ivi compresi gli organi collegiali della scuola, e dei procedimenti;
individuazione e indicazione delle previgenti disposizioni
abrogate; semplificazione e riordino del regime dei controlli e delle valutazioni delle attività e dell’organizzazione delle università, ivi compresi gli organismi preposti,
in conformità al principio di autonomia delle università
medesime sancito dall’articolo 33 della Costituzione, attraverso la riduzione dei controlli e delle valutazioni di
tipo preventivo e l’eliminazione di sovrapposizioni e duplicazioni di competenze, con esclusione delle norme in
materia di contabilità.
Sul testo, all’esame della prima commissione del Senato, in considerazione della pluralità dei settori sui quali
interviene il disegno di legge, la commissione istruzione
TuttoscuolA n. 540
dal termine degli studi, secondo una tempistica calibrata
al reddito percepito e con eventuale esclusione, nei limiti delle
risorse disponibili, degli studenti che abbiano conseguito i
titoli con il massimo dei voti ed
entro i termini di durata normale dei corsi. Posta la premessa, come consuetudine, si rinvia
alla normativa di dettaglio: “Il
Ministro, di concerto con il Ministro dell’economia e delle
f inanze, sentita la Conferenza
permanente per i rapporti tra
lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano, con propri decreti di natura
non regolamentare disciplina i
criteri e le modalità di attuazione del presente articolo ed in
particolare………” Segue un’elencazione di criteri, peraltro,
rivisti o modificati, a distanza
è chiamata ad esprimere un parere in sede consultiva
per le questioni di sua competenza. La definizione del
testo da parte del Parlamento è ancora in corso e lungi
dall’avviarsi alla conclusione. Nell’ultima seduta della
commissione per gli affari costituzionali, competente
come si è detto all’esame del provvedimento, il 12 dicembre, la presidente ha avvertito che sono stati presentati
numerosi emendamenti e si riserva di valutarli per decidere sulla loro ammissibilità o meno. L’esame è quindi
rinviato.
Gli emendamenti presentati, tuttavia, danno l’idea di un
iter successivo non certo agile e spedito, finalizzati come
sono a cancellare o comunque ridimensionare di molto la
delega da conferire al governo. Del resto fin dal 9 ottobre
la relatrice al disegno di legge in commissione istruzione, la senatrice IDEM, aveva sottolineato di aver segnalato criticamente, in fase di illustrazione, l’ampiezza di
alcune deleghe, e di ritenere necessario comprendere la
disponibilità del governo alla modifica di quelle norme.
Anche il presidente della commissione aveva rilevato
che un’analoga questione si poneva anche per il Ministero dei beni culturali e del turismo, dipendendo da un
approccio complessivo del provvedimento, nel quale vengono previste deleghe non sufficientemente circoscritte.
Si è ritenuto dunque opportuno rinviare la discussione,
per dar modo al Governo di rispondere ai rilievi sollevati.
La risposta è giunta nella seduta del 17 dicembre; il sottosegretario GALLETTI, ha dichiarato la disponibilità
35
Politica scolastica
di pochi mesi, con il D.L. 13
maggio 2011, n. 70, convertito dalla L. 12 luglio 2011, N.
106. La legge istituisce anche
“la Fondazione per il merito”
come str umento operativo per
la gestione del fondo. Alla Fondazione è affidato il compito di
promuovere la cultura del merito e della qualità degli apprendimenti nei sistemi scolastico
e universitario. Può instaurare
rappor ti con enti omologhi in
Italia o all’estero. Ne sono membri Il Ministero dell’Istruzione e
quello dell’Economia. Lo statuto
è approvato dal Ministro, di concerto con quelli dell’Economia e
della Gioventù. Alla Fondazione
possono aff luire capitali pubblici e privati. Un’organizzazione
ed un progetto rif lettuti e perfezionati, come si vede, di ampio
respiro e di primario interesse.
Sarebbe stato logico attendersi
una rapida predisposizione ed
emanazione del decreto attuativo con i criteri e le modalità
per rendere efficace tutto l’impianto. Invece nulla. Ben nove
milioni annui, stanziati per il
fondo, sono i mpeg nati per il
2011 e il 2012, ma restano nel
cassetto in assenza del decreto.
Sarebbe stato comprensibile, secondo molti anche giustificato,
un ripensamento complessivo
del privilegio del merito, la cui
concettualizzazione come si sa
bene è assai ardua, rispetto ad
evidenziate situazioni di bisogno, ma l’inerzia insignificante,
che lascia in piedi un sistema
così ben definito, articolato e
finanziato ma, nei fatti, lo priva di consistenza, senza esprimersi apertamente in proposito,
rappresenta l’ennesima prova di
un metodo legislativo che, oltre
che affannoso, diviene confuso, aleatorio, non consente programmazione a lungo termine e
seria progettualità per chi abbia
fondato aspettative sulle norme
vigenti.
del Governo a corrispondere alle richieste della Commissione di ridurre la portata delle deleghe limitandole ad
una operazione di semplificazione che non produca nuova normativa. Analoga intenzione, ha aggiunto, nutre
il Governo circa un’altra delega, che verrà proposta con
distinto provvedimento, mantenendosi sempre nell’ambito della semplificazione e non della innovazione.
Preso atto con soddisfazione delle aperture dimostrate
dal sottosegretario rispetto alle richieste della Commissione, il presidente ha invitato la relatrice a predisporre lo schema di parere per la seduta del 18 dicembre.
Lo schema presentato in quella seduta: “manifesta
perplessità sulla scelta dello strumento della delega su
comparti assai ampi come la scuola, l’università e la ricerca, atteso che all’obiettivo di rendere agevole la lettura e l’applicazione delle norme potrebbe affiancarsi il
36
L’articolo 59 del decreto legge
21 giugno 2013, n. 69, convertito
con modif icazioni dalla legge
9 agosto 2013, n. 98, ha, infatti, previsto l’utilizzo dei fondi
stanziati ma non spesi per “il
merito”, per l’erogazione di borse di mobilità, cumulabili con
quelle assegnate per il diritto
allo studio, a favore di studenti
meritevoli iscritti ad università,
statali o meno escluse le telematiche, con sede in una regione
diversa da quella di residenza
degli studenti e delle loro famiglie. Requisiti per la borsa: diploma di istruzione secondaria
superiore con votazione pari o
superiore a 95/100 e condizione
economica dello studente individuata con i parametri dell’ISEE.
I 17 milioni messi a disposizione
per il triennio 2013-2015, sono
quelli del fondo per il merito.
L’importo delle borse, le modalità di presentazione delle domande e gli ulteriori criteri per la
graduatoria dei candidati, sono
stati definiti con il D.M. 4 settembre 2013, n. 755. L’importo
della borsa è stato determinato
in 5.000 euro annui e le domande presentate sono state 4.160.
Si può convenire o meno con
la bontà di questa scelta politica
e legislativa ma, come si diceva,
rischio di eccessivi margini di discrezionalità del Governo, tanto più che si incide su importanti aspetti strutturali e organizzativi; pertanto sarebbe opportuno indicare
quanto meno gli estremi della previgente fonte normativa oggetto del riassetto, in modo che sia ricostruibile il
percorso normativo, adeguandola alla giurisprudenza
costituzionale, europea e delle giurisdizioni superiori”.
Ciò nonostante, vi è in commissione chi suggerisce: “di
rafforzare la condizione n. 1, rendendo ancor più chiara
la volontà del Governo di escludere dalla delega di cui
all’articolo 2 qualsiasi ipotesi di normativa innovativa.”
o di “precisare, nella condizione n. 1, l’attività di mera
semplificazione normativa che il Governo sarà chiamato
a svolgere ai sensi dell’articolo 2”. Ma c’è anche chi propone di richiamare il governo “a svolgere un’azione ben
più incisiva di disboscamento della legislazione, quanto
TuttoscuolA n. 540
Politica scolastica
sarebbe lecito attendersi una parola definitiva sul fondo per il
merito e la Fondazione relativa.
Sulla risposta a questo interrogativo si è impegnata recentemente anche la Corte dei Conti
nel dicembre dello scorso anno,
in un’apposita indagine condotta
in proposito. Alcune rif lessioni
che vi si leggono sono esplicite
e calzanti:
“Anzitutto, incidentalmente, il
mancato perfezionamento del
decreto di approvazione delle
statuto e dell’atto costitutivo
della Fondazione da parte del
MEF appare conseguenza di un
instabile assetto degli interessi.
Al riguardo, va considerato
che il quadro normativo evidenzia una mutevolezza che non è
assolutamente coerente con la
complessità ed la delicatezza
della materia che deve regolare: il diritto allo studio. All’incertezza del quadro normativo
si aggiunge la riserva che riguarda le risorse f inanziarie
disponibili, convogliate verso
un programma o un altro, senza però che i programmi stessi siano l’obiettivo di un piano
sistematico ed organizzato di
sostegno ed attuazione del diritto allo studio. Mentre, infatti,
sono comprensibili le esigenze
di razionalizzazione che hanno ispirato il conf luire, disposto dall’art. 60, co. 1, del d. l.
69/2013, del Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire
la mobilità degli studenti, a decorrere dal 2014, nel Fondo per
il finanziamento ordinario delle
università e nel contributo sta-
tale per le università non statali
legalmente riconosciute, come
pure può comprendersi l’istituzione del nuovo Fondo integrativo statale per la concessione
di borse di studio, da ripartire
tra le regioni, disposto dall’art.
18 del d.lgs. 68/2012, non sono
state rese note le motivazioni
meno con riguardo a quella universitaria” , invitando il
Governo a presentare un documento di indirizzo che indichi le linee guida in base alle quali intenda snellire la
normativa vigente. “ Solo successivamente, potrà essere
approvata una norma di delega che consenta al Governo
di operare la predetta riduzione delle norme in vigore”. Il
parere è dunque ulteriormente rinviato.
Ma se questo provvedimento va incontro ai tempi e alle
difficoltà di cui si è detto, qualche buona notizia giunge da altre fonti ed è giusto segnalarle. Il recupero di
40 milioni destinati ai c.d. atenei virtuosi che erano
venuti meno dal decreto “l’istruzione riparte”. Con un
emendamento al decreto “salva Roma”, riporta la stampa, sono stati dirottati da un progetto di ricerca per il
quale erano stati stanziati, ma giudicato ormai troppo
oneroso per essere perseguito, a vantaggio del fondo di
TuttoscuolA n. 540
alla base del depauperamento
del Fondo per il merito a favore
delle borse di mobilità.”
Ed è proprio questo l’aspetto di una vicenda, emblematica
delle tante analoghe, che meriterebbe particolare attenzione.
Si tratta di scelte consapevoli e
politicamente decise in seguito a
orientamenti di diverso segno o
di risposte contingenti ed episodiche ad esigenze sopravvenute?
Si risponde a situazioni avvertite come prevalenti rispetto alle
altre e discusse con motivazioni
ben esplicitate? Ed ancora, sono
soluzioni che debbono ritenersi
alternative a quelle originariamente ipotizzate o sono con esse
concorrenti e sinergiche? Siamo
in presenza di istituti che sono
temporaneamente sospesi nella
loro realizzazione, in attesa di
più confortanti disponibilità finanziarie, o siamo di fronte ad
abrogazioni implicite che non si
ha coraggio e volontà di rendere
esplicite? Tutto si può comprendere, condividere o meno, tutto
si può ripensare, rivedere, perfezionare; una sola cosa legislatore, governo e amministrazione
non dovrebbero consentire: restare, come in questo caso, nel
limbo dell’indecisione e della
confusione!
finanziamento per le università. Anche se suddiviso in
due anni, è comunque un segnale di attenzione e di meritoria pervicacia nel ricercare tutte le possibili soluzioni
per invertire la tendenza e riportare università e ricerca
al centro dell’attenzione politica e legislativa. Ulteriore
conferma di questa volontà e determinazione viene anche dall’aumento, che si prevede nella legge di stabilità,
del finanziamento per il diritto allo studio universitario
che passa da 100 a 150 milioni e dall’aumento delle borse per scuole di specializzazione mediche.
Ancora piccoli passi; ma è importante che permanga
valido e attuale il progetto ambizioso del salto e che comunque, tutti, siano ricompresi in un percorso strategico finalizzato agli obiettivi che abbiamo visto rilanciati
dal presidente del consiglio e di sicuro condivisi e sollecitati dall’attuale ministro.
37
Politica scolastica
Intervista a Marcello Limina, direttore generale
per gli affari internazionali del Miur
Internazionalizzazione
L
a via è quella dell’i nternazionalizzazione. Strada
obbligata, ormai: non può
sottrarsi, la Scuola e l’Universit à al processo di av vici namento e mescolanza culturale
che nell’ultimo quindicennio ha
ridisegnato la “geograf ia” del
globo. Non possono restare al
palo, non cogliere la sfida: tenersi al passo coi tempi e captare le
opportunità del cambiamento è
parola d’ordine, filosofia imprescindibile per far crescere il sistema dell’istruzione e renderlo
competitivo. Ne è profondamente convinto il direttore generale
Marcello Limina con il quale ho
svolto una rif lessione seria sul
valore di quanto fatto e sulla visione di una nuova stagione.
38
di Dotto
Direttore Limina, la politica
scolastica di settore ha registrato una forte accelerazione:
il Ministero ci crede, dunque...
«Certo. La proliferazione di
progetti a matrice internazionale
ne è indizio eloquente.
L’ampliamento dell’offerta sul
fronte degli scambi didattici ha
fatto sì che accanto ai consueti
canali di cooperazione europea
- m i r i fe r isc o, i n pr i m is , a l
p r o g r a m m a E r a s m u s +, c h e
r i p a r t e p r o p r i o q u e s t ’a n n o
con una formula “potenziata”:
operatività garantita fino al 2020
- si sviluppassero esperienze di
collaborazione con Paesi sempre
più propensi alla si nergia i n
a mbito d id at t ico. R icordo
l’a p e r t u r a a l l a R e p u b b l i c a
Popolare Cinese, per esempio.
Le attività sviluppate nell’ultimo
decennio dalla rete nazionale
di scuole e di Università che
par tecipano a scambi e ad
at tivit à d a noi promosse con
quel Paese ha n no favor ito
contatti e importanti intese tra
istituzioni scolastiche; cito, a
titolo esemplificativo, l’accordo
siglato a Pechino nel giugno 2000,
u na successiva dichiarazione
d’intenti (2005), il programma
esecutivo di cooperazione nel
ca mp o del l’ist r u z ione p e r i l
per iodo 2012-15 t ra il nost ro
Ministero degli esteri e quello
dell’istruzione della Repubblica
TuttoscuolA n. 540
Politica scolastica
Po p ol a r e Ci n e s e. Obie t t ivo,
n at u r a l me nt e, è l’i nc e nt ivo,
la crescita delle relazioni
linguistiche, culturali e
professionali tra il nostro Paese
e u no St ato d al peso sempre
più marcato. Esiti pratici? Uno
s u t ut t i: og g i 93 i s t it u z ion i
scolastiche italiane praticano
l’i n seg n a me nt o del la l i ng u a
cinese».
Questo è l’avvio di un nuovo
percorso, quindi?
«Sì. E’ l’inizio di una nuova
fase operativa, tradottasi
i n u n a m i r ia de d i i n i z iat ive
sviluppate sull’intero territorio
n a z i o n a l e . L’a p p r o c c i o a l
mondo dell’educazione e della
formazione cinese si è rivelato
best practice da mut uare, da
esportare. I seguiti ci sono stati,
in effetti, e il risultato è sempre
stato premiante. “Trapiantato”,
previe le dovute modifiche, in
vari alt ri contesti, il modello
ha puntualmente prodotto frutti
preziosi».
La «galoppata» verso l’estero include la Russia. Bilancio?
«Eccellente. La f irma
dell’accordo risale al 2003, e da
allora sono state concretizzate
d av ve ro t a nt e proget t u al it à:
c o o p e r a z io n e t el e m a t i c a s u
tem i concord at i, sem i na r i di
for mazione e aggior namento,
m o bi l it à s t u d e n t e s c a , s t a g e
for m at iv i, c or si p e r do ce nt i
russi di lingua e cultura italiana
e viceversa. Si sta ragionando,
ora, sul varo di un memorandum
tecnico - nella cornice
dell’esistente intesa bilaterale
- relativo alla diffusione della
lingua italiana in Russia e del
r usso nel nost ro Paese. Le
finalità sono consolidare i corsi
linguistici già attivi rendendoli
proposta curricolare, qualificare
l’insegnamento tramite scambi
d i st udent i u n iver sit a r i (con
l’of fer t a d i bor se d i st ud io),
TuttoscuolA n. 540
equiparare lo studio del r usso
a quello del le alt re l i ng ue e
cercare di trasformare almeno
due delle scuole in cui si insegna
il r usso, appu nto, in istit uti
bilingui e biculturali».
Direttore, sappiamo dell’impulso che lei ha saputo
promuovere alle relazioni internazionali delle scuole. In
cosa si distingue questa innovazione che lei ha attuato?
«Ritengo di avere orientato la
qualità degli scambi verso sempre più elevati livelli formativi e
culturali, con conseguente ampliamento degli ambiti coinvolti,
attraverso un’attenta politica di
visione allargata, comprendendo
che il raccordo con il sistema
scolastico e universitario, avrebbe potuto veicolare anche altri
interessi, connessi allo sviluppo
delle relazioni economiche tra i
Paesi».
Presto inizierà il semestre
di presidenza italiana nel consigl io del l’Unione Europea.
Quali le azioni previste? A cosa punta il Miur?
«Intendiamo recare un
cont r ibuto fat t ivo i n va r i
ca mpi. Bisog na favor i re u na
maggiore occupabilità dei
giovani - facendo leva, dunque,
sullo sviluppo dell’at tit udine
a l l’i m p r e n d it o r i a l it à -,
combat tere la disaf fezione
scolastica e for mativa,
diffondere innovativi modelli
d i a p p r e nd i me nt o: p e n s o
a l l’e -t e a ch i ng / le a r n i ng, a l le
c osiddet t e r isor se e ducat ive
aperte.
I l M iu r deve a ssicu r a re la
par tecipazione a t utte le attività di cooperazione eu ropea
nel settore dell’istruzione scolastica e super iore e dell’alta
formazione artistica, musicale e
coreutica per l’attuazione di coerenti politiche di sviluppo e coesione sociale, anche attraverso
l’utilizzazione dei Fondi strutturali Europei per la scuola e
l’Universita».
Il nostro Paese si distingue,
nel campo delle politiche d’internazionalizzazione scolastica anche per lo sviluppo di reti
di scuole, legate tra loro da un
Progetto comune. E’ questo un
punto di forza del sistema?
«E’ u n “meccanismo”
impor tantissimo. Agire
nella consapevolezza che
l’ampliamento delle capacit à
e competen ze relazionali a t t r ave r s o l a c o no s c e n z a d i
varie realtà geografiche, sociali
e c u lt u r a l i - g io ca u n r uolo
determinante per il futuro dei
nost r i giovani. La rete, così,
i nclude nei piani dell’offer t a
for mativa il maggior nu mero
possibile di contatti e di visite
all›estero; offre a docenti, staff
di dirigenza e personale in genere l’opportunità di entrare in
relazione con sistemi scolastici
diversi, fattore che consente lo
sviluppo di importanti piani di
ricerca».
In dieci anni ne sono state
sviluppate, di relazioni...
« Fe d e r a z io n e r u s s a , p e r
l’a p p u n t o (c o n p a r t i c o l a r e
riferimento alle città di Mosca e
San Pietroburgo), e Repubblica
Popolare Cinese, nelle province
di Jiangsu, Sichuan, Guandong,
Pech i no. E poi Aust ralia
(Queensland, South Australie e
Victoria), Argentina, a Buenos
Aires, Cordoba e Mendoza... E
ancora: Brasile, Ecuador, India
(Stato del Maharastra e Nuova
Delhi), Canada e, naturalmente,
P a e s i e u r o p e i . L’ a z i o n e
sinergica delle istit u zioni
scolastiche e Universitarie che
“accreditiamo”consente pure di
realizzare attività nel campo della
ricerca e della sperimentazione
scientifico-applicativa, insieme
alle Università».
39
OSSERVATORIO A NORDEST
I licei quadriennali
A fine gennaio a Mestre è stato promosso il convegno
di studi “Liceo classico: educare alla complessità nel
mondo d’oggi”, organizzato dall’Ufficio Scolastico
Regionale per il Veneto e dalla Provincia di Venezia.
Dopo la presentazione del Vice Direttore Generale
Gianna Marisa Miola, ne hanno discusso Carmela
Palumbo, Direttore Generale per gli Ordinamenti
Scolastici del MIUR, i Prof. Franco Montanari e
Maurizio Bettini, coordinati da Stefano Quaglia.
Abbiamo intervistato il Direttore Palumbo sulla nuova
esperienza dei licei quadriennali.
dell’organizzazione sta nella redistribuzione delle ore di organico
del quinto anno a favore degli anni
precedenti, creando quella sorta di
organico funzionale a cui le scuole hanno sempre aspirato per organizzare i contenuti disciplinari,
anche afferenti secondo le indicazioni dell’ultimo anno con attività
didattiche che attengono e vengono
distribuite nei 4 anni precedenti.”
Quando sarà av v iata la
sperimentazione?
“Comincerà con il prossimo anno scolastico e riguarderà le 9 scuole distribuite su tutto il territorio
nazionale, dal Nord al Sud.”
Anche nel Veneto?
“Il Veneto ha come scuola che
sperimenta l’Istituto Superiore di
Villafranca di Verona, che al suo
interno ha vari percorsi di studi, sia
liceali che di istruzione tecnica e
professionale.”
di Pietro Panzarino
è
stata avviata la riforma quadriennale dei licei?
“Non si tratta di una riforma, ma di una sperimentazione,
molto limitata, perché le scuole
interessate sono 9, di cui 6 statali
e 3 paritarie. E’ un tentativo di abbreviare il percorso scolastico degli
studenti della secondaria di secondo grado, con iniziative che riorganizzano il curriculum, soprattutto
degli ultimi due anni del percorso
40
liceale. In realtà non siamo di fronte ad una sperimentazione unica,
nazionale, proposta dal Ministero
e, quindi non c’è un modello unico
e unitario, invece abbiamo vagliato
ed accolto l’impostazione di queste scuole su proposte, che in parte
divergono”.
Q ua l è i l pu nt o c e nt r a l e
dell’iniziativa?
“Il nodo centrale
Come è avvenuta la selezione?
“Abbiamo scelto le scuole sulla
base della loro già precedente esperienza, la loro adesione a sperimentazioni precedenti, che avevano già
modelli organizzativi e didattici
molto innovativi e che avessero fatto in passato e anche adesso ampio
uso delle tecnologie dell’informazione e digitale.”
Il Ministero segue direttamente questa sperimentazione?
“Nei decreti autorizzativi abbiamo attribuito il monitoraggio agli
Uffici Scolastici Regionali.”
Quale ruolo, allora, si è ritagliato il Ministero?
“Organizzeremo incontri periodici, a livello nazionale per pilotare essenzialmente e monitorare
queste iniziative, per trarne delle
TuttoscuolA n. 540
OSSERVATORIO A NORDEST
conseguenze.” Questa nuova iniziativa, avviata a fine 2013, declina in modo nuovo ed originale
il decreto numero 275/1999 nella
parte riguardante l’innovazione
metodologico-didattica, coniugata
all’interno della quota di flessibilità
del curriculum disponibile per le
istituzioni scolastiche.
Su tali basi il Ministro Profumo
aveva emanato un atto di indirizzo,
recepito da alcune scuole.
Tra i 9 istituti, a cui è stata data l’autorizzazione, si è costituita
una rete, formata da I.I.S. “Ettore
Majorana” di Brindisi, I.T.E. “Enrico Tosi” di Busto Arsizio e da
I.S. “Carlo Anti” di Verona, con
l’obiettivo di ridurre di un anno il
percorso quinquennale della scuola
secondaria di secondo grado.
Il ministro Maria Chiara Carrozza, con decreto del 5 novembre 2013, ha concesso l’avvio della
sperimentazione per il nuovo anno
scolastico 2014-15, sulla base delle
iscrizioni pervenute entro il 28 febbraio 2014.
All’interno di questa rete, esaminiamo la proposta del “Liceo Internazionale delle Scienze Applicate”
di Villafranca di Verona.
Tra le parole chiave del progetto
si ritrovano le seguenti categorie: a)
internazionalizzazione; b) imprenditorialità; c) innovazione didattica;
d) nuove tecnologie.
I destinatari del progetto saranno
studenti motivati, accolti a seguito
di una selezione che sarà basata su
colloqui motivazionali e su test appositamente predisposti.
Il curriculum sarà integrato da
attività internazionali da programmare anche durante l’estate, attuando la mobilità degli studenti e dei
docenti.
Anche il Liceo Ginnasio Statale “Q. Orazio Flacco” di Bari ha
ottenuto l’autorizzazione del progetto innovativo con un curriculo di Liceo Classico, articolato
in un quadriennio, diviso in due
bienni, con la denominazione di
“Liceo Classico Internazionale”,
TuttoscuolA n. 540
analogamente a quanto avviene in
molte nazioni e nelle stesse scuole
italiane all’estero.
Il modello proposto adotta modalità di insegnamento simili a quelle
dei partner internazionali e sarà sostenuto da una diffusa utilizzazione
delle nuove tecnologie, garantendo
il tradizionale organico dei docenti,
come prevede il parere favorevole
espresso dal Collegio Docenti, vedi
Quadro Orario allegato.
Il progetto poggia su un humus
consolidato da sperimentazioni
metodologiche e di ordinamento
effettuate nel tempo. Sono previsti
percorsi di alternanza scuola-lavoro
e il Progetto di orientamento alla
formazione post-secondaria, denominato Snodi culturali, ideato dal
Liceo e portato avanti in sinergia
con ben 14 diversi Dipartimenti
dell’Università degli Studi di Bari
Aldo Moro.
Il Progetto è caratterizzato da:
- potenziamento dell’apprendimento integrato delle discipline
dell’area filosofico-umanistica e
di quella scientifica;
- potenziamento dell’apprendimento delle lingue straniere in
generale, inteso come sviluppo
di reali competenze di uso, alimentato da un costante rapporto
con la realtà e la vocazione culturale e socio-economica, attraverso attività di scambio e di studio
all’estero, attraverso la pratica
dell’insegnamento in lingua straniera di materie non linguistiche
(CLIL).
Questa la sua contestualizzazione:
Il Liceo Classico Internazionale
si propone come scuola di valori,
quali la democrazia, la giustizia, la
legalità, la tolleranza, la laicità, il
pluralismo, la convivenza civile, il
rispetto della dignità della coscienza, favorendo l’incontro e la convivenza di culture diverse di fronte
alle sfide della globalizzazione,
della internazionalizzazione e della
preparazione all’imprenditorialità e
al mondo della ricerca.
La didattica proposta organizza
la programmazione disciplinare,
tenendo conto della laboratorialità e della trasversalità delle
discipline.
Il nuovo Liceo si proietta nel vivo delle dinamiche culturali, che
caratterizzano il rapporto tra l’Italia, il Mediterraneo, l’Europa e
il mondo globale attraverso l’integrazione sostanziale delle attività
culturali, la lettura e la comunicazione dell’antico in modo funzionale ai temi del presente.
Affronta le nuove sfide della globalizzazione e della internazionalizzazione, guidando lo studente
alla scelta postsecondaria con gli
strumenti della facoltatività e della
opzionalità, introdotti dal DPR n.
275/1999 e vicine alle esperienze
europee.
La struttura
La struttura del percorso risponde alle seguenti esigenze:
-avviare una innovazione che
esplicita e sviluppa gli aspetti
della riforma;
-uniformarsi alla struttura delle
scuole italiane all’estero;
-allinearsi ai più diffusi modelli
internazionali, favorendo la mobilità formativa.
Inoltre, ciascuno studente seguirà il proprio percorso per arrivare al monte ore complessivo
corrispondente alle 1188 ore oppure superarlo.
Le attività didattiche si svolgeranno dal 1 settembre al 16 giugno
per ciascun anno scolastico, con un
ampliamento del tempo-scuola ben
oltre i previsti 200 giorni.
I periodi di sospensione, compresa una parte di quelli estivi, saranno
utilizzati per lo sviluppo delle esperienze formative e lavorative previste secondo il piano formativo degli
studenti, concordato con l’équipe
pedagogica e i tutor, e per la fruizione dei percorsi di formazione e
aggiornamento professionale previsti per il corpo docente.
41
Scuola e famiglia
C
GENITORI: IL SEGRETO
DELLA PARTECIPAZIONE
he i genitori siano una risorsa
è stato evidenziato dalla recente crisi, che ha costretto le
scuole a ripensare spese, entrate e
strategie di risparmio. Nel definire
le famiglie una risorsa, non stiamo parlando del solo contributo
volontario, ma di tutto ciò che, in
tema di tempo e di professionalità, i genitori possono mettere a
disposizione: preparazione di feste e di mercatini di beneficenza,
comodato d’uso dei libri di testo,
apertura della biblioteca, lavoretti
di cucito e di manutenzione, orto
didattico, lezioni nelle classi, cura
del sito scolastico, consulenza informatica, consulenza in tema di
sicurezza e tanto altro ancora. Il
problema può essere la copertura
assicurativa, ma alcune compagnie di assicurazioni già prevedono la tutela dei genitori coinvolti
nelle attività del Piano dell’offerta
formativa e certe associazioni di
genitori, come la nostra, si sono
attivate per tutelare i propri soci
impegnati a supporto delle attività didattiche.
Le famiglie quale risorsa per
un sensibile incremento dell’offerta formativa, quindi, anche se
purtroppo si tratta di un’ipotesi
poco praticata. Il motivo risiede
principalmente nel fatto che i
genitori non partecipano alla vita
scolastica, e allora che fare? Con
l’iniziativa “Genitori a scuola: il
segreto della partecipazione”, l’A.
Ge. Toscana ha affrontato il problema, organizzando incontri con
esperti, avviando una raccolta di
42
di Rita Manzani Di Goro*
buone pratiche e aprendo un gruppo di discussione ad accesso gratuito su Linkedin. Gli incontri sono
rivolti ai genitori eletti negli organi
collegiali: rappresentanti di classe
e di istituto che desiderano vivere
al meglio il loro ruolo e trovano un
limite oggettivo nel non riuscire a
creare un canale di comunicazione con coloro che rappresentano.
Per entrare in relazione è fondamentale un rapporto interpersonale fondato sulla fiducia. Il
suggerimento è quello di entrare
in empatia: spiegare chi siamo, da
quale motivazione siamo spinti e
mostrare un sincero interesse di
conoscere la persona che abbiamo
di fronte. Se questo approccio ci
lascia dubbiosi, ecco un esempio
efficace: quello di Henry Ford, che
era disposto a pagare molto per
un tecnico delle auto, ma ancor di
più per un tecnico delle relazioni
umane. Ecco allora alcuni suggerimenti per essere un buon rappresentante dei genitori:
- interessarci a loro, ascoltarli;
- apprezzarli come persone, per
ciò in cui credono e per ciò che
fanno;
- aiutarli a realizzare i loro progetti e i loro sogni (es: organizzare
un’uscita con tutta la classe, genitori compresi);
- esprimere un apprezzamento
sincero: spesso si tende a evidenziare solo gli aspetti negativi di ogni situazione, invece è
molto positivo dare voce anche a
ciò che di bello pensiamo gli uni
degli altri;
-non mettere in dubbio le buon e i n t e n z io n i d el n o s t r o
interlocutore;
-sforzarsi di portare la conversazione su argomenti di comune
interesse;
-individuare un obiettivo comune; è importante che sia chiaro e raggiungibile e soprattutto
non troppo gravoso, altrimenti
rischiamo di sovraccaricarli di
aspettative e indurli quindi alla
fuga;
- cercare di favorire la collaborazione, lanciando magari una
sfida e tifando per loro, oppure
affidando loro un compito;
- chiedere consiglio: insieme si è
più efficaci e l’affidarsi all’altrui parere rafforza i legami di
TuttoscuolA n. 540
Scuola e famiglia
collaborazione;
- cercare di creare un gruppo di
persone motivate, con compiti
specifici, che fungano da traino
per gli altri;
- ricordarsi che dividere i compiti
aumenta il senso di appartenenza e riduce lo stress;
- spiegare sempre ciò che stiamo
facendo e perché, e soprattutto
come ci sentiamo.
In questo modo, con il rappresentante di classe o il gruppo dei
genitori del Consiglio d’istituto
che tirano le fila, si cresce insieme e intanto aumenta la stima
reciproca, che è il mattone fondamentale per costruire una
comunità educante. Spesso i
genitori che sono stati eletti con
pochissimi voti (e sono i più) si
pongono il problema della rappresentanza: chi sono io, si chiedono,
per parlare a nome di tutti? Si tratta
in realtà di un falso problema, perché non importa quanti voti abbiamo ricevuto, quanto piuttosto
se siamo in grado di essere voce
autentica dei genitori. Ascoltare
le famiglie, rappresentare le loro
TuttoscuolA n. 540
preoccupazioni, i loro problemi e
cercare insieme alla scuola di dare
delle risposte è quanto ci viene richiesto. È una questione di qualità
e non di voti; non conta neppure
il tempo, poco o tanto, che dedichiamo al nostro ruolo di rappresentanti, purché ci poniamo con
onestà quali filtri attivi fra scuola e
famiglia, utilizzando il nostro buon
senso e il nostro discernimento,
ascoltando molto e parlando il
necessario.
Spesso chi si lamenta della scarsa partecipazione dei genitori, si
lamenta in realtà del fatto che gli
altri non si sentano coinvolti in ciò
che loro stessi propongono. La soluzione è banale e anche un po’
spiazzante: se invece di proporre,
ascoltassimo, saremmo probabilmente capaci di toccare i bisogni
profondi delle persone e di trovare risposte per ciò che sta loro
veramente a cuore, e allora non ci
sarebbero certo problemi di partecipazione. Nel corso degli incontri
di formazione che teniamo in Toscana e anche in altre parti d’Italia,
abbiamo spesso incontrato genitori
che hanno fatto in prima persona
l’esperienza bellissima di una comunità educante: alunni, docenti e
famiglie che vivono con gioia l’esperienza scolastica camminando
tutti insieme, ciascuno nel proprio
ruolo e in relazione con gli altri. Si
tratta di un valore aggiunto soprattutto per i ragazzi, perché segnerà
positivamente il loro futuro di studenti e di cittadini, ma anche per
gli adulti, che ricevono il dono di
un rapporto di amicizia sincero che
durerà negli anni, oltre alla grande
soddisfazione di aver dato delle
chances in più ai loro figli.
Non è ben chiaro quali siano i
fattori che entrano in gioco per
creare questa magica alchimia; di
una cosa però siamo certi: che senza un valido rappresentante dei
genitori, che sappia ben gestire
i rapporti interpersonali, la comunità educante non può nascere. Da qui la nostra responsabilità
e il nostro impegno, per fornire ai
nostri figli la scuola meravigliosa
che può essere e che essi meritano.
*Presidente Associazione
Genitori A.Ge. Toscana
43
Politica scolastica
L
Registro elettronico
e valutazione
a valutazione è uno degli
aspetti più delicati nella vita della scuola perché incide
in modo diretto sui rapporti con
gli alunni e le famiglie. Con l’introduzione del registro elettronico emergono altre criticità. Cosa
accade, infatti, con la totale trasparenza dovuta alla pubblicazione on line delle valutazioni?
La completa visibilità dei voti, in
teoria, non dovrebbe modificare
nulla. Ma si sa, nel nostro Paese
tutti sono professori, figuriamoci i genitori, che però ignorano
la complessità e la delicatezza
di un processo che trova la sua
di Giancarlo Domenichini
sintesi in una verifica periodica,
riassuntiva di un lavoro di molti mesi. Per questo nella nostra
scuola si è ritenuto opportuno,
fin dall’inizio dell’anno scolastico, fare chiarezza su alcuni
aspetti, pubblicando una lunga
circolare (n. 23 del 21/09/13 su
w w w.liceomonticesena.gov.it,
sezione “Circolari”), rivolta a
genitori e alunni, per spazzare
via tanti luoghi comuni e chiarire gli elementi che contribuiscono alla definizione dei voti.
Come comportarsi allora, non
per assumere un atteggiamento
difensivo, ma per chiarire ruoli,
compiti e criteri? Innanzitutto
serve da parte dei Dipartimenti,
dei Consigli e dei singoli docenti, maggiore chiarezza nell’individuazione degli obiettivi e
nella definizione delle competenze da valutare. Soprattutto il
tema delle competenze rappresenta ancora un ostacolo, perché la classe docente è abituata
ancora a ragionare per contenuti
(“Sono in ritardo, devo completare il programma!”). Obiettivi e competen ze, u na volt a
Tecnologia e didattica
di Vincenzo Alessandro*
Sul tema dei rapporti tra tecnologia e didattica vorrei,
in primo luogo, contrastare quello che a me appare essere un diffuso luogo comune: la presunta arretratezza
del corpo docente italiano in materia informatica, che
taluno definisce, qualche volta, addirittura in termini di
analfabetismo. Il digital divide tra i docenti (immigrati
digitali) e gli alunni (nativi digitali), a chi ha vissuto e
vive il rapporto con la categoria, appare meno drammatico di quanto venga dipinto sui mezzi di comunicazione. Intanto, il dato anagrafico, che configurerebbe
addirittura un gap insuperabile dei docenti rispetto ai
discenti (quasi che i primi fossero privi di qualche gene
che avrebbe cominciato a diffondersi nella specie umana solo a partire dai nati negli ultimi 30 anni), appare
meno drammatico se si considera i leaders dell’informatica mondiale dei nostri anni sono signori nati negli anni
cinquanta (Bill Gates e Steve Jobs sono del ’55) o anche
della generazione precedente (il mouse fu inventato da
44
Douglas Engelbart, classe 1925, morto nel 2013). L’informatica, quindi, non è un patrimonio esclusivo di ragazzini “smanettoni”. Dopodiché, basta un veloce giro in rete
per rendersi conto di quanti insegnanti di ogni ordine e
grado abbiano creato propri siti di contenuto didattico:
il web è pieno di maestri e professori che hanno fatto tesoro degli investimenti che, negli anni, a piccoli fiotti e
in modo carsico, tuttavia hanno promosso la cultura informatica nella scuola italiana. Per tacere dell’impulso
derivante dall’esempio contagioso dei colleghi più avanti in campo tecnologico. Così, se è vero che gli alunni
imparano sempre più presto a compulsare tastiere e a
guardare il mondo attraverso qualche schermo, è anche
vero che, spesso, questa conoscenza è limitata all’uso
del telefonino e al mondo dei social networks, mentre
il word processing e l’uso di fogli di calcolo e database,
ma, talvolta, persino della posta elettronica, sono meno
alla portata dei giovani, in quanto slegati dalle esigenze
della comunicazione adolescenziale. E qui, i docenti non
sono necessariamente meno avanzati dei discenti. Quindi, dal lato docente, non siamo all’anno zero, ancorché
TuttoscuolA n. 540
Politica scolastica
definiti e individuati, vanno poi
comunicati tempestivamente e
chiaramente.
Le valutazioni devono poi essere ancora più frequenti, non
essere considerate come ‘il giorno del giudizio’ ma corrispondere semplicemente allo scatto
di un’istantanea che fotografa la
situazione in un particolare tratto del percorso: ciò che conta è
il raggiungimento del traguardo,
non il momento di verifica parziale. Le valutazioni più frequenti responsabilizzano i ragazzi e
li preparano agli standard attesi
nel mondo del lavoro, quando si
è valutati in ogni momento.
esistano sacche di arretratezza, che, tuttavia, non sono
più ampie di quelle che si riscontrano in altre comunità
professionali.
Ma, ovviamente, il passaggio verso l’uso didattico delle
tecnologie sempre più diffuso, oltre che delle risorse professionali, necessita di investimenti. Alcuni, non possono
che essere pubblici, o magari finanziati da sponsor: la
creazione delle reti wi-fi nelle scuole, ad esempio. Su altri
strumenti, in particolare i terminali (ebook reader, ma, di
più, i tablet) è aperto il dibattito. Fare leva, come ipotizza
Tuttoscuola, sul contributo volontario delle famiglie, oggi
destinato spesso alle spese di funzionamento, in sostituzione dei fondi ministeriali? Può essere, ma valutando i rischi
che ciò comporta in termini di emarginazione delle fasce
socialmente svantaggiate, in crescita esponenziale in un
Paese che, secondo le stime più recenti, vede aumentare la
fascia indigente della popolazione. Tuttavia, esistono anche altre piste di ricerca.
Se, per esempio, l’investimento necessario per l’acquisto
di un tablet dovesse trovare un contraltare in termini di
riduzione dei costi dei libri, allora il ragionamento potrebbe acquisire una maggiore concretezza. Si tratta, però, di
sconfiggere un intricato viluppo di interessi ed abitudini
che ne ostacolano lo svolgimento.
La prima considerazione riguarda l’adozione dei testi
digitali, prevista dalla legge 133/08, ma rimandata e
TuttoscuolA n. 540
In estrema sintesi, come conseguenza dell’adozione del registro elettronico, occorre che
i docenti siano più trasparenti
nello svolg i mento della loro
programmazione e molto chiari
riguardo i risultati attesi e sottoposti alla loro valutazione. Al
liceo “Monti” è accaduto inoltre
ridimensionata di anno in anno. Testi digitali significa
smaterializzazione del libro, abbattimento dei costi di
distribuzione, una potenziale diminuzione dei costi complessivi (ma anche dei prezzi e dei profitti) che, comprensibilmente, le case editrici non vedono troppo di buon occhio.
Di rinvio in rinvio, siamo ora giunti ad ipotizzare un “graduale avvio” dei testi digitali o misti dall’anno scolastico
2014/15 (DM 781/2013). Sul concetto di gradualità si giocano
le ulteriori prevedibili dilazioni. Ci sarebbe, però, ancora
un’ulteriore strada da percorrere: la non obbligatorietà dei
libri di testo, adombrata dall’art. 16 della legge 133/08,laddove l’adozione degli stessi viene definita “eventuale”.
Occorrerebbe, qui, un supplemento di lavoro da parte del
corpo docente che potrebbe confezionare in modo autonomo i materiali di studio, facendo ricorso alle tante risorse,
testuali e multimediali, che offre la rete, una sorta di libro
“open source”, come “open source” è Wikipedia, la grande
enciclopedia scritta collettivamente alla comunità informatica. Ma si può chiedere anche questo ad una comunità
professionale sottopagata, sotto considerata, verrebbe da
dire costantemente sottoschiaffo (vedi la vicenda paradossale del tentato recupero degli scatti di anzianità)?
Questa, però, è la strada: finanziare l’acquisto dei tablet da
parte delle stesse famiglie, dando loro in cambio la riduzione dei costi per i libri.
*Segretario regionale CISLScuola Lazio
45
Politica scolastica
che la pubblicazione della prog r a m ma z ione on li ne, a nche
questa conseg uenza dell’adozione del registro elettronico,
abbia spinto i più a superare l’atteggiamento di chi espleta un
adempimento burocratico (fotocopia di quella dell’anno precedente con la data aggiornata,
trascrizione dell’indice del libro
di testo, arte del copia-incolla),
e questo perché i genitori hanno
ora la possibilità di verificare lo
svolgimento delle attività ogni
giorno, e chiedono non solo motivazioni riferite alla valutazione ma anche perché sono poco
frequenti, perché c’è un ritardo
rispetto alla programmazione
iniziale, perché le informazioni sul regist ro sono, talvolta,
così sintetiche. Invece che sentire il fiato sul collo, i docenti
46
scoprono che vale la pena programmare al meglio le proprie
attività ed essere punt uali ed
esaurienti nella comunicazione.
Se questo accade, ne guadagna
la chiarezza e si può affrontare
il giudizio del web senza timori.
Eme rge i nolt re la ne ce ssità di eliminare simboli e segni
non conven zionali, al massimo r icor rendo in questa fase
di transizione, come approvato
dal nostro collegio, ai decimali (0.25, 0.50, 0.75), di fare uso
di tutti i pochi numeri concessi
dall’attuale sistema di valutazione, di allargare la forbice dall’1
al 10. Quante discussioni in meno del tipo: “Vale più un 6 e ½
o un fra il 6/7?”. Viene qui da
fare una rif lessione: quando un
Ministro, o un alto f unzionario di Viale Trastevere, deciderà
di uniformare i diversi sistemi
di valutazione, che attualmente
spaziano dai 10/10 ai 30/30, dai
100/100 ai 110/110?
Due pensieri conclusivi.
Il registro elettronico riduce
ma non elimina l’errore materiale, sempre frequente quando
si ha a che fare con dei numeri:
serve un protocollo per la comunicazione ai genitori dell’eventuale errore di inserimento,
onde ev it a re contest a z ion i e
ricorsi.
Le nuove tecnologie non sostituiscono il dialogo con le famiglie, devono anzi porsi come
strumento per rafforzarlo, nella
chiarezza dei ruoli e grazie alla
completezza delle informazioni.
L’esperienza di questi mesi ci
dice che quest’ultima è una sfida che si può vincere.
TuttoscuolA n. 540
DOSSIER
TECNOLOGIE
a cura di Alfonso Rubinacci
T
uttoscuola, per offrire un panorama sempre
più ampio, continua il percorso di documentazione dell’innovazione tecnologica in cui
è coinvolta la scuola, proponendo alcune esperienze
significative. In questo numero della rivista le esperienze sono riferite all’istituto IIS “AlessandriniMarino- Forti” di Teramo, che coinvolge 60 classi
e circa 180 docenti, all’istituto secondario di primo
grado “Gramsci” di Sestu che aggiungono qualche
pennellata al dipinto della scuola digitale. I numeri,
rispetto al totale delle scuole italiane, dicono quello
che è ben noto da tempo: abbiamo un tasso di diffusione dell’innovazione tecnologica molto contenuto.
Stando ai dati ufficiali, infatti, nel sistema d’istruzione sull’intero territorio nazionale sono 36 le
scuol@ 2.0, e circa 1200 le classi 2.0, sostenute finanziariamente dal Miur e dalle Regioni, sono impegnate
a rendere il servizio d’istruzione più attraente per
tutti, a costruire un rapporto nuovo con il contesto
sociale, con le aziende locali, quando i loro interessi
coincidono con quelli dei responsabili del sistema
scolastico, con il mondo del lavoro.
Gli investimenti del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) costituiscono una insufficiente risposta
alla sfida tecnologica in atto. Non a caso molte altre
esperienze in corso sono state attivate con il sostegno
economico di famiglie, organismi finanziari, imprese, etc.
“ Se la scuola italiana non cambia volto - dichiara la
Prof.ssa Stefania Nardini, dirigente scolastica dell’IIS
TECNOLOGIE
Dossier
La scuola digitale e alcuni nodi
problematici da sciogliere
“Alessandrini-Marino-Forti - e
viene tagliata fuori dall’innovazione tecnologica, lo scollamento con la società sarà sempre più
profondo e la scuola perderà man
mano il suo ruolo di agenzia formativa. Ruolo, in qualche misura,
già messo in discussione, rispetto
al passato, dalla televisione e da
Internet”.
Da questa consapevolezza occorre partire per leggere in modo
rigoroso ed approfondito le forme
e le modalità con le quali la scuola
vive il presente tecnologico.
Digitalizzare non significa dotare ogni studente e docente di un
tablet, computer, ma riprogettare le attività, tenendo conto delle
dinamiche di rinnovamento che
le tecnologie possono innescare.
I processi di innovazione tecnologica richiedono di essere accompagnati da un ridisegno dei
processi organizzativi delle istituzioni scolastiche.
In un sistema scolastico composto da oltre 8500 istituzioni scolastiche, ripartite in circa 41mila sedi
scolastiche, non è pensabile che
ciascuna istituzione si faccia carico dell’introduzione e gestione dei
processi digitali, anche dal punto
di vista finanziario. Ecco perché la
strada da percorrere, con prospettive importanti, è la gestione in rete
sulla falsariga del “Comprensivo.
net” di Mantova che gestisce tutti i 39 istituti comprensivi della
provincia. “La rete – sottolinea a
Tuttoscuola, il dirigente scolastico
Ugo Zavanella, coordinatore della
cabina di regia – può aiutarci a
superare la forte sofferenza che
caratterizza gli istituti comprensivi impegnati a promuovere e diffondere l’uso consapevole delle
tecnologie multimediali”.
48
Il percorso di migrazione verso le tecnologie dovrà essere necessariamente graduale perché i
servizi di connettività infrastrutturali sono un presupposto per la
diffusione del nuovo paradigma
tecnologico. Infatti afferma la dirigente scolastica Stefania Nardini
che “per modificare gli ambienti di apprendimento attraverso le
tecnologie digitali, occorrono ….
una buona infrastruttura di rete,
il collegamento Internet a banda
larga e i dispositivi digitali in aula
e in laboratorio”. Auspica, inoltre,
che “… il Ministero affronti il problema della manutenzione delle
infrastrutture e preveda di fornire
le risorse necessarie alle singole
istituzioni scolastiche”.
In questa prospettiva si muove il
finanziamento di 15 milioni di euro destinato a realizzare l’ampliamento dei punti di accesso alla rete
WiFi, potenziamento del cablaggio
fisico, realizzazione o adeguamento dell’infrastruttura (Lan/Wlan)
di edificio o campus. Sulla base
dei progetti presentati dalle scuole
il Miur, nel mese di febbraio 2014,
ha pubblicato le graduatorie finali
corrispondenti alle tre tipologie di
progetti previsti e finanziati. L’elenco completo
degli istituti scolastici
f inanziati (620) con
relativo impor to per
l’annualità 2013 e 2014
sono sul sito del Miur:
http://hubmiur.pubblica.ist r u z ione.it /web/
istruzione/prot3559_13.
“Le scuole abruzzesi,
in particolare di secondo
grado - tiene a sottolineare
il Direttore generale Ernesto
Pellecchia - che hanno ottenuto
finanziamenti sono 57 su 75. A
queste scuole sarà consentito di acquisire le dotazioni
tecnologiche necessarie
alla realizzazione di
servizi di connettività
wireless che possano
garantire l’uso delle
nuove tecnologie e
dei contenuti digitali nella didattica in
classe”.
Un segnale importante
ma non sufficiente. Mentre
l’Italia investe 15 milioni di
euro, il Regno Unito mette in campo 40 milioni di sterline per garantire a tutti gli istituti la connettività
di banda larga, l’America di Barak
Obama garantirà wi fi e banda larga in 5 anni. “L’insufficiente disponibilità di banda larga - conclude
il direttore generale Pellecchia può condizionare lo sviluppo della scuola digitale delle istituzioni
scolastiche perché impedisce alla scuola di mettere in atto tutte
quelle azioni che possano portare
alla modificazione dell’ambiente di apprendimento tradizionale,
inglobare i luoghi virtuali senza
più barriere fisiche, temporali e
geografiche e, quindi,migliorare il
TuttoscuolA n. 540
processo-metodologico didattico”.
Si potrebbe partire da qui per
rappresentare ancora una volta la
necessità di
reperire
TuttoscuolA n. 540
risorse alternative ai finanziamenti
statali, che difficilmente riescono a
soddisfare tutte le esigenze.
Altra questione centrale è l’aggiornamento in servizio dei docenti come fonte di potenziamento
professionale. “Il nostro istituto riferisce il prof Mauro De Berardis,
responsabile del progetto – non ha
avuto modo finora di partecipare a
interventi di formazione promossi
dal MIUR e dall’INDIRE... Al nostro interno abbiamo organizzato
diversi interventi di formazione occupandoci soprattutto degli aspetti
metodologici” perché completa la
dirigente Nardini “è necessario che
i docenti siano motivati e preparati a sostenere l’innovazione. Per
questo motivo abbiamo dato ampio
spazio alla formazione”. La limitata estensione dell’innovazione tecnologica, favorita forse anche dalla
paura che le novità digitali potrebbero avere “conseguenze negative
su attenzione e memoria, sui processi emotivi e la socializzazione”
(Antonella De Gregorio, Corriere
della Sera del 5 febbraio 2014) sottolinea la necessità di una strategia
di pratica innovativa, articolata e
complessa, di mappe mentali rinnovate, di progetti ambiziosi, che
andando al di là delle solite dichiarazioni, siano accompagnati da una
verifica delle ricadute sui processi
di insegnamento/apprendimento. I
contenuti del dossier di Tuttoscuola consentono di mettere a fuoco
alcuni temi centrali dell’innovazione tecnologica che potrebbero
costituire la base per un’analisi
approfondita sul mutamento della percezione degli operatori scolastici, degli amministratori, dei
cittadini e delle imprese, nonché
sulle prospettive di sviluppo delle
esperienze attive sul territorio, in
relazione agli obiettivi dell’agenda
digitale scolastica. Le esperienze confermano che la scuola
italiana è pronta ad una più
rilevante diffusione di tecnologie di qualità che è una
condizione indispensabile,
ma non sufficiente, per garantire la trasformazione della scuola.
L’innovazione tecnologica, infatti,
non produce automaticamente un
miglioramento del livello di qualità
dell’insegnamento e dell’apprendimento se non è accompagnata
da una riorganizzazione interna e
da una nuova visione, anche culturale, del rapporto della tecnologia con la didattica nell’ottica della
flessibilità e della personalizzazione. Occorrono docenti motivati e
preparati all’uso delle tecnologie
multimediali: per questa ragione, è
necessario investire tempo e risorse nella formazione in servizio. La
diffusione sempre più ampia delle
tecnologie non riguarda esclusivamente gli studenti e il personale
della scuola, poiché coinvolge e
ridefinisce le modalità con cui le
famiglie sono chiamate a partecipare e a costruire la collaborazione
con le scuole: pertanto, anche i genitori debbono essere “alfabetizzati” a gestire la comunicazione
scuola-famiglia avvalendosi delle
opportunità offerte dalle tecnologie
(registro elettronico, eccetera).
E’ impossibile pensare di fare
tutto in poco tempo, il Governo
deve però impegnarsi a coinvolgere sempre più nelle decisioni che
riguardano la politica scolastica i
docenti, i genitori, gli studenti, le
imprese, il mondo finanziario e
destinare una parte dei fondi disponibili o comunque acquisiti da
soggetti privati al miglioramento
del livello di qualità del sistema
educativo per poter cogliere le opportunità che il dividendo dell’innovazione può portare a tutto il
sistema educativo. Un’azione che
non dovrebbe orientarsi verso “facili” e rassicuranti interventi ma
rappresentare uno sforzo ambizioso
per portare tutte le componenti, che
a vario titolo operano ed agiscono
nella scuola e per la scuola, in una
prospettiva in cui necessitano, oltre
alle risorse finanziarie, idee, visioni e competenze, proprio quelle
che possono fare la differenza.
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TECNOLOGIE
Dossier
TECNOLOGIE
Dossier
Intervista alla prof.ssa Stefania Nardini, dirigente
scolastico IIS Alessandrini-Marino-Forti
“Una scuola all’avanguardia”
Il modo di vivere delle persone
è mutato e gli studenti hanno
nuove opportunità di apprendimento. In che modo l’Istituto
“Alessandrini-Marino-Forti” si
sta muovendo per rispondere al
cambiamento?
“In linea con gli obiettivi del
Patto per la [email protected], attraverso
le tecnologie vogliamo cambiare gli ambienti di apprendimento per rendere l’offerta formativa
più attraente per nostri giovani
e promuovere un rapporto nuovo
tra docenti e alunni. Superando
il paradigma tradizionale dell’apprendimento, imperniato molto
spesso sulla lezione frontale e
sul puro trasferimento di conoscenze dal docente agli alunni,
vogliamo mettere al centro lo
studente e attuare una didattica
laboratoriale in cui gli alunni partecipano, ricercano e collaborano
in un processo virtuoso di sviluppo e costruzione dei saperi. Nella
[email protected] l’ambiente di apprendimento non è semplicemente il
luogo dove si svolge la lezione, è
un sistema complesso in cui interagiscono tra di loro numerose
variabili: studenti, famiglie, operatori della scuola, spazi, metodi,
contenuti, tempi, organizzazione e
strumenti. Abbiamo posto grande
attenzione ad ogni variabile e un
particolare risalto alla riorganizzazione degli spazi della didattica.
Applicando lo slogan del Piano
Nazionale Scuola Digitale: “Il laboratorio in classe e non la classe
in laboratorio” abbiamo messo in
atto tre azioni con diversi setting
tecnologici:
1.in ogni aula abbiamo tolto la lavagna di ardesia e al suo posto
abbiamo installato un pc integrato nella cattedra, una Lim,
un videoproiettore e il collegamento Internet. Questo setting
consente di svolgere lezioni più
vivaci, dinamiche, attraenti ed
efficaci e il riscontro da parte
degli studenti è molto positivo
2.stiamo realizzando aule one to
one computing che consentano
un’effettiva didattica incentrata
sullo studente e possano essere
utilizzate in maniera trasversale
in tutte le discipline. Ogni studente disporrà di un proprio dispositivo che, attraverso la rete
cablata o wireless, gli permetterà di interagire con l’insegnante
3.abbiamo realizzato uno spazio
Web in cui gli studenti possono
scaricare lezioni e materiali didattici, condividere esperienze e
fruire in modalità e-learning di
corsi di recupero o di sostegno
personalizzati al di fuori delle
aule e dei tempi scolastici, in
una sorta di scuola open h 24/24
Naturalmente il setting tecnologico è solo l’infrastruttura necessaria a sostenere il processo
di innovazione e occorre che le
tecnologie vengano effettivamente
utilizzate per cambiare gli ambienti di apprendimento e appassionare i nostri studenti. Per questo
motivo stiamo lavorando con
grande impegno sulla formazione
del personale docente. Vogliamo
infine favorire le buone pratiche
nell’organizzazione scolastica
e amministrativa, migliorare i
La professoressa Stefania Nardini, Dirigente Scolastico
dell’IIS Alessandrini-Marino-Forti di Teramo, laurea in
Scienze dell’educazione, ricco curriculum con 5 Master nei
campi del management e delle problematiche degli adolescenti, giudice esperto presso la Sezione Minorile della
Corte di Appello dell’Aquila, ha sempre prestato grande
attenzione ai temi dell’innovazione dei processi educativi.
E’ una convinta paladina della [email protected] e del suo Istituto
dice: “Il nostro impegno è quello di realizzare una scuola
all’avanguardia, bella, viva e dinamica, dove gli studenti
stanno bene, imparano e sono davvero protagonisti...”
50
TuttoscuolA n. 540
rapporti con le famiglie e promuovere l’integrazione e il confronto
con il territorio. Relativamente
a questo aspetto, a cui tengo in
modo particolare, ci siamo dotati
di un Comitato Tecnico Scientifico, composto da docenti, esperti
e rappresentanti dell’Università
e delle associazioni professionali
e industriali, che nell’ambito della [email protected] avrà il compito di
favorire i rapporti con le aziende
locali e sviluppare e promuovere
una reale integrazione tra scuola e mondo del lavoro. Lo scorso
mese di dicembre, presso il nostro auditorium, in un convegno
che ha avuto ampia risonanza sui
media locali, abbiamo presentato
al territorio i primi risultati e gli
sviluppi futuri del nostro progetto
di [email protected]. E’ stata anche l’occasione per illustrare, attraverso
alcune esperienze fatte con la Lim
dai nostri docenti, come sia possibile rinnovare concretamente la
didattica.”
L’innovazione tecnologica
costituisce solo una moda passeggera o avrà conseguenze
profonde nel delineare il nuovo
volto della scuola in Italia?
“Premetto che il nostro Istituto
è composto da tre scuole tecnico-professionali. Il Patto per la
[email protected] è un progetto altamente
innovativo e direi perfetto per gli
Istituti Tecnici e Professionali che,
per la loro identità e vocazione,
sono “scuole dell’innovazione”,
capaci di fornire ai propri studenti
competenze disciplinari, ma anche
gusto della curiosità, della ricerca,
dell’esplorazione e della progettazione, e una preparazione che li
metta in grado di confrontarsi con
i cambiamenti rapidi della società,
delle tecnologie e del mondo del
lavoro. L’innovazione tecnologica
non si fermerà mai e le trasformazioni della società saranno sempre più rapide. Non si può parlare
dunque di moda passeggera. Si
può dire invece che se la scuola
italiana non cambia volto e viene tagliata fuori dall’innovazione
tecnologica, lo scollamento con la
società sarà sempre più profondo e
la scuola perderà man mano il suo
ruolo di agenzia formativa. Ruolo, in qualche misura, già messo
in discussione, rispetto al passato, dalla televisione e da Internet.
Ritengo quindi che l’innovazione
tecnologica condizionerà profondamente la scuola dei prossimi
anni; non riesco ad immaginare
quali saranno i dispositivi che potranno utilizzare i nostri studenti
tra 10-20 anni o come saranno le
lavagne del futuro. Di sicuro non
si tornerà alla lavagna di ardesia,
ci sarà tanto Web nella nostra vita
quotidiana e la didattica si svolgerà sempre più spesso al di fuori
dell’edificio scolastico. La scuola
assumerà una dimensione molto
più ampia di quella attuale perché
gli spazi fisici si allargheranno
agli spazi virtuali del web e le lezioni si faranno in parte a scuola e
in parte sulla rete.”
Quanti docenti si sono attivati, quante classi e in quali discipline osserva l’uso più frequente
delle tecnologie?
“Il nostro Istituto è composto
da tre scuole ad indirizzo tecnicoprofessionale, con molti alunni,
classi e docenti. Nonostante i problemi dovuti alla dimensione e
alla complessità dell’Istituto, già
dall’inizio del nostro percorso di
[email protected], abbiamo coinvolto
tutte le classi e l’intero corpo insegnante. La risposta dei docenti è stata generalmente positiva,
tutti hanno dato la disponibilità
a partecipare ai corsi di formazione e a sperimentare nuovi modi di insegnare facendo uso delle
tecnologie digitali. Il progetto ha
dunque coinvolto 60 classi e circa
180 docenti. Per quel che riguarda
l’impatto delle tecnologie digitali, il nostro obiettivo è quello di
promuoverne l’utilizzo in tutte le
discipline e in modo trasversale.
Per ora, tuttavia, l’uso più ampio
ed efficace delle tecnologie viene fatto nell’ambito delle materie
tecnico-professionali e nei laboratori in particolare, dove peraltro
le tecnologie erano diffuse ancor
prima che il nostro istituto divenisse [email protected].”
Con quali modalità formative
avete promosso nei docenti l’uso
delle tecnologie nella didattica e
più in generale nella vita della
scuola (es. registro elettronico)?
“Il punto cent rale della
[email protected] non sono tanto le tecnologie quanto le dinamiche di
rinnovamento che esse possono
innescare. L’innovazione digitale
TuttoscuolA n. 540
51
TECNOLOGIE
Dossier
TECNOLOGIE
Dossier
è sicuramente uno strumento per
migliorare la scuola ma è sbagliato pensare che basti acquistare e
consumare tecnologia per risolvere i problemi della didattica, degli
insuccessi scolastici, degli abbandoni e della dispersione. E’ necessario che i docenti siano motivati e
preparati a sostenere l’innovazione. Per questo motivo nel nostro
Istituto abbiamo dato ampio spazio alla formazione, con corsi che
hanno riguardato le problematiche
della [email protected], il registro elettronico e l’utilizzo delle Lim e di
alcuni sofware didattici. Nei prossimi giorni avrà inizio il Corso di
formazione “Libri e contenuti digitali” che coinvolgerà 30 docenti
provenienti da aree disciplinari diverse e fornirà loro le competenze
per realizzare in modo autonomo
contenuti digitali di buon livello.
Si tratta di corsi in cui generalmente viene proposto un mix di
metodologia e di competenze specifiche che favoriscono da parte
dei docenti, da un lato la consapevolezza e la motivazione e dall’altro l’acquisizione di tecniche e
abilità specifiche. Per la natura dei
corsi finora svolti, abbiamo utilizzato la modalità della somministrazione in aula con formatori
interni o esterni provenienti dalle
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Intervista al prof. Mauro De Berardis docente di Informatica
dell’ITIS Teramo e responsabile del progetto Scuol@ 2.0
“coinvolgere i docenti”
Il funzionamento degli strumenti tecnologici della sua scuola è soddisfacente?
Quali sono le problematiche?
“Il nostro Istituto, per sua identità di Scuola tecnica e professionale, ha sempre posto grande attenzione all’innovazione tecnologica e si è dotata nel corso
degli anni di laboratori e attrezzature di buon livello. Grazie al Patto per la
[email protected], abbiamo potuto incrementare ulteriormente le dotazioni tecnologiche del nostro istituto, installando in ogni classe una cattedra elettronica
e il collegamento Internet. Allo stato attuale del nostro progetto, per quel che
riguarda la didattica di aula, orientata prevalentemente alle applicazioni, la
gestione del registro elettronico e il collegamento Internet delle Lim e dei laboratori, il funzionamento degli strumenti tecnologici è nel complesso soddisfacente. Per quel che riguarda invece l’infrastruttura di rete, sia per i problemi
tecnici legati allo scarso sviluppo delle linee in fibra ottica sul territorio sia
per la complessità del nostro Istituto, articolato in tre scuole dislocate in punti
diversi della città, non possiamo contare su una connettività unica e pienamente adeguata alla realizzazione dei nostri progetti. Per superare, almeno
in parte, questa difficoltà, abbiamo pensato di utilizzare in ogni scuola due
linee ADSL di tipo commerciale. Altri miglioramenti saranno possibili grazie
al finanziamento di 8000 euro ottenuto dal MIUR, proprio in questi ultimi mesi,
per ampliare le dotazioni tecnologiche wireless. Credo che allo stato attuale
l’insufficiente qualità delle infrastrutture di rete sia un problema per tante
istituzioni scolastiche e rappresenti un collo di bottiglia per la realizzazione
delle innovazioni riguardanti lo sviluppo della scuola del futuro, centrata sul
web e basata sempre più sugli spazi di apprendimento virtuali.”
Quali caratteristiche dovrebbero avere hardware e software per aiutare gli
insegnanti nello sviluppo digitale delle scuole?
“E’ una domanda molto interessante a cui voglio rispondere in modo un po’
visionario. Proviamo a immaginare la scuola digitale del futuro, la scuola che
ci sarà ad esempio nel 2030 (ma chissà... forse sarà del tutto diversa!). In ogni
scuola i dispositivi utilizzati saranno migliaia, ogni studente avrà il suo e attraverso la rete potrà dialogare con il docente o con i compagni di classe. O con
i propri pari oltre oceano... Potrà studiare sul Web nei tempi e nei modi a lui
più appropriati, magari insieme ad un compagno di classe che abita a decine
di km di distanza. La scuola avrà ancora la sua sede fisica dove svolgere le
lezioni del mattino ma sarà soprattutto una sorta di grande social network
riservato a docenti, alunni e famiglie che consentirà lo svolgimento di gran
parte delle attività didattiche, amministrative e organizzative. L’hardware e il
software dovrebbero essere pensati facendo riferimento allo scenario appena
descritto: dispositivi ad uso personale leggeri e frugali nei consumi, semplici
da usare e che si integrano perfettamente con gli altri dispositivi; software
didattici e contenuti digitali di qualità, effettivamente interattivi, dotati di
una interfaccia universale, che si trovano sul web e sono quindi utilizzabili
in tutti i contesti; ambienti virtuali progettati appositamente tenendo conto
della specificità del mondo della scuola. Potrebbe essere utile individuare
TuttoscuolA n. 540
aziende fornitrici di tecnologie.
Per le future iniziative di formazione che riguarderanno la didattica disciplinare, stiamo valutando
la possibilità di utilizzare anche
modalità di formazione a distanza
tramite la piattaforma e-learning
di Moodle.”
chiaramente gli obiettivi e le potenzialità degli strumenti utilizzati inquadrandoli nelle seguenti categorie: per approfondire, per collaborare, per applicare
e per rielaborare.”
Le modalità formative promosse dal MIUR, dall’INDIRE, dalla sua scuola per
l’uso delle tecnologie nella didattica sono state soddisfacenti rispetto alle esigenze formative dei docenti? Quali sono i punti forti? Quali le criticità?
“Il nostro Istituto non ha avuto modo finora di partecipare a interventi di formazione promossi dal MIUR e dall’INDIRE. Posso però dire che negli incontri
avuti in questi anni con le altre scuole2.0 a Genova, in occasione del salone
ABCD, a Roma e Firenze, l’azione di indirizzo e sostegno sia dell’Ufficio V del
MIUR che dell’INDIRE è stata fondamentale per definire e portare avanti il progetto di [email protected]. Al nostro interno abbiamo organizzato diversi interventi
di formazione occupandoci soprattutto degli aspetti metodologici. Si è dato
ampio spazio alla discussione e alla riflessione sugli obiettivi e le problematiche della [email protected]: sono emersi dubbi, perplessità e talvolta pregiudizi, ma
anche e soprattutto l’adesione generale all’idea forte che la scuola deve superare i limiti della didattica tradizionale. Essa deve diventare l’ambiente dove
docenti e studenti collaborano in un processo di costruzione e sviluppo, e non
di semplice riproduzione dei saperi e dove gli studenti imparano in modo attivo,
cooperando e lavorando in gruppo, e utilizzando strumenti multimediali a loro
familiari. Il punto forte è stato dunque il coinvolgimento del corpo docente,
cosa di non poco conto visto che il successo della [email protected] dipende non tanto
dalle scelte tecnologiche, che possono essere molteplici e tra loro alternative, ma dalla preparazione e dalla ricerca progettuale dei docenti. Le criticità
TuttoscuolA n. 540
Come avviene la gestione tecnica delle infrastrutture? Quali
e quante figure vi sono dedicate?
“Per modificare gli ambienti di apprendimento attraverso
le tecnologie digitali, occorrono
strumenti adeguati: una buona
infrastruttura di rete, il collegamento Internet a larga banda e i
dispositivi digitali in aula e in laboratorio. Il nostro Istituto, nelle
tre scuole, è dotato di una decina
di aule multimediali, di circa 70
cattedre elettroniche installate in
tutte le aule e in alcuni laboratori,
di 5 linee ADSL e 3 infrastrutture
wireless. Occorre inoltre gestire il
server di rete, il sito istituzionale dell’Istituto e quello dedicato
alla [email protected]. I numeri dicono
che la gestione tecnica delle nostre
infrastrutture è molto complessa e, a mio avviso, occorrerebbe
almeno una figura professionale
che si dedicasse quotidianamente e a tempo pieno al loro buon
funzionamento. Questa figura, di
cui anche tutte le altre scuole2.0
hanno ravvisato la necessità, non
è attualmente prevista nell’ordinamento scolastico e la gestione è
affidata ad alcuni docenti esperti
di informatica che vengono incentivati attingendo dal Fondo di
Istituto. Grazie dunque alla buona volontà e allo spirito di collaborazione dei docenti coinvolti
(complessivamente 4 in 3 scuole),
riusciamo a far fronte, seppure tra
mille difficoltà, ai problemi tecnici che un sistema tecnologico
così complesso presenta quotidianamente. Le criticità però sono
destinate ad amplificarsi perché in
futuro ci doteremo di nuove aule
1:1, si utilizzeranno sempre più gli
53
TECNOLOGIE
Dossier
TECNOLOGIE
Dossier
spazi web e i ragazzi porteranno
in classe i propri dispositivi. Avremo presto a che fare con centinaia
di computer, Lim, videoproiettori
e apparati di rete. Concludo auspicando che il Ministero affronti
il problema della manutenzione
delle infrastrutture e preveda di
fornire le risorse necessarie alle
singole istituzioni scolastiche.”
Il rapporto tra studenti e dispositivi digitali qual è al momento? 1:1, 2:1, ecc?
“Nei laborator i infor matici
e nelle aule multimediali il rapporto tra studenti e dispositivi
digitali è generalmente 1:1. Per
una valutazione generale, bisogna distinguere tra le tre scuole
che compongono il nostro Istituto.
Nell’ITIS Alessandrini, che è la
scuola più grande e frequentata, i
pc disponibili sono circa 150 e un
buon numero di studenti utilizza
il proprio dispositivo in classe. A
grandi spanne, attualmente possiamo parlare di un rapporto 3:1.
Nelle altre due scuole, l’IPSIA
Marino e l’ITG Forti, quest’ulti-
ma è stata accorpata all’Istituto
solo due anni fa, la situazione è
leggermente differente in quanto
le dotazioni attuali sono inferiori
rispetto a quelle dell’ITIS. Ovviamente tendiamo nell’arco di 2-3
anni a raggiungere un effettivo
54
riguardano le iniziative di formazione inerenti la didattica disciplinare e
l’uso delle tecnologie. Sono coinvolti centinaia di docenti e decine di discipline e gli interventi formativi realizzati, per ovvi problemi di costo, di spazi e
strumenti, hanno interessato di volta in volta solo piccoli gruppi di docenti
per un numero esiguo di ore. Di fatto non sempre è stato possibile attuare
gli approfondimenti necessari perché la formazione risultasse pienamente
efficace. Per il futuro, poiché le risorse per la formazione sono limitate e per il
momento provengono esclusivamente da agenzie esterne quali la Fondazione
Tercas, stiamo lavorando sull’idea di erogare corsi in modalità FAD tramite
la piattaforma Moodle. Per altri interventi formativi, come nel caso del corso
“Libri e contenuti digitali” che avrà inizio nei prossimi giorni, l’idea è quella
della disseminazione: la formazione riguarderà un gruppo ristretto di docenti che a loro volta diventeranno riferimento, guida e traino per tutti gli altri.”
Le tecnologie quali ripensamenti hanno imposto all’organizzazione delle “lezioni” e degli spazi di apprendimento?
“Il Patto per la [email protected] ci ha permesso di introdurre nel nostro Istituto
alcune novità importanti che hanno avuto un grande impatto sul processo
insegnamento/apprendimento:
- Il laboratorio in classe, quindi la tecnologia che viene collocata stabilmente in aula e posta al servizio della classe
- l’uso ampio, diffuso e quotidiano delle tecnologie in tutte le discipline
- l’utilizzo, quantunque in forma sperimentale e parziale, dei dispositivi personali degli alunni in classe
- la valorizzazione del ruolo della rete e dei contenuti digitali
Riguardo agli spazi di apprendimento, abbiamo scelto di conservare l’assetto
tradizionale: ogni classe ha la sua aula dalla quale si muove solo per recarsi
nei laboratori e in palestra. Un po’ controcorrente con altre scuole2.0, riteniamo opportuno che siano gli insegnanti
a muoversi verso le aule piuttosto che
le classi. Ovviamente, nel Pc di ogni aula è stata installata una pila software
in grado di soddisfare quanto più possibile le esigenze didattiche di tutte le
discipline. Il materiale prodotto per la
classe può essere condiviso sullo spazio
web della [email protected] (lnx.iisteramo.it)
e utilizzato in altre classi o per il lavoro domestico, sia dai docenti che dagli
alunni. In questa fase, la lezione non viene completamente rivoluzionata e l’innovazione del modo di fare scuola è ancora
sperimentale e parziale. Tuttavia la lezione è molto differente. I docenti utilizzano la Lim arricchendo i contenuti con
mappe concettuali, grafici, simulazioni
e supporti multimediali scaricati da Internet. Le lezioni vengono memorizzate sullo spazio web della [email protected] e gli studenti, che dispongono dello
stesso software autore della Lim, possono riprodurle sul proprio pc, rielaborarle e condividerle a loro volta. Un ripensamento importante riguarda l’uso
dello smartphone in classe che in alcune materie non solo non è vietato ma
diventa uno strumento importante di lavoro. Ad esempio, durante le ore di
TuttoscuolA n. 540
Informatica viene utilizzato dagli studenti per implementare i software realizzati per i dispositivi mobili.”
Le tecnologie quale grado di coinvolgimento hanno prodotto negli alunni?
Qual è il mix di elementi che funziona?
“L’introduzione delle tecnologie in aula è stata accolta con grande entusiasmo dagli studenti del nostro Istituto. L’aula trasformata e rinnovata, la
presenza costante in classe del pc e del collegamento Internet, la Lim che riproduce brillantemente suoni e video, hanno dato inizialmente una scossa benefica alle motivazioni degli studenti. Ma la tecnologia da sola non determina
un miglioramento della didattica , anzi può essere motivo di distrazione. Grazie alle iniziative dei docenti che hanno fin da subito chiamato gli alunni a
lavorare con la Lim e ad utilizzare Internet, ben presto la motivazione si è
trasformata in coinvolgimento che ha interessato, con diversi gradi di intensità, la maggior parte degli studenti. Gli elementi che funzionano sono la multimedialità e l’immediatezza della comunicazione che motivano e favoriscono
l’attenzione, la partecipazione e la collaborazione dei ragazzi, la semplicità
d’uso dei dispositivi, la disponibilità, grazie ad Internet, di una enorme quantità di informazioni e la facilità di reperirle e utilizzarle. La possibilità di salvare la lezione sullo spazio web o su supporti personali, facilita l’attenzione
del ragazzo che non è costretto a capo chino a prendere appunti cartacei da
rielaborare a casa, ma può partecipare e intervenire attivamente.”
Parliamo di stili di apprendimento degli alunni: come l’utilizzo delle tecnologie viene in aiuto alle diverse esigenze di apprendimento degli alunni?
“Uno degli obiettivi della [email protected] è quello di consentire agli studenti di
seguire percorsi di apprendimento personalizzati che li mettano in grado di
esprimere le proprie passioni, attitudini, aspirazioni ed interessi. Questo non
è possibile se il processo di apprendimento è passivo e mnemonico e si basa
sul modello tradizionale della trasmissione delle conoscenze dal docente alla
classe. Viceversa ogni studente può esprimere la propria intelligenza se si
privilegia, grazie alle tecnologie, una didattica in cui i ragazzi sono chiamati
ad essere i protagonisti del processo di apprendimento, in cui si procede per
scoperta, si impara facendo, si sperimenta, si lavora per tentativi, si commettono errori, si collabora con i compagni e gli insegnanti. Mi ripeto ancora
ma la chiave non è quella di ricevere passivamente le conoscenze dall’insegnante, quanto quella di costruirle, recuperarle e organizzarle a partire
dalle proprie conoscenze grezze e disorganiche. Anche il modo di lavorare
del docente cambia profondamente: egli diventa un riferimento adulto per lo
studente e svolge il compito di agevolare e favorire il processo di costruzione
delle conoscenze. Un ruolo fondamentale per personalizzare le diverse esigenze di apprendimento degli alunni, nella scuola del futuro sarà svolto dagli
strumenti di interazione asincroni e sincroni del web che consentiranno il
dialogo docenti-alunni al di fuori degli spazi e dei tempi scolastici tradizionali. Questa ulteriore rivoluzione è per il momento condizionata anche dal
tipo di organizzazione della scuola che oggi prevede l’impegno dei docenti
concentrato nelle ore mattutine e nell’ambito esclusivo dell’aula scolastica.
Un discorso a parte meriterebbe il rapporto tra DSA e tecnologie. Mi limito
a dire che gli strumenti digitali offrono la possibilità di compensare molte
delle difficoltà degli alunni con DSA che, grazie al pc e ad Internet, possono
informarsi, apprendere e comunicare autonomamente e nella maniera che
ritengono a loro più congeniale.”
TuttoscuolA n. 540
rapporto 1:1, one to one computing, cioè un dispositivo per ogni
alunno. Credo che tale obiettivo
sarà raggiunto senza oneri eccessivi perché, essendo gli strumenti
digitali ad uso personale sempre
più economici, ogni ragazzo potrà
utilizzare il proprio dispositivo
anche in classe, così come usa la
penna, il quaderno o la calcolatrice. Il BYOD (bring your own
device) è fortemente auspicabile perché, una volta superati i
problemi legati alla connettività
Internet, che pure vi sono, consentiranno effettivamente di fruire in
classe dei contenuti interattivi e
multimediali presenti sulla rete.”
Se dovesse fare un bilancio
dove posizionerebbe la sua scuola? Orientata alla rete Internet?
Orientata alle applicazioni al
fine di supportare gli apprendimenti curriculari (software
didattici)?
“La [email protected] è in piena fase
di attuazione. Molte cose sono state già realizzate, tante altre sono
in cantiere. Nel nostro progetto,
la parola chiave del futuro è il
web che nei prossimi anni provocherà la vera rivoluzione degli
ambienti di apprendimento e porterà ad un radicale ripensamento dell’organizzazione scolastica.
Il futuro della [email protected] sarà
centrato non solo sull’uso attivo
di Internet e delle piattaforme elearning, ma anche sull’utilizzo
di contenuti digitali ed eBook, di
comunità e classi virtuali, di email, forum, esercitazioni on-line,
videoconferenze, colloqui in realtime attraverso le chat e hangout,
di incontri nell’aula virtuale, di
comunicazioni telefoniche Skype,
social network, podcasting per
l’apprendimento delle lingue, web
radio e web tv... In prospettiva,
dunque, la scuola sarà orientata
decisamente alla rete Internet. Allo stato attuale, tutte le aule e i
laboratori sono in rete e dispongono di un collegamento ADSL
55
TECNOLOGIE
Dossier
TECNOLOGIE
Dossier
che consente la compilazione del
registro elettronico e offre ai docenti opportunità importanti per
sperimentare nuove modalità di
insegnamento/apprendimento.
Devo anche dire che nella nostra
scuola, soprattutto nei laboratori professionali e nelle discipline
tecnico-scientifiche, si utilizzano
diffusamente software didattici di
simulazione e interazione di tipo
freeware e open-source.”
Le tecnologie quali ripensamenti hanno imposto all’organizzazione della didattica e
degli spazi di apprendimento?
“Come dicevo nella precedente
risposta, gli ambienti di apprendimento saranno rivoluzionati nei
prossimi anni quando, grazie alla
connettività a larga banda e all’ulteriore esplosione dei servizi del
Web, agli spazi fisici tradizionali della scuola si affiancheranno
quelli virtuali che consentiranno
di “fare scuola” anche al di fuori
delle mura scolastiche e in tempi
diversi da quelli usuali. In questa
prima fase, l’organizzazione scolastica è quella tradizionale. Sono
invece cambiati gli ambienti di apprendimento perché in ogni classe
abbiamo portato la tecnologia, un
Pc, una Lim, un videoproiettore
e Internet e abbiamo cominciato a sperimentare una didattica
effettivamente centrata sullo studente e sul processo di sviluppo
e costruzione dei saperi. A differenza di quello che hanno fatto
altre scuole2.0 , abbiamo scelto di
installare tecnologia fissa in aula
per favorire la cultura dell’innovazione, soprattutto per gli studenti
più giovani. Non siamo invece sicuri che il BYOD, cioè l’uso dei
dispositivi personali da parte degli
studenti, sia esente da problemi e
criticità, soprattutto se l’uso dei
dispositivi personali è previsto in
modo esteso in tutte le discipline e
in tutte le ore. Per questo motivo,
prima di decidere come disciplinare l’uso dei device personali,
56
Il racconto
di due Studenti
Alessandro Andreoli
Classe 1°G ITIS Teramo
Come le tecnologie hanno cambiato, nella tua scuola, la “lezione tradizionale”? Come le tecnologie usate nella tua scuola hanno modificato/arricchito il
tuo modo di apprendere/studiare?
Il primo giorno di scuola, con grande sorpresa non ho trovato in aula la solita
cattedra e la lavagna nera tradizionale ma una cattedra con il computer incorporato, un videoproiettore e quella che mi hanno detto si chiama Lim, cioè
Lavagna Interattiva Multimediale. Pensavo che fossero cose che non si potessero neanche toccare. Invece già il primo giorno il Professore ci ha chiamati per
farci scoprire le nuove tecnologie. Cosi con il semplice tocco di un dito sulla Lim
abbiamo iniziato ad usare il computer, quasi fosse il nostro smartphone, e tutto
è stato semplice: aprire i programmi, utilizzare la penna, i colori, la gomma, il
righello, il compasso, il secchio di vernice …
In pochi giorni, per tutti noi la Lim è diventata un oggetto familiare, facile e
amichevole da usare. Io faccio il primo anno delle Superiori e non so come fossero e si svolgessero le lezioni tradizionali quando in classe non c’era la Lim.
Posso dire che con la Lim le lezioni sono interessanti e il tempo passa velocemente. Facendo riferimento alla materia Tecnologie e tecniche della rappresentazione grafica, il prof. Falchi realizza sulla Lim disegni bellissimi, con i
colori riesce a fare delle assonometrie chiare e dettagliate e per la classe è facilissimo riprodurle sul foglio di disegno. Anche noi ragazzi abbiamo imparato
a disegnare con la Lim, a volte lo facciamo in due o in tre contemporaneamente.
La cosa più interessante è che possiamo sbagliare quante volte vogliamo, tanto
poi prendiamo la gomma virtuale e apportiamo le correzioni necessarie. Come
ho detto, al banco utilizziamo fogli, matite e righelli reali, con la Lim utilizziamo gli stessi strumenti virtuali ma ci divertiamo di più e lavoriamo meglio.
Anche nelle altre materie l’uso della Lim ci piace molto: in matematica, come in
italiano o in inglese, i prof. trovano sempre il modo di suscitare l’interesse della
classe utilizzando, grazie a Internet, registrazioni audio e video, documentari,
clips e perfino film molto interessanti! Per quel che mi riguarda, quando le lezioni sono arricchite di immagini e altri supporti multimediali, apprendo bene
e rapidamente, e non ho bisogno di studiare a casa.
uttoscuol
T
A n. 540
Classe 5BI ITIS Teramo
Come le tecnologie hanno cambiato, nella tua scuola, la “lezione tradizionale”? Come le tecnologie usate nella tua scuola hanno modificato/arricchito il
tuo modo di apprendere/studiare?
Il mio rapporto con le tecnologie è iniziato molti anni fa quando all’età di 12
anni, usando il pc per giocare, ho scoperto di avere una grande passione per
le tecnologie e per l’informatica in particolare. Per cui mi sono iscritto alla
specializzazione informatica dell’ITIS di Teramo dove ho trovato un ambiente
favorevole allo studio e all’apprendimento. Le ore delle materie professionali si
sono sempre svolte esclusivamente nel laboratorio di informatica, ben attrezzato con un pc per studente e un grande schermo di proiezione collegato al pc
del professore. Ancor prima della [email protected] nei laboratori abbiamo sempre
utilizzato una didattica di tipo laboratoriale. Il nostro professore, sia durante
le esercitazioni che durante le verifiche, ci ha consentito di consultare Internet
per risolvere i problemi in maniera autonoma e correggere gli errori commessi,
promuovendo il lavoro di gruppo e la collaborazione. Negli ultimi due anni, grazie alla [email protected] abbiamo la Lim e il Pc in classe. Per le materie professionali
nulla è cambiato, per le altre discipline le lezioni sono diventate molto più interessanti e partecipate. Faccio l’esempio dell’inglese dove le modalità di utilizzo
della Lim sono molteplici: a volte la Prof. visualizza un testo sulla Lim e ci propone di tradurlo, altre volte ci fa ascoltare dei brani e verifica la comprensione,
altre volte utilizziamo Youtube per prendere visone di tutorial in lingua inglese
e approfondire alcuni argomenti tecnici particolarmente significativi. Anche
in matematica la Lim permette di utilizzare, contestualmente alle spiegazioni,
alcuni software didattici quali Geogebra e Derive che permettono una visualizzazione grafica migliore e rendono sicuramente la lezione più efficace e leggera. In italiano e in storia, le lezioni vengono spesso arricchite dalla visione di
documentari e clips scaricati dalla rete e riguardanti gli argomenti proposti.
Essendo uno studente di informatica e un appassionato della materia, sono
particolarmente contento che le tecnologie siano entrate in classe. Quello che
ancora manca è l’interazione tra la cattedra elettronica e i dispositivi personali e a tale riguardo stiamo valutando con i nostri professori di informatica e
sistemi la possibilità di realizzare un apposito software che consenta di interfacciare la Lim con gli smartphone Android. Riguardo al mio modo di studiare
ed apprendere, ritengo che le lezioni con la Lim e Internet siano molto più efficaci. Le lezioni di storia “condite” con i documentari Luce o le lezioni di informatica in cui il Prof. ci propone un problema e ci dice: “risolvetelo lavorando in
gruppo e consultando Internet”, sono esempi concreti di un modo di fare scuola
davvero coinvolgente!
TuttoscuolA n. 540
Dossier
già nel corrente anno scolastico
sperimenteremo l’uso del tablet
in quattro classi delle nostre tre
scuole. La gradualità dell’azione
in questo caso è d’obbligo anche
perché l’infrastruttura di rete deve essere prima adeguatamente
potenziata. Inoltre si presenta un
problema di tipo educativo legato
al rapporto che i giovani hanno
con i nuovi strumenti di comunicazione. Usi impropri ed abusi
sono frequenti e la scuola deve
farsi carico di svolgere una funzione preventiva di orientamento
e formazione nell’utilizzo dei nuovi media. In tal senso un’idea è
quella di utilizzare le competenze
digitali degli alunni e veicolarle
in un progetto di crescita culturale e non di pura fruizione della
tecnologia.”
Rispetto al tasso di dispersione scolastica l’utilizzo delle tecnologie quali cambiamenti ha
determinato? Qual è la situazione attuale?
“Abbiamo introdotto le tecnologie in classe alla fine dell’ultimo
anno scolastico. Pertanto riguardo
alla ricaduta dell’uso delle tecnologie sulla dispersione scolastica,
i dati non sono ancora disponibili. Tuttavia ci sono alcuni segnali
che ci inducono ad un cauto ottimismo. Il comportamento degli
studenti, del primo biennio in particolare, è sensibilmente migliorato. L’atteggiamento rispetto alle
tecnologie, che per la prima volta
non sono confinate in laboratorio
ma sono stabilmente in classe, è
stato positivo e non si sono mai
verificati episodi di danneggiamento o di ostilità. Segno evidente
e per nulla scontato che i ragazzi
hanno accettato le tecnologie e le
considerano uno strumento prezioso per la loro formazione. Anche il dato relativo alle iscrizioni è
stato buono e nell’anno scolastico
in corso le nostre scuole hanno registrato un aumento significativo
di nuovi iscritti.”
57
TECNOLOGIE
Andrea Tosti
TECNOLOGIE
Dossier
E’ possibile una prima valutazione della scuola digitale a distanza di alcuni anni dall’avvio
del progetto [email protected]?
“Premesso che c’è ancora molto
da fare, la valutazione del percorso fin qui attuato è complessivamente positiva perché il processo
di innovazione degli ambienti di
apprendimento è partito e prosegue gradualmente. Tuttavia le
potenzialità delle tecnologie non
vengono ancora utilizzate al meglio perché non tutti i docenti sono
pronti all’innovazione
della didattica e i
contenuti digitali
di buon livello a
disposizione sono
ancora pochi.”
Ha dei riscontri di come i genitori hanno accolto
le innovazioni che
la sua scuola ha
introdotto?
“Si, ho avuto diversi riscontri. Molti genitori chiedono
informazioni, sono
curiosi di sapere in
che consiste concretamente la [email protected],
sono pronti a regalare al
figlio il tablet o il notebook
da portare in classe. Consultano regolarmente il registro elettronico
nella parte dedicata alle famiglie e
riferiscono che i figli sono entusiasti di lavorare in classe con le tecnologie. Alcuni, per la verità, hanno
avanzato qualche perplessità, che
in parte mi sento di condividere,
riguardo l’utilizzo dei dispositivi
digitali personali che rischia in taluni casi di risultare eccessivo. Solo
una parte esigua dei genitori dei
nostri studenti, mostra invece un
atteggiamento di indifferenza nei
confronti delle innovazioni digitali, atteggiamento dovuto al fatto
che non si sono mai avvicinati alle
tecnologie e ad Internet. Per questi genitori e per quelli che hanno
58
difficoltà ad utilizzare il registro
elettronico, abbiamo pianificato di
svolgere nei mesi prossimi un corso
di alfabetizzazione informatica che
sarà tenuto dagli alunni della specializzazione Informatica. Sarà un
interessante apertura della Scuola
al territorio che consentirà di migliorare il rapporto con le famiglie
e dare opportunità di crescita ai
nostri ragazzi. Altri riscontri li
abbiamo avuti in occasione degli
open-day. C’è stato un notevole
afflusso di ragazzi e genitori che
hanno potuto verificare l’efficacia
del nuovo approccio metodologico
e tecnologico assistendo alla presentazione sulle Lim dei lavori già
eseguiti e minuziosamente spiegati
dagli alunni.”
Come le aziende produttrici di
hardware e software dovrebbero aiutare dirigenti e insegnanti nello sviluppo digitale delle
scuole? Quali secondo lei sono
le priorità? Come dovrebbero
organizzare il rapporto con le
scuole?
“Lo sviluppo digitale delle scuole si realizza attraverso le tecnologie ma soprattutto attraverso il
loro buon utilizzo e la ricerca progettuale degli insegnanti. Focalizzando l’attenzione sulle tecnologie,
sul mercato vengono proposti molti prodotti hardware e software. Se
i prodotti hardware sono generalmente validi e performanti anche
perché ci troviamo in una fase matura del mercato, basti pensare alle
Lim, non altrettanto si può dire per
i software didattici e per i libri in
formato elettronico
che non sempre
presentano quelle caratteristiche
di interattività,
multimedialità e
sincronizzazione
che conferiscono il vero valore
agg iu nto delle
tecnologie digitali. Così, spesso
i nostri docenti si trovano ad
utilizzare pc,
Lim multitouch,
risponditori,
Internet e altri
strumenti sofisticati ma non
d ispongono d i
supporti software adeguati per
organizzare facilmente lezioni belle, efficaci e
interattive. Le aziende produttrici
dovrebbero dunque porre il focus
sulla qualità dei prodotti e sulle reali necessità della didattica, instaurando una stretta collaborazione
con il mondo della scuola. Riguardo ai software didattici, una buona
idea sarebbe quella di concedere
licenze gratuite ad un ristretto
gruppo di classi e passare alla
distribuzione estesa dei prodotti
solo dopo aver apportato le modifiche e i miglioramenti emersi
nella fase di testing.”
TuttoscuolA n. 540
Intervista ad Ernesto Pellecchia, Direttore Generale
Ufficio Scolastico Regionale per l’Abruzzo
L’Abruzzo va di corsa
Direttore Pellecchia, il progetto di diffusione di Cl@ssi 2.0
e di Scuol@ 2.0 a che punto è?
Quante le scuole e le classi 2.0
coinvolte?
“Il Piano Nazionale Scuola
Digitale (PNSD), com’è noto, ha
messo a disposizione delle istituzioni scolastiche importanti
risorse economiche per la diffusione di Lavagne Interattive Multimediali (LIM), per la creazione
di Cl@ssi 2.0 e Scuole 2.0.
Per quanto riguarda la situazione in Abruzzo, relativamente alla diffusione delle LIM, si
evidenzia che nel periodo che va
dall’anno scolastico 2008/09 al
2012/13 si è registrata una crescente richiesta di assegnazione
di risorse da parte delle scuole
con una progressiva e significativa diffusione delle stesse in tutte
le scuole del territorio.
E’ da sottolineare, a tal proposito, che in una significativa
percentuale le scuole hanno provveduto a dotarsi di LIM attingendo da finanziamenti proprio e/o
grazie a specifiche contribuzioni
da parte di soggetti esterni.
Nell’a.s. 2012-2013, a seguito
di un monitoraggio da parte di
di Paola Torre
questo USR sulle dotazioni tecnologiche, in particolare LIM,
complessivamente a disposizione
delle scuole della Regione, sono
risultate installate 1520 LIM così
suddivise: 348 nella provincia di
L’Aquila, 429 a Chieti, 446 a Pescara e 297 a Teramo.
Nella tabella a pagina 58 sono
evidenziati per ciascun anno scolastico i dati analitici relativi alla
diffusione delle LIM.
Per quanto attiene all’Azione
Cl@ssi 2.0, nel triennio 2009/12,
ne sono state autorizzate e finanziate in Regione complessivamente 28.
C o n r i g u a r d o a l l’A z i o n e
Scuol@ 2.0. nell’a.s. 2010-2011,
è stata istituita, con un finanziamento pari a 250.000,00 €, una
[email protected] presso l’Istituto di
Istruzione Secondaria di secondo
grado “Alessandrini-Marino-Forti” di Teramo, di cui è responsabile la Dirigente Scolastica, la Prof.
ssa Stefania Nardini. La scuola,
attraverso l’utilizzo delle tecnologie informatiche e grazie, quindi, all’innovazione tecnologica al
servizio della didattica, realizza
contesti di apprendimento altamente efficaci e stimolanti per
gli studenti.
Infine, i Centri Scolastici Digitali. In Abruzzo sono stati istituiti 5 Centri Scolastici Digitali
in aree particolarmente svantaggiate, collegati funzionalmente
alle istituzioni di riferimento,
mediante l’utilizzo di nuove tecnologie al fine di migliorare la
qualità dei servizi agli studenti
e di garantire una maggiore socializzazione delle comunità di
scuole.”
Quale la percentuale di copertura nello sviluppo digitale
della scuola dell’Abruzzo? Rispetto ad altre aree territoriali
italiane e nel confronto con le
nazioni europee più avanzate
dove possiamo posizionare il sistema scolastico abruzzese?
“Auspicando che il sistema
scolastico italiano possa continuare a contare su idonee risorse
finanziarie per l’ulteriore sviluppo dell’azioni previste da Piano
Nazionale Scuola Digitale, al
momento il livello di copertura
è di circa il 50% delle richieste
Ernesto Pellecchia è direttore regionale dell’Ufficio scolastico regionale per
l’Abruzzo e dall’11.3.2013 svolge anche le funzioni di dirigente generale reggente
dell’Ufficio scolastico regionale per il Molise. Ha prestato servizio presso la
Direzione generale del personale – Ufficio per l’Informatica ed ha svolto numerosi incarichi presso l’ufficio scolastico regionale della Toscana. Ha pubblicato
su riviste specializzate vari articoli su problematiche giuridiche e gestionali
riguardanti il personale della scuola e partecipato a diversi corsi di formazione
e master.
TuttoscuolA n. 540
59
TECNOLOGIE
Dossier
TECNOLOGIE
Dossier
L’indagine OCSE, commissionata dall’ex Ministro Profumo nel
2012, ha evidenziato il notevole
ritardo del nostro sistema scolastico rispetto a quelli degli altri
Paesi europei ed ha individuato,
in modo chiaro ed esplicito, la
causa di ciò principalmente nella
di LIM, con una punta del 75%
circa nella scuola secondaria di
primo grado.
Riguardo al confronto con le
nazioni europee più avanzate,
il sistema scolastico abruzzese
è sostanzialmente in linea con
la media delle alt re Regioni.
Tabella di sintesi
LIM
Anno
Scolastico
2008-2009
2009-2010
2010-2011
2012-2013
Ordine scuola
Secondaria
primo grado
Primaria
Secondaria
secondo grado
Primaria
Secondaria
primo grado
Secondaria
secondo grado
Primaria
Secondaria
primo grado
Secondaria
secondo grado
LIM
richieste
LIM
acquistaste
Copertura
richieste
350
195
55,7%
342
157
45,9%
169
68
40,2%
381
138
36,2%
314
235
74,8%
206
76
36,9%
520
204
39,2%
Cl@ssi 2.0
Anno
Scolastico
2009-2010
Ordine scuola
Istituti
comprensivi
Secondaria
primo grado
Primaria
2010-2011
2012-2013
Cl@ssi
istituite
Finanziamenti
3
€ 180.000,00
3
4
€ 120.000,00
Secondaria
secondo grado
4
Primo e secondo
ciclo
14
€ 200.000,00
Scuol@ 2.0
Anno
Scolastico
2010-2011
Ordine scuola
Secondaria
secondo grado
Scuole
istituite
Finanziamenti
1
€ 250.000,00
Centri Scolastici Digitali
Anno
Scolastico
2012-2013
60
Ordine scuola
Centri
istituiti
Finanziamenti
Primo e secondo
ciclo
5
€ 45.805,00
esiguità delle risorse complessivamente messe a disposizione.
Com’è stato evidenziato, se il
flusso di fondi destinati alla scuola digitale dovesse continuare ad
essere lo stesso nei prossimi anni,
solo fra 15 anni l’Italia riuscirebbe a eguagliare il Regno Unito.
Altra criticità evidenziata è quella relativa all’Azione Cl@sse 2.0:
il progetto ha visto concentrare
eccessivi finanziamenti in poche
classi del territorio italiano e, secondo i ricercatori OCSE, non ha
prospettive di riproducibilità, né
di diffusione.”
Con l’inizio dell’anno scolastico 2013/2014 qual è la percent uale di coper t ura nel lo
sviluppo digitale della scuola
dell’Abruzzo?
“Le possibilità di incrementazione, in prospettiva futura, del
livello di diffusione delle tecnologie didattiche è legata sostanzialmente all’attuazione dell’art.11
della Legge n. 128 dell’8 novembre 2013; si tratta cioè della diffusione del Wireless nelle
scuole. A febbraio 2014 il Miur
ha pubblicato le graduatorie finali sull’ampliamento dei punti
di accesso della rete WIFI, della
realizzazione o adeguamento delle infrastrutture LAN/WLAN,
del potenziamento del cablaggio
fisico e di introduzione di nuovi apparati. Ebbene, le scuole
abruzzesi, in particolare di secondo grado, che hanno ottenuto
finanziamenti sono 57 su 75. A
queste scuole sarà consentito di
acquisire le dotazioni tecnologiche necessarie alla realizzazione
di servizi di connettività wireless
che possano garantire l’uso delle
nuove tecnologie e dei contenuti
digitali nella didattica in classe.”
Quanti docenti sono in formazione e che durata hanno i
percorsi? L’aggiornamento in
ser vi zio è accompagnato da
una valutazione in termini di
TuttoscuolA n. 540
miglioramento dei livelli di
preparazione?
“A partire dall’a.s. 2009-2010 il
MIUR, tramite l’INDIRE, avviò
corsi di formazione per i docenti
delle scuole assegnatarie di LIM,
Cl@ssi 2.0 e Scuol@ 2.0. La formazione prevedeva momenti in
presenza ed altri a distanza compiuti negli ambienti online FOR
dell’INDIRE.
Per quanto riguarda l’Abruzzo, i docenti coinvolti nella formazione durante l’a.s. 2009-2010
furono 780, distribuiti in 34 corsi
di formazione gestiti da 17 tutor. Nell’a.s. 2010-2011 i docenti
coinvolti nella formazione furono
409, distribuiti in 18 corsi gestiti
da 13 tutor. Nell’a.s. 2012-2013
sono stati coinvolti 215 docenti,
distribuiti in 10 corsi di formazione gestiti da 10 tutor.
Abbiamo organizzato a ottobre 2013 un Seminario Regionale
rivolto ai Docenti e ai dirigenti
delle Scuole del primo ciclo d’istruzione facenti parte delle reti
che hanno realizzato percorsi innovativi per la didattica integrata. A febbraio 2014 il Miur ha pubblicato l’elenco dei Poli formativi
per la promozione di interventi
di formazione volti a potenziare le competenze relativamente
ai processi di digitalizzazione e
di innovazione tecnologica. Per
l’Abruzzo, come scuola polo, è
stato individuato il Liceo Scientifico “L. da Vinci” di Pescara
al quale è stato assegnato un finanziamento pari a € 14.510,00
per la promozione dei suddetti
interventi formativi.
In proposito vorrei sottolineare che è stato pubblicato proprio in questi giorni, da parte
della Regione Abruzzo, il bando relativo al “Progetto Speciale
Scuola Digitale” del Piano Operativo 2012 – 2013 del P.O. F.S.E.
Abruzzo 2007/2013. Il Progetto,
in attuazione dell’Accordo del
18 settembre 2012 tra Regione
Abruzzo- MIUR- USR Abruzzo,
TuttoscuolA n. 540
prevede lo stanziamento di €
750.000,00 per la realizzazione
e sperimentazione di modello/i
metodologico/i e piattaforma/e
digitale/i per la definizione di
procedure da utilizzare nella progettazione di contenuti didattici
digitali e di progettazione e realizzazione delle connesse attività
di aggiornamento dei docenti.
Il miglioramento dei livelli di
preparazione dei docenti, che
hanno frequentato uno o più percorsi di formazione riguardanti le Azioni del Piano Nazionale
Scuola Digitale, e, nel contempo,
una efficace azione di sensibilizzazione dei docenti stessi sono
aspetti nevralgici per la diffu-
sione capillare ed omogenea sul
territorio regionale dell’utilizzo
delle tecnologie didattiche. Sono
diverse le scuole in Abruzzo che,
attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali, hanno realizzato
progetti innovativi. Prima ho accennato ad un Seminario svolto
in ottobre su percorsi di formazione, attraverso l’uso di nuove
tecnologie, svolti da 13 reti di
scuole (per un totale di 40 scuole
circa), coordinate da due scuole polo interprovinciali. Ebbene,
dall’analisi di diversi progetti
presentati dalle reti di scuole, è
emersa nei docenti una buona padronanza dei supporti tecnologici
e un buon livello di progettazione
di attività attraverso l’uso delle
nuove tecnologie. Certo, manca
una valutazione sistematica che
possa permettere una rilevazione
“oggettiva” in termini di miglioramento dei livelli di preparazione dei docenti impegnati nella
sfida tecnologica.”
L’infrastruttura tecnologica attualmente disponibile è
sufficiente rispetto ai bisogni
delle istituzioni scolastiche?
L’insufficiente disponibilità di
banda larga in che misura può
condizionare lo sviluppo della
scuola digitale delle istituzioni
scolastiche?
“Sicuramente l’infrastruttura
tecnologica attualmente disponibile non è sufficiente rispetto ai
bisogni delle istituzioni scolastiche. L’investimento, da parte del
MIUR, di € 15.000.000,00 per
la diffusione del wireless nelle
scuole è sicuramente un segnale positivo, ma riguarda principalmente le scuole secondarie di
secondo grado. A mio avviso, la
disponibilità di banda larga dovrebbe essere estesa agli altri
gradi di scuola. L’insufficiente
disponibilità di banda larga può
condizionare lo sviluppo della
scuola digitale delle istituzioni
scolastiche perché impedisce alla scuola di mettere in atto tutte
quelle azioni che possano portare
alla modificazione dell’ambiente
di apprendimento tradizionale,
inglobare i luoghi virtuali senza più barriere fisiche, temporali
e geografiche e, quindi, migliorare il processo-metodologico
didattico.”
Quali fattori ad oggi hanno
contribuito maggiormente alla diffusione nelle scuole delle
tecnologie?
“Un fattore di ordine generale
riguarda un reciproco processo
di adeguamento tra tecnologia e
società: le istituzioni si adeguano
agli effetti della diffusione delle
nuove tecnologie, la natura e il
ritmo delle innovazioni tecnologiche si modellano sui bisogni
effettivi della società.
61
TECNOLOGIE
Dossier
TECNOLOGIE
Dossier
La scuola non può ignorare la
sf ida che le viene dalle nuove
tecnologie digitali: saperi liquidi, schermi interattivi, ragazzi
multitasking, realtà virtuale e/o
aumentata, social network pervasivi, cambiano il perimetro
della relazione insegnamentoapprendimento e richiedono agli
addetti all’istruzione uno sforzo
di comprensione dei nuovi scenari; capire, cioè, come i nuovi
supporti digitali si intrecciano
con i processi cognitivi, come
cambiano le modalità di acquisizione delle conoscenze, come
possono amplificare le capacità
di apprendimento degli allievi.”
Quali sono at tualmente le
tecnologie e i dispositivi più
diffusi nel territorio? Stanno
emergendo nuove tenden ze,
nuove domande dalle scuole?
“I dispositivi più diffusi, per
ora, sono sicuramente i kit LIM.
Dai dati in nostro possesso, in
Abruzzo, è il primo ciclo di istruzione (Primaria e Secondaria di
primo grado) che fa uso maggiormente di supporti digitali.
Le richieste che le scuole avanzano sono: una for mazione di
qualità integrata con la metodologia della ricerca-azione; la
diffusione capillare della banda
larga; supporti tecnologici più
adeguati.
Più che di tendenze emergenti parlerei di possibili campi
tematici di ricerca e di sperimentazione nella scuola, ad esempio,
la personalizzazione attraverso interventi compensativi e di
supporto dello studente tramite
piattaforme e-learning; l’utilizzo
della flipped classroom (didattica
invertita); l’utilizzo del metodo
BYOD (bring your own device)
per creare un setting tecnologico con i device portati dagli
studenti; l’uso di un sistema di
e-portfolio per la valutazione autentica degli artefatti cognitivi
digitali prodotti dai docenti e dai
62
A Sestu fanno BYOD
di M. Francesca Ghiaccio
M
entre il ‘sistema’ è impegnato in megaprogetti top-down di digitalizzazione della scuola, vedo un ‘segnaposto’ in Sardegna nella mappa
della sperimentazione italiana di Future Classroom Scenarios,
nell’ambito del progetto europeo iTec. È la scuola secondaria di primo grado “Gramsci” di Sestu. Vado e trovo un anonimo edificio in cemento armato degli anni ‘80 nell’area metropolitana di Cagliari. Pareti chiare con cartelloni o
locandine negli ampi anditi sui quali si affacciano aule di modeste dimensioni,
con banchi disposti a coppie, in file orizzontali di fronte alla cattedra, alla LIM
e alla lavagna in ardesia. Nella classe della prof.ssa Anna Rita Vizzari arrivano i ragazzi e alcuni tirano fuori dallo zainetto un laptop grande e pesante,
altri piccoli “notebook”, altri il tablet mentre altri ancora sfoderano il proprio
smartphone. “Noi qui facciamo BYOD (Bring Your Own Device), ognuno porta a
scuola il pc o il tablet di casa, ci arrangiamo in questo modo”. Dopo pochi minuti, sono tutti al posto, con il proprio device sul banco e la LIM accesa.
“Ragazzi, ieri ho caricato del materiale sul Futurismo su Facebook: materiale con il quale oggi lavoreremo”. L’insegnante non ha ancora terminato, che
tutti accedono al profilo, intanto sulla LIM viene proiettata l’immagine (una
bomba) del manifesto del futurismo, scorrono altre immagini e brevi frasi che
progressivamente lo connotano come corrente di pensiero. Questa fase di analisi e riflessione collettiva precede un momento operativo: “io prof., ho avuto
problemi con la password di facebook, va bene se lo faccio su twitter?”. L’insegnante trova ottime le soluzioni, dà il consenso e li invita a procedere. La
prof sostiene il lavoro individuale passando tra i banchi, monitorando il lavoro
degli studenti e supportando le loro titubanze; si rivolge a loro con confidenza
e allegria. Il lavoro di scrittura volge al termine, i ragazzi pubblicano il loro
componimento, sulla LIM viene proiettata la pagina di facebook sulla quale
progressivamente appaiono i versi elaborati e, collettivamente, si procede ad
un’eventuale correzione. Terminato questo compito, alle 8.45 l’insegnante dà
una nuova consegna: “ragazzi, ora andate su twitter, allora dovete twittare,
tagate su futurismo, mettete la menzione per me, così io vedo le notifiche e in
140 caratteri dovete descrivermi il futurismo”. Un nuovo compito che conduce
presto tutta la classe all’opera. Terminata anche questa fase di costruzione/
elaborazione attiva, alla LIM appare una poesia di
Marinetti, (“L’automobile”) un componimento che
i ragazzi leggono, verso dopo verso e analizzano
insieme alla docente, soffermandosi laddove onomatopee, aggettivi… la coniugazione dei verbi lo
riconducono alla corrente futurista.
Nell’illustrare l’esperienza Cl@ssi 2.0 e la partecipazione al progetto iTec, l’insegnante afferma di
“non aver fatto niente di speciale, cerco di sfruttare
in aula le potenzialità delle tecnologie che abitualmente utilizziamo e i ragazzi usano per fare altro …
numerosi sw sono utilissimi per favorire l’acquisizione di un metodo di studio efficace e la possibilità
di sfruttare la rete e i “social” come strumenti di
TuttoscuolA n. 540
condivisione, di collaborazione e di riflessione collettiva, porta il linguaggio
informale nella formalità che contraddistingue la didattica scolastica.” Ex
alunne/i, confermano: “aspettavamo l’ora di Lettere perché quello era un modo
piacevole di fare lezione … facevamo mappe concettuali … abbiamo imparato un
metodo di studio che penso tutti si portino ancora dietro …”. Una mamma racconta “io non sento mai mia figlia ripetere, l’altro giorno ho voluto verificare,
quindi mi sono letta le sei pagine di storia che doveva studiare e poi ho chiesto a
mia figlia di ripetermele; così ha preso la mappa che aveva creato a scuola, l’ha
letta due volte e mi ha ripetuto tutto senza problemi…”. La dirigente Alessandra
Patti, parla di un processo di rinnovamento iniziato con piccoli passi e con forti
resistenze, che in buona parte ancora oggi persistono, nonostante alcune pratiche didattiche intrise di tecnologia, vadano già da tempo varcando l’uscio
dell’aula della “referente per le tecnologie” e afferma: “bisogna convincere i
professori che siamo in un altro mondo e che bisogna adattare la metodologia
ai bisogni dei ragazzi, ragazzi che di fronte alla lezione ex-cathedra si annoiano, e poi li perdiamo!”. Le TIC “dovrebbero e potrebbero rendere la scuola un
porto di curiosità”. “La tecnologia va utilizzata, testata… vissuta adeguatamente, inoltre accanto a questa rivoluzione diviene necessario lavorare sulla
sicurezza; ora, infatti, stiamo pensando di realizzare un corso con i genitori
per promuovere e coltivare una cultura dell’utilizzo sicuro delle TIC”. Visitando
la media Gramsci di Sestu si coglie la dinamica tra le resistenze di parte del
corpo docente e di qualche genitore, da un lato, e – dall’altro – l’impegno di una
dirigente innovativa e comunitaria (come evidenzia anche il sito della scuola: http://www.grodari.it/index.php?risorsa=index; http://www.facebook.com/
scuolaSecondariaDiIGradoGramsciSestuCa?ref=hl; http://www.yuotube.com/
user/icgrodarisestu ) e di un’insegnante “speciale” (come dimostra il suo blog
personale: http://www.lavagnataquotidiana.org/), che danno vita, da dentro,
allo sviluppo di sceneggiature e pratiche didattiche che trovano nell’autorialità, nella socialità e nel web based peculiarità motivanti e significative per i
ragazzi, anche senza e prima che ‘le indicazioni, le attrezzatura e la formazione’ arrivino tutte dall’alto. Ma che vanno supportate a diffondersi a macchia
d’olio, integrando le risorse disponibili, via via, in un ‘normale’ percorso di adeguamento dell’azione didattica al cambiare dei soggetti, dei contesti e degli
strumenti disponibili, come propone l’orientamento BYOD (https://sites.google.
com/a/g.istruzioneer.it/byod/home).
Basta vedere per convincersene. E non c’è bisogno di andare fino a Sestu, basta
fare BYOD: prendere il proprio strumento TIC e vedere qualcuno dei video coi
quali questa ed altre esperienze si raccontano in rete.
TuttoscuolA n. 540
discenti; l’utilizzo della realtà
aumentata nelle attività didattiche; la sperimentazione sull’utilizzo dei tablet nella didattica
d’aula e fuori.”
Le tecnologie hanno migliorato la qual ità del le scuole,
del l’insegnamento e i risultat i di apprendimento degl i
studenti?
“Naturalmente l’introduzione dei sistemi e dei dispositivi digitali nell’apprendimento
non garantisce automaticamente
un miglioramento della qualità dello stesso. Le tecnologie
digitali sono e devono restare
uno str umento a disposizione
della didattica. Questa è una cosa che dobbiamo sempre tenere
presente, per non confondere il
fine con il mezzo. La consapevolezza della complessità delle
variabili in gioco nei processi
di apprendimento, delle molteplici strade percorribili nell’insegnamento e della diversità dei
modelli epistemologici che definiscono la conoscenza, rende
questa proposta metodologica e
didattica una sfida da percorrere e verificare. L’utilizzo delle
tecnologie digitali supporta in
vari modi il processo di insegnamento e apprendimento, ponendo l’allievo nelle condizioni
di progettarsi verso la soluzione
di problemi attraverso lo sviluppo di strategie creative potenziate dall’uso dello strumento;
per met t e la real i z za z ione d i
u n percorso di apprendimento personalizzato, che rispetta i ritmi di apprendimento e i
tempi di apprendimento individuali; favorisce il desiderio
di imparare, rendendo l’alunno
prot agonist a nella cost r u zio ne delle conoscenze; favorisce
un aumento della motivazione;
rende le lezioni più partecipate
poiché gli alunni rivestono un
ruolo più attivo nella relazione
insegnamento-apprendimento.”
63
TECNOLOGIE
Dossier
TECNOLOGIE
Dossier
Fondi Europei, strumento decisivo anche per la scuola digitale. La programmazione dei fondi strutturali 2014/2020 dei programmi istruzione prevederà
l’estensione all’intero territorio nazionale. Una prospettiva idonea a cambiare
il ritmo di sviluppo dell’innovazione tecnologica a supporto dei processi di
insegnamento apprendimento. Il Direttore generale Marcello Limina spiega il
cammino percorso e le prospettive di sviluppo delle politiche formative italiane
con le priorità della strategia Europa 2020.
Intervista al direttore generale Marcello Limina
“Dobbiamo fare di più”
Direttore Limina, partendo
dai successi ottenuti a livello di
capacità di spesa e di efficienza attuativa della programmazione 2007 – 2013, cosa ci si può
aspettare per la nuova programmazione dei Fondi Strutturali
Europei per la scuola?
“La programmazione 2007 –
2013 ha visto il MIUR impegnato
in prima in linea sia nella gestione dei Programmi Operativi Nazionali di cui è titolare, sia nella
gestione di parte di risorse dei
Programmi regionali che gli sono
state affidate in qualità di Organismo Intermedio. E’ stato un settennio intenso che ha condotto ad
importanti risultati per le quattro
Regioni interessate dai Programmi
(Calabria, Campania, Puglia e Sicilia): i progetti hanno inciso sulla
preparazione e sulla professionalità delle risorse umane, favorendo
più elevate e diffuse competenze di
giovani e adulti e, sul rafforzamento dell’accessibilità e sull’ l’attrattività delle strutture scolastiche e
sul miglioramento della qualità del
sistema nel suo complesso. Alcuni
risultati significativi si possono registrare nella riduzione consistente
64
di Paola Torre
(circa 5/6 punti percentuali) dei
tassi di dispersione e del divario
fra regioni del Sud e regioni del
Nord.
Le azioni realizzate han no
contribuito al raggiungimento di
importanti risultati, tuttavia
rimangono ampi fabbisogni di
intervento. Le Regioni meno sviluppate risultano infatti ancora
contraddistinte da forti ritardi, in
particolare in alcune aree, rispetto
al resto del Paese, ma anche nelle
regioni del Centro Nord si rilevano ampie necessità di intervento,
sia per la presenza di elementi di
criticità – si pensi ad esempio alla
ripresa del fenomeno della dispersione in alcuni territori, alle difficoltà di inserimento e integrazione
scolastica degli studenti di origine
straniera, all’inadeguatezza delle infrastrutture scolastiche – sia
per l’emergere di nuove necessità legate al mutare dei fabbisogni
e all’innalzarsi degli obiettivi da
raggiungere, quali ad esempio gli
adeguamenti richiesti dall’attuazione del programma dell’Agenda
Digitale. La nuova programmazione comunitaria 2014-2020 ha
come punto di partenza la strategia Europa 2020 ed attribuisce
un ruolo di rilievo alla diffusione della “cultura del risultato”,
che richiede la concentrazione dei
Programmi su un numero limitato
di priorità per tradurre concretamente gli obiettivi della strategia
Europa 2020. Il nuovo Programma
gestito dal MIUR sarà unico, pur
avendo a disposizione sia fondi diretti alle azioni immateriali (FSE),
sia fondi destinati ad interventi infrastrutturali (FESR) e punterà ad
attuare una strategia integrata di
sviluppo.”
Quali aree territoriali e quali
settori investirà la programmazione 2014 – 2020?
“I lavori di programmazione sono in corso anche con la concertazione interistituzionale. Quasi
sicuramente con la programmazione 2014-2020 il Programma
Istruzione potrà estendere il proprio ambito di intervento all’intero
territorio nazionale, intervenendo in modo selettivo e mirato anche sui territori delle regioni del
TuttoscuolA n. 540
Centro-Nord. Le iniziative privilegeranno i contesti che si distinguono per maggiori fabbisogni e
svilupperanno un’azione sinergica rispetto a quella già svolta da
ciascuna Regione. Per le Regioni
meno sviluppate (Calabria, Campania, Sicilia, Puglia e, in questa
programmazione, anche Basilicata), contraddistinte da maggiori
ritardi, si dovrà garantire una maggiore intensità e diversificazione
degli interventi.
L’attenzione ai “luoghi”, importante per la nuova programmazione, si espliciterà anche attraverso
un particolare sguardo posto nei
confronti delle “aree interne”, ovvero di quei “centri minori”, spesso di piccole dimensioni, che in
molti casi sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata
accessibilità ai servizi essenziali.
Quanto ai settori di intervento, in
continuità con la programmazione
2007 - 2013, saranno attivati interventi volti al miglioramento delle
competenze del personale scolastico, al rafforzamento delle
competenze chiave dei giovani a
partire dalla scuola dell’infanzia,
al contrasto della dispersione e alla
promozione del successo formativo, anche favorendo il prolungamento dell’orario scolastico, con
particolare attenzione agli interventi rivolti agli alunni con bisogni educativi speciali (BES) e alle
iniziative per la promozione della legalità, ma si darà continuità
anche alla formazione lungo tutto
TuttoscuolA n. 540
l’arco della vita, puntando anche al
recupero delle competenze di base
e all’acquisizione di nuove abilità
da parte degli adulti con un’azione
integrata e concertata con le Regioni. Un importante spazio sarà
dedicato alle iniziative di raccordo
scuola-lavoro, all’orientamento e
alla mobilità degli studenti e degli insegnanti. Rilevanti saranno
anche gli interventi di carattere infrastrutturale che impatteranno sul
potenziamento e l’adeguamento
delle dotazioni tecnologiche e degli ambienti per l’apprendimento
a supporto del rafforzamento delle
competenze digitali di studenti e
docenti, e sulla qualificazione delle
infrastrutture scolastiche. Parallelamente si promuoveranno interventi di sistema volti a sostenere e
affiancare le istituzioni scolastiche
nel miglioramento delle capacità di
auto-diagnosi, auto-valutazione e
valutazione in funzione del miglioramento della qualità del servizio.
La programmazione 2014-2020
potrà fornire un apporto essenziale
all’accelerazione dell’innovazione
della scuola italiana, sostenendo,
ad esempio, il processo di internazionalizzazione, di apertura e raccordo con il territorio e il mondo
del lavoro e intervenendo, in linea
con gli obiettivi dell’Agenda Digitale, in direzione di una maggiore
semplificazione e digitalizzazione
del sistema di istruzione, promuovendo l’attuazione del paradigma
della smart specialisation nel mondo della scuola”
TECNOLOGIE
Dossier
Quante saranno le risorse disponibili per il settennio?
“Al momento non si conosce nel
dettaglio quale sarà la dotazione
del PON 2014 – 2020. A grandi
linee si prefigura una dotazione
almeno pari a quella che ha caratterizzato il 2007 – 2013 ( circa tre
miliardi di euro), con una estensione per le regioni del centro-nord.
In tale scenario la strategia del
Programma Operativo Nazionale
perseguirà, da un lato, l’equità e
la coesione, favorendo la riduzione
dei divari territoriali, il rafforzamento delle istituzioni scolastiche
contraddistinte da maggiori ritardi
e il sostegno degli studenti caratterizzati da maggiori difficoltà, e,
dall’altro, promuoverà le eccellenze, valorizzando le esperienze più meritevoli e innovative e
sostenendone il potenziale ruolo
trainante rispetto all’intero sistema
scolastico.
Sarà, quindi, importante sviluppare un’azione sinergica rispetto a
quanto svolto da ciascuna Regione. E’ dunque essenziale, anche
in considerazione della necessità
di ottimizzare l’impiego delle limitate risorse a disposizione, effettuare uno sforzo in direzione
della concentrazione dei fondi
sulle priorità più rilevanti e della
complementarietà degli interventi rispetto a quelli realizzati nei
Programmi regionali, al fine di
evitare sovrapposizioni e di coprire al contempo le aree di maggiore
fabbisogno.”
65
La Scuola racconta l’Europa
di Antonio Augenti
TRA RAGIONE
E SENTIMENTO
L’
Europa ha bisogno di riaffermarsi, facendo più uso
della ragione? La crisi che
attualmente attraversa, tra problemi economico-finanziari e perdita
di credibilità e di legittimazione,
spingerebbe a servirsene più largamente, per aprire e governare
quella che molti definiscono una
fase nuova del suo sviluppo.
Se sono, poi, valide le considerazioni che già tempo addietro svolgeva F. Chabod sul senso
di nazionalità, avvertito in modo
più sensibile con l’avvento di quel
grande movimento culturale che
passò sotto il nome di Romanticismo, e che accreditò il ricondursi
all’idea di nazione rivendicando
i “diritti della fantasia e del sentimento, contro il buon senso
equilibrato e contro le tendenze
a livellare tutto, sotto l’insegna
della filosofia”, sarebbe forse opportuno fare ora un’inversione
di rotta per cercare di rinvenire
nell’uso della ragione gli elementi
probanti per avversare la ricorrente minaccia dei nazionalismi e
delle nazionalità.
Invero, l’idea sana di nazione è
cosa ben diversa da queste ultime
tentazioni, ma la recrudescenza,
in vista delle prossime elezioni
europee, di movimenti che ridiscutono non solo la moneta unica
ma ben altro, deve indurre a trovare un più giusto equilibrio tra
ragione e passione, tra ragione e
fantasia, tra ragione e sentimento.
Poiché non si può essere molto sicuri d’interpretare quelle che
sono le note distintive dei ragazzi e dei giovani d’oggi, occorrerà
66
che gli insegnanti e gli educatori
trovino la giusta misura per provocarli sul crinale del rapporto tra
filosofia e passione, tra scienza e
fantasia o spiritualità.
E’ anche verosimile che non
si debba essere costretti a radicalizzare le scelte. Si potrebbe
condividere l’idea che vada oggi
spostata in su o in avanti la tensione culturale e sentimentale dei
singoli e delle comunità: oltre
la nazione, verso l’Europa, appunto, che, in forza delle sofferte esperienze condotte nel corso
del secolo ventesimo, ha diritto
di appropriarsi dei caratteri di attrattività e di seduzione un tempo
propri dell’idea di nazione. Si possono vivere più passioni: l’una,
quella per l’Europa, non esclude
e non spegne l’altra, quella per la
propria nazione.
Necessaria appare, tuttavia,
un’analisi più fredda, meno sospinta dai sentimenti, per cercare di comprendere fino in fondo
quali potrebbero essere le conseguenze avvertibili dai singoli
paesi dell’Unione, se il processo
d’integrazione avviato da più di
un cinquantennio fosse costretto ad arrestarsi o a complicarsi,
a causa dell’azione di movimenti
minoritari ma populisticamente
rivendicativi di ruoli e protagonismi politici ed economici non più
attendibili.
Bisogna appellarsi al realismo
di cui danno prova talora le nuove
generazioni. Frange estremiste,
incapaci di ragionare sui diritti
e sulle opportunità, più portate
all’irrazionalità di una denuncia
infruttuosa quanto ottusa, continueranno a sopravvivere; ma
non è a loro che occorre rivolgersi
perché si comprenda che l’Europa
non disarma le nazioni ma le rivitalizza, che l’Europa è in grado di
dare nuovo respiro alle sue periferie che, altrimenti, sarebbero destinate ad un definitivo dissesto.
L’odio si cela nei particolarismi
e nelle individualità, non all’interno degli istituti di cooperazione e
di solidarietà. Se occorre appellarsi, oltre che alla ragione, anche
ai sentimenti, è su questo versante
che ci si deve spendere nei confronti dei giovani, contando sulla
loro vocazione alla solidarietà e
all’amore, piuttosto che alla rabbia
e all’avversione.
TuttoscuolA n. 540
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MULTIDEA
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praticando l’impostazione di layout, la sintesi
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monoconcettuale di brani testuali, la scelta di gamme
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