Numero 540 - Tuttoscuola
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Numero 540 - Tuttoscuola
TuttoscuolA Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Roma M E N S I L E P E R I N S E G N A N T I G E N I T O R I E S T U D E N T I F O N D AT O D A A L F R E D O V I N C I G U E R R A M ar z o 2 0 14 - N U M E R O 5 4 0 - A N N O X L - E U R O 3 , 5 0 NON DELUDete LE NOSTRE SPERANZE Il governo Renzi alla prova dei fatti Tutti in gita… Le mete Percorsi culturali in Italia e all’estero L’Italia dei parchi e delle vacanze verdi Alcune proposte Alla scoperta delle città d’arte di Ravenna e Firenze. In visita nei musei di Torino e Trento. In più alcune mete europee per chi desidera recarsi all’estero. Tante idee per imparare viaggiando. una guida di ANNUARIO dei viaggi di istruzione 2014 E per chi ama la natura e il divertimento la possibilità di scegliere tra il verde dei parchi naturali o l’avventura in quelli tematici. Novità Edizione 2014 Desidero acquistare: N. …… copia/e dell’Annuario dei viaggi di Istruzione 2014 a € 15,00 cad. + contributo spese di spedizione Inviatela/e per: £ Posta ordinaria (aggiungere € 1,50) £ Corriere (aggiungere € 12,00) Scelgo la seguente forma di pagamento: £ Allego la fotocopia di versamento di € …………… sul c/c postale n. 96034004 intestato a Editoriale Tuttoscuola Srl £ Allego fotocopia del bonifico bancario di € …………… intestato a Editoriale Tuttoscuola Srl - BANCOPOSTA Codice IBAN IT13C0760103200000096034004 £ Vi autorizzo ad addebitare l’importo corrispondente sulla carta di credito*: VISA Codice di sicurezza MasterCard N. 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Le informazioni custodite nel nostro archivio verranno utilizzate al solo scopo di inviare proposte commerciali, in conformità alla L. 196/2003 sulla tutela dei dati personali. l’Editoriale L UN CAMBIO DI PASSO O LA SCONFITTA L’ex ministro Maria Chiara Carrozza, intervistata da Corriere.it scuola, glielo ha detto senza giri di parole e senza peli sulla lingua. A chi le chiedeva un giudizio su Stefania Giannini, che ha preso il suo posto a viale Trastevere, la Carrozza non ha nascosto di essere rimasta un po’ sorpresa dall’esordio pirotecnico, fatto di dichiarazioni e interviste su numerose e delicate questioni di politica scolastica, che il neo ministro ha deciso di affidare alla carta stampata. Un cambio di passo certamente voluto, se non proprio cercato, con il quale la Giannini ha voluto immediatamente connotare il suo arrivo al ministero dell’Istruzione, uno dei più delicati e difficili del Governo. Nessun altro ministro ha avuto nei primi giorni la visibilità che ha avuto lei, finita nello spazio di una settimana su tutti i principali quotidiani d’informazione, con affermazioni assai chiare su gran parte dei principali problemi che oggi affliggono la scuola e l’università. Non saremo qui a riepilogarle tutte: chi volesse davvero saperne di più, può trovarne ampia documentazione sul nostro sito www.tuttoscuola.com. E allora, se il neo ministro Giannini, che è – lo ricordiamo – segretaria di un partito politico di maggioranza, Scelta Civica, ed ha anche una lunga esperienza di rettore dell’Università per stranieri di Perugia, ha voluto connotare in maniera così forte la sua immagine, c’è da attendersi che saprà rapidamente trarre tutte le conseguenze delle sue affermazioni di questi giorni. A partire da quelle più “rivoluzionarie” per la scuola: merito e valutazione. Due parole capaci di far saltare sulla sedia l’intero stato maggiore del sindacalismo scolastico nostrano. Perché – va detto subito anche questo – la raffica di interviste rilasciate dal neo ministro di sicuro non hanno fatto piacere a molta parte del mondo della scuola. E le parole dell’ex ministro Carrozza -”Sarebbe meglio essere più prudenti all’inizio”, ha detto Carrozza, “bisogna conoscere la situazione. Io ci ho messo un po’ TuttoscuolA n. 540 di tempo. Prima bisogna capire bene i problemi, poi proporre una politica, anche nuova”- in qualche modo ne sono la cartina di tornasole. Anche perché, per usare ancora le parole della Carrozza, l’ex ministro dice di restare convinta che sia meglio partire “dal basso, dalle scuole. Giannini giustamente vuole stabilire una sua linea”, “ma deve imparare a essere prudente perché alla scuola sono interessati milioni di cittadini”. Parole che devono suonare alle orecchie del neo ministro come un chiaro avvertimento, se non come un campanello d’allarme. Anche perché provengono da un ex ministro che è soprattutto esponente del partito più importante del Governo, quel Pd che sulla scuola potrebbe non condividere pienamente la politica che la Giannini sembra voler sposare con tanta determinazione. Pur se appare complicato, in questo momento, con Renzi segretario e premier, ma con una classe dirigente del partito ancora stordita, capire con chiarezza quale sarà la politica dei Democratici nei prossimi mesi. Per quel che ci riguarda, preferiamo essere ottimisti. L’aria nuova che il nuovo Governo ha messo in circolo non può che fare bene a tutto il Paese e soprattutto alla scuola e all’università, che più di ogni altro settore pagano le conseguenze di una burocrazia ottocentesca e ottusa, incapace non solo di rinnovarsi, ma persino di tenere la barra dritta. Una scuola che avrebbe bisogno di liberare tutte le sue energie e la sua creatività, che dovrebbe appoggiarsi su regole e leggi che sappiano sostenere appunto chi merita e lo sa dimostrare, che dovrebbe guardare con realismo a una situazione che impone scelte anche impopolari e decisioni forti, non può più perdere tempo e soprattutto l’occasione di cambiare. Bisogna farlo, con la collaborazione di tutti, se possibile. E facendosi aiutare soprattutto da chi mostra di avere davvero a cuore il futuro dei nostri ragazzi, piuttosto che quello del proprio particolare. 3 ANNO XL - N. 540 - Marzo 2014 MENSILE - EURO 3,50 Carta & Penna Direttore Responsabile Giovanni Vinciguerra L’AGGRESSIONE E LA PLATEA PLAUDENTE Comitato Scientifico Giorgio Allulli - Dario Antiseri Antonio Augenti - Sebastiano Bagnara Giuseppe Costa - Gaetano Domenici Paola Gallegati - Silvano Tagliagambe Coordinatore Comitato Scientifico Alfonso Rubinacci Segretario del Comitato Paola Gallegati Redazione Maurizio Amoroso Sergio Govi Orazio Niceforo Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1, comma 1 DCB Roma Registrazione del Tribunale di Roma n. 15857 del 7-4-1975 Per ABBONARSI Contattare i nostri uffici Direzione, redazione, amministrazione TUTTOSCUOLA Via della Scrofa, 39 - 00186 Roma tel. 06.68307851 - fax 06.68802728 http://www.tuttoscuola.com e-mail: [email protected] Editrice Srl “EDITORIALE TUTTOSCUOLA” Via della Scrofa 39 - 00186 Roma Progetto grafico Massimo Cerasi Impaginazione Emilmarc srl Stampa Grafiche Mazzucchelli S.p.A. Via Cà Bertoncina, 37/39/41 24068 Seriate (Bg) Tel. +39 035 29 21 300 www.mazzucchelli.it Gli articoli possono essere parzialmente riprodotti purché venga citata la fonte Una copia arretrata 6 euro I manoscritti e le fotografie anche non pubblicati non verranno restituiti Questo numero è stato chiuso in tipografia il 26-02-2014 Per le inserzioni pubblicitarie contattare direttamente i nostri uffici 4 Il video della ragazza che picchia una coetanea con calci e pugni alla faccia e alla testa, imperversa sul social-network, una ubriacatura di violenza gratuita, in bella mostra, alla mercè di emulazioni e fascinazioni, manuale per pavidi e sconfitti della vita. La ragazza, travestita da combattente, porta colpi sotto la cintura. Invece non pratica proprio un bel niente, perché disconosce la correttezza, la lealtà, soprattutto il rispetto che un atleta vero nutre per il suo avversario. Una ragazza come tante altre altre, circondata da altri ebeti che fanno platea plaudente, che fanno stadio, che fanno gabbia, che fanno recinto dove tutto può e deve esser condiviso. Una platea di stacanovisti della noia che paralizza i neuroni, della adrenalina agognata invano, del vicolo cieco da perforare con urgenza, un miscuglio di disagi e compromissioni familiari, scolastiche, una adultità perennemente votata all’assenteismo. Platea vociante di bestemmie e invocazioni a fare più male, a essere più cattivi, a colpire subito senza attendere oltre, giovani a perdere un briciolo di pietà per chi urla disperata: aiutatemi vi prego. La vittima cade ripetutamente sotto i colpi intenzionali, persistenti, asimmetrici, è nauseante lo squilibrio, la disparità, tra chi colpisce e chi incassa, il branco ride, schiamazza, incita con ferocia, vuole il divertimento, esige il sangue, il dolore, la sofferenza della vittima, agnello sacrificale del proprio delirio di onnipotenza. Senza quella platea di vili imberbi, non potrebbe esistere né proliferare il bullo di turno. Credetemi so quello che dico, cos’è la violenza, che rumore fanno le nocche infrante sui denti, so perfettamente che razza di individuo è l’iracondo, il prepotente, il prevaricatore, sono stato bullo, sono stato il mio peggior nemico, la persona peggiore che ho incontrato nella mia vita, proprio perché ne conosco ogni anfratto, nel vedere quel video, quella ragazza, quel popolo di stolti plaudenti, ho sentito male alla testa, male alla pancia, male alle mani, male alle gambe, ho sentito male al cuore, un male lacerante per quella ragazzina impaurita, sola in mezzo a tanta gente, a cui si è cercato nel modo più miserabile di rapinarle la dignità. Quel video non è solamente la denuncia sconvolgente di una società bullistica, ma anche la rappresentazione di una solitudine armata nei riguardi della vittima, la giustizia sarà un sollievo passeggero, in fin dei conti come mi ha risposto qualcuno: “ora non facciamola troppo esagerata, queste cose sono sempre accadute”. Sarà senz’altro così, ma una volta se non incorro in amnesie, lo scontro era con il mondo adulto, una volta non si diventava degli imperatori, e quando ciò accadeva eri già autoescluso, non c’era bisogno di buttarti fuori da quell’ istituto, accadeva in automatico, dovevi trovartene un’altro. Oggi la competizione è con il gruppo dei pari, con quelli più fragili, oggi non si diventa soltanto bulli o famosi per forza, ma addirittura pezzi pregiati di edilizia scolastica, non si viene allontanati, perché errato criminalizzare, parlarne troppo, è più consono recuperare, riproporre un progetto e un percorso. Ma la sanzione per accadimenti di questa portata dove sta di casa? Forse è vero, una volta ogni colpo sotto la cintura rimaneva dentro la classe, perché la forma bullistica ai miei tempi denominata nonnismo, era prontamente addomesticata dall’autorità del docente, degli adulti, dei responsabili della condizione psico-educativa dell’ adolescente. Oggi i nativi digitali sono accompagnati per l’intera giornata dal loro smartphone, dalle messaggistiche istantanee, dai social, con un semplice movimento sanno che possono sconquassare un paese, una città, un mondo, devastare una vita, mandare in frantumi il futuro di una persona, oppure diventare per una frazione di tempo ciò che non si è, in quanto il bicipite è potere, il denaro è potere, la forza e la furbizia sono il grimaldello del potere. La cretinetti e quei bulli nascosti dietro la funzione videofotografica ci dicono che non c’è soltanto una indifferenza che non fa prigionieri, spesso nessuno vede, ci voltiamo da un’altra parte, non soltanto per paura, omertà, menefreghismo, ma perché non siamo disposti, quindi non ci disponiamo a essere e fare maturità educativa, eludendo il dovere di imparare a conoscere per quello che è il mondo della cretinetti, dei bulli, della stessa vittima, cioè l’universo delle nuove tecnologie che non formano al carico obbligante delle responsabilità. A quella ragazza ribadisco di non sentirsi mai sola, alla cretinetti di trovare dignità sufficiente per chiederle perdono. lettera firmata TuttoscuolA n. 540 TuTToscuolA numero 540 Poste Italiane spa - sped. Abb. Post. D.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DcB Roma sommario M E N S I L E P E R I N S E G N A N T I G E N I T O R I E S T U D E N T I F O N D AT O D A A L F R E D O V I N C I G U E R R A M A R z O 2 0 14 - N U M E R O 5 4 0 - A N N O X L - E U R O 3 , 5 0 18 di Filomena Zamboli 20 NON DELUDEtE LE NOStRE SPERANZE Il governo Renzi alla prova dei fatti IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA CARO MINISTRO NON DELUDA LE NOSTRE SPERANZE di Maurizio Amoroso 8 CHI è STEFANIA GIANNINI 10 LA PRIMA COSA CHE CHIEDIAMO AL MINISTRO 10 D’ONGHIA, TOCCAFONDI E REGGI NUOVI SOTTOSEGRETARI 12 ALESSANDRO FUSACCHIA CAPO GABINETTO DEL MIUR 14 LA SUA FAMIGLIA 16 TRA INCONTRI E PIANI, LA CRISI DELLA SCUOLA NON ASPETTA di Alfonso Rubinacci COSA PENSANO I GIOVANI DEGLI SCONTRI ALLA CAMERA? 22 AUTONOMIA, SCRITTURA E FAR DI CONTO di Benedetto Vertecchi POLITICA SCOLASTICA Marzo 2014 8 LETTERA APERTA AD ANNA MARIA POGGI 24 A LORETO L’INFODAY MARCHE ERASMUS + di Gianna Prapotnich 24 “SONO ORGOGLIOSA DI QUESTA INIZIATIVA” di Annamaria Nardiello 27 I LICEI QUADRIENNALI 42 GENITORI: IL SEGRETO DELLA PARTECIPAZIONE di Ethel Serravalle di Piero Panzarino di Rita Manzani Di Goro 44 IL CODICE POLITE REGISTRO ELETTRONICO E VALUTAZIONE di Giancarlo Domenichini 44 TECNOLOGIA E DIDATTICA di Vincenzo Alessandro DOSSIER TECNOLOGIE A cura di Alfonso Rubinacci 30 ORIENTARE SUBITO PER ORIENTARE BENE di Anna Paola Sabatini 30 LE FONDAZIONI ITS E L’INNOVAZIONE SCOLASTICA di Giovanni Orecchioni 34 UNIVERSITà: LA MOBILITà PREVALE SUL MERITO di Fabio Matarazzo 6 40 48 LA SCUOLA DIGITALE E ALCUNI NODI PROBLEMATICI DA SCIOGLIERE 50 “UNA SCUOLA ALL’AVANGUARDIA” 52 “COINVOLGERE I DOCENTI” 56 IL RACCONTO DI DUE STUDENTI 59 L’ABRUZZO VA DI CORSA 62 A SESTU FANNO BYOD di Paola Torre di M. Francesca Ghiaccio 34 DAI PICCOLI PASSI AL SALTO IN LUNGO 64 “DOBBIAMO FARE DI PIù” 38 INTERNAZIONALIZZAZIONE 66 TRA RAGIONE E SENTIMENTO di Dotto di Paola Torre di Antonio Augenti TuttoscuolA n. 540 Il libro di testo 2.0 www.centroleonardo-education.it [email protected] L’istruzione sta cambiando rapidamente ed anche il modo di apprendere degli alunni. In questo frangente di rapido cambiamento diventa fondamentale trovare nuove modalità per coinvolgere i ragazzi nell’apprendimento e nello stesso tempo conferire nuovi valori al processo di insegnamento. Per stare al passo con i cambiamenti, Centro Leonardo Education, una start-up che si occupa di editoria digitale, presenta un nuovo strumento didattico frutto della collaborazione con docenti ed esperti di diverse materie e con la supervisione di psicologi che studiano i processi di apprendimento. Nasce così, in contemporanea col lancio effettuato in Europa da Apple della sezione “libri di testo iBooks”, il libro di testo interattivo: un libro digitale che supera il corrente concetto di multimedialità per diventare uno degli strumenti a disposizione del docente per una didattica attiva e multicanale. Un metodo nuovo per insegnare e per imparare, che facilita la comprensione e la memorizzazione dei concetti, mantenendo alta la concentrazione degli alunni. Infatti immagini ad alta definizione, animazioni, hyperlink, gallerie fotografiche e numerose possibilità di interazione accompagnano lo studente in un percorso stimolante e approfondito alla scoperta dei concetti. Cambia il concetto di libro e il contenuto diventa interattivo. L’alunno è al centro del processo di apprendimento e il contenuto dell’eBook prende vita tra le sue mani: immagini 3D da ruotare ed esplorare, contenuti video, linee del tempo animate, elementi interattivi che illustrano i passaggi chiave integrano i contenuti arricchendoli con dettagli che destano l’interesse. E così diventa possibile studiare epica essendo introdotti alla lettura dei versi di Omero da video inediti recitati da una compagnia teatrale; o ascoltare audiolezioni di approfondimento durante lo studio della storia. L’eBook cresce nei contenuti in itinere, infatti si può aggiornare gratuitamente con nuovi contenuti senza doverlo acquistare nuovamente. I contenuti sono proposti prestando forte attenzione all’approccio didattico, che si integra con le spiegazioni del docente in classe: grande spazio è dedicato a mappe concettuali, linee del tempo, schemi di sintesi, glossari dinamici, tools creati appositamente per facilitare la lettura nei ragazzi con DSA. Gli ebook prodotti sono disponibili su iBookstore e sono destinati a tutti gli studenti di scuola secondaria di primo e secondo grado (con pubblicazioni anche per alunni di scuola dell’infanzia e primaria). Imparare senza confini è il Leitmotiv che guida Centro Leonardo Education, perché imparare divertendosi non è un obiettivo da poco, e un libro di testo pensato in quest’ottica aiuta il docente a realizzare questo sogno. Centro Leonardo Education, editore indipendente, coglie la sfida di ripensare il concetto di libro di testo sfruttando le potenzialità offerte dall’iPad e creando circa 100 titoli di eBook Multi-Touch a costi davvero contenuti. Si parte dagli 0,99 Euro per una monografia fino ad un massimo di 9,99 Euro per un eBook di testo completo. IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA CHIPolitica è scolastica STEFANIA GIANNINI Anche stavolta il mondo dell’istruzione avrà a che fare con un ex Magnifico. Il neo ministro, Stefania Giannini, è stata infatti rettrice dell’Università per stranieri di Perugia, per poi dedicarsi al ruolo di senatrice e segretario di Scelta Civica. La nuova titolare del dicastero di viale Trastevere, toscana come Maria Chiara Carrozza (è nata a Lucca il 18 novembre 1960), è una linguista e glottologa. Ha alle spalle 20 anni di attività nelle università. Nel 1991 è diventata Professore Associato di Glottologia e Linguistica. Docente ordinario nel 1999 ha diretto il Dipartimento di Scienze del Linguaggio tra il 2000 e il 2004. Il primo ottobre 2004 è diventata rettrice a Perugia, carica ricoperta fino all’aprile del 2013. Nel suo curriculum vanta diverse esperienze internazionali: nel 2005 diventa rappresentante per l’Italia nel Comitato di Selezione del programma Erasmus Mundus presso la Commissione Europea fino al 2009. Nello stesso anno entra a far parte del Tavolo Interministeriale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri ed è membro del Comitato di orientamento strategico per le relazioni scientifiche e culturali fra Italia e Francia. I problemi irrisolti che trova nel settore dell’istruzione sono parecchi. I soldi a disposizione pochi. La questione degli ex Lsu, la contrattazione per la copertura degli scatti di anzianità dei docenti, i decreti attuativi del decreto Istruzione sono alcune fra le questioni più urgenti con le quali dovrà fare i conti il nuovo ministro al quale toccherà pure affrontare il non secondario nodo del rinnovo del contratto di lavoro del comparto. Sul fronte dell’università il nuovo Governo dovrà portare avanti il riordino delle specializzazioni mediche. In questi giorni è arrivato il parere del Consiglio di Stato e il ministro Carrozza ha firmato il decreto per il concorso nazionale di accesso alle specializzazioni 2014. In sospeso anche il destino del decreto scatti (in discussione al Senato) così come entro giugno va chiusa, appunto all’Aran, la contrattazione per la copertura degli scatti degli insegnanti. E’ pronto il bando per il secondo ciclo del Tfa ordinario, ma manca il via libera del Tesoro, mentre è al Consiglio di Stato il decreto che modifica in parte il Regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti. Resta sospeso anche il bando per i ricercatori senior, che è pronto ma dovrà fare il suo iter, mentre attende il passaggio al Cipe il Programma nazionale della ricerca. Sulla rampa di lancio resta,infine, la Costituente della Scuola. 8 CARO MINISTRO NON DELUDA LE NOSTRE SPERANZE di Maurizio Amoroso Fatti i sottosegretari, nominato lo staff, preso possesso del Miur, il ministro Giannini si appresta a muovere i primi passi. Ha cominciato, come si prevedeva, dall’edilizia scolastica: 150 milioni di euro, in parte recuperati da vecchi stanziamenti che rischiano di scadere perché inutilizzati. E’ una prima parziale risposta all’impegno che il premier Matteo Renzi aveva preso – con passione e decisione – in sede di voto di fiducia davanti alle Camere e poi durante la prima uscita esterna, da presidente del Consiglio, a una scuola media di Treviso. Lì, alla presenza di 150 sindaci, aveva detto che agli interventi per l’edilizia scolastica saranno destinati fondi con urgenza e priorità, “non meno di 4 miliardi, frutto dello sblocco del patto di stabilità interno”, come ha poi riassunto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Il ministro ha fatto presente che i 150 sindaci incontrati da Renzi a Treviso “hanno affermato tutti di avere i soldi, ma di non poterli spendere, a causa del patto interno”. Lo sblocco del patto di stabilità, a lungo richiesto dagli enti locali (soprattutto da quelli ‘virtuosi’), potrebbe dunque aprire una stagione di azioni concrete, di cantieri aperti - sempre che non intervengano ostacoli burocratici - già nei prossimi mesi, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Una prospettiva che suscita l’interesse, oltre che dei Comuni e delle Province, anche delle imprese del TuttoscuolA n. 540 TuttoscuolA n. 540 IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Politica scolastica 9 IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA D’Onghia, Toccafondi e Reggi nuovi sottosegretari all’Istruzione I sottosegretari all’Istruzione nominati dal Cdm sono Angela D’Onghia (Per l’Italia), Gabriele Toccafondi e Roberto Reggi. Angela D’Onghia, imprenditrice di Bari, è stata eletta senatrice per la prima volta nel 2013 in Puglia nella lista Con Monti per l’Italia, e ha poi aderito al Gruppo Per l’Italia. Per Gabriele Toccafondi, fiorentino, ex deputato eletto nel Popolo della Libertà dal 2008 al 2013, si tratta di una conferma nel ruolo di sottosegretario al Miur. Nelle prossime settimane, sarà interessante vedere se per lui saranno confermate le deleghe assegnate nel precedente governo. Roberto Reggi, ingegnere e sindaco di Piacenza dal 2002 al 2012, può essere considerato un fedelissimo del premier Matteo Renzi, dato che è stato coordinatore delle primarie perse dal Presidente del Consiglio contro Pierluigi Bersani nel 2012. Non è stato candidato dal Pd alle elezioni del 2013. LA PRIMA COSA CHE CHIEDIAMO AL MINISTRO “MINISTRO, SI DOTI DI UNA MAPPATURA PERSONALE DEL MONDO REALE DELLA SCUOLA” Anna Maria Poggi Presidente Fondazione per la Scuola della Compagnia San Paolo di Torino Sperando che questa sia una legislatura di “prospettiva” e non di transizione, in ogni caso, la prima cosa di cui la scuola oggi ha bisogno è di un Governo e di un Ministro che la percepisca come il “bene” più importante del Paese e che la rimetta nell’Agenda delle priorità del Paese. I terreni da arare sono molti (valutazione e apprendimenti, edilizia e sicurezza, carriere….) , ma vi sono almeno due pre-condizioni che se non affrontate rischiano di paralizzare ogni buona intenzione di “fare” qualcosa. In primo luogo occorre che il Ministro esca spesso da Viale Trastevere e vada nella scuola per dotarsi al più presto di una mappatura personale del mondo reale della scuola (e non mediata dai capidipartimento, sindacati, associazioni, esperti…..). Non ci vuole molto: basta scegliere un campione rappresentativo (Nord-Sud;istruzione-formazione professionale; eccellenzescuole in difficoltà….). Tuttavia è essenziale: i problemi sono talmente profondi che se non vengono compresi da subito e alla radice si rischia di non capire come aggredirli. Secondo: non rimanere imbrigliata nella burocrazia ministeriale, capace di paralizzare ogni innovazione. Non ci vogliono leggi o regolamenti, solo, per esempio far saltare la regola della c.d. “bollinatura” secondo cui sono i dirigenti che danno il via libera alle questioni da portare al Consiglio dei ministri. Ciò è inaccettabile: l’ordine del giorno lo detta la politica, e non la burocrazia. Troppe cose negli ultimi anni sono state bloccate da una occhiuta, ma al tempo stesso miope, classe burocratica che negli “arcana imperi” delle direttive e circolari (sempre più oscure e complicate) fonda il suo potere personale e soffoca la scuola e chi in essa vuole lavorare. “SI AFFRANCHI DAL COMMISSARIAMENTO DEI MINISTRI DELL’ECONOMIA” Francesco Scrima Segretario Generale Cisl/Scuola 10 La prima cosa che dovrebbe fare il nuovo ministro è dare al mondo della scuola un segnale di attenzione, fiducia e riconoscimento di valore. In modo concreto però, con i fatti e non solo a parole. Non mancano certamente i problemi che attendono risposta, ed è sulle risposte date che verrà misurata la sua coerenza e la sua credibilità. La ministra Carrozza non ha fatto in tempo ad avviare la sua “costituente” per la scuola, nel frattempo si annunciano altre “campagne di ascolto”, il rischio è che tutto si risolva in qualche estemporaneo e superficiale sondaggio: non ce n’è bisogno, quel che serve è un ascolto vero, che sia punto di partenza per valorizzare il lavoro nella scuola, liberarne le energie, farne il vero protagonista dei processi di crescita e innovazione del sistema. C’è però una condizione perché questo possa accadere: che il ministro dell’istruzione si affranchi dal vero e proprio commissariamento esercitato da troppo tempo dai ministri dell’economia, capaci persino di improvvisarsi, qualche volta, pedagogisti. Spetta comunque al governo, nella sua collegialità, dar prova di voler considerare la scuola una risorsa su cui investire per far crescere il paese, e non semplicemente un costo. Se non fa questo, è inutile parlare di “svolta”. Il nuovo ministro troverà comunque sul suo tavolo, da subito, alcune questioni aperte su cui lo chiameremo immediatamente a confrontarsi; vertenze che riguardano tutti gli operatori della scuola, dai collaboratori ai dirigenti, e che vanno chiuse presto e bene. uttoscuol Vedremo se saprà partire col piede giusto. T A n. 540 settore edilizio, anche se per ora la somma effettivamente disponibile è limitata. Le dimensioni del problema sono state ricordate, tra gli altri (Legambiente, Anci, Upi, Ance), da Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi. “Sono ben 27.920 gli edifici scolastici che ricadono in aree ad elevato rischio sismico, di cui 4.856 in Sicilia, 4.608 in Campania, 3.130 in Calabria (in questa regione sono in pratica tutte), 2.864 in Toscana, 2.521 nel Lazio”. Quali saran no i prossimi passi del ministro? Difficile dire. In queste pagine abbiamo provato a raccogliere le idee di alcuni protagonisti del mondo della scuola. Quindici uomini e donne di scuola, dai segretari generali dei principali sindacati ad esperti come Benedetto Vertecchi ed Anna “RIDIA DIGNITà SOCIALE AI DOCENTI” Lo Snals-Confsal si aspetta che il nuovo ministro dimostri da subito di voler cambiare radicalmente la politica dell’istruzione per la nostra nazione, ridando dignità sociale ai docenti, riconoscendo le mansioni indispensabili del personale Ata, il ruolo dei dirigenti scolastici, puntando sulla serietà della scuola e sul merito degli studenti. Occorre che l’intero Governo, senza quelle inutili contese tra MIUR e MEF a cui da anni assistiamo, decida di dedicare risorse alla scuola, la principale infrastruttura del paese e quindi settore strategico di investimento, e attenzione al suo personale con l’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto. La prima priorità è senz’altro la costituzione dell’organico dell’autonomia, su base pluriennale, delle singole istituzioni e di rete, che renderebbe di fatto possibile una gestione innovativa e sburocratizzata delle scuole, presupposto per un reale esercizio dell’autonomia. La definizione della quantità di risorse professionali, con nuovi parametri e con l’eliminazione dell’organico di diritto e quello di fatto, accelererebbe il processo di riduzione del precariato che è questione che riguarda non solo i destini e le condizioni lavorative di migliaia di persone, ma anche le relazioni interne alla scuola, le ricadute sulla didattica e sugli apprendimenti, in sostanza la qualità dell’intero sistema e conviene anche economicamente. Lo Snals-Confsal ha dimostrato che il precariato costa di più perché fa letteralmente sprecare milioni di euro ogni anno nell’assurda procedura di licenziamento e assunzione di oltre 100.000 persone. Marco Paolo Nigi Segretario Generale dello Snals-Confsal “INTERVENIRE SULLE RETRIBUZIONI DEI DOCENTI” La priorità è riconoscere e valorizzare il lavoro degli insegnanti; è la qualità del loro lavoro, la loro passione a garantire qualità alla scuola pubblica. Si tratta di intervenire sulle retribuzioni,sulle opportunità di carriera. Il riferimento è rappresentato dalle due domande della commissione europea, rimaste senza risposta:cosa il Governo intende fare per premiare !incentivare l’impegno professionale? Cosa per sostenere quelle scuole in cui gli studenti non raggiungono adeguati standard da rilevare con indicatori nazionali ed internazionali? Il nuovo ministro, a mio parere dovrebbe partire da qui, evitando di limitarsi a parlarne, ma procedendo a dare delle risposte, delle soluzioni. La via deve essere concretezza e cambiamento, confronto con i sindacati e decisioni, entrambi indispensabili,entrambi rapidi. Va sgombrato il campo dai ritardi sulle questioni retributive del personale, su cui il governo precedente ha fatto interventi punitivi e confusi, dalle posizioni economiche del personale ata, alle voci retributive dei dirigenti scolastici, agli scatti di anzianità, alla definizione delle risorse per il fondo delle scuole, il cui ritardo e’ scandaloso. Va avviato il negoziato per il contratto e, come avviene in tutti i paesi europei occorre definire un percorso di carriera con un mix di esperienza e riconoscimento della specifica professionalità. Ci attendiamo una scelta politica del governo: sburocratizzazione, stabilità degli organici-formazione iniziale e reclutamento-precariato (su questo condivido il nuovo approccio del P.d.), un piano finanziario, che punti sul sapere, sulla scuola, infrastruttura immateriale fondamentale per il rilancio e la modernizzazione del paese, eliminando sprechi e privilegi nella spesa pubblica. Scuole sicure e dotate di moderni supporti didattici sono lo specchio di una società moderna e giusta. Massimo Di Menna Segretario generale UIL Scuola “DEFINISCA UNA ROADMAP PER I PROSSIMI MESI” Se fossi il Ministro attiverei due azioni in contemporanea: un ascolto/confronto con tutti i soggetti sociali e con le varie realtà territoriali per la definizione condivisa di una road map progettuale sulla scuola del nostro futuro prossimo. Un processo serio, non di facciata, con tempi, modalità e strumenti adeguati a favorire il dialogo e la partecipazione. Contemporaneamente, attiverei un piano di formazione nazionale per docenti e dirigenti per il miglioramento della didattica attraverso la predisposizione di ambienti di apprendimento innovativi, motivanti, collaborativi, inclusivi, con le tecnologie al servizio della persona. Solo una didattica rinnovata può migliorare la qualità della scuola, non lo può fare una legge o un buon documento. I fondi per fare ciò? Cercherei, le poche decine di milioni di euro necessari, tra i rivoli di finanziamenti ai tanti, troppi progetti esistenti e coinvolgerei il mondo produttivo che oltre a criticare la scuola avrebbe l’occasione concreta per migliorarla. uttoscuol T A n. 540 Giuseppe Desideri Presidente AIMC 11 IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Politica scolastica IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Alessandro Fusacchia Capo gabinetto del Miur Alessandro Fusacchia, 36 anni, già consigliere per la diplomazia economica del Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino, è il nuovo capo di gabinetto del Miur. Lo ha annunciato lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini su Twitter: “Siamo arrivati a H-Farm e ho appena detto a @matteorenzi che il mio Capo di Gabinetto sara’ @Fusacchia #innovaredavvero “PONGA AL CENTRO LO SVILUPPO DELLA CULTURA DIFFUSA” Benedetto Vertecchi docente universitario Mi piacerebbe che i Ministri responsabili per l’istruzione ponessero al centro del loro impegno lo sviluppo della cultura diffusa che costituisce il fondamento per il progresso civile del Paese. Certo, problemi da affrontare ce ne sono anche troppi. E la politica di tagli e rattoppi che ha dominato la politica scolastica dall’inizio del secolo non ha fatto che aggravarli, incupendo sempre più l’orizzonte dei riferimenti per l’educazione. In mancanza di scelte orientate a una prospettiva di lungo periodo, sono stati implicitamente incoraggiati atteggiamenti culturalmente superficiali e spesso sciatti. Le scuole sono ora immerse in un ambiente comunicativo dominato da un uso scorretto della lingua, di quella parlata come di quella scritta. Ed è devastante che ciò sia avvenuto con particolare evidenza nel linguaggio pubblico. Le forme sconnesse delle quali è intrisa l’oratoria politica, la trascuratezza della grammatica e della sintassi (spesso anche dell’ortografia) da parte dei mezzi di comunicazione sociale, l’esibizione di finezze da stenterelli, l’assurgere dell’anacoluto a categoria dello spirito non sono l’ultima ragione delle difficoltà che le scuole si trovano ad affrontare. Propongo al nuovo Ministro di assumere a modello per la sua attività la Città del Sole di Campanella e di sostenere, con il medesimo impegno che porrà per assicurare il funzionamento delle scuole, la bonifica di contesto senza la quale gli allievi sono soggetti, fuori della scuola, a stimoli che vanno nella direzione contraria a quella che faticosamente gli insegnanti cercano di comunicare. Credo che un simile impegno, che non richiede spese, troverebbe collaboratori entusiasti negli insegnanti, una volta tanto valorizzati per la loro qualità di intellettuali. “RIPARTIRE DALLA FUNZIONE DEL LAVORO” Mimmo Pantaleo seg.gen. Flc-Cgil 12 E’ necessaria una radicale svolta che deve ripartire dalla funzione del lavoro nel garantire una migliore qualita’ della scuola. Mettere al centro degli investimenti e dell’agenda politica l’istruzione rappresenta un punto essenziale per lo sviluppo democratico e l’uguaglianza sociale. Ma senza rimotivare il personale e senza investimenti, dopo anni di politiche distruttive contro il lavoro pubblico, non ci potra’ essere quel salto di qualita’ per riportare la scuola italiana a livelli europei. Per questa ragione sono necessari alcuni interventi prioritari su occupazione, precarieta’ e salario. Inanzitutto e’ necessario il rinnovo del contratto nazionale per dare risposte alla perdita di potere d’acquisto dei salari, alla valorizzazione professionale, al governo contrattuale del rapporto tra organizzazione del lavoro, orari e programmazione dell’offerta formativa. Il contratto collettivo nazionale e’ il garante dei diritti universali dei lavoratori. Vogliamo percio’ praticare l’equiparazione del personale precario e dare forte tutela contrattuale a tutte le figure non a tempo indeterminato in tutti i luoghi di lavoro. Bisogna superare la legge Brunetta e modificare i sistemi di controllo per rendere pienamente esigibile la contrattazione decentrata. Non siamo piu’ disponibili a subire tagli dei diritti e dei salari in tutti i comparti della conoscenza. RIvendichiamo per i lavoratori della scuola una soluzione per il pagamento degli scatti d’anzianita’ per gli anni 2012-2013 senza ridurre ulteriormente il mof, la conferma delle posizioni economiche per il personale ata e nessuna trattenuta per gli anni pregressi, il ripristino dei fondi per la contrattazione decentrata per i dirigenti scolastici. Infine per garantire la stabilizzazione del personale precario e’ indispensabile un nuovo piano di stabilizzazioni pluriennale, la revisione delle modalita’ con le quali si definisce l’organico e l’ordinarieta’ nei processi di reclutamento. Per la Flc-Cgil la stabilizzazione e la cancellazione del precariato sono obiettivi fondamentali per la qualita’ dei sistemi della conoscenza. L’ UE chiede che nella legislazione nazionale siano superati gli abusi contro i lavoratori precari e le discriminazioni sul fronte dei diritti e dei salari. In coerenza con quei pronunciamenti la Flc non firmera’ alcuna intesa che preveda ulteriori penalizzazioni salariali per gli immessi in ruolo. Se arriveranno risposte serie e credibili siamo pronti al dialogo con il nuovo Governo e la Ministra Giannini. Quello che e’ certo che non concederemo sconti su tematiche che attengono alla dignita’ e al valore del lavoro. uttoscuol T A n. 540 Maria Poggi, da rappresentanti di associazioni professionali a dirigenti scolastici e ricercatori. L’abbiamo fatto non per ripercorrere vecchi canoni, non per ripercorrere strade ormai note, non per mero automatismo, ma perché crediamo comunque che mettere assieme le idee degli altri sia comunque un contributo, se non di scelta, almeno di conoscenza e di chiarezza. Per il neo ministro, ma anche per tutti i lavoratori del mondo della scuola. Le risposte, indirizzate principalmente al neo ministro, non sono univoche, anche se indicano certamente una strada: quella del recupero della centralità della scuola non solo nel dibattito sociale, ma anche nell’attenzione e negli impegni dell’amministrazione centrale e locale. C’è naturalmente chi chiede l’adeguamento degli “GUARDI AL SISTEMA DELL’ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE” Vorrei che sul tavolo dei nuovi Ministri - Istruzione e Lavoro - ci fossero due Rapporti recenti: il “Monitoraggio del sistema regionale dell’Istruzione e Formazione professionale (IeFP)” e gli “Esiti occupazionali dei qualificati”, due indagini nazionali (2011 e 2013) curate dall’ISFOL per conto del Ministero del Lavoro. Questi testi sono importanti perché attestano che il sistema regionale di IeFP, che riscontra il gradimento di famiglie e giovani quattordici-diciottenni, è in continua crescita (nell’anno 2012 – 2013 ha superato quota 300 mila iscritti), si rivela sempre più una scelta convinta e sempre meno un ripiego,crea occupazione (a distanza di tre anni dalla conclusione positiva del percorso formativo lavora il 50% dei qualificati), contrasta la dispersione scolastica, è più inclusivo dell’Istruzione secondaria (il 15,5% degli stranieri nella IeFPrispetto al 6,6% di tutta l’Istruzione secondaria di 2°), ha un costo inferiore rispetto a quello che la collettività sostiene per un analogo percorso scolastico. Fino ad ora questo sistema non ha avuto l’attenzione che si merita da parte dei Governi in carica, forse, perché “pressati” da altre emergenze. A mio giudizio i nuovi Ministri potranno trovare, in questo sistema, risposte utili per raccordare meglio il mondo della scuola con quello dell’impresa, una strategia fondamentale per aiutare i giovani a inserirsi più facilmente nella società e nel mondo del lavoro. Vorrei anche che una delle priorità per valorizzare le risorse comunitarie del prossimo sessennio (2014–2020) punti al potenziamento del sistema regionale della IeFP in tutto il territorio italiano. Solo così Governo e Regioni potranno completarne l’ordinamento e inserirlo a pieno titolo nella “filiera professionalizzante” che si sta costruendo anche in Italia. Mario Tonini Presidente CNOS-FAP e SCUOLA, Organismi della formazione professionale e della scuola salesiana. “VOGLIAMO UNA SCUOLA SICURA” I tanti ministri dell’istruzione, che si sono malamente succeduti nel corso degli ultimi anni, hanno sempre alimentato speranze nel mondo della scuola, che nonostante tutto, vuole credere, sperare, guardare con ottimismo al futuro, soprattutto al futuro dei giovani. Facciamo un po’ fatica a chiedere al nuovo ministro una cosa soltanto, non perché siamo troppo pretenziosi, ma perché il sistema scuola sta affondando, soprattutto per l’inerzia parolaia della politica, che l’ha umiliata e rottamata (prima ancora che il neo Primo Ministro scoprisse il fascino e la vocazione del rottamatore. Per la scuola hanno già provveduto…). Ci viene subito da chiedere una scuola sicura, che salvaguardi la vita dei suoi utenti e sicura anche per chi ci lavora: dirigenti, docenti, il rimanente personale. Nel senso che dia una qualche sicurezza professionale, che non continui a distruggere l’autonomia e la dirigenza, che riesca a fornire una decente burocrazia, vicina alle scuole ed alle sue esigenze e che se non sceglie di retribuire degnamente il personale, almeno non continui a togliere…La scuola è una grande ricchezza per il Paese e i suoi bistrattati operatori, che l’hanno resa sicuramente migliore di tante altre malandate organizzazioni, sperano che cambi veramente e seriamente qualcosa, perché i proclami, le parole, gli slogan tanto abbondantemente sciupati nell’ultimo decennio non sono più sopportabili. Auguri, signor Ministro! Gregorio Iannaccone Presidente Andis “LA SCUOLA SIA AL CENTRO DELL’AZIONE DEL GOVERNO” Alla domanda che dovrebbe fare per prima cosa il nuovo Ministro dell’Istruzione ci sarebbero molte risposte. Mi limito a darne una che, in qualche misura, le riassume ed è la precondizione perché possano avere, in tempi brevi e certi, una soluzione: spostare dalla periferia al centro dell’agenda del Governo la scuola, restituendo dignità ed onorabilità al personale dirigente e docente, allargando gli spazi della loro autonomia per liberarli dall’ingessatura della burocrazia e dall’immobilismo, flessibilizzando e dinamicizzando l’intero sistema scolastico con l’effettivo riconoscimento del ruolo e della funzione della scuola paritaria, aprendo porte e finestre al contributo della società civile per rivitalizzare e modernizzare metodi didattici, contenuti disciplinari, profili professionali, prospettive culturali, assumendo il concetto della qualità come paradigma di riferimento per l’assunzione, gestione e valutazione del personale, per la definizione del servizio erogato agli studenti, per la valutazione del funzionamento dell’apparato amministrativo, per la legittimazione del finanziamento pubblico delle scuole uttoscuol statali e paritarie. T A n. 540 Don Francesco Macrì Presidente nazionale FIDAE 13 IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Politica scolastica IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA C’ LA SUA FAMIGLIA è qualcosa di di meraviglioso in quello che inizia, ha detto al suo arrivo al Quirinale per il giuramento del nuovo governo il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini. L’ex rettore dell’Università per gli stranieri di Perugia, lucchese, nata a Ponte a Moriano (adesso ha casa a San Concordio) è stata festeggiata dal marito Luca Rossello, ingegnere e socio della Tagetik, e dal figlio minore Edoardo (20 anni), futuro ingegnere come il fratello più grande Enrico (22 anni) in questi giorni in Germania. Abito nero e collana di perle, elegante come sempre, Giannini ha spiegato che «bisogna tornare ad investire nella ricerca, settore abbandonato negli ultimi anni per mancanza di sensibilità strategica. Ci sono 80 miliardi di finanziamenti Ue in arrivo nei prossimi 7 anni, non possiamo perdere quest’occasione». Sul fronte dei professori, «bisognerà agire sulla stipendi dei docenti, chi guarda alla situazione dell’edilizia scolastica, chi chiede un maggiore coinvolgimento, chi punta almeno al recupero della funzione sociale dei professori, E poi si chiede attenzione al sistema dell’istruzione e formazione professionale, a rafforzare le competenze degli valutazione perché’ si possa finalmente valorizzare e riconoscere il merito degli insegnanti finora penalizzati. La strada segnata - osserva Giannini - è stata introdotta di recente ed è molto discussa, di sicuro i test Invalsi andranno perfezionati, ma non rifiutati». Per il neo ministro «non dovremo parametrarci al governo Monti, da cui pure il nostro partito (Scelta Civica, ndr) ha origine. Credo che il nostro obiettivo - spiega - sia la possibilità di dare un segno riformista all’interno di questo governo facendo capire che l’istruzione è una priorità indiscutibile». La professoressa Giannini ha sposato Luca all’età di 26 anni. «Ci siamo conosciuti a 18 anni - racconta il marito - ed è stato subito amore a prima vista. Eravamo studenti, lei al Classico (tra le più bravi della sua classe insieme a Ugo Giurlani, ndr), io appena diplomato al liceo scientifico Vallisneri. Sono molto orgoglioso della nomina di Stefania, sono convinto che riuscirà a lavorare per il bene del Paese perché è una persona, colta, preparata, sensibile». studenti, ci si augura che vengano rimossi i macigni che bloccano la società italiana e il suo sistema educativo. Non tocca certo a noi dire qual è la cosa più urgente, quella più importante. Nostro compito è però quello di vigilare affinché le promesse, gli impegni, le speranze che sono state sollevate in queste settimane non rimangano lettera morta. Non solo perché sarebbe l’ennesima occasione persa, non solo perché potrebbe essere l’ultima spiaggia, ma perché deludere i nostri ragazzi potrebbe segnare il nostro futuro. In negativo, naturalmente “PUNTARE A RAFFORZARE LE COMPETENZE DEGLI STUDENTI” Vittorio Silvestrini Presidente di Città della Scienza di Napoli Nell’augurare buon lavoro al nuovo Ministro, ritengo che il primo e più importante compito sia quello di lanciare una grande azione per rafforzare le competenze dei nostri ragazzi e non solo di quelle scientifiche. Credo infatti che un impegno essenziale del nostro sistema scolastico sia proprio quello di rinsaldare i legami tra le “due culture”, entrambe essenziali per muoversi nella complessità del mondo di oggi ma anche per competere sui mercati internazionali, laddove è stata proprio l’eccellenza italiana sia nel settore tecnico-industriale-scientifico che in quello legato allo “stile” di vita italiana (beni culturali, design, moda, ecc.) a determinare il nostro successo economico e di grande potenza, negli anni del boom e oltre. Insomma, il Rinascimento del nostro Paese deve ripartire dai saperi che affondano nella nostra storia, ma anche saper guardare al futuro. E questo impegno deve riguardare non solo la scuola ma tutte le istituzioni educative, anche quelle non formali. Con il MIUR la Città della Scienza è impegnata da circa un anno – tra gli altri progetti e attività – nel programma Logicamente, che si occupa del sostegno alla didattica delle abilità logico-matematiche; credo si tratti di un esempio positivo da cogliere e da estendere, anche ad altre discipline e in altri campi del sapere, in un grande progetto nazionale. Giorgio Dossi “ATTIVARE UN MECCANISMO DI FORMAZIONE CONTINUA DEI DOCENTI” Casa editrice Erickson Trento E’ risaputo che la qualità della scuola dipende in maniera decisiva dalla qualità degli insegnanti. Non solo dal punto di vista ‘tecnico-burocratico’ da cui dipendono servizi e funzionamento della scuola, ma anche e soprattutto dal punto di vista del percorso esperienziale e di crescita dei ragazzi. Gli insegnanti devono esser messi al centro delle politiche di rinnovamento della scuola. Si tratta dunque di uscire dalla retorica delle belle frasi ridette e risapute, e ATTIVARE concretamente un meccanismo di formazione continua degli insegnanti, con individuazione di percorsi base lungo i quali progressivamente valorizzare specifiche competenze e sui quali innestare la costruzione di specifiche progressioni di ‘carriera’ per gli insegnanti stessi. Il tutto (formazione continua, percorsi ‘professionalizzanti’ e carriere) legato a meccanismi incentivanti. In questo contesto vanno specificamente individuate, promosse (e premiate) le competenze relative alla gestione ‘inclusiva’ della classe e quindi alla creazione e gestione di percorsi didattici individualizzati, in modo che il diritto allo studio possa esser effettivamente garantito a tutti i ragazzi secondo le loro reali possibilità e capacità. uttoscuol 14 T A n. 540 Un insegnante durante l’ora di matematica in una seconda liceo: “Ragazzi avete capito? Intanto se non avete capito, mica ve lo rispiego!”. Con atteggiamento indifferente e dispettosamente compiaciuto il tal insegnante liquida le legittime attese degli studenti. Non so dare un’indicazione di frequenza rispetto alla scena riportata. Tuttavia tali condotte, soprattutto nella scuola secondaria, non credo siano così rare. L’efficacia educativa delle istituzioni scolastiche è spiegata in buona parte dalla qualità professionale dei docenti e dei dirigenti. Affronterò in un prossimo contributo entrambe le questioni. In merito alla gestione del personale suggerisco al Ministro di valutare i seguenti punti: 1)stipendi quanto più possibile allineati alle medie europee; 2)severo esame delle competenze disciplinari e metodologiche; 3)licenziabilità immediata per gravi inadempienze professionali. Credo che siamo uno dei pochi Stati europei, se non l’unico, nel quale la formazione in servizio dei docenti non è obbligatoria, e dove le segnalazione degli studenti nei confronti dei professori non portano a nessun provvedimento serio. Su un versante più strettamente didattico, con particolare attenzione agli obiettivi e ai contenuti di apprendimento, indico i seguenti punti: 1)rimuovere l’enciclopedismo nozionistico a favore di poche discipline, ben approfondite; 2)puntare sui saperi di base indicati dall’OCSE (scienze, matematica, lettura comprensione), 3)puntare sulle competenze chiave raccomandate dall’Unione Europea, 4)ancorare i curricoli a situazioni di realtà piuttosto che alle interrogazioni o agli esami di Stato. Prevedo che né il Ministro Giannini, non diversamente da quelli che lo hanno preceduto, né l’attuale maggioranza saranno in grado di realizzare le politiche appena indicate. Il Paese è strutturalmente conservatore. Il riformismo di Scelta Civica rivitalizzato dall’attivismo del neo-Premier è solo un modo per darsi coraggio di fronte agli enormi macigni che bloccano la società italiana e il suo sistema educativo. Auguri!!! Maurizio Gentile Direttore di RicercAzione e professore a contratto in Pedagogia Sperimentale, LUMSA di Roma. “FACCIA LEVA ANCHE SUI GENITORI” Per rilanciare la scuola, il Ministro potrebbe fare leva su una risorsa latente: i genitori. Come tanti istituti ben sanno, basta una minima copertura assicurativa per trasformare babbi e mamme in un esercito di volontari competenti e motivati: esperti per l’ampliamento dell’offerta formativa, webmaster, consulenti, e chi più ne ha più ne metta. Per arrivare a questo, però, occorre attivare correttamente le leve della partecipazione: formare rappresentanti di classe e d’istituto consapevoli del loro ruolo insostituibile nel fondare una comunità educante e insieme capaci di rapportarsi correttamente con le altre componenti scolastiche. È opinione comune, fra i genitori impegnati nella scuola, che non si tratta di riformare gli organi collegiali, quanto piuttosto di renderli efficaci, e che lo strumento principe è la formazione. Una formazione che può e ormai già da anni dovrebbe essere realizzata a cura dei Forum delle associazioni dei genitori costituiti presso gli Uffici scolastici regionali e territoriali, ma che stenta a decollare, forse proprio per la scarsa attenzione degli Uffici medesimi. Rita Manzani Di Goro Presidente Associazione genitori A.Ge. Toscana “UNA BUONA SCUOLA è FATTA DA BUONI INSEGNANTI” Considerando i molti problemi della scuola italiana, non è facile rispondere alla domanda, tuttavia provo a farlo. Ritengo che il nuovo governo dovrebbe partire da quello che definirei il punto zero, la questione cruciale di ogni sistema di istruzione, che si basa sull’assunto che una buona scuola è fatta di buoni insegnanti e che un buon sistema di istruzione dovrebbe essere capace di attrarre verso la professione docente le sue migliori risorse. In Italia purtroppo non è così e la professione docente è, per il modo in cui è organizzata -con stipendi bassi a fronte di scarse richieste e controllo nullo- ambita sempre più spesso da chi ha interesse ad impegnarsi al minimo. Dunque chiedo al Ministro …. di non indugiare ad affrontare la questione della professionalità docente attraverso un sistema di valorizzazione del merito e differenziazione delle carriere, il che implica naturalmente il ricorso al strumenti di valutazione e il sottrarre alla contrattazione ciò che deve assolutamente essere appannaggio della legge, cioè la definizione dello stato giuridico. Contemporaneamente un ulteriore potenziamento dell’autonomia degli istituti con il conferimento ai dirigenti scolastici della responsabilità di reclutamento. Poiché a mio avviso una reale autonomia può reggere solo se affiancata da seri meccanismi di valutazione, questa dovrà riguardare anche i dirigenti scolastici e gli istituti autonomi stessi. uttoscuol T A n. 540 Alessandra Rucci dirigente scolastica “Savoia Benincasa” Ancona 15 IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Politica scolastica “TOLGA I MACIGNI CHE BLOCCANO IL SISTEMA EDUCATIVO” IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Politica scolastica Tra incontri e “piani”, la crisi della scuola non aspetta L a scuola, i docenti incontrano sempre più fatica a ritrovare fiducia come, di giorno in giorno, cresce la parte del Paese che andrebbe recuperata alla speranza. La vicenda degli scatti di anzianità ha concorso a far crescere il sentimento di diffidenza dei docenti verso i decisori politici ed ha come ricaduta il consolidamento di un sentimento di chiusu ra verso qualsiasi cambiamento, grande o piccolo che sia. Più cresce la sfiducia, più i docenti sono portati ad “arroccarsi in un’esasperata difesa delle attuali condizioni di lavoro, rendendo impossibile …” (A. Gavosto, Il Sole 24ore del 9 gennaio 2014) il recupero della scuola con idee coraggiose, con nuovi orizzonti adeguati alle nuove esigenze, funzionali alle 16 di Alfonso Rubinacci sfide del futuro. Molti aspetti del sistema educativo vanno messi al centro di un processo di revisione e di ripensamento per metterlo in grado di assumere un ruolo attivo e decisivo nel superamento dei grandi problemi che il Paese si trova ad affrontare. E’ una sfida prioritaria, urgente che non consente a nessun Governo o Ministro di distrarsi. Invece ancora una volta assistiamo a dichiarazioni, confronti, promesse di consultazioni. Uno scudo di parole che cerca di schermare l’assenza di una politica per l’istruzione e la formazione. E’ certamente positivo che le parti politiche, i ministri, le organizzazioni sindacali, associazioni professionali discutano con chiarezza e puntigliosità su cose da fare, su priorità ma alla fine si metta un punto fermo e si pensi ad attuarle. Promesse, annunci, programmi continui aumentano il senso di frustrazione di tutti perché la promessa guarda ai tempi lunghi, le emergenze, invece, il tempo lo hanno già consumato. E’ diventato un luogo comune, di questi tempi, indicare le terapie e sostenere che il Governo dovrebbe fare di più per rilanciare la scuola, per trovare una linea incisiva, strumenti e finanziamenti adeguati nei processi formativi scolastici ed universitari per superare la pesante crisi che vive il sistema educativo. Il Governo è chiamato a decidere non a programmare, dando, TuttoscuolA n. 540 in primo luogo, segnali tangibili su una qualificazione professionale dei docenti che ha registrato fino ad oggi quasi solo dichiarazioni. Una questione non citata a caso perché è quella che può fornire una risposta immediata, anche se non esaustiva ad una vera urgenza sempre sottolineata, ma mai veramente affrontata. Occorre un segnale concreto sull’intenzione di attivare un aff lusso di risorse finanziarie sul fronte della formazione in servizio del personale scolastico. L’aggiornamento in servizio obbligatorio è una sfida importante per tutti, in primo luogo per i docenti che devono essere spinti a coltivare uno sguardo lungo, una visione delle cose che riguarda tanto il passato quanto il futuro, necessariamente imper niandosi sul presente ma non come spettatori passivi, bensì interpretandone le contraddizioni, premessa necessaria per provare a costruire un futuro diverso e migliore. Questo è il contesto nel quale chiedersi quale debba essere la nuova etica professionale del docente davanti alle sfide del presente, compresa la digitalizzazione della scuola che mette in gioco la professionalità e le competenze didattiche dei docenti. L’innovazione tecnologica, infatti, di per sé, è scarsamente significativa se non è accompagnata da una riflessione culturale e pedagogica capace di offrire forti elementi di conoscenza sul perché il ricorso alle tecnologie necessiti di un profondo cambiamento dell’agire didattico. E’ indispensabile promuovere un’azione organica, pluriennale e pluridimensionale d’aggiornamento del personale docente anche in relazione al Piano Nazionale Scuola Digitale. Quest’ultimo, data l’esistenza di situazioni differenziate nel contesto territoriale, impone strategie d’intervento orientate sulle singole istituzioni scolastiche. TuttoscuolA n. 540 Nuova professionalità docente La questione centrale è rappresentata da come il docente si colloca r ispet to alle nuove tecnologie, da come le percepisce e da come le utilizza. La maggior parte dei docenti non è aiutata a cogliere la por tata innovativa dell’uso delle nuove tecnologie per la didattica ed a integrarle nella prassi quotidiana, come strumenti di supporto ai processi di apprendimento. Alcuni mostrano entusiasmo, altri li rifiutano, forse solo perché non ne hanno ancora esplorato le potenzialità didattiche. Per rompere questo stallo è necessario un esteso e continuo aggiornamento in servizio dei docenti come fonte di potenziamento professionale, come condizione per costruire un nuovo profilo professionale ben diverso da quello attuale. Serve una terapia shock. Inter venti graduali sono poco efficaci perché un numero contenuto di docenti verrebbe immediatamente fagocitato dal sistema. Ai prog ram mi di aggior namento in ser vizio andrebbero associate, anche, attività di ricerca e sviluppo sui modelli d’uso delle tecnologie, soprattutto sul piano didattico, e azioni tese a valutare lo sviluppo delle competenze digitali e della cultura digitale. Da qui la necessità di un grande gioco di squadra in cui le capacità individuali possano trovare un ambiente favorevole nel rapporto con le università, con i centri di ricerca, in una logica di rete. Si avverte la necessità di una maggiore efficacia delle attività di aggiornamento, superando le pratiche di formazione secondo il modello della conferenza “a perdere”, del “fai da te” che, pur non generando significativi incrementi di professionalità, ancora caratterizzano tanta parte dell’aggiornamento nel sistema scolastico. L’aggiornamento in servizio deve garantire risposte punt uali alle esigenze dei docenti. A tal fine sarebbe utile avere a disposizione una banca dati delle esperienze pregresse realizzate per valutare in modo completo gli ef fet t i prodot t i dalle iniziative di formazione e aggiornamento, per dare conto del complesso delle azioni promosse. In mancanza di un quadro generale di valutazione delle esperienze pregresse, si cor re il rischio concreto di ricalcare modelli che non hanno dato esiti positivi, visti gli esiti formativi assicurati dal sistema educativo. L’analisi valutativa dei percorsi di aggiornamento in servizio, non “praticata” nel mondo della scuola, potrebbe offrire elementi conoscitivi della spesa media per docente, per progetto, della efficienza finanziaria dell’investimento. E’ certo, però, che se si vuole percorrere la strada della formazione in servizio obbligatoria, magari accompagnata da una valutazione degli esiti in termini di miglioramento dei livelli di preparazione, occorre riconoscerla a livello di incentivi economici e di sviluppo di carriera. Va allora costruito un sistema di carriera dei docenti, inteso non in termini burocratici, ma correlato alle necessità e alle scelte in cui la funzione docente si svolge in classe e all’impegno nell’aggiornamento in servizio, nella ricerca e nello studio. Ciò 17 IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Politica scolastica IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Politica scolastica in coerenza con la dichiarazione del ministro Carrozza alla conclusione dell’audizione in Commissione Istruzione del Senato la quale, dopo aver sottolineato “l’importanza degli scatti per il settore della scuola, “assicura perciò il proprio impegno per lo sblocco del cont ratto, che at tualmente rappre senta l’unico strumento di miglioramento retributivo del comparto. Ritiene tuttavia doveroso superare l’attuale progressione basata solo sull’anzianità, int roduce ndo anche alt r i t ipi di meccanismi” (Resoconto pa rla ment a re del 22 gen naio 2014). Non basta un segnale L o st a n z ia mento d i 10 m ilioni di eu ro per l’an no 2014 per l’attività di formazione del personale scolastico, di cui una quota parte è finalizzata al rafforzamento delle competen ze dei do ce nt i relat iva me nt e ai processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica merita apprezzamento, ma non è la soluzione del problema. Alcune scuole e ter ritori ne saranno certamente beneficiati, ma alt r i r imar ran no come al solito con poche r isorse e tante possibilità in meno. Si r ischia di condan nare queste istit uzioni scolastiche ad una sorta di “sottosviluppo format ivo”. R isch io che t rova u na conferma nelle linee d’indirizzo e di sviluppo della strategia del Miu r per l’an no 2014 che non c ont ie ne a lc u n a c c e n no pu nt u ale al l’i mpre sci nd ibi le processo di u n sistema coordinato di inter venti per favorire l’acquisizione di modalità di insegnamento diverse dalla didattica trasmissiva. La tende n z a che si p rof i la è q uella a n nu nciat a il 22 gen naio 2014 d a l M i n i s t r o C a r r oz z a alla Commissione Cultura del Senato: “… il Mini stero non di sp one di r i sorse libe re d a Dopo l’intervista di Tuttoscuola alla presidente della Fondazione per la scuola della Compagnia San Paolo LETTERA APERTA AD ANNA MARIA POGGI di Filomena Zamboli* C ara Professoressa, quello che più ci convince è il titolo. Non è che non crediamo alle sperimentazioni e certo ci interessa il percorso/la filiera: “studio dei problemi più rilevanti (anche con evidenze internazionali), progettazione, sperimentazione nelle scuole, e poi monitoraggio e valutazione dei risultati ottenuti”. Le piste di lavoro sono fondamentali (valutazione e autovalutazione - bilancio sociale - reti scolastiche nuove modalità di trasmissione dei saperi scientifici) ma, sinceramente, quello che ci fa un po’ invidia (anche qui al Sud nonostante i Pon) 18 è la direzione strategica. Perché nella nostra scuola ci manca!!!. E la sua Fondazione sembra averla chiaramente. Senza essere sentimentali, ci sentiamo un po’ soli. Tirati da tutte le parti. Buoni solo a far numero quando si tratta di protestare per situazioni ormai giunte alla colmatura. E sanno anche di presa in giro. Siamo stanchi di analisi e siamo stanchi di situazioni che cambieranno …“se”. Vogliamo cominciare subito, anzi, abbiamo già cominciato, perché il nostro sistema scolastico continua a tirar su generazioni di allievi. Li accoglie, li accompagna, li istruisce, li forma, si fa carico dei loro problemi, li valuta, e consegna un titolo di studio. Indubbiamente le percentuali di miglioramento sono inenarrabili per ciascuna di queste azioni, ma non possiamo più navigare a vista. Insomma siamo stufi di pensare che saranno nuovi investimenti a cambiare il volto della scuola italiana. Il Sud e la sua storia hanno dimostrato ampiamente che è una menzogna. Ci serve un’ipotesi con la quale paragonarci e tentare una strada senza rinnegare il passato. Abbiamo bisogno di alcune cose e anche con una certa urgenza. Vogliamo sapere cosa ci dicono e cosa NON ci dicono i dati Invalsi e come usarli. Vogliamo imparare come si costruisce un Piano di Miglioramento di una istituzione scolastica. Vogliamo imparare quali sono e come ci si paragona con i dati di contesto. TuttoscuolA n. 540 p ote r impeg n a re pe r tali f inalità (recupero degli scat ti) e pertanto può utilizzare solo fondi destinati ad altre funzioni fondamentali. Pur avendo avviato un attento procedimento di spendig review interno che comporta una precisa analisi di tutte le spese del Ministero, ivi compresa la definizione del costo standard per studente, al momento le risorse del Ministero risultano completamente vincolate” (Resoconto Senato 22 gennaio 2014). Nell’apprezzare l’onestà int el le t t u a le d el M i n i s t r o, v a sot t ol i ne at o che i do c e nt i, i d i r igent i, gli st udent i ha n no diritto a vedersi proporre prog r a m m i e non solt a nt o se mpl ici e ci rcosc r it t e a z ion i d i inter vento. “Così si prolunga una f ine, e non si programma mai un nuovo inizio” (Alberto Orioli, Il Sole 24ore del 31 gennaio 2014). Così non si motiva la scuola nel suo complesso ed una scuola non adeguatamente sostenuta, motivata e indir i zzat a , recupera cer t a mente qualcosa con le olt re 18 mila assunzioni di personale previste per il prossimo an no scolastico nel piano triennale, ma perde in massima parte il proprio futuro di sviluppo. Ser ve un segnale deciso sia Come si costruisce un Pof in chiave strategica. Vogliamo USR come centri di supporto e Direttori che ci affidino incarichi con obiettivi ragionati, selezionati, territorio per territorio, scuola per scuola. E, soprattutto, vogliamo maestri. E ci dicano se c’è una sola norma da cambiare, per fare tutto questo. E’ quella direzione strategica di cui parlava lei Dott.ssa Poggi. Magari, se insiste, l’ascoltano. Non ci importano i proclami e neppure veramente gli stipendi, ci importa il nostro lavoro. E i nostri ragazzi. Vogliamo strumenti e persone che ci insegnino a usarli. Per esempio delle figure esperte di processi di valutazione. Ripartiamo dalla direzione strategica delle scuole. Prendiamoci cura dei Dirigenti scolastici. Ascoltiamoli, interroghiamoli. Ce ne sono tanti che sanno e vogliono mettersi in gioco. Provo a fare un sogno ad occhi aperti: immaginiamo per un momento che i Direttori scolastici regionali, con il supporto dei Dirigenti tecnici (razza quanto mai rara e, forse, mal reclutata) facciano una visita ad ogni scuola e vi passino una giornata. Magari di quella scuola hanno preventivamente guardato il Fascicolo di Scuola in chiaro. E magari anche il Sito che racconta di azioni didattiche e di tenuta amministrativa. Insomma vanno in quella scuola con una certa idea mutuata da ciò che la scuola mostra di sé. E una volta lì, parlano con gli studenti, con i docenti, con il dirigente, con il Presidente del Consiglio di Istituto, con il Dsga. Non colloqui formali. Si fanno raccontare: che cosa quella scuola ha pensato come percorso strategico, quali obiettivi si è posta, quali progetti ha deliberato, e se hanno funzionato. Ma soprattutto, ascoltano. O rispondono a domande, a quesiti, a richieste di consulenza. Poi ci riflettono. E da questa mappatura (per l’amor di Dio scevra da ogni intenzione valutativa per non scatenare l’inferno) scoprono che ci sono domande e esigenze simili. E TuttoscuolA n. 540 verso il personale dirigente e docente che r appresent a u no st rategico elemento di r ifer imento per il Paese, sia verso la scuola che sta affrontando con tenacia la crisi in atto e vuole vincere questa sfida. Un a m a s s a d i p e r sone c on mentalità diversa permetterebbe alla scuola di fare quel salto di qualità di cui ha bisogno nella prospet tiva di “un’altra sc uola”, sp or a d ica me nt e g ià a nt icipat a i n alcu ne aule del nost ro sistema scolast ico ma da ancora concretizzare in un nuovo, c ond iv iso e ge ne r ale progetto che mobiliti le aspettative e le energie di tutti. mettono in contatto le scuole. Magari scoprono che ci sono potenzialità professionali da coinvolgere, da impegnare. Magari scoprono che ci sono buone pratiche da portare a sistema. E magari, dopo aver parlato con il Dirigente, il Direttore sa quali obiettivi di miglioramento indicare nel suo contratto. Per conoscere bisogna andare a vedere. Continuo a sognare: ci sono regioni in cui, per evidenti ragioni di numeri e grandezze, può bastare un anno, altre in cui ce ne vogliono due. Magari si riesce a ragionare con l’aiuto dell’Invalsi sui dati di contesto. Magari si chiede alle scuole di provare a stilare un Piano di Miglioramento (che già solo a metterlo giù ti cambia la prospettiva, provare per credere). Alla fine il sistema conoscerà di più sé stesso. E potrà pensare che il miglioramento è già cominciato: dal basso. Con una logica di sistema che ha posto una ipotesi e ha provato a verificarla “nella” realtà. Parimenti si è cominciato a creare una comunità prima regionale, inevitabilmente nazionale. Qualcuno, questa cosa, ha pensato di chiamarla valutazione e miglioramento delle scuole, così, per sperimentare. Ma quasi fuori dal sistema. Magari i direttori regionali non ne sono stati informati. E continuano a restare estranei al processo. Così gli USR e così anche gli uffici provinciali che, ahimè, si occupano di uno smistamento postale di migliaia di iniziative (tutte slegate tra loro), di centomila burocrazie amministrative e di nessun percorso unitario con le scuole. Su niente. Pirandellianamente. Dimenticavo, magari le tecnologie della comunicazione possono darci una mano: immaginate quanta gente si può riunire intorno al tavolo di una videoconferenza? A costi veramente contenuti. Diteci se serve una legge nuova per fare tutto questo e cominciamo a raccogliere le firme. Io ci sto. Lei, Professoressa Poggi? La domanda è retorica. *Preside dell’istituto “Pascal “di Pompei 19 IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Politica scolastica IL NUOVO GOVERNO DELLA SCUOLA Politica scolastica Cosa pensano i giovani degli scontri alla Camera? COORDINAMENTO DEI CONSIGLI COMUNALI DEI RAGAZZI COORDINAMENTOProvincia DEI CONSIGLI COMUNALI DEI RAGAZZI di CATANIA Provincia di CATANIA All’On. All’On. LauraLaura BoldriniBoldrini Presidente della Camera dei Deputati Presidente della Camera dei Deputati Palazzo Montecitorio Palazzo Montecitorio ROMA ROMA I ragazzi Sindaci ed i Consigli Comunali dei Ragazzi della provincia di Catania condannano duramente gli insulti e le parole offensive rivolte alle onorevoli I ragazziDeputate SindacideledParlamento i Consiglidella Comunali deie gli Ragazzi provincia Repubblica attacchidella irriguardosi nei di Catania condannano duramente gli insulti e le parole offensive rivolte alle laonorevoli confronti della Presidente della Camera, On. Laura Boldrini che hanno fortuna di incontrare edella di essere ricevuti nella salaattacchi Aldo Moro a Montecitorio. Deputate del Parlamento Repubblica e gli irriguardosi nei confronti della Presidente della Camera, On. Laura Boldrini che hanno la Presidente fortuna diOnorevole incontraree ecara di essere ricevuti nella sala Aldo Moro a Montecitorio. Abbiamo assistito in TV con stupore e sdegno a scene indecorose per il prestigio e dove si elaborano le leggi dello l’importanza culla della democrazia, luogo sacro Onorevole e dell’Aula, cara Presidente Stato per il bene dei Cittadini . I nostri insegnanti e i nostri genitori ci hanno insegnato l’educazione che forse alcuni Abbiamo assistitononinhanno TV econ sdegno acara scene indecorose il che prestigio e parlamentari con stupore fermezza econdividiamo, Presidente, la lineaper dura intende intraprendere. l’importanza dell’Aula, culla della democrazia, luogo sacro dove si elaborano le leggi dello La democrazia non può essere svenduta per volgarità e mancanza di rispetto dei ruoli e Stato per il bene dei Cittadini . compiti. Pertanto coloro che non sanno tutelare e garantire la vera democrazia si I nostridei insegnanti e i nostri genitori ci hanno insegnato l’educazione che forse alcuni facciano da parte.. parlamentari noncose hanno e con fermezza Presidente, la anche lineasedura che Queste non avvengono nei nostri condividiamo, Consigli comunalicara dei ragazzi, dove tutti, intende intraprendere. non opinioni diverse, andiamo d’accordo, perché cerchiamo il bene della comunità scolastica, enon quindi il bene di tutti. La democrazia può essere svenduta per volgarità e mancanza di rispetto dei ruoli e dei compiti. Pertanto coloro che non sanno tutelare e garantire la vera democrazia si facciano da parte.. Queste cose non avvengono nei nostri Consigli comunali dei ragazzi, dove tutti, anche se nonDaopinioni diverse, andiamodifendere d’accordo, perché cerchiamo il bene della comunità veri Italiani intendiamo i valori di rispetto, dialogo, uguaglianza espressi scolastica, e quindi ailsostegno bene di tutti. nella Costituzione di una vera democrazia nella nostra Repubblica. Le siamo vicini, Cara Presidente,e speriamo che ricordandosi di noi, del nostro futuro, veri mai Italiani intendiamo i valori di rispetto, espressi nonDavenga meno la forza eddifendere il coraggio di lottare contro il dialogo, male cheuguaglianza in questo momento nella Costituzione a sostegno una vera democrazia difficile sembra prevalere sulladidemocrazia del Paese. nella nostra Repubblica. Le siamo vicini, Cara Presidente,e speriamo che ricordandosi di noi, del nostro futuro, Coraggio. nonCon venga mai meno la forza ed il coraggio lottare che in questo momento tanta stima e profondo rispetto per la di Sua caricacontro e per illa male Sua bontà difficile sembra prevalere sulla democrazia del Paese. Coraggio. Con tanta stima e profondo rispetto per la Sua carica e per la Sua bontà A nome di tutti i Ragazzi Sindaci Il Coordinatore provinciale A nome di tutti iGiuseppe Ragazzi Sindaci Adernò Il Coordinatore provinciale Giuseppe Adernò Coordinatore provinciale 20 Giuseppe Adernò Via Enna,3/C 95128 CATANIAprovinciale Coordinatore Giuseppe Adernò Cell. 349 5608663 [email protected] Via Enna,3/C 95128 CATANIA Cell. 349 5608663 [email protected] L e cronache non ci hanno raccontato se mercoledì scorso alla Camera, durante lo scontro tra deputati e il putiferio che ne è seguito, ci fossero tra il pubblico che assisteva alla seduta anche classi di studenti in visita, come a volte capita. Crediamo (e speriamo) di no, perché quegli scontri, quelle violenze verbali e fisiche, non solo sono state, eufemisticamente parlando, poco edificanti, ma per le giovani generazioni sarebbero state certamente diseducative e disorientanti per l’immagine delle istituzioni e il valore della politica. Anche se probabilmente a Montecitorio, data l’ora tarda, non vi erano studenti ad assistere alla seduta, purtroppo nelle case delle famiglie italiane quelle scene sono entrate prepotentemente, quindi anche agli occhi dei minori, non protetti dal bollino rosso che accompagna i film sconsigliati per scena di violenza o di sesso. E certamente il segno, sconfortante, lo hanno lasciato. Fatti del genere non aiutano i giovani a ritenere e a convincersi che la politica sia fatta di confronto di idee e di dialettica di posizioni. E quei fatti non aiutano nemmeno a ritenere che il Parlamento, nella sua sacralità laica, sia uno dei luoghi più importanti tra le istituzioni attraverso cui si realizza la volontà popolare. Anche il segretario generale della Cei, Monsignor Nunzio Galantino, ha commentato quanto accaduto alla Camera, sottolineando: “È chiaro che quello che è successo è scandaloso. È chiaro che quello che è successo è mortificante per l’Italia e per tutti quanti noi. Però, siccome non vogliamo farci prendere anche noi in quel tipo di palude, vogliamo pensare, amiamo pensare - e sono certo che sia così - che c’è anche dell’altro”. Anche noi sappiamo che in Parlamento e fuori c’è dell’altro. Positivo. Ma i giovani lo sanno e, soprattutto, ci credono? TuttoscuolA n. 540 Giovani, tecnologia e mondo del lavoro Al via il Progetto Eureka! Idee Digitali per la scuola Sostenere la scuola fin dai primi passi del percorso educativo, per rispondere ai bisogni in continua evoluzione di docenti, studenti e famiglie: questo l’obiettivo del progetto nato dalla collaborazione tra Giunti Scuola, Intel Italia e Microsoft Italia, sempre più impegnati nella ricerca di soluzioni concrete per preparare i giovani al mercato del lavoro. Il progetto, basato sull’integrazione di contenuti didattici e tecnologie innovative, mira a dotare oltre 12.000 scuole in Italia di un kit di nuovi servizi e strumenti digitali in grado di fornire un supporto concreto nel processo di trasformazione che riguarda non solo la didattica, ma l’intera gestione e organizzazione del mondo dell’istruzione e il rapporto tra scuola e famiglia. Il progetto prevede la realizzazione e l’erogazione di pacchetti dedicati alle scuole primarie e secondarie di I e II grado, ciascuno dei quali affiancato da un’offerta specifica di prodotti hardware e software che rispondono anche a esigenze legate all’orientamento scolastico. Gli studenti avranno in dotazione tablet/notebook Acer basati su architettura Intel, con preinstallati sia il pacchetto Microsoft Office 365 sia la suite di programmi IES (Intel Education Software), concepita in accordo con i più stringenti standard educativi. A partire da febbraio gli Agenti Giunti Scuola visiteranno le scuole d’Italia per presentare loro il progetto. Per saperne di più: www.giuntiscuola.it/progetto-eureka/ Intel, Microsoft e Telecom Italia insieme per la scuola digitale I programmi del MIUR per modificare gli ambienti di apprendimento attraverso l’integrazione delle tecnologie nella didattica quotidiana trovano una risposta concreta nella collaborazione tra Intel, Microsoft e Telecom Italia, da oggi insieme per il mercato Education. L’innovazione digitale rappresenta per la scuola l’opportunità di superare il concetto tradizionale di classe, di crescere e migliorare i metodi di insegnamento e di uniformarsi ai più elevati standard qualitativi oggi richiesti per preparare gli studenti al mercato del lavoro. L’accordo tra le tre aziende leader di mercato permette di rispondere a queste esigenze e offrire a tutte le scuole italiane, ai docenti e agli studenti la possibilità di dotarsi dei più avanzati dispositivi 2 in 1 e tablet basati su tecnologia di processore Intel di ultima generazione, completi dei software Microsoft Office Pro Plus 2013 e Microsoft Office 365 in ambiente Window 8.1 Professional, a condizioni particolarmente vantaggiose. Telecom Italia affianca questa iniziativa alla propria offerta per la Scuola Digitale, realizzata in collaborazione con Olivetti, che prevede soluzioni di connettività fissa, mobile e Wi-Fi, piattaforme dedicate alla didattica digitale e alla gestione della scuola erogate in Cloud e tutti gli strumenti abilitanti le aule 2.0, quali le lavagne interattive multimediali, i tablet e i laptop PC. Per informazioni consultare il sito del MEPA VISTO DALL’ESPERTO di Benedetto Vertecchi Autonomia, scrittura e far di conto L ascia perplessi osservare quanto sia scarsa l’attenzione che si rivolge alla ricaduta degli investimenti in campo educativo da parte di responsabili politici che, almeno nominalmente, hanno fatto di una cultura orientata nella direzione dello sviluppo economico il loro criterio di riferimento. Un osser vatore estraneo alla realtà italiana che torni a visitare le nostre scuole a qualche decennio di distanza si troverebbe di fronte a uno scenario da dopoguerra. Dove c’erano spazi specializzati, laboratori per esperienze di chimica e fisica, collezioni naturalistiche, biblioteche non di rado fornite di consistenti dotazioni bibliografiche, si ritrovano, bene che vada, alcune lavagne interattive e un certo numero di computer. Non è infrequente che anche queste strumentazioni siano impiegabili solo per parte delle loro potenzialità per l’assenza, quanto meno per l’insufficienza, delle connessioni di rete. Il nostro osservatore non potrebbe esimersi dal pensare che in Italia vi sia stata una mutazione culturale catastrofica, per effetto della quale si sia interrotto quel progresso della conoscenza che si era avviato con la rivoluzione scientifica intervenuta verso 22 la metà del millennio trascorso. Né sarebbero sufficienti le dotazioni digitali a suggerire che nell’educazione sia intervenuto qualcosa di profondamente innovativo. Infatti, se un laboratorio per dimostrazioni scientifiche e una collezione naturalistica rappresentano percettivamente la sintesi di un lungo percorso di accumulazione conoscitiva, le dotazioni digitali, per i periodi sempre più ridotti che ne caratterizzano l’uso, forniscono un’idea opposta, quella di una cultura precaria alla quale non corrisponde la definizione di un traguardo. È come se le scuole fossero state ricacciate in un medievismo tecnologico, nel quale non c’è bisogno di oggetti intelligenti e validi per il lungo periodo per il semplice fatto che non c’è nulla da conoscere in modo impegnativo. Se poi dal piano culturale passiamo a quello dell’analisi degli investimenti, il nostro visitatore sarebbe ancora più perplesso. Le dotazioni che sono state smantellate potevano essere usate da più generazioni di allievi. Le macchine elettriche, i dispositivi ottici, ma anche una banalissima storta o un becco Bunsen, potevano servire per un gran numero di dimostrazioni, in congiunzione con la capacità degli insegnanti, e in molti casi con quella degli allievi, di compiere operazioni intelligenti di manipolazione e di traduzione operativa del pensiero. Una macchina da dimostrazione, una volta acquisita, costituiva un incremento stabile per il patrimonio della scuola, al quale nel seguito si sarebbero potute aggiungere altre acquisizioni fino a costituire, nel complesso, un apparato di risorse sul quale la didattica avrebbe potuto fare un sicuro affidamento. All’accumulazione in risorse f isiche si sarebbe qui ndi aggiunta un’accumulazione di tipo conoscitivo e sapienziale, altrettanto importante anche se meno facile da stimare in termini monetari. Lo stesso non può certo dirsi per le dotazioni tecnologiche: il loro valore d’inventario crolla immediatamente dopo l’acquisizione e nel giro di pochissimi anni si deve provvedere ad una dismissione non di rado onerosa. Sarebbe poco male, se almeno in un primo tempo fosse possibile un uso così intenso delle dotazioni da far supporre un ammortamento decoroso degli investimenti e un beneficio corrispondente dal punto di vista della qualità degli apprendimenti. La realtà è del tutto diversa e si stanno TuttoscuolA n. 540 VISTO DALL’ESPERTO moltiplicando nella ricerca internazionale gli inviti alla cautela e alla rif lessione di fronte a scelte che potrebbero risultare causa di ulteriore decadenza per la qualità degli studi. Non sarebbe il caso di incominciare una riflessione in questo senso anche in Italia, invece di accontentarsi di suggestioni di marketing, come quelle suggerite dall’agenda digitale? Mentre si discute di questioni relative alle dotazioni strumentali delle scuole, si trascura di porre attenzione a fenomeni che, quanto meno, segnalano un mutamento delle condizioni educative denso di implicazioni sia sul piano culturale, sia su quello dello sviluppo fisico e psicologico degli allievi. È difficile non accorgersi della difficoltà crescente che i bambini incontrano nel coordinamento psicomotorio che consente di tracciare lettere e numeri. In molti casi li vediamo impugnare la penna come fosse un bastone, tracciare segni che rivelano con ogni evidenza una scarsa consuetudine a dominare le convenzioni topologiche alla base della scrittura di lettere e cifre. Molti bambini (ma l’osservazione potrebbe essere estesa agli adolescenti e mi capita di compierla anche all’università) si mostrano incapaci di usare la scrittura corsiva e si limitano ad affiancare caratteri stampatelli. Talvolta si osservano tentativi di ricostituire la forma corsiva, attraverso sequenze di caratteri stampatelli tra i quali si stabilisce qualche forma di continuità. È del tutto ottimistica l’interpretazione secondo la quale tali difficoltà costituirebbero una TuttoscuolA n. 540 conseguenza del tutto ovvia del diffondersi di pratiche di scrittura attraverso mezzi digitali. Nessuno dubita, infatti, che le difficoltà nella scrittura manuale siano una conseguenza della sua sostituzione con altre forme di scrittura. Ma la questione è più complessa e non può essere lasciata sullo sfondo: da un punto di vista educativo non si tratta semplicemente di sostituire un modo di scrivere con un altro, ma di accettare che soluzioni a autonomia sempre più ridotta si sostituiscano a soluzioni che prevedono una dipendenza minima da dotazioni strumentali. Leggiamo nel Vangelo che Gesù un giorno scrisse sulla sabbia. Non usò né carta né penna, ma trovò la soluzione che nella condizione in cui si trovava era sufficiente per comunicare il messaggio. Si pensi all’opposto quanto sia limitata l’autonomia di chi per scrivere ha bisogno di una mediazione tecnologica complessa, sempre più lontana dall’attività sia mentale sia fisica. Ed è una distanza che sta crescendo, se si considera che si stanno diffondendo soluzioni per la comunicazione verbale con il dispositivo digitale scrivente. Se anche la restituzione del messaggio avverrà in forma verbale, ci troveremo di fronte alla probabile regressione, almeno nella parte della popolazione con più debole dotazione culturale, della capacità di utilizzare la lingua scritta. Voglio precisare che non sto evocando uno scenario a soli fini dialettici, per trarne argomenti di contrasto delle tendenze in atto. Anzi, non voglio neanche esprimere un giudizio. Ma credo che non si possa evitare di chiedersi se la diminuzione di autonomia alla quale si è fatto riferimento sia un risultato voluto, o un effetto indesiderato. Se è voluto, dovrebbero essere rese esplicite le ragioni della scelta. Ma se così non fosse, se ci si trovasse di fronte a una linea di cambiamento poco controllabile, sarebbe necessario spiegare in che modo la perdita che si realizza possa essere compensata. Certo, non è una soluzione quella che si sta diffondendo, e che consiste, in corrispondenza del presentarsi di difficoltà di apprendimento, e in particolare di apprendimenti di base (tali sono la scrittura e il calcolo), nel lamentare l’insorgenza e la diffusione di nuove patologie mentali. Si sente parlare sempre più spesso di disgrafia (alterazione della capacità di scrivere) e discalculia (l’alterazione riguarda la capacità di effettuare calcoli). Invece di cercare nelle pratiche educative, e in particolare in una revisione, anche autocritica, delle scelte didattiche, la soluzione dei problemi, si preferisce riversare la responsabilità dei risultati insoddisfacenti che gli allievi conseguono sull’insorgenza di patologie che si dovrebbero contrastare con trattamenti a carattere terapeutico. È proprio ciò che si dovrebbe evitare. Nell’educazione, come in ogni altro campo di attività, si può sbagliare. Ma l’errore più grave consiste nel considerare patologica la condizione di chi non corrisponde alle intenzioni sottostanti le scelte educative effettuate. 23 Politica scolastica Organizzato dall’USR per illustrare il nuovo programma di cooperazione europeo per l’istruzione, l’università, la formazione, la gioventù e lo sport A Loreto l’Infoday Marche Erasmus + S i è svolt a i l 12 febbr aio scorso al Palacongressi di Loreto la prima conferenza di servizio regionale sul nuovo programma di cooperazione europea “Erasmus + (2014-2020)”, che d all’i nizio di quest’an no raggruppa in un unico contenitore i programmi prima separati per i settori dell’istruzione, dell’università, della formazione e della gioventù con l’aggiunta della nuova competenza in di Gianna Prapotnich materia di sport. L’i n i z i a t iva p e r fe t t a m e nt e riuscita e di alto raccordo interistituzionale è stata organizzata con l’Istituto Comprensivo “G.Mazzini” di Castelf idardo (scuola polo regionale della Formazione Erasmus+) della dirigente scolastica Eugenia Tiseni e del DSGA Antonino Interlandi in collaborazione con l’IIS “Einstein Nebbia” di Loreto. Ad aprire l’intenso pomeriggio è stato il coro dei bambini già coinvolti nel Progetto ministeriale “Musica 2020” e magistralmente guidato dall’insegnante Antonella Magnaterra: la musica ha il potere di “fermare il tempo” (come scrisse Daniel Baremboim), non vi è modo migliore delle voci bianche per predisporre gli animi all’ascolto. “Sono orgogliosa di questa iniziativa” di Annamaria Nardiello* C onfesso sono orgogliosa di questa iniziativa anche perché siamo la prima regione, che, nell’ambito del piano nazionale di formazione del Ministero “Erasmus+ 2014/2020”, prosegue con indicazioni nuove in una attività di cooperazione europea, che da tanti anni ci vede impegnati ed attivi per attrarre, a beneficio della scuola e dei nostri giovani, risorse economiche comunitarie, ma anche e soprattutto per creare uno spirito di cittadinanza europea tra le giovani generazioni. Abbiamo nella regione Marche una storia, che parte dal 2004 con la Direttiva del Ministro Moratti “L’Europa dell’Istruzione. Sviluppo e promozione della dimensione europea dell’educazione”. Da quel momento tante sono state le iniziative e le azioni, che sono diventate 24 particolarmente significative, sia quantitativamente che qualitativamente, negli ultimi anni con eventi anche importanti, nazionali ed interregionali. Nel 2011 abbiamo anche sottoscritto un Accordo di Programma su Esperienze e speranze della regione Euro – Adriatico Mediterranea // Scuola e territorio per comunità inclusive” per la gestione di un Piano di Azioni per la promozione di scambi culturali e gemellaggi fra scuole. Abbiamo organizzato e partecipato ai Forum Internazionali Per i Giovani, di cui uno svoltosi nella nostra regione, nella città di Ancona, e tante altre iniziative con patner importanti del territorio, primo tra tutti la Regione Marche, che vede l’assessorato all’istruzione TuttoscuolA n. 540 Politica scolastica Il Seminario di studi è stato rivolto a tutti i dirigenti scolastici, ai DSGA e ai docenti referenti della dimensione europea dell’istruzione e delle tecnologie, delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado della regione Marche. L’evento rientra nel più ampio programma territoriale regionale formulato a sostegno del Piano di formazione nazionale ministeriale “Erasmus +”, che comporta da un lato una formazione a distanza, con l’uso di materiale “online” messo a disposizione dalla Direzione generale Affari internazionali del Ministero dell’Istruzione e dalle Agenzie nazionali INDIREER ASMUS+ Firenze e ISFOL Roma, e dall’altro l’attuazione di iniziative in presenza, dislocate sul territorio regionale (e dunque a livello delle 5 province marchigiane presso scuole – presidio dell’internazionalizzazione) per garantire la massi ma capi l la r i z z a z ione del le sempre presente e attento alle iniziative della scuola. Il senso di questo breve racconto, è di rappresentare come la regione Marche è da tempo sensibile alle tematiche europee, di parlare invece di ciò che vogliamo mettere in campo per aiutare la scuola in quella opera di internazionalizzazione ormai necessaria, che se ci ha visto attivi nel passato con singole esperienze, deve da oggi vederci attivi in un discorso di sistema della scuola marchigiana. Agiamo per dare sostegno all’attuazione del piano nazionale sul nuovo programma comunitario ”Erasmus +” che a partire dal 2014 raggrupperà in un unico contenitore i programmi per l’istruzione, compresa l’università, la formazione, la gioventù e lo sport. Un ambito quindi che stimola la scuola ad agire nella nuova ottica di far rete con i contesti dell’apprendimento non formale, che, sappiamo tutti, molto spesso si rivela fondamentale nella formazione globale dei giovani. Da un lato avremo una formazione a distanza con l’uso TuttoscuolA n. 540 informazioni e anche coordinate dalle 11 scuole polo “Erasmus + Marche”. Il nuovo programma integrato Erasmus+ il cui slogan è “Cambiare vita e aprire la mente” come si sa, avrà come focus la mobilità, la cooperazione e le politiche per riformare. Saranno f inanziate opportunità di studio, formazione, insegnamento e volontar iato inter nazionali. Destinatari principali saranno studenti universitari, delle scuole professionali, formatori, insegnanti, tirocinanti e giovani lavoratori. Ulteriore novità, l’istituzione del “Loan Guarantee Facility”, un sorta di prestito d’onore per laureati in mobilità. Erasmus+ viene avviato in un momento in cui nell’UE quasi 6 milioni di giovani sono disoccupati, con livelli che in taluni paesi superano il 50%. Nello stesso tempo si registrano oltre 2 milioni di posti di lavoro vacanti e un terzo dei datori di lavoro segnala difficoltà ad assumere personale con le qualifiche richieste. Ciò dimostra il sussistere di di materiale “on line” messo a disposizione dal Ministero e dalle Agenzie Nazionali, e dall’altro iniziative in presenza. La conferenza di servizio è una prima occasione, se vogliamo, di formazione in presenza allargata, nella quale vediamo la partecipazione condivisa di tutte le Istituzioni coinvolte e quindi una occasione particolarmente importante di coinvolgimento, di sensibilizzazione e di sollecitazione per le nuove progettazioni “Erasmus+”. L’obiettivo più importante cui vogliamo ambire, è quello di realizzare una capillarizzazione delle informazioni sul territorio, ma anche punti di ascolto stabili e diffusi e questo è forse il vero valore aggiunto al nostro lavoro. Scuole polo, in tutti gli ambiti provinciali, che per la loro pregressa esperienza, possano costituire punti di riferimento, di aiuto per altre scuole che si avviano per la prima volta sulla strada di questa progettazione europea. Le scuole polo cercheranno di innescare quel 25 Politica scolastica trasferimento a cascata, di sollecitazione e coinvolgimento, attraverso la formazione, ma anche attraverso la circolarità delle informazioni, la pubblicazione dei materiali sui propri siti, attraverso i contatti con le varie realtà territoriali, l’organizzazione di meeting, la costituzione di reti di scuole, perché è fondamentale lavorare insieme per crescere e cambiare, insieme si cambia più facilmente, e magari la creazione di uno spazio in cui interagire con proposte, idee, richieste di chiarimenti o di aiuti organizzativi. Uno spazio sarà dato anche al programma Etwinning, perché anche le tecnologie aiutano a fare sistema, a rendere capillare la formazione e la rete europea della scuola, che abbiamo in animo di impor tanti def icit di compe tenze in Europa. Erasmus+ af f ronterà quest i def icit fornendo opportunità di studio, di formazione o di esperienze lavorat ive o di volontar iato all’estero. 6 sono le pr ior ità per gl i Stati Membri, qui di seguito elencate: - P r o m u o v e r e l’e c c e l l e n z a nell’Istruzione e formazione professionale - Migliorare le performance di studenti a rischio di abbandono scolastico e con basse qualifiche di base - R a f fo r z a r e l e c o m p e t e n z e trasversali per l’occupabilità (spirito di iniziativa, competenze digitali e linguistiche) - Ridurre il numero di adulti con basse qualifiche - Sfruttare appieno le ICT, ampliare l’accesso e uso di risorse educative aperte in tutto il percorso dell’istruzione. - Raf fo r za re i l p rof i lo p ro fessionale di tutti i ruoli di insegnamento Per il f ut u ro prog ram ma di coopera zione i ng red ient i d i successo progettuale saranno la ricerca di partnership tra pubblico e privato, la creazione di sinergie tra scuole, mondo universitario e imprese. Si prevede infine che oltre 4 26 costruire. E’ un obiettivo ambizioso, ma che possiamo e dobbiamo raggiungere, perché può offrire grandi opportunità ai nostri studenti, attraverso un incremento di risorse anche finanziarie, che la scuola può loro destinare. Può offrire ai giovani studenti opportunità diverse, al fine di aiutarli ad acquisire e rafforzare le proprie competenze, arricchire il loro bagaglio di studi con esperienze in realtà culturali, sociali, produttive e professionali diverse, in direzione anche delle prospettive di lavoro futuro. Si possono quindi aprire opportunità veramente importanti, amplificando, di conseguenza, l’efficacia della formazione. *Direttore Generale vicario Ufficio Scolastico regionale delle Marche milioni di persone potranno beneficiare di finanziamenti europei per cogliere le opportunità di studio e formazione all’estero tra il 2014 ed il 2020, raddoppia ndo qu asi il volu me delle persone che al momento hanno usufruito di tali opportunità. Al seminario di Loreto, “Città della pace”, su invito del Direttore regionale dell’USR per le M a r che , A n n a m a r i a Na rdiello – primo USR in Italia e du nque “apr ipist a” di quest a formazione nazionale - hanno preso parte più di 600 partecipanti e sono intervenuti esperti delle Agen zie nazionali ER ASMUS + INDIRE (Angela Miniati e Silvia Ret tor i) e ISFOL (Cr istina Persechino), il titolare della Cattedra Jean Mon net pre sso l’Eu rop e D irect Marche - Università degli studi di Urbino Prof. Marcello Pierini, la Dirigente Graziella Ci r illi dell’Assessorato all’Ist r uzione e For mazione della Regione Marche, l’Amministrazione comunale nella persona del l’A sse ssore al l’ist r u z ione Franca Manzotti e le referenti per l’“Erasmus +” (Gianna Prapotnich) e l’“e-Twinning” (Antonella Giannuzzi) dell’Ufficio scolastico regionale per le Marche. Per poter agevolare le scuole e il personale impossibilitato a prendere pa r te ai lavor i i n tempo di scrutini, l’intera Conferenza di servizio è stata ripresa da una Emittente televisiva – E’tv Marche che collocherà integralmente due repliche sul digitale e successivamente on line sul sito (www.etvmarche. it). Per ogni dettagliata informazione è possibile consultare il sito: http://www.erasmusplus. it/ e collegarsi alla pagina Facebook (https://www.facebook. com/ErasmusPlusIta?fref=ts). *referente “Erasmus+ Marche” TuttoscuolA n. 540 Politica scolastica Pari Opportunità nei libri di Testo Il codice Polite L’ opportuno richiamo cont e nut o n el l’a r t . 16 d el Decreto Car rozza, “l’istr uzione ripar te”, che raccomanda una specifica attenzione, nella formazione e nell’aggiornamento dei docenti, “all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere” ha avuto il merito di fare riemergere la questione delle diversità di sesso in una scuola in cui la presenza maschile e femminile è ormai del tutto paritetica sul piano numerico e dei risultati, ma in cui tuttavia l’attenzione non sempre è sufficientemente rivolta alle diverse sensibilità e aspettative di alunne ed alunni che attraverso l’istruzione costruiscono comunque la loro identità personale e maturano progressivamente le loro scelte di vita e lavoro. Il tema non è nuovo, ma ha avuto negli anni un andamento per così dire carsico, nel senso che si sono alternati, nella società e nella scuola, periodi di at ten zione e di disat ten zione alle differen ze di genere che l’istruzione non dovrebbe cancellare o annullare, in nome di una presunta asessual it à del sape re e della cultura, ma TuttoscuolA n. 540 di Ethel Serravalle semmai valorizzare perché ciascun soggetto sia in grado di dare il meglio di sé, senza condizionamenti, senza autolimitazioni rispetto alle proprie scelte e senza sensi di colpa generati da modelli culturali imposti. Il sapere in effetti deve liberare energie, non snaturarne le diverse potenzialità. E questo criterio deve valere sia nel dialogo didattico tra docenti e discenti che si svolge a scuola, sia nello studio individuale e domestico che consolida gli apprendimenti e li rende patrimonio personale ai fini della preparazione al mestiere di vivere: come persone libere e responsabili, come cittadini, e come persone in grado di svolgere un’attività retribuita. La rinnovata attenzione all’identità di genere nei processi educativi e di istruzione, motivata anche da sbandamenti, esclusioni, violenze, sofferenze, solitudini che la cronaca ci propone anche troppo spesso, se da un lato riguarda gli insegnanti che interagiscono quot idia- namente proponendo contenuti “disciplinari” funzionali all’acquisizione di competenze, che si spera includano sempre quella fondamentale di saper vivere restando fedeli a se stessi, non può sfuggire agli autori dei libri di testo, sui quali si svolge lo studio individuale, secondo i ritmi, le peculiarità di metodo e gli interessi di ciascun discente. E sotto questo profilo non c’è poi troppa differenza se lo studio individuale si sviluppa su un testo cartaceo o digitale, integrativo, interattivo o quant’altro. Un analogo problema si pose, e non solo a livello italiano, a seguito della Conferenza Mondiale di Pechino del 1995, quando si evidenziò l’esigenza di incentivare ovunque una più incisiva e diffusa presenza culturale e politica delle donne nei luoghi decisionali, anche attraverso il ripensamento della formazione scolastica in funzione di una più ampia ed efficace inclusione delle donne nei processi formativi. Nei Paesi in cui la scolarizzazione femminile era già in atto da tempo, l’attenzione venne rivolta anche nella d i rez ione dei testi scolastici, che si r ivelavano in t roppi 27 Politica scolastica “La scuola, istruzione per l’uso. Manuale operativo di legislazione scolastica” All’Avvocatura dello Stato, via dei Portoghesi, Roma il 28 febbraio 2014 è stato presentato il libro “La scuola, istruzione per l’uso. Manuale operativo di legislazione scolastica”, edito dalla Casa Editrice “Le Monnier”.L’opera, ripercorrendo in modo originale le complesse evoluzioni ordinamentali del sistema scolastico italiano, fino alle recentissime riforme introdotte dal decreto legge 104/2013, si presenta nel panorama editoriale di settore come una assoluta novità. Il rigore della ricostruzione normativa, ancorata sempre ai principi costituzionali e comunitari, si coniuga perfettamente con il taglio estremamente pratico dell’esposizione; l’analisi retrospettiva è saggiamente utilizzata per spiegare le ragioni ultime dei processi evolutivi, senza mai trascurare di offrire al lettore anche una visione prospettica degli istituti coinvolti. Tutti i grandi temi della scuola, già oggetto di vivaci e stimolanti dibattiti, sono presentati sempre nella loro essenzialità e i nodi critici trattati con un approccio metodologico assolutamente neutrale per lasciare al lettore la libertà di farsi una propria opinione senza essere influenzato dal punto di vista degli autori. Di rilevante utilità pratica sono i capitoli dedicati ai processi gestionali, amministrativi e contabili delle istituzioni scolastiche, all’approfondimento degli istituti contrattuali relativi alle diverse figure professionali che operano nel settore dell’istruzione ed, infine, al quadro generale delle relazioni sindacali del relativo comparto. Se l’intento dichiarato dagli autori, come si evince dallo stesso titolo del libro, era quello di conferire all’opera il tratto di vero e proprio manuale operativo sull’istruzione, la sua completezza tematica, proposta con le caratteristiche sopra descritte, consente di affermare che questo ambizioso obiettivo sia stato raggiunto 28 casi, e non solo nei paesi più arretrati, di impostazione sovente androgina o asessuale: apparentemente neutrali, in sostanza, rispetto alle differenze di genere, che è come dire indifferenti o addirittura negazionisti rispetto a trasformazioni sociali ed economiche in cui le donne erano sempre più presenti, senza veder perciò riconosciute e valorizzate le loro peculiarità, culturali ed operative, ed in cui i maschi entravano anch’essi comprensibilmente, sia pure con connotazioni diverse e a diversi livelli di sofferenza, in crisi d’identità. In quella circostanza la Comunità Europea, forse un po’ più attenta di oggi a problemi che non fossero di moneta o di crisi occupazionale, lanciò il bando per un progetto che studiasse e facesse proposte sull’opportunità di una più meditata attenzione dei libri di testo anche sul versante dell’educazione all’identità di genere. L’Italia si distinse allora a livello europeo, grazie ad una ricerca promossa e sviluppata congiuntamente dalla Presiden za del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità, dagli editori scolastici dell’AIE; dal CISEM; da Poliedra progetti integrati; dalla Federacion de Gremios de Editores de Espana; dalla Comissao para a Igualdade e para os direitors das mulheres del Portogallo; da Emakunde, Istituto Vasco de la mujer. Il contributo specifico dell’AIE, che valse al progetto italiano un riconoscimento ufficiale, sia a livello europeo, sia con l’attribuzione del Premio “Donna del Mediterraneo”, fu realizzato attraverso una serie di analisi delle discipline presenti in tutti i piani di studio dei sistemi scolastici europei, volte ad individuare quali problemi specifici dovessero essere oggetto di attenzione da parte degli autori dei testi, per evitare che, attraverso la trasmissione acritica ed implicitamente androcentrica dei contenuti del sapere, si perpetuassero gli stereotipi sessisti, più o meno presenti in ciascun campo della conoscenza e si vanificasse l’impegno ad una più diffusa, consapevole e responsabile presenza delle donne nei luoghi decisionali, valorizzandone le specifiche differenti potenzialità. TuttoscuolA n. 540 Politica scolastica Gli editori dell’AIE, e non solo quelli scolastici, non avevano in animo di proporre un “codice” che imponesse dall’esterno ed in termini burocratici, norme rigide o attenzioni vincolanti rispetto al sapere e al comunicare, che sono ambiti sicuramente contraddistinti dal rigore metodologico, ma non perciò soggetti all’osser vanza di rigide prescrizioni, calate dall’alto o comunque banalmente ripetitive. Si arrivò così alla scelta di un Codice di autoregolamentazione, che fosse scritto e votato dagli editori aderenti all’AIE, con il quale gli editori si impegnavano a consegnare ai loro autori, all’atto della firma del contratto, copia dei due volumetti in cui erano contenute le rif lessioni sviluppate dalle cultrici, ed anche da qualche cultore, a cui era stato chiesto di scrivere una loro riflessione sulla disciplina di loro competenza, con occhio attento all’immagine di maschi e femmine che ne veniva fuori. Immagini sicuramente problematiche sia sul versante maschile sia su quello femminile, perché l’attenzione alle diversità ed il loro “rispetto” TuttoscuolA n. 540 non è mai di per sé un’operazione pacifica, a maggior ragione se non si pone come scopo l’omologazione di tutti ad un modello terzo precostituito, depurato delle specificità che connotano le differenti identità. Sarebbe stato poi compito degli autori tener conto di quella lettura nella elaborazione della loro proposta di testo scolastico. In modo libero e creativo, ma non perciò indifferente. Spero che il richiamo inatteso, ma molto apprezzato, al codice POLITE che, ribadisco, ha rappresentato a suo tempo (e precisamente nel 2001) un impegno di autoregolamentazione degli editori dell’AIE, riapra la questione, che oggi per altro si presenta in termini diversi, ma non perciò meno gravi. E spero anche che si aprano e consolidino forme di collaborazione e rif lessione comune, e non di imposizione, tra gli insegnanti, le famiglie, l’editoria scolastica in vista delle attività di aggiornamento che potranno essere promosse: infine tutto ciò che a partire dal 2001 non è stato fatto perché il Governo che aveva sostenuto e condiviso le scelte di fondo di POLITE e che si accingeva ad avviare la formazione degli insegnanti sull’argomento, a seguito dei risultati della consultazione elettorale lasciò il posto ad un governo diverso, che aveva altre priorità. Sommessamente aggiungerei che la diffusione del digitale comporta anch’essa una seria rif lessione sull’impatto, in termini di comportamenti culturali e comunicativi, delle giovani generazioni. Il mondo da allora è in parte cambiato, ma è anche vero che sempre più persone, e docenti (maschi e femmine) sono attenti anche al fatto che i loro destinatari non sono persone tutte uguali, solo testa e niente altro di differenziato, ma quanto meno maschi e femmine e non solo. L’esperienza di POLITE non è riproponibile sic et simpliciter, ma può costituire una guida utile, se la sinergia tra lavoro scolastico e studio individuale, inevitabilmente svolto sui libri, come anch’essi evolveranno, tornerà ad essere un punto di forza della formazione e non uno spreco di risorse pecuniarie, pubbliche e private. 29 Politica scolastica Successo formativo e occupabilitá N ORIENTARE SUBITO PER ORIENTARE BENE el nostro Paese in crisi diffusa sono più di due milioni i NEET tra i 15 e i 29 anni, cioè i giovani Not in Education, Employment or Training. Non studiano, non lavorano, non fanno formazione o apprendistato. E al contempo sono oltre cinquantamila i profili professionali ricercati dal mondo produttivo e indisponibili nell’offerta. Una contraddizione drammatica, dai costi sociali ed economici elevatissimi, sintomo che negli ingranaggi del dialogo scuola-lavoro-società qualcosa oggettivamente non funziona o comunque non come dovrebbe. Parte da questa consapevolezza il progetto “OLTRELAMEDIA”, sviluppato dall’Istituto Comprensivo “Salvo D’Acquisto” di San Salvo (CH) e patrocinato anche di Anna Paola Sabatini* dalla Confindustria regionale. E dalla volontà di orientare al meglio famiglie e alunni in uscita dalla scuola secondaria di primo grado che compiono insieme la prima vera scelta importante per la vita professionale degli studenti. Il progetto mira a sostenere gli studenti nella maturazione di una visuale ampliata sul mondo reale fuori dai contorni ristretti in cui troppo spesso vivono l’esperienza scolastica e ad aiutare i ragazzi a vivere questo percorso con consapevolezza adeguata, considerati anche gli elevati tassi di studenti a “rischio abbandono” soprattutto, proprio, in prima superiore. La ricetta: una miscela ben equilibrata di incontri per le famiglie e per gli alunni innanzitutto con se stessi e con le proprie peculiarità da avere ben chiare in premessa, per poi volgere verso l’esterno attraverso la scoperta e il dialogo con l’offerta formativa del territorio, con rappresentanti prestigiosi del mondo produttivo, con le realtà aziendali più significative del territorio di riferimento. ORIENTARE… LA PAROLA AGLI STUDENTI Primo tassello: incontri con l’offerta formativa secondaria territoriale allargata comprendente su pari piano sia il canale dell’istruzione tradizionale, sia quello alternativo della formazione professionale regionale o dell’apprendistato. Visite presso gli istituti scolastici, partecipazione alle attività didattiche e Le Fondazioni ITS e l’innovazione scolastica di Giovanni Orecchioni* S entiamo sempre parlare di crisi della scuola italiana, per i risultati mediamente poco brillanti degli studenti nelle comparazioni internazionali, per i continui tagli alle scuole, per gli edifici scolastici spesso insicuri, perché vecchi o resi tali dalla mancata manutenzione ordinaria, per la disaffezione dei giovani alla frequenza e allo studio o per il perdurare, soprattutto in alcune aree del nostro Paese, del grave fenomeno della dispersione scolastica. Senza parlare della cosiddetta razionalizzazione, 30 che cambia di continuo gli assetti organizzativi delle scuole e provoca, a fronte di risparmi assai limitati, non pochi problemi di gestione delle comunità scolastiche coinvolte. Accanto a questi problemi, su cui giustamente si sofferma gran parte dell’attenzione politica e sindacale, oltre che dei mezzi di informazione, è bene sapere che nella scuola italiana pure qualcosa si muove, di nuovo e di creativo, attraverso iniziative di forte contenuto innovativo. Una spinta in tale direzione proviene dall’azione delle Fondazioni ITS, attivate in Italia solo qualche anno fa. Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) rappresentano TuttoscuolA n. 540 Politica scolastica Un progetto di orientamento al dopo terza media realizzato dall’IC Salvo D’Acquisto di San Salvo (CH) e sostenuto da Confindustria. Lo racconta la 35enne dirigente scolastico, una delle più giovani d’Italia incontri in sede presso la scuola di appartenenza con docenti e, soprattutto, con coetanei da poco transitati presso il segmento di istruzione superiore, vissuti come testimonial d’eccezione capaci di veicolare esperienze, emozioni e considerazioni con lo stesso “linguaggio” degli studenti in uscita dalla scuola media e alle prese con la “fatidica” scelta. STUDENTI IN AZIENDA La ds Anna Paola Sabatini e l’ex sottosegretario all’istruzione Gianluca Galletti, ministro dell’Ambiente nel governo Renzi. senz’altro uno dei pochi elementi di reale novità che si sono venuti a creare nell’ambito del sistema di istruzione del nostro Paese. Da qualche anno, infatti, gli studenti diplomati dalla scuola secondaria superiore hanno di fronte a loro una nuova possibilità di scelta: continuare gli studi a livello accademico, cercare un posto di lavoro, oppure iscriversi a uno dei circa 60 ITS attivati in Italia. Con essi si è voluto costruire, analogamente a quanto avviene in altri Paesi del mondo, un ponte tra il settore dell’istruzione e quello del mondo produttivo, cercando di ridurre il gap esistente e di delineare un modello virtuoso in grado di formare tecnici con un alto profilo di competenze, in grado di inserirsi con maggiore facilità nelle aziende alle quali i corsi ITS afferiscono. Ciò a beneficio degli studenti, ma anche delle imprese che, come parte integrante delle Fondazioni ITS, hanno l’opportunità di formare il nuovo personale tecnico attraverso docenze e piani di studi concordati, TuttoscuolA n. 540 Passaggio chiave: i ragazzi entrano nel vivo delle realtà produttive più significative del territorio a contatto con l’esperienza diretta dei lavoratori e della vita di diverse attività aziendali e in ascolto di prospettive, attese e consigli illustrati dalle figure dirigenziali delle realtà visitate. Al centro delle attenzioni la capacità di imparare ad imparare, la f lessibilità, l’elevata competenza tecnica, il saper lavorare in team, l’essere in grado di comunicare in più lingue straniere e non da ultimo il possesso di un forte bagaglio valoriale. Obiettivo finale: conoscere il mondo del lavoro nella realtà effettiva e prefigurarsi un quadro di che prevedono lunghi periodi di stage aziendali. Si tratta di un percorso formativo inedito, dinamico, che offre nuove opportunità ai giovani e che potrebbe costituire al tempo stesso un sostegno allo sviluppo e alla competitività delle nostre imprese che esprimono il meglio del Made in Italy. Quel che sta emergendo, però, è che gli ITS hanno nel loro DNA costitutivo una mission ancora più ampia, che contiene uno straordinario potenziale di innovazione della scuola e della società. Infatti, negli statuti delle Fondazioni ITS è espressamente indicato che esse debbano perseguire la finalità di diffondere la cultura tecnica e scientifica, non soltanto attraverso i loro corsi, ma anche attraverso attività di studio, ricerca e progettazione, nonché l’organizzazione di convegni, seminari, mostre o altro. E’ da questa consapevolezza che la Fondazione di Partecipazione Istituto Tecnico Superiore Nuove Tecnologie per il Made in Italy Sistema Meccanica di Lanciano (CH) ha messo 31 Politica scolastica riferimento seppur generale dell’obiettivo concreto verso cui volge ogni percorso formativo. Scopo: mettere in grado gli studenti di rendere la propria scelta scolastica efficace e, quindi, utilizzabile sviluppandola in ordine alle proprie caratteristiche, ma, nel contempo, declinando queste sulle concrete aspettative ed esigenze di quello che sarà il reale ultimo utilizzatore del “prodotto” finito. Consapevolezza guida per gli studenti e le famiglie: tener presente che se la scelta compiuta in uscita dalla scuola secondaria di primo grado rimarrà sempre e comunque una “prima” scelta e per questo rivedibile e riorientabile successivamente in itinere, la stessa rappresenta senza dubbio un elemento di forte condizionamento sul percorso futuro e per questo, se individuata positivamente, crea le condizioni adeguate per conquistare quel successo formativo a sua volta premessa della tanto acclamata occupabilità. “DALLA SCUOLA DEVE RIPARTIRE LA RIPRESA” Il progetto è stato presentato ad importanti personalità. Ed è stato apprezzato: “questa dell’incontro scuola lavoro anche ai fini orientativi e già a partire dalla scuola media è la direzione giusta verso cui andare”. Così il Sottosegretario alla Pubblica Istruzione Gianluca Galletti intervenuto in uno degli incontri diretti a studenti e famiglie. Il Sottosegretario - divenuto poi ministro dell’Ambiente nel governo in carica - si è ricollegato al Decreto “La scuola riparte”, in cui grande rilevanza è data in piedi un programma sperimentale di interventi innovativi nelle scuole superiori che favoriscono il raccordo con il territorio, il potenziamento delle competenze tecniche e di base degli studenti, nell’ottica di promuovere una maggiore integrazione tra il sistema dell’istruzione e quello delle imprese. Tra le azioni più interessanti e innovative, che possono dare l’idea dei cambiamenti in atto, sono da segnalare soprattutto tre progetti: ILearnEnglish student card, ICT4JOB, Teachers in Factory. Grazie al progetto ILearnEnglish gli studenti delle classi III di tre istituti tecnici e professionali della provincia di Chieti stanno seguendo un nuovo percorso di apprendimento della lingua inglese. Le classi vengono suddivise in piccoli gruppi omogenei e affidate a docenti madrelingua per l’approfondimento della comunicazione linguistica, mentre contemporaneamente i gruppi di livello meno elevato fanno attività di recupero e consolidamento con il docente curricolare. Inoltre, tutti gli studenti, a prescindere dai livelli, hanno la possibilità di studiare l’inglese tramite una piattaforma digitale fatta di video, giochi, esercizi, con la quale dialogano secondo i diversi tempi e livelli di apprendimento, acquisendo punteggi e gratificazioni personali, attraverso un continuo feedback, che costituisce per loro un efficace meccanismo di autovalutazione. Come si può intuire, si tratta di una radicale trasformazione della pratica di insegnamento-apprendimento in uso nelle scuole italiane. La 32 proprio ai temi dell’orientamento, e ha sottolineato al contempo come grandi aspettative per la ripresa del Paese ci siano proprio nei confronti del mondo della scuola e degli studenti. Solo puntando seriamente su giovani capaci di impegnarsi nella conquista di conoscenze e competenze attraverso gli investimenti in formazione sarà possibile proprio per il tramite di queste ultime rilanciare in competitività l’Italia. “Non smettete mai di credere nei vostri sogni”, il messaggio rivolto direttamente agli studenti impegnati a disegnare il proprio percorso formativo e a scommetterci su con consapevolezza e tenacia. “IMPEGNATEVI CON SERIETÀ” L a vo ce v iva e aut or evole lezione frontale è sostituita da percorsi individualizzati e interattivi, opportunamente certificati, che privilegiano l’ascolto e l’acquisizione del lessico, in un contesto ludico che favorisce l’apprendimento. L’esperienza ci insegna che in Italia l’inglese non si impara a scuola e tutti ci meravigliamo che all’estero le cose vanno diversamente. Non è forse ora di provare a cambiare? Il progetto ICT4JOB ha l’obiettivo di portare nelle scuole l’insegnamento delle nuove tecnologie informatiche a uno stadio più avanzato e spendibile sul lavoro rispetto alle certificazioni ECDL, che dovrebbero essere acquisite già nei primi anni di studi della scuola secondaria. Per sperimentare questo progetto di innovazione digitale, che vede TuttoscuolA n. 540 Politica scolastica del mondo del lavoro: il progetto è piaciuto anche al mondo dell’industria. “Impegnatevi con grande serietà sin da subito, investite su voi stessi e datevi degli obiettivi, fate le vostre scelte con tranquillità e riflettete sulle vostre caratteristiche ma non seguite solo le passioni cercando anche attraverso questi percorsi di sposarle con ciò che realmente si aspettano le realtà occupazionali”, l’invito rivolto dal Presidente di Federchimica/ Confindustria Cesare Puccioni in un dialogo aperto e vivace con gli studenti. Al centro il rilancio del valore e della necessità del dialogo costante scuola-lavoro e la sottolineatura dell’opportunità di avvicinare i ragazzi alle realtà produttive già da età fino ad ora poco considerate per creare consapevolezza e far maturare competenze. La riflessione: quando i ragazzi che oggi scelgono il percorso secondario superiore saranno pronti per le sfide lavorative, le richieste del mondo produttivo potranno essere anche parzialmente diverse da quelle che oggi appaiono più urgenti ma i trend sulle priorità almeno in termini di competenze sono quelli di oggi proiettabili su un medio lungo termine. I PROTAGONISTI E LA “SCELTA” 28 febbraio: si chiudono le iscrizioni, gli st udenti han no scelto. Il percorso svolto? Gli incontri con le scuole superiori, i focus tematici, i convegni a scuola insieme alle famiglie ospitando relatori autorevoli, le il plauso delle imprese e del MIUR, sono stati già formati 15 docenti dall’AICA (Associazione italiana per l’informatica e il calcolo). Questi potranno iniziare a formare gli studenti dell’istruzione tecnica, e non solo, per raggiungere un livello di competenze più adeguato all’evoluzione dei modelli di utilizzo dell’informatica nei processi lavorativi e di contesto. Tutto ciò nella convinzione, recentemente espressa da Obama in una lettera inviata agli studenti statunitensi, che gran parte dello sviluppo dei prossimi anni dipenderà dalla capacità di gestire il mondo dell’innovazione digitale. E allora perché non provarci anche da noi? Se è vero che le precedenti iniziative di innovazione TuttoscuolA n. 540 visite in azienda, il dialogo con gli imprenditori, i momenti di riflessione con i docenti…. Tutto si è concluso e i nostri ragazzi hanno compiuto le loro scelte. L’auspicio, raccogliendo anche quelle che sono emerse come le loro emozioni e sensazioni, è quello di averli accompagnati verso questo “primo traguardo” non solo con qualche informazione in più, ma con molta più consapevolezza. L’augurio non concentrato solo sul singolo e sulla realizzazione individuale, ma di speranza per tutti: l’Italia è un Paese in cui credere, ha solo bisogno di giovani entusiasti che vogliano e abbiano le capacità e le competenze per risollevarne le sorti. *Dirigente Scolastico, Istituto Comprensivo “Salvo D’Acquisto” - San Salvo (CH) mirano a migliorare attività scolastiche già in uso, come l’insegnamento dell’informatica e della lingua inglese, Teachers in Factory rappresenta una novità assoluta nella scuola italiana. I docenti delle discipline tecniche, formati nelle università attraverso studi teorici risalenti ad alcuni decenni fa, sono chiamati a svolgere una vera e propria attività di aggiornamento in fabbrica attraverso veri e propri Project Work durante i quali sono accompagnati da tutor aziendali. L’idea di fondo qui è di abbattere le distanze tra scuola e impresa, sgretolando le muraglia granitiche di una tradizionale chiusura, tanto perniciosa che gelosamente custodita, con la collaborazione di tutti i principali soggetti coinvolti, e in primo luogo delle imprese che, al di là delle logiche di profitto, si pongono a servizio della comunità e della formazione scolastica. Mentre il lavoro, nella sua valenza tecnica e scientifica, fa finalmente breccia in una scuola fino ad oggi troppo arroccata in se stessa. Così, in un piccolo contesto della periferia italiana, attraverso una serie di sperimentazioni, sta prendendo vita un nuovo modello di scuola. Tutto ciò in autonomia e grazie all’impulso di una Fondazione ITS che ci insegna che cambiare si può, puntando con convinzione al miglioramento continuo, tanto nella produzione industriale che nella formazione dei giovani. *Dirigente Scolastico dell’I.I.S. “Da Vinci-De Giorgio” di Lanciano (CH) 33 Politica scolastica UNIVERSITà: LA MOBILITà PREVALE SUL MERITO! Q uanto sia lungo, affannoso, spesso contrassegnato da imprevisti ripensamenti, il percorso normativo o amministrativo necessario per dare concreta attuazione ai messaggi politici e alle previsioni legislative che li hanno consolidati ed enfatizzati, è esperienza unanimemente lamentata. Il Sole 24ore ci offre periodicamente la fotografia delle leggi vigenti ma inoperanti in attesa di essere rese applicabili con l’emanazione di una serie di atti di di Fabio Matarazzo varia efficacia giuridica che ne ostacolano o ne condizionano l’attualità. La necessità di dist r ica r si i n u n labi r i nto, nel quale neppure gli addetti ai lavori riescono ormai ad orientarsi agevolmente, è sempre più pressante ed urgente. Un’esigenza essenziale, avvertita e richiesta da tutti; eppure un’efficace inversione di tendenza ed iniziative attive in questa direzione non sembrano alle viste. Basta provare a leggere l’ultima legge di stabilità, sempre che ci si riesca senza reazioni inconsulte, per averne conferma. Ma c’è a nche l’ipot e si che iniziato il percorso impervio e accidentato per raggiungere un obiet tivo enunciato con tanta esposizione mediatica ed esaltazione innovativa, ci si trovi, all’improvviso, in un vicolo cieco perché il messaggio diviene evanescente e senza apertamente contraddirlo con motivazioni “dai piccoli passi... al salto in lungo” di F. M. Abbiamo dato conto, nei precedenti articoli, dei piccoli passi, pur nella giusta direzione, compiuti dal ministro e dal governo sul versante universitario con il decreto del “Fare” e soprattutto con il decreto legge 104/13, “misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca.” Utili e significative, le novità introdotte non hanno certo l’ambizione e l’obiettivo che ministro e governo si sono proposti da tempo e che sono stati ribaditi con determinazione dal presidente del consiglio nelle dichiarazioni programmatiche rese l’11 dicembre al Parlamento all’atto della richiesta della rinnovata fiducia: [...] “Abbiamo riportato e vogliamo rimettere l’istruzione e la ricerca in cima alle priorità, prima con il decreto «l’istruzione riparte» e, nei prossimi mesi, con tre impegni concreti. Anzitutto, un piano da attuare entro marzo, di interventi per rilanciare l’università e la ricerca, mettendo al centro studenti e qualità del sistema, potenziamento della valutazione, nuove regole per il finanziamento degli atenei e la contribuzione studentesca, costo standard per studente, diritto allo studio da rafforzare [ .…….] E poi i giovani ricercatori. Dopo aver portato il turnover al 50 per cento dobbiamo procedere su questa strada. La burocrazia non 34 può ingabbiare l’autonomia dei ricercatori, la loro vocazione internazionale. Con questo spirito nel nostro semestre di presidenza europea lavoreremo per promuovere la mobilità dei ricercatori e completare l’area europea della ricerca”. L’iniziativa governativa, per ora, si incentra in un disegno di legge di delega che, come al solito, non sembra avere dinanzi a sé un percorso agile e tempestivo. Un primo testo, dai contenuti molto ampi e poco circoscritti, era stato redatto nel mese di novembre e portato a conoscenza delle organizzazioni interessate e degli addetti ai lavori. Evidentemente le prime reazioni hanno dato l’avviso di una falsa partenza e consigliato un immediato ripensamento. Un comunicato stampa del Ministero del 18 novembre aveva infatti prontamente dichiarato: “A seguito delle notizie di stampa sul Disegno di legge delega in materia di Istruzione, Università e Ricerca, il Ministero precisa che il testo a cui si fa riferimento è da ritenersi del tutto superato”. Ma, venuto meno quel testo, non è ridimensionata la prospettiva di ottenere dal Parlamento un’ampia delega per riordinare il settore. L’articolo 2 del disegno di legge per le misure di semplificazioni degli adempimenti per i cittadini e le imprese e di riordino normativo, in discussione al Senato, delega TuttoscuolA n. 540 Politica scolastica giuridiche, politiche od economiche, diventa impercettibile e desueto. E’ quanto si sta verif icando con il “fondo per il mer ito”. Istit uito, con tanto clamore, d all’a r t icolo 4 della legge G el m i n i , “ f i n a li z z a t o a promuovere l’eccellenza e il merito fra gli studenti dei corsi di laurea e laurea magistrale individuati per gli iscritti al primo anno per la prima volta, mediante prove nazionali standard e, per gli iscritti agli anni successivi, mediante criteri nazionali standard di valutazione”. Il fondo è destinato a erogare premi di studio, anche per esperienze di for mazione presso università e centri di ricerca di Paesi esteri; buoni studio, da restituire iniziando infatti il Governo ad adottare, entro due anni, decreti legislativi contenenti disposizioni, anche modificative della disciplina vigente, per il riordino, l’armonizzazione e il coordinamento di tutte le norme legislative e regolamentari in materia di istruzione, università e ricerca. I principi e criteri direttivi, anche in questo caso, risultano assai poco definiti, consentendo ambiti troppo ampi di intervento da parte del governo: organizzazione delle disposizioni vigenti alla data di adozione dei decreti per settori omogenei o per materie, secondo il contenuto precettivo di ciascuna di esse; coordinamento, formale e sostanziale, delle disposizioni per garantire coerenza giuridica, logica e sistematica, nonché per assicurare il riordino e la semplificazione delle strutture, ivi compresi gli organi collegiali della scuola, e dei procedimenti; individuazione e indicazione delle previgenti disposizioni abrogate; semplificazione e riordino del regime dei controlli e delle valutazioni delle attività e dell’organizzazione delle università, ivi compresi gli organismi preposti, in conformità al principio di autonomia delle università medesime sancito dall’articolo 33 della Costituzione, attraverso la riduzione dei controlli e delle valutazioni di tipo preventivo e l’eliminazione di sovrapposizioni e duplicazioni di competenze, con esclusione delle norme in materia di contabilità. Sul testo, all’esame della prima commissione del Senato, in considerazione della pluralità dei settori sui quali interviene il disegno di legge, la commissione istruzione TuttoscuolA n. 540 dal termine degli studi, secondo una tempistica calibrata al reddito percepito e con eventuale esclusione, nei limiti delle risorse disponibili, degli studenti che abbiano conseguito i titoli con il massimo dei voti ed entro i termini di durata normale dei corsi. Posta la premessa, come consuetudine, si rinvia alla normativa di dettaglio: “Il Ministro, di concerto con il Ministro dell’economia e delle f inanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, con propri decreti di natura non regolamentare disciplina i criteri e le modalità di attuazione del presente articolo ed in particolare………” Segue un’elencazione di criteri, peraltro, rivisti o modificati, a distanza è chiamata ad esprimere un parere in sede consultiva per le questioni di sua competenza. La definizione del testo da parte del Parlamento è ancora in corso e lungi dall’avviarsi alla conclusione. Nell’ultima seduta della commissione per gli affari costituzionali, competente come si è detto all’esame del provvedimento, il 12 dicembre, la presidente ha avvertito che sono stati presentati numerosi emendamenti e si riserva di valutarli per decidere sulla loro ammissibilità o meno. L’esame è quindi rinviato. Gli emendamenti presentati, tuttavia, danno l’idea di un iter successivo non certo agile e spedito, finalizzati come sono a cancellare o comunque ridimensionare di molto la delega da conferire al governo. Del resto fin dal 9 ottobre la relatrice al disegno di legge in commissione istruzione, la senatrice IDEM, aveva sottolineato di aver segnalato criticamente, in fase di illustrazione, l’ampiezza di alcune deleghe, e di ritenere necessario comprendere la disponibilità del governo alla modifica di quelle norme. Anche il presidente della commissione aveva rilevato che un’analoga questione si poneva anche per il Ministero dei beni culturali e del turismo, dipendendo da un approccio complessivo del provvedimento, nel quale vengono previste deleghe non sufficientemente circoscritte. Si è ritenuto dunque opportuno rinviare la discussione, per dar modo al Governo di rispondere ai rilievi sollevati. La risposta è giunta nella seduta del 17 dicembre; il sottosegretario GALLETTI, ha dichiarato la disponibilità 35 Politica scolastica di pochi mesi, con il D.L. 13 maggio 2011, n. 70, convertito dalla L. 12 luglio 2011, N. 106. La legge istituisce anche “la Fondazione per il merito” come str umento operativo per la gestione del fondo. Alla Fondazione è affidato il compito di promuovere la cultura del merito e della qualità degli apprendimenti nei sistemi scolastico e universitario. Può instaurare rappor ti con enti omologhi in Italia o all’estero. Ne sono membri Il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia. Lo statuto è approvato dal Ministro, di concerto con quelli dell’Economia e della Gioventù. Alla Fondazione possono aff luire capitali pubblici e privati. Un’organizzazione ed un progetto rif lettuti e perfezionati, come si vede, di ampio respiro e di primario interesse. Sarebbe stato logico attendersi una rapida predisposizione ed emanazione del decreto attuativo con i criteri e le modalità per rendere efficace tutto l’impianto. Invece nulla. Ben nove milioni annui, stanziati per il fondo, sono i mpeg nati per il 2011 e il 2012, ma restano nel cassetto in assenza del decreto. Sarebbe stato comprensibile, secondo molti anche giustificato, un ripensamento complessivo del privilegio del merito, la cui concettualizzazione come si sa bene è assai ardua, rispetto ad evidenziate situazioni di bisogno, ma l’inerzia insignificante, che lascia in piedi un sistema così ben definito, articolato e finanziato ma, nei fatti, lo priva di consistenza, senza esprimersi apertamente in proposito, rappresenta l’ennesima prova di un metodo legislativo che, oltre che affannoso, diviene confuso, aleatorio, non consente programmazione a lungo termine e seria progettualità per chi abbia fondato aspettative sulle norme vigenti. del Governo a corrispondere alle richieste della Commissione di ridurre la portata delle deleghe limitandole ad una operazione di semplificazione che non produca nuova normativa. Analoga intenzione, ha aggiunto, nutre il Governo circa un’altra delega, che verrà proposta con distinto provvedimento, mantenendosi sempre nell’ambito della semplificazione e non della innovazione. Preso atto con soddisfazione delle aperture dimostrate dal sottosegretario rispetto alle richieste della Commissione, il presidente ha invitato la relatrice a predisporre lo schema di parere per la seduta del 18 dicembre. Lo schema presentato in quella seduta: “manifesta perplessità sulla scelta dello strumento della delega su comparti assai ampi come la scuola, l’università e la ricerca, atteso che all’obiettivo di rendere agevole la lettura e l’applicazione delle norme potrebbe affiancarsi il 36 L’articolo 59 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modif icazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, ha, infatti, previsto l’utilizzo dei fondi stanziati ma non spesi per “il merito”, per l’erogazione di borse di mobilità, cumulabili con quelle assegnate per il diritto allo studio, a favore di studenti meritevoli iscritti ad università, statali o meno escluse le telematiche, con sede in una regione diversa da quella di residenza degli studenti e delle loro famiglie. Requisiti per la borsa: diploma di istruzione secondaria superiore con votazione pari o superiore a 95/100 e condizione economica dello studente individuata con i parametri dell’ISEE. I 17 milioni messi a disposizione per il triennio 2013-2015, sono quelli del fondo per il merito. L’importo delle borse, le modalità di presentazione delle domande e gli ulteriori criteri per la graduatoria dei candidati, sono stati definiti con il D.M. 4 settembre 2013, n. 755. L’importo della borsa è stato determinato in 5.000 euro annui e le domande presentate sono state 4.160. Si può convenire o meno con la bontà di questa scelta politica e legislativa ma, come si diceva, rischio di eccessivi margini di discrezionalità del Governo, tanto più che si incide su importanti aspetti strutturali e organizzativi; pertanto sarebbe opportuno indicare quanto meno gli estremi della previgente fonte normativa oggetto del riassetto, in modo che sia ricostruibile il percorso normativo, adeguandola alla giurisprudenza costituzionale, europea e delle giurisdizioni superiori”. Ciò nonostante, vi è in commissione chi suggerisce: “di rafforzare la condizione n. 1, rendendo ancor più chiara la volontà del Governo di escludere dalla delega di cui all’articolo 2 qualsiasi ipotesi di normativa innovativa.” o di “precisare, nella condizione n. 1, l’attività di mera semplificazione normativa che il Governo sarà chiamato a svolgere ai sensi dell’articolo 2”. Ma c’è anche chi propone di richiamare il governo “a svolgere un’azione ben più incisiva di disboscamento della legislazione, quanto TuttoscuolA n. 540 Politica scolastica sarebbe lecito attendersi una parola definitiva sul fondo per il merito e la Fondazione relativa. Sulla risposta a questo interrogativo si è impegnata recentemente anche la Corte dei Conti nel dicembre dello scorso anno, in un’apposita indagine condotta in proposito. Alcune rif lessioni che vi si leggono sono esplicite e calzanti: “Anzitutto, incidentalmente, il mancato perfezionamento del decreto di approvazione delle statuto e dell’atto costitutivo della Fondazione da parte del MEF appare conseguenza di un instabile assetto degli interessi. Al riguardo, va considerato che il quadro normativo evidenzia una mutevolezza che non è assolutamente coerente con la complessità ed la delicatezza della materia che deve regolare: il diritto allo studio. All’incertezza del quadro normativo si aggiunge la riserva che riguarda le risorse f inanziarie disponibili, convogliate verso un programma o un altro, senza però che i programmi stessi siano l’obiettivo di un piano sistematico ed organizzato di sostegno ed attuazione del diritto allo studio. Mentre, infatti, sono comprensibili le esigenze di razionalizzazione che hanno ispirato il conf luire, disposto dall’art. 60, co. 1, del d. l. 69/2013, del Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità degli studenti, a decorrere dal 2014, nel Fondo per il finanziamento ordinario delle università e nel contributo sta- tale per le università non statali legalmente riconosciute, come pure può comprendersi l’istituzione del nuovo Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, da ripartire tra le regioni, disposto dall’art. 18 del d.lgs. 68/2012, non sono state rese note le motivazioni meno con riguardo a quella universitaria” , invitando il Governo a presentare un documento di indirizzo che indichi le linee guida in base alle quali intenda snellire la normativa vigente. “ Solo successivamente, potrà essere approvata una norma di delega che consenta al Governo di operare la predetta riduzione delle norme in vigore”. Il parere è dunque ulteriormente rinviato. Ma se questo provvedimento va incontro ai tempi e alle difficoltà di cui si è detto, qualche buona notizia giunge da altre fonti ed è giusto segnalarle. Il recupero di 40 milioni destinati ai c.d. atenei virtuosi che erano venuti meno dal decreto “l’istruzione riparte”. Con un emendamento al decreto “salva Roma”, riporta la stampa, sono stati dirottati da un progetto di ricerca per il quale erano stati stanziati, ma giudicato ormai troppo oneroso per essere perseguito, a vantaggio del fondo di TuttoscuolA n. 540 alla base del depauperamento del Fondo per il merito a favore delle borse di mobilità.” Ed è proprio questo l’aspetto di una vicenda, emblematica delle tante analoghe, che meriterebbe particolare attenzione. Si tratta di scelte consapevoli e politicamente decise in seguito a orientamenti di diverso segno o di risposte contingenti ed episodiche ad esigenze sopravvenute? Si risponde a situazioni avvertite come prevalenti rispetto alle altre e discusse con motivazioni ben esplicitate? Ed ancora, sono soluzioni che debbono ritenersi alternative a quelle originariamente ipotizzate o sono con esse concorrenti e sinergiche? Siamo in presenza di istituti che sono temporaneamente sospesi nella loro realizzazione, in attesa di più confortanti disponibilità finanziarie, o siamo di fronte ad abrogazioni implicite che non si ha coraggio e volontà di rendere esplicite? Tutto si può comprendere, condividere o meno, tutto si può ripensare, rivedere, perfezionare; una sola cosa legislatore, governo e amministrazione non dovrebbero consentire: restare, come in questo caso, nel limbo dell’indecisione e della confusione! finanziamento per le università. Anche se suddiviso in due anni, è comunque un segnale di attenzione e di meritoria pervicacia nel ricercare tutte le possibili soluzioni per invertire la tendenza e riportare università e ricerca al centro dell’attenzione politica e legislativa. Ulteriore conferma di questa volontà e determinazione viene anche dall’aumento, che si prevede nella legge di stabilità, del finanziamento per il diritto allo studio universitario che passa da 100 a 150 milioni e dall’aumento delle borse per scuole di specializzazione mediche. Ancora piccoli passi; ma è importante che permanga valido e attuale il progetto ambizioso del salto e che comunque, tutti, siano ricompresi in un percorso strategico finalizzato agli obiettivi che abbiamo visto rilanciati dal presidente del consiglio e di sicuro condivisi e sollecitati dall’attuale ministro. 37 Politica scolastica Intervista a Marcello Limina, direttore generale per gli affari internazionali del Miur Internazionalizzazione L a via è quella dell’i nternazionalizzazione. Strada obbligata, ormai: non può sottrarsi, la Scuola e l’Universit à al processo di av vici namento e mescolanza culturale che nell’ultimo quindicennio ha ridisegnato la “geograf ia” del globo. Non possono restare al palo, non cogliere la sfida: tenersi al passo coi tempi e captare le opportunità del cambiamento è parola d’ordine, filosofia imprescindibile per far crescere il sistema dell’istruzione e renderlo competitivo. Ne è profondamente convinto il direttore generale Marcello Limina con il quale ho svolto una rif lessione seria sul valore di quanto fatto e sulla visione di una nuova stagione. 38 di Dotto Direttore Limina, la politica scolastica di settore ha registrato una forte accelerazione: il Ministero ci crede, dunque... «Certo. La proliferazione di progetti a matrice internazionale ne è indizio eloquente. L’ampliamento dell’offerta sul fronte degli scambi didattici ha fatto sì che accanto ai consueti canali di cooperazione europea - m i r i fe r isc o, i n pr i m is , a l p r o g r a m m a E r a s m u s +, c h e r i p a r t e p r o p r i o q u e s t ’a n n o con una formula “potenziata”: operatività garantita fino al 2020 - si sviluppassero esperienze di collaborazione con Paesi sempre più propensi alla si nergia i n a mbito d id at t ico. R icordo l’a p e r t u r a a l l a R e p u b b l i c a Popolare Cinese, per esempio. Le attività sviluppate nell’ultimo decennio dalla rete nazionale di scuole e di Università che par tecipano a scambi e ad at tivit à d a noi promosse con quel Paese ha n no favor ito contatti e importanti intese tra istituzioni scolastiche; cito, a titolo esemplificativo, l’accordo siglato a Pechino nel giugno 2000, u na successiva dichiarazione d’intenti (2005), il programma esecutivo di cooperazione nel ca mp o del l’ist r u z ione p e r i l per iodo 2012-15 t ra il nost ro Ministero degli esteri e quello dell’istruzione della Repubblica TuttoscuolA n. 540 Politica scolastica Po p ol a r e Ci n e s e. Obie t t ivo, n at u r a l me nt e, è l’i nc e nt ivo, la crescita delle relazioni linguistiche, culturali e professionali tra il nostro Paese e u no St ato d al peso sempre più marcato. Esiti pratici? Uno s u t ut t i: og g i 93 i s t it u z ion i scolastiche italiane praticano l’i n seg n a me nt o del la l i ng u a cinese». Questo è l’avvio di un nuovo percorso, quindi? «Sì. E’ l’inizio di una nuova fase operativa, tradottasi i n u n a m i r ia de d i i n i z iat ive sviluppate sull’intero territorio n a z i o n a l e . L’a p p r o c c i o a l mondo dell’educazione e della formazione cinese si è rivelato best practice da mut uare, da esportare. I seguiti ci sono stati, in effetti, e il risultato è sempre stato premiante. “Trapiantato”, previe le dovute modifiche, in vari alt ri contesti, il modello ha puntualmente prodotto frutti preziosi». La «galoppata» verso l’estero include la Russia. Bilancio? «Eccellente. La f irma dell’accordo risale al 2003, e da allora sono state concretizzate d av ve ro t a nt e proget t u al it à: c o o p e r a z io n e t el e m a t i c a s u tem i concord at i, sem i na r i di for mazione e aggior namento, m o bi l it à s t u d e n t e s c a , s t a g e for m at iv i, c or si p e r do ce nt i russi di lingua e cultura italiana e viceversa. Si sta ragionando, ora, sul varo di un memorandum tecnico - nella cornice dell’esistente intesa bilaterale - relativo alla diffusione della lingua italiana in Russia e del r usso nel nost ro Paese. Le finalità sono consolidare i corsi linguistici già attivi rendendoli proposta curricolare, qualificare l’insegnamento tramite scambi d i st udent i u n iver sit a r i (con l’of fer t a d i bor se d i st ud io), TuttoscuolA n. 540 equiparare lo studio del r usso a quello del le alt re l i ng ue e cercare di trasformare almeno due delle scuole in cui si insegna il r usso, appu nto, in istit uti bilingui e biculturali». Direttore, sappiamo dell’impulso che lei ha saputo promuovere alle relazioni internazionali delle scuole. In cosa si distingue questa innovazione che lei ha attuato? «Ritengo di avere orientato la qualità degli scambi verso sempre più elevati livelli formativi e culturali, con conseguente ampliamento degli ambiti coinvolti, attraverso un’attenta politica di visione allargata, comprendendo che il raccordo con il sistema scolastico e universitario, avrebbe potuto veicolare anche altri interessi, connessi allo sviluppo delle relazioni economiche tra i Paesi». Presto inizierà il semestre di presidenza italiana nel consigl io del l’Unione Europea. Quali le azioni previste? A cosa punta il Miur? «Intendiamo recare un cont r ibuto fat t ivo i n va r i ca mpi. Bisog na favor i re u na maggiore occupabilità dei giovani - facendo leva, dunque, sullo sviluppo dell’at tit udine a l l’i m p r e n d it o r i a l it à -, combat tere la disaf fezione scolastica e for mativa, diffondere innovativi modelli d i a p p r e nd i me nt o: p e n s o a l l’e -t e a ch i ng / le a r n i ng, a l le c osiddet t e r isor se e ducat ive aperte. I l M iu r deve a ssicu r a re la par tecipazione a t utte le attività di cooperazione eu ropea nel settore dell’istruzione scolastica e super iore e dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica per l’attuazione di coerenti politiche di sviluppo e coesione sociale, anche attraverso l’utilizzazione dei Fondi strutturali Europei per la scuola e l’Universita». Il nostro Paese si distingue, nel campo delle politiche d’internazionalizzazione scolastica anche per lo sviluppo di reti di scuole, legate tra loro da un Progetto comune. E’ questo un punto di forza del sistema? «E’ u n “meccanismo” impor tantissimo. Agire nella consapevolezza che l’ampliamento delle capacit à e competen ze relazionali a t t r ave r s o l a c o no s c e n z a d i varie realtà geografiche, sociali e c u lt u r a l i - g io ca u n r uolo determinante per il futuro dei nost r i giovani. La rete, così, i nclude nei piani dell’offer t a for mativa il maggior nu mero possibile di contatti e di visite all›estero; offre a docenti, staff di dirigenza e personale in genere l’opportunità di entrare in relazione con sistemi scolastici diversi, fattore che consente lo sviluppo di importanti piani di ricerca». In dieci anni ne sono state sviluppate, di relazioni... « Fe d e r a z io n e r u s s a , p e r l’a p p u n t o (c o n p a r t i c o l a r e riferimento alle città di Mosca e San Pietroburgo), e Repubblica Popolare Cinese, nelle province di Jiangsu, Sichuan, Guandong, Pech i no. E poi Aust ralia (Queensland, South Australie e Victoria), Argentina, a Buenos Aires, Cordoba e Mendoza... E ancora: Brasile, Ecuador, India (Stato del Maharastra e Nuova Delhi), Canada e, naturalmente, P a e s i e u r o p e i . L’ a z i o n e sinergica delle istit u zioni scolastiche e Universitarie che “accreditiamo”consente pure di realizzare attività nel campo della ricerca e della sperimentazione scientifico-applicativa, insieme alle Università». 39 OSSERVATORIO A NORDEST I licei quadriennali A fine gennaio a Mestre è stato promosso il convegno di studi “Liceo classico: educare alla complessità nel mondo d’oggi”, organizzato dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto e dalla Provincia di Venezia. Dopo la presentazione del Vice Direttore Generale Gianna Marisa Miola, ne hanno discusso Carmela Palumbo, Direttore Generale per gli Ordinamenti Scolastici del MIUR, i Prof. Franco Montanari e Maurizio Bettini, coordinati da Stefano Quaglia. Abbiamo intervistato il Direttore Palumbo sulla nuova esperienza dei licei quadriennali. dell’organizzazione sta nella redistribuzione delle ore di organico del quinto anno a favore degli anni precedenti, creando quella sorta di organico funzionale a cui le scuole hanno sempre aspirato per organizzare i contenuti disciplinari, anche afferenti secondo le indicazioni dell’ultimo anno con attività didattiche che attengono e vengono distribuite nei 4 anni precedenti.” Quando sarà av v iata la sperimentazione? “Comincerà con il prossimo anno scolastico e riguarderà le 9 scuole distribuite su tutto il territorio nazionale, dal Nord al Sud.” Anche nel Veneto? “Il Veneto ha come scuola che sperimenta l’Istituto Superiore di Villafranca di Verona, che al suo interno ha vari percorsi di studi, sia liceali che di istruzione tecnica e professionale.” di Pietro Panzarino è stata avviata la riforma quadriennale dei licei? “Non si tratta di una riforma, ma di una sperimentazione, molto limitata, perché le scuole interessate sono 9, di cui 6 statali e 3 paritarie. E’ un tentativo di abbreviare il percorso scolastico degli studenti della secondaria di secondo grado, con iniziative che riorganizzano il curriculum, soprattutto degli ultimi due anni del percorso 40 liceale. In realtà non siamo di fronte ad una sperimentazione unica, nazionale, proposta dal Ministero e, quindi non c’è un modello unico e unitario, invece abbiamo vagliato ed accolto l’impostazione di queste scuole su proposte, che in parte divergono”. Q ua l è i l pu nt o c e nt r a l e dell’iniziativa? “Il nodo centrale Come è avvenuta la selezione? “Abbiamo scelto le scuole sulla base della loro già precedente esperienza, la loro adesione a sperimentazioni precedenti, che avevano già modelli organizzativi e didattici molto innovativi e che avessero fatto in passato e anche adesso ampio uso delle tecnologie dell’informazione e digitale.” Il Ministero segue direttamente questa sperimentazione? “Nei decreti autorizzativi abbiamo attribuito il monitoraggio agli Uffici Scolastici Regionali.” Quale ruolo, allora, si è ritagliato il Ministero? “Organizzeremo incontri periodici, a livello nazionale per pilotare essenzialmente e monitorare queste iniziative, per trarne delle TuttoscuolA n. 540 OSSERVATORIO A NORDEST conseguenze.” Questa nuova iniziativa, avviata a fine 2013, declina in modo nuovo ed originale il decreto numero 275/1999 nella parte riguardante l’innovazione metodologico-didattica, coniugata all’interno della quota di flessibilità del curriculum disponibile per le istituzioni scolastiche. Su tali basi il Ministro Profumo aveva emanato un atto di indirizzo, recepito da alcune scuole. Tra i 9 istituti, a cui è stata data l’autorizzazione, si è costituita una rete, formata da I.I.S. “Ettore Majorana” di Brindisi, I.T.E. “Enrico Tosi” di Busto Arsizio e da I.S. “Carlo Anti” di Verona, con l’obiettivo di ridurre di un anno il percorso quinquennale della scuola secondaria di secondo grado. Il ministro Maria Chiara Carrozza, con decreto del 5 novembre 2013, ha concesso l’avvio della sperimentazione per il nuovo anno scolastico 2014-15, sulla base delle iscrizioni pervenute entro il 28 febbraio 2014. All’interno di questa rete, esaminiamo la proposta del “Liceo Internazionale delle Scienze Applicate” di Villafranca di Verona. Tra le parole chiave del progetto si ritrovano le seguenti categorie: a) internazionalizzazione; b) imprenditorialità; c) innovazione didattica; d) nuove tecnologie. I destinatari del progetto saranno studenti motivati, accolti a seguito di una selezione che sarà basata su colloqui motivazionali e su test appositamente predisposti. Il curriculum sarà integrato da attività internazionali da programmare anche durante l’estate, attuando la mobilità degli studenti e dei docenti. Anche il Liceo Ginnasio Statale “Q. Orazio Flacco” di Bari ha ottenuto l’autorizzazione del progetto innovativo con un curriculo di Liceo Classico, articolato in un quadriennio, diviso in due bienni, con la denominazione di “Liceo Classico Internazionale”, TuttoscuolA n. 540 analogamente a quanto avviene in molte nazioni e nelle stesse scuole italiane all’estero. Il modello proposto adotta modalità di insegnamento simili a quelle dei partner internazionali e sarà sostenuto da una diffusa utilizzazione delle nuove tecnologie, garantendo il tradizionale organico dei docenti, come prevede il parere favorevole espresso dal Collegio Docenti, vedi Quadro Orario allegato. Il progetto poggia su un humus consolidato da sperimentazioni metodologiche e di ordinamento effettuate nel tempo. Sono previsti percorsi di alternanza scuola-lavoro e il Progetto di orientamento alla formazione post-secondaria, denominato Snodi culturali, ideato dal Liceo e portato avanti in sinergia con ben 14 diversi Dipartimenti dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Il Progetto è caratterizzato da: - potenziamento dell’apprendimento integrato delle discipline dell’area filosofico-umanistica e di quella scientifica; - potenziamento dell’apprendimento delle lingue straniere in generale, inteso come sviluppo di reali competenze di uso, alimentato da un costante rapporto con la realtà e la vocazione culturale e socio-economica, attraverso attività di scambio e di studio all’estero, attraverso la pratica dell’insegnamento in lingua straniera di materie non linguistiche (CLIL). Questa la sua contestualizzazione: Il Liceo Classico Internazionale si propone come scuola di valori, quali la democrazia, la giustizia, la legalità, la tolleranza, la laicità, il pluralismo, la convivenza civile, il rispetto della dignità della coscienza, favorendo l’incontro e la convivenza di culture diverse di fronte alle sfide della globalizzazione, della internazionalizzazione e della preparazione all’imprenditorialità e al mondo della ricerca. La didattica proposta organizza la programmazione disciplinare, tenendo conto della laboratorialità e della trasversalità delle discipline. Il nuovo Liceo si proietta nel vivo delle dinamiche culturali, che caratterizzano il rapporto tra l’Italia, il Mediterraneo, l’Europa e il mondo globale attraverso l’integrazione sostanziale delle attività culturali, la lettura e la comunicazione dell’antico in modo funzionale ai temi del presente. Affronta le nuove sfide della globalizzazione e della internazionalizzazione, guidando lo studente alla scelta postsecondaria con gli strumenti della facoltatività e della opzionalità, introdotti dal DPR n. 275/1999 e vicine alle esperienze europee. La struttura La struttura del percorso risponde alle seguenti esigenze: -avviare una innovazione che esplicita e sviluppa gli aspetti della riforma; -uniformarsi alla struttura delle scuole italiane all’estero; -allinearsi ai più diffusi modelli internazionali, favorendo la mobilità formativa. Inoltre, ciascuno studente seguirà il proprio percorso per arrivare al monte ore complessivo corrispondente alle 1188 ore oppure superarlo. Le attività didattiche si svolgeranno dal 1 settembre al 16 giugno per ciascun anno scolastico, con un ampliamento del tempo-scuola ben oltre i previsti 200 giorni. I periodi di sospensione, compresa una parte di quelli estivi, saranno utilizzati per lo sviluppo delle esperienze formative e lavorative previste secondo il piano formativo degli studenti, concordato con l’équipe pedagogica e i tutor, e per la fruizione dei percorsi di formazione e aggiornamento professionale previsti per il corpo docente. 41 Scuola e famiglia C GENITORI: IL SEGRETO DELLA PARTECIPAZIONE he i genitori siano una risorsa è stato evidenziato dalla recente crisi, che ha costretto le scuole a ripensare spese, entrate e strategie di risparmio. Nel definire le famiglie una risorsa, non stiamo parlando del solo contributo volontario, ma di tutto ciò che, in tema di tempo e di professionalità, i genitori possono mettere a disposizione: preparazione di feste e di mercatini di beneficenza, comodato d’uso dei libri di testo, apertura della biblioteca, lavoretti di cucito e di manutenzione, orto didattico, lezioni nelle classi, cura del sito scolastico, consulenza informatica, consulenza in tema di sicurezza e tanto altro ancora. Il problema può essere la copertura assicurativa, ma alcune compagnie di assicurazioni già prevedono la tutela dei genitori coinvolti nelle attività del Piano dell’offerta formativa e certe associazioni di genitori, come la nostra, si sono attivate per tutelare i propri soci impegnati a supporto delle attività didattiche. Le famiglie quale risorsa per un sensibile incremento dell’offerta formativa, quindi, anche se purtroppo si tratta di un’ipotesi poco praticata. Il motivo risiede principalmente nel fatto che i genitori non partecipano alla vita scolastica, e allora che fare? Con l’iniziativa “Genitori a scuola: il segreto della partecipazione”, l’A. Ge. Toscana ha affrontato il problema, organizzando incontri con esperti, avviando una raccolta di 42 di Rita Manzani Di Goro* buone pratiche e aprendo un gruppo di discussione ad accesso gratuito su Linkedin. Gli incontri sono rivolti ai genitori eletti negli organi collegiali: rappresentanti di classe e di istituto che desiderano vivere al meglio il loro ruolo e trovano un limite oggettivo nel non riuscire a creare un canale di comunicazione con coloro che rappresentano. Per entrare in relazione è fondamentale un rapporto interpersonale fondato sulla fiducia. Il suggerimento è quello di entrare in empatia: spiegare chi siamo, da quale motivazione siamo spinti e mostrare un sincero interesse di conoscere la persona che abbiamo di fronte. Se questo approccio ci lascia dubbiosi, ecco un esempio efficace: quello di Henry Ford, che era disposto a pagare molto per un tecnico delle auto, ma ancor di più per un tecnico delle relazioni umane. Ecco allora alcuni suggerimenti per essere un buon rappresentante dei genitori: - interessarci a loro, ascoltarli; - apprezzarli come persone, per ciò in cui credono e per ciò che fanno; - aiutarli a realizzare i loro progetti e i loro sogni (es: organizzare un’uscita con tutta la classe, genitori compresi); - esprimere un apprezzamento sincero: spesso si tende a evidenziare solo gli aspetti negativi di ogni situazione, invece è molto positivo dare voce anche a ciò che di bello pensiamo gli uni degli altri; -non mettere in dubbio le buon e i n t e n z io n i d el n o s t r o interlocutore; -sforzarsi di portare la conversazione su argomenti di comune interesse; -individuare un obiettivo comune; è importante che sia chiaro e raggiungibile e soprattutto non troppo gravoso, altrimenti rischiamo di sovraccaricarli di aspettative e indurli quindi alla fuga; - cercare di favorire la collaborazione, lanciando magari una sfida e tifando per loro, oppure affidando loro un compito; - chiedere consiglio: insieme si è più efficaci e l’affidarsi all’altrui parere rafforza i legami di TuttoscuolA n. 540 Scuola e famiglia collaborazione; - cercare di creare un gruppo di persone motivate, con compiti specifici, che fungano da traino per gli altri; - ricordarsi che dividere i compiti aumenta il senso di appartenenza e riduce lo stress; - spiegare sempre ciò che stiamo facendo e perché, e soprattutto come ci sentiamo. In questo modo, con il rappresentante di classe o il gruppo dei genitori del Consiglio d’istituto che tirano le fila, si cresce insieme e intanto aumenta la stima reciproca, che è il mattone fondamentale per costruire una comunità educante. Spesso i genitori che sono stati eletti con pochissimi voti (e sono i più) si pongono il problema della rappresentanza: chi sono io, si chiedono, per parlare a nome di tutti? Si tratta in realtà di un falso problema, perché non importa quanti voti abbiamo ricevuto, quanto piuttosto se siamo in grado di essere voce autentica dei genitori. Ascoltare le famiglie, rappresentare le loro TuttoscuolA n. 540 preoccupazioni, i loro problemi e cercare insieme alla scuola di dare delle risposte è quanto ci viene richiesto. È una questione di qualità e non di voti; non conta neppure il tempo, poco o tanto, che dedichiamo al nostro ruolo di rappresentanti, purché ci poniamo con onestà quali filtri attivi fra scuola e famiglia, utilizzando il nostro buon senso e il nostro discernimento, ascoltando molto e parlando il necessario. Spesso chi si lamenta della scarsa partecipazione dei genitori, si lamenta in realtà del fatto che gli altri non si sentano coinvolti in ciò che loro stessi propongono. La soluzione è banale e anche un po’ spiazzante: se invece di proporre, ascoltassimo, saremmo probabilmente capaci di toccare i bisogni profondi delle persone e di trovare risposte per ciò che sta loro veramente a cuore, e allora non ci sarebbero certo problemi di partecipazione. Nel corso degli incontri di formazione che teniamo in Toscana e anche in altre parti d’Italia, abbiamo spesso incontrato genitori che hanno fatto in prima persona l’esperienza bellissima di una comunità educante: alunni, docenti e famiglie che vivono con gioia l’esperienza scolastica camminando tutti insieme, ciascuno nel proprio ruolo e in relazione con gli altri. Si tratta di un valore aggiunto soprattutto per i ragazzi, perché segnerà positivamente il loro futuro di studenti e di cittadini, ma anche per gli adulti, che ricevono il dono di un rapporto di amicizia sincero che durerà negli anni, oltre alla grande soddisfazione di aver dato delle chances in più ai loro figli. Non è ben chiaro quali siano i fattori che entrano in gioco per creare questa magica alchimia; di una cosa però siamo certi: che senza un valido rappresentante dei genitori, che sappia ben gestire i rapporti interpersonali, la comunità educante non può nascere. Da qui la nostra responsabilità e il nostro impegno, per fornire ai nostri figli la scuola meravigliosa che può essere e che essi meritano. *Presidente Associazione Genitori A.Ge. Toscana 43 Politica scolastica L Registro elettronico e valutazione a valutazione è uno degli aspetti più delicati nella vita della scuola perché incide in modo diretto sui rapporti con gli alunni e le famiglie. Con l’introduzione del registro elettronico emergono altre criticità. Cosa accade, infatti, con la totale trasparenza dovuta alla pubblicazione on line delle valutazioni? La completa visibilità dei voti, in teoria, non dovrebbe modificare nulla. Ma si sa, nel nostro Paese tutti sono professori, figuriamoci i genitori, che però ignorano la complessità e la delicatezza di un processo che trova la sua di Giancarlo Domenichini sintesi in una verifica periodica, riassuntiva di un lavoro di molti mesi. Per questo nella nostra scuola si è ritenuto opportuno, fin dall’inizio dell’anno scolastico, fare chiarezza su alcuni aspetti, pubblicando una lunga circolare (n. 23 del 21/09/13 su w w w.liceomonticesena.gov.it, sezione “Circolari”), rivolta a genitori e alunni, per spazzare via tanti luoghi comuni e chiarire gli elementi che contribuiscono alla definizione dei voti. Come comportarsi allora, non per assumere un atteggiamento difensivo, ma per chiarire ruoli, compiti e criteri? Innanzitutto serve da parte dei Dipartimenti, dei Consigli e dei singoli docenti, maggiore chiarezza nell’individuazione degli obiettivi e nella definizione delle competenze da valutare. Soprattutto il tema delle competenze rappresenta ancora un ostacolo, perché la classe docente è abituata ancora a ragionare per contenuti (“Sono in ritardo, devo completare il programma!”). Obiettivi e competen ze, u na volt a Tecnologia e didattica di Vincenzo Alessandro* Sul tema dei rapporti tra tecnologia e didattica vorrei, in primo luogo, contrastare quello che a me appare essere un diffuso luogo comune: la presunta arretratezza del corpo docente italiano in materia informatica, che taluno definisce, qualche volta, addirittura in termini di analfabetismo. Il digital divide tra i docenti (immigrati digitali) e gli alunni (nativi digitali), a chi ha vissuto e vive il rapporto con la categoria, appare meno drammatico di quanto venga dipinto sui mezzi di comunicazione. Intanto, il dato anagrafico, che configurerebbe addirittura un gap insuperabile dei docenti rispetto ai discenti (quasi che i primi fossero privi di qualche gene che avrebbe cominciato a diffondersi nella specie umana solo a partire dai nati negli ultimi 30 anni), appare meno drammatico se si considera i leaders dell’informatica mondiale dei nostri anni sono signori nati negli anni cinquanta (Bill Gates e Steve Jobs sono del ’55) o anche della generazione precedente (il mouse fu inventato da 44 Douglas Engelbart, classe 1925, morto nel 2013). L’informatica, quindi, non è un patrimonio esclusivo di ragazzini “smanettoni”. Dopodiché, basta un veloce giro in rete per rendersi conto di quanti insegnanti di ogni ordine e grado abbiano creato propri siti di contenuto didattico: il web è pieno di maestri e professori che hanno fatto tesoro degli investimenti che, negli anni, a piccoli fiotti e in modo carsico, tuttavia hanno promosso la cultura informatica nella scuola italiana. Per tacere dell’impulso derivante dall’esempio contagioso dei colleghi più avanti in campo tecnologico. Così, se è vero che gli alunni imparano sempre più presto a compulsare tastiere e a guardare il mondo attraverso qualche schermo, è anche vero che, spesso, questa conoscenza è limitata all’uso del telefonino e al mondo dei social networks, mentre il word processing e l’uso di fogli di calcolo e database, ma, talvolta, persino della posta elettronica, sono meno alla portata dei giovani, in quanto slegati dalle esigenze della comunicazione adolescenziale. E qui, i docenti non sono necessariamente meno avanzati dei discenti. Quindi, dal lato docente, non siamo all’anno zero, ancorché TuttoscuolA n. 540 Politica scolastica definiti e individuati, vanno poi comunicati tempestivamente e chiaramente. Le valutazioni devono poi essere ancora più frequenti, non essere considerate come ‘il giorno del giudizio’ ma corrispondere semplicemente allo scatto di un’istantanea che fotografa la situazione in un particolare tratto del percorso: ciò che conta è il raggiungimento del traguardo, non il momento di verifica parziale. Le valutazioni più frequenti responsabilizzano i ragazzi e li preparano agli standard attesi nel mondo del lavoro, quando si è valutati in ogni momento. esistano sacche di arretratezza, che, tuttavia, non sono più ampie di quelle che si riscontrano in altre comunità professionali. Ma, ovviamente, il passaggio verso l’uso didattico delle tecnologie sempre più diffuso, oltre che delle risorse professionali, necessita di investimenti. Alcuni, non possono che essere pubblici, o magari finanziati da sponsor: la creazione delle reti wi-fi nelle scuole, ad esempio. Su altri strumenti, in particolare i terminali (ebook reader, ma, di più, i tablet) è aperto il dibattito. Fare leva, come ipotizza Tuttoscuola, sul contributo volontario delle famiglie, oggi destinato spesso alle spese di funzionamento, in sostituzione dei fondi ministeriali? Può essere, ma valutando i rischi che ciò comporta in termini di emarginazione delle fasce socialmente svantaggiate, in crescita esponenziale in un Paese che, secondo le stime più recenti, vede aumentare la fascia indigente della popolazione. Tuttavia, esistono anche altre piste di ricerca. Se, per esempio, l’investimento necessario per l’acquisto di un tablet dovesse trovare un contraltare in termini di riduzione dei costi dei libri, allora il ragionamento potrebbe acquisire una maggiore concretezza. Si tratta, però, di sconfiggere un intricato viluppo di interessi ed abitudini che ne ostacolano lo svolgimento. La prima considerazione riguarda l’adozione dei testi digitali, prevista dalla legge 133/08, ma rimandata e TuttoscuolA n. 540 In estrema sintesi, come conseguenza dell’adozione del registro elettronico, occorre che i docenti siano più trasparenti nello svolg i mento della loro programmazione e molto chiari riguardo i risultati attesi e sottoposti alla loro valutazione. Al liceo “Monti” è accaduto inoltre ridimensionata di anno in anno. Testi digitali significa smaterializzazione del libro, abbattimento dei costi di distribuzione, una potenziale diminuzione dei costi complessivi (ma anche dei prezzi e dei profitti) che, comprensibilmente, le case editrici non vedono troppo di buon occhio. Di rinvio in rinvio, siamo ora giunti ad ipotizzare un “graduale avvio” dei testi digitali o misti dall’anno scolastico 2014/15 (DM 781/2013). Sul concetto di gradualità si giocano le ulteriori prevedibili dilazioni. Ci sarebbe, però, ancora un’ulteriore strada da percorrere: la non obbligatorietà dei libri di testo, adombrata dall’art. 16 della legge 133/08,laddove l’adozione degli stessi viene definita “eventuale”. Occorrerebbe, qui, un supplemento di lavoro da parte del corpo docente che potrebbe confezionare in modo autonomo i materiali di studio, facendo ricorso alle tante risorse, testuali e multimediali, che offre la rete, una sorta di libro “open source”, come “open source” è Wikipedia, la grande enciclopedia scritta collettivamente alla comunità informatica. Ma si può chiedere anche questo ad una comunità professionale sottopagata, sotto considerata, verrebbe da dire costantemente sottoschiaffo (vedi la vicenda paradossale del tentato recupero degli scatti di anzianità)? Questa, però, è la strada: finanziare l’acquisto dei tablet da parte delle stesse famiglie, dando loro in cambio la riduzione dei costi per i libri. *Segretario regionale CISLScuola Lazio 45 Politica scolastica che la pubblicazione della prog r a m ma z ione on li ne, a nche questa conseg uenza dell’adozione del registro elettronico, abbia spinto i più a superare l’atteggiamento di chi espleta un adempimento burocratico (fotocopia di quella dell’anno precedente con la data aggiornata, trascrizione dell’indice del libro di testo, arte del copia-incolla), e questo perché i genitori hanno ora la possibilità di verificare lo svolgimento delle attività ogni giorno, e chiedono non solo motivazioni riferite alla valutazione ma anche perché sono poco frequenti, perché c’è un ritardo rispetto alla programmazione iniziale, perché le informazioni sul regist ro sono, talvolta, così sintetiche. Invece che sentire il fiato sul collo, i docenti 46 scoprono che vale la pena programmare al meglio le proprie attività ed essere punt uali ed esaurienti nella comunicazione. Se questo accade, ne guadagna la chiarezza e si può affrontare il giudizio del web senza timori. Eme rge i nolt re la ne ce ssità di eliminare simboli e segni non conven zionali, al massimo r icor rendo in questa fase di transizione, come approvato dal nostro collegio, ai decimali (0.25, 0.50, 0.75), di fare uso di tutti i pochi numeri concessi dall’attuale sistema di valutazione, di allargare la forbice dall’1 al 10. Quante discussioni in meno del tipo: “Vale più un 6 e ½ o un fra il 6/7?”. Viene qui da fare una rif lessione: quando un Ministro, o un alto f unzionario di Viale Trastevere, deciderà di uniformare i diversi sistemi di valutazione, che attualmente spaziano dai 10/10 ai 30/30, dai 100/100 ai 110/110? Due pensieri conclusivi. Il registro elettronico riduce ma non elimina l’errore materiale, sempre frequente quando si ha a che fare con dei numeri: serve un protocollo per la comunicazione ai genitori dell’eventuale errore di inserimento, onde ev it a re contest a z ion i e ricorsi. Le nuove tecnologie non sostituiscono il dialogo con le famiglie, devono anzi porsi come strumento per rafforzarlo, nella chiarezza dei ruoli e grazie alla completezza delle informazioni. L’esperienza di questi mesi ci dice che quest’ultima è una sfida che si può vincere. TuttoscuolA n. 540 DOSSIER TECNOLOGIE a cura di Alfonso Rubinacci T uttoscuola, per offrire un panorama sempre più ampio, continua il percorso di documentazione dell’innovazione tecnologica in cui è coinvolta la scuola, proponendo alcune esperienze significative. In questo numero della rivista le esperienze sono riferite all’istituto IIS “AlessandriniMarino- Forti” di Teramo, che coinvolge 60 classi e circa 180 docenti, all’istituto secondario di primo grado “Gramsci” di Sestu che aggiungono qualche pennellata al dipinto della scuola digitale. I numeri, rispetto al totale delle scuole italiane, dicono quello che è ben noto da tempo: abbiamo un tasso di diffusione dell’innovazione tecnologica molto contenuto. Stando ai dati ufficiali, infatti, nel sistema d’istruzione sull’intero territorio nazionale sono 36 le scuol@ 2.0, e circa 1200 le classi 2.0, sostenute finanziariamente dal Miur e dalle Regioni, sono impegnate a rendere il servizio d’istruzione più attraente per tutti, a costruire un rapporto nuovo con il contesto sociale, con le aziende locali, quando i loro interessi coincidono con quelli dei responsabili del sistema scolastico, con il mondo del lavoro. Gli investimenti del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) costituiscono una insufficiente risposta alla sfida tecnologica in atto. Non a caso molte altre esperienze in corso sono state attivate con il sostegno economico di famiglie, organismi finanziari, imprese, etc. “ Se la scuola italiana non cambia volto - dichiara la Prof.ssa Stefania Nardini, dirigente scolastica dell’IIS TECNOLOGIE Dossier La scuola digitale e alcuni nodi problematici da sciogliere “Alessandrini-Marino-Forti - e viene tagliata fuori dall’innovazione tecnologica, lo scollamento con la società sarà sempre più profondo e la scuola perderà man mano il suo ruolo di agenzia formativa. Ruolo, in qualche misura, già messo in discussione, rispetto al passato, dalla televisione e da Internet”. Da questa consapevolezza occorre partire per leggere in modo rigoroso ed approfondito le forme e le modalità con le quali la scuola vive il presente tecnologico. Digitalizzare non significa dotare ogni studente e docente di un tablet, computer, ma riprogettare le attività, tenendo conto delle dinamiche di rinnovamento che le tecnologie possono innescare. I processi di innovazione tecnologica richiedono di essere accompagnati da un ridisegno dei processi organizzativi delle istituzioni scolastiche. In un sistema scolastico composto da oltre 8500 istituzioni scolastiche, ripartite in circa 41mila sedi scolastiche, non è pensabile che ciascuna istituzione si faccia carico dell’introduzione e gestione dei processi digitali, anche dal punto di vista finanziario. Ecco perché la strada da percorrere, con prospettive importanti, è la gestione in rete sulla falsariga del “Comprensivo. net” di Mantova che gestisce tutti i 39 istituti comprensivi della provincia. “La rete – sottolinea a Tuttoscuola, il dirigente scolastico Ugo Zavanella, coordinatore della cabina di regia – può aiutarci a superare la forte sofferenza che caratterizza gli istituti comprensivi impegnati a promuovere e diffondere l’uso consapevole delle tecnologie multimediali”. 48 Il percorso di migrazione verso le tecnologie dovrà essere necessariamente graduale perché i servizi di connettività infrastrutturali sono un presupposto per la diffusione del nuovo paradigma tecnologico. Infatti afferma la dirigente scolastica Stefania Nardini che “per modificare gli ambienti di apprendimento attraverso le tecnologie digitali, occorrono …. una buona infrastruttura di rete, il collegamento Internet a banda larga e i dispositivi digitali in aula e in laboratorio”. Auspica, inoltre, che “… il Ministero affronti il problema della manutenzione delle infrastrutture e preveda di fornire le risorse necessarie alle singole istituzioni scolastiche”. In questa prospettiva si muove il finanziamento di 15 milioni di euro destinato a realizzare l’ampliamento dei punti di accesso alla rete WiFi, potenziamento del cablaggio fisico, realizzazione o adeguamento dell’infrastruttura (Lan/Wlan) di edificio o campus. Sulla base dei progetti presentati dalle scuole il Miur, nel mese di febbraio 2014, ha pubblicato le graduatorie finali corrispondenti alle tre tipologie di progetti previsti e finanziati. L’elenco completo degli istituti scolastici f inanziati (620) con relativo impor to per l’annualità 2013 e 2014 sono sul sito del Miur: http://hubmiur.pubblica.ist r u z ione.it /web/ istruzione/prot3559_13. “Le scuole abruzzesi, in particolare di secondo grado - tiene a sottolineare il Direttore generale Ernesto Pellecchia - che hanno ottenuto finanziamenti sono 57 su 75. A queste scuole sarà consentito di acquisire le dotazioni tecnologiche necessarie alla realizzazione di servizi di connettività wireless che possano garantire l’uso delle nuove tecnologie e dei contenuti digitali nella didattica in classe”. Un segnale importante ma non sufficiente. Mentre l’Italia investe 15 milioni di euro, il Regno Unito mette in campo 40 milioni di sterline per garantire a tutti gli istituti la connettività di banda larga, l’America di Barak Obama garantirà wi fi e banda larga in 5 anni. “L’insufficiente disponibilità di banda larga - conclude il direttore generale Pellecchia può condizionare lo sviluppo della scuola digitale delle istituzioni scolastiche perché impedisce alla scuola di mettere in atto tutte quelle azioni che possano portare alla modificazione dell’ambiente di apprendimento tradizionale, inglobare i luoghi virtuali senza più barriere fisiche, temporali e geografiche e, quindi,migliorare il TuttoscuolA n. 540 processo-metodologico didattico”. Si potrebbe partire da qui per rappresentare ancora una volta la necessità di reperire TuttoscuolA n. 540 risorse alternative ai finanziamenti statali, che difficilmente riescono a soddisfare tutte le esigenze. Altra questione centrale è l’aggiornamento in servizio dei docenti come fonte di potenziamento professionale. “Il nostro istituto riferisce il prof Mauro De Berardis, responsabile del progetto – non ha avuto modo finora di partecipare a interventi di formazione promossi dal MIUR e dall’INDIRE... Al nostro interno abbiamo organizzato diversi interventi di formazione occupandoci soprattutto degli aspetti metodologici” perché completa la dirigente Nardini “è necessario che i docenti siano motivati e preparati a sostenere l’innovazione. Per questo motivo abbiamo dato ampio spazio alla formazione”. La limitata estensione dell’innovazione tecnologica, favorita forse anche dalla paura che le novità digitali potrebbero avere “conseguenze negative su attenzione e memoria, sui processi emotivi e la socializzazione” (Antonella De Gregorio, Corriere della Sera del 5 febbraio 2014) sottolinea la necessità di una strategia di pratica innovativa, articolata e complessa, di mappe mentali rinnovate, di progetti ambiziosi, che andando al di là delle solite dichiarazioni, siano accompagnati da una verifica delle ricadute sui processi di insegnamento/apprendimento. I contenuti del dossier di Tuttoscuola consentono di mettere a fuoco alcuni temi centrali dell’innovazione tecnologica che potrebbero costituire la base per un’analisi approfondita sul mutamento della percezione degli operatori scolastici, degli amministratori, dei cittadini e delle imprese, nonché sulle prospettive di sviluppo delle esperienze attive sul territorio, in relazione agli obiettivi dell’agenda digitale scolastica. Le esperienze confermano che la scuola italiana è pronta ad una più rilevante diffusione di tecnologie di qualità che è una condizione indispensabile, ma non sufficiente, per garantire la trasformazione della scuola. L’innovazione tecnologica, infatti, non produce automaticamente un miglioramento del livello di qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento se non è accompagnata da una riorganizzazione interna e da una nuova visione, anche culturale, del rapporto della tecnologia con la didattica nell’ottica della flessibilità e della personalizzazione. Occorrono docenti motivati e preparati all’uso delle tecnologie multimediali: per questa ragione, è necessario investire tempo e risorse nella formazione in servizio. La diffusione sempre più ampia delle tecnologie non riguarda esclusivamente gli studenti e il personale della scuola, poiché coinvolge e ridefinisce le modalità con cui le famiglie sono chiamate a partecipare e a costruire la collaborazione con le scuole: pertanto, anche i genitori debbono essere “alfabetizzati” a gestire la comunicazione scuola-famiglia avvalendosi delle opportunità offerte dalle tecnologie (registro elettronico, eccetera). E’ impossibile pensare di fare tutto in poco tempo, il Governo deve però impegnarsi a coinvolgere sempre più nelle decisioni che riguardano la politica scolastica i docenti, i genitori, gli studenti, le imprese, il mondo finanziario e destinare una parte dei fondi disponibili o comunque acquisiti da soggetti privati al miglioramento del livello di qualità del sistema educativo per poter cogliere le opportunità che il dividendo dell’innovazione può portare a tutto il sistema educativo. Un’azione che non dovrebbe orientarsi verso “facili” e rassicuranti interventi ma rappresentare uno sforzo ambizioso per portare tutte le componenti, che a vario titolo operano ed agiscono nella scuola e per la scuola, in una prospettiva in cui necessitano, oltre alle risorse finanziarie, idee, visioni e competenze, proprio quelle che possono fare la differenza. 49 TECNOLOGIE Dossier TECNOLOGIE Dossier Intervista alla prof.ssa Stefania Nardini, dirigente scolastico IIS Alessandrini-Marino-Forti “Una scuola all’avanguardia” Il modo di vivere delle persone è mutato e gli studenti hanno nuove opportunità di apprendimento. In che modo l’Istituto “Alessandrini-Marino-Forti” si sta muovendo per rispondere al cambiamento? “In linea con gli obiettivi del Patto per la [email protected], attraverso le tecnologie vogliamo cambiare gli ambienti di apprendimento per rendere l’offerta formativa più attraente per nostri giovani e promuovere un rapporto nuovo tra docenti e alunni. Superando il paradigma tradizionale dell’apprendimento, imperniato molto spesso sulla lezione frontale e sul puro trasferimento di conoscenze dal docente agli alunni, vogliamo mettere al centro lo studente e attuare una didattica laboratoriale in cui gli alunni partecipano, ricercano e collaborano in un processo virtuoso di sviluppo e costruzione dei saperi. Nella [email protected] l’ambiente di apprendimento non è semplicemente il luogo dove si svolge la lezione, è un sistema complesso in cui interagiscono tra di loro numerose variabili: studenti, famiglie, operatori della scuola, spazi, metodi, contenuti, tempi, organizzazione e strumenti. Abbiamo posto grande attenzione ad ogni variabile e un particolare risalto alla riorganizzazione degli spazi della didattica. Applicando lo slogan del Piano Nazionale Scuola Digitale: “Il laboratorio in classe e non la classe in laboratorio” abbiamo messo in atto tre azioni con diversi setting tecnologici: 1.in ogni aula abbiamo tolto la lavagna di ardesia e al suo posto abbiamo installato un pc integrato nella cattedra, una Lim, un videoproiettore e il collegamento Internet. Questo setting consente di svolgere lezioni più vivaci, dinamiche, attraenti ed efficaci e il riscontro da parte degli studenti è molto positivo 2.stiamo realizzando aule one to one computing che consentano un’effettiva didattica incentrata sullo studente e possano essere utilizzate in maniera trasversale in tutte le discipline. Ogni studente disporrà di un proprio dispositivo che, attraverso la rete cablata o wireless, gli permetterà di interagire con l’insegnante 3.abbiamo realizzato uno spazio Web in cui gli studenti possono scaricare lezioni e materiali didattici, condividere esperienze e fruire in modalità e-learning di corsi di recupero o di sostegno personalizzati al di fuori delle aule e dei tempi scolastici, in una sorta di scuola open h 24/24 Naturalmente il setting tecnologico è solo l’infrastruttura necessaria a sostenere il processo di innovazione e occorre che le tecnologie vengano effettivamente utilizzate per cambiare gli ambienti di apprendimento e appassionare i nostri studenti. Per questo motivo stiamo lavorando con grande impegno sulla formazione del personale docente. Vogliamo infine favorire le buone pratiche nell’organizzazione scolastica e amministrativa, migliorare i La professoressa Stefania Nardini, Dirigente Scolastico dell’IIS Alessandrini-Marino-Forti di Teramo, laurea in Scienze dell’educazione, ricco curriculum con 5 Master nei campi del management e delle problematiche degli adolescenti, giudice esperto presso la Sezione Minorile della Corte di Appello dell’Aquila, ha sempre prestato grande attenzione ai temi dell’innovazione dei processi educativi. E’ una convinta paladina della [email protected] e del suo Istituto dice: “Il nostro impegno è quello di realizzare una scuola all’avanguardia, bella, viva e dinamica, dove gli studenti stanno bene, imparano e sono davvero protagonisti...” 50 TuttoscuolA n. 540 rapporti con le famiglie e promuovere l’integrazione e il confronto con il territorio. Relativamente a questo aspetto, a cui tengo in modo particolare, ci siamo dotati di un Comitato Tecnico Scientifico, composto da docenti, esperti e rappresentanti dell’Università e delle associazioni professionali e industriali, che nell’ambito della [email protected] avrà il compito di favorire i rapporti con le aziende locali e sviluppare e promuovere una reale integrazione tra scuola e mondo del lavoro. Lo scorso mese di dicembre, presso il nostro auditorium, in un convegno che ha avuto ampia risonanza sui media locali, abbiamo presentato al territorio i primi risultati e gli sviluppi futuri del nostro progetto di [email protected]. E’ stata anche l’occasione per illustrare, attraverso alcune esperienze fatte con la Lim dai nostri docenti, come sia possibile rinnovare concretamente la didattica.” L’innovazione tecnologica costituisce solo una moda passeggera o avrà conseguenze profonde nel delineare il nuovo volto della scuola in Italia? “Premetto che il nostro Istituto è composto da tre scuole tecnico-professionali. Il Patto per la [email protected] è un progetto altamente innovativo e direi perfetto per gli Istituti Tecnici e Professionali che, per la loro identità e vocazione, sono “scuole dell’innovazione”, capaci di fornire ai propri studenti competenze disciplinari, ma anche gusto della curiosità, della ricerca, dell’esplorazione e della progettazione, e una preparazione che li metta in grado di confrontarsi con i cambiamenti rapidi della società, delle tecnologie e del mondo del lavoro. L’innovazione tecnologica non si fermerà mai e le trasformazioni della società saranno sempre più rapide. Non si può parlare dunque di moda passeggera. Si può dire invece che se la scuola italiana non cambia volto e viene tagliata fuori dall’innovazione tecnologica, lo scollamento con la società sarà sempre più profondo e la scuola perderà man mano il suo ruolo di agenzia formativa. Ruolo, in qualche misura, già messo in discussione, rispetto al passato, dalla televisione e da Internet. Ritengo quindi che l’innovazione tecnologica condizionerà profondamente la scuola dei prossimi anni; non riesco ad immaginare quali saranno i dispositivi che potranno utilizzare i nostri studenti tra 10-20 anni o come saranno le lavagne del futuro. Di sicuro non si tornerà alla lavagna di ardesia, ci sarà tanto Web nella nostra vita quotidiana e la didattica si svolgerà sempre più spesso al di fuori dell’edificio scolastico. La scuola assumerà una dimensione molto più ampia di quella attuale perché gli spazi fisici si allargheranno agli spazi virtuali del web e le lezioni si faranno in parte a scuola e in parte sulla rete.” Quanti docenti si sono attivati, quante classi e in quali discipline osserva l’uso più frequente delle tecnologie? “Il nostro Istituto è composto da tre scuole ad indirizzo tecnicoprofessionale, con molti alunni, classi e docenti. Nonostante i problemi dovuti alla dimensione e alla complessità dell’Istituto, già dall’inizio del nostro percorso di [email protected], abbiamo coinvolto tutte le classi e l’intero corpo insegnante. La risposta dei docenti è stata generalmente positiva, tutti hanno dato la disponibilità a partecipare ai corsi di formazione e a sperimentare nuovi modi di insegnare facendo uso delle tecnologie digitali. Il progetto ha dunque coinvolto 60 classi e circa 180 docenti. Per quel che riguarda l’impatto delle tecnologie digitali, il nostro obiettivo è quello di promuoverne l’utilizzo in tutte le discipline e in modo trasversale. Per ora, tuttavia, l’uso più ampio ed efficace delle tecnologie viene fatto nell’ambito delle materie tecnico-professionali e nei laboratori in particolare, dove peraltro le tecnologie erano diffuse ancor prima che il nostro istituto divenisse [email protected].” Con quali modalità formative avete promosso nei docenti l’uso delle tecnologie nella didattica e più in generale nella vita della scuola (es. registro elettronico)? “Il punto cent rale della [email protected] non sono tanto le tecnologie quanto le dinamiche di rinnovamento che esse possono innescare. L’innovazione digitale TuttoscuolA n. 540 51 TECNOLOGIE Dossier TECNOLOGIE Dossier è sicuramente uno strumento per migliorare la scuola ma è sbagliato pensare che basti acquistare e consumare tecnologia per risolvere i problemi della didattica, degli insuccessi scolastici, degli abbandoni e della dispersione. E’ necessario che i docenti siano motivati e preparati a sostenere l’innovazione. Per questo motivo nel nostro Istituto abbiamo dato ampio spazio alla formazione, con corsi che hanno riguardato le problematiche della [email protected], il registro elettronico e l’utilizzo delle Lim e di alcuni sofware didattici. Nei prossimi giorni avrà inizio il Corso di formazione “Libri e contenuti digitali” che coinvolgerà 30 docenti provenienti da aree disciplinari diverse e fornirà loro le competenze per realizzare in modo autonomo contenuti digitali di buon livello. Si tratta di corsi in cui generalmente viene proposto un mix di metodologia e di competenze specifiche che favoriscono da parte dei docenti, da un lato la consapevolezza e la motivazione e dall’altro l’acquisizione di tecniche e abilità specifiche. Per la natura dei corsi finora svolti, abbiamo utilizzato la modalità della somministrazione in aula con formatori interni o esterni provenienti dalle 52 Intervista al prof. Mauro De Berardis docente di Informatica dell’ITIS Teramo e responsabile del progetto Scuol@ 2.0 “coinvolgere i docenti” Il funzionamento degli strumenti tecnologici della sua scuola è soddisfacente? Quali sono le problematiche? “Il nostro Istituto, per sua identità di Scuola tecnica e professionale, ha sempre posto grande attenzione all’innovazione tecnologica e si è dotata nel corso degli anni di laboratori e attrezzature di buon livello. Grazie al Patto per la [email protected], abbiamo potuto incrementare ulteriormente le dotazioni tecnologiche del nostro istituto, installando in ogni classe una cattedra elettronica e il collegamento Internet. Allo stato attuale del nostro progetto, per quel che riguarda la didattica di aula, orientata prevalentemente alle applicazioni, la gestione del registro elettronico e il collegamento Internet delle Lim e dei laboratori, il funzionamento degli strumenti tecnologici è nel complesso soddisfacente. Per quel che riguarda invece l’infrastruttura di rete, sia per i problemi tecnici legati allo scarso sviluppo delle linee in fibra ottica sul territorio sia per la complessità del nostro Istituto, articolato in tre scuole dislocate in punti diversi della città, non possiamo contare su una connettività unica e pienamente adeguata alla realizzazione dei nostri progetti. Per superare, almeno in parte, questa difficoltà, abbiamo pensato di utilizzare in ogni scuola due linee ADSL di tipo commerciale. Altri miglioramenti saranno possibili grazie al finanziamento di 8000 euro ottenuto dal MIUR, proprio in questi ultimi mesi, per ampliare le dotazioni tecnologiche wireless. Credo che allo stato attuale l’insufficiente qualità delle infrastrutture di rete sia un problema per tante istituzioni scolastiche e rappresenti un collo di bottiglia per la realizzazione delle innovazioni riguardanti lo sviluppo della scuola del futuro, centrata sul web e basata sempre più sugli spazi di apprendimento virtuali.” Quali caratteristiche dovrebbero avere hardware e software per aiutare gli insegnanti nello sviluppo digitale delle scuole? “E’ una domanda molto interessante a cui voglio rispondere in modo un po’ visionario. Proviamo a immaginare la scuola digitale del futuro, la scuola che ci sarà ad esempio nel 2030 (ma chissà... forse sarà del tutto diversa!). In ogni scuola i dispositivi utilizzati saranno migliaia, ogni studente avrà il suo e attraverso la rete potrà dialogare con il docente o con i compagni di classe. O con i propri pari oltre oceano... Potrà studiare sul Web nei tempi e nei modi a lui più appropriati, magari insieme ad un compagno di classe che abita a decine di km di distanza. La scuola avrà ancora la sua sede fisica dove svolgere le lezioni del mattino ma sarà soprattutto una sorta di grande social network riservato a docenti, alunni e famiglie che consentirà lo svolgimento di gran parte delle attività didattiche, amministrative e organizzative. L’hardware e il software dovrebbero essere pensati facendo riferimento allo scenario appena descritto: dispositivi ad uso personale leggeri e frugali nei consumi, semplici da usare e che si integrano perfettamente con gli altri dispositivi; software didattici e contenuti digitali di qualità, effettivamente interattivi, dotati di una interfaccia universale, che si trovano sul web e sono quindi utilizzabili in tutti i contesti; ambienti virtuali progettati appositamente tenendo conto della specificità del mondo della scuola. Potrebbe essere utile individuare TuttoscuolA n. 540 aziende fornitrici di tecnologie. Per le future iniziative di formazione che riguarderanno la didattica disciplinare, stiamo valutando la possibilità di utilizzare anche modalità di formazione a distanza tramite la piattaforma e-learning di Moodle.” chiaramente gli obiettivi e le potenzialità degli strumenti utilizzati inquadrandoli nelle seguenti categorie: per approfondire, per collaborare, per applicare e per rielaborare.” Le modalità formative promosse dal MIUR, dall’INDIRE, dalla sua scuola per l’uso delle tecnologie nella didattica sono state soddisfacenti rispetto alle esigenze formative dei docenti? Quali sono i punti forti? Quali le criticità? “Il nostro Istituto non ha avuto modo finora di partecipare a interventi di formazione promossi dal MIUR e dall’INDIRE. Posso però dire che negli incontri avuti in questi anni con le altre scuole2.0 a Genova, in occasione del salone ABCD, a Roma e Firenze, l’azione di indirizzo e sostegno sia dell’Ufficio V del MIUR che dell’INDIRE è stata fondamentale per definire e portare avanti il progetto di [email protected]. Al nostro interno abbiamo organizzato diversi interventi di formazione occupandoci soprattutto degli aspetti metodologici. Si è dato ampio spazio alla discussione e alla riflessione sugli obiettivi e le problematiche della [email protected]: sono emersi dubbi, perplessità e talvolta pregiudizi, ma anche e soprattutto l’adesione generale all’idea forte che la scuola deve superare i limiti della didattica tradizionale. Essa deve diventare l’ambiente dove docenti e studenti collaborano in un processo di costruzione e sviluppo, e non di semplice riproduzione dei saperi e dove gli studenti imparano in modo attivo, cooperando e lavorando in gruppo, e utilizzando strumenti multimediali a loro familiari. Il punto forte è stato dunque il coinvolgimento del corpo docente, cosa di non poco conto visto che il successo della [email protected] dipende non tanto dalle scelte tecnologiche, che possono essere molteplici e tra loro alternative, ma dalla preparazione e dalla ricerca progettuale dei docenti. Le criticità TuttoscuolA n. 540 Come avviene la gestione tecnica delle infrastrutture? Quali e quante figure vi sono dedicate? “Per modificare gli ambienti di apprendimento attraverso le tecnologie digitali, occorrono strumenti adeguati: una buona infrastruttura di rete, il collegamento Internet a larga banda e i dispositivi digitali in aula e in laboratorio. Il nostro Istituto, nelle tre scuole, è dotato di una decina di aule multimediali, di circa 70 cattedre elettroniche installate in tutte le aule e in alcuni laboratori, di 5 linee ADSL e 3 infrastrutture wireless. Occorre inoltre gestire il server di rete, il sito istituzionale dell’Istituto e quello dedicato alla [email protected]. I numeri dicono che la gestione tecnica delle nostre infrastrutture è molto complessa e, a mio avviso, occorrerebbe almeno una figura professionale che si dedicasse quotidianamente e a tempo pieno al loro buon funzionamento. Questa figura, di cui anche tutte le altre scuole2.0 hanno ravvisato la necessità, non è attualmente prevista nell’ordinamento scolastico e la gestione è affidata ad alcuni docenti esperti di informatica che vengono incentivati attingendo dal Fondo di Istituto. Grazie dunque alla buona volontà e allo spirito di collaborazione dei docenti coinvolti (complessivamente 4 in 3 scuole), riusciamo a far fronte, seppure tra mille difficoltà, ai problemi tecnici che un sistema tecnologico così complesso presenta quotidianamente. Le criticità però sono destinate ad amplificarsi perché in futuro ci doteremo di nuove aule 1:1, si utilizzeranno sempre più gli 53 TECNOLOGIE Dossier TECNOLOGIE Dossier spazi web e i ragazzi porteranno in classe i propri dispositivi. Avremo presto a che fare con centinaia di computer, Lim, videoproiettori e apparati di rete. Concludo auspicando che il Ministero affronti il problema della manutenzione delle infrastrutture e preveda di fornire le risorse necessarie alle singole istituzioni scolastiche.” Il rapporto tra studenti e dispositivi digitali qual è al momento? 1:1, 2:1, ecc? “Nei laborator i infor matici e nelle aule multimediali il rapporto tra studenti e dispositivi digitali è generalmente 1:1. Per una valutazione generale, bisogna distinguere tra le tre scuole che compongono il nostro Istituto. Nell’ITIS Alessandrini, che è la scuola più grande e frequentata, i pc disponibili sono circa 150 e un buon numero di studenti utilizza il proprio dispositivo in classe. A grandi spanne, attualmente possiamo parlare di un rapporto 3:1. Nelle altre due scuole, l’IPSIA Marino e l’ITG Forti, quest’ulti- ma è stata accorpata all’Istituto solo due anni fa, la situazione è leggermente differente in quanto le dotazioni attuali sono inferiori rispetto a quelle dell’ITIS. Ovviamente tendiamo nell’arco di 2-3 anni a raggiungere un effettivo 54 riguardano le iniziative di formazione inerenti la didattica disciplinare e l’uso delle tecnologie. Sono coinvolti centinaia di docenti e decine di discipline e gli interventi formativi realizzati, per ovvi problemi di costo, di spazi e strumenti, hanno interessato di volta in volta solo piccoli gruppi di docenti per un numero esiguo di ore. Di fatto non sempre è stato possibile attuare gli approfondimenti necessari perché la formazione risultasse pienamente efficace. Per il futuro, poiché le risorse per la formazione sono limitate e per il momento provengono esclusivamente da agenzie esterne quali la Fondazione Tercas, stiamo lavorando sull’idea di erogare corsi in modalità FAD tramite la piattaforma Moodle. Per altri interventi formativi, come nel caso del corso “Libri e contenuti digitali” che avrà inizio nei prossimi giorni, l’idea è quella della disseminazione: la formazione riguarderà un gruppo ristretto di docenti che a loro volta diventeranno riferimento, guida e traino per tutti gli altri.” Le tecnologie quali ripensamenti hanno imposto all’organizzazione delle “lezioni” e degli spazi di apprendimento? “Il Patto per la [email protected] ci ha permesso di introdurre nel nostro Istituto alcune novità importanti che hanno avuto un grande impatto sul processo insegnamento/apprendimento: - Il laboratorio in classe, quindi la tecnologia che viene collocata stabilmente in aula e posta al servizio della classe - l’uso ampio, diffuso e quotidiano delle tecnologie in tutte le discipline - l’utilizzo, quantunque in forma sperimentale e parziale, dei dispositivi personali degli alunni in classe - la valorizzazione del ruolo della rete e dei contenuti digitali Riguardo agli spazi di apprendimento, abbiamo scelto di conservare l’assetto tradizionale: ogni classe ha la sua aula dalla quale si muove solo per recarsi nei laboratori e in palestra. Un po’ controcorrente con altre scuole2.0, riteniamo opportuno che siano gli insegnanti a muoversi verso le aule piuttosto che le classi. Ovviamente, nel Pc di ogni aula è stata installata una pila software in grado di soddisfare quanto più possibile le esigenze didattiche di tutte le discipline. Il materiale prodotto per la classe può essere condiviso sullo spazio web della [email protected] (lnx.iisteramo.it) e utilizzato in altre classi o per il lavoro domestico, sia dai docenti che dagli alunni. In questa fase, la lezione non viene completamente rivoluzionata e l’innovazione del modo di fare scuola è ancora sperimentale e parziale. Tuttavia la lezione è molto differente. I docenti utilizzano la Lim arricchendo i contenuti con mappe concettuali, grafici, simulazioni e supporti multimediali scaricati da Internet. Le lezioni vengono memorizzate sullo spazio web della [email protected] e gli studenti, che dispongono dello stesso software autore della Lim, possono riprodurle sul proprio pc, rielaborarle e condividerle a loro volta. Un ripensamento importante riguarda l’uso dello smartphone in classe che in alcune materie non solo non è vietato ma diventa uno strumento importante di lavoro. Ad esempio, durante le ore di TuttoscuolA n. 540 Informatica viene utilizzato dagli studenti per implementare i software realizzati per i dispositivi mobili.” Le tecnologie quale grado di coinvolgimento hanno prodotto negli alunni? Qual è il mix di elementi che funziona? “L’introduzione delle tecnologie in aula è stata accolta con grande entusiasmo dagli studenti del nostro Istituto. L’aula trasformata e rinnovata, la presenza costante in classe del pc e del collegamento Internet, la Lim che riproduce brillantemente suoni e video, hanno dato inizialmente una scossa benefica alle motivazioni degli studenti. Ma la tecnologia da sola non determina un miglioramento della didattica , anzi può essere motivo di distrazione. Grazie alle iniziative dei docenti che hanno fin da subito chiamato gli alunni a lavorare con la Lim e ad utilizzare Internet, ben presto la motivazione si è trasformata in coinvolgimento che ha interessato, con diversi gradi di intensità, la maggior parte degli studenti. Gli elementi che funzionano sono la multimedialità e l’immediatezza della comunicazione che motivano e favoriscono l’attenzione, la partecipazione e la collaborazione dei ragazzi, la semplicità d’uso dei dispositivi, la disponibilità, grazie ad Internet, di una enorme quantità di informazioni e la facilità di reperirle e utilizzarle. La possibilità di salvare la lezione sullo spazio web o su supporti personali, facilita l’attenzione del ragazzo che non è costretto a capo chino a prendere appunti cartacei da rielaborare a casa, ma può partecipare e intervenire attivamente.” Parliamo di stili di apprendimento degli alunni: come l’utilizzo delle tecnologie viene in aiuto alle diverse esigenze di apprendimento degli alunni? “Uno degli obiettivi della [email protected] è quello di consentire agli studenti di seguire percorsi di apprendimento personalizzati che li mettano in grado di esprimere le proprie passioni, attitudini, aspirazioni ed interessi. Questo non è possibile se il processo di apprendimento è passivo e mnemonico e si basa sul modello tradizionale della trasmissione delle conoscenze dal docente alla classe. Viceversa ogni studente può esprimere la propria intelligenza se si privilegia, grazie alle tecnologie, una didattica in cui i ragazzi sono chiamati ad essere i protagonisti del processo di apprendimento, in cui si procede per scoperta, si impara facendo, si sperimenta, si lavora per tentativi, si commettono errori, si collabora con i compagni e gli insegnanti. Mi ripeto ancora ma la chiave non è quella di ricevere passivamente le conoscenze dall’insegnante, quanto quella di costruirle, recuperarle e organizzarle a partire dalle proprie conoscenze grezze e disorganiche. Anche il modo di lavorare del docente cambia profondamente: egli diventa un riferimento adulto per lo studente e svolge il compito di agevolare e favorire il processo di costruzione delle conoscenze. Un ruolo fondamentale per personalizzare le diverse esigenze di apprendimento degli alunni, nella scuola del futuro sarà svolto dagli strumenti di interazione asincroni e sincroni del web che consentiranno il dialogo docenti-alunni al di fuori degli spazi e dei tempi scolastici tradizionali. Questa ulteriore rivoluzione è per il momento condizionata anche dal tipo di organizzazione della scuola che oggi prevede l’impegno dei docenti concentrato nelle ore mattutine e nell’ambito esclusivo dell’aula scolastica. Un discorso a parte meriterebbe il rapporto tra DSA e tecnologie. Mi limito a dire che gli strumenti digitali offrono la possibilità di compensare molte delle difficoltà degli alunni con DSA che, grazie al pc e ad Internet, possono informarsi, apprendere e comunicare autonomamente e nella maniera che ritengono a loro più congeniale.” TuttoscuolA n. 540 rapporto 1:1, one to one computing, cioè un dispositivo per ogni alunno. Credo che tale obiettivo sarà raggiunto senza oneri eccessivi perché, essendo gli strumenti digitali ad uso personale sempre più economici, ogni ragazzo potrà utilizzare il proprio dispositivo anche in classe, così come usa la penna, il quaderno o la calcolatrice. Il BYOD (bring your own device) è fortemente auspicabile perché, una volta superati i problemi legati alla connettività Internet, che pure vi sono, consentiranno effettivamente di fruire in classe dei contenuti interattivi e multimediali presenti sulla rete.” Se dovesse fare un bilancio dove posizionerebbe la sua scuola? Orientata alla rete Internet? Orientata alle applicazioni al fine di supportare gli apprendimenti curriculari (software didattici)? “La [email protected] è in piena fase di attuazione. Molte cose sono state già realizzate, tante altre sono in cantiere. Nel nostro progetto, la parola chiave del futuro è il web che nei prossimi anni provocherà la vera rivoluzione degli ambienti di apprendimento e porterà ad un radicale ripensamento dell’organizzazione scolastica. Il futuro della [email protected] sarà centrato non solo sull’uso attivo di Internet e delle piattaforme elearning, ma anche sull’utilizzo di contenuti digitali ed eBook, di comunità e classi virtuali, di email, forum, esercitazioni on-line, videoconferenze, colloqui in realtime attraverso le chat e hangout, di incontri nell’aula virtuale, di comunicazioni telefoniche Skype, social network, podcasting per l’apprendimento delle lingue, web radio e web tv... In prospettiva, dunque, la scuola sarà orientata decisamente alla rete Internet. Allo stato attuale, tutte le aule e i laboratori sono in rete e dispongono di un collegamento ADSL 55 TECNOLOGIE Dossier TECNOLOGIE Dossier che consente la compilazione del registro elettronico e offre ai docenti opportunità importanti per sperimentare nuove modalità di insegnamento/apprendimento. Devo anche dire che nella nostra scuola, soprattutto nei laboratori professionali e nelle discipline tecnico-scientifiche, si utilizzano diffusamente software didattici di simulazione e interazione di tipo freeware e open-source.” Le tecnologie quali ripensamenti hanno imposto all’organizzazione della didattica e degli spazi di apprendimento? “Come dicevo nella precedente risposta, gli ambienti di apprendimento saranno rivoluzionati nei prossimi anni quando, grazie alla connettività a larga banda e all’ulteriore esplosione dei servizi del Web, agli spazi fisici tradizionali della scuola si affiancheranno quelli virtuali che consentiranno di “fare scuola” anche al di fuori delle mura scolastiche e in tempi diversi da quelli usuali. In questa prima fase, l’organizzazione scolastica è quella tradizionale. Sono invece cambiati gli ambienti di apprendimento perché in ogni classe abbiamo portato la tecnologia, un Pc, una Lim, un videoproiettore e Internet e abbiamo cominciato a sperimentare una didattica effettivamente centrata sullo studente e sul processo di sviluppo e costruzione dei saperi. A differenza di quello che hanno fatto altre scuole2.0 , abbiamo scelto di installare tecnologia fissa in aula per favorire la cultura dell’innovazione, soprattutto per gli studenti più giovani. Non siamo invece sicuri che il BYOD, cioè l’uso dei dispositivi personali da parte degli studenti, sia esente da problemi e criticità, soprattutto se l’uso dei dispositivi personali è previsto in modo esteso in tutte le discipline e in tutte le ore. Per questo motivo, prima di decidere come disciplinare l’uso dei device personali, 56 Il racconto di due Studenti Alessandro Andreoli Classe 1°G ITIS Teramo Come le tecnologie hanno cambiato, nella tua scuola, la “lezione tradizionale”? Come le tecnologie usate nella tua scuola hanno modificato/arricchito il tuo modo di apprendere/studiare? Il primo giorno di scuola, con grande sorpresa non ho trovato in aula la solita cattedra e la lavagna nera tradizionale ma una cattedra con il computer incorporato, un videoproiettore e quella che mi hanno detto si chiama Lim, cioè Lavagna Interattiva Multimediale. Pensavo che fossero cose che non si potessero neanche toccare. Invece già il primo giorno il Professore ci ha chiamati per farci scoprire le nuove tecnologie. Cosi con il semplice tocco di un dito sulla Lim abbiamo iniziato ad usare il computer, quasi fosse il nostro smartphone, e tutto è stato semplice: aprire i programmi, utilizzare la penna, i colori, la gomma, il righello, il compasso, il secchio di vernice … In pochi giorni, per tutti noi la Lim è diventata un oggetto familiare, facile e amichevole da usare. Io faccio il primo anno delle Superiori e non so come fossero e si svolgessero le lezioni tradizionali quando in classe non c’era la Lim. Posso dire che con la Lim le lezioni sono interessanti e il tempo passa velocemente. Facendo riferimento alla materia Tecnologie e tecniche della rappresentazione grafica, il prof. Falchi realizza sulla Lim disegni bellissimi, con i colori riesce a fare delle assonometrie chiare e dettagliate e per la classe è facilissimo riprodurle sul foglio di disegno. Anche noi ragazzi abbiamo imparato a disegnare con la Lim, a volte lo facciamo in due o in tre contemporaneamente. La cosa più interessante è che possiamo sbagliare quante volte vogliamo, tanto poi prendiamo la gomma virtuale e apportiamo le correzioni necessarie. Come ho detto, al banco utilizziamo fogli, matite e righelli reali, con la Lim utilizziamo gli stessi strumenti virtuali ma ci divertiamo di più e lavoriamo meglio. Anche nelle altre materie l’uso della Lim ci piace molto: in matematica, come in italiano o in inglese, i prof. trovano sempre il modo di suscitare l’interesse della classe utilizzando, grazie a Internet, registrazioni audio e video, documentari, clips e perfino film molto interessanti! Per quel che mi riguarda, quando le lezioni sono arricchite di immagini e altri supporti multimediali, apprendo bene e rapidamente, e non ho bisogno di studiare a casa. uttoscuol T A n. 540 Classe 5BI ITIS Teramo Come le tecnologie hanno cambiato, nella tua scuola, la “lezione tradizionale”? Come le tecnologie usate nella tua scuola hanno modificato/arricchito il tuo modo di apprendere/studiare? Il mio rapporto con le tecnologie è iniziato molti anni fa quando all’età di 12 anni, usando il pc per giocare, ho scoperto di avere una grande passione per le tecnologie e per l’informatica in particolare. Per cui mi sono iscritto alla specializzazione informatica dell’ITIS di Teramo dove ho trovato un ambiente favorevole allo studio e all’apprendimento. Le ore delle materie professionali si sono sempre svolte esclusivamente nel laboratorio di informatica, ben attrezzato con un pc per studente e un grande schermo di proiezione collegato al pc del professore. Ancor prima della [email protected] nei laboratori abbiamo sempre utilizzato una didattica di tipo laboratoriale. Il nostro professore, sia durante le esercitazioni che durante le verifiche, ci ha consentito di consultare Internet per risolvere i problemi in maniera autonoma e correggere gli errori commessi, promuovendo il lavoro di gruppo e la collaborazione. Negli ultimi due anni, grazie alla [email protected] abbiamo la Lim e il Pc in classe. Per le materie professionali nulla è cambiato, per le altre discipline le lezioni sono diventate molto più interessanti e partecipate. Faccio l’esempio dell’inglese dove le modalità di utilizzo della Lim sono molteplici: a volte la Prof. visualizza un testo sulla Lim e ci propone di tradurlo, altre volte ci fa ascoltare dei brani e verifica la comprensione, altre volte utilizziamo Youtube per prendere visone di tutorial in lingua inglese e approfondire alcuni argomenti tecnici particolarmente significativi. Anche in matematica la Lim permette di utilizzare, contestualmente alle spiegazioni, alcuni software didattici quali Geogebra e Derive che permettono una visualizzazione grafica migliore e rendono sicuramente la lezione più efficace e leggera. In italiano e in storia, le lezioni vengono spesso arricchite dalla visione di documentari e clips scaricati dalla rete e riguardanti gli argomenti proposti. Essendo uno studente di informatica e un appassionato della materia, sono particolarmente contento che le tecnologie siano entrate in classe. Quello che ancora manca è l’interazione tra la cattedra elettronica e i dispositivi personali e a tale riguardo stiamo valutando con i nostri professori di informatica e sistemi la possibilità di realizzare un apposito software che consenta di interfacciare la Lim con gli smartphone Android. Riguardo al mio modo di studiare ed apprendere, ritengo che le lezioni con la Lim e Internet siano molto più efficaci. Le lezioni di storia “condite” con i documentari Luce o le lezioni di informatica in cui il Prof. ci propone un problema e ci dice: “risolvetelo lavorando in gruppo e consultando Internet”, sono esempi concreti di un modo di fare scuola davvero coinvolgente! TuttoscuolA n. 540 Dossier già nel corrente anno scolastico sperimenteremo l’uso del tablet in quattro classi delle nostre tre scuole. La gradualità dell’azione in questo caso è d’obbligo anche perché l’infrastruttura di rete deve essere prima adeguatamente potenziata. Inoltre si presenta un problema di tipo educativo legato al rapporto che i giovani hanno con i nuovi strumenti di comunicazione. Usi impropri ed abusi sono frequenti e la scuola deve farsi carico di svolgere una funzione preventiva di orientamento e formazione nell’utilizzo dei nuovi media. In tal senso un’idea è quella di utilizzare le competenze digitali degli alunni e veicolarle in un progetto di crescita culturale e non di pura fruizione della tecnologia.” Rispetto al tasso di dispersione scolastica l’utilizzo delle tecnologie quali cambiamenti ha determinato? Qual è la situazione attuale? “Abbiamo introdotto le tecnologie in classe alla fine dell’ultimo anno scolastico. Pertanto riguardo alla ricaduta dell’uso delle tecnologie sulla dispersione scolastica, i dati non sono ancora disponibili. Tuttavia ci sono alcuni segnali che ci inducono ad un cauto ottimismo. Il comportamento degli studenti, del primo biennio in particolare, è sensibilmente migliorato. L’atteggiamento rispetto alle tecnologie, che per la prima volta non sono confinate in laboratorio ma sono stabilmente in classe, è stato positivo e non si sono mai verificati episodi di danneggiamento o di ostilità. Segno evidente e per nulla scontato che i ragazzi hanno accettato le tecnologie e le considerano uno strumento prezioso per la loro formazione. Anche il dato relativo alle iscrizioni è stato buono e nell’anno scolastico in corso le nostre scuole hanno registrato un aumento significativo di nuovi iscritti.” 57 TECNOLOGIE Andrea Tosti TECNOLOGIE Dossier E’ possibile una prima valutazione della scuola digitale a distanza di alcuni anni dall’avvio del progetto [email protected]? “Premesso che c’è ancora molto da fare, la valutazione del percorso fin qui attuato è complessivamente positiva perché il processo di innovazione degli ambienti di apprendimento è partito e prosegue gradualmente. Tuttavia le potenzialità delle tecnologie non vengono ancora utilizzate al meglio perché non tutti i docenti sono pronti all’innovazione della didattica e i contenuti digitali di buon livello a disposizione sono ancora pochi.” Ha dei riscontri di come i genitori hanno accolto le innovazioni che la sua scuola ha introdotto? “Si, ho avuto diversi riscontri. Molti genitori chiedono informazioni, sono curiosi di sapere in che consiste concretamente la [email protected], sono pronti a regalare al figlio il tablet o il notebook da portare in classe. Consultano regolarmente il registro elettronico nella parte dedicata alle famiglie e riferiscono che i figli sono entusiasti di lavorare in classe con le tecnologie. Alcuni, per la verità, hanno avanzato qualche perplessità, che in parte mi sento di condividere, riguardo l’utilizzo dei dispositivi digitali personali che rischia in taluni casi di risultare eccessivo. Solo una parte esigua dei genitori dei nostri studenti, mostra invece un atteggiamento di indifferenza nei confronti delle innovazioni digitali, atteggiamento dovuto al fatto che non si sono mai avvicinati alle tecnologie e ad Internet. Per questi genitori e per quelli che hanno 58 difficoltà ad utilizzare il registro elettronico, abbiamo pianificato di svolgere nei mesi prossimi un corso di alfabetizzazione informatica che sarà tenuto dagli alunni della specializzazione Informatica. Sarà un interessante apertura della Scuola al territorio che consentirà di migliorare il rapporto con le famiglie e dare opportunità di crescita ai nostri ragazzi. Altri riscontri li abbiamo avuti in occasione degli open-day. C’è stato un notevole afflusso di ragazzi e genitori che hanno potuto verificare l’efficacia del nuovo approccio metodologico e tecnologico assistendo alla presentazione sulle Lim dei lavori già eseguiti e minuziosamente spiegati dagli alunni.” Come le aziende produttrici di hardware e software dovrebbero aiutare dirigenti e insegnanti nello sviluppo digitale delle scuole? Quali secondo lei sono le priorità? Come dovrebbero organizzare il rapporto con le scuole? “Lo sviluppo digitale delle scuole si realizza attraverso le tecnologie ma soprattutto attraverso il loro buon utilizzo e la ricerca progettuale degli insegnanti. Focalizzando l’attenzione sulle tecnologie, sul mercato vengono proposti molti prodotti hardware e software. Se i prodotti hardware sono generalmente validi e performanti anche perché ci troviamo in una fase matura del mercato, basti pensare alle Lim, non altrettanto si può dire per i software didattici e per i libri in formato elettronico che non sempre presentano quelle caratteristiche di interattività, multimedialità e sincronizzazione che conferiscono il vero valore agg iu nto delle tecnologie digitali. Così, spesso i nostri docenti si trovano ad utilizzare pc, Lim multitouch, risponditori, Internet e altri strumenti sofisticati ma non d ispongono d i supporti software adeguati per organizzare facilmente lezioni belle, efficaci e interattive. Le aziende produttrici dovrebbero dunque porre il focus sulla qualità dei prodotti e sulle reali necessità della didattica, instaurando una stretta collaborazione con il mondo della scuola. Riguardo ai software didattici, una buona idea sarebbe quella di concedere licenze gratuite ad un ristretto gruppo di classi e passare alla distribuzione estesa dei prodotti solo dopo aver apportato le modifiche e i miglioramenti emersi nella fase di testing.” TuttoscuolA n. 540 Intervista ad Ernesto Pellecchia, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale per l’Abruzzo L’Abruzzo va di corsa Direttore Pellecchia, il progetto di diffusione di Cl@ssi 2.0 e di Scuol@ 2.0 a che punto è? Quante le scuole e le classi 2.0 coinvolte? “Il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), com’è noto, ha messo a disposizione delle istituzioni scolastiche importanti risorse economiche per la diffusione di Lavagne Interattive Multimediali (LIM), per la creazione di Cl@ssi 2.0 e Scuole 2.0. Per quanto riguarda la situazione in Abruzzo, relativamente alla diffusione delle LIM, si evidenzia che nel periodo che va dall’anno scolastico 2008/09 al 2012/13 si è registrata una crescente richiesta di assegnazione di risorse da parte delle scuole con una progressiva e significativa diffusione delle stesse in tutte le scuole del territorio. E’ da sottolineare, a tal proposito, che in una significativa percentuale le scuole hanno provveduto a dotarsi di LIM attingendo da finanziamenti proprio e/o grazie a specifiche contribuzioni da parte di soggetti esterni. Nell’a.s. 2012-2013, a seguito di un monitoraggio da parte di di Paola Torre questo USR sulle dotazioni tecnologiche, in particolare LIM, complessivamente a disposizione delle scuole della Regione, sono risultate installate 1520 LIM così suddivise: 348 nella provincia di L’Aquila, 429 a Chieti, 446 a Pescara e 297 a Teramo. Nella tabella a pagina 58 sono evidenziati per ciascun anno scolastico i dati analitici relativi alla diffusione delle LIM. Per quanto attiene all’Azione Cl@ssi 2.0, nel triennio 2009/12, ne sono state autorizzate e finanziate in Regione complessivamente 28. C o n r i g u a r d o a l l’A z i o n e Scuol@ 2.0. nell’a.s. 2010-2011, è stata istituita, con un finanziamento pari a 250.000,00 €, una [email protected] presso l’Istituto di Istruzione Secondaria di secondo grado “Alessandrini-Marino-Forti” di Teramo, di cui è responsabile la Dirigente Scolastica, la Prof. ssa Stefania Nardini. La scuola, attraverso l’utilizzo delle tecnologie informatiche e grazie, quindi, all’innovazione tecnologica al servizio della didattica, realizza contesti di apprendimento altamente efficaci e stimolanti per gli studenti. Infine, i Centri Scolastici Digitali. In Abruzzo sono stati istituiti 5 Centri Scolastici Digitali in aree particolarmente svantaggiate, collegati funzionalmente alle istituzioni di riferimento, mediante l’utilizzo di nuove tecnologie al fine di migliorare la qualità dei servizi agli studenti e di garantire una maggiore socializzazione delle comunità di scuole.” Quale la percentuale di copertura nello sviluppo digitale della scuola dell’Abruzzo? Rispetto ad altre aree territoriali italiane e nel confronto con le nazioni europee più avanzate dove possiamo posizionare il sistema scolastico abruzzese? “Auspicando che il sistema scolastico italiano possa continuare a contare su idonee risorse finanziarie per l’ulteriore sviluppo dell’azioni previste da Piano Nazionale Scuola Digitale, al momento il livello di copertura è di circa il 50% delle richieste Ernesto Pellecchia è direttore regionale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Abruzzo e dall’11.3.2013 svolge anche le funzioni di dirigente generale reggente dell’Ufficio scolastico regionale per il Molise. Ha prestato servizio presso la Direzione generale del personale – Ufficio per l’Informatica ed ha svolto numerosi incarichi presso l’ufficio scolastico regionale della Toscana. Ha pubblicato su riviste specializzate vari articoli su problematiche giuridiche e gestionali riguardanti il personale della scuola e partecipato a diversi corsi di formazione e master. TuttoscuolA n. 540 59 TECNOLOGIE Dossier TECNOLOGIE Dossier L’indagine OCSE, commissionata dall’ex Ministro Profumo nel 2012, ha evidenziato il notevole ritardo del nostro sistema scolastico rispetto a quelli degli altri Paesi europei ed ha individuato, in modo chiaro ed esplicito, la causa di ciò principalmente nella di LIM, con una punta del 75% circa nella scuola secondaria di primo grado. Riguardo al confronto con le nazioni europee più avanzate, il sistema scolastico abruzzese è sostanzialmente in linea con la media delle alt re Regioni. Tabella di sintesi LIM Anno Scolastico 2008-2009 2009-2010 2010-2011 2012-2013 Ordine scuola Secondaria primo grado Primaria Secondaria secondo grado Primaria Secondaria primo grado Secondaria secondo grado Primaria Secondaria primo grado Secondaria secondo grado LIM richieste LIM acquistaste Copertura richieste 350 195 55,7% 342 157 45,9% 169 68 40,2% 381 138 36,2% 314 235 74,8% 206 76 36,9% 520 204 39,2% Cl@ssi 2.0 Anno Scolastico 2009-2010 Ordine scuola Istituti comprensivi Secondaria primo grado Primaria 2010-2011 2012-2013 Cl@ssi istituite Finanziamenti 3 € 180.000,00 3 4 € 120.000,00 Secondaria secondo grado 4 Primo e secondo ciclo 14 € 200.000,00 Scuol@ 2.0 Anno Scolastico 2010-2011 Ordine scuola Secondaria secondo grado Scuole istituite Finanziamenti 1 € 250.000,00 Centri Scolastici Digitali Anno Scolastico 2012-2013 60 Ordine scuola Centri istituiti Finanziamenti Primo e secondo ciclo 5 € 45.805,00 esiguità delle risorse complessivamente messe a disposizione. Com’è stato evidenziato, se il flusso di fondi destinati alla scuola digitale dovesse continuare ad essere lo stesso nei prossimi anni, solo fra 15 anni l’Italia riuscirebbe a eguagliare il Regno Unito. Altra criticità evidenziata è quella relativa all’Azione Cl@sse 2.0: il progetto ha visto concentrare eccessivi finanziamenti in poche classi del territorio italiano e, secondo i ricercatori OCSE, non ha prospettive di riproducibilità, né di diffusione.” Con l’inizio dell’anno scolastico 2013/2014 qual è la percent uale di coper t ura nel lo sviluppo digitale della scuola dell’Abruzzo? “Le possibilità di incrementazione, in prospettiva futura, del livello di diffusione delle tecnologie didattiche è legata sostanzialmente all’attuazione dell’art.11 della Legge n. 128 dell’8 novembre 2013; si tratta cioè della diffusione del Wireless nelle scuole. A febbraio 2014 il Miur ha pubblicato le graduatorie finali sull’ampliamento dei punti di accesso della rete WIFI, della realizzazione o adeguamento delle infrastrutture LAN/WLAN, del potenziamento del cablaggio fisico e di introduzione di nuovi apparati. Ebbene, le scuole abruzzesi, in particolare di secondo grado, che hanno ottenuto finanziamenti sono 57 su 75. A queste scuole sarà consentito di acquisire le dotazioni tecnologiche necessarie alla realizzazione di servizi di connettività wireless che possano garantire l’uso delle nuove tecnologie e dei contenuti digitali nella didattica in classe.” Quanti docenti sono in formazione e che durata hanno i percorsi? L’aggiornamento in ser vi zio è accompagnato da una valutazione in termini di TuttoscuolA n. 540 miglioramento dei livelli di preparazione? “A partire dall’a.s. 2009-2010 il MIUR, tramite l’INDIRE, avviò corsi di formazione per i docenti delle scuole assegnatarie di LIM, Cl@ssi 2.0 e Scuol@ 2.0. La formazione prevedeva momenti in presenza ed altri a distanza compiuti negli ambienti online FOR dell’INDIRE. Per quanto riguarda l’Abruzzo, i docenti coinvolti nella formazione durante l’a.s. 2009-2010 furono 780, distribuiti in 34 corsi di formazione gestiti da 17 tutor. Nell’a.s. 2010-2011 i docenti coinvolti nella formazione furono 409, distribuiti in 18 corsi gestiti da 13 tutor. Nell’a.s. 2012-2013 sono stati coinvolti 215 docenti, distribuiti in 10 corsi di formazione gestiti da 10 tutor. Abbiamo organizzato a ottobre 2013 un Seminario Regionale rivolto ai Docenti e ai dirigenti delle Scuole del primo ciclo d’istruzione facenti parte delle reti che hanno realizzato percorsi innovativi per la didattica integrata. A febbraio 2014 il Miur ha pubblicato l’elenco dei Poli formativi per la promozione di interventi di formazione volti a potenziare le competenze relativamente ai processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica. Per l’Abruzzo, come scuola polo, è stato individuato il Liceo Scientifico “L. da Vinci” di Pescara al quale è stato assegnato un finanziamento pari a € 14.510,00 per la promozione dei suddetti interventi formativi. In proposito vorrei sottolineare che è stato pubblicato proprio in questi giorni, da parte della Regione Abruzzo, il bando relativo al “Progetto Speciale Scuola Digitale” del Piano Operativo 2012 – 2013 del P.O. F.S.E. Abruzzo 2007/2013. Il Progetto, in attuazione dell’Accordo del 18 settembre 2012 tra Regione Abruzzo- MIUR- USR Abruzzo, TuttoscuolA n. 540 prevede lo stanziamento di € 750.000,00 per la realizzazione e sperimentazione di modello/i metodologico/i e piattaforma/e digitale/i per la definizione di procedure da utilizzare nella progettazione di contenuti didattici digitali e di progettazione e realizzazione delle connesse attività di aggiornamento dei docenti. Il miglioramento dei livelli di preparazione dei docenti, che hanno frequentato uno o più percorsi di formazione riguardanti le Azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale, e, nel contempo, una efficace azione di sensibilizzazione dei docenti stessi sono aspetti nevralgici per la diffu- sione capillare ed omogenea sul territorio regionale dell’utilizzo delle tecnologie didattiche. Sono diverse le scuole in Abruzzo che, attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali, hanno realizzato progetti innovativi. Prima ho accennato ad un Seminario svolto in ottobre su percorsi di formazione, attraverso l’uso di nuove tecnologie, svolti da 13 reti di scuole (per un totale di 40 scuole circa), coordinate da due scuole polo interprovinciali. Ebbene, dall’analisi di diversi progetti presentati dalle reti di scuole, è emersa nei docenti una buona padronanza dei supporti tecnologici e un buon livello di progettazione di attività attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Certo, manca una valutazione sistematica che possa permettere una rilevazione “oggettiva” in termini di miglioramento dei livelli di preparazione dei docenti impegnati nella sfida tecnologica.” L’infrastruttura tecnologica attualmente disponibile è sufficiente rispetto ai bisogni delle istituzioni scolastiche? L’insufficiente disponibilità di banda larga in che misura può condizionare lo sviluppo della scuola digitale delle istituzioni scolastiche? “Sicuramente l’infrastruttura tecnologica attualmente disponibile non è sufficiente rispetto ai bisogni delle istituzioni scolastiche. L’investimento, da parte del MIUR, di € 15.000.000,00 per la diffusione del wireless nelle scuole è sicuramente un segnale positivo, ma riguarda principalmente le scuole secondarie di secondo grado. A mio avviso, la disponibilità di banda larga dovrebbe essere estesa agli altri gradi di scuola. L’insufficiente disponibilità di banda larga può condizionare lo sviluppo della scuola digitale delle istituzioni scolastiche perché impedisce alla scuola di mettere in atto tutte quelle azioni che possano portare alla modificazione dell’ambiente di apprendimento tradizionale, inglobare i luoghi virtuali senza più barriere fisiche, temporali e geografiche e, quindi, migliorare il processo-metodologico didattico.” Quali fattori ad oggi hanno contribuito maggiormente alla diffusione nelle scuole delle tecnologie? “Un fattore di ordine generale riguarda un reciproco processo di adeguamento tra tecnologia e società: le istituzioni si adeguano agli effetti della diffusione delle nuove tecnologie, la natura e il ritmo delle innovazioni tecnologiche si modellano sui bisogni effettivi della società. 61 TECNOLOGIE Dossier TECNOLOGIE Dossier La scuola non può ignorare la sf ida che le viene dalle nuove tecnologie digitali: saperi liquidi, schermi interattivi, ragazzi multitasking, realtà virtuale e/o aumentata, social network pervasivi, cambiano il perimetro della relazione insegnamentoapprendimento e richiedono agli addetti all’istruzione uno sforzo di comprensione dei nuovi scenari; capire, cioè, come i nuovi supporti digitali si intrecciano con i processi cognitivi, come cambiano le modalità di acquisizione delle conoscenze, come possono amplificare le capacità di apprendimento degli allievi.” Quali sono at tualmente le tecnologie e i dispositivi più diffusi nel territorio? Stanno emergendo nuove tenden ze, nuove domande dalle scuole? “I dispositivi più diffusi, per ora, sono sicuramente i kit LIM. Dai dati in nostro possesso, in Abruzzo, è il primo ciclo di istruzione (Primaria e Secondaria di primo grado) che fa uso maggiormente di supporti digitali. Le richieste che le scuole avanzano sono: una for mazione di qualità integrata con la metodologia della ricerca-azione; la diffusione capillare della banda larga; supporti tecnologici più adeguati. Più che di tendenze emergenti parlerei di possibili campi tematici di ricerca e di sperimentazione nella scuola, ad esempio, la personalizzazione attraverso interventi compensativi e di supporto dello studente tramite piattaforme e-learning; l’utilizzo della flipped classroom (didattica invertita); l’utilizzo del metodo BYOD (bring your own device) per creare un setting tecnologico con i device portati dagli studenti; l’uso di un sistema di e-portfolio per la valutazione autentica degli artefatti cognitivi digitali prodotti dai docenti e dai 62 A Sestu fanno BYOD di M. Francesca Ghiaccio M entre il ‘sistema’ è impegnato in megaprogetti top-down di digitalizzazione della scuola, vedo un ‘segnaposto’ in Sardegna nella mappa della sperimentazione italiana di Future Classroom Scenarios, nell’ambito del progetto europeo iTec. È la scuola secondaria di primo grado “Gramsci” di Sestu. Vado e trovo un anonimo edificio in cemento armato degli anni ‘80 nell’area metropolitana di Cagliari. Pareti chiare con cartelloni o locandine negli ampi anditi sui quali si affacciano aule di modeste dimensioni, con banchi disposti a coppie, in file orizzontali di fronte alla cattedra, alla LIM e alla lavagna in ardesia. Nella classe della prof.ssa Anna Rita Vizzari arrivano i ragazzi e alcuni tirano fuori dallo zainetto un laptop grande e pesante, altri piccoli “notebook”, altri il tablet mentre altri ancora sfoderano il proprio smartphone. “Noi qui facciamo BYOD (Bring Your Own Device), ognuno porta a scuola il pc o il tablet di casa, ci arrangiamo in questo modo”. Dopo pochi minuti, sono tutti al posto, con il proprio device sul banco e la LIM accesa. “Ragazzi, ieri ho caricato del materiale sul Futurismo su Facebook: materiale con il quale oggi lavoreremo”. L’insegnante non ha ancora terminato, che tutti accedono al profilo, intanto sulla LIM viene proiettata l’immagine (una bomba) del manifesto del futurismo, scorrono altre immagini e brevi frasi che progressivamente lo connotano come corrente di pensiero. Questa fase di analisi e riflessione collettiva precede un momento operativo: “io prof., ho avuto problemi con la password di facebook, va bene se lo faccio su twitter?”. L’insegnante trova ottime le soluzioni, dà il consenso e li invita a procedere. La prof sostiene il lavoro individuale passando tra i banchi, monitorando il lavoro degli studenti e supportando le loro titubanze; si rivolge a loro con confidenza e allegria. Il lavoro di scrittura volge al termine, i ragazzi pubblicano il loro componimento, sulla LIM viene proiettata la pagina di facebook sulla quale progressivamente appaiono i versi elaborati e, collettivamente, si procede ad un’eventuale correzione. Terminato questo compito, alle 8.45 l’insegnante dà una nuova consegna: “ragazzi, ora andate su twitter, allora dovete twittare, tagate su futurismo, mettete la menzione per me, così io vedo le notifiche e in 140 caratteri dovete descrivermi il futurismo”. Un nuovo compito che conduce presto tutta la classe all’opera. Terminata anche questa fase di costruzione/ elaborazione attiva, alla LIM appare una poesia di Marinetti, (“L’automobile”) un componimento che i ragazzi leggono, verso dopo verso e analizzano insieme alla docente, soffermandosi laddove onomatopee, aggettivi… la coniugazione dei verbi lo riconducono alla corrente futurista. Nell’illustrare l’esperienza Cl@ssi 2.0 e la partecipazione al progetto iTec, l’insegnante afferma di “non aver fatto niente di speciale, cerco di sfruttare in aula le potenzialità delle tecnologie che abitualmente utilizziamo e i ragazzi usano per fare altro … numerosi sw sono utilissimi per favorire l’acquisizione di un metodo di studio efficace e la possibilità di sfruttare la rete e i “social” come strumenti di TuttoscuolA n. 540 condivisione, di collaborazione e di riflessione collettiva, porta il linguaggio informale nella formalità che contraddistingue la didattica scolastica.” Ex alunne/i, confermano: “aspettavamo l’ora di Lettere perché quello era un modo piacevole di fare lezione … facevamo mappe concettuali … abbiamo imparato un metodo di studio che penso tutti si portino ancora dietro …”. Una mamma racconta “io non sento mai mia figlia ripetere, l’altro giorno ho voluto verificare, quindi mi sono letta le sei pagine di storia che doveva studiare e poi ho chiesto a mia figlia di ripetermele; così ha preso la mappa che aveva creato a scuola, l’ha letta due volte e mi ha ripetuto tutto senza problemi…”. La dirigente Alessandra Patti, parla di un processo di rinnovamento iniziato con piccoli passi e con forti resistenze, che in buona parte ancora oggi persistono, nonostante alcune pratiche didattiche intrise di tecnologia, vadano già da tempo varcando l’uscio dell’aula della “referente per le tecnologie” e afferma: “bisogna convincere i professori che siamo in un altro mondo e che bisogna adattare la metodologia ai bisogni dei ragazzi, ragazzi che di fronte alla lezione ex-cathedra si annoiano, e poi li perdiamo!”. Le TIC “dovrebbero e potrebbero rendere la scuola un porto di curiosità”. “La tecnologia va utilizzata, testata… vissuta adeguatamente, inoltre accanto a questa rivoluzione diviene necessario lavorare sulla sicurezza; ora, infatti, stiamo pensando di realizzare un corso con i genitori per promuovere e coltivare una cultura dell’utilizzo sicuro delle TIC”. Visitando la media Gramsci di Sestu si coglie la dinamica tra le resistenze di parte del corpo docente e di qualche genitore, da un lato, e – dall’altro – l’impegno di una dirigente innovativa e comunitaria (come evidenzia anche il sito della scuola: http://www.grodari.it/index.php?risorsa=index; http://www.facebook.com/ scuolaSecondariaDiIGradoGramsciSestuCa?ref=hl; http://www.yuotube.com/ user/icgrodarisestu ) e di un’insegnante “speciale” (come dimostra il suo blog personale: http://www.lavagnataquotidiana.org/), che danno vita, da dentro, allo sviluppo di sceneggiature e pratiche didattiche che trovano nell’autorialità, nella socialità e nel web based peculiarità motivanti e significative per i ragazzi, anche senza e prima che ‘le indicazioni, le attrezzatura e la formazione’ arrivino tutte dall’alto. Ma che vanno supportate a diffondersi a macchia d’olio, integrando le risorse disponibili, via via, in un ‘normale’ percorso di adeguamento dell’azione didattica al cambiare dei soggetti, dei contesti e degli strumenti disponibili, come propone l’orientamento BYOD (https://sites.google. com/a/g.istruzioneer.it/byod/home). Basta vedere per convincersene. E non c’è bisogno di andare fino a Sestu, basta fare BYOD: prendere il proprio strumento TIC e vedere qualcuno dei video coi quali questa ed altre esperienze si raccontano in rete. TuttoscuolA n. 540 discenti; l’utilizzo della realtà aumentata nelle attività didattiche; la sperimentazione sull’utilizzo dei tablet nella didattica d’aula e fuori.” Le tecnologie hanno migliorato la qual ità del le scuole, del l’insegnamento e i risultat i di apprendimento degl i studenti? “Naturalmente l’introduzione dei sistemi e dei dispositivi digitali nell’apprendimento non garantisce automaticamente un miglioramento della qualità dello stesso. Le tecnologie digitali sono e devono restare uno str umento a disposizione della didattica. Questa è una cosa che dobbiamo sempre tenere presente, per non confondere il fine con il mezzo. La consapevolezza della complessità delle variabili in gioco nei processi di apprendimento, delle molteplici strade percorribili nell’insegnamento e della diversità dei modelli epistemologici che definiscono la conoscenza, rende questa proposta metodologica e didattica una sfida da percorrere e verificare. L’utilizzo delle tecnologie digitali supporta in vari modi il processo di insegnamento e apprendimento, ponendo l’allievo nelle condizioni di progettarsi verso la soluzione di problemi attraverso lo sviluppo di strategie creative potenziate dall’uso dello strumento; per met t e la real i z za z ione d i u n percorso di apprendimento personalizzato, che rispetta i ritmi di apprendimento e i tempi di apprendimento individuali; favorisce il desiderio di imparare, rendendo l’alunno prot agonist a nella cost r u zio ne delle conoscenze; favorisce un aumento della motivazione; rende le lezioni più partecipate poiché gli alunni rivestono un ruolo più attivo nella relazione insegnamento-apprendimento.” 63 TECNOLOGIE Dossier TECNOLOGIE Dossier Fondi Europei, strumento decisivo anche per la scuola digitale. La programmazione dei fondi strutturali 2014/2020 dei programmi istruzione prevederà l’estensione all’intero territorio nazionale. Una prospettiva idonea a cambiare il ritmo di sviluppo dell’innovazione tecnologica a supporto dei processi di insegnamento apprendimento. Il Direttore generale Marcello Limina spiega il cammino percorso e le prospettive di sviluppo delle politiche formative italiane con le priorità della strategia Europa 2020. Intervista al direttore generale Marcello Limina “Dobbiamo fare di più” Direttore Limina, partendo dai successi ottenuti a livello di capacità di spesa e di efficienza attuativa della programmazione 2007 – 2013, cosa ci si può aspettare per la nuova programmazione dei Fondi Strutturali Europei per la scuola? “La programmazione 2007 – 2013 ha visto il MIUR impegnato in prima in linea sia nella gestione dei Programmi Operativi Nazionali di cui è titolare, sia nella gestione di parte di risorse dei Programmi regionali che gli sono state affidate in qualità di Organismo Intermedio. E’ stato un settennio intenso che ha condotto ad importanti risultati per le quattro Regioni interessate dai Programmi (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia): i progetti hanno inciso sulla preparazione e sulla professionalità delle risorse umane, favorendo più elevate e diffuse competenze di giovani e adulti e, sul rafforzamento dell’accessibilità e sull’ l’attrattività delle strutture scolastiche e sul miglioramento della qualità del sistema nel suo complesso. Alcuni risultati significativi si possono registrare nella riduzione consistente 64 di Paola Torre (circa 5/6 punti percentuali) dei tassi di dispersione e del divario fra regioni del Sud e regioni del Nord. Le azioni realizzate han no contribuito al raggiungimento di importanti risultati, tuttavia rimangono ampi fabbisogni di intervento. Le Regioni meno sviluppate risultano infatti ancora contraddistinte da forti ritardi, in particolare in alcune aree, rispetto al resto del Paese, ma anche nelle regioni del Centro Nord si rilevano ampie necessità di intervento, sia per la presenza di elementi di criticità – si pensi ad esempio alla ripresa del fenomeno della dispersione in alcuni territori, alle difficoltà di inserimento e integrazione scolastica degli studenti di origine straniera, all’inadeguatezza delle infrastrutture scolastiche – sia per l’emergere di nuove necessità legate al mutare dei fabbisogni e all’innalzarsi degli obiettivi da raggiungere, quali ad esempio gli adeguamenti richiesti dall’attuazione del programma dell’Agenda Digitale. La nuova programmazione comunitaria 2014-2020 ha come punto di partenza la strategia Europa 2020 ed attribuisce un ruolo di rilievo alla diffusione della “cultura del risultato”, che richiede la concentrazione dei Programmi su un numero limitato di priorità per tradurre concretamente gli obiettivi della strategia Europa 2020. Il nuovo Programma gestito dal MIUR sarà unico, pur avendo a disposizione sia fondi diretti alle azioni immateriali (FSE), sia fondi destinati ad interventi infrastrutturali (FESR) e punterà ad attuare una strategia integrata di sviluppo.” Quali aree territoriali e quali settori investirà la programmazione 2014 – 2020? “I lavori di programmazione sono in corso anche con la concertazione interistituzionale. Quasi sicuramente con la programmazione 2014-2020 il Programma Istruzione potrà estendere il proprio ambito di intervento all’intero territorio nazionale, intervenendo in modo selettivo e mirato anche sui territori delle regioni del TuttoscuolA n. 540 Centro-Nord. Le iniziative privilegeranno i contesti che si distinguono per maggiori fabbisogni e svilupperanno un’azione sinergica rispetto a quella già svolta da ciascuna Regione. Per le Regioni meno sviluppate (Calabria, Campania, Sicilia, Puglia e, in questa programmazione, anche Basilicata), contraddistinte da maggiori ritardi, si dovrà garantire una maggiore intensità e diversificazione degli interventi. L’attenzione ai “luoghi”, importante per la nuova programmazione, si espliciterà anche attraverso un particolare sguardo posto nei confronti delle “aree interne”, ovvero di quei “centri minori”, spesso di piccole dimensioni, che in molti casi sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali. Quanto ai settori di intervento, in continuità con la programmazione 2007 - 2013, saranno attivati interventi volti al miglioramento delle competenze del personale scolastico, al rafforzamento delle competenze chiave dei giovani a partire dalla scuola dell’infanzia, al contrasto della dispersione e alla promozione del successo formativo, anche favorendo il prolungamento dell’orario scolastico, con particolare attenzione agli interventi rivolti agli alunni con bisogni educativi speciali (BES) e alle iniziative per la promozione della legalità, ma si darà continuità anche alla formazione lungo tutto TuttoscuolA n. 540 l’arco della vita, puntando anche al recupero delle competenze di base e all’acquisizione di nuove abilità da parte degli adulti con un’azione integrata e concertata con le Regioni. Un importante spazio sarà dedicato alle iniziative di raccordo scuola-lavoro, all’orientamento e alla mobilità degli studenti e degli insegnanti. Rilevanti saranno anche gli interventi di carattere infrastrutturale che impatteranno sul potenziamento e l’adeguamento delle dotazioni tecnologiche e degli ambienti per l’apprendimento a supporto del rafforzamento delle competenze digitali di studenti e docenti, e sulla qualificazione delle infrastrutture scolastiche. Parallelamente si promuoveranno interventi di sistema volti a sostenere e affiancare le istituzioni scolastiche nel miglioramento delle capacità di auto-diagnosi, auto-valutazione e valutazione in funzione del miglioramento della qualità del servizio. La programmazione 2014-2020 potrà fornire un apporto essenziale all’accelerazione dell’innovazione della scuola italiana, sostenendo, ad esempio, il processo di internazionalizzazione, di apertura e raccordo con il territorio e il mondo del lavoro e intervenendo, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Digitale, in direzione di una maggiore semplificazione e digitalizzazione del sistema di istruzione, promuovendo l’attuazione del paradigma della smart specialisation nel mondo della scuola” TECNOLOGIE Dossier Quante saranno le risorse disponibili per il settennio? “Al momento non si conosce nel dettaglio quale sarà la dotazione del PON 2014 – 2020. A grandi linee si prefigura una dotazione almeno pari a quella che ha caratterizzato il 2007 – 2013 ( circa tre miliardi di euro), con una estensione per le regioni del centro-nord. In tale scenario la strategia del Programma Operativo Nazionale perseguirà, da un lato, l’equità e la coesione, favorendo la riduzione dei divari territoriali, il rafforzamento delle istituzioni scolastiche contraddistinte da maggiori ritardi e il sostegno degli studenti caratterizzati da maggiori difficoltà, e, dall’altro, promuoverà le eccellenze, valorizzando le esperienze più meritevoli e innovative e sostenendone il potenziale ruolo trainante rispetto all’intero sistema scolastico. Sarà, quindi, importante sviluppare un’azione sinergica rispetto a quanto svolto da ciascuna Regione. E’ dunque essenziale, anche in considerazione della necessità di ottimizzare l’impiego delle limitate risorse a disposizione, effettuare uno sforzo in direzione della concentrazione dei fondi sulle priorità più rilevanti e della complementarietà degli interventi rispetto a quelli realizzati nei Programmi regionali, al fine di evitare sovrapposizioni e di coprire al contempo le aree di maggiore fabbisogno.” 65 La Scuola racconta l’Europa di Antonio Augenti TRA RAGIONE E SENTIMENTO L’ Europa ha bisogno di riaffermarsi, facendo più uso della ragione? La crisi che attualmente attraversa, tra problemi economico-finanziari e perdita di credibilità e di legittimazione, spingerebbe a servirsene più largamente, per aprire e governare quella che molti definiscono una fase nuova del suo sviluppo. Se sono, poi, valide le considerazioni che già tempo addietro svolgeva F. Chabod sul senso di nazionalità, avvertito in modo più sensibile con l’avvento di quel grande movimento culturale che passò sotto il nome di Romanticismo, e che accreditò il ricondursi all’idea di nazione rivendicando i “diritti della fantasia e del sentimento, contro il buon senso equilibrato e contro le tendenze a livellare tutto, sotto l’insegna della filosofia”, sarebbe forse opportuno fare ora un’inversione di rotta per cercare di rinvenire nell’uso della ragione gli elementi probanti per avversare la ricorrente minaccia dei nazionalismi e delle nazionalità. Invero, l’idea sana di nazione è cosa ben diversa da queste ultime tentazioni, ma la recrudescenza, in vista delle prossime elezioni europee, di movimenti che ridiscutono non solo la moneta unica ma ben altro, deve indurre a trovare un più giusto equilibrio tra ragione e passione, tra ragione e fantasia, tra ragione e sentimento. Poiché non si può essere molto sicuri d’interpretare quelle che sono le note distintive dei ragazzi e dei giovani d’oggi, occorrerà 66 che gli insegnanti e gli educatori trovino la giusta misura per provocarli sul crinale del rapporto tra filosofia e passione, tra scienza e fantasia o spiritualità. E’ anche verosimile che non si debba essere costretti a radicalizzare le scelte. Si potrebbe condividere l’idea che vada oggi spostata in su o in avanti la tensione culturale e sentimentale dei singoli e delle comunità: oltre la nazione, verso l’Europa, appunto, che, in forza delle sofferte esperienze condotte nel corso del secolo ventesimo, ha diritto di appropriarsi dei caratteri di attrattività e di seduzione un tempo propri dell’idea di nazione. Si possono vivere più passioni: l’una, quella per l’Europa, non esclude e non spegne l’altra, quella per la propria nazione. Necessaria appare, tuttavia, un’analisi più fredda, meno sospinta dai sentimenti, per cercare di comprendere fino in fondo quali potrebbero essere le conseguenze avvertibili dai singoli paesi dell’Unione, se il processo d’integrazione avviato da più di un cinquantennio fosse costretto ad arrestarsi o a complicarsi, a causa dell’azione di movimenti minoritari ma populisticamente rivendicativi di ruoli e protagonismi politici ed economici non più attendibili. Bisogna appellarsi al realismo di cui danno prova talora le nuove generazioni. Frange estremiste, incapaci di ragionare sui diritti e sulle opportunità, più portate all’irrazionalità di una denuncia infruttuosa quanto ottusa, continueranno a sopravvivere; ma non è a loro che occorre rivolgersi perché si comprenda che l’Europa non disarma le nazioni ma le rivitalizza, che l’Europa è in grado di dare nuovo respiro alle sue periferie che, altrimenti, sarebbero destinate ad un definitivo dissesto. L’odio si cela nei particolarismi e nelle individualità, non all’interno degli istituti di cooperazione e di solidarietà. Se occorre appellarsi, oltre che alla ragione, anche ai sentimenti, è su questo versante che ci si deve spendere nei confronti dei giovani, contando sulla loro vocazione alla solidarietà e all’amore, piuttosto che alla rabbia e all’avversione. TuttoscuolA n. 540 ABBONARSI conviene ABBONAMENTO ANNUALE ME alla Rivista NSI LE PER cuolA Roma Poste Italiane spa - sped. Abb. Post. D.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) comma 1, DcB Roma INS NOV EGNA N EM bRE TI GE 200 NITO RI 7 E NU ME STUDE RO 47 6 N T I F O N - A N N D AT O O X X XI DA AL FR II EUR EDO VI O 3 ,50 NCIG U Le tabel le con a 1, DCB NOVIT CONTRA aumenti e arret rati A’ E SO TTO ollRPARESE oscuol TT TToscuo TuuTToscu 1, comm VINCIGUERRA O DA ALFREDO D E N T I F O N D AT ENITORI E STU INSEGNANTI G MENSILE PER - sped. Abb. Post. D.l. 353/2003 (conv. in 2004 n. 46) art. 2008 (persone fisiche) s ese e sPeRAnze ATTese ATT in L. 27/02/ Poste Italiane spa PRIVATI euro 35,00 ERR A ILE P ER IN SEGN ANTI GE MARZ O 2 0 10 N I T O R I E S TUDEN - NUM TI FO ERO 5 N D AT 00 - A O DA NNO X ALFRE XXVI DO VI - EUR NCIGU O 3,5 ERRA 0 MENSILE TuTToscuolA comma 1, DcB Roma l. 27/02/2004 n. 46) 353/2003 (conv. in - sped. Abb. Post. D.l. Poste Italiane spa Roma comma 1, DCB Le tabelle con aumenti e arretrati CONTRATTO cuuo A RA NOVITA’ E ol SORPRESE l DEN ON TI F D AT A O D ALF RED IN O V CIG UER TuuTTTToossc NSI LE PER INS EGN RI TU E S 200 8 AN EN TI G ITO Italiane s e sPe RAnze docenti, dei pieno nella ento nzia, , tempo cosa o, reclutam a nell’infa ni. Che riserva , sostegno ci Contratt primaver indicaziocosa di organico accadere , sezioni Ecco tagli i e nuove anno? primaria formativnuovo cosa potrebbe nel e che debiti ci aspetta certezza con ATTese Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 Poste (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, ME 03 (conv. ABBONAMENTO ANNUALE E T L VO COMPLETO UOLA 500 UE DO VINCIG DA ALFRE F O N D AT O 3,50 STUDENTI VI - EURO NITORI E ANNO X X X NANTI GE ERO 500 PER INSEG 10 - N U M MARZO 20 le Newsletter e tutti i Servizi Web VOLTE INCLUDE il mensile Tuttoscuola • servizio di consulenza INOLTRE, INCLUSI NEL PREZZO L’Annuario dei viaggi di istruzione 2014 1 regalo a scelta tra ** A B C D MENSILE PER INSEGNANTI G ENITORI E STU D E N T I F O N D AT NOVEMbRE 20 O DA ALFREDO 07 - NUMERO VINCIGUERRA 47 6 - A N N O X X XIII - EURO 3, 50 ABBONAMENTO ANNUALE WEB TUTTOSCUOLA dei docenti, Contratto, reclutamento tempo pieno nella tagli di organico, sostegno, nell’infanzia, primaria, sezioni primavera indicazioni. Che cosa debiti formativi e nuove Ecco cosa ci riserva anno? ci aspetta nel nuovo cosa potrebbe accadere con certezza e che D.L. 353/20 Abb. Post. - Sped. ne Spa (persone giuridiche) Poste Italia SCUOLA/ENTE euro 50,00 500 MENS TuTTos SCUOLA/ENTE euro 50,00 (persone giuridiche) PRIVATI euro 25,00 (persone fisiche) INCLUDE la newsletter settimanale TuttoscuolaFOCUS* • servizio di consulenza LE PASSWORD PER l’accesso archivio on-line • l’accesso alle guide on-line l’accesso agli altri servizi riservati del portale tuttoscuola.com RRA TUTTOSC SCUOLA/ENTE euro 80,00 (invece di euro 100,00) (persone giuridiche) PRIVATI euro 48,00 (invece di euro 60,00) (persone fisiche) INCLUDE Il mensile Tuttoscuola • La newsletter settimanale TuttoscuolaFOCUS* Servizio di consulenza on line Tutta l’informazione di Tuttoscuola LE PASSWORD PER l’accesso archivio on-line • l’accesso alle guide on-line l’accesso agli altri servizi riservati del portale tuttoscuola.com INOLTRE, INCLUSI NEL PREZZO L’Annuario dei viaggi di istruzione 2014 2 regali a scelta tra ** A B C - D * (all’indirizzo e-mail indicato nel coupon) ** A Le ultime tre edizioni dell’Annuario dei viaggi di istruzione - B Cd-rom Laboratorio di Chimica C Il volume “1° Rapporto sulla qualità nella scuola” - D Cd-rom Laboratorio di Fisica Forma di pagamento: - Versamento di euro .......................................... sul c/c postale n 23647001 intestato a Editoriale Tuttoscuola Srl - Bonifico bancario di euro ............................................. su BANCOPOSTA IBAN IT75D0760103200000023647001 intestato a Editoriale Tuttoscuola Srl - Vi autorizzo ad addebitare l’importo di euro ........................ sulla carta di credito VISA MasterCard N. 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COME INVIARE L’ORDINE (buono d’ordine e ricevuta di pagamento): PER POSTA in busta chiusa al nostro indirizzo Tuttoscuola Via della Scrofa,39 - 00186 Roma; PER E-MAIL [email protected]; PER FAX al numero 06.68802728. di Caterina Cangià Nov ità PrimaD 8 C.Cangi Nei cinqu e capitoli del libro all’interno si definisc dei proces e la com si comun cazione da unicazione icativi int ll’ottica di multimed erperson chi riceve la fruizion iale, collo ali e di un e; si delin candola eano le fas messaggio multim massa; si tratta de alla prod lla comun ediale on i della pr uzione; si ogettazion line e offl iaffronta la ra, sull’im ine, ovve e di un tes fase reali magine vis ro delto multim zzativa co iva e su qu ticando l’im ed n considera iale, dall’i ella audio postazione zioni sull’i dea visiva; si di gamm di layout, mmagine propone e cromati la sin so al tesi mon nolettore di che e la de oconcettu esercitar scrizione ale di si pradi metafor e, l’ideazio brani testuali, la scelta ne di icone di navigaz Caterina ione. Ca Caterina delle lingu ngià, di educazion Cangià e e timediale moderne all’Univ multilingue e m ult er in al Milia di Italia, la sua prim sità LUMSA di Ro iculturale, è doce ma. Pion nte di Di a cr Cannes ne iera della dattica in Lingua l 1995. Ha eazione, Europe pr St an Party diretto pe , ha otten oduzione mulcato dalla raniera. I suoi co r 18 edizi uto il Gold rsi Un oni il Festi Award dalla Giun iversité Saint Es per l’apprendimen va l del Te pr ti to studio, di Scuola e CLICK! it di Kaslik (Libano delle lingue – IC atro Didattico I JE VIS, pu ric ), ENGLIS pubblifondato “L erca e di vissuto bblicato da Multi H ON ST AGE, pubb dea – so a condiviso no la tra licato atro e co Bottega d’Europ con disce du a” per pr n il compu omuovere nti di lingue e cu zione di anni di ter. Ha nu su riviste l’inse lture div sp m erse. Ha ha pubblic ecializzate che tra erose pubblicazion gnamento delle lingue co ato L’altr ttano di ed i al suo att n il tea glottodid cazione m ucazione ivo e più ultimedial attica, pe ai media di 400 ar r Tuttosc noscerle ticoli uola Teor e di didattica. Pe e coltivarle e e Insegnanti D. r Gi O. ia media a misura di e Lingue Altre. Ins C., per La Scuola e pratica della co unti Editrice m bambini, egnarle e uniLingue Al Glottotecn impararle tre iche e glo , ttotecnolog per Multidea Old . Co& ie e Dida ttica il LIM New itata. à Teoria e pratica della comunicazione multimediale zione m ultimed comunicazione multimediale, collocandola all’interno un messaggio multimediale online e offline, ovvero della fruizione; si delineano le fasi della progettazione di un testo multimediale, dall’idea alla produzione; si affronta la fase realizzativa con considerazioni Teoria e pratica de lla comun ica dei processi comunicativi interpersonali e di massa; si tratta della comunicazione dall’ottica di chi riceve attica Caterina iale Nei cinque capitoli del libro si definisce la PrimaDid Cangià Teoria e p della com unicazio ratica ne multim ediale 25 euro sull’immagine sonora, sull’immagine visiva e su quella audiovisiva; si propone al lettore di esercitarsi MULTIDEA Every sin praticando l’impostazione di layout, la sintesi gle bud’s an idea monoconcettuale di brani testuali, la scelta di gamme cromatiche e la descrizione di metafore, l’ideazione di icone di navigazione. Desidero acquistare: N. …… copia/e di “Teoria e pratica della comunicazione multimediale” a € 25,00 cad. + contributo spese di spedizione Inviatela/e per: £ Posta ordinaria (aggiungere € 1,50) £ Corriere (aggiungere € 12,00) Scelgo la seguente forma di pagamento: £ Allego la fotocopia di versamento di € …………… sul c/c postale n. 96034004 intestato a Editoriale Tuttoscuola Srl £ Allego fotocopia del bonifico bancario di € …………… intestato a Editoriale Tuttoscuola Srl - BANCOPOSTA IBAN IT13C0760103200000096034004 £ Vi autorizzo ad addebitare l’importo corrispondente sulla carta di credito*: VISA Codice di sicurezza MasterCard N. 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