progetto missionario parrocchiale

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progetto missionario parrocchiale
PR OGETTO MISSIONARIO PARROCCHIALE
L’ Animazione missionaria
Già da alcuni anni le comunità cristiane si rivelano, generalmente, più attente e sensibili ai
problemi missionari e del Terzo Mondo, aperte a compiere gesti significativi di solidarietà e
partecipazione. Questo è sicuramente frutto di una crescente opera di animazione svolta
da tutte le forze missionarie. I vescovi e i sacerdoti hanno avvertito con sempre maggior
consapevolezza la responsabilità di essere stati “consacrati non soltanto per una diocesi
ma per la salvezza di tutto il mondo” , e hanno assunto in maniera più diretta e decisa il
compito dell’educazione missionaria del popolo di Dio.
E’ importante aiutare a scoprire che ogni battezzato deve farsi carico della “missione” la
quale non è riservata esclusivamente a persone e istituzioni particolari.
Si apre qui la necessità di ridare impulso all’animazione missionaria, di restituire un’anima,
focalizzare gli obiettivi, motivare le persone, costruire un progetto unitario valorizzando
tutte le risorse disponibili, perché diventi dimensione unificante per tutta la pastorale.
“Animazione” significa comunicare vita e spirito; “animazione missionaria” perciò è
un’azione pastorale per far diventare missionarie le persone, la comunità cristiana. È volta
a sensibilizzare e alimentare uno spirito, una disponibilità, una volontà che creino una
mentalità e atteggiamenti abituali.
L’animazione missionaria aiuta le persone e l’intera comunità ad aprirsi alla dimensione
missionaria che è essenziale a tutta la chiesa.
Le priorità
Possono essere sintetizzate nel modo seguente:
formare una coscienza missionaria. Si tratta di una mentalità e di
un’attitudine convinta, per cui il credente e la comunità cristiana si
sentono chiamati ad irradiare la propria fede, a rendere conto agli
altri, in qualsiasi situazione, della speranza che è in loro. Pertanto,
occorre animare l’intera formazione cristiana, in tutte le sue tappe e
in tutte le sue manifestazioni, perché non c’è verità di Dio, non c’è
aspetto del Vangelo che non abbia in sé, implicitamente o
esplicitamente, una nativa direzione universale.
incrementare la testimonianza fede-vita. Si tratta dell’assunzione di
un modo di essere presenti e attivi nel mondo che edifichi il Regno
di Dio. Qui l’animazione ha il compito di coniugare fede e vita,
rivelare tutto il senso e il valore missionario che ha il vivere da
cristiani nel quotidiano, la testimonianza nella ferialità secondo la
vocazione propria di ciascuno, nell’ambiente umano ed ecclesiale in
cui si è inseriti.
promuovere “nuovi stili di vita”. I gesti di solidarietà verso il Sud del
mondo, i “nuovi stili di vita” non sono degli optional, ma i modi in cui
viene assunta nella Chiesa la predilezione di Dio verso i poveri. Ciò
significa innanzitutto: cambiamento del nostro stile di vita, resistenza
agli idoli della nostra società, vicinanza a chi soffre delle molteplici
forme di emarginazione, la solidarietà con i deboli e le vittime e la
difesa dei loro diritti, la testimonianza di scelte evangeliche nei
conflitti.
L’ Animatore missionario
E’ importante preparare una nuova fase missionaria della nostra chiesa: si tratta di puntare
alla vena più profonda della missione, cioè alle sue motivazioni più vere, alla concezione
stessa dell’essere cristiani, alla natura della chiesa, al perché stesso dell’esistere delle
comunità cristiane. Possiamo individuare tre sfide:
Scegliere di essere discepoli
La prima sfida sta nel riprendere coscienza dell’autentico modo di essere discepoli
di Cristo, di cosa vuol dire essere chiesa, del perché siamo cristiani nel mondo.
Come si può ottenere questo? Con una diffusa spiritualità missionaria. Questa ha il
compito di sbriciolare e rendere capillari i grandi principi teologici rilanciati dal
Concilio (La chiesa è comunione, la chiesa è missione, la chiesa è servizio…) in
modo che permeino tutti gli elementi della vita cristiana. Solo a questa condizione
potrà nascere una pastorale davvero missionaria. Non è questione di
organizzazione, ma di una spiritualità nuova.
Curare la formazione
Gesù non è solo un maestro di valori etici. È chiaro che la nostra fede porta
inevitabilmente al nostro impegno concreto per gli altri, ma va ribadito che essa è
prima di tutto il lasciarsi amare da Dio ed accogliere il “Suo” impegno per noi: è
questo che ci salva, solo questo. Dobbiamo toglierci l’illusione di essere capaci di
amare, come se fosse una capacità naturale. Che si può attivare a piacimento e
come se fosse alla portata di tutti.
E poi l’amore non è solo “dare” e “fare”: oggi si sente il bisogno di insistere nelle
relazioni con gli altri. Relazioni di rispetto, di attenzione, di tolleranza, di ascolto, di
amore. È da qui che deriva il senso e il gusto della vita. In più, la situazione di
indigenza di tanti popoli deve sollecitarci soprattutto a cambiare i nostri stili di vita,
mentre il grosso problema Nord-Sud del mondo ci interpella ad un serio esame di
coscienza sulle nostre responsabilità ed impegni a livello anche politico. Questa
seconda sfida viene – perciò – a toccare il ruolo degli animatori missionari, che
dovrà sempre più svolgersi ad un livello formativo, per un’azione in profondità nella
pastorale ordinaria. Anche la formazione degli animatori ne viene così interpellata:
dovrebbe preoccuparsi non solo della preparazione organizzativa e neanche solo
della parte specificatamente missionaria ma conglobare questa nel quadro ampio di
tutta la formazione umano-cristiana. Questa base spirituale è indispensabile per far
sì che la missione metta in gioco la persona, non solo le cose, tutto di noi, non solo
il superfluo.
Acquisire una visione d’insieme
L’animazione missionaria non può lasciarsi catturare dalle emergenze. Il
missionario che fa delle richieste è preso dalle urgenze concrete, ha fretta;
l’animatore, invece, per sua natura ha il compito di andare al di là delle emergenze,
preoccupato di creare una coscienza missionaria, cha ha bisogno di tempi lunghi
per mettere radici stabili, capaci di dare frutti duraturi.
L’animazione missionaria deve sempre essere preoccupata dell’universale. Le
sollecitudini particolari sono importanti, perché danno visibilità e concretezza agli
impegni, obbligano ad uscire dalla genericità, sono segno di responsabilità precisa
e diretta; ma da sole sono insufficienti. Ogni gesto, ogni attività ed iniziativa che
facciamo sono missionarie quando sono segno di un Dio che non ama solo noi o
solo qualcuno, ma ama tutti.
Essere animatore è, quindi, fare in modo che tutta la comunità senta come propria
la missione e l'animazione missionaria va intesa soprattutto come un'azione
trasversale a tutte le attività della parrocchia, volta ad unificare tutte le diverse
dimensioni della vita di comunità.
I compiti
In questo quadro si inserisce l’animatore missionario per fermentare tutta la
pastorale parrocchiale con il lievito della missionarietà. Egli è in parrocchia e sul
territorio “memoria viva” di missionarietà. Per questo suo compito è:
privilegiare la formazione personale, a costo di “fare” meno, a favore di una più
approfondita conoscenza del Signore, di se stessi e del mondo; testimoniare con la
vita i valori che si annunciano; partecipare nell’evangelizzazione e catechesi della
comunità; promuovere le diverse iniziative che ritmano il cammino missionario nel
corso dell’anno liturgico; intervenire nell’organizzazione della carità affinché si eviti
di fare solidarietà soltanto con i poveri “accanto”; collaborare col Consiglio
Pastorale Parrocchiale nel discernimento comunitario; stringere sinergie con
associazioni e organismi, radicati nel territorio, per la promozione della giustizia,
solidarietà, pace e salvaguardia del creato; attivare relazioni continuative con
l’equipe del Centro Missionario Diocesano; mantenere vivi i legami con i/le
missionari/e della parrocchia; curare il contatto personale con il parroco, con la
gente e le relazioni all’interno del Gruppo Missionario Parrocchiale.
Il Gruppo missionario
L’identità
Il Gruppo Missionario Parrocchiale è formato da quanti in parrocchia si impegnano
per la missione universale. È stimolo permanente perché la comunità viva la
tensione missionaria come dimensione essenziale della vita del cristiano e della
Chiesa. In collaborazione con tutte le forze pastorali, il GMP lavora in sintonia con
gli orientamenti e le scelte del Centro Missionario Diocesano ed opera attraverso lo
stile di vita, l’azione e l’impegno di formazione. In altre parole, il GMP è un gruppo
di persone credenti che coltiva il dovere dell'impegno missionario, anima la
comunità cristiana al senso della missione, promuove iniziative di sostegno alle
missioni e di cooperazione tra i popoli.
Qualcuno vorrebbe che il GMP sparisse, dicendo che “tutta la parrocchia” è
missionaria, non solo un gruppo. L’esperienza dice che chi ha operato in questo
senso ha commesso un grosso errore. Proprio perché la parrocchia “diventi”
missionaria è necessario che ci sia qualcuno che faccia memoria di questa
vocazione e aiuti a realizzarla.
Che sia chiara la finalità del GMP, che è di essere memoria e l'animatore della
coscienza missionaria della parrocchia. Questo vuol dire che la sua funzione
"prioritaria" è pedagogico-educativa: è di offrire spunti, richiami, presentare
proposte di gesti e iniziative che creino "mentalità", che formino "coscienza" e
abitudini permanenti.
Il gruppo dei Ragazzi Missionari, in particolare, è parte attiva dell’oratorio. Non è un
gruppo a parte, ma un gruppo trasversale, formato cioè da persone appartenenti ai vari
gruppi oratoriali. Non svolge solo attività, ma un percorso formativo che si esplica
attraverso l’incontro di un gruppo dalla forte identità. L’ obiettivo del gruppo Ra.Mi. è di
suscitare la sensibilità missionaria in tutti i gruppi parrocchiali.
I compiti
A livello formativo:
si impegna a maturare sempre più nella fede personale in Cristo, nel
sentirsi Chiesa e a farne esperienza nella comunità di appartenenza;
incoraggia la conoscenza di altri popoli e culture e cura le relazioni
interpersonali al suo interno;
promuove occasioni di conoscenza della vita della Chiesa di
missione per stabilire rapporti di scambio, di conoscenza anche
delle realtà del mondo, soprattutto di quello più povero, per educarsi
alla mondialità;
riflette con adeguata documentazione e con l'aiuto di persone
esperte sulle cause che impediscono l'annuncio credibile del
Vangelo, la promozione dell'uomo, lo sviluppo dei popoli, e sui
possibili interventi a livello individuale, ecclesiale, sociale e politico;
si fa attento alle situazioni e ai problemi degli ultimi anche vicini, non
solo per dare risposte adeguate, ma per assumere uno stile di vita,
personale e di gruppo, diverso.
A livello di animazione missionaria parrocchiale e territoriale:
promuove al suo interno e nella comunità ecclesiale lo spirito di
preghiera nella consapevolezza che la vera missione, per la sua
efficacia, ha bisogno principalmente dell'azione di Dio che suscita
vocazioni, determina conversioni, muove i cuori di chi dirige le sorti
dei popoli, favorisce la crescita del regno;
fa conoscere l'azione missionaria della Chiesa e le iniziative in atto
nella diocesi; favorisce la crescita di una «cultura missionaria»
diffondendo nella comunità riviste missionarie, organizzando
incontri, mostre, dibattiti; forma alla spiritualità missionaria in
momenti particolari (con ritiri, esperienze forti) o in periodi
significativi (quaresima, ottobre missionario, giornata dei missionari
martiri);
stabilisce contatti con tutti i settori della pastorale parrocchiale per
aprirli alla missione ad gentes. Con il parroco concorda interventi di
preghiera missionaria nelle liturgie domenicali e tutte le opportune
iniziative per informare/sensibilizzare la comunità;
dialoga e collabora con associazioni e realtà laicali presenti nel
territorio impegnate nel campo della giustizia, dello sviluppo, della
salvaguardia dell’ambiente e della pace;
promuove una “coscienza critica” per spingere la comunità cristiana
a rivedere il proprio modo di pensare, di vivere la vita e la pastorale;
propone gesti profetici di annuncio, di denuncia (bilanci di giustizia,
commercio equo e solidale, microcredito,…) promuove nuovi stili di
vita ed è attento a nuove forme di solidarietà.
A livello di solidarietà e cooperazione missionaria:
fa conoscere e sostiene le iniziative missionarie della Chiesa
universale e della Chiesa locale: ottobre missionario, Giornata
missionaria mondiale, Infanzia missionaria, le iniziative delle
Pontificie Opere Missionarie, la quaresima di fraternità, ecc.;
stabilisce e coltiva contatti con i missionari originari del luogo perché
tutta la comunità ne condivida l'azione e si senta impegnata nel
sostegno spirituale e materiale. Promuove per questo lo scambio di
informazioni, l'accoglienza al rientro o alla partenza, visite ben
finalizzate;
promuove iniziative concrete di solidarietà e assume, nel limite del
possibile, l’impegno per progetti finalizzati alla promozione sociale e
culturale di gruppi umani, ricordando che questi impegni sono
significativi se frutto di rinuncia, di stile di vita più sobrio;
condivide l'impegno e partecipa alla promozione dei valori del
Regno di Dio nel mondo (carità, giustizia, pace, unità, diritti
dell'uomo, ecc.) perché questi si traducano in realtà storiche
concrete;
esprime concretamente il suo spirito missionario dando attenzione
agli immigrati stranieri e favorendo la loro integrazione umana,
sociale, religiosa nel territorio;
mantiene un rapporto costante e attivo con il Centro Missionario
Diocesano e con gli Istituti Missionari presenti in Diocesi per il
necessario scambio di esperienze e informazioni, il sostegno formativo, la condivisione di linee comuni di azione ed anche per
assicurare adeguata attenzione a tutti i missionari e a tutte le
esigenze.
Formazione
In un gruppo missionario è importante una formazione che comporti l’ ascolto della
Parola (catechesi missionaria) e il poterla vivere nella quotidianità (spiritualità
missionaria); farsi discepoli di Gesù (servizio missionario) condividendo con gli altri
l’esperienza ecclesiale della comunione missionaria.
Cercare nella formazione missionaria un’integrazione organica alla catechesi in
generale e alle altre aree della pastorale cristiana. Va proposta come integrante
ai vari cammini di formazione che già esistono nella nostra comunità parrocchiale.
E’ importante cercare di arrivare ad avere un cammino di formazione discreto, ma
costante nel tempo.
Attualmente il gruppo Ra.Mi. prevede la formazione per:
-Rami 12/13
-Rami GVS I fascia
-Rami GVS II fascia
Proposta di cammino
- Stabilire almeno un incontro mensile di formazione;
- Promuovere eventi: Mission Possible; Concorso Missionario 6 gennaio; Visita ad
ammalati e anziani;
- Curare la spiritualità: veglia ottobre; veglia martiri missionari; animazione messe
S. Teresa e S. Francesco Saverio;
- Proporre iniziative: banchetti; raccolte; …
Si propone, inoltre, di organizzare la formazione missionaria come con un cammino
in quattro passi:
• La catechesi missionaria (primo passo): ci aiuta a conoscere la missione di Gesù,
la missione della chiesa e la nostra propria missione.
• La spiritualità missionaria (secondo passo): è centrale nella missione perché ci
prepara ad avere il cuore, i sentimenti, le attitudini di Gesù.
• Il servizio missionario (terzo passo): è la formazione pratica ad una coscienza
aperta sul mondo.
• Nella formazione missionaria promuoviamo la comunione missionaria (quarto
passo), cioè un’esperienza comunitaria “come gli apostoli con Gesù”, nella quale
condividiamo la vita e i servizi realizzati, mentre riceviamo la luce e l’impulso per la
missione.
Seguendo questi quattro “passi”, possiamo accompagnare ogni membro del gruppo
a realizzare un processo ciclico di formazione missionaria. Comincia “ascoltando” la
Parola, passa a “viverla” personalmente, fa il “servizio missionario” corrispondente
e rinforza la sua “comunione per la missione”.
Questo lo possiamo sempre realizzare avendo come base la luce e la forza che ci
ha dato Gesù con il suo Spirito Santo. Lui è il protagonista della missione e della
formazione dei suoi missionari.
La formazione si svolge nella missione e per la missione. Questa formazione porta i
membri del gruppo ad essere, tutti i giorni, missionari nelle proprie famiglie,
missionari nel proprio lavoro o a scuola, missionari nella propria comunità, in tutta la
società e nel mondo intero.
Per la formazione degli educatori Ra.Mi. si propongono tre livelli:
1) Formazione personale:
Attenzione all’altro, ovvero cura delle relazioni, che è alla base della
propria vocazione missionaria;
Informazione sull’attualità;
Conoscenza socio-economica del territorio;
Esperienza diretta di carità.
2) Formazione di gruppo:
Studio del territorio e informazione sull’attualità;
Discussione delle varie problematiche che impediscono i poveri a
vivere dignitosamente, ecc.
Conoscenza delle iniziative delle PP.OO.MM.
Esperienze di spiritualità missionaria
3) Formazione diocesana
Caritas
Movimento giovanile missionario