“Il Mito di Narciso”

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“Il Mito di Narciso”
Il mito di Narciso - Kemisia
“Il Mito di Narciso”
Kemisia
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Diciamoci la verità, siamo tutti un po’ narcisi…
“quando nacque narciso, la madre, la ninfa Lìriope, interrogo’ Tiresia per sapere se quel
bimbo, prodigiosamente bello, avrebbe avuto una lunga vita. L’indovino rispose di si, a
condizione che non conoscesse se stesso. Quella previsione così oscura, era destinata ad
avverarsi nel modo piu’ sorprendente e più tragico. Alla consunzione di Eco, disperatamente
innamorata di Narciso, che si riduce ad una flebile voce senza piu’ corpo, segue – crudele
contrappasso- lo struggimento di narciso, disperatamente innamorato di se stesso, che si
spegne anche lui nel fiore degli anni.”
Le Metamorfosi - Ovidio -
Eco e Narciso- John William
D
iciamoci la verità, siamo tutti un po’ narcisi, a tutti noi piace guardarsi
allo specchio prima di uscire, ci pettiniamo, ci trucchiamo, molte e molti
vanno regolarmente dall’estetista ecc..ecc…. La classica risposta di chi si
sente punto nel vivo è che “curarsi” e volersi bene non vuol dire essere narcisisti. In
questi casi io in genere rispondo che va bene “curarsi”, lo facciamo tutti, ma andare
tutte le settimane dall’estetista non è Curarsi ma è voler spendere a caso 30 euro per
farsi togliere dalle gambe i peli che in realtà non hai.
“ complemento libidico dell’istinto di conservazione” Freud descrive così il
narcisismo. Inizialmente, riscontrando in qualche paziente questo “istinto” ad
osservare se stessi riflessi, aveva definito l’atteggiamento narcisista come una
compunzione patologica del comportamento psicopatico. Dopo aver visto uno
svariato numero di pazienti col solito comportamento psicopatico è tornato sui
suoi passi definendo l’amore per la propria immagine solamente il bisogno di
vedere anche negli altri tratti del proprio essere, tali tratti vengono ricercati
istintivamente anche nella persona amata. Guardando l’immagine dell’amato si
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cerca impulsivamente di trovare tratti della nostra immagine come quando ci
guardiamo allo specchio. Quindi noi non abbiamo la coscienza di quello che
stiamo guardando, ma lo osserviamo solo perché deve assomigliare al nostro
aspetto. Da qui Freud ha dedotto che siamo tutti un po’ narcisisti e che
l’atteggiamento non è affatto patologico.
Lo prendo per buono, anche se non sono molto d’accordo sul fatto che
ricerchiamo la nostra immagine negli altri, ma lui è Freud e io no, probabilmente
lo sa meglio di me.
La citazione che ho inserito a inizio pagina, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio,
narra della nascita di questo bellissimo Bambino e del destino che gli sarebbe
toccato qual’ora avesse conosciuto se stesso e la sua immagine. Va da se
immaginarsi che dopo tale profezia Lìriope abbia fatto sparire di casa qualunque
superficie riflettente per paura che Narciso potesse vedere se stesso.
A sedici anni Narciso era il ragazzo più bello che si fosse mai visto, chiunque
avrebbe voluto averlo come amante ma a lui non interessava. Amava la caccia,
non aveva amici e tantomeno amanti, non gli interessava amare gli altri e viveva
così una vita particolarmente egoistica, se così vogliamo definirla.
A causa dei suoi reiterati rifiuti molti si sono offesi o addirittura si sono tolti la
vita. Fu questo il caso di Aminia, un ragazzo innamorato di Narciso che un
giorno gli inviò un biglietto :
” dammi un pegno che m’ami, o dolce amico, perché senza il tuo amor non vale la pena
vivere ”
Per tutta risposta narciso gli inviò una spada, come a significare che non gli
importava la sorte del ragazzo e che la sua vita non gli premeva particolarmente.
Aminia si suicidò realmente, con la spada che gli aveva regalato, dopo aver
supplicato gli Dei perché vendicassero la sua umiliazione.
La città a quel punto lo odiava e lo descriveva come un insensibile, ma Narciso
forse era crudele o forse troppo impegnato da se stesso per poter pensare agli
altri e nei momenti di crisi si rifugiava nella sua unica passione, andava a caccia
da solo.
Ed è proprio mentre si trovava a cacciare nel bosco che incontra la bella ninfa
Eco.
“Allora Eco aveva ancora un corpo, non era soltanto una voce e, per quanto loquace non
parlava in modo diverso da ora: poteva solo ripetere di molte parole le ultime. A
infliggerle questo castigo era stata giunone, che piu’ di una volta avrebbe potuto
sorprendere le ninfe sui monti che amoreggiavano col suo giove, ma lei astutamente
tratteneva la Dea con lunghi discorsi aspettando che le ninfe fuggissero.
Quando la figlia di saturno se ne accorse, disse: “ di questa lingua che mi ha ingannato,
potrai fare un uso limitato, e brevissima sarà la durata della tua voce.”
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Eco si era innamorata di Narciso qualche tempo prima mentre vagava per i
boschi, ma non avrebbe mai potuto dirglielo. Dopo la punizione di Giunone lei
non poteva parlare per prima ma avrebbe potuto ripetere solo le ultime parole
che qualcuno le rivolgeva.
“quando ella lo vide aggirarsi tra i boschi , si accese di tenero amore e di nascosto ne segui
le orme, e quanto più gli si accostava, tanto più le si infiammava il cuore, così come lo
zolfo che è in cima alle fiaccole prende fuoco non appena vede la fiamma che gli si
avvicina. Oh poterlo fermare! Oh, potergli rivolgere frasi amorose e suadenti preghiere!”
Le Metamorfosi - Ovidio Quel giorno comunque Eco lo seguiva come al solito, ma Narciso si accorse che
alcuni rumori provenivano dal bosco. Riporto di seguito la conversazione che
ebbero i due secondo come la racconta Ovidio:
“ Qualcuno c’è?”. “c’è “ aveva risposto Eco. Resta stupito, guarda in ogni direzione, poi
grida a gran voce” vieni!”. Lei chiama lui che la chiama. Si volta e non vedendo nessuno,
“ perché -dice- mi fuggi?” e quante parole disse tante ne ebbe in risposta. Insiste e
ingannato dal ritorno della voce, dice:” incontriamoci qui” ; Eco,che a nessun invito
avrebbe risposto più volentieri, ripete “ incontriamoci qui”. E alle parole fece seguire i
fatti : uscì dalla selva e corse bramosamente a gettargli le braccia al collo. Egli fugge e
fuggendo esclama: “ Toglimi le mani di dosso!non abbracciarmi! Che io muoia prima che
tu possa possedermi”. Nient’altro rispose lei, se non “ che tu possa possedermi”
Le
Metamorfosi - Ovidio Offesa dal rifiuto che aveva ricevuto, specialmente dopo essersi illusa di averlo
conquistato, Eco si lasciò appassire vagando nel bosco in solitudine, fino a
perdere il suo corpo e a rimanere soltanto una voce che ripete le ultime parole
dei viandanti. In questo modo nasce L’eco che tutti noi oggi conosciamo essere
una dilatazione del suono nello spazio dipendente dalle onde sonore.
La tragica fine di eco assieme al suicidio di Amina rese Narciso odiato da tutti
coloro che prima lo amavano, a lui non importava, ma la notizia della crudeltà
del suo comportamento arrivò agli Dei.
Narciso era colpevole di due morti che pesavano molto, le divinità si sono
sempre commosse davanti alle morti “romantiche”, quindi decisero che narciso
meritava di essere punito. Un ragazzo così crudele non era degno di essere
amato dagli altri, doveva amare soltanto se stesso e non avrebbe più recato
danno a nessuno con la sua crudeltà.
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Nicolas Paussin – Eco e Narciso – 1628
Nel frattempo la vita di narciso scorreva normalmente, un giorno mentre era a
caccia si accostò ad un piccolo lago, si affaccio per bere e per la prima volta vide
il suo viso riflesso nell’acqua.
Da questo punto in poi si possono riscontrare vari finali della storia, riporterò qui
sotto quello di Pausania e quello di Ovidio.
Metamorfosi di Ovidio:
” Ignaro cominciò a bramare se stesso. Lodò e fù lodato. Desiderò e fù desiderato.E
quante volte baciò la fonte ingannatrice, e quante volte immerse nell’acqua le tremanti
braccia pur non riuscendo ad abbracciare la persona amata. “ chiunque tu sia ragazzo,
esci dall’acqua e vienimi incontro! Perché hai deciso di farmi soffrire? Perché mi
sfuggi?perchè fai di tutto per sottrarti al mio amore? Eppure quando ti tendo le braccia,
anche tu me le tendi ; e quando sorrido anche tu mi sorridi, e quando piango anche tu
piangi “ Le Metamorfosi - Ovidio Ovviamente, a furia di muovere l’acqua l’immagine riflessa divenne tremolante e
Narciso fu colto dalla disperazione di aver perso per sempre il suo unico amore,
cominciò a gridare disperato e li vicino a quella riva si pugnalò. Dove giaceva il
suo corpo nacque un bellissimo fiore il “Narciso”.
Secondo pausania invece, Narciso aveva una sorella gemella che aveva amato
con tutto se stesso, ma che era morta a causa di una malattia. Vide nel lago la sua
immagine riflessa e la scambiò per quella di sua sorella e allora si gettò in acqua
per rincorrere quel sogno. Nonostante Narciso fosse figlio di un fiume e di una
ninfa non sapeva nuotare e quindi morì affogato.
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In un racconto del 1200, Narciso vede la sua immagine riflessa nell’acqua di una
fontanella e non riesce piu’ a smettere di guardarla, non si mosse per molto
tempo, fino a che il suo corpo non si spense e morì.
“il mito di Narciso” Caravaggio
Narciso è sempre stato e sempre sarà la raffigurazione della vanità. Ai tempi
odierni con il termine “narcisista” intendiamo descrivere una persona che ha una
stima spropositata del proprio corpo e un’adorazione eccessiva della propria
immagine o delle proprie qualità. Il concetto di “bello” che si vuole intendere
descrivendo questo personaggio non è quindi quello di una bellezza assoluta e
divina, ma solamente l’eccessivo attaccamento al proprio aspetto esteriore che
prescinde anche da quanto no sia realmente bello. Apollo è per la mitologia
classica l’immagine della bellezza maschile rispecchiando in tutto e per tutto i
canoni dettati dalla concezione classica, come Venere lo era per il sesso
femminile.
Narciso si infiltra in questa concezione di bellezza pura, portando con se un
messaggio importante, amare troppo se stessi porta alla morte.