usare con cautela
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Utilità dei pesticidi e rischi per la salute e per l’ambiente Pesticidi: usare con cautela di Carmen C. Piras Il termine pesticida deriva dall’inglese “pest”, pianta o animale nocivo, e “-cide”, dal latino “caedere”, uccidere. Si tratta di sostanze naturali o sintetiche impiegate in agricoltura nella lotta contro insetti, erbe infestanti, parassiti e numerosi altri organismi. In tal senso sono decisamente utili, ma devono essere usati con gli opportuni accorgimenti, in quanto spesso si tratta di sostanze tossiche, assai pericolose anche per l’uomo e per l’ambiente. Ce l’hanno dimostrato alcuni disastri legati al loro uso sconsiderato. Ciò ha contribuito a creare la pessima reputazione della chimica, che oggi sappiamo essere del tutto immeritata. Uso dei pesticidi Sì, ma con cautela La comparsa dei pesticidi L’utilizzo dei pesticidi in agricoltura è, in realtà, molto più antico di quanto si pensi. Alcuni preparati utili contro le mosche sono annoverati già nel papiro di Eber del 1500 a.C. che rappresenta la più antica classificazione dei veleni. Nell’Odissea (1000 a.C. circa), Omero narra di come Ulisse bruciasse dello zolfo per allontanare gli insetti dalla casa e dal cortile. I cinesi, nel 900 d.C., utilizzavano il solfuro d’arsenico. Nel corso della storia vari composti inorganici come zolfo, arsenico e tallio hanno avuto un importante ruolo come pesticidi, così come prodotti organici naturali quali la nicotina, ampiamente impiegata a tale scopo, e il rotenone, utilizzato nel 1725 in America Latina come veleno per i pesci. Risale al 1942 l’immissione in commercio Struttura del DDT, il para-diclo- del para-diclorodifeniltricloroetano - il prirodifeniltricloroetano. mo insetticida moderno, capostipite della classe degli organoclorurati - che tutti conosciamo come DDT. Fu sintetizzato per la prima volta in Germania nel 1874, ma solo nel 1939 ne fu riconosciuta l’efficacia contro vari tipi di insetti, tra cui mosche e zanzare, e da quell’anno fu ampiamente usato soprattutto per debellare la malaria. Negli anni Quaranta vennero introdotti nel mercato molti altri insetticidi, come l’aldrin, il dieldrin e il lindano, diretti discendenti del DDT, e gli organofosforici, sintetizzati in Germania alla fine degli anni Trenta, tra i quali il parathion fu il primo ad essere commercializzato. Successivamente furono prodotti altri composti simili quali sarin, tabun e soman, che, pur appartenendo alla stessa famiglia, presentavano una tossicità molto maggiore e trovarono, tristemente, utilizzo come gas nervini, armi chimiche letali. Negli anni Cinquanta, studi condotti sulla fisostigmina, un alcaloide isolato dal Physostigma venenosum, pianta endemica dell’Africa Occidentale, portarono alla scoperta di una nuova classe di composti: i carbammati, il cui meccanismo d’azione era analogo a quello degli organofosforici, rispetto ai quali risultavano, però, meno tossici. Fiore di Tanacetum cinerariifolium (Asterales, Asteraceae), noto col nome comune di Piretro della Dalmazia. [Immagine: Kenpei, Wikipedia Commons, 2007] 11 I vari tipi di pesticidi Alla famiglia dei pesticidi appartengono numerosissimi composti, che, per semplicità, possono essere raggruppati in diverse classi sulla base del bersaglio su cui agin.27 | Settembre 2012 scono (insetticidi, erbicidi, fungicidi ecc.), ciascuna delle quali comprende sostanze con caratteristiche chimiche e tossicologiche diverse. Esistono sostanzialmente cinque gruppi di composti: benzoiluree, carbammati, organoclorurati, organofosforici e piretroidi, i quali agiscono con meccanismi differenti. I piretroidi e i composti organoclorurati Queste molecole agiscono come insetticidi e acaricidi modificando l’attività dei canali al sodio voltaggio dipendenti, biomolecole di natura proteica indispensabili per la trasmissione dei segnali elettrici tra le cellule nervose. Durante la trasmissione degli impulsi, essi vanno incontro ad un processo sequenziale di attivazione (trasmissione del segnale), inattivazione (cessazione del segnale) e recupero dall’inattivazione (periodo durante il quale il canale si prepara alla trasmissione di nuovi impulsi). I piretroidi, legandosi alla subunità alfa del canale al sodio, sono in grado di rallentarne l’attivazione e l’inattivazione, causando uno stato di ipereccitabilità cellulare. I primi insetticidi appartenenti a questa famiglia sono stati ottenuti dalle piretrine, estratti del Tanacetum cinerariifolium (Chrisanthemum cinerariifolium), un comune crisantemo, ed essendo fotosensibili sono stati successivamente sostituiti da analoghi sintetici: i piretroidi. Questi, grazie alla bassa tossicità sui mammiferi, costituiscono attualmente circa il 25% del mercato mondiale degli insetticidi. Fanno parte dello stesso gruppo oltre 40 principi attivi, tra cui l’alletrin, il cypermetrin, il deltametrin, il fenotrin e il resmetrin. I composti organoclorurati comprendono aldrin, dieldrin, lindano, mirex, clordecone, eptaclor e toxafene, oltre al già citato DDT. Quest’ultimo è stato fondamentale per sconfiggere la malaria in numerosi Paesi, tra cui l’Italia, o almeno per controllarla in aree ad alta endemia. Essendo stato lanciato sul mercato come un composto praticamente non nocivo, l’uso di DDT negli Stati Uniti attorno al 1960 raggiunse Uso dei pesticidi Sì, ma con cautela I piretroidi sono una classe di insetticidi e acaricidi, analoghi di sintesi delle piretrine naturali. Qui vediamo la struttura dell’alletrin, il primo composto di questa classe ad essere mai stato prodotto, componente principale di un notissimo insetticida in commercio. le 36mila tonnellate all’anno, ma si ridusse drasticamente in seguito alla scoperta della sua tossicità per l’uomo a seguito di esposizione acuta e cronica. Questo pesticida agisce con un meccanismo simile a quello dei piretroidi; in particolare, modifica l’attività dei canali al sodio voltaggio dipendenti, inducendo un rallentamento della chiusura in seguito all’attivazione e aumentando, in questo modo, l’eccitabilità neuronale. I carbammati e i composti organofosforici L’acetilcolina è un neurotrasmettitore coinvolto nei processi cognitivi (memoria, attenzione), nei cicli sonno-veglia, In alto formula generale dei carbammati (o uretani), composti organici caratterizzati dalla presenza di un gruppo amminico, anche sostituito, legato a un gruppo estereo, tale struttura è qui evidenziata in rosso. In basso il feniluretano, uno dei più diffusi, in cui il sostituente R1 è rappresentato da un fenile (-C6H5) e R2 da un etile (-CH2CH3). Nel testo, il malathion, uno noto insetticida e acaricida organofosforato. 12 nell’attivazione comportamentale, nella regolazione del movimento e del sistema cardiovascolare e nel controllo del sistema endocrino. Per svolgere la sua funzione viene liberata dalle terminazioni nervose nello spazio sinaptico, dove si lega a specifici recettori del neurone successivo. Viene quindi inattivato dall’enzima acetilcolinesterasi mediante idrolisi; si formano, così, acetato e colina. Quest’ultima può poi essere riutilizzata per la sintesi di nuova acetilcolina. I carbammati e i composti organofosforici inibiscono l’acetilcolinesterasi, impedendo la degradazione del neurotrasmettitore che si concentra nello spazio sinaptico, in questo modo viene alterata la comunicazione interneuronale. n.27 | Settembre 2012 Gli inibitori dell’acetilcolinesterasi si distinguono in: • reversibili, in grado di inattivare l’enzima temporaneamente; fanno parte di questo gruppo farmaci come donepezil, rivestigmina e galantamina, utilizzati per migliorare le funzioni cognitive in pazienti affetti dal morbo di Alzheimer e rallentare il decorso della malattia; • irreversibili, in grado di inattivare l’enzima in maniera irreversibile. Nel caso dei carbammati l’inibizione dell’acetilcolinestrerasi è transitoria, mentre gli organofosforici provocano un’inibizione irreversibile dell’enzima, la cui funzione può essere ripristinata solo attraverso sintesi ex novo. Ciò si riflette in una diversa tossicità per l’uomo. Entrambe le cassi di composti causano i sintomi caratteristici di una stimolazione colinergica prolungata: miosi, aumento della motilità gastrointestinale, aumento delle secrezioni e della salivazione, fascicolazioni muscolari ed effetti sul sistema nervoso centrale quali sonnolenza, letargia, confusione mentale e depressione dei centri respiratori. Tuttavia, essendo l’azione dei carbammati transito- ria, l’intossicazione acuta indotta da tali composti si risolve spontaneamente nel giro di poche ore, mentre nel caso degli insetticidi organofosforici, per evitare gravi conseguenze, è necessario l’immediato intervento medico per somministrare atropina al paziente. Questa, essendo un antagonista dei recettori per l’acetilcolina, produce effetti opposti rispetto agli inibitori dell’enzima, tra cui: secchezza delle fauci, midriasi, broncodilatazione, aumento della frequenza cardiaca. Fanno parte della classe dei carbammati l’aldicarb, il carbaril, il carbofuran e il propoxur, mentre tra gli organofosforici troviamo il clorpirifos, il malathion, l’azinfosmetil e il diazinon. Le benzoiluree Queste molecole fungono da inibitori della biosintesi di chitina, il principale compo- Uso dei pesticidi Sì, ma con cautela Il diflubenzuron, una benzoilurea. nente dell’esoscheletro degli insetti. Interferendo sulla formazione di questo composto, alterano la formazione della cuticola di rivestimento delle larve, interrompendone lo sviluppo e provocandone la morte. Questi composti sono stati introdotti negli anni Settanta con l’immissione sul mercato del diflubenzuron (1975). Delle benzoiluree fanno parte anche il flufenoxuron, il teflubenzuron, il diflubenzuron e il triflumoron. Utilizzo dei pesticidi Normalmente i pesticidi vengono commercializzati come polveri, granulati, paste, microcapsule e concentrati, nelle quali sono addizionati ad altre sostanze con diverse funzioni: -- adesivanti, permettono di aumentare l’adesività dei principi attivi sulla superficie delle specie trattate; -- antievaporanti, riducono l’evaporazione delle molecole dalla superficie; -- tensioattivi, riducono la tensione superficiale dell’acqua e aumentano, di conseguenza, la bagnabilità delle superfici di contatto; -- penetranti, facilitano la penetrazione dei principi attivi; -- diluenti, solventi, disperdenti, permetUn insetticida a base di estratto tono di evitare che le particelle disperdi piretro, DDT e lindano comse nel preparato sedimentino. mercializzato in un diffusore manuale. [Immagine: Tamorlan, Wikipedia Per poter essere distribuiti sulle colture Commons, 2009] devono poi essere disciolti in un acqua e e dispersi sulle colture sotto forma di aerosol mediante diffusori manuali (in questo caso esistono 13 n.27 | Settembre 2012 alcune versioni commerciali pronte all’uso come quella in figura), meccanici trasportati su macchine agricole o anche su piccoli aerei. Il fine è quello di depositarli uniformemente sul raccolto al fine di proteggere le superfici esposte dai parassiti. Per poter permettere l’immissione in commercio dei prodotti agricoli trattati, i residui di tali sostanze chimiche devono essere presenti in concentrazioni inferiori a specifici limiti di legge. Questo perché la maggior parte dei fitofarmaci utilizzati, non sono totalmente selettivi verso le specie bersaglio, ma possono risultare tossici anche per altri organismi, tra cui l’uomo. Il limite massimo di residuo (MRL) è stabilito dal regolamento CE n. 396/2005, entrato in vigore nel settembre 2008, per i diversi tipi di pesticidi nei vari prodotti alimentari di natura animale o vegetale. I controlli sono solitamente rigidi, vengono effettuati sia da agenzie pubbliche che da strutture private di autocontrollo (ad esempio laboratori delle associazioni di produttori o delle camere di commercio). La quantità dei residui di pesticidi su frutta e verdura dipende da vari fattori: • caratteristiche intrinseche del principio attivo, come stabilità chimica e capacità di penetrazione; • dose utilizzata, risulta ovviamente proporzionale al residuo sulla pianta; • tipo di formulazione, influenza l’assorbimento e la distribuzione del composto; • tecniche di applicazione, da cui dipende l’uniformità di copertura; • tipo di coltura trattata. Inoltre, in seguito all’applicazione, il pesticida può andare incontro a diversi processi che ne riducono il deposito iniziale come, ad esempio, reazioni di degradazione enzimatica e fotodegradazione, evaporazione, o rimozione da parte di agenti atmosferici (piogge ecc.), acqua di lavaggio o di irrigazione. Effetti sulla salute e sull’ambiente L’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, stima che ci siano ogni anno circa tre milioni di ricoveri ospedalieri causati da intossicazioni acute con pesticidi, la maggior parte delle quali nel Sud-Est Asiatico e nei Paesi in via di sviluppo, dove non vengono effettuati adeguati controlli sanitari e non vengono rispettate le norme per l’utilizzo sicuro dei pesticidi. Tonnellate di questi composti sarebbero accumulate in America Latina, Botswana, Etiopia, Mali, Marocco, Tanzania, Ucraina, dove vengono stoccati in condizioni decisamente inadeguate, in contenitori spesso deteriorati, dai quali possono verificarsi rilasci accidentali pericolosi non solo per l’uomo, ma anche per l’ambiente. L’uso indiscriminato di fitofarmaci avvenuto in passato ha portato, infatti, all’alterazione dell’equilibrio biologico, a fenomeni di tossicità su varie specie animali e alla comparsa del fenomeno della resistenza in diverse popolazioni di organismi nocivi. L’esposizione ai pesticidi può avvenire attraverso vie diverse. Gli addetti alla produzione rappresentano la categoria più a rischio; infatti, le stesse sostanze utilizzate per la loro formulazione possono presentare una notevole tossicità. Emblematico è stato il disastro di Bhopal, uno dei più gravi incidenti chimici della storia, ancora oggi non si conosce l’esatto numero di vittime che esso ha causato, valutato complessivamente attorno ai 25.000! Un aereo utilizzato per il tratta- Gli agricoltori sono un’altra delle categorie mento con pesticidi di vaste col- a maggior rischio, come dimostra il caso ture. di intossicazione da nemagon, un pestici14 n.27 | Settembre 2012 da utilizzato negli anni Settanta e Ottanta nelle piantagioni di banane di Costa Rica, Honduras e Nicaragua. Infatti, lo stoccaggio improprio di pesticidi può rendere possibili contaminazioni con altri prodotti immagazzinati o provenienti dall’esterno, quando non li rende addirittura accessibili ai bambini. Inoltre, durante l’applicazione possono verificarsi fenomeni di intossicazione per inalazione dei vapori, contatto con la pelle, occhi, mucose o contaminazione di cibi e bevande. Per evitare che questo accada, è indispensabile che gli operatori indossino tute, guanti, scarpe e maschere di protezione, seguano tutte le norme per una corretta applicazione e si sottopongano a periodiche visite mediche. I consumatori, purtroppo, non sono esenti da rischi nel caso in cui un’impropria lavorazione dei prodotti alimentari porti ad un’eccessiva presenza di residui o se vengono utilizzati prodotti particolarmente pericolosi. Ad esempio, negli anni Settanta in Irak si verificò l’intossicazione di circa 6mila persone in seguito al consumo di grano trattato con un composto di metilmercurio, un pesticida assai nocivo a basso costo. Nonostante i pericoli dovuti all’esposizione ai fitofarmaci siano molteplici, è innegabile il fatto che il loro impiego abbia portato a numerosi vantaggi. Grazie ai pesticidi sono state controllate o debellate gravi malattie come la malaria, l’encefalite virale, il tifo e la febbre gialla. Inoltre, il loro utilizzo permette di ridurre significativamente le perdite di prodotti agricoli danneggiati da parassiti, con enorme beneficio per i Paesi più poveri, dove risulta vitale il recupero di tutte le possibili fonti alimentari. Soprattutto in questi luoghi, Uso dei pesticidi Sì, ma con cautela Il disastro di Bhopal Nel 1969 venne realizzato a Bhopal, capitale dello stato indiano del Madhya Pradesh, un grande stabilimento dell’Union Carbide. Fino agli anni Ottanta vi si produsse un pesticida sperimentale, il carbaril (noto anche col nome commerciale sevin), contenente come principio attivo l’isocianato di metile (MIC), sostanza altamente tossica in grado di causare - a seguito di contatto, ingestione o inalazione - tosse, difficoltà respiratorie, asma, irritazioni cutanee e alle mucose, lacrimazione e temporanea cecità e, nei casi più gravi, polmonite, edema polmonare, emorragie e morte. La crisi economica del 1982 comportò una drastica riduzione delle vendite di sevin e due anni dopo, la fabbrica fu costretta a chiudere i battenti. Il personale, compreso quello responsabile dei controlli di sicurezza, venne licenziato e circa 63 tonnellate di isocianato di metile, che dovrebbe essere stoccato in condizioni di refrigerazione (attorno a O°C), vennero invece conservate a temperatura ambiente in tre serbatoi interrati. Il lavaggio con acqua per l’eliminazione delle impurità dalle tubazioni, operazione delicata da effettuarsi da parte di operai specializzati, venne invece effettuata da operatori inesperti. Il 2 dicembre 1984, a causa dello stato di abbandono e declino e delle scarse misure di sicurezza adottate nello stabilimento in disuso, una delle saracinesche, bloccata da incrostazioni, non si aprì regolarmente per permettere la pulitura, provocando così un aumento di pressione nelle tubature. Queste ultime non erano perfettamente a tenuta e l’acqua in pressione percolò nel suolo, raggiungendo una cisterna che conteneva 42 tonnellate di isocianato di metile. La temperatura ambiente, relativamente elevata, fece sì che esso reagisse con l’acqua, dando luogo ad una reazione fortemente esotermica con produzione di gas letali. Ciò provocò una forte esplosione con conseguente formazione di una nube tossica che raggiunse l’abitato, causando circa 500mila casi di intossicazione e numerosi morti, complessivamente valutati attorno ai 25.000. A tutt’oggi non si sa con esattezza quale sia il numero effettivo delle vittime di questo notissimo incidente che ha contribuito in maniera significativa alla pessima opinione pubblica della chimica, in realtà dovuta alla superficialità, alla trascuratezza, all’ignoranza o, peggio, alla malvagità di chi usa i suoi ritrovati. tenendo conto di vantaggi e svantaggi, in nome del male minore si continuano a utilizzare composti tossici come il DDT per combattere malattie come la malaria. Il caso del nemagon Il nemagon (1,2-dibromo-3-cloropropano), o fumazone, è un pesticida meglio conosciuto come DBCP, che è stato utilizzato in passato su oltre 40 diverse colture, in particolare nelle piantagioni di banane per controllare i nematodi che ne parassitano e danneggiano le radici, in quanto tale composto pareva avere anche una funzione fertilizzante nei confronti di questo albero. Nel 1977 alcuni studiosi scoprirono che l’esposizione al nemagon poteva provocare gravi danni all’apparato riproduttivo, sterilità, azoospermia, oligospermia, aborti prematuri. Successivamente emerse che questo fitofarmaco presentava anche proprietà mutagene, cancerogene e teratogene. Pertanto il suo utilizzo negli Stati Uniti venne proibito, ma non non venne sospesa la produzione, destinata all’esportazione verso l’America Latina, l’Africa e l’Asia, Paesi in cui l’uso era ancora ammesso. L’impiego indiscriminato di questo pesticida nelle piantagioni di banane del Nicaragua portò a migliaia di casi di intossicazione, specialmente nei lavoratori addetti alla coltivazione, i quali non erano a conoscenza dei rischi a cui erano esposti e, quindi, non utilizzavano adeguati dispositivi di protezione individuale. Emerse, inoltre, che gli stessi tubi utilizzati di notte per irrorare il fumazone, di giorno venivano assurdamente utilizzati per portare l’acqua potabile nelle case dei contadini, i quali continuano tutt’oggi a pagarne le conseguenze sulla propria pelle. Oltre che per la salute dei bananeros, il nemagon è risultato decisamente dannoso per l’ambiente e gli animali presenti nelle piantagioni: uccelli, rospi e molti altri ancora. 15 n.27 | Settembre 2012 Nel terzo millennio dobbiamo sperare che la ricerca chimica di settore venga in aiuto del pianeta ideando nuovi pesticidi, sempre più selettivi verso gli organismi bersaglio e, di conseguenza, meno tossici per l’uomo e l’ambiente. Ma non solo, essi dovrebbero essere anche economici in modo da poter essere messi a disposizione delle popolazioni meno agiate, per le quali la resa delle colture è spesso legata alla sopravvivenza stessa. Carmen C. Piras Chimico Lo stabilimento della Union Carbide di Bhopal. [Immagine: Luca Frediani, Wikipedia Commons, 2008] L’isocianato di metile (in alto) è un composto caratterizzato da tossicità acuta e cronica, utilizzato per la produzione del carbaril (in basso). Formula del DBCP (1,2-dibromo-3-cloropropano), un pesticida utilizzato contro i vermi nematodi parassiti delle piante.