Scarica - Rèclame Savigliano

Transcript

Scarica - Rèclame Savigliano
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - 70% -MP-NO/ TORINO N. 1/Anno 2012
ANNO 1
NUMERO
1
GENNAIO
2012
d e l l a
P r o v i n c i a
G RAN D A
...Libero
di informare
1
2
L’ editoriale
di
G ianni T ernavasio
Di cosa ha bisogno
l’imprenditore agricolo
Questa rivista si può dire nasca dai campi. Non la stampa, ma certamente l’idea arriva da lì, dove lavoro da sempre, dall’esperienza quotidiana e dalle necessità di aggiornamento maturate nell’azienda agricola di Cavallermaggiore, patrimonio di generazioni di miei antenati.
Sono prima di tutto un utente dei mezzi di comunicazione del settore
e non posso dire che l’offerta manchi. Anzi. Ogni sindacato, categoria
e istituto del comparto primario in provincia di Cuneo ha il suo organo
di informazione. Sono tutti mezzi rispettabili, che svolgono bene la loro
funzione di rappresentanza di parte. Ma quel che finora mancava era
un luogo, una piazza mediatica dove l’imprenditore agricolo potesse incontrare tutti e confrontarsi liberamente sui problemi, le prospettive e
le opportunità del suo lavoro, al di là delle sacrosante posizioni delle
singole “parrocchie”.
Per questo ho promosso la nascita de “L’imprenditore agricolo
della provincia Granda”. Per informare liberamente, senza vincoli di
appartenenza, ricercando il meglio di quanto offre il mercato del nostro
mondo agricolo, come insieme di agricoltori, allevatori, frutticoltori,
commercianti, operatori della meccanizzazione, sindacalisti, ricercatori, politici, tecnici, veterinari, consulenti finanziari.
“L’imprenditore agricolo” deve essere aperto e libero, come
lo sono i suoi lettori che vogliono guardare avanti, oltre gli steccati e la crisi.
Vogliamo mettere insieme questi orientamenti e coltivarli con la
garanzia di professionalità, ragione per cui la nostra società editrice ha chiamato alla direzione della
rivista uno dei giornalisti che meglio conosce il territorio e la complessa realtà del comparto agricolo
provinciale: Osvaldo Bellino.
Stiamo definendo un percorso ricchissimo di stimoli, attorno ai quali ritrovarsi e ragionare del futuro, in un momento decisivo per le sorti della nostra economia. Ci sono in cantiere molte novità e
l’entusiasmo con cui l’iniziativa editoriale è stata accolta dagli inserzionisti pubblicitari ci incoraggia a
compiere gli investimenti necessari, a cominciare dall’invio della rivista a tutti gli imprenditori agricoli
della Granda. A loro e a tutti quanti vorranno offrire un contributo ideale o materiale alla crescita del
giornale, sono spalancati le porte, i telefoni e gli indirizzi telematici della redazione.
“L’imprenditore agricolo”, in fondo non nasce oggi.
E’ sempre esistito in tutti noi, imprenditori agricoli.
3
L’I mprenditore A gricolo
S O M M ARIO
L’ editoriale
3
F iere
15
25
Di cosa ha bisogno
l’imprenditore agricolo
O rizzonte T erra
5
27
Il futuro degli uomini
che lavorano la terra
N otizie
16
L’ aria
6
“Monti” visto dai campi
Caro Monti, forse è l’ora di
mettersi gli stivali
A ttualità
14
20
24
30
di
N atura
22
Kiwi la colpa è dei cinesi?
Nocciole.
Finanziamenti dalla Regione
Mele il borsino delle varietà
Pac solo ai veri agricoltori
Nitrati, da gennaio c’è la
deroga europea
Carne il consumo crescerà
del 73%
Animali selvatici
e imprenditori
Cavallo, sport e piacere
N otizie
26
26
dalle
A ziende
Rotopresse Gallignani
“GA V6” regine
del risparmio e della qualità
“3M” di Morozzo,
un venditore per amico
AGRICOLTORI ALLA RISCOSSA
L'agricoltura che sembrava morta, i contadini che sembravano scomparsi nelle grandi
fabbriche cittadine dopo pochi decenni di sradicamento, di lavori servili, di rassegnata offerta di forza lavoro alla modernità cittadina, hanno rimesso in moto
un loro nuovo modo di produrre e di distribuire.
(Giorgio Bocca)
4
28
28
L’addio agricolo
a Giorgio Bocca
cuneese doc
L’improvvisa morte di
Valentina Masante
M ercatino
29
Gli affari dell’imprenditore
I mprese
Bio la cascina dei pionieri
piano
23
7
12
G randa
Allevatori a lezione di futuro
S torie
18
8
10
dalla
che tira
L’articolo 18 dell’agricoltura
P rimo
R adici
Fruit Logistica
Fieragricola a Verona punta
sul sostenibile
Carrù il bue “re” della fiera
L’IMPRENDITORE AGRICOLO
DELLA PROVINCIA GRANDA
Direttore responsabile: Osvaldo Bellino
Direttore editoriale: Valerio Maccagno
Direzione, redazione e amministrazione:
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Tel. 0172.711279 - Fax 0172.716066
e-mail: [email protected]
Editore: Reclame S.r.l.
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Hanno collaborato: Marco Bertorello (fotografo), Paolo Biancardi, Vilma Brignone, Monica
Coviello, Michele Antonio Fino, Roberto Goitre,
Floriano Luciano, Enrico Nicolino, Guido Martini, Claudia Morisiasco
Progetto grafico: Marco Grussu
Pubblicità: Réclame
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Tel. 0172.711279 - Fax 0172.716066
Cell. 348.7616706
e-mail: [email protected]
Stampa: G. Canale & C. S.p.A.
Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro - Torino
Registrazione Tribunale di Saluzzo
n. 3 del 09/01/2012
Costo copia: Euro 1,00
Inviato a tutti gli Imprenditori agricoli
della provincia di Cuneo
O rizzonte T erra
di
F loriano L uciano
Il futuro degli uomini
che lavorano la terra
La prima inchiesta sull’agricoltura italiana è datata 1884 e porta
la firma del senatore Stefano Jacini: un ricco liberista lombardo
che nel suo voluminoso rapporto, tutt’ora noto come Inchiesta
Jacini, chiedeva la riduzione delle spese militari a favore di sgravi fiscali per l’agricoltura. Praticamente – già allora - un mezzo
sovversivo.
Le conclusioni dell’inchiesta erano molto tristi, molto dure: l’Italia non ha un’agricoltura ma cento agricolture diverse fra loro,
con problemi ed opportunità differenti e quindi necessita di cento politiche agrarie diverse. Jacini faceva una serie di critiche a
provvedimenti generali per un sistema così articolato e complesso come la nostra agricoltura italiana.
Ora trasponete questa analisi all’impostazione europea degli ultimi 30 anni e vedete un po’ la “macelleria socio-economica” che ne è venuta fuori.
La quasi totalità della nostra produzione agricola avviene in 9 milioni di ettari, cioè 9 milioni di campi da
calcio. Noi siamo 60 milioni di abitanti. Per ogni italiano vi è meno di un quinto di un campo da calcio,
poco più di un piccolo orto. In queste condizioni la nostra agricoltura non può essere estensiva, ma
abbiamo prodotti di altissimo pregio su cui dobbiamo impegnare la nostra creatività. Perché è evidente
che non abbiamo fatto in questi anni e non potremo fare concorrenza a chi ha terra da buttare via.
Siamo dunque spacciati? Non credo proprio, ma a patto che non continuiamo a scimmiottare altre e
diverse impostazioni imprenditoriali. Il nostro futuro infatti non è nella terra, ma negli uomini. Anche, e
forse soprattutto, in quelli che lavorano la terra.
5
L’ aria
di
che tira
M ichele A ntonio F ino
L’articolo 18
dell’agricoltura
Buon anno? Non vi stupite, nessun errore di battitura. Il punto deve proprio
essere interrogativo. L’agricoltura cuneese ha avuto un brutto 2011, capace
di rinverdire il detto “gnune neuve, bone neuve”.
Ha toccato il fondo la crisi del comparto carne, particolarmente grave
e pesante per settori economicamente più fragili, com’è quello dei
margari, ma con un’alta valenza storica, paesaggistica ed ecologica. Mentre gli ingrassatori di manzi francesi chiudono l’anno
con la domanda in ripresa, chi mantiene i pascoli in quota e
alleggerisce il problema dei reflui azotati in pianura non vede
la luce in fondo al tunnel.
Sul fronte latte, molto è stato fatto e dagli attori che hanno fatto nascere l’impianto di Moretta (che ha scatenato un
virtuoso effetto imitazione in tutto il mercato) è legittimo attendersi uno sforzo per la carne di qualità, per aiutarla a risollevarsi.
C’è spazio, nell’educazione dei consumatori e degli allevatori
in primo luogo: perché le realtà votate all’eccellenza senza compromessi, in Provincia, ci sono già.
E ottengono prezzi migliori, producendo in modo sostenibile.
Il mondo della frutta vive l’apprensione della batteriosi del kiwi, come una famiglia in cui, proprio
al membro più forte, è stato diagnosticato il cancro: nessuna certezza di prognosi e terapia.
Intanto, però, gli espianti per contenere il male aumentano e manca ancora una regia autorevole
del «dopo actinidia»: un governo necessario, per evitare che al danno si sommi danno, che dalla crisi
della produzione del kiwi derivi il K.O. per il mercato (saturo) di mele, pesche o susine.
E’ fondamentale che associazioni e istituzioni guidino la scelta della riconversione di quelle migliaia
di ettari di kiwi che rischiano l’espianto: orientando i produttori a colture attraenti per il mercato,
sottraendoli alle sirene del fotovoltaico a terra, più o meno camuffato da serra.
Infine, il mondo del vino attende con apprensione lo sciogliersi di grandi questioni (fine dei diritti
di reimpianto e aiuti alla distillazione) mentre il mercato tira molto meno di solo cinque anni fa e la
flavescenza morde, anche da noi, come mai prima.
C’è di che avere molti interrogativi. E su tutto aleggia l’IMU sui fabbricati agricoli, che duplica il
tributo (gli agricoltori già pagano per i terreni, nel cui valore sono inglobati i fabbricati al loro servizio)
e non tiene conto di ciò che serve a produrre: stalle e cantine fanno tanti metri quadri perché botti e
vacche sono grosse, anche quando rendono poco.
Qualcuno ha cominciato a dirlo, ma non ancora tutti quelli che dovrebbero. È l’articolo 18 dell’agricoltura: è il caso di occuparsene, trovando l’unità sindacale anche nel mondo rurale.
6
A ttualità
Kiwi la colpa è dei cinesi?
Secondo uno studio condotto da alcuni
biochimici dell’Università di Otago (Nuova
Zelanda), e commissionato dalle imprese
neozelandesi Seeka ed EastPack, il ceppo
virulento della batteriosi del kiwi che sta
devastando i frutteti in Italia e in Nuova
Zelanda avrebbe origini cinesi, come suggerirebbe un raffronto genetico tra ceppi
di batterio Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa).
La notizia, diffusa dal quotidiano agricolo
on-line Fresh Plaza, ci riguarda da vicino:
un rapporto preliminare afferma infatti
che il genoma dei ceppi cinesi di Psa e
di quelli neozelandesi risulterebbe molto
simile; cosa che suggerirebbe un’origine
cinese e non italiana (come inizialmente
ipotizzato) della contaminazione verificatasi in Nuova Zelanda.
Come la batteriosi si sia diffusa in pratica, rimane ancora ignoto. Il polline d’importazione è il materiale vegetale maggiormente sospettato di aver costituito
il veicolo all’introduzione del batterio in
Nuova Zelanda.
Il rapporto dell’Università di Otago afferma anche che i dati del sequenziamento
genetico in suo possesso indicano come
di
F loriano L uciano
l’importazione a fini di ricerca di polline, materiale
vegetale, colture di batterio Psa o frutti
dall’Italia non sono l’origine della contaminazione in Nuova Zelanda. Allo stesso
modo, la causa della batteriosi in Italia
non deriverebbe da materiale vegetale o
frutti di origine neozelandese.
Nel frattempo, il raccolto neozelandese di
kiwi a polpa gialla - i più vulnerabili alla
batteriosi - è previsto in netto calo per il
prossimo anno, nella zona della Bay of
Plenty: da 30 a 10 milioni di cartoni.
Lorenzo Berra nel Consorzio dei vivaisti italiani
Un cuneese è stato nominato nella Commissione tecnico-scientifica del Consorzio interprofessionale dei vivaisti italiani
(Civi) per la certificazione delle piante da frutto. Si tratta di Lorenzo Berra, responsabile dell’innovazione varietale del
Creso di Manta. Per i prossimi tre anni, insieme ad una dozzina di ricercatori, Berrà farà parte di questa Commissione
che è l’unico organismo a livello nazionale, riconosciuto e coordinato dal ministero delle Politiche agricole autorizzato a
certificare i materiali vegetali di propagazione in base al rispetto della normativa sanitaria ed alla rispondenza varietale,
formulando le linee guida per i produttori. La nomina di Berra è stata decisa proprio dal ministero delle Politiche agricole su indicazione dell’Unione nazionale delle Associazioni di produttori (Unaproa).
7
P rimo
di
piano
O svaldo B ellino
“Monti” visto dai campi
Gli effetti della riforma “salva Italia”
sull’agricoltura della Granda
Salverà l’Italia o ammazzerà l’agricoltura? La riforma del Governo Monti
sta suscitando dure reazioni anche nel
mondo agricolo, soprattutto per l’introduzione della nuova Imposta municipale
unica (Imu), che colpirà terreni agricoli
e fabbricati rurali, dalle stalle ai fienili,
fino alle cascine e ai capannoni necessari per custodire trattori e attrezzi. Una
8
stangata che Coldiretti ha stimato intorno a un miliardo di euro, come costo
aggiuntivo sulle spalle degli agricoltori.
«Occorre differenziare la tassazione tra
chi di agricoltura ci vive e chi la fa a
tempo perso - ha sottolineato il presidente nazionale della Coldiretti Sergio
Marini all’incontro con mille dirigenti e
soci del sindacato al teatro Carignano
di Torino -. E questo vale sia sul piano
fiscale sia su quello delle politiche comunitarie come previsto nel documento
condiviso da tutta la filiera agricola
italiana e della Istituzioni regionali e
nazionali».
È grave, secondo Coldiretti, l’esclusione
delle imprese agricole dalle misure di
sostegno alle piccole e medie imprese,
P rimo
mentre verranno rideterminate le aliquote contributive di coltivatori diretti,
mezzadri e coloni, con ulteriori oneri.
«Confidiamo esistano le condizioni per
rivedere alcuni aspetti – aggiunge il
vicedirettore della Coldiretti di Cuneo,
Lauro Pelazza -, anche e soprattutto in
funzione dei soggetti professionali e
delle garanzie occupazionali loro».
Sempre a Cuneo, il direttore di Confagricoltura, Roberto Abellonio, commenta: «Siamo d’accordo a dare il
nostro contributo per aiutare il Paese a
superare questo momento di grave crisi,
ma questa manovra contiene misure
fortemente penalizzanti per le aziende
agricole del nostro territorio, andando
a tassare anche terreni marginali e poco
produttivi».
Sulla stessa lunghezza d’onda i giovani
dell’Anga: «I terreni sono beni strumentali ed essenziali per un’azienda agricola
che, senza, non potrebbe esercitare
alcuna attività - dichiara Andrea Ingaramo, presidente dell’Anga di Cuneo
-. Caricare di tasse la terra usata per
produrre beni necessari, come il cibo, e
aggiungere l’Imu ad agriturismi, canti-
ne, stalle, fienili, rimesse per gli attrezzi,
magazzini e fabbricati in disuso, è una
punizione e un ostacolo allo sviluppo
che l’agricoltura non meritava e non
può permettersi».
Gli agricoltori pagano due volte le
decisioni del governo Monti, prima
da cittadini e poi da produttori, è il
giudizio della Confederazione italiana
agricoltori, che, al di là della batosta
dell’Imu, punta l’attenzione sul “pacchetto sviluppo”, in particolare sul
provvedimento che prevede la completa
deducibilità dell’Irap sul costo del lavoro
per le imprese che si ricapitalizzano: «In
questo modo – osserva la Cia - le attività agricole, che determinano il proprio
reddito su base catastale, di fatto non
potranno beneficiare di questo intervento mirato ad alleviare la sofferenza del
sistema produttivo nazionale. Lo stesso
accade per le agevolazioni per l’accesso
al credito delle piccole e medie imprese
volte a rafforzare con 20 miliardi di euro
il Fondo di garanzia per le Pmi, con un
tetto di 2,5 milioni di euro ad azienda
richiedente».
piano
Quanto si pagherà di Imu?
Le stime di Coldiretti
e Confagricoltura
Tradotto in euro, quale sarà l’impatto
dell’Imu sulle aziende agricole?
Secondo l’Ufficio fiscale Coldiretti, per
una stalla di 480 metri quadrati, con
rendita di 3.800 euro, si pagheranno ex
novo 479 euro. Un terreno agricolo con
rendita catastale pari a 1.000 euro comportava sino ieri una tassa di 1.009 euro.
Con l’Imu, l’imposta sarà di 1.140 euro,
131 euro in più. Una casa di abitazione
principale “rurale” con rendita catastale
di 680 euro porterà, infine, una tassa di
456,96 euro, a cui vanno sottratti i 200
euro di riduzione per le abitazioni
principali, per un esborso di 256,96 euro.
E’ impegnata nelle stime di calcolo anche
la Confagricoltura di Cuneo, secondo cui
un’azienda in zona pianeggiante con 3
ettari di terreno, una casa ad uso
abitativo e un fabbricato ad uso
strumentale (deposito o magazzino),
arriverebbe a pagare un’imposta oltre 20
volte superiore a quella attuale.
Prendendo in considerazione allevamenti
con fabbricati destinati al ricovero
animali, silos e fienili, l’aumento
sfiorerebbe valori di gran lunga superiori.
9
P rimo
piano
Caro Monti, forse è l’ora
di mettersi gli stivali
Un governo, quello del prof. Monti, che in tre mesi non ha mai
parlato di Agricoltura, e che proprio a questo importante Ministero chi ci colloca? Il dottor Catania, un funzionario dello Stato,
che da trentaquattro anni lavora in ufficio, e che dell’agricoltura
italiana conosce solo “la carta”, un burocrate, senza alcun collegamento diretto con le problematiche imprenditoriali che ogni
giorno chi, di agricoltura vive, deve affrontare.
Da buoni eurocrati, Monti e Catania, come ben hanno dimostrato in passato, ci vogliono portare a dipendere sempre di più da
quella stessa Europa che mira a snaturalizzare le nostre migliori
peculiarità nazionali, cercando di renderci tutti uguali, partendo
dalla produzione fino ai consumi, facilitando solo quella parte
di Europa che sta trattando l’Italia come un protettorato (una
colonia) e cioè la Germania con l’aiuto della Francia, quella stessa
Europa che, come ha già dimostrato in passato, difende le realtà
agricole con caratteristiche continentali – centro nord europee,
vedi Pac e quote latte, mortificando le nostre infinite capacità produttive, soprattutto in termini di qualità, che avrà come
unico risultato l’impoverimento della parte di economia che noi
rappresentiamo, sempre più determinante in tempi di crisi (unico
settore che non ricorre a cassa integrazione e licenziamenti, Monti
e Catania permettendo) e alla voluta perdita di capacità da parte
dei consumatori di poter scegliere, come e da chi, farsi consigliare
come alimentarsi.
10
L’Italia ma soprattutto gli
italiani sono diversi da tutti
gli altri, per fortuna, lo hanno
dimostrato in passato, e
secondo me, sarà la loro
fortuna nel prossimo futuro,
lo dimostrano il metodo ed i
frutti del loro lavoro, sempre
molto richiesti, in un mercato
sempre più globale, con più di sette miliardi di potenziali consumatori, di cui, fortunatamente, una parte sempre crescente cerca
specificità e vera qualità.
Quindi, cari Monti e Catania, dopo le fasi 1 e 2, l’uso dei grafici
e dei computers, forse è arrivata l’ora di mettersi gli stivali ed
incontrare quella parte di economia (non solo agricola) che con
l’entrata in vigore dell’Euro, da voi tanto amato, ha perso il 40%
del proprio potere d’acquisto, a vantaggio dei nostri colleghi nordeuropei, dove i governanti (aiutati da burocrati che non hanno
mai dimenticato i loro interessi strettamente nazionali) avevano ed
hanno visto nell’Europa e nei loro colleghi una vacca da mungere
sempre, anche in asciutta. Bun travaj!
Antonino Bedino
Presidente Comitato spontaneo produttori latte
11
A ttualità
Nocciole
Finanziamenti dalla Regione
L’Assessorato regionale all’agricoltura, nel corso del 2011, ha dato il via a
una serie di iniziative volte a tutelare e
valorizzare al meglio le potenzialità del
comparto della nocciola.
In Piemonte la coltura del nocciolo
si trova prevalentemente nelle fasce
collinari e montane e svolge un’indispensabile funzione di salvaguardia del
territorio. Proprio per dar slancio alla
produzione locale della nocciola,
la Regione Piemonte ha approvato, nel
mese di febbraio 2011, il “Programma
regionale per la filiera corilicola” al
quale è succeduta la pubblicazione del
bando e lo stanziamento di 1 milione di
euro. Nei mesi a seguire sono state analizzate le richieste di finanziamento e
sono stati concessi contributi a progetti
ritenuti validi per un totale di 878.897
euro. La Regione ha visionato e seguito
12
con attenzione le
opportunità statali: attraverso il D.M.
17188 del 4 novembre 2010, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e
forestali ha stanziato un apposito fondo
a disposizione delle Regioni Piemonte,
Campania, Lazio e Sicilia con il fine di
finanziare progetti volti alla realizzazione di sistemi per promuovere la produzione, la commercializzazione e la
valorizzazione delle nocciole tramite il
legame con il territorio di produzione.
Le sole aziende piemontesi, nel corso
del 2011, hanno ottenuto quasi un
terzo delle risorse ministeriali totali a
disposizione delle quattro Regioni: su
un totale di 1.800.000 euro, i progetti
piemontesi
presentati hanno ottenuto
contributi per 558.000 euro.
La Regione infine è stata
ulteriormente coinvolta nel
corso dell’anno
nell’ambito di progetti sempre di origine ministeriale,
attraverso i quali le aziende
piemontesi della filiera
corilicola, data l’indiscussa
qualità della produzione,
hanno ottenuto
finanziamenti finalizzati alla
valorizzazione del prodotto.
Le principali piantagioni si
trovano nelle provincie di
Cuneo, Asti e Alessandria,
circa 12.000 ettari per una
produzione totale di quasi
170 mila quintali, valore
stimato di 1,6 milioni di
euro. La nocciola piemontese è apprezzata per le sue
qualità, tuttavia non è in
grado di soddisfare quantitativamente le richieste del
mercato.
“La qualità della nocciola
piemontese non è in discussione, - dice l’assessore
regionale all’agricoltura
Claudio Sacchetto - il riconoscimento dell’IGP nel 1993
ne è una conferma, piuttosto
è necessario lavorare per
sostenere i nostri produttori,
i quali hanno dimostrato di
saper lavorare egregiamente,
ma che necessitano di aiuto
per poter incrementare la
produzione e poter dare
risposte ad una domanda
di mercato consistente.
La Regione ha voluto subito
dare un segno
importante attraverso il
“Programma regionale per la
filiera corilicola”,
ma allo stesso tempo
l’Assessorato ha voluto rendersi attivo per non perdere
occasioni di finanziamento
importanti provenienti dal
Ministero.
La qualità della filiera
piemontese la conosciamo
approfonditamente, sarebbe
un peccato non sfruttare
opportunità di rilievo”.
13
A ttualità
di
R oberto G oitre
Mele il borsino delle varietà
La produzione di mele per
il consumo fresco e per la
trasformazione industriale a
livello nazionale nel 2011 fa
registrare un aumento del
6,5% rispetto al consuntivo
dell’anno precedente pari a
2.285.640 tonnellate.
Per la stagione 2011/2012,
la disponibilità di mele per il
consumo fresco è quindi di
1.963.686 tonnellate, che
rappresenta un quantitativo
sostanzialmente in linea con
le stagioni precedenti.
Tutte le varietà presentano
leggeri incrementi, fatta
eccezione per la Renetta
Canada che cala del 2,8%
e la Morgenduft (Imperatore) che perde il 28%, al
contrario la Cripps Pink che
aumenta del 26,9%.
14
La giacenza all’1 dicembre
è di 1.419.918 tonnellate,
perfettamente in linea con
lo scorso anno.
Le vendite si sono sviluppate
con una certa lentezza
all’inizio di stagione, ma con
un buon ritmo nel mese di
novembre. Il venduto è stato
di 542.768 tonnellate, contro
le 531.268 tonnellate della
stagione precedente.
Particolarmente interessante
è il trend di vendita per le
varietà Gala e Red Delicious
e in linea con i programmi
di riduzione scorte prosegue
anche la collocazione della
Golden Delicious.
La domanda di prodotto è
costante in Italia, mentre
sui mercati esteri il trend di
vendita è interessante, fatta
eccezione per la Germania
dove si privilegiano ancora le
mele di produzione locale.
Lo scenario italiano riflette
una produzione europea
che dovrebbe assestarsi su
10.500.000 tonnellate, in
crescita rispetto al 2010 ma
ancora lontana dai picchi del
2008 (11.500.000 tonnellate) e del 2009 (11.000.000
di tonnellate). Permane
invece la preoccupazione
per l’andamento dei prezzi,
che sono attualmente poco
soddisfacenti per i produttori.
Le prime indicazioni giustificano però una ragionevole
aspettativa di recupero nel
corso dei prossimi mesi.
F iere
Fruit Logistica
Berlino 8-10 febbraio 2012
A Berlino da mercoledì 8
a venerdì 10 febbraio si
svolgerà la ventesima edizione del “Fruit Logistica”,
la rassegna internazionale
dedicata ai prodotti ed ai
servizi dell’intera filiera
ortofrutticola. Tra le 132
nazioni partecipanti, importanti saranno le presenze
di Italia, Spagna, Germania, Francia ed Olanda per
l’Europa, senza dimenticare
quelle che si affacciano
sul mar mediterraneo, ed i
paesi dell’intero continente
americano, partendo dal
Canada per finire all’Argentina. Paese partner
2012 sarà la Turchia: la sua
produzione ortofrutticola
annuale è nell’ordine dei
44 milioni di tonnellate e si
stima che nel giro di una
ventina d’anni possa esportare frutta e verdura fresca
per un controvalore pari a
10 miliardi di dollari.
Tra le iniziative collaterali, il 31esimo Forum della
Frutta e Verdura fresca
che quest’anno sarà sul
tema “Approvvigionamenti
2020” e “Freschconex”,
il Salone internazionale di
Quarta e Quinta gamma
ortofrutticola.
Al “Fruit Logistica” ci sarà
anche uno spazio per le
aziende piemontesi che saranno coordinate dal Centro
Estero per l’Internazionalizzazione del Piemonte con la
collaborazione della Camera
di Commercio di Cuneo. Oltre all’Asprofrut, la Lagnasco Group, l’Ortofruit Italia,
l’Assortofrutta, e Foodinvest
Italia, saranno presenti alla
manifestazione l’Aspropat
e 10 aziende della Granda: Gullino Import-Export,
Cooperativa Ponso di
Saluzzo; Kiwi Uno, Rivoira e
RK Marketing di Verzuolo;
Aurum Fruit e Sanifrutta di
Costigliole Saluzzo; Sepo di
Revello; Vanzetti Fruit di Savigliano; e Fratelli Castellino
di Villanova Mondovì.
15
N otizie
di
dalla
E nrico N icolino
G randa
e
C laudia M orisiasco
Allevatori a lezione di futuro
Si è svolto il 20 dicembre scorso a Villanova Solaro, nel Castello dei Solaro, il secondo congresso Boheringer Hingelheim
Award, organizzato dall’EDF Italia in collaborazione con la
ditta farmaceutica Boheringer. Erano presenti oltre duecento
allevatori che hanno seguito con interesse le parole dei relatori di altissimo livello, i quali hanno espresso problematiche
che riguardano il settore lattiero caseario, produzione, trasformazione, commercializzazione e, cosa
oggi assai importante, l’aspetto finanziario
di tutto l’indotto agroindustriale del settore
lattiero caseario.
L’allevatore Nigel Lok del Sud Africa ha
illustrato la sua azienda, una realtà molto
significativa a livello mondiale per il sistema
di allevamento che conduce. Nigel trova
grande aiuto dal sistema informatico collegato al suo allevamento, ove non si lascia nulla all’improvvisazione e tutto viene curato nei minimi dettagli, benché le
vacche in lattazzione siano oltre 800. Impressionante è stato
sentire parlare di alimentazione singola: ogni vacca mangia
infatti solo in funzione del suo reale fabbisogno. Tutto ciò
è possibile in quanto il sistema di allevamento é puramente
pastorile, gli animali sono tutto l’anno al pascolo e in azienda
esiste un unico edificio: il locale di mungitura.
Al suo interno la vacca trova anche il distributore automatico
per il concentrato e i sali minerali.
La sua esposizione è proseguita soffermandosi sull’aspetto riproduttivo che viene curato in modo quasi maniacale:
massima attenzione e dedizione ai giovani animali, nascita,
somministrazione del colostro, e poi tutti i vari passaggi della
crescita, che si traduce in questi termini: vitelle che ai 15 mesi di età pesano
380/400 kg, le quali vengono fecondate
e ai 24 mesi partoriscono, con innegabili
vantaggi economici per l’allevatore. Lok si
è soffermato anche su come nel suo paese
sia in atto una importante trasformazione
a livello di concentrazione delle aziende
produttrici di latte, le quali tendono ad
ingrandirsi nelle zone con maggior disponibilità di alimento
e con più facile accesso ai prodotti trasformati dal latte alle
grandi aree urbane, oppure tendono a chiudere o riconvertirsi
in altre attività in zone con minor vocazione.
Per la parte relativa alle strategie per adattarsi al mercato per
il presente e il futuro,Volkard Isenmeyer presidente del Von
Tunen Institut, si è soffermato in modo particolare su come in
Il congresso
Boheringer
Hingelheim Award
a Villanova Solaro
16
N otizie
Europa si stiano rapidamente formando due distinte categorie di produttori, la prima di dimensioni minori 80/100 vacche
in produzione, ubicate in zone particolarmente adatte alla
produzione di latte ad altissima qualità da consumarsi fresco,
e in parte trasformato in prodotti caseari di eccellenza. Con
queste produzioni si può percepire un prezzo del latte superiore alla media e permettere alle aziende di vivere ed anche
crescere. Ricordiamo che queste aziende sono gestite sempre
con manodopera famigliare, con una gestione improntata
sulla massima efficienza. La seconda categoria comprende
invece allevamenti con oltre 200 vacche
e che in alcuni casi arrivano anche a
800/1000 e chiaramente la gestione non
può più essere del tutto famigliare. Inoltre
con un numero di capi così elevato è molto
più difficile mantenere gli stessi parametri
di qualità.
Isenmeyer inoltre si è soffermato sul come
si evolverà nel futuro il prezzo del latte, il
quale avrà sempre delle forti oscillazioni sia verso l’alto che
verso il basso, e gli allevatori a questo sistema si dovranno
abituare.
Di seguito Vincenzo Bozzetti, direttore della rivista “ Il Latte
“, ha deliziato la platea dei partecipanti con una relazione
di grande competenza, associata alle sue battute di spirito, addentrandosi nelle problematiche della produzione e
commercializzazione del latte italiano e soffermandosi su
come noi produttori italiani non possiamo competere con le
dalla
G randa
grandi realtà produttive mondiali , ma dobbiamo mantenere
la tipicità dei prodotti. Andare sul mercato mondiale e cercare
di fare concorrenza, significherebbe esporre le nostre aziende
a sicuro fallimento. Vincenzo ha anche elogiato i produttori
per la grande qualità del latte che non teme il confronto con i
colleghi europei, e in virtù di queste cose, li ha esortati a non
abbassare la guardia e a farsi trovare preparati per il futuro
quando si potranno presentare opportunità di crescita.
Giuseppe Ghisolfi, presidente della Cassa di Risparmio di Fossano, consigliere di ABI, nonchè giornalista, si è addentrato
nel difficile campo finanziario, illustrando
il grave momento che il settore creditizio oggi soffre, un sistema che non va in
aiuto al mondo produttivo, ma preferisce
proteggere la finanza effimera, che non dà
benessere ai cittadini; ha ricordato il ruolo
svolto dalle casse di risparmio locali nell’arco degl’ultimi cinquant’anni, ruolo che
oggi per ragioni politiche e burocratiche
non riesce più a svolgere. Ha spiegato che in futuro dovremo
adattarci ai grandi cambiamenti del sistema creditizio, ma
sempre dovremo credere in noi stessi perchè stiamo svolgendo un lavoro primario di assoluta importanza. A fine lavori,
in collaborazione con la sezione lattiero casearia dell’Unione Industriale di Cuneo e ICF si è provveduto a consegnare
10 premi a coloro che dal 1 ottobre 2010 al 30 settembre
2011 sono riusciti a produrre latte con una media inferiore a
120.000 di cellule somatiche.
Stalle da ottanta
o da duecento
vacche, ecco cosa
cambierà
17
S torie
di
di I mprese
V ilma B rignone
Bio la cascina dei pionieri
Nonostante la contrazione
degli acquisti per i regali di
Natale, i loro prodotti sono
stati scelti come dono gastronomico di qualità da molti
consumatori nei vari negozi
specializzati del Piemonte,
della Lombardia o all’estero,
oltre a Caraglio (in via Bottonasco) direttamente nello
spaccio di “Cascina Rosa”. E’
il marchio cuneese che prende il nome dal colore della
casa rurale dell’Ottocento,
sede e cuore dell’azienda,
una delle prime in Italia, dalla
metà degli anni ‘80, a credere, a produrre e confezionare
bio. C’è una bella storia di
filosofia di vita, di scelta professionale lungimirante verso
un’agricoltura multifunzionale, dietro questa piccola
18
azienda, agricola, artigiana,
commerciale e didattica dove
si coltivano attualmente oltre
30 varietà di frutta e ortaggi
in 25 giornate piemontesi,
sono allevate 100 famiglie
di api e si confezionano una
sessantina di prodotti: dai
succhi di frutta alla gelatina
di renette e rosmarino, dalla
Lucio Martino al lavoro nella serra
marmellata che si ricava dalle
piante di rabarbaro alle zucchine e cavolfiori agli aromi,
dal miele ai peperoni alla
piemontese. E’ la storia di
una tenace coppia di imprenditori agricoli Paola Gradoni
e Lucio Martino. Un percorso
che è nello stesso tempo
famigliare e professionale,
partito 25 anni fa con mezza
giornata di terra e due stanze
nella cascina.
Entrambi cuneesi, Paola e
Lucio, lei con il diploma di
ragioniera e di maestra, lui
laureato in agraria, decisero
di scegliere la campagna. “E’
stata una sfida, una scommessa: c’era attorno a noi
scetticismo perché eravamo
“di città” senza una cultura
contadina alle spalle e per di
S torie
più volevano coltivare biologico - racconta Paola - Negli
anni ‘80 chi sceglieva il bio lo
faceva veramente per convinzione, non certo per convenienza o per moda. Fondamentali sono stati per noi gli
incontri umani tra cui due
pietre miliari dell’agricoltura
biologica Armando Mariano
e Michele Campero”.
Se oggi l’Italia è il primo
esportatore in Europa di
prodotti bio e si calcolano
circa 40 mila produttori del
settore, gli inizi di “Cascina
rosa”, all’imbocco della Val
Grana, sono stati pionieristici. “Un lavoro duro, seppur
appagante che comprendeva
anche, per me, lavori tradizionalmente maschili come
manovrare una gru, viaggiare
di notte, partecipare a corsi
e riunioni con poche donne
– racconta l’imprenditrice
che nel 2010 ha ricevuto
il premio Amelia Earhart
Paola Gradoni
dello Zonta club di Cuneo,
come donna che si è distinta nell’ambito dell’ecologia
cuneese-. Si procedeva per
tentativi, si creavano legami
con i più evoluti agricoltori
emiliani; si facevano arrivare
prodotti naturali per la cura
delle piante dalla Germania, più avanti nel settore di
almeno un decennio”.
Dopo i primi anni l’azienda
affianca alle coltivazioni la
produzione di marmellate
che aggiunge alla varietà di
miele. Le prime vendite sono
fatte agli amici e parenti, ma
poi nasce il piccolo spaccio in cascina e si allarga il
laboratorio di smielatura.
L’apicoltura diventa nomade;
si pratica la transumanza, per
spostare gli alveari e produrre 2 mieli in più: quello
di acacia e di montagna.
“Aumenta anche la disponibilità di terra – prosegue
Paola - si piantano meli, peri,
meli cotogni, ribes, more,
albicocchi, noccioli, susini ramassin, rabarbaro”. Crescono i prodotti in catalogo ma
anche le problematiche, le
certificazioni, la burocrazia.
Paola e Lucio proseguono
però diritti sulla strada della
bio-diversità. “Nonostante i
momenti difficili – affermano
- non siamo mai scesi a com-
di I mprese
promessi con la nostra scelta:
preservare la salute umana
e quella dell’ambiente, fare
cibi di alta qualità, semplici,
salubri, con il minor impatto
ambientale dell’azienda. Ora
azienda e famiglia hanno
raggiunto l’autosufficienza
energetica con 2 impianti
fotovoltaici sui tetti.”
L’impresa agricola caragliese
ha un’ulteriore vocazione:
contribuire al processo di
rivalutazione culturale e
di recupero della funzione
sociale del mondo agricolo e
del benessere locale.
“Cascina rosa” è stata una
delle primissime fattorie
didattiche riconosciute dalla
Regione Piemonte. “Qui
bambini ed adulti osservano,
odorano, gustano, manipolano, imparano tecniche
di produzione, soprattutto
imparano a conoscere la
campagna e l’educazione al
consumo consapevole”.
19
A ttualità
Pac solo ai veri agricoltori
«Proponiamo una Pac ai professionali,
evitando di concedere le integrazioni al
reddito ai proprietari terrieri che vivono
di altre professioni». Lo ha detto il
presidente nazionale Coldiretti, Sergio
Marini, intervenendo al teatro Carignano di Torino lo scorso 21 dicembre,
davanti a mille dirigenti e soci del sindacato agricolo. Oltreché sulla nuova Pac,
in tale occasione è stato fatto anche il
punto sulla realizzazione della “Filiera
agricola tutta italiana” in Piemonte.
Sono stati presentati i progetti di filiera
nei settori del latte, delle nocciole,
dell’ortofrutta e delle carni bovine,
suini e avicunicole. Presenti in sala, gli
industriali che hanno sottoscritto gli
accordi di filiera tramite Coldiretti. In
un intervento a tutto tondo, Marini ha
osservato che «se questo Paese vuole
trovare un futuro per la propria economia e per i giovani deve puntare sulle
proprie esclusività: territorio, cibo, arte e
20
cultura». Il presidente nazionale ha anche commentato gli effetti sulle aziende
agricole della manovra Monti. Ha quindi
denunciato ancora una volta la piaga
della burocrazia, per sconfiggere la quale «servono urgenti provvedimenti di
semplificazione». Ha infine ribadito che
«occorre porre fine a false promozioni
del “made in Italy” nel mondo. Coldiretti non può più accettare che a fronte
di trenta miliardi di vera produzione
agroalimentare italiana ve ne siano 75
di finta».
21
N atura
Animali selvatici
e imprenditori
Animali selvatici ed imprenditori agricoli ai ferri corti.
«I danni causati dalla fauna
selvatica – sostiene il presidente di Confagricoltura Cuneo, Roberto Arione – sono
un problema molto serio
per l’agricoltura cuneese e
come tale va affrontato dalle
istituzioni del territorio». Nel
mirino c’è principalmente il
cinghiale, sempre più presente nel Cebano e nell’Alta
Langa. Ma preoccupano anche lupi, ungulati e corvidi.
L’associazione agricola ha dichiarato di essere pronta ad
intervenire in maniera decisa
in tutte le sedi competenti.
«Per i cinghiali – dice Valter
Roattino, direttore della
Confagricoltura di Mondovì
– occorrono soluzioni serie
come abbattimenti mirati e
bisogna valutare se non sia il
caso di aprire la caccia libera
su tutto il territorio e non
solo nelle riserve». C’è poi la
questione lupo: «Sono consapevole che sia una specie
protetta – continua Roattino – però andrebbe gestito
22
come tutti gli altri animali
selvatici». Danni da cinghiale sono presenti anche
nell’Albese: «È un problema
che interessa soprattutto
terreni coltivati a noccioleti
e i prati - spiega il direttore
di zona Mario Viazzi - Se
si rovinano vanno spianati
con ingenti costi di risistemazione e manutenzione. A
questo si aggiunge il discorso sui risarcimenti, previsti
per danni sui prodotti e non
sui terreni, spesso ben più
ingenti». Infine, c’è preoccupazione anche per i caprioli,
che mangiano i germogli dei
piccoli frutti e rovinano le
giovani piante. E poi i corvi,
che si avventano sui frutteti.
N atura
Cavallo, sport
e piacere
Alla scoperta dell’equitazione. Per alcuni un modo per
divertirsi e rilassarsi, per altri
uno sport a tutti gli effetti.
Adatta a tutti, senza controindicazioni di sorta, l’equitazione non solo fa bene,
ma può anche portare molti
benefici al nostro corpo.
Quali possono essere i benefici connessi al piacere di fare
una bella cavalcata?
Innanzitutto, un potenziamento del tono muscolare,
dagli addominali ai dorsali,
dalle gambe ai glutei; poi
giovamenti sia al sistema
cardiocircolatorio che alla
ventilazione polmonare.
Da ultimo, specie i questo
periodo dopo le festività
natalizie, quando tutti ci
siamo abbuffati, anche un
aiuto al dimagrimento: pochi
lo sanno, ma una passeggiata a cavallo ad una buona
andatura aiutano a bruciare calorie e a dimagrire.
Naturalmente il consumo
di calorie varia in base all’
andatura sostenuta: al passo
si bruciano 280 calorie ogni
ora, al trotto 400 calorie ed
al galoppo 630 calorie.
In ogni caso è bene ricordare
quanto ha scritto l’ingle-
se Susan Garvin, grande
appassionata ed esperta di
cavalli: «Camminare accanto
al nostro cavallo dopo una
cavalcata è un’abitudine piacevole, un segno di gratitudine e di rispetto nei confronti
di chi ci ha portati sul suo
dorso. Purtroppo ci sono
persone che amano i cavalli
e li cavalcano, e persone che
amano solo cavalcare».
Si può quindi dire che l’equitazione, nel suo complesso,
può risultare veramente utile
per ritrovare e migliorare
quel senso di rapporto con
se stessi che è fondamentale per saper “governare” il
proprio corpo e “sviluppare”
la propria mente.
23
A ttualità
Nitrati, da gennaio
c’è la deroga europea
Gli agricoltori di Piemonte,
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna dal 1° gennaio
2012 hanno la possibilità di
chiedere l’applicazione della
deroga alla Direttiva Nitrati
per elevare gli apporti di
azoto zootecnico in zona
vulnerabile sino a 250 kg/ha
con liquame bovino
e liquame chiarificato suino.
La deroga concessa all’Italia
dall’Unione Europea
prevede però che lo
spandimento venga fatto
su specifiche colture come
prati, mais classe FAO
600-700, mais o sorgo
seguiti da erbaio
invernale, cereali
autunno-vernini seguiti da
erbaio estivo.
Non si tratta di adempimenti particolarmente restrittivi,
24
ma certo gli agricoltori che
vogliono usufruire della
deroga devono introdurre in
azienda una serie di misure
che vanno valutate
anticipatamente per capirne
l’efficacia e per stimarne
costi e benefici.
Un aiuto alla scelta può
venire da Aqua, il progetto
Life coordinato dal CRPA,
Centro Ricerche Produzioni
Animali di Reggio Emilia,
che vuole dimostrare come
sia possibile ridurre
l’inquinamento delle acque
sotterranee e superficiali
quando dovuto alla
dispersione di nutrienti di
origine agricola (azoto e
fosforo), ottimizzando il
loro utilizzo nelle aziende
zootecniche.
F iere
Fieragricola a Verona
punta sul sostenibile
FIERAGRICOLA di Verona,
in programma quest’anno dal 2 al 5
febbraio, è da oltre un secolo il punto
di riferimento nel panorama agricolo mondiale, l’unica manifestazione
internazionale in Italia che presenta
un’offerta completa delle tecnologie e
dei prodotti nel settore della meccanica
agricola, dell’allevamento, delle agroforniture, delle energie rinnovabili e dei
servizi per l’agricoltura.
Focus dell’edizione 2012 sarà
l’agricoltura sostenibile
a livello ambientale ed economico.
Nel 2010 Fieragricola ha dedicato
16.584 metri quadrati alle aree
dimostrative per macchine agricole,
implements, bioenergie da fonti
rinnovabili);
internazionale, registrando la presenza
di14.750 visitatori stranieri, provenienti
da 35 Paesi.
Fieragricola 2012 è suddivisa in 5
aree tematiche: AGRIMECCANICA:
macchine per attrezzature agricole;
ZOOSYSTEM: tecnologie e prodotti per
l’allevamento; AGRISERVICE: servizi per
l’agricoltura; AGRIPIAZZA: salone delle
agro-forniture in agricoltura;
BIOENERGY EXPO: energie rinnovabili,
www.bioenergyweb.it
Tassa sull’alcol?
Il ministro smentisce
Sollievo delle aziende
vinicole
“In un momento di grave
crisi per il nostro Paese
la tassa sul vino avrebbe
comportato ulteriori pesanti aggravi per un settore
economico come quello
agricolo già penalizzato dalla
recente manovra salva Italia”.
È quanto sostiene il presidente di Fedagri-Confcoopeative
Maurizio Gardini a nome della
cooperazione agroalimentare italiana
in merito alla smentita del Ministro
della Salute Renato Balduzzi relativa
ad alcune indiscrezioni giornalistiche
circa l’ipotesi di introdurre una tassa
sull’alcool.
“La ventilata tassazione - prosegue
Gardini - si sarebbe andata ad aggiungere all’aumento dell’IVA sul vino
già stabilita per il 2012, incidendo in
misura drastica sui consumi
delle famiglie e producendo una ulteriore contrazione della domanda di vino”.
25
N otizie
dalle
A ziende
Rotopresse Gallignani “GA V6”
Regine del risparmio e della qualita’
Le rotopresse Gallignani serie “Ga V6”,
a camere variabili, continuano a mietere successi, prima alle fiere, poi tra i
contoterzisti per i quali, si sa, il tempo è
denaro.
Operando tramite un sistema di avvolgimento a cinghie e rulli, la “Ga V6”
offre un’elevata versatilità d’impiego
lavorando balle fino al diametro massimo di 165 centimetri, con particolare
attenzione alla qualità delle procedure
di imballaggio di fieno e erba medica,
minimizzando i danni alle fibre.
Quanto alla densità delle balle, il risultato è ottimale, sia con la paglia che con
gli stocchi di mais, che vengono ben
pressati e compattati.
Sul piano strutturale, la “Ga V6” appare
decisamente solida e affidabile, oltre
che poco bisognosa di manutenzione
e molto economica nei consumi di
carburante, in quanto la potenza della
trattrice si posiziona nella fascia bas-
sa rispetto alla media di mercato. Un
elemento, quest’ultimo, assolutamente
non trascurabile, visti i costi del gasolio
continuamente in crescita.
“3M” di Morozzo, un venditore per amico
La rotopressa Gallignani “Ga V6” è l’ultima arrivata nel nuovo centro operativo della “3M” di Morozzo, che opera da oltre trent’anni
nel settore delle attrezzature agricole, affiancando al marchio faentino anche quelli, tra gli altri, di Sigma 4, Fella, Moro Aratri, Amazone, Fontana, Crosetto e Trinciatrici Orsi.
Raccogliendo il favore dei clienti che hanno già avuto modo di
visitare la sua nuova sede di ottomila metri quadrati, di cui duemila
coperti, Franco Dalmasso, titolare, insieme al figlio, della concessionaria, osserva di non avere intenzione di aprirsi a ulteriori business,
come potrebbe essere il settore dei trattori, ma di rimanere fedele
alla sua attuale strategia commerciale, che si basa più sull’assistenza
al cliente e sulla riparazione che non sulla vendita diretta.
Un investimento, quello sul nuovo capannone, con l’obiettivo, in
primo luogo, di “dare un futuro ai figli”, lavorando perché la “3M”
diventi sempre più il punto di riferimento delle attrezzature agricole
26
di qualità, nell’ottica di essere per il cliente un partner e non solo un
venditore.
F iere
Carrù il bue “re” della fiera
Grande partecipazione di pubblico, tra
cui anche gli amanti dell’enogastronomia cuneese, alla Fiera del Bue Grasso
di Carrù che si è svolta nello scorso
mese di dicembre. Una vera e propria
«vetrina del territorio – ha detto il sindaco Stefania Ieriti – che pone sempre
maggiore attenzione alla promozione
delle eccellenze locali nonché un ‘atto
di coraggio’ che dà lustro, nonostante
la crisi che attanaglia il mondo zootecnico, alla serietà, alla professionalità ed
alla trasparenza dei produttori di carne
bovina di razza piemontese».
Venendo ai capi vincitori della 101esima edizione, il bue “Re” della Fiera
(categoria bue grasso della coscia) è
stato decretato quello dei F.lli Delsoglio
di Fossano. Sul podio più alto nella
categoria bue grasso nostrano il bue di
Giovanni Foglino di Montechiari
d’Acqui (Al); mentre il primo premio
della categoria bue grasso migliorato è
stato assegnato al bue di Cavallero
Bartolomeo di Fossano. Pesa invece
1.334 chilogrammi il bue più
pesante allevato da Luigi Carlo Vallino di Marene. Il premio speciale “bue
meglio preparato e presentato in fiera”
è stato assegnato dall’Anaborapi al
bue dell’allevatore Monferrato Carni di
Incisa Scapaccino (At).
Al termine tutti a gustare il tradizionale
bollito preparato e servito dai volontari
delle Pro Loco carrucese che ha riproposto, come per le passate edizioni, la
formula del bollito no stop.
27
R adici
L’addio agricolo
a Giorgio Bocca
cuneese doc
Il giorno di Natale è morto Giorgio Bocca. Giornalista e scrittore di chiara fama
nazionale, era nato a Cuneo il 28 agosto 1920. Una vita sempre in prima linea, dai
tempi della guerra, in cui si distinse come partigiano, al fronte dell’informazione,
con una profonda conoscenza della civiltà contadina, come ha sottolineato la
Confederazione italiana agricoltori di Cuneo nel suo messaggio di condoglianze
alla famiglia Bocca, riprendendo quanto lo stesso Giorgio ebbe a scrivere: «Conosco la rinascita della civiltà contadina, una civiltà in cui automobili e ortaggi e cibi e
fami arretrate e pranzi di nozze senza fine dominano, mescolando i loro
millenni passati alla modernità. Conosco bene il Piemonte alpino e la nuova civiltà
dei formaggi e delle automobili, dei vini e dei meccanici. L’agricoltura che
sembrava morta, i contadini che sembravano scomparsi nelle grandi fabbriche
cittadine dopo pochi decenni di sradicamento, di lavori servili, di rassegnata offerta
di forza lavoro alla modernità cittadina, hanno rimesso in moto un loro nuovo
modo di produrre e di distribuire».
Da buon cuneese, Bocca, scrive la Cia di Cuneo, è sempre stato legato alla sua
terra (anche con visite alla casa di Dogliani) e ne ha custodito ricordi e conoscenze.
28
L’IMPROVVISA MORTE
DI VALENTINA MASANTE
Direttrice Cia di Cuneo
Stroncata da un
infarto, è improvvisamente morta,
all’età di soli 54
anni, Valentina
Masante direttrice della Cia
(Confederazione
italiana agricoltori) di Cuneo.
Una scomparsa che ha suscitato grande
commozione non solo fra i dipendenti
e gli associati della sua organizzazione
sindacale, ma in tutti gli ambienti
agricoli, politici, sociali ed economici
della provincia Granda che hanno
apprezzato in tante occasioni
l’intelligenza, l’impegno e le capacità di
Valentina. A nulla ha potuto il
prodigarsi fino all’ultimo dei medici,
dopo la disperata corsa all’Ospedale di
Cuneo in seguito al malore che aveva
colto la direttrice mentre si trovava in
viaggio per motivi di lavoro.
Cordoglio è stato manifestato in modo
unanime da tutto il mondo agricolo della
provincia di Cuneo.
Gli affari
dell’imprenditore
CERCO
Imballatrice balle piccole e compro ferro
rotto. Tel. 338/4005627
In regalo pali in cemento lg. Mt. 3 zona
saluzzese. Tel. 0175/239245
VENDO
Estirpatore Testa mt. 2,5 con rullo.
Tel. 0173/750788
New Holland tsa 110 dt freni aria.
Tel. 0172/60170
Pressa alta densità Riviere Casalis rc8080.
Tel. 393/9068942
Moto d’epoca Gilera 250 Nettuno 1949.
Tel. 0175/72241
New Holland Ford 5640 cab dt.
Tel. 0172/60170
Rotopressa Claas variant 280.
Tel. 335/6165916
Vero affare, Fiat 70-90 dt con pala omologata e freni ad aria. Tel. 0171/384044
Lamborghini grand prix 70 dt con pala.
Tel. 0172/60170
Per pubblicare i vostri annunci
Tel. 0172.711279 - mail [email protected]
Landini 9880 cab dt con pala.
Tel. 0172/60170
Moto d’epoca Guzzi Airone sport 250
conservata eccellenti condizioni.
Tel. 0175/72241
Telescopico F.lli Dieci 22.6.
Tel. 335/6165916
Caprette e capre “da latte”, anche gravide o in lattazione, alcune da F.A., di pura
razza Saanen (bianche)
info 335/1339369
Trattore Hurlimann 909dt.
Tel 393/9068942
Quad 150 sportivo nuovo € 1600.
Tel. 0173/750788
Fendt 309 cab dt freni aria.
Tel. 0172/60170
Moto Bultaco 1971 conservata in eccellenti condizioni. Tel. 0175/72241
Rotopressa Volvo usata 150X120.
Tel. 0174/785138
Aratro quadrivomere usato rototerra
khun 5 mt. Tel. 335/6091728
John Deere 5820 con caricatore mailleux. Tel. 335/6165916
Spianatore usato spandiletame a spandimento anteriore. Tel. 339/5879544
Miscelatore per mangimi 15 ql.
Tel. 338/2661422
Rotopressa con pick up largo dessilatore
a sollevamento. Tel. 366/7526168
Deutz Agrofarm cab dt freni aria.
Tel. 0172/60170
Pianale Crosetto 9.70 mt trivomere Orsi
usato. Tel. 0171/772555
Massey Ferguson 362 cab dt e M.F. 375
cab 2wd. Tel. 0172/60170
Fotocopiatrice professionale Konica 1013
perfetta – fotocopie A4-A3 manutenzioni regolari € 500. Tel. 0173/750788
Trifoglio da seme nostrano stocchi in rotoballe. Tel. 349/8012546
Cingolo usato Agrifull New Holland 5585 con 1900 ore. Ottime condizioni,
come nuovo. Cell. 333-7288093
Trattore Lamborghini G.Prix 75.
Tel. 393/9068942
Sega combinata Pezzolato tlc1000.
Tel. 335/6165916
N°4 gomme per Daily-Ducato 195-7516 al 60% Michelin Agilis € 140.
Tel. 0173/750788
Massey Ferguson 6460 cab dt freni
idraulico. Tel. 0172/60170
Deuthz agrotron 135 con caricatore.
Tel. 335/6165916
Fresatrice Palladino 120 spostabile zappe
nuove € 950. Tel. 0173/750788
Massey Ferguson 2220 + 6150 cab dt.
Tel. 0172/60170
Trattore New Holland ts115a mailleux
t12. Tel. 335/6165916
Per cessata attività raccogli nocciole Tonutti tr2111 2tubi 120 perfette condizioni e solforatore mb50 a cannone per
nocciole kg 50. Tel. 0173/750788
Rotopressa Supertino sp 1500s.
Tel. 393/9068942
Zappatrice automatica a disco Olmi per
attacco a 3 punti causa inutilizzo.
Tel. 0173/750788
Livellatore da mt. 2,30 per trattore ottimo stato + turbina da neve per motocoltivatore Goldoni-Bcs. Tel. 339/2717848
Trattore Lamborghini cv 95 dt cabinato
con lama anteriore da neve.
Tel. 380/5129139
Trinciatrice forestale Orsi w forest 2100.
Tel. 393/9068942
Landini legend 160 cab dt freni aria.
Tel. 0172/60170
Massey Ferguson 3120 cab dt freni aria.
Tel. 0172/60170
N° 2 antineve Michelin Alpine 185-6515 al 60% € 70. Tel. 0173/750788
Bicicletta a 3 ruote per anziani con cambio – prodotto italiano nuova.
Tel. 0173/750788
Ottimo affare: trattore Deutz Fahr
Agrotron ttv 630. Tel. 335/6165916
Fresa Pecoraro seminuova mt. 2,05.
Tel. 0171/384044
Rimorchio agricolo omologato q. 200
pianale fisso mt. 8x2,4 – 3 assi – frenatura pneumatica. Tel. 338/5808481
Essiccatoio come nuovo postazione fissa
con 2000 q.li di produzione giornaliera
sia a ciclo continuo che a carica singola.
Ottimo affare. Tel. 340/ 2357414
Fieno di panico in balle quadre botte diserbo lt. 600. Tel. 3491251324
AFFITTASI
San Bartolomeo al Mare anche settimanalmente bungalow 7 posti letto 100
mt. dal mare - Camping Rosa.
Tel. 333/8154356
VARIE
Decoratore piemontese esegue lavori di
tinteggiatura interni ed esterni con fatturazione esente Iva.
Tel. 335/1450488
29
A ttualità
di
F loriano L uciano
Carne il consumo crescerà del 73%
Per il 2050, una popolazione mondiale in costante crescita
arriverà a consumare due terzi di proteine animali in più di
quanto non faccia attualmente, gravando ulteriormente sulle
risorse naturali del pianeta, secondo un rapporto pubblicato
dalla Fao.
La crescita della popolazione e del reddito mondiale stanno
alimentando un trend di progressivo aumento del consumo
pro-capite di proteine animali nei Paesi in via di
sviluppo, riferisce il rapporto “World Livestock
2011: Livestock in food security” (La Zootecnia
nel Mondo 2011). Si stima che il consumo di
carne crescerà di circa il 73% entro il 2050,
mentre il consumo di prodotti caseari salirà del
58% rispetto ai livelli odierni.
Gran parte della domanda futura di prodotti
d’allevamento, in particolare nelle aree metropolitanee in
espansione, in cui si concentra la maggior parte della crescita
della popolazione, verrà soddisfatta dall’uso di sistemi d’allevamento intensivo su larga scala, afferma il rapporto Fao.
“Allo stato attuale, non esistono alternative tecnicamente
o economicamente fattibili alla produzione intensiva per
realizzare l’offerta di prodotti alimentari zootecnici necessaria
a soddisfare i bisogni delle città in espansione”, sostiene il
rapporto.
30
Ma tali sistemi sono fonte di preoccupazione sia per il loro
impatto ambientale, come l’inquinamento delle falde acquifere e l’emissione di gas serra, sia in quanto potenziali incubatori di malattie, segnala il rapporto, avvertendo che “una
sfida inderogabile è quella di rendere la produzione zootecnica intensiva più sostenibile a livello ambientale”.
Secondo la Fao, allo stato attuale delle conoscenze e della
tecnologia vi sono tre modi di farlo: 1. ridurre
il livello di inquinamento prodotto dagli scarti
e dai gas serra; 2. ridurre la quantità di acqua e cereali necessaria a produrre ogni dato
ammontare di proteine animali; 3. riciclare i
sotto-prodotti agro-industriali tra le popolazioni
di bestiame.
La crescita della produzione zootecnica verificatasi negli ultimi 40 anni è stata dovuta principalmente all’aumento del numero totale dei capi di bestiame allevati. Ma “è
difficile immaginare di poter soddisfare la crescente domanda
prevista in futuro allevando il doppio del pollame, l’80% in
più di piccoli ruminanti, il 50% in più di bovini e il 40% in più
di suini, e continuando a sfruttare lo stesso livello di risorse
naturali di adesso”, afferma il rapporto Fao.
Fonte: Fao - Food and Agriculture Organization of the United
Nations
31
32