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“3° Congresso Nazionale S.I.Der.P.” Palazzo della Cultura e dei Congressi – Bologna 28 / 30 Maggio 2009 ABSTRACT “PATOLOGIA VULVARE” ANNAROSA VIRGILI Nei primi anni di vita, le aree genitale e perineale risultano frequentemente interessate da patologie dermatologiche. Accanto a quadri clinici specifici, quali la dermatite da pannolino, l’ulcus vulvae acutuum, la dermatite perianale o l’herpes simplex genitale, tali regioni possono essere sede di localizzazioni di affezioni cutanee varie, più o meno favorite dall’uso del pannolino, come la psoriasi, la dermatite seborroica. La condizione di prolungata occlusione può inoltre agevolare il sovrapporsi di infezioni micotiche ed il realizzarsi di quadri clinici più complessi. La presenza o la preponderanza di pochi segni obiettivi e/o soggettivi può aiutare ad inquadrare le patologie cutanee in tale sede dove un adeguato approccio terapeutico, comunque, non può prescindere da misure di corretta igiene locale e dal miglioramento degli aspetti merceologici relativi ai pannolini. Appannaggio in genere dell’età infantile o prepubere sono patologie come il lichen sclerosus o la vitiligine la cui gestione terapeutica risulta più difficile in tale fascia di età. “PATOLOGIA PERIANALE” GIORGIO ROVATTI La regione perianale può essere interessata da affezioni di diversa origine ed eziopatogenesi, espressione di patologia limitata alla regione anatomica oppure parte di un coinvolgimento più esteso della area perineale / genitale od infine spia precoce di condizioni morbose sistemiche. Scopo della presente trattazione è mostrare alcuni quadri clinici di patologia della regione perianale ritrovabili nella pratica pediatrica “LESIONI ULCERATIVE DEL CAVO ORALE” SALVATORE AMATO L’ulcera è caratterizzata, per definizione, da una perdita di sostanza che coinvolge lo strato epiteliale e la sottostante lamina propria. L’ulcera può essere la manifestazione finale, clinicamente indistinguibile, di uno spettro eterogeneo di condizioni che vanno dalle neoplasie alle malattie autoimmuni, alle lesioni traumatiche, alle infezioni, a patologie sistemiche e/o ereditarie ed all’assunzione di farmaci. Le ulcere che non guariscono entro 3 settimane possono essere considerate persistenti o croniche. Comunque, molte condizioni acute (infezioni batteriche o virali, traumatismi, stati tossici farmaco-indotti) possono diventare persistenti se non trattate. Oltre, alle ulcere acute e croniche, frequenti in età pediatrica sono le ulcere ricorrenti. Tutti i pazienti pediatrici con ulcere orali dovrebbero essere indagati approfonditamente per arrivare ad una diagnosi definitiva e soprattutto escludere una patologia sistemica e/o neoplastica. Il clinico dovrebbe indagare sulla storia naturale e le caratteristiche cliniche dell’ulcera (numero, forma, margini e fondo), aspetto della mucosa orale circostante e sulle condizioni sistemiche del paziente. Quando questi dati non sono sufficienti, gli esami ematochimici di routine, gli esami microbiologici, i test sierologici specifici e l’eventuale biopsia sono fondamentali per confermare la diagnosi “ALTRE PATOLOGIE DELLA MUCOSA ORALE” SILVANO MENNI Vengono puntualizzate alcune non comuni patologie della mucosa orale nel neonato, che possono creare problemi nella diagnosi e nellla cura. Localizzazioni orali del nevo epidermico cheratinocitario sono sempre associate a localizzazioni alla cute del collo e del viso. E’ fondamentale in questi rari casi escludere un coinvolgimento del SNC, degli occhi e dell’apparato scheletrico. Le macule melanotiche congenite della lingua sono un quadro clinico benigno, ma dall’aspetto inquietante, che richiede sempre una conferma istologica. Papule-bianco giallicce localizzate alla punta o al margine laterale della lingua sono un fenomeno di frequenza sconosciuta nel neonato. Persistono inalterate e asintomatiche nel tempo. All’esame istologico si tratta di formazioni amartomatose. “IL CONTRIBUTO ESSENZIALE DELL’EPITELIO NELLA PATOEGENSI DELLA DERMATITE ATOPICA” GIAMPIERO GIROLOMONI La dermatite atopica (DA) è una malattia infiammatoria cronica della cute, spesso associata ad atopia. La DA risulta dalla complessa interazione tra fattori genetici e ambientali che condizionano sia un’eccessiva risposta immunitaria di tipo 2 (con attivazione preferenziale di linfociti T produttori di IL-4 e IL-13) verso gli allergeni ambientali, e dall’iperreattività infiammatoria cutanea nei confronti di stimoli diversi. La DA e le altre malattie atopiche colpiscono esclusivamente la cute e le mucose respiratorie, suggerendo che nella patogenesi abbiano un ruolo essenziale alterazioni specifiche di questi tessuti. In effetti una serie di osservazioni indica che alterazioni primarie dei cheratinociti siano importanti nell’innescare e mantenere l’infiammazione cutanea “DERMATITE ATOPICA: IL DERMATOLOGO” ANNALISA PATRIZI In questa relazione vengono riportati i dati che sono emersi dalla lunga esperienza di collaborazione tra la Dermatologia e l’Allergologia Pediatrica del Policlinico S.Orsola Malpighi di Bologna. Da questo proficuo confronto e cooperazione, che dura ormai da trent’anni, sono emersi importanti temi di ricerca e nuove evidenze scientifiche, in particolare sulla dermatite atopica del lattante e sul follow-up a lungo termine di questi pazienti. “DERMATITE ATOPICA: L’ALLERGOLOGO” GIAMPAOLO RICCI La dermatite atopica è la più frequente patologia cronica diagnosticata in età pediatrica sotto i due anni considerando i pazienti affetti da patologie dermatologiche pediatriche. Nelle tre decadi passate la prevalenza della dermatite atopica è duplicata o addirittura triplicata nei paesi industrializzati; ne sono affetti dal 15 al 30% dei bambini e dal 2 al 10% degli adulti. Nel 70-80% dei pazienti la dermatite atopica è associata ad aumentati livelli di IgE totali sieriche e di IgE specifiche per alimenti e/o inalanti, invece nel 20-30% non è presente nessuna sensibilizzazione. L’allergologo ha un ruolo fondamentale nella diagnosi precoce delle forme atopiche. La dermatite atopica , infatti, spesso è il primo segno di diatesi atopica che include le malattie allergiche respiratorie (asma e/o rinocongiuntivite allergica).Quindi evidenziare già all’anno di età una sensibilizzazione per alimenti e/o inalanti con un test economico e poco invasivo come il prick test ci permette di identificare in maniera più precoce i fattori di rischio nei bambini con DA per l’evoluzione in malattie allergiche respiratorie e anche di migliorarne il corso. Gli allergeni più frequentemente associati alla dermatite atopica nella prima infanzia sono il latte e l’uovo. “GESTIONE DELLA DERMATITE ATOPICA NELL’AMBULATORIO DEL PEDIATRA DI LIBERA SCELTA” GIUSEPPE RUGGIERO Costituisce certamente la malattia cutanea più frequente nell’infanzia. La frequenza di questa malattia ha subito un considerevole aumento sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo. La prevalenza della malattia nella popolazione di età inferiore a 14 anni è aumentata dal 2 – 3% al 10 - 15 % e oltre dagli anni Cinquanta a oggi. In questo studio si evidenzia che la prevalenza della malattia è più bassa ( intorno al 10%) rispetto ai dati della lewtteratura La dermatite atopica è una malattia difficile da definire: infatti si può presentare in molte forme, la diagnosi è eminentemente clinica e non di basa su test diagnostici. In questo studio sono stati analizzati i comportamento diagnostici e terapeutici che i Pediatri di Famiglia hanno nei confronti di tale patologia. “IL BAMBINO ATOPICO: GESTIONE MULTIDISCIPLINARE” CARLO GELMETTI Mentre la clinica della Dermatite Atopica (DA) non necessita di particolari messe a punto nella maggior parte dei casi, l’inquadramento delle problematiche atopiche extradermatologiche in senso lato deve obbligatoriamente coinvolgere un gran numero di specialisti (pediatra, allergologo, psicologo, otorinolaringoiatra, oculista, dietologo, ecc.) per verificare eventuali patologie d’organo già presenti ma clinicamente asintomatiche e per seguire l’eventuale followup anche il relazione alla terapia prescritta. La scuola dell’atopia si propone come punto d’incontro dei vari specialisti coordinati sul comune bersaglio che è il paziente nel suo complesso e non come semplice somma di organi. La gestione pluridisciplinare deve essere precoce per evitare di classificare come cause quelli che potrebbero essere solo degli effetti (es. disturbi psicosomatici o somatopsichici?!) “DALLA DERMATITE ATOPICA ALL’ASMA” ATTILIO BONER Asma: E’ stato descritto un nuovo fenotipo di asma in età prescolare e precisamente quello del bambino con asma intermittente grave caratterizzato da frequenti ospedalizzazioni, da dermatite atopica concomitante e sensibilità ad allergeni inalanti. I bambini con asma più grave in età prescolare è più probabile che continuino a manifestare la malattie anche durante l’adolescenza. Il sovrappeso-obesità è un fattore di rischio per comparsa di respiro sibilante anche nel lattante. L’esposizione al fumo passivo associata all’esposizione a livelli elevati di acari nell’ambiente domestico aumenta il rischio di riacutizzazioni d’asma. La sensibilizzazione all’alternaria e al cladosporium aumenta il rischio di crisi asmatiche dopo un temporale. Le riacutizzazioni d’asma che si verificano nei mesi autunnali poco dopo l’inizio dell’anno scolastico, possono essere prevenute con l’impiego del montelukast. Dermatite atopica: La dermatite atopica è più frequente nei bambini che nascono in autunno-inverno, nei soggetti con deficit di vitamina D, in quelli che vanno a contatto nei primi mesi di vita con materiali sintetici. E’ meno frequente nei bambini che vengono lavati una volta al giorno e nei bambini la cui camera da letto viene passata con l’aspirapolvere almeno 3 volte alla settimana. “PSORIASI IN ETA’ PEDIATRICA” ALBERTO GIANNETTI La mancanza di linee guida ha costretto un panel di esperti ad usare il processo Delphi per valutare la possibilità di redigere almeno un Consensus. La scelta terapeutica dipende da molti fattori, particolarmente dalla storia clinica, dal fenotipo e dalla gravità della malattia. Si tende a valutare la gravità secondo la regola del 10 (PASI, PGA, DLQI). Premesso che la terapia topica rimane la modalità di scelta nelle forme lievi e in associazione a quelle sistemiche, queste ultime variano, a seconda del fenotipo della malattia. La fototerapia, quasi sempre gli UVB a Banda stretta, viene usata praticamente solo nei bambini di età superiore a 5 anni, con le note attenzioni relativamente al fototipo e le raccomandazioni sul rischio carcinogenetico. E’ la forma elettiva nella psoriasi guttata. I retinoidi orali vengono impiegati con cautela per gli effetti collaterali sull’osteogenesi, in genere sopra i 10 anni. Le consuete precauzioni anticoncezionali vanno applicate alle ragazze in età fertile. Il Metotrexate viene impiegato nei casi moderati gravi della forma in placche alla dose di 0.3mg/kg7settimana, in genere associato ai folati ( questa raccomandazione non è particolarmente seguita dai reumatologi). Il suo impiego è consigliato nella PsA La CsA viene impiegata sempre nelle forme moderate gravi in placche a dosi oscillanti da 1.5 a 5 mg/kg/die, tenendo conto che nei bambini la clearance della creatinina è più elevata. Tra i biologici al momento esiste unicamente l’autorizzazione all’impiego di Etanercept nei bambini con forma severa; il trattamento è proseguito per 2 anni. Infliximab è stato impiegato nelle forme più gravi di psoriasi pustolosa generalizzata ed eritrodermica. Nella PsA i biologici (prevalentemente Infliximab) è impiegato assieme a metotrexate. Accanto alle vecchie evidenze cliniche di riaccensione o induzione della psoriasi, particolarmente della variante guttata) dopo episodi focali infettivi, delle evidenze di biologia molecolare hanno Riportato di attualità la profilassi con antibiotici in tali condizioni cliniche, dopo verifica microbiologica. ! “LE DERMATITI DA CONTATTO” SANDRA SCHIANCHI La dermatiti da contatto sono sicuramente le dermatiti più frequenti nell’infanzia, molte di queste sono semplicemente irritative (DIC) ma più del 20% sono dermatiti allergiche da contatto (DAC). Gli allergeni coinvolti variano da paese a paese e da regione a regione rimanendo sempre i metalli i maggior incriminati. Le manifestazioni cliniche possono assumere svariati aspetti in considerazione sia della sede che dell’allergene interessato. “TEST EPICUTANEI NEL BAMBINO” STEFANIA SEIDENARI La sensibilizzazione da contatto è più frequente in età pediatrica di quanto ritenuto in passato e la diagnosi attraverso test epicutanei è da eseguirsi in tutti i casi di eczema del bambino di sospetta natura allergica. Anche nell’eczema atopico la prevalenza della sensibilizzazione da contatto è alta, per cui si consiglia di eseguire test epicutanei nello screening allergologico del bambino atopico. Le modalità di testificazione sono le stesse nell’adulto e nel bambino, ma per le ridotte dimensioni del dorso nei pazienti più piccoli sono state messe appunto serie pediatriche con un numero ridotto di allergeni selezionati in funzione dei dati epidemiologici riferiti alla popolazione pediatrica. Nella nostra casistica comprendente circa 1300 bambini sottoposti a test epicutanei negli ultimi dieci anni abbiamo osservato una prevalenza della sensibilizzazione da contatto del 52% circa in aumento rispetto al periodo precedente. Neomicina, nichel e lanolina hanno dato il maggior numero di risposte positive. “IL LABORATORIO NELLE ALLERGIE” ORNELLA DE PITA’ La diagnosi in campo allergologico è spesso complessa e deve partire da una anamnesi estremamente accurata e comprensiva di molti fattori quali l’anamnesi familiare, l’anamnesi fisiologica e l’anamnesi patologica remota. le sindromi allergiche presentano spesso il carattere dell’accessionalità e pertanto l’esame obiettivo può risultare negativo al momento dell’osservazione Il sospetto clinico derivante dall’anamnesi deve essere confermato da test diagnostici in vivo e test diagnostici in vitro che comprendono tests aspecifici (IgE totali, ECP, triptasi) o di presunzione, tests specifici o di conferma e tests di 2° livello o di approfondimento. Un ruolo fondamentale nello svelare le reazioni da ipersensibilità IgEmediate è attribuito sicuramente al dosaggio delle IgE specifiche verso l’allergene sospetto, test quantitativo che permette anche di stabilire classi di positività alla reazione, dato utile anche per l’impostazione del regime terapeutico. L’estrema utilità del dosaggio delle IgE specifiche ha portato all’ automazione e all’ introduzione di computer gestionali (riduzione costi e tempi e possibilità di archiviazione dati) e alla creazione di pannelli di allergeni prestabiliti per lo screening allergologico del paziente. Inoltre la moderna disponibilità di allergeni ricombinanti ha sensibilmento aumentato la specificità del test. Altro test specifico è rappresentato dal dosaggio delle IgG specifiche, sebbene il loro significato fisiopatologico e clinico sia ancora poco chiaro; si conoscono infatti due attività funzionali, quella sensibilizzante (degranulazione di mastociti e basofili che esprimono sulla membrana il recettore per le IgG) e quella bloccante (competono con le IgE nei confronti degli allergeni, impedendone il legame con mastociti e basofili) Le metodiche utilizzate attualmente per il dosaggio delle IgG specifiche non permettono di evidenziare se esse siano sensibilizzanti o bloccanti, ma la loro valutazione sembra essere importante nel monitoraggio di pazienti sottoposti ad immunoterapia specifica o nella fase diagnostica di fenomeni di ipersensibilità ad alimenti. Un problema emergente è inoltre rappresentato dalla diagnosi in vitro delle reazioni avverse a farmaci in quanto i test sierologici in vitro per la ricerca delle IgE specifiche sono disponibili solo per pochi farmaci come: penicillina, ampicillina, amoxicillina. Recentemente sono stati introdotti test in vitro in grado di determinare l’attivazione dei basofili circolanti, mediante determinazione di mediatori solubili (sulfidoleucotrieni) e recettori espressi dopo attivazione cellulare (CAST e BASOTEST), che sembrano offrire nuove prospettive nella diagnostica delle allergie a farmaci. “INTRODUZIONE” GIUSEPPE ARGENZIANO Nel corso della presentazione verranno discussi gli scenari clinici più comuni ma anche alcuni casi atipici a riguardo della gestione dei bambini con lesioni pigmentate. Il corso sulle lesioni pigmentate nel bambino prevede interventi preordinati sulle tematiche più attuali a riguardo delle lesioni tipiche (nevi congeniti e acquisiti comuni) e delle lesioni atipiche (nevi di Spitz e sue varianti). “NEVI DI SPITZ TIPICI ED ATIPICI” IRIS ZALAUDEK Spitz nevi comprise a peculiar subset of melanocytic proliferations that may be difficult to differentiate from melanoma, clinically, dermoscopically and histopathologically. The clinical diagnosis of Spitz nevus has been dramatically improved by the use of dermoscopy. Before dermoscopy, the diagnostic accuracy of pigmented Spitz nevus was less than 50%, while the dermoscopic starburst pattern allows today a diagnostic sensitivity of 96%. By contrast, nonpigmented Spitz nevi reveal dermoscopically dotted vessels, which are regularly distributed throughout the nevus and often associated with a reticular depigmentation. However, particularly nodular amelanotic Spitz nevi may lack this vascular pattern and reveal often an unspecific pattern of reddish color and atypical vessels. Since all these features occur also in amelanotic melanoma, an accurate distinction between these entities is often difficult, if not impossible. Since today no single criterion has been established that allows to accurately differentiating non-pigmented Spitz nevus and pyogenic granuloma from amelanotic melanoma, histopathologic examination of all non-pigmented lesions with a clinical diagnosis of non-pigmented Spitz nevus and pyogenic granuloma, independent from the age is generally recommended. “NEVI COMUNI E CONGENITI” IGNAZIO STANGANELLI I nevi melanocitici comuni sono lesioni acquisite che si sviluppano verso i 3-4 anni. Nel corso della pubertà aumentano di numero e si modificano. I nevi melanocitici possono presentare dei correlati dermoscopici caratterizzati da un pattern reticolare, globulare ed omogeneo. Frequenti sono le forme di tipo misto. In particolare soprattutto durante l’infanzia e la pubertà è frequente rispettivamente la struttura globulare e la struttura di accrescimento mista (omogenea + globuli) caratterizzata da un pattern omogeneo centrale con globuli bruni distribuiti a corona. I nevi congeniti, presenti dalla nascita, vengono arbitrariamente suddivisi in piccoli (diametro ! 1,5 cm), intermedi (diametro 1,5 -20 cm) e larghi/giganti (> 20 cm di diametro). Tutti i nevi congeniti, a prescindere dalle loro dimensioni, possono essere considerati potenziali precursori di melanoma e quindi è suggerito il controllo sin dall’infanzia.. I nevi congeniti esaminati con il dermatoscopio presentano pattern globulare od omogeneo, che spesso si sovrappone nella stessa lesione, o variano in base al tipo istologico (composto o intradermico) o alla fase di sviluppo della lesione. La presenza dei follicoli piliferi determina la evidenza di caratteristiche aree ipopigmentate circolari e simmetriche. Il monitoraggio periodico può essere applicato sia ai nevi congeniti piccoli che intermedi con una valutazione clinico-strumentale integrata.La frequenza dei controlli è anche oggetto di diverse strategie gestionali correlate sia all’età del paziente che alla tipologia del nevo congenito. “CLINICA” GIUSEPPE FABRIZI “DIAGNOSI” STEFANIA SEIDENARI In età pediatrica l’esame clinico e dermatoscopico dei nevi si rivolge soprattutto alle lesioni congenite. I nevi congeniti sono classificati in base alle dimensioni in grandi (>20cm), medi (1,5-20cm) e piccoli (<1,5 cm). La diagnosi di nevo congenito si basa sul dato anamnestico, su parametri clinici, istologici e dermatoscopici. I nevi congeniti di grandi dimensioni sono lesioni sicuramente a rischio per lo sviluppo di melanoma, mentre i dati di letteratura circa le lesioni melanocitarie congenite piccole non sono concordi. Pertanto si consiglia il monitoraggio delle lesioni e l’asportazione solo in caso di atipie e modificazioni significative del pattern dermatoscopico. Le lesioni melanocitarie acquisite compaiono a partire dall’infanzia con pattern prevalente di tipo globulare o con pattern reticolare e rima periferica globulare nella fase di accrescimento. “TERAPIA” FABIO ARCANGELI Il trattamento chirurgico e fisico dei nevi melanocitici congeniti è motivato da finalità di prevenzione oncologica, trattandosi di lesioni benigne ma con minimo rischio evolutivo in imelanoma, e di miglioramento estetico. L’asportazione chirurgica radicale, pur rappresentando in via teorica il trattamento elettivo, non sempre risulta tecnicamente proponibile, in ragione della notevole estensione di alcuni nevi quali quelli giganti In tali situazioni il curettage neonatale, proposto da Moss sul finire degli anni ottanta, rappresenta oggi una valida opzione di trattamento con possibilità di successo stimabile, in termini di miglioramento estetico nell’ordine del 60-70 % dei casi, e con presunta riduzione del rischio oncologico. L’autore presenterà una casistica, in merito al trattamento chirurgico e fisico dei nevi melanocitici congeniti, raccolta presso le Unità Operative di Dermatologia dell’Ospedale M. Bufalini di Cesena e dell’Ospedale Infermi di Rimini nel corso degli ultimi 10 anni. “VITILIGINE IN ETA’ PEDIATRICA: DALLA PATOGENESI ALLE NOVITA’ TERAPEUTICHE” TORELLO LOTTI La vitiligine è un disordine primitivo acquisito della pigmentazione che si manifesta con la comparsa di macchie cutanee e mucose acromiche in disposizione variabile sulla supericie corporea. La vitiligine colpisce circa l’1-2% della popolazione mondiale, il suo esordio clinico avviene in circa la metà dei casi prima dei 18-20 anni, e in un quarto dei casi prima degli 8-10 anni, mentre la comparsa prima del secondo anno di vita è estremamente rara. La prevalenza in età pediatrica è valutata intorno allo 0,3%, e la presentazione clinica è sovrapponibile a quella dell’adulto, anche se la diagnosi può essere resa difficile dalla cute chiara (ad eccezione dei fototipi IV-VI di Fitzpatrick) e dalla giovane età del soggetto. La terapia ideale della vitiligine dovrebbe permettere di ottenere una repigmentazione completa in tempi brevi. Attualmente, il gold standard è rappresentato dalla fototerapia mirata con UVB a banda stretta a 308-311 nm, la quale permette una rapida ed efficace repigmentazione con scarsi o nulli effetti collaterali e una buona compliance del paziente. Infine, sono da considerare un valido approccio le tecniche di terapia combinata, che prevede l’associazione della fototerapia UVB a banda stretta con topici quali gli inibitori della calcineurina (tacrolimus unguento o pimecrolimus crema) o i corticosterodi stessi.! “LESIONI IPERCROMICHE NEL BAMBINO” VITO DI LERNIA Le lesioni ipercromiche dell’età pediatrica sono espressione di numerosi quadri clinici, ad espressività esclusivamente cutanea o multisistemica, e possono essere classificate sulla base della distribuzione in forme circoscritte e/o diffuse e forme lineari. Nelle forme circoscritte e/o diffuse rientrano la lentigo, la macchia caffè-latte, la mastocitosi e le ipermelanosi post-infiammatorie. La lentigo simplex o lentigo giovanile può essere presente alla nascita ma solitamente si sviluppa durante l’infanzia e l’adolescenza. Può rappresentare un marker di disordini multisistemici quali sindrome LEOPARD, NAME/LAMB, di Peutz-Jeghers e di Laugier-Hunziker. La macchia caffè-latte è presente alla nascita nel 2% dei neonati con percentuali più elevate nei soggetti di pelle nera. I disordini più noti associati a queste lesioni sono il gruppo delle neurofibromatosi e la sindrome di McCune–Albright. La mastocitosi rappresenta un gruppo di condizioni legate ad incremento delle mast cellule in vari tessuti tra cui la cute, che può presentare macule diffuse di colorito bruno seppia. La maggior parte dei casi di mastocitosi insorge nei primi due anni di vita. Le ipermelanosi post-infiammatorie costituiscono la comune evoluzione di manifestazioni infiammatorie di diversa eziologia che possono anche essere clinicamente non apprezzabili prima dello sviluppo di iperpigmentazione. Nelle lesioni ipercromiche lineari rientrano le linee di demarcazione del pigmento, l’ipermelanosi lineare nevoide con la forma circoscritta, il nevo ipromico, e l’incontinentia pigmenti. Le linee di demarcazione del pigmento rappresentano varianti normali della pigmentazione. L’ipermelanosi lineare nevoide si manifesta con lesioni maculose con aspetto di strie e vortici distribuiti lungo le linee di Blaschko. E’ espressione di mosaicismo e corrisponde alla controparte pigmentata della Ipomelanosi di Ito. E’ possibile l’associazione con anormalità exctracutanee. Anche l’incontinentia pigmenti nel terzo stadio presenta lesioni ipercromiche lineari distribuite lungo le linee di Blaschko, precedute però da una prima fase vescicolare e da una seconda verrucosa. “DERMATOSI BOLLOSE NEL NEONATO” ERNESTO BONIFAZI Abstract Le dermatosi bollose neonatali sono causate da infezioni, agenti fisici, malattie autoimmuni, difetti genetici, meno frequentemente da disordini proliferativi. La piodermite bollosa è la forma più frequente dovula allo Stafilococco aureo gruppo II fago 71, che è anche responsabile della sindrome della 4S, potenzialmente mortale. Tra gli agenti fisici le ustioni accidentali durante il bagno del neonato sono la causa più frequente. Tra le malattie autoimmuni le forme più frequenti sono dovute al passaggio transplacentare di autoanticorpi nell'herpes gestationis e nel pemfigo volgare. Ittiosi eritrodermica bollosa ed epidermolisi bollosa sono le forme più frequenti di malattie ereditarie bollose. Tra i disordini proliferativi la mastocitosi si associa talora a lesioni bollose. “MANIFESTAZIONI CUTANEE DI MALATTIE RARE” ANNA BELLONI FORTINA Le principali malattie rare di interesse strettamente dermatologico che si possono osservare in epoca neonatale, secondo l’ex DM 279/2001, sono di seguito riportate con relativo codice di esenzione: Aplasia cutis congenita (RN0640), Cutis marmorata teleangiectasica congenita (RN0540), Epidermolisi bollosa (RN0570), Ittiosi congenite (RNG070), Ipercheratosi epidermolitica (RN0600), Incontinentia pigmenti (RN0510), Ipoplasia focale dermica di Goltz (RN0610), Pemfigo neonatale (RL0030). In generale, comunque, di fronte ad alterazioni cutanee in epoca neonatale è importante considerare le seguenti: • Alterazioni della cheratinizzazione (squame, etc) • Alterazioni del colore (localizzate o generalizzate) • Alterazioni dei capelli e peli (ciuffi!spina bifida) • Alterazioni della consistenza (cutis laxa etc) • Alterazioni delle mucose (denti “natali”, macroglossia) • Tumefazioni • Fossette Il riconoscimento precoce delle alterazioni cutanee quali segno di malattia rara che interessa sia la cute che altri organi, in particolare il SNC, permette una precoce identificazione dei neonati a rischio di sviluppare epilessia e disordini sia motori che cognitivi e quindi di pianificare la gestione di questi piccoli pazienti e, in molti casi, di predire la loro storia naturale, allo scopo di ridurre, dove possibile, gli effetti biologici irreversibili di tali malattie e di fornire una adeguata consulenza genetica alla famiglia. “LA PELLE NEL PERIODO PERINATALE” MARIO CUTRONE I quadri dermatologici delle prime ore di vita del neonato sono normalmente poco documentati iconograficamente e , di conseguenza , poco conosciuti. Il neonatologo, quando viene chiamato in sala parto, è infatti occupato ad affrontare le necessità impellenti del bambino (rianimazione) e per ovvi motivi non osserva la cute se non per quei parametri che gli sono strettamente necessari (cianosi, pallore) Il dermatologo, d’altronde, solo raramente è disponibile con rapidità e quindi nella maggior parte dei casi sono solo le infermiere professionali del nido e delle terapie intensive neonatali a prendere visione della situazione cutanea delle prime ore di vita. La relazione cerca di fornire una maggiore conoscenza in questo ambito a pediatra e dermatologo, evidenziando i principali quadri fisiologici e parafisiologici delle primissime ore di vita e cercando di fornire elementi per la diagnose differenziale con patologie potenzialmente pericolose ed eventuali danni iatrogeni “INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMESSE” ANTONIETTA D’ANTUONO La trasmissione verticale delle infezioni sessualmente trasmesse può avvenire in utero (infezioni congenite), poco prima o durante la nascita (infezioni perinatali), dopo la nascita (infezioni postnatali). La sifilide può essere contratta in utero (sifilide congenita) o al momento della nascita (sifilide acquisita neonatale). L’incidenza della sifilide congenita e la sieroprevalenza della sifilide in gravidanza sono in aumento, per cui la sorveglianza a livello di popolazione generale e lo screening in gravidanza assumono un significato fondamentale per la prevenzione. L’infezione genitale da herpes virus espone principalmente al rischio di trasmissione verticale, con conseguente malattia neonatale. Anche se rara, l’infezione neonatale ha tassi elevati di mortalità ed un’importante morbidità a lungo termine. Per i virus HPV vi sono evidenze di trasmissione verticale, verosimilmente durante il passaggio attraverso il canale del parto; si ipotizza inoltre la possibilità di infezione ascendente, dopo rottura prematura delle membrane. “CASI PARTICOLARI DELLA AMILING LIST” MARIO CUTRONE, MARIALISA FELICIANGELI, IRIA NERI, GIORGIO ROVATTI Dall’inizio degli anni ’90 si sono diffuse fra i medici di ogni specialità Mailing Lists ( M.L.) ,nuova modalità di scambio non accademico di esperienze ed informazione che può integrare gli strumenti tradizionali di formazione ed educazione professionale permanente. Dal 16/settembre/2001 ha iniziato la sua attività la M.L. S.I.Der.P. dedicata alla Dermatologia Pediatrica ed aperta a dermatologi e pediatri accomunati dall’interesse nei confronti delle affezioni cutanee infantili. Nell’ambito di questa ampia rassegna si è deciso di scegliere e commentare i casi giudicati più significativi sottolineando nel contempo l’importanza, ai fini di un corretto inquadramento diagnostico-terapeutico, della collaborazione fra i membri della M.L. “INFEZIONI DA VIURS” ANDREA DIOCIAIUTI Le infezioni virali in età pediatrica di più frequente riscontro sono i molluschi contagiosi e le infezioni da papillomavirus. Si tratta di infezioni banali sulle quali però l’atteggiamento terapeutico non è uniforme da parte degli specialisti e per tale motivo è stato proposto in ambito Siderp un protocollo comune di trattamento. Particolare attenzione, inoltre, bisognerà adottare nei casi in cui si sospetta una trasmissione sessuale di HPV su minore per le importanti conseguenze relative ad una diagnosi di abuso. Tra le infezioni erpetiche la varicella è la più frequente ma non bisogna sottovalutare l’importanza dell’infezione da herpes simplex che negli atopici può essere causa di eruzione varicelliforme di Kaposi e negli immunodepressi può essere spia di malattia sistemica. Tra questi ultimi hanno particolare rilevanza le manifestazioni cutanee in corso di AIDS dove si osservano quadri particolarmente atipici e con decorso cronico recidivante. Dell’età pediatrica, inoltre, sono caratteristiche la sindrome mani-piedi-bocca, la sesta malattia, il megaloeritema epidemico e le altre manifestazioni esantematiche classiche dell’infanzia. Tra le manifestazioni associate ad infezione virale devono essere menzionate la Sindrome di Giannotti Crosti, la gloves and socks syndrome, la Pitiriasi Rosea di Gibert, la pseudoangiomatosi eruttiva e l’asimmetric periflexural exanthem of childhood. “INFEZIONI DA BATTERI” CARLO MAZZATENTA Le infezioni batteriche della cute sono uno di più frequenti motivi di visita in età pediatrica. La forma più comune è l’impetigine, nella maggioranza dei casi dovuta alla infezione da Stafilococco Aureus ma che nel 15-10% dei casi è attribuibile ad una infezione mista Stafilo/Streptococcica o alla sola infezione da Streptococchi gruppo A. Le infezioni cutanee batteriche, da quando causate da particolari ceppi batterici produttrici di tossine possono dare origine a dermatiti diffuse come la sindrome combustiforme stafilococcica che si può osservare anche associata a piccoli foci in infezione stafilococcica nasale o congiuntivale. Non bisogna però dimenticare come che anche altri batteri possono dare origine ad infezioni cutanee; un quadro clinico abbastanza frequente e spesso misconosciuto è la dermatite della vasca da bagno causata dallo Pseudomonas Aeruginosa. “IL RUOLO DELLO STAFILOCOCCO AUREO NELLA DERMATITE ATOPICA” BRUNO CAPITANIO Lo Staphilococcus aureus gioca un ruolo rilevante nella patogenesi della dermatite atopica (DA), agendo sia nella induzione che nel mantenimento della malattia attraverso specifiche tossine (e.g. SEA, SEB e TSST-1). Allo scopo di meglio valutare la presenza dello SA in questi pazienti ed un eventuale suo ruolo causale abbiamo esaminato la presenza dello S. aureus in sede di lesione cutanea, fosse nasali e cute sana, in 100 bambinii atopici ( età compresa fra i 4 mesi e i 16 anni) e 100 soggetti sani. I risultati hanno posto in evidenza in sede lesionale percentuali di S. aureus (45.6%) e una concordanza tra la presenza dello S. aureus su cute lesionale e fosse nasali (94.4%), e tra presenza di S. aureus e SCORAD index. Questi dati confermano l’importanza dello S. aureus nei soggetti atopici e la concordanza tra i dati batteriologici e quelli clinici, ma ulteriori studi saranno necessari per chiarire l’esatto ruolo patogenetico dello S. aureus nella dermatite atopica. “USO DEGLI ANTIBIOTICI” FILIPPO BERNARDI Le infezioni cutanee batteriche più conosciute sono l’impetigine, l’erisipela e la cellulite. L’impetigine è un’infezione superficiale della cute, molto comune, tanto da essere la terza causa di patologia cutanea in età pediatrica, dopo l’eczema e le verruche. L’impetigine bollosa è di regola dovuta allo Staphylococcus aureus. L’impetigine non bollosa, o contagiosa, è causata dal solo stafilococco o meno frequentemente in associazione allo Streptococcus pyogenes. Studi clinici controllati indicano che gli antibiotici topici come la mupirocina o l’acido fusidico sono altrettanto o più efficaci degli antibiotici orali che rimangono indicati per le epidemie in piccole comunità, per le localizzazioni in sedi “scomode” (periorale), per le forme diffuse e per quelle di impetigine bollosa con interessamento sistemico. In caso di antibioticoterapia orale, la scelta va fatta fra cefalosporine di I-II generazione (ad esempio cefalexina) o amoxicillina-clavulanico o macrolidi. L’erisipela è un’infezione batterica che interessa il derma ed i vasi !linfatici, causata dallo streptococco"-emolitico gruppo A (o raramente dal gruppo C o G). Per il trattamento dell'erisipela si utilizza la penicillina e altre betalattamine (oppure macrolidi in presenza di allergia alla penicillina), di preferenza per via parenterale per almeno 7-10 giorni. La cellulite è un’infezione batterica scarsamente delimitata del derma e dei tessuti sottocutanei che si diffonde rapidamente. Gli agenti eziologici più comuni sono streptococchi (in particolare S. pyogenes) e Staphylococcus aureus. Fattori di rischio sono la presenza di linfedema, ulcere agli arti inferiori, intertrigine delle dita dei piedi e lesioni traumatiche aperte. E’ indicata la terapi antibiotica ad ampio spettro betalattamine e/o aminoglicosidi preferibilmente per via parenterale. “INFEZIONI DA MICETI” VITTORIO GAUDIELLO Negli ultimi anni le infezioni superficiali da miceti hanno fatto registrare un costante incremento e variazioni epidemiologiche legate alla comparsa di nuovi ceppi patogeni o alla minor presenza di altri. Ciò è in rapporto con numerosi fattori: la più facile mobilità della popolazione, le mutate abitudini sociali, la diffusione dei vari sport, la convivenza con animali da compagnia, (cani, gatti e conigli), responsabili della maggior parte delle infezioni dermatofitiche nei bambini. In età pediatrica si osservano essenzialmente dermatofizie sostenute da dermatofiti e, candidosi e pityriasis versicolor dovute a lieviti. Attualmente esiste una vasta gamma di farmaci antimicotici molto attivi e poco tossici, sia per via topica che sistemica. “EMOLLIENTI” GIAMPIERO GIROLOMONI La terapia della dermatite atopica (DA) si basa sull’impiego di farmaci anti-infiammatori principalmente topici (corticosteroidi e inibitori della calcineurina) nelle fasi infiammatorie. Tuttavia, nella DA una corretta detersione e l’uso degli emollienti è parte integrante e fondamentale della cura e non un semplice complemento del trattamento, poiché riduce la secchezza cutanea e la suscettibilità alle irritazioni, ripristinando l’integrità dello strato corneo, che può essere tra l’altro deteriorato dall’impiego degli stessi corticosteroidi. Gli emollienti non dovrebbero contenere sostanze potenzialmente irritanti o allergizzanti (profumi, coloranti e conservanti), e dovrebbero essere gradevoli, facilmente spalmabili e lasciare la cute vellutata ma non untuosa. E’ estremamente importante che l’impiego regolare degli emollienti venga percepito ed attuato come una pratica indispensabile ma piacevole nella gestione quotidiana della DA (idratazione terapeutica) e non come una pratica opzionale da impiegare al bisogno solo quando la secchezza cutanea è marcata. Nelle fasi infiammatorie lievi, l’idratazione potrà essere parallela alla terapia anti-infiammatoria, mentre nelle fasi di intensa flogosi è opportuno prima ridurre l’infiammazione e quindi affiancare le creme emollienti, che potranno poi essere impiegate costantemente per una migliore prevenzione delle recidive. L’applicazione di un emolliente, nella primissima fase dell’insorgenza dei sintomi, può essere benefica limitando la flogosi e permettendo di “recuperare” la situazione in senso favorevole. È stato infatti ampiamente dimostrato che la costante applicazione di emollienti porta ad un significativo risparmio di cortisonici topici. Risulta chiaro a questo punto che l’applicazioni regolare di preparati emollienti è una parte irrinunciabile della prevenzione e terapia della DA. Il medico, oltre a far comprendere la natura della DA e a spiegare al paziente come limitare il contatto con sostanze irritanti, deve chiarire al paziente l’importanza di una idonea detersione e idratazione. L’educazione del paziente infatti è fondamentale per migliorarne la compliance, in modo che risulti ben chiaro che detergenti ed emollienti adeguati sono parte integrante del trattamento. “STEROIDI” ANNA BELLONI FORTINA Gli steroidi sono, a tutt’oggi, il trattamento topico di prima scelta nel controllo dell’infiammazione acuta e cronica in tutti i pazienti con Dermatite Atopica sia essa lieve, moderata o severa. Essi sono stati introdotti nella terapia topica agli inizi degli anni ’50 e hanno rappresentato un momento di svolta nella terapia dermatologica fino all’ora praticata modificando in modo radicale l’approccio terapeutico alle più comuni patologie infiammatorie, in particolare psoriasi ed eczemi. La prima molecola utilizzata fu l’idrocortisone, a tutt’oggi ancora molto usato. In seguito furono introdotte nuove molecole corticosteroidee più vantaggiose dal punto di vista terapeutico. Sono generalmente utilizzati con 1 o 2 applicazioni al giorno fino a raggiungimento di un buon controllo della sintomatologia in un tempo che varia da 1 a 6 settimane, a seconda del prodotto utilizzato Tale modalità e durata di trattamento non ha evidenziato effetti collaterali né locali né sistemici. Per quanto riguarda la scelta dello steroide da utilizzare in base alla classe di potenza, gli steroidi di potenza elevata sarebbero indicati per i trattamenti per periodi brevi e in aree lichenificate, mentre sul viso, collo e nell’area genitale dovrebbero essere usati solo quelli con media o bassa potenza. I corticosteroidi orali, così come gli altri farmaci immunosoppressori sistemici, possono essere utilizzati in pazienti gravi che non rispondono ad altri trattamenti, tenendo però presenti gli effetti collaterali, quali soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisario-surrenale, immunosoppressione sistemica ed altri effetti metabolici già largamente noti. Gli steroidi sistemici sono tuttavia poco utilizzati anche perché all’evidente miglioramento clinico in corso di terapia succede spesso un rapido peggioramento con la loro sospensione (effetto rebound). “TIMs” CARLO GELMETTI Gli steroidi sono, a tutt’oggi, il trattamento topico di prima scelta nel controllo dell’infiammazione acuta e cronica in tutti i pazienti con Dermatite Atopica sia essa lieve, moderata o severa. Essi sono stati introdotti nella terapia topica agli inizi degli anni ’50 e hanno rappresentato un momento di svolta nella terapia dermatologica fino all’ora praticata modificando in modo radicale l’approccio terapeutico alle più comuni patologie infiammatorie, in particolare psoriasi ed eczemi. La prima molecola utilizzata fu l’idrocortisone, a tutt’oggi ancora molto usato. In seguito furono introdotte nuove molecole corticosteroidee più vantaggiose dal punto di vista terapeutico. Sono generalmente utilizzati con 1 o 2 applicazioni al giorno fino a raggiungimento di un buon controllo della sintomatologia in un tempo che varia da 1 a 6 settimane, a seconda del prodotto utilizzato Tale modalità e durata di trattamento non ha evidenziato effetti collaterali né locali né sistemici. Per quanto riguarda la scelta dello steroide da utilizzare in base alla classe di potenza, gli steroidi di potenza elevata sarebbero indicati per i trattamenti per periodi brevi e in aree lichenificate, mentre sul viso, collo e nell’area genitale dovrebbero essere usati solo quelli con media o bassa potenza. I corticosteroidi orali, così come gli altri farmaci immunosoppressori sistemici, possono essere utilizzati in pazienti gravi che non rispondono ad altri trattamenti, tenendo però presenti gli effetti collaterali, quali soppressione dell’asse ipotalamo-ipofisario-surrenale, immunosoppressione sistemica ed altri effetti metabolici già largamente noti. Gli steroidi sistemici sono tuttavia poco utilizzati anche perché all’evidente miglioramento clinico in corso di terapia succede spesso un rapido peggioramento con la loro sospensione (effetto rebound). “TERAPIE COMPLEMENTARI” BEATRICE RAONE La dermatitie atopica (DA) è una patologia ad andamento cronico-recidivante, che richiede un approccio terapeutico complesso, infatti accanto a trattamenti che garantiscono un controllo efficace dei flares ed intervalli più lunghi liberi da malattia, esistono una serie di presidi cosiddetti “adiuvanti” la cui conoscenza può essere di ausilio alla gestione della malattia stessa. In questa comunicazione verranno considerate le misure ambientali da prendere per migliorare il quadro clinico della DA. Verranno inoltre presentate le norme igienicocomportamentali, il tipo di abbigliamento, capaci controllare il sintomo prurito e migliorare la qualità di vita del paziente. Infine si analizzeranno terapie integrative e complementari in grado di diminuire ed eliminare fattori di esacerbazione/aggravamento della malattia. “SINDROME DI TURNER” LAURA MAZZANTI, IRIA NERI La sindrome di Turner è una sindrome legata ad un'anomalia citogenetica, conseguente ad un errore nel corretto appaiamento dei cromosomi durante la meiosi. Nella forma piu’ frequente è caratterizzata da un cariotipo 45, X0. In questa relazione vengono segnalate le principali caratteristiche fenotipiche della sindrome e in particolare le manifestazioni dermatologiche alcune delle quali non riportate in lettratura. “NEUROITTIOSI” MARCO SERI Il termine Neuroittiosi si riferisce ad un gruppo di patologie eterogeneo da un punto di vista clinico e genetico dove l’ittiosi può trovarsi in associazione a varie patologie neurologiche. Abbiamo raccolto una famiglia con ricorrenza in due maschi di una patologia costituita da ittiosi, agenesia del corpo calloso, microcefalia, epilessia, ritardo mentale e spasticità. La genotipizzazione di 16 diversi individui della famiglia utilizzando 31 marcatori polimorfici localizzati sul cromosoma X ha consentito di mappare il difetto sul braccio lungo del cromosoma X, in Xq22-q24, in una regione genomica che contiene circa 230 geni. Un indagine array-CGH non ha mostrato la presenza di riarrangiamenti submicroscopici della regione identificata. Attualmente è in corso l’identificazione del gene responsabile tramite l’approccio del gene candidato per posizione “EPIDERMOLISI BOLLOSE” CORRADO ANGELO Con il termine di Epidermolisi bollosa ereditaria (EB), viene indicato un gruppo di patologie caratterizzato da una abnorme fragilità cutanea,con formazione di bolle ed erosioni per traumi anche minimi EB è caratterizzata da una ampia variabilità di espressione sia genotipiche che fenotipiche,ed è stata oggetto di numerosissimi studi negli ultimi decenni che ne hanno chiarito in gran parte i meccanismi patogenetici.Viene esaminata la attuale classificazione ,scaturita dal 3° Consensus Meeting tenuto a Vienna nel 2007, la cui principale novità consiste nell’aggiunta della sindrome di Kindler alle tre classiche forme di EB. “SCLEROSI TUBEROSA” LORENZO GUALANDRI Tuberous Sclerosis Complex (TSC) è una sindrome genetica a trasmissione atosomica dominante caratterizzata da un coinvolgimento cutaneo ed un interessamento viscerale a carico dle SNC, reni, polmoni e cuore. Sono stati fatti notevoli passi avanti nella comprensione dei meccanismi molecolari coinvolti nello sviluppo delle lesioni che carettirazzano la TSC. E’ ormai noto come la perdita della funzione del complesso amartina-tuberina dovuto alla complessa assenza di funzioni di entrambi gli alleli per l’amartina o per la tuberina, fenomeno noto come perdita dell’eterozigosità, causi un’incontrollata attivazione di m-TOR, con conseguente stimolo iperproliferativo. Nella relazione verranno, brevemente esposte vie metaboliche alternative di attivazione dello stimolo iperproliferativo. “ITTIOSI: NUOVA CLASSIFICAZIONE” GIANLUCA TADINI Per la prima volta una commissione di quaranta elementi ha affrontato lo scoglio di radunare sotto un unico schema logico le denominazioni e le classificazioni parziali e non esaustive sull’argomento, alla luce dei recenti sviluppi della genetica molecolare che hanno permesso di avere le idee chiare su quasi tutte le forme cutanee geneticamente determinate caratterizzate da una clinica comune. Dopo un lavoro preliminare di un anno, la commissione si è radunata per la discussione finale dei drafts preparati da ciascun gruppo di lavoro. I principi generali sono stati quello di 1) semplificare la classificazione delle Ittiosi e renderla accessibile sia all’esperto che a tutti i fruitori, dermatologi e non dermatologi. 2) Collegare dove fosse possibile la clinica con la genetica per spiegare il fenomeno 3) Abolire i termini fuorvianti, gli eponimi e quant’altro rendeva molto difficile l’approccio a questo complicatissimo capitolo della dermatologia. “ACNE NEONATALE” MAURO PARADISI L’acne è una patologia caratteristica dell’adolescenza, ma che talora può insorgere anche in epoca prepuberale. L’epoca di insorgenza implica una diversa valutazione e trattamento. L’acne neonatale propriamente detta si presenta a partire dalla nascita o nelle prime settimane di vita ed ha un andamento generalmente autorisolutivo. La patogenesi di questa manifestazione è da ricercarsi nell’ambiente ormonale del neonato stesso. Si parla più propriamente di acne infantile, anche se la distinzione con l’acne neonatale è piuttosto sfumata, per designare un quadro con elementi semeiologici analoghi alla classica acne (comedoni chiusi o aperti, papulo pustole e financo lesioni nodulo-cicatriziali) ad insorgenza nei primi sei mesi di vita ed a decorso più o meno protratto di settimane o mesi. Sembra presentarsi fino al 20% dei neonati, con una prevalenza nel sesso maschile. Una familiarità per acne si riscontra frequentemente. Mentre si riconosceva fino a non molto tempo fa un ruolo patogenetico fondamentale ad una risposta esagerata agli androgeni di origine materna, ora si tende a valorizzare un iperandrogenismo endogeno del bambino. Le forme di acne infantile persistenti, gravi o ad insorgenza tardiva, obbligano ad accertamenti ormonali, in quanto spia di possibili cause sottostanti (pubertà precoce, Cushing, tumori gonadici o surrenalici e di iperplasia surrenalica congenita). Alcune forme di acne infantile possono rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di una forma severa di acne durante la pubertà. Esistono, inoltre, forma di acne infantile indotte da farmaci sistemici o da trattamenti locali, nonché forme tossiche. Il riconoscimento e il trattamento precoce della malattia in quest’epoca è di notevole ausilio per prevenire conseguenze emotive e fisiche nel bambino. “ACNE DELL’ADOLESCENZA” STEFANO VERALDI Per acne dell’adolescenza si intende quella forma che colpisce i giovani di età compresa tra i 12 e i 18 anni. Dal punto di vista epidemiologico, si tratta di una forma di acne straordinariamente comune: secondo alcuni autori, sarebbe colpito fino all’85% dei giovani. Clinicamente, l’acne dell’adolescenza è polimorfa; tuttavia, fino ai 14-15 anni, è prevalentemente caratterizzata da lesioni comedoniche e papulose scarsamente infiammatorie, mantenendosi quindi entro i limiti dell’acne lieve, secondo i criteri classificativi della Global Alliance. Dopo questa età, l’acne può, spontaneamente o perché la terapia è stata tardiva o non corretta, diventare francamente infiammatoria, caratterizzata quindi da papule, pustole e noduli. In considerazione delle caratteristiche cliniche di questa forma di acne, è evidente che i farmaci che si utilizzano sono prevalentemente topici (retinoidi, benzoilperossido, antibiotici, acido salicilico, acido azelaico, nicotinamide,…). Nella gestione di questa forma di acne è molto importante anche un’informazione precisa relativa all’alimentazione, alla cosmetologia, all’esposizione ai raggi ultravioletti, nonché un adeguato supporto psicologico. “ACNE: TRATTAMENTO TOPICO” MAYA EL HACHEM Il trattamento dell’acne varia in funzione dell’espressività clinica (quindi dell’eziopatogenesi), del sesso e dell’età del paziente. Clinicamente, si distinguono diverse forme in base alla morfologia delle lesioni e alla gravità della manifestazione. In uno stesso soggetto può essere riscontrata un’unica forma o più forme cliniche di acne che si susseguono l’una all’altra nel tempo, come vere e proprie fasi evolutive della manifestazione cutanea. Le forme che si giovano perlopiù di un trattamento locale sono quelle caratterizzate dalla prevalenza di lesioni da ritenzione di sebo e di cheratina (comedoni, papule), o gli elementi pustolosi superficiali. Le terapie oggi disponibili sono molteplici e consentono un notevole miglioramento della fase acuta nonché la prevenzione di esiti cicatriziali notevolmente antiestetici. I topici efficaci nel trattamento dell’acne sono i retinoidi, il benzoilperossido, gli antibiotici, l’acido azelaico. Da sottolineare l’utilità dell’associazione di principi attivi in un unico prodotto in quanto semplificano l’effettuazione della terapia da parte dei pazienti e ne riducono i costi. L’acne comporta inevitabilmente, per la sede e per l’età in cui le ragazze ne sono affette, disaggi psicologici notevoli; questi non vanno trascurati da parte dello specialista curante. A tale scopo, si ritiene utile proporre a tutte le pazienti il camouflage che, migliorando l’aspetto estetico, aiuta le ragazze a vivere meglio con l’acne in attesa della sua risoluzione e da sicurezza ai genitori in quanto il trattamento cosmetico è prescritto da un dermatologo. “ACNE: TERAPIA GENERALE” VINCENZO BETTOLI La prescrizione di qualsiasi tipo di farmaco richiede conoscenza ed esperienza, questo vale sia per i topici che per i sistemici ma con una ovvia maggiore attenzione ai vari parametri da rispettare per i secondi rispetto ai primi. In ambito pediatrico a quanto sopra si sommano gli aspetti legati all’età. Nel campo della terapia sistemica dell’acne i farmaci più utilizzati sono gli antibiotici, ma se in generale le tetracicline la fanno da padrone, in età pediatrica sotto gli 8-12 anni, il loro ruolo è azzerato da possibili effetti collaterali come la iperpigmentazione dei denti permanenti. I macrolidi, di seconda scelta nell’adulto, in età pediatrica diventano una prima scelta pur senza dimenticare tutte le problematiche correlate al crescente e preoccupante fenomeno della antibiotico resistenza sia nei confronti del P.acnes che di altri batteri presenti permanentemente o temporaneamente nel nostro corpo. La terapia ormonale trova indicazione in situazioni cliniche selezionate come in caso di alterazioni ormonali sia organiche che funzionali. La isotretinoina orale, utilizzata più diffusamente in passato in casi di acne pediatrica, ha visto il suo impiego sensibilmente ridotto oltre che per motivazioni speficamente tecniche anche come conseguenza delle restrizioni imposte a livello europeo dagli organi governativi preposti al controllo sui farmaci. ! “MALFORMAZIONI VASCOLARI” CORRADO OCCELLA Le anomalie vascolari che coinvolgono la cute sono relativamente frequenti in dermatologia pediatrica; nella maggioranza dei casi si tratta di lesioni che si riassorbono spontaneamente (emangiomi) o che persistono senza significative conseguenze (malformazioni vascolari). Esistono tuttavia situazioni cliniche riferibili ad entrambi i tipi di alterazioni che, per sede, dimensione, divenire clinico e complicanze possono definirsi problematiche tanto da richiedere rapidi procedimenti diagnostici e terapeutici finalizzati. Le malformazioni vascolari (MV) capillari, venose, linfatiche, arteriose sono anomalie strutturali per lo più congenite della morfogenesi vascolare. Clinicamente crescono contestualmente al bambino e non regrediscono mai spontaneamente. Possono presentare problematiche legate a: # periodiche pousses evolutive infiammatorie,non sempre prevedibili, ma spesso legate a traumi, infezioni, interventi chirurgici e ,soprattutto variazioni ormonali alla pubertà ; qualche volta la crescita di queste malformazioni è improvvisa e tumultuosa e può simulare una patologia tumorale # alla loro associazione con alterazioni scheletriche (specie le MV artero-venose e quelle complesse): ipertrofia o ipotrofia di segmenti ossei, deformazioni, allungamenti di arti o di segmenti di arti. Distruzione ossea # importanti implicazioni estetiche e psicologiche # alla loro coesistenza in importanti quadri sindromici con malformazioni a livello di altri organi o apparati ( Sindrome di Sturge- Weber, sindrome di Klippel –Trenaunay, sindrome di Parkes-Weber, etc) # alla associazioni con patologie metaboliche (angiocheratoma di Fabry, fucosidosi, etc) “DIAGNOSI E TERAPIA DEGLI EMANGIOMI E DELLE MALFORMAZIONI VASCOLARI” PIETRO DALMONTE Secondo la classificazione biologica di Mulliken (“International Society for the Study of Vascular Anomalies”), le lesioni vascolari si dividono in lesioni malformative (capillari, venose, linfatiche, arteriose o miste) e lesioni proliferative (emangiomi infantili). La terapia delle lesioni malformative superficiali piane è oggi basata sul trattamento laser. Le lesioni malformative a basso flusso (venose e/o linfatiche) sono invece suscettibili di terapia chirurgica o di scleroterapia, mentre l’opzione terapeutica di prima scelta per le malformazioni ad alto flusso (artero-venose) si basa sulla embolizzazione in corso di arteriografia selettiva. Gli emangiomi infantili vanno trattati nella fase proliferativa iniziale con terapia medica, ma soltanto in quei casi a rischio di complicanze funzionali; oggigiorno il farmaco di prima scelta sembra essere il beta-bloccante (propranolo). Successivamente, se l’involuzione non risulta favorevole, si pianifica un trattamento personalizzato basato su chirurgia (spesso per tappe sequenziali) e laserterapia. “LA PSORIASI” GIUSEPPE FABRIZI “L’ECZEMA” GIAMPAOLO RICCI Non è stata ancora adottata in ambito europeo una definizione di off – label condivisa sia ai fini scientifici che regolatori. In pediatria, per off- label s’intende ogni uso di farmaco commercializzato che avvenga al di fuori di quanto previsto nella Scheda tecnica e nel Foglio Illustrativo con riferimento a: indicazione terapeutica pediatrica, indicazione in una specifica sottopopolazione pediatrica, dosaggio, formulazione, via di somministrazione ed uso di un farmaco che sia “non indicato” o “controindicato” nella popolazione di riferimento o in sue sottopopolazioni. L’uso degli off-label in pediatria è sempre più diffuso. La causa principale è riferibile alla carenza di farmaci appositamente studiati e commercializzati per il bambino nelle diverse età per cui ad esso vengono adattati dosaggi e indicazioni approvati per l’adulto e la principale conseguenza consiste nel fatto che questi trattamenti spesso si dimostrano poco efficaci e ancora più spesso presentano un aumento rischio di effetti indesiderati anche gravi. Nuovi studi promuovono l’efficacia e la sicurezza di pimecrolimus nel trattamento della dermatite atopica, anche nelle zone cutanee più sensibili e suggeriscono un’azione positiva della crema sulle naturali difese immunitarie della pelle. Anche per la maggioranza degli antistaminici (cetirizina, levocetirizina, loratadina, desloratadina ecc) non sono state definite l’efficacia e la sicurezza per i bambini al di sotto dei 2 anni di età. “L’ACNE” MARIO BELLOSTA L’acne è una patologia infiammatoria a genesi multifattoriale che coinvolge le aree cutanee ricche di ghiandole pilo-sebacee. È estremamente frequente, colpendo in misura variabile il 90% degli adolescenti. La “pubertà sebacea” di solito precede quella genitale soprattutto nelle ragazze la cui cute può divenire “grassa e piena di brufoli” molto prima del menarca, fin dall’età di 8-9 anni. Nei ragazzi l’acne si manifesta più tardivamente verso 12-13 anni. Generalmente raggiunge il massimo grado di severità dopo 4-5 anni. Le lesioni acneiche sono in genere poco accettate ed hanno effetti psicologici importanti nei giovani pazienti, manifestandosi in una fase critica della vita, quella adolescenziale, contraddistinta da maggiore sensibilità e vulnerabilità psicologica. Si possono infatti manifestare scarsa autostima, insicurezza, imbarazzo fino a depressione, rabbia, frustrazione, isolamento dalla vita sociale, riduzione del rendimento scolastico e peggioramento della qualità della vita. Spesso tali problematiche non si manifestano esclusivamente in forme di acne grave in quanto la malattia viene percepita in maniera maggiore rispetto alla gravità delle lesioni (dismorfofobia). Da qui l’importanza di un corretto approccio diagnostico e terapeutico sia per la risoluzione del quadro clinico sia per prevenire la comparsa di cicatrici permanenti, esteticamente invalidanti per il benessere psico-fisico del giovane paziente “LE INFEZIONI E LE INFESTAZIONI” DARIO BLEIDL Molti farmaci presenti sul mercato per la terapia di infezioni ed infestazioni sono privi dell’autorizzazione per l’uso specifico nei bambini Tuttavia anche in età pediatrica, alcuni di questi farmaci vengono utilizzati sia per uso locale che sistemico In questi casi però è necessario che il farmaco venga prescritto sotto diretta responsabilità del Medico prescrittore; che i genitori od i tutori vengano preventivamente informati sulla terapia e che concedano il consenso sulla stessa; che non esistano altre possibilità terapeutiche ugualmente efficaci; che le terapie apportino un vantaggio addizionale rispetto alle stesse formalmente consentite dal Ministero della salute; che esistano pubblicazioni scientifiche comprovanti il medesimo utilizzo; che il farmaco risulti registrato! anche! se! ! per! le! indicazioni,! dosaggi!o!vie!di!somministrazione!diverse!da!quelle!che!si!prescrivono! “DERMATOSI DEI PIEDI” MIRELLA MILIOTO Durante l’osservazione clinica dermatologica, al piede non viene dedicata spesso una osservazione attenta , a meno di una precisa affermazione da parte del paziente di una sintomatologia più o meno dolorosa. La cura del piede, al primo esordio della patologia, nel 75% dei casi è demandata alla automedicazione . Eppure tutte le affezioni dermatologiche possono essere presenti anche sul piede. Il piede rispecchia la vita che si trascorre , l’utilizzo che ne è stato fatto, lo stato di salute attuale. Un'accurata valutazione del piede, la temperatura, il colore, la larghezza, la forma, il volume, le callosità , la qualità delle unghie, può indicare innumerevoli informazioni sullo stato di salute in generale e della cute. Si passano in rassegna le più frequenti patologie del piede: -verruche -nevi -eczemi -psoriasi -dermatosi plantare giovanile -tilomi -ittiosi -dermatosi infettive (parassitarie, batteriche, micotiche) -angiomi -onicocriptosi -esantemi post-infettivi -granulomi da corpo estraneo ….e le più rare: -dermatiti bollose (pemfigo,epidermolisi bollosa) -cheratodermie -eritrodermie plantari “FIBROMATOSI DIGITALE” CORRADO ANGELO Con il termine di fibromatosi digitale infantile (IDF) si indica una rara forma di neoplasia benigna appartenente al gruppo delle Fibromatosi. E’ presente alla nascita o si sviluppa nel primo anno di vita, e si manifesta sotto forma di noduli singoli o multipli, di consistenza dura, di colorito roseo, localizzati alle dita di mani e piedi. Istologicamente,l’aspetto caratteristico dell’IDF è la presenza di inclusioni citoplasmatiche eosinofiliche in sede perinucleare. L’ipotesi di un’origine virale appare la più accreditata,anche se la etiologia dell’IDF rimane sconosciuta. L’evoluzione naturale dell’IDF è quella di un periodo di accrescimento, più lento inizialmente e più rapido successivamente, cui fa seguito una regressione spontanea. Una volta accertata la diagnosi dunque, è consigliabile una vigile osservazione, astenendosi, per quanto possibile, dal trattamento chirurgico; quest’ultimo è infatti seguito assai spesso da recidiva. “CHERATODERMIE PALMO-PLANTARI” GIANLUCA TADINI Le Cheratodermie Palmoplantari (KPP) sono un gruppo vasto ed eterogeneo di genodermatosi, accomunate solo dal criterio topografico di classificazione. Sarà proposto un criterio classificativo basato sulle caratteristiche cliniche ( Kpp isolate, Kpp sindromiche e ciascuna divisa tra Kpp a solo coinvolgimento palmoplantare o con associati segni cutanei in altri distretti corporei). Inoltre saranno fornite le caratteristiche epidemiologiche di ciascuna Kpp e i criteri diagnostici (istologia, istochimica, ultrastruttura) e di biologia molecolare. A questo proposito sarà proposta una classificazione integrata che comprenda anche la patogenesi con cenni di genetica funzionale e di correlazioni genotipo-fenotipo. “PATOLOGIE UNGUEALI” BIANCA MARIA PIRACCINI L’apparato ungueale incomincia a svilupparsi intorno alla IX settimana di vita embrionale e si completa intorno alla XX settimana. Alla nascita le unghie risultano completamente sviluppate e le loro dimensioni sono correlate direttamente all’eta’ gestazionale e al peso del bambino. Le unghie del neonato sono spesso fragili e morbide; e’ frequente osservare, soprattutto a livello dei piedi, la coilonichia, che dipende dal fatto che nel bambino la matrice ungueale e quindi la lamina sono molto sottili. La velocita’ di crescita dell’unghia e lo spessore aumentano progressivamente nell’infanzia, fino a raggiungere il valore dell’adulto ( 150 mm/die) a circa 10-14 anni. Le malattie delle unghie nei bambini si distinguono in congenite ed acquisite: in questo secondo gruppo si riconoscono le forme infiammatorie, infettive, traumatiche e neoplastiche. Alcune patologie delle unghie sono le stesse degli adutli, ma con incidenza diversa, altre sono tipiche dell’ età infantile, come ad esempio la paracheratosi putolosa. La relazione passerà in rassegna le onicodistrofie più frequenti nell’infanzia. “IPERPLASIA CEREBRIFORME PLANTARE” CARMELO SCHEPIS La presenza di Iperplasia Cerebriforme Plantare, cioè di un ispessimento progressivo della cute plantare che prende un aspetto circonvoluto o gyrato, è il segno cutaneo peculiare della sindrome Proteus tanto da consentirne, da solo, quasi sempre, la diagnosi. Con il termine di sindrome Proteus si indica una amartomatosi congenita che provoca l’eccessiva ed incontrollata crescita di vari tessuti. Il nome deriva da Proteus, una divinità minore della mitologia greca che, citato nell’Odissea come servitore di Poseidone, aveva il potere di cambiare forma per evitare di essere catturato dai suoi nemici. Aneddoticamente si può ricordare che J. Merrick più noto quale “the elephant man” fosse affetto da sindrome Proteus e non da NF1 come si credeva al suo tempo. La causa della sindrome non è nota, i casi descritti ad oggi sono tutti sporadici. E’ stata avanzata l’ipotesi che sia dovuta ad un gene dominante letale compatibile con la vita allo stato di mosaico, mentre, sembra non reggere l’idea di un legame sicuro con una mutazione del gene PTEN come sottolineato invece più volte negli ultimi anni. Una bimba di sei anni giunge alla nostra osservazione per una valutazione clinica. La presenza di Iperplasia Cerebriforme Plantare ci indirizza immediatamente verso la diagnosi. Numerosi altri segni dismorfici ci confermano trattarsi di un caso di sindrome Proteus. “QUADRI CLINICI E CLASSIFICAZIONE” ERNESTO BONIFAZI Abstract Micosi fungoide e papulosi linfomatoide sono i più frequenti linfomi primitivi della cute ed entrambe sono classificate tra le forme a decorso torpido. La forma clinica iniziale più frequente do micosi fungoide è quella simil-eczematosa. E' difficile precisare il decorso di questa malattia per l'intervallo estremamente lungo che passa tra le lesioni iniziali e la proliferazione di tipo tridimensionale. La papulosi linfomatoide ha manifestazioni cliniche papulonodulari che caratteristicamente regrediscono spontaneamente in 4-6 settimane. Dal punto di vista istologico il tipo A, simil-Hodgkin, più frequente, è caratterizzato dalla presenza di larghe cellule anaplastiche CD30+ frammiste a infiltrato polimorfo; il tipo B simil-micosi fungoide è caratterizzato da un infiltrato epidermotropo di piccole cellule: il tipo C è caratterizzato da un infiltrato monomorfo di larghe cellule anaplastiche CD30+. Mamifestazioni secondarie cutanee si possono avere in tutti i disordini emolinfoproliferativo, più frequentemente nella leucemia mielomonocitica. “ISTOLOGIA, IMMUNOCITOCHIMICA E DIAGNOSI” BEATRICE PASSARINI La diagnosi differenziale tra disordini emolinfoproliferativi dell’età pediatrica e patologie di altra natura risulta spesso difficile dal punto di vista esclusivamente clinico. Anche l’esame istopatologico, purtroppo, non sempre permette di chiarire con certezza la natura di una dermatosi. E’ il caso, per esempio, della distinzione tra processi granulomatosi dalle più svariate origini e l’istiocitosi a cellule di Langherans, della diagnosi differenziale tra punture d’insetto e linfomi cutanei e di quella tra pitiriasi lichenoide cronica e micosi fungoide. In tutte queste situazioni e assolutamente necessario avvalersi di indagini immunocitochimiche in grado di evidenziare mediante l’impiego di anticorpi opportunamente marcati specifici antigeni citologici in una sezione di tessuto, che permettono spesso di chiarire, confermare, o confutare la diagnosi clinica e/o istologica. “STADIAZIONE E GESTIONE” ANDREA PESSION La genesi e l’origine di quadri clinici di coinvolgimento cutaneo da parte di patologie ematologiche dell’infanzia è articolata e necessita di un inquadramento specialistico. I disordini emolinfoproliferativi dell’infanzia che hanno una particolare incidenza per quel che riguarda primarie o secondarie localizzazioni cutanee possono essere di origine prettamente linfoide (Leucemia Acuta Linfoblastica, Linfomi Non Hodgkin Linfoblastici), a partenza da precursori mieloidi (Bluberry Muffin in corso di Leucemie Mieloidi Congenite, Disordini Mieloproliferativi Transitori) oppure a partenza istiocitaria (Istiocitosi a Cellule di Langherans). Segue una trattazione su queste entità, sulla la loro stadiazione e sulla la loro gestione. ! “LA TESTA” MASSIMILIANO PAZZAGLIA Capita a volte di visitare pazienti dermatologici ed in particolar modo tricologici che riferiscono alopecia o sintomi cutanei importanti e gravi ma che obiettivamente non sono presenti. Questa è la dismorfofobia, definita come l'ossessione per un difetto immaginario dell'aspetto esteriore. Il termine è ben descritto nel 1930 da Jahrreiss , nel suo Saggio - Ipocondria della bellezza: "La preoccupazione è così esclusivamente concentrata su un aspetto del corpo, vissuto come deformato, ripugnante, inaccettabile e ridicolo, che l'intera esistenza di un individuo e' dominata da questa preoccupazione e nient'altro ha più significato". I pazienti con dismorfofobia sono ossessionati dalle sedi corporee più importanti dell'immagine esteriore e le fissazioni più frequenti riguardano il volto, il cuoio capelluto ed i genitali. Le donne sono più propense a focalizzarsi sui capelli, sul volto, mentre gli uomini concentrano la propria attenzione sui genitali. I pazienti pensano ossessivamente alla loro presunta malattia e sviluppano così comportamenti ritualistici, ripetitivi e ossessivi (si guardano alla specchio, si acconciano in modo eccessivo, pongono e frequenti ed assillanti domande per ottenere rassicurazioni dalla famiglia e dai medici). Il dermatologo deve essere preparato ad affrontare questo tipo di paziente con cui non si deve mettere assolutamente in contrasto. Si tratta di pazienti impegnativi che possono essere causa di forte disagio, come quando il paziente dice di essere “pelato” e magari ha più chioma del dermatologo, che, a sua volta, non e calvo. Queste situazioni spesso inducono il dermatologo ad errori terapeutici anche gravi, come l’eccesso di terapia o la sottovalutazione del paziente. Quali comportamenti attuare di fronte ad un giovane paziente che si dice calvo ma non lo è, che magari già visitato da un altro dermatologo, è già in terapia con finasteride, minoxidil e sta già facendo tutte le terapie, le integrazioni ed i trattamenti cosmetici possibili ed immaginabili? “IRSUTISMO” ALESSANDRO CICOGNANI L’irsutismo è un disordine caratterizzato da uno sviluppo eccessivo dei peli nelle aree androgenodipendenti della donna. L’irsutismo spesso si associa alla presenza di livelli di androgeni elevati anche se questo non succede in tutti i casi. Gli androgeni nella donna provengono dall’ovaio e dal surrene ed in periferia dalla cute e dal tessuto adiposo. La causa più frequente di irsutismo è l’ovaio policistico. Altre cause possono essere l’Iperplasia Surrenalica Congenita non classica, la sindrome di Cushing e la sindrome HAIR-AN. Cause rare di irsutismo sono i tumori secernenti dell’ipofisi, ovaio e surrene, L’irsutismo si definisce idiopatico quando nessuna causa è individuabile in presenza di normali cicli ovulatori e normali livelli degli androgeni circolanti. In presenza di una giovane donna con un quadro di irsutismo ingravescente è importante un’attenta indagine anamnestica, un accurato esame obiettivo e l’esecuzione di indagini di laboratorio mirate. “IL CORPO” EMILIO FRANZONI, PAOLA GUALANDI Non vi è dubbio che la nostra società viva su continui tentativi di condizionare le persone intorno alle necessità di consumo condizionando, per quanto possibile, le scelte in diversi settori della vita di relazione. Infatti, tutto ciò che più è collegato al corpo, a partire dal corpo stesso, viene presentato dai mass media secondo certi stereotipi che continuamente compaiono nelle immagini e sulla carta stampata. Sarebbe però troppo semplicistico pensare che “l’esplosione”, quasi epidemica, dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) osservata in questi ultimi dieci anni sia collegata soltanto alle pressioni di “agenti” esterni alle persone. Infatti c’è poi il grande tema dei messaggi che ci colpiscono quotidianamente. Oggi il corpo deve essere magro, bello. Ovunque vediamo corpi perfetti che invogliano a tendere alla perfezione e, senza che ce ne accorgiamo, ci condizionano, condizionano i nostri giudizi, il nostro metro di valutazione. Succede dappertutto, in televisione, sui giornali femminili, ma anche su quelli maschili, infatti anche per “i maschi” c’è l’invito a dimagrire in diversi spot. Le persone che soffrono di questo male hanno, è vero, una personalità fragile anche se, apparentemente, sembra molto forte; infatti quando si affrontano i temi delle loro problematiche con queste ragazze e soprattutto con le adolescenti, le si scoprono assolutamente determinate ad arrivare in fondo, a porsi in gioco, a provarsi, ma non a voler così chiaramente morire anche perché spesso l’anoressia è una morte lenta, è un suicidio lento. E’ vero, la maggior parte delle ragazze, in realtà, non vuole affatto morire, ma si sta mettendo alla prova, vuole vedere fino a che punto può arrivare, fino a che punto arriva l’attenzione e l’angoscia che si crea e cresce intorno a lei. Infatti oltre all’attenzione arriva, poi, anche la tensione e la paura che prende i genitori, che iniziano a preoccuparsi perché vedono un corpo che dimagrisce, che svanisce. Questo le rende ancora più determinate, in quanto si rendono ben presto che, nella maggior parte dei casi, la preoccupazione dei genitori è solo per il loro aspetto fisico, per una parte concreta del loro essere e non per la grande sofferenza che loro hanno dentro. Si insinua così la necessità perversa che la sofferenza del corpo deve essere, quindi, mantenuta perché, con la eventuale guarigione, nessuno dedicherebbe più le attenzioni, e nessuno si accorgerebbe più di loro che continuerebbero, comunque, a stare male. La colpa è anche nostra perché diamo giudizi quasi sempre molto superficiali, basati sull’esteriorità e quasi mai sul profondo dello spirito della mente e del sentire. “TATUAGGI, PIERCING ED ALTRO….” ANNA DI LANDRO I tatuaggi e i piercing rappresentano delle pratiche di abbellire il proprio corpo conosciute fin dalle civiltà più antiche, presso le quali venivano eseguiti in occasione di cerimonie e feste religiose; in questi ultimi anni sono diventati sempre più popolari, soprattutto negli adolescenti e nei giovani adulti, anche nella nostra popolazione. Degli studi recenti condotti in studenti di college americani hanno documentato per i piercing una prevalenza del 33-55% , mentre per i tatuaggi del 25%, con picchi del 40%. Entrambi i sessi sono interessati dal fenomeno: nelle donne sembra esservi una maggiore presenza di piercing, mentre nell’uomo di tatuaggi. Queste pratiche non sono pur troppo esenti da complicazioni, che possono essere o di tipo infettivo, interessanti solo la pelle ma anche gli organi interni, con possibilità di trasmissione dei virus dell’epatite B, C e anche dell’HIV, o di tipo allergico, con insorgenza di dermatiti da contatto, favorite dalle varie sostanze contenute nei prodotti usati per l’esecuzione degli stessi. Le singole problematiche verranno considerate durante la relazione con un breve excursus anche sulle implicazioni psicologiche che queste pratiche possono comportare. “L’ECCESSIVA SUDORAZIONE” FEDERICO BARDAZZI L’eccessiva sudorazione o iperidrosi rappresenta è una sudorazione incontrollabile ed in eccesso rispetto a quanto richiesto da una termoregolazione normale. Le iperidrosi fanno parte delle patologie delle ghiandole sudoripare eccrine. In condizioni fisiologiche, l’attività delle ghiandole eccrine è posta sotto il controllo delle terminazioni nervose simpatiche colinergiche. La componente secretoria della ghiandola risponde a stimoli termici, gustativi e psichici. Gli stimoli termici condotti dal sangue e più raramente dalle fibre afferenti cutanee agiscono a livello dell’ipotalamo che controlla attraverso la sudorazione il mantenimento della temperatura corporea. La sudorazione che dipende da stimoli psichici è invece sotto il controllo del lobo limbico e può interessare l’intera superficie corporea, ma è generalmente più spiccata alla regione palmo-plantare, alle ascelle e alla fronte. Nell’ambito dei disordini della funzione delle ghiandole sudoripare eccrine, l’iperidrosi rappresenta la patologia più frequente e a maggior impatto sul piano psicologico-sociale. E’ stato stimato che interessa più dell’1% della popolazione generale, sebbene sia molto più frequente nell’età adolescenziale. Se l’iperidrosi fa parte dei sintomi di una patologia nota viene definita iperidrosi secondaria (tab. 2), se non è accompagnata da cause specifiche viene definita primaria o idiopatica o essenziale. Questo disturbo è molto più frequente dell’iperidrosi secondaria. Generalmente inizia nell’infanzia o nell’adolescenza e si protrae per tutta la vita. Ansia e nervosismo possono aggravare o scatenare un attacco di sudorazione, ma soltanto raramente è presente una patologia psichiatrica vera e propria. Questi pazienti spesso vengono definiti emotivi, ma in genere è il fenomeno della sudorazione eccessiva che genera imbarazzo e ansia, non viceversa. anche in presenza di disturbi psicologici/psichiatrici, l’iperidrosi tende ad aggravare l’instabilità emotiva. L’iperidrosi essenziale si distingue in base alla localizzazione in: 1) emozionale (piante, palme e ascelle) 2) generalizzata (grandi aree) 3) localizzata (piccole aree) Le forme localizzate e generalizzate si associano a patologie sistemiche, neurologiche, cutanee. L’iperidrosi emozionale è idiopatica, benigna, in parte geneticamente determinata e in parte acquisita. L’iperidrosi può essere continua o fasica; nel primo caso peggiora in estate, nel secondo caso è indotta prevalentemente da stimoli emozionali e non ha alcuna correlazione con gli stimoli termici. Le emozioni che possono “far sudare” sono di vario tipo: paura, rabbia, vergogna, dolore, ma anche desiderio ed eccitazione. Nella storia naturale dell’iperidrosi c’è la tendenza spontanea ad un miglioramento dopo i 25 anni di età. Clinica dell’iperidrosi essenziale Iperidrosi palmare: la sudorazione eccessiva alle mani è generalmente la condizione più fastidiosa fra tutte le forme di iperidrosi. Molti individui con questo disturbo sono addirittura condizionati nella scelta della loro professione data la difficoltà che incontrano nel maneggiare materiali sensibili all’umidità (carta, etc),per l’imbarazzo quando devono dare la mano. Alcuni pazienti arrivano al punto di evitare del tutto i contatti sociali. Il grado di sudorazione può variare da un moderato aumento dell’umidità fino alla formazione di gocce vere e proprie. Iperidrosi ascellare: anche l’iperidrosi ascellare può creare imbarazzo per la formazione di chiazze bagnate sugli indumenti. Iperidrosi plantare: spesso si associa una macerazione degli spazi interdigitali e una concomitante colonizzazione micotica e batterica. Altre localizzazioni: l’iperidrosi essenziale limitata al tronco e/o alle coscie è meno frequente. Terapia Antitraspiranti Gli antitraspiranti rappresentano la terapia di prima scelta. Le sostanze più efficaci sembrano essere i sali di alluminio, in particolare il cloruro di alluminio. Anche la glutaraldeide e l’acido tannico in etanolo sono stati utilizzati nel trattamento dell’iperidrosi anche se di rado in quanto possono indurre una sensibilizzazione allergica e lasciano una colorazione giallastra della pelle. La metenamina è un composto policiclico organico che rilascia a pH acido ammonio e formaldeide. È stato provato in formulazioni gel a concentrazioni del 5-10% dimostrando nell’iperidrosi palmo-plantare di grado lieve-moderato una buona . Tutti gli antitraspiranti, seppur raramente, possono essere causa di idrosadenite. Farmaci sistemici Non esistono farmaci specifici per la sudorazione generalizzata. Tuttavia, negli adulti che ne soffrono, un certo miglioramento può derivare dall’uso di farmaci anticolinergici. Ionoforesi Rappresenta un’efficace soluzione al problema dell’iperidrosi palmo-plantare. La tecnica consiste nell’applicare una corrente continua a bassa tensione (circa 15 mA) alle palme o alle piante dei piedi immerse in una soluzione elettrolitica (va bene anche la normale acqua di rubinetto). Tale processo induce dei cambiamenti elettrici nelle ghiandole e dotti sudoripari con interruzione dell’attività secretoria. Tale terapia è facilmente applicabile anche in età pediatrica. Psicoterapia La maggioranza dei pazienti affetti da iperidrosi anche severa sembra avere un profilo psicologico completamente normale, pertanto i problemi psicologici e psicosociali di questi pazienti sono quasi sempre una conseguenza del disturbo e non una causa. Per questa ragione una terapia psichiatrica o psicofarmacologica non può curare questo disturbo, al massimo è in grado di aiutare il paziente ad accettarne la convivenza. In casi selezionati di iperidrosi emozionale, metodiche di bio-feedback possono portare ad un certo miglioramento. Chirurgia e Tossina botulinica Le tecniche invasive sono da utilizzare solo in casi selezionati ed in pazienti adulti “CONNETTIVITI NEL BAMBINO E NELL’ADOLESCENTE” AURORA PARODI Le connettivopatie sono patologie che condividono un comune interessamento cutaneo e sistemico. Colpiscono più frequentemente il sesso femminile e alcune di esse donne giovani e possono insorgere anche nell’infanzia e nell’adolescenza. Le connettiviti che più si riscontrano nel bambino e nell’adolescente e che presentano un interesse cutaneo sono il lupus eritematoso, la sclerodermia, solitamente la variante localizzata, e la dermatomiosite. Inoltre alcuni soggetti possono presentare sintomi che sono comuni a più connettiviti designando le forme che vengono definite connettiviti miste. Alcune di queste patologie presentano un profilo sierologico caratteristico che è utile indagare in quanto può fornire anche informazioni dal punto di vista prognostico. “LA SCLERODERMIA LOCALIZZATA DEL BAMBINO” FRANCESCO ZULIAN “MUCINOSI IN ETA’ PEDIATRICA” FRANCO RONGIOLETTI Le mucinosi sono un gruppo di malattie eterogenee, da deposito non frequenti nella pratica quotidiana. Ci sono forme particolari che prediligono o coinvolgono anche l’età pediatrica. Tra esse sono da segnalare la mucinosi follicolare nella sua varietà classica e acneiforme, la mucinosi autorisolutiva giovanile, la mucinosi cutanea dell’infanzia, lo scleredema e il nevo mucinoso. L’autore illustra le problematiche legate sia alla diagnosi che alla prognosi e terapia delle mucinosi in età pediatrica. “IMMUNODEFICIENZE” ALBERTO GIOVANNI UGAZIO Le immunodeficienze primitive (PID), vale a dire i deficit genetici dell’immunità, si manifestano clinicamente con una aumentata suscettibilità alle infezioni ed alle malattie autoimmuni. E’ aumentata anche l’incidenza e la prevalenza delle malattie neoplastiche. Purtroppo, l’elevata suscettibilità alle infezioni rappresenta un elemento nosografico di scarsa utilità diagnostica in quanto tutti i bambini, soprattutto quando entrano per la prima volta in comunità, vanno incontro ad infezioni recidivanti. Un evento inevitabile in quanto il loro sistema immunitario viene a contatto per la prima volta con microrganismi patogeni che non aveva precedentemente incontrato. Come sintomi di allarme per sospettare una PID andranno quindi valorizzate le infezioni gravi, quelle che si verificano nel piccolo bambino non ancora socializzato e le infezioni da germi opportunisti usualmente non patogeni. Una diarrea intrattabile ad esordio nei primi mesi di vita, ancor più se associata all’esordio di diabete, deve orientare verso una IPEX (Immunedisregulation, polyendocrinopahty, enteropathy, X-linked). Una onicopatia da candida deve evocare il sospetto di APECED (autoimmune endocrinopathycandidiasis-ectodermal dystrophy). Alcuni dati di laboratorio che orientano fortemente verso una PID vengono troppo spesso negletti (“visti ma non letti”): una linfopenia, soprattutto in età neonatale e del lattante, evoca il sospetto di immunodeficienza combinata grave. Una piastrinopenia con basso volume piastrinico è pressoché patognomonica di sindrome di Wiscott –Aldrich. Numerosi altri sono i sintomi, i segni e i dati di laboratorio che possono orientarci verso una PID e consentirci quindi una diagnosi precoce, spesso essenziale per salvare la vita di questi piccoli pazienti. “MANIFESTAZIONI CUTANEE DELL’OBESITA’” MIRELLA MILIOTO Secondo alcuni dati dell'OMS , l'obesità costituisce oggi uno dei problemi di salute pubblica tra i più gravi e, purtroppo spesso trascurato, nel mondo occidentale. L'obesità, contribuirebbe, a volte in maniera determinante, all'insorgenza di quelle malattie croniche che ogni anno causano la morte di quasi 34 milioni di individui, costituendo il 46% del totale mondiale delle malattie. Anche dal punto di vista dermatologico l'obesità può determinare alcuni significativi sintomi: # acanthosis nigricans, # strie atrofiche, # intertrigine, # prurito, # segni di iperandroginismo, # pigmentazione da stasi, # linfedema # ulcere degli arti inferiori. Tra le manifestazioni cliniche più ricorrenti: # striae distensae, # acne # cheratosi follicolare. “MANIFESTAZIONI CUTANEE DI IPERANDROGENISMO” MARIALISA FELICIANGELI Le principali manifestazioni cutanee di iperandrogenismo sono rappresentate da seborrea, acne, irsutismo ed alopecia.. Tali patologie vanno considerate meritevoli di approfondimento anamnestico, clinico e talora anche laboratoristico non solo quando si presentano in associazione tra loro, ma anche quando risultano quadri isolati, specialmente se a rapida insorgenza. Vengono prese in considerazione sia le loro espressioni cliniche, soffermandosi sulle varie scale di gravità, sia gli elementi anamnestici, di pertinenza ginecologica e generale, che vanno presi in considerazione, per poi passare alle indagini laboratoristiche e strumentali del sospetto iperandrogenismo, specificando quali siano di primo livello e quale sia la corretta valutazione dei loro risultati. In conclusione viene affrontato il problema delle possibili strategie terapeutiche, con particolare riferimento alla più frequente causa di iperandrogenismo, la Sindrome dell’Ovaio Policistico, e alla condizione di iperandrogenismo periferico o idiopatico. “NUOVE ACQUISIZIONI DELLA RICERCA SULLE ALLERGIE DELL’INFANZIA” PAOLO MARIA MATRICARDI “L’ABBRONZATURA: DAL BAMBINO ALL’ADOLESCENTE” GIUSEPPE MONFRECOLA Oggigiorno una cute abbronzata è segno di benessere e di salute, mentre prima della metà del secolo scorso essa era indice di un basso tenore sociale perché propria di classi sociali dedite a lavori all’aperto. La pigmentazione melanica è il prodotto di una stimolazione della cute da parte di agenti lesivi fra cui i più importanti sono gli ultravioletti solari o quelli artificiali. Nel corso della relazione verranno illustrati i meccanismi fotobiologici che sottendono alla pigmentazione melanica, in particolare si puntualizzerà il ruolo dell’ $-MSH e dei suoi recettori, la produzione di eu e feomelanine, le metodiche per la loro determinazione in vivo. “REAZIONI ALLERGICHE A FARMACI” ANTONINO ROMANO Le reazioni allergiche a farmaci possono essere distinte in IgE-mediate e non-IgE-mediate. In relazione all’intervallo di tempo tra assunzione del farmaco e insorgenza dei sintomi, le reazioni possono essere classificate in “immediate” e “non immediate”. Le prime insorgono entro un’ora dalla somministrazione del farmaco responsabile; le reazioni non immediate compaiono a più di un’ora dall’assunzione del farmaco. Le prove cutanee rappresentano lo strumento maggiormente utilizzato nella diagnosi dell’allergia a farmaci: le cutireazioni a lettura pronta sono il metodo più rapido e attendibile per la diagnosi delle reazioni immediate; i patch test e le intradermoreazioni a lettura ritardata sono utili per la diagnosi delle reazioni di IV tipo (cellulo-mediate). Tra i test in vitro, il dosaggio delle IgE specifiche sieriche e il test di attivazione dei basofili con metodica citofluorimetrica contribuiscono all’identificazione degli antibiotici responsabili di reazioni immediate; il test di trasformazione linfocitaria aiuta invece a individuare quelli responsabili di reazioni immediate e non immediate. Considerata la limitata sensibilità delle prove cutanee e dei test in vitro per alcuni antibiotici, in casi selezionati può essere utile l’effettuazione del test di provocazione con la molecola sospetta. “ANGIOMI E MALFORMAZIONI CAPILLARI PIANE” DAVIDE BRUNELLI “LESIONI NODULARI BENIGNE E MALIGNE” FABIO ARCANGELI Nel considerare le numerose neoformazioni cutanee del volto e del capo nell’età pediatrica, gli autori tratteranno delle lesioni nodulari a sviluppo sottocutaneo, ai linfomi cutanei primitivi e secondari, con particolare attenzione alle problematiche di diagnostica differenziale ed alle opzioni terapeutiche. Si occuperanno inoltre degli angiomi e delle malformazioni capillari piane,m considerando le varie possibili presentazioni cliniche e i trattamenti chirurgici e di laserterapia. Saranno infine dibattute le problematiche diagnostico-terapeutiche correlate ad alcune delle più comuni lesioni acquisite di natura infettiva quali molluschi contagiosi, verruche virali e leishmaniosi cutanea. “LINFOMI” DARIO CRIPPA I linfomi sono la terza causa di neoplasia in età pediatrica dopo le leucemie e i tumori del Sistema Nervoso Centrale con un’incidenza di circa 13 casi per milione di bambini l’anno. Vengono presentati e discussi alcuni casi di linfomi dal punto di vista clinico,istopatologico, immunopatologico e terapeutico. La papulosi linfomatoide e la pitiriasi lichenoide sono tra le entità di maggior riscontro clinico e pur presentando differenze cliniche, istopatologiche e immunopatologiche, la dimostrazione di analoghi riarrangiamenti clonali del gene del recettore delle cellule T e la conferma della natura potenzialmente maligna di entrambe le affezioni, suggeriscono che in realtà possano esistere correlazioni tra queste due entità cliniche. La discussione prosegue con la descrizione della Micosi Fungoide, del linfoma angiocentrico nasale e degli pseudolinfomi. “LESIONI INFETIVE” PATRIZIO MULAS “IL BAMBINO IMMIGRATO” ALDO MORRONE Nel nostro paese solo da pochi anni si comincia ad affrontare la questione dell'immigrazione di seconda generazione che interessa i bambini e gli adolescenti. In altri paesi europei essa è ben conosciuta e non a caso viene indicata dalla letteratura internazionale, come sia spesso proprio la seconda generazione di immigrati quella più a rischio di sofferenza sanitaria, psichica e sociale I conflitti interni, la povertà e i cambiamenti politico-amministrativi hanno portato a significativi movimenti di popolazione, particolarmente rispetto a immigrati, rifugiati, richiedenti asilo. Le migrazioni spesso costituiscono un grave ostacolo alla salute per motivi di discriminazione, barriere culturali e linguistiche, stato legale e altre ragioni economiche e sociali. Per queste ragioni, da alcuni anni, il pediatra, il dermatologo ed il medico di famiglia – nelle loro diverse funzioni di pediatra di base, di consultorio, di poliambulatorio od ospedaliero - si trovano sempre più frequentemente di fronte a bambini stranieri, alla loro famiglia, alla loro domanda di salute e alla richiesta di un intervento diagnostico-terapeutico. Background Sembra più corretto parlare di minori “stranieri” e non “immigrati”. Si stima che, nel 2007, siano nati 63.000 bambini di origine straniera. Si tratta dell’11% sul totale dei nati in Italia nell’anno: oltre un bambino su dieci risulterebbe dunque nato da genitori con una cittadinanza diversa da quella italiana. Molti di questi parlano perfettamente l’italiano, frequentano scuole italiane e, in un certo senso, ciò che li distingue rispetto ai coetanei italiani è la precarietà dei loro diritti, in quanto legati ai limiti e alle restrizioni che condizionano la vita dei genitori. A questi vanno però aggiunti i minori stranieri “non accompagnati che, nel 2008, risultano presenti in Italia nel numero di 7.797. Vengono da Marocco (15,29%), Egitto (13,75%), Albania (12,49%), Palestina (9,47%) ed Afghanistan (8,48%), seguiti da Eritrea (4,99), Nigeria (4,14%), Somalia (3,90%), Serbia (3,76%) ed Iraq (3,68%), per un totale di 78 paesi diversi rappresentati. La maggior parte di questi minori è di sesso maschile, pari al 90,46%, contro il 9,54% di sesso femminile, ed ha un’età compresa tra i 16 (26,22%) ed i 17 anni (50,58%). Nel solo comune di Roma, sono stati 1.152 i minori stranieri e richiedenti asilo accolti nel 2007. Il gruppo più numeroso è costituito dai rumeni, seguito dagli afgani, moldavi, egiziani e marocchini. Il gruppo che risulta aver registrato il più alto tasso di crescita nella capitale è senza dubbio quello afgano, passato da 32 minori del 2004 a 264 nel 2007, pari al 22,8% del totale. Materiali e metodi Dei 2.137 minori stranieri visitati negli ultimi cinque anni (901 dall’ Europa dell”Est, 285 dall’ America Latina, 126 dall’ Asia e 240 dall’ Africa), più del 50% era al di sotto dei 14 anni. Circa il 30% risultava affetto da disturbi cutanei. Abbiamo inoltre osservato una notevole incidenza di malattie odontoiatriche, traumatiche, gastroenterologiche. Nel campo dermatologico, la quota maggiore di disturbi era rappresentata da malattie infettivo-parassitarie (scabbia, pediculosi, tinea capitis, tinea corporis). Sono stati inoltre osservati numerosi casi di leishmaniasi, filariasi, malattia di Hansen, tubercolosi cutanea. Vista l’endemia della malattia da HIV in alcune delle regioni di provenienza dei bambini, è stato possibile evidenziare molti disturbi cutanei HIV-correlati. Inoltre è stato possibile evidenziare patologie neoplastiche (tra cui quelle correlate alle genodermatosi quali lo xeroderma pigmentoso) e malattie da malnutrizione. Molte bambine erano inoltre affette dai diversi tipi di Mutilazione Genitale Femminile. Abbiamo inoltre visitato 1.376 minori non accompagnati negli ultimi cinque anni, spesso giunti in Italia senza le loro famiglie e per questa ragione vittime di vari tipi di abuso (furto, commercio illecito, mendicità, ecc.). L’ Istituto è inoltre da tempo impegnato, insieme alla GUS Onlus (Gruppo Umana Solidarietà) nelk progetto “Human Solidarity Children Village” (HSCV). Il progetto è diretto principalmente all’accoglienza, all’assistenza ed al reinserimento di minori vittime di violenza ed abusi e/o in stato di abbandono e/o in condizioni di vulnerabilità sociale Discussione La cosa tragica è che la gran massa della popolazione sofferente di disturbi cutanei è costituita da bambini. Si stima che i bambini costituiscano il 50% della popolazione totale dei paesi in via di sviluppo e che di questi, il 75% abbia disturbi cutanei. La maggioranza della popolazione pediatrica non ha accesso ai farmaci dermatologici essenziali. I bambini affrontano rischi particolarmente altri durante la loro crescita. I più alti ostacoli ad una salute ottimale interessano i bambini che nascono in contesti di povertà. Nel mondo, I bambini hanno un più alto rischio di morte se sono poveri. Per milioni di bambini oggi, particolarmente in Africa, la più alta sfida è la loro sopravvivenza fino al quinto anno di età e le possibilità che ciò avvenga sono più basse di quanto lo fossero dieci anni fa. La sfida che si pone ai professionisti sanitari è quella di rispondere al bisogno di salute di questi piccoli pazienti. Ma spesso si tratta di bambini con cui è difficile comunicare e di cui il più delle volte è arduo comprendere le storie migratorie, complicate ed emotivamente coinvolgenti. D'altra parte, la cura e l’intervento preventivo costituiscono le attività preminenti di ogni azione socio-sanitaria ed occorre essere in grado di gestire, o quanto meno di mediare, ogni situazione che esuli dalla routine e raccoglier tutte le informazioni necessarie, in modo che ogni decisione sia meditata e consapevole. L’approccio anamnestico, diagnostico e terapeutico dovrà pertanto essere diversificato nei diversi gruppi: 1. bambini immigrati adottati da famiglie italiane. 2. figli di immigrati nati nei paesi in via di sviluppo. 3. figli di immigrati nati in Italia. 4. figli di coppie miste. 5. bambini figli di nomadi 6. bambini figli di richiedenti asilo politico Per mettere a fuoco i problemi relativi alla salute e correlarli alle peculiarità socio-culturali, inevitabilmente presenti, sarà necessario ricostruire la storia di questi bambini e delle loro famiglie, qualora queste siano presenti ed analizzarne lo status socio-economico e culturale contingente. Le politiche migratorie devono concentrare maggiormente la loro attenzione sui flussi migratori, il che è comprensibile poiché i nuovi arrivi sono, per così dire, la valvola che regola la crescita della popolazione immigrata. Queste non dovrebbero, tuttavia, ignorare l’immigrazione stabile e particolarmente quella presente da lungo tempo, poiché ora rappresenta la maggioranza dell’immigrazione ed esprime la nuova realtà sociale nel paese ospite. Occuparsi solamente dei nuovi arrivi significa limitarci alle misure di emergenza, ignorando le necessità più profonde per la coesistenza. La mediazione culturale è molto importante in questo contesto come mezzo di integrazione per la prima e, ancora di più, per la seconda generazione “IL BAMBINO ADOTTATO” MAURO PARADISI Negli ultimi anni, a seguito dello sviluppo di una vera e propria “cultura dell’adozione” il numero dei bambini adottati, soprattutto internazionalmente, è cresciuto grandemente in tutti i paesi sviluppati, e l’Italia non fa certo eccezione a questa regola. Per l'adozione internazionale i tempi necessari per adottare sono generalmente lunghi, ed il bambino straniero che entra in Italia non è sottoposto a rischio giuridico come nelle adozioni nazionali, ma è più esposto a rischi di tipo sanitario. Oltre pertanto alle varie problematiche di tipo linguistico-culturale e psicologico, la coppia adottante ed il pediatra di famiglia si dovranno confrontare con la salute del bambino adottato, valutarne lo stato di nutrizione e quello vaccinale, scoprire eventuali disturbi genetici, e vagliare eventuali segni di malattie in atto, in particolare per i possibili immediati riflessi quelle infettive e parassitarie. Di grande aiuto a questo riguardo sono i protocolli diagnostico-assistenziali approvati dalla Commissione Adozioni Internazionali per il bambino adottato. Nella relazione verrano discussi in breve gli aspetti dermatologici del problema. “IL BAMBINO E L’ABUSO: CLINICA” MAYA EL HACHEM L’abuso non corrisponde solo, come si crede erroneamente all’abuso sessuale, ma abuso è anche l’incuria ed il maltrattamento fisico e psicologico. Le manifestazioni mucocutanee che ne derivano sono polimorfe e sono rappresentate soprattutto da ecchimosi, ematomi, ferite lacero-contuse, eritemi ed escoriazioni. I bambini che subiscono abusi sessuali ripetuti o da parte di soggetti a rischio presentano anche infezioni sessualmente trasmesse, in particolare verruche, conditomi e molluschi contagiosi. La diagnosi di abuso non è semplice e prevede obbligatoriamente delle tappe da percorrere con estrema prudenza: 1. innanzitutto bisogna pensare a questo tipo di patologia 2. escludere molto attentamente tutte le patologie organiche che potrebbero simulare un abuso come ad esempio il lichen sclero-atrofico, le ferite accidentali, le ecchimosi della S. di Ehlers-Danlos 3. coinvolgere i servizi sociali e lo psicologo 4. informare il medico legale dell’ospedale che lo comunica alle autorità competenti. La diagnosi e la cura dell’abuso richiedono molto impegno e dedizione, il coinvolgimento di un’équipe multidisciplinare, ma poche risorse economiche ed umane e permettono di offrire ai bambini un notevole miglioramento della loro qualità di vita, una vita. “IL BAMBINO E L’ABUSO: GESTIONE” MASSIMO MASI La possibilità di incontrare nella propria pratica quotidiana una condizione di sospetto maltrattamento / abuso infantile è diventata tutt’altro che infrequente o improbabile negli ultimi anni. Qualunque sanitario, e il pediatra in particolare, si può trovare in questa situazione che comporta sempre un notevole disagio psicologico anche solo nell’ipotizzare questa possibilità. Questa situazione, invece, va affrontata e gestita con professionalità, non diversamente da come siamo abituati ad affrontare altre patologie con analogo impatto emotivo e psicologico. I segni e sintomi di maltrattamento/abuso nel bambino sono oggetto di studio e classificazione ormai da diversi anni. Devono essere conosciuti e devono fare parte del bagaglio culturale del pediatra. E devono fare parte del diagnostico differenziale utilizzato quotidianamente nell’esercizio della professione. Per correttamente gestire queste situazioni è necessario, da un lato conoscere i limiti di legge all’interno dei quali si opera (Art. 361 C.P. - Art. 362 C.P. - Art. 331 C.P.P., Art.403 C.C. ecc.) e gli obblighi che ne derivano, dall’altra avere presente le risorse e i Servizi disponibili, il Servizio Sociale in primo luogo, per provvedere e intervenire adeguatamente. Va sempre tenuto presente che oggetto delle nostre cure e delle nostre attenzioni è il bambino, di cui ci dobbiamo in primo luogo preoccupare e che dobbiamo tutelare e proteggere. In generale, in caso di sospetto maltrattamento riscontrato in occasione di attività sanitarie in Ospedale, è spesso opportuno ricoverare direttamente il bambino, sia per una sua maggiore sicurezza nella protezione sia per dirimere con tranquillità i problemi che hanno fatto sorgere il dubbio diagnostico. Il riconoscimento della situazione di maltrattamento si basa su un’attenta valutazione complessiva della condizione del bambino che prevede non solo anamnesi ed es. obiettivo, ma anche osservazione e indagini di laboratorio e strumentali necessarie anche ad escludere le patologie organiche che possono, in alcuni casi, mimare la condizione di abuso. Questo percorso, salvo situazioni eclatanti, non può essere ragionevolmente completato in sede di prima valutazione e prevede un ragionevole lasso di tempo durante il quale è opportuno che il bambino resti in ambiente protetto. E’ fondamentale essere in grado di riconoscere gli elementi di sospetto da cui partire per approfondire in maniera adeguata le indagini. Va tenuto presente che, in tali situazioni, è importante fare riferimento ad elementi obbiettivi, cercando di mantenere un ragionevole distacco psicologico allo scopo di evitare di essere eccessivamente influenzati dalle proprie tensioni emotive. Oltre a possedere alcune conoscenze di base, è necessario imparare a leggere i segni di possibile disagio o indicatori di rischio nei bambini che occorrono alla nostra osservazione. Ai genitori deve essere spiegata l’importanza di ricoverare il bambino, se necessario, per meglio chiarire la sintomatologia presentata. Specificando che questo è nell’interesse del bambino. E che questo interesse non può che essere un obiettivo condiviso. Nel caso il ricovero sia ritenuto necessario ma ci sia l’opposizione dei genitori, il Servizio Sociale Ospedaliero affronterà il problema in accordo con l’Autorità Giudiziaria, anche arrivando ad attivare l’Art. 403 C.C. La gestione in ospedale del sospetto maltrattamento/abuso è tipicamente multidisciplinare, e prevede il coinvolgimento di più figure, competenze, servizi. Innanzitutto il Servizio Sociale ospedaliero, ma anche i servizi sanitari di consulenza per dirimere i problemi legati al diagnostico differenziale, lo Psicologo, laddove disponibile, il Personale Infermieristico che gestirà il bambino ricoverato ecc. L’eventuale segnalazione all’Autorità Giudiziaria, nei casi in cui ci sia il sospetto di un reato, viene concordato con lo stesso Servizio Sociale Ospedaliero. Infine, è fondamentale il collegamento con i Servizi extra-Ospedalieri sul territorio, Servizio Sociale, NeuroPsichiatria Infantile e Pediatria di Libera Scelta, per un adeguato trattamento e follow up del bambino dopo la dimissione in sicurezza. ! “SCABBIA: LEGISLAZIONE, CLINICA E OPZIONI TERAPEUTICHE” MARCO SIGONA, MARCO SIMONACCI La scabbia umana rappresenta una delle entodermatosi più anticamente conosciute dall’uomo, fonti storiche infatti ne riferiscono descrizioni già 2500 anni fa. L’agente causale è il Sarcoptes Scabiei hominis che si presenta sotto forma di un acaro ovoidale, bianco, translucente, dotato di corti aculei marroni e quattro paia di zampe le cui due anteriori sono provviste di ventose e le due posteriori di setole. Il maschio è dimensionalmente più piccolo della femmina e muore dopo la copulazione. La femmina scava cunicoli nello strato corneo dove depone le uova che si schiuderanno dopo 3-4 giorni dando origine a giovani larve esapodi che poi matureranno sulla superficie cutanea in 15 giorni. Il forte prurito, provocato dalla presenza dell’acaro, può attribuirsi all’azione meccanica della formazione del tragitto cunicolare, soprattutto nelle ore notturne e sotto il calore delle coltri, ma anche ad una reazione immunologica di IV tipo agli allergeni dell’acaro e delle sue deiezioni. Da un punto di vista epidemiologico migliaia sono le nuove segnalazioni ogni anno in Italia. Tipica nell’età pediatrica è la localizzazione delle regioni palmo-plantari con aspetti papulonodulari e oltre alle consuete sedi dei polsi, porzione flessoria dei gomiti, spazi interdigitali è possibile la presenza dell’acaro anche al capillizio e al viso, mai presenti nell’adulto. La terapia nel bambino prevede l’utilizzo della permetrina in crema al 5%, creme o unguenti a base di zolfo al 3-6%, creme di benzoato di benzile al 10-20%. “LA PUNTURA DI ZECCA” GIUSEPPE GADDONI La puntura di zecche dure del tipo Ixodes è divenuta un evento da considerarsi comune, conseguente al proliferare di questi parassiti in seguito a modificazioni dell'equilibrio ambientale quali inverni meno rigidi e l'inselvatichimento di zone collinari e montane precedentemente coltivate. I bambini e gli adolescenti sono soggetti alla puntura di zecca perché giocano all'aria aperta, sono spesso in compagnia di cani che possono essere parassitari e sono meno attenti a comportamenti di prevenzione. Nella sede di puntura da zecca può insorgere infiltrazione, edema, una lesione eritematopapulo-nodulare per permanenza del rostro, un'ulcerazione del nodulo, la sua impetiginizzazione, atrofia cutanea e linfoadenopatia regionale, sintomi che regrediscono senza importanti conseguenze. Tramite la puntura esiste però anche la possibilità di trasmissione di malattie infettive se la zecca è infetta. Fra queste malattie è di rilievo nella nostra realtà la Borreliosi di Lyme, zoonosi che si manifesta inizialmente a livello cutaneo con l'Eritema migrante. I ragazzi che sono esposti al rischio di puntura di zecca devono pertanto essere allertati per evitarla con adeguati comportamenti e abbigliamento. In caso si sia punti è necessario rimuovere la zecca in modo corretto e tenere in osservazione la sede interessata per almeno un mese. “PEDICUOLOSI E AMBIENTE RICREATIVO-SCOLASTICO” CHRISTIAN LANDI La pediculosi è un’infestazione causata da ectoparassiti dell’ordine degli Phthiraptera, che colpisce quasi tutte le specie di animali a sangue caldo, compreso l’uomo. Ogni anno, in tutto il mondo, il pidocchio della testa (Pediculus humanus capitis) infetta tra i 6 e i 12 milioni di bambini, tra i 4 e gli 11 anni. Le bambine sono più spesso coinvolte, probabilmente a causa della lunghezza dei capelli. I dati epidemiologici, sono sicuramente sottostimati, il medico è infatti tenuto alla denuncia dei casi diagnosticati, ma molto spesso non viene consultato. Studi recenti sembrano escludere la possibilità che il pediculus capitis possa fungere da veicolo per altre patologie. Verranno illustrati e discussi i metodi di diagnosi e trattamento più efficaci, le regole di profilassi e la normativa vigente, in particolare per gli ambienti ricreativo - scolastici. “PRINCIPALI ENTOMODERMATOSI” MIRCO PIERLEONI Alcune entomodermatosi, tra le quali lo strofulo, sono tipiche dell’età pediatrica e spesso costituiscono problematiche di difficile approccio diagnostico e terapeutico. La maggior parte delle entomodermatosi si esprime con quadri clinici caratterizzati da segni dermatitici aspecifici, per la formazione di elementi eritematosi, pomfoidi, papulosi e vescicolosi, spesso associati tra di loro e spesso associati a sintomatologia pruriginosa. Saranno principalmente presentate entomodermatosi di comune osservazione: punture da ditteri, dermatite da processionarie, pulicosi e cimicosi. Sarà inoltre presentata la tungiasi, patologia cutanea di importazione, causata dall’aggressione della tunga penetrans, un parassita obbligato della cute umana e animale, che vive generalmente nella sabbia umida di alcuni Paesi tropicali e subtropicali. “ORTICARIA” NICOLETTA CASSANO I dati epidemiologici riguardanti l’orticaria infantile sono piuttosto scarsi. La malattia sembra essere poco frequente nei bambini al di sotto dei 5 anni ed è ancora più rara entro il primo anno di età. In generale, gli episodi di orticaria acura, isolati o recidivanti, sono molto più frequenti delle forme croniche e fisiche. La prevalenza di orticaria cronica tende ad aumentare progressivamente nell’arco dell’adolescenza. Clinicamente, l’orticaria in età infantile può associarsi ad alcuni reperti atipici, soprattutto nei bambini molto piccoli, quali l’assenza del prurito, la comparsa di esiti lievemente ipercromici e, più raramente, di lesioni vescico-bollose ed emorragiche. Nei bambini inoltre i pomfi tendono ad assumere morfologia bizzarra e figurata. “ALOPECIE IN ETA’ PEDIATRICA” ANTONELLA TOSTI Alla nascita il cuoio capelluto del bambino contiene 500-700 capelli per cm2. Il numero dei follicoli rimane fisso dopo la nascita, mentre le dimensioni della testa aumentano con la crescita del bambino: per questo alla pubertà in numero dei follicoli per cm2 è circa la metà che alla nascita. I capelli del bambino sono molto più sottili di quelli dell'adulto; il diametro del capello si ingrossa velocemente durante i primi anni di vita e poi più lentamente dai 6 ai 12-14 anni. Crescendo i capelli diventano più scuri ed ondulati. Verranno presentate le alopecia congenite ed acquisite di più comune riscontro in età pediatrica “UPDATE ON PROPRANOLOL IN INFANTILE HEMANGIOMAS” CHRISTINE LEUATE-LABREZE Recently propranolol has been reported efficient to control the growth phase of IH. In all infants treated with propranolol, 24 hours after beginning treatment we observed a change in color from intense red to purple, associated with softening of the lesion. Symptoms such as dyspnea or hemodynamic abnormalities regressed in less than 48 hours. In case of orbital IH with palpebral occlusion, spontaneous ocular opening was possible within 7 days. After these dramatic initial responses, IH still continued to improve and regressed in color and thickness. When performed, ultrasound examination showed objective regression in thickness associated with an increase of resistivity parameters of IH vascularisation. If corticosteroids were previously administered, they could be progressively stopped within a few weeks without rebound. At the time of discontinuing propranolol treatment, mild recoloration was noted in some cases, but IH had become nearly flat in all cases with only persistence of residual skin telangiectasias. Adverse effects were noted during propranolol treatment included asymptomatic blood pressure drop 3 hours after the first taking, onset of asthma, insomnia, agitation, nightmares, profuse sweats and cold hands. In our experience, only one child who developed asthma stopped the treatment. How can propranolol, a commonly used non-selective beta-blocker, control the growth of IH? Preliminary immunohistochemistry findings showed that beta2 receptors are expressed on endothelial cells of IH. Beta-adrenergic receptors belong to the family of G-protein-coupled receptors, which, when activated by adrenergic catecholamines, can promote a series of intracellular signal transduction including that of angiogenic factors such as VEGF or bFGF via RAF of HIF (hypoxia inducible factor) pathways. Given the recent introduction of beta-blockers in the therapy of IH, there is no official guideline concerning a hierarchy of treatments to propose in case of severe IH. We prefer to start with propranolol under close medical supervision because of its rapid response. Systemic corticosteroids, interferons and vincristine should be considered as second or third line in this context. “SUPERIMPOSED SEGMENTAL MANIFESTATIONS OF BOTH RARE AND COMMON SKIN DISORDERS” RUDOLF HAPPLE The concept of type 2 segmental manifestation of rare autosomal dominant skin disorders such as neurofibromatosis or porokeratosis of Mibelli can explain why a pronounced mosaic involvement tends to be present already in early childhood. Molecular proof of this theory has been provided in Hailey-Hailey disease and Cowden syndrome. - On the other hand, the new concept of superimposed segmental manifestation of polygenic skin disorders explains why common diseases such as psoriasis, atopic dermatitis, lichen planus, lichen nitidus, vitiligo, or granuloma annulare may affect, in a linear or otherwise segmental form, already young children who will later develop milder, nonsegmental lesions of the same disease. Their family members may likewise have nonsegmental lesions. The concept can explain why a segmental manifestation occurring in childhood is notoriously difficult to treat. “VITILIGO: ASSESSMENT AND DIFFERENTIAL DIAGNOSIS” ALAIN TAIEB Before discussing management with the patient or/ and his family, a thorough assessment is needed. An assessment form has been produced by the Vitiligo European Task Force (VETF) which summarizes major history taking and examination items. Skin color and ability to tan (phototype), disease duration, and disease activity are important decision management items, as well as the patient psychological profile and coping with the disease. In some nonsegmental vitiligo (NSV) patients, an “acceleration phase” occurs with a rapid disease progression in a few weeks/months which needs a more urgent intervention. Other useful clinical management items include previous episodes of repigmentation; type, duration, and usefulness of previous treatments. The analysis of the Koebner phenomenon is of particular interest for prevention. A question about vitiligo on genitals is included because it causes a strong embarrassment to patients. A global quality of life assessment is recommended (“how does vitiligo currently affects your everyday life”) assessed on a visual analogue scale, which is a coarse but useful indicator of coping with the disease. The patient’s personality and perceived severity of the disease are predictors of quality of life impairment. Because of the frequent association of NSV with autoimmune thyroid disease, especially Hashimoto’s thyroiditis, it is recommended to measure the thyrotropin level and antibodies to thyroid peroxidase. Associated auto-immune diseases frequencies are apparently not similar according to ethnic background. Any suggestive manifestations of organ-specific auto-immune diseases should prompt appropriate investigations. The major conditions to exclude for NSV are the inherited or genetically induced hypomelanoses, para-infectious hypopigmentation, post traumatic leucoderma, occupational and drug-induced depigmentation ; for SV the congenital hypomelanoses of segmental distribution named collectively naevus depigmentosus or achromic nevus are the most common differential diagnoses. “NOVITA’ NELLA RICERCA” GIOVANNA ZAMBRUNO Tra le numerose acquisizioni di rilievo dell’ultimo anno nell’ambito della ricerca su malattie dermatologiche pediatriche sono state selezionate in particolare quelle riguardanti la dermatite atopica, le genodermatosi e alcune patologie vascolari. Per quanto riguarda la dermatite atopica, una serie di studi hanno portato nuove evidenze sul ruolo delle mutazioni nel gene della filaggrina, uno dei principali geni di suscettibilità alla malattia, nell’alterata funzione barriera dell’epidermide tipica di questa patologia. In parallelo, altri studi hanno riguardato i meccanismi della risposta immune nella DA, ad esempio il ruolo della linfopoietina stromale timica nell’induzione di una risposta di tipo Th2 nella cute o quello di superantigeni batterici nell’attivazione dei linfociti Th17 e quindi nel mantenimento e cronicizzazione della DA. Nell’ambito delle genodermatosi sono stati: (i) identificati i geni responsabili di varie patologie ereditarie, sia ben note (ad esempio l’ipotricosi di Marie Unna) sia descritte recentemente (ad esempio la sindrome H); (ii) generati e caratterizzati modelli animali di malattia, con progressi importanti nelle conoscenze sulla patogenesi delle corrispondenti genodermatosi (ad esempio le sindromi progerioidi); (iii) sviluppate nuove metodologie diagnostiche e strategie terapeutiche (ad esempio per le epidermolisi bollose). Per quanto riguarda gli emangiomi infantili, le acquisizioni hanno riguardato sia la definizione del tipo cellulare (cellule staminali pluripotenti CD133+) che dà origine all’emangioma stesso sia i meccanismi molecolari implicati nella proliferazione vascolare tipica di questa patologia. Infine, nella sindrome di Kawasaki, è stato identificato un gene (ITPKC) di suscettibilità alla malattia, a supporto della componente genetica di questa rara ma grave forma di vasculite. “NOVITA’ IN CLINICA” IRIA NERI In questa sessione verranno trattati alcuni dei nuovi quadri clinici-dermatologici segnalati in letteratura relativi all’età pediatrica. Verranno trattati i principali argomenti dermatologici che comprendono le infezioni, tra cui particolare attenzione sarà rivolta all’ulcera di Lipschutz ed ai molluschi congeniti; le dermatosi di natura infiammatoria, le neoplasie cutanee e la patologia di tipo malformativo. “NOVITA’ IN TERAPIA” FABIO ARCANGELI L’autore presenterà una breve rassegna di quanto più recentemente segnalato dalla letteratura scientifica in merito alle terapie farmacologiche ed ai trattamenti laser in dermatologia pediatrica, soffermandosi in particolare sulla terapia della psoriasi con farmaci biologici, sull’impiego dei beta-bloccanti per via sistemica nella terapia dell’emangioma in fase di accrescimento proliferativo e sul trattamento laser delle lesioni pigmentate. ABSTRACT FORM TITOLO:DUE CASI DI ERITEMA NODOSO AD EZIOLOGIA RARA AUTORI:Corsini Ilaria, di Palmo Emanuela, Gallucci Marcella, Davide Tassinari, Bernardi Filippo PRIMO AUTORE:Corsini Ilaria TEL: 3496116521 FAX: 051/6364440 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Policlinico S. Orsola - Malpighi Università di Bologna POSTER COMUNICAZIONE L’eritema nodoso è un’infiammazione settale dell’ipoderma, che può insorgere in patologie disreattive, neoplastiche, infezioni virali e batteriche, malattia reumatica, farmaci, Tubercolosi. N.C. bimba di 7 anni ricoverata in Medicina Generale Pediatrica per la comparsa da 24 ore di noduli eritematosi caldi e dolenti agli arti inferiori e di chiazze iperemiche diffuse agli arti superiori in apiressia. Obiettività clinica generale nella norma. I primi esami ematici e colturali risultano nella norma mentre la radiografia del torace mostra un ispessimento dell’interstizio peribronchiale lungo le propaggini ilari inferiori e superiori con associati fenomeni disventilatori. L’intradermoreazione mostra un infiltrato di 12 mm ed il test del Quantiferon risulta fortemente positivo.All’indagine accurata familiare anche la Mantoux della madre risulta positiva. L’Aspirato gastrico è negativo. Nell’ipotesi di una tubercolosi anche a livello polmonare si esegue una TC del torace che documenta la presenza di “adenopatia in sede ilomediastinica sinistra e di addensamento parenchimale pseudo-nodulare al lobo superiore del polmone omolaterale. Addensamento a carattere fibrodisventilatorio al segmento anteriore del lobo superiore destro” Quindi si intraprende terapia con Rifampicina, Isoniazide e Pirazinamide. Dopo dieci giorni si osserva completa regressione delle lesioni cutanee e la piccola viene dimessa con diagnosi di eritema nodoso tubercolare con interessamento polmonare. E.C., bimbo di 4 anni ricoverato nel nostro Reparto per la presenza di linfoadenomegalia sottomandibolare sinistra dolente, dura, con cute integra, associata a lesioni eritematose rilevate, dolenti, multiple in regione tibiale. La consulenza dermatologica pone il sospetto di eritema nodoso degli arti inferiori. Negativi gli esami colturali e le ricerche sierologiche per batteri e virus. L’Intradermoreazione mostra un infiltrato di 15 mm. La radiografia del torace mostra dei piccoli infiltrati flogistici bibasali. Negativa la ricerca del micobatterio su aspirato gastrico. Alla madre viene scoperta una Tubercolosi bacillifera polmonare (caso indice). Si pone diagnosi di eritema nodoso e linfoadenite tubercolare e si inizia terapia con Rifampicina, Isoniazide e Pirazinamide con regressione delle lesioni in alcune settimane. Associato alla tubercolosi, l’eritema nodoso viene generalmente classificato tra le tubercolidi, manifestazioni iperergiche determinate dalla diffusione di antigeni da focolai tubercolari viscerali misconosciuti in un soggetto già sensibilizzato nei confronti del M.tuberculosis, infatti entrambi i casi presentati mostravano un interessamento polmonare. I due pazienti sono stati trattati con terapia specifica antitubercolare per 12 mesi come protocollo nelle forme extrapolmonari. ABSTRACT FORM TITOLO:ACANTHOSIS NIGRICANS IN ETA’ PEDIATRICA AUTORI:Fantetti O., Capitanio B. PRIMO AUTORE:Fantetti Ottavia TEL: 0652666659 FAX: EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Istituto San Gallicano, Roma POSTER COMUNICAZIONE L’acanthosis nigricans (AN) è un disordine cutaneo caratterizzato sul piano clinico da papillomatosi, ipercheratosi e vari gradi di iperpigmentazione. Si localizza prevalentemente alle pieghe cutanee del collo, ascelle, radice arti inferiori. Si distinguono due forme di AN. L’AN maligna o paraneoplastica che si associa ad alcuni tumori in particolare dell’apparato gastro-intestinale, e l’AN benigna generalmente espressione di una iperinsulinemia associata ad insulino-resistenza, spesso osservata in bambini obesi. Gli Autori hanno considerato 1031 pazienti di età compresa tra i 7 e i 18 anni, giunti presso l’Ambulatorio di Dermatologia Pediatrica del nostro Istituto per dermatosi di varia origine. Nei casi di obiettività clinica evidente di AN sono stati valutati rispettivamente l’ obesità, la familiarità diabetica, l’ insulinemia e la glicemia basale e dopo carico. AN è stata osservata nel 52.0% dei pazienti obesi (BMI > 30), una significativa alterazione della curva insulinemica e glicemica post-prandiale è stata riscontrata nel 100 % dei bambini obesi con AN. Sulla base dei nostri dati l’AN risulta essere un marker dermatologico fortemente indicativo di iperinsulinemia e insulino-resistenza nei bambini obesi. In questi casi il ruolo del dermatologo deve essere quello di sensibilizzare e informare i genitori sulle cause e i rischi correlati all’AN e di avviare uno studio accurato (anamnesi familiare, glicemia a digiuno, curva da carico glicemica, insulinemia, videat endocrinologico) per prevenire l’eventuale evoluzione in diabete o sindrome metabolica. ABSTRACT FORM TITOLO:Quanto i test allergometrici e un management clinico integrato influenzano e predicono l’evoluzione della dermatite atopica nei bambini AUTORI:Giannetti Arianna, Ricci Giampaolo, Patrizi Annalisa, Bendandi Barbara, Cipriani Francesca, Raone Beatrice, Bellini Federica e Masi Massimo PRIMO AUTORE:Giannetti Arianna TEL: 3470578692 FAX: 0516363757 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Policlinico S. Orsola - Malpighi Università di Bologna POSTER COMUNICAZIONE Obiettivi: La dermatite atopica (DA), è considerata la prima manifestazione della marcia atopica. Nel 1993 la pubblicazione dello SCORAD index da parte dell’European Task Force[1] ha contribuito alla standardizzazione della valutazione della gravità della DA. Inoltre dal 1989 la determinazione delle IgEs è passata dal metodo semiquantitativo (RAST) all’ ImmunoCAP ™ quantitativo. L’obiettivo di questo studio è determinare se l’affinamento delle indagini cliniche e di laboratorio ci ha permesso di identificare in maniera più precoce i fattori di rischio nei bambini con DA per l’evoluzione in malattie allergiche respiratorie; inoltre se il management clinico integrato ha cambiato l’evoluzione della DA rispetto ai risultati ricavati dallo studio[2] effettuato dalla nostra équipe nella decade precedente. Metodi: Questo studio include 176 bambini, tra i 9 e i 16 mesi, che hanno effettuato la prima visita e i test allergometrici tra il 1993 ed il 2002. La valutazione del follow-up è stata effettuata mediante un questionario telefonico. Risultati: La DA è scomparsa completamente in 84 bambini (48%), l’asma si è manifestata in 30 bambini (17%) e la rinocongiuntivite in 48 (27%). Alcuni fattori sono stati significativamente correlati con la comparsa dell’asma: la familiarità per atopia nei parenti di primo grado (P< 0.05), la sensibilizzazione per allergeni alimentari con livelli di IgEs > 2 kU/l (in particolare latte e uovo; P< 0 .05), la sensibilizzazione per allergeni inalanti con valori di IgEs > 0.35 kU/l (P< 0.05) e livelli aumentati di IgE totali ( P< 0 .05). La regressione logistica mostra che avere una sensibilizzazione agli inalanti quadruplica (OR = 4.219) la possibilità di sviluppare asma. Nello studio precedente[2], mentre la DA ha un andamento simile la comparsa di asma, all’età di 8 anni (età media del nostro follow-up), si è ridotta dal 29% al 15%. Conclusioni: Nonostante ci sia una forte associazione tra DA e allergia, il naturale corso della malattia non sembra correlato con la sensibilizzazione allergica; la sensibilizzazione a latte e uovo è significativamente associata solo con valori di IgEs >2 kU/l e non inferiori; invece la sola sensibilizzazione per un inalante anche minima rappresenta un fattore di rischio. La diminuzione della percentuale di bambini che evolvono in asma rispetto allo studio precedente[2] sottolinea l’importanza della diagnosi precoce e del management clinico integrato effettuato nei centri specialistici. Bibliografia [1] Consensus Report of the European Task Force on Atopic Dermatitis. Severiy scoring of atopic dermatitis: the SCORAD index. Dermatol 1993;186:23-31. [2] Ricci G, Patrizi A, Baldi E e coll. Long-term follow-up of atopic dermatitis: retrospective analysis of related risk factors and association with concomitant allergic disease. J Am Acad Dermatol 2006;55:765-71. ABSTRACT FORM TITOLO:Neurofibroma Mixoide in un bambino. AUTORI:Misciali C*, Medri M*, Gurioli C*, Affolter Orloski F**, Neri I* *Dermatologia. Dipartimento di Medicina Interna, Geriatria e Nefrologia, Università degli Studi di Bologna **Pontificia Universidade Católica do Paraná PRIMO AUTORE:Misciali Cosimo TEL: 0516363741 FAX: 0513027445 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Policlinico S. Orsola - Malpighi Università di Bologna POSTER COMUNICAZIONE Il neurofibroma mixoide è un tumore benigno che origina dalle cellule perineurali e solitamente si presenta come una singola lesione. La sua incidenza è più alta negli adolescenti e nei giovani adulti (1). Riportiamo il primo caso di neurofibroma mixoide digitale in età pediatrica. Una bambina di 6 anni è giunta alla nostra osservazione per una lesione cutanea al dorso della falange distale del II dito della mano destra insorta da circa 1 anno, durante il quale si era progressivamente accresciuta (Fig.1). I genitori e la paziente negavano pregressi traumi o irritazione cronica del sito della lesione. All’esame obiettivo dermatologico si osservava una neoformazione nodulare rotondeggiante acromica, a margini netti, di consistenza dura e liscia alla palpazione, di diametro di 3 mm. Non si riscontravano altre lesioni cutanee e il restante esame obiettivo era nella norma. All’ ecografia si evidenziava un nodulo ben delimitato del derma di diametro di 2.8 X 2.9 mm. Si è deciso di effettuare exeresi chirurgica per un corretto inquadramento diagnostico. L’istologia ha evidenziato un nodulo ben circoscritto con all’interno derma caratterizzato da delicate bande di collagene fibrillare con abbondante mucina e fasci di nervi rudimentali. Rari mastociti nello stroma mucinoso (Fig.2). E’ stata rilevata positività per le colorazioni Alcian blu e S100. Alla luce delle caratteristiche cliniche e istologiche si è posta diagnosi di neurofibroma mixoide. A 2 anni di follow-up non si sono osservate recidive e le condizioni generali sono buone. Il neurofibroma mixoide non mostra predilezione di sede (2) ma si riscontra raramente sulle dita, in sede peri o sub ungueale (3). All’istologia risulta ben circoscritto anche se non capsulato ed è composto da cellule positive per S100 associate a fibre collagene. La presenza di assoni (NF+) e di fasci di nervi intralesionali permettono la diagnosi differenziale con schwannoma e neurotecheoma mixoide. Importante è inoltre la diagnosi istologica differenziale con il tumore fibromixoide, ossificante e non ossificante (4). Tale tumore si può ritrovare più frequentemente come componente della sindrome di NAME caratterizzata da: mixomi cardiaci, mixoidi cutanei, nevi , efelidi. La terapia più appropiata per il neurofibroma mixoide solitario è l’exeresi chirurgica completa. 1.Gmyrek R. F, Beer R, Silvers D.N, Reiffel R, Grossman M. E. Periungual myxoid neurofibroma. Cutis.2002;69(1):54-56. 2.Graadt van Roggen J F; Hogendoorn P C W; Fletcher C D M. Myxoid tumours of soft tissue. Histopathology. 1999;35:291-312. 3.Baran R; Haneke E. Subungual Myxoid Neurofibroma on the Thumb. Acta Derm Venereol. 2001;81:210-211. 4. Alaiti S, Nelson FP, Ryoo JW. Solitary cutaneous myxoma. J Am Acad Dermatol. 2000;43(2 Pt 2):377-9. ABSTRACT FORM TITOLO:SCUOLA DI ATOPIA: LUCI ED OMBRE IN UNA ESPERIENZA ITALIANA AUTORI:Beatrice Raone, Giampaolo Ricci, Barbara Bendandi, Rosalba Aiazzi, Francesca Cipriani, Arianna Giannetti, Annalisa Patrizi, Massimo Masi. PRIMO AUTORE:Raone Beatrice TEL: 0516363475 FAX: 0516363920 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Policlinico S. Orsola - Malpighi Università di Bologna POSTER COMUNICAZIONE Introduzione: La dermatite atopica interessa il 10% della popolazione pediatrica; l’esordio precoce, la severità del quadro ed il decorso cronico la rendono talvolta una malattia con importanti risvolti psicologici. Metodi: Si è proposto un programma medico-educazionale ai genitori dei bimbi con meno di 6 aa con DA, in parte strutturato sul modello del ”Berlin Parental Education Program”1, consistente in un ciclo di 6 incontri di 90’, a cadenza settimanale, con pediatra, dermatologo e psicologo. Nella prima parte di ogni incontro venivano fornite informazioni sulla malattia e consigli terapeutici, nella seconda trovavano spazio i quesiti dei genitori. La severità della DA è stata valutata mediante lo SCORAD index. Sono stati valutati, in un colloquio preliminare e alla fine del programma, lo stato psicologico dei genitori (Fava-Kellner Symptom Questionnaire2), la loro qualità di vita (Dermatitis Family Impact Questionnaire3) e quella del bambino (Infant’s Dermatitis Quality of Life Index4). Ai genitori è stato inoltre sottoposto alla fine del programma un questionario di gradimento. Risultati: Nei 3 anni di esperienza, hanno aderito al programma i genitori di 30 pazienti, di età compresa tra 5 mesi e 5 aa. L’interesse dei genitori si è concentrato in modo particolare su terapia (36% delle domande), manifestazioni allergiche (23%), evoluzione della DA (13%), temi psicologici (8%), terapie alternative (6%), altro (14%). Il livello di ansia, depressione, somatizzazione e ostilità dei genitori sono migliorati (diminuzione dello score del Symptom Questionnaire), così pure la qualità di vita sia dei bambini (score medio da 6.85 a 4.25) e delle famiglie (score medio da 8.8 a 4.4). Dal questionario di gradimento sono risultati soddisfatti del programma l’85% dei genitori, con riferito beneficio in termini di tranquillità nel rapporto con il bimbo (81%), comunicazione con il partner (52%) e qualità del sonno (57%). Conclusioni: Il programma educazionale è stato un valido ausilio nel migliorare la qualità di vita delle famiglie e le manifestazioni della DA. La diminuzione del livello di ansia è probabilmente dovuta all’acquisizione di nuove conoscenze da parte dei genitori. Il principale aspetto negativo è l’eccessivo impegno di risorse, a fronte del limitato numero di persone che partecipano; tale aspetto potrebbe essere superato riservando gli incontri solo ai casi più importanti o adottando interventi meno onerosi, ma rivolti ad una popolazione più ampia. BIBLIOGRAFIA: 1. Wenninger K e coll. Structured parent education in the management of childhood atopic dermatitis: the Berlin model. Patient Educ Couns 2000;40:253–261. 2. Fava GA e coll. Versione italiana del Symptom Questionnaire di Kellner. In: Canestrari R, ed. Nuovi Metodi In Psicometria. O.S. Firenze: Organizzazioni Speciali, 1982:55–64. 3. Lawson V e coll. The family impact of childhood atopic dermatitis: the dermatitis family impact questionnaire. Br J Dermatol 1998;138:107–113. 4. Lewis-Jones MS e coll. The infants’dermatitis quality of life index. Br J Dermatol 2001;144:104–110. ABSTRACT FORM TITOLO:Gli effetti delle vacanze estive e dell’esposizione solare sulla dermatite atopica: un punto di vista italiano. AUTORI:Tabanelli M , Savoia F, Gurioli C, Neri I , Patrizi A. PRIMO AUTORE:Tabanelli Michela TEL: 051-6363475 FAX: 051-347847 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Policlinico S. Orsola - Malpighi Università di Bologna. Servizio di Dermatologia, AUSL Ravenna POSTER COMUNICAZIONE Gli effetti delle vacanze estive e dell’esposizione solare sulla dermatite atopica: un punto di vista italiano. Tabanelli M 1,2, Savoia F 1,2, Gurioli C 1, Neri I 1 , Patrizi A 1. 1 Servizio di Dermatologia, Dipartimento di Medicina Interna, Geriatria e Nefrologia, Università di Bologna. 2 Servizio di dermatologia, AUSL Ravenna Lo studio che presentiamo consiste in un questionario sottoposto a 43 pazienti affetti da dermatite atopica visitati presso l’ambulatorio di dermatologia pediatrica del Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, con domande relative agli effetti dell’esposizione solare estiva ed alla stagionalità della loro dermatite atopica. I risultati mostrano che il 74,4% dei pazienti ha ottenuto una completa risoluzione della patologia durante le vacanze estive con l’esposizione solare, il 16,3% è migliorato e solo il 9,3% non ne ha tratto beneficio. E’ interessante notare come le vacanze al mare producano un significativo miglioramento rispetto alle vacanze in montagna, con una completa risoluzione della patologia nel 91,2% rispetto all’11,1% dei pazienti, p<0.01. E’ stata inoltre confermata la stagionalità della dermatite atopica, con miglioramento estivo e peggioramento durante le altre stagioni. Questi risultati supportano la nostra ipotesi circa gli effetti positivi delle radiazioni UV sulla dermatite atopica, ma sono in contrasto con la letteratura prodotta dagli autori del Nord Europa, per i quali l’esposizione al sole può essere considerato un fattore di peggioramento della patologia. Riteniamo che questa discrepanza sia da riferire alla diversa latitudine in cui sono stati effettuati gli studi. Il miglioramento estivo è legato al soggiorno nelle aree del Mediterraneo o nelle località del sud, in cui il sole presenta una maggiore intensità. 1)Williams JR, Burr ML, Williams HC. Factors influencing atopic dermatitis – a questionnaire survey of schoolchildren’s perceptions. Br J Dermatol 2004, 150: 1154-1161. 2)Langan SM, Bourke JF, Silcocks P, Williams HC. An exploratory prospective observational study of environmental factors exacerbating atopic eczema in children. Br J Dermatol 2006; 154: 979-80. ABSTRACT FORM TITOLO:un'eritrodermia molto...molto complicata AUTORI:A.Vancini, R.Chakrokh, S.Soffritti, B.Bernardi*, G.Mescoli, I.Neri°, A.Patrizi°, M.Masi^, F.Sandri UOC di Neonatologia e TIN, Ospedale Maggiore AUSL Bologna (direttore dott. F.Sandri) °Dipartimento di Medicina Interna, dell'Invecchiamento e delle Malattie Nefrologiche, Clinica Dermatologica, Università di Bologna (direttore Prof. A.Patrizi). *UOSD Neuroradiologia Pediatrica AUSL Bologna ^Policlinico S. Orsola - Malpighi Università di Bologna PRIMO AUTORE:Vancini Alessandra TEL: 335/5628443 FAX: 051/3172419 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Dipartimento Materno-infantile Unità Operativa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale POSTER COMUNICAZIONE Analizziamo il caso clinico di una piccola Paziente, nata alla 36° settimana di EG da genitori non consanguinei di razza caucasica, complesso TORCH materno ed HIV negativi. Peso, lunghezza e circonferenza cranica al 97° percentile. Alla nascita presenta eritrodermia diffusa, macroglossia,dismorfismi auricolari, diastasi muscoli retti addominali. Primo sospetto diagnostico: sindrome di Beckwith-Wiedemann. Elementi clinico-laboratoristici e strumentali: •Cute: il quadro clinico di eritrodermia ittiosica a 15 giorni di vita si modifica progressivamente con lesioni infiammatorie a volto e tronco e papule aflegmasiche a mani ed avambracci. Biopsia cutanea: epidermide acantosica con ipercheratosi ortocheratosica lamellare; nel derma diffusa e densa infiltrazione neutrofilica con leucocitoclasia a tipo ascesso •Epatosplenomegalia con ingrandimento omogeneo del pancreas •Sistema immunitario: progressiva riduzione della quota linfocitaria totale, in particolare della linea B. incremento percentuale dei linfociti T Helper “naive”. •Ricerca Parvovirus B19: positiva • Midollo osseo: espansione della linea granulocitaria, senza anomalie maggiori. •Acidi organici urinari, aminoacidi plasmatici ed urinari, acidi grassi a lunga e lunghissima catena, arilsulfatasi, betaossidasi e betaglucosidasi nella norma. •Cariotipo costituzionale femminile normale, analisi molecolare per Beckwith Wiedemann in corso. •SNC: crisi convulsive parziali. Ecografia, RMN e TAC cerebrale: alterazioni a carico di sostanza bianca e nuclei della base, diffuse calcificazioni, ventricolomegalia non progressiva, ipoplasia cerebellare; progressiva microcefalia e ritardo nelle acquisizioni psicomotorie. A 4 mesi di vita, la piccola è tuttora ospedalizzata: permangono gli elevati indici di flogosi e il quadro di immunodeficienza che richiedono terapia con immunoglobuline, antibiotici ed antimicotici. A livello cutaneo prevalgono aspetti papulonodulari prevalenti a volto e tronco, con andamento “a poussees”. Le ipotesi diagnostiche in corso di definizione sono: •sindrome di Aicardi-Goutieres, malattia neurodegenerativa ad ereditarietà prevalentemente autosomico recessiva e coivolgimento cutaneo •Sindrome ICF ad ereditarietà autosomico recessiva caratterizzata da dismorfismi facciali ed immunodeficit. ABSTRACT FORM TITOLO:Attività clinica e tollerabilità di un detergente intimo a base di farnesolo e malva in età pre-pubere AUTORI:Giorgio Bonvini, Alessandra Caddeo, Adriana Lapidari, Alessandro Fiocchi PRIMO AUTORE:Bonvini Giorgio TEL: 02.6363.3285 FAX: 02.6363.3322 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: MATERNO-INFANTILE PRESIDIO OSPEDALIERO MACEDONIO MELLONI POSTER COMUNICAZIONE Scopo. Flogosi vulvo-vaginali sono frequenti in età prepubere, favorite dalla anatomia, in cui la vulva è particolarmente esposta agli agenti irritanti/infettivi, e da una scorretta igiene quotidiana. Il presente studio ha valutato l’attività clinica e l’accettabilità di un nuovo detergente a base di farnesolo e di estratto di malva (Dermoflan Detergente, Rottapharm-Madaus) nell’igiene intima quotidiana in bambine prepuberi. DD è una schiuma preformata ad elevata tollerabilità, che deterge senza aggredire formando un film protettivo sulla superficie cutanea. Il farnesolo rende l’ambiente sfavorevole alla proliferazione batterica di S. epidermidis, S. aureus e Candida albicans. Metodi. In bambine di età <12 anni, con segni e sintomi di patologia flogistica vulvo vaginale, che non richiedeva una terapia farmacologica concomitante, è stata consigliata l’applicazione di DD come normale detergente intimo, due volte al giorno per 2 settimane. La mamma sorvegliava sul corretto uso del detergente, sul rispetto dei tempi di applicazione e sulla registrazione quotidiana della gravità di prurito, bruciore, edema ed eritema vulvovaginale, e secreto vaginale. Al termine dello studio è stato espresso il giudizio complessivo del medico sul trattamento. Risultati. Trenta bambine affette da vulvovaginite, con età media di 4,5 anni ± 3.2 (DS, 1-11 min-max) hanno partecipato alla prova. Prurito, bruciore, eritema ed edema vaginale si sono significativamente ridotti in gravità durante il trattamento con DD, con una frequenza di scomparsa superiore al 93% dei casi. Le perdite vaginali si sono normalizzate nel 96,6% dei casi. Al termine dello studio, il giudizio medico è stato nel 93,1 % buono+ottimo. Il 100% delle bambine ha riferito, dopo l’uso di DD, un miglioramento dei sintomi iniziali e, di conseguenza, il 100% della casistica era disponibile a proseguire l’utilizzo di DD. Conclusione. In età prepubere, l’uso di un detergente intimo a base di farnesolo ed estratto di Malva, si é dimostrato appropriato nel trattamento delle flogosi vulvovaginali di minore entità. ABSTRACT FORM TITOLO:Un caso di Sindrome di Stevens-Johnson recidivante AUTORI:Michela Cappella, Manuela D'Agata, Maria Paola Gentile, Lucetta Capra PRIMO AUTORE:Cappella Michela TEL: 3492332266 FAX: EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale –Sezione di Pediatria, Università degli Studi di Ferrara , Az. USL di Ferrara POSTER COMUNICAZIONE G.,3 anni,si presenta presso l'ambulatorio di accettazione pediatrica in condizioni generali scadenti,febbrile con lesioni cutanee a coccarda pruriginose e dolorose a volto,tronco,area genitale e mucosite.Qualche giorno prima aveva assunto ibuprofene per una tonsillite febbrile. In anamnesi due episodi analoghi,ritenuti come possibilmente associati all’assunzione di paracetamolo. Durante il primo episodio fu ricoverata e,data l’imprecisa correlazione tra assunzione di un farmaco e sintomatologia,fu indagata la sierologia per Mycoplasma Pneumoniae(MP) e Parvovirus B19,risultate negative. Nel secondo episodio,insorto dopo infezione delle vie aeree trattata con tachipirina,comparve lieve eruzione cutanea ed edema perioculare e periorale risoltisi dopo somministrazione di betametasone. Durante l’ultimo ricovero,con diagnosi di Sindrome di Stevens Johnson(SSJ)confermata dal dermatologo,fu indagata nuovamente la sierologia per MP e Herpes virus(HSV)risultate di nuovo negative. La SSJ e la Necrolisi Epidermica Tossica(TEN)sono considerate varianti di uno stesso spettro di reazioni mucoso-cutanee su base immunologica.Sono patologie rare(1-2/1000000),ma di entità tale da rappresentare vere urgenze dermatologiche per potenziali sepsi,disidratazione e deturpazioni,motivo per il quale vanno subito riconosciute e trattate. La SSJ è spesso associata all’assunzione di farmaci e gli antinfiammatori sono quelli maggiormente implicati(soprattutto ibuprofene). In età pediatrica bisogna sempre considerare anche l’eziologia infettiva da MP,HSV e Parvo B19,anche se è difficile discriminare le due cause,dato che spesso i bambini hanno già assunto antipiretici e/o antinfiammatori in occasione di un episodio infettivo virale. È importante sottolineare che paracetamolo e ibuprofene sono i farmaci più usati in pediatria in occasione di febbre e infezioni delle vie aeree,che sono problemi comuni.L’abitudine di trattare con antipiretici e/o antiinfiammatori tutti gli stati febbrili ha condotto ad abuso di questa classe di farmaci,in particolare di FANS.Pertanto le scelte farmacologiche da adottare dovrebbero essere guidate da un razionale impiego per evitare un uso improprio e,più importante,reazioni avverse potenzialmente fatali come la SSJ descritta Bibliografia: -Natacha Levi, Sylvie Bastuji-Garin, Maja Mockenhaupt, Jean-Claude Roujeau, Antoine Flahault, Judith P. Kelly, Elvira Martin, David W. Kaufman, and Patrick Maison "Medications as Risk Factors of Stevens-Johnson Syndrome and Toxic Epidermal Necrolysis in Children: A Pooled Analysis" Pediatrics, Feb 2009; 123: e297 - e304. ABSTRACT FORM TITOLO:ATTIVITÀ CLINICA ANTINFIAMMATORIA DI GLICIRRIZATO DIPOTASSICO, GLYCYRRHIZA GLABRA E DECABOSSICARNOSINA CLORIDRATO NELLA DERMATITE ECZEMATOSA IN PEDIATRIA AUTORI:Luigi Carozzino , R. Mantegazza , Gruppo di Studio Dermatrend PRIMO AUTORE:Carozzino Luigi TEL: 3487562270 - 010510727 FAX: 010510727 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: ASL3 GENOVA POSTER COMUNICAZIONE Gli eczemi comprendono un insieme di dermatiti a carattere infiammatorio, non contagiose, con aspetti clinici differenti. Le forme più importanti sono l'eczema da contatto, l'eczema atopico e l'eczema seborroico. Generalmente la malattia comprende una fase acuta (infiammazione violenta, eritema, edemi, vesciche), una subacuta (infiammazione, papule) e una cronica (processi infiammatori in diminuzione, ispessimento della cute e screpolature). Un sintomo sempre presente è il prurito, che porta a lesioni da grattamento, ulteriore prurito e talvolta infezioni batteriche. Topici ad azione antinfiammatoria e lenitiva del prurito vengono impiegati nell’eczema come supporto a terapie farmacologiche nelle fasi acute o impiegati da soli nelle fasi croniche e di gravità lieve e moderata. È stato realizzato un progetto policentrico in aperto, allo scopo di valutare l’attività clinica di un preparato topico [(Dermoflan crema®- Rottapharm-Madaus) (DC)] a base di glicirrizato di potassico, decabossicarnosina cloridrato, Glycyrrhiza glabra e tetraesildecil-ascorbato nel trattamento di stati infiammatori cutanei in pediatria, in un campione numeroso e rappresentativo, omogeneamente distribuito sul territorio nazionale. Sono stati raccolti i dati di 1421 pazienti affetti da una delle seguenti patologie cutanee su base infiammatoria: Dermatite Atopica 55%, Dermatite da contatto 16%, Dermatite eczematosa 22%, Orticaria Acuta 6%, Orticaria Cronica 1%, Altro 6%. In questa analisi è preso in considerazione il gruppo con Eczema, di età media 4,3 ± 2 anni, 51% femmine e 49% maschi. I pazienti sono stati trattati con DC due volte al giorno per 2 settimane. Dopo 1 settimana di trattamento l’eritema, il prurito, la desquamazione sono migliorati di gravità del 30, 37 e 36% rispettivamente; le lesioni da grattamento e la xerosi sono scomparsi rispettivamente nel 34 e nel 37% dei casi (p<0,001 t di Student). Dopo 2 settimane di trattamento l’eritema, il prurito, la desquamazione, sono migliorati di gravità del 62, 66, 64%; le lesioni da grattamento e la xerosi sono scomparsi rispettivamente nel 53, 61% dei casi (p<0,001 t di Student). Al termine del trattamento, il giudizio finale del medico sull’efficacia e quello del soggetto sull’accettabilità del trattamento sono stati positivi nel 95% dei casi. I risultati confermano l’indicazione di DC, da solo o associato a terapia farmacologica, come lenitivo ed emolliente nella Dermatite eczematosa. ABSTRACT FORM TITOLO:DRESS SYNDROME SECONDARIA A TERAPIA CON LAMOTRIGINA: DESCRIZIONE DI UN CASO IN ETÀ PEDIATRICA. AUTORI:Cuozzo M.1; Aguzzi S.1; Giachino P.1; Lazier L.1; Zoppo M.1, Canavese C.2, Coppo P.3, Tovo PA.1. PRIMO AUTORE:CUOZZO Margherita TEL: 347 8818653 FAX: EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: 1: SCDU Immunologia e Malattie Infettive, Dipartimento di Scienze pediatriche e dell’adolescenza; Ospedale Infantile Regina Margherita, Torino. 2: Dipartimento di Neuropsichiatria infantile,SCDU Ospedale Infantile Regina Margherita, Torino 3: Dermatologia, Ospedale Infantile Regina Margherita, Torino POSTER COMUNICAZIONE La DRESS syndrome (Drug Rash with Eosinophilia and Systemic Symptoms) è una grave reazione sistemica a farmaci ed è caratterizzata da febbre, rash cutaneo, linfadenopatia, coinvolgimento multiorgano ed eosinofilia. Si manifesta dalle 2 alle 8 settimane dalla somministrazione di farmaci quali allopurinolo, alcuni antiepilettici, sulfamidici, FANS e antiretrovirali. Descriviamo il caso di una ragazza di 14 anni, allergica al paracetamolo, in terapia con lamotrigina per epilessia giovanile con assenze. A 5 settimane dall’inizio della terapia comparsa di febbre, eruzione cutanea maculo-papulosa generalizzata, pruriginosa, di tipo scarlattiniforme con alcune lesioni micro-vescicolose alle mani e urine ipercromiche. La ragazza viene ricoverata, il farmaco sospeso e iniziata terapia antipiretica (ibuprofene) e antibiotica (ampicillina+ sulbactam e azitromicina). Gli esami ematologici evidenziano eosinofilia (1220 /mmc) e aumento degli enzimi epatici (AST 106 U/l, ALT 122 U/l, LDH 1119 U/l, gammaGT 214 U/l). La PCR è lievemente aumentata (20 mg/dl), mentre VES e procalcitonina sono negative. Funzionalità renale, pancreatica, enzimi muscolari, prove di coagulazione ed elettroliti sono nella norma così come gli esami immunologici (Ig, C3, C4, ANA). Le indagini colturali (emocoltura, tampone faringeo, coprocoltura) e sierologiche (Widal-Wright, EBV, CMV, Toxoplasma, Parvovirus, HCV, HBV, Mycoplasma, HHV6) sono negative. L’ecografia addome evidenzia epatosplenomegalia con ingrossamento dei linfonodi all’ilo epatico, colecisti con pareti nettamente ispessite, falda di versamento nello scavo pelvico. L’ecocardiogramma risulta nella norma. Considerato il quadro clinico ed esclusa una eziologia infettiva si pone diagnosi di reazione a farmaci, tipo dress syndrome, e si decide di eseguire infusione di Ig ev (1g/kg/die) con parziale miglioramento delle lesioni cutanee, ma scarsa efficacia sulla febbre. Le lesioni cutanee si diffondono a tutto il corpo con estensione cranio-caudale, assumendo nelle zone seborroiche aspetto acneiforme. Gli esami di laboratorio così come il reperto ecotomografico si normalizzano dopo circa 15 giorni e lo sfebbramento dopo tre settimane. Le condizioni generali migliorano progressivamente e compare desquamazione furfuracea alle ascelle, avambracci e mani e lesioni micro papulose non eritematose alle mani. La lamotrigina è un antiepilettico poco usato in pediatria. Se pur raramente può dare reazioni potenzialmente gravi per cui ci pare interessante segnalare questa importante manifestazione cutanea e sistemica verificatasi in un’adolescente in terapia con tale farmaco. ABSTRACT FORM TITOLO:LUPUS NEONATALE: DUE CASI AUTORI:Mario Cutrone**, Francesca Favot*, Patrizio Sedona* *UO di Dermatologia di Venezia-Mestre **UO di Pediatria di Mestre PRIMO AUTORE:Cutrone Mario TEL: 3496420230 FAX: EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: UO di Pediatria di Mestre POSTER COMUNICAZIONE Il lupus neonatale è una rara condizione dovuta al passaggio transplacentare degli anticorpi anti RO (SSA) e anti LA (SSB) di origine materna. Le manifestazioni cutanee tipiche, le lesioni anulari e l’eritema periorbitale (“raccoon eyes”), sono precoci e transitorie. Presentiamo due casi di lupus neonatale la cui diagnosi è stata importante non solo per escludere nei bimbi anomalie congenite, soprattutto cardiache, ma anche per le madri. Il riscontro di anticorpi anti RO (SSA) e/o anti LA (SSB) in entrambe le donne ha permesso, infatti, un attento follow up clinico e laboratoristico con successive diagnosi di Sindrome di Sjogren e di LES. Lee LA. The clinical spectrum of neonatal lupus. Arch Dermatol Res 2009; 301:107-110. Lee LA. Transient autoimmunity related to maternal autoantibodies: neonatal lupus. Autoimmun Rev 2005; 4(4): 207-213. ABSTRACT FORM TITOLO:Malattia di Letterer-Siwe: descrizione di un caso AUTORI:Cristina Fiorentini Mariarita Sorci Stefano Catrani Roberta Pericoli* Gianluca Vergine* PRIMO AUTORE:Fiorentini Cristina TEL: 3392488844 FAX: 0541.705002 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: U.O. Dermatologia (Direttore Prof. Stefano Catrani) * U.O. Pediatria (Direttore Prof. Vico Vecchi) Ospedale "Infermi" Azienda USL di Rimini POSTER COMUNICAZIONE INTRODUZIONE L'istiocitosi a cellule di Langerhans viene sottoclassificata come granuloma eosinofilo, malattia di Hand-Schüller-Christian e malattia di Letterer-Siwe. L'incidenza stimata va da 1/200.000 a 1/ 2.000.000. In maniera predominante colpisce i maschi giovani e giovanissimi, l’incidenza è massima tra i 5 e i 10 anni, ma la malattia è descritta anche negli adulti e in età senile. Sintomi e segni sono variabili e dipendono dagli organi coinvolti: le ossa, la cute, i denti, il tessuto gengivale, l'orecchio, gli organi endocrini, il polmone, il fegato, la milza, i linfonodi e il midollo osseo possono essere interessati. La malattia di Letterer-Siwe si manifesta nel 10% dei casi di istiocitosi a cellule di Langerhans e ne rappresenta la forma più severa. Colpisce tipicamente bambini tra i 3 e i 18 mesi, con un rash squamoso, seborroico, eczematoso e talora purpurico, che coinvolge il cuoio capelluto, l’orecchio medio ed esterno, l'addome, le pieghe del collo e della faccia. È frequente la sovrapposizione microbica con sepsi. Le manifestazioni cutanee sono spesso associate a linfoadenopatia, epatosplenomegalia e, in casi gravi, disfunzione epatica con ipoproteinemia e ridotta sintesi dei fattori coagulativi. Si manifestano una significativa anemia e talora neutropenia che, nei casi letali, sono associati a marcata trombocitopenia. Si pone in diagnosi differenziale con AIDS, GVHD, leucemie e linfomi, infezioni congenite, tumori dell'osso benigni o maligni, cisti e xantomi papulari. L’esame istologico è diagnostico. Pazienti con più di 2 anni di età senza coinvolgimento del sistema ematopoietico, fegato, polmoni o milza sono considerati a basso rischio, quelli con meno di 2 anni di età con coinvolgimento di questi organi sono invece ad alto rischio. La risposta alla chemioterapia per pazienti a basso rischio, con più di 2 anni di età con malattia multisistemica e nessun coinvolgimento del midollo ematopoietico, fegato, polmone o milza è solitamente pronta e duratura, mentre molti pazienti con meno di 2 anni di età, con coinvolgimento e disfunzione di questi sistemi d'organo, muoiono nonostante la chemioterapia. CASO CLINICO Giungeva a consulenza dermatologica un bimbo di 14 mesi, ricoverato presso la U.O. di Pediatria della nostra Azienda per anemia severa (Hb 6.6 g/dl) in corso di broncopolmonite, associate a febbre persistente da una settimana. Un aspirato midollare aveva documentato marcata ipoplasia della serie eritroblastica e in corso di ricovero era stato sottoposto a trasfusione di emazie concentrate. Una visita dermatologica era stata eseguita 4 mesi prima per una dermatosi, interpretata come psoriasi e l’emocromo, allora eseguito, evidenziava già un quadro di anemia (Hb 9.9 g/dl). La rivalutazione specialistica era stata richiesta per la presenza di lesioni eritemato-papulose all’area del pannolino e un’eruzione ad elementi papulo-squamo-crostosi e purpurici, pruriginosi, prevalenti al cuoio capelluto e al collo. Veniva eseguita una biopsia punch in sede addominale e nucale, l’esito istologico documentava un’istiocitosi a cellule di Langerhans della cute. Considerato il quadro complessivo del paziente veniva posta diagnosi di malattia di Letterer-Siwe, con interessamento cutaneo e midollare. L’esame ecografico dell’addome risultava nel complesso a norma, la milza appariva lievemente ingrandita, con diametro bipolare di 85 mm, omogenea. La TAC torace, senza mezzo di contrasto, escludeva localizzazioni polmonari, adenopatie ilari e mediastiniche e lesioni ossee su coste, scapole e vertebre dorsali. Il piccolo veniva sottoposto a chemioterapia secondo protocollo LCH III, per i pazienti a rischio, con Vinblastina e Prednisone per 13 settimane, con parziale risposta. Si è quindi passati alla terapia di mantenimento con 6 Mercaptopurina e cicli di Vinblastina e Prednisone, fino a raggiungere un periodo complessivo di trattamento di 12 mesi. Dopo poche settimane si evidenziava all’ecografia un incremento della splenomegalia, a struttura diffusamente disomogenea, micronodulare, compatibile con infiltrazione da istiocitosi e all’Rx scheletro lesioni rotondeggianti litiche, riferibili alla malattia di base, in corrispondenza della teca cranica. L’Rx torace eseguito dopo 3 mesi mostrava una tenue ipodiafania al terzo medio del campo polmonare destro e irregolarità degli archi costali allo stesso livello, ulteriori localizzazioni della malattia di base. Il passaggio al protocollo di trattamento per istiocitosi disseminata refrattaria, con 3 cicli di Citarabina e Cladribina, determinava un miglioramento globale del quadro, con maggiore stabilità della crasi ematica e dei valori di albuminemia, residuando alcune lesioni costali di dubbia interpretazione all’Rx torace. Il paziente è attualmente in terapia di mantenimento, dopo 2 cicli di Cladribina, con Vinblastina e Prednisone. ABSTRACT FORM TITOLO: “ASIATIC PORCELAIN DOLL: UN NUOVO CASO DI DERMOPATIA RESTRITTIVA?” AUTORI: A. Frassetto, C. D’Acunto, R. Neri, C. Orlandi, D. Melandri, S. Mariani*, A. Biasini*,L. Riccioni°, A. Vancini #, L. Badiali^, I. Neri• U.O. Centro Grandi Ustionati, *U.O. Terapia Intensiva Pediatrica e Neonatale, °U.O. Anatomia Patologica, Ospedale M. Bufalini-Cesena #U.O.Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale, Ospedale Maggiore – Bologna ^Policlinico S. Orsola - Malpighi Università di Bologna PRIMO AUTORE: Frassetto Antonella TEL: 3472207465 FAX: 0547252718 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: U.O. Centro Grandi Ustionati Ospedale M.Bufalini Viale Ghirotti 286 - 47023 Cesena (FC) POSTER COMUNICAZIONE La dermopatia restrittiva (MIM 275210) è una genodermatosi, rara e letale. Il meccanismo patogenetico è tuttora controverso. Classificata tra lelaminopatie, è probabilmente determinata da una mutazione dominante del gene LMNA o recessiva del gene ZMPSTE24. Si manifesta alla nascita con cute tesa e translucida, aree di aplasia cutanea, facies dismorfica caratteristica con ipertelorismo, ectropion, micrognazia, microstomia, basso impianto e malformazioni delle orecchie, contratture tendinee multiple in flessione degli arti. Istologicamente la cute mostra ipercheratosi, ipoplasia delle strutture pilo-sebacee e delle ghiandole sudoripare, derma sottile con ridotte o assenti fibre elastiche. Letale dopo poche ore o nei primi giorni di vita per insufficienza respiratoria. Riportiamo il caso di SB, primogenita di genitori sani, non consanguinei. L’ecografia morfologica in 22^ settimana evidenziava circonferenza cranica <10°p e micrognazia. Cariotipo fetale: 46,XX normale. Scarsi movimenti fetali. Nata a 39+6 settimane da TC, peso gr 2.300 (< 3°p), lunghezza cm 48 (10-25°p); circonferenza cranica cm 30 (< 3°p). Esame obiettivo: cute sottile, translucida con estese aree aplasiche, in parte disepitelizzate, al capo, collo, arti e dorso; assenza di capelli, suture diastasate; ipertelorismo, inclinazione antimongolica delle rime palpebrali, sopracciglia assenti, ectropion; naso piccolo, radice nasale piatta; orecchie a basso impianto, fusione dell’elice e del lobulo con la cute temporale-mastoidea; macroglossia, schisi del palato duro, assenza del palato molle e dell’ugola, micrognazia. Contratture articolari in flessione multiple (Foto1). SB è deceduta a 8 giorni di vita in seguito a grave crisi ipossica. L’esame autoptico non ha evidenziato ulteriori malformazioni (Foto2). Sulla base del fenotipo e delle indagini eseguite (esame istologico ed ultrastrutturale cutaneo) è stata avanzata l’ipotesi diagnostica di “Dermopatia restrittiva”. Nella diagnosi differenziale sono state prese in considerazione le sindromi: Neu-laxova, Pena Shokeir, EEC e l’ittiosi severa (collodion baby). L’indagine genetica (ZMPSTE24) nei genitori è risultata negativa, mentre è ancora in corso, per mutazioni del gene LMNA, nella bimba. Bibliografia P.Khanna, J.M.Opiz, E.G. Barness. Restrictive dermopathy: report and review. Fetal and Pediatric Pathol 27:105-118,2008. M.Till, TD.Nguyen et al. Restrictive dermopathy: a rare laminopathy. Arch Gynecol Obstet 278:201-208, 2008. T.E.C. Nijsten et al. Restrictive dermopathy: a case report and a critical review of all hypotheses of its origin. Pediatric Dermatol 19:6772, 2002 ABSTRACT FORM TITOLO:Follicolite e Sindrome di Evans: coincidenza o correlazione eziopatogenetica? AUTORI:Gentile M.P.(1), Marsella M.(1), Capra L.(2), Passarini B.(3), Burnelli R.(1) PRIMO AUTORE:Gentile Maria Paola TEL: 3286675434 FAX: EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: 1 Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Ferrara 2 Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Divisione Pediatrica, Arcispedale S. Anna, Ferrara 3 Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Divisione di Dermatologia, POSTER COMUNICAZIONE S.C., ragazza di anni 19, già nota per anemia emolitica autoimmune (AEAI) esordita all’età di 11 anni e regredita dopo 12 mesi dall’esordio, torna per ricaduta di piastrinopenia autoimmune (PTI) diagnosticata 2 anni prima, consentendo la diagnosi di S.Evans (SE). A 15 anni, per artralgie, riscontro di ANA+; patologie autoimmuni, dismetaboliche e neoplastiche maligne all’anamnesi familiare. In associazione alla PTI si riscontra esantema pustoloso a carico di cuoio capelluto, arti inferiori e natiche, già comparso in precedenza all’esordio della PTI, definito all’epoca “Impetigo contagiosa di Tilbury Fox”. Il tampone cutaneo isola S.Epidermidis e S.Aureus, poco responsivi alla Levofloxacina, mentre una follicolite e perifollicollite cronica è diagnosticata con l’es. istologico delle lesioni. La rivalutazione dermatologica delle lesioni cutanee pone il sospetto di una vasculite leucocitoclastica pustolosa. La ripetizione dell’assetto immunitario ed autoimmunitario evidenzia la comparsa d ASCA+ e ASMA+ la negativizzazione degli ANA, un ridotto rapporto CD4/CD8. Considerando la possibile associazione fra SE e sindrome linfoproliferativa autoimmune (ALPS) sono stati valutati i linfociti (L) T doppi negativi (DNT) (CD4-, CD8-, TCR alfa+, beta+) e la sopravvivenza dei LT al Fas, risultati entrambi aumentati. La SE, condizione cronica con esacerbazioni e remissioni più o meno frequenti, è caratterizzata da sviluppo simultaneo o sequenziale di PTI ed AEAI, in assenza di eziologie note sottostanti. Un subset di pazienti con SE presenta una disregolazione immunitaria generalizzata, tipica della ALPS, in cui un difetto di attivazione dell’apoptosi per anomalie nella via del Fas porta alla mancata delezione di cloni di LT. Si manifesta con citopenia autoimmune, linfadenopatia, organomegalia e maggiore incidenza di neoplasie maligne. Si caratterizza per un’eccessiva proliferazione linfocitaria con accumulo di DNT nel sangue periferico. Esordisce in età prescolare, ma il quadro clinico può completarsi solo successivamente o può rimanere atipico. Altre manifestazioni autoimmuni sono: rash orticarioide, vasculiti cutanee, epatite autoimmune, glomerulonefrite, artrite. La regressione della manifestazione cutanea osservata nella nostra paziente dopo l’inizio della terapia immunosoppressiva (micofenolato mofetile) deporrebbe per una patogenesi immunologica, piuttosto che infettiva, ma solo l’istologia lo potrà confermare. ABSTRACT FORM TITOLO:PITYRIASIS RUBRA PILARIS AUTORI:Milioto Mirella, Russo Federica, Amato Salvatore PRIMO AUTORE:Milioto Mirella TEL: 3343400964 FAX: EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: ARNAS OSPEDALE CIVICO U.O.DERMATOLOGIA PALERMO POSTER COMUNICAZIONE PITYRIASIS RUBRA PILARIS Milioto M.*, Russo F.**, Amato S.* *Azienda ARNAS Osp. Civico U.O. Dermatologia; ** Dipartimento Materno-Infantile, Università di Palermo; Patologia descritta per la prima volta nel 1857 da Devergie. E’una rara dermatosi papulo-desquamativa caratterizzata da papule follicolari con eritema perifollicolare che possono progredire e confluire in placche fino ad una eritrodermia. Le regioni palmo-plantari sono interessate da una eritrodermia diffusa. L’ eziopatogenesi rimane ancora sconosciuta. Compare prevalentemente nella prima e nella quinta decade di vita e colpisce con la stessa frequenza entrambi i sessi. Sono stati documentati in letteratura numerosi casi di familiarità con meccanismo autosomico dominante e più raramente recessivo. E’ una dermatosi estremamente polimorfa e si presenta con grandi differenze cliniche e di decorso, motivo per cui sono state elaborate diverse classificazioni. La classificazione seguita abitualmente è quella elaborata da Griffiths. Distinguiamo quindi: I.Forma Classica dell’Adulto II.Forma Atipica dell’Adulto III.Forma Classica Giovanile IV.Forma Circoscritta Giovanile V.Forma Atipica Giovanile VI.Forma Associata a Infezione da HIV Il Tipo III rappresenta circa il 10% dei pazienti affetti, si manifesta tra i 3 e i 6 anni, inizia sulla parte superiore del tronco, collo, cuoio capelluto con macule eritematose e finemente desquamanti che si estendono in maniera cefalo-caudale, in settimane o mesi, associandosi a papule cornee follicolari , fino ad aspetti eritrodermici, sempre con aree di cute indenne. Le regioni palmo-plantari presentano una marcata cheratodermia di color giallo-arancio . La cheratodermia va incontro, nel volgere di alcune settimane, ad una evoluzione desquamativa che ha inizio dai bordi. Questa forma si associa più facilmente a bruciore, a prurito, e risolve spontaneamente nell l’80% dei casi, in pochi mesi o anni. Il Tipo IV è la forma giovanile più comune ( oltre il 20% dei casi), ha un inizio un po’ più tardivo, dopo i 4-5 anni ed è caratterizzata da placche costituite da papule confluenti ai gomiti e alle ginocchia, circondate da un alone giallo-arancio. Nella maggior parte dei casi regredisce in maniera spontanea dopo la seconda decade di vita.Il Tipo V è molto raro , è presente fin dalla nascita e ha un andamento cronico; si manifesta con intensa cheratosi follicolare diffusa e marcata cheratodermia palmo-plantare.Non esistono esami specifici per la diagnosi di Pityriasis Rubra Pilaris, ma le caratteristiche istopatologiche sono date da un’ alternanza di ipercheratosi e ortocheratosi, una modesta iperplasia epidermica e infiltrato linfoistiocitario sparso intorno ai vasi dilatati del plesso superficiale, inoltre, i follicoli piliferi sono dilatati con presenza di un tappo ipercheratosico. Il problema diagnostico maggiore è la diagnosi differenziale con la Psoriasi che si differenzia clinicamente dalla Pityriasis Rubra Pilaris perché difficilmente presenta cheratosi follicolare, non ha squame aderenti, il fenomeno di Auspitz è facilmente evocabile e la cheratodermia palmo-plantare,quando presente, non ha color giallo-arancio. Nella diagnosi differenziale con l’Ittiosi Lamellare mancano i tappi cheratosici e la cheratodermia palmo-plantare. Possibile legame tra Pityriasis Rubra Pilaris e alterazioni del metabolismo della Vitamina A, un trauma meccanico o un evento infettivo. (es: dopo un’ infezione tonsillare da Stafilo o streptococco . Nella maggior parte dei casi in età pediatrica è sufficiente una terapia locale in attesa della risoluzione spontanea. CASO CLINICO Bambino di 9 anni con gentilizio positivo per Psoriasi.In seguito ad un episodio di Faringite Acuta comparsa di eritema rosso-violaceo localizzato al viso,in regione palmo-plantare, ginocchia e spalle. Successivamente comparsa di papule confluenti e squame accompagnate da un intenso prurito e seguita da Terapia topica con emollienti ed antibiotica per via orale. Successivamente estensione della dermatosi eritemato-desquamativa al corpo, alle superfici estensorie degli arti (soprattutto gomiti e ginocchia), accompagnata da evidente desquamazione e con cheratodermia a margini netti palmo-plantari e margini periferici transgradiens, con spacchi ragadiformi. Biopsia Cutanea: Iperplasia Epidermica con Ipercheratosi, sclerosi del derma con lieve infiltrato flogistico cronico a disposizione perivascolare e periannessiale BIBLIOGRAFIA •Karimian-Teherani D, Parissa M, Tanew A. “Response of juvenile circumscribed pityriasis rubra pilaris to topical tazarotene treatment”. Pediatr Dermatol. 2008 Jan-Feb; 25(1):125-6. •Yang CC, Shih IH, Lin WL, Yu YS, Chiu HC, Huang PH, Cheng YW, Lee JY, Chen W. “Juvenile pityriasis rubra pilaris: report of 28 cases in Taiwan.”. J Am Acad Dermatol. 2008 Dec; 59(6): 943-8. Epub 2008 Sep 25. •Yamamoto T, Yokoyama A. “ Lymphocyte response to superantigen in a patient with childhood onset Pityriasis rubra pilaris”. Int J Dermatol 1999; 38:638-40. •Griffiths WAD. “Pityriasis rubra pilaris, the problem of its classification”; J Am Acad Dermatol 1992; 26: 140-1. •Soeprono F. “ Histological criteria for the diagnosis of Ptyriasis rubra pilaris”. Am J Dermatopathol 1986; 8: 277-83. ABSTRACT FORM TITOLO:ORTICARIA CRONICA IDIOPATICA: UN ESORDIO ATIPICO DELLA MALATTIA CELIACA AUTORI:A. Paladini*, L. Mambelli*, M. Cappella*, M. Marsella*, L. Capra** PRIMO AUTORE:Paladini Alessia TEL: 3347349632 FAX: EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: *Clinica Pediatrica Università degli Studi di Ferrara **Divisione Pediatrica A.O. S'Anna Ferrara POSTER COMUNICAZIONE T.dall’età di 6 mesi presenta ricorrenti episodi di orticaria ad andamento ciclico caratterizzati da piccoli pomfi,soprattutto agli arti inferiori,autolimitantisi in 2-3 giorni non associati a variazioni di temperatura. Pertanto viene inviata presso l’ambulatorio di allergologia dove esegue gli esami ematochimici di base(compreso AGA,ATG,assetto tiroideo,complementemia)e RAST per alimenti/inalanti che risultano negativi. Viene consigliata terapia con antistaminico per cicli ripetibili di almeno 2mesi e dieta libera. Ai controlli successivi la madre riferiva la ricomparsa dell’orticaria ad ogni sospensione del farmaco.All’età di 4anni in occasione della ripetizione di tutti gli esami è emersa una franca positività delle IgA antitransglutaminasi e antiendomisio. L’EGDS con biopsia eseguita successivamente conferma un quadro compatibile con celiachia. La celiachia è una patologia che riconosce una predisposizione genetica,colpendo preferenzialmente fenotipi a rischio quali HLA DR6/7,DQA0501/0201,DQB0301/0201.Ciò determina una frequente associazione con altri disordini di tipo autoimmune quali diabete mellito tipo I,tiroiditi,sindrome di Sjogren,artrite reumatoide,nefropatia IgA e epatiti.Studi recenti hanno anche descritto casi di orticaria cronica idiopatica associata alla celiachia,i cui sintomi sono andati incontro a risoluzione in seguito alla semplice dieta aglutinata. L’associazione dell’orticaria con la celiachia è ancora oggetto di discussione ma non è un fenomeno infrequente e teoricamente potrebbe essere ricondotta all’abnorme permeabilità della mucosa enterica.Essa permetterebbe infatti la cross-reattività tra antigeni esogeni ed endogeni responsabile del meccanismo immunologico di alterazione vascolare a livello cutaneo.A conferma di ciò, ripristinando l’integrità della mucosa con una dieta aglutinata si risolverebbe la sintomatologia cutanea. In conclusione,frequentemente la malattia celiaca può esordire in modo subdolo,con sintomi atipici ed esami ematochimici non dirimenti,per cui è importante non limitarsi ad un primo risultato negativo o dubbio,soprattutto nei pazienti al di sotto dei 2anni di età. Per questo,anche se l’associazione tra orticaria e celiachia non è ancora dimostrata in termini eziopatogenetici,noi riteniamo importante indagare accuratamente per malattia celiaca tutti i pazienti con orticaria cronica idiopatica. BIBLIOGRAFIA: -“Cold urticaria and celiac disease” Pedrosa Delgado M. et al. J Investig Allergol Clin Immunol. 2008;18(2):123-5. -“Cutaneous manifestations in celiac disease” Abenavoli L. et al. World J Gastroenterol. 2006Feb14;12(6):843-52 ABSTRACT FORM TITOLO:Un caso di sclerosi sistemica giovanile AUTORI:Simonetti Oriana, Giuliodori Katia, Ganzetti Giulia, Campanati Anna, Marconi Barbara, Pomponio Giovanni, Offidani Annamaria PRIMO AUTORE:Simonetti Oriana TEL: 0715963494 FAX: EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Clinica Dermatologica, Università Politecnica delle Marche, Ancona POSTER COMUNICAZIONE La sclerosi sistemica è una rara malattia a patogenesi autoimmune, caratterizzata da un processo infiammatorio ad evoluzione sclerotica, che coinvolge la cute e gli organi interni. Solitamente, la malattia insorge in donne di mezza età, risultando pertanto rara in età infantile, dove si manifesta prevalentemente intorno agli 8 anni. Il fenomeno di Raynaud, legato ad un processo di vasospasmo in risposta a stimoli emozionali o a frigore, colpisce circa il 90% dei pazienti e spesso rappresenta il primo segno clinico di malattia. Ulcere ischemiche dolorose e disabilitanti vengono riscontrate nel 50% dei pazienti con sclerosi sistemica: in sede digitale sono legate al processo fisiopatologico che accompagna il Raynaud, alla proliferazione fibrosa dell’intima o alla trombosi delle arterie digitali, mentre, in corrispondenza delle eminenze ossee, quali i gomiti e le articolazioni interfalangee, risultano secondarie al microtraumatismo ripetitivo ed al deficit di riperfusione locale secondario alla progressiva sclerosi. Il coinvolgimento cutaneo si accompagna inoltre a teleangectasie, ad emorragie subungueali, alterazioni della pigmentazione e alopecia cicatriziale. Caratteristico aspetto semeiologico è la facies amimica, anche detta “maschera sclerodermica”, caratterizzata da cute tesa e sottile labbra sottili, microstomia e naso affilato, per la sclerosi del tessuto sottocutaneo. Riportiamo il caso clinico di una paziente di tredici anni giunta alla nostra osservazione per la presenza di ulcere digitali ricorrenti e di una lesione ulcerativa trofica a livello del gomito sinistro insorte spontaneamente, scarsamente responsive ai comuni trattamenti topici ed a lenta risoluzione. La presenza di una caratteristica facies, accompagnata a dita affusolate con sovrastante cute scleroatrofica, ci hanno indotto ad eseguire una capillaroscopia ed esami ematochimici inerenti il profilo immunologico delle connettivopatie. Nonostante la negatività di tali indagini, il quadro clinico si presentava fortemente sospetto di una sclerodermia sistemica, confermato dal centro di riferimento per la cura delle patologie autoimmuni del nostro nosocomio. ABSTRACT FORM TITOLO:Incontinentia Pigmenti: a proposito di un caso. AUTORI:Oriana Simonetti, Giulia Ganzetti, Katia Giuliodori, Anna Campanati, Barbara Marconi, Patrizia Osimani, Annamaria Offidani PRIMO AUTORE:Simonetti Oriana TEL: 0715963494 FAX: EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Clinica Dermatologica, Università Politecnica delle Marche, Ancona POSTER COMUNICAZIONE L’incontinentia Pigmenti, o sindrome di Bloch-Sulzberger, è una rara genodermatosi trasmessa con modalità X-linked dominante, la cui incidenza perinatale si aggira intorno a 1 su 50,0000 nati. Alla base dell’insorgenza della malattia vi è una mutazione del gene NEMO/IKK-gamma, localizzato a livello del cromosoma Xq28, gene responsabile della sintesi di una proteina coinvolta nella regolazione dell’apoptosi e dei processi infiammatori. L’incontinentia pigmenti coinvolge i tessuti di derivazione ectodermica e neuroectodermica. A livello cutaneo, le lesioni si caratterizzano per un polimorfismo clinico evolutivo che comprende 4 stadi. Il primo stadio, evidenziabile in utero o nei primi giorni di vita, si caratterizza per eritema e lesioni vescicolo-bollose e pustolose a distribuzione lineare lungo le linee di Blascko. Tra la seconda e la settima settimana di vita, compaiono lesioni papulose, verrucose ed una spiccata ipercheratosi, a cui fanno seguito lesioni iperpigmentate. L’ultimo stadio presenta esiti ipopigmentari ed atrofia cutanea. Circa il 50% dei pazienti mostra un interessamento sistemico. La diagnosi, prevalentemente clinica, va coadiuvata con esami ematochimici di routine, che evidenziano una spiccata eosinofilia; utile l’esecuzione di una biopsia cutanea. Ad oggi, non esiste una terapia mirata per il trattamento dell’incontinentia pigmenti, tuttavia, in presenza di lesioni a carattere vescicolo-bolloso impetiginizzate, si rende necessario instaurare una terapia antibiotica di supporto. Riportiamo il caso di una bambina di 12 giorni di vita, giunta alla nostra osservazione per la presenza, sin dalla nascita, di un’eruzione eritemato-vescicolo-pustolosa diffusa accompagnata a febbre, mancato incremento ponderale e marcata leucocitosi eosinofila. Il tampone batterico, eseguito nelle prime ore dopo la nascita, aveva evidenziato la presenza di Pseudomonas Aeruginosa, per la quale era stata intrapresa una terapia antibiotica sistemica con parziale remissione del quadro clinico. L’anamnesi familiare evidenziava che il padre, in epoca neonatale, aveva mostrato una simile eruzione clinica risoltasi nel giro di qualche mese, accompagnata a disodontiasi . Riportiamo questo caso clinico per la rarità, per le conseguenti difficoltà diagnostiche e per le importanti ripercussioni cliniche sistemiche a cui l’incontinentia pigmenti si accompagna, ripercussioni che impongono una gestione multispecialistica ed uno stretto follow-up dei pazienti. ABSTRACT FORM TITOLO:Sifilide congenita: il riemergere di una vecchia patologia AUTORI:E. Tridapalli, MG. Capretti, G. Brighi, G. Farneti, F. Bedetti, AG. Cimatti, G. Faldella PRIMO AUTORE:Tridapalli Elisabetta TEL: 0516363779 FAX: 0516364772 EMAIL: [email protected] DIPARTIMENTO/OSPEDALE: Dipartimento salute della donna, del bambino e dell'dolescente Unità Operativa Neonatologia Ospedale S.Orsola-Malpighi Bologna POSTER COMUNICAZIONE A.O., nata a 31 settimane di EG (PN 1881g, Apgar 7 al 1’ e 9 al 5’) da TC eseguito per sofferenza fetale in minaccia di parto pretermine, è stata ricoverata alla nascita presso la nostra TIN. La madre, rumena, non seguita in gravidanza, aveva eseguito un unico screening sierologico alla 30° settimana di gestazione, da cui era emerso TPHA >1/640 e RPR positivo. Alla nascita la piccola presentava lesioni bollose agli arti superiori e inferiori in parte disepitelizzate, prevalentemente alle piante dei piedi ed ai palmi delle mani; appariva evidente una limitazione all’estensione del ginocchio sinistro. La diagnosi di LUE congenita è stata confermata da sierologia, rachicentesi e Rx femore. Gli accertamenti strumentali (ecoencefalo, EEG, FOO) sono risultati nella norma. E’ stata effettuata terapia con Penicillina G sodica (100000UI/kg/die) per 14 giorni, associata ad Amikacina per 10 giorni e Ig arricchite in IgM per 3 giorni. La RMN encefalo eseguita durante il follow-up è risultata negativa; la sierologia treponemica e non treponemica a 3 mesi rimaneva francamente positiva. Nel nostro Paese si sta assistendo ad un riemergere di casi di LUE nella popolazione adulta, in relazione soprattutto all’immigrazione da Paesi endemici (Est-Europa). Ciò ha comportato la ricomparsa di casi di LUE congenita in nati da donne con malattia in gravidanza. La trasmissione materno-fetale può verificarsi in qualsiasi fase della gestazione: nei primi due trimestri il passaggio transplacentare si traduce spesso nella morte fetale o neonatale o nella nascita di un neonato sintomatico; se si verifica nel III trimestre è più probabile che il bambino sia asintomatico nel periodo neonatale, anche se i segni dell’infezione possono manifestarsi dopo mesi o anni. Nei neonati con LUE congenita è raro riscontrare segni clinici di infezione alla nascita. Pertanto la malattia può risultare misconosciuta, soprattutto se la madre non ha eseguito controlli sierologici durante la gravidanza o al momento del parto. In Italia lo screening prenatale per sifilide è previsto solamente nel primo trimestre di gravidanza (DM 10/09/98); nelle donne immigrate ad alto rischio sarebbe opportuno ripetere i test sierologici al terzo trimestre ed al momento del parto, per prevenire LUE congenita e relativo rischio di parto prematuro. Spesso la prematurità rappresenta l’unica manifestazione della malattia: per tale motivo, nei casi di parto pretermine in cui non si riesca ad individuare uno specifico fattore scatenante, sarebbe corretto eseguire i test sierologici sul neonato per escludere l’infezione.